VITA nostra - Parrocchia San Paolo...

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VITA nostra Periodico della Comunità Parrocchiale di San Paolo Biella aprile 2012 aprile 2012 15 anni di Casa Alpina

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  • VITA nostraPeriodico della

    Comunità Parrocchiale di San Paolo Biella

    aprile 2012aprile 2012

    15 anni di Casa Alpina

  • Era stata una giornata tranquilla fino a quel momento quando, mentre eravamo in attesa delnostro turno dal benzinaio, un uomo abbastanza giovane grida insulti verso un anziano col-pevole, secondo lui, di avergli soffiato il posto facendogli così perdere almeno tre minuti delsuo preziosissimo tempo. In un attimo la mia mente si sposta sul sagrato della chiesa affac-ciato su un incrocio dove, purtroppo, avvengono incidenti e spesso gli autisti “staccano” insul-ti e bestemmie ancora prima di chiedere se qualcuno si è fatto male. Mi chiedo perché siamotutti così arrabbiati, basta un attimo e si va fuori dalle righe, è stanchezza? Tristezza?Angoscia? Paura di non farcela? Invidia? A volte sembra ci sia un malessere generale cheprende tutti e si cristallizza nell’idea che ormai non se ne possa più e che il mondo stia scivo-lando in un vortice irrefrenabile verso il basso. Tanti hanno la percezione che tra poco debbaaccadere qualche cosa e non di bello. Perché si urla? Perché non vorremmo che il mondofosse così, il gridare è l’accumulo di tante piccole tensioni e fatiche che esplodono in un atti-mo, è un paradossale grido di richiesta di pace e giustizia che non trova qualcuno a cui chie-dere aiuto e, per come esce, ci mette automaticamente dalla parte del torto diventando anostra volta demolitori invece che costruttori di pace e facendo fare al mondo un altro passoverso il basso. Così mi chiedo: dove stiamo andando? Che strada abbiamo preso? Stiamocamminando verso Dio o ci stiamo allontanando, anche se non lo vogliamo, incatenati dallastanchezza e dalla sfiducia? Tralasciando l’ottimismo a buon mercato che non convince nes-suno, vorrei spostare il vostro sguardo su Gesù crocifisso: lì si è toccato il punto più bassodell’umanità, condannando un innocente ed espellendo Dio da questo mondo; eppure, pro-prio in quel momento, la vita ha vinto e si è spalancato per l’umanità l’orizzonte della resurre-zione. Gesù è risorto e non è lontano, per quanto il mondo vada male! Anzi, forse il Signorenon è mai stato così vicino proprio perché tutto è così oscuro, abita il nostro presente, proba-bilmente siamo ad un passo da un mondonuovo, manca solo un piccolo spazio che sicolmerà se noi cristiani saremo capaci diessere pazienti e perseveranti nella fede. Dioinfatti stima troppo l’uomo per non lasciarglinulla da fare. Gesù è risorto, è vicino. Se lopregassimo di più quando sentiamo l’iniziodell’oscurità nel cuore, saremmo consolati, ciarrabbieremmo di meno, perdoneremmo dipiù e romperemmo questo gioco perversoche usa i nostri gridi di dolore per farci peg-giorare ancora. Prendiamo esempio daidiscepoli di Emmaus, quando sentiamo arri-vare la tristezza anche noi rifugiamoci nellaParola di Dio, che ci spiega il significato di ciòche viviamo, e diciamo a Gesù: “Resta connoi Signore perché si fa sera!” e vedrete, tro-veremo ristoro per le nostre anime.

    Gesù è risorto, Dio è vicino a tutti noi, e alloraBuona Pasqua cari amici, siate pazienti, per-severate nella fede qualunque cosa succeda.Guardate l’agricoltore: egli aspetta paziente-mente il prezioso frutto della terra finchéabbia ricevuto le piogge d’autunno e le piog-ge di primavera. Siate pazienti anche voi, rin-francate i vostri cuori perché il Signore risortoabita ancora il nostro mondo e lo guida allavita e alla pace. Buona Pasqua cari amici.

    Don Filippo Bronzino, Deposizione di Cristo

    LA LETTERA DEL PARROCO

    1

    GRUPPI PARROCCHIALI• ANIMAZIONE MISSIONARIA

    Portavoce: Michela Conti Pillo - Tel. 015.28368Riunioni: 1° lunedì del mese ore 17S. Messa del gruppo: 2° lunedì del mese ore 18,30

    • BATTESIMIPortavoce: Paola e Piero Serra - Tel. 015. 406345

    • BRICOLAGEPortavoce: Nicoletta Gaddini - Tel. 015.8492387Riunioni: ogni martedì ore 15

    • CARITÀPortavoce: Piero Bider - Tel. 015.8492415Riunioni: 3° mercoledì del mese ore 18

    • CASA ALPINA VALSAVARENCHEPortavoce: Piergiorgio Debernardi - Tel. 015.401348

    • CATECHISTI ELEMENTARIPortavoce: Livia Giana Debernardi - Tel. 015.401348Riunioni: settimanali di preparazione

    • CATECHISTI MEDIEPortavoce: Giuseppe Agostino - Tel. 015.8493354Riunioni: settimanali di preparazione

    • COMUNITÀ RAGAZZI ANIMATORIPortavoce: Roberta Antonelli - Tel. 320.6352013Riunioni: quindicinali al venerdì

    • COROPortavoce: Mauro Mazzia - Tel. 015.8493667Riunioni: ogni martedì ore 21

    • GIOVANI “MUMBLE”Portavoce: Sara Zegna - Tel. 015.8495314Riunioni: una volta al mese

    • FAMIGLIEPortavoce: Piero Leone - Tel. 015.402894Riunioni: mensili di formazione

    • LAVORI E PRESEPIOPortavoce: Guido Bonizzi - Tel. 015.22739

    • MUSICAPortavoce: Carlotta Buttini - Tel. 015.401785

    • ORATORIOPortavoce: Nicola Azzarello - Tel. 015.31275

    • “RAFFAELE”Portavoce: Livia Giana Debernardi - Tel. 015.401348

    Guido Bonizzi - Tel. 015.22739

    • SCOUTPortavoce: Ilaria Meini e Franco Brunazzo

    Tel. 015.543058Riunioni: 2° e 4° giovedì di ogni mese ore 21

    • TERZA ETÀPortavoce: Sebastiano Raimondo - Tel. 015.403926Riunioni: ogni mercoledì ore 15,30

    UFFICIO PARROCCHIALEOrario segreteria

    ore 9,30/11,30 - 16/19,30Escluse le feste religiose e civili

    ed il sabato pomeriggio

    SITO PARROCCHIALE

    www.parrocchiasanpaolobiella.it

    Funzioni religiosenella PARROCCHIA

    di SAN PAOLOCHIESA PARROCCHIALE

    S. MESSE FESTIVESabato ore 18,30

    Domenicaore 8,30 - 10 - 11,30 - 18

    S. MESSE FERIALIore 7,30 - 8,30 - 18,30

    CAPPELLA S. PIO X AL VILLAGGIO SPORTIVO

    S. MESSA FESTIVA ore 9

    CHIESA DEL COTTOLENGO

    S. MESSE FESTIVE Sabato ore 17

    Domenica ore 6,30 - 9 - 10

    PER ADERIRE AL GRUPPO CONTATTARE IL PORTAVOCE

    ORARIO DELLE CONFESSIONI

    Giorni festivi: nella mezz’ora prima dell’iniziodelle celebrazioni. Nei giorni feriali:

    Don Oreste Ramella Pairin:- Tutti i giorni dalle ore 7 alle ore 8,30- Sabato pom. dalle ore 14,30 alle 18,15

    Don Giorgio Roncan:- Lunedì e mercoledì dalle ore 17 alle 18,15

    Don Gabriele Leone:- Martedì e giovedì dalle ore 15 alle 16

    Don Filippo Nelva:- Martedì dalle ore 18 alle 19- Giovedì dalle ore 11 alle 12- Venerdì dalle ore 18 alle 19

    In copertina:21 giugno 2009, intitolazione della Casa Alpina a don Tullio Vitale

    «VITA NOSTRA»Periodico della Comunità Parrocchiale

    di San PaoloVia Zara, 16 - 13900 Biella

    Tel. 015 23512

    aprile 2012

    sommariosommario11

    La lettera del parroco

    33Una preghiera speciale

    55Festa patronale e di tutta la gente

    7760 anni di messa per don Giorgio Roncan

    1212La Casa Alpina compie 15 anni

    Il 17 giugno tutti su a festeggiare

    1717Campeggi estivi per bambini e ragazzi

    Campeggi per famiglie

    2222Due pensieri sull’affettività

    2626I campeggi invernali

    3232Studio e lavoro per giovani animatori

    3333I nostri ragazzi nel mondo...

    3535Ricami e biscotti (e molto altro...)

    3636Quaresima di fraternità 2012

    4242Aggiornamenti dal fronte “Educazione dei giovani”

    4545La chiesa del Cottolengo

    rischiò di rimanere incompiuta

    PUNTI DI SOLIDARIETÀPUNTI DI SOLIDARIETÀAscolto amico: Tel. 015 2523395 (con segreteria telefonica)Aiuto alle persone con disagio psico-socialeVia Novara, 4/A - BiellaOrari: LUN / VEN 9-11; MAR / GIO 17-19

    Associazione famiglie “Il cammino”: Tel. 015 925445Assistenza a famiglie per problemi di disagio e dipendenzeVia Borgo Lavino, 2 - Cossato

    Associazione Itaca:Solidarietà Sociale verso i giovani: aiuto e accoglienzaVia Cascina Mulino, 1 - Cerrione

    “Antenna di Itaca” punto di ascolto: Tel. 339 6541825

    Associazione Ricominciare: Tel. 015 355348Assistenza morale e materiale ai detenuti ed ex detenutiVia Vercelli, 8 - Biella

    Caritas Diocesana: Tel. 015 2521821 - Fax 015 2521814c/o Seminario di Biella

    Centro aiuto alla vita: Tel. 015 28173 - Fax 015 2438385Gratuitamente e con riservatezza è al servizio della madre che si trova in particolare difficoltà a causa della gravidanzaVia D. Minzoni, 2/B - Biella

    Centro ascolto vincenziano: Tel. 015 20572 - Fax 015 2451378Situazioni generali di disagioVia D. Minzoni, 1 - Biella

    Consultorio prematrimoniale e matrimoniale: Tel. 015 27048Promuove valori etici sociali del matrimonio e della famigliaC.so del Piazzo, 24 - Biella

    Il Filo d’Arianna: Tel. 800 545455 - Tel. 015 2447970Fax 015 352400Sportello informativo gratuito per gli anziani e i loro famigliari:Servizi socio-sanitari, assistenza pratiche pensionistiche, redditi, assegno di accompagnamento, iniziative culturali e del tempo liberoAssistenza nel reperimento badantiVia B. Bona, 20 - BiellaOrari: LUN / MER / GIO 9-11; MAR / MER / VEN 16-18

    Mensa “il pane quotidiano” - CARITAS: Tel. 015 23600Accetta con gratitudine aiuti economici e generi alimentariVia Novara, 4 - BiellaAperta tutti i giorni compresi i festivi ore 12,30

    Hanno collaborato a questo numero• Walter Caramel • Cesare Cerrone • Andrea Conz • Edoardo Cotta Morandini• Livia Debernardi • Pier Giorgio Debernardi • don Giuseppe Ghidinelli • Simone Gremmo • don Gabriele Leone • Corrado Pegoraro • Margherita Peraldo • Corradino Pretti • Michele Rosso • mons. Gianni Sacchi

    PER INSERZIONI PROMOZIONALI SU “VITA NOSTRA”TELEFONARE

    AL NUMERO 347 7189806

    Direttore responsabile Pietro Policante

    Reg. al Trib. di Biella- N. 120 del 14-6-1965

    Tipografia Arte della Stampa - Gaglianico (BI)[email protected]

    Direttore: Don Filippo [email protected]

    stampato in 6000 copie

    ORGANISMI PARROCCHIALI■ C.A.E.P.

