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VIVO PER UN TEATRO DEL PRESENTE NUMERO 6 MARZO 2018II

ON STAGE IL TEATRO DALLA PARTE DELLO SPETTATOREAll’interno del Teatro di Pergine nasce un piccolo festival di drammaturgiacontemporanea. On Stage è una novità della programmazione del Teatro Comunale. Questa rassegna nasce direttamente sul palcoscenico, perché chi solitamente sta in platea possa avvicinarsi allo spazio di rappresentazione e sentirsi parte integrante di essa. Una scelta in linea con il progetto artistico di ariaTeatro, che pone una grandeattenzione a quello che ama definire il “teatro del presente”, attraverso produzioni od ospitalità, sia dando spazio a testi di drammaturghi della scena internazionalecontemporanea, sia ad autori originali della scena italiana che scrivono direttamenteper se stessi, diventando così autori-attori. L’obiettivo è univoco: sostenere la creatività emergente e uno sguardo attento sulla società contemporanea. Parlando di drammaturghi emergenti, è il caso di citare il primo spettacolo ospite diquesta rassegna: Antropolaroid di e con Tindaro Granata (6 marzo). A seguire unaproduzione di ariaTeatro, Kebab (13 marzo) della giovane autrice rumena GianinaCarbonariu e Uno che conoscevo (28 marzo) della Compagnia Teatro Binario 7, scrittoe diretto da Corrado Accordino. Aprile ospiterà una coproduzione, Mio fratello rincorrei dinosauri (3 aprile), adattamento a cura di Christian Di Domenico e Carlo Turatidell’omonimo romanzo di Giacomo Mazzariol, e La fine di tutte le cose (17 aprile),monologo scritto da Alessandra Schiavoni che aiuta a riflettere sulle reali ricchezzedell’esistenza. Chiuderà la rassegna una nuova produzione di ariaTeatro, Eden(2-3 maggio) del drammaturgo irlandese Eugene O’Brien con la regia di CarloSciaccaluga e l’interpretazione di Alice Arcuri e Denis Fontanari. On Stage, un’esperienza unica di condivisione di un unico luogo: il palcoscenico. – ARIANNA ZANETTI

