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N. 8 • 24 febbraio 2013 • 1,00 Anno LXVII • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut.  014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli Andrea Acampa Antonio Boccellino Michele Borriello Gaetano Castello Antonio Colasanto Eloisa Crocco Oreste D’Amore Margherita De Rosa Giuseppe Falanga Virgilio Frascino Antonio Landi Antonio Mattone Lorenzo Montecalvo Roberto Palazzo Pasquale Puca Luigi Santopaolo Elena Scarici Vincenzo Scippa Ivana Sessa Ludovica Siani Gli interventi Il Plenum Diocesano 2 Alla Pftim convegno sulla nuova evangelizzazione 5 Lectura Patrum Neapolitana al Volto Santo 6 Mostra sulla Shoah all’Emeroteca Tucci 11 Campagna Aci-Curia sulla sicurezza stradale 12 Il Premio “Napoli Città di Pace” quinta edizione 15 A ferragosto Messa per i turisti 10 A ferragosto Messa per i turisti 10dsds A ferragosto Messa per i turisti 10 A ferragosto Messa per i turisti 10 La Costituzione «Dei Verbum» I-IV ALL’INTERNO Nel ciclo della lectio divina quaresimale di quest’anno siamo invitati a soffermarci su uno dei libri storici meno conosciuti, quello dei Giudici. Le tribù d’Israele erano senza una guida, poi- ché anche Giosuè – di cui ci siamo occupati lo scorso anno – morì e tutta la sua generazione si riunì ai padri e, come dice questo libro al capitolo 2, versetto 10, «dopo di essa ne sorse un’al- tra, che non aveva conosciuto il Signore, né l’opera che aveva compiuto». Il coraggio della fede Crescenzio Card. Sepe Inizia il cammino quaresimale 8 e 9 SPECIALE A ferragosto Messa per i turisti 10 A ferragosto Messa per i turisti 10dsds A ferragosto Messa per i turisti 10 A ferragosto Messa per i turisti 10 La Giornata diocesana per i carcerati 3 PRIMO PIANO DIOCESI Celebrazione per i senza dimora 2 VITA DIOCESANA alle pagine 8 e 9

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N. 8 • 24 febbraio 2013 • € 1,00

Anno LXVII • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut.  014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli

Andrea Acampa • Antonio Boccellino Michele Borriello • Gaetano Castello

Antonio Colasanto • Eloisa Crocco • Oreste D’Amore •Margherita De Rosa • Giuseppe Falanga

Virgilio Frascino • Antonio Landi • Antonio Mattone Lorenzo Montecalvo • Roberto Palazzo • Pasquale Puca

Luigi Santopaolo • Elena ScariciVincenzo Scippa • Ivana Sessa • Ludovica Siani

Gli interventi

Crescenzio Card. Sepe

Il Plenum Diocesano 2

Alla Pftim convegno sulla nuova evangelizzazione 5

Lectura Patrum Neapolitana al Volto Santo 6

Mostra sulla Shoah all’Emeroteca Tucci 11

Campagna Aci-Curia sulla sicurezza stradale 12

Il Premio “Napoli Città di Pace” quinta edizione 15

A ferragostoMessa

per i turisti

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A ferragostoMessa

per i turisti

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A ferragostoMessa

per i turisti

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A ferragostoMessa

per i turisti

10

LaCostituzione«Dei Verbum»

I-IV

ALL’INTERNO

Nel ciclo della lectio divina quaresimale di quest’anno siamo invitati a soffermarci su uno deilibri storici meno conosciuti, quello dei Giudici. Le tribù d’Israele erano senza una guida, poi-ché anche Giosuè – di cui ci siamo occupati lo scorso anno – morì e tutta la sua generazione siriunì ai padri e, come dice questo libro al capitolo 2, versetto 10, «dopo di essa ne sorse un’al-tra, che non aveva conosciuto il Signore, né l’opera che aveva compiuto».

Il coraggiodella fedeCrescenzio Card. Sepe

Inizia il camminoquaresimale

8 e 9

SPECIALE

A ferragostoMessa

per i turisti

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A ferragostoMessa

per i turisti

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A ferragostoMessa

per i turisti

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A ferragostoMessa

per i turisti

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La Giornatadiocesana

per i carcerati

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PRIMO PIANO DIOCESI

Celebrazioneper

i senza dimora

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VITA DIOCESANA

alle pagine 8 e 9

Vita Diocesana Nuova Stagione2 • 24 febbraio 2013

Ai Sacerdoti e ai Religiosi della Diocesi di Napoli

Plenum diocesanoIl Cardinale Arcivescovo convoca l’Assemblea del Presbiterio diocesano per mar-

tedì 5 marzo, presso la Casa “Sant’Ignazio” dei padre Gesuiti a Cappella Cangiani. L’incontro avrà inizio alle ore 10 e terminerà con il pranzo.Il Papa ha ritenuto di indire l’Anno della Fede in coincidenza con il cinquantesi-

mo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, “La grande grazia di cui laChiesa ha beneficato nel secolo XX: in esso ci è offerta una sicura bussola per orien-tarci nel cammino del secolo che si apre”.

È un’occasione propizia per riprendere i testi conciliari, i quali, secondo le paro-le del Beato Giovanni Paolo II, “non perdono il loro valore né il loro smalto”.

Pertanto, in questo Plenum l’Arcivescovo stesso ci introdurrà nella ricchezza delDocumento conciliare sulla vita e il ministero dei Presbiteri “PresbiterorumOrdinis”.

Inoltre, si vuole caratterizzare questa Assemblea plenaria del Clero di metà annocome incontro di verifica fatta dal Vescovo con il suo presbiterio sulle Linee pro-grammatiche consegnate alla Diocesi all’inizio dell’anno pastorale.

@ Antonio Di Donna @ Lucio Lemmo Vescovi Ausiliari

Presso la chiesa di San Pietro Martire si è svolta la “Liturgia per Elisa” promossa dalla Comunità di Sant’Egidio

Perché non siano più invisibilidi Eloisa Crocco

Unioni CattolicheOperaie

Ritiro diQuaresimaLa Quaresima è il camminoche ogni anno ci conducealla Pasqua, preparandoci adaprire la nostra vita almistero centrale della fede: lamorte e la resurrezione delSignore da cui ci viene lasalvezza. In quest’Anno della Fedel’impegno diventa ancora piùurgente ed immediato.Le Unioni CattolicheOperaie, vivranno questotempo forte dell’annoliturgico partecipando agliincontri di Catechesi tenutidal Cardinale CrescenzioSepe ogni mercoledì diQuaresima nei Decanati edalle Stazioni Quaresimalidomenicali.Inoltre, le Unioni CattolicheOperaie prenderanno parte atutte le iniziative organizzatedai parroci nelle comunità diappartenenza, e soprattuttoalla Via Crucis Diocesanache si terrà ad Afragola ilVenerdì Santo.Anche il Centro Diocesano haorganizzato, come sempre, ilRitiro di Quaresima che siterrà sabato 2 marzo, alle ore 17.30, nella chiesadel Rosariello, sede delCentro Diocesano, in piazza Cavour 124. Guiderà le preghiere e lacatechesi l’assistente Mons. Domenico Felleca.Sarà presente il PresidenteDiocesano Pasquale Olivieroe l’intera Consulta diocesana.Questi quaranta giornirichiedono a tutti un realesforzo di purificazione e laricerca di un’esistenzacristiana più autentica percamminare insieme nellafede che il Signore rinnoveràla vita nella Sua Pasqua diResurrezione.

* * *

Comitatoecumenicoregionaledelle donnedelle ChiesecristianeVenerdì 1 marzo, alle ore 16,nella chiesa Sant’Anna deiLombardi, si svolgerà laGiornata Mondiale diPreghiera Ecumenica delleDonne. Vi prenderanno parteesponenti delle ChieseCristiane.

Il 17 febbraio, presso la chiesa di SanPietro Martire, si è svolta la “Liturgia perElisa”, celebrazione in cui ogni anno, daquindici anni, la Comunità di Sant’Egidioricorda Elisa Cariota, anziana che vivevaalla Stazione Centrale di Napoli, e tutti ipoveri che in questi anni sono morti perstrada nella nostra città.

Sono duecento i senza fissa dimora chein questi quindici anni sono morti per lestrade di Napoli, e ciascuno di loro è statoricordato con il suo nome, letto durante lacerimonia, e con il gesto simbolico del-l’accensione di una candela.

Oggi, secondo le stime della Comunitàdi Sant’Egidio, sono circa 1500 i clochardche vivono per le strade napoletane, aiquali i volontari portano pasti caldi, co-perte, abiti, e ai quali, soprattutto, regala-no amicizia e condivisione.

Con il freddo dell’inverno la loro esi-stenza è sempre più a rischio, e infatti ne-gli ultimi due mesi sono morte cinque per-sone in Campania.

La celebrazione in memoria di Elisa edegli altri poveri non è solo occasione perricordare, ma anche per porre l’attenzio-ne su questi problemi, nella speranza dipoter migliorare le condizioni di vita diqueste persone e di non dover assistere atante morti dovute al gelo.

La chiesa di San Pietro Martire eraaffollatissima durante la celebrazione eu-caristica officiata da padre GiuseppeMazzafaro. Molti tra i presenti i senza fis-sa dimora che hanno stretto amicizia coni volontari di Sant’Egidio, con i quali do-po la messa è stato organizzato un pranzonei locali adiacenti la chiesa dei SantiSeverino e Sossio.

Elisa Cariota, simbolo dei clochardmorti per strada negli ultimi quindici an-ni, è stata tra i primi amici della Comunitàdi Sant’Egidio, e la prima accompagnatadai suoi volontari fino all’ultimo.

Come ha evidenziato padre Giuseppenell’omelia : «La nostra è come una grandefamiglia in cui tutti si accompagnano inogni momento, con l’amicizia che è persempre».

Molto intense le sue parole, e moltoprofonda la sua riflessione sulle nostreumane fragilità, nella prima domenica diQuaresima che ci spinge a interrogarci sunoi stessi e a tornare alla nostra essenzia-lità. «Gesù ci considera suoi amici – così

padre Giuseppe – e per lui ogni vita è im-portante, ogni vita ha valore. Dobbiamoprendere coscienza della nostra debolezza, eavere consapevolezza del fatto che non sia-mo migliori degli altri, e che ciò che abbia-mo costruito può sempre esserci tolto.

Il Signore però non ci abbandona al no-stro destino di debolezza, e durante laQuaresima noi impariamo a conoscere an-che la sua misericordia. L’amicizia di Gesùci fa uscire da una vita di oppressione e cirende liberi».

Accorato poi l’invito che il sacerdote harivolto a tutti i presenti: «Dobbiamo accet-tare i nostri limiti, saper dire no, saperlo di-re anche a noi stessi per essere meno schia-

vi e più liberi, per imparare a dire di sì alSignore. A quante cose ci prostriamo senzatanti scrupoli, credendo di fare il nostro be-ne…È naturale la tentazione se le cose van-no male di prendercela con Dio, di chiuder-ci, di vivere per noi stessi, ma questo rendela vita più triste…».

Amicizia e condivisione sono le parolechiave del rapporto tra i volontari dellaComunità di Sant’Egidio e i poveri loroamici, e a loro padre Giuseppe ha volutorivolgere un messaggio di speranza: «Lavita per strada, nel freddo, è dura, ma c’è l’a-micizia, la comunità che è famiglia, e la for-za che può dare la parola di Dio, perché è ve-ro che l’uomo non vive di solo pane».

Primo Piano DiocesiNuova Stagione 24 febbraio 2013 • 3

A Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe, la Giornata diocesana di preghiera per i carcerati celebrata dal Cardinale Sepe

«Portate la luce nel buio delle celle»di Oreste d’Amore

Inizia a Casoria il cammino quaresima-le del Cardinale Sepe. Nella Giornata dio-cesana di preghiera per i carcerati, cele-brata domenica 17 febbraio, la parrocchiadedicata a Santa Maria Francesca delleCinque Piaghe ha ospitato la primaStazione quaresimale, dedicata anchequest’anno ai reclusi, alle loro famiglie e altema della giustizia. Centinaia di personehanno accolto l’Arcivescovo sul sagrato,mentre in chiesa erano presenti circa tren-ta detenuti, provenienti dalle due case cir-condariali della città.

Con loro il Presidente del Tribunale disorveglianza Carmine Antonio Esposito,la direttrice del carcere di PoggiorealeTeresa Abate e Antonio Mattone dellaComunità di Sant’Egidio.

Ad accogliere le autorità e i fedeli il sin-daco di Casoria Vincenzo Carfora e il par-roco e decano della zona don JonasGianneo. Sul presbiterio salgono accantoal Cardinale tanti sacerdoti, tra loro anchei cinque cappellani, che a Napoli si occu-pano dell’assistenza spirituale dei carce-rati, guidati da don Franco Esposito, di-rettore dell’ufficio diocesano per laPastorale carceraria.

Le letture affidate ai volontari che of-frono il loro servizio quotidianamente infavore dei fratelli reclusi: sono circa set-tanta quelli che operano nelle carceri diPoggioreale e Secondigliano. “Il Signorevide la nostra oppressione e ascoltò la no-stra voce”, si legge nella prima lettura.

Sepe invita a vivere i quaranta giornidel tempo di Pasqua come un pellegrinag-gio. Penitenza e conversione per purifica-re i cuori e le menti e rafforzare il legamecon Cristo, perchè la fedeltà fa superare leprove e le tentazioni. Come Gesù che «si ri-tira nel deserto per assaporare la dolcezzadel rapporto con il Padre, attraverso lapreghiera e il silenzio».

Poi denuncia come oggi si prediliganoi beni materiali sopra ogni cosa. “Io sonoil dio di me stesso”, l’invidia, la sopraffa-zione, l’odio, il sangue, la violenza e l’egoi-smo ne sono la conseguenza.

E invece «noi siamo frutto dell’amoredi Dio, che ci fa vivere per gli altri. Quantierrori commettiamo, quanti rimorsi. I no-stri amici detenuti hanno però espiato pe-ne eccessive, perchè spesso finalizzate al-la punizione e non alla rieducazione».

Sull’argomento si esprime anche don

Franco Esposito: «Il più delle volte si en-tra in carcere per espiare la colpa di unreato commesso, ma si esce vittima di unreato subito».

La dignità innanzitutto: oggi aPoggioreale vivono 2850 detenuti a frontedi una capienza di 1200 unità, Se con -digliano invece ne ospita 1400. «I detenu-ti devono sapere che fuori dalle mura delcarcere c’è una comunità che gli è vicino,li aspetta, prega ed è in comunione con lo-ro».

Nella preghiera dei fedeli si prega per laconversione dei loro cuori, perchè si pre-servi la loro dignità e si garantisca il dirit-to alla vita anche per chi è nel braccio del-la morte. Ma si prega anche per le vittimedella criminalità, perchè non portino ran-core.

Al termine della celebrazione sono glistessi carcerati a leggere con commozioneuna preghiera scritta da Paolo VI, poi ilCardinale li accoglie nel teatro parroc-chiale, insieme ai loro parenti, per un sa-luto privato.

A loro la benedizione e un augurio disperanza, perchè siano portatori di lucenel buio delle loro celle.

Valorizzazione del lavoro occasionale, emersione del lavoronero e tutela dei lavoratori sono al centro di una iniziativa speri-mentale, frutto della collaborazione tra Inps Campania,Pastorale Sociale e del Lavoro e Italia Lavoro, l’agenzia tecnicadel Ministero del Lavoro. Durante il periodo di Quaresima, in treparrocchie pilota della diocesi di Napoli, verranno illustrati ivantaggi dell’utilizzo dei Buoni Lavoro, i voucher con cui vengo-no pagati servizi di breve durata destinati ai privati e alle azien-de. Inoltre, i fedeli di queste tre parrocchie, potranno acquistaredirettamente dei Buoni Lavoro che saranno utilizzati per picco-li lavoretti di cui necessita la comunità parrocchiale.

Il lavoro occasionale accessorio costituisce uno strumento at-traverso il quale ricondurre nell’ambito della regolarità taluneprestazioni di carattere occasionale che frequentemente sono difatto escluse da qualsiasi formalizzazione. Imbiancare del loca-li, eseguire piccoli interventi di riparazione, effettuare dei brevitrasporti sono delle esigenze che possono nascere nell’ambitodella vita parrocchiale.

I Buoni Lavoro vengono utilizzati senza stipulare alcun con-tratto, e prevedono sia la copertura previdenziale che quella as-sicurativa. Non danno luogo a decurtazioni per coloro che usu-fruiscono di ammortizzatori sociali (CIGO, CIGS, CIG i deroga)o forme di sostegno al reddito (disoccupazione ordinaria, mobi-lità). Possono accedere a questa forma di retribuzione anche glistudenti tra i 16 e i 25 anni.

