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PROGRAMMA OPERATIVO NAZIONALE PROGRAMMA OPERATIVO NAZIONALE PROGRAMMA OPERATIVO NAZIONALE PROGRAMMA OPERATIVO NAZIONALE 2007 IT 05 1 PO 007 F.S.E. 2007 IT 05 1 PO 007 F.S.E. 2007 IT 05 1 PO 007 F.S.E. 2007 IT 05 1 PO 007 F.S.E. “Competenze per lo sviluppo” Obiettivo Conve “Competenze per lo sviluppo” Obiettivo Conve “Competenze per lo sviluppo” Obiettivo Conve “Competenze per lo sviluppo” Obiettivo Convergenza genza genza genza Piano Integrato di Istituto Piano Integrato di Istituto Piano Integrato di Istituto Piano Integrato di Istituto - annual annual annual annualità 2010 tà 2010 tà 2010 tà 2010 Codice Progetto F Codice Progetto F Codice Progetto F Codice Progetto F – 1- FSE FSE FSE FSE – 2010 2010 2010 2010 - 517 517 517 517 IL NOSTRO TERRITORIO TRA STORIA E LEGGENDA TUTOR Anna Marrella Patrizia Bellassai ESPERTO : Antonio Romano Gli alunni della classe 3°A A.S. 2010/2011 REPUBBLICA ITALIANA - REGIONE SICILIANA CIRCOLO DIDATTICO “PAOLO VETRI” VIA DELLE PALME, N. 13 97100 - RAGUSA Codice Fiscale: 92020890882 E-mail: [email protected] Sito web:www.paolovetri.it TEL./ FAX 0932 228158

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PROGRAMMA OPERATIVO NAZIONALEPROGRAMMA OPERATIVO NAZIONALEPROGRAMMA OPERATIVO NAZIONALEPROGRAMMA OPERATIVO NAZIONALE

2007 IT 05 1 PO 007 F.S.E.2007 IT 05 1 PO 007 F.S.E.2007 IT 05 1 PO 007 F.S.E.2007 IT 05 1 PO 007 F.S.E.

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IL NOSTRO TERRITORIO TRA

STORIA E LEGGENDA TUTOR Anna Marrella Patrizia Bellassai ESPERTO : Antonio Romano Gli alunni della classe 3°A

A.S. 2010/2011

REPUBBLICA ITALIANA - REGIONE SICILIANA C I R C O L O D I D A T T I C O “ P A O L O V E T R I ”

VIA DELLE PALME, N. 13 97100 - RAGUSA

Codice Fiscale: 92020890882

E-mail: [email protected]

Sito web:www.paolovetri.it TEL./ FAX 0932 228158

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IL NOSTRO TERRITORIO TRA STORIA E LEGGENDA

PRESENTAZIONE

La nostra classe ( 3°A), partecipa da due anni al progetto PON, al fine di conoscere e apprezzare il nostro territorio ibleo prendendo in consi-derazione due aspetti fondamentali: il paesaggio naturale e l’architettura barocca fiorita dopo il 1600. Il laboratorio è diretto dall’esperto in materia Dott. Antonio Romano e dalle insegnanti tutor Bellassai Patrizia e Marrella Anna. Siamo contenti di aver partecipato e ringraziamo le insegnanti che ci hanno coinvolto in alcuni meravigliosi percorsi immaginari del paesag-gio Ragusano e dei beni architettonici che esso custodisce. In primo luogo abbiamo analizzato il famoso paesaggio naturalistico ibleo con i seguenti elementi: i monti Iblei, il fiume Irminio, il paesag-gio brullo del grano e dei foraggi, gli alberi d’ulivo e di carrubo, i muri a secco, le masserie, le ville rurali e infine il castello di Donnafugata. L’altro aspetto importante che abbiamo attenzionato è l’architettura ba-rocca, presente nella nostra città, e che ci ha lasciati monumenti prezio-si come chiese e palazzi: la cattedrale di San Giovanni, il portale di San

