Vita di Maria Sabina, la sciamana dei funghi allucinogeni

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ESTRADA ALVARO, 1981, Vita di Maria Sabina, la sciamana dei funghi allucinogeni, Savelli Editore, Milano, 138 pp.

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    Forse Maria Sabina e destinata a diventarela personal ita messicana pill famosa del suo tempo.Forse, molto tempo dopo che i personaqc'del Messico contemporaneo saranno afLondatinell'abissodel passato dimenticato, il SLiO nomee quanto esso rappresenta rtrnarranno invecelnclsl nella memoria degli uomini. Maria Sabina1 0 rnerlta ampiamente. Probabilmente non e I'unica,ma tra gli sciarnani pill importanti del Messicolei si e fatta conoscere ben oltre i confinidel suo seguito personale in terra mozateca (dall'introduzione di R. G. Wasson).Maria Sabina e la sciamana, la Sabia" mazateca,che ha fatto conoscere al rnondo occidentaleil magico mondo dei funghi allucinogeni:perla prima volta, nel 1955, un uomo bianco- ll Wasson per l'appunto - partecipavaad una veqlla e conosceva it segreto deibambini secrl, i piccoli funghi a,((ucinogeni.Marfa Sabina non parla 1 0 spagnolo ed e agrafa:ungiovane ingeg'lere del suo stesso paese, Huaut!a,st e assunto it cornplto dl raccoclterela testimoniEnza diretta di questa donna straordinar'asulla propria vita. La vita di Maria Sabinae un documento unico su una tradizionernlllenarla che viva tutt'oggi: quella che prima~ella Gonquista ricorreva ai funghi allucinogeniper rltl terapeutlci 0 divinatori. Una delie ultimeinterpreti dei p iccoliche spuntano " narra la propriavita di- contadina povera, con i suoiaffannie doiorl, sullo stesso tone con cui c'tntroducenel favoloso regno delle sue veglie ", nel mondodegli Esseri Principali e delloro Libroche lei fa pari are per tutti noi.

    ~ r~.:I\ ~f~~EJ Imnamaria Caredioa~I SAVELL IED ITORI

    A LV ARO E STR AD AVITA 01MARIA SABINALA S CIAMANADEI FUNGHIALLUCINOGENIDAL MESSICO DI DON JUANE CASTANEDA, LA VOCEDI UN'ALTRA GRANDE SAGGIA

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    ALVARO ESTRADAstoria ingiustafondo. La poesia dei marginaliLe filosofie dell'UndergroundFacciamolo benee Jenny Marx, Lettere d'amore e d'amicizia

    Prevost, Tristi periferieSarjano, L'incanto d'arancioKipling, KimMartin, Mieoeei, Licenza breveTybor, MinipassaportoMe Bride, Flelschhauer-Hardt, Fammi vederelAA. W., CupidoArnao, Droga e potereCorrias, InvernoMeinhof, AmmutinalllentoWorthon, Coca e CaeainaCassady, Cuore di beatParis, Cani scioltiSerra, La ragazza di via MillelireVeltroni, II sogno degli anni '60Giorgio, Memorie

    VITA 01MARIA SABINALA SCIAMANA .DEI FUNGHI ALLUCINOGENI

    SAVELLIEDITORI

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    Copyright 1981SEMIR sri - MilanoCopyright 1977Siglo XXI EditoresAlvaro Estrada, Vida de Maria Sabina la Sabia de los HongosTraduzione di Vittoria Di Qual e Maria La TorreCopertina di Daniela Berretta

    II pane e Ie rose ..Pubblicazione settimanale di cultura,politica e attuallta variaRegistrazione del Tribunale di Roma n. 17576del 24.2.1979Finito di stampare nel mese di gennaio 1982dalla Grafica .Sipiel .. di Milano

    . " ' d l c e

    Presentazione di R. Gordon Wasson, p. 7Introduzione di Alvaro Estrada, p. 21Capitolo primo, p. 25Capitolo secondo, p. 31Capitolo terzo, p. 35Capitolo quarto, p. 39Capitolo quinto, p. 43Capitolo sesto, p. 44Capitolo settimo, p. 50Capitolo ottavo, p. 51Capitolo nono, p. 53Capitolo decimo, p. 55Capitolo undicesimo, p. 59Capitolo dodicesimo, p. 63Capitolo tredicesimo, p. 68Capitolo quattordicesimo, p. 71Capitolo quindicesimo, p. 76Capitolo sedicesimo, p. 79Capitolo diciassettesimo, p. 85Capitolo diciottesimo, p. 90Capitolo diciannovesimo, p. 95Capitolo ventesimo, p. 101Capitolo ventunesimo, p. 106I canti sciamanici di Marfa Sabina, p. 109Canti sciamanici di Roman Estrada, p. 135

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    Presentazione

    La notte tra il29 e il30 giugno 1955, quando ho assisti-to per la prima volta a Huautla de Jimenez, a una veglia ~cantata da Marfa Sabina e, dietro suo invito, ho ingerito perla prima volta i funghi sacri, sono rimasto stupefatto. La ce-rimonia si e svolta al pianterreno della casa di Cayetano Gar-da e di sua moglie Guadalupe. La semplice ospitalita loro edei figli e parenti, tutti vestiti a festa, il canto di Maria Sa-bina e della figlia Marfa Apolonia, il battere della Sabia 1per segnare il ritmo e la sua danza nelle tenebre, la visionedi mondi distanti che io - disteso sulla stuoia e con ilcorpoche sembrava non appartenermi piu - ho avuto, con unachiarezza mai raggiunta prima in pieno giorno, tutti questieffetti, condivisi dal mio fotografo Allan Richardson, ci han-no scosso completamente. Le mie ricerche etnomicologichemi avevano portato lontano, rna non avrei mai immaginatoprima di fare una esperienza extraterrena come quella.Ecco una cerimonia religiosa, mi sono detto allora eripetuto per mesi, che deve essere presentata al mondo inmaniera degna, senza sensazionalismi e senza sminuirne ilvalore, rna con serieta e veridicita,Solo mia moglie, Valentina Pavlovna ed io potevamo{arlo nel modo giusto, con il libro che stavamo scrivendo e'. su riviste serie. Ma tenuto conto degli abissi di volgaritadel. giornalismo del nostro tempo, era inevitabile che si

    1. Sabia , croe saggia , e il nome ehe i Mazateehi dannoa una sciamana. Abbiamo preferito lasciarlo nella lingua originale. (N.d.T.).

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    diffondessero in tutto il mondo ogni genere di notiziespregevoIi. Avevamo previsto tutto e COS1e accaduto, a talpun to che i federali hanno dovuto, verso la fine dell'ul-timo decennio, ripulire a fondo alcuni villaggi indiani delleterre alte mesoamericane, dalle turbe di sbandati che sco-razzavano da quelle parti combinando guai,

    Mia moglie ed io abbiamo portato avanti il nostroprogramma, e poi io da solo, dopo la morte di mia mogliealIa fine del 1958. II nostro libro, Mushrooms Russia andHistory, pubblicato nel maggie del 1957, ad un prezzomolto eleva to, si e esaurito subito, rna non e stato pillristampato. Abbiamo pubblicato articoli su Life e Li-fe en espafiol , su This Week e su varie riviste specia-lizzate.

    Avevamo urgente bisogno di assistenza micologica e cisiamo rivolti al professor Roger Heim, allora direttore delLaboratoire de Cryptogamie del Museo nazionale di storianaturale di Parigi, che ha apprezzato subito la portata del-la nostra scoperta. Si e dedicato anima e corpo ai nostripiani di lavoro sul terreno, venendo varie volte in Messicoe accompagnandoci in remoti villaggi delle montagne delsud del paese. Robert Cailleux, il suo valido assistente, eriuscito con successo a coltivare in laboratorio Ie varie spe-cie dei funghi sacri, la maggior parte delle quali era sco-nosciuta alla scienza. II prof. Heim Ie ha poi affidate aldottor Albert Hofmann, di Basilea, 1 0 scopritore dell'Lsd,perche ne facesse l'analisi chimica. Questi e isuoi colleghi,i dot tori Arthur Brack e Hans Kobel, sono riusciti ad iso-lare i principi attivi, che hanno chiamato psilocibina e psi-locina. II dottor Aurelio Cerletti dette avvio aIle ricerchefarmacologichee il prof. Jean Delay di Parigi agli studipsichiatrici sulla psilocibina e sulla psilocina. E COS1Va-lentina Pavlovna ed io siamo riusciti a riunire un'equipe diprim'ordine per collaborare alla nostra opera e nel 1958 ilMuseo ha pubblicato un grosso volume, splendidamente il-lustrato, Les cbampignons hallucinogenes du Mexique, nellacui copertina figuravano Roger Heim ed io, mentre gli al-tri collaboratori hanno dato il loro contributo con i rispet-tivi capitoli.

    Ci siamo meravigliati per l'interesse mostrato per la

    9nostra attivita, non solo dalla stampa (includo anche ilibrie i fumetti satirici) rna anche dai micologi, uno dei qualiha fatto un viaggio lampe di una settimana in Messico,dove non era mai state prima, ha intervistato i nostri stes-si informatori, ha cercato affannosamente di avere notiziesulle pubblicazioni di Robert Heim e quindi si. e affret~at?a farsi pubblicare un suo libro per guadagnarsi una pnon-ta illegale. .Nel 1958, abblamo registrato su nastro una veglia impressionante di Marfa Sabina e una nostra equipe h.a la-vorato sui nastri fino al 1974, quando finalmente abbiamopubblicato il nostro Maria Sabina Sings her Maz.atec Mu-shroom Velada. I Cowan - Jorge e Florencia - hannotrascritto i nastri in mazateco, con i caratteri che i linguisticapiscono; li hanno poi tradotti in spcgnolo e in Inglese ecOSI sono stati pubblicati con Ie due traduzioni a fronte sutre colonne parallele; Jorge ha aggiunto un capitolo suIlinguaggio mazateco; la notazione musicale dell'intera ve-glia e stata preparata con la supervisione di Willard Rho-des, etnomusicologo di grande fama, che ha aggiunto uncapitolo sulla musica; tutti abbiamo collaborato aIle note,ed io ho scritto anche l'introduzione e un indice analitico;il teste e corredato da carte geografiche e da fotografiedella stessa veglia fatte da Allan Richardson. Harcourt,Brace, Jovanovich hanno dimostrato l'ampiezza delle lorovedute e il loro impegno nella pubblicazione, accompagna-ta dalla musica in cassette e su dischi. L'incisione si deveagli incomparabili Mardersteig di Verona.

    Ho avuto COS1l'impressione di aver raggiunto 1 0 scopoche ci eravamo prefissi nel 1955: trattare, nel modo dovu-to, una veglia di Marfa Sabina. Rimaneva pero un pun-to oscuro, nonostante la buona volonta reciproca: fra Ma-rfa Sabina e noi si frapponeva una barriera linguistica im-penetrabile, insormontabile. La sua personalita non era al-Ia nostra portata. Ho dovuto rassegnarmi a questo vuotonel present are al mondo questo superbo esponente dell'anti-ca religione, perche non era possibile fare altrimenti: .Si puo quindi immaginare la mia sorpresa e la mia fell-cita quando ho conosciuto in Messico, nel 1975, AlvaroEstrada, indio mazateco, di lingua madre mazateca e nel

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    10sapere che stava gia raccogliendo dalle labbra di Maria Sa-bina il racconto della sua vita!Nel presente libro di Alvaro Estrada questa Sabia).ottuagenaria, agrafa', ci racconta la sua vita, la vita dei suoigenitori e dei suoi avi e della sua dura infanzia, dei suoimariti che morirono, di come ha conosciuto i funghi e dicome si sono rivelati a lei con un avvenimento drammaticocome quello di Saulo sulla strada di Damasco, di come noiWasson siamo entrati nella sua vita e di tutto quello chene e seguito fino ad ora che il suo peregrinare in que-sto mondo si sta avviando alIa fine. II racconto cheMaria Sabina ha fatto a Estrada e che questi ha tradottoper noi e (e non e poco) esatto, per quanta ne so io, quan-to puo essere esatta la memoria di qualsiasi persona agra-fa. Marfa Sabina appartiene alIa preistoria, alla protostoria,non ci sono fonti documentali per verificare la sua memo-ria. Cio che dice, per quanta posso giudicare, e esatto nel-l'essenziale, mae logorato ai bordi, e cioe leggermente ine-satto. Tenendo conto della sua eta avanzata e del fatto che eagrafa, mi sembra tuttavia che debba considerarsi comun-que un notevole successo. Ma c'e ancor di pili: da questepagine scaturisce qualcosa che non puo essere apprezzatoda noi, il ritratto di una persona che ha sentito una ge-nuina vocazione religiosa e la porta avanti fino alla finedella sua vita. Chi 1 0 puo sapere? Forse Maria Sabina edestinata a diventare la personalita messicana pili famosadel suo tempo. Forse, molto tempo dopo che ipersonaggidel Messico contemporaneo saranno affondati nell'abissodel passato dimenticato, il suo nome e quanta esso rappre-senta rimarranno invece incisi nella memoria degli uomini.Maria Sabina 1 0 merita ampiamente. Probabilmente non eI'unica, rna tra gli sciamani pili import anti del Messico leisi e fatta conoscere ben oltre i confini del suo seguito per-sonale in terra mazateca. Vorrei che ipittori e gli scultoripili importanti del Messico ne facessero il suo ritratto eche i compositori prendessero nota dei suoi canti tradizio-

    2. Bisogna tener presente che Maria Sabina, come i poeti checomposero l'Iliade e l'Odissea, gli inni vedici e il canto di Debora,e agrafa e non analfabeta. La Sabia e cresciuta in una societache non conosceva la scrittura.