    Segretario: Piero Gremmo - Tel. 015.8493219

    ■ CONFRATERNITA DI S. PAOLOPriore in carica: Claudio VercellottiSegretario: Corradino Pretti - Tel. 015.8492139

    ■ CONSIGLIO PASTORALEVice Presidente: Cesare MolinariSegretari: Valeria Ubertalli e Davide Foglietti

  • Era stata una giornata tranquilla fino a quel momento quando, mentre eravamo in attesa delnostro turno dal benzinaio, un uomo abbastanza giovane grida insulti verso un anziano col-pevole, secondo lui, di avergli soffiato il posto facendogli così perdere almeno tre minuti delsuo preziosissimo tempo. In un attimo la mia mente si sposta sul sagrato della chiesa affac-ciato su un incrocio dove, purtroppo, avvengono incidenti e spesso gli autisti “staccano” insul-ti e bestemmie ancora prima di chiedere se qualcuno si è fatto male. Mi chiedo perché siamotutti così arrabbiati, basta un attimo e si va fuori dalle righe, è stanchezza? Tristezza?Angoscia? Paura di non farcela? Invidia? A volte sembra ci sia un malessere generale cheprende tutti e si cristallizza nell’idea che ormai non se ne possa più e che il mondo stia scivo-lando in un vortice irrefrenabile verso il basso. Tanti hanno la percezione che tra poco debbaaccadere qualche cosa e non di bello. Perché si urla? Perché non vorremmo che il mondofosse così, il gridare è l’accumulo di tante piccole tensioni e fatiche che esplodono in un atti-mo, è un paradossale grido di richiesta di pace e giustizia che non trova qualcuno a cui chie-dere aiuto e, per come esce, ci mette automaticamente dalla parte del torto diventando anostra volta demolitori invece che costruttori di pace e facendo fare al mondo un altro passoverso il basso. Così mi chiedo: dove stiamo andando? Che strada abbiamo preso? Stiamocamminando verso Dio o ci stiamo allontanando, anche se non lo vogliamo, incatenati dallastanchezza e dalla sfiducia? Tralasciando l’ottimismo a buon mercato che non convince nes-suno, vorrei spostare il vostro sguardo su Gesù crocifisso: lì si è toccato il punto più bassodell’umanità, condannando un innocente ed espellendo Dio da questo mondo; eppure, pro-prio in quel momento, la vita ha vinto e si è spalancato per l’umanità l’orizzonte della resurre-zione. Gesù è risorto e non è lontano, per quanto il mondo vada male! Anzi, forse il Signorenon è mai stato così vicino proprio perché tutto è così oscuro, abita il nostro presente, proba-bilmente siamo ad un passo da un mondonuovo, manca solo un piccolo spazio che sicolmerà se noi cristiani saremo capaci diessere pazienti e perseveranti nella fede. Dioinfatti stima troppo l’uomo per non lasciarglinulla da fare. Gesù è risorto, è vicino. Se lopregassimo di più quando sentiamo l’iniziodell’oscurità nel cuore, saremmo consolati, ciarrabbieremmo di meno, perdoneremmo dipiù e romperemmo questo gioco perversoche usa i nostri gridi di dolore per farci peg-giorare ancora. Prendiamo esempio daidiscepoli di Emmaus, quando sentiamo arri-vare la tristezza anche noi rifugiamoci nellaParola di Dio, che ci spiega il significato di ciòche viviamo, e diciamo a Gesù: “Resta connoi Signore perché si fa sera!” e vedrete, tro-veremo ristoro per le nostre anime.

    Gesù è risorto, Dio è vicino a tutti noi, e alloraBuona Pasqua cari amici, siate pazienti, per-severate nella fede qualunque cosa succeda.Guardate l’agricoltore: egli aspetta paziente-mente il prezioso frutto della terra finchéabbia ricevuto le piogge d’autunno e le piog-ge di primavera. Siate pazienti anche voi, rin-francate i vostri cuori perché il Signore risortoabita ancora il nostro mondo e lo guida allavita e alla pace. Buona Pasqua cari amici.

    Don Filippo Bronzino, Deposizione di Cristo

    LA LETTERA DEL PARROCO

    1

  • 2

    1 aprile DOMENICA DELLE PALME - Ore 9,45 Gesù entra in GerusalemmeProcessione con i rami di ulivo e celebrazione dell’Eucarestia

    Ore 16 Celebrazione del Sacramento della Riconciliazione con la confessione individuale

    5 aprile GIOVEDÌ SANTO - Ore 18 Messa della Cena del SignoreConclusione della “Quaresima di Fraternità”

    dopo la Messa prosegue l’adorazione fino a tarda seraOre 21 Celebrazione del Sacramento della Riconciliazione con la confessione individuale

    6 aprile VENERDÌ SANTO - Ore 16 Celebrazione della Passione e Morte del SignoreOre 20,45 Via Crucis in città con il Vescovo. Inizia davanti all’ospedale

    7 aprile SABATO SANTO - Ore 21 Liturgia della “Veglia Pasquale” e celebrazione dell’Eucarestia nella Resurrezione del Signore

    8 aprile PASQUA DI RESURREZIONEOre 8,30 - 9 (in via Lazio), 10 - 11,30 - 18: Sante Messe comunitarie. 17,30 Vespri

    9 aprile LUNEDÌ DI PASQUA - Ore 7,30 - 8,30 e 18,30 Celebrazione dell’Eucarestia

    Perugino, Resurrezione di Cristo

    “Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti”

    FUNZIONI RELIGIOSE1Cor 15,20

    3

    LA SPECIALE PREGHIERAche ci ha preparato alla festa patronale

    Dire Festa patronale per una parrocchia è come dire festa di onomastico per gli esseri umani, giorno nel quale siricorda e si onora il Santo di cui si porta il nome, quindi ricorrenza da celebrare con gioia. Per una Comunitàche vanta un Patrono della statura di san Paolo è importante festeggiare dando spazio anche alla riflessione ealla preghiera. Come è avvenuto la sera del 27 gennaio, proprio a ridosso della festa, quando in tanti ci siamoritrovati in chiesa per ascoltare, per pensare, per pregare tutti insieme, dai bambini ai genitori ai nonni, senten-doci parte di una Comunità senza distinzione di età o di gruppi, secondo la traccia che don Filippo aveva indica-to da tempo. Così come persone di età e generazioni diverse avevano composto il gruppo ideatore della serata.

    Questa è la Chiesa e questo ci dimostravano praticamente i ragazzi che sull’altare, pezzo dopo pezzo, andavanocostruendo un modellino della chiesa di san Paolo (davvero bravi i nostri giovani architetti!), mentre la vocespiegava: “...C’è la chiesa in muratura e l’altra fatta di tutti i battezzati... La base è la parte più antica della chie-sa, è il suo fondamento... metaforicamente, potrebbe essere rappresentata dagli anziani. essi ci hanno trasmessola fede ed è grazie a loro che tutto si è potuto fare. Sopra la base ci sono i muri e le colonne portanti: questa è laparte più forte della chiesa, quella che sostiene tutto il peso. Metaforicamente sono gli adulti, sono loro la veraforza, quelli che lavorano di più per la chiesa e che permettono che essa viva e resti in piedi, nonostante tutti ciòche avviene nel mondo.“Poi c’è il tetto: esso copre sia le fondamenta che le colonne portanti... Esso è ugualmente fondamentale anchese non porta peso e non sostiene nulla. Esso è anche il più alto, il più vicino al cielo, il più libero.Metaforicamente sono i giovani e i ragazzi. Non ancora responsabili della chiesa, non ne portano il peso, masenza di essi tutto crollerebbe prima o poi.

    “In tutto questo manca Dio: esso è ciò che permette di tenere unito tutto, è il CEMENTO. Non se ne può fare ameno, se vogliamo che la chiesa stia in piedi”.

    Come “cemento” viene letto un brano di san Paolo, la lettera agli Efesini nella quale, fra l’altro, egli esorta acomportarsi “...in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni UMILTÀ, MANSUETUDINE EPAZIENZA, SOPPORTANDOVI A VICENDA CON AMORE...”.

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    1 aprile DOMENICA DELLE PALME - Ore 9,45 Gesù entra in GerusalemmeProcessione con i rami di ulivo e celebrazione dell’Eucarestia

    Ore 16 Celebrazione del Sacramento della Riconciliazione con la confessione individuale

    5 aprile GIOVEDÌ SANTO - Ore 18 Messa della Cena del SignoreConclusione della “Quaresima di Fraternità”

    dopo la Messa prosegue l’adorazione fino a tarda seraOre 21 Celebrazione del Sacramento della Riconciliazione con la confessione individuale

    6 aprile VENERDÌ SANTO - Ore 16 Celebrazione della Passione e Morte del SignoreOre 20,45 Via Crucis in città con il Vescovo. Inizia davanti all’ospedale

    7 aprile SABATO SANTO - Ore 21 Liturgia della “Veglia Pasquale” e celebrazione dell’Eucarestia nella Resurrezione del Signore

    8 aprile PASQUA DI RESURREZIONEOre 8,30 - 9 (in via Lazio), 10 - 11,30 - 18: Sante Messe comunitarie. 17,30 Vespri

    9 aprile LUNEDÌ DI PASQUA - Ore 7,30 - 8,30 e 18,30 Celebrazione dell’Eucarestia

    Perugino, Resurrezione di Cristo

    “Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti”

    FUNZIONI RELIGIOSE1Cor 15,20

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    LA SPECIALE PREGHIERAche ci ha preparato alla festa patronale

    Dire Festa patronale per una parrocchia è come dire festa di onomastico per gli esseri umani, giorno nel quale siricorda e si onora il Santo di cui si porta il nome, quindi ricorrenza da celebrare con gioia. Per una Comunitàche vanta un Patrono della statura di san Paolo è importante festeggiare dando spazio anche alla riflessione ealla preghiera. Come è avvenuto la sera del 27 gennaio, proprio a ridosso della festa, quando in tanti ci siamoritrovati in chiesa per ascoltare, per pensare, per pregare tutti insieme, dai bambini ai genitori ai nonni, senten-doci parte di una Comunità senza distinzione di età o di gruppi, secondo la traccia che don Filippo aveva indica-to da tempo. Così come persone di età e generazioni diverse avevano composto il gruppo ideatore della serata.

    Questa è la Chiesa e questo ci dimostravano praticamente i ragazzi che sull’altare, pezzo dopo pezzo, andavanocostruendo un modellino della chiesa di san Paolo (davvero bravi i nostri giovani architetti!), mentre la vocespiegava: “...C’è la chiesa in muratura e l’altra fatta di tutti i battezzati... La base è la parte più antica della chie-sa, è il suo fondamento... metaforicamente, potrebbe essere rappresentata dagli anziani. essi ci hanno trasmessola fede ed è grazie a loro che tutto si è potuto fare. Sopra la base ci sono i muri e le colonne portanti: questa è laparte più forte della chiesa, quella che sostiene tutto il peso. Metaforicamente sono gli adulti, sono loro la veraforza, quelli che lavorano di più per la chiesa e che permettono che essa viva e resti in piedi, nonostante tutti ciòche avviene nel mondo.“Poi c’è il tetto: esso copre sia le fondamenta che le colonne portanti... Esso è ugualmente fondamentale anchese non porta peso e non sostiene nulla. Esso è anche il più alto, il più vicino al cielo, il più libero.Metaforicamente sono i giovani e i ragazzi. Non ancora responsabili della chiesa, non ne portano il peso, masenza di essi tutto crollerebbe prima o poi.

    “In tutto questo manca Dio: esso è ciò che permette di tenere unito tutto, è il CEMENTO. Non se ne può fare ameno, se vogliamo che la chiesa stia in piedi”.

    Come “cemento” viene letto un brano di san Paolo, la lettera agli Efesini nella quale, fra l’altro, egli esorta acomportarsi “...in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni UMILTÀ, MANSUETUDINE EPAZIENZA, SOPPORTANDOVI A VICENDA CON AMORE...”.

