Vino e dintorni n° 2

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Anno II numero 4 – € 4,90 Se la Costa Smeralda è anche vino NEL MONDO INCANTATO DELLA PENISOLA DEL SINIS TOP TEN RISTORANTI E ALBERGHI PALAZZO SEMIVICOLI UN SOGNO IN ABRUZZO L’APPLE DA VISSANI DIVINO TUSCANY L’ECCELLENZA SARDEGNA ISOLA TUTTA DA SCOPRIRE ISSN 2240-4589 9 7 7 2 2 4 0 4 5 8 0 0 2 1 0 0 0 4

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magazine di vino, territorio, gastronomia, agroalimentare, curiosità e buon vivere

Transcript of Vino e dintorni n° 2

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Ann

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4 –

€ 4

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nel mondo inCantato della peniSola del SiniStop tenriStoranti e alberghi

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www.vinoedintorni.orgper [email protected]. (+39) 0577 905321

per la pubbliCità[email protected]. (+39) 0577 905316

per le voStre [email protected]. (+39) 0577 905330

il vino per ConoSCere e SCoprire i territori italiani

prodotti tipiCi tradizionivino territorio gaStronomia viaggio

la riviSta – il Sito web – ConSulenze per la ComuniCazione

Strumenti integrati di comunicazioneper promuovere e tutelare il bello e il buono dell’italia

il buon vivere italiano

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dove la tipicità regna sovranaDavid Taddei

Editoriale

Da toscano verace subisco un fascino incon-dizionato da tutto ciò che esprime tipicità, tradizione, unicità. Sono sempre stato con-vinto di vivere in un luogo dove biodiversi-tà, rispetto delle tradizioni, enogastronomia, agroalimentare e paesaggi rurali si esprimono alla loro massima potenza fino a formare un unicum difficilmente ripetibile. Tutto questo fino a quando, tanti anni fa (troppi) non mi sono imbattuto nella Sardegna. È stato quasi come fare un viaggio in un mondo a parte, straripante di unicità, tipicità cose belle da ve-dere e buone da gustare.Parlando della Sardegna viene difficile sce-gliere da dove iniziare. Qui tutto ha una storia lunghissima e particolare, frutto della magia del mare che circonda e protegge ma nello stesso tempo facilita le contaminazioni fra le genti.La coltivazione della vite risale all’epoca nura-gica, prima dei fenici e dei greci. Il Cannonau probabilmente è uno dei vini più vecchi del Mediterraneo. La gastronomia è un fiorire di alimenti e ricette regionali dai nomi dialetta-li che sembrano un invito a scoprire cosa si nasconde dietro la loro sfrontata originalità. Vogliamo parlare di cavalli? Ve ne sono razze di origini antichissime, ci sono gli ultimi allo stato brado sull’altipiano della Giara.Parliamo di paesaggio? Qui davvero è un trionfo di bellezze estreme e cose uniche da

vedere. Dalla duna più grande d’Europa, a Piscinas, alle spiagge a chicco di riso, la Costa Smeralda, la Gallura, Stintino e l’Asinara, il luccichio di Argentiera, Cala Violina, Villasi-mius, la magia di Orgosolo, l’odore pungente di lavanda nelle estati roventi dell’interno, le zone lacustri con i fenicotteri rosa.Abbiamo voluto dare, in questo numero, uno spaccato di questa splendida isola sapendo di non poterla raccontare tutta nella sua estrema bellezza.Ci siamo dedicati alla Sardegna da vedere e da gustare meno vippara e, in parte, meno nota.In questo piccolo editoriale voglio dare spazio anche ad una Sardegna che invece lotta per sopravvivere: la Sardegna dei pastori.Come tutti i mestieri antichi legati alla ruralità, quello dei pastori, oltre ad essere un’impor-tante attività economica, è anche un impor-tante presidio territoriale. Noi siamo abituati a pensare alle campagne come un ambiente incontaminato, invece sono ambienti forte-mente e sapientemente trasfigurati dall’uomo. Ed è l’opera costante dell’uomo a disegnare quei paesaggi rurali che tanto ci piacciono e che consideriamo “naturali”.Oggi questa Sardegna rischia di scomparire soprattutto per l’incauta gestione di un pro-dotto tipico che meriterebbe molto di più: il pecorino Romano. Non tutti lo sanno ma la gran parte di questo prodotto, al dispetto del

nome, proviene dalla Sardegna ed ha – come tutto ciò che esiste in quest’isola – origini an-tichissime.Già gli antichi romani lo apprezzavano. Nei palazzi imperiali era considerato il giusto con-dimento durante i banchetti mentre la sua capacità di lunga conservazione ne faceva un alimento base per i legionari.Oggi però questo grande formaggio, otti-mo anche per grattugiare, viene considera-to come un sottoprodotto di Parmigiano e Grana. È sparito dalle nostre principali ricette (invece è indispensabile per l’Amatriciana): in Italia se ne consuma sempre meno, in Euro-pa è quasi sconosciuto. Si vende bene negli Stati Uniti ma solo perché costa molto meno dei nostri altri grandi formaggi secchi della pianura Padana. Il Movimento dei Pastori Sardi (www.movimentopastorisardi.org) chie-de di riconvertire le produzioni ma sarebbe davvero bello che la Regione si impegnasse per valorizzare questa grande tipicità che può fregiarsi del marchio Dop. Magari rinvigoren-do tutta la filiera e promuovendo il nome e le virtù di questo prodotto. Oggi incensiamo Parmigiano e Grana ma se trent’anni fa non si fosse investito copiosamente nel marketing e nei controlli qualità anche questi grandi for-maggi si ritroverebbero in crisi, aggrediti da tanti altri prodotti industriali a basso costo dal sapore incerto e dalla composizione aliena.

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AGENDANEWS

1622

EccEllENzA toScANA iN moStrA

VEtriNA iNtErNAzioNAlEtrA cENE E ASSAGGi

trA cibo, fAShioN, ArtE E trADizioNE

mADE iN mArchE

2426

VitiGNo itAliA

QuAlità E tErritorio,lE DuE Armi Di uN ViNo

tENutA mASoNE mANNu

fASciNo fEmmiNilEpEr uN biANco SpEciAlE

6165

protAGoNiSti iN cuciNA

l’ApplE NEllA cuciNADi ViSSANi

Sullo ScAffAlE

DuE libri pEr rAccoNtArEi ViNi E i Dolci SArDi

6670

pAlAzzo bAroNAlE Di SEmiVicoli

uN rElAiS DEl GuStoNEll’Abruzzo più SEGrEto

ArtE Di... ViNo

EStAtE... iN EtichEttA

7577

EcoNomiA

GuSto, chArmE E GEStuAlitàiN uN tAppo Di SuGhEro

mAcc[iN]AzioNE

lA GuiDA DEi ViNi“Al momENto GiuSto”

78fuori DAl GrEEN

il VEro DilEmmAtrA buchE E cozzE

7172

oltrE coNfiNE

ciNA lA NuoVA froNtiErA pEr i ViNi Di AltA QuAlità itAliANA

l’iNtErViStA

lA QuAlità DEllA VitAcrEScE NEllE città DEl ViNo

2830

ViNo pEr pASSioNE

DiNo ADDiS:GAllurA E VErmENtiNo Doc

il tErritorio

SArDEGNA.uN’iSolA tuttA DA ScoprirE

3234

il tErritorio

l’iSolA DEl ViNo il tErritorio

DoVE il pANENoN è Solo uN AlimENto

3638

il tErritorio

lE città DEl ViNoDEllA SArDEGNA

il tErritorio

SE lA coStA SmErAlDAè ANchE ViNo

4247

il tErritorio

NEl moNDo iNcANtAtoDEllA pENiSolA DEl SiNiS

il tErritorio

uN iNcANtEVolE ANGoloDi SArDEGNA DA tutElArE

4849

il tErritorio

cAbrAS: ASpEtti Storico-ArchEoloGici

il tErritorio

riStorANti E AlbErGhipEr uNA SArDEGNA DA ScoprirE

5457

il tErritorio

DA SEmprE A cAVAllo il tErritorio

AbbiAmo ASSAGGiAto

Sommario

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Ogni anno a maggio, i degustatori internazionali più importanti si riuni-scono a Bourg (Bordeaux – Francia) per tre giorni, per eleggere i migliori vini tra oltre 800 campioni provenienti da trenta paesi. Il concorso internazio-nale si propone di promuovere i vini di buona qualità, di incoraggiare la loro produzione, di informare il pubblico e presentare i tipi caratteristici di vino e alcolici prodotti in diversi paesi e per contribuire all’espansione della loro conoscenza. www.citadellesduvin.com

Andare alla scoperta delle novità. È questo l’obiettivo della fiera londinese dove sono presenti infatti nuovi vini e liquori, nuovi produttori, paesi e regioni emergenti, le nuove versioni d’epoca ed è possibile partecipare a seminari, dibat-titi e corsi di perfezionamento. www.londonwinefair.com

lE citADEllES Du ViN19 – 21 mAGGio

loNDoN iNtErNAtioNAl WiNE fAir

22 – 24 mAGGio

lE SAloN DE lA rEVuEDu ViN DE frANcE

2 – 3 GiuGNo

thE GooD fooD & WiNE ShoWSyDNEy

22 – 24 GiuGNo

SAN frANciSco iNtErNAtioNAl WiNE compEtitioN

15 – 17 GiuGNo

Il nuovo evento vinicolo coinciderà con gli ultimi due giorni del festival eno-gastronomico “Milano Food Week”. Palazzo dei Giureconsulti si trasforme-rà nell’ombelico dell’eccellenza vinicola italiana con degustazioni, stand esposi-tivi e corsi di orientamento al vino. www.bottiglieaperte.it

L’evento di Emiliano De Venuti di degustazioni enogastronomiche e di produttori di vino, riunisce a Roma le migliori aziende vitivinicole. In pro-gramma anche eventi e degustazioni tenute da esperti del settore, che accom-pagneranno il pubblico alla scoperta di nuovi abbinamenti enogastronomici.www.vinoforum.net

Dedicato a chi vuole scoprire il mondo dei vini di qualità, il Salon de La Revue du Vin de France di Parigi riunisce viticol-tori, proprietari e operatori commerciali, che rappresentano la diversità e l’eccel-lenza dei vigneti francesi e internazionali. www.larvf.com

bottiGliE ApErtE26 – 27 mAGGio

ViNòforum1 – 16 GiuGNo

Il San Francisco International Wine Competition è l’evento più grande ed importante degli Stati Uniti. Alla mani-festazione ogni anno c’è una folta pre-senza internazionale e ogni vino viene giudicato da una prestigiosa giuria di esperti del settore riconosciuti a livello nazionale. Arrivato alla trentaduesima edizione, il concorso è tra i più rispettati nel campo enologico e i riconoscimen-ti dei giudici sono molto apprezzati. Inoltre ogni anno vengono premiati tutti i vini migliori nella loro categoria.www.sfwinecomp.com

Il salone è dedicato al pubblico ed ai professionisti del settore e propone esposizioni, degustazioni, il meglio del mondo dei vini ed altre attrazioni che riescono a trasformare la fiera in un eccellente soggiorno per tutti i buongu-stai e gli amanti della cucina. www.goodfoodshow.com.au

Agenda

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In India è nato il primo vigneto al mondo ecofriendly e sostenibile. Nell’ovest del Maharashtra, zona nota per la produzione di vini, viene utilizzata acqua riciclata, energia solare e si cerca la massima ridu-zione dei rifiuti. I promotori di questo vigneto hanno dichiarato che il loro obiet-tivo è cercare di limitare l’inquinamento ambientale che si registra nelle aree di produzione dei vini, come succede nella Napa Valley in California. Questa avven-tura “green” ha quindi lo scopo di dimo-strare, in particolar modo ai grandi pro-duttori occidentali, che si può produrre vino anche senza danneggiare l’ambiente circostante.