    11.IIdramma della sua permanenza in questo mondo do-comunque essere fissato sulla carta stampata. E alme-no questo 1 0 ha fatto mirabilmente il nostro amico E-strada.Nella storia della sua vita, Maria Sabina non ha dettoneanche una parola sulla fonte dei suoi versi e dei suoi

    canti. Per noi che facciamo parte del mondo moderno,domande di questa tipo si impongono. Per Maria Sabinanon e.sistono. Quando si fanno domande a tale riguardo, lasua nsposta e semplice: las casitas (funghetti sacri) Ie di-conn cosa dire, come cantare.II nonno, il bisnonno di Maria Sabina sono stati scia-mani conosciuti, come anche la sua prozia e il suo prozio.Recentemente, rivedendo la mia collezione di diapositivedelle molteplici veglie alle quali ho assistito, la mia atten-zione e stata attirata dalla costante presenza di bambini ditutte Ie eta, che la circondavano con riverenza e adorazione.Vanno a dormire e si addormentano con i suoi canti cherisuonano nelle loro orecchie. Maria Apolonia canta la suaparte nella veglia del 1958 con un bambino avvolto nelloscialle e stretto contro il suo corpo: oltre che udirla, lacreatura, sin dai suoi primi giorni, sente cantare sua ma-dre. Nessun dubbio, quindi, sulla maniera in cui la Sa-bia ha imparato i suoi canti, senza sforzo. Sin dall'infan-zia, queste melodie e questi versi sono la trama della suaesistenza.

    Nel 1955, dopo aver assistito a due veglie (Ie mie pri-me due) con Maria Sabina, il mio programma di rice rca miha portato sulla catena costiera, a San Agustin Loxicha, asud di Miahuatlan, con l'ing. Roberto Weitlaner. La ab-biamo trascorso alcuni giorni con Aristeo Matias, saggio diprima categoria, e il martedl 21 luglio abbiamo assistito auna veglia da lui presieduta. Cantava a bassa voce, rna rnisembro inconfondibilmente che i suoi canti fossero glistessi di Maria Sabina. Cantava in zapoteco, linguaggio bendiverso dal mazateco, tanto diverso quanto possono esserediverse due lingue, rna entrambe le culture sono dell'areamesoamericana. Ho annotato nel mio diario quella che mi

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    12sembro una somiglianza musicale e divulgai questa miaimpressione su Mushrooms Russia and History.Ma non e tutto. Nel 1967, Alfredo Lopez Austin, e-sperto di nahuatl, ha pubblicato in Historia mexicana (vol.XVII, n. 1, 1uglio-settembre) i suoi Termini del nahual-1atoIli , dove ha presentato ai suoi lettori un e1enco deitermini riuniti da Hernando Ruiz de Alarcon nel 1629 nelsuo Tratado de las supersticiones de los naturales de estaNueva Espana. E proprio in questo Tratado, che parla del-la cultura nahuatl, ho scoperto notevoli corrispondenzecon Ie veglie di Maria Sabina, in base al testo della vegliapubblicato nel 1974. Eccone alcune:

    1) Maria Sabina, proprio come il Sabio nahuatl, fauna circoscritta autopresentazione (per usare il terminedi Lopez Austin) che nel caso di Maria Sabina cominciacon una professione di umilta per arrivare in un crescendoalI'affermazione del suo potere e anche di capacita di par-lare con esseri soprannaturali da pari a pari.2) Ruiz de Alarcon fa not are che il saggio nahuatl in-siste sull'amoxtli, il libro che e 1 0 strumento per giun-gere alIa conoscenza esoterica di cui si avvale. Maria Sabi-na usa, invece, la parola spagnola Libro che non haalcun equivalente oggi in mazateco. Tale Libro ha unaimportanza nel suo mondo mistico. Gli amoxtli di Ruiz deAlarcon sono i codici dipinti a mana dai nahuatl, che eranooggetto di immenso rispetto all'epoca della conquista. Co-me ha fatto notare Henry Munn, la Bibbia e - altri libriliturgici della chiesa parrocchiale di Huautla hanno sosti-tuito i codici dell'antichita come oggetti di adorazione.Nella mente di Maria Sabina si e creato un Libro mi-stico che Ie appartiene in modo specifico e che puo sosti-tuire gli amoxtli dei tempi precedenti Ia conquista.3) Per una sorta di sdoppiamento, Maria Sabina si ri-ferisce con ammirazione a un giovane, forte, atletico, virile,una specie di Apollo mesoamericano che chiama GesuCristo (meravigliosa confluenza di idee). II suo colleganahuatl, piu di tre secoli prima, introduceva nei suoi canti 'una divinita simile che sappiamo essere Piltzintecuhtli, ilNobilisimo Infante che, come ci dice il dottor AlfonsoCaso, nel suo saggio Rappresentazioni di funghi nei

    13 (Estudio de cultura nabuatl, vol. IV), riceve daQuetzalcoatl il dono dei funghi sacri nel Codice vindobo-niano, molto import ante per noi per attribuire un'originernitica ai funghi miracolosi, Nella coscienza di Maria Sabi-na e probabi1mente anche in quella di a1tri Sabios dioggi, c'e una mirabile sintesi della religione cristiana e diquelle esistenti prima della conquista.

    Se nelle parole di Maria Sabina ritroviamo tratti cheRuiz de Alarcon individuo nei testi nahuatl del suo tempo,piii di tre secoli fa, tratti che gia allora dovevano esseretranslinguistici nell'area rnesoamericana, i canti che abbia-mo ascoltato in mazateco e anche in zapoteco di San Au-gustin Loxicha devono essere stati gia allora tradizionali, edevono aver forma to l'eredita di un'epoca molto anteriorealIa conquista. Di quanta anteriore? Per poterlo stabilire,abbiamo tre punti di riferimento a partire dai quali risa-liamo verso il passato remote, due sono contemporanei anoi, rna distanti nello spazio - San Agustin Loxicha eHuautla - il terzo distante dai primi due nello spazio enel tempo - la cultura nahuatl degli inizi del XVII seco-1 0 . Bisogna tener presente che molto lentamente, al ritmodi una Iumaca, e avvenuta l'evoluzione delle culture nellaprotostoria e nella preistoria, prima che l'arte della scrittu-ra raggiungesse la perfezione. Bisogna anche tener presenteche il culto dei funghi divinatori nella Mesoamerica dove-va essere antichissimo: I'abilita degli indios come conosci-tori delle pi ante era gia nota ai tempi in cui Cortes piom-bo su di loro. Conoscevano empiricamente Ie proprieta ditutte Ie piante che erano alIa loro portata, con una preci-sione che ci fa vergognare. Nell'antichita, la sopravvivenzadell'uomo dipendeva da questa conoscenza. In Siberia, do-ve fra Ie tribii piu remote Ie veglie con funghi sono so-pravvissute fino ai nostri giorni, ci sono due analogie inpunti specifici del culto dei funghi: 1) in entrambi i casi ilfungo parla per bocca del saggio, che serve solo daveicolo per dare 1a voce al fungo; 2) i funghi vengonovisualizzati come piccoli esseri, maschi 0 femmine, dellagrandezza dei funghi, spiriti , folletti , che si dedica-no ad ogni genere di scherzo - tricksters, nella terrnino-_ logia degli antropologi. Di sicuro il culto rnesoamericano

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    14ha affinita genetiche dirette con quello della Siberia e risa-le alle migrazioni attraverso 10 stretto di Bering 0 attraver-so il ponte terrestre dell'ultima era glaciale.

    Marfa Sabina e sempre stata in buoni rapporti con laChiesa. Anche se non conosce la propria eta, grazie aIleaccurate ricerche di Estrada, abbiamo saputo che in baseai registri parrocchiali di Huautla, e nata il 17 marzo del1894 ed e stata battezzata 'con il nome di Marfa Sabinaotto giorni dopo'. Per quanto ricorda, non c'e mai statoconflitto fra la Chiesa e le pratiche dei guaritori indigeni.Padre Alfonso Aragon, che e state titolare per circa ventianni, fino al 1960, della parrocchia e che ha dato vigorosoimpulso alla Chiesa in Huautla, ha sempre mantenuto con-tatti con i Sabios della sua parrocchia. In una intervi-sta con Estrada, padre Antonio Reyes gli ha detto nel1970, parlando della sua parrocchia di Huautla: La Chiesa non si oppone a questi riti pagani, se costsi puo definirlL. La stessa Maria Sabina e membro dellaAssociacion del Apostolado de l'Oracion e viene a messa ilprimo venerdi di ogni mese ... E una persona umile, perquanto mi consta, e non fa danno a nessuno. I Sabios ei Curanderos non fanno opera di proselitismo, e quindinon sono considerati eretici ed e impossibile lanciare loroanatemi, anzi, neanche col pensiero .Che progresso dai giorni di Motolinia e del Santo Vf-fizio dell'Inquisizione agli inizi del secolo XVII!Ci sono interessanti spunti nel libro che ci ha dato Al-varo Estrada. Si prenda ad esempio il capitolo 15. Riferi-see dettagliatamente come Marfa Sabina e un certo Apolo-nio Teran, circa trentun'anni fa, si occuparono dell'orga-nizzazione della fratellanza del Sacro Cuore di Gesu, perun lato, e della prima mayordonia per l'altro. Erano ambe-due Sabios , con un ugual livello di vocazione. Tuttavialei fa notare che mentre lavoravano insieme non parlavano3. Sua madre l'ha chiamata sempre Bi , e Sabi i1 suo pri-mo marito. Cio conferma quanto e scritto sui registri parrocchiali esmitizza la leggenda secondo la quale il nome Sabina 1 0 avrebbeadottato dopo essere diventata Sabia .

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    delle loro saggezze , neppure tra di loro. Parlavano sol-tanto di cose relative alIa fratellanza e alIa mayordonia.I saggi non devono gridare a gran voce quello chesono, perche e una cosa delicata , dice Marfa Sabina. DaI-le sue parole, quindi, si possono capire gli ostacoli che piu.di venti anni fa ho dovuto superare io, un forestiero bion-do, un estraneo, entrato all'improvviso in quel circolo se-greto. Lei dice che ubbidisce alla Chiesa e alle autoritamunicipali, ed afferma che quando ha accolto favorevol-mente la mia richiesta, 10 ha semplicemente fatto per sod-disfare il desiderio del sindaco municipale Cayetano Gar-da, e non ho motivo di dubitarne. Aggiunge che mi a-vrebbe permesso di assistere a una veglia anche senza larichiesta delle autorita. Se non fosse stato grazie a Cayeta-no, non sarei mai riuscito a conoscerla, e se l'avessi in-contrata per puro caso, mi avrebbe veramente fatto unaveglia? 10 ho dei forti dubbi.