Il bando per la Compagnia Regionale si è dimostrata un’occasione preziosa per chi ha sceltodi fare l’attore. Un’esperienza unica nel suo genere, che vede allargare la sua politica culturalesu tutto il territorio e diventa occasione per molti giovani di farsi conoscere anche altrove epermettere di intraprendere la carriera con delle basi solide di studio e formazione. Oltre 150 giovani artisti si sono candidati ai provini previsti, e quelli selezionati hanno usu-fruito di un’importante iniziativa del Teatro Stabile di Bolzano, del Centro Servizi Culturali S. Chiara di Trento e del Coordinamento Teatrale Trentino, volta a valorizzare e perfezionare lerisorse artistiche del Trentino-Alto Adige. Il progetto triennale 2016/18 è nato dalla volontà di far confluire annualmente in un’unica realtàun gruppo scelto e qualificato di attrici e attori professionisti nati o residenti in regione, i qualisi sono potuti confrontare con tre registi. I prescelti sono stati scritturati per La Cucina di ArnoldWesker (regia di Marco Bernardi) e per Il senso della vita di Emma (Fausto Paravidino), mentrechi arriverà in fondo alla selezione in corso (le date clou nel box) parteciperà al Macbeth di Sha-kespeare diretto da Serena Sinigaglia, che nella prossima stagione dopo il debutto in regioneandrà in tournée nazionale. Il progetto prevede la partecipazione a laboratori di perfeziona-mento propedeutici, che sono serviti a consolidare la preparazione prima di andare in scena,anche in tournée nazionale, con due spettacoli, ovvero Questa sera si recita a soggetto di Pirandello diretto da Bernardi e Il senso della vita di Emma di Paravidino. Una realtà artistica unica nel suo genere, come ci conferma Walter Zambaldi direttore del TeatroStabile di Bolzano: «Attraverso questo bando abbiamo potuto censire il numero esatto di attorie attrici di tutta la regione e anche quelli che sono residenti ma erano all’estero per diversimotivi. Sono stati valutati tutti e la selezione ha per-messo di offrire ad attori e attrici dei contratti im-portanti e la possibilità di lavorare sulla scena perlunghi periodi, e i provini hanno permesso la plura-lità delle scelte da parte dei registi. Erano attori chenon avevano opportunità lavorative, artisti che nonconoscevamo. Ciò fa capire come per questi giovanisia stato fondamentale farsi avanti e riuscire ad ap-prendere da maestri della scena le tecniche recita-tive che stanno alla base del loro lavoro. Li abbiamoconosciuti tutti insieme a Marco Bernardi, ed è importante far capire che un’opportunità delgenere non si è limitata alle produzioni del nostro Teatro, ma ha sviluppato altre occasioni.Alcuni sono andati all’Accademia di Brera, altri alla Scuola dello Stabile di Torino. Un gruppoha formato una sua compagnia. Siamo orgogliosi che tutto sia nato qui, trovando poi altrecollaborazioni. Gli attori selezionati nel Macbeth diretto da Serena Sinigaglia potranno lavo-rare insieme a Fausto Russo Alesi e Arianna Scommegna». Marco Bernardi ci spiega che «il progetto è nato dall’incontro quando ero direttore dello Stabileinsieme a Walter Zambaldi, con il quale ho lavorato un anno, insieme, per il passaggio delleconsegne, e Francesco Nardelli del S. Chiara. La mia esperienza e quella di Paravidino e dellaSinigaglia hanno dato vita a tre culture teatrali diverse ma con lo stesso intento e con occhicomuni. Ne sono nati tre spettacoli nuovi, con l’in-tenzione di farli vivere il più a lungo possibile. Solocon la mia regia de La Cucina sono state fatte 50 re-pliche in tutta la regione e devo ammettere che conquesti giovani (24 selezionati) è stato molto piace-vole lavorare e mi sono anche divertito. E alcuni diquesti attori sono stati poi selezionati per il Piran-dello che è andato a Padova, Genova, Torino. Un pro-getto come questo non produce solo lo spettacolo,

ma è anche un incubatore di nuove idee che germinano spontaneamente e ha permesso di con-frontarsi con artisti affermati e conosciuti in tutta Italia». Anche Serena Sinigaglia, regista della compagnia Atir di Milano, ci spiega come sta vivendoquest’esperienza: «Ogni occasione che permetta di far nascere un gruppo teatrale stabile mitrova sempre interessata, io che da vent’anni lavoro con il mio, e lo sostengo per migliorare laqualità. Un sodalizio che diventi sempre più forte. Trovo che sia stata una scelta giusta nel col-tivare i talenti locali, e la nascita della Compagnia nella vostra regione è un modo per fare scuolae gettare le basi di una scuola d’arte. Mi sono trovata molto bene a lavorare con questi giovaninei laboratori, un percorso organico e ben costruito. A prescindere dallo spettacolo che metteròin scena, quello che importa è che è stata fatta della formazione. Per un anno insieme al miotrainer fisico e vocale abbiamo lavorato anche sulla recitazione. Non c’è confronto con altre re-gioni rispetto a questo bando e trovo altamente positivo il risultato, perché ha permesso dicreare una masterclass». – ROBERTO RINALDI

Un progetto triennale che ha aperto possibilità

Un incubatore di idee Un’occasione di incontro e confronto tra culture teatrali diverse

