VITA DIOCESANA Essere operai della pace - chiesadinapoli.it Gennaio.pdf · della pace Crescenzio...

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N. 1 • 10 gennaio 2016 • 1,00 Anno LXX • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut.  014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli Essere operai della pace Crescenzio Card. Sepe Con la proclamazione di Maria Madre di Dio – Theotokos – la Chiesa non ha inteso sol- tanto riconoscere nella Vergine un singolare privilegio, ma anche insegnarci alcune verità della nostra fede. La prima è che Gesù Gesù non ha soltanto un Padre, ma anche una Madre; pertanto, la funzione di Maria è quella di mostrare il volto materno e misericordioso dell’a- more di Dio; inoltre, come ha fatto con Maria, Egli vuole essere posto nelle nostre mani, es- sere curato e allevato da noi, continuare a incontrarsi nella vita e nella storia di ciascuno di noi. a pagina 8 Il Giubileo dei Disabili 3 PRIMO PIANO DIOCESI L’Arcivescovo invita i senza fissa dimora 2 VITA DIOCESANA Accanto ai detenuti 5 VITA DIOCESANA Le celebrazioni natalizie del Cardinale Sepe 8 e 9 SPECIALE Matilde Azzolini Rosanna Borzillo Benedetta Botta Aldo Bova Modesto Bravaccino Grazia Buccelli Doriano Vincenzo De Luca Franco Esposito Giuseppina Esposito Gianmaria Fabrizio Ferrazzano Giuseppe Guglielmi Antonio Mattone Lorenzo Montecalvo Annarita Rossi Elena Scarici Mariangela Tassielli Gli interventi Una riflessione sulla “Laudato sì” 4 Sosteniamo la missione in Mongolia 6 L’impegno per le nuove povertà 10 Riconoscimento al Policlinico 11 Decima edizione del trofeo Pignatiello 13 Alla Biblioteca Nazionale mostra su Manuzio 15

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N. 1 • 10 gennaio 2016 • € 1,00

Anno LXX • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut.  014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli

Essere operaidella paceCrescenzio Card. Sepe

Con la proclamazione di Maria Madre di Dio – Theotokos – la Chiesa non ha inteso sol-tanto riconoscere nella Vergine un singolare privilegio, ma anche insegnarci alcune veritàdella nostra fede. La prima è che Gesù Gesù non ha soltanto un Padre, ma anche una Madre;pertanto, la funzione di Maria è quella di mostrare il volto materno e misericordioso dell’a-more di Dio; inoltre, come ha fatto con Maria, Egli vuole essere posto nelle nostre mani, es-sere curato e allevato da noi, continuare a incontrarsi nella vita e nella storia di ciascunodi noi.

a pagina 8

Il Giubileodei

Disabili

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PRIMO PIANO DIOCESI

L’Arcivescovo invita

i senza fissa dimora

2

VITA DIOCESANA

Accanto ai

detenuti

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VITA DIOCESANA

Le celebrazioni natalizie del

Cardinale Sepe

8 e 9

SPECIALE

Matilde Azzolini • Rosanna Borzillo

Benedetta Botta • Aldo Bova

Modesto Bravaccino • Grazia Buccelli

Doriano Vincenzo De Luca • Franco Esposito

Giuseppina Esposito • Gianmaria Fabrizio Ferrazzano

Giuseppe Guglielmi • Antonio Mattone

Lorenzo Montecalvo • Annarita Rossi

Elena Scarici • Mariangela Tassielli

Gli interventiUna riflessione sulla “Laudato sì” 4

Sosteniamo la missione in Mongolia 6

L’impegno per le nuove povertà 10

Riconoscimento al Policlinico 11

Decima edizione del trofeo Pignatiello 13

Alla Biblioteca Nazionale mostra su Manuzio 15

Vita Diocesana Nuova Stagione2 • 10 gennaio 2016

La testimonianzadi una studentessa

“Comele manidi Dio”«Voi sarete gli infermieri deldomani, capaci di rinnovare, conle vostre conoscenze e col vostrosaper fare, il concetto diassistenza». Sono le parole delladottoressa Gesualda La Porta,direttrice del corso di laureainfermieristica dell’Universitàdegli Studi di Napoli Federico II,polo Cardarelli. Parole che ripete

spesso ai suoi studenti, come me.Gli ospedali non mi erano maipiaciuti, probabilmente nonpiacciono a nessuno, sono postiin cui le ore del giorno sono tutteuguali, dove la domenica èuguale al lunedì, dove il Natale ela Pasqua hanno lo stesso saporedi un giorno qualunque. Difronte a tanto dolore, troppospesso, lo sconforto può prendereil sopravvento, non importa chetu sia paziente, medico oinfermiere, o un semplicetirocinante. Almeno una volta,quando tocchi con mano ildolore, ti chiederai, come feceGesù: «Padre dove sei? Perché ci

hai abbandonato?».Oggi, a fronte dei fatti di cronacadi cui tutta l’Europa è ormaiprotagonista, tali domandesembrano risuonare di continuonella mente di tutti. È per questache la nostra direttrice, ci ha datola possibilità di incontrare ilVescovo ausiliare di Napoli, S.E.mons. Lucio Lemmo. Tanteerano le domande che noistudenti volevamo porgli, troppopoco il tempo a disposizione, masufficiente per chiarire ancorauna volta la professione

infermieristica.L’infermiere può essere laico,cattolico, buddista omusulmano, ma ha l’obbligo dierogare assistenza nel migliomodo possibile, avvalendosi nonsolo della sua indole caritatevole,ma soprattutto delle sueconoscenze. Indipendentementedalle proprie credenze, deverispettare le decisioni delpaziente, senza giudicarlo,pronto ad espletare il suo doveresenza differenze di razza, genere oreligione, tenendo conto non solodella patologia ma dell’interezza

della persona.Ha un compito arduo in quantodeve farsi carico delle sofferenzealtrui pur rimanendo distaccato,per poter intervenire concoscienza e lucidità. Ed è perquesto che mons. Lemmo hacomparato l’operatoinfermieristico alle mani di Dio.“Noi” infermieri non abbiamoquesta presunzione, masicuramente con il nostrooperato, il nostro ascolto e lanostra pazienza, cerchiamo dicondurre alla guarigione oquantomeno ad alleviare lesofferenze, per rendere gliospedali, e la l’intera sanità,

migliori.

Benedetta Botta

Corso laurea infermieristicaCardarelli

Come ormai consuetudine, la Comunità del Binario, co-stituita dai nostri fratelli in difficoltà, dai volontari, daglioperatori, dai ragazzi del servizio civile volontario e dai tantibenefattori che sostengono il Centro ciascuno a propriomodo, si è ritrovata venerdì 24 dicembre per celebrare ilSanto Natale. In un clima di raccoglimento, di festa e digioia nel ritrovarsi, la Comunità del Binario si è raccoltaintorno alla Mensa Eucaristia che ci ha introdotti nel cuoredel Natale.

Da sempre il Centro si sforza di testimoniare laMisericordia e la Tenerezza di Dio in una Chiesa in uscita eche nell’incontro con l’altro sostiene, incoraggia e accompa-gna chi vive le “periferie interiori”.

Questi momenti, dunque, rappresentano delle tappe “bal-samiche” capaci di lenire ferite, dare fiducia, sperimentareche Dio continua ad essere il Padre amorevole e misericor-dioso che è con noi sempre, soprattutto nei momenti bui.

Don Enzo Cozzolino, direttore della Caritas Diocesana diNapoli, che ha presieduto la celebrazione, ha richiamatol’Anno Santo della Misericordia come passione di Dio per l’u-manità, invitando ciascuno al perdono di se e degli altri. È

questo, ha detto don Enzo, un viaggio interiore, non semprefacile ma che va percorso per scoprire, anche nei nostri mean-dri interiori, sia il senso del limite e del peccato che la bel-lezza delle potenzialità e di quanto Dio opera.

Al momento della pace è stato bello l’invito di a scambiarciun gesto di fraternità rivolgendoci al fratello accanto dicendo”ti voglio bene, tu sì meglio e’ me”

La celebrazione si è conclusa ringraziando tutti i volontariche sostengono il Centro e che con la loro dedizione contri-buiscono a creare quel clima di famiglia di cui gli amici ospitihanno bisogno, soprattutto in questi momenti particolari co-me le feste.

Un grazie particolare è stato rivolto ai professori e aglialunni di varie scuole napoletane che hanno fatto esperienzadi conoscenza e di condivisone presso il Centro, sottolinean-do l’importanza della fede che si concretizza in gesti d’amore:«Molti giovani vanno a servire alle mense o per strada, ma nonvanno alla Mensa eucaristica. Mi domando, dice don Enzo,quanti invece pur andando a messa vanno anche alle men-se?».

Giuseppina Esposito

Natale con i fratelli del binario Caritas

Sono stati aggiunti dei tavoli al pranzodei poveri organizzato il 29 dicembre nelSalone arcivescovile della Curia.Quest’anno gli ospiti hanno superato quo-ta 450, un record, e per farli accomodaretutti ci sono voluti dei posti in più, malgra-do l’allestimento di tre sale invece di una,come era all’inizio.

Il cardinale Sepe ha aperto anche que-st’anno le porte ai tanti utenti delle mensecittadine della Caritas e a coloro che si ri-volgono sempre più spesso ai centri diascolto e ha servito ai tavoli con un grem-biule rosso: «Ogni anno gli ospiti sonosempre di più – ha commentato l’arcive-scovo - così come sono sempre di più colo-ro che bussano alle nostre porte durantel’anno, noi vorremmo che il fenomeno di-minuisse, e invece vediamo che il bisognocresce, è un molto più vasto di quello chesi pensa».

Aumentano i poveri, ma cambiano an-che volto, lo conferma il direttore dellaCaritas diocesana don Enzo Cozzolinoche insieme al suo vice, GiancamilloTrani, controlla che tutto vada per il me-glio: «Sono sempre di più gli italiani, so-prattutto famiglie e papà separati, ma nonsolo, spesso i volontari l’anno dopo ce li ri-troviamo come ospiti e come utenti abi-tuali delle nostre mense che in media ero-gano 1500 pasti al giorno, noi li seguiamotutto l’anno e non solo per i pasti ma conun accompagnamento morale e psicologi-co, attraverso i nostri centri di ascolto».

Fritture miste, gnocchi alla sorrentina,rollè di tacchino con patate, il menu sceltoper accontentare tutti, cristiani e musul-mani, e offerto da Valerio Vegezio cateringmentre il pane è stato regalato da due pa-nifici di San Sebastiano al Vesuvio, al dol-ce invece ci ha pensato l’associazione

Scugnizzi, che tanto per buon augurio harealizzato un enorme torta a forma di cor-no. Una tonnellata di Pasta Rummo ègiunta invece dal Rotary Club di Posillipo.

La Camera di Commercio, retta dalCommissario ha invece fatto arrivare,sciarpe, cappelli e guanti per tutti gli ospi-ti.

Presente anche il presidente dellaConfcommercio Campania, MaurizioMaddaloni che ha augurato a tutti un an-no di pace e di maggior benessere che pos-sa porre fine, alla crisi economica, anchese – ha aggiunto, una ripresa nel settoredel commercio, si registra. Allegria musi-ca e sorrisi e accoglienza da parte di oltrecento volontari che la Caritas ha coinvoltoper l’occasione. Un clima di festa che è sta-to preceduto anche da uno spettacolo dimusica, canzoni e recitazione al Museodiocesano con Alan De Luca.

Il 29 dicembre tre sale della Curia hanno aperto le porte ai bisognosi

Cresce il bisogno, aumenta la solidarietà

Oltre 450 persone sono state accolte ed ospitate. Per loro anche uno spettacolo di musica e canzoni al Museo diocesano

di Elena Scarici

Primo Piano DiocesiNuova Stagione 10 gennaio 2016 • 3

Il saluto al Cardinale

Tenerezza e compassioneÈ con grande gioia che oggi ci siamo

riuniti qui, nella Chiesa Cattedrale,Chiesa Madre di Napoli.

Siamo come un piccolo gregge raccol-to dal Pastore buono della nostra vita cheè l’Amico Gesù.

Un piccolo gregge che si è messo incammino per attraversare la Porta Santadi questa bella cattedrale e ritrovare il sen-so profondo del cammino della vita, quel-lo verso la casa del Padre. “In verità, in ve-rità vi dico: io sono la porta delle pecore…. Io sono la porta: se uno entra attraversodi me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troveràpascolo.”(Gv.10,7.9.) Se non passiamo at-traverso Gesù non possiamo essere accol-ti dal Padre.

Siamo un piccolo popolo di donne e uo-mini, disabili e non disabili, deboli e umi-li, che viene accolto da un padre misericor-dioso che ci perdona e ci fa indossare la ve-ste della festa che è questa bella liturgia.

Dio Padre ci manda il suo FiglioUnigenito per salvare la nostra vita e quel-la del mondo intero dalla tristezza dellasolitudine e dell’individualismo. Gesù è lamisericordia di Dio.

Quando ci siamo messi in cammino,nei primi incontri per prepararci a viverelo straordinario anno di grazia voluto daPapa Francesco, ci siamo accorti di cono-scerci poco, a volte di non conoscere l’esi-stenza dell’una o dell’altra associazione,movimento, realtà. Vivere la gioia delGiubileo è per noi oggi anche la scelta dicontinuare sulla strada dell’incontro edella collaborazione riconoscendoci figlidi questa Chiesa, bisognosi di misericor-dia per cambiare la nostra vita.

Quando la debolezza e la fragilità sonoaccolte e sostenute è possibile riscoprireuna grande forza, la forza dell’amicizia, laforza dell’amore misericordioso del Padreche cambia la nostra vita e ci dà una nuo-va energia. E scopriamo che con la gioiadella misericordia ricevuta è possibilecambiare anche la vita di tanti, è possibilecambiare i cuori induriti nella insensibi-lità, nell’ignoranza, nella paura e nel pre-giudizio che ancora oggi spesso circonda-no le persone con disabilità, le loro fami-glie e tanti altri: gli anziani, i poveri, glistranieri, i profughi, i detenuti, chi viveper strada.

Segno di questa speranza è il cero cheporteremo all’offertorio: una della asso-ciazioni lo ha fatto benedire da PapaFrancesco a Roma. Durante l’anno saràportato in altri luoghi della Campania do-ve si svolgeranno preziose iniziative cul-turali volte a superare l’ignoranza e il pre-giudizio verso la malattia mentale.

Da oggi, insieme, vogliamo mettercisotto la protezione di Maria Madre diMisericordia, che con il suo manto ci ac-coglie e ci protegge; vogliamo imparareda lei a vivere la gioia di compiere concre-tamente le opere di misericordia sapendoche ogni gesto di misericordia è fatto aGesù.

Ringraziamo il Signore per il suo amo-re paziente e misericordioso, fatto di tene-rezza e di compassione, di indulgenza e diperdono, e ci impegniamo a donarlo gra-tuitamente così come gratuitamente loabbiamo ricevuto.

Matilde AzzolliniComunità Sant’Egidio

Il 20 dicembre in Cattedrale il Giubileo dei disabili. L’omelia dell’Arcivescovo

Assaporare l’amicizia di Cristo

@ Crescenzio Card. Sepe*

Oggi la nostra Cattedrale è ancora più bella perché ci siete voi che la illuminate conla vostra gioia e con la vostra fede. Illuminate anche questa casa che è la casa di Dio,ma è anche casa vostra e ha bisogno di voi, del vostro coraggio, della vostra fede perdiventare bella. Questo è il primo Giubileo che celebriamo a Napoli, ce ne saranno altri,per altre categorie di persone, ma la cosa più bella è fare iniziare il Giubileo da quelliche sono più amati, più amici di Gesù, e questi siete voi un po’ come è successo tra laMadonna e Santa Elisabetta.