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Giorgio, il duomo di San Giorgio, la chiesa Santa Maria delle Scale, la chiesa del Purgatorio, il palazzo Zacco e il palazzo Cosentini. Abbiamo letto tutte le leggende che riguardano l’origine di ogni singolo monumento: un viaggio tra storia reale e fantasia che ci ha incuriosito molto, ci ha fatto apprezzare le meraviglie della nostra città e ci ha permesso di fantasticare pensando di essere i protagonisti delle leggen-de. Molto valide e interessanti sono state le attività di laboratorio che ci hanno impegnato nel disegno e nella riproduzione di immagini, che si sono meglio fissati nella nostra memoria. Per quanto riguarda le visite guidate, siamo stati accompagnati per il centro storico di Ragusa, abbiamo fatto visita al Castello di Donnafuga-ta, abbiamo fatto un percorso naturalistico alla foce del fiume Irminio. Abbiamo percepito in questo modo che siamo veramente fortunati a vi-vere nella città di Ragusa, ricca di beni paesaggistici e di beni culturali da tutelare, da valorizzare e di cui poter andare orgogliosi.

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LA CITTÀ DI RAGUSA

Sorge su tre alture, ad un’altitudine media di 500 metri sul livello del mare. La città è fiancheggiata dalle suggestive valli dell’Irmino ad est e del San Leonardo a nord. Ha una caratteristi-ca forma triangolare, con il vertice vicino al Monte Lauro. Ragu-sa, capoluogo della provincia è una città di circa 70000 abitanti ed è adagiata sui Monti Iblei. Ragusa è formata da due parti: Ra-gusa Ibla e Ragusa superiore.

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Ragusa Ibla è la parte più antica e sorge in un colle fra la cava San Leonardo, la cava Velardo e San Paolo attraversata dal fiume Irminio. Dopo il terremoto del 1693 i cittadini attraversarono le cave e cominciarono a costruire le case verso l’altopiano Ragusa-no del Patro. La parte moderna della città è come tagliata in due da un burrone sotto la villa margherita, chiamata “la valle dei ponti o Santa domenica” ed è attraversata dal ponte vecchio o ponte dei cappuccini (anno 1820), dal ponte nuovo o “Pennava-ria” (anno1937) e dal ponte nuovissimo o ponte San Vito (anno 1964). La zona nord di Ragusa è sostituita da cave profonde e ri-pide, la cui acqua va a finire nel fiume Irminio. Ragusa Ibla è collegata con Ragusa superiore da una strada inter-na realizzata intorno al 1930, prima di allora esistevano delle sca-le con 2050 gradini, la strada si chiama oggi via Mazzini e si uni-sce con corso Italia da dove inizia Ragusa superiore.

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L’ORIGINE DEL NOME

In Sicilia, intorno all’anno mille a.c. esistevano tre città che prendevano il nome di Hibla Megera, Hibla, Gereatis, Hibla He-raia che è l’attuale Ibla dalla quale discende Ragusa. Ibla fu oc-cupata dai siculi,antico popolo italico del Lazio che avventuratosi nel mar mediterraneo in cerca di nuove terre fertili,imboccarono il fiume Irminio risalendo fino alla stazione ferroviaria di Ibla, lì diedero vita a un villaggio che chiamarono Hibla in onore della dea che essi veneravano.

I siculi la chiamarono nel1950 a.c. Hibla. I greci 700 a.c. Hibla Erea in onore della dea Erea. I romani 300 a.c. Hibla Creusium poi dopo cristo diventò Reu-

sia, poi ancora Rausa. Gli arabi la chiamarono nel 900 d.c. Rak-kusa. Infine i normanni 1100 d. C. Ragusa.