ON STAGE

Un’attrice si raccontaNel buio di un teatro vuoto una voceCUSTODE DEL TEATRO. Ma vi siete mai chiesti chi sia un attore? Cosa cerchi nella vita... unattore? Fama, successo... ricchezze? Solo questo spinge qualcuno a fare questo mestiere?Vi dico una cosa. Nella giornata di ogni attore e di ogni attrice, c’è sempre un momento dovenon possono più esserci altri scopi o ambizioni... in mezzo a mille finzioni, a maschere e truc-chi, vi è un momento nella giornata di un attore (indica il camerino) in cui si cerca la verità. Suvenite… Un’attrice davanti allo specchio. La si vede riflessa nello specchio. ATTRICE. Volete sapere cosa fa un’attrice? Recita. Un’attrice recita. Cosa volete che faccia. Èuna teatrante. Ma cos’è recitare se non vivere? Eh? Cos’è recitare se non vivere.CUSTODE (sussurra) Come recita bene, eh? Ha una voce che incanta. ATTRICE La verità. Questa è la prima cosa che io chiedo e che cerco in un personaggio. E diverità... ce n’è una sola? Eh? Quante verità in un personaggio? Quante? Ma a un’attrice è faticacredere, eh? eh? Voi... mi credete? Un’attrice finge... no? CUSTODE Ma... recita! Un’attrice recita, no? Ed è tutto vero. Tutto. Io ti credo. ATTRICE E io, invece, le ho sempre inventate le verità, mio caro. Non ho fatto altro in vita mia.Senza volerlo. «Tutte quelle verità che la coscienza rifiuta. Le faccio venir fuori dal segreto deisensi, o a seconda, le più spaventose, dalle caverne dell’istinto». CUSTODE. Ah. I Giganti della Montagna. Pirandello, il nostro Maestro… i suoi versi...ATTRICE «Che cos’è un personaggio se non un essere più vero e più vivo di quelli che respi-rano? Forse meno reali, forse, ma certo più veri». CUSTODE ...trova sempre l’occasione per recitarli. ATTRICE. Sapessi quanta più fatica è “recitare” che fare per davvero! Io non faccio... Nora,Edda… Tosca... (prende il copione) La Contessa! Io lo sono. Questa verità! CUSTODE Certo, cara. Io lo so. È tutto vero. Continua, ti prego, continua. ATTRICE. Mi chiedete che cosa ho sempre cercato di fare nella vita? «Lasciarmi guidare dallestesse domande: che cosa significa essere vivi? Chi siamo noi ?»CUSTODE Sono le parole di Eleonora Duse, la divina la chiamavano, una grande attrice. ATTRICE (davanti allo specchio) «Nei miei personaggi, io non guardo se hanno mentito, sehanno tradito, se hanno peccato o se sono nate perverse – purché io senta che esse hannopianto e hanno sofferto. Sopra ogni cosa più che alla vita ogni sera penso di morire e vogliodire la verità». CUSTODE Ecco. Signori. Noi quaggiù, nelle viscere del teatro, viviamo così. Come fantasmi.(accendendo le luci sugli specchi) Dimessi da tutto: decoro, onore, dignità, virtù, cose tutteche le bestie ignorano nella loro beata innocenza. E così, liberata da tutti quest’impacci, eccoche l’anima ci resta grande come l’aria, piena di sole o di nuvole, abbandonata a tutti i venti,superflua e misteriosa materia di prodigi... Pirandello, sono i suoi versi. Ci racconta come vi-vono gli attori. Noi... facciamo i fantasmi. Tutti quelli che ci passano nella mente. Turandot...Nora... Iago... Amleto... il Mago, (lei) la Contessa. Diamo voce e corpo alle loro passioni e ailoro dolori... e li rendiamo vivi e concreti... come voi. Invita il pubblico a seguirlo fuori.Signori, da anni aspettavamo qua gente come voi per far rivivere altri fantasmi che abbiamoin mente. Così noi viviamo. C’è ancora un luogo dove vorrei portarvi per mostrarvi ancora unultimo segreto del nostro lavoro. Lasciamola ora che finisce di prepararsi, su, andiamo. – EMANUELA ROSSINI

La selezione del cast per la Compagnia Regionale 2018 – che, con la regia diSerena Sinigaglia, metterà in scena Macbeth – è avvenuta attraverso tre labora-tori che sono iniziati nel mese di giugno 2017 e si concluderanno ad aprile diquest’anno. Il terzo e ultimo laboratorio si terrà dal 23 al 28 aprile 2018 al Vin-tola 18 di Bolzano. L’esito finale della selezione verrà comunicato lunedì 7 mag-gio sui siti del Teatro Stabile di Bolzano, del Centro Servizi Culturali S. Chiarae del Coordinamento Teatrale Trentino.