La Madonna, dopo che ha accettato e la sua maternità, come tutte le mamme por-tava nel seno Gesù che doveva nascere. Ma un giorno viene a sapere che una sua cuginache viveva lontano era in attesa. Elisabetta essendo un po’ in là con gli anni, aveva bi-sogno di Maria che era molto più giovane. Lei poteva aiutare la cugina Elisabetta, cheperò abitava lontano e prese in affitto un asinello per attraversare anche le montagnedella Giudea. La cugina Elisabetta, appena vide Maria, per la grande gioia ebbe un sus-sulto nel grembo.

Voi siete venuti qua, vi siete dovuti alzare presto, avete fatto qualche sacrificio, peròavete pensato che ne valesse la pena per attraversare la Porta Santa, per incontrareGesù, per fare il Giubileo perché conoscete il grande amore che che Gesù ha per voi.Perciò vale la pena superare le difficoltà. E così siete venuti in tant: ci sono una ventinadi organizzazioni che vi rappresentano

Che cosa bella: la Madonna quando ha saputo che doveva andare dalla cugina nonsi è lamentata per il viaggio lungo, faticoso e pericoloso, preferendo rimanere a casa,a Nazareth, ma Gesù dal suo grembo gli ha detto: mettiti in cammino a vai.

Perché chi porta Gesù dentro di sé non lo tiene per sé ma deve andare. Tutti quelliche vi assistono, sono con voi e vi vogliono bene, sono tutti come Maria che, avendoGesù dentro di sé, lo comunicano a voi, lo portano a voi, e voi quando lo incontrategioite.

Oggi è una bella giornata di gioia. Voi fate il Giubileo per assaporare l’amicizia diCristo, del Signore, per sentire dentro di voi, nella porta del vostro cuore, la presenzadi Dio, la presenza del bambinello. Il Giubileo è Gesù che si mostra. Si può essere ricchie potenti, ma se non c’è la gioia del cuore a che vale?

Noi abbiamo la ricchezza più grande, noi abbiamo la gioia del cuore perché voglia-mo bene a Gesù e Gesù vi vuole bene insieme alla Madonna che è vostra madre. Oggiin questa celebrazione ringraziamo per voi, per le vostre famiglie, assistenti, amici,educatori, tutti, per dire: “Signore, ti ringraziamo che ci vuoi bene e noi vogliamo espri-mere tutta la gioia di questa amicizia, portando tanta gioia, tanta serenità, anche aimiei fratelli disabili”.

E allora andiamo avanti nel nome del Signore, chiediamo a Maria di portarci sem-pre Gesù e accogliamo sempre Gesù nel nostro cuore e ‘a Madonna v’accumpagne.

*Arcivescovo Metropolita di Napoli

Attualità Ecclesiale Nuova Stagione4 • 10 gennaio 2016

Il mare dal balconeUn tour sul litorale napoletano prendendo spunto da un passaggio di «Laudato si’»

di Giuseppe Guglielmi *

«Gli ambienti in cui viviamoinfluiscono sul nostro mo-do di vedere la vita, di sen-

tire e di agire» (147). Questo passaggiodell’enciclica Laudato si’ di papaFrancesco, contenuto nel paragrafo“Ecologia della vita quotidiana” (cf cap.IV), non solo richiama quell’interscam-bio tra sviluppo personale e ambiente,ma a mio avviso mette in evidenza undato di fatto: ognuno di noi nasce in undeterminato territorio e, in un certoqual senso, si “abitua” a vedere e sentireil proprio territorio così come gli si pre-senta. Se non si è spinti da motivi, sug-gestioni e passioni, l’ambiente circo-stante risulterà sempre muto, estraneo,inerte. Ecco il senso del titolo di questamia rapsodica riflessione: il mare dalbalcone, ossia l’amara constatazione dichi, vivendo in un territorio in cui il ma-re è in diversi casi negato ai cittadini, siricorda della sua presenza solo perchéha almeno la fortuna di ammirarlo dalbalcone di casa. Non parliamo solo diNapoli, ma di tutta la fascia costiera cheva da Bagnoli fino a Castellammare diStabia. Procediamo con ordine.

Bagnoli: uno dei pochi territori co-stieri pianeggianti, con ampi spazi espiagge ma che attende ancora da annidi essere bonificato. Un vero peccato sesi considera che è tra i pochi diretti ac-cessi al mare della città di Napoli. SuBagnoli, troppe parole sono state spesein questi ultimi mesi, non serve aggiun-gerne altre.

Posillipo, incantevole quartiere ap-pollaiato sulla omonima collina, doveperò i varchi pubblici al mare sono dav-vero rari. Ad eccezione della discesaGaiola, di via Marechiaro e via Russo, ilresto delle stradine che da via Posilliposcendono al mare sono tutte private.Cancelli elettronici negano l’accesso ainon residenti.

Francamente non so se alcuni diquesti accessi al mare erano un tempopubblici! Per immaginare la bellezza diquesto stupendo quartiere, ai comunimortali non resta che ammirare qual-che scorcio da via Posillipo e viaPetrarca o magari visitare virtualmentela sua costa tufacea e le sue ville attra-verso internet.

Chiaia: per fortuna c’è il lungomareCaracciolo. Almeno qui ci si può accor-gere che a Napoli, nonostante tutto, èancora possibile vedere il mare a mt. 0s.l.m. Ben presto però l’incanto finisce.Il porto e la zona industriale sono off li-mits. Compagnie navali hanno costrui-to mura sui terreni a loro concessi e cosìil mare lo si può solo immaginare. Unodirebbe: tutte le grandi città di marehanno un porto e una zona industriale,ma basta proseguire oltre per ritrovareil litorale marino. Andiamo allora avan-ti.

Da San Giovanni a Teduccio, ultimoquartiere costiero di Napoli, fino aCastellammare di Stabia, fatta qualcheeccezione, si estende una colata di ce-mento comprendente i comuni diPortici, Ercolano, Torre del Greco,Torre Annunziata e, appunto,Castellammare.

Siamo qui nella «casbah vesuviana».Un territorio costiero violentato dall’a-busivismo e dal degrado postindustria-le. Se non sei proprio della zona, e nonconosci dunque i meandri cittadini, ilmare ti sembrerà pressoché inaccessi-bile.

Voler percorrere almeno la stradapiù prossima al mare è davvero un’im-presa ardua. Case private, industrie ecapannoni (molti dei quali non più fun-zionanti) negano ogni vista sul mare.Tra una costruzione e l’altra si possononotare qua e là dei piccoli fazzoletti dispiaggia nera vulcanica.

A San Giovanni a Teduccio, in loca-lità marina di Vigliena, doveva sorgereun porto turistico. Tutto è ancora fer-mo. Proseguendo il corso e svoltando al-l’altezza di P.zza Pacichelli si giunge alla“spiaggia del Municipio”. Ovviamenteper chi percorre il corso San Giovanni,il tutto è rigorosamente non indicato.Questa ampia spiaggia mostra tutta lasua desolazione: abbandono, odorenauseabondo di fogna, un mare dal co-lore non invitante.

Il vecchio depuratore sullo sfondosembra un relitto bellico. Più avanti,percorrendo a piedi il vicolo Marina(anche qui senza indicazione) e passan-do sotto il ponte della rete ferroviaria sipuò constatare che qualche cosa è statafatta: un viale pedonale illuminato finoa Pietrarsa, la spiaggia tutto sommatoin buone condizioni, abitanti della zonache prendono il sole e (persino!) fannoil bagno.

A Portici, lungo il corso Garibaldi,non si vede mai il mare. Devi essere por-ticese per sapere in quale punto si puòaccedere alla spiaggia. Sì, perché nessu-na scritta all’altezza di viale Camaggioindica che svoltando si può raggiungerela spiaggia.

“Erano iniziati i lavori di ripristinodel lungomare fino al porto diGianturco - dicono da quelle parti –, maormai è tutto fermo da mesi. Oltre aldanno, naturalmente anche la beffa: oranon si può nemmeno più accedere almare perché il cantiere è bloccato”.

A Ercolano si giunge tramite unastrada che, quasi a prendersi scherzodella situazione, si chiama viaMarittima.

Di marittimo però non c’è proprionulla. Un po’ di case alla rinfusa tracampi coltivati. Anche qui, solo se seidella zona, puoi avventurarti in qualepiccola stradina, passare sotto il pontedella linea ferroviaria e giungere a ma-re. Proprio ad Ercolano sono stati rile-vati scarichi direttamente a mare. Conquesto scenario la scritta che vieta labalneazione sembra quasi ridicola.

Finalmente a Torre del Greco si puòavere un contatto diretto con il mare. Lacittadina può vantare l’unico litorale at-tualmente agibile con l’auto o a piedi.Lidi privati si alternano a lidi pubblici,ben custoditi.

Torre Annunziata. L’accesso al marenon è diretto anche se è facilmente rag-giungibile, svoltando dal corso princi-

pale all’altezza delle rampe di viaMarconi. Diversi lidi si aprono su vialeColombo, ma l’odore del mare prean-nuncia che sei in prossimità della focedel Sarno.

È il fiume noto come il più inquinatodi Europa, ma forse meno noto è un al-tro dato, sconcertante al pari del suoprimato, ovvero che la sua bonifica èpartita nel 1973.

Attualmente la depurazione pare siasalita, ma il completamento dell’operanon si vede ancora. Accanto alla stradache collega Torre Annunziata aCastellamare di Stabia corre in paralle-lo un muro di cemento (ricorda moltoBagnoli) che limita l’accesso alla spiag-gia. Sembra terra di nessuno; da quelleparti ci sarebbe pure l’isolotto diRovigliano. Di tanto in tanto si aprequalche traversa, con in fondo dei pilonidi cemento che fanno da tornelli, quasia sconsigliare al testardo avventurierodi proseguire.

Castellamare di Stabia: lungomare,villa comunale e una spiaggia da fare in-vidia. Ma non fatevi strane idee. ACastellamare il bagno non si può fare.Devi metterti in macchina o prendere lavesuviana e accedere alle anguste spiag-ge del litorale sorrentino.

Perché? Il collettore di Gragnanonon è ancora completato, per cui gli sca-richi dei comuni limitrofi non vanno afinire nel depuratore ma nel mare.Inoltre la sabbia della spiaggia è fram-mista a terra e ci cresce l’erba.

Con questa ultima stazione della viacrucis vesuviana, termina il tour.Normal mente, alla via crucis delVenerdì santo, segue la domenica di ri-surrezione.

Varrà anche per questo caso? Forseuna indicazione di percorso la si può ri-cavare da un altro passaggio dell’enci-clica, in cui papa Francesco scrive:«Non rassegniamoci a questo e non ri-nunciamo a farci domande sui fini e sulsenso di ogni cosa.

Diversamente, legittimeremo soltan-to lo stato di fatto e avremo bisogno dipiù surrogati per sopportare il vuoto»(113).

È questa coraggiosa rivoluzione cul-turale che papa Francesco auspica pertutti, credenti e non. La terra è nostramadre, è la casa comune.

* Docente di Teologia FondamentaleFacoltà Teologica dell’Italia

Meridionale, Sezione S. Luigi

Vita DiocesanaNuova Stagione 10 gennaio 2016 • 5

Dio stacon voi

La tradizionale visita di fine annodel cardinale Crescenzio Sepe nellaCasa circondariale “Giuseppe Salvia –Poggioreale” è stata l’occasione peraprire la Porta Santa anche in un luogodi dolore come il carcere napoletano.Radunati nel cortile adiacente la chiesadell’istituto, dove lo scorso 21 marzopapa Francesco benedisse la statuadedicata al poverello di Assisi, i detenu-ti che partecipano alle catechesi hannovarcato l’ingresso della cappella del car-cere, designata come Porta Santa.

Quindi, alla presenza del direttore,Antonio Fullone, del comandante Gae-tano Diglio e del Presidente del Tribu-nale di Sorveglianza CarminantonioEsposito, hanno assistito alla Messacelebrata dal Cardinale.

Nel suo saluto, il cappellano donFranco Esposito, ha detto che il carce-re da luogo di reclusione deve diventa-re un luogo di redenzione così comeha più volte sottolineato papa France-sco. Erano presenti anche gli altricappellani, don Giovanni e padre Mas-simo e tanti volontari che ogni giornovisitano e sostengono vite difficili.

“Non potevamo prepararci al nuovoanno meglio di come abbiamo fatto,entrando per la Porta Santa – ha esor-dito il cardinale Sepe nell’omelia –,mentre ci lasciamo alle spalle un annodifficile pieno di sofferenze, vogliamoche il 2016 sia un anno più bello, sere-no e pacifico“.

Il Cardinale ha poi ricordato la curadi Maria per quel bambinello appenanato, che con le sue mani fasciava ecullava Gesù Bambino, mentre troppospesso le mani vengono utilizzate perfare del male e per ferire. “Dio sta convoi – ha concluso Sepe –, sta nellevostre celle e le sbarre non possonoimpedire al Signore di entrare”. Unincoraggiamento e un messaggio disperanza accolto con gioia e con tantiapplausi dai duecento detenuti pre-senti alla celebrazione.

Quest’anno il presepe allestito dalcappellano e dai detenuti riproducevala cella di un carcerato con tanto disbarre alle finestre. Il bambinello gia-ceva su una branda arancione con laclassica coperta scura a strisce bian-che. Giuseppe e Maria accanto al lettovegliavano su Gesù, mentre sul tavoli-no alle loro spalle comparivano unimmancabile fornellino a gas utilizza-to per cucinare i pasti, una macchi-netta del caffè, un pacchetto di sigaret-te e altri oggetti che solitamente sipossono trovare nelle celle. Sulla por-ta della cella socchiusa per ricordareche da lì si esce, inneggia la scritta “laporta della cella diventi porta santa”,come ha voluto papa Francesco inquesto Giubileo della Misericordia.

Alla fine della Messa c’è stata laproclamazione del presepe più bello,tra quelli preparati nei vari padiglioni,un concorso che da anni viene indettoa Poggioreale e che per questa edizio-ne ha visto il successo del padiglioneRoma. In questa giornata si è respira-ta aria di giustizia, perdono, miseri-cordia. Quella misericordia di Dio,capace di trasformare i cuori, maanche in grado di trasformare le sbar-re in esperienza di libertà.

Antonio Mattone

L’anno giubilare nelle carceridi Franco Esposito*

«Nelle cappelle delle carceri potranno ot-tenere l’indulgenza, e ogni volta che passeran-no per la porta della loro cella, rivolgendo ilpensiero e la preghiera al Padre, possa questogesto significare per loro il passaggio dellaPorta Santa, perché la misericordia di Dio,capace di trasformare i cuori, è anche in gra-do di trasformare le sbarre in esperienza di li-bertà»( Papa Francesco).

Il carcere si trasforma da luogo di reclu-sione a luogo di redenzione. Quest’anno dimisericordia vuole raggiungere tutto ilmondo penitenziario, fatto in primo luogodai detenuti, ma anche dalle loro famiglie,dai bambini vittime innocenti che paganouna pena non loro, in modo particolarequando dopo i colloqui in carcere porteran-no per tutta la vita il segno dei cancelli, delleperquisizioni, degli sguardi sospetti che im-pressi nella loro memoria segnerannoun’infanzia da dimenticare. Ma penso an-che a tutto il personale che opera nelle car-ceri: agli agenti della polizia penitenziariaanche il loro lavoro deve essere impregnatodi misericordia, per poter servire la sicurez-za e nello stesso tempo le persone affidate al-la loro custodia, un lavoro che diventa este-nuante se non è fatto con una coscienza chepone le sue basi sul senso del dovere e delservizio all’uomo.