    Certo e - dice - che prima di Wasson nessunoparlava con tanta naturalezza dei nihos. Nessun mazate-co rivelava cia che sapeva a tal riguardo ... I bambini sonoil sangue di Cristo. Quando noi mazatechi parliamo delleveglie 10 facciamo a bassa voce, e per non pronunciare ilnome che hanno in mazateco (ndi'-x'i-tjo') 4 li chiamiamocositas 0 santitos. Cosi Ii chiamavano i nostri antenati(cap. 16).II racconto della sua vita che ci fa Marfa Sabina, conl'aiuto di Estrada, e straordinario. Nel 1971, IrmgardWeitlaner Johnson ed io tornammo a visitare Huautla. A-vevamo saputo cia che era successo dopo la mia ultimavisita nel 1962 e temevamo che la sua notorieta in tutto ilmondo avesse radicalmente cambiato Maria Sabina. Congrande meraviglia, abbiamo constatato che, al contrario,Marfa Sabina era rimasta se stessa. La conferma la possia-mo trovare nel presente libro. E rimasta semplice. II go-vernatore di Oaxaca le ha regalato due materassi per ilprimo letto della sua vita. Ha visitato gli esseri principa-li delle citra di Oaxaca e di Citta del Messico, e le auto-

    4. In mazateco significa alia lettera ipiccoli cari che arrivanosaltando .

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    ~' 16rita del mondo, a loro volta, sono andate a trovarla nellasua umile capanna nella parte alta del passo di Huautla aSan Miguel. E andato a visitarla un vescovo che volevaprovare i funghi - e non c'e ragione di dubitarne - rnanon era tempo di funghi. Le ha chiesto di insegnare lasaggezza aIle generazioni pill giovani della sua casa; e lasua risposta di agrafa e memorabile: Si puo ereditare ilcolore della pelle, degli occhi, il modo di piangere :e disorridere, rna con la Saggezza non si puo fare altrettanto.La Saggezza la si acquista dalla nascita. .. (cap. 17).Mai Maria Sabina mi ha rimproverato di aver fatto co-noscere al mondo i funghi e Ie sue qualita di Sabia . rnanon senza dispiacere leggo Ie sue parole:

    Prima di Wasson, io sentivo che i nifios santos miinnalzavano. Ora non ho pill questa sensazione... Se Caye-tano non avesse fatto venire gli stranieri, i niiios santos con-serverebbero ancora i loro poteri... Da quando sono arrivatigli stranieri... i niiios santos hanno perso la loro purezza.Hanno perso la loro forza; Ii hanno corrotti. D'ora in poinon serviranno pill. Non c'e pill niente da fare (cap. 19).Queste parole mi fanno rabbrividire: io, Gordon Was-son sono il responsabile della fine in Mesoamerica di unapratica religiosa che risale a qualche millennio. I piccolifunghi ormai non servono pill. Non c'e pill niente da fa-re . Temo che dica la verita, nella sua saggezza. Una pra-tica celebrata in segreto per secoli e stata portata alIa luce,e la luce ne annuncia la fine.Nel 1955, quando ho fatto la mia prima veglia conMaria Sabina, ho dovuto fare una scelta difficile: non di-vulgare la mia esperienza 0 presentarla degnamente almondo. Non ho avuto un attimo di dubbio: i funghi sacrie i1 sentimento religioso di cui erano i1 fulcro nelle catenemontuose del Messico meridionale dovevano essere fatticonoscere al mondo. Nel modo dovuto, senza tener contodi quanto mi sarebbe costato. Se non 1 0 avessi fatto io, laconsultazione del fungo sarebbe durata ancora per al-cuni anni rna era tuttavia destinata a scomparire percheera inevitabile. In questa caso, il mondo avrebbe vagamen-te conosciuto l'esistenza di questa tipa di pratica religiosa,rna non l'importanza del suo ruolo. D'altro canto, divulga-

    17f'\ ta nel modo giusto, il suo prestigio e quello di Maria Sa-bina dureranno a lungo. Alvaro Estrada ha scritto l'ultimocapitolo del mio lungo lavoro, e gli sana riconoscente, co-me anche a Marfa Sabina per la sua cooperazione.

    R. Gordon WassonDanbury, Connecticut, 1" dicembre 1976

    .J

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    La rassegna dell'uso mistico delleportanti droghe della materia medicaritore coloniale e un compito appassionanteprima.o poi dovra, sicuramente, esserezato .Gonzales Aguirre Beltran, Medicina y Ma-lgia: El xu de la medicine, Mexico, IstitutoNacional Indigenista, 1963.

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    Introduzione

    Di certo, non furono soltanto l'oro e le ricchezze natu-rali dell'Anahuac, oppure soltanto Ia cultura e l'arte me-soamericani a stupire i religiosi e i conquistadores spagnolisbarcati su questa terra nel XVI secolo; rna anche la far-macopea aborigena (una meravigliosa collezione di ve-getali e di piante allucinogene) fu oggetto di attenzione,studio e - condanna - da parte di numerosi scrittori,botanici e medici dell'Occidente nell'epoca coloniale delMessico.Le repressioni del Tribunale del Santo Uffizio prima,nei confronti di quanti facevano uso di ololiuhqui, del p e -yotl 0 del teonandcatl (rispettivamente semi, cactus e fun-ghi, tutti allucinogeni) e pili tardi Ie condanne dal pulpitoche si prolungarono per secoli, fecero S 1 che i medici in-digeni portassero su un piano privato - diciamo segreto- il rito e l'adorazione delle piante magiche.Oggi queste pratiche, un tempo definite demoniache dagli indios, sono andate scomparendo al passo con ilprogresso della cultura occidentale in Messico. Un fenome-no analogo si e verificato per costumi simili presso altripopoli asiatici e americani. Pero, e a Huautla - villaggiosituato nella catena montuosa mazateca di Oaxaca - chegli studiosi hanno trovato una miniera di informazioni suquesta tipo di pratiche indigene, in cui il fungo - al qua-Ie gli studiosi hanno aggiunto l'aggettivo di allucinogeno- e l'essenza della religione (e si dice che l'antico teo-nanacatl - la Carne degli Dei dell'epoca preispanica - hail potere di curare tutte le malattie, come anche di dare

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    allo sciamano la forza mistica per creare un suo linguaggioelevato ed esoterico.Nel corso della trance, il Sabio (cosl i mazatechichiamano 1 0 sciamano) parla, invocando Ie divinita tribali eanche quelIe cristiane. Sincretismo inevitabile del nostrotempo.Esistono gia pubblicazioni sulle piante alIucinogene esul loro uso? I riferimenti che abbiamo ttovato in Mes-sico , ci ha detto l'etnomicologo Robert Gordon Wasson' sulI'uso particolare del teonanacatl da parte degli indige-ni messicani, sono utili, anche se incompleti. Sahagun,Motolinfa, Diego Duran, padre De la Serna, Ruiz de A-larcon, Tezozomoc, e il botanico e medico di Filippo II,don Francisco Hernandez, hanno scritto sulI'argomento.E fuar di dubbio che gli informatori non hanno rife-rito ai cronisti tutto quello che sapevano sulIe variepiante alIucinogene che conoscevano e che usavano, perchei loro principi proibivano di rivelare agli estranei, alIa co-rnunita, i segreti religiosi. Oggi, sappiamo che l'ingestionedi tali piante, in passato, e sempre stata legata alIa religio-ne. Ogni religione ha i suoi segreti: la stessa religione cri-stiana parla di misteri .II dottor Gonzalo Aguirre Beltran scrive nelIa sua operaMedicina y magia che la falsa visione che troviamo ingrandi autori come [Hernando Ruiz de] Alarcon" [Jacintode la] Serna e [Pedro] Ponce, quando toccano questa a-spetto fondamentale della medicina indigena, puo facilmen-te essere spiegata, perche si tratta di individui ai quali iprincipi religiosi impediscono di vedere nella mistica in-digena qualcosa di diverso dalI'opera del demonio, il pove-ro demonio, l'indifeso e calunniato demonio .In conclusione, ne deriva che gli indigeni non hannorivelato tutto cio che sapevano e che i cronisti non sonoriusciti a liberarsi dai loro pregiudizi per lasciare una te-stimonianza imparziale e obiettiva del culto che gli antichimessicani avevano per la Carne degli Dei.Le ragioni che ci hanno spinto a scrivere la Vita di

    M a ria S abin a, sono: 1) L'intenzione di lasciare una testi-1. Intervista inedita fatta a Citta del Messico nel giugno 1975.

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    monianza del pensiero e della vita della Sabia mazatecache non e stata abbastanza apprezzata da giornalisti e scrit-tori dei vari paesi. 2) II desiderio di fame un documentoutile a etnologi, etnomicologi, studiosi di folklore e ad al-tri specialisti. 3) Dare al pubblico un'idea pili precisa suicostumi indigeni e far S I che igiovani trattino con mag-gior rispetto gli elementi delIa religione locale.Ci auguriamo, inoltre, che questo lavoro serva da sti-molo ai giovani scrittori - soprattutto indigeni - perchesi avvicinino a questi costumi per riscattarli dalIa loro giaprossima e definitiva scomparsa.Questo manoscritto e il risultato di una serie di inter-viste che abbiamo fatto periodicamente, dar settembre del1975 alI'agosto 1976, alternando il lavoro tecnico profes-sionale che ci costringeva a risiedere temporaneamente aCitta del Messico, aIle visite a Huautla per chiacchierarecon Marfa Sabina. II nostro non e state un lavoro facile,

    anche se io sono originario di Huautla e parlo la linguamadre dei mazatechi.Per facilitate la lettura, abbiamo omesso le domandeposte a Marfa Sabina, rna ne conserviamo i nastri magneti-ci su cui sono state registrate sia le domande che le paroledelIa saggia mazateca.NelIa redazione finale del testo, come d'altronde in 0-gni altro momento, ci siamo resi conto della responsabilitache ci eravamo assunti nelIo scrivere la biografia di unapersona che, per il fatto di non sapere ne leggere ne scri-vere e di non saper parlare 1 0 spagnolo, non potra maisapere con esattezza se quanta si e scritto su di lei e esattooppure no.Non posso non citare l'aiuto che in un modo a nell' al-tro mi e stato data dai familiari e dagli amici, e non possodimenticare l'aiuto disinteressato di R.G. Wasson e HenryMunn, persone che hanno dedicato parte della loro vita acercare di capire meglio e pili a fondo I'h om o re lig io susche nei tempi passati usava il fungo sacra.A tutti loro va la mia infinita graditudine.

    A lv aro E str ad al1-,i Citta del Messico, 4 settembre 1976

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    1.Non so in che anno sono nata, ma mia madre, MariaConcepcion, mi ha detso che e stato ilmattino del giornoin cui si celebra la Vergine Maddalena, laggiu, a Rio San-tiago, un villaggio che fa parte del comune di Huautla.

    Nessuno dei miei genitori 0 dei miei nonni ha mai saputola propria eta'.1. Esiste un atto di battesimo di Maria Sabina, redatto dalparroco Arturo Garda il 25 agosto 1976, sulla base dei dati origi-nali custoditi negli archivi della chiesa di Huautla e secondo cui sa-rebbe nata il 17 marzo 1.897. E da notare che i nomi dei padriniche figurano sui uocumento non coincidono con quelli che fornisceMaria Sabina. Si deve tuttavia far rilevare che, ancor oggi, e diffi-cile conoscere esattamente il nome di alcuni mazatechi, a causa del-la pronuncia sbagliata dei nomi di origine occidentale. Ad esempio:

    durante un'intervista, Maria Sabina ci inforrno di aver avuto unprozio di nome N'Dosto. Ammise di non conoscere il nome di que-sti in spagnolo , rn a Evaristo G. Estrada ci ha spiegato che que-sto nome corrisponde a quello di Antonio Justo. E probabile ,ha aggiunto un altro informatore, che quanti hanno scritto questatipo di documenti all'inizio del secolo, inventassero i nomi dellepersone, perche loro stesse non sapevano come si chiamavano . No-tiamo inoltre che i nomi di battesimo non sono accompagnati danessun cognome, e cio perche prima non li usavano . SuI docu-mento in questione, si nota anche che la data non coincide con quel-la riferita da Maria Concepcion alIa figlia Maria Sabina: il giornodella vergine Magdalena (22 luglio). Per quanto riguarda il nomedei genitori, l 'unica discordanza e costituita dal nome del padre chela Sabia chiama Crisanto Feliciano, mentre sull'atto di battesimorisulta Lauriano.