  • Per rendere più efficace l’applicazione pratica di queste qualità indicate dal nostro Patrono, si leggono quattrolettere scritte da persone di età diverse, che danno la loro versione personale. Eccone gli stralci.

    Una nonna scrive ai nipoti parlando di MANSUETUDINE“Capirete mai quanto bene vi abbiamo voluto, il nonno e io, da quando siete nati? Saprete mai quanta gioia ciavete regalato con la vostra presenza e la vostra compagnia? E la tenerezza infinita di ogni minimo gesto diaffetto, dei vostri primi discorsi, di tante piccole complicità e di ogni nuova scoperta? .. Dicono che nei rappor-ti tra nonni e nipoti c’è mansuetudine. E’ una definizione che a me è sempre piaciuta perché la penso come ilcontrario dell’ira, dell’arrabbiatura che oggi è tanto diffusa e che fa danni ovunque, ma la intendo anche comedolcezza, gentilezza, bontà... Il vocabolario però mi dice che “mansuetudine” significa pure “indulgenza, tolle-ranza, capacità di adeguarsi alle circostanze con spirito di comprensione e con pazienza...”.

    Un marito si rivolge alla moglie per confidarsi sulla SOPPORTAZIONE CON AMORE“Prendo spunto dalla discussione per futili motivi di ieri sera, dove la mia conclusione è stata “Basta, non tisopporto più”... e volevo condividere con te i miei pensieri sul termine “sopportare”... Sicuramente oggi lacoppia è in crisi perché non si è più abituati a sopportare nulla che duri nel tempo e, di conseguenza, pensaredi trascorrere una vita insieme rimane, eventualmente, una remota possibilità. In effetti, se mi guardo indietro...appena sposati vedo solo note positive, si accetta ogni tipo di critica, ogni lamentela, si vive in uno stato dibenessere quasi ipnotico... poi arrivano i figli, il dipanarsi delle solite giornate piene del monotono vissuto quo-tidiano e diventa più difficile accettare critiche e lamentela, così nascono i conflitti...“Devo però dirti una cosa: nonostante le discussioni e le mille traversie, mi accorgo che il nostro matrimonio èstato bello e che ti voglio bene. Il Signore non ci ha lasciato soli e con il suo aiuto... abbiamo imparato a tra-sformare il sopportarci in atto d’amore”.

    Un giovane racconta agli amici del gruppo che cosa sia per lui l’UMILTÀ“Io tendo a essere modesto, badate bene non umile, ma modesto, la differenza può sembrare sottile, ma èsostanziale. Da dizionario, la modestia è “non mostrare o non vantarsi dei propri meriti e qualità”, per me èuna tattica... Come a scuola: faccio il finto tonto, posso permettermi di prendere brutti voti, gli altri diranno“tanto non ci arriva” e in questo modo limito responsabilità e fatiche. “L’umiltà però è più profonda, mira alcuore del problema... I limiti che Dio ha posto in ciascuno di noi talvolta presentano il conto... ma è qui cheavviene l’incontro con i nostri fratelli e sorelle: la faccenda dei limiti è tutto uno stratagemma di Dio per far sìche dove trovo un mio limite vi sia una possibilità di comunione con il prossimo, che può aiutarmi, così si crea-no dei legami.. In un mondo dove il successo è riservato ai più competitivi, sino all’arroganza spietata, la verasfida per essere davvero dei grandi è arrivare ai propri sogni con umiltà”.

    Un ragazzo parla ai genitori di PAZIENZA“Cari papà e mamma, voi di pazienza per allevarmi e per accudirmi ne avete avuta molta e forse proprio perquesto anche io sono in grado di averne un po’ nei vostri confronti... Adesso che sono cresciuto non ascoltatepiù ciò che vi vorrei dire, non avete mai tempo né voglia per farlo... non vi rendete conto che sono cresciuto,che sono diverso, che avrei tante cose da chiedervi... Inoltre le poche volte che mi ascoltate credete di aver giàcapito tutto e non mi lasciate il tempo di spiegarvi, e forse è vero, avete capito, ma forse dovreste lasciare cheio mi sfoghi... Non vorrei essere stato troppo duro, avere pazienza con voi è un modo di ringraziarvi di tantecose che mi avete donato... non smetterò mai di volervi bene”.

    Dopo qualche minuto di silenzio, tutti sono invitati a scrivere un’intenzione di preghiera su un foglietto cheviene deposto nei cestini sparsi per la chiesa; ne vengono scelti alcuni a caso che sono letti subito: nessun truc-co, sono pensieri appena scritti dai bambini e dagli adulti, uno più bello dell’altro!

    L’incontro di preghiera si concluderà nel cortile dell’Oratorio, ma prima di lasciare la chiesa ognuno deve for-mare una “famiglia”, cercando persone di età diversa come in una vera comunità: non è proprio facile, così sudue piedi e un po’ di... caos è inevitabile.Poi tutti fuori dove è già acceso il mega-falò preparato dagli Scout con il legno della loro storica ma ormaidecrepita casetta: è un vero spettacolo e serve anche a riscaldarci perché la temperatura si è fatta gelida. Si ter-mina con la preghiera allo Spirito Santo perché ci aiuti a essere UMILI, PAZIENTI e MANSUETI e poi si beveil vin brulé dando una sbirciata al cielo scuro che prepara la neve per il giorno dopo.

    margherita

    4 5

    FESTA PATRONALE E DI TUTTA LA GENTEPartecipazione sentita e gioiosa nel segno della fraternità

    La festa patronale del 29 gennaio nella Conversione di San Paolo è attesa di anno in anno ed è un appuntamentoatteso. Sempre uguale e sempre diverso. A caratterizzare questa volta l’incontro festoso fra i parrocchiani sonostate intanto le belle iniziative di preparazione: incontri e preghiere lungo la settimana precedente. Un altro fat-tore vincente è stato sicuramente l’invito all’incontro conviviale aperto a tutti, proprio a tutti, poiché ognuno eraliberissimo di offrire secondo le proprie possibilità.

    Festeggiato don Giorgio RoncanLa Santa Messa è stata invece caratterizzata questa volta dai festeggiamenti rivolti al celebrante stesso, il carodon Giorgio Roncan, per il suo sessantesimo di ordinazione sacerdotale. Il festeggiato, senza nascondere la pro-pria commozione, ha manifestato i suoi sentimenti di affetto per tutti, nel corso dell’omelia accentrata sulprofondo significato della “conversione” di Saulo (“Saulo Saulo, perché mi perseguiti?”). Hanno “prestato ser-vizio” la Corale Jubilate e il Coro dei giovani in splendida gara.

    Un generale per PrioreNon ultimo naturalmente l’evento del cambio di Priore. Quest’anno la scelta della Confraternita dei Santi Paoloed Elisabetta è caduta - ancora una volta e naturalmente - su un parrocchiano esemplare: Claudio Vercellotti,classe 1958, coniugato con Anna Ranieri, anch’essa ben presente in ambito parrocchiale. La coppia ha tre figli,Andrea, Paolo e Stefano. E’ stata accolta sul sagrato dal Priore uscente, Mauro Mazzia, con la moglie MariaPaola con e un gruppetto di ex Priori, componenti della Confraternita. Va detto che quest’anno la designazionedel priore a San Paolo ha destato un’eco più vasta del solito sui giornali locali: Vercellotti è infatti Generale dibrigata e dirige la Scuola di Applicazione d’Arma di Torino. Ha svolto importanti incarichi per la Nato nonchémissioni in Bosnia e in Afghanistan. Quanto basta per alcuni titoloni a tutta pagina, tipo “Un Generale perPriore” e così via. Il pranzo comunitarioGià si è detto della possibilità di partecipare al pranzo offerta a tutti. L’invito è stato raccolto con entusiasmo,come sempre del resto, e così centinaia di persone - dopo il saluto e la benedizione del Parroco - hanno affollatoil salone sottochiesa ed altri locali, gomito a gomito attorno ai tavoli. Come sempre l’allegria e la gioia di stareinsieme hannocaratterizzato ilconvito, riuscitograzie all’impegnoe all’abilità deicucinieri e degliaddetti di sala.Don Roncan haavuto complimentie meritati applausiper la fausta ricor-renza. Al termineuna straordinariatorta decorata hasuscitato ulteriorientusiasmi fra ipresenti.

    Il banco dei Priori: da sinistra Claudio Vercellotti accanto all’uscente Mauro Mazzia, la signora Vercellotti ovvero Anna Ranieri con Maria Paola Dalmasso Mazzia

    Cari parrocchiani, cari lettori“Vita Nostra”, il bollettino della nostra Comunità di san Paolo, si è di nuovo trasformato.Il suo formato più grande offre più spazio per gli articoli e per le fotografie. Ci auguriamo che vi piaccia e che lo leggiate con rinnovato interesse.

    La Redazione

  • Per rendere più efficace l’applicazione pratica di queste qualità indicate dal nostro Patrono, si leggono quattrolettere scritte da persone di età diverse, che danno la loro versione personale. Eccone gli stralci.

    Una nonna scrive ai nipoti parlando di MANSUETUDINE“Capirete mai quanto bene vi abbiamo voluto, il nonno e io, da quando siete nati? Saprete mai quanta gioia ciavete regalato con la vostra presenza e la vostra compagnia? E la tenerezza infinita di ogni minimo gesto diaffetto, dei vostri primi discorsi, di tante piccole complicità e di ogni nuova scoperta? .. Dicono che nei rappor-ti tra nonni e nipoti c’è mansuetudine. E’ una definizione che a me è sempre piaciuta perché la penso come ilcontrario dell’ira, dell’arrabbiatura che oggi è tanto diffusa e che fa danni ovunque, ma la intendo anche comedolcezza, gentilezza, bontà... Il vocabolario però mi dice che “mansuetudine” significa pure “indulgenza, tolle-ranza, capacità di adeguarsi alle circostanze con spirito di comprensione e con pazienza...”.

    Un marito si rivolge alla moglie per confidarsi sulla SOPPORTAZIONE CON AMORE“Prendo spunto dalla discussione per futili motivi di ieri sera, dove la mia conclusione è stata “Basta, non tisopporto più”... e volevo condividere con te i miei pensieri sul termine “sopportare”... Sicuramente oggi lacoppia è in crisi perché non si è più abituati a sopportare nulla che duri nel tempo e, di conseguenza, pensaredi trascorrere una vita insieme rimane, eventualmente, una remota possibilità. In effetti, se mi guardo indietro...appena sposati vedo solo note positive, si accetta ogni tipo di critica, ogni lamentela, si vive in uno stato dibenessere quasi ipnotico... poi arrivano i figli, il dipanarsi delle solite giornate piene del monotono vissuto quo-tidiano e diventa più difficile accettare critiche e lamentela, così nascono i conflitti...“Devo però dirti una cosa: nonostante le discussioni e le mille traversie, mi accorgo che il nostro matrimonio èstato bello e che ti voglio bene. Il Signore non ci ha lasciato soli e con il suo aiuto... abbiamo imparato a tra-sformare il sopportarci in atto d’amore”.

    Un giovane racconta agli amici del gruppo che cosa sia per lui l’UMILTÀ“Io tendo a essere modesto, badate bene non umile, ma modesto, la differenza può sembrare sottile, ma èsostanziale. Da dizionario, la modestia è “non mostrare o non vantarsi dei propri meriti e qualità”, per me èuna tattica... Come a scuola: faccio il finto tonto, posso permettermi di prendere brutti voti, gli altri diranno“tanto non ci arriva” e in questo modo limito responsabilità e fatiche. “L’umiltà però è più profonda, mira alcuore del problema... I limiti che Dio ha posto in ciascuno di noi talvolta presentano il conto... ma è qui cheavviene l’incontro con i nostri fratelli e sorelle: la faccenda dei limiti è tutto uno stratagemma di Dio per far sìche dove trovo un mio limite vi sia una possibilità di comunione con il prossimo, che può aiutarmi, così si crea-no dei legami.. In un mondo dove il successo è riservato ai più competitivi, sino all’arroganza spietata, la verasfida per essere davvero dei grandi è arrivare ai propri sogni con umiltà”.