Chi poi è chiamato a gestire in posti di re-sponsabilità l’istituzione carcere non puòcerto venir meno, secondo il proprio ruolo,a promuovere un carcere sempre più uma-no che risponda sempre meglio al dettamedella costituzione che è la rieducazione e ilreinserimento del detenuto nella società,ma questo potrà avvenire solo se nessuno sisente padrone del tempo dell’altro «IlGiubileo ci ricorda che il tempo è di Dio. Nonsfugge a questa signoria di Dio anche il tempodella detenzione. I pubblici poteri che, inadempimento di una disposizione di legge,privano della libertà personale un essereumano ponendo quasi tra parentesi un perio-do più o meno lungo della sua esistenza, de-vono sapere di non essere signori del tempodel detenuto. Allo stesso modo, chi si trovanella detenzione non deve vivere come se iltempo del carcere gli fosse irrimediabilmente

sottratto: anche il tempo trascorso in carcereè tempo di Dio e come tale va vissuto»Giovanni Paolo II (giubileo 2000)

Il carcere è sicuramente un luogo privile-giato per vivere l’anno giubilare della mise-ricordia.

Ogni giorno come cappellani e come vo-lontari nel carcere, tocchiamo con mano lamisericordia di Dio quando attraverso gli in-contri di catechesi, i gruppi per i vari progetti,i colloqui personali, incontriamo le storiespesso drammatiche di persone colpevoli,ma nello stesso tempo vittime del loro reato,spesso vite recluse ancora prima di entrare incarcere perché condannate da sempre a vive-re ai margini della società, della cultura, emolte volte anche della comunità ecclesiale.Cosa sono le periferie della nostra città se nonhumus dove si lascia crescere la mala piantadella delinquenza, manovalanza della crimi-nalità organizzata. Da dove provengono, lastragrande maggioranza dei detenuti cheriempiono le nostre carceri, se non da questasocietà spesso chiusa in un perbenismo ipo-crita, che li partorisce e che una volta partori-ti, li rinchiude giudicandoli non come perso-ne, ma come reati contro la società, dimenti-cando e mettendo ai margini della giustizia

anche le vittime che hanno subito il reato. La grande maggioranza dei detenuti ha

ricevuto il battesimo e i sacramenti nelle no-stre comunità parrocchiali, sono stati incor-porati a Cristo, ma dopo chi si è preoccupatopiù di questi nostri fratelli in Cristo, figli del-la Chiesa.

Quante mamme addolorate ho incontra-to, per le strade sbagliate intraprese dai lorofigli, fiumi di lacrime versate per loro, pron-te anche a dare la vita per la salvezza dei pro-pri figli. Ma mai una parola di condanna.Come Chiesa dobbiamo imparare a soffrirea piangere per questi figli, a darci da fare perla loro redenzione a pregare con loro e perloro, ma come una mamma, mai a giudicareo condannare. In una Parola ad essereMisericordiosi come è misericordioso il no-stro Padre Celeste, coscienti che come ci di-ce il nostro Papa Francesco: «la misericor-dia di Dio, capace di trasformare i cuori, èanche in grado di trasformare le sbarre inesperienza di libertà» si tutti abbiamo biso-gno di Misericordia tutti abbiamo bisognodi tempo di conversione, tutti in carcere ofuori dal carcere abbiamo bisogno di essereliberati.

*direttore pastorale carceraria

A Poggioreale arriva Babbo Natale

Pranzo per centocinquanta detenuti promosso dalla Comunità di Sant’Egidio

di Rosanna Borzillo

Babbo Natale è arrivato ancora una volta al carcere diPoggioreale martedì 22 dicembre per centocinquanta detenuti. Nelsuo sacco ha portato in regalo una felpa, sigarette, cioccolatini, bu-sta e carta da lettere, un’immaginetta con la figura del Giubileo dellamisericordia. Il 31dicembre, infatti, il carcere diventa “Porta santa”e i detenuti hanno voluto ricordarlo anche con un presepe partico-lare dove è rappresentato Gesù che nasce in una cella, su una bran-da, proprio per dire che «dal carcere è possibile il riscatto – spiegaAntonio Mattone, della Comunità di Sant’Egidio - e soprattutto uncammino di riconciliazione e misericordia».

Il pranzo di Natale è un’intuizione della Comunità di Sant’Egidioche compie dodici anni. 20 soltanto i detenuti ammessi il primo an-no alla tavola, quest’anno 150 scelti tra coloro che non torneranno acasa il giorno di Natale: i più soli tra i soli. 200 i volontari dellaComunità di Sant’Egidio destinati al servizio ai tavoli in questo 2015che ha visto 8 pranzi in diverse realtà penitenziarie della Campaniae circa 800 detenuti seduti alla mensa natalizia. E il pranzo, offertoda “La Bersagliera”, ha previsto: insalata di rinforzo, con pizza discarole, mozzarella e olive, cannelloni ricotta e spinaci, polpettonecon patate, scarole olive e capperi, frutta di stagione, frutta secca,panettone e pandoro, caffè. «Cerchiamo di rendere il carcere un luogomeno buio – dice il direttore Antonio Fullone – soprattutto in questigiorni in cui i detenuti sono lontani dai loro affetti. Per questo cerchia-mo anche di incentivare i colloqui pomeridiani con le famiglie offrendola disponibilità di un colloquio pomeridiano, proprio per aiutare le fa-miglie ad incontrare i loro cari». Condivide il vescovo PasqualeCascio, delegato Cec per la pastorale carceraria che ricorda ai dete-nuti «il valore della misericordia e il senso del perdono. Da qui – dice- può nascere una nuova vita. Da qui potete ripartire».

Tra i detenuti, anche una rappresentanza fi musulmani: alla lorotavola, l’Imam della moschea di San Marcellino, Hasser Hidouri:«Vogliamo festeggiare con voi cristiani il Natale – spiega l’Imam– an-che se è una festa che non ci appartiene per indicare il nostro impegnoal senso di responsabilità, per costruire una rete di rapporti e incontriche protegga dall’isolamento, dall’anonimato, dalle contrapposizio-ni».

Accanto a lui il presidente il presidente del Tribunale di sorve-glianza Carmine Antonio Esposito, i cappellani don FrancoEsposito, don Raffaele Grimaldi e Giuseppina Troianiello, moglie diGiuseppe Salvia (il vicedirettore ucciso dalla camorra nel 1981).

Il Cardinale Crescenzio Sepe a Poggioreale per l’apertura della Porta della Misericordia

Vita Diocesana Nuova Stagione6 • 10 gennaio 2016

La lettera del direttore del Centro missionario diocesano ai parroci e ai superiori di istituti religiosi

Sosteniamo la missione in Mongoliadi Modesto Bravaccino

Quella presente in Mongolia dal 1992 èuna delle comunità cattoliche più piccoledel mondo, con circa mille e cinquecentofedeli, sei parrocchie e un solo vescovo (diorigine filippina).

La Mongolia è situata, dalle statisticheinternazionali, al 131° posto al mondo perProdotto Interno Lordo, e più del 36% del-la popolazione vive sotto la soglia dellapovertà. Come paese è stato sotto la domi-nazione cinese fino al 1911; libero da que-sto legame, è caduto ben presto sotto l’in-fluenza russa. Dopo la caduta dell’UnioneSovietica, sta cercando lentamente di in-dividuare una propria via che sia equidi-stante da Russia e Cina e che le consentadi riallacciarsi alla propria storia e alleproprie tradizioni, che la vedono erede diun grande condottiero quale fu il famosoGengis Khan. Con una superficie di circaun milione e cinquecentomila kmq, oggila Mongolia è una democrazia parlamen-tare con poco più di tre milioni di abitanti,dei quali più della metà abita nella capita-le, Ulan Bator. La presenza dei cattolici èminima, se si calcola che il 53% della po-polazione è buddista, il 39% si dichiaraateo, mentre solo il 2,1% è cattolico.

Quindi, quasi la metà della popolazio-ne è stanziale e vive nella capitale, mentrecirca il 30% è costituito da pastori nomadiche, migrando su un territorio vastissimoe soggetto ad un clima non facile, praticala transumanza.

Per questo motivo la vita non sempre ècomoda e non è difficile trovare nelle caseproblemi quali l’alcolismo, l’abuso dome-stico e la povertà estrema (soprattuttoquando il clima non permette il normalesvolgimento del lavoro quotidiano).Prima dell’annuncio del Vangelo in moltefamiglie non si era mai sentito parlare del-

la fede. I primi seminaristi sono stati in-viati a studiare in Corea.

Anche per coloro che evangelizzanonon è facile adattarsi ai rigidi inverni, cheraggiungono anche i 30 gradi sotto zero.Ma la sfida più grande è abituarsi alla per-cezione che alcuni hanno della Chiesa cat-tolica: una realtà straniera. Per di più leautorità governative non facilitano le co-se: infatti, anche se dal 1992 laCostituzione mongola riconosce formal-mente il diritto alla libertà religiosa, il go-verno esercita un forte controllo sui grup-pi religiosi differenti dal buddismo.

Malgrado tutto i missionari cattolicipresenti in Mongolia non si lasciano ab-battere. L’attuale vescovo, MonsignorWenceslao Selga Padilla, religioso di ori-gine filippina dell’Istituto del CuoreImmacolato di Maria, è stato consacratodal cardinal Crescenzio Sepe e a lui è mol-to legato da vincoli di amicizia. Il nostrocardinale, infatti, ha visitato due volte lachiesa cattolica in Mongolia e la nostrachiesa diocesana ha fatto dono alla comu-nità diocesana di un bel quadro raffigu-

rante l’immagine della Madonna dellaMongolia, ora esposto alla pubblica vene-razione su di un altare della chiesa catte-drale, in attesa di poter un giorno edifica-re un santuario a lei dedicato. Oggi inMongolia, oltre ai religiosi dell’Istituto dicui fa parte il vescovo, ci sono diverserealtà missionarie provenienti dallaCorea e dall’Italia, in particolare ricordia-mo i Missionari della Consolata e iSalesiani: infatti, molto apprezzata dalgoverno è l’azione educativa svolta dallaChiesa nelle istituzioni scolastiche. Comesi può percepire da questi pochi elementi,la chiesa che è in Mongolia necessità ditutto, ed è legata alla diocesi di Napoli davincoli di affetto e gratitudine attraverso irispettivi pastori.

La situazione climatica che si vive inquelle terre rende non facile la vita degliabitanti e non è difficile che un’estatetroppo secca unita ad un inverno tropporigido possa rovinare la vita di molte fami-glie. Per questo motivo riteniamo sia no-stro preciso dovere aiutare quella chiesasorella nelle sue necessità, assicurando al

vescovo la nostra preghiera, ma anche lavicinanza con aiuti concreti; “cooperazio-ne missionaria tra le chiese” significa of-frire ad esse la possibilità e i mezzi percontinuare la propria missione in terredifficili.

In ordine a ciò, si chiede alle comunitàche sono nella diocesi di Napoli di istitui-re una raccolta fondi per la chiesa sorellache è in Mongolia, per sovvenire a tutte leesigenze che il vescovo locale individuacome urgenti. Ma soprattutto in vista diun’opera sociale che la diocesi di Napolidesidera realizzare in quelle terre per ilbene spirituale e materiale dei suoi abi-tanti. Siamo a conoscenza che già un de-canato ha organizzato la raccolta di av-vento della Caritas per aiutare questo pro-getto e ne siamo grati.

Affidiamo i sacrifici e le preghiere chesi faranno per questa terra e per la comu-nità cristiana che lì vive ed opera, al patro-cinio della Madonna della Mongolia,chiedendo che possa benedire ogni gestodi bene.

Le eventuali offerte raccolte possonoessere versate in contanti presso la cassadella Caritas diocesana in largoDonnaregina 23 dal martedì al giovedìdalle 9:30 alle 13:00. Possono essere an-che bonificate sui conti correnti postali obancari intestati alla Caritas, specifican-do nella causale “Progetto Mongolia”:conto corrente postale: n°14461800 inte-stato a “Caritas Italiana Opera Diocesanadi Assistenza di Napoli”. �

Banca Prossima: n°6483 intestato a“Arcidiocesi di Napoli - Caritas DiocesanaNapoli” e aperto presso la filiale 5000 diMilano - IBAN: Unicredit spa: conto inte-stato a “Caritas Diocesana Napoli” apertopresso l’Agenzia Napoli 19.

Esercizi spiritualiper il Clero Dal 25 al 29 gennaio 2016

Luogo: Casa Armida Barelli, Via Alberi 62, Meta di Sorrento, Napoli.Predicatore: Padre Domenico Lombardo, Carmelitano del Carmine MaggioreTema: L’identità del Presbitero nella Misericordia del PadreInizio: Pranzo di lunedì 25 gennaio 2016 ore 13.00Fine: Pranzo di venerdì 29 gennaio 2016 ore 13.00Contributo: 250 euro da pagare in locoPrenotazioni: Email a [email protected]

La storia di Joy Odini

La buona notizia di Natale

Era febbraio quando Joy Odini, nigeriana di 52 anni arrivò a Napoli, grazie all’a-zione di soccorso internazionale congiunta tra la Php Onlus di don Carlo Unaeze eMosi Cicala onlus, presieduta da Roberto Pennisi.

Joy era stata visitata dal Dott. Mario Di Cesare qualche settimana prima in Nigeriain occasione della Solidarity Mission 2015 della Php Onlus e le era stata diagnosticatauna grave patologia mammaria in fase avanzata per cui andava operata subito.

Dopo vari cicli di chemioterapia ad opera dell’oncologa del Cardarelli MariaBiglietto, è stata operata all’ ospedale Vecchio Pellegrini dai dott.ri Alfredo Borriello,Mario Ippolito e Massimo Fedele. Successivamente ancora chemioterapia e radiote-rapia al Pascale nel reparto diretto dal prof. Paolo Muto, per riacquistare la speranzae la voglia di vivere.

Il 31 dicembre Joy tornerà nel suo villaggio nello stato di Imo in Nigeria dove do-vrà proseguire le sue cure, estremamente costose, per sostenere le quali le due Onluse tanti generosi amici sostenitori hanno unito le loro forze. Il 19 dicembre, nel com-plesso monumentale di San Domenico Maggiore, ospiti di “Magna” la mostra agroa-limentare interattiva sulla gastronomia napoletana, Joy è stata festeggiata da quantile sono stati accanto in questi mesi nel corso di un toccante incontro con proiezionedi diapositive ed una rassegna fotografica di Janine Alves Pereira .

Sant’Ilario di PoitiersVescovo e dottore della Chiesa – 13 gennaio

Ilario, nato a Poitiers, in Francia, intorno al 315, era un pa-gano che cercò il senso della vita dapprima nelle dottrine neo-platoniche, poi - dopo la lettura della Bibbia - nel cristianesi-mo. Nobile proprietario terriero, sposato e con una bimba,poco dopo il battesimo fu acclamato vescovo di Poitiers.Combatté l’eresia ariana attraverso le sue opere, la più famo-sa delle quali è il “De Trinitate”. Approfondì gli studi anchedurante sei anni di esilio. Tornato in sede ebbe come collabo-ratore il futuro vescovo di Tours, San Martino. Morì nel 367.Pio IX lo ha proclamato Dottore della Chiesa.