Il consorzio Franciacorta ha imposto lo stop al termine bollicine riferito al proprio vino. Il presidente del Consorzio Fran-ciacorta, Maurizio Zanella ha spiegato che «“Bollicine” è un termine obsoleto e senza futuro. Il tempo presente ci offre una nuova occasione per affermare i nostri vini di qualità, cominciando dal consolidare la cultura di base in materia e da un appropriato linguaggio». Inoltre Zanella ha sottolineato come il Francia-corta non sia uno spumante, e non vada assimilato ad esso, e che vengono chiama-ti spumanti, i vini senza Denominazione specifica; mentre Franciacorta, solo il Franciacorta.

Capita spesso che quando andiamo in un ristorante chiediamo aiuto al somme-lier per la scelta del vino. Ma per ovviare a questo problema arriva in nostro aiuto la tecnologia. Nonostante siano già pre-senti molte applicazioni per cellulari per scegliere al meglio al vino, Microsoft, grazie alla tecnologia Surface, ha creato un computer in grado di raccontarci la bottiglia che ci troviamo davanti in pochi istanti. Appoggiano la bottiglia allo schermo, e sfruttando il codice a barre posto sotto la bottiglia, il compu-

in india nasce il primo vigneto

ecofriendly. risparmio di acqua

e di energia per limitare al minimo

l’inquinamento ambientale

Sommelier arrivederci. da

adesso ad aiutarci a scegliere il vino giusto per ogni

occasione ci penserà il computer

basta con il termine bollicine vicino a Franciacorta. Chiamano i vini

con il proprio nome e non con termini

generalizzati

ter è in grado di consegnarci all’istante la scheda tecnica dettagliata del vino e soprattutto una gran quantità di ricette con cui è consigliato l’abbinamento con tal vino. Nella scheda inoltre è segnalato il prezzo medio della bottiglia, permet-tendoci sia un veloce confronto con la carta dei vini che di evitare di trovarsi brutte sorprese al momento del conto. Tutte le informazioni sul vino saranno inserite nel computer dal ristoratore, che può così fornire un servizio veloce ed efficace al proprio cliente.

News

A cura di Luca Casamonti

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Il vino e la musica hanno da sempre for-mato un’accoppiata vincente ed interes-sante. Parliamo di Andrea Bocelli, e della sua azienda toscana di cui si occupa il fra-tello Alberto, che il cantante italiano farà conoscere in tutto il mondo cosi come la sua voce. La famiglia del tenore possiede infatti alcuni vigneti in Toscana, a Lajatico (Pisa) e recentemente ha cominciato ad aumentare la propria produzione, con la messa in commercio di circa 30.000 bot-tiglie. Adesso cercherà di sfondare anche nel mercato di oltreoceano, cercando di seguire le orme proprio del tenore, ormai noto in tutto il mondo.

isole Falkland. il know how della gran bretagna e

l’uva di un podere argentino uniti per un nuovo vino nel segno della pace

Negli anni ’80 Gran Bretagna ed Argentina dettero vita ad una cruenta guerra per il possesso delle sperdute isole Falkland (Malvinas, in spagnolo), ma a distanza di quasi trent’anni da quel conflitto potrebbe essere la produzione di un nuovo vino a creare un punto d’incontro. L’uva argenti-na di un podere di Mendoza e l’esperienza di una famosa casa vinicola inglese del Kent andranno ad unirsi per produrre il primo vino anglo-argentino, «per la pace e non per la guerra». E allora chissà che proprio questo nuovo vino non riesca nell’intento di portare pace dove re e diplomatici hanno fallito.

Col passare del tempo anche i produttori di vino hanno capito l’importanza di avere un sito internet efficiente e consul-tabile in maniera rapida. Ad oggi quasi tutte le cantine sono presenti almeno su un social network, e l’e-commerce inizia a farsi largo. Il sito winenew.it ha stilato la classifica dei migliori portali italiani, analizzando oltre 2.500 siti. Primo posto per la cantina vene-ta Santa Margherita (santamargherita.com), seguita dalla toscana Marchesi de’ Frescobaldi (frescobaldi.it) e dal rinno-

andrea bocelli. tra la musica e il vino. il cantante italiano promuoverà nel

mondo le bottiglie prodotte dalla sua

famiglia

la classifi ca dei migliori siti delle cantine italiane. il

web diventa sempre più protagonista nella promozione

delle aziende

vato sito della siciliana Planeta (planeta.it). Quarto il nuovo portale del gruppo veneto Allegrini (allegrini.it), seguito al quinto posto dal sito di Donnafugata (donnafugata.it). Andando a vedere i siti, si nota come siano ben curati e come i produttori abbiano capito l’importanza della rete per promuovere e far cono-scere la propria azienda, oltre che sugge-rire all’utente informazioni sul territorio, suggerimenti su itinerari e ristoranti e persino su strutture ricettive anche al di fuori delle mura dell’azienda.

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News

Il vino sui grandi schermi del cinema. Sono in progetto diversi film che hanno come protagonista il vino, che vedranno coin-volti anche attori famosi. Partiamo da Brad Pitt , fra l’altro proprietario di una villa con vigneti nel Veronese, che sarà l’attore principale di The Billionaire’s Vinegar (regia di David Keopp, già firma di film come Jurassic Park, Mission Impossible e Spider Man) che prende spunto dal libro del 2008 di Benjamin Wallace e narra la vicenda di una delle “truffe” più colossali del mondo del vino. Si racconta la storia della bottiglia di vino, battuta all’asta da Christie’s nel 1985 per 105.000 sterline, poiché ritenuta erro-neamente di proprietà dell’ex presidente americano Thomas Jefferson, in quanto marcata “Th. J”. Sempre negli Usa un altro film parlerà del mondo del vino e più precisamente della figura del sommellier. SOMM, questo il titolo, è un film indipendente di Jason Wise ed uscirà dopo due anni di riprese in 6 paesi diversi. La pellicola racconterà la vera storia di Brian McClintic, Dustin Wilson, Ian Cauble e DLynn Proctor, quattro aspiranti sommelier che parteci-pano alle selezioni di Master Sommelier, uno degli esami più prestigiosi ma anche più difficili per gli esperti di vino. Anche in Italia non poteva mancare una produzione cinematografica sul vino: a fine estate partiranno infatti le riprese di Vino Dentro, nuovo film di Ferdinando Vicentini Orgnani con Vincenzo Amato e Giovanna Mezzogiorno. Il progetto, pre-sentato al Vinitaly, è ispirato all’omonimo romanzo di Fabio Marcotto e racconta la storia di Giovanni Cuttin, il più importan-te e stimato wine-writer italiano. La sua vita si divide tra degustazioni pubbliche, convegni e presentazioni del suo libro autobiografico, Vino dentro, fino all’incon-tro con una misteriosa, bellissima donna

che lo attira in un vortice senza via d’usci-ta.. Un film italiano che gravita intorno al mondo del vino e alla sua affascinante

ritualità, lontano dagli stereotipi e dalle imprecisioni che spesso il cinema ha usato avvicinandosi a questo tema.

vino e cinema: si rinnova il connubio.Sia negli Stati uniti che in italia il grande

schermo racconta il mondo del vino

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una recente indagine dell’Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo) ha fatto il punto della situazione sul mondo del vino. È emerso che tra Doc, Docg e Igt in Italia se ne contano 521 (330 Doc, 118 Igt e 73 Docg), con 58 denominazioni in Piemonte, davanti alla Toscana con 56 e al Veneto con 50. Andando ad analizzare i consumi si registra nel mercato interno una piccola riduzione rispetto al 2010. segnali di crescita arrivano invece dal mer-cato estero, con le esportazioni italiane di vini Doc-Docg aumentate del 4% in volu-me (quasi 5 milioni gli ettolitri esportati) e dell’8% in valore.

“enoticon, Rate your Wine”, questo il nome della nuova piattaforma che aspira col tempo a diventare il punto di riferi-mento per esperti ed appassionati del set-tore. Enoticon si propone come motore di ricerca e banca dati sempre aggiorna-ta dove poter trovare la scheda tecnica (nome del vino, denominazione, annata, azienda, zona di produzione), i commenti degli utenti registrati, l’elenco dei rivendi-tori e il prezzo medio a bottiglia. Inoltre la piattaforma punta a diventare un luogo d’incontro tra esperti e non, dove poter dare e legger giudizi attendibili e com-mentare tutti i vini presenti.

Le esportazioni del vino italiano hanno fatto registrare una forte crescita nel 2011, superando quota 4,4 miliardi di euro, con un incremento del 12,4% rispetto al 2010. Stesso andamento anche per quanto riguar-da i volumi, che hanno raggiunto 23,5 milioni di ettolitri (+9,4% rispetto al 2010). Il presidente di Fedagri-Confcooperativ Maurizio Gardini si è detto soddisfatto e ha sottolineato l’importanza dell’estero per far crescere ancora il fatturato: «La strada per consegnare al vino italiano un ruolo da

rapporto ismea: sono 521 i vini a denominazione

d’origine. Cresce l’export con

aumenti sia per il volume che per il

valore

Cresce l’export del vino italiano: +12,4% rispetto

al 2011 con grandi incrementi da paesi

emergenti come Cina e giappone

“enoticon, rate your wine”. È

nato il primo social network dedicato

al mondo del vino, presentato in occasione del

vinitaly

protagonista è quello di aggredire i mercati stranieri». La prima nazione sono gli Stati Uniti, con cui il nostro Paese ha registrato un volume d’affari pari a 948 milioni di euro, mentre in termini di volume, davanti a tutti c’è la Germania con oltre 689 milioni di litri importati. Dati significativi invece per quanto riguarda Asia e Africa con incrementi straordinari rispetto al 2010: Cina (+64,5% in valore), Nigeria (47,1%), hong Kong (44,4%), Sud Africa (+37,2%) e giappone (+18,6).

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Gianni Marzagalli, anni, milanese di nascita e pavese di residenza, è il nuovo presidente del Consorzio di Tutela dell’Asti docg e del Moscato d’Asti docg. Marzagalli è il primo non piemontese presidente, ma ha dichiarato di conoscere bene la realtà della regione avendoci lavo-rato fin da giovanissimo. Il neo presidente ha voluto sottolineare come la sua elezio-ne testimoni la vocazione sia locale che globale dell’Asti e del Moscato d’Asti, vini legati al territorio, ma che puntano molto anche sui mercati esteri. L’obiettivo di Marzagalli è quello di elevare l’immagine dell’Asti docg e di farlo conoscere anche dove è tuttora sconosciuto.

Un bicchiere di vino al giorno può essere molto prezioso e salutare anche per l’or-ganismo. Era già noto come le sostanze antiossidanti presenti nel vino, potessero proteggere cuore e arterie, ma di recente si è scoperto come possa far bene anche ai denti. Analizzando alcune bottiglie della Cantina Due Palme di Cellino San Marco, in provincia di Brindisi, l’equipe composta da membri delle Università Aldo Moro di Bari e La Sapienza di Roma ha scoperto che il vino, soprattut-to quello rosso, è un prezioso anticarie.

Il Prosecco alla conquista della Cina. Il noto spumante italiano sta vedendo aumentare il proprio consumo nel paese asiatico e nel 2011 c’è stato un incremento del consumo del 235%. Secondo Coldi-retti l’anno scorso sono state spedite in Cina ben 7,6 milioni di bottiglie, e il futuro sembra promettere bene, sebbene i consu-matori cinesi non siano troppo informati sui nostri vini e spumanti. Per il 2013 non si esclude la possibilità di raddoppiare le esportazioni verso la Cina, ovvero quel mercato, che secondo il parere degli esper-ti sarà ben presto il primo mercato per consumo complessivo di vini.

in Cina piace il nostro prosecco.

boom di esportazioni di

spumante nel paese asiatico e il futuro appare sempre più

roseo

il vino fa bene alla salute. oltre che proteggere il cuore e le arterie si è scoperto che i

polifenoli difendono dalla carie

gianni marzagalli nuovo presidente

per l’asti spumante e il moscato. È il primo presidente

non piemontese del consorzio

Le ricerche di laboratorio hanno portato a capire che i polifenoli contrastano la capacità adesiva dei batteri, causa delle carie. Adesso la ricerca andrà messa in pratica e in futuro non si esclude di mettere a punto prodotti contenenti queste sostanze e testarli su un campio-ne di pazienti. L’obiettivo finale sarà poi quello di realizzare dentifrici, collutori o gomme da masticare a base di polifenoli. Il vino torna quindi di prepotenza nel campo della medicina, facendosi scopri-re come un valido rimedio per le carie.