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    Mia madre e nata e cresciuta VICInO a Huautla, sullastrada di San Andres Hidalgo. Mio padre, Crisanto Feli-ciano, e nato a cresciuto a Rio Santiago. Quando si sonomessi insieme - non si sono mai sposati - mia madreaveva circa quattordici anni e lui venti. Mia madre vivevada tre anni con il suo uomo quando sono nata io. Mi han-no subito battezzata. Imiei padrini di battesimo si chi a-mavano Juan Manuel e Maria Sebastiana; era una famigliadi contadini che voleva molto bene a mio padre. Mia ma-dre partori Maria Ana, mia sorella, quando io avevo giacompiuto due anni. Siamo state Ie uniche figlie. Non hoconosciuto bene mio padre perche e marta quando avevotre anni. So che era un grande lavoratore; coltivava mais efagioli neri nei terreni che era riuscito a comprare can ilsuo lavoro. Vendeva il raccolto al mercato di Huautla anei villaggi vicini. A Rio Santiago abitavamo in una picco-la capanna con pareti di fango mescolato a pagliae il tettodi foglie di canna. Mia madre faceva tortillas' e metteva suIfuoco la pentola di fagioli neri che poi serviva ad ognunodi noi. All'ora del pranzo bevevamo acqua di farina dimais tostato addolcira con un po' di zucchero. La prende-varna calda. A quei tempi non c'era caffe, poche persone1 0 raccoglievano. Andavamo a dormire prima che facessenotte. Mia padre andava a lavorare la terra molto presto,poco dopo il primo canto del gallo. Dormivamo per terra,su stuoie e completamente vestiti. Cos1 dormivamo tutti.Quando e nata mia sorella Maria Ana, mio padre eragia ammalato. La sua malattia era senza rimedio perchel'origine del suo male non era cosa di questa mondo, ben-sl il castigo del potente Signore dei Tuoni che protegge eda Iertilita ai semi. Ma mio padre, quando era ancora celi-be, aveva suscitato l'ira di questa Signore grande e poten-teo Ed ecco Ia storia.Una mattina, all'alba, il giovane Crisanto Feliciano siera diretto al suo campo per sarchiarlo; bisognava togliereil fogiiame e Ie erbacce che c'erano suI terreno. Portavacon se una grossa zappa e il machete. Come tutti gli uo-mini della sua epoca, portava pantaloni e una camicia di2. Gallette sottili di mais, alimentazione base messicana. (N.d.T.)

    puro cotone. Nei giorni di festa indossava un eaton' che gliarrivava fino alle ginocchia e che Iegava alIa vita con unacintura di seta.Per due giorni Crisanto Feliciano ha Iavorato suI suoterreno per raccogliere il fogliame e Ie erbacce e tutta laspazzatura che impediva una buona semina, poi ha fattoun mucchio di tutto questa in un punto vicino ad un cam-po seminativo appartenente ad altri e, alla fine, ha datofuoco al mucchio. I rami secchi, Ie foglie morte e I'erba. hanno preso fuoco facilmente. Era sera e la fine del giornosi avvicinava. II vento soffiava forte, quei giorni erano sta-ti malta caldi e la grande siccita si faceva sentire. Ma Iefiamme del mucchio si ravvivarono e il vento gioco conesse spingendole fino al terreno contiguo, tanto che eranoriuscite a bruciare alcune piante di mais. Nel vedere cio,Crisanto si aflretto a spegnere Ie fiamme che ardevano nelcampo di mais del vicino. Non fu molto quello che si bru-cio, rna Crisanto sapeva che l'aver danneggiato la cultura,anche se il danno non era grande, poteva causargli la mor-teo Sapeva che tutti i semi erano protetti dal Signore deiTuoni; se qualcuno rubava Ie pannocchie di mais, moriva.Se un asino mangiava una pianta di mais, moriva anch'es-so. Un terreno cosi protetto, non puo essere danneggiatone dai topi, ne dalle talpe, ne dagli uccelli. Un campo pro-tetto dal Signore dei Tuoni cresce bello e abbondante. Cri-santo era condannato a morire, aveva bruciato una milpa4sacra. Solo qua1che pianta, certo, rna era quanta bastavaper meritarsi la maledizione del Signore dei Tuoni. Le per-sane che deliberatamente 0 per imprudenza danneggianouna mipla sacra, si ammalano di gangli. che crescono suIlora petto e suI loro collo. I. gangli scoppiano quando sonomaturi e si trasformano in foruncoli purulenti e ripugnan-d. E, di conseguenza, Ia gente muore. II danno che si pro-voca ad un campo sacra non puo essere ripagato can nulla,ne sostituendo Ie piante distrutte, ne .pagando con soldi ildanno al proprietario.3. ManteIlo di lana di forma rettangolare, con una fessura

    nel mezzo per far passare la testa (nome locale del poncho). (N.d.T.)4. Originariamente, campo di mais ottenuto bruciando una par-te del la foresta. (N.d.T.)

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    Crisanto sapeva che era perduto, rna aveva una speran-za. Suo non no e suo padre erano uomini Sabios 5 ; usa-vano i nifios santos' per parlare con i Signori padroni dellemontagne. I Saggi possono pariare 'con gli esseri che sonopadroni di tutte Ie cose del mondo. E Ioro potevano parla-re con il Signore dei Tuoni. Potevano chiedergli di perdo-nare Crisanto che per imprudenza aveva bruciato dellepiante di mais in una milpa protetta.

    Cost penso Crisanto e questo gli aveva dato Ia speran-za di continuare a vivere. Intanto non volle allarmare i

    5. II un termine che ricorre spes so net testo. II il nome cheviene dato allo sciamano mazateco. II nome mazateco e Chota-a -Tcbni-nee (persona saggia), Presso i mazatechi, esistono tre catego-rie di curandero guaritore . Al livello inferiore, 10 becbicero,10 stregone (T;i-ee), del quale si dice che puo trasformarsi inanimale (in nagual, specie di lupo mannaro) durante la notte. Pos-siede grandipoteri per fare del male e per trasformare altre per so-ne in nagual. Segue il curandero guaritore (Chotaa-xi-bendaa)propriamente detto, che fa uso di massaggi, abbeveraggi e diversiarti fici, nonche di un suo Linguaggio particolare nel momento in cuideve praticare il t rattamento, Linguaggio nel quale invoca i padronidei luoghi, delle montagne, delle sorgenti. Queste due categorie so-no molto conosciute neUe campagne messicane, rna a Huautla neesiste una terza e superiore, che e proprio quella del Sabia emedico (Chota-a-Tchi-nee) che non fa del male, ne fa uso di beve-raggi per curare. La sua terapia consiste nell'ingestione di funghi;questa medico-saggio acquista il potere di formulare una diagnosie di curare l'ammalato, al quale fa anche mangiare diverse paia difunghi. E cio in quanto i funghi, secondo la tradizione, si prendonoa paia. Si dice che vanno a coppia, che sono sposati . Uno e ma-schio e l'altra femmina.6. Nixti-santo (bambini sacri), Ndi-xi-tjo (piccolo che spunta),sinonimo di funghetto, Ndi-santo (piccoli santi) e Ndi-tzoimi (pic-cole case) sono quattro eufemismi can i quali si designano i fun-ghi in lingua mazateca. Maria Sabina li chiama n ih os s an to s, 0 sern-plicemente niiios. In mazateco, la x si pronuncia sc , la pro-nunda corretta e molto accentuata, qualcosa come una combina-zione di s, r e h. II rispetto portato tradizionalmente ai funghimagici dai mazatechi fa S 1 che essi Ii distinguano dai funghi com-mestibili conosciuti con il nome di Tjain-T'xua (fungo bianco, Na -nacate in nahuatl) 0 Tjain-ni (fungo rosso), COS1 designati per viadel loro colore e che sono due varieta molto apprezzate per il lorosapore simile alIa carne di pollo in tezmole . II tezmole e unasalsa di ragu spessa e piccante. I funghi velenosi sono chiamatiTjain-zca (fungo pazzia). E incontestabile che i mazatechi conoscanoperfet tamente Ie diverse specie di funghi.

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    suoi familiari. Preferl per il mom en to tacere Ia sua pena.Pill tardi glielo diro... disse a se stesso.

    Passarono i mesi e il giovane Crisanto Feliciano conti-nuo a nascondere Ia sua pena.. Ma ad un certo momento, suo padre, Pedro Feliciano,fece una veglia per prendere i bambini sacri. La, durantela notte, il Sabio vide che il figlio sarebbe morto pre-sto a causa dei foruncoli. Il giorno seguente, appena mat-tina, gli disse: Crisanro, figlio mio, ho avuto una visioneterribile. Ti ho visto trasformato in tacchino. II piccoloche spunta mi ha rivelato che sei condannato a morire. Soanche il motivo, il piccolo cbe spunta stesso me 1 0 ha det-to .. . .

    COS! Crisanto si vide costretto a raccontare a suo pa-dre Ia storia della milpa bruciata.

    Suo padre 10 console dicendogli: Lotteremo contro Iaforza del Signore dei Tuoni. Faremo delle' veglie con ilpiccolo che spunta. Chiederemo ai Signori che tu sia per-donato . Pill tardi, il Saggio Pedro Feliciano, assieme alpadre, Juan Feliciano, fecero numerose veglie con i bambi-ni sacri, rna non ottennero nulla. Chiamarono anche stre-goni e succhiatori', senza nessun risultato.

    In seguito, una notte, mentre Crisanto cercava di dor-mire, si passe la mano suI petto e le dita si fermarono supiccole protuberanze sopra i capezzoli. Cos a sara, si chiese.Di colpo, capl tutto: erano i gangli della maledizione checominciavano a spuntare. Provo paura e una profonda an-goscia. Quella notte, penso alla sua vita. Pense che eramolto giovane (avra avuto circa venti anni) e la preoccupa-zione non 1 0 fece dormire per il resto della notte.n mattino successivo, con decisione, Crisanto disse alpadre: Vogiio una donna per me. Ho visto una ragazza

    7. II cbupador (succhiatore) e una specie di guaritore. Lasuzione viene praticata applicando la bocca direttamente sulla re-gione che si presume ammalata, oppure interponendo fra essa e: labocca un fuscello cavo. In ogni caso, il medico-indovino fa uscirela malattia, diciamo 10 spirito della malattia, materializzata sotto for-ma di diversi piccoli oggetti che, secondo la regione e il gruppoetnico, possono essere coltelli di silice, pezzi di carta, animalettinocivi 0 schifosi. ecc. (Aguirre Beltran, Medicina indigena , inMedicina y Magia , INI, Mef/co, 1963, p. 52).

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    30sulla strada per Huautla, vive con i genitori dall'altra par-te di San Andres. Va a chiederla perche venga a viverecon me . Poco tempo dopo, i genitori chiesero la ragazzae un giorno Crisanto ando a cercare la sua donna di nomeMaria Concepcion. E la porto a vivere a Rio Santiago.Mio padre soffriva per il suo male e mia madre 1 0 ca-piva. I primi gangli scoppiarono formando foruncoli puru-lenti che pili tardi si diffusero sul collo e su una parte delpetto. Con l'andare degli anni, mio padre si aggravo, Quan-do io avevo circa tre anni, immagino, e mia sorella Marfa Anaappena quattro 0 cinque mesi, mori. Ne gli stregoni, ne iguaritori, ne i Sabios sono riusciti a guarirlo. II pove-retto e morto trasformato in tacchino. E perch e la male-dizione mort ale del Signore dei Tuoni fa ammalare a pocoa poco. La persona che e stata maledetta soffre per anni,possono essere quattro, cinque, sei 0 sette e durante que-sto tempo i gangli si trasformano in foruncoli ripugnanti.Alcune persone condannate a questa sofferenza, si rasse-gnano a morire, altre lottano contro la maledizione delSignore dei Tuoni. Gli stregoni parlano dove c'e l'eco, do-ve ci sono montagne e pareti rocciose. La chiedono aiutoal Signore del Chicon Nindo', Ma non si puo far moltocontro la maledizione del Signore dei Tuoni, non si puofare niente. II collo dei malati assomiglia a quello di untacchino. Proprio a quello di un tacchino. E questa avvie-ne perche il Signore dei Tuoni ha al suo servizio un tac-chino che e sacro. E questa tacchino che si incarica didare il castigo alIa persona e agli animali che osano dan-neggiare le culture. II tacchino trasforma le persone 0 glianimali in tacchini. Per questa muoiono con foruncoli sulcollo. Gli stregoni sacrificano galline, offrono monete (ca-cao) e uova di tacchino al Chicon Ninde".