San Felice da NolaSacerdote e martire – 14 gennaio

La vita del prete Felice ci è narrata da san Paolino di Nola,a cui si deve anche l’importante complesso di basiliche paleo-cristiane a Cimitile, a sei chilometri dalla località campana.Qui erano state deposte le spoglie di Felice, morto probabil-mente dopo il 313. Nato a Nola nel terzo secolo da un riccopadre di origini orientali, aveva sofferto le persecuzioni edera stato imprigionato, torturato e poi liberato miracolosa-mente da un angelo che lo condusse in un luogo deserto.Grazie alla pace costantiniana Felice era rientrato in diocesi.Qui, pur essendo stato indicato come successore dal vescovoMassimo, alla morte di questi rifiutò l’elezione e visse in po-vertà fino alla fine dei suoi giorni. In suo onore si tengono duefeste con processioni dal 5 al 14 gennaio, data della sua me-moria liturgica.

Sant’AntonioAbate – 17 gennaio

Antonio abate è uno dei più illustri eremiti della storia del-la Chiesa. Nato a Coma, nel cuore dell’Egitto, intorno al 250,a vent’anni abbandonò ogni cosa per vivere dapprima in unaplaga deserta e poi sulle rive del Mar Rosso, dove condusse vi-ta anacoretica per più di 80 anni: morì, infatti, ultracentena-rio nel 356. Già in vita accorrevano da lui, attratti dalla famadi santità, pellegrini e bisognosi di tutto l’Oriente. AncheCostantino e i suoi figli ne cercarono il consiglio. La sua vi-cenda è raccontata da un discepolo, Sant’Atanasio, che con-tribuì a farne conoscere l’esempio in tutta la Chiesa. Per duevolte lasciò il suo romitaggio. La prima per confortare i cri-stiani di Alessandria perseguitati da Massimino Daia. La se-conda, su invito di Atanasio, per esortarli alla fedeltà verso ilConcilio di Nicea. Nell’iconografia è raffigurato circondatoda donne procaci (simbolo delle tentazioni) o animali dome-stici (come il maiale), di cui è popolare protettore.

Pastorale e DomenicaNuova Stagione 10 gennaio 2016 • 7

Tra noipeccatori Il Battesimo di Gesù per noi è lafesta liturgica che chiude iltempo speciale dell’Avvento eNatale e ci traghetta alla vita ditutti i giorni, a quella fedesemplice e quotidiana che dàspessore e luminosità al nostroessere cristiani. Eppure il Battesimo, così comelo raccontano gli evangelisti èuna delle pagine scomode deivangeli. Il battesimo di cuiparliamo non è quello che noisiamo abituati a vedere nellenostre parrocchie. Quello raccontato da Luca è ilbattesimo di Giovanni, quellasorta di “lavaggio” necessarioper essere purificati da ognipeccato. Lo ricevono i peccatoriche hanno accolto l’invito diGiovanni il Battista allaconversione e alla penitenza. Loricevono purificando la loroattesa del salvatore… È lì che il Salvatore scende incampo: non nel tempio, tra idottori garanti della volontà diDio, ma nel Giordano, tra ipeccatori, come peccatore.Quanto è scandalosoriconoscere tutto questo! Eppurecustodisce straordinarie logichedi amore e di salvezza.

La preghieraSignore Gesù, Figlio amato, sei venuto tra noi peccatori percorrendo i nostri stessi sentieri di conversione. Non una cattedra, non una posizionedi superiorità! Tu hai scelto e vissuto il nostro stesso camminare nel mondo per incontrare Dio. Non ci hai svelato il Dio irraggiungibile, onnipotente e lontano, ma il volto di un padre vicino e di un pastore attento. Tu, figlio amato, sei sceso in campo per noi, senza disdegnare la nostra fragilità e il nostro peccato: sei sceso tra noi per sollevarci verso Dio. Noi ti lodiamo e ti ringraziamo!

Alleniamoci in misericordia

Il Battesimo del Signore cichiede di riprendere gli allena-menti in misericordia. Questasettimana l’esempio è arduo, manon possiamo arrenderci! La pa-rola chiave è “scendere in cam-po”. Come Gesù, è vietato pren-dere le distanze da situazioni dif-ficili, rischiose o sconvenienti:occorre buttarsi a capofitto,amando.

Mariangela Tassielli fsp

Catechisti e animatori suwww.cantalavita.com possonotrovare la preghiera e l’eserciziodi misericordia in un formatoscaricabile per i social.

10 gennaio. Battesimo del Signore

Non c’è bisogno di laurea in teologia...

Is 40, 1-5. 9-11; Sal 103; Tt 2, 11-14; 3, 4-7; Lc 3, 15-16. 21-22

SANTI, BEATI E TESTIMONIRECENSIONI

La paura delle decisioniGiorgio Nardone ha una pluriennale esperienza come ricercatore e psi-

coterapeuta. Dirige lo “Strategic Therapy Center” di Arezzo, che ha affiliatiin tutto il mondo ed è autore di diversi saggi. In questo riflette sul tema dellapaura delle decisioni e del suo superamento. Egli afferma che la paura disbagliare non deve essere negata, ma compresa e gestita con strategie effi-caci, per trasformarla in arma vincente, in modo da trovare il coraggio diaffrontare le situazioni della vita.

L’autore fornisce una serie di metodi e stratagemmi che sono conside-rati, sulla base dei risultati ottenuti in oltre venticinque anni di ricerca e ap-plicazione, con ventimila casi trattati con successo, come la “best practice”nel campo della terapia di questa forma di disturbi. Nardone sviluppa lasua riflessione in modo ampio, presentando le varie tipologie di paura e lediverse forme di sofferenza. Inoltre spiega come gestire le paure di prende-re le decisioni. Il lettore ne ricava chiarimenti utili per comprendere megliosituazioni che richiedono una difficile decisione, specialmente nella realtàcomplessa di oggi, un aiuto per convivere con esse, e anche valide indica-zioni di percorsi di guarigione. Giuseppe ForiaGiorgio NardoneLa paura delle decisioni. Come costruire il coraggio di scegliere per sé e per gli altriSalani Editore – Milano 2014pagine 122 – euro 12,50

Pace senza confiniIl progetto “Pace senza confini” è nato con e per i ragazzi dai 9 ai 14 anni.

Si tratta di canzoni, proposte operative, brevi pièce teatrali e riflessioni ba-sate su avvenimenti storici o di cronaca e in linea con i messaggi di PapaFrancesco, scaturite nell’ambito di un lavoro coordinato dall’autrice-inse-gnante Rosanna Nassimbeni che, insieme ai suoi colleghi insegnanti e aisuoi allievi, ha voluto affrontare con i più giovani i temi del rispetto, dell’ac-coglienza, della solidarietà.

Il quadro della situazione mondiale, presente e passata, non appare cer-to roseo: ingiustizie, sofferenze causate da pregiudizi, guerre, distribuzio-ne non equa delle ricchezze, fame. La pace tra gli uomini sembra un obiet-tivo ancora molto lontano da raggiungere. Proprio per questo, oggi più chemai ognuno di noi è chiamato a dare il proprio contributo per rendere que-sto mondo finalmente umano e vivibile per tutti. Questa proposta editoria-le rappresenta uno strumento efficace e collaudato per favorire nei ragazzila consapevolezza, la sensibilità, il senso di responsabilità. La proposta èutilizzabile durante le attività dell’anno scolastico o pastorale, in partico-lare in occasioni di eventi come le Giornate dedicate alla pace e la Giornatadella Memoria. Rosanna NassimbeniPace senza confiniEdizioni San PaoloLibro+CD – euro 17,50

Nella Chiesa istituzionale si parla po-chissimo del Battesimo in Spirito Santo efuoco. Perché? Il motivo è che c’è molto tie-pidume nella vita della Chiesa. Ma cos’è que-sto Battesimo di Spirito Santo e fuoco? Èl’effusione abbondante dello Spirito Santonella vita del cristiano che si impegna a met-tere in pratica la Parola di Dio.

Lo Spirito Santo, terza Persona dellaSantissima Trinità, è dono del Padre al cri-stiano che crede in e a Gesù Cristo. Il Padreceleste ci dona lo Spirito Santo per mezzo diGesù Cristo, perché noi viviamo la stessa vi-ta del suo Figlio Unigenito, l’Uomo-Dio diNazareth. Quindi lo Spirito Santo viene innoi senza misura, per testimoniare la vita diCristo.

Cosa succede al cristiano che riceve ilBattesimo in Spirito Santo e fuoco?

Egli comincia a vedersi e a sentirsi amatoe benedetto dal Padre celeste e nel suo cuorecresce la gioia, perché «non sei più schiavo,ma figlio e, se figlio, sei anche erede per graziadi Dio» (Gal 4, 7). Il cristiano che viene im-merso nell’amore di Dio Trinità non vive piùnella paura di Dio e della Croce. La forza gli

viene dalle Parole di San Paolo: «Se Dio è connoi, chi può essere contro di noi?» (Rm 8, 31).

Ricolmo di Spirito di Verità egli nutre unodio profondo per ogni peccato, non soloper quello grave ma anche per quello venia-le, impegnandosi a «rinnegare l’empietà e idesideri mondani e a vivere in questo mondocon sobrietà, giustizia e pietà» (Tt 2, 12).

Grazie sempre allo Spirito Santo, il cri-stiano ama leggere e meditare le SacreScritture, che diventano il suo pane quoti-diano. Egli è consapevole che, senza la cono-scenza delle Scritture, non c’è conoscenza diGesù Cristo.

Il Battesimo di Spirito Santo e fuoco met-te nel cuore del cristiano un amore grandeper la Chiesa universale, che si manifestaconcretamente nel partecipare alla vita dellapropria comunità parrocchiale. Egli vivecon la verità e la consapevolezza di non es-sere mai solo. Non si limita alla Messa do-menicale, ma è pieno di zelo per le operebuone che si compiono in parrocchia.

Infine, lo Spirito Santo riempie il cristia-no dello zelo dell’evangelizzazione, che di-venta come un fuoco che non può contenere

dentro di sé. Il battezzato in Spirito Santo efuoco parla di Gesù e fa conoscere la Sua sal-vezza con opere di vita eterna ed è pronto amorire per testimoniare Gesù Cristo.

Conosco cristiani che hanno ricevuto ilBattesimo in Spirito Santo e fuoco e nellaparrocchia sono luce di verità, fuoco di ca-rità, sole di misericordia e lievito di san-tità.

La parrocchia va avanti e si sviluppa gra-zie a loro, che ascoltano la Parola di Dio conassiduità, si amano sinceramente e soffronoin silenzio, portando amore e pace ovunquelo Spirito li sospinga.

Per ricevere questo Battesimo non c’è bi-sogno di lauree in teologia, ma solo diconformarsi alla Parola di Dio, che ci purifi-ca dai nostri peccati. Il Padre celeste, infatti,non mette vino nuovo in otri vecchi. Nel cuo-re del cristiano che si converte quotidiana-mente lo Spirito Santo scende con potenza.Che sia innanzitutto e soprattutto il clero aricevere il Battesimo di Spirito Santo e fuo-co, perché molti di noi sono ancora “al fred-do e al gelo”!

Lorenzo Montecalvo sdv

Speciale Nuova Stagione8 • 10 gennaio 2016

MessadellaNotteLa pagina della nascita di Gesù a

Betlemme ci commuove: il Figlio

di Dio non nasce in stanze di

palazzi o su letti d’oro e di avorio,

ma in una umilissima stalla,

dove la greppia funge da culla, il

fieno da cuscino, il fiato degli

animali da calore per lenire il

freddo della notte. Il Creatore e

Signore del mondo, colui che ha

il cielo come trono e la terra

come sgabello dei suoi piedi,

colui che chiude l’universo nella

sua mano, trova posto nel più

umile e squallido dei luoghi della

terra.

Ma è proprio in questo che sta la

grandezza del Natale. Dio ha

inteso nascere in tanto squallore

per trasformare la nostra miseria

nello splendore della sua gloria,

per risollevarci dalle nostre

cadute e trasformare i nostri

cuori in residenze accoglienti del

Figlio di Dio. Se la stalla

maleodorante e inospitale

diviene la culla di Dio, allora

ogni luogo può contenere la sua

presenza e riempire di sé ogni

angustia e sofferenza.

Il mistero dell’Incarnazione, che

vede Dio onnipotente farsi

bambino impotente nelle mani

degli uomini, è la medicina che ci

disintossica dal veleno della

violenza, dell’odio e della

prevaricazione. L’abbassamento

del Figlio è il migliore antidoto

contro il nostro orgoglio che ci

tenta, anche oggi, a voler

diventare come Dio. Quanto

male, quanta violenza, quante

guerre, quanto sangue è causato,

anche nelle nostre città,

dall’orgoglio e dall’egoismo

dell’uomo! Quanta gioia e

quanta pace ci viene, al

contrario, dalla nostra

solidarietà e fraternità verso il

nostro prossimo!

Il simile è riconosciuto dal suo

simile. Il Dio che si è umiliato e

abbassato fino a noi, è

riconosciuto da chi vive

nell’umiltà e occupa i più bassi

gradini della scala sociale. La

povertà di Dio è compresa dai

poveri: beati i poveri in spirito!

L’umiltà di Dio è compresa dagli

umili: chi si abbassa sarà

rialzato!

Impariamo anche noi, dalla

grotta di Betlemme, la lezione

dell’umiltà e della carità. Dio, che

si fa uomo, è cullato da una

Madre, che lo pulisce, lo allatta,

gli insegna a parlare, a

camminare. Così Gesù cresce in

età e grazia, lavora, si guadagna

il pane con il sudore della sua

fronte, e obbedisce alla sua

Madre e al suo padre putativo,

indicandoci la strada che anche

noi dobbiamo percorrere.

Nelle parole dell’Arcivescovo al “Te Deum” di ringraziamento di fine anno, il ricordo malavitosa, l’appello a lavorare assieme nell’Anno Giubilare per rendere mig

Il cambiamento è possib @ Crescenzio

Ringrazio tutti di aver accolto l’invitodella Chiesa di Napoli a celebrare la litur-gia di ringraziamento al Signore per l’an-no che si chiude e per quello che si annun-cia. La riflessione è d’obbligo su come ab-biamo vissuto, nel nostro intimo e nel con-testo sociale, questo 2015 che, per l’inten-sa, entusiasmante e indimenticabile gior-nata che Papa Francesco ha trascorso aNapoli, il 21 marzo, è stato motivo diprofonda gioia, di incoraggiamento e disperanza.

Un dono meraviglioso, che assume unadimensione di maggiore ricchezza umanae spirituale con l’avvio dell’Anno Giubilaredella Misericordia, indetto dal SantoPadre, che per tutti gli uomini di buona vo-lontà, al di là dell’appartenenza confessio-nale, costituisce una grande opportunitàdi rinnovamento interiore e di sinceraumanizzazione dei rapporti interpersona-li e nella comunità civile.

La particolare bellezza e valenza diquesti eventi, però, non ci fa dimenticare,anzi pone all’attenzione della nostra co-scienza e responsabilità le continue e do-lorose tragedie umanitarie che da troppotempo si vanno consumando, nei nostrimari e nelle nostre città, con la morte didonne, uomini, bambini, giovani e anzia-ni.