News

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News

vetrina internazionale

tra cene e assaggi

eccellenza toscana in mostra

Fiere

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Evento esclusivo, vini unici. È stata suf-ficiente una edizione, la prima, per far di-ventare Divino Tuscany l’evento più am-bito dell’enologia italiana, un “must be”. Una manifestazione riservata ai nomi più blasonati della grande enologia toscana e ai loro vini icone, riuniti in un contesto di straordinario appeal, all’interno di spazi di nobile eleganza e antico splendore. Una combinazione di grandi vini, alta cucina, arte, musica, bellezza, charme dentro una Firenze che sta vivendo una nuova, vi-brante stagione da “Nuovo Rinascimen-to”. Nel corso dei quattro giorni, semina-ri, degustazioni guidate, “grand tasting”, gala e cene più intime vedranno protago-nisti le bottiglie più prestigiose di oltre 50 aziende vitivinicole al top. A iniziare dalle otto fondatrici: Barone Ricasoli, Marchesi Antinori, Castello Banfi, Marchesi di Fre-scobaldi, Mazzei, Petrolo, Il Borro, Prin-cipe Corsini.Per Suckling, per quasi trent’anni fir-ma più prestigiosa di “Wine Spectator”, Divino Tuscany è la realizzazione di un sogno inseguito fin da quando nel 1998 arrivò in Italia. Nell’aprire la prima edi-zione, lo scorso anno, il guru del vino diceva: «Il mondo deve venire a Firen-ze, un posto unico al mondo, a celebra-re l’eccellenza, nel vino ma non solo». È questa la «semplice idea» che ha spinto James Suckling a organizzare, per il se-condo anno Divino Tuscany. Per Suc-

kling «È un buon momento per i vini italiani», e il loro mercato internazionale «è migliore di quanto non lo sia per i vini francesi. Il made in Italy va molto bene negli Stati Uniti e in Russia. C’è molto molto potenziale sui mercati conquista-ti e su quelli nuovi, come gli asiatici». Il vino made in Italy piace, potrebbe avere ottime potenzialità, l’Italia deve imparare a vendere, a essere presente sui mercati. «Ad Hong Kong ogni giorno si vedono produttori francesi ma gli italiani non ci sono quasi mai quando invece per i cinesi è importante vedere le persone, parlarci. I produttori devono devono andare in Cina, come in Russia, devono presen-tarsi, farsi conoscere di persona». E poi c’è il problema delle dimensioni troppo piccole delle aziende italiane. Ecco che anche Suckling invita i wine-maker italia-ni a fare sistema. «Da soli, se si è piccoli, non si possono avere le risorse finanzia-rie e il potenziale per fare promozione, viaggi. O anche per essere sul mercato visto che in Asia è molto caro distribui-

Siamo molto contenti di questo invito a casa nostra per domenica 20 maggio. Infatti ci piace molto ricevere gli ospiti nella nostra tenuta Il Palagio, stare tutti insieme, bere degli ottimi vini. A cominciare di quello di cui andiamo piu’ fieri, il nostro “Sister Moon”, un blend di Sangiovese, Merlot e Cabernet Sauvignon. Offrire ai nostri ospiti anche gli altri prodotti della casa e fare una grande grigliata intorno alla quale ritrovarsi in compagnia, come succederà domenica.Dopo il pranzo, con piatti e atmosfera tipici del-la campagna toscana, gli ospiti possono fare una passeggiata nella tenuta o fermarsi nel nostro shop che è aperto per chiunque voglia acquistare la frutta, la verdura, il vino, l’olio di oliva, il miele di nostra produzione. Tutto rigorosamento bio e biodinamico, il vino in primis.Abbiamo deciso di prendere parte a Divino Tuscany perchè la Toscana per noi è sempre una festa, e amiamo condividere con gli altri i frutti e i prodotti della nostra terra ed essere parte della vita toscana.Quasi tutta l’estate la passiamo in Toscana e cerchiamo di venire a Il Palagio non appena possibile negli altri periodi dell’anno. Tutti e due amiamo l’Italia da sempre e ci piace venire qui, “nel nostro posto”, dove possiamo veramente riposarci fuggendo dalla vita frenetica di tutti i giorni.Amiamo il paesaggio e il clima della Toscana che è una bellissima “parte di mondo”. Qualun-que cosa è bella da vedere in Toscana: la natura, l’architettura, l’arte e la gente. E naturalmente, il cibo, squisito, fresco, sano e pieno di gusto. Tutto qui è fatto con stile ed eleganza.

Serata tra amici sull’aia di casail cantante Sting e la moglie trudie

aprono le porte della tenuta il palagio per una grigliata e per degustare vini

come il “Sister moon”

DIVINO TuSCANy,uN ANNO DI VITA

eD È SuBITO DIVeNTATO

uN “MuST Be”

Una cena di gala durante Divino Tuscany

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Il mio sogno nell’organizzare Divino Tuscany era quello di dare un contributo all’organizza-zione di un evento che valorizzasse l’immagine della Toscana e i grandi vini della regione, fa-cendo in modo che anche i produttori top fossero coinvolti appieno nell’iniziativa.Con la prima edizione dello scorso anno, il mio sogno di un evento internazionale che vedesse pro-tagonisti Firenze e la Toscana, si è avverato anche ben oltre ogni aspettativa. I quattro giorni di evento hanno messo in luce l’unica e straordinaria qualità dei vini toscani e della Toscana in generale e fatto di questo la più bella festa dei grandi vini. Divino Tuscany è per chiunque ama i grandi vini toscani e li vuole celebrare e meglio compren-dere. Lo scopo è quello di riunire tutti questi appassionati a Firenze.Anche quest’anno sono stato io a selezionare personalmente i vini e le aziende produttrici ed essi costituiscono quello che di meglio a mio avviso offre la Toscana. Ho iniziato a stilare una classi-fica dei vini toscani nel 1980 e mi sono trasferito in Toscana nel 1998 per viverci stabilmente.La Toscana è uno dei più bei posti al mondo, con una combinazione unica di storia, cultura e tradizione. E produce vini favolosi, unici. Non a caso, è in Italia.In particolare Firenze è il centro della Toscana. Occupa un posto speciale nel cuore degli italia-ni, così come degli stranieri, per questo l’abbiamo scelta e per questo Divino Tuscany si svolge a Firenze.

la “semplice idea” diviene realtà

James Suckling, ex firma di “wine Spectator”, è riuscito a realizzare il suo

sogno: portare a Firenze un grande evento legato a vini di eccellenza

re il vino». La manifestazione di Firenze rappresenta una vetrina eccezionale per i vini toscani, che, per James Suckling hanno raggiunto livelli di eccellenza. «I vini toscani sono l’esempio dei vini qua-lità in generale. Negli ultimi trent’anni i produttori toscani hanno fatto progressi notevoli, è difficile pensare ad un’altra re-gione nel mondo dove si producano vini rossi così emozionanti e diversi. Hanno fatto tanto e hanno ancora tanto poten-ziale da esprimere». Per l’ideatore di Di-vino Tuscany tuttavia, ottimo potenziale ce l’ha tutto il vigneto Italia. «Gli stranieri cercano vini veri, qualcosa di differente dai Cabernet che si trovano in tutti i vini di tutto il mondo. Sangiovese, Aglianico, Nero d’Avola per non parlare di Barolo, Brunello, Barbaresco, sono unici, sono soltanto in Italia». Divino Tuscany è organizzato in collabo-razione con Img Artists, leader nel ma-nagement dello spettacolo e dei grandi eventi. «Effettivamente lo scorso anno il mondo è arrivato, e da oltre 18 Paesi di-versi» commenta con soddisfazione Jeff Fuhrman, presidente di Img Artists.Quartier generale della kermesse quest’an-no la splendida location del Grand Hotel Villa Cora sulle colline proprio sopra il Giardino di Boboli. La villa storica dal gusto eclettico ospita an-che il grande party inaugurale d’ispirazione e atmosfera cubana. Dalla musica live di Er-nàn Lòpez Nussa, il più prestigioso jazzista cubano, dallo stile inconfondibile, all’ante-prima del film documentario di James Suc-kling sui sigari, Heart and Soul Cuba.

NegLI uLTIMI TReNT’ANNI

I PRODuTTORI TOSCANI hANNO FATTO PROgReSSI

NOTeVOLI

Ospiti con sigaroper la serata cubana

Degustazionedi grandi vini

Al Palagiofra amici

Fiere

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UccellieraI progressi qualitativi nella vinificazione di questa azienda, che lega il suo nome al Brunello di Mon-talcino, sono un ottimo esempio di quanto si siano evolute le attività vitivinicole dei piccoli produttori negli ultimi decenni. Durante il “grand Tasting” verrà servito l’imperdibile “Riserva 1997”.

Tolaini Agli inizi del 2000 il canadese Pierluigi Tolaini tornò nella sua terra natale, la Toscana, spinto da un insa-ziabile desiderio di produrre vini pregiati. L’azienda vinicola Tolaini, nella regione del Chianti Classico, produce una straordinaria gamma di Super Tuscan con l’aiuto di Michel Rolland. I 2008 serviti in que-sta edizione sono eccellenti.

TUa riTaQuesta cantina, situata lungo la costa toscana, deve la sua fama mondiale a un Merlot straordinariamen-te ricco chiamato Redigaffi, must per qualsiasi col-lezionista di vini pregiati. Tra i vini di prima qualità, “Giusto di Notri”. L’annata 2004 dovrebbe delizia-re il palato degli ospiti durante il “grand Tasting”.

TesTamaTTaBibi graetz, figura relativamente nuova nel panorama vitivinicolo toscano, ha puntato soprattutto sulla qua-lità superba del suo Sangiovese puro, il “Testamatta”, la cui annata 2006 è impareggiabile. I suoi vini migliori nascono da vecchi vigneti sulle colline sopra Firenze, nei pressi di Fiesole. Per la cena di gala una ristretta pro-duzione di bianco dell’Isola del Giglio, il “Bugia” 2011.

TenUTe silvio narDiEmilia Nardi ha saputo imporsi nella regione con i suoi originali Brunelli di prima qualità. Come il “Manachiara”, ottenuto dai vigneti più vecchi della proprietà. Tuttavia il suo vero trionfo è il “Brunello 2007”, che sarà servito nel corso dell’evento.

TenUTa viTanzaLa cantina di Rosalba Vitanza e Guido Andretta pas-sò alla ribalta nel 1997 con un’annata eccelsa che fu la punta di diamante della regione. Da allora la coppia ha continuato a produrre ottimi Brunelli di primissi-ma qualità. Sono produttori molto costanti, capaci di ottenere vini eccelsi sia nel 2007, sia nel 2006.

TenUTa seTTe PonTi Dal finire degli anni Novanta l’“Oreno” e il “Cro-gnolo” sono incredibilmente pregiati. Il migliore fra tutti è forse l’“Oreno” 2008, ma gran parte dei vini di fine 2000 hanno riscosso un successo mondia-le. L’“Oreno” 2009 servito a Divino Tuscany è di qualità eccelsa, così come la miscela di Bordeaux prodotta all’Orma, il suo podere di Bolgheri.

TenUTa san GUiDo Il “Sassicaia” ha saputo mantenere nel tempo grazia e raffinatezza. È un vino che merita un posto nella

cantina di ogni serio collezionista di vini, anche in virtù del suo straordinario pedigree. Il “Sassicaia” 2004 servito all’evento dovrebbe cominciare proprio ora a essere bevibile. Un’esperienza da non perdere.