    8. Chicon Nind6 (Uomo della Montagna), essere mitologico. Sidice che sia il Signore e Padrone delle Montagne, che sia un uomobianco e che abbia il potere di fare sortilegi e di sconziurare Jecattive influenze 0 gli spiriti che provocano la malattia. Alcuni 10identificano con Quetzalc6atl.9. Secondo varie versioni raccolte a Huautla dalla bocca deglianziani, il rituale seguito dagli stregoni e il seguente:Quando Ie pannocchie di mais cominciano a maturarsi nellemilpa, all'inizio del mese di luglio, i contadini si mettono in ascol-

    2.Mia madre, nel rimanere vedova e vedere che nulla lespettava da parte dei suoi suoceri, decise di ritornare daigenitori. Sei anni era vissuta con Crisanto Feliciano. Aquell'epoca era ancora giovane, avra avuto circa venti an-

    to, all'alba, per cercare di sentire il grido ( thixn-tjin ) di un tac-chino dalla parte del sole nascente. E come se un tacchino enormestesse ruzzando sulle terre del Signore dei Tuoni. Si dice che que-sto potente Signore mandi il tacchino per avvertire i coltivatori chee giunto ilmomento di celeb rare il rito in base al quale gli si deveoffrire il seme. I coltivatori sono persone del villaggio che aiu-tano a seminare il campo senza essere pagati. Sono dei volontari cheoffrono il loro Iavoro a un membro della cornunita. La famiglia cuiappartiene il campo Ii invita a partecipare al ritua1e della fertili tae della protezione delle semine dal momento che hanno sentitoit segna1e del tacchino sacro. Per questo, si riuniscono all'alba in-torno a uno stregone esperto e potente per il suo sapere, che apreil rituale mandandoli a cercare, nel campo da seminare, tredici piedi(piante) di mais che devono accuratamente strappare con tutte Ieradici. Di ritorno alla capanna, Ii danno allo stregone che riceve Iepannocchie e Ie mette sot to la cenere di un braciere detto di ceri-monia . Poi, sceglie un tacchino, il pili grosso, se Ia famiglia neha molti, oppure si accontenta dell'unico che essa possiede (si in-grassano i tacchini per tutto I'anno, dall'inizio di una semina aun'altra).Lo stregone prende il tacchino e 10 sacrifica facendogli saltarela testa con un colpo di machete. Dissangua I'animale in una Iungazucca mesco1ando con il sangue tredici grani di cacao pestati. Conquesta miscuglio, asperge i sarchi, i bas toni per seminare, i sacchiper il trasporto, i machete, Ie sacche e tutti gli strumenti di culturache sono serviti per Ia semina. Invoca il potente Signore dei Tuoni,gli chiede di proteggere Ia milpa per Ia quale si fa Ia cerimonia. Glichiede che colui che rovinera 0 rubera una sola spiga venga colpitodalla maledizione: che gli nascano foruncoli suI COllO.E che nientepossa guarirlo. Che non ci siano rimedi sulla terra per colui che ose-d rovinare Ia piantagione. Lo stregone, accompagnato dai coltivato-ri, si reca alIa milpa e asperge allora i confini del campo con il san-gue del tacchino mischiato al cacao. Va ad ogni estremita del terre-no, in ogni punto attraverso il quale presume che Iadri possano en-trare, Dopo I'aspersione rituale, il corteo torna alIa casa del proprie-- tario, dove 10 stregone estrae Ie tredici spighe dal braciere di ceri-monia. Le spighe arrostite vengono pili tardi sotterrate con Ie piantedi mais, dai coltivatori, al centro del terreno, una volta efIettuata Iasemina.Intanto, viene preparato il tacchino in ragu (tezmole) per il pa-sto dei coltivatori. Vengono preparati anche dei tamales (pasticcini

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    ni. Mio padre e morto a venticinque 0 ventisei anni, nonso esattamente a che eta e morto.I miei nonni materni erano molto poveri. Mia madre ciporto a vivere con loro e si dimentico completamente diRio Santiago.Mio nonno, Manuel Cosme, gia quasi anziano, lavoravacome bracciante pres so grossi proprietari terrieri; mianonna, Maria Estefania, si occupava della casa e del terre-no che circondava la piccola capanna, dove seminava maise fagioli neri. Si coltivavano zucche e chayotes. La localitadove andammo a vivere - e dove vivo ancora adesso -di farina di mais, cotti all'affogato in foglie di mais 0 di banano aci-de a forma di palle e fatti di pasta fermentata). I coltivatori si riu-niscono e si mettono a mangiare. Lo stregone e a capotavola e dice: Ognuno di voi deve ricordare che non e permesso gettare una so-la mollica di quello che mangera, perche e un cibo sacro, che nean-che i cani devono toccare. Se questo dovesse succedere, la cerimoniache abbiamo effettuato non sarebbe valida. Non dovete dimenticareche a partire da questo momento siete costretti ad osservare l'asti-nenza sessuale per cinquantadue giorni. In questi giorni di astinen-za, non deve esserci ne collera, ne cattivi sentimenti in coloro chesono qui presenti. Se durante il nostro pasto arrivasse all 'improvvi-so qualche visitatore, non dobbiamo nel modo pili assoluto offrirgliniente, perche tutto quello che c'e da mangiare qui, in questo mo-mento, e sacro. L'acqua, i tezmole, i tamales, il caffe appartengonoal Signore dei Tuoni. E non bisogna offrire niente perche il visita-tore estraneo al nostro rituale potrebbe profanare la nostra cerimo-nia se ha dei rapporti con una donna. L'atto sessuale elimina lapurezza di qualsiasi cerimonia. Ma colui che profaners il nostro ri toin questo modo sara punito: i suoi testicoli imputrideranno.

    I coltivatori e la famiglia del proprietario del campo mangianoquindi, facendo molt a attenzione, e ognuno si mette un piatto fondosotto il men to per non perdere una sola mollichella di tamale neuna goccia di tezmole, fino ache i piatti non sono perfettamente pu-liti. II tezmole deve essere finito completamente. In modo che i con-viviali non lascino traccia di quello che e stato il loro cibo. Inoltre,nessuno di loro ha l'impressione di aver mangiato. Hanno la sensa-zione di avere 1 0 stomaco vuoto perche in realta chi si e alimentatoe il Signore dei Tuoni ,Si aggiunga ancora che se un coltivatore 0 un visitatore inop-portuno - rna al quale e stato offerto qualcosa - invalida la ceri-monia della fertilita e della protezione del campo, i tacchini che sicerca dieingrassare per il prossimo raccolto di mais rimangono magrie sono poco degni di essere elementi del rituale.II proprietario della milpa pianta una croce, fatta con foglie dimais, nei punti del campo che sonG pili visibili. In questi terreni sipossono anche coltivare la canna da zucchero 0 i fagioli neri.

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    si chiama Cerro Fortin, sopra il quartiere mixteco, moltovicino al Ninde Tocoxho', I nonni avevano abbandonatoquella piccola capanna sulla strada di San Andres, quellain cui un giorno Crisanto Feliciano era andato a cercare lasua donna. E ora vivevano in questa parte alta, da dove sipoteva vedere, laggiir, il piccolo villaggio di Huautla. In-torno, c'erano poche capanne di paglia e di legno. Tuttoera coperto di alberi e di erba, rna la chiesa era gia co-struita.I rniei nonni mi hanno detto che, nella loro gioventii,hanno lavorato come domestici presso il curato, CatarinoGarda'. Questo curato e vissuto a Huautla per molti anni.

    Ha avuto dei figli con alcune indigene. Alla sua mortedomando - e gli fu concesso - di essere sotterrato sottol'altare della chiesa di Huautla.La vita con i nonni era dura. Di solito, ci alzavamoprima che facesse giorno quando, alla luce di una torcia dipino accesa, mia nonna, mia madre e mia zia Juanita lavo-ravano la lana, la seta e il cotone. I nonni allevavano bachida seta nella piccola capanna, i bachi impiegavano circa un

    anna per crescere. Prima le piccole farfalle deponevanosulle stuoie le loro uova che si schiudevano verso il mesedi marzo. Dopo cinque mesi i piccoli bachi uscivano dalleuova e noi li nutrivamo con foglie di gelso, che essi man-giavano rumorosamente. Sceglievamo i bachi piii piccoliseparandoli da quelli piii grandi perche non gli facesserodel male. I bachi crescevano fino a raggiungere la grandez-za di un dito. Tre mesi dopo essere usciti dalle uova, in-cominciavano a fare la bava; noi preparavamo dei graticcisulle pareti della capanna; in quel letto di graticcio deposi-tavamo la seta. Non era facile allevare bachi da seta. Ri-chiedevano molte cure. Durante il giorno 0 la notte si pu-liva la seta, si toglievano i residui dei bachi. Bisognavanutrirli bene, altrimenti i bachi non davano ne una buonaseta, ne una quantita sufficiente.

    1. Montagna situata di fronte a Huautla. Conosciuta anche conil nome di Cerro de Adoraci6n. Secondo la leggenda, e la dimora diChicon Nind6.2. Originario della Sierra di Ixtlan, stato di Oaxaca e contem-poraneo di Benito Juarez.

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    AHa fine, si puliva e si univa la seta; la utilizzavanoper fare Ie cinture che imaschi portavano sui loro vestiti.Con la lana e it cotone facevamo i tessuti per i nostriabiti. La nostra vita era sempre uguale: svegliarsi quandosi sentiva che la luce del giorno era ancora lontana. Quan-do il:primo gallo cantava, noi stavamo gia sorbendo lanostra acqua di mais tostato addolcita con un po' di zuc-chero per combattere il freddo e la fame. Ogni tanto be-vevamo del te di foglie di limone 0 di arancio e in raris-sime occasioni del caffe . Mia madre faceva le tortillas ericamava. La nonna e la zia lavoravano all'antico telaio; ilnonno si offriva sempre come bracciante, come pure unnostro zio, di nome Emilio Cristino.

    Man mana che mia sorella ed io crescevamo, aumenta-vano i nostri compiti. Dovevamo badare aIle galline inmontagna, oppure raccoglievamo rami che usavamo per fa-re il fuoco su cui si cuoceva il cibo.Avro avuto undici anni e mia sorella nove quando ilnonno ci porto a seminare il mais: fabbricava per noi deipiccoli bas t oni per seminare. Con questi bas toni facevamoun buco nella terra in cui depositavamo maldestramente igrani di mais. Tutta la famiglia andava a seminare. MarfaAna ed io, sedute sui talloni, avevamo difficolta a fare ibuchi; credo che i grani di mais cadessero sulla superficiedel suolo a casaccio; eravamo molto piccole. Gli adulti,invece, seminavano in file perfettamente dritte e deposita-vano i grani alla giusta profondita. Quando si avvicinaval'epoca del raccolto e le piante di mais erano alte, pill altedi Marfa Ana e di me, la cosa ci faceva ridere di gusto.

    Se non era l'epoca dei lavori dei campi, ci mandavanoa badare ai polli sul monte, oppure a due 0 tre capre chealla fine venivano vendute. Approfittavamo di questi mo-menti per giocare con Ie nostre bambole che ci facevamoda sole. Una delle mie bambole l'avevo chiamata FlorenciaJose. Era di pezza e le avevo cucito un buipil di seta'. Incasa non si poteva giocare perche mia zia Juanita e il non-no erano troppo severi. A loro non piaceva vederci gioca-

    3. Vestito-camicia indigena, ricamato sul collo e sulla maniche.(N.d.T.)

    re, tutti dovevamo lavorare e lavorare continuamente. Sec'era da piantare fagioli nei campi ci chiamavano. Se c'erada seminare it mais ci portavano con loro. La stesso avve-niva al momento del raccolto.