Vera strage di innocenti che, purtrop-po, il mondo sta vivendo quasi passiva-

mente se non nell’indifferenza. Eppure so-no persone che appartengono alla stessanostra famiglia umana e scappano dallaoppressione, dalla guerra e dalla miseria,per restituire dignità alla propria vita. Unaforma di assuefazione grave, che non faonore alla cultura, alla civiltà e ai valoridell’Occidente e che, per questo, impegnatutti a trovare soluzioni, anche se non fa-cili, che blocchino i trafficanti di morte eregolarizzino, per quanto possibile, unesodo che, al di là delle dimensioni e dellemodalità, costituisce per ogni persona ve-ro diritto alla libertà e alla vita.

Non c’è altro tempo da perdere. Nientepiù morti innocenti, niente più spargi-mento di sangue, niente più dolore e lutti!

Lo gridiamo con forza, perché ogni vitache si spegne costituisce una perdita irre-parabile per tutta l’umanità. E lo diciamoal mondo intero, non per distogliere l’at-tenzione dai fatti di casa nostra, ma ancheperché sentiamo sulla nostra pelle di na-poletani il peso doloroso e angosciante diun aumento di delitti e di morti che si van-no consumando, purtroppo, ogni giornonella nostra Napoli, una Città meraviglio-sa ma troppo spesso tradita, mortificata eoffesa da un manipolo di figli degeneri, de-linquenti per scelta, che, con i loro com-portamenti biechi e ciechi, finiscono conil distruggere la propria dignità di esseriumani e le loro stesse famiglie.

Essere operai della paceL’omelia dell’Arcivescovo alla Santa Messa di inizio anno

@ Crescenzio Card. Sepe *

La Chiesa celebra oggi la solennità di Maria Santissima Madre di Dio,ma anche l’ottava di Natale, in cui si fa memoria della circoncisione di Gesùcon l’imposizione del nome e, infine, la Giornata Mondiale della Pace, po-sta all’inizio dell’anno solare. Con la proclamazione di Maria Madre di Dio– Theotokos – la Chiesa non ha inteso soltanto riconoscere nella Vergineun singolare privilegio, ma anche insegnarci alcune verità della nostra fe-de. La prima è che Gesù Gesù non ha soltanto un Padre, ma anche unaMadre; pertanto, la funzione di Maria è quella di mostrare il volto maternoe misericordioso dell’amore di Dio; inoltre, come ha fatto con Maria, Eglivuole essere posto nelle nostre mani, essere curato e allevato da noi, conti-nuare a incontrarsi nella vita e nella storia di ciascuno di noi.

Da quando, nel Concilio di Nicea del 431, la Chiesa ha attribuito aMaria il titolo di Theotokos, ha sempre anche distinto tra la generazioneeterna del Figlio, Verbo consustanziale al Padre, e la sua nascita nel tem-po, secondo la carne, dalla Vergine Madre, Maria di Nazareth, la quale harealmente concepito e generato lo stesso Verbo di Dio. Perciò Maria,quando avvolge in fasce il suo Bambino, e gli presta tutte le cure che unamadre può dare al suo figlio, ci mostra che è volontà di Dio il volersi ab-bandonare alle mani degli uomini.

Ma se Dio mostra chiaramente questa sua precisa determinazione, èperché egli è consapevole che il solo modo per far cadere dalle nostre ma-ni gli strumenti di morte e di violenza è quello che esse possano aprirsialla stretta di mano, all’accoglienza, al rispetto e al dialogo con gli altri,alla solidarietà con tutti. Cari amici, è questo il senso profondo per cui laChiesa ha indetto la Giornata Mondiale della Pace nella solennità diMaria. Accogliendo Cristo, Principe della Pace, nelle nostre mani, noi ledobbiamo usare per essere operai, costruttori di Pace.

Interpellati per dare il nostro contributo nella costruzione della casacomune della pace, ci siamo messi in cammino, attraversando alcunepiazze e strade della nostra città per scuotere la coscienza di tutti gli uo-mini e le donne di buona volontà perché nessuno si senta estraneo o indif-ferente a questo dovere che è di tutti, a prescindere dalla diversità di fedee di cultura. Abbiamo attraversato la Porta Santa di questa Cattedrale perentrare nello spirito della misericordia che è la via maestra della pace.

È l’invito che ci viene da papa Francesco il quale, nel Messaggio invia-to in occasione di questa Giornata, ci esorta “Vinci l’indifferenza e con-quista la pace”. “Dio - egli scrive – non è indifferente! A Dio importa del-l’umanità. Dio non l’abbandona!”. La pace è dono di Dio, ma affidato atutti gli uomini e a tutte le donne, che sono chiamati a realizzarlo.

Purtroppo, da tempo assistiamo, quasi giornalmente, ad azioni diguerra e di terrorismo, a sequestri di persone, a persecuzioni per motivietnici o di religione, a violenze e prevaricazioni, come succede anche nel-le nostre città. Ma noi poniamo la speranza nella volontà e nella capacitàdi tanti che, come voi, non si arrendono alla “globalizzazione dell’indif-ferenza”, ma si impegnano con generosità a creare un’altra globalizza-zione, quella della solidarietà e della misericordia.

Cari amici, vi ringrazio per il vostro impegno nell’organizzare e nelrealizzare questa significativa e lodevole iniziativa della marcia della pa-ce. In modo particolare, mi congratulo con voi, amici della Comunità diSant’Egidio che, da anni e in tante parti del mondo, ve ne fate promotori;come pure ringrazio le tante associazioni e movimenti che vi partecipa-no. Saluto anche i fratelli profughi provenienti da Paesi in conflitto, e che,per questa circostanza, hanno reso commoventi testimonianze. La vo-stra esemplare presenza significa che siete coscienti e responsabili nelcreare situazioni di pace e di fraternità tra tutti gli uomini, riconoscendoche tutti siamo membri dell’unica, grande famiglia umana.

Dio non è indifferente all’uomo. Noi non vogliamo essere indifferentia Dio e agli altri qualunque sia la loro identità. Il Dio della Pace e dellaMisericordia vi protegga e vi custodisca in tutti i giorni del nuovo anno.

* Arcivescovo Metropolita di Napoli

SpecialeNuova Stagione 10 gennaio 2016 • 9

MessadelGiornoIl Bambino nato a Betlemme è lo

stesso Figlio di Dio, generato dal

Padre prima di tutti i secoli; è

l’irradiazione della sua gloria; è

l’impronta della sua sostanza

divina; è la seconda Persona

della Trinità. Egli, che è

nell’eternità, è entrato nel tempo

e nella storia degli uomini per

renderli giusti e immortali; Egli,

che è impassibile, si è

assoggettato ai patimenti e al

dolore, per donare a noi la sua

impassibilità; Egli, che è la

Parola di Dio, accetta di

balbettare come fa ogni

bambino.

Egli è Dio, l’unico Figlio di Dio,

l’Unigenito, il Consustanziale al

Padre, il Creatore del cielo e della

terra. Egli è il Verbo, la Sapienza,

la Parola eterna del Padre che è

venuto sulla terra e ha messo la

sua tenda in mezzo agli uomini,

divenendo uno di noi,

assumendo la nostra natura

umana, con tutte le sue

proprietà, tranne il peccato, in

vista della nostra salvezza.

Egli è la Verità, la luce che

rischiara le tenebre del nostro

cuore, della nostra ignoranza.

Egli è la Vita che dà la vita vera; è

la Grazia che si dona a noi.

Proclamare questa fede, oggi,

non è facile, come per Giovanni

Battista e per i tanti discepoli di

Cristo che hanno dato la loro vita

per rimanere fedeli al Dio che si è

fatto uomo. Non è facile

confessare e vivere la fede nei

nostri ambienti, nelle nostre

città, nelle nostre famiglie, nel

nostro lavoro.

C’è un clima di disfattismo, se

non proprio di opposizione, a

tutto ciò che Gesù di Nazareth ha

predicato e operato nella sua

vita. Il Vangelo, la Buona Notizia

che egli ci ha lasciato, la pratica

della carità e della giustizia,

incarnata nella sua vita, vengono

ritenute sorpassate e

controproducenti da chi ha fatto

dell’affermazione di sé,

dell’egoismo e di ogni forma di

chiusura all’altro, la nuova

regola di vita.

La nascita di un Dio, buono e

misericordioso, non trova

alloggio nei cuori chiusi di chi si

ritiene dio di se stesso e si

comporta con indifferenza e

prepotenza nei confronti di una

società bisognosa dell’aiuto di

tutti. Alla grotta di Betlemme

preferiscono i palazzi del potere,

la conquista delle ricchezze e

della gloria umana.

Chiediamo a Maria, la Madre di

Dio, di aiutarci ad accogliere

Gesù nella nostra vita e a

seguirlo con fedeltà e gioia. Sia

Lei la nostra Madre e Maestra.

o della visita di Papa Francesco, la tragedia dei migranti, il grido contro la violenza gliore e più vivibile la città di Napoli. Alcuni passaggi delle omelie di Natale

bile se lavoriamo insieme@ Card. Sepe *

Troppe armi in giro e in azione. Troppepersone vengono arruolate nella malavita,per accaparrarsi un reddito disonesto, ri-schiando la libertà e la vita. Troppi giovanisi candidano a capeggiare gang e cosche,sostituendosi ai boss, uccisi o incarcerati.Di questo siamo fortemente preoccupatie, come Chiesa locale, ci stiamo interro-gando su come arginare la criminalità ca-morristica, su come dissuadere i giovanidai falsi idoli, su come sottrarli alle insidiedella strada, offrendo loro un luogo di in-contro, di dialogo e di confronto, di forma-zione, di impegno sportivo.

Le nostre comunità parrocchiali già lofanno attraverso gli oratori, ma ci rendia-mo conto che non basta e che ci possonoessere pregiudizi; per questo abbiamochiesto, con una pubblica manifestazio-ne, di tenere le scuole aperte nel pomerig-gio, come chiediamo anche che venga da-ta ai giovani l’opportunità di realizzarsinel lavoro, nelle professioni, nello studio.

Siamo ben consapevoli che da sola laChiesa non riuscirà né saprà mai affronta-re una questione tanto complessa quantodelicata, qual è quella giovanile. Da qui ilmio pressante ed accorato invito a faresquadra, a stare e a lavorare insieme persalvare i giovani, per accompagnarli, peraiutarli a creare, fin da ora, il loro futuro.

Insieme si vince. Lo abbiamo verificatoin occasione dello speciale Giubileo per

Napoli, nel 2011; ne abbiamo avuto una si-gnificativa e confortante conferma nell’or-ganizzare e realizzare la visita di PapaFrancesco a Napoli, il 21 marzo scorso. Ilcambiamento è possibile, se insieme lavo-riamo per il bene comune.

C’è tanto da fare e c’è anche tanta aspet-tativa che nessuno può deludere. La no-stra amata Città, meravigliosa e ricca di ri-sorse, ha sete di lavoro, di giustizia e dinormalità. Il Giubileo della Misericordiasia occasione di riscatto, di rinnovamentoe di rinascita morale e sociale. LaMisericordia è rivisitazione e correzionedei propri comportamenti. È invocazionedi perdono, ma è anche saper perdonaregli altri.

Tutto questo significa vita nuova.Facciamo in modo che l’Anno Giubilaresia l’anno della Vita, che dobbiamo tuttiimpegnarci a difendere e ad esaltare con-tro ogni forma di violenza e prepotenza,contro la camorra e i portatori di morte,contro le illegalità e i soprusi, contro l’apa-tia e la rassegnazione, contro l’egoismo el’affarismo, contro le ingiustizie e l’indiffe-renza.

Dio Misericordioso, che è Dio di Amoree di Vita, ci accompagni in questo cammi-no. A tutti auguro cordialmente un NuovoAnno di serenità e di pace. ‘A Maronnac’accumpagna!

* Arcivescovo Metropolita di Napoli

La celebrazione della Giornata della Pace con la Marcia e la Messa in Cattedrale

La guerra non è inevitabile(dvdl) Una fiaccolata nella Giornata mondiale della pace. La

manifestazione - Giubileo per i partecipanti alla marcia per la pa-ce - promossa dalla Comunità di Sant’Egidio in collaborazionecon l’Arcidiocesi, con l’Ufficio Pace Giustizia e Creato, il primo de-canato, con alcuni movimenti ecclesiali e le sigle sindacali Cgil,Cisl, Uil, Ugl.

La manifestazione si è aperta alle 17.30 in piazza del Gesù conl’esibizione di Monica Sarnelli, ma anche del coro Gospel“LWGP”, di un balletto peruviano e i canti dei Giovani per la Pace.A seguire l’intervento dell’imam di San Marcellino NasserHidouri, e la testimonianza di un profugo proveniente dalGambia. Alle 18, 15 ha preso il via la marcia che è stata aperta daibambini. Sono stati portati dei cartelli con la scritta dei Paesi chesono tuttora in guerra. Alla marcia si è unito il CardinaleCrescenzio Sepe in piazza San Gaetano, e al termine della fiacco-lata, che ha attraversato il centro storico, l’Arcivescovo ha presie-duto la Santa Messa, in Cattedrale, subito dopo il passaggio dellaPorta Santa dei partecipanti alla marcia, che è diventata, con l’oc-casione, anche la Porta della Pace.

La Marcia della Pace è una forte testimonianza di vicinanza pertutte le terre che nel nord e nel sud del mondo attendono la finedella guerra, fonte di sofferenza per tanti popoli e “madre” di tuttele povertà, e la fine del terrorismo. Cristiani e credenti di tutte lereligioni, uomini e donne di buona volontà, si sono uniti per ma-nifestare che la pace è possibile e che la guerra non è inevitabile.

Fu Papa Paolo VI nel 1968, durante la guerra in Vietnam, chescrisse il primo Messaggio per la Pace: «sarebbe Nostro desiderioche poi, ogni anno, questa celebrazione si ripetesse come augurioe come promessa, all’inizio del calendario che misura e descriveil cammino della vita umana nel tempo, che sia la Pace con il suogiusto e benefico equilibrio a dominare lo svolgimento della storiaavvenire…». Da allora, la Chiesa, vive questo evento come segnoche i cristiani non possono rassegnarsi ad accettare la guerra co-me soluzione ai conflitti, ma sono chiamato ad essere operatori dipace, nell’incontro con uomini e donne di fedi diverse, sempre nel-l’orizzonte della pace; nel lavoro quotidiano per costruire ovun-que una società della pace e della convivenza.

Vita Diocesana Nuova Stagione10 • 10 gennaio 2016

Le più recenti terapie sul dolore osteoarticolare

L’efficacia della radiofrequenza

di Aldo Bova*

Il dolore osteoarticolare si presenta nelle zone di artrosi, zone di conflitti radicolari,zone di sovraccarico, sedi di fratture In Europa colpisce circa 100 milioni di cittadinicon una prevalenza del 50% nella popolazione anziana. Le donne appaiono maggior-mente colpite in relazione agli uomini. Gli uomini, però, hanno bisogno di una maggiorequantità di farmaco per sedare un dolore della stessa intensità.

In un recente studio dell’Università di Pisa è stato rilevato che le donne che soffronodi dolore cronico vanno molto più facilmente incontro alla depressione, in relazione agliuomini che vivono la stessa condizione. È stato rilevato , in particolare, che c’è un col-legamento diretto fra stato depressivo e dolore di schiena, maggiore nella donna in re-lazione all’altro sesso.