TenUTa il PalaGioSting e la moglie Trudie Styler vivono da oltre dieci anni nella loro mera-vigliosa tenuta toscana Il Palagio, ma solo di recente hanno co-minciato a produr-re vino. Tutti i vi-gneti della proprietà sono coltivati secondo i principi dell’agricol-tura biodinamica. Apprezzabile la loro prima creazio-ne, il “Sister Moon” 2007, una mi-scela di Sangiovese, Merlot e Cabernet Sauvignon.

TenUTa Di BisernoDi proprietà di Piero e Ludovico Antinori, ex Te-nuta dell’Ornellaia, Biserno cominciò l’attività nel 2001 in una proprietà al confine con la denomi-nazione di Bolgheri e vicinissima ad alcuni vigneti di Masseto. L’annata 2007 è da provare, ma i 2008 serviti a Divino Tuscany sono forse i migliori di sempre.

san FiliPPoRoberto giannelli, proprietario dell’azienda San Fi-lippo nella regione del Brunello di Montalcino, ac-quistò la tenuta qualche anno fa. Il suo “Le Lucére”, un Brunello ricavato da un singolo vitigno, rivela una ricchezza e una consistenza impareggiabili, con un vago richiamo alla Borgogna. Il 2007 e il 2006 sono rossi eccezionali, ma al momento il più grade-vole al palato è il 2004.

PolizianoCelebre per l’“Asinone”, tuttavia “Le Stanze”, una miscela di Cabernet Sauvignon e Merlot, è un tripu-dio di forza e ricchezza. Porta il marchio dell’azien-da pur essendo ottenuto da varietà di vitigni inter-nazionali. Il 2007 servito a Divino Tuscany è ricco e intenso. Grande attesa per provare il “Le Stanze” 1999 alla cena di gala.

PoGGio al TesoroQuesta tenuta di Bolgheri è stata inaugurata nel 2001 da Marilisa Allegrini, tra i migliori produttori dell’“Amarone Veneto”, e Leonardo LoCascio, fon-datore di Winebow, ditta statunitense importatrice di vini. Dedicato a Walter, un Cabernet Franc puro, è il mio preferito ma anche “Sondraia” è un rosso bilanciato ed eccelso. Al momento l’annata 2004 dovrebbe essere perfetta per la degustazione.

TenUTa Dell’ornellaiaL’Ornellaia è una moderna leggenda nel mondo della vinificazione toscana. Produce non solo una superba miscela di Bordeaux che porta il suo nome ma anche un Merlot puro chiamato “Masseto”, che è il fiore all’occhiello della cantina. A Divino Tuscany

verranno servite le an-nate migliori: il

2008, il 2006 e il 2004.

siro PacenTiLa cantina detiene la

leadership nella produzione di Brunello, ricavando vini densi e po-tenti tramite la precisa e abile vini-ficazione del proprietario giancarlo Pacenti. L’invecchiamento giova a tutti i vini della tenuta, in particolare allo straordinario 1997.

san PoloMarilisa Allegrini, produttrice di pregiati Amaroni, ha di recente acquistato la tenuta

di San Polo specializzata nel Brunello di Montal-cino insieme al suo partner Leonardo LoCascio. Gli amanti del vino sono attirati soprattutto dai Brunelli, ma il “Super Tuscan” rosso della tenuta, il “Mezzopane”, non è da meno. Il “Brunello 2007” ha raggiunto un livello qualitativo impressionante.

PoGGio anTicoLa tenuta di Poggio Antico produce pregiati Brunel-li di Montalcino fin dagli anni Ottanta. In particola-re il Brunello non annata e l’“Altero”. Quest’ultimo subisce un processo di invecchiamento leggermen-te diverso, trascorrendo circa due anni in botti di quercia francese da 500 litri anziché in botti slavoni. Il “Brunello Altero” 2007 è una delle migliori anna-te del Montalcino. Imperdibile!

PoDere saPaioLa miscela di Bordeaux, un Bolgheri Superiore che porta il nome del podere, è sempre estremamente pieno e ricco, pur conservando struttura e concen-trazione. Un rosso eccelso. Il “Sapaio” 2008 è uno dei migliori di sempre.

PoDere PoGGio scaleTTeNegli anni Ottanta Vittorio Fiore divenne uno dei fari guida della vinificazione toscana in virtù della sua attività di consulente enologo. La sua punta di diamante, il rosso Igt “Il Carbonaione”, mostra una chiarezza e concentrazione straordinarie che van-no a enfatizzare la qualità del Sangiovese di collina. Alla Cena di Gala sarà servita l’annata 1996, di cui sono rimaste appena poche bottiglie.

FonToDiLa cantina a gestione familiare produce esclusiva-mente vini pregiati fin dagli anni Ottanta. È celebre

aziende e vini visti da James Suckling

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per il suo eccellente Chianti Classico, ma la gran-dezza di Fontodi emerge al meglio nel suo rosso “Super Tuscan”: il “Flaccianello della Pieve”. Degni di nota sono il “Case Via”, un eccellente Syrah, e il “Chianti Classico Vigna del Sorbo”, ottenuto da un singolo vitigno. I “Flaccianello” 2009 e 2006 alliete-ranno gli ospiti di Divino Tuscany.

FelsinaDallo Chardonnay al Cabernet Sauvignon puro fino ad arrivare al Sangiovese, i vini di Felsina sono un tripudio di carattere e chiarezza. I miei prediletti sono i “Sangiovesi di Felsina”, dal Super Tuscan “Fontalloro” al Chianti Classico Berardenga “Ran-cia Riserva”. Al “grand Tasting” ci saranno Fontal-loro 2009 e 2003.

FaTToria viTiccioAlessandro Landini ottiene vini pregiati senza soluzione di continuità, al punto che è difficile dire se i Chianti Classici riserva del Viticcio siano migliori dei due pregiati “Super Tuscan Monile” e “Prunaio”. Alessandro è molto soddisfatto dei risultati ottenuti nel 2009, pertanto servirà i suoi “Chianti Classici Riserva Monile” e “Prunaio” di quell’annata.

FaTToria le PUPilleLa miscela di Cabernet Sauvignon, Merlot e Alican-te è diventata leggenda tra gli intenditori toscani. Basta assaggiare un’annata grandiosa come il 1997 per capire quanto il rosso possa migliorare con l’in-vecchiamento. La cosa straordinaria è che il pro-prietario ha scelto di riservare al “grand Tasting” una delle prime annate di questi vini, il 1987.

ereDi FUliGniMi innamorai del Brunello di Montalcino di Fuligni negli anni Ottanta. Fu l’annata 1988. Negli ultimi trent’anni è stato il professore di legge Roberto Guerrini a sovrintendere alla tenuta di famiglia. I suoi vini sono complessi e raffinati come la musi-ca sinfonica che ama ascoltare. Durante la Cena di Gala servirà le riserve 2006 e 2001. DUemaniLuca d’Attoma è meglio noto in Toscana come gran-de consulente enologo, ma alcuni dei suoi vini mi-gliori provengono dalla piccola proprietà costiera che possiede insieme alla moglie Elena. La tenuta produ-ce tre vini: il “Suisassi”, un Syrah puro, è indubbia-mente il mio preferito. Al “grand Tasting” verranno servite due annate di Duemani: il 2008 e il 2001.

ciacci PiccolominiLa cantina a conduzione familiare produce due Brunelli, un non riserva e un “Vigna di Pianrosso” ottenuto da singolo vitigno. Quest’ultimo è sempre un passo avanti in fatto di qualità, e al palato rivela una maggiore concentrazione e profondità di frut-tatura. Al “grand Tasting” sarà possibile confron-tare tra loro il “Vigna di Pianrosso” 2007 e quello del 2004.

casTiGlion Del BoscoÈ il sogno di Massimo Ferragamo, il magnate tosca-no della moda. Va detto però che Castiglion del Bo-sco cominciò a produrre Brunelli di qualità eccelsa molto prima che sorgessero l’albergo e la stazione termale. Offre un Brunello non riserva e il “Campo del Drago”, ottenuto da un vitigno singolo conno-tato da una maggiore intensità e ricchezza. Da non dimenticare il “Prima Pietra”.

casTelvecchioCastelvecchio offre un diverso taglio qualitativo alla denominazione Chianti dei Colli Fiorentini con ros-si forti e concentrati, con un buon equilibrio e una straordinaria ricchezza. Il rosso “Il Brecciolino” è quello che più mi ha colpito. Negli ultimi anni, come il 2006 e il 2007, ha rivelato una magnifica anima di pura frutta e tannini vellutati.

casTello Di BossiNon è tanto il Chianti Classico a fare del Castello di Bossi un eccellente produttore di vini. Gli inten-ditori sono principalmente attratti dai rossi ottenuti da varietà internazionali, come il Merlot Girolamo puro e la miscela di Sangiovese/Cabernet Sauvi-gnon chiamata “Corbaia”. Durante la degustazione pomeridiana si potrà saggiare l’evoluzione del “Gi-rolamo” 2001 in bottiglia.

casTellare Di casTellinaÈ l’Igt “I Sodi di San Niccolò” a catturare l’atten-zione dei collezionisti di tutto il mondo. È una mi-scela originale di Sangiovese e Malvasia Nera una varietà locale che dona al vino freschezza e carattere floreale. Il proprietario della tenuta è il magnate ita-liano delle telecomunicazioni Paolo Panerai. “I Sodi “2001 garantirà una degustazione indimenticabile.

casanova Di neriNegli ultimi anni la tenuta di Casanova di Neri è divenuta celebre in tutto il mondo grazie ai suoi su-perbi Brunelli di Montalcino, in particolare la super miscela “Tenuta Nuova” e il “Cerretalto” ottenuto da un singolo vitigno. Straordinario il “Pietradoni-ce”. Il Brunello di Montalcino “Tenuta Nuova di Casanova di Neri” 2007 è eccellente.

Fiere

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carPineTa FonTalPinoCarpineta Fontalpino produce Chianti Classici ec-celsi nei suoi vigneti a coltivazione biologica, tutta-via i vini migliori sono le miscele Super Tuscan: il “Dofana” e il “Do Ut Des”. Il secondo è una mi-scela di Sangiovese e Petit Verdot, il primo di San-giovese, Cabernet Sauvignon e Merlot. Non perde-tevi i vini del 2006 e 2007. Anche il 2009 dovrebbe essere un’ottima annata.

caParzoI suoi vini sono sempre stati connotati da una nobile sintesi di intensità e freschezza. Il più pregiato Bru-nello è “La Casa”, ottenuto da un singolo vigneto sul colle di Montosoli. Il “La Casa” 2006 e i non riserva sono tra i migliori Brunelli di Caparzo mai prodotti. Da provare durante la degustazione pomeridiana.

BrancaiaIl suo rinomato Chianti Classico ha sempre avuto un ampio seguito, ma di recente è stato il “Tre” a guadagnare prestigio come uno dei fiori all’occhiel-lo della Toscana. Il vino più pregiato della tenuta è “Il Blu”. Sono un grande sostenitore di tutti i vini di Brancaia dell’annata 2007.

alTesinoAltesino è una delle punte di diamante nella regione del Brunello di Montalcino. Il vino ha fatto conti-nui progressi da quando elisabetta gnudi Angelini acquistò la proprietà sul finire degli anni Novanta. Tra le annate migliori di Montosoli ricordo il 1997 e il 2001. Il più pregiato di tutti resta però il 2007.