    Un ragazzo parla ai genitori di PAZIENZA“Cari papà e mamma, voi di pazienza per allevarmi e per accudirmi ne avete avuta molta e forse proprio perquesto anche io sono in grado di averne un po’ nei vostri confronti... Adesso che sono cresciuto non ascoltatepiù ciò che vi vorrei dire, non avete mai tempo né voglia per farlo... non vi rendete conto che sono cresciuto,che sono diverso, che avrei tante cose da chiedervi... Inoltre le poche volte che mi ascoltate credete di aver giàcapito tutto e non mi lasciate il tempo di spiegarvi, e forse è vero, avete capito, ma forse dovreste lasciare cheio mi sfoghi... Non vorrei essere stato troppo duro, avere pazienza con voi è un modo di ringraziarvi di tantecose che mi avete donato... non smetterò mai di volervi bene”.

    Dopo qualche minuto di silenzio, tutti sono invitati a scrivere un’intenzione di preghiera su un foglietto cheviene deposto nei cestini sparsi per la chiesa; ne vengono scelti alcuni a caso che sono letti subito: nessun truc-co, sono pensieri appena scritti dai bambini e dagli adulti, uno più bello dell’altro!

    L’incontro di preghiera si concluderà nel cortile dell’Oratorio, ma prima di lasciare la chiesa ognuno deve for-mare una “famiglia”, cercando persone di età diversa come in una vera comunità: non è proprio facile, così sudue piedi e un po’ di... caos è inevitabile.Poi tutti fuori dove è già acceso il mega-falò preparato dagli Scout con il legno della loro storica ma ormaidecrepita casetta: è un vero spettacolo e serve anche a riscaldarci perché la temperatura si è fatta gelida. Si ter-mina con la preghiera allo Spirito Santo perché ci aiuti a essere UMILI, PAZIENTI e MANSUETI e poi si beveil vin brulé dando una sbirciata al cielo scuro che prepara la neve per il giorno dopo.

    margherita

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    FESTA PATRONALE E DI TUTTA LA GENTEPartecipazione sentita e gioiosa nel segno della fraternità

    La festa patronale del 29 gennaio nella Conversione di San Paolo è attesa di anno in anno ed è un appuntamentoatteso. Sempre uguale e sempre diverso. A caratterizzare questa volta l’incontro festoso fra i parrocchiani sonostate intanto le belle iniziative di preparazione: incontri e preghiere lungo la settimana precedente. Un altro fat-tore vincente è stato sicuramente l’invito all’incontro conviviale aperto a tutti, proprio a tutti, poiché ognuno eraliberissimo di offrire secondo le proprie possibilità.

    Festeggiato don Giorgio RoncanLa Santa Messa è stata invece caratterizzata questa volta dai festeggiamenti rivolti al celebrante stesso, il carodon Giorgio Roncan, per il suo sessantesimo di ordinazione sacerdotale. Il festeggiato, senza nascondere la pro-pria commozione, ha manifestato i suoi sentimenti di affetto per tutti, nel corso dell’omelia accentrata sulprofondo significato della “conversione” di Saulo (“Saulo Saulo, perché mi perseguiti?”). Hanno “prestato ser-vizio” la Corale Jubilate e il Coro dei giovani in splendida gara.

    Un generale per PrioreNon ultimo naturalmente l’evento del cambio di Priore. Quest’anno la scelta della Confraternita dei Santi Paoloed Elisabetta è caduta - ancora una volta e naturalmente - su un parrocchiano esemplare: Claudio Vercellotti,classe 1958, coniugato con Anna Ranieri, anch’essa ben presente in ambito parrocchiale. La coppia ha tre figli,Andrea, Paolo e Stefano. E’ stata accolta sul sagrato dal Priore uscente, Mauro Mazzia, con la moglie MariaPaola con e un gruppetto di ex Priori, componenti della Confraternita. Va detto che quest’anno la designazionedel priore a San Paolo ha destato un’eco più vasta del solito sui giornali locali: Vercellotti è infatti Generale dibrigata e dirige la Scuola di Applicazione d’Arma di Torino. Ha svolto importanti incarichi per la Nato nonchémissioni in Bosnia e in Afghanistan. Quanto basta per alcuni titoloni a tutta pagina, tipo “Un Generale perPriore” e così via. Il pranzo comunitarioGià si è detto della possibilità di partecipare al pranzo offerta a tutti. L’invito è stato raccolto con entusiasmo,come sempre del resto, e così centinaia di persone - dopo il saluto e la benedizione del Parroco - hanno affollatoil salone sottochiesa ed altri locali, gomito a gomito attorno ai tavoli. Come sempre l’allegria e la gioia di stareinsieme hannocaratterizzato ilconvito, riuscitograzie all’impegnoe all’abilità deicucinieri e degliaddetti di sala.Don Roncan haavuto complimentie meritati applausiper la fausta ricor-renza. Al termineuna straordinariatorta decorata hasuscitato ulteriorientusiasmi fra ipresenti.

    Il banco dei Priori: da sinistra Claudio Vercellotti accanto all’uscente Mauro Mazzia, la signora Vercellotti ovvero Anna Ranieri con Maria Paola Dalmasso Mazzia

    Cari parrocchiani, cari lettori“Vita Nostra”, il bollettino della nostra Comunità di san Paolo, si è di nuovo trasformato.Il suo formato più grande offre più spazio per gli articoli e per le fotografie. Ci auguriamo che vi piaccia e che lo leggiate con rinnovato interesse.

    La Redazione

  • Giochi e gare dei giovaniLa festa è continuata lungo l’arco del pomeriggio, con gare, giochi e balli da parte dei giovani, grazie all’impe-gno di geniali organizzatori. Chi è rimasto (tanti!) si è divertito e non ha lesinato gli applausi. Bravi tutti!

    Il Comitato d’accoglienza del Priore dinanzi alla chiesa prima della solenne funzione religiosa

    I giovani della parrocchia nella sala pranzo loro riservata

    Grandi applausi alla giovane orchestra Un momento dei giochi svoltisi nel pomeriggio in oratorio

    La torta servita al pranzo comunitario

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    SESSANT’ANNI DI MESSAPER DON GIORGIO RONCAN

    La festa patronale ha offerto l’occasione per sottoli-neare e festeggiare degnamente i sessant’anni diOrdinazione sacerdotale del nostro caro don GiorgioRoncan, cappellano a San Paolo dal 1964. Nato aMori di Trento il 27 ottobre 1928, ha frequentato ilSeminario di Como e poi quello di Biella, dove è statoordinato il 7 giugno 1952. E’ stato viceparroco inquattro diverse parrocchie: Mosso, Trivero, BiellaPiazzo e Chiavazza, prima di approdare a San Paolo.Laureato nel 1961 in Filosofia e Storia pressol’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, hainsegnato nella nostra città a migliaia di allieviItaliano e Storia all’Istituto per Geometri (1963-66),Filosofia e Pedagogia all’Istituto Santa Caterina(1964-79), Filosofia e Storia al Liceo Classico (1966-95). Guida ai Pellegrinaggi paolini, assistente dei Maestricattolici, don Roncan ha ricoperto le cariche di presi-dente dell’Università Popolare dal 1988 al 1992, vice-direttore all’istituto Regina Montis Oropae diAndorno, vicedirettore per quindici anni (1975-90) deiCorsi serali per Assistenti sociali all’Istituto Crivelli.Una lunga esistenza feconda e ricca di soddisfazioni,per la quale i ringraziamenti e gli auguri di tutta lanostra Comunità non sono di sicuro formali, ma forte-mente sentiti. Grazie, Professore, e ad multos annos.

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  • Giochi e gare dei giovaniLa festa è continuata lungo l’arco del pomeriggio, con gare, giochi e balli da parte dei giovani, grazie all’impe-gno di geniali organizzatori. Chi è rimasto (tanti!) si è divertito e non ha lesinato gli applausi. Bravi tutti!

    Il Comitato d’accoglienza del Priore dinanzi alla chiesa prima della solenne funzione religiosa

    I giovani della parrocchia nella sala pranzo loro riservata

    Grandi applausi alla giovane orchestra Un momento dei giochi svoltisi nel pomeriggio in oratorio

    La torta servita al pranzo comunitario

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    SESSANT’ANNI DI MESSAPER DON GIORGIO RONCAN

    La festa patronale ha offerto l’occasione per sottoli-neare e festeggiare degnamente i sessant’anni diOrdinazione sacerdotale del nostro caro don GiorgioRoncan, cappellano a San Paolo dal 1964. Nato aMori di Trento il 27 ottobre 1928, ha frequentato ilSeminario di Como e poi quello di Biella, dove è statoordinato il 7 giugno 1952. E’ stato viceparroco inquattro diverse parrocchie: Mosso, Trivero, BiellaPiazzo e Chiavazza, prima di approdare a San Paolo.Laureato nel 1961 in Filosofia e Storia pressol’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, hainsegnato nella nostra città a migliaia di allieviItaliano e Storia all’Istituto per Geometri (1963-66),Filosofia e Pedagogia all’Istituto Santa Caterina(1964-79), Filosofia e Storia al Liceo Classico (1966-95). Guida ai Pellegrinaggi paolini, assistente dei Maestricattolici, don Roncan ha ricoperto le cariche di presi-dente dell’Università Popolare dal 1988 al 1992, vice-direttore all’istituto Regina Montis Oropae diAndorno, vicedirettore per quindici anni (1975-90) deiCorsi serali per Assistenti sociali all’Istituto Crivelli.Una lunga esistenza feconda e ricca di soddisfazioni,per la quale i ringraziamenti e gli auguri di tutta lanostra Comunità non sono di sicuro formali, ma forte-mente sentiti. Grazie, Professore, e ad multos annos.

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  • Padre Giulio Albanese il 1° dicembre 2011 a San Paolo“L’ATTIVITÀ MISSIONARIA VALORE AGGIUNTO

    PER LA FORMAZIONE UMANA E CRISTIANA”Pubblichiamo in riassunto alcuni significativi stralci del seguitissimo intervento del Missionario

    ...Papa Paolo VI, in occasione della Giornata Missionaria Mondiale del 1971, descrisse il nostro tempoin maniera estremamente profetica. Ci faceva capire, e ci fa capire ancora oggi, il contesto esistenzialein cui viviamo. Scriveva così: “Viviamo in un tempo senza precedenti, in cui a vertici di progresso maiprima raggiunti si associano abissi di perplessità e di solitudine anch’essi senza precedenti”. A signi-ficare che c’è una costante divaricazione tra gli estremi, tra il progresso e il egresso, tra la ricchezza ela miseria. Mai come oggi la forbice è stata così ampia. “Eppure - aggiungeva - nella storia dellaChiesa non c’è mai stato un tempo come questo in cui, più che mai, fosse necessario gridare a tutti laBuona Notizia, perché questo è il Tempo della Missione per eccellenza”.Sono stato in giro per il mondo, ho vissuto in Africa, in altri continenti, diverse volte nel RegnoUnito e negli Stati Uniti, anche nei Paesi dell’Estremo Oriente... e mi sono reso conto che davveroviviamo in una stagione molto particolare della storia umana. Sono nato 52 anni fa, ma i cambiamentiavvenuti in questi 52 anni della mia vita non sono avvenuti in un milione di anni di storia. Ebbi occa-

    sione anni fa di lavorare negli Stati Unitiinsieme a Nicholas Negroponte, il fondatoredel Massachusetts Institute of Technology, euno dei guru della rete... Ebbene, ricordo chemi disse, era il 1996, che un anno “Internet”corrispondeva a tre mesi solari, il che signifi-cava che un anno solare era composto daquattro anni digitali... Feci fatica, inizialmen-te, a capire questo. Oggi la produzione digi-tale ci appartiene, la siamo affrontando anchea livello di Chiesa, di comunità cristiana,come una sfida, con un atteggiamento ancoraforse eccessivamente timoroso... Da ragazzo, ricordo, quando occorreva scri-vere una lettera, si prendeva penna e cala-maio, o una biro, e per comunicare con terrelontane si comperavano dal tabaccaio carta ebusta leggerissime, si scriveva, si metteva ilfrancobollo e si spediva. Poi si attendevanogiorni, qualche volta anche mesi, prima diavere una risposta. Oggi uno si siede davantial computer e in tempo reale riesce a comu-nicare con quei mondi lontani. Moltissimeoperazioni che prima richiedevano moltotempo oggi si possono fare in un batter d’oc-chio. Pensiamo ai telefoni cellulari che sonodiventati vere e proprie protesi, si voglia ono, nel bene e nel male.Voi direte: “Che cosa c’entra tutto questocon l’evangelizzazione?.. Con la sfida dell’e-ducazione?”. C’entra, eccome! Perché noiviviamo in una crisi: in un mondo che schiz-za via alla velocità della luce, tante volte noicristiani stiamo alla finestra a guardare. Ora,in fondo, che cosa significa vivere la missio-ne? Significa, innanzi tutto, fare esperienzadi Gesù Cristo. E’ chiaro che, quando incon-