Walter Zambaldi

Serena Sinigaglia

Una Compagnia Regionale che formaartisti e va in tournée nazionale

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Tre visioni di teatro ragazziompletiamo in questo numero il viaggio nell’affascinante mondo del teatroragazzi. Incontrando Klaus Saccardo, Mirko Corradini e Giacomo Anderle, ab-biamo conosciuto tre modi di concepire questo genere, tre esperienze affattodiverse, ma tutte concordi nel tendere a una proposta di qualità. Anche se in questa pagina offriamo soltanto le risposte alle ultime due, ricordiamo comunque tuttee quattro le domande poste ai tre artisti:

1 Cos’è per te il teatro ragazzi?2 Rispetto a un pubblico di adulti, come ci si pone di fronte a un uditorio di bambini e ragazzi?

E cosa si riceve di rimando da loro?3 Dal punto di vista tecnico, quali scelte adotti per coinvolgere una platea di giovanissimi?4 Che importanza ha l’offerta di teatro ragazzi all’interno di una programmazione più ampia?

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3 Ogni volta nei miei spettacoli adotto soluzioni differenti. In Moonamour la scena è completamente vuota, si gioca tantissimo sul lavorod’attore. Allo stesso tempo ho coinvolto Mariano Detassis, un light desi-gner molto bravo e conosciuto, che ha ideato dei quadri luminosi checreano le scene. Lo strumento magico, fondamentale che cerco di utilizzare sempre è l’imma-ginazione dei bambini, il fatto di potermi permettere di creare degli universi soltanto conl’azione o con un rimando. So perfettamente che se i bambini utilizzeranno la loro immagi-nazione vedranno che in quel momento c’è una tempesta o sta accadendo qualcosache con nessun effetto speciale potrei dichiarare. Ho coinvolto l’illustratore SaulDarù e la sand artist Nadia Ischia. Per Il piccolo clown ho voluto coinvolgere lo StudioQuadrilumi, una coppia formidabile di architetti-scenografi, e Natascia Belsito perle coreografie. Non ho una formula per fare teatro; ogni volta che parto per fare unospettacolo è gettarmi nel vuoto. Per quanto siano vent’anni che faccio teatro ragazzi,non ho ancora trovato una modalità, non credo neanche esista. Non credo nelle for-malizzazioni, per me è un salto nel vuoto ogni volta. È come decidere di entrare inun labirinto, perdermi, e la costruzione dello spettacolo sarà il cercare di tornare acasa. A volte è snervante per chi lavora con me il fatto che non parta con un’ideaprestabilita, ma cerco soluzioni per far stare in piedi tutto quanto. Su questo si vasempre fino al dettaglio, si potrebbe scavare all’infinito; poi a un certo punto bisognadecidere che lo spettacolo è pronto e si va in scena.