    Nei giorni norm ali mangiavamo fagioli neri, se ce n'e-rano, oppure ci accontentavamo di semplici tortillas con unpo' di salsa piccante, ma nel giorno dei Morti si potevanomangiare quelite, yerbamora 0 guasmole', Nei giorni di fe-sta, il nonno comprava came di bue 0 di capra che la non-na preparava con brodo piccante.

    IIpoco cibo che la nonna ci serviva all'alba calmava lafame che ci tormentava da molto tempo. Credo che la vo-lonta di vivere era grande, pill grande di quella di molduomini. La volonta di vivere ci portava a lottare giornoper giorno, per ottenere un boccone che alleviava un po' lafame che Marfa Ana ed io avevamo. La zia Juanita na-scondeva il cibo e quando mia madre ci dava qualcosa,subito dopo la fame ci attanagliava di nuovo. Facevamosforzi continui per avere almeno un boccone nello stomacoogni sera e ogni mattina.

    Molti uomini, avendo saputo che mia madre era rima-sta vedova, venivano a chiederla. Facevano la lora richiestasecondo Ie regole; com'e tradizione, arrivavano all'alba conacquavite e galline come regalo, che consegnavano al non-no, Manuel Cosme. Ma mia madre ha sempre rifiutato. IImio unico compito d'ora in avanti sara quello di tirars~ le mie figlie . Era la sua unica risposta; eppure eravlss~ta con un uomo solo per sei anni.

    E vissuta con me, senza marito, per il resto della suavita.

    3.Un giorno, mio zio Emilio Cristino si ammalo fino alpunto di non potersi pill alzare. 10 ero una bambina di

    4. Legumi messicani. II guasmole e un frutto della terra semi-calda che viene cucinato in tezmole ed e abbondante solo in autunno.

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    cinque,sei a sette anni; non ho mai saputo che malattiaaveva. La nonna, Marfa Estefania, preoccupata, ando acercare un Sabia di nome Juan Manuel perche guarisse10 zio.Il Sabio Juan Manuel non era un uomo molto vee-chio. Arrive alla nostra capanna suI far della notte. Porta-va un involto di foglie di banano che maneggiava con esa-gerata precauzione. Mi avvicinai per vedere che cosa c'eranell'involto, rna con molta rapidita il Sabio Juan Ma-nuel 10 riprese ira Ie mani e mi impedi di avvicinarmi dipiii, lanciandomi uno sguardo autoritario: Nessuno puoguardare ora quello che porto qui, non e buono. Unosguardo curioso puo corrompere quello che ho qui... , dis-se. La curiosita mi impedi di dormire. Vidi i1 SabioJuan Manuel aprire l'involto di foglie di banano. Ne tirofuori diversi funghi freschi e grossi, della grandezza di unamano. 10 ero abituata a vedere questi funghi sulla rnon-tagna dove badavo ai polli e aIle capre. La c'erano moltifunghi, il Ioro color caffe contrastava con il verde del-l'erba.II Sabio Juan Manuel era venuto per guarire 10 zioEmilio Cristino; per la prima volta assistevo ad una uelada'con i bambini sacri. Questo l'ho capito piii tardi. Vidi co-me il Sabio Juan Manuel accendeva Ie candele e par-lava ai padroni delle Montagne e ai padroni delle Sorgenti.Vidi come distribuiva i funghi contandoli a coppie e dandoIiad ognuna delle persone presenti, compreso l'ammalato. Piutardi, nell'oscurita completa, parlava, parlava, parlava. Ilsuo Iinguaggio era bello. Mi piaceva molto. A tratti il sag-gio cantava, cantava e cantava. Non capivo esattamente Iesue parole, rna mi piacevano. Era un linguaggio diverso daquello che noi parliamo durante il giorno. Era un linguag-gio che, anche senza capirlo, mi attirava. Era un linguaggioche parlava di stelle, di animali e di altre cose a me sco-nosciute.Gia da molto tempo era scesa Ia notte, rna io non ave-vo sonno. Seduta, in silenzio, sulla mia stuoia, seguivo conattenzione Ia veglia. Capivo, questo si, che erano stati i1. Velada, Veglia e il nome che viene dato alla cerimonia.

    unghi ad aver ispirato Ie canzoni al vecchio Juan Manuel.Dopo mezzanotte, il Sabio accese una candela checonficco nel suolo. Vidi che danzava. Allo stesso tempodiceva che vedeva animali, oggetti e personaggi. No,non potevo capirlo del tutto. Ilsaggio parlava senza tre-gua. Bruciava incenso e strofinava le braccia dell'ammalatocon del San Pedro 2.Verso l'alba, 1 0 zio ammalato, che non sembrava piutanto ammalato, si ando riprendendo lentamente. IlSa-bio Juan Manuel 10 incoraggiava con i1 suo linguaggiostrano. Lo zio si alzo in piedi. Non 10 faceva pin da moltigiorni, a causa della sua malattia.Lo zio Emilio Cristino recupero completamente la suasalute due settimane pili tardi.Alcuni giorni dopo Ia veglia in cui il Sabio JuanManuel aveva guarito 10 zio, Marla Ana e io badavamo suImonte aIle nostre galline perche non fossero vittime di

    sparvieri 0 volpi, eravamo sedute sotto un albero quandoall'improvviso vidi, vicino a me, a portata di mano, moltifunghi. Erano gli stessi funghi che aveva mangiato il Sa-bio Juan Manuel, io li conoscevo bene. Le mie mani rae-colsero delicatamente un fungo, poi un altro. Li osservaida molto vicino, Se io mangio te e te, so che mi faretecantare delle belle canzoni... dissi loro. Mi ricordai che inonni parlavano di questi unghi con grande rispetto. Perquesta sapevo che non erano dannosi. Senza pensarci mol-to, portai i funghi alIa bocca e li masticai. Illoro saporenon era gradevole; al contrario: erano arnari, sapevano diradice, di terra. Li mangiai tutti interi. Mia sorella MarlaAna che mi stava osservando aveva atto la stessa cosa.Dopa aver mangiato i fu~ghi, la nostra testa girava,come se ossimo un po' ubriache e ci mettemmo a piange-

    2. San Pedro: si chiama cOSI il tabacco ( ni co ti na r us ti ca ) mad-nato e mescolato con calee a volte anche con aglio. Viene utilizza-to nelle cerimonie, nel co;so delle quali gli vengono attribuiti po-teri contro i brutti sortilegi fatti dagli stregoni. 10 si puo portareindosso in un sacchettino di stoffa, a mo' di scapolare. Questo ta-bacco viene chiamato anche piciete 0 piziate; la parola e senza dub-bio una deformazione dell 'antico messicano picietl (in nahuatl),

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    ,

    ~ . . .. ' ; " , . j ' ; ' ~ ' J8- - : . : s t : : . .~" -', re; rna poi il senso di vertigine passe e ci sentimmo moltofelici, Pili tardi ci sentimmo bene.~. Fu come un ,nuovo impulso alIa nostra vita. C OS ! 10: " I sentii. Nei giorni successivi, quando avevamo fame, man-

    1 giavamo i funghi. E, non solo sentivamo 1 0 stomaco pieno,ma anche 1 0 spirito contento. I funghi facevano S I chedomandassimo a Dio di non farci soffrire tanto, gli dice-vamo che avevamo sempre fame, che sentivamo reddo.Non avevamo nulla: solo fame e freddo. 10 non sapevo sei funghi erano buoni 0 cattivi in realta. Non saoevo nean-che se erano cibo 0 veleno. Ma sentivo che mi parlavano.Dopo averli mangiati, sentivo delle voci. Voci che veni-vano da un altro mondo. Era come la voce di un padreche da consigli. Le lacrime scendevano abbondanti sullenostre guance, come se piangessimo per la poverta in cuivivevamo.

    Un altro giorno mangiammo i funghi ed ebbi una vi-sione: mi apparve un uomo ben vestito, era grande comeun albero. Ascoltai la sua voce misteriosa che diceva: Questo e tuo padre Crisanto Feliciano ... . Mio padre e-ra morto gia da molti anni, ed ero molto contenta di co-noscerlo ora. L'uomo immenso, mio padre, parlo, Indican-domi, disse queste parole: Maria Sabina, inginocchiati,inginocchiati e prega ... . 10 mi inginocchiai e pregai. Par-lai a Dio, che sentivo sempre pili familiare. Pili vicino ame. Sentivo che tutto quello che mi circondava era Dio.Adesso sentivo che pari avo molto e che le mie parole eranobelle.Maria Ana ed io avevamo continuato a mangiare i fun-ghi. Ne abbiamo mangiato molti, molti, non mi ricordo piliquante volte. Alcune volte ilnonno, e altre mia madre, ve-nivano sui monte e ci trovavano distese per terra 0 ingi-nocchiate e ci tiravano suo Che cosa hanno fatto ... ? sichiedevano. Ci prendevano in braccio e ci portavano a ca-sa. Fra Ie loro braccia, continuavamo a ridere, a cantare 0a piangere. Non ci hanno mai rimproverato 0 picchiato peraver mangiato i funghi, perche sapevano che non era benerimproverare qualcuno che ha mangiato le casitas, perchecio puo provocare sentimenti contrariati ed e possibile checi si senta impazzire. AlIa nuova stagione delle piogge,

    quando ifunghi erano tornati a spuntare, rincominciammoa mangiarli.Pili tardi ho saputo che i funghi erano come Dio. Chedavano saggezza, che guarivano Ie malattie, e che la nostragente Iimangiava da tantissimo tempo. Che avevano pote-re, che erano il sangue di Cristo. Anni pili tardi, quandorimasi vedova per la seconda volta, mi consacrai per sem-pre alla saggezza, per curare Ie malattie della gente e peressere sempre vicina a Dio. Ai funghi si deve rispetto. Infondo, sento che sono come miei familiari, come se fosseroi miei genitori, il mio sangue. In verita, sono nata con ilmio destino. Essere una Sabia . Essere la figlia dei nifios santos .

    Non sono mai andata a scuola dove avrei potuto impa-rare a leggere, a scrivere 0 a parlare spagnolo. I miei geni-tori hanno sempre parlato soltanto la lingua mazateca. Nonho mai imparato un'altra lingua. Inoltre, non sapevo checos'era la scuola, ne sapevo se esisteva; rna anche se cifosse stata, io non ci sarei andata perche non c'era tempo.Una volta si lavorava molto.