    MISSIONARIO E GIORNALISTA

    Romano, classe 1959,padre Giulio Alba-nese è un missiona-rio e giornalista italia-no. Missionario Com-boniano, ha vissuto inAfrica per diversi annisvolgendo la sua du-plice attività. È statodirettore in Kenia del“New People MediaCenter” e di due te-state sull’attualità africana in lingua inglese: il“New People Feature Service” e il “New PeopleMagazine”. Nel 1997 ha fondato MISNA (Mis-sionary Service News Agency), agenzia distampa on line in tre lingue (italiano, inglese efrancese), con notevole successo internaziona-le. È collaboratore di varie testate giornalistiche, tra le quali “l’Espresso”, “Avvenire”, “RadioRai” e “Radio Vaticana”. È anche autore didiversi libri di tema missionario e ha conseguitodieci premi giornalistici e quattro letterari. Dal2007 insegna “giornalismo missionario” allaPontificia Università gregoriana di Roma.Insignito della dignità di Cavaliere dellaRepubblica dal presidente Carlo Azeglio Ciampi(2003) per meriti giornalistici nel Sud delmondo, attualmente dirige e riviste missionariedelle Pontificie Opere Missionarie: Missio Italia,Popoli e Missione, Il Ponte d’Oro.

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    tri Gesù Cristo, non rimani conla mani in mano... Senti il biso-gno, nel nome del Signore, diincarnarti nella storia, non puoiessere un qualcosa a se stante...In fondo, che cos’è la spiritua-lità cristiana, se non vita secon-do lo Spirito?... Ci sono due atteggiamentiche per certi versi caratterizza-no il nostro modo di “vivere ilcristianesimo” tra virgolette. Ilprimo, presente in alcunerealtà, talvolta anche a livelloassociativo o a livello di movi-mento, è quello del vittimismo.Di un cristianesimo sotto nafta-lina... Uno viene in chiesa,mani giunte e collo storto, sisente la coscienza a posto per-ché è un bravo cristiano... recita le preghiere prima di andare a letto, ci tiene ad andare a Messa tutte ledomeniche, si confessa anche regolarmente... poi, che cosa succede nella quotidianità della sua vita?Che non c’è assolutamente corrispondenza fra quanto viene celebrato in chiesa e la quotidianità dellasua vita. E questo è uno degli elementi caratteristici del nostro tempo.Il rischio opposto è quello del pragmatismo, che è totalmente sciolto, slegato da quella che è la conte-stazione, per intenderci dall’ascolto delle Sacre Scritture, dalla Parola forte di Dio... e credo che questisiano i due estremi, da una parte il vittimismo e dal’altra l’eccessivo pragmatismo.Credo che da questo punto di vita, la sfida di questa società - che viaggia alla velocità della luce e che,comunque, è terra di missione - sia proprio quella di coniugare spirito e vita... E dunque in realtà quel-lo che nostro Signore ha realizzato duemila anni fa: il mistero dell’incarnazione. E questo significatornare indietro con la cultura della storia, parafrasando quello che scriveva Pietro: dobbiamo essere ingrado di dare ragione della speranza che è nei cuori. Anche perché chi vuol fare esperienza di GesùCristo sente il bisogno istintivo di condividere con gli altri la Buona Notizia.... Duemila anni fa era Gesù Cristo in carne e ossa che annunciava la Buona Notizia. Oggi nostroSignore non ha gambe per camminare sulle strade polverose del mondo, non ha una lingua, una boccaper parlare a questa umanità dolente, di cui noi siamo parte integrante. Ha bisogno di noi e, da questopunto di vista, nessuno, ma davvero nessuno, può tirarsi indietro.... Tornando al nostro punto di partenza, proprio perché viviamo in questo pazzo pazzo mondo che hafame e sete di Dio, credo che tutti quanti dobbiamo assumerci delle responsabilità. Dobbiamo metterciin testa una cosa: il cristianesimo è una religione fondamentalmente positiva, fondata sula BuonaNotizia... Forse la responsabilità che noi preti abbiamo - credo che un po’ tutti ci dobbiamo battere ilpetto - è quella di aver ridotto il cristianesimo a un compendio fatto di leggi, leggine e dottrine, per cuialla fine essere cristiani significa non peccare... Ora voi capite che il cristianesimo presentato in questitermini è davvero una palla al piede... quasi uno dovesse fare una specie di slalom, no? evitando tutti igiorni di peccare... L’approccio rispetto a quelle che sono le realtà e le sfide della vita deve essere unapproccio positivo, illuminato dalle Sacre Scritture. Il cristianesimo non è una dottrina, no! no! E’un’esperienza di vita: l’incontro con Gesù Cristo. Ed è un’esperienza liberante... di fraternità, di unio-ne, che dovremmo essere in grado di comunicare agli altri. Esperienza così importante, paradigmatica,che diventa davvero pane spezzato... I primi cristiani chiamavano l’Eucaristia fractio panis... E uno èchiamato a condividere non solo il pane che trova tutti i giorni sulla propria mensa, ma è chiamato acondividere “il pane della fede”. Il Pane Eucaristico.... Di fronte a questa società che ci mette profondamente in discussione, che facciamo fatica ainterpretare, non possiamo avere paura... dobbiamo davvero giocare d’attacco. Anche perché, se unoha fatto l’esperienza di Gesù Cristo, se vive l’esperienza dei sacramenti, la Grazia santificante, nonpuò rimanere in silenzio. Mi viene in mente quello che scriveva un grande personaggio che ho avuto lagrazia di conoscere negli Stati Uniti, quando ero bambino:Martin Luther King. Lui diceva: “Non dob-biamo aver paura delle parole dei malvagi”. No! No! Dobbiamo aver paura del silenzio!

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  • Padre Giulio Albanese il 1° dicembre 2011 a San Paolo“L’ATTIVITÀ MISSIONARIA VALORE AGGIUNTO

    PER LA FORMAZIONE UMANA E CRISTIANA”Pubblichiamo in riassunto alcuni significativi stralci del seguitissimo intervento del Missionario

    ...Papa Paolo VI, in occasione della Giornata Missionaria Mondiale del 1971, descrisse il nostro tempoin maniera estremamente profetica. Ci faceva capire, e ci fa capire ancora oggi, il contesto esistenzialein cui viviamo. Scriveva così: “Viviamo in un tempo senza precedenti, in cui a vertici di progresso maiprima raggiunti si associano abissi di perplessità e di solitudine anch’essi senza precedenti”. A signi-ficare che c’è una costante divaricazione tra gli estremi, tra il progresso e il egresso, tra la ricchezza ela miseria. Mai come oggi la forbice è stata così ampia. “Eppure - aggiungeva - nella storia dellaChiesa non c’è mai stato un tempo come questo in cui, più che mai, fosse necessario gridare a tutti laBuona Notizia, perché questo è il Tempo della Missione per eccellenza”.Sono stato in giro per il mondo, ho vissuto in Africa, in altri continenti, diverse volte nel RegnoUnito e negli Stati Uniti, anche nei Paesi dell’Estremo Oriente... e mi sono reso conto che davveroviviamo in una stagione molto particolare della storia umana. Sono nato 52 anni fa, ma i cambiamentiavvenuti in questi 52 anni della mia vita non sono avvenuti in un milione di anni di storia. Ebbi occa-

    sione anni fa di lavorare negli Stati Unitiinsieme a Nicholas Negroponte, il fondatoredel Massachusetts Institute of Technology, euno dei guru della rete... Ebbene, ricordo chemi disse, era il 1996, che un anno “Internet”corrispondeva a tre mesi solari, il che signifi-cava che un anno solare era composto daquattro anni digitali... Feci fatica, inizialmen-te, a capire questo. Oggi la produzione digi-tale ci appartiene, la siamo affrontando anchea livello di Chiesa, di comunità cristiana,come una sfida, con un atteggiamento ancoraforse eccessivamente timoroso... Da ragazzo, ricordo, quando occorreva scri-vere una lettera, si prendeva penna e cala-maio, o una biro, e per comunicare con terrelontane si comperavano dal tabaccaio carta ebusta leggerissime, si scriveva, si metteva ilfrancobollo e si spediva. Poi si attendevanogiorni, qualche volta anche mesi, prima diavere una risposta. Oggi uno si siede davantial computer e in tempo reale riesce a comu-nicare con quei mondi lontani. Moltissimeoperazioni che prima richiedevano moltotempo oggi si possono fare in un batter d’oc-chio. Pensiamo ai telefoni cellulari che sonodiventati vere e proprie protesi, si voglia ono, nel bene e nel male.Voi direte: “Che cosa c’entra tutto questocon l’evangelizzazione?.. Con la sfida dell’e-ducazione?”. C’entra, eccome! Perché noiviviamo in una crisi: in un mondo che schiz-za via alla velocità della luce, tante volte noicristiani stiamo alla finestra a guardare. Ora,in fondo, che cosa significa vivere la missio-ne? Significa, innanzi tutto, fare esperienzadi Gesù Cristo. E’ chiaro che, quando incon-

    MISSIONARIO E GIORNALISTA

    Romano, classe 1959,padre Giulio Alba-nese è un missiona-rio e giornalista italia-no. Missionario Com-boniano, ha vissuto inAfrica per diversi annisvolgendo la sua du-plice attività. È statodirettore in Kenia del“New People MediaCenter” e di due te-state sull’attualità africana in lingua inglese: il“New People Feature Service” e il “New PeopleMagazine”. Nel 1997 ha fondato MISNA (Mis-sionary Service News Agency), agenzia distampa on line in tre lingue (italiano, inglese efrancese), con notevole successo internaziona-le. È collaboratore di varie testate giornalistiche, tra le quali “l’Espresso”, “Avvenire”, “RadioRai” e “Radio Vaticana”. È anche autore didiversi libri di tema missionario e ha conseguitodieci premi giornalistici e quattro letterari. Dal2007 insegna “giornalismo missionario” allaPontificia Università gregoriana di Roma.Insignito della dignità di Cavaliere dellaRepubblica dal presidente Carlo Azeglio Ciampi(2003) per meriti giornalistici nel Sud delmondo, attualmente dirige e riviste missionariedelle Pontificie Opere Missionarie: Missio Italia,Popoli e Missione, Il Ponte d’Oro.