I normanni fecero costruire la chiesa di San Giorgio protettore della città, dopo,intorno al 1200-1300 il popolo Svevo mandò via i normanni, il re Federico II fece fare lo stemma della città. La provincia di Ragusa era divisa in due contee: la contea di Ragusa assegnata a Manfredi Chiaramonte e la contea di Modica fu asse-gnata a isabella mosca che sposò il conte Manfredi il quale riunì le due contee. Nel 1419 muore la famiglia Chiaramonte e la gran-de contea passa ad un altro conte: Gaspare Cabrera. Intanto nel 1693 avvenne un disastroso terremoto dove morirono 5000 per-sone; quelli che rimasero vollero ricostruire Ragusa dove era pri-ma, altri,invece, preferirono ricostruire le case più a Monte per cui nacquero le due città: Ragusa Ibla e Ragusa superiore. Le due città rimasero separate e furono governate da re. questa situazione rimase fino al 1926 quando un concittadino Filippo Pennavaria riunì le due città facendola diventare capoluogo di provincia e Ibla il quartiere antico della città. Oggi Ragusa è divisa in tre nu-clei abitativi.

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IDROGRAFIA DEL NOSTRO TERRITORIO

La provincia di Ragusa , come sappiamo, ha la forma triangola-

re, il cui lato più lungo è bagnato dal mare mediterraneo; inoltre essa viene attraversata dal fiume Irminio che la divide in due parti uguali. Lungo il corso tra Giarratana e Ragusa venne costruito un lago artificiale chiamato Santa Rosalia.

Il territorio attraversato dal fiume è vario. Esso nasce dal Mon-te fico, qui il fiume minuscolo e selvaggio si precipita tra le pareti dei monti, così il primo tratto è montuoso. A Giarratana comincia il tratto collinare che finisce al passo della palma. Da qui comin-cia il tratto pianeggiante, qui si allarga e scorre lentamente fino ad arrivare alla sua foce nel mar mediterraneo.

Fin dall’antichità e soprattutto in epoca greca il fiume ha rap-presentato un collegamento fra la zona collinare e la costa. Il fiu-me era un porto attivo, dove arrivavano prodotti e da dove parti-vano merci locali. L’Irminio, quindi serviva per il commercio fra i popoli .i numerosi boschi che c’erano intorno al fiume difende-vano il corso dell’acqua e conservavano la foce come porto-canale. Il porto del fiume Irminio fu l’unico porto attivo della Si-

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cilia in età normanna;ma quando essi cominciarono a tagliare gli alberi dei boschi, il percorso del fiume fu cambiato.

Le sue acque venivano usate per lavare i panni e da molti mu-lini per fare girare le loro ruote. Inoltre era più ricco di pesci e consentiva a molte persone di vivere facendo i pescatori.

Oggi il fiume ha pochissima acqua sia per lo sbarramento arti-ficiale ai piedi di Giarratana, sia per il disboscamento che ha ri-dotto le precipitazioni e quindi hanno impedito l’infiltrazione del-le acque piovane. Inoltre oggi è sporco e inquinato e sono rimasti pochissimi pesci.

La costruzione della diga di Santa rosalia è iniziata nel 1970 ed è finita nel 1980, ha avuto lo scopo di consentire l’accumulo di grandi quantità d’acqua da utilizzare per l’irrigazione dei campi , per il fabbisogno idrico-potabile della città di Ragusa, per l’alimentazione di un acquedotto per le campagne di Modica, Scicli e Ragusa.

Nel lago si trovano le carpe e le trote. Il lago è stato chiamato così perché si dice che in questo posto abitava una giovane eremi-ta chiamata Rosalia è stata fatta Santa e oggi è la patrona di Pa-lermo.

LA LEGGENDA DI DAFNE Sui monti iblei viveva il pastore dafni che cantava con una vo-

ce dolcissima accompagnato dal suono del suo flauto. Egli era in-namorato della ninfa del fiume Irminio, di nome Echemeide, fi-glia della dea giunone.

Ma un giorno il re lo invitò a cantare ad una festa e dafni con la sua musica fece innamorare la regina.

Questa, rifiutata da dafni, lo drogò e con l’inganno ottenne il suo amore sapendo questo, giunone, madre di Echemeide, vendi-cò la figlia accecando dafni.

Così il povero pastore vagò per l’intera Sicilia con i suoi canti pieni di dolore per l’amore perduto di Echemeide, per l’ingiustizia subita e perché non poteva più vedere la sua amata terra Iblea.