    4.Verso la fine della nostra infanzia, il carico di lavoro

    aumentava sempre pili per Maria Ana e per me. Avevamoimparato a fare tortillas, a cucinare, a lavare e spazzare.Una mattina, molto presto, vennero alcune persone cheparlarono a lungo con mia madre e con i nonni. Quando

    andarono via, mia madre mi disse che erano venute achiedermi. Volevano che mi unissi in vita matrimonialecon un giovane. Le persone tornarono pili volte, ma ionon vidi mai nessun giovane fra loro; ma conobbi quelloche sarebbe stato mio marito il giorno che venne a pren-dermi. Non ci fu matrimonio. Mia madre, senza chiedere ilmio parere, mi ordino di raccogliere la mia roba, dicendoche a par tire da quel momento, non appartenevo pili aloro: Adesso appartieni a questo giovane che sara tuo ma-

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    rito. Va con lui. Abbi cura di lui. Sei ormai una don-nina ... .Furono Ie sue parole. E cost, e questa la nostra u-sanza. Avro avuto quattordici anni circa. Durante i primigiorni della mia nuova vita, avevo paura perche non sape-vo che cosa mi sarebbe accaduto. Pili tardi, mi sono ras-segnata. Con l'andar del tempo, volli molto bene a mi~marito. Si chiamava Serapio Martinez. Era un giovane diventi anni. Gli piaceva vestire pulito, e non aveva l'aria diun pezzente. Pili tardi, mi sono accorta che aveva buoneuore. Non beveva molt a acquavite, quasi per niente; enon gli piaceva il lavoro dei campi. Posso dire con orgo-glio che sapeva leggere e scrivere. Si dedicava al commer-cio del filo rosso e nero, che si usa per ricamare gli buipi-le s che portiamo noi donne. Vendeva anche casseruole,piatti e tazze. Arrivava fino a Cordoba, Veracruz, Tehua-can e Puebla per comprare la sua mercanzia, che vende-va poi a Huautla e nei villaggi vicini. AIl'inizio, andavaa piedi e trasportava la sua mercanzia sulle spalle. Gli :ivolevano otto giorni per andare a Puebla e tornare. Con 11tempo, riusci a comprarsi dei muli per trasportare la mer-ce che comprava laggiu.Quando gli dissi che ero incinta, 10 prese con estremanaturalezza. Non mostro alcun sentimento, ne di paura, nedi tristezza; balbetto appena:E allora, preparati a essere madre ... Al ritorno dai suoi viaggi parlava con me delle condi-zioni della strada 0parlava dei nuovi prezzi del filo 0dellecasseruole.Un giorno, contrariamente aIle sue abitudini, non disseniente. Gli chiesi perche non parlava e lui rispose:Ho saputo che a Huautla stanno radunando genteperche combatta con Ie armi; gli uni sono per Carranza egli altri per Zapata. Vanno con fucili e cavalli. Ben prestoverranno a cercarmi. Mi daranno un fucile e se vedono chesono bravo, mi daranno un cavallo... Le parole di Serapio si avverarono. Gli uomini dellaguerra se 10 portarono via. Non oppose resistenza.Se ne ando quando Catarino, ilmio primo figlio, avevasolo dieci giorni. Non ti preoccupare, Sabi, mi disse Sera-

    pio, mi arrangero in qualche modo per mandarti un po'di soldi .Lo seguii con 10 sguardo fino a quando 10 persi di vistain fondo alIa strada. Se ne ando con alcuni uomini cheerano venuti a cercarlo. Piansi molto. Pero, con il passaredei giorni, mi rassegnai convincendomi che sarebbe tornatopresto. Rimasi con mia madre nella mia piccola capanna.All'epoca, i nonni erano morti. Anche 10 zio Emilio e lazia Juanita erano morti.I nuovi soldati rimasero di stanza a .Huautla per moltigiorni. Poi partirono. Serapio fu nominato inizialmentetrombettiere. Un anno piu tardi era maggiore dell'esercitoe lauoro agli ordini del generale Adolfo Pineda' che daquanto so, Alvaro, era tuo nonno.Durante il periodo in cui Serapio era in guerra, mi ar-rivavano i soldi che mandava in modo irregolare. Un sol-dato passava di casa in casa per fare Ie commissioni verba-li, distribuire Ie lettere e i soldi. Serapio non mi scrivevaperche non sapevo leggere, solo una volta mi invio unmessaggio. Cercai una persona che sapeva leggere perchemi dicesse che cosa c'era scritto. Mi mandava a dire di nonpreoccuparmi per lui, che stava bene; perc in altre occasioninon c'erano ne messaggi, ne soldi, rna solo una crudelenotizia: Serapio e morto in combattimento ... 10 pian-gevo. Piangevo suI corpicino di mio figlio Catarino, appenanato.

    In quel tempo, ilvillaggio viveva nella paura; tutti noiche avevamo familiari in guerra vivevamo costantementenell'angoscia. Arrivava un uomo e diceva: Sabl, nonpiangere pili. Serapio e vivo... Poco dopo c'era un'altraversione: Serapio e disperso, nessuno sa niente di lui.Speriamo che 10 ritrovino presto . E poi ancora una spe-ranza: Hanno rivisto Serapio... e subito dopo un'altradelusione: No, e proprio morto . AlIa fine, mi abituai aquesta vita di alti e bassi e ci furono momenti in cui nonmi importava pili che Serapio fosse vivo 0 morto. Le voci1. Abitante di Huauda di origine mazateca, noto partigiano diCarranza.

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    che arrivavano alIa mia porta ricevevano unicamente unfreddo ringraziamento.Ma sentii che il mio cuore si gonfio di gioia quandodopo sei mesi Serapio mi apparve davanti. A prima vistanon 10 riconobbi. Aveva cartucciere, un pesante fucile, u-n'uniforme e una piccola cosa che si metteva sulla testa'.Mi parlo poco della sua vita di soldato, mi disse a malapena che 10 avevano preso per fare il trombettiere e chealIa morte del suo superiore in combattimento, aveva la-sciato la tromba per prendere il fucile del soldato morto; eche avevano visto che era agile. Per metterlo alla prova,una volta 10 avevano fatto correre assieme a un cavallo eavevano visto che aveva una grande resistenza. I soldatiagili avevano piu possibilita di andare avanti. Gli agili e ieoraggiosi. II coraggio era la cosa fondamentale. E Serapioera coraggioso, 10 aiutava la sua giovane eta.Serapio torno ad andare in guerra, rna io ormai non mipreoccupavo piu tanto. Torno otto mesi dopo per non ri-partire piu. A quell'epoca, mio figlio Catarino aveva inco-minciato a camminare.E vera che Serapio beveva poca acquavite e lavoravamolto, ma gli piacevano Ie donne. Mi porto a casa moIteragazze. Eravamo tre sotto 10 stesso tetto quando questaaccadeva. Le ragazze lasciavano la casa quindici giorni 0 unmese dopo i1 loro arrivo.10 non ero gelosa perche mi sentivo la vera moglie diSerapio. Con lui proereai tre figli: Catarino, Viviana e A-polonia. I miei figli nacquero ad intervalli di un anna emezzo l'uno dall'altro.II gusto di mio marito per Ie donne fece S I che i no-stri rapporti non fossero buoni quanta avrei voluto. Pro-vavo amore per lui e mi dispiaceva sapere che era innamo-rata di una giovane delle Terre Calde'. Ando allontanandosida me perche preferiva l'altra. Serapio contrasse la malat-

    f'

    1

    2. Un kepi.3. Le Terre Calde mazateche comprendono la zona bass a dellaregione, con la maggioranza dei villaggi situati sulle rive 0 su pic-coli isolott i del lago artificiale Miguel Aleman. Iloro abitanti sonopescatori, 0 coltivano il caffe, 0 raccolgono il tassobardasso. Parlanodialetti mazatechi. (N.d.T.)

    tia del vento' nelle Terre Calde e morl dopo tre giorni diagonia. I suoi muli e i suoi soldi sono rimasti nelle manidell'altra donna.COS!fint la mia vita matrimoniale. Ho avuto un mari-to per sei anni, gli stessi anni che mio padre era vissutocan mia madre e, come lei, sono rimasta vedova piir 0meno a vent'anni.

    5.Non ho mai mangiato i bambini sacri mentre vivevocan Serapio perche, secondo Ie nostre usanze, la donna cheprende i funghi non deve avere rapporti con gli uomini.Coloro che vanno a fare una veglia non devono avere con-tatti sessuali 'quattro giorni prima e quattro giorni dopo laveglia. E chi vuole, puo arrivate fino a cinque e cinque. 10non prendevo ibambini sacri perche temevo che il miouomo non 10 capisse.E una condizione che deve essere rigidamente rispet-tata. Durante imiei primi anni di vedovanza, ho soflertoper i postumi dei parti. La cintura e i fianchi mi facevanomale. Avevo fatto chiamare una massaggiatrice, ma nonavevo ottenuto malta giovamento. Avevo fatto anche ba-gni di vapore senza risultato. Ho fatto venire anche unguaritore e un succhiatore rna non mi hanno fatto al-cun bene. Alla fine, ho deciso di prendere di nuovo i bam-bini sacri. Li ho presi da sola, senza ricorrere ad alcun Sabio . Quelle piccole case lavorarono nel mio corpo;ricordo pero che le mie parole non erano belle. Avevo pre-so i bambini soltanto per massaggiarmi dolcemente piuvolte il ventre. Ho fatto dei massaggi su tutte Ie parti delcorpo che mi facevano male. Sono passati alcuni giorni esono guarita.Avevo deciso di prenderli perche ero pura: non avevomarito. In fondo, sapevo che ero una donna-dottore. Sape-

    4. Tchiin-tjiao (bronco-polmonite). Sono gli uragani che por-tano questa malattia. Quando Ie nuvole di una tempest a che si staavvicinando sono scure, portano il Tcbiin-tjiao (Ricardo GarciaEnriquez, Xochitonalco, del municipio di Huautla) .

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    il mio destino. Lo sentivo profondamentedi me. Sentivo che avevo un grande potere, un po -che si risvegliava in me durante Ie veglie,Ma a casa mia c'era fame. COSt mi sono messa a lavo-rare per man tenere mia madre e i miei tre figli. II lavoroduro, costante, non mi faceva paura. Sapevo aprire la terrae tagliare la legna a colpi d'ascia, sapevo seminare e rae.cogliere il mais. Lavoravo come un uomo robusto, a voltearrivavo fino a Teotitlan dove compravo stovigIie che riovendevo al mercato di Huautla. L'allevamento del baco daseta e il duro lavoro di tessere la lana e il cotone, eranoquasi scomparsi, quando i commercianti di Huautla aveva-no cominciato a portare tessuti dalla citra. Da allora, abobiamo conosciuto Ie coperte e Ie stoffe a colori.

    Durante gli anni della mia vedovanza, ho coltivato ilmais e i fagioli neri. Ho raccolto anche caffe. Nei giorni incui lavoravo i campi, scavavo piccole buche dove mettevo imiei bambini, quando erano piccoli, perche non mi impe-dissero di lavorare; altre volte andavo a rivendere pane ecandele nei gruppi isolati di cap anne e nei villaggi vicini,come San Miguel, Tenango 0 Rio Santiago.

    6 .Non so quanti, ma molti anni dopo che ero rimasta ve-dova la prima volta, mia sorella Maria Ana si arnmalo. Ave.

    va dolori al ventre; sentiva fitte acute che la facevano piega-re in due gemendo per il dolore. La vedevo aggravarsi digiorno in giorno, Quando si sentiva un po' meglio, ripren-deva Ie faccende di casa; ma arrive un giorno in cui, senzariuscire a controllarsi, svenne per strada.

    Da allora, i suoi svenimenti si verificarono con sempremaggior frequenza.Molto preoccupata per la sua salute, ho chiamato deiguaritori per curarla, rna vedevo con angoscia che la suamalattia si aggravava. Una mattina non ebbe la forza dialzarsi dal letto; tremava e gemeva. Mi preoccupai piu che

    mai. Feci venire vari guaritori, ma fu tutto inutile, nonriuscirono a guarire mia sorella.

    Quel pomeriggio, vedendo mia sorella distesa, immagi-navo che fosse morta. La mia unica sorella. No, non dove-va succedere. Lei non doveva morire. 10 sapevo che iba mb in i sac ri avevano il potere. Li avevo mangiati da pic-cola e ricordavo che non facevano male. Sapevo che lanostra gente li mangia per guarire dalle malattie. Allorapresi una decisione; quella notte stessa avrei pre so i fun-ghi sacri. Ed e quello che ho fatto. A lei ne diedi tre paia.10 ne mangiai molti perche mi dessero un potere immenso.Non posso mentire. Avro mangiato trenta paia di derrum-be'.

    Mentre i bambini Iavoravano dentro il mio corpo, pregavo e chiedevo a Dio di aiutarmi a guarire Maria Ana.Poco a poco sentivo che potevo parlare con sempre mag-gior Iacilita. Mi avvicinai all'ammalata. I bam bini sacriguidavano Ie mie mani attorno ai suoi fianchi che essecomprimevano. Dolcemente, Ie feci un massaggio dove di-ceva che provava dolore, che Ie faceva male. Parlavo e can-tavo. Sentivo che cantavo bene. Dicevo quello che i bam-bini mi obbligavano a dire.

    Continuai a comprimere con Ie mani mia sorella, suIventre e sui fianchi. E alla fine usci molto sangue. Acquae sangue, come se stesse partorendo. Non provai pauraneanche per un attimo perche sapevo che il picco lo ch espunta la stava curando attraverso me. Erano i bambinisacri che consigliavano e io eseguivo. Mi occupai di miasorella fino a quando il sangue cesso di uscire. Dopo smisedi lamentarsi e si addormento. Mia madre si sedette vicinoa lei per vegliarla.