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    tri Gesù Cristo, non rimani conla mani in mano... Senti il biso-gno, nel nome del Signore, diincarnarti nella storia, non puoiessere un qualcosa a se stante...In fondo, che cos’è la spiritua-lità cristiana, se non vita secon-do lo Spirito?... Ci sono due atteggiamentiche per certi versi caratterizza-no il nostro modo di “vivere ilcristianesimo” tra virgolette. Ilprimo, presente in alcunerealtà, talvolta anche a livelloassociativo o a livello di movi-mento, è quello del vittimismo.Di un cristianesimo sotto nafta-lina... Uno viene in chiesa,mani giunte e collo storto, sisente la coscienza a posto per-ché è un bravo cristiano... recita le preghiere prima di andare a letto, ci tiene ad andare a Messa tutte ledomeniche, si confessa anche regolarmente... poi, che cosa succede nella quotidianità della sua vita?Che non c’è assolutamente corrispondenza fra quanto viene celebrato in chiesa e la quotidianità dellasua vita. E questo è uno degli elementi caratteristici del nostro tempo.Il rischio opposto è quello del pragmatismo, che è totalmente sciolto, slegato da quella che è la conte-stazione, per intenderci dall’ascolto delle Sacre Scritture, dalla Parola forte di Dio... e credo che questisiano i due estremi, da una parte il vittimismo e dal’altra l’eccessivo pragmatismo.Credo che da questo punto di vita, la sfida di questa società - che viaggia alla velocità della luce e che,comunque, è terra di missione - sia proprio quella di coniugare spirito e vita... E dunque in realtà quel-lo che nostro Signore ha realizzato duemila anni fa: il mistero dell’incarnazione. E questo significatornare indietro con la cultura della storia, parafrasando quello che scriveva Pietro: dobbiamo essere ingrado di dare ragione della speranza che è nei cuori. Anche perché chi vuol fare esperienza di GesùCristo sente il bisogno istintivo di condividere con gli altri la Buona Notizia.... Duemila anni fa era Gesù Cristo in carne e ossa che annunciava la Buona Notizia. Oggi nostroSignore non ha gambe per camminare sulle strade polverose del mondo, non ha una lingua, una boccaper parlare a questa umanità dolente, di cui noi siamo parte integrante. Ha bisogno di noi e, da questopunto di vista, nessuno, ma davvero nessuno, può tirarsi indietro.... Tornando al nostro punto di partenza, proprio perché viviamo in questo pazzo pazzo mondo che hafame e sete di Dio, credo che tutti quanti dobbiamo assumerci delle responsabilità. Dobbiamo metterciin testa una cosa: il cristianesimo è una religione fondamentalmente positiva, fondata sula BuonaNotizia... Forse la responsabilità che noi preti abbiamo - credo che un po’ tutti ci dobbiamo battere ilpetto - è quella di aver ridotto il cristianesimo a un compendio fatto di leggi, leggine e dottrine, per cuialla fine essere cristiani significa non peccare... Ora voi capite che il cristianesimo presentato in questitermini è davvero una palla al piede... quasi uno dovesse fare una specie di slalom, no? evitando tutti igiorni di peccare... L’approccio rispetto a quelle che sono le realtà e le sfide della vita deve essere unapproccio positivo, illuminato dalle Sacre Scritture. Il cristianesimo non è una dottrina, no! no! E’un’esperienza di vita: l’incontro con Gesù Cristo. Ed è un’esperienza liberante... di fraternità, di unio-ne, che dovremmo essere in grado di comunicare agli altri. Esperienza così importante, paradigmatica,che diventa davvero pane spezzato... I primi cristiani chiamavano l’Eucaristia fractio panis... E uno èchiamato a condividere non solo il pane che trova tutti i giorni sulla propria mensa, ma è chiamato acondividere “il pane della fede”. Il Pane Eucaristico.... Di fronte a questa società che ci mette profondamente in discussione, che facciamo fatica ainterpretare, non possiamo avere paura... dobbiamo davvero giocare d’attacco. Anche perché, se unoha fatto l’esperienza di Gesù Cristo, se vive l’esperienza dei sacramenti, la Grazia santificante, nonpuò rimanere in silenzio. Mi viene in mente quello che scriveva un grande personaggio che ho avuto lagrazia di conoscere negli Stati Uniti, quando ero bambino:Martin Luther King. Lui diceva: “Non dob-biamo aver paura delle parole dei malvagi”. No! No! Dobbiamo aver paura del silenzio!

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  • LA CASA ALPINA COMPIE QUINDICI ANNIIL 17 GIUGNO TUTTI SU A FESTEGGIARE

    Cominciando con il porgere gli auguri al caro Piero che avrebbe dovuto scrivere questo articolo sela malattia non si fosse accanita su di lui, cercherò di esprimere la sua idea espostami durante uncolloquio impegnandomi a non tradirla troppo.

    Psicologi e sociologi raccontano di un pianeta giovanile profondamente cambiato: fino a qualche annofa i ragazzi erano tendenzialmente d’animo buono e generoso, ora sembra non essere più così. Stanascendo una disaffezione al lavoro, relativa soprattutto ai lavori considerati umili, o faticosi, richieden-ti sacrificio. Fa pensare che le nuove imprese nate in Piemonte siano costituite in larga maggioranzada extra comunitari. I nostri ragazzi - dicono gli esperti - hanno la tendenza a pensare a se stessi e adapparire. Che dire poi delle famiglie? In Piemonte si è superata la soglia del 50% dei divorzi.

    Ora, mi faceva osservare Piero, di fronte a questi fatti la nostra parrocchia ha risposto con la Casa Alpina.

    Essa infatti, secondo lo statuto, è luogo di incontro e di condivisione, di preghiera e di riflessione, dilavoro e di riposo. Non vuole essere un ‘albergo’ e da tutti è atteso un contributo positivo nell’am-bito delle proprie capacità. L’ospitalità, l’accoglienza e il servizio verso gli altri, il rispetto per l’am-biente e i suoi abitanti sono valori da coltivare in un clima di essenzialità e di semplicità.

    I campeggi sono una boccata d’ossigeno per ragazzi e famiglie. Tante iniziative comu-nitarie sono nate in Casa Alpina, davvero lì si impara a condividere! In mezzo a fresche risate si sonoformate amicizie sfociate in opere di solidarietà, tante persone hanno scoperto o si sono riavvicinatealla fede e numerosi problemi e dubbi vengono risolti. L’esperienza dei campeggi è ciò che aiutafamiglie e i giovani a mantenere la fede durante l’anno, quando si frequentano luoghi e ritmi che ten-dono a toglierci il tempo e la voglia di far bene... Guai se non si fosse costruita la Casa Alpina!

    Ecco allora che Domenica 17 giugno vi aspettiamo tutti su per festeggiare il 15°compleanno della nostra Casa Alpina!. Ringrazieremo insieme il Signore per questo dono e per le esperienze vissute, ravviveremo lacoscienza dell’importanza di questa struttura che la comunità deve sentire “casa sua” frequentan-dola e sentendosi responsabile del suo mantenimento per il bene e la fede di tutti, soprattutto deinostri giovani.

    Durante la giornata compiremo un gesto particolare: tutti sanno che, dato il numero dei ragazzi,oltre alla Casa Alpina abbiamo da anni acquisito una casetta costituita da tre alloggi; viene occupa-

    12

    ta generalmente dalle cuoche e dalle famiglie e non ha ancora un nome. Così, su proposta delConsiglio della Casa Alpina e del Gruppo di Gestione, il Consiglio Pastorale ha deciso di dedicarela casetta a Rosita Maggia, una donna straordinaria... che la maggioranza dei “clienti della CasaAlpina” non ha conosciuto. Perché allora - vi chiederete - proprio lei? Non era meglio qualcuno chefosse noto ai più? Ma vi sono due fondamentali motivi alle radici di questa scelta: intanto, Rosita haeducato persone diventate fondamentali per la parrocchia: vedete, la nostra fede viene trasmessada cuore a cuore e non dobbiamo dimenticare chi ci ha fatto questo dono, le tracce lasciate parlanoancora... Per il secondo motivo, occorre una premessa: Rosita negli ultimi anni era malata, non la sivedeva più; nonostante la sua debolezza, riusciva talvolta a venire a pregare il Signore negli orari incui la chiesa non era frequentata. Ma pur costretta ad isolarsi per la malattia, Rosita non ci ha maidimenticato noi e ci ha voluto bene, al punto di lasciarci un regalo in punto di morte. Ecco,se lei ciha voluto bene fino in fondo, noi non dobbiamo dimenticare lei e il suo affetto che si prolungaancora oggi con le sue preghiere dal cielo.

    don Filippo

    ROSITA MAGGIA, UNA PERSONA IMPORTANTEIn una parrocchia ci sono delle belle storie di vita che è giusto e bello rac-contare, storie d’amore e di fedeltà…ad una comunità. Questa è una. Rosita Maggia, appartenente ad una bella famiglia biellese, venuta ad abi-tare a San Paolo nel 1938, è stata una figura importante per la nostra par-rocchia: maestra, catechista, animatrice dei gruppi giovanili, presidente diAzione Cattolica.Molte sono le persone che l’hanno conosciuta ed hanno potuto goderedella sua disponibilità ed apprezzare la sua forte fede e la viva intelligenzaunita ad un grande cuore. È mancata due anni fa in marzo.Vogliamo ora ricordarla con alcune brevi testimonianze: della sorellaMiranda, della maestra Caterina, di un ex-allievo, oltre alla mia (Livia).

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    MIA SORELLA ERA COSÌLeggendo alcuni suoi appunti molto personali e segretamente custoditi balza evidente che lasofferenza fisica e morale per la sua situazione fisica ha costituito il sottofondo di tutta la sua vita.All’esterno tutto questo, anche in famiglia, non è mai trapelato se non in minima parte tanto chela mamma sosteneva che, dei suoi figli, Rosita era la più stabile di umore. Era mite, una mitezza conquistata con grandi lotte e sofferenze interiori giorno dopo giorno.Mitezza “voluta”, non dono di natura. La sua arrendevolezza, per lei che era un po’ cocciuta, le ècostata moltissimo.Tra tanti momenti sofferti per le cure cui doveva sottoporsi (suo malgrado e con molte resistenze)e per un lavorio interiore di accettazione della situazione, quelli gioiosi, oserei dire felici, per leisono stati quelli vissuti nella scuola dove si è veramente realizzata tanto che dice (Zubiena,12/10/1960) “sono rientrata nel mio elemento, la scuola, come un pesce nell’acqua.”Ha amato profondamente come figli i suoi allievi.I due anni in cui ha fatto scuola a Boccioleto, in Valsesia, sono stati anni di maturazione e di mag-gior conoscenza di se stessa grazie ad una amicizia profonda con Maria, una donna del luogo, eall’aiuto, nel cammino di fede e di consapevolezza di se stessa, del “Pievano”, il parroco delluogo. Del suo impegno in parrocchia altri diranno; io so solo che le stavano molto a cuore legiovani (le giovanissime di Azione Cattolica)… e i campeggi che sono sempre un momento“magico” che lascia in tutti semi preziosi che daranno frutto nel tempo. Di estrema discrezione,ascoltava quello che di me le dicevo (poco) ma non ha mai indagato nelle mie cose.Ultimamente la faceva stare male il pensiero che per seguirla e aiutarla io rinunciassi ai mieiimpegni o ai miei interessi. Non mi ha mai dato fastidio, non ho perso una notte per lei, eramolto buona. Qualche volta mi ha detto: “quando sei poi stanca di starmi dietro portami alCottolengo”, ma io non avrei tollerato che finisse in mani non familiari.Pochi giorni prima che si sentisse male, all’improvviso mi chiese cosa pensavo che dovesse anco-ra capitarle per morire. Da questo ho capito che era ben cosciente che la sua vita stava per finire.

    Miranda

  • LA CASA ALPINA COMPIE QUINDICI ANNIIL 17 GIUGNO TUTTI SU A FESTEGGIARE

    Cominciando con il porgere gli auguri al caro Piero che avrebbe dovuto scrivere questo articolo sela malattia non si fosse accanita su di lui, cercherò di esprimere la sua idea espostami durante uncolloquio impegnandomi a non tradirla troppo.