Barone ricasoliStupisce che il proprietario Francesco Ricasoli

riesca a produrre esclusivamente vini di ottima qualità, dai semplici Chianti

ai Chianti Classici potenti e strutturati, in partico-lare il “Castello di Brolio” e il nuovo “Colledila”. Il Super Tuscan rosso “Casalferro” possiede la classe e la forza di un prestigioso Bordeaux. Al “grand Tasting” sarà possibile confrontare le an-nate 2008 e 2001.

casTello BanFiLa sua fama è legata soprattutto ai vitigni di Sangiovese dai quali ricava i suoi tre Brunelli: il non riserva, il “Poggio alle Mura” e il “Poggio all’Oro”. È difficile pensare a un altro produt-tore di Brunello che sappia eguagliare la costan-te eccellenza di Banfi. Degustando il “Poggio all’Oro” 2006 e 1995 al “grand Tasting” si po-trà comprendere l’evoluzione qualitativa del suo Brunello.

il BorroI vini più pregiati di Ferruccio e Salvatore Fer-ragamo sono ricchi e deliziosi nella fase iniziale della loro evoluzione. Ho sempre prediletto la miscela di Bordeaux con un tocco di Syrah, il “Borro”. L’azienda produce anche un Sangiovese puro ottenuto da un singolo vigneto, il Polissena. Il “Borro” 2009 è forse il miglior vino mai uscito dalla tenuta.

marchesi anTinoriNegli anni Settanta il patriarca del clan, Piero Antinori, cambiò per sempre l’immagine dei vini toscani nel mondo grazie all’invenzione del “Ti-gnanello”, e più tardi del “Solaia” che diedero ori-gine alla categoria “Super Tuscan”. Questi straor-dinari vini rossi continuano ad attirare uno stuolo di collezionisti in tutto il mondo, in particolare il “Tignanello” e il “Solaia” 1997. L’annata 2008 è

qualitativamente molto simile.

marchesi De’FrescoBalDiho un debole per le produzioni dei Frescobaldi a Montalcino, in particolare per il “Brunello di Ca-stel Giocondo”. Il “Ripe al Convento” riserva è una delle annate più prestigiose, dotata di straordinaria profondità e complessità. Il “Super Tuscan” “gira-monte” è all’estremo opposto: denso, potente e ric-co. Il 2006 è l’annata migliore in assoluto. A Divino Tuscany sarà servito “Luce” in due diverse annate: il 2009 e il 1999.

casTello Di FonTerUToliDi recente la famiglia ha ultimato una cantina high-tech per perfezionare i vini della tenuta, tra i quali spicca il leggendario “Siepi”. Inolte i Mazzei producono alcuni dei vini migliori della Marem-ma, a Belguardo, e della Sicilia a Zisola. Il “Siepi “2008 servito al “grand Tasting” è uno dei mi-gliori della tenuta.

PeTroloLa miscela di Sangiovese/Merlot, il “Torrione”, e il Merlot puro “galatrona” di Luca Sanjust sono due tra i vini più ricercati della regione. Sanjust è dell’idea che il suo “Galatron”a sia la dimostrazione che la Toscana ha uno stile di Merlot tutto partico-lare. Per verificarlo suggerisco di provare la straor-dinaria annata 2007.

PrinciPe corsiniAmmiro in modo particolare i suoi Chianti Clas-sici riserva: il “Cortevecchia” e il “Don Tomma-so”. I vini del 2006 spiccano per qualità, rivelando profumi meravigliosi e un’elegante fruttatura. Il “Birillo”, un’ardita miscela di Cabernet Sauvignon e Merlot ottenuta in Maremma, è uno dei fiori all’occhiello dei “Super Tuscan”. Duccio Corsini servirà due annate del suo vino migliore prodotto a Marsiliana, in Maremma: il 2007 e il 2006.

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Fiere

made in marchetra cibo, fashion, arte e tradizione

claudio zenifoto di Giacomo Bischeri

Marche da assaporare, sorseggiare, ma anche da indossare, godere e vivere appie-no è stato il leit motiv di “Tipicità”, l’an-nuale rassegna di Fermo, che giunta alla sua ventesima edizione si è confermata una delle principali manifestazioni italiane pen-sate per i professionisti del settore e per gli amanti dei sapori autentici e delle tradizioni gastronomiche di una regione. Una vetrina vocata alla promozione di tutta la macrore-gione adriatico-ionica, grazie alla presenza della Provincia di Gorizia e della Repubbli-ca di Serbia, con un altro “ospite d’onore”, la Sicilia. grande novità di quest’anno anche l’Accademia, scenografica cucina a

vista multimediale, dove i riflettori sono stati puntati sul confronto dello stoccafisso all’anconetana con quello della ricetta tradi-zionale norvegese, elaborato quest’ultimo dalla delegazione delle isole Lofoten, giunta appositamente nella ridente cittadina mar-chigiana dal Circolo Polare Artico. Sapo-ri genuini, panorami pittoreschi, sapiente manualità, esclusiva creatività. Il tutto, sullo sfondo di un’eccezionale qualità della vita! Queste sono state le Marche d’eccellenza che “Tipicità” ha presentato a Fermo a migliaia di visitatori, con in primo piano, naturalmente, le squisite tipicità regionali, le aree espositive dedicate al BtoB e l’imman-

cabile mercatino che, da sempre, ha offerto la possibilità di degustare e acquistare diret-tamente dai produttori, esclusive specialità: olive ascolane, formaggi pecorini e caprini, ciauscolo, maccheroncini di Campofilo-ne, vino cotto, salame di Fabriano, mela rosa dei Sibillini, miele, marmellate, tartufi, prosciutto di Carpegna, legumi e cereali biologici, olio extravergine d’oliva ed anche il pregiato pesce dell’Adriatico. Tra le tante piacevoli soste enogastronomiche meritano una segnalazione la cantina Villa Manù della famiglia Allegrini di Lapedona (FM), che valorizza i vitigni Passerina e Pecorino, la pasta del “mitico Spinosi” e la Camera

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di Commercio di Trapani, che tra le eccel-lenze presentate ha promosso il “Condia-roma 33”, un aceto di vino e mosto d’uva concentrato della zona di Marsala lasciato invecchiare nelle botti di legno dall’im-prenditore Vito Laudicinia di Petrosino. Accanto alle squisitezze enogastronomiche, “Tipicità” ha, inoltre, proposto al visitatore la “Made in Marche Gallery”, un suggestivo percorso attraverso le prestigiose griffe e le icone più rappresentative della creatività di questa splendida regione. Produzioni simboliche di una realtà manifatturiera pie-namente fruibile dal visitatore, grazie alla ramificata rete di outlet e spacci aziendali diffusa sul territorio. Un ricchissimo cartel-lone di iniziative per tutti i gusti, quali: Tipi-cità in blu-Le stagioni del pesce, Stoccafisso senza frontiere e Verdicchio & Co., unita-mente a banchi d’assaggio, presentazioni e degustazioni-talk show in compagnia di grandi chef e volti noti hanno completato la rassegna fermana, che come ha sotto-lineato l’organizzatore Angelo Serri: «Ha confermato in pieno le aspettative di tutti gli operatori coinvolti, mettendo in mostra una regione dove cibo, arte e artigianato di qualità sono le sue grandi eccellenze».

uN SuggeSTIVO PeRCORSO ATTRAVeRSO Le PReSTIgIOSe gRIFFe

e Le ICONe PIù RAPPReSeNTATIVe DELLA REGIONE

Un momento dell’inaugurazione

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Fiere

Il vino come strumento di promozione del territorio. È con questo filo conduttore che Vitignoitalia punta i riflettori sui “territori viti-vinicoli italiani”.

Vino e territorio. L’attenzione tra vino e territorio è il binomio attorno al quale ruota tutta la manifestazione. «Siamo partiti dagli autoctoni quando nessuno ancora ne parla-va, dopo otto anni di Vitignoitalia, crediamo giusto dare spazio e voce non soltanto ai vini da vitigni autoctoni, ma a tutti quei vini che sono espressioni forti della nostra Italia», spiega il presidente di Vitignoitalia, Chicco De Pasquale. «un vitigno può viaggiare, può essere spostato, ma un territorio, i nostri ter-ritori, sono la vera ricchezza delle nostre uve e dei nostri vini». Otto anni di esperienza di Vitignoitalia nella promozione dei migliori vini nazionali hanno insegnato che ogni bot-tiglia non è che una delle espressioni che il territorio di origine è in grado di dare. Per Luigi Moio, professore ordinario di Enologia presso il Dipartimento di Scienze degli Ali-menti dell’Università di Napol l’originalità di un vino è data non soltanto dal suo vitigno di origine, ma dal territorio in cui nasce. «Il terroir come dicono i francesi. I Romani lo avevano capito già tremila anni fa quando parlavano di Ager Falernus per indicare il primo cru dell’antichità, il Falerno appunto. Oggi l’Italia è conosciuta all’estero per i suoi luoghi, più che per le sue uve. Si parla più facilmente di Capri, Etna, Vesuvio, Costa d’Amalfi che di singoli vitigni. Certamente il vitigno storico, tradizionale, locale, conferi-sce originalità ad un vino, ma non basta. È tempo di parlare di territori».Che il vino e i territori vitivinicoli non pos-sono che essere oggetto delle stesse strategie di promozione. Che solo facendo squadra il comparto vitivinicolo e quello turistico pos-

Qualità e territorio,le due armi di un vino

vitigno italia

Appassionatialla degustazione

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sono crescere insieme. una filosofia e un modo di porsi che sono la base anche di un accordo che ha portato all’iniziativa “Vedi Napoli e poi …bevi” con la collaborazione di Imperatore Travel. una novità che por-ta con sé la stessa volontà forte di avere al Centro Sud un luogo dove fare business, far dialogare i produttori, incontrare i grandi mercati internazionali, presentare le novità in cantina e promuovere il turismo del vino.

Vino e export. Lo sviluppo del territorio non è il solo obiettivo di Vitignoitalia, che punta a sottolineare come qualità ed export siano le due parole chiave per il mercato in-terno. Vitignoitalia invita i produttori a fare cerchio e promuove incontri e tavole roton-de per pianificare nuovi fronti comuni su cui intervenire. Sul fronte del mercato estero, gli incontri OneToOne, appuntamenti prefissa-ti buyer-produttore, fiore all’occhiello della manifestazione, quest’anno focalizzeranno l’attenzione sui principali mercati in cresci-ta: Cina e Usa. Si svolgono nelle tre mattine della manifestazione a porte chiuse e vedono produttori e buyer a diretto confronto sulla base di dati raccolti in precedenza che incro-ciano esigenze dell’offerta e della domanda. L’edizione 2012 di Vitignoitalia sarà forte-mente export oriented: a fronte dei bassi volumi produttivi, cresce infatti l’export per il vino italiano. I dati resi noti da

Unione Italiana Vini parlano di 11 milioni di ettolitri (+16%) per 2 miliardi di euro (+14%) per il primo semestre 2011. Le esportazioni in crescita sono soprattutto quelle dei vini a denominazione e spu-manti di qualità, con una performance an-che per i rossi ad indicazione geografica.

La manifestazione. Il trecentesco Castel dell’Ovo si conferma la location dell’even-to, scenario unico e di grande impatto, promosso a pieni voti dagli espositori e dai visitatori internazionali del Salone. Dal 2009, Vitignoitalia consolida il format di sa-lone boutique puntando all’eccellenza e ad un’immagine forte che fa leva sulla location storica e di fascino, icona della città e del-

la sua cultura millenaria. Ogni anno sono oltre 250 gli espositori e più di 12mila visi-tatori in tre giorni, il 20% viene dall’estero.

i concorsi enoLogici di Vitignoita-Lia. Il Premio Vitignoitalia si perfeziona e arricchisce di contenuti nuovi. Accanto all’elevata qualità delle produzioni enolo-giche nazionali, la commissione composta da critici, sommelier, giornalisti e rappre-sentanti del settore Horeca, sarà chiamata a valutare due nuovi ed ulteriori parame-tri: il rapporto con il territorio e l’età del produttore. Lo scopo è quello duplice di premiare le aziende che con il lavoro sui propri vini siano riuscite a contribuire alla valorizzazione del territorio e, contempo-raneamente, di riconoscere l’impegno dei giovani produttori. Come ogni anno pos-sono partecipare al concorso i vini prodot-ti in aree nazionali da qualunque vitigno, autoctono o alloctono. I vini presentati vengono divisi in 6 categorie: vini bianchi tranquilli (con residuo zuccherino fino a 6 g/l); vini rossi tranquilli; vini rosati tran-quilli; vini spumanti; vini dolci (con resi-duo zuccherino superiore a 45,1 g/l); vini liquorosi. L’edizione 2012 di Vitignoitalia vedrà dunque 4 Premi Speciali:Il Premio speciale vitignoitalia verrà assegnato all’azienda che ottiene il miglior risultato. Il Gran Premio vitignoitalia al vino che ha ottenuto il miglior punteggio assoluto. Il Premio vitignoitalia per i giovani ver-rà attribuito all’azienda di un giovane viti-coltore di età uguale o inferiore a 30 anniIl Premio vitignoitalia per il territorio verrà attribuito all’Azienda che avrà con-tribuito alla valorizzazione del territorio di produzione con attività di carattere cultura-le e di diffusione.