Quelli minorenni devono essere autorizzati dai genitori o dachi esercita la patria potestà, chi va all’università può svolgere la-

voro occasionale accessorio in tutti i giorni dell’anno, mentre tut-ti gli altri possono lavorare solo il sabato, la domenica e nei gior-ni di vacanza scolastica.

Un utilizzo tipico per le famiglie potrebbe essere quello di pa-gare prestazioni occasionali come notti in ospedale presso uncongiunto, badanti che sostituiscono quelle che tornano in pa-tria per un periodo di ferie o qualsiasi altra attività che viene pre-stata per un breve lasso di tempo.

Ogni lavoratore può usufruire di 5.000 euro di buoni lavoro al-l’anno, 3.000 se è percettore di prestazioni integrative di salario odi sostegno al reddito, mentre, ogni datore di lavoro o famiglia puòimpiegare non più di 10.000 euro di voucher, che possono essereacquistati presso le tabaccherie convenzionate, le sedi provincialiINPS, gli uffici postali, o attraverso procedure telematiche.

L’iniziativa è partita il 17 febbraio nella parrocchia di SantaMaria della Rotonda, dove il parroco don Salvatore Fratellanzae il dirigente dell’INPS regionale, l’ingegner Francesco Vetromileal termine delle messe hanno spiegato ai fedeli la funzione edu-cativa, lo scopo e l’utilità dei buoni lavoro occasionali. Il 3 mar-zo si proseguirà nella parrocchia di Sant’Antonio alla Pineta, perfinire il 17 marzo nella chiesa di Maria SS.Assunta in Cielo aMiano.

Con questa proposta si vuole diffondere una cultura del lavo-ro legata alla legalità e all’etica, nonché mettere in moto circuitivirtuosi che riaffermino il valore dell’onestà e nello stesso tem-po sostengano chi si trova in un periodo di difficoltà.

* Direttore Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro

Inps Campania, Pastorale Sociale e del Lavoro e Italia Lavoro insieme per un progetto sperimentale

I “Buoni Lavoro” arrivano in parrocchiadi Antonio Mattone *

Vita Ecclesiale Nuova Stagione4 • 24 febbraio 2013

Apostolato della Preghiera

SeguireCristocon cuorelibero e ardente«Le persone consacrate dianotestimonianza che seguire GesùCristo con cuore libero e ardentenel servizio dei fratelli, conducealla vera gioia»: è l’intenzioneaffidata dai Vescovi per il mesedi febbraio 2013, insieme conquella generale e quellamissionaria del Papa, a coloroche, vivendo quotidianamente lavita cristiana secondo laspiritualità dell’Apostolato dellaPreghiera, in questo Anno dellaFede, vogliono diventare essistessi, nel loro ambiente, “Portadella Fede” perché, attraverso laloro concreta e trainantetestimonianza dei valorievangelici, sia reso possibile ilpersonale e illuminante incontrocon Cristo anche per coloro che,forse, non hanno maisperimentato la sua amiciziaoppure per penose esperienze dipeccato, si sano allontanati daLui, abbandonando anche il suoVangelo. Gioverà forse ricordarea quanti vivono gli ideali ed ilvalore della riparazione delleoffese rese a Dio propriodell’Apostolato della Preghiera,attraverso la loro partecipazionealla preghiera della Chiesa edalla sua unione all’offertaredentrice di Cristo, nelSacrificio eucaristico, quanto èstato chiesto o fatto osservarealle persone consacrate deidiversi istituti religiosi sia dalnostro Arcivescovo, sia dallaConferenza Episcopale Italiana,sia dal Papa Benedetto XVI, inoccasione della Celebrazionedella XVII Giornata mondialedella Vita consacrata delloscorso 2 febbraio. Il Cardinale Crescenzio Sepe,alle persone consacrateconvenute in Cattedrale per lasolenne celebrazione dellucernario e dei Vespri disse:«Pensando alla Vita consacratacome risorsa ecclesiale per ilbene comune, avverto lanecessità di sottolineare alcuneurgenze: riqualificare la vitaspirituale; riqualificare la vitacomunitaria riqualificarel’annuncio del Vangelo». La Conferenza EpiscopaleItaliana, a sua volta, attraversola Commissione episcopale per ilClero e la Vita Consacrata, aricordato alle persone Consacratela loro identità «di testimoni eannunciatori della fede». «Lavostra missione apostolica – èaffermato nel Messaggio – dà unapporto importante einsostituibile alla nuovaevangelizzazione in conformitàai vostri specifici carismi. Siatesempre presenza profetica di veraumanità anche quando ciò esigedi andare contro corrente. Siatefedeli alla vostra tradizionecarismatica e, allo stesso tempo,siate capaci di interpretare inmodo attuale il carisma,mostrandone la fecondità».

Pasquale Puca sj

Gli incontri dell’Usmi diocesana

Verso la QuaresimaSono tre gli incontri verso la Quaresima organizzati

dall’Usmi diocesana.Il primo incontro è in programma domenica 24 feb-

braio, presso il Seminario Maggiore di Capodimonte, sultema: “Abramo.

Una fede sfidata”. Relatore: S. E. Mons. Lucio Lemmo,Vescovo ausiliare di Napoli.

Il secondo appuntamento è per domenica 3 marzonell’Auditorium Arcivescovile, in largo Donnaregina, sultema: “Mosè.

Il tempo della fede come innamoramento”.Relatore: S. E. Mons. Antonio De Luca, Vescovo di

Teggiano-Policastro.Il terzo incontro è per domenica 10 marzo, presso il

Seminario Maggiore di Capodimonte, sul tema: “Ester. Lalibertà della fede”. Relatore: Padre Salvatore Farì, Pro-vi-cario per la Vita Consacrata.

Gli incontri avranno il seguente svolgimento:ore 15.30: accoglienza; ore 16: momento di preghiera. Relazione, interventi e condivisione e comunicazioni

varieore 18: Conclusione.

Suor MariaRaffaella Costanzo

Delegata diocesana Usmi

Tempo di Quaresima

Il digiunodi Michele Borriello

San Matteo, al capitolo IV scrive: «Gesùfu condotto dallo Spirito nel deserto,per essere tentato dal diavolo. Dopo

aver digiunato quaranta giorni e quarantanotti, alla fine ebbe fame».Digiunare: fare di-giuno. Il termine è di origine latina “jeju-nus”, che significa affamato. Ora, in questotempo di Quaresima, è bene soffermarsinon tanto sul severo periodo in preparazio-ne alla Pasqua, ma sul digiuno, aspetto chein passato nella Chiesa aveva profondo si-gnificato.

Oggi, in un tempo di rilassatezza, ilDigiuno è divenuto non diciamo un ricordostorico ma, certo, un fatto estrinseco e com-plementare, valido solo per pochi osservan-ti. Uno dei più eminenti Padri del deserti,Eulogio, così consigliava ad un suo discepo-lo: «Figlio, poco alla volta, esercitati a restrin-gere il tuo ventre, grazie al digiuno». Questodetto di Eulogio evidenzia l’origine asceticadel digiuno, da questo è scaturita una pras-si universale che, come dei rivoli, è conflui-ta nel Kippur ebraico, la grande giornatadell’espiazione che imponeva totale priva-zione dai cibi, dal lavoro e altro, come purenel Ramadan, che è uno dei cinque pilastridell’Islam, e non ultimo nella tradizione cri-stiana.

Oggi, in tempo di scristianizzazione e didisinteresse per le pratiche ascetiche, il di-giuno è stato ridotto ad una sorta di dieta,ma non per fini religiosi. Si consideri chetutte le grandi religioni affermano che di-giunare è atto non solo di natura simbolica,ma addirittura ascetico, nel senso che è unodei mezzi più idonei a percorrere la via del-l’unione con Dio. Così la pensa il profetaIsaia: «È questo il digiuno che il Signore vuo-le: sciogliere le catene inique, togliere i legamidel giogo, rimandare liberi gli oppressi, spez-zare ogni giogo, dividere il pane con l’affama-to, introdurre in casa i miseri, i senza tetto, ve-stire uno che vedi nudo, non distogliere gli oc-chi da quelli della tua carne».

Oppure possiamo meditare su unaespressione ironica di Gesù per quanto ri-guarda un tipo di digiuno esclusivamente ri-tuale, quello che «ti fa assumere un’aria ma-linconica e ti fa sfigurare la faccia». Ad essooppone in modo paradossale «il profumarsiil capo e lavarsi il viso». Il Cristo vuole affer-mare, con tutto il peso della sua divinaParola, che il digiuno non è una maschera-ta, una farsa per apparire, ma una scelta in-tima, personale, che è espressione di autodi-sciplina, l’esclusione di ogni tipo di consu-mismo e di ogni egoismo, dalla logica del

possesso, dalle false e innumerevoli neces-sità, inutili, che ci siamo creati.

Il digiuno, per contro, è purificazionedello spirito e dominio dei sensi, controllo disé, superamento di ogni istinto e far prevale-re la ragione. Anche Al-Ghazali, mistico isla-mico, insegnava che il vero digiuno è aste-nersi dai peccati della lingua e dagli altrimembri, è «liberarsi da tutto ciò che non èDio».

Ma l’apostolo del Digiuno è da conside-rarsi la Grande Anima, il Mahatma Gandhiche ha dimostrato sulla sua pelle e attraver-so tutta la sua vita che la “politica del digiu-no” alla fine rende. Scriveva: «Il digiuno nonha senso se non si educa alla sobrietà e se nonè accompagnato da un costante desiderio diautodisciplina. Colui che ha soggiogato i sen-si è il primo e più importante degli uomini.Tutte le virtù risiedono in lui».

Nella tradizione cristiana abbiamo, tra levirtù cardinali, forse quella più dimenticata,la temperanza. Forse, e senza forse, la tem-peranza alimentare è certo controllo dei sen-si, sobrietà, dominio di sé e quindi afferma-zione della propria dignità di uomo, ma pernoi cristiani, deve diventare, in periodo qua-resimale, concreta espressione di amore fra-terno. Questo afferma Giacomo apostolonella sua lettera: «Se un fratello o una sorellasono senza vestiti e sprovvisti del cibo quoti-diano (il digiuno forzato dei poveri!) e uno di

voi dice loro: andatevene in pace, riscaldatevie saziatevi! Ma non date loro il necessario peril corpo, che giova?». Dunque, all’ascesi per-sonale della sobrietà necessariamente va le-gata la carità fraterna, la spiritualità vera,non ipocrita.

Ancora oggi, alcuni gruppi, sparuti, in se-no alla Chiesa, nostalgici della penitenza“medievale”, penitenza fine a se stessa, os-servano un tipo di Quaresima per alcuniaspetti esteriore, dimenticando che nella no-stra tradizione, risalente ai tempi apostolici,il digiuno faceva parte, e deve far parte anco-ra, della triade: digiuno, preghiera, elemosi-na, in quanto espressione interiore del cri-stiano.

Il digiuno cristiano, pertanto, pur espri-mendosi con atteggiamenti esteriori e visibi-li, conserva sempre il suo carattere interio-re, contribuendo, così, alla conversione delcuore.

Per questa ragione, è fondamentale la suamotivazione teologica: il conseguimentodelle virtù, quale la moderazione, la genero-sità, l’umiltà, la carità.

Dal punto di vista della scalata alla san-tità, a cui tutti sono chiamati, il digiuno ac-quista valore spirituale all’interno di un pro-getto di vita che prevede uno spazio all’asce-si per dominare i disordini passionali e perstimolare l’impegno concreto d’amore versoDio e verso il prossimo.

Vita DiocesanaNuova Stagione 24 febbraio 2013 • 5

Regione EcclesiasticaCampaniaTribunale EcclesiasticoRegionale Campano

InaugurazioneAnnoGiudiziario2013Martedì 26 febbraio, alle ore10, presso il Salone della sedeArcivescovile, in largoDonnaregina 23, si terràl’inaugurazione dell’AnnoGiudiziario 2013 allapresenta del CardinaleCrescenzio Sepe, ArcivescovoMetropolita di Napoli eModeratore del TribunaleEcclesiastico RegionaleCampano e di Appello e diMons. Erasmo Napolitano,Vicario Giudiziale. Dopo il saluto del Cardinale ela relazione dei VicarioGiudiziale, terrà laprolusione il Rev.mo Mons.Prof. Joaquin Llobell, dellaPontificia Università dellaSanta Croce.

* * *

Santa Maria in Portico

Catechesiper adulti

La catechesi degli adulti pro-posta dalla parrocchia SantaMaria in Portico, si articola in tremomenti. Nel primo si tenterà diandare al fondamento del rac-conto della Fede, attraverso lalettura del testo di LucianoManicardi: “Per una fede matu-ra”. Queste le prossime date inprogramma: 5 marzo, “L’elo -quen za della fede: la preghiera”;9 aprile, “Vivere di fede”; 7 mag-gio, “Maturità della fede, matu-rità della Chiesa”.

Come secondo momento, simuoveranno i primi passi allascoperta dei luoghi della Fede,presenti in Campania o che ap-partengono alla spiritualitàLeonardina. Prossimi appunta-menti: 12 marzo; 23 aprile; 21maggio.

Come terzo momento, ci simetterà alla ricerca dei segni del-la Fede, così come emergono nelmoderno linguaggio della cine-matografia con una serie diproiezioni sul tema “Cinema eFede”, in calendario con fre-quenza mensile: 26 febbraio; 19marzo; 2 aprile; 28 maggio.

Tutti gli incontri si terrannoalle ore 19.30. Per saperne di piùè possibile rivolgersi alla parroc-chia Santa Maria in Portico, invia Martucci 17 (081.66.92.94).

Un Convegno alla FacoltàTeologica e al Tempio del Buon Consiglio

Verbum in mundo

Nel cuore dell’Anno della fede, la Sezione S. Tommasod’Aquino della Pontificia Facoltà Teologica dell’ItaliaMeridionale e la nostra Arcidiocesi hanno promosso unariflessione sulla fede e ricordato il cinquantesimo anni-versario del Concilio Vaticano II mettendo al centro laSacra Scrittura. Da qui il tema del Convegno che si è svol-to a Capodimonte il 15 e 16 febbraio: Verbum in mundo.Una fede che si interroga e dialoga a partire dalla Parola.

L’avvio ai lavori è venuto dall’introduzione delCardinale Crescenzio Sepe. «Dobbiamo leggere e studiarela Bibbia. Ma sono convinto che occorra imparare innan-zitutto ad ascoltare la Parola, affinché essa possa compiereciò per cui il Signore ce la manda. Ascoltare vuol dire “ac-cogliere”, “seminare” nel buon terreno del cuore. Per talemotivo propongo in Diocesi, ogni anno, la lectio divina,che non dev’essere considerata come un’occasione per sen-tire una pia e vaga esortazione a diventare “brave persone”,ma ci deve trasformare in “testimoni coraggiosi e autenti-ci” del Vangelo», ha affermato l’Arcivescovo. E ha aggiun-to: «Abbiamo il compito di annunciare al mondo l’amoredi Dio. Come possiamo farlo se non conosciamo il messag-gio? Come diceva san Girolamo, l’“ignoranza delleScritture è ignoranza di Cristo”».

Il Convegno, allora, ha affrontato l’argomento sottodiversi profili, tenendo presenti i contesti e le problema-tiche della nuova evangelizzazione. Non a caso, nella pri-ma giornata, fondamentale è stata la relazione diMonsignor Rino Fisichella. Nella prima aula dellaFacoltà Teologica, dov’erano presenti i docenti e una buo-na rappresentanza anche delle parrocchie, il presidentedel dicastero che si occupa proprio della promozione del-la nuova evangelizzazione ha detto con forza: «La Paroladeve diffondersi tra le genti, tra le strade delle nostre città, elì trovare lo spazio dell’accoglienza che porta salvezza egioia».

Nei documenti del magistero della Chiesa di questi ul-timi decenni, a partire dal Vaticano II, c’è un progressivosvilupparsi di una dottrina che, da una parte, ha ridato al-la Parola di Dio il suo posto di primo avvenimento nellastoria della salvezza e, dall’altra, ha ricollegato il sacra-mento – appunto per mezzo della Parola – più strettamen-te alla storia della salvezza. Cristo nella sua Parola e persuo mezzo si fa presente nell’assemblea celebrante e, intal modo, questa Parola diventa sacramento di Cristo pernoi. È stato questo l’asse portante sul quale si sono mos-si molti interventi dei professori della Facoltà e anche diMonsignor Francesco Pio Tamburrino in apertura dellaseconda giornata. Il rappresentante della Commissioneliturgica della CEI ha affermato: «La liturgia, in quanto“faccia a faccia” con Dio che si comunica e si fa cogliere,non può non essere il luogo privilegiato in cui Dio parla anoi nel presente della nostra vita, parla oggi al suo popolo,che ascolta e risponde, come leggiamo al n. 52 della esorta-zione apostolica postsinodale Verbum Domini diBenedetto XVI». «Da ciò», ha continuato Tamburrino,«l’urgenza pastorale di comprendere e vivere il valore essen-ziale dell’azione liturgica per la comprensione della Paroladi Dio, perché è in essa che l’illo temporediventa l’hodieperla comunità credente che celebra Cristo, il Caput libri nelquale è scritta la volontà del Padre».