    Psicologi e sociologi raccontano di un pianeta giovanile profondamente cambiato: fino a qualche annofa i ragazzi erano tendenzialmente d’animo buono e generoso, ora sembra non essere più così. Stanascendo una disaffezione al lavoro, relativa soprattutto ai lavori considerati umili, o faticosi, richieden-ti sacrificio. Fa pensare che le nuove imprese nate in Piemonte siano costituite in larga maggioranzada extra comunitari. I nostri ragazzi - dicono gli esperti - hanno la tendenza a pensare a se stessi e adapparire. Che dire poi delle famiglie? In Piemonte si è superata la soglia del 50% dei divorzi.

    Ora, mi faceva osservare Piero, di fronte a questi fatti la nostra parrocchia ha risposto con la Casa Alpina.

    Essa infatti, secondo lo statuto, è luogo di incontro e di condivisione, di preghiera e di riflessione, dilavoro e di riposo. Non vuole essere un ‘albergo’ e da tutti è atteso un contributo positivo nell’am-bito delle proprie capacità. L’ospitalità, l’accoglienza e il servizio verso gli altri, il rispetto per l’am-biente e i suoi abitanti sono valori da coltivare in un clima di essenzialità e di semplicità.

    I campeggi sono una boccata d’ossigeno per ragazzi e famiglie. Tante iniziative comu-nitarie sono nate in Casa Alpina, davvero lì si impara a condividere! In mezzo a fresche risate si sonoformate amicizie sfociate in opere di solidarietà, tante persone hanno scoperto o si sono riavvicinatealla fede e numerosi problemi e dubbi vengono risolti. L’esperienza dei campeggi è ciò che aiutafamiglie e i giovani a mantenere la fede durante l’anno, quando si frequentano luoghi e ritmi che ten-dono a toglierci il tempo e la voglia di far bene... Guai se non si fosse costruita la Casa Alpina!

    Ecco allora che Domenica 17 giugno vi aspettiamo tutti su per festeggiare il 15°compleanno della nostra Casa Alpina!. Ringrazieremo insieme il Signore per questo dono e per le esperienze vissute, ravviveremo lacoscienza dell’importanza di questa struttura che la comunità deve sentire “casa sua” frequentan-dola e sentendosi responsabile del suo mantenimento per il bene e la fede di tutti, soprattutto deinostri giovani.

    Durante la giornata compiremo un gesto particolare: tutti sanno che, dato il numero dei ragazzi,oltre alla Casa Alpina abbiamo da anni acquisito una casetta costituita da tre alloggi; viene occupa-

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    ta generalmente dalle cuoche e dalle famiglie e non ha ancora un nome. Così, su proposta delConsiglio della Casa Alpina e del Gruppo di Gestione, il Consiglio Pastorale ha deciso di dedicarela casetta a Rosita Maggia, una donna straordinaria... che la maggioranza dei “clienti della CasaAlpina” non ha conosciuto. Perché allora - vi chiederete - proprio lei? Non era meglio qualcuno chefosse noto ai più? Ma vi sono due fondamentali motivi alle radici di questa scelta: intanto, Rosita haeducato persone diventate fondamentali per la parrocchia: vedete, la nostra fede viene trasmessada cuore a cuore e non dobbiamo dimenticare chi ci ha fatto questo dono, le tracce lasciate parlanoancora... Per il secondo motivo, occorre una premessa: Rosita negli ultimi anni era malata, non la sivedeva più; nonostante la sua debolezza, riusciva talvolta a venire a pregare il Signore negli orari incui la chiesa non era frequentata. Ma pur costretta ad isolarsi per la malattia, Rosita non ci ha maidimenticato noi e ci ha voluto bene, al punto di lasciarci un regalo in punto di morte. Ecco,se lei ciha voluto bene fino in fondo, noi non dobbiamo dimenticare lei e il suo affetto che si prolungaancora oggi con le sue preghiere dal cielo.

    don Filippo

    ROSITA MAGGIA, UNA PERSONA IMPORTANTEIn una parrocchia ci sono delle belle storie di vita che è giusto e bello rac-contare, storie d’amore e di fedeltà…ad una comunità. Questa è una. Rosita Maggia, appartenente ad una bella famiglia biellese, venuta ad abi-tare a San Paolo nel 1938, è stata una figura importante per la nostra par-rocchia: maestra, catechista, animatrice dei gruppi giovanili, presidente diAzione Cattolica.Molte sono le persone che l’hanno conosciuta ed hanno potuto goderedella sua disponibilità ed apprezzare la sua forte fede e la viva intelligenzaunita ad un grande cuore. È mancata due anni fa in marzo.Vogliamo ora ricordarla con alcune brevi testimonianze: della sorellaMiranda, della maestra Caterina, di un ex-allievo, oltre alla mia (Livia).

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    MIA SORELLA ERA COSÌLeggendo alcuni suoi appunti molto personali e segretamente custoditi balza evidente che lasofferenza fisica e morale per la sua situazione fisica ha costituito il sottofondo di tutta la sua vita.All’esterno tutto questo, anche in famiglia, non è mai trapelato se non in minima parte tanto chela mamma sosteneva che, dei suoi figli, Rosita era la più stabile di umore. Era mite, una mitezza conquistata con grandi lotte e sofferenze interiori giorno dopo giorno.Mitezza “voluta”, non dono di natura. La sua arrendevolezza, per lei che era un po’ cocciuta, le ècostata moltissimo.Tra tanti momenti sofferti per le cure cui doveva sottoporsi (suo malgrado e con molte resistenze)e per un lavorio interiore di accettazione della situazione, quelli gioiosi, oserei dire felici, per leisono stati quelli vissuti nella scuola dove si è veramente realizzata tanto che dice (Zubiena,12/10/1960) “sono rientrata nel mio elemento, la scuola, come un pesce nell’acqua.”Ha amato profondamente come figli i suoi allievi.I due anni in cui ha fatto scuola a Boccioleto, in Valsesia, sono stati anni di maturazione e di mag-gior conoscenza di se stessa grazie ad una amicizia profonda con Maria, una donna del luogo, eall’aiuto, nel cammino di fede e di consapevolezza di se stessa, del “Pievano”, il parroco delluogo. Del suo impegno in parrocchia altri diranno; io so solo che le stavano molto a cuore legiovani (le giovanissime di Azione Cattolica)… e i campeggi che sono sempre un momento“magico” che lascia in tutti semi preziosi che daranno frutto nel tempo. Di estrema discrezione,ascoltava quello che di me le dicevo (poco) ma non ha mai indagato nelle mie cose.Ultimamente la faceva stare male il pensiero che per seguirla e aiutarla io rinunciassi ai mieiimpegni o ai miei interessi. Non mi ha mai dato fastidio, non ho perso una notte per lei, eramolto buona. Qualche volta mi ha detto: “quando sei poi stanca di starmi dietro portami alCottolengo”, ma io non avrei tollerato che finisse in mani non familiari.Pochi giorni prima che si sentisse male, all’improvviso mi chiese cosa pensavo che dovesse anco-ra capitarle per morire. Da questo ho capito che era ben cosciente che la sua vita stava per finire.

    Miranda

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    SEMPLICITÀ, VERITÀ E CHIAREZZACi incontravamo in parrocchia come catechiste; e poi in campeggio, accompagnando le ragazze,piene di entusiasmo, ai tempi in cui don Tullio gettava le fondamenta dei progetti che oggi sonoconcreta realtà. Ma la mia conoscenza di Rosita risaliva ai tempi delle mie prime esperienze d'in-segnante: quando lei, maestra, mi regalò un alfabetiere della sua scuola di montagna... Fu mae-stra in tante cose, Rosita, con il suo chiaro esempio di semplicità, verità e chiarezza, replicandoall'occorrenza con argomenti chiari, senza polemizzare. Si dice “per non dimenticare”... e certa-mente va fatto tesoro di quanto Rosita ci ha insegnato con la sua vita stessa.

    Caterina

    LA MIA MAESTRA ALLE ELEMENTARIHo un bellissimo ricordo della mia maestra delle elementari. Oltre ad essere una bravissima insegnante dava anche molto affetto e attenzioni a noi alunni. Aveva una fede, semplice, forte e ben radicata che per me è stata di grande esempio. Quandonegli ultimi tempi la incontravo casualmente, benché provata dalla malattia, aveva sempre unsorriso e parole buone. Ha accettato con serenità la sua prova. Sono certo che fa parte di quella schiera di Santi di cui solo Dio conosce il nome.

    Paolo Femminis

    UNA VERA EDUCATRICERosita è stata unavera educatrice neivari ambiti dellasua vita: di caratte-re riservato, sapevadare amiciziaprofonda ed essen-ziale. Dotata di spi-rito di discernimen-to unito a grandeequilibrio, emanavaserenità e svolgevaun’azione veramen-te equilibratrice neigruppi.È stata per lunghianni presidentedelle giovani diAzione Cattolica…quanti pomeriggidi domenica passati in parrocchia… si tenevano le riunioni formative per le giovani (le sue “gio-vanissime”!), poi si andava a vespro e infine a giocare... Per Rosita noi giovani eravamo come suefiglie, ella aveva a cuore la nostra crescita sia umana che cristiana e non mancava di organizzareper noi momenti di divertimento e di svago come quando ci ha invitate tutte nella casa di fami-glia a Pettinengo per una… castagnata. Ricordo ancora l’“invasione”!Poi sono iniziati i campeggi femminili (allora non erano ancora misti) a cui Rosita ha partecipatocon gioia come organizzatrice e animatrice: Valsavarenche, Bionaz, Valgrisanche e poi… Goglio.Molto sensibile ai problemi degli “ultimi”, ha partecipato per anni al gruppo carità.Anche negli ultimi tempi quando i problemi di salute ne hanno limitato molto la libertà, si è sem-pre interessata a tutte le attività della parrocchia e, pur non potendo più parteciparvi, le sostene-va con la sua affettuosa preghiera. Quando andavo a portarle la Comunione, attendeva l’incontrocon Gesù con desiderio e fede e si angustiava non tanto per la sua salute ma di dare preoccupa-zioni ai suoi cari, in particolare alla sorella Miranda. Penso che ora dal cielo ci guardi e ci proteg-ga, con quel suo speciale sorrisetto che voleva dire:”birichini!”.

    Livia

    Sono davvero finite le docce fredde nella Casa Alpina?

    Quando una quarantina di ragazzi, animatori, accompagnatori, ecclesiastici, scendono a valle dopouna gita in montagna di alcune ore sotto il sole cocente, gli indumenti intimi sono intrisi di sudore, ipiedi troppo a lungo serrati in spazi ristretti recano il segno dell’usura, le gambe fanno “giacomo,giacomo”. La cosa che si desidera di più è una bella doccia calda. I primi che arrivano alla CasaAlpina possono certamente godere di questo sollievo e magari si sollazzano a lungo sentendo scor-rere l’acqua tiepida lungo il corpo. Peccato per chi viene dopo quando l’acqua calda comincia ascarseggiare. I tempi di permanenza sotto la doccia tendono progressivamente a ridursi. Poi rimanesolo la scelta tra: non fare la doccia, fare la doccia con l’acqua fredda, aspettare che l’acqua si scaldidi nuovo.Gli inconvenienti che si sono verificati nel passato, dovuti all’impianto di riscaldamento, sono anchealtri: ad essi ha sempre posto rimedio un nostro “santo” protettore: il Sandro Oddone. I frequenta-tori della Casa Alpina lo conoscono bene, così anche i turisti che salgono a Valsavarenche. È lui chefa il pane per tutta la valle e degli ottimi grissini stirati a mano uno per uno secondo la ricetta di suopadre. Ebbene è proprio Sandro che ci ha sempre tolto dagli impicci quando le due caldaie faceva-no le bizze. Ad incontrarlo nel suo negozio si può avere l’impressione di una persona un po’ brusca,ma questo è dovuto solo alla sua incontenibile antipatia verso chi si crede un saccente “cittadino dicittà” e viene in montagna con la pretesa di essere servito perché paga... Egli passa anche per unmangiapreti, ma tra questi preti non è compreso il nostro parroco nè quello della parrocchia diGenova che ha una casa più a valle ove ospita dei ragazzi che non potrebbero permettersi unavacanza in montagna. Sotto l’apparenza di severità tuttavia si nasconde un cuore generoso e unabuona amicizia con gli animali. Si pensi che nel suo recente viaggio in Norvegia Sandro ha portatocon se anche il suo cagnolino Leo che lo segue ovunque, mantenendo la sua manifesta indipenden-za. Forse in questo è stato contagiato dalla moglie Franca che ha accudito per anni lo stambeccoLillo, che ha vissuto in valle più a lungo di tutti. Per Lillo era sempre pronto un giaciglio sotto la tet-toia a fianco della casa e certo non gli mancava il fieno durante l’inverno e qualche volta anche ilrisotto. Ora anche Lillo è andato nel paradiso degli stambecchi, ma alla signora Franca non mancaaltro lavoro.Sandro si occupa di farci trovare laCasa Alpina calda quando saliamo d’in-verno: due giorni prima va ad accende-re le caldaie e il giorno seguente mettein funzione l’impianto dell’acqua pota-bile. Si sa che in montagna la tempera-tura in inverno raggiunge anche i–25°C e tutti gli impianti sono sotto laterribile minaccia del gelo: bastadimenticare un po’ d’acqua in un sifoneo in un tubo perché la rottura sia assi-curata. Ebbene, tanto per fare unesempio, in occasione di un soggiornoinvernale Sandro è andato come al soli-to ad avviare le caldaie che però nonne volevano sapere. Quel giorno eraNatale e il giorno dopo sarebbero arri-vati i ragazzi; Sandro non si è persod’animo ed ha trafficato tutta la giorna-ta, con temperature polari, finché è riu-scito a metterle in funzione con artificiche solo lui conosce.Mi ricordo ancora di quella volta in cuinuovamente una caldaia si era fermatae un ospite della casa aveva cercato di