4 Penso che la programmazione di teatro ragazzi abbia due mondi che a voltenon si parlano tanto: le repliche per le famiglie e quelle per le scolastiche. Le primesono un fenomeno che crea comunità, un momento per tutta la famiglia. Non bisognadimenticare che ci saranno anche i genitori, che vedranno uno spettacolo assieme ailoro figli: per cui non si devono prendere in giro loro né i bambini. Molte volte facciospettacoli che hanno due piani di lettura. È molto bello come il bambino legga quelche accade nel genitore. In uno spettacolo i genitori piangevano mentre il bambinorideva: si crea un cortocircuito molto bello. Al Teatro di Pergine stiamo cercando di ac-compagnare l’esperienza dello spettacolo con un momento in cui bambini e famigliesi possono fermare per un’altra ora o due semplicemente a stare, a passare del tempoinsieme, giocare insieme. Non sono sicuro che il teatro ragazzi serva a creare lo spet-tatore di domani: secondo me bisogna mirare all’esperienza immediata. Il bambinoviene a vedere uno spettacolo, e su quello dobbiamo concentrarci. Poi invece ci sonole programmazioni scolastiche. Quelle sono importantissime, perché coinvolgonoun numero enorme di bambini che probabilmente non sono mai venuti a teatro néci verrebbero in altre situazioni. Lì devi capire esattamente la fascia d’età a cui ti stairivolgendo, non può più essere uno spettacolo “generico” che piace ad adulti e bam-bini. Deve essere molto mirato, devi sapere cosa farai con loro, devi essere a loro disposizione dopo lo spettacolo perché possono nascere delle domande e delle di-scussioni. Perché anche loro hanno voglia di dire. Poi bisogna sempre contemperarele esigenze di cassetta con quelle artistiche. Conosco organizzatori bravissimi chespesso devono scendere a compromessi e acquistare spettacoli storcendo il naso sa-pendo che non saranno di ottima qualità ma hanno un titolo che chiama. Da partemia sono abbastanza duro e puro: non riesco a fare spettacoli scendendo così tanto acompromessi, soltanto pensando a quanto venderà o a quanto pubblico richiamerà.

3 L’interazione, il gioco, il continuo scambio con i bambini è la tecnica principale cheadotto. Amo il grottesco e la parodia, dove rimane il filo conduttore ma è tutto ciò che aggiun-giamo che diventa interessante, soprattutto delle storie conosciute. Mi piace raccontare coseche i bambini già conoscono. Per avere interazione uso questa tecnica: se c’è una storia chenon conoscono interagire è più complicato, se ti racconto Cappuccetto Rosso la conosconoanche i bambini di due anni. Anche quando voglio raccontare una cosa più seria comunqueparto da qualcosa che loro conoscono, per poi magari portarli da un’altra parte. Dal punto divista della tecnica invece i miei spettacoli potrebbero migliorare. La maggior parte sono dastrada o di animazione, funziona molto avere due valigie e due sgabelli, una scala e un telo,piuttosto che una scenografia molto ampia. Cose molto semplici, in modo che i ragazzi nonsi lascino prendere dalla scenografia, dalla musica, dalla luce, ma da ciò che tu racconti. Ancheper le musiche scelgo, di nuovo, cose molto conosciute. Non è la tecnica giusta, è la mia; ce nesono mille altre che funzionano benissimo.

4 Quella di formare il pubblico del futuro. Non dobbiamo pensare, anche come orga-nizzatori, che il teatro ragazzi sia la cassetta: perché è vero che è la cassetta, perché 120 bam-bini li porti a teatro, hai un guadagno. Ma se pensi solo a quello non funziona. La cosaimportante è che tra 10-15 anni questi sono quelli che faranno l’abbonamento a Meano, a Per-gine, al Portland, a Villazzano. E poi è fondamentale per fare comunità: porti i bambini e i ge-

nitori a teatro, dopo lo spettacolo si fermano a chiacchierare con te e tra di loro, coseche non tutti i teatri capiscono. I bambini si fermano perché vogliono parlare con gliattori, i loro autografi; intanto i genitori parlano tra di loro. Quindi, formare il pubblicodel futuro e creare comunità. L’importante è farlo con qualità. La grossa differenzache c’è tra la stagione di Villazzano e quelle di Pergine e Meano è che partiamo dadue punti di vista diversi: io amo più il teatro d’animazione qui e ora, Klaus ama piùil teatro di ricerca sui bambini. Klaus ama molto la spettacolarizzazione, l'estetica

(Moon amour è uno degli spettacoli più belli che abbia visto in vita mia); io preferisco spet-tacoli con una valigia in scena, nero con una luce. Sono bellissimi e di qualità estrema en-trambi, ma due strade proprio diverse: questo secondo me è bello.