Lo stand della Campania

Un suggestivo momentodella manifestazione

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Protagonisti in cantina

Fascino femminile per un bianco speciale

tenuta masone mannu

Tenuta Masone Mannu è un’azienda agri-cola che si trova ai piedi della collina Cascione, nel comune di Monti, in provin-cia di Sassari, sulla SS 199 (Olbia-Sassari), km 48, a 13 km di distanza da Olbia. Nasce nel 2003 per iniziativa di tre soci: Michele ghirra, Icilio Amoretti e Fabio Vailati, con un oggetto sociale di vasto raggio: produ-zione, commercializzazione e vendita di prodotti alimentari e non, tipici sardi e non, con particolare riguardo al settore vitivi-nicolo. Inoltre può svolgere attività eno-gastronomiche e turistiche. Un impegno portato avanti personalmente e idealmente da Michele Ghirra, che per una delle malat-tie del secolo, a neanche due anni e mezzo dall’inizio attività di Masone Mannu, ci ha lasciati per altri vigneti e pascoli in cielo, lasciando un grave compito alla moglie

Fiammetta Bernasconi (svizzera) che di tutto avrebbe voluto occuparsi ma non cer-tamente di vigna. Una promessa fatta con l’ultimo bicchiere di “Ammentu” in mano ed ecco che si ritrova ad essere viticoltrice a pieno titolo, con il conforto, allora, di due splendidi figli ancora studenti, Emanuele e Floriana. Le cose nel tempo cambiano, Vailati cede le quote ad Amoretti, impren-ditore a Parma, che si ritrova ad essere socio di maggioranza con la collaborazione di Fiammetta Bernasconi e di Floriana, ora adulta, con il compito di export manager e PR. Nel contempo nasce anche la nuova cantina (prima vinificazione nel 2006) e ad occuparsi dell’azienda è un enologo friu-lano molto capace, Roberto Gariup, che continua l’operato iniziato dal discepolo di giacomo Tachis, Piero Cella.

Qui ci sono tutte le condizioni per fare grandi vini. Terreni sabbiosi, profondi e leggeri, con poco calcare, ricchi di oligominerali, circonda-ti da boschi di lecci, roverelle, olivastri, mirti, corbezzoli, felci, lentischi e sugherete vecchie di alcune centinaia di anni. Un ambiente stra-ordinario caldo e asciutto, dove arriva una leggera brezza marina salmastra che si infila tra i filari con il fresco del maestrale e il caldo del libeccio. Un’area caratterizzata da clima mediterraneo, con scarse piogge dove le viti godono delle temperature mediate dal vento ricco anche di balsamicità delle piante costie-re (pini ed eucalipti), ideale per produrre vini di grande personalità e importante struttura come vuole la nuova evoluzione per inter-pretare al meglio la DOCG della Gallura. Vini eleganti, strutturati, ricchi di profumi, aromatici, sapidi, salati, minerali, con leggero

rocco lettieri

Floriana Ghirra

Fiammetta Bernasconie Michele Ghirra

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retrogusto amarognolo. Stiamo parlando dei bianchi ottenuti dal vitigno principe della zona, il Vermentino, allevato a tendone, a Guyot, ad alberello, a spalliera, a dimostrazio-ne delle diverse interpretazioni di pensiero. I rossi qui invece hanno colore intenso con riflessi granati. Al naso si avvertono sentori di spezie e di vaniglia in perfetta armonia con note di marasche, lamponi, gelsi rossi, frutti di bosco, bacche selvatiche con bocca austera, asciutta, calda e retrogusto speziato di pepe con ricordi balsamici di resina e verde di rabarbaro fresco e china calissaya.La superficie aziendale è di circa 60 ettari catastali di cui 18 a vigneti (13 a Vermentino, 4,5 a uve rosse: Bovale sardo, Carignano e Cannonau) e mezzo ettaro a Malvasia. La rimanenza è costi-tuita da 30 ettari di sughereta, bosco misto e mirto. La restante superficie è occupata da viabilità interna, fiumi, fab-bricati e laghetti. L’area coltivata a vigneti ha un’altitudine di circa 120 metri s.l.m. Sono presenti 2 piccoli bacini ed un lago di 6 m di profondità. La proprietà è attraversata da 3 piccoli fiumi. La zona è caratterizzata da un favorevole microclima, alimentato dalla brez-za del mare, distante solo pochi km ed è pro-tetta da una fascia di macchia mediterranea con boschi di sughera e roverella. I terreni

I ROSSI QUI INVECEHANNO COLORE

INTeNSO CONRIFLeSSI gRANATI

sono di natura granitica con buoni depositi di terreni minerali.Il prodotto vinificato in proprio è presen-te nel mercato italiano ed estero (gran Bretagna, Germania, Svizzera, America, giappone e Russia) in diverse tipologie: due vini bianchi a base Vermentino (Petrizza e Costarenas), un rosato Rena Rosa (Bovale Sardo in purezza) e quattro rossi: Zurria (Carignano 100%), Cannonau di Sardegna, entu (Cannonau 50% e Carignano 50%) e Mannu (Cannonau 30%, Carignano 30% e Bovale Sardo 40%). Come vino da des-sert, un bianco dolce, Ammentu (da uve Vermentino e Malsasia stramature). La pro-duzione complessiva si aggira intorno alle 100.000 bottiglie. Tutti i prodotti sono com-

mercializzati esclusi-vamente nei settori della ristorazione e nelle enoteche. Gariup, l’enolo-go e direttore, ci confessa: «La

nostra prerogativa è quella fare vini bevi-bili. Preferiamo l’eleganza all’austerità. Puntiamo a fare vini che ab biamo una loro personalità, ma anche che invoglino a bere. Ciò non toglie che abbiamo anche un vino di punta, il mannu, che è in grado di competere con i più grandi vini di Sardegna. Si abbina alla perfezione a primi piatti importanti, magari con sugo

d’agnello, al maialino arrosto e ai formaggi a pasta semidura». Ultimo per nascita ma non certo per impor-tanza è ammentu: vino passito frutto di uve di Vermentino surmaturate direttamente in pianta e altre uve a bacca bianca appassite quali la Malvasia sarda. Ammentu, in sardo “ricordo”, è un nome ispirato all’atmosfera particolare di fine cena, quando è bello evo-care il passato, tra aneddoti e storie.

Tenuta MASONe MANNu s.r.l.Località Su Canale 07020 MONTI (OT)Tel. 0789. 47140 [email protected].

Roberto Garlup,enologo

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Protagonisti in cantina

C’è un convitato di pietra al mio incontro con Addis. Si chiama Luras, ed è il paese baricentro della Gallura. Una vera e pro-pria enclave, con gente assai versata per le lingue. Dei veri poliglotti. ho qualche difficoltà a cogliere il suono delle singole parole. Addis le spezza, le accorpa, le pro-nuncia con la velocità di uno scioglilingua dai confini incerti, fra il sardo e l’italiano. In tutta la Gallura il dialetto è un misto di toscano e di corso, con una buona preva-lenza di quest’ultimo. A Luras, invece, si parla il sardo. E non è la sola eccezione. Qui si coltiva da sempre il Nebbiolo, importato dai pie-montesi. Altrove no. Dino (all’anagrafe Andreino) è uno che ama sorprendere l’in-terlocutore. Temperamento estroso e irrequieto, la battuta pronta, un linguaggio ricco di metafore, conferma anche nell’aspetto questo suo modo di essere. Baffi, pizzetto alla D’Artagnan, capelli lun-ghi, un’incipiente stempiatura e una mitra-glia di parole.Attendo paziente che il lungo omaggio alla terra natia abbia fine, per dare il via alla mia scaletta di domande. Ma non ho previsto che a condurre il gioco sarà Addis, e lo fa con una serie di flash fra passato e presente. E via ad un rac-conto senza pause; ho assistito all’esi-bizione di un grande interprete – roba da Commedia dell’Arte – capace di far rivivere al di là di qualunque copione, ambienti e personaggi. A cominciare dal padre, che commercia in materiale edili, ma ama la terra. E ne acquista appena può, ettaro su ettaro.

E poi nonno Michelino, che invece ha già una bella vigna, tutta a Vermentino, Moscato e Nebbiolo. «Un giorno, avrò avuto otto o nove anni, il nonno mi dà un mezzo bicchiere di Vermentino filtrato, che mi entrerà nell’animo e nel cervello, prima che in gola. Credo che quel gusto, di cui ho ancora memoria, sia all’origine della mia passione per il vino». A quella stagione, tra infanzia e adole-scenza, è da ricondurre anche la sco-perta degli ultimi “stazzi” nella Gallura centrale. Si tratta di grosse masserie

(sono presenti anche in Puglia, fra le Murge e il Salento), all’interno delle quali in una sorta di economia chiusa, quasi medievale, vivono interi nuclei familiari, ognuno dedito ad una attivi-tà: pastorizia, agricoltura, artigianato, commercio. un mix che permetteva alla comunità una completa autonomia e rinsaldava i vincoli di parentela. «Oggi vanno scomparendo. Il rapporto con la terra non è più quello di un tempo, ma anche all’interno delle famiglie manca quello spirito unitario…».gli studi di Agraria a Tempio Pausania non lo allontanano da Luras. Poi il distacco è inevitabile. L’opzione per la facoltà di Enologia a Pisa è legata anche alla presenza del fratello, che studia

Ingegneria in quella città. Si chiama Michelino come il nonno, e qualche anno addietro, in uno dei suoi ritorni a casa, ha portato a Dino L’Arte di far vino, un manuale che sarà decisivo nella scelta di darsi all’enologia. Dino ha messo insieme parecchi succes-si, ancora prima di laurearsi. Fra i quali la vittoria del Primo Premio a Tempio Pausania, assegnato dalla Confraternita del Moscato, la più antica dell’isola, men-tre continua a crescere la terra da destina-re a nuovi impianti. Negli anni Ottanta,

in Sardegna, c’è ancora una notevole fuga dalle terre da pascolo, ed è facile spun-tare un buon prezzo. Così la famiglia Addis ha modo di aggiungere altri trentot-to ettari, che per due terzi saranno destinati a impianti di Vermentino.