Il Convegno ha avuto un’appendice nel pomeriggio disabato 16, con un incontro al Tempio dell’IncoronataMadre del Buon Consiglio e dell’Unità della Chiesa a cuierano invitati i presbiteri, i diaconi, i consacrati e gli ope-ratori pastorali dell’Arcidiocesi di Napoli. Il tema, Paroladi Dio e testimonianza cristiana, è stato affidato alVescovo di Frosinone Ambrogio Spreafico. Questa la suae la nostra conclusione: «C’è troppa delusione in giro, co-me se tutto dipendesse da noi e dalle nostre strategie e me-todologie. Abbiamo la sensazione, talvolta, di trovarci co-me ai tempi di Samuele: “La parola del Signore era rara inquei giorni, le visioni non erano frequenti”. EppureSamuele fu chiamato giovane ad essere profeta della Paroladi Dio proprio in un tempo difficile, di guerre e di insicurez-za. Oggi sembra che l’unico problema della vita sia salvarese stessi, preoccuparsi di sé. Del resto, è l’istinto dei tempidifficili e forse di ogni tempo. Anche oggi mancano visioni,mancano sogni sul mondo e anche su di noi. Ma senza so-gni e visioni la vita inaridisce e la speranza muore, il futu-ro appare uguale se non peggiore del presente. C’è bisognodi profezia, di uomini e donne che sappiano aprire il librosigillato della Parola di Dio per porgerlo a chi non lo cono-sce o lo ha dimenticato».

Giuseppe Falanga

Formiamo il coro

diocesanoAi parroci e ai responsabili delle “Scholae Cantorum”

Il Cardinale Crescenzio Sepe desidera che si costituisca una CappellaMusicale che possa guidare, con il canto, le celebrazioni che hanno luogo inCattedrale.

Perché tale Cappella Musicale possa essere costituita si è pensato di coin-volgere le scholae cantorum e i gruppi parrocchiali. L’Arcivescovo ha inca-ricato a tale scopo don Rosario Cantone il quale, si rende disponibile per leaudizioni.

È richiesto come requisito minimo l’essere intonati! Maggiori dettagli perl’impegno che ci si vorrà assumere saranno comunicati in sede di audizione.

Le audizioni si terranno presso la Parrocchia Nostra Signora del SacroCuore, via Scala 25, 80128, Napoli (http://www.parrocchianssc.it/)

I singoli, i gruppi e le scholae cantorum interessati possono contattaredon Rosario Cantone ai seguenti recapiti: [email protected] oppu-re al numero 3356658134 in modo da concordare il giorno e l’ora dell’audi-zione.

Flash sull’incontro dei giovani

Il 9 febbraio la pastorale giovanile del-la nostra Diocesi ha vissuto un mo-mento molto forte. La quaresimaera alle porte e la necessità di ve-dersi, riflettere, condividere, hareso possibile questo incontro-ri-tiro di una mattinata con mons.Lucio Lemmo, Vescovo ausiliaredi Napoli.

La presenza di circa novantapersone, tra componenti dellaconsulta e ragazzi delle varie par-rocchie, ha arricchito tutti coloroche vi hanno preso parte.

Le lodi mattutine per pregare insiemeseguite da una riflessione, toccante e coin-volgente, del vescovo hanno permesso un dibattito suvarie tematiche attraverso le domande del gruppo e le risposte precise e sti-molanti del vescovo. Il tutto celebrato e offerto durante la celebrazione con-clusiva della Santa Eucaristia dove commozione, emozione, gioia sono sta-ti ingredienti essenziali.

Il direttore dell’ ufficio don Pasquale Incoronato sta puntando molto suldialogo e la condivisione con i giovani. Il cammino è ancora lungo ma lo spi-rito di Dio illumina i nostri passi. Alla prossima...

Ivana Sessa

Vita Diocesana Nuova Stagione6 • 24 febbraio 2013

Per capiremeglio la vita cristianaCi sono due donne che, aconoscerle meglio, si rivelano inuna speciale sintonia conl’obiettivo riformatore diBenedetto XVI, convinto chetutto, nella Chiesa e nellasocietà, debba ripartire da Dioquale migliore garanzia persuperare l’attuale crisi culturale,economica e religiosa. Teresa D’Avila e Chiara Lubichhanno speso la propria vita inepoche diverse per questocomune ideale, contribuendoanche con gli scritti a unacomprensione più genuina dellavita cristiana. Sono due donneche hanno trovato un ampioascolto nella Chiesa cattolica. Averle presenti oggi, nell’urgenzache si avverte di far giungerenuovamente la fede al Cuoredella gente, è di particolareaiuto. La loro attualità deriva,tra l’altro, dall’essere stateentrambe paladine di unrinnovamento spiritualeoriginato nel clima di dueimportanti concili riformatori:Teresa nell’alveo del ConcilioTridentino (1545-1563) nelsecolo del Rinascimento; Chiaraconfermata nella sua intuizionedal Concilio Vaticano II (1962-1965) a metà Novecento. Nella scia di questi concili laSanta Carmelitana e lafondatrice dei Focolari hannoavviato esperienze di vitacristiana benefiche per tantifedeli e per l’intera Chiesa,Maestri di spiritualità tra i piùaccreditati vanno sempre piùconvergendo nel riconoscere sial’attualità del pensiero di Teresae Chiara, sia lacomplementarietà delle vie daloro proposte per l’imitazione diCristo e la santificazione nellavita quotidiana. La forza di questo pensieroconsiste nella fede vissuta peramore e con amore smisuratoper Dio e per il prossimo, l’unicosegno davvero efficace per lacredibilità del Vangelo agli occhidei nostri contemporanei. La scoperta di questa affinitàspirituale tra Teresa e Chiara sideve, in particolare, alCarmelitano Jesus CastellanoCervera, morto agli inizi delPontificato di Benedetto XVI, ilPapa teologo animato da ugualepassione per il primatodell’amore di Dio nella Chiesa. Teresa, come è noto, è celebre peril “castello interiore”: l’anima.Chiara ha risposto ai segni delnostro tempo aggiungendo disuo, alla piattaforma di Teresa,la spiritualità del “castelloesteriore”, cioè della santitàcercata in forma comunitariacome Chiesa. Una seria presa incarico della chiamata universalealla santità riconosciuta ediffusa dsal Concilio VaticanoII.

Virgilio Frascino

La catechesi settimanale di Benedetto XVI

Il tempo della conversione di Antonio Colasanto

Quaranta giorni ci separano dalla cele-brazione della Pasqua e questo è un tempodi particolare impegno nel nostro camminospirituale. In questa Catechesi vorrei soffer-marmi proprio su questo momento della vi-ta terrena del Signore, Figlio di Dio.Anzitutto il deserto, dove Gesù si ritira è illuogo del silenzio, della povertà, dove l’uo-mo è privato degli appoggi materiali e si tro-va di fronte alle domande fondamentali del-l’esistenza, è spinto ad andare all’essenzialee proprio per questo gli è più facile incontra-re Dio. Ma il deserto è anche il luogo dellamorte, perché dove non c’è acqua non c’èneppure vita, ed è il luogo della solitudine,in cui l’uomo sente più intensa la tentazio-ne. Gesù va nel deserto, e là subisce la tenta-zione di lasciare la via indicata da Dio Padreper seguire altre strade più facili e monda-ne. Così Egli si carica delle nostre tentazio-ni, porta con Lui la nostra miseria, per vin-cere il maligno e aprirci il cammino versoDio, il cammino della conversione.

Benedetto XVI si è poi domandato: Qualè il nocciolo delle tre tentazioni che subisceGesù? È la proposta di strumentalizzare Diodi usarlo per i propri interessi, per la propriagloria e il proprio successo. E dunque, in so-stanza, di mettere se stessi al posto di Dio, ri-muovendolo dalla propria esistenza e facen-dolo sembrare superfluo. Ognuno di noi do-vrebbe chiedersi allora: che posto ha Dionella mia vita? È Lui il Signore o sono io?.

Superare la tentazione di sottomettereDio a sé e ai propri interessi o di metterlo inun angolo e convertirsi al giusto ordine dipriorità, dare a Dio il primo posto, è un cam-mino che ogni cristiano deve percorreresempre di nuovo. “Convertirsi”, un invitoche ascolteremo molte volte in Quaresima,significa seguire Gesù in modo che il suoVangelo sia guida concreta della vita; signi-fica lasciare che Dio ci trasformi, smetteredi pensare che siamo noi gli unici costrutto-ri della nostra esistenza; significa riconosce-re che siamo creature, che dipendiamo daDio, dal suo amore, e soltanto perdendo la

nostra vita in Lui possiamo guadagnarla.Questo esige di operare le nostre scelte allaluce della Parola di Dio.

Oggi non si può più essere cristiani comesemplice conseguenza del fatto di vivere inuna società che ha radici cristiane: anche chinasce da una famiglia cristiana ed è educatoreligiosamente deve, ogni giorno, rinnovarela scelta di essere cristiano, cioè dare a Dio ilprimo posto, di fronte alle tentazioni cheuna cultura secolarizzata gli propone di con-tinuo, di fronte al giudizio critico di molticontemporanei.

Le prove a cui la società attuale sottopo-ne il cristiano, infatti, sono tante, e toccanola vita personale e sociale. Non è facile esse-re fedeli al matrimonio cristiano, praticarela misericordia nella vita quotidiana, lascia-re spazio alla preghiera e al silenzio interio-re; non è facile opporsi pubblicamente ascelte che molti considerano ovvie, quali l’a-borto in caso di gravidanza indesiderata,l’eutanasia in caso di malattie gravi, o la se-

lezione degli embrioni per prevenire malat-tie ereditarie. La tentazione di metter da par-te la propria fede è sempre presente e la con-versione diventa una risposta a Dio che deveessere confermata più volte nella vita.

Ci sono di esempio e di stimolo le grandiconversioni come quella di san Paolo sullavia di Damasco, o di Sant’Agostino, ma an-che nella nostra epoca di eclissi del senso delsacro, la grazia di Dio è al lavoro e opera me-raviglie nella vita di tante persone. Il Signorenon si stanca di bussare alla porta dell’uomoin contesti sociali e culturali che sembranoinghiottiti dalla secolarizzazione.

Nel Libro dell’Apocalisse si legge: «Ecco:sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta lamia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, ce-nerò con lui ed egli con me».

Il nostro uomo interiore – ha così conclu-so Papa Benedetto XVI – deve prepararsi peressere visitato da Dio, e proprio per questonon deve lasciarsi invadere dalle illusioni,dalle apparenze, dalle cose materiali.

Lectura Patrum Neapolitana

Una riflessione sulle prime comunità cristianeUn focus sulle origini del cristianesimo, partendo dall’analisi del-

le prime comunità cristiane. Questa l’istantanea della quarto incon-tro dell’anno accademico 2012/2013, della Lectura PatrumNeapolitana, l’associazione che fa della divulgazione del pensierodei Padri della Chiesa della sua ragion d’essere.

L’avvio della lectio, tenutasi nel pomeriggio di sabato 16 febbraiopresso la sala convegni del Tempio del Volto Santo, è stato dato dal-la presentazione del volume “Ebrei credenti in Gesù”. A relazionaresul testo è stato Marcello Marin, ordinario di Letteratura CristianaAntica nell’Università di Foggia che ha evidenziato come il rappor-to tra Ebrei e Cristiani ha animato un dibattito, all’interno della let-teratura cristiana antica, che conserva, ancora oggi, con il dialogointerreligioso, tutta la sua attualità.

Il volume, edito dalle Paoline e pubblicato nel 2012, è stato scrit-to a più mani, e rappresenta una sorta di grande antologia (circa 700pagine) che raccoglie non solo testimonianze della Chiesa, ma an-che esperienze giudaiche e manichee.

«Le esperienze dei primi gruppi cristiani provenienti dal giudai-smo– ha affermato Marin– rivive mirabilmente nelle pagine di questolibro; esse ritengo rappresentino un supporto fondamentale per cono-scere le origini della storia cristiana. Un periodo, quello del I secolo,caratterizzato da duri contrasti nella Chiesa tra cristiani giudaizzantie cristiani provenienti dalle file del paganesimo».

L’accademico ha poi letto alcuni passi significativi del libro comeil “Dialogo con Trifone” di Giustino, “Contro le eresie” di Ireneo e deiframmenti dei cosiddetti “Vangeli giudeocristiani” come il “Vangelodegli ebrei”, quello degli ebioniti ed altri rientranti nei testi apocrifi.

Il seminario, organizzato dalle Piccole Ancelle di Cristo Re, è sta-to introdotto da Antonio V. Nazzaro, Professore Emeritonell’Università di Napoli Federico II e tra i fondatori di LecturaPatrum Neapolitana,

Suor Leonia Buono- la segretaria della Congregazione fondatadai servi di Dio in cammino di Santità suor Antonietta Giugliano e

Padre Sosio Del Prete- ha cosi commentato la relazione:«L’argomento trattato dal prof. Marin assume una connotazione dav-vero interessante in speciale modo in quest’Anno delle Fede. La chia-rezza espositiva del relatore insieme all’insostituibile supporto delprof. Nazzaro hanno reso fruibile la comprensione di uno dei segmen-ti oggettivamente più impegnativi nell’ambito della letteratura cristia-na».

Hanno fatto da cornice al simposio circa duecento persone, trale quali molte religiose della Congregazione – a partire dalla MadreGenerale sr. Maria Luisa Orgiani, dalle Madre Emerita Sr.Antonietta Tuccillo, ed alcuni accademici e studiosi della materia,che hanno animato il consueto dibattito finale.

Antonio Boccellino

Studio illegale A Milano Andrea è avvocato in un famoso studio che si

occupa di diritto internazionale. Del suo lavoro gli interes-sa la possibilità di gestire affari importanti e di frequentaremolte ragazze affascinanti. Quando il suo collega di stanzasi uccide, gettandosi dalla finestra, Andrea commenta l’e-vento con molto cinismo e si vede affidato dal capo il casoche il malcapitato stava seguendo: si tratta dell’acquisizio-ne di una ditta farmaceutica piemontese da parte di unamultinazionale araba. Mentre addestra il nuovo giovanepraticante Tiziano, Andrea esamina le carte messe a dispo-sizione della ditta. Tutto sembra filare liscio, quando all’in-contro decisivo si presenta l’avvocatessa francese della con-troparte, Emilie, che subito lo mette in difficoltà. Da quelmomento per Andrea cominciano i veri guai.

L’attrazione per Emilie diventa innamoramento e la sto-ria d’amore che si avvia tra loro è inevitabilmente condizio-nata dal rapporto di lavoro. Passano molti equivoci, incom-prensioni, delusioni prima che tutto si chiarisca. Ma forsenon è così.

Code name: GeronimoDieci anni dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, l’in-

telligence americana sta stringendo i tempi nella caccia aOsama Bin Laden. Ora la Cia decide di selezionare unaunità speciale di Navy Seals per una missione segreta inAfghanistan. Nome in codice dell’operazione è Geronimo.L’operazione è coordinata direttamente dalla Casa Bianca.Sul posto, ufficiali e militari affrontano una situazione dicrescente tensione. Tra consapevolezza dei rischi e coscien-za del dovere da compiere, ciascuno offre il meglio per rag-giungere l’obiettivo finale. Della spedizione che ha portatoalla cattura e all’uccisione di Osama Bin Laden, difficile, de-licatissima, carica di rischi, viene proposta uan ricostruzio-ne insolitamente lineare e priva di enfasi.

Lungo un copione di essenziale drammaticità, si dipana-no i temi centrali dell’impegno politico, del rispetto milita-re, della necessità di ribadire una capacità organizzativa eoperativa che l’attentato dell’11 settembre aveva moltocompromesso. Messi da parte eroismo e sacrificio, quellache è di fatto una guerra si trasforma in realtà in un giococrudele, del quale gli uomini sul posto sono solo una picco-la parte. Nel terzo millennio infatti, quello che deve succe-dere in Afghanistan lo si decide, lo di vede, lo di modificadall’altra parte del mondo. È la tecnologia la grande prota-gonista. Le persone restano in mezzo con il loro carico didubbi, paure, speranze, tutto umano, forse troppo, quasifuori dal mondo. Ben fatto e girato con misura, il film, dalpunto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile edel tutto realistico.