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    L’esemplare di stambecco più longevo del Parco si chiamavaLillo: nato nel 1985, dopo ben 22 anni di “onorata carriera” siè spento nel 2007 a Dejoz in Valsavarenche.(Se volete altre informazioni su Lillo, cercata su Google:Lillo Valsavarenche)

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    SEMPLICITÀ, VERITÀ E CHIAREZZACi incontravamo in parrocchia come catechiste; e poi in campeggio, accompagnando le ragazze,piene di entusiasmo, ai tempi in cui don Tullio gettava le fondamenta dei progetti che oggi sonoconcreta realtà. Ma la mia conoscenza di Rosita risaliva ai tempi delle mie prime esperienze d'in-segnante: quando lei, maestra, mi regalò un alfabetiere della sua scuola di montagna... Fu mae-stra in tante cose, Rosita, con il suo chiaro esempio di semplicità, verità e chiarezza, replicandoall'occorrenza con argomenti chiari, senza polemizzare. Si dice “per non dimenticare”... e certa-mente va fatto tesoro di quanto Rosita ci ha insegnato con la sua vita stessa.

    Caterina

    LA MIA MAESTRA ALLE ELEMENTARIHo un bellissimo ricordo della mia maestra delle elementari. Oltre ad essere una bravissima insegnante dava anche molto affetto e attenzioni a noi alunni. Aveva una fede, semplice, forte e ben radicata che per me è stata di grande esempio. Quandonegli ultimi tempi la incontravo casualmente, benché provata dalla malattia, aveva sempre unsorriso e parole buone. Ha accettato con serenità la sua prova. Sono certo che fa parte di quella schiera di Santi di cui solo Dio conosce il nome.

    Paolo Femminis

    UNA VERA EDUCATRICERosita è stata unavera educatrice neivari ambiti dellasua vita: di caratte-re riservato, sapevadare amiciziaprofonda ed essen-ziale. Dotata di spi-rito di discernimen-to unito a grandeequilibrio, emanavaserenità e svolgevaun’azione veramen-te equilibratrice neigruppi.È stata per lunghianni presidentedelle giovani diAzione Cattolica…quanti pomeriggidi domenica passati in parrocchia… si tenevano le riunioni formative per le giovani (le sue “gio-vanissime”!), poi si andava a vespro e infine a giocare... Per Rosita noi giovani eravamo come suefiglie, ella aveva a cuore la nostra crescita sia umana che cristiana e non mancava di organizzareper noi momenti di divertimento e di svago come quando ci ha invitate tutte nella casa di fami-glia a Pettinengo per una… castagnata. Ricordo ancora l’“invasione”!Poi sono iniziati i campeggi femminili (allora non erano ancora misti) a cui Rosita ha partecipatocon gioia come organizzatrice e animatrice: Valsavarenche, Bionaz, Valgrisanche e poi… Goglio.Molto sensibile ai problemi degli “ultimi”, ha partecipato per anni al gruppo carità.Anche negli ultimi tempi quando i problemi di salute ne hanno limitato molto la libertà, si è sem-pre interessata a tutte le attività della parrocchia e, pur non potendo più parteciparvi, le sostene-va con la sua affettuosa preghiera. Quando andavo a portarle la Comunione, attendeva l’incontrocon Gesù con desiderio e fede e si angustiava non tanto per la sua salute ma di dare preoccupa-zioni ai suoi cari, in particolare alla sorella Miranda. Penso che ora dal cielo ci guardi e ci proteg-ga, con quel suo speciale sorrisetto che voleva dire:”birichini!”.

    Livia

    Sono davvero finite le docce fredde nella Casa Alpina?

    Quando una quarantina di ragazzi, animatori, accompagnatori, ecclesiastici, scendono a valle dopouna gita in montagna di alcune ore sotto il sole cocente, gli indumenti intimi sono intrisi di sudore, ipiedi troppo a lungo serrati in spazi ristretti recano il segno dell’usura, le gambe fanno “giacomo,giacomo”. La cosa che si desidera di più è una bella doccia calda. I primi che arrivano alla CasaAlpina possono certamente godere di questo sollievo e magari si sollazzano a lungo sentendo scor-rere l’acqua tiepida lungo il corpo. Peccato per chi viene dopo quando l’acqua calda comincia ascarseggiare. I tempi di permanenza sotto la doccia tendono progressivamente a ridursi. Poi rimanesolo la scelta tra: non fare la doccia, fare la doccia con l’acqua fredda, aspettare che l’acqua si scaldidi nuovo.Gli inconvenienti che si sono verificati nel passato, dovuti all’impianto di riscaldamento, sono anchealtri: ad essi ha sempre posto rimedio un nostro “santo” protettore: il Sandro Oddone. I frequenta-tori della Casa Alpina lo conoscono bene, così anche i turisti che salgono a Valsavarenche. È lui chefa il pane per tutta la valle e degli ottimi grissini stirati a mano uno per uno secondo la ricetta di suopadre. Ebbene è proprio Sandro che ci ha sempre tolto dagli impicci quando le due caldaie faceva-no le bizze. Ad incontrarlo nel suo negozio si può avere l’impressione di una persona un po’ brusca,ma questo è dovuto solo alla sua incontenibile antipatia verso chi si crede un saccente “cittadino dicittà” e viene in montagna con la pretesa di essere servito perché paga... Egli passa anche per unmangiapreti, ma tra questi preti non è compreso il nostro parroco nè quello della parrocchia diGenova che ha una casa più a valle ove ospita dei ragazzi che non potrebbero permettersi unavacanza in montagna. Sotto l’apparenza di severità tuttavia si nasconde un cuore generoso e unabuona amicizia con gli animali. Si pensi che nel suo recente viaggio in Norvegia Sandro ha portatocon se anche il suo cagnolino Leo che lo segue ovunque, mantenendo la sua manifesta indipenden-za. Forse in questo è stato contagiato dalla moglie Franca che ha accudito per anni lo stambeccoLillo, che ha vissuto in valle più a lungo di tutti. Per Lillo era sempre pronto un giaciglio sotto la tet-toia a fianco della casa e certo non gli mancava il fieno durante l’inverno e qualche volta anche ilrisotto. Ora anche Lillo è andato nel paradiso degli stambecchi, ma alla signora Franca non mancaaltro lavoro.Sandro si occupa di farci trovare laCasa Alpina calda quando saliamo d’in-verno: due giorni prima va ad accende-re le caldaie e il giorno seguente mettein funzione l’impianto dell’acqua pota-bile. Si sa che in montagna la tempera-tura in inverno raggiunge anche i–25°C e tutti gli impianti sono sotto laterribile minaccia del gelo: bastadimenticare un po’ d’acqua in un sifoneo in un tubo perché la rottura sia assi-curata. Ebbene, tanto per fare unesempio, in occasione di un soggiornoinvernale Sandro è andato come al soli-to ad avviare le caldaie che però nonne volevano sapere. Quel giorno eraNatale e il giorno dopo sarebbero arri-vati i ragazzi; Sandro non si è persod’animo ed ha trafficato tutta la giorna-ta, con temperature polari, finché è riu-scito a metterle in funzione con artificiche solo lui conosce.Mi ricordo ancora di quella volta in cuinuovamente una caldaia si era fermatae un ospite della casa aveva cercato di

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    L’esemplare di stambecco più longevo del Parco si chiamavaLillo: nato nel 1985, dopo ben 22 anni di “onorata carriera” siè spento nel 2007 a Dejoz in Valsavarenche.(Se volete altre informazioni su Lillo, cercata su Google:Lillo Valsavarenche)

  • porvi rimedio con artifici impropri. Sandro, trovando scombussolati tutti i suoi collegamenti elettrici, siimbufalì ferocemente minacciando di non volere più occuparsi di noi incompetenti. Ci volle molto"savoir faire" accompagnato da dimostrazione di pentimento per convincerlo a ritirare le sue dimissioni.L’anno scorso Sandro si è reso conto che quelle caldaie non ce la facevano proprio più e ci ha sug-gerito un intervento risolutore: cambiare le caldaie e inserire una vasca per l’accumulo di acquacalda per garantire docce calde a tutti. Esaminata la situazione e dato uno sguardo al portafoglio,abbiamo deciso di non procrastinare l’intervento anche se, pur non sapendo ancora il costo deilavori, temevamo di non potercelo permettere. Ma si sa, se avessimo fatto i conti giusti anche 20anni fa, non avremmo di certo costruito la Casa Alpina.Così, in modo un po’ subdolo, abbiamo chiesto il parere di un esperto impiantista, l’ing. RobertoZaninetta, genitore di ragazze che hanno frequentato la Parrocchia, nonché marito di una cuoca deicampeggi. Roberto si è subito reso disponibile per fare gratuitamente il progetto dell’impianto... eciò era quello che speravamo.Nella primavera del 2011 sono iniziati i lavori affidati all’impresa che aveva già realizzato gli impiantipreesistenti. Il nuovo impianto è stato terminato poco prima dell’inizio dei campeggi estivi . È rima-sto un conto da pagare diviso in tre rate: per l’ultima si è dovuto ricorrere al contributo dellaParrocchia.Sono così davvero finite le docce fredde nella Casa Alpina?Chi conosce l’ambiente dei campeggi estivi, gli animatori e non per ultimo il Parroco, sa benissimoche in alcune giornate calde d’estate, per la frazione Toulaplana,ove si trova la Casa Alpina, volanopalloncini pieni di acqua, gavettoni, secchiate e persino immersioni nella vasca del cortile, nessunoriesce a sfuggire.,Se l’acqua di queste docce non fosse gelida, il divertimento certamente sarebbe minore.

    Pier Giorgio

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    Campeggi estivi per bambini e ragazzi1° turno: bambini di 4°-5° elementare dal 17 al 23 giugno 2° turno: ragazzi di 1° media dal 24 al 30 giugno 3° turno: ragazzi di 2° media dall’1 all’8 luglio 4° turno: ragazzi di 3° media (gruppo SIP) dal 9 al 18 luglio 5° turno: ragazzi di 1° e 2° superiore (gruppo RUM) dal 18 al 27 luglio

    Campeggi per famiglieCari amici, mi rivolgo a voi che avete la passione del ridere, amate l’amicizia e la condivisione. Vieni anche tu che cerchi il silenzio e rimani incantato a sentite il mormorio di una brezza legger