    10 non riuscii a dormire. I p ic co li s an ti continuavano alavorare nel mio corpo. Ricordo di aver avuto una visione.Apparvero dei personaggi che mi ispirarono rispetto. 10sapevo che erano gli Esseri Principali di cui parlavano imiei antenati. Erano seduti dietro a un tavolo suI qualec'erano molte carte scritte. Sapevo che quelle carte eranoimportanti. Gli Esseri Principali erano molti, almeno sei 0otto. Alcuni mi guardavano, altri leggevano Ie carte che1. Letteralmente Precipizio, crollo . Varieta di funghi, chiaomati Ps il oc ybe caer u le s cen s (Murril), var. Mazatecorum (Heim).

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    erano sul tavolo. Altri ancora sembravano cercare qualcosafra quelle carte. Sapevo che non erano di carne e ossa.Sapevo che non erano neanche esseri d'acqua 0 di tortilla.Sapevo che era una rivelazione che i bambini sacri mi con-segnavano. All'improvviso, udii una voce. Una voce dolce,rna allo stesso tempo autoritaria. Come la voce di un pa-dre che ama i propri figli, rna che Ii alleva con severita,Una voce saggia che disse: Ecco gli Esseri Principali ... Capii che i funghi mi parlavano. Provai una felicita infini-tao SuI tavolo degli Esseri Principali apparve un libro, unlibro aperto che si ingrandl fino a raggiungere Ie dimen-sioni di un uomo. Sulle pagine c'erano delle scritture. Eraun libro bianco, tanto bianco che risplendeva.

    Uno degli Esseri Principali mi parlo e mi disse: Ma-rfa Sabina, ecco il Libro della Saggezza. E il Libro delLinguaggio. Tutto quello che vi e scritto e per te ... II Li-bro e tuo, prendilo per fare il tuo lavoro ... 10 esclamaiemozionata: E per me. Lo ricevo ...

    Gli Esseri Principali scomparvero e mi lasciarono soladavanti all'immenso Libro. Sapevo che era il Libro dellaSaggezza.

    II Libro era davanti a me, potevo vederlo, rna non toe-carlo. Tentai di accarezzarlo, rna Ie mie mani non toccaro-no nulla. Mi limitai a contemplarlo e cominciai subito aparlare. Allora mi accorsi che stavo leggendo il Libro Sa-cro del Linguaggio. II mio Libro, il Libro degli EsseriPrincipali.

    Avevo raggiunto la perfezione. Non ero pili una sem-plice apprendista. Per questo, come premio, come nomina,mi era stato dato il Libro. Quando si prendono i bambinisacri, si possono vedere gli Esseri Principali. Non c'e altromodo' . E questo perche i funghi sono sacri; essi danno lasaggezza. La Saggezza e il Linguaggio. II Linguaggio e nel

    IIII,I ,I ;(IiI

    2. Secondo Ie spiegazioni che ci sono state date da alcuni vee-chi di Huautla, vengono chiamati Esseri Principal! i personaggi cheesercitano funzioni municipali, oppure e un titolo che viene datoaile persone che occupano in genere posti importanti. In mazateco,si dice Chotaat;Z-tj6n. Nelle visioni di Marfa Sabina, gli Esseri Prin-cipali sono la personificazione dei funghi che lei ha mangiato. I fun-ghi si trasformano in personaggi che marieggiano carte importan-

    [

    Libro. II Libro 10 concedono gl i Esseri PrincipaIi ... I Prin-cipali appaiono grazie a 1 grande potere dei bambini.Imparai la Saggezza del Libro. Dopo, nelle mie succes-sive visioni, il Libro non mi e piii apparso perche ne con-servavo ormai il contenuto nella memoria.La veglia durante la quale guarii mia sorell a Maria A-no I'ho fatta come gli antichi mazatechi. Usai candele dicera pura; fiori, gigli e gladioli (si possono usare tutti itipi di fiori, purche siano profumati e colorati), si utiIizzaanche del copal' e del San Pedro.'In un braciere bruciai il copal e feci passare i bambinisacri che tenevo in mano, attraverso il fumo. Prima dimangiarli, parlai loro, chiesi loro di essere favorevoli. Checi benedicessero, che ci mostrassero la strada, la verita, laguarigione. Che ci dessero i1 pot ere di seguire Ie orme delmale per annientarlo. Dissi ai funghi: Berro i1 tuo sangue.Mangero il tuo cuore. Perche la mia coscienza e pura, per-che e senza macchia, come la tua. Dammi la verita, E SanPedro e San Pablo mi accompagnino . Nel sentirmi girarela testa, spensi Ie candele. L'oscurita serve da sfondo a cioche si vede.Durante quell a stessa veglia, dopo che il Libro scom-parve, ebbi un'altra visione: vidi il Supremo Signore delleMontagne, ilChicon Nind6. Vidi che era un uomo a caval-lo che veniva verso la mia capanna. 10 sapevo, la voce me10 diceva che quell'essere era un Personaggio. La sua ca-valcatura era bellissima: un cavallo bianco, bianco come laschiuma. Un cavallo bellissimo.II Personaggio fermo la cavalcatura davanti alIa portadella mia capanna. Lo potevo vedere attraverso Ie pareti,io ero dentro casa, rna i miei occhi avevano il potere divedere attraverso qualsiasi ostacolo. II Personaggio aspet-tava che io uscissi.Con decisione, uscii per andargli incontro. Mi fermaivicino a lui. SI, era Chicon Nind6, colui che dimora nel

    ti . Un altro abitante di Huautla ci ha detto che gli Esseri Princi-pali sono come ombre, 0 personaggi vestiti da contadini, ma conabiti brillanti e multicolori visti durante la trance.3. Incenso americano. (N.d.T.)

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    Ninde Tocoxho, colui che e padrone delle montagne. Coluiche ha il potere di incantare gli spiriti. Colui che curaanche gli ammalati. Colui al quale si sacrificano i tacchini,al quale i guaritori offrono monete (cacao) perche guariscagli ammalati.

    Mi fermai vicino a lui e mi avvicinai ancor di pill. Vidiche non aveva volto, eppure portava un grande cappellobianco. n suo volto era come un'ombra.La notte era nera, Ie nubi coprivano il cielo, rna ilChicon Nind6 era come un essere circondato da un alone.Ammutolii. n Chicon Ninde non pronuncio una parola.All'improvviso spinse la sua cavalcatura per continuare ilsuo cammino. Scomparve sulla strada, in direzione dellasua dimora; I'enorme Cerro de la Adoracion, II Ninde To-coxho. E lassu che lui vive, e io suI Cerro del Fortin, ilpill vicino al Nind6 Tocoxho, e cosi siamo vicini. n Chi-con Ninde era venuto perche con il mio linguaggio sapien-te 10 avevo chiamato.Entrai in casa ed ebbi un'altra visione. Vidi qualcosache cadeva dal cielo con un grande rumore; come un ful-mine. Era un oggetto luminoso che accecava. Vidi che ca-deva attraverso un buco che c'era nella parete. Per terra,I'oggetto si trasforrno in una specie di essere vegetale, an-ch'esso circondato da un alone come il Chicon Ninde. Eracome una pianta con fiori di molti colori, la sua testa ave-va un grande splendore. n suo corpo era coperto di foglie edi germogli. Rimase fermo li, al centro della capanna, e io10 guardai bene. Le sue braccia e Ie sue gambe erano comerami; era tutto coperto di rugiada e dietro a lui apparveun fondo rossastro. L'essere vegetale incomincio a svanirein questo sfondo rossastro fino a scomparire completamen-te... Quando la visione sfurno, io sudavo, sudavo. II miosudore non era tiepido, rna freddo. Mi accorsi che piange-vo e Ie mie lacrime erano di cristallo e, cadendo, al suolo,tintinnavano. Continuai a piangere, rna allo stesso tempo,fischiai ed applaudii, suonai e ballai. Ballai perche sapevoche ero il Folletto grandioso e il Folletto padrone. AIl'al-ba, mi addormentai placidamente. Dormii, rna non fu unsonno profondo. Sentivo che mi cullavo in un sogno ... co-me se il mio corpo si dondolasse dolcemente in un'amaca

    gigante sospesa nel cielo che oscillava da una montagnaall'altra.Quando mi svegliai, il sole era g ia alto. Era mattinaavanzata. Toccai il mio corpo e il suolo per assicurarmiche ero tornata nel mondo degli urn ani. Non ero pill vicinaagli Esseri Principali., Nel riconoscere cio che mi circon-dava, cercai con gli occhi mia soreIla Maria Ana. Dormiva.Non volli svegliarla. Vidi anche che una parte delle paretidella capanna erano croIlate, e che un'altra parte stava percadere. Adesso credo che mentre i bambini sacri lavorava-no nel mio corpo, io stessa avevo buttato gill la parete coni1 peso del mio corpo. Suppongo che mentre ballavo siaandata a sbattere contro la parete e l'abbia buttata giu,Nei giorni seguenti, la gente che passava chiedeva che cosaera successo alla casa. Mi limitavo a dir loro che le pioggee i venti degli ultimi giorni avevano distrutto Ie pareti difango e di paglia.

    E Marfa Ana guari. Guari per sempre. Attualmentevive felice, con il marito e i figli vicino a Santa Cruz deJuarez.Dopo quella guarigione, ho avuto fede nei bambinisacri. La gente si era accorta che era difficile curare miasorella. Molte persone vennero a sapere che cosa era sue-cesso e ben presto vennero a cercarmi. Portavano i loromalati. Venivano da localita molto lontane. Li curavo conil Linguaggio dei bambini. La gente veniva da Tenango,Rio Santiago a da San Juan Coatzospan'. Gli ammalati ar-rivavano pallidi, rna i funghi mi dicevano qual era il rime-dio. Mi consigliavano cosa dovevo fare per curarli. La gen-te ha continuato a cercarmi. E da quando ho ricevuto ilLibro sana passata a far parte degli Esseri Principali. Seloro appaiono, mi siedo can loro e beviamo birra e aguar-diente. Faccio parte di loro da quella volta in cui, rag-gruppati dietro al tavolo con le carte importanti, mi con-segnarono la saggezza, la parola perfetta: il Linguaggio diDio.n Linguaggio fa S l che i moribondi tornino in vita.Gli infermi recuperano la salute quando ascoltano le paro-

    4. Un villaggio mixteco situato in piena regione mazateca.

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  • 5/9/2018 Vita di Maria Sabina, la sciamana dei funghi allucinogeni

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    Ie insegnate dai bambini sacri. Non c'e mortale ehe possainsegnare quel Linguaggio.Dopo aver eurato mia sorell a Maria Ana, eapii che a-vevo trovato la mia strada. La gente 1 0 sapeva e veniva dame perche eurassi i suoi malati. Venivano a cercare la gua-rigione quelli che erano stati posseduti dagli spiriti mali-gni, quelli che avevano perdu to 1 0 spirito per una paurasuI monte, nel fiume 0 sulla strada.

    Per alcuni non c'era rimedio e morivano; io guariscocon il Linguaggio dei bambini sacri. Quando mi eonsiglia-no di sacrificare polli, li metto sulle parti che fan no male.II resto e ilLinguaggio. Ma la mia strada verso la saggezzasarebbe stata presto troncata ...

    7.Dodici anni dopo la morte del mio primo marito, unuomo di nome Marcial Carrera si mise in testa di volermi

    sposare. In realta, non avevo bisogno di avere un uomo.Ero in grado di guadagnarmi la vita da sola. Sapevo lavo-rare; per 1 0 meno, la mia famiglia non soffriva quanta a-vevo sofferto io da piccola. Conoscevamo la fame, questosi, rna non cosi crudelmente come l'avevamo conosciutaMaria Ana ed io. II mio lavoro permetteva che ognunoavesse qualcosa da mangiare e qualcosa per vestire. MarcialCarrera insiste, Secondo la tradizione, mando i suoi genito-ri a parlare con mia madre. Mia madre si sforzo di eonvin-cermi ad accettare quell'uomo. Diceva che un uomo in casaavrebbe alleggerito il mio lavoro. I giorni passarono e ioesitavo, perche il mio pretendente non aveva l'aria