Pastorale e DomenicaNuova Stagione 24 febbraio 2013 • 7

Allontanarsiper amoreManifestare il proprio amorenella lontananza è un motivoricorrente nella letteratura,perché vi rientra il grande temaprovenzale dell’amore dalontano, che trova la suaragion d’essere nella abissaledistanza dall’amata. Un temalaicissimo, si obietterà, diversoda quello di un pontefice checontinua ad amare la suapatria-Chiesa anche nelladistanza del nascondimento almondo. Se ci si pensa bene, inrealtà non è così: alcuni, adesempio Denis De Rougemontin “L’amore e l’occidente”,hanno visto nell’amore dalontano dei provenzali lapresenza sotterranea di unmessaggio religioso radicale,quello dei Càtari; lo stessotema dell’amore verso l’altroviene sublimato in Danteproprio attraverso l’assenzafisica della persona: Beatricediviene “porta” della salvezzagrazie alla profonda sofferenzae purificazione che la suascomparsa fisica impone aDante; alla fine di questocammino penitenziale vi è lamanifestazione del divino.Ma in realtà l’assenza-vicinanza dal luogo amato,vista come forma dell’amore,fa parte integrantedell’agiografia cristiana: sipensi alla redazione greco-romana della Vita diSant’Alessio che parla delritorno nell’Urbe del Santodopo la sua scelta di diventaremendicante: egli si pone comeun comune vagabondo achiedere la carità sotto la suaantica casa senza esserericonosciuto dai genitori. Lastruggente nostalgia della casaperduta viene portata aconseguenze estreme.L’esempio di questo santo, checonvinse la sua futura sposa arinunciare al matrimonio, siinterseca con quello di unsingolare personaggio diGilberth Keith Chesterton, ilcreatore del poliziotto-pretepadre Brown. In “Le avventuredi un uomo vivo”, ilprotagonista è uno strambosignore che confessa alla fine“Sono uno che haabbandonata la propria casaperché non poteva piùsopportare d’esserne lontano”:il suo amore infinito lo porta alasciare la casa del suo cuoreper sentirne tutta laspaventosa mancanza.È ovvio che quelli qui riportatisono esempi diversi dall’eventocui stiamo assistendo in questigiorni. Ma ricordiamocil’assunto dal quale siamopartiti: il lasciare non sempre èsegno di sfiducia e fuga, ma diun amore abissale che puòsfidare lo spazio e il tempoumani.

24 febbraio: II Domenica di Quaresima

La bellezza della liturgia cristianaGen 15, 5-12.17-18; Sal 26; Fil 3,17-4,1; Lc 9, 28b-36

CINESEGNALAZIONIRECENSIONI

Il Calvario di tutti La tradizionale pratica della Via crucis è riproposta in sette schemi diver-

si, corrispondenti ai sette venerdì della Quaresima, ciascuno dei quali ab-braccia le intenzioni di preghiera di una particolare categoria di persone: ilpovero, il lavoratore, il giovane, il malato, la famiglia, il sacerdote, per con-cludere con il Servo di JHWH del profeta Isaia, prefigurazione del Cristo.

Il sussidio vuole sensibilizzare i fedeli su come la Passione di Gesù si rin-novi continuamente nelle realtà più fragili del nostro tempo. Ogni schemasi apre con un’orazione e per ognuna delle 14 stazioni viene offerta una me-ditazione a tema. Le meditazioni del povero e del sacerdote sono state ispi-rate dagli scritti di don Primo Mazzolari, come lo stesso autore dichiara nel-la nota introduttiva.Averardo DiniIl Calvario di tuttiSette schemi di Via Crucis per la QuaresimaEdizioni Dehoniane 2013pagine: 136 – euro 7,50

Patì sotto il peso delle mafie

Riflessione e preghiera per riproporre, in modo originale e toccante, lavia della croce come cammino di fede, di giustizia e di legalità. Una riflessio-ne intensa che si avvicina alla poesia per diventare preghiera e voglia di cam -biamento, a cominciare da se stessi, nel segno della giustizia e della ricercadella verità. In que sta “Via crucis”, l’Autore vuole fare scendere, come fascidi luce, alcune pagine di Vangelo e di Sacra Scrittura proprio dove la violen-za dell’ingiustizia sembra zittire ogni possibilità di cambiamento. Ogni sta-zione è scandita dal brano evangelico a cui segue uno spazio meditativo sot-tolineato da nomi di persone (Borsellino, Impastato, Diana) che hanno ca-pito come “porgere l’altra guancia” non è né debolezza né vigliaccheria, maresistenza di fronte al male, rifiuto della spirale della vendetta e delle logi-che disumane annidate in ogni proposta criminale.

Queste pagine propongono un sentiero nuo vo; una preghiera all’insegnadella Parola per ac cogliere la luce che scaturisce dalla Pasqua e per impara-re di nuovo la grammatica della giustizia. Scrive don Ciotti nella prefazione:«La riflessione di don Tonino Palmese ci ripropone la via della croce come cam-mino per ritrovare il sapore della legalità e della giustizia. Un pregare autenti-co di cui abbiamo tutti bisogno. Per fermare la debolezza della violenza e per ri-scoprire la bellezza del perdono come dono che restituisce alle relazioni umanelibertà e giustizia».Tonino PalmesePatì sotto il peso delle mafieVia crucis in memoria di tutte le vittime di mafiaPrefazione di don Luigi CiottiEdizioni Paoline

Spesso mi chiedo: come mai i fedelitanto spesso si stancano durante le no-stre liturgie, si avviliscono, sono distrattie non vedono l’ora che finiscano? A mioavviso, la risposta sta nel fatto che moltifedeli partecipano alle nostre liturgiesenza la conoscenza della Verità dei mi-steri della vita di Gesù che stanno cele-brando. Questa ignoranza, causata dallamancanza di un’adeguata catechesi, nongenera il fuoco dell’amore. E dove non c’èamore non c’è gioia. Ecco perché, troppevolte, durante una celebrazione eucari-stica la maggioranza dei membri dell’as-semblea non esclama: “E’ bello per noistare qui, a lodare e ringraziare DioPadre, Figlio e Spirito Santo!”. Sì, ognicelebrazione liturgica è sempre una teo-fania di Gesù Cristo, che ci porta a vede-re e gustare la gloria e la potenza della SS.Trinità, a condizione che l’assemblea siailluminata e istruita dalla Parola di Dio(Mosé) e purificata dal fuoco dell’amore(Elia) in Gesù Cristo, Figlio dell’eternoPadre, Parola incarnata di Dio e fuocod’amore.

Se l’assemblea non è composta di vi-venti, la liturgia diventa un culto vuoto;per questo motivo spesso si esce dalle no-

stre chiese senza la gioia, l’amore e la pa-ce nel cuore. Chi, durante la celebrazio-ne, fa l’esperienza della presenza salvifi-ca della SS. Trinità, uscirà dalla Chiesasempre pronto a dire: “Il Signore è mialuce e mia salvezza! Di chi avrò timore? IlSignore è difesa della mia vita: di chi avròpaura?”. Così si vive nel mondo con il me-moriale che Gesù è la nostra grazia, ilPadre il nostro amore e lo Spirito Santola nostra comunione. Con questa consa-pevolezza si vive senza paura, pur sapen-do di andare verso Gerusalemme, dove icristiani vengono fatti bersaglio di calun-nie, di tradimenti, di delusioni. Niente enessuno potrà togliere dal cuore del cri-stiano la bellezza, la forza e la gloria vistae ricevuta sul Monte Tabor, sempre con-sapevole che “la nostra cittadinanza è neicieli e di là aspettiamo come Salvatore ilSignore Gesù Cristo” (Fil 3, 20).

La tentazione in cui possono caderequelli che hanno la grazia di contempla-re il volto della Trinità in Gesù Cristo, du-rante le liturgie, è quella di voler rimane-re sul Monte Tabor. Se il Signore, nellasua misericordia, ci concede di contem-plare il suo volto trinitario è perché vuo-le rinsaldarci nella fede, affinché possia-

mo vivere nel mondo manifestando ilSacro.

Il cristianesimo non è una religione insenso stretto o una filosofia intimistica,ma è una Persona, che deve essere testi-moniata nel mondo, dove le folle sonosottomesse al potere distruttivo delNemico, “avendo per dio il loro ventre evantandosi di ciò di cui dovrebbero ver-gognarsi” (Fil 3, 19). Chi ha fatto l’espe-rienza della salvezza di Gesù Cristo sen-te l’urgenza di andare a valle per annun-ciare il regno di Dio, scacciando demonie guarendo ogni sorta di malattia.

Gesù chiamò sul Tabor solo tre deisuoi discepoli. Come mai? Dove c’è follanon c’è mai intimità. Sarebbe davveroproficuo che le nostre liturgie fossero ce-lebrate in piccole comunità e in piccolicenacoli, dove i presenti possano toccarerealmente con mano il passaggio di Gesùche illumina, sana, rafforza, conforta eabbraccia teneramente ogni membrodella piccola comunità.

Per realizzare questo c’è bisogno dimolti sacerdoti. Preghiamo perché loSpirito Santo susciti nella chiesa molti esanti sacerdoti!

Lorenzo Montecalvo, sdv

Speciale Nuova Stagione8 • 24 febbraio 2013

LectioDivinaLibro dei Giudici

Mercoledì, ore 20 1.Mercoledì 20 febbraio:

Giudici 4, 1-23: Dèbora e

Barak. San Giorgio a

Cremano, parrocchia San

Giorgio Martire (don

Gaetano Esposito)

2.Mercoledì 27 febbraio:

Giudici 6, 1-24: Gedeone.

Ercolano, Santuario Santa

Maria a Pugliano (don

Francesco Imperato).

3.Mercoledì 6 marzo:

Giudici 13, 4-31: Sansone

Napoli, parrocchia

Sant’Anna alle Paludi (don

Armando Sannino)

4.Mercoledì 13 marzo:

Giudici 17, 1-13: Il santuario

di Mica San Pietro a

Paterno, parrocchia San

Pietro Apostolo (Don

Francesco Cirino)

5.Mercoledì 20 marzo:

Giudici 21, 15-25: La guerra

contro Beniamino.

Ponticelli, parrocchia

dell’Immacolata a Taverna

della Noce (don Vittorio

Sannino).

Al via, mercoledì, 20 febbraio, nella Parrocchia di San Giorgio Martire in San Giorgio a Cremano, il ciclo dellaLectio divina quaresimale del Cardinale Sepe sul Libro dei Giudici con la vicenda storica di Barak e Debora

Il coraggio della fedeCrescenzio Card. Sepe *

Con l’austero rito delle imposizioni ceneri, mercoledì 13 febbraio,l’Arcivescovo dà inizio in Cattedrale al cammino quaresimale diocesano

«Rendere più umana e giusta la convivenza civile»

Nel ciclo della lectio divina quaresimaledi quest’anno siamo invitati a soffer-marci su uno dei libri storici meno co-

nosciuti, quello dei Giudici. Le tribù d’Israeleerano senza una guida, poiché anche Giosuè –di cui ci siamo occupati lo scorso anno – morìe tutta la sua generazione si riunì ai padri e, co-me dice questo libro al capitolo 2, versetto 10,«dopo di essa ne sorse un’altra, che non avevaconosciuto il Signore, né l’opera che avevacompiuto». Questa ignoranza indusse il popo-lo a fare ciò che è male agli occhi di Dio e a pra-ticare l’idolatria. Il Libro dei Giudici ci narrache, nei momenti di difficoltà, il popolo invo-cava il Signore, il quale correva in suo soccor-so mandando un liberatore. Purtroppo, il po-polo dimenticava presto i benefici divini e ri-tornava a peccare.

All’incostante fedeltà del popolo d’Israele enostra si contrappone il “grande martire”, ve-nerato come patrono in questa nobile città diSan Giorgio a Cremano. Guardando l’esempiodi questo santo apriamoci all’ascolto dellaParola di Dio.

Il Libro dei Giudici, dopo aver raccontatole conquiste e gli insuccessi delle varie tribù,espone la chiave di lettura delle vicende suc-cessive, che obbediscono a uno schema: in pri-mo luogo c’è l’infedeltà del popolo; in secondoluogo il Signore manda un castigo, che consi-ste nel diventare schiavi dei popoli vicini; poi,Israele si pente e grida a Dio; infine, egli man-da un liberatore. Tale liberatore viene chiama-to “giudice”, termine che, tranne qualche ecce-zione, non è da intendere nel nostro senso, macome “guida del popolo” per un tempo deter-minato.

Secondo il racconto biblico, Israele era sta-to già salvato da due giudici: il primo fu Otnièle il secondo Eud. Entrambi avevano combat-tuto e vinto gli oppressori d’Israele, che si di-mostrò irriconoscente e ritornò a commettereil male agli occhi del Signore. Il nostro branopresenta un’altra situazione simile.

Il Signore li consegnò nelle mani di Iabin, redi Canaan, che regnava ad Asor […]. Gli Israelitigridarono al Signore, perché Iabin aveva nove-cento carri di ferro e da vent’anni opprimeva du-ramente gli Israeliti [vv. 2.3]. Dunque, Iabin, ilpotente re della città cananea di Asor, situatasu un altopiano a nord del lago di Galilea, op-primeva il popolo da molto tempo e con durez-za. Il suo esercito aveva un armamento formi-dabile: 900 carri di ferro. Era impossibile perIsraele, con le sue truppe raccogliticce, affron-tare e vincere l’esercito di Iabin, comandato daSìsara.

In quel tempo era giudice d’Israele una donna,una profetessa, Dèbora […]. Ella mandò a chiama-re Barak [vv. 4.6]. In un contesto sociale in cui l’e-lemento maschile è dominante c’è la sorpresa ditrovare una donna che occupa un ruolo importan-te: Debora. Ella è giudice – qui nel senso duplice diguida del popolo e di amministratrice della giusti-zia – e profetessa. Per svolgere il compito di libera-re Israele Debora, il cui nome significa “ape”, chia-ma un uomo, Barak, poiché l’azione militare eracompetenza maschile. Anche il nome di costui haun preciso significato, ossia “fulmine”.

Dèbora disse a Barak: “Àlzati, perché questo è ilgiorno in cui il Signore ha messo Sìsara nelle tuemani” [v. 14]. Al momento opportuno Debora in-dica il giorno adatto per affrontare il nemico.Ormai tutto era pronto, perché Sìsara aveva schie-rato soldati e carri, dopo aver saputo che ancheBarak era in assetto di combattimento. Bisogna ri-cordare, però, che Barak aveva chiesto a Debora diaccompagnarlo nella battaglia e lei gli aveva rispo-sto che accettava, ma che non sarebbe stato suol’onore della vittoria, bensì di una donna. L’esitodel combattimento fu quello che aveva dettoDebora: i nemici furono sbaragliati. Nel testo bi-blico, però, abbiamo letto: «Il Signore sconfisse,davanti a Barak, Sìsara con tutti i suoi carri e contutto il suo esercito». Quindi, la vittoria è operadello stesso Dio che aveva sconfitto i carri e i cava-lieri del faraone. I nemici, pur superiori con un ar-mamento e un addestramento alla battaglia, ven-nero annientati e Sìsara costretto a scendere dalproprio carro e a fuggire a piedi. Venne espugnataanche la sua città.

Giaele uscì incontro a Sìsara e gli disse:“Férmati, mio signore, férmati da me: non temere”[v. 18]. La fuga di questo sfortunato generale si di-rige in un terreno “neutrale”: «verso la tenda diGiaele, moglie di Cheber il Kenita, perché vi erapace fra Iabin, re di Asor, e la casa di Cheber ilKenita». Mentre Barak pensava ad annientare esterminare l’esercito nemico, si sta verificandoquello che Debora aveva predetto: una donna por-ta a compimento la vittoria d’Israele. Ma vi sonoun paio di particolari da discutere. Il primo riguar-da Sìsara, che si reca alla tenda di Giaele per sfug-

gire alla morte, facendosi scudo di una donna, luiche è un guerriero. L’altro particolare riguardaGiaele, che non avrebbe dovuto ospitarlo, perché,secondo le usanze dell’epoca, non poteva essereconsentito a un uomo estraneo entrare nella ten-da di una donna, per di più sposata. Ma Giaele sadi non poter opporsi fisicamente a Sìsara e, quin-di, lo accoglie.