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Un brutto giorno il pastore Dafni si uccise lanciandosi da una rupe a picco sul mare di punta braccetto. Gli dei, impietositi, lo resero eterno sotto forma di rupe; e da allora la risacca del mare produce in quel posto magici suoni.

I MONUMENTI STORICI DELLA CITTA’ DI RAGUSA . I monumenti più importanti che restano dopo il terremoto del

1693 che distrusse la piccola città di Ragusa Ibla sono: il piccolo convento de p.p. cappuccini; la chiesa di San Domenico; la chiesa dell’immacolata e la chiesa delle anime del purgatorio; il bellis-simo portale dell’antica chiesa di San Giorgio (1300) la chiesa di Santa Maria delle scale. Dopo il violento terremoto che distrusse quasi tutti i comuni della Sicilia venne assegnata a Vittorio Ame-deo di Savoia (1713), che stava cercando di riordinare le provin-ce della Sicilia, ma nel (1734) l’isola venne conquistata da carlo iii di borbone re di Napoli. Fu in questo periodo che venne co-struita la nuova basilica di San Giorgi disegnata dall’architetto gagliardi.

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Fu costruito a partire dal 1739, su progetto dell’architetto rosa-

rio gagliardi, con forme barocche innovative e rivoluzionarie. Si trova a Ragusa Ibla e poggia su un’alta scalinata, in posi-

zione dominante rispetto alla città e al territorio naturale circo-stante.

Presenta una facciata a torre campanile alla Siciliana o Ga-gliardiana, costituita dalla fusione tra la facciata a tre ordini e il campanile.

Gruppi di colonne dividono la facciata in 3 parti; quella centra-le è curva rispetto alle ali laterali.

La chiesa, riccamente decorata, è uno scenografico gioiello tardobarocco

LA STATUA DI SAN GIORGIO

Giorgio, il cui nome significa agricoltore, era originario della Cappadonia; era ufficiale delle milizie di Diocleziano e si conver-

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tì al Cristianesimo quando in Palestina inizio la persecuzione dei Cristiani voluta dallo stesso Diocleziano. Fu arrestato, torturato e decapitato. Il santo viene raffigurato a cavallo, con indosso l’armatura di cavaliere e ai suoi piedi il drago contro cui ha sca-gliato la lancia. Questa immagine si collega alla leggenda della lotta tra il Santo e il drago.

La leggenda racconta che , come ogni anno, una fanciulla do-veva essere data in pasto al drago. Era venuto il turno della figlia di Diocleziano, il quale chiamò il cavaliere Giorgio e gli propose di sposare la figlia. Giorgio si rifiutò per motivi religiosi , in quanto egli era un cristiano e non poteva accettare tale proposta. Diocleziano scoprì il motivo del rifiuto e lo fece arrestare, tortura-re e decapitare.

Il culto di San Giorgio si diffuse durante la dominazione Nor-manna; un’altra leggenda narra che il Santo cavalcasse accanto al re Ruggero durante le battaglie contro i Musulmani.

Secondo una tradizione popolare Siciliana, per ottenere una grazia bisognava pregare il Santo con la seguente orazione: Giorgiu cavaliere, vui a cavaddu e eu a peri, vui chi andasti a lu livantichi vinisti a lu punenti, sta grazia m’ati a faritempu nenti.

Ragusa Ibla è ricca anche di eleganti palazzi in stile Barocco e in stile Neo-Classico fra i quali ricordiamo: il palazzo Cosentini, il palazzo della Cancelleria, il palazzo Sortino-Trono il palazzo Arezzi, il palazzo La Rocca.

Nel tratto di strada che collega Ragusa Ibla con Ragusa supe-riore sorsero dei palazzi signorili:palazzo Lupis, palazzo Zocco e palazzo Bertini costruito nel 1700, è molto noto per i suoi ma-scheroni alle finestre.