«No, non abbiamo mai fatto vino, ma sempre vendute le nostre uve alla Cantina di gallura, presso la quale sono andato a lavorare dopo la laurea. Per tre anni, come direttore, e dall’88 anche come enologo». La Cantina Gallura è fra le maggiori real-tà vitivinicole dell’isola. La Cooperativa è nata nel 1956 e conta centrotrenta soci. Dispone di 325 ettari che danno oltre il 70% di Vermentino. Vale a dire ottocentomila bottiglie. Il rimanente, per mezzo milione, va ripartito fra Moscato e Nebbiolo. Incantato da una Sardegna che avrei voluto vivere, fatico a star dietro alle veloci indicazioni di Addis sui premi conseguiti. «A Tempio Pausania è stato realizzato il primo Moscato Spumante

dino addis: gallura e vermentino docg

vino per passione

nino D’antonio

IL RAPPORTO CON LA TeRRA NON È PIù QueLLO DI uN TeMPO, MA

ANChe ALL’INTeRNO DeLLe FAMIgLIe MANCA QueLLO SPIRITO

uNITARIO

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Doc. Che ha vinto la Duja d’Or ad Asti e la Gran Medaglia d’Oro al Vinitaly. Alla quale vanno aggiunte ancora due medaglie d’oro e una d’argento». La Gallura – dal fenicio gallal, terra di alture, o da un insediamento di coloni della Gallia, o ancora dal gallo raffigu-rato nel vessillo di guerra dei Visconti – occupa l’area nordorientale dell’isola. La zona più vicina al mare vede la diffusa presenza di rocce granitiche, variamente modellate dal vento, che spesso si levano come vere e proprie sculture tra la folta macchia mediterranea. Qui le rocce sono ricoperte da spessori di sabbia a forte granulazione, spesso misti ad argilla e a strati di microelementi, assai utili alla vegetazione. Si tratta di terreni grosso-lani e magri, ma ricchi di potassio e di quella mineralità che dà al Vermentino un gusto persistente e una delicata nota amarognola. Il vitigno-principe della Gallura è arri-vato in Sardegna solo ai primi dell’Ot-tocento, ed è quindi il più recente nel patrimonio viticolo dell’isola, la quale aveva già alle spalle la splendida stagione dei giudicati e, nel Trecento, l’impulso dato dagli Aragonesi. Ma l’avvento del Vermentino spiazzerà ogni altro vitigno. È un’uva che viene da lontano, Spagna, Francia, Corsica, Liguria, ma in gallura grazie a un habitat ideale è diventato un cultivar di grande pregio. «Certo, la terra, l’uva, il clima, l’uomo. Però non basta. Il Vermentino non è facile da gestire, sia nella fase di allevamento che di vinifica-zione. E non ci sono regole che tengano, perché ogni vendemmia è sempre una storia a sé…».Passiamo al Nebbiolo, che qui tira da due secoli con ottimi risultati. Addis non ha dubbi nell’affermare che non ha molto in comune con quello piemontese. D’altra parte, è così anche per quello presente in Valtellina, e comunemente definito Chiavennasca. Un vitigno è legato anzi-tutto al territorio e al clima, ma non è estraneo anche alla storia e ai criteri con i quali viene allevato. Basta per questo mettere a confronto i grappoli delle due aree. «È un po’ il discorso della Vernaccia. Quella di San gimignano e quella di Oristano. Che possono anche avere una comune paternità, ma che danno vita a due vini ben diversi. In fondo, è questo il peso del terroir».

Dino Addis

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Il territorio

Non soltanto Costa Smeralda. Appe-na sbarcati a Golfo Aranci la Sardegna vera, quella rude, che odora di macchia mediterranea e pecore, di mirto e sal-sedine la trovi se non ti lasci ammalia-re da Porto Cervo, dai suoi yacht, dalle sue auto di lusso. Basta addentrarsi nel-la Gallura del Vermentino, o spingersi fino a Bosa dopo aver attraversato la Valle dei Nuraghi e non essersi dimenti-

cati di visitare Berchidda o Pattada . La Sardegna è mare, montagne, tradizioni. È un’isola antica, spesso esclusiva, dove ancora oggi si riesce a vivere al ritmo di una natura incontaminata. Un’isola rac-contata dai suoi vini, primi tra tutti per fama il Vermentino e il Cannanou, ma anche la Vernaccia di Oristano, la Mal-vasia di Bosa, il Moscato o il Torbato una produzione limitata della zona di

Alghero. e dai suoi prodotti. In questo viaggio abbiamo appuntato lo sguardo sui molti tipi di pane, quelli legati alle feste, ai matrimoni o semplicemente alla vita di tutti i giorni quella in campagna, a coltivare la terra o pascolare pecore. Ma la Sardegna è anche terra di carni, in-saccati e prodotti trasformati che hanno ricevuto il marchio della denominazio-ne di origine. A cominciare dall’Agnello

un’isola tutta da scoprire

Sardegnaandrea settefonti

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di Sardegna Igp, per passare alle Dop dei formaggi Fiore Sardo, Pecorino Ro-mano e Pecorino Sardo, dell’olio extra-vergine di oliva Sardegna, del Carciofo Spinoso e dello Zafferano. Prodotti e produzioni che caratterizzano un’isola che ha molteplici facce, mille volti dal nord al sud ma con un filo conduttore unico, quello dell’accoglienza, dal buon cibo, dell’ospitalità.

In cucina a tradizione sarda vanta diversi tipi di paste come i malloreddus, la frego-la lavorata a mano dalla forma di piccole palline tostate al forno, e i culurgionis con ripieno di ricotta. Accanto al famoso por-chetto allo spiedo, ….La Sardegna è anche cuore del sapere an-tico con la produzione di preziosi coltelli, gioielli in filigrana d’oro e d’argento, ce-ramiche dipinte, oggetti in ferro battuto,

tappeti tessuti a mano, scialli ricamati. Nel nostro percorso attraverso la Sardegna del Parco Nazionale Arcipelago di La Mad-dalena e di quello dell’Asinara, delle aree protette del Parco Aymerich e della Gia-ra di Gesturi, del lago di Giusana o dello Stagno di Molentargius, abbiamo scelto di posare lo sguardo sulla penisola del Sinis, con l’area marina protetta, le rovine di Tharros e la laguna di Cabras.

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Il territorio

La Sardegna ed il vino rappresentano un con-nubio d’antica, antichissima data. Studi, ricer-che e scoperte hanno faticato non poco nel determinare la nascita di questo stretto lega-me: già duemilacinquecento anni fa, durante l’età nuragica gli isolani coltivavano la vite e producevano vino. Il Cannonau, vitigno sim-bolo, è riconosciuto, infatti, come uno dei

più antichi del Mediterraneo. I primi coloni greci importarono invece il Moscato, le cui uve, se fatte appassire, davano un vino dol-ce senza eguali. Dalle isole mediterranee, per mano dei commercianti veneziani durante la dominazione romana, il mercato enologico sardo, pare, conobbe la Vernaccia, dal latino vite vernacula, ossia originaria del luogo. Con-

l’isola del vinoi vini della Sardegna

Jacopo rossi

temporaneamente, il lembo di terra di fronte alle Bocche di Bonifacio, nella Gallura nord-occidentale, era chiamato dagli stessi Romani Viniola. L’Urbe, con ogni evidenza, aveva in-travisto nella regione qualcosa di speciale per cullare uve e vigneti: le condizioni ambientali e climatiche erano, e sono tuttora, ottimali. Al perfetto microclima e alla bontà del terreno granitico si associavano e la perfetta rete di co-municazione stradale e la presenza di insena-ture e baie che fornivano approdi sicuri. An-cora oggi il fondale antistante è disseminato di resti di anfore vinarie, perse da alcune delle sfortunate imbarcazioni vittime dei frequenti naufragi. Inoltre la vicinanza con la Corsica non ha potuto far altro che incoraggiare, ed influenzare, la viticoltura della regione gallure-se, zona con la quale più volte nella Storia ha condiviso sorti economiche e politiche. Le invasioni barbariche determinarono uno stop del settore vitivinicolo, che sarebbe rina-to solo nell’epoca bizantina: i monaci Basiliani introdussero al tempo nuovi vitigni e ne rilan-ciarono la coltivazione nei terreni che circon-davano conventi e monasteri. Risale a questo periodo l’arrivo della Malvasia, oggi presente soprattutto nella zona di Bosa, nella provincia di Oristano.È del periodo immediatamente successivo in-vece l’importazione nell’isola del vitigno Mo-nica, per mano dei monaci camaldolesi.Molto doveva ancora essere scritto e regola-mentato: ci pensò nel XIV secolo Eleonora d’Arborea con la Carta de Logu, una raccolta di leggi che contemplavano anche le normative inerenti l’agricoltura, come quella che vietava di tenere vigneti mal coltivati.Un altro passo avanti fu compiuto in un periodo non facile per il vino dell’isola, nel 1800, quando la produzione era limitata solo al fabbisogno locale: a Cagliari venne istituita la Regia Scuola di Viticoltura ed Enologia: la successiva epidemia di fillossera colpì però duramente il settore. Secondo alcuni, proprio in questo periodo, dalla Francia venne impor-

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binu: vino;bibenna/binnena: vendemmia;butroni: grappoli;calcicadori: pigiatori;camasinu: simile alla “cantina” odier-na;carrateddhi: tipi di botte;igna: vigna;laccu: vasca per la pigatura;laccheddu: vasca per la raccolta del mosto;òldini: filari;pastinare: piantare la vigna;pigghe: macchioline color ruggine su-gli acinipuppiòni: acini;putà: potatura;sabba: vino cotto;scalùgghj: grappoli non ancora ma-turi;svitighignà: liberare il filare dai tralci.

vendemmiare... in sardo

tato il Cagnulari, vitigno coltivato soprattutto nel Sassarese e, con il nome di Caldareddu, in Gallura.Nel secondo dopoguerra, quando la regione divenne autonoma, la produzione godette di nuovi input, anche se la superficie vitata subì ulteriori drastiche riduzioni. Negli anni Settanta nacquero nuove cantine sociali, le tecniche si modernizzarono e i di-sciplinari di produzione consentirono a molte etichette di guadagnarsi le agognate denomi-nazioni Doc, Igt e Docg nel caso del Vermen-tino di Gallura. Oggi, rispetto ai decenni passati, la qualità della produzione sarda ha toccato picchi im-portanti, che hanno permesso a produttori e cantine di veder riconosciuto il proprio valore ben oltre le coste e le spiagge dell’isola. Viti-gni tradizionali ma dimenticati hanno goduto di una nuova giovinezza. Ne è un esempio il Carignano, coltivato soprattutto nella zona del Sulcis sin dal XII secolo: l’omonimo vino ormai da tempo si è guadagnato la denomi-nazione d’origine controllata, segno ulteriore della sua riscoperta da parte di addetti ai lavori e semplici appassionati.

Alla folta schiera dei vitigni autoctoni si ag-giunge il Bovale, nelle due tipologie: Sardo e Grande, importati dalla Spagna sette secoli fa e oggi presenti, tra gli altri, nel Mandrolisai, anch’esso Doc.E poi il Carcaiòla e il Niellucciu, l’Arvesinia-du, proprio del Goceano e l’Albaranzeuli, o Lacconarzu, in via d’estinzione.A questi, sin dalla seconda metà del 1800 si aggiunge il Vermentino, proveniente dal Portogallo, dov’era conosciuto come Codega e coltivato su una superficie di 2800 ettari. Proprio delle provincie di Olbia-Tempio e Sassari, è oggi considerato il vino più rappre-sentativo della Gallura, dichiarato Superiore se il titolo alcolometrico volumico è uguale o lievemente maggiore al 13%, come recita l’apposito disciplinare.Molti vitigni autoctoni per altrettanti, e più, vini che hanno attraversato la Storia fra perio-di più o meno felici ma che oggi sanno farsi valere nel settore, fuori e dentro i confini ita-liani. E, se il proverbio sardo su binu a su sapore, (ossia “il vino si giudica dal sapore”), dice il vero, quello delle etichette dell’isola, di sapore, non può che essere ottimo.

Uno splendido vignetoin Sardegna

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Il territorio

Ogni volta è un’emozione forte, come se fossi rapito da un senso di liberazione che mi porta a lasciarmi andare totalmen-te tra le braccia di questa terra selvaggia che l’uomo ha saputo domare adattando-la alle proprie esigenze. Questo è il mio rapporto con la Sardegna, una terra ostile che ha saputo forgiare un popolo unico, fedele custode di antiche culture e grandi tradizioni tramandate di padre in figlio fino ai giorni nostri. Un territorio in gran parte incontaminato, una natura che ti rapisce totalmente per le migliaia di sfac-cettature che presenta e per i tesori che ognuna di esse custodisce gelosamente. Uno scrigno senza fondo in cui una parte importante spetta alla varietà e tipicità dei prodotti alimentari, piccoli capolavori derivanti dalla fantasia e dalla ritualità o direttamente offerti dalla natura. La lista è lunghissima ed è impossibile parlare di tutti nel breve spazio che mi viene con-cesso, ma questa breve panoramica non può non partire da quell’alimento che più di tutti rappresenta la sacralità della mensa sarda, il pane.