Entrambi, quindi, contravvengono alle regolea quel tempo vigenti. Potrebbe sembrare, tuttavia,più condannabile il comportamento di Giaele, cheinganna il fuggiasco e lo uccide. A sua discolpa,però, si può affermare che ha agito d’anticipo, in-vitando Sìsara e dandogli l’impressione di essereal sicuro. Giaele è consapevole che Sìsara, presen-tandosi alla sua tenda, ha mancato di rispetto alsuo clan e a suo marito Cheber, perciò intende ven-dicarsi. Non solo lo nasconde, ma gli dà anche dellatte, che favorisce la sonnolenza del malcapitatoe lo uccide nel sonno.

Così Dio umiliò quel giorno Iabin, re di Canaan,

La celebrazione di oggi ci apre al tempo for-te e favorevole della Quaresima, occasione pro-pizia per riconoscere, con umiltà e sincerità, lenostre insufficienze nel corrispondere all’amo-re del Signore e per incamminarci verso una vi-ta pienamente rinnovata e convertita: “conver-titevi e credete al Vangelo” e “lasciatevi riconci-liare con Dio”. “Ecco ora il momento favorevo-le, ecco ora il giorno della salvezza”. È l’oggi del-la grazia divina che ci viene da Cristo che è mor-to per tutti noi.

Il Signore oggi ci invita ad andare con lui neldeserto per vivere insieme con lui il camminoverso la Pasqua di Risurrezione, per dare sensoe pienezza alla nostra esistenza umana e cristia-na. Questo invito è rivolto a tutti, senza esclu-sione di età e senza privilegi per alcuna delleclassi e degli ordini di vita. È un cammino co-munitario di tutta la Chiesa, di tutti gli uominiche desiderano cambiare vita.

Nella prima lettura, Dio nostro Padre pren-de l’iniziativa, attraverso il profeta Gioele, a farritorno a lui, quasi un accorato invito di amoree di sofferenza per la lontananza da lui e dallasua vita. Si tratta di un ritorno d’amore reale econcreto, di una richiesta di perdono sincero eprofondo.

San Paolo è esempio e testimone: la sua vitaci assicura che anche nei peccatori più duri,quelli che seminano violenza e morte o spargo-no veleni di odio e di falsità, è possibile la tra-sformazione del cuore e il cambiamento della

vita ad opera dell’amore misericordioso di Dio.È Cristo che lavora in noi e con noi e il suo SantoSpirito ci abilita ad accogliere il dono della vitanuova; è questo il senso vero e profondo del di-giuno: liberarci da tutto ciò che materialmenteappesantisce e condiziona il nostro agire chiu-dendoci nelle gabbie dell’egoismo che mette ilproprio io al di sopra di tutto e di tutti. Ci si in-grassa nutrendosi solo del male fatto agli altri esi vive come se Dio non esistesse. Ma questa vi-ta piena, solo di sé, porta alla morte, anche se sicerca furbescamente di apparire giusti e pii da-vanti agli uomini. Chi digiuna si priva del corag-gio di aprirsi agli altri, entrare in comunionecon il prossimo, donarsi a quanti sono nel biso-gno e chiedono aiuto.

Il digiuno è via per incontrare Dio attraver-so l’impegno ad agire per il bene di tutti e a ren-dere più umana e giusta la convivenza civile.Colui che digiuna intende progettarsi comel’uomo nuovo in grado di farsi fratello e custo-de di ogni uomo, alimentando l’amore di Cristo.Il digiuno cristiano, infatti, viene realmenterealizzato quando si condivide con gli altri lapropria ricchezza. Così nella pratica dell’asti-nenza del venerdì e nei giorni voluti dalla leggedella Chiesa per il digiuno (Mercoledì delleCeneri e Venerdì Santo), il precetto ecclesiasti-co si compie allorquando ciò che si spende dimeno in quel giorno per la propria alimentazio-ne viene destinato ai poveri e agli ultimi, sul cuivolto continua a risplendere il volto di Cristo.

Il digiuno, in realtà, è conseguenza di quellapreghiera di pentimento, dello “spirito contri-to”, del “cuore affranto” che ci porta ad offrire ilsacrificio gradito a Dio.

Perciò la nostra accorata preghiera oggi ci faimplorare “pietà di me secondo la tua bontà nel-la tua immensa misericordia cancella il miopeccato”. Deponiamo davanti al Signore il pesodelle nostre colpe, dei nostri peccati, tutte lebrutture e le sporcizie dei nostri cuori e delle no-stre volontà e ritroveremo la santità perduta.Dal riconoscimento dei nostri peccati, dalla“confessione” del male compiuto, come ha fat-to S. Paolo, noi riceviamo da Dio il “cuore nuo-vo”, diventiamo nuove creature in Cristo.

All’inizio del nostro cammino quaresimale,con il segno delle ceneri sul nostro capo, chie-diamo a Maria Santissima, l’umile serva delSignore, di proteggerci e rinforzarci nella spe-ranza di poter incontrare il suo Figlio divino epartecipare alla sua Risurrezione.

Prima di concludere vorrei rivolgere un ac-corato appello a tutti i credenti affinché in que-sto momento difficile e delicato della nostrasanta Chiesa Cattolica, si riuniscano in preghie-ra per il nostro Santo Padre che, con coraggioevangelico e profondo senso di responsabilità ,ha rinunciato al suo ministero petrino.

Dio ci benedica tutti e ‘a MaronnaV’accumpagna.

Crescenzio Card. SepeArcivescovo Metropolita di Napoli

SpecialeNuova Stagione 24 febbraio 2013 • 9

Al via, mercoledì, 20 febbraio, nella Parrocchia di San Giorgio Martire in San Giorgio a Cremano, il ciclo dellaLectio divina quaresimale del Cardinale Sepe sul Libro dei Giudici con la vicenda storica di Barak e Debora

Il coraggio della fedeCrescenzio Card. Sepe *

StazioniQuaresimali 1. Casoria: Prima Domenica

di Quaresima: 17 febbraio:

Santa Maria Francesca delle

Cinque Piaghe (Giornata

diocesana del carcerato (don

Jonas Gianneo – don Franco

Esposito).

2.Napoli: Seconda

Domenica di Quaresima: 24

febbraio: San Francesco di

Paola San Marco di Palazzo

(padre Damiano La Rosa –

don Mario D’Orlando).

3.Napoli: Terza Domenica di

Quaresima: 3 marzo:

Santissimo Crocifisso e

Santa Rita - Santi Giovanni e

Paolo (don Enzo Marzocchi

– don Ciro Marino).

4. Cercola: Quarta Domenica

di Quaresima: 10 marzo:

Immacolata e Sant’Antonio

Immacolata Concezione

(don Biagio Mirando – don

Vincenzo Lionetti).

5. Arzano: Quinta Domenica

di Quaresima: 17 marzo:

Santissima Annunziata –

Sant’Agrippino (don

Raffaele D’Onofrio – don

Luigi Bosso).

na di carattere”, a cui si associa Barak, il “fulmi-ne”. C’è una differenza tra i due: Debora è forte, au-torevole, capace di dirigere le sorti del suo popoloin un momento di crisi; Barak, come il fulmine,non ha la caratteristica della saldezza, della co-stanza. È un lampo che illumina il cielo per pochisecondi, ma non può far luce per un tempo piùprolungato.

Importante anche il gioco dei nomi di Sisara,di Giaele e di Chèber, il marito di Giaele, il cui no-me significa “compagno”. L’ironia sta nel fatto cheil suo clan era alleato di Iabin e di Sisara, ma nelmomento del bisogno egli è lontano. È assente,però, anche nei riguardi della moglie Giaele, chedeve affrontare una situazione difficile con astu-zia. Sisara, invece, che è un nome filisteo, vuol di-re “signore”, ma con la sconfitta si trova costrettoa mendicare l’aiuto di una donna, lui che era unnobile guerriero. Infine, c’è Giaele, che significa“stambecco” o “capra selvatica”. Ella si comportain maniera fredda e determinata uccidendoSìsara.

Quest’episodio di Giaele che uccide Sìsara èimmortalato dal pennello di diversi artisti, maproviamo ad andare con la memoria anche a uncelebre inno di Alessandro Manzoni, Marzo 1821.Il grande scrittore rammenta ai suoi lettori chel’oppressione di un popolo su un altro non è volu-ta da Dio e, ispirandosi alla storia d’Israele, scrive:«Sì, quel Dio che nell’onda vermiglia / chiuse il rioche inseguiva Israele, / quel che in pugno alla ma-schia Giaele / pose il maglio, e il colpo guidò; / quelche è Padre di tutte le genti, / che non disse alGermano giammai: / va, raccogli ove arato nonhai; spiega l’ugne; l’Italia ti do».

Veniamo al ruolo delle donne, molto ben deli-neato nel nostro brano. Da una parte c’è Debora,che deve sostenere Barak – il quale non ha fiduciain se stesso e, soprattutto, in Dio – e dall’altra par-te c’è Giaele, che sopperisce, in assenza del mari-to, al dovere dell’ospitalità, e sopperisce anche al-l’incompleta opera di Barak, regalando la definiti-va vittoria a Israele.

Dunque, nei momenti critici il popolo fa affida-mento soltanto alle donne. Di questo furono con-sapevoli perfino i padri della Chiesa. San Giovanni

Crisostomo, commentando il dialogo traDebora e Barak, esalta l’azione prudente, mo-deratrice e ispiratrice delle donne nei confron-ti dei loro uomini. Esse sono in grado di orien-tare il comportamento maschile verso il beneo verso il male. Per sant’Ambrogio, invece,Giaele rappresenta addirittura la Chiesa chetrionfa sui suoi nemici: «La Chiesa – dice ilsanto vescovo – non vince le potenze avversecon le armi del mondo, ma con le armi spiri-tuali che sono forti di Dio per distruggere le di-fese e l’altezza dell’iniquità spirituale. E perciòla sete di Sìsara è spenta con la bevanda del lat-te, perché egli è superato con la ragione; infat-ti, ciò che per noi è cibo salutare, nella poten-za avversa provoca infermità mortale: le armidella Chiesa sono la fede, le armi della Chiesasono la preghiera che vince l’avversario».

Origene, a sua volta, vede nel picchetto usa-to da Giaele per uccidere Sìsara la punta pene-trante e la potenza del legno della croce che uc-cide la gloria e i piaceri di questo mondo, i qua-li ci allontanano da Dio.

Passiamo ora agli impegni concreti. Il “co-raggio della fede”, dimostrato da Debora, laprofetessa, che invita Barak ad agire in sinto-nia con il volere del Signore. Vi ho fatto nota-re, però, che quest’ultimo non ha fiducia in sestesso e, soprattutto, in Dio. Carissimi, inquest’Anno della fedeabbiamo bisogno non so-lo di approfondire il nostro credo dal punto divista interiore e spirituale, ma anche sotto ilprofilo della testimonianza coraggiosa, con-vinta, pubblica, aperta all’impegno, in specialmodo nei campi più delicati e complessi, comequello della società e della politica.

È necessario dire “basta”! Non è possibileche dal popolo cristiano, nel quale non manca-no cultura e capacità, non vengano fuori per-sone che sappiano sacrificare la propria vitaper il bene comune!

Mai più, allora, rifugiarsi nelle sacrestie,ma uscire all’aperto, nel pieno della battaglia,per imprimere alla nostra società – paralizza-ta da troppi interessi di parte e dallo scarsosenso di una visione corale e solidale – un chia-ro orientamento verso la civiltà dell’amore,nella quale ci sia dignità per tutti.

L’esempio di Debora e di Giaele, che non sisono sottratte ai loro doveri, dovrebbe essereun continuo monito per ogni comunità cristia-na. Senza paura, con determinazione e corag-gio, la fede sia professata e risplenda a vantag-gio di tutti, con il coraggio intrepido che ha ca-ratterizzato anche i martiri come san Giorgio.

* Arcivescovo Metropolita di Napoli

davanti agli Israeliti [v. 23]. Il testo si conclude conil rovesciamento della situazione iniziale.Quell’oppressore, che aveva confidato nella pro-pria forza militare, nei carri e nel suo esercito, oraè stato umiliato ed è egli a essere oppresso dagliebrei. La sua stessa sopravvivenza fisica è in peri-colo, perché gradatamente viene stroncato. La vit-toria, però, è di Dio, perché egli umilia il potenteIabin, che esce dalla storia con disonore insiemealla sua antica città, Asor, il cui nome vuol dire“spazio racchiuso”.

Credo che si possa concentrare l’attenzione sudue temi: i nomi dei protagonistie il ruolo delle don-ne.

Cominciamo dai nomi dei personaggi. Di alcu-ni abbiamo già indicato il significato. Per esem-pio, Debora vuol dire “ape”, che «è piccola tra gliesseri alati, ma il suo prodotto è il migliore fra lecose dolci» (Sir 11,3); ella era moglie di Lappidòt,che significa “lampade”, ma l’espressione ebraicaèshet lappidòt potrebbe anche indicare una “don-

La prima stazione Quaresimale, in coincidenza con la Giornata diocesana del carcerato, nella parrocchia Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe in Casoria

«Riprendere la strada del bene»La solenne liturgia delle ceneri di mercoledì scorso ha introdotto la

Chiesa pellegrina nel tempo di Quaresima, tempo forte nel quale siamochiamati ad unirci al mistero di Gesù nel deserto. Questa comunione conCristo ci serve per verificare, alla luce dell’insegnamento di Gesù, se la stes-sa Chiesa e, quindi, ciascuno di noi suoi figli, siamo fedeli al suo Vangeloo se, invece, ci lasciamo tentare e vincere dal maligno, il principe di que-sto mondo.

Questa prima stazione quaresimale, che celebriamo nel IV Decanato,in questa parrocchia di Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe, coin-cide con la Giornata diocesana del Carcerato e, pertanto, vogliamo unirciai nostri fratelli carcerati qui presenti, per immergerci nel misterodell’Amore misericordioso di Dio, cambiare il nostro cuore e lasciarci ri-conciliare con Lui.

La narrazione delle tre “prove” di Gesù sono il paradigma delle proveche ogni uomo e donna vive sulla terra. Così, la prima tentazione, quelladel pane, rappresenta l’atteggiamento di chi limita il senso e il valore del-la propria vita esclusivamente ai beni materiali, da ottenere ad ogni costoe con tutti i mezzi. Nella sua risposta, Gesù afferma che l’uomo non vivedi solo pane.

La seconda testimonianza è legata al potere. Tocca l’uomo nel suo rap-porto con gli altri. L’uomo è tentato di adorare se stesso. Ma, così facendo,diviene inevitabilmente schiavo di se stesso e oppressore degli altri.

La terza tentazione riguarda il rapporto con Dio. Dio viene messo allaprova, quasi che dovesse dare garanzia della sua esistenza e della sua vi-cinanza. L’uomo vuol ridurre Dio a sua immagine quasi fosse un idolo oun mago pronto a fare solo quello che gli si chiede.

Se esaminiamo bene queste prove alle quali Gesù si sottopose, notia-mo facilmente che esse costituiscono la storia e il dramma di ognuno dinoi, e dobbiamo umilmente confessare che non sempre riusciamo a vin-cerle perché non mettiamo Dio al centro della nostra vita, lasciandocifuorviare dal tentatore che riduce la nostra esistenza ad un vero e proprioinferno. Quanti sbagli commettiamo e quanti rimorsi ci tormentano! È

un’esperienza che facciamo quasi quotidianamente; è l’esperienza chestanno facendo questi nostri fratelli reclusi, che stanno pagando una pe-na troppo alta per il male commesso. Ogni pena, infatti, dovrebbe porta-re ad espiare il male fatto e a riprendere la strada del bene, creando tuttequelle condizioni che, rispettose della dignità e dell’inviolabilità dei dirit-ti di ogni persona umana, favoriscono l’inserimento del detenuto nella co-munità civile. Purtroppo, questo non sempre avviene nelle nostre carceri.

Ma noi non perdiamo la speranza perché il grande insegnamento cheviene a tutti noi, indistintamente dalla parola di Dio che abbiamo ascolta-to in questa prima Domenica di Quaresima, è che dobbiamo riconoscereDio come nostro Padre e Gesù Cristo come suo Figlio e nostro Salvatore,superando così ogni tentazione di egoismo, che ci porta a mettere noi stes-si al di sopra di tutto e di tutti. L’uomo è sempre più grande dei suoi biso-gni fisici, ai quali, tuttavia, bisogna far fronte come, del resto, ha fattoGesù stesso quando ha dato da mangiare alla folla nel deserto, ricordan-do sempre a noi stessi e ai responsabili della cosa pubblica, che l’opera digiustizia non potrà mai violare i valori che appartengono a tutti e, soprat-tutto, alle fasce più deboli della società, come sono i carcerati.