Il dolore cronico, in questi ultimi anni, ha assorbito nei paesi europei dal 3 al 10 percento dei fondi destinati alla crescita economica nella costituzione di risorse impegnateper la spesa sanitaria diretta e in parte bruciati nella perdita di produttività dei pazienti.Recenti indagini hanno rilevato che in Italia sono circa dodici milioni le persone affetteda dolore cronico, per il quale in un anno viene perso quasi un miliardo di ore lavorativee vengono spesi oltre 11 miliardi di euro per visite e terapie con un costo sociale com-plessivo di 36,4 miliardi l’anno. Il dolore cronico incide negativamente e notevolmentesui costi del Servizio Sanitario Nazionale, sui costi economici che gravano sulle attività pro-duttive, sulla qualità della vita dei pazienti. Le regioni in cui maggiormente si localizzail dolore cronico sono rachide lombare, ginocchio, anca, rachide cervicale.

L’uso degli oppiacei per la cura del dolore cronico è molto utile. Nel nostro paeseesso è poco diffuso. Per favorirne l’uso è venuta fuori la legge n. 38 del 15 marzo 2010che riporta “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative ed alla terapia deldolore”. Ma tale legge, per quanto riguarda l’argomento da noi affrontato, è utile percreare le condizioni facilitate e la cultura per l’uso dei farmaci più idonei ed efficaci peril dolore cronico osteoarticolare.

Bisogna innanzitutto avere sempre presente che il dolore è un sintomo, anche se puòdivenire una patologia a sé stante, autonoma. È indispensabile da parte del medico l’a-scolto del paziente per conoscere la sua storia personale, la storia del dolore e le carat-teristiche del dolore per poi stabilire le indagini giuste e necessarie.

Nel quadro delle armi molto efficaci che abbiamo a disposizione per la terapia del dolorepersistente c’è la neuromodulazione con la radiofrequenza. Si tratta di un metodo inno-vativo, estremamente sicuro e particolarmente indicato per alcuni disturbi e per alcunetipologie di pazienti. Questa tecnica è molto utile e valida specialmente per pazienti che nonpossono fare uso di farmaci in generale e di farmaci antinfiammatori in particolare.

La radiofrequenza è una tecnica di interruzione temporanea o definitiva dello sti-molo doloroso. In effetti si avvale di una corrente elettrica ad alta frequenza che viene ap-plicata nella sede da trattare attraverso un elettrodo con particolari caratteristiche, collega-to ad un generatore di RFA. Tale corrente elettrica permette di controllare il dolore artico-lare, interferendo con i nervi specifici della zona.

In conclusione è da segnalare che la terapia del dolore mioosteoarticolare con la ra-diofrequenza è di grande efficacia per la salute delle persone e per portare i vantaggipersonali, sociali ed economici che si producono, riducendo i casi di dolore cronico pre-senti nella nostra popolazione.

*Primario emerito Ortopedia ospedale San Gennaro- NapoliResponsabile Terapia del dolore della Clinica Santa Lucia di San Giuseppe Vesuviano – Napoli

Santa Maria della Natività e San Ciro a Portici: incontro di formazione sulla Dottrina Sociale della Chiesa

Nuove povertà: quali impegni oggi?È stato affidato a Giancamillo Trani,

vicedirettore diocesano della Caritas, ilterzo incontro del percorso formazionesulla dottrina sociale della Chiesa sul te-ma “Nuove povertà: quali impegni oggi?”presso il Santuario S. Maria dellaNatività e S. Ciro a Portici. L’incontro hainteso fare il punto in merito all’evoluzio-ne del fenomeno delle indigenze.

In premessa occorre chiarire cosaesattamente si intende per quella che vie-ne genericamente definita “povertà”. Ineffetti, la parola può assumere diversi si-gnificati.

Accanto alle cosiddette “povertà clas-siche”, si assiste all’emergere di nuove si-tuazioni che riguardano milioni di perso-ne.

Così si parla di “povertà assoluta” inte-sa come deprivazione dei beni primariper cui, alla luce dei recentissimi datiISTAT, un italiano su quattro può conside-rarsi a rischio di esclusione sociale. Di fat-to, la disoccupazione, al di là di segnalisporadici, aumenta per cui le condizionidi vita delle famiglie italiane peggioranosempre di più e le richieste di aiuto – unacartina di tornasole che la Caritas può fa-cilmente documentare – sono all’ordinedel giorno.

Peraltro, al di là dei rilievi statistici,non v’è dubbio che la perdita di lavoro –come più volte esplicitamente denuncia-to dal Papa – mortifica irrimediabilmente

la persona e ne compromette la stessa di-gnità. E’ anche interessante osservareche, come conseguenza di questo stato dimiseria, sta riemergendo il modello di fa-miglia allargata (nonni, genitori, figli) alfine di non mettere a repentaglio la so-pravvivenza stessa.

Tra l’altro, un aspetto da non sottovalu-

tare è che una vita vissuta in condizioni dipovertà rischia di stravolgere la stessa sa-lute mentale: si pensi ai tanti che ricorro-no al gioco d’azzardo che, per quanto per-cepito come via di fuga dalla crisi econo-mica incombente, in realtà produce nuo-ve vittime di una vera e propria dipenden-za che condanna i poveri a non uscire dal-

la propria condizione. La conseguenza è un inarrestabile pro-

cesso di sofferenza, disperazione e, so-prattutto, di solitudine.

Da tutto quanto sopra emerge il forteinvito affinché, al di là dei pur necessariinterventi di ordine politico-amministra-tivo e legislativo, gli stessi cittadini sap-piano guardare ai poveri non come ad unproblema ma ad una risorsa. Non a casoil Papa invita tutti ad una “vicinanza cor-diale”. Avvicinare un povero aiuta a risco-prire l’amore verso il prossimo e a metterein pratica i valori, talvolta più conclamatiche praticati, dell’umiltà e dell’altruismo.Queste sono alcune delle precondizioninecessarie per poter costruire un mondomigliore.

Per altro verso, se la povertà è una pia-ga sociale, in realtà - a ben guardare - adessere “povero” è il budget che le istitu-zioni riservano alle politiche sociali.Non v’è dubbio che la politica, oggi piùche mai, è chiamata a dare risposte con-crete per garantire, accanto alla libertàdi mercato, anche una doverosa giustiziasociale.

Si tratta, in una parola, di mobilitare lecoscienze di tutti e di ciascuno, rompen-do le barriere di un pregiudizio che impe-disce di vedere, al di là delle apparenze edelle “etichette”, in ogni povero il Cristopovero ed umiliato del Vangelo.

Grazia Buccelli

AttualitàNuova Stagione 10 gennaio 2016 • 11

Importante riconoscimento al Policlinico Federico II di Napoli

Un’offerta assistenziale a “misura di donna”

di Gianmaria Fabrizio Ferrazzano

La salute è sicuramente il nostrobene più prezioso: è a partire daquesto presupposto che è neces-

sario incoraggiare la popolazione adinformarsi sulle patologie più diffuse:quali sono, come prevenirle, comericonoscerle e affrontarle quando simanifestano. Alimentare conoscenza esviluppare consapevolezza è un primoe fondamentale passo per tutelare lapropria salute e compiere scelte ade-guate per preservarla.�In tale contesto,la tutela della salute della donna, car-dine essenziale della nostra società,deve rappresentare un obiettivo pri-mario.

A tale scopo, dal 2005, è attivo inItalia l’Osservatorio Nazionale sullasalute della donna (Onda), costituito aMilano per volere di alcuni professio-nisti già impegnati a vario titolo inattività inerenti la salute femminile.L’Osservatorio ha raccolto nel tempol’adesione di diverse personalità dispicco del mondo medico-scientificoed accademico, che offrono a il lorocontributo professionale nel ConsiglioDirettivo, nel Comitato d’Onore, nel-l’Advisory Board Bollini Rosa e nelComitato Tecnico-Scientifico. Onda sipropone come modello innovativo diattenzione alla salute femminile, decli-nando il proprio impegno nelle diversefasi che caratterizzano la vita delladonna, in tutte le fasce di età. L’obietti-vo è promuovere una cultura dellasalute di genere a livello istituzionale,sanitario-assistenziale, scientifico-accademico e sociale per garantire alledonne il diritto alla salute secondoprincipi di equità e pari opportunità.Molti studi dimostrano infatti cheancora oggi le donne sono penalizzatenella tutela della loro salute, nono-stante da diversi anni si sia compresal’influenza che le differenze di genereesercitano sullo stato psico-fisico,sull’insorgenza e sullo sviluppo dellemalattie e sulla risposta alle terapiefarmacologiche.

L’attività di Onda si esprime attra-verso cinque direttrici principali. Stu-dio: conducendo ricerche e progettisulle principali malattie che colpisco-no le donne. Tutela: valutando l’impat-to economico-sociale e le implicazionigiuridiche delle patologie più frequen-ti.�Comunicazione: informando e sol-lecitando l’attenzione delle Istituzioni,dei professionisti della salute, delleassociazioni di pazienti e della colletti-vità, con particolare attenzione allapopolazione femminile.�Educazione:promuovendo corretti stili di vita e

attenzione alla prevenzione e alla dia-gnosi precoce delle patologie femmini-li.�Stimolo: incoraggiando le donne asvolgere un ruolo attivo nei confrontidella propria salute.

Tra le iniziative intraprese in questianni da Onda vi è sicuramente l’istitu-zione dei “bollini rosa”, il riconosci-mento che viene attribuito dal 2007agli ospedali italiani vicini alle donne,ossia quelle strutture che offrono ser-vizi dedicati alla prevenzione, diagnosie cura delle principali patologie fem-minili, riservando particolare attenzio-ne alle specifiche esigenze dell’utenza

rosa. Più specificatamente, presenza diservizi rivolti alla popolazione femmi-nile, appropriatezza dei percorsi dia-gnostico terapeutici dedicati alle don-ne e offerta di prestazioni aggiuntivelegate all’accoglienza in ospedale e allapresa in carico delle pazienti: sonoquesti i criteri di valutazione che con-sentono agli ospedali di ottenere uno,due o tre bollini rosa.

Durante la cerimonia, svoltasi aRoma lo scorso 16 dicembre, nellaSala Polifunzionale della Presidenzadel Consiglio dei Ministri, l’AziendaOspedaliera Universitaria Federico II

di Napoli ha ottenuto, come nel bien-nio 2014-2015, il massimo riconosci-mento pari a tre bollini rosa, qualestruttura ospedaliera di eccellenza cheoffre servizi dedicati alla prevenzione,diagnosi e cura della principali patolo-gie femminili. «Con 249 ospedali pre-miati sul territorio nazionale, di cui 82hanno ottenuto tre bollini rosa, 127 duebollini e 40 un bollino, possiamo dire –ha sottolineato Francesca Merzagora,Presidente di Onda - di essere soddi-sfatti, in quanto si è allargata e poten-ziata l’offerta territoriale di servizirivolti alle donne, recependo quantoindicato nel primo punto del Manifestosulla salute della donna presentato aExpo 2015».

Tra le novità della nuova edizionedel bando biennale, l’introduzionedi una sezione dedicata alla prevenzio-ne oncologica, finalizzata a valutare iservizi offerti dagli ospedali per la dia-gnosi precoce delle principali patolo-gie oncologiche di interesse femmini-le, mentre nell’ambito della ginecolo-gia e ostetricia è stato inserito unfocus sul tema dell’interruzione volon-taria di gravidanza, della contracce-zione e delle malattie sessualmentetrasmissibili, problematiche di impor-tante attualità riguardanti la salutedella donna in età fertile. Infine, per laneurologia, sono state aggiuntedomande sui servizi dedicati allamalattia di Parkinson e all’ictus, inquanto patologie che necessitano dipercorsi diagnostico-terapeutici e difollow-up altamente specializzati. Sulsito www.bollinirosa.it è possibile con-sultare le schede degli ospedali pre-miati, suddivisi per regione, con l’elen-co dei servizi offerti. Come per le pre-cedenti edizioni, anche per il prossimobiennio, grazie a un accordo conFederfarma, le 17mila farmacie, distri-buite su tutto il territorio nazionale,forniranno alla clientela femminileindicazioni per trovare l’ospedale a“misura di donna” più vicino. Perchéla salute è innanzitutto una questionedi attenzione, conoscenza e comunica-zione.

Giornata diocesana di sensibilizzazione e raccolta per la costruzione di nuove chiese

Carissimi sacerdoti, la “Giornata diocesana di sensibilizzazione e raccolta per la co-struzione di nuove chiese”, ormai divenuta un’iniziativa consolidata anche per la nostrachiesa di Napoli, dona a tutte le comunità parrocchiali della Diocesi l’opportunità di col-laborare all’indispensabile opera di edificazione di nuovi complessi parrocchiali.

Non poche comunità parrocchiali da molti anni svolgono purtroppo le loro attivitàliturgico-pastorali in strutture precarie e alcune di esse in situazioni di grande disagio.Sono stati realizzati, superando enormi difficoltà, alcuni nuovi complessi parrocchialimentre altri sono in fase di realizzazione, come quello di Maria SS. del Buon Rimedio aScampia e dello Spirito Santo ad Arzano.

In fase di ultimazione è il complesso di San Giustino de Jacobis a Casoria.Tuttavia, restano diverse comunità che dispongono soltanto di strutture provvisori e

inadeguate. Facendomi portavoce del nostro Cardinale Arcivescovo, mi rivolgo a voi per cornu-

nicarvi che la colletta diocesana per le nuove chiese è fissata per il 24 gennaio 2016, IIIdomenica del Tempo Ordinario. Certi della vostra sensibilità, confidiamo che la genero-sità delle nostre comunità non verrà meno.

Facciamoci tutti promotori del presente messaggio presso le comunità parrocchiali

e religiose, i movimenti, le associazioni e tutte le persone amanti del bene.L’occasione mi è gradita per formulare a tutti voi e alle comunità affidate alla vostra

cura pastorale fervidi auguri per il Santo Natale del Signore e per il nuovo anno.Napoli, 29 novembre 2015Domenica I di Avvento

@ Salvatore AngeramiVescovo ausiliare

Modalità di versamento delle offerte– Tramite Conto Corrente postale n°15925803 intestato a: Arcidiocesi di Napoli.Causale: ufficio edilizia di culto per costruzione nuove chiese.– Tramite bonifico bancario presso Banca Prossima – Fil. Mi 5000 intestato a:Arcidiocesi Napoli – Ufficio Amministrativo - Largo Donnaregina, 22 – 80138 Napoli.Coordinate Bancarie IBAN: IT43Q0335901600100000004715.Causale: ufficio edilizia di culto per costruzione nuove chiese.Tramite versamento alla cassa della Curia Arcivescovile dal luned� ì al venerd� ì, dalle ore8.30 alle 13.

Città Nuova Stagione12 • 10 gennaio 2016

AeroportoInternazionale di Napoli

Festeggiato il6milionesimopasseggeroL’Aeroporto Internazionale diNapoli ha festeggiato il suo6milionesimo passeggero. Lafortunata passeggera, è stata lasig.ra Concetta Matteo di Napoliin partenza da Napoli con lafiglia Morena Casaburi di 5anni, con il volo Turkish Airlinesdelle 11.45 per Istanbul condestinazione finale New York. La Sig.ra Concetta, visibilmenteemozionata e felice assieme allapiccola Morena, che trascorreràle festività natalizie con i parentitrasferitisi ormai da anni nellaGrande Mela - è stato premiatadell’Amministratore Delegato diGesac Spa – società di gestionedello scalo di Napoli ArmandoBrunini, alla presenza delDirettore di Aeroporto (Enac)Ing. Gennaro Bronzone, con unbiglietto aereo omaggio per 2persone e la Card “Fly YouPrivilege” con accesso illimitatoal servizio fast track (imbarcoveloce) e sala Vip. Lapremiazione si è conclusa conun bel brindisi al gate primadella partenza. Armando Brunini –Amministratore Delegato GesacSpa: «Questo risultato è fruttodel lavoro svolto negli ultimi dueanni sulle rotte internazionali.L’importante traguardoconseguito oggi, ci incoraggia acontinuare su questo percorso disviluppo e di miglioramento delservizio al passeggero».Più che significativa la crescitadel traffico internazionaleregistrata dal 2013 ad oggi, paria circa il 40%, grazieall’incremento soprattutto delnetwork dei voli (nel 2015 sonostate ben 53 le destinazioniinternazionali collegate a Napolicon volo di linea diretto).L’Aeroporto Internazionale diNapoli chiuderà il 2015superando l’importantetraguardo dei 6milioni con unastima di traffico pari a circa 6,2milioni di passeggeri (tra arrivi epartenze)con un incremento del3,3% rispetto al 2014.