3 Privilegio il lavoro del clown nell’attore, una ricerca che parte dalla scoperta del proprio mondopoetico, immaginario. Un lavoro su di sé con un attore che è anche autore; prevalentemente sono ancheautore dei miei spettacoli. È un lavoro fisico, comico. Lavoro molto sulla narrazione e sull’utilizzo di og-getti che diventano come dei compagni di scena. Ci sono tanti linguaggi e tante tecniche che metto in-sieme. Non ho un tipo di lavoro specifico: non faccio solo teatro di figura o di narrazione, ma li utilizzo.Quello che cerco è un teatro di poesia: cerco di fare in modo che la tecnica, le musiche, le luci, tuttoquanto sulla scena porti lo spettatore in una sorta di sospensione, di leggerezza, di poesia.

4 Si dice che lo spettatore si formi da bambino, ed è vero. È importante che l’incontro del bambinocon il teatro sia un’esperienza positiva, ricca, che ne riveli il piacere nel fare e nel vedere, che ne riveli ilmistero. La mia prima immagine del teatro è il sipario che si apre. Per me vedere il sipario rosso del So-ciale aprirsi è stata un’emozione veramente indimenticabile. È interessante: c’è un aspetto di rito, diesperienza che non è solo lo spettacolo, ma come arrivi, come ti prepari, come ti incontri con lo spetta-colo. Bisogna far vivere al bambino un’esperienza che sia diversa dal quotidiano, in un senso di poesia,leggerezza, emozioni che portino in una dimensione diversa dalla quotidianità. Quando entri nella sto-ria, quando credi a quello che vedi sul palcoscenico, queste sono esperienze che segnano molto. Sia nelvedere che nel fare teatro. Bisogna far vivere esperienze che siano nel segno del bello, del piacere, delgioco e delle sue regole, della libertà. È difficile diventare buoni spettatori da grandi;se da bambino hai la possibilità di vedere begli spettacoli, il teatro ti accompagna eti porta più avanti a vedere anche altre cose. La proposta in Trentino è moltoampia: vorrei citare il Centro Santa Chiara e in particolare Giovanna Pal-mieri, che ha avuto il merito di portare in regione il teatro ragazzi più im-portante e più bello. Un’esperienza che ha segnato anche tante altre stagionie rassegne. È importante ci sia un teatro ragazzi di qualità. Non sempre è fa-cile trovarlo. Anche chi programma rassegne deve ricercare la qualità (piut-tosto che la quantità), nei temi, nei linguaggi, cercando un senso, una direzione,un percorso. E fare attenzione, perché i bambini sono molto delicati, vergini:può darsi che il primo spettacolo che un bambino vede sia quello che lo se-gnerà. È una responsabilità grossa, ma è anche affascinante immaginaredi raccontare per la prima volta una storia a un bambino. Allora bisognacercare di essere proprio delicati, sinceri, in dialogo e in ascolto.

Giacomo AnderleDelicatezza e sospensione

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Andreapietro Anselmi e Klaus Saccardo, Siamo tutti sulla stessa arca

Teatro Comunale di Perginedomenica 18 marzo 2018 / ore 16.00

Teatro di Meanosabato 24 marzo 2018 / ore 20.00ariaTeatroSIAMO TUTTI SULLA STESSAARCAdi e con Andreapietro Anselmi e Klaus Saccardo costumi Nadezdha Simeonova

Teatro di Meanosabato 7 aprile 2018 / ore 20.00ariaTeatroI.A. NESSUNO MI AMA OFFLINEdi e con Klaus Saccardo scenografie Studio Quadriluni

Mirko CorradiniAnimazione qui e ora

Mirko Corradini,Jack e il fagiolino magico

Klaus Saccardo Immaginazione e salto nel vuoto

Giacomo Anderle, Alberi, MoniQue foto

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