L’uomo, inoltre, non è neanche per il potere che gli è stato dato o che siè conquistato, esercitato come dominio non solo nella società ma anchenella Chiesa. Il potere ubriaca e non fa guardare all’altro come a un fratel-lo, ma come a un concorrente da vincere o da schiavizzare.L’insegnamento di Gesù è chiaro: “Chi vorrà salvare la propria vita, la per-derà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà” (Lc 9, 24).La realizzazione della nostra vita dipende, perciò, dalla risposta che dia-mo all’invito di Gesù: si salva la vita donandola, e la si perde cercando disalvarla a scapito di Dio e del prossimo.

Chiediamo a Maria Santissima di rafforzarci nella fede e, come Lei,mettiamo Gesù al centro della nostra vita, ogni giorno e in ogni circostan-za. Dio vi benedica e ‘a Maronna v’accumpagna!

Crescenzio Card. SepeArcivescovo Metropolita di Napoli

Nuova Stagione10 • 24 febbraio 2013

Un estesocultoIntorno ad Aversa e Capua sisono raccolti variinsediamenti e luoghi di cultodedicati a san Tammaro. Cosìl’antica Atella lo richiama suovescovo. Nel 1173 sorgeva in diocesi diCalvi la chiesa di SanTammaro “de monte”,soggetta all’Arcivescovo diCapua. Nel secolo XIV siconoscono chiese dedicate aSan Tammaro a Cerinola,Francolise, Pontelatone (indiocesi di Caiazzo), nelterritorio dei Regi Lagni. Parimenti nell’agro aversanosono attestate chiese di SanTammaro a Casacellere,Gruppo, Sant’Andrea-Pizzone,Vico di Pantano, GrumoNevano. Un’ampia area dellaCampania dunque, che oltrealla memoria di SanTammaro ne conservaautorevoli reliquie, tutte diprovenienza beneventana. Unterritorio unito anche neglionori a San Tammaro.Benevento, Capua, Aversa,Atella, Grumo Nevano, Castrodei Volsci e le localitàlimitrofe ne celebrano la festail 16 di gennaio.Il culto del santo Patrono diGrumo Nevano ha travalicatoi confini della Campania edell’oceano. In Perù la scuolarurale dei Padri MissionariSalvatoriani è intitolata a sanTammaro. Ed in più partidell’Africa nel nome di SanTammaro continua l’operaevangelizzatrice, eredità delsanto vescovo, l’affermazionedel cattolicesimo, lasolidarietà cristiana. A Tokotoko, nel Benin, unachiesa è dedicata a sanTammaro, così in Eritrea, adHallal, nella diocesi di Karen,e in Tanzania a Nyaishozi. InSierra Leone, nella diocesi diMakeni, al Miglio 91, sonosorte la chiesa e la scuola. InCongo, alla periferia dellacapitale Kinshasa, c’èl’ambulatorio Centre BonBerger. Ad Ambatondrazaka, unacittadina del Madagascar apoco più di cento chilometridalla capitale Antananariva esede di una delle più antichediocesi del Paese africano, c’èla chiesa parrocchialeintitolata a san Tammaro.Sorge nel popolare quartieredi Anosindrafilo, a circa duechilometri dalla cattedrale, edè stata eretta tra il 1990 e il1992. Ciascuno di questi edifici eogni opera è nel nome delsanto vescovo, costruitograzie al contributo dellacomunità parrocchiale diGrumo Nevano.

La devozione a San Tammaro, Vescovo a Grumo Nevano, di cui è Patrono, e in Campania

L’albero della fede, nella diocesi di Aversa,ha un ramo sempreverde e fruttuoso

Servizio a cura di Alfonso D’ErricoLa Campania è terra di santi. Una lunga

tradizione che ha le radici profonde fin nelprimo cristianesimo. In particolare la dioce-si normanna di Aversa annovera uomini edonne di provata virtù e di acclarata santitàalla sequela di Gesù Cristo. Uno dei santi, lacui devozione tocca in buona parte tutta lanostra bella regione, è san Tammaro spe-cialmente amato a Grumo Nevano, ma chefu vescovo di Benevento e le cui tracce, siacome evangelizzatore delle genti sia comeculto popolare, si trovano sparse dalle terredel Sannio a quelle del Basso Lazio e dalCasertano al Napoletano.

La basilica pontificia eretta a GrumoNevano in onore di San Tammaro è, a dettadegli storici e del popolo, uno dei più begliesempi di stile tardo barocco nella diocesi diAversa e nel territorio a nord di Napoli. Hal’ampiezza e l’imponenza di una cattedrale.

Di una chiesa dedicata a San Tammaro inGrumo vi è menzione sin dall’anno 1132:«Terra ecclesie Sancti Tamari de tandem villaGrumi». Dall’elenco delle decime ecclesia-stiche del XIV secolo conosciamo i nomi deisuoi primi cappellani: Giovanni Lupulus nel1308-1310 e Giacomo de Filippo insiemecon Francesco Rufus nel 1324.

Il casale di Grumo esisteva già al V seco-lo, come si rileva da antichi cartolari e altridocumenti del basso medioevo. A quei tem-pi Grumo era un piccolo borgo, sorto ai mar-gini di un bosco sull’antica via Atellana, unadelle arterie che uscendo da Capua traversa-va il Clanio, sul Ponte Rotto, e correva dirit-ta ad Atella.

Quando san Tammaro fosse stato elettoPatrono di Grumo non è dato purtroppo sa-pere. Secondo il Centofanti i grumesi avreb-bero scelto il santo per loro principalePatrono nella seconda metà del secolo XVII,precisamente il 10 maggio 1677 quando igrumesi «riuniti al Clero, al Municipio e conl’assenso del vescovo, elessero san TammaroPatrono principale della città», facendoscolpire la bella statua d’argento. Con ogniprobabilità questa data si riferisce al ricono-scimento ufficiale da parte dell’autorità dio-

cesana di tale patrocinio. La tradizione sto-riografica locale predilige la figura di SanTammaro vescovo africano descritta dalla“Passio di San Castrese”.

Secondo un’antica tradizione, una picco-la chiesa, dedicata a San Tammaro, sarebbesorta in Grumo in tempi lontanissimi. Essaconsisteva in un “fano”, un tempietto consoffitto di legno e senza ornamento alcuno,eretto sul luogo dove ora sorge la chiesagrande. Dobbiamo giungere però al XVI se-colo per conoscere qualche particolare del-l’edificio sacro, ma mancano particolari sul-la struttura architettonica della chiesa comegiunta fino alla fine del XVII secolo quandocon l’arrivo da Benevento delle reliquie disan Tammaro, l’8 maggio 1677, vi fu un ri-lancio del culto del santo in Grumo riflessonella volontà del popolo di innalzare «unapiù vasta chiesa».

Costruzione decisa con generale parla-mento il 28 marzo del 1700. Nel 1737 fu ap-posta sulla facciata la lapide con la dedicadella chiesa al santo Patrono, dettata da

Nicola Capasso, illustre grumese. I lavori dicompletamento dell’edificio sacro furonolunghi: nel 1750 si stava provvedendo anco-ra alla fornitura dei marmi per l’altare mag-giore.

La nuova chiesa, a navata unica e a crocelatina, affiancata da quattro cappelle sul la-to sinistro e cinque cappelle sul lato destro,conserva un ricco patrimonio artistico.Oggetto di diversi interventi di restauro e diristrutturazione, l’ultimo avviato lo scorsoanno e non del tutto concluso, la basilicapontificia di San Tammaro in GrumoNevano è testimone della fede degli antichinostri padri e faro di speranza e di sostegnoper le nuove generazioni.

Come duemila anni fa San Tammaro det-te il via alla prima evangelizzazione ancheoggi noi tutti, in una profonda comunione diintelletto e di cuore, dobbiamo porre manoalla nuova evangelizzazione, per rifare il vol-to cristiano delle nostre città e dare alla gen-te d’oggi, alle giovani generazioni soprattut-to, la gioia e la speranza della fede.

La “Passio Castrensis”, composta con molta probabilità tra l’XI eil XII secolo in ambienti legati alla diocesi di Capua, propone la tra-dizione di un Tammaro in fuga verso le coste italiane, precisamentein Campania, dove approda nel 440, sullo sfondo della persecuzio-ne vandalica del secolo V in Africa, scatenata dagli imperatoriValente e Valentiniano (365-375).

Presenta Castrese, Rosio, Prisco e Tammaro come vescovi africa-ni, condannati a morte per la loro fedeltà alCristo. Stipati su di una barca malferma vengo-no spinti in mare e affidati alle onde conSecondino, Eraclio, Benigno, Elpidio, Marco,Augusto, Canione e Vindonio.

Alcuni studiosi spostano il contesto perse-cutorio al tempo dell’invasione dei Vandalinei territori africani (439), in pieno secolo V,quando era ancora fresca la memoria delMaestro sant’Agostino di Ippona (+ 430) alquale alcuni vogliono collegare il nostro sanTammaro.

Invece di affondare la sgangherata nave ap-proda miracolosamente sui lidi campani, conindicazioni precise di toponimi, verso i quali ivescovi erano stati diretti da un angelo delSignore e dove più tardi si affermeranno culti esi erigeranno chiesette.

Solo di Castrese però si specifica che la desti-nazione fu Sinuessa/Suessa, nei territorio del-l’attuale diocesi di Sessa Aurunca, dove sorge unpaesello denominato appunto San Castrese.

La “Vita Tamari” ci tramanda la storia di un giovanetto romano,di nobile stirpe, presto avviato ai sentieri dell’ascesi e della vita soli-taria, fino a presentarlo come eremita e predicatore itinerante neiterritori di Aversa, Capua, Benevento e, secondo tardive tradizionilocali, anche nelle zone limitrofe a Castro dei Volsci, in provincia diFrosinone, dove tuttora si custodisce un’antica chiesetta dedicata asan Tammaro.

La “Vita Tamari” narra che, assistito da unangelo, Tammaro giunge a Pozzuoli dove trovaospitalità da Elia, eremita e sacerdote.

Da Pozzuoli va a Lucrino dove incontraMarcellino, Pietro ed Erasmo con cui Tammarotrascorre tre anni, in eremo ed in preghiera.

Sfuggito ai persecutori che lo avevano tra-dotto a Sorrento, su di una barca approda sullacosta di Terra di Lavoro, a Casacellere, luogo datempo scomparso, da dove eremita pellegrinoinizia opera di evangelizzazione.

La tradizione storiografica beneventana sin-tetizza i due elementi, presentando sanTammaro prima come eremita e poi come ve-scovo della città sannita.

Più verosimilmente sembra che il culto disan Tammaro sia passato da Capua a Beneventoper motivi di regionalismo ed anche per la pre-varicazione del Principato di Capua sul ducatolongobardo di Benevento a partire dal secolo XI,quando appunto appare un autentico culto disan Tammaro, dopo l’anno Mille.

Tra storia e leggenda

Nuova Stagione 24 febbraio 2013 • 11CittàNuova Stagione

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Lo Sportello è aperto il lunedì

e il giovedì dalle ore 10.00

alle 13.00 in via Giuseppe De

Blasiis, 7, presso la sede della

Centrale Operativa Sociale.

Lo Sportello risponde alle

richieste di tutti i cittadini

appartenenti a qualunque

categoria professionale,

status e nazionalità. Un team

di avvocati esperti sarà in

grado di offrire supporto su

problematiche insorte in

ambito sanitario ed è

disponibile a offrire

consulenza gratuita anche a

medici e paramedici che

portino all’attenzione

particolari problematiche

emerse nel loro ambito di

lavoro.

L’obiettivo dello Sportello è

promuovere una concezione

della salute come bene

imprescindibile, e prevenire

qualsiasi forma di

discriminazione nell’accesso

al sistema dei servizi

sanitari, sia pubblici che

privati.

L’iniziativa intende anche

contrastare qualunque

attività, pubblica o privata,

possa mettere a repentaglio la

salute delle persone,

attraverso azioni legali di

risarcimento nei casi di

incidenti dovuti alla

malasanità.

Per informazioni: tel. 081

7872037 int. 247

Un’asta di solidarietà per salvare l’Emeroteca Tucci di Napoli.L’ha proposta il cardinale Crescenzio Sepe che il 13 febbraio, pressoi locali dell’Emeroteca, ha partecipato all’inaugurazione di una mo-stra di testi sulla Shoa. «È necessario - ha detto Sepe - dare un segnoa tutti della necessità che questa istituzione sopravviva e continui aportare avanti la sua funzione culturale, morale e sociale. Il cardina-le Sepe ha sottolineato poi l’impegno e la passione del presidentedell’Emeroteca Tucci Salvatore Maffei e di tutti gli addetti.

All’Emeroteca, uno dei più importanti motori culturali dellacittà, lasciata sola dalle istituzioni, è stata infatti allestita la primabiblioteca ebraica di Napoli, che si accompagna a quelle già esisten-ti a Roma e a Milano. Cinquecento libri tra cui il rarissimo origina-le della «Historia ilustrada del Pueblo judìo» di Nathan Ausubel o la«De republica hebraeorum» di Petrus Cunaeus pubblicata nel 1632.

«È un progetto straordinario che fa onore alla città di Napoli -ha detto l’arcivescovo, ogni libro che racconta quel periodo è comeun balsamo di quella che fu una sconfitta dell’umanità di cui, anco-ra oggi, abbiamo ferite aperte perchè non si

deve dimenticare – ha aggiunto – che i libri sono testimonianzascientifica, ma anche umana». Ad inaugurare l’esposizione anche ilRabbino Capo di Napoli Scialom Bahbout che ha evidenziato la ne-cessità di «ampliare la biblioteca per accogliere non solo testi di unpassato recente, ma anche di un passato remoto in cui si trovano e

si possono ricercare le radici che poi portarono all’odio verso gliebrei». Il rabbino si riferiva in particolare al periodo compreso tra il1492 e il 1510 in cui proprio a Napoli furono cacciati gli Ebrei. Il pre-sidente Maffei, invece, che ha ricordato come si voglia puntare adun’esposizione divulgativa che possa interessare tutti, ha poi fattonotare che alcuni volumi sono rimasti fuori per mancanza di spazio.

L’Emeroteca ogni anno accoglie migliaia di studenti e docentiprovenienti da tutto il mondo in cerca di pubblicazioni rarissime chesanno di poter trovare soltanto lì. Dei novemilacinquecento titoli,più di duemila non sono posseduti da alcun’altra biblioteca dellaCampania e duecento sono unici.

Collezioni di quotidiani, riviste, annuari, almanacchi e strenneitaliane, francesi, inglesi, tedesche, austriache, russe, spagnole, sviz-zere, statunitensi, svedesi, neozelandesi e sudamericane. E oltre 35mila libri dagli incunaboli ai giorni nostri.

Eppure l’Emeroteca non è ancora uscita dalla crisi causata nel2002 dall’abrogazione di fatto della legge regionale 12/96 (tutt’ora vi-gente e mai più finanziata). Sopravvive grazie a tre soci sostenitori:l’Ordine dei giornalisti della Campania, il Banco di Napoli e laCamera di Commercio.

I cinquecento libri selezionati per la mostra sono in sette lingue:italiana, francese, inglese, tedesca, ebraica, spagnola e ungherese.

All’Emeroteca Tucci una mostra di libri e riviste sulla Shoa, inauguratadal Cardinale Sepe. In progetto la realizzazione di una sezione dedicata all’ebraismo, ma la mancanza di fondi rischia di far morire la struttura.

L’Arcivescovo propone un’asta di solidarietà

Un tesoro da salvaredi Elena Scarici

L’arte al servizio della vita: al via il concorso Unesco

Partecipazione aperta a tre categorie di gara (artisti professionisti, fotografi e giovani dai 13 ai 17 anni) e ispirata ai temi della difesa della vita. Ad aprile e luglio si chiudono

i termini di iscrizione. Le 15 opere finaliste saranno esposte a New York, Hong Kong e Roma

“Create un’immagine, illustrate amo-re, compassione e cura”. È l’invito e il te-ma della seconda edizione del “Concorsodi bioetica e arte”, promosso dalla catte-dra Unesco in Bioetica e diritti umani, isti-tuita presso il Pontificio ateneo Reginaapostolorum e presso l’Università europeadi Roma.

Il concorso prevede tre categorie: arti-sti professionisti, fotografi e giovani arti-sti (dai 13 ai 17 anni). Per realizzare la lo-ro opera i partecipanti dovranno ispirarsiad un passaggio della Dichiarazione uni-versale di bioetica e diritti umanidell’Unesco che sottolinea il «rispetto pertutte le culture e le religioni» e «l’impattodelle scienze della vita per le generazionipresenti e future».