IN RICORDODirezione, Redazione e Amministrazione di “Nuova Stagione”partecipano al dolore

diDon Antonio BalzanoParroco di Ave GratiaPlena a Boscotrecase

per la scomparsa dell’amatissima madre

Rosa

Consegnate le borse di studio ai familiari delle vittime innocenti della criminalità

Sostegno e solidarietàPresso la Sala Giunta della Regione

Campania, si è svolta la cerimonia diconsegna delle borse di studio ai fami-liari delle vittime innocenti della crimi-nalità.

Nell’ottica della pari dignità di tuttele vittime, il Coordinamento campanodei familiari delle vittime innocenti del-la criminalità, con il sostegno dellaFondazione Polis, struttura dellaRegione Campania per l’aiuto alle vitti-me innocenti di criminalità e la valoriz-zazione dei beni confiscati alla camor-ra, ha istituito delle borse di studio, checontribuiscono a ridurre, seppur mini-mamente, le differenze legislative tra levittime della criminalità comune e diquella organizzata. Ed, inoltre, possie-dono una forza particolare, ossia rico-noscono lo stesso diritto anche ai fra-telli e alle sorelle delle vittime, che mairiceveranno benefici di legge.

Venticinque sono le borse di studioche sono state consegnate ai familiaridelle vittime, a cui si aggiunge unadonazione speciale alla figlia di Anato-lij Korol, il muratore ucraino ucciso inun supermarket di Castello di Cisternalo scorso 29 agosto, nel tentativo disventare una rapina.

L’iniziativa, già promossa lo scorsoanno, ha voluto anche accendere iriflettori sull’esigenza di un’equipara-zione giuridica tra tutte le vittime inno-centi dei reati intenzionali violenti,secondo quanto prescritto dall’UnioneEuropea con la Direttiva 2004/80/CE.Al momento, infatti, il nostro Paeserisulta inadempiente, in quanto preve-de disposizioni normative a tutela dellevittime del terrorismo, della criminalitàorganizzata e del dovere, ma non abeneficio della criminalità cosiddetta“comune”.

Sono intervenuti l’assessore regiona-le alla Formazione e alle Pari Opportu-nità Chiara Marciani, il presidente del-

la Fondazione Polis Paolo Siani con ilpresidente del Comitato Scientifico del-la stessa Fondazione Geppino Fiorenza,il presidente del Coordinamento cam-pano dei familiari delle vittime inno-centi della criminalità Alfredo Avella eCarmen Del Core dello stesso Coordina-mento. L’iniziativa si è conclusa con unbrindisi augurale in vista delle immi-nenti festività natalizie, presso la Fon-dazione Polis.

Di seguito l’elenco dei beneficiaridelle borse di studio:

Alessandra e Michelle Cuevas figliedi Teresa Buonocore,�Daniela D’Alterionipote di Daniele Del Core,�Iolanda Dia-na nipote di don Peppe Diana, �Anna-chiara Zara nipote di don Peppe Dia-na,�Chiara Esposito Ferraioli nipote di

Antonio Esposito Ferraioli,�Fabiana eMartina Iorio nipoti di RaffaeleIorio,�Federica e Rosalba Landa nipotidi Michele Landa,�Ludovico e CristinaNardella nipoti di Michele Lan da, LuciaMiele nipote di Pasquale Miele,�AnnaDel Prete nipote di Pasquale Miele,�Car-mela e Maria Andrea Nollino figlie diAndrea Nollino,�Giovanna e Angela Ric-cardo nipoti di Angelo Riccardo,�NicolaRiccio figlio di Giuseppe Riccio,�Giu-seppe e Maria Pia Salvato figli di Ber-nardo Salvato�Dario e Giulia Scherillonipoti di Dario Scherillo,�Teresa Diananipote di Salvatore Squillace,�LudovicaVeropalumbo figlia di Giuseppe Vero-palumbo.�Mensione Speciale ad Ana-stasya Korol e Lisa figlie di AnatolijKorol

CittàNuova Stagione 10 gennaio 2016 • 13

“Fisco e scuola” al via il concorsoAnche quest’anno le scuole

campane di ogni ordine e

grado si misureranno con la

realizzazione di spot,

cortometraggi, fumetti e brani

musicali con un tema

comune, la legalità fiscale, per

partecipare al concorso

bandito dalle Entrate e

dall’Ufficio Scolastico

Regionale per l’anno scolastico

2015-2016.

L’iniziativa, giunta alla quarta

edizione, nasce nell’ambito di

“Fisco e Scuola”, il progetto

dell’Agenzia delle Entrate nato

nel 2004 in collaborazione con

il Ministero dell’Istruzione,

dell’Università e della Ricerca,

con lo scopo di diffondere tra

le giovani generazioni il senso

della legalità e i principi

costituzionali dell’etica

contributiva.

Il concorso ha l’obiettivo di

portare gli studenti, attraverso

una produzione creativa e una

sana competizione, a riflettere

sul valore etico e sociale della

contribuzione e, più in

generale, sul rispetto delle

regole posto a base di ogni

convivenza civile.

Possono concorrere le scuole

primarie e secondarie di I e II

grado della regione Campania,

aderendo entro il prossimo 31

gennaio, al progetto “Fisco e

Scuola” e presentando, entro il

15 aprile 2016, elaborati

inediti (fumetti, video,

rappresentazioni grafiche,

giochi, brani musicali),

secondo le modalità indicate

nel bando.

Una commissione di

valutazione, composta da

rappresentanti dei due enti

promotori del concorso,

premierà i lavori che meglio

rappresentano il messaggio di

legalità trasmesso dal

progetto.

Il bando del concorso è

consultabile sul sito internet

della Direzione Regionale

dell’Agenzia delle Entrate della

Campania:

http://campania.agenziaentrate

.it, sul sito dell’Ufficio

Scolastico Regionale per la

Campania:

http://www.campania.istruzio

ne.it/ e sul sito del Polo

Qualità di Napoli:

http://www.qualitascuola.com

Ha preso il via domenica 27 dicembre la decima edizionedel Trofeo Pignatiello, manifestazione sportiva organizzatadalla Parrocchia Santa Maria della Libera al Vomero, tradi-zionale kermesse di calcio a 5 che ha visto coinvolti oltre 280partecipanti tra bambini e ragazzi dagli 8 ai 17 anni, suddivisiin 35 squadre e in 3 categorie: nati tra il 2005-2008, tra il 2002-2004 e tra il 1998-2001.

Dopo il raduno di tutti i partecipanti per la cerimonia ini-ziale, è stata presentata, come “segno”, l’icona del Giubileo2015, realizzata dagli artisti della cooperativa di lavoro“IronAngels” del Rione Sanità. Poi, la benedizione impartitadal Direttore dell’Ufficio diocesano per la “Pastorale delTempo Libero, Turismo e Sport” Don Salvatore Fratellanza edal parroco Don Sebastiano Pepe.

Hanno aderito i ragazzi appartenenti alle seguenti parroc-chie, associazioni e gruppi: Immacolata, Nostra Signora delSacro Cuore, San Vincenzo Pallotti, Santa Maria della Libera,Santa Maria del Buon Consiglio (Agostiniani), Addolorata al-la Pigna, San Benedetto Abate di Casoria, A.S.C. AlbertoFenderico in Santa Maria della Libera, Associazione Don

Peppino Diana (Casoria), Oratorio Rogazionisti Karol,Polisportiva Pallottini, Shekinà ed alcuni gruppi di amici.

Sono state disputate 85 partite, suddivise in 73 per la fasedi qualificazione e 12 tra semifinali e finali; la fase a gironi siè svolta dal 27 al 29, mentre il 30 ci sono state le semifinali efinali.

La premiazione (per avere la possibilità di premiare tutti,personalizzare i trofei e avere un altro momento di incontro)si svolge sempre l’ultima domenica di gennaio, in coincidenzacon la festività di San Giovanni Bosco. Nelle ultime cinqueedizioni abbiamo scelto di destinare la cifra, normalmenteimpegnata per l’acquisto dei gadgets, in beneficenza, con am-pio consenso di tutti i partecipanti.

Questa manifestazione, si richiama ai valori della lealtà,della sana competitività, della tenacia e dello spirito di sacri-ficio.

Tutti valori che contribuiscono a definire il senso di appar-tenenza sociale e a combattere quelle odiose discriminazioniche si verificano in ambienti multiculturali, offrendo un vali-do apporto per favorire l’integrazione delle minoranze.

Santa Maria della Libera al Vomero: decima edizione del Trofeo Pignatiello

Lo sport che aggrega

Comitato per la Qualità del Vivere

Alla Stazione marittima è in scena la solidarietà

Alla Stazione marittima di Napoli è an-data in scena la solidarietà. La manifesta-zione, organizzata dal Comitato per laQualità del Vivere, ha visto la presenza dioltre cinquemila bambini, ai quali sonostati regalati doni in vista delle festivitànatalizie.

A consegnare giocattoli ai bambini me-no abbienti provenienti da ogni angolo diNapoli e della provincia, il presidenteVincenzo D’Onofrio, Don Lucio Lemmovescovo ausiliare di Napoli, gli AmmiragliAntonio Basile e Arturo Faraone, il col.Giovanni Esposito Aloia per l’Arma deiCarabinieri, i Magistrati Carmine AntonioEsposito e Maria Antonietta Troncone,Umberto Masucci presidente Int. ClubsCosta Crociere, il campione olimpionicoMarco Maddaloni, Antonio Paura perl’Istituto Alberghiero di Ottaviano edell’Istituto Voltaire di Secondigliano,Antonio D’Onofrio vice presidente nazio-nale dei cardiologi ed aritmologi e EmilioSquillante direttore generale dell’Autoritàportuale di Napoli.

Lele Mora che offre la sua disponibilitàper le categorie meno protette.

Attilio Albachiara presidente Ass. manid’oro I maestri della pizza ,che hanno sfor-nato oltre duemila pizze.

Emanuele Guardascione presidenteColdiretti Napoli ,distribuendo oltre ottoquintali di mele annurche. E’ stata conse-gnata un’auto elettrica per diversamenteabili, al presidente dell’associazione di ca-tegoria Presidente lembo, in mattinata so-no stati consegnati oltre duemila pasti conprodotto crudo a tutte le mense della dio-cesi di Napoli e alla mensa dei Missionaridei Sacri Cuori di Secondigliano.

Una grande manifestazione di solida-rietà questa del Comitato per la Qualitàdel Vivere, giunta alla settima edizione, al-lietata dalla voce del tenore GiuseppeGambi e dal Coro del San Carlo diretto dalMaestro Carlo Morelli.

Un lungo percorso verso la solidarietàquesto del Comitato per la Qualità delVivere, ci ha ricordato il presidenteVincenzo D’Onofrio, iniziato un decennio

fa, che ha visto il Comitato iniziare la suaopera nelle periferie di Napoli, là dove fa-sce meno abbienti e meno protette del ter-ritorio si muovono tra mille difficoltà tradegrado e molte volte abbandono da partedelle istituzioni.

Proprio in questa direzione va la pros-sima pubblicazione del Comitato sulla tu-tela e salvaguardia del territorio, un invitoall’umanità a proteggere e tutelare ade-guatamente il Creato, tema tanto caro APapa Bergoglio, un avvertimento ad evita-re con dovuti accorgimenti la catastrofeglobale che ci potrebbe investire nei pros-simi decenni.

La manifestazione è stata l’occasioneper ricordare due grandi persone, chehanno fatto della solidarietà il loro credodi vita: Padre Salvatore Izzo generale eme-rito della congregazione dei Missionaridei Sacri Cuori e nonna Giovanna.

Ha condotto la manifestazione in ma-niera egregia lo scrittore e giornalista edi-torialista di Altritaliani Raffaele Bussi.

Provincia Nuova Stagione14 • 10 gennaio 2016

Casa Famiglia SalesianiTorre Annunziata

“PortaSantadellaCarità”La “Porta Santa della Carità”si è aperta per gli operatori, ivolontari e i ragazzi nellaCasa Famiglia “MammaMatilde” - Salesiani TorreAnnunziata dopo essersiaperta a “Casa Pinardi” -Salesiani Caserta e “Il

Sogno”- Salesiani Napoli

Seratamagica aVillaricca Con la musica di MimmoAngrisano e dell’EnsambleSaturno Classic Quintet

Serata magica, il 27 dicembre, a Villa-ricca, con Il concerto di Mimmo Angri-sano: “Storie di Napoli” dell’EnsambleSaturno Classic Quintet. L’evento musi-cale, reso possibile anche grazie al tena-ce impegno del presidente della Pro locodi Villaricca, Armando De Rosa e la lec-tio magistralis di Padre Paolo Saturno,musicologo di Sant’Alfonso Maria deiLiguori, le riflessioni del poeta SalvatorePalomba stimolate dalle sapienti doman-de di Mimmo Falco, hanno fatto dell’e-vento del 27, una lezione di storia sullacanzone napoletana.

L’esibizione dei musicisti, il cantosoave di Mimmo Angrisano, valorosoallievo del Maestro Sergio Bruni, unautentico alfiere, oltre che uno dei suoimassimi interpreti contemporanei, hareso magica la serata; sono scaturitecontinue, vere e proprie ovazioni dellafolla presente. Salvatore Palomba, com-mosso, ha detto: «Oggi è difficile fareaccettare ai giovani la canzone napoleta-na, rimasta appannaggio di pochi appas-sionati, l’idea del Premio Villaricca - Ser-gio Bruni.

La Canzone Napoletana nelle scuole,rivolto ai giovani era ed è una idea vin-cente»; fattosi prendere dall’entusiasmo,poi, ha esclamato, la sala era pienaall’inverosimile, «Gli appassionati siamonoi e siamo qua». I brani presenti nel Cdripercorrono un appassionante itinera-rio attraverso la canzone classica napo-letana della storia di Napoli con i suoi“chiaro scuri”. Il denso programma del-la serata, venti canzoni punteggiate daisuadenti ricami melodici del quintettomagistralmente diretto da AntonioSaturno, ha risalito la storia della can-zone napoletana, dalle popolari e rusti-che villanelle del Cinquecento, come lafamosa “Villanella ch’all’acqua vaie”,fino ai più celebri motivi degli ultimidecenni, come l’amara e struggente“Napoli è mille ferite”, scritta nel 1981dal poeta Salvatore Palomba per la vocedi quel tal Guglielmo Chianese noto atutti come Sergio Bruni, artista visceral-mente legato alla canzone classica napo-letana, non a torto appellato “La voce diNapoli”.