Ragusa superiore nacque sulle rovine di Ibla e si sviluppo’ at-torno alla Cattedrale di San Giovanni Battista, la chiesa venne co-struita tra 1706 e il 1760 anche’essa in stile barocco e a tre nava-te. Ha una facciata monumentale ed un elegante campanile.

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La leggenda racconta. I Sangiovannari non vollero rifabbricare la chiesa distrutta, ma costruirne una nuova in un altro sito e non sapendo dove si affida-rono al volere di dio. Presero il simulacro del Santo, lo caricarono su un asinello e lo fecero partire con loro dietro in processione. L’asinello salì lungo le scale di s. Maria e arrivato sul Monte pa-tro si fermo inginocchiandosi. Quello fu il segno di dio e San Giovanni che volevano la chiesa riedificata in quel posto.

La statua è opera del maestro Car-melo Licitra detto “u ghiuppinu”. La leggenda narra che durante la la-vorazione la sta-tua prendeva forma magnifi-camente, ma ogni

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volta che lo scultore iniziava a scolpire il volto succedeva qualco-sa: il legno si scheggiava, il maestro si feriva con lo scalpello o il volto veniva male, al punto da doverlo ricominciare daccapo. Il maestro si disperava perché non capiva il motivo di questa dif-ficoltà. A un certo punto gli si presentò un barbone chiedendogli la carità; il suo volto era straordinario, aveva una fierezza e una dolcezza che addolcivano il cuore. Lo scultore chiese al barbone di fare da modello per la statua in cambio di un po’ di cibo; in po-che ore la statua finalmente fu completata!

CHIESA DI SANTA MARIA DELLE SCALE

La chiesa fu ricostruita dopo il terremoto del 1693 con uno sche-ma a capanna, molto semplice all’esterno, unito ad un campanile. La parte più antica, sopravvissuta al sisma, è tardogotica. La decorazione presenta dettagli naturalistici con soggetti mo-struosi, di repertorio medievale, Come demoni, animali e mostri antropomorfi.

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PIAZZA POLA CHIESA DI SAN GIUSEPPE

Fu costruita intorno alla metà del 1700 in stile barocco. La faccia-ta è formata da tre piani sovrapposti; nell’ultimo sono sistemate le campane. La parte centrale è curva rispetto ai lati retti e brevi. La chiesa ri-sulta di notevole eleganza e assume una posizione scenografica nella piazza.

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CHIESA DI SANTA MARIA DEI MIRACOLI

Venne edificata intorno alla metà del XVII secolo, fuori dalle

mura della città, perchè in quel luogo era stata rinvenuta una im-magine della madonna col bambino. Il ritrovamento della sacra immagine fu considerato dalla popolazione un evento prodigioso, per cui si decise di costruire un tempio in onore della madonna.

LEGGENDA

Durante il sonno degli spiriti apparvero ad una bambina dicen-dole che poteva trovare una “trovatura” nella chiesa di s. Maria soltanto se non avesse detto niente a nessuno. La bimba, invece, spaventata dice tutto al padre e insieme si dirigono nella chiesa per scoprire questo tesoro. Alla fine la bimba non trovò niente perché aveva parlato, ma per consolarla la madonna le fece trova-re un quadro col ritratto di Maria bambina, da cui prende il nome questa chiesa

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CASTELLO DI DONNAFUGATA

Il castello venne costruito lentamente nel corso dei secoli. Nel 1500 esisteva solo una torre di avvistamento; in seguito

nel 1600 venne costruita una masseria attorno alla torre. Chi furono i nobili che decisero di ingrandire e abbellire il ca-

stello di donnafugata nel 1850 circa ? Nel 1850 il barone Francesco Maria Arezzo insieme al figlio

Corrado avviarono i lavori di rifacimento e ingrandimento del ca-stello e fecero costruire anche un meraviglioso parco.

Agli inizi del 1900 Clementina

Arezzo, nipote del barone, decise di modificare la facciata principale del castello per renderla più bella e mae-stosa.

Al centro della facciata vediamo la bellissima loggia neogotica. Essa è formata da dieci colonnine binate e da nove archi trilobati.

La facciata del castello è merlata nella parte alta.