Il 1 aprile scadranno i termini per la

spedizione delle opere degli artisti e dellefoto. Gli elaborati della categoria “giova-ni” dovranno invece pervenire entro il 1 lu-glio. Le opere saranno valutate da unacommissione internazionale che a finesettembre 2013 eleggerà cinque opere fi-naliste per ogni categoria. Tra di esse verràscelto il vincitore di ogni categoria e lequindici opere, oltre a ricevere un premioin denaro, saranno tutte esposte in tre mo-stre. A metà ottobre a New York, nella se-de dell’Onu, a Honk Kong, durante il con-vegno Unesco su Multiculturalismo e reli-gione (3-5 dicembre 2013) e, successiva-mente, a Roma, nell’ateneo Regina apo-stolorum.

«Lo scopo dell’iniziativa – spiega il pro-fessor Alberto Garcia, direttore dellaCattedra Unesco di Bioetica e diritti uma-

ni, e membro dello staff degli organizzato-ri – è diffondere la cultura e il rispetto del-la vita in ogni sua forma. La novità di que-st’anno è l’apertura del bando di concorsoalle giovani generazioni alle quali speria-mo di trasmettere in modo durevole il sen-so del valore della vita. L’arte può avvicina-re la società a certi temi in modo molto piùefficace che convegni e generiche campa-gne di sensibilizzazione».

Nel 2011 furono 215 le opere inviate daartisti di 23 paesi. Quarantacinque furonogli italiani partecipanti, tra cui il vincitoreAndrea Mariconti, con l’opera a tecnicamista “Una repubblica democratica fon-data sul lavoro”.

Maggiori informazioni e dettagli sulbando di concorso sono reperibili sul sitoweb www.bioethicsart.org

Città Nuova Stagione12 • 24 febbraio 2013

Raccolta delle staminali dal cordone ombelicaleIl kit ora si vende in farmacia

Le preziose cellule che ingenere vengono buttate viaalla nascita possono inveceservire a curare malattiegravi come tumori, malattiedel sangue, del sistemaimmunitario e delmetabolismo. Grazie a unprotocollo di FederfarmaNapoli, in tutte le farmaciaaffiliate ci sarà unacampagna d’informazione esoprattutto la vendita dei kitper la raccolta e laconservazione delle cellulestaminali cordonali a usoautologo.«La scelta del canalefarmacia, in accordo conSalveo Biotecnology - dice ilpresidente di FederfarmaNapoli, Michele Di Iorio - èun’opportunità importanteper il benessere dellafamiglia. È un ulteriorericonoscimento allacentralità del ruolo dellafarmacia. Non è casuale,peraltro, che le farmacie e ilfarmacista in particolarediventino portatori diriflessioni che investono lasfera della bioetica». Ilcordone ombelicale, spiegaDi Iorio, è cruciale per la vitadel feto, ma spesso, dopo lanascita, viene buttatoassieme agli altri materialiplacentari apparentementeinutili. Eppure, aggiunge ilnumero uno di Federfarma,le cellule staminali che ilcordone ombelicale contienein abbondanza possonoservire a curare malattiecome tumori, malattie delsangue, malattie del sistemaimmunitario, malattie delmetabolismo. Nonostantel’aumento di trapiantiautologhi effettuati con lestaminali cordonali,denuncia Di Iorio, c’è ancoranecessità di approfondire unargomento così moderno eattuale.Ogni kit (che sarà adisposizione nei prossimigiorni a Napoli e provincia),è accompagnato da delmateriale informativo e inquesti giorni è già in venditain alcune farmacie o puòessere ordinato. Raccolto ilcordone, il privato lo porta inun laboratorio dove vieneconservato.

Comitato Regionale Cri Campania

Il Cardinale Sepe visita il poliambulatorio “S. Giuseppe Moscati”Si è raggiunta la cifra di 1000 visite specialistiche gratuite; per qesto

lo stesso Arcivescovo di Napoli Cardinale Crescenzio Sepe ha volutocomplimentarsi personalmente con Stefania Pisciotta (presidente delComitato regionale CRI Campania)e Gianbattista Ganzerli (presidentedel Comitato Locale CRI Napoli Nord) andando a far visita ai volontariche operano nel poliambulatorio “S. Giuseppe Moscati” in località LaCittadella (Casoria, Napoli) in via Mattia Preti.

Proprio S. Giuseppe Moscati, il medico santo, lo scienziato umile,l’uomo di fede caritatevole: da mesi nel suo ricordo stanno rivivendo lesue opere. A favore degli ultimi, degli emarginati . Nella sua città. ANapoli; crocevia d’indifferenza a volte, ed espressione di grandi scoppidi umanità: grazie all’impegno di un’associazione che porta il suo nome“Associazione “Giuseppe Moscati - Volontari per la vita” e della CroceRossa che uniti insieme hanno deciso di aprire e gestire un poliambu-latorio specialistico e gratuito che serve tutta l’area est di Napoli, a di-sposizione dei più poveri: proprio quelli che il Santo Giuseppe amava.

“È questo il vero spirito di Croce Rossa, aiutare il povero, l’emargi-nato; e non possiamo far altro che ringraziare i dirigenti dell’associazio-ne intitolata al Santo Moscati che, col loro appoggio, ci hanno permes-so di assecondare la nostra vocazione” ha ricordato alla presenza di unSepe entusiasta, Stefania Pisciotta neo eletta presidente del ComitatoRegionale CRI Campania.

Il centro sorge in località La Cittadella in via Mattia Preti; funziona,mattina e sera, dal lunedì al sabato e i medici volontari dell’AssociazioneSan Giuseppe Moscati coadiuvati dai volontari della CRI si rendono di-sponibili per visite specialistiche in Cardiologia, Ginecologia, ChirurgiaVascolare, Gastroenterologia, Ortopedia, Urologia, Psicologia eFisioterapia. Il centro è a disposizione delle persone meno abbienti -giacché le visite sono completamente gratuite - : così disoccupati, cas-sintegrati, anziani, insomma tutta quella gente che a causa anche dellagrave crisi economica che si sta attraversando forse rinunciavano an-che a curarsi per preoccuparsi di tirare avanti fino a fine mese, avrannoora una possibilità in più per badare alla propria salute.

Al via la terza edizione della campagnadi sensibilizzazione,

‘A Maronna t’accumpagna!, realizzatadall’ACI e dalla Diocesi di Napoli

La sicurezzastradale comincia

in famiglia Parte la terza edizione della campagna di sicurezza stradale, ‘A

Maronna t’accumpagna!, realizzata dall’Automobile Club e dallaDiocesi di Napoli per sensibilizzare i giovani e le rispettive famiglie, at-traverso le parrocchie di riferimento, sul grave fenomeno degli inciden-ti e delle loro conseguenze.

Secondo le ultime statistiche ACI-Istat a Napoli, diminuiscono i si-nistri in generale, ma aumentano quelli mortali: nel 2011, infatti, sonodecedute 106 persone (+9,3% rispetto all’anno precedente) e 7.657 so-no rimaste ferite (-8% in confronto al 2010 ) a causa dei 5.386 incidentistradali (-5,5%) rilevati sull’intera rete viaria della nostra provincia.

L’iniziativa prevede la realizzazione di 300mila brochure di informa-zioni sulla sicurezza stradale in distribuzione presso tutte le parrocchiee gli istituti scolatici della Diocesi di Napoli, la sede e le delegazionidell’ACI partenopeo.

Cicli di incontri tenuti da esperti dell’ACI, inoltre, sono in program-ma presso le parrocchie e gli istituti interessati, allo scopo di discuteree confrontarsi con i giovani sui principali fattori di rischio e le più fre-quenti cause dei sinistri stradali.

Nell’ambito della campagna di sensibilizzazione è stato indetto an-che un concorso rivolto ai giovani che costituiscono la categoria più arischio sotto il profilo della sinistrosità stradale: a Napoli il 40% dei mor-ti ed il 46% dei feriti per incidenti ha meno di 30 anni.

Per partecipare al concorso, occorre realizzare un elaborato scritto(tema, poesia, racconto ecc.), grafico (disegni, manifesti, collage ecc.)o multimediale (foto, filmati, canzoni ecc.) sul tema “La sicurezza stra-dale comincia in famiglia”.

L’obiettivo è quello di sollecitare i giovani a rappresentare situazio-ni e comportamenti pericolosi, e/o le corrispondenti condotte di guidacorrette e sicure da valorizzare e promuovere, utilizzando le formeespressive da loro ritenute più idonee allo scopo.

I lavori, valutati da una commissione mista ACI e Diocesi, dovrannopervenire alla sede dell’Automobile Club Napoli entro il prossimo 30marzo.

Sono previste le seguenti fasce di premi: Età 8-13 anni: 1° classi-ficato: una Consolle di videogiochi; 2° classificato: un E-Book Reader;3° classificato: un Casco Jet per moto; Età 14-21 anni: 1° classificato:un Tablet; 2° classificato: uno Smartphone; 3° classificato: un CascoIntegrale per moto.

Un premio di consolazione è previsto per ulteriori 20 elaborati sele-zionati dalla Commissione consistente in uno zaino.

Le premiazioni avverranno nell’ambito di una cerimonia pubblica,presso il Palazzo Arcivescovile di Napoli, con la partecipazione di pre-stigiosi ed autorevoli testimonial, nel corso della quale saranno conse-gnate targhe di benemerenza a tutte le parrocchie e gli istituti scolasti-ci della Diocesi che hanno partecipato all’iniziativa. Ulteriori riconosci-menti saranno previsti per le forze dell’ordine e per tutti coloro che sisono particolarmente adoperati a favore della mobilità e della legalità.

I migliori lavori saranno pubblicati sulle riviste della Curia e dell’ACINapoli, nonché sui rispettivi siti internet, sui quali sono consultabili tut-ti i dettagli del bando di concorso.

«La crescente e sorprendente partecipazione di giovani alle precedentiedizioni della campagna di sicurezza stradale ‘A Maronna t’accumpagna!– dichiara il Presidente dell’Automobile Club Napoli, Antonio Coppola- ci ha indotto a rinnovare questa iniziativa fortemente voluta e sostenu-ta dal nostro Arcivescovo, S. Em. Crescenzio Sepe. La campagna, fra l’al-tro, rientra nel programma approvato dalla Commissione Europea che haaccolto l’ACI Napoli tra i firmatari della Carta Europea della SicurezzaStradale, il documento che impegna i sottoscrittori a promuovere inizia-tive finalizzate alla riduzione del numero delle vittime degli incidenti stra-dali, sensibilizzando costantemente la società su questo grave problema.L’obiettivo dell’iniziativa è di realizzare un circolo virtuoso parrocchie-ra-gazzi-famiglie per una maggiore consapevolezza su un fenomeno di gran-de rilevanza sociale che rappresenta la prima causa di mortalità per i gio-vanissimi, nonché un pesante fardello, in termini di costi sociali, per lacollettività».

«Quattro anni fa – commenta il Cardinale di Napoli Crescenzio Sepe- nasceva la campagna ‘A Maronna t’accumpagna! che, attraverso la col-laborazione tra la nostra Curia e l’Automobile Club Napoli, ha portatoavanti un progetto sulla sicurezza per l’affermazione di una cultura allamobilità sicura e responsabile.

Grazie anche al contributo dei Parroci per la sensibilizzazione dei gio-vani e meno giovani ad una guida prudente e nel rispetto del codice stra-dale, l’iniziativa ha avuto buon fine. Tuttavia, nonostante si sia registratoun calo di incidenti sulle nostre strade, sono ancora tante le vittime, tramorti e feriti, dovute ad una guida spericolata. È, quindi, necessario con-tinuare ad operare in difesa della sacralità della vita e del valore della per-sona umana. Educare soprattutto i più giovani ad una cultura della vitacontro quella della morte è la sfida del nostro tempo che chiama noi tuttia farci promotori della sicurezza stradale».

I premi del concorso sono messi a disposizione dal Gruppo Tufano.

CittàNuova Stagione 17 febbraio 2013 • 13

La storia di un eroe civile torna ad esse-re raccontata nelle pagine dello splendidolibro di Paolo Miggiano “A testa alta.Federico Del Prete: una storia di resistenzaalla camorra”, edito da Di Girolamo, pre-sentato nella saletta rossa della libreriaGuida. L’evento organizzato dallaFondazione Pol.is, all’interno del progettoIl gusto e le parole della legalità, ha visto lapartecipazione, di Paolo Miggiano, autoredel libro, del Presidente della RegioneCampania, Stefano Caldoro, dei magistra-ti Raffaele Cantone e Egle Pilla, di donTonino Palmese, referente regionale diLibera, di Gennaro Del Prete, figlio diFederico Del Prete. Il dibattito è stato mo-derato da Geppino Fiorenza e le letture dialcuni passi del libro sono state realizzatedall’attrice Francesca Rondinella.Nell’undicesimo anniversario della suamorte si torna a raccontare di Federico DelPrete, il sindacalista degli ambulati, ren-dendogli omaggio e riflettendo sulla suastoria. «All’inizio ero perplesso avevo unaconoscenza dei fatti limitata alla lettura deigiornali dell’epoca e non mi sentivo all’al-tezza di scrivere questo libro. Gli occhi diGennaro, il figlio di Del Prete, e la straordi-narietà della storia che mi accingevo a rac-contare hanno fugato tutti i dubbi, ha di-chiarato Paolo Miggiano, Ho scelto di scri-vere un libro al presente partendo dagliaspetti biografici, fondamentali a mio avvi-so e troppo spesso trascurati dai libri pre-cedenti». E’ stata una storia per lungo tem-po dimenticata: quella di un uomo solo nel-la battaglia contro la camorra. «Arrivavanocentinaia di denunce contro la camorra, isuoi abusi e illeciti da parte di un sindaca-lista. Mi sembra assurdo tutto quel corag-gio, ma Federico Del Prete era uno ci cre-deva davvero. Non solo raccontò quantoaccedeva nei mercati di Mondragone, ma

acconsentì a mettere delle microspie all’in-terno del sindacato permettendo alla poliziadi iniziare le indagini» ha ricordato il magi-strato Raffaele Cantone, Era un sindacalistadi paese che aveva capito che non doveva tu-telare solo gli interessi economici dei lavora-tori, ma anche di tutti i diritti che la camorranegava e cancellava. La sua forza rivoluzio-naria fu quella di essere un uomo comune, unuomo di strada che faceva paura per quel suosaper parlare a tutti». La Campania ha il nu-mero più alto di vittime innocenti in Italia, untriste primato. Raccontare la storia di chi ècaduto ingiustamente per mano criminale ètesoro fondamentale per seguire le orme de-gli eroi civili che si sono battuti per i diritti eper la verità. «Si fa ancora troppo poco no-

nostante i grandi passi avanti che pur si regi-strano sia nella legislazione antimafia regio-nale e nazionale. Fondamentale nel nostroterritorio è l’impegno della FondazionePol.i.s. che pone grande attenzione sui temidei beni confiscati e sulle vittime innocentidella criminalità». Ha sottolineato il presi-dente Caldoro. «Il dolore non finisce, peròquesta giornata è gioia perché dopo undicianni si parla di Federico Del Prete. La camor-ra ha perso perché mio padre vive nelle pagi-ne del libro e nella memoria di tutti i noi». Idiritti d’autore del libro saranno interamen-te devoluti in borse di studio. Al termine del-la conferenza è stato servito un buffet con iprodotti provenienti dalle terre confiscate.