Con “Storie di Napoli”, che è anche iltitolo della sua ultima fatica discografi-ca, Mimmo Angrisano si conferma arti-sta capace di rinnovare e dare continuitàalla tradizione musicale partenopea,rifuggendo l’omologazione fonico-espressiva e realizzando mirabilmentequel sincretismo poetico-musicale che èl’autentica cifra distintiva della canzoneclassica napoletana. Ha detto in un pas-saggio Paolo Saturno.

Una seconda serata dello spettacolomusicale si è tenuta domenica 3 gennaio2016 sempre a Villaricca, nel complessoparrocchiale dei padri Ardorini SanPasquale Baylon guidato da padre Alfon-so Ricci. L’evento interamente ripreso daCampania-Felix Tv, sarà teletrasmessosulla frequenza 613 e 210 del digitale ter-restre il 10 gennaio prossimo alle ore 19.

Parata di Natale alla parrocchia San Ludovico D’Angiò a Marano

In nome della paceParata di Natale alla parrocchia “San

Ludovico D’Angiò”. A questo si è giunti an-che per l’apprezzata collaborazione di au-torità e forze di polizia locali, senza dire ditante altre persone di buona volontà. Adassistere con partecipazione vera, unagran folla interessata al tema della pace.Ha dato inizio alla giornata la Fanfara deibersaglieri che hanno deposto presso il ci-mitero di Marano, una corona di alloro inonore dei caduti di Nassiriya. Da qui ci siè trasferiti presso piazza della Pace, doveattendeva un gran folla, tra cui bambini ditutte le età e ragazzi che festosamente la-sciavano qua e là messaggi di pace. I lat-tanti erano dei piccoli “Babbo Natale”; se-guivano bimbi di età compresa tra i sei e iquattordici anni che impersonavano“Elfi”, “Fiocchi di neve”, e “Pacchi dono”.Insomma, una processione di persone infesta ha attraversato le strade della città diMarano, coinvolgendo nell’entusiasmosempre più gente. Più si procedeva, più au-mentava la folla.

Ad aprire la sfilata, dunque, c’era ilpresepe vivente che, nella Natività, dasempre ha evidenziato l’importanza cheper l’umanità ha rappresentato la nascitadi Cristo. Essa, infatti, è per gli uominiLuce di ieri, di domani, di sempre. È, in-somma, il Dio vivente che dal Paradiso èsceso sulla terra per noi, per abitare tranoi e con noi, sempre che lo vogliamo.Diciamogli il nostro “Sì”! E la sua luce vin-cerà il buio delle paure e delle nostre uma-ne debolezze. Sarà allora Dio e non noi ascrivere la nostra storia personale e delmondo intero, offrendoci la sua salvezzae la sua pace. Non è stato difficile com-prendere che, tutto questo graduale im-medesimarsi in ciò che il presepio ispira-

va, era in gran parte merito degli attoriche magistralmente interpretavano i sin-goli personaggi. Queste persone meritanodavvero il nostro apprezzamento e la no-stra stima. La banda musicale, insiemecon le Majorette, rendeva il passaggio gra-devole ed allegro, creando una piacevoleatmosfera intorno a Babbo Natale con lasua slitta, seguito da un simpatico tram-poliere e da Mangiafuoco.

I bambini, presentati precedentemen-te, chiudevano la sfilata. Per la gioia deipresenti, poi, che a lungo hanno applau-dito, la Fanfara stessa ha riproposto latradizionale marcia a passo di corsa, cosaquesta per la quale i militari hanno rice-vuto ulteriori espressioni di simpatia. Si èpassati, subito dopo, a mettere, alla basedel pino antistante la chiesa, una targa ri-cordo per tutti i martiri della pace, allieta-ti sempre da musica della banda. A questopunto Don Ciro, parroco di “SanLudovico D’Angiò”, con poche frasi, maricche di contenuto, ha spinto i parteci-panti a riflettere sul motivo per cui ci si siaritrovati a fare una festa così particolare.Probabilmente, anzi, sicuramente, ha ag-giunto che il nostro animo ha un grandedesiderio di pace e di speranza, una gran-de voglia di stare insieme e di amare,esprimendo tutto ciò in una manifesta-zione come questa. Prima che tutta larappresentazione programmata termi-nasse, abbiamo voluto guardare intornole persone a noi vicine e nei loro occhi ab-biamo letto tanta serenità e gioia, per laquale anche la banda musicale ha contri-buito insieme alla soddisfazione che siprova quando si partecipa a qualcosa cheattrae e riempie l’animo.

Annarita Rossi

Un Natale ecologico al Granatello

I bambini del catechismo e il gruppo dei ragazzi degli“Araldini” della Parrocchia di S. Pasquale Baylon in Porticihanno vissuto un Natale diverso. Grazie all’impegno dellecatechiste, delle famiglie e del parroco, padre GiuseppeSorrentino, hanno realizzato dei presepi ecologici.Sensibilizzando tutti sull’enciclica del Papa “Laudato Sì” ericordando l’amore di S. Francesco verso “sorella nostra ma-dre terra”, tra un canto, una poesia e un video sull’enciclica,i bambini, con entusiasmo e soddisfazione, hanno presenta-to a tutta la comunità i loro lavori. Presepi realizzati con pla-stica, sughero, carta, pane e pasta e altri materiali di riciclo.È stato bello vivere e prepararsi così al Natale. Abbiamo aiu-tato tutti a riflettere sul vero senso del Natale: povertà,umiltà, nascita del Salvatore. I bambini si sono concentratisu Maria e Giuseppe, sui pastori, sui magi; per una volta han-no messo da parte l’albero e i segni di un Natale profano econsumistico contemplando il mistero della nascita di

Gesù. I bambini hanno scoperto che con cose che finora era-no destinate alla spazzatura ora invece è possibile realizzaretante cose belle: casette, alberelli, pozzi, stelle, pastori, ani-mali, ecc. Alla presentazione è stato bello vedere i bambiniche con soddisfazione presentavano i loro lavori, mentre al-tri bambini facevano domande sul materiale e sulle tecnicheutilizzate. Possiamo dire di aver centrato l’obiettivo: una fe-sta di famiglia dove mamme e bambini, genitori e catechisti,parroco e animatori, tutti insieme a lavorare e riflettere di-rettamente e indirettamente su quello che scrive il papaFrancesco: “Tutto ciò fa parte di una creatività generosa e di-gnitosa, che mostra il meglio dell’essere umano. Riutilizzarequalcosa invece di disfarsene rapidamente, partendo da mo-tivazioni profonde, può essere un atto di amore che esprimela nostra dignità”.

E il Natale cos’è se non un atto d’amore di Dio che ci re-stituisce dignità, nonostante le nostre mancanze?

CulturaNuova Stagione 10 gennaio 2016 • 15

Associazione Culturale“Emily Dickinson”

Premio letterario internazionaleGiovedì 21 gennaio, alle ore 16.30, presso la salaconsiliare “Silvia Ruotolo”della quinta MunicipalitàVomero - Arenella, in viaMorghen 84, si terrà lacerimonia conclusiva delladiciannovesima edizione delpremio LetterarioInternazionale, “EmilyDickinson” promossodall’Associa zione Cul turale“Emily Dickinson”. Il Premio si articola in variesezioni tra libri editi edinediti di narrativa, poesie,saggi. Riconoscimenti,speciali, poi, nell’ambitodella cerimonia conclusiva dipremiazione, verrannoassegnati a personalità delpanorama culturale edell’informazione del l’Italiameridionale, che si sonodistinte per doti umane, percoerenza, per attaccamentoalle memorie del proprioPaese. La giuria risultacostituita dalla Presidente,Carmela Politi Cenere, daLuisa Gregory, da CarmineMonti, da Ruggiero Cenere eda iscritti all’Associazione.

NuovaStagioneSETTIMANALE DIOCESANO DI NAPOLI

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cristianaReg. Tribunale di Napoli N. 1115 del 16.11.57 e del

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Il “Madre” miglior museo dell’anno in Italia per ArtribuneIl Madre di Napoli è il miglior museo

dell’anno in Italia per la prestigiosa rivistae sito web Artribune che nel consueto BestOf di fine anno, redatto in collaborazionecon un articolato gruppo di opinionmakers, su tutto il meglio del 2015 nelmondo dell’arte italiana (personaggi, arti-sti, curatori, musei, gallerie, politici) ha as-segnato il primo posto al museo napoleta-no di arte contemporanea, fondato e inte-ramente partecipato dalla RegioneCampania.

Per tutto lo staff del Madre e il suo pub-blico è un gratificante bis: già nel 2013Artribune lo aveva ritenuto il miglior mu-seo del Paese e, lo scorso anno gli avevaconferito una menzione speciale, ricono-scimenti della stampa specializzata chesembrano trovare riscontro nel gradimen-to del pubblico, cresciuto ancora nel 2015di oltre il 20% rispetto all’anno precedente,e più che raddoppiato negli ultimi tre anni.

Anche in occasione delle festività nata-lizie, le sale del museo si sono affollate pervisitare le mostre in corso: Daniel Burencon Axér/Desaxér e Comme un jeu d’enfant,Marco Bagnoli La Voce. Nel giallo faremouna scala o due al bianco invisibile, MarkLeckey Desiderata in media res, BorisMikhailov “io non sono io” e i Teatrini-Presepi di Giosetta Fioroni, oltre alla colle-zione site-specific del primo piano e al per-corso espositivo Per-formare una collezioneal secondo piano e in spazi vari dello stori-co Palazzo Donnaregina.

Intanto il museo sta già lavorando allaprossima stagione espositiva che com-prenderà, tra l’altro, la mostra personale,nella primavera del 2016, dedicata aMimmo Jodice (Napoli, 1934), uno degliindiscussi maestri della fotografia con-temporanea. La mostra, la più ampia re-trospettiva mai dedicata all’artista, pre-senterà, in un percorso appositamenteconcepito per gli spazi del museo Madre,più di cento opere, dalle seminali speri-mentazioni sul linguaggio fotografico de-

gli anni Sessanta e Settanta ad una nuovaserie (Attese, 2015) realizzata dall’artista inoccasione di questa mostra.

Articolando fra loro i principali aspettie temi della sua ricerca – le radici culturalidel Mediterraneo, le epifanie del quotidia-no, il paesaggio naturale, la fantasmagoriadelle metropoli contemporanee, il con-fronto fra la tensione etica e la dimensionedella cronaca o della storia, così come fra ilpassato e l’identità contemporanea –Jodice si sofferma in un tempo indefinito,in cui si intrecciano il passato, il presente eun futuro ancora sospeso nella dimensionedell’attesa, e in cui, se dal 1978 scompare lafigura umana, fino a quel momento pre-senza ricorrente, ciò che si staglia di frontea noi è l’ineffabile eternità e il nitore asso-luto di immagini in bianco e nero, lo sguar-do incantato e rivelatore di una macchinada presa che si fa macchina del tempo, o delsuperamento del tempo, la suprema cele-brazione dell’umano, colto osservando ilmondo interno a noi e restituito in tutte le

sue espressioni sensibili, la scoperta e lacostante reinvenzione, infine, dell’espres-sione fotografica stessa, e delle sue poten-zialità rappresentative e conoscitive.

In occasione della mostra sarà pubbli-cata, a giugno 2016, una nuova monografiadedicata all’artista che conterrà, insieme acontributi critici inediti, un esteso appara-to bio-bibliografico e iconografico, anchecon le immagini della mostra.

Dettagli sulla programmazione dellaprossima stagione espositiva e sulle prossi-me attività proposte dal museo seguirannoal termine delle festività natalizie in corso.

Per informazioni: 081.19313016 lu-nedì-venerdì 9:00-18:00 e sabato 9:00-14:00

[email protected]ì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì,

Sabato 10:00 � 19:30 — Domenica 10:00 �20:00

La biglietteria chiude un’ora prima /Martedì chiuso / Lunedì ingresso gratuito

Una mostra su Manuzio alla Biblioteca Nazionale

Il sogno di AldoFino al 29 febbraio 2016 è possibile visitare la splendida mostra

bibliografica ed iconografica che la Biblioteca Nazionale di Napolidedica ad Aldo Manuzio (Bassiano 1449-1452 – Venezia 1515) in oc-casione dei 500 anni dalla scomparsa. L’importante esposizione, in-titolata “Il sogno di Aldo: Umanesimo e stampa nell’officina diManuzio” che celebra la nascita della moderna editoria, consentiràa studiosi, appassionati e turisti di ammirare le preziose aldine con-servate dalla biblioteca di Napoli.

Si tratta di una delle più ampie collezioni dei volumi stampati daAldo Manuzio e dai suoi eredi tra il 1494 e il 1590. La rilevanza dellaraccolta napoletana delle edizioni aldine è stata sottolineata all’inau-gurazione da Vera Valitutto, Direttrice della Biblioteca Nazionale diNapoli, da Marco Santoro, dell’Università degli Studi Suor OrsolaBenincasa di Napoli e da Paola Zito, della Seconda Università degliStudi di Napoli. A Napoli si trova, infatti, la quasi totalità delle 131edizioni stampate dalla bottega di Manuzio, alcune presenti anchein più copie, dagli Erotemata di Costantino Lascaris usciti il 28 feb-braio del 1495, al De rerum natura di Lucrezio la cui edizione fu com-pletata nel gennaio del 1515, pochi giorni prima della morte, avve-nuta il 6 febbraio del 1515.

Manuzio con spirito da umanista portò al massimo splendorel’arte della tipografia mantenendo l’altissima qualità delle sue edi-zioni. Tra le pubblicazioni più significative in mostra: il Polifilo,stampato da Aldo Manuzio nel 1499, un romanzo allegorico, il cui ti-tolo può essere tradotto in “La battaglia amorosa di Polifilo in sogno”pubblicato con 172 xilografie e considerato il più bel libro illustratodel Rinascimento, la fortunata raccolta dei classici latini e greci aiquali Manuzio affiancò le opere dei principali poeti italiani e di al-cuni tra i più importanti autori del suo tempo.

Manuzio è considerato il primo precursore del moderno editore.

Prima di lui, infatti, la stampa aveva conosciuto l’avvicendarsi dinumerosi stampatori, alcuni molto esperti e innovativi, ma sarà AldoManuzio a traghettare la stampa nel nuovo secolo con criteri di mo-dernità ed efficienza divenendo il modello a cui si sono ispirati i ti-pografi dei secoli seguenti. Manuzio comprese le potenzialità insitenell’invenzione della stampa a caratteri mobili e introdusse, conl’impiego del carattere corsivo, i libri di piccolo formato che racchiu-dono sia i classici latini e greci che le edizioni in lingua italiana.

A Manuzio si deve lo studio e la diffusione della cultura greca neisuoi testi in lingua originale e la trasformazione del libro a stampain principale mezzo della trasmissione e della comunicazione dellaconoscenza umana. L’esposizione, il cui ingresso è libero, è statainaugurata lo scorso 18 dicembre, è visitabile fino al 29 febbraio, dallunedì al venerdi, dalle ore 9 alle 18 e il sabato dalle 9 alle 13. Per ul-teriori informazioni: 081.781.92.31 – 081.781.93.25.

IN RICORDODirezione, Redazione e Amministrazione di “Nuova Stagione”partecipano al dolore della famiglia per la

scomparsa diDon Luigi Esposito

Parroco emeritodi Santa Teresa di GesùBambino a Capodimonte

Nuova Stagione16 • 10 gennaio 2016

NuovaStagione NuovaS

tagioneAnno LXX • Numero 1 • 10 gennaio 2016

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abb. Postale - D.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, com

ma 1, DCB Napoli

Reg. Trib. di Napoli n. 1115 16/11/57 e 22/10/68Redazione e Amministrazione: Largo Donnaregina, 22 - 80138 Napoli

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