Si possono anche vedere il portale d’ ingresso e la torretta.

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LA LEGGENDA DELL’ORIGINE DEL NOME

La parola “donnafugata” significa in lingua araba (ain-jafat)

“fonte della salute” dato che nei pressi del castello esiste una fon-te d’ acqua che portava, secondo gli antichi, effetti benefici.

Durante il corso del tempo secondo molti la parola “donnafuga-ta” aveva un diverso significato ovvero “rapimento di donna”. La causa di tale significato va cercata in un avvenimento realmente accaduto nel 1888, proprio a donnafugata con protagonisti due innamorati e promessi sposi, Clementina Paternò castello, nipote del barone Corrado Arezzo, e il giovane visconte francese Gaetan Combes de Lestrade.

I due giovani amanti volevano sposarsi il più presto possibile, ma il barone voleva prolungare ancora la data delle nozze.

Per questo motivo, il visconte Lestrade organizzò una fuga dal castello durante le ore notturne. Durante la notte, i due innamorati fuggirono dal castello per rag-giungere il porticciolo di punta secca, dove si imbarcarono in un vascello. il barone Corrado Arezzo si accorse della loro fuga e ordinò ai suoi servitori di interrompere la fuga. Il vascello dei due innamo-rati fu raggiunto e la giovane Clementina fu ricondotta a suo non-no il barone. Alla fine il barone, dopo qualche settimana, dovette acconsentire alle nozze, e Clementina e Gaetano finalmente si sposarono nella chiesa di santa Maria di Portosalvo a Malta.

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LA LEGGENDA DI BIANCA DI NAVARRA Bianca di Navarra (1387-1441) fu regina consorte di Sicilia dal 1402 al 1409, regina di Navarra dal 1425 al 1441, figlia terzogenita del re di Navarra, Carlo III di Navarra e di Eleonora Enriquez. Catania il 21 maggio del 1402 spo-sò per procura martino i detto il giovane, re di Sicilia. Quando Mar-tino I di Aragona morì, la giovane bianca si trovò a lottare con il vec-

chio Bernardo Cabrera, conte di Modica, che voleva sposarla per impadronirsi di tutta quanta la Sicilia Abile stratega, scaltro, crudele, potente come nessun altro sull’isola il conte Berardo Cabrera era temuto persino dai sovrani di Palermo che non fecero nulla per ridimensionare il suo potere. Egli, secondo la leggenda, rifiutato in amore, imprigionò la regi-na Bianca di Navarra, rinchiudendola in una stanza del castello. Bianca riuscì a scappare, fuggendo attraverso le gallerie che con-ducevano nella campagna che circondava il palazzo. Da qui il nome dialettale "ronnafugata", cioè "donna fuggita". Bianca raggiunse il castello Maniace di Siracusa, successivamen-te Catania ed infine Palermo, da dove ordinò l'arresto del conte Cabrera, facendolo tradurre dinanzi al re di Spagna per farlo con-dannare. Ma il re lo graziò. LEGGENDA DEGLI SPIRITI Si narra che nel castello esistono degli spiriti che hanno la forma di animali. Una giorno verso mezzanotte il massaro di donnafuga-ta sentì un rumore nel cortile e uscì fuori a controllare; vide un maiale nero e pensò di portarlo nella sua mandria. Ma il maiale non si fece catturare e ad un certo punto si voltò ver-so il massaro e gli disse: “insomma, quando la smetti di inse-guirmi?”. Il massaro, spaventato, scappò e si chiuse a casa con una forte febbre. Dopo pochi giorni morì.

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IL CASTELLO DI DONNAFUGATA: IL PARCO

IL LABIRINTO

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IL CASTELLO DI DONNAFUGATA: IL PARCO

I GIARDINI ALLA FRANCESE

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IL CASTELLO DI DONNAFUGATA

SCALONE PRINCIPALE

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SALA DEGLI STEMMI

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SALA DEGLI SPECCHI

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STANZA AZZURRA

ALCOVA

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PREMIAZIONE NARRATÙ a.s. 2010/2011