La Fondazione Pol.is presenta il libro di Paolo Miggiano “A testa alta. Federico Del Prete: una storia di resistenza alla camorra”, edito da Di Girolamo

La forza della memoriadi Ludovica Siani

Poste Italiane aderisce a“M’illuminodi meno”Poste Italiane anche quest’annoha aderito a “M’illumino dimeno” e il 15 febbraio ha spentosimbolicamente le luci dei propriuffici in occasione dellaGiornata del RisparmioEnergetico, lanciata dallatrasmissione di Radio2Caterpillar. L’azienda ha accoltol’invito a trasformare lamanifestazione in una festadell’energia pulita attraverso lasensibilizzazione dei suoi150mila dipendenti a spegnere leluci dalle ore 18 alle 19,30 in398 sedi tra cui Torino, Milano,Genova, Venezia, Trieste, Trento,Bologna, Firenze, Ancona,Teramo, L’Aquila, Roma,Perugia, Campobasso, Napoli,Potenza, Lecce, Reggio Calabria,Catania, Cagliari. Poste Italiane è impegnata daanni a favore della sostenibilitàambientale e prende parteall’evento per confermare ilproprio impegno nella riduzionedell’inquinamento atmosferico.Già da diversi anni il 50%dell’energia elettrica consumatada Poste Italiane proviene dafonti rinnovabili, certificatesecondo i parametri Recs(Renewable Energy CertificateSystem, il sistema europeo piùautorevole, a cui hanno aderitoproduttori, distributori e societàdi certificazione di 16 Paesi). Nel2012 il consumo di energiaelettrica è diminuito di circa 19GWh, pari circa il 3,5%, rispettoall’anno precedente. Dei 524GWh consumati, la metàderivano dall’utilizzo di energiaverde e questo ha prodotto 3,85tonnellate in meno di CO2

rispetto all’anno precedente.L’azienda ha messo in atto unpiano di ottimizzazione dell’usodell’energia che coinvolge le oltre15mila sedi aziendali e mette incampo una serie di iniziativetecniche finalizzateall’abbattimento degli sprechi(istallazione timer, spegnimentoautomatico dei computer dellestrutture di staff. analisi deiconsumi il sabato e ladomenica, misurazione dellesedi che assorbono più energia).Tra queste anche il correttosettaggio delle temperature edegli orari dei sistemi dicondizionamento eriscaldamento. Inoltre haattivato un progetto specificoche coinvolgerà circa 4.000immobili nei quali sarà attivatoil telecontrollo e lo spegnimentodegli impianti e la realizzazionedi impianti fotovoltaici. Poste Italiane, inoltre, punta adiminuire l’impatto ambientaledei propri veicoli. Attualmente,dell’intera flotta, oltre 2milasono ad alimentazionealternativa (veicoli elettrici e bi-fuel benzina/metano).

Ai Sacerdoti e Religiosidell’Arcidiocesi di Napoli

L’invitodei VescoviAusiliari

Carissimi, nel presentare, all’inizio dell’Annopastorale, le iniziative di formazione del Clero, sifaceva riferimento ad un eventuale pellegrinaggiosacerdotale in Terra Santa, da vivere come mo-mento forte in quest’Anno della Fede.

Ci è gradito comunicarVi che tale eventualità sirealizza.

Il pellegrinaggio in Terra Santa si farà da mar-tedì 2 a martedì 9 aprile.

Il pellegrinaggio sarà guidato dal CardinaleArcivescovo e vissuto nella forma degli Esercizispirituali, diretti dal Padre Frédéric Manns, chealcuni di noi hanno già avuto modo di conoscere.

Il contributo richiesto è di Euro 1.000. Per laprenotazione, da fare al più presto, si faccia rife-rimento a don Gennaro Acampa, Vicario Episco -pale per il Clero (tel. 081/5527760 cell. 3383631641 e-mail [email protected]) eall’Opera Napoletana Pellegrinaggi (tel. 0814935911-081/5574111) per gli aspetti economici.

Auspichiamo una forte risposta a tale iniziati-va, che certamente contribuirà alla crescita dellafede e alla comunione sacerdotale.

@ Antonio Di Donna@ Lucio LemmoVescovi Ausiliari

Provincia Nuova Stagione14 • 24 febbraio 2013

A Portici un incontropromosso dal XIIdecanato

La sofferenzadella separazioneLo scorso 10 febbraio nella sededel “Centro Famiglia e Vita” diPortici si è tenuto un incontrodell’equipe decanale familiare delXII decanato sul tema deicattolici separati fedeli e dellenuove unioni. Ha introdotto ilavori Gigliola Scintu,coordinatrice della pastoralefamiliare decanale, illustrando ilcammino percorso dal 2007 adoggi.Ernesto Emanuele, presidentedell’associazione “FamiglieSeparate Cristiane”,raccontando la sua esperienza diseparato fedele ha introdotti unpo’ nel mondo delle coppie chevivono il dramma dellaseparazione. Ferme e decise leparole di Ernesto rispetto allaproblematica che, come luistesso sottolinea è spessoinevitabile e addiritturanecessaria. In questo contesto siinserisce però l’opzione cristianatrova la sua peculiarità nelricercare Gesù anche se nellasofferenza ed in situazione diabbandono. Questa scelta ha spinto tantiseparati in tutta Italia a volersiincontrare in piccole comunità,guidate da un separato esupportate da un sacerdote, pertestimoniarsi a vicenda ilVangelo del servizio, per esseresegno e modello nella comunitàcristiana di chi si fa accanto atutti guardando la sofferenzadell’altro con gli occhi dellamisericordia e non con quelli delgiudizio di cui troppo spessoabusiamo.Tre i punti suggeriti persviluppare uno stile diaccoglienza verso i separati.L’inculturazione verso il mondodel separato: non possiamopermetterci di esseresemplicemente una Chiesa didocumenti che categorizza idolori delle persone; l’ascolto,quello più tipicamente cristianoche non pensa alle risposte dadare ma semplicemente adamare chi gli è accanto; infine ilfarsi uno nella sofferenza,consapevoli che ogni persona èun mondo a sé e che ogniseparazione nasconde la suaspeciale sofferenza.L’incontro si è concluso conl’incoraggiamento a promuoverecammini per la nascita dicomunità per separati, magariad un livello interparrocchiale.Lo stesso decano don Giuseppeha incoraggiato i presenti a farsipromotori nelle proprieparrocchie dell’incontro fatto edella realtà incontrata attraversole parole di Ernesto, per provaread essere insieme Chiesa semprepiù aperta verso il proprioterritorio che ormai da troppianni grida inascoltato il doloredi tante persone che vivono lasofferenza della separazione

I ragazzi del Liceo Gandhi di Casoria incontrano gli anzianiLo scorso 14 febbraio, una folta delega-

zione degli studenti del Liceo Scientifico“Gandhi”, guidata da Maria Saccardo, at-tivissima nel sociale, si è recata presso lacasa di accoglienza per anziani “Raggio diSole” di Casoria, allo scopo di allietare gliospiti della struttura, in una giornata incui va celebrato l’amore nella sua univer-salità.

I ragazzi si sono attivati nella prepara-zione di ogni tipo di pietanza ma il loroimpegno si è moltiplicato soprattutto per-ché il sorriso fosse una costante sul voltodi quanti hanno incontrato nella specialecircostanza.

Si è così sperimentato quanto sia bello,e per qualcuno sorprendente, poter con-statare quanta sensibilità sia presente neinostri giovani, anche se, troppe volte, talevirtù sembra essere assente o comunqueoffuscata dal prevalere di interessi fintroppo superficiali.

Giudizio frettoloso, ingiusto e perico-loso, questo, a cui purtroppo i più si vedo-no indotti; tuttavia, e per fortuna, la realtàè ben diversa. Nei nostri giovani il bene, ilbello ed il buono sono qualità prevalentiche sta all’adulto tirar fuori, secondo l’in-veterato metodo socratico che non pre-tende di insegnare nulla a nessuno masemplicemente consentire alla parte mi-gliore, che alberga in ognuno, di venire al-la luce naturalmente.

Non bisogna pensare che ciò non com-porti alcuno sforzo: partorire è faticosoper colei che mette alla luce la vita e perchi in questo passaggio le è di aiuto, nellospecifico l’ostetrica che in Socrate assur-ge a maestro, ma l’esito finale, il traguar-do a cui si perviene, è qualcosa di meravi-glioso nella sua semplice straordinarietà.

San Giorgio a Cremano ricorda Massimo Troisi

San Giorgio a Cremano ha ricordato il 19 febbraio scorsoMassimo Troisi, geniale attore e regista scomparso nel 1994per una malattia cardiaca, nel giorno del sessantesimo anni-versario della sua nascita. Il sindaco Mimmo Giorgiano, conuna delegazione di assessori e consiglieri comunali, ha resoomaggio all’artista deponendo un mazzo di fiori sul monu-mento funebre nel cimitero cittadino ed un fascio di luce hacolpito il cielo a simboleggiare il rapporto tra la terra e il cie-lo, tra San Giorgio e Massimo.

«Con grande soddisfazione abbiamo appreso che proprio inoccasione del sessantesimo anniversario della nascita diMassimo Troisi il piccolo teatro di Fuorigrotta che porta il suonome, riapre i battenti. Una sorta di gemellaggio culturale traNapoli e San Giorgio a Cremano».Dichiarano con entusiasmoil Sindaco della città di Troisi, Mimmo Giorgiano e l’assesso-re Francesco Emilio Borrelli.

«Questa notizia ci riempie di gioia. – proseguono Giorgianoe Borrelli - Sarà di nuovo aperto un luogo di incontro intimo eraccolto che rappresenta un gioiello della cultura nel capoluogopartenopeo. Un posto molto simile al Centro Teatro Spazio diSan Giorgio a Cremano, da dove Massimo prese il largo verso leplatee nazionali ed internazionali, che, siamo sicuri, gli piace-rebbe molto. Sono passati quasi vent’anni dalla sua prematurascomparsa, ma l’affetto di tanta gente comune che lo ha cono-sciuto personalmente o solo attraverso la sua arte, non scom-parirà. A San Giorgio domani lo ricorderemo con una giornataricca di eventi in onore al figlio più illustre della città. Con lospeaker radiofonico Gianni Simioli stiamo organizzando permarzo una nuova grande proiezione pubblica al cinema del filmScusate il Ritardo uscito per la prima volta in sala 30 anni fa. Ilsecondo grande successo di Troisi».

Nella stessa giornata presso la fonderia Righetti di villaBruno, hanno discusso della carriera di Troisi in un evento or-ganizzato in collaborazione con i professori di letteratura ita-liana dell’Università Federico II Pasquale Sabbatino eGiuseppina Scognamiglio, lo scrittore e critico del cinemaValerio Caprara, i giornalisti Fabrizio Coscia, Stefano DeStefano, Armida Parisi, Edoardo SantElia. A seguire, EnzoCalabrese ed Anna Di Chiara hanno presentato l’evento Buoncompleanno Massimo. Ospiti della serata saranno LelloEsposito, Eduardo Tartaglia, Sergio Solli, Marco Cristi,Francesco Di Vicino, Alan De Luca, Margio Maglione, GianniSimioli, il Gruppo PietrArsa e Mimmo Maglionico, AntonioMaiello e il quintetto d’archi Collegium Philarmonicum.

Dunque, se i nostri giovani, a volte, dan-no il peggio di sé, con molta probabilità laresponsabilità del fatto è da ascrivere agliadulti, o meglio, a quegli adulti che bolla-no i ragazzi come bamboccioni e affini.Nel caso della professoressa Saccardo, in-vece, la situazione cambia radicalmente,poiché ama i ragazzi, sa coinvolgerli, comedocente e come persona, in mille e nobiliattività per il cui tramite essi si proiettanonelle realtà di un mondo non sempre a mi-sura d’uomo e si adoperano perché nellasocietà resti un segno nuovo, il segno del-l’amore, della solidarietà, di un cristianesi-mo tradotto in pratica di vita.

Costituisce motivo di gioia poter nota-re l’entusiasmo di questi giovani che, fa-cendo emergere il meglio di se stessi, sem-brano lontani anni luce da tanti loro coe-tanei, magari troppo spesso spenti ed an-noiati, incapaci di provare un qualsivoglia

interesse ma non perché siano cattivi osbagliati, bensì, molto più semplicementee tristemente, poiché non hanno incontra-to, lungo le strade della loro giovane esi-stenza, docenti, parenti, familiari, adulticomunque, capaci di non pretendere, dinon trasmettere in maniera impositivasterili contenuti, quanto, piuttosto, di en-tusiasmare, conducendo per mano chi,oggi più che in ogni altro tempo, ha neces-sità di riferimenti, di testimonianze, disperanze.

A questi ragazzi, dunque, certi del bel-lo che è contenuto in loro, auguriamo diincontrare emuli della Saccardo e di chi,come lei, non si stanca di dare fiducia aigiovani, nella consapevolezza che inognuno di loro c’è del buono, poiché inciascuno brilla una scintilla, non importase piccolissima, della luce di Dio.

Margherita De Rosa

CulturaNuova Stagione 24 febbraio 2013 • 15

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Al Suor Orsola la cerimonia di consegna dei riconoscimenti “Napoli città di pace”. Premiate le giornalisteAngela Ambrogetti e Miela Fagiolo D’Attilia. Testimone d’eccezione lo scrittore Erri De Luca

Testimoni di speranzadi Andrea Acampa

Due donne, due giornaliste, premiatecon il riconoscimento “Napoli città di pa-ce”. A vincere l’edizione 2013 sono state: lavaticanista Angela Ambrogetti, direttoredi Korazym.org, premiata per “il valore delsuo ruolo di vaticanista “militante” e indi-pendente da condizionamenti di qualun-que segno, volto a promuovere con passio-ne un’informazione religiosa a largo rag-gio e alla portata di tutti”, e la giornalista escrittrice Miela Fagiolo D’Attilia, premiata“per il suo impegno trentennale di giorna-lista, scrittrice e testimone di valori in im-portanti testate del mondo cattolico, allafrontiera del dialogo interreligioso e dellatutela dei diritti dei minori nei media”.

A concludere la cerimonia di premia-zione della quinta edizione del Premio, chesi è tenuta il 18 febbraio al Suor OrsolaBenincasa, organizzatrice dell’evento in-sieme all’Ucsi Campania, è stato lo scritto-re Erri De Luca, nel suo ruolo di testimoned’eccezione. «Solitamente non mi piaccio-no i premi letterari, preferisco di gran lun-ga un sorriso o un complimento di una per-sona qualunque per strada, ma questoPremio, dedicato alla pace, in una città co-me Napoli che ne ha grande bisogno, sottodiversi profili, è un Premio di grande im-portanza e sono lieto di poter essere testi-mone della necessità del riscatto socialedella nostra città.

Siamo nati in questo ruolo sismico conun vulcano a cui siamo assoggettati - haproseguito lo scrittore - queste caratteri-stiche ci forniscono un naturale senso diprecarietà e questo ci dà la libertà di nonsentirci proprietari della nostra città.Napoli è una città aperta da tutti i lati, chil’ha voluta l’ha presa e chi l’ha avuta l’haperduta. I vari regni che si sono succedutisono stati come un intonaco che ha coper-to il suo tufo, proprio per questo quandoNapoli non li ha sopportati più se ne è libe-rata. Nel 2013 ricorrono i settant’anni dal-l’insurrezione napoletana contro i tede-

schi, in quel settembre del ’43 i napoletanisi tolsero gli “schiaffi da faccia”, scipparo-no la pace alla guerra. Io mi sento debito-re della bellezza di questa città, una bellez-za che va dal basso verso l’alto, contro lalegge di gravità, ma d’altro canto esistonoin natura anche fenomeni naturali come ilvapore acqueo che sale dal mare o il semeche dalle radici sale per diventare albero,questo movimento è come un riscatto con-tro l’oppressore, in questa pace dobbiamoinserire la bellezza».

La cerimonia è stata aperta dal Rettoredell’Università Suor Orsola BenincasaLucio d’Alessandro che, con il presidenteregionale dell’Ucsi (Unione stampa cattoli-ca italiana) Giuseppe Blasi, il presidentedell’Ordine dei giornalisti della CampaniaOttavio Lucarelli ed il vicario episcopaleper la Carità e la Giustizia dell’Arcidiocesi

di Napoli, don Tonino Palmese, ha ricorda-to «il grande valore simbolico di questoPremio». Per don Palmese «non c’è pacesenza verità e senza giustizia, così ogni for-ma di denuncia se è finalizzata alla giusti-zia, è una forma di annuncio evangelico».

Blasi ha sottolineato l’impegno di«Napoli, città di pace e città accogliente pertutti», mentre il presidente dell’Odg,Lucarelli ha ricordato gli ultimi, episodi diviolenza verificatisi nei confronti delledonne. «È un orgoglio vedere premiate duedonne – ha commentato – non bisogna maiabbassare la guardia quando si parla di vio-lenza sulle donne. Anche nelle precedentiedizioni questo ambito riconoscimento hasempre fatto valere il ruolo di personalitàfemminili di prestigio». Il premio ha già unalbo d’oro di grande prestigio in cui figura-no tra gli altri il fotoreporter Francesco

Zizola, il produttore cinematograficoAurelio De Laurentiis, la scrittriceSusanna Tamaro e il fondatore dellaComunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi,attualmente Ministro per la cooperazioneinternazionale e l’integrazione. Ad intro-durre e moderare l’incontro la giornalistaDonatella Trotta.

Il Premio “Napoli Città di Pace” nascenel 2007 promosso d’intesa conl’Arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepecon l’obiettivo di radicare in un territoriocomplesso e problematico come Napoli,città dalle profonde radici storiche e cultu-rali, intrisa di valori di solidarietà e condi-visione multietnica, un riconoscimentonon soltanto giornalistico volto a segnala-re l’impegno di testimoni e costruttori disperanza nei più diversi ambiti della comu-nicazione sociale.

Nuova Stagione16 •24 febbraio 2013

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