In Sardegna esistono tantissimi tipi di pane, ognuna legata ad un territorio o ad una ricorrenza. Il più conosciuto, quello che ha varcato i confini dell’isola, è il pane carasau, detto anche carta da musica, tipico della Barbagia e ali-mento principale per i pastori che trascorrevano lunghi periodi lontani da casa.

pane carasau. L’origine si perde nella notte dei tempi, forse risale all’età del bronzo, unica certezza è che il pane carasau è stato un com-pagno fedele ed insostituibile per i pastori. Il nome deriva dal termine carasatura che altro non è che l’ultima fase della lavorazione, la tostatura. Farina, lievito, acqua e sale sono gli ingredienti base, ma quello che non può mancare è quel rituale che vede tre donne, parenti o amiche, che trascorrono un’inte-ra giornata impegnate nelle varie fasi della lavorazione. Tutto inizia con lo sciogliere il

dove il pane non è solo un alimento

nicola natili

lievito nell’ acqua, mescolandolo con la fa-rina di grano duro e lavorandolo abilmente con le mani negli appositi recipienti che, una volta, erano di legno. Trasferito l’impasto su un tavolo si continua nella manipolazione fino ad ottenere una pasta omogenea che verrà schiacciata uniformemente e tagliata

Fasi della lavorazionedel pane Carasau

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in dischi che verranno lasciati lievitare per 2-3 ore sotto una coperta di lana. Al termi-ne della lievitazione i dischi di pasta lievitata vengono nuovamente schiacciati e intro-dotti nel forno a legna ad una temperatu-ra di circa 400-500 °C. L’alta temperatura farà gonfiare l’impasto fino ad assumere un aspetto bolloso ed è a questo punto che l’abilità delle donne diventa indispensabile. Si estraggono i dischi dal forno e servendo-si di un coltello tagliente si dividono in due

uNO SCRIgNO SeNZA FONDO IN CuI uNA PARTe IMPORTANTe

SPeTTA ALLA VARIeTà e TIPICITà DeI PRODOTTI ALIMeNTARI

seguendo il senso oriz-zontale e procedendo immediatamente ad

una seconda cot-tura, la carasatura,

che renderà il prodotto duratu-ro e croccante. Il pane carasau può

essere consumato tal quale, accom-pagnandolo con delle salse o,

dopo averlo leg-germente bagnato

insieme ai salumi o al formaggio. Per la

sua straordinaria adat-tabilità viene utilizzato

anche nella preparazione di ricette più elaborate come il

pane frattau, un delizioso piatto a base di pane carasau leggermente bagnato condito con uovo, pomodoro e pecorino grattato.

aLtri tipi di pane. Il pane carasau è il più conosciuto tra i tanti tipi di pane prodotti in Sardegna, ognuno legato ad un territo-rio o ad una ricorrenza. Questa grande va-rietà fa capire che in Sardegna il pane non è solo un alimento, ma un elemento sacro che rappresenta cultura, storia e tradizioni. Alle tipologie destinate al consumo quoti-

diano si aggiun-gono quelli preparati per celebrare occa-sioni importanti come celebra-zioni patronali,

nozze, battesimi o feste comandate.Tra le prime ricordiamo brevemente, su pistoccu considerato il pane più antico, le costeddas, di antica tradizione, circo-lare con o senza un buco in mezzo, le spianadas, anch’esso di forma circolare, schiacciato utilizzato durante i lavori agricoli e per questo a volte decorato con motivi di riferimento, su civraxiu e tanti altri.Un capitolo a parte meriterebbero i coccoi, diffusi in tutta l’isola, con nomi diversi. Questo tipo di pane viene preparato e consumato in determinate occasioni cele-brative ed è finemente decorato. A seconda delle forme rappresentate i coccois vengono chiamati con nomi diversi: anadixedda se a forma di anatroccolo, pisci se un pesce, pilloni per un uccello, matz’ e froris se un mazzo di fiori, aranada per una melagrana. Il giorno di Pasqua viene consumato su coccoi de ou, elegantemente decorato e contenente un uovo, ma il massimo della decorazione si raggiunge in occasione di un matrimonio quando vengono preparati dei coccoi a forma di foglie, con artistici ricami che si intrec-ciano, fino ad arrivare a dei veri e propri bouquet di fiori e frutta.Ci fermiamo, ma avremmo ancora molto da scrivere, da approfondire, da illustra-re perché la cucina sarda, di cui il pane è uno dei più importanti protagonisti è un’espressione significativa di quella affa-scinante storia scritta da uomini e donne che hanno saputo domare una terra tanto generosa quanto selvaggia, madre e matri-gna al contempo, trasformando la neces-sità in tradizione attraverso una ritualità unica e affascinante. e tutto questo regala emozioni.

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Il territorio

le Città del vino della Sardegna

Sono venticinque le Città del Vino della Sardegna, ognuna testi-mone di una identità forte legata ai vini e ai prodotti tipici, nonché

ai paesaggi e all’ambiente naturale. Vediamole più da vicino per scoprire luoghi diversi, talvolta lontani dalle consuete mete marine.

In località I Piani di Sotgiu, presso la tenu-ta Sella&Mosca, è allestito un Museo del Vino con una sezione dedicata alla storia aziendale ed una archeologica. Si segnala-no l’area marina protetta Capo Caccia - Isola Piana (www.ampcapocaccia.it) e la riserva naturale Parco di Porto Conte.Info: tel. 079 979054, www.comune.alghero.ss.it

Qui sono presenti numerosi vigneti storici (60-90 anni) con il sistema d’allevamento ad alberello. Di recente allestimento è il Museo del vino, in Via Parrocchia 1. La seconda domenica di maggio si svolge la Sagra del vino e nell’ultimo week end di novembre appuntamento con Cortes Apertas - Dal vino alla pittura, con degustazioni.Info: Pro Loco tel. 339 3561113, www.comune.atzara.nu.it

Bella è la sua spiaggia: 8 km di sabbia bianca e finissima in un ampio litorale cinto dalle caratteristiche dune ricoperte di ginepri secolari. Da non perdere il Carnevale estivo in agosto, con sfilata di carri allegorici e gruppi in maschera.Info: Pro loco tel. 079 111111, www.comu-nebadesi.ss.it

In Via Grazia Deledda 151 vi sono il Museo del vino e l’Enoteca Regionale. Grazie al Wine Code System, un sommelier virtuale accompagna interattivamente dall’esame visivo a quello olfattivo, fino a quello degustativo; il museo è dotato di vigneto didattico (tel. 079 704587, [email protected]).Info: Pro loco tel. 079 704958, www.comu-ne.berchidda.ot.it

Oltre alle belle spiagge Foddini, Museddu, Perda e Pera e sa Spiaggetta, il territorio offre anche uno splendido esempio di ecosi-stema montano, con circa 2.000 ettari di terreno dove si elevano le boscose distese del Monte Ferru.Info: Pro Loco tel. 0782 75810, www.comu-ne.cardedu.nu.it, www.cardedu-mare.it

La sua fama è legata a Cala Gonone, con il bellissimo mare e le grotte, ma anche ai numerosi siti archeologici (villaggi nura-gici, menhir, dolmen di basalto e calcare, domus de janas) ed all’artigianato (lavorazio-ni dell’oro in filigrana, ceramiche artisti-che, pelle, tappeti e coltelli).Info: tel. 0784 96243, www.dorgali.it

Il suo territorio rappresenta una sottozo-na del Cannonau di Sardegna doc. La Sagra del vino, ad agosto, è caratterizzata da un’imponente sfilata folkloristica e si pro-cede alle degustazioni di varie qualità di vino Cannonau e dei prodotti tipici locali anche all’interno delle cantine private.Info: Pro loco tel. 0782 71311, www.comu-ne.jerzu.nu.it

Nel centro storico c’è la sede del Museo del Vino della Planargia, con Enoteca della Malvasia. Segnaliamo “I sentieri del vino”, percorso tra vigneti e cantine che attraver-sa le campagne del paese fino a Modolo e Bosa, altri importanti centri di produzione della Malvasia. Info: www.prolocomagomadas.it, www.comune.magomadas.nu.it

Le abitazioni più antiche sono costruite in pietra scistosa, con decorazioni in stile aragonese. Fa parte del territorio la Foresta Comunale di Ortuabis che racchiu-de, nei suoi 270 ettari, una flora ricca di numerose e rare specie locali. Nell’ultima domenica di giugno è organizzata la Sagra del formaggio.Info: tel. 0784 64362, www.comune.meana-sardo.nu.it

aLghero (ss)

atzara (nu)

Badesi (ot)

Berchidda (ot)

cardedu (nu)

dorgaLi (nu)

Jerzu (og)

magomadas (ot)

meana sardo (nu)

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Nella prima metà di agosto si svolge la Sagra del Vermentino e tra settembre e ottobre C’era una volta... l’antica Vendemmia, con pigiatura dell’uva nei tini a piedi scalzi e gruppi di ragazzi e ragazze che si sfidano a chi produce più mosto. Info: Pro loco tel. 348 7300614, www.prolo-comonti.it, www.comune.monti.ss.it

Sull’isola sono presenti viti di carignano a piede franco, mai innestate e mai colpite dalla fil-lossera, probabilmente introdotte dai Fenici e coltivate ad “alberello latino”. Con Cantinando Wine Festival, l’ultimo fine settimana di otto-bre, si festeggia l’ultima vendemmia sull’isola. Info: Pro loco tel. 0781 82031, www.comu-ne.santantioco.ca.it

Qui e a Sorso si produce il vino Moscato di Sorso-Sennori doc e intorno al 10 agosto si svolge ogni anno la Festa dell’uva. Sennori è anche fra i principali centri di produzio-ne olearia della Sardegna. Info: tel. 329 3121951, www.comunedisennori.it

Il suo territorio rappresenta una sottozo-na del Cannonau di Sardegna doc. La Sagra del vino, ad agosto, è caratterizzata da un’im-ponente sfilata e si procede alle degusta-zioni di varie qualità di vino Cannonau e dei prodotti tipici locali. Info: Pro loco tel. 0782 71311, www.comune.jerzu.nu.it

Nei dintorni si possono ammirare la chie-setta della Vergine d’Itria ed il Santuario di San Mauro, complesso monumentale gotico-aragonese. Con il formaggio fresco reso acidulo, la fregula, i ciccioli e la cipolla qui si prepara sa minestra cun lampazzu (il romice, erba selvatica locale). Info: Tel. 0784 622500

La bellezza delle coste, dalle scogliere di porfido rosso e dalle bianche spiagge, la pre-senza del porto di Arbatax, del nuovo scalo aeroportuale e delle numerose strutture ricet-tive, fanno della cittadina un rinomato centro turistico. Info: tel. 0782 622824-667690, www.comuneditortoli.it - www.arbatax-tortoli.com

Nel rione Fontanedda è visitabile il Museo Etnografico (tel. 347 8402878). La borgata marina di Marceddì, villaggio di pescatori cui fanno da cornice vaste pinete, è nota per il pesce. Info: tel. 0783 84096, www.comune.terralba.or.it, www.ilterralbese.it

Presso l’ex mattatoio in Via Ossi è alle-stito il Centro di degustazione di prodotti tipici locali, tra i quali segnaliamo gli andarinos di Usini (un tipo di pasta), che a luglio è festeggiata con una sagra, e i germinos (dolci secchi con mandorle). Info: tel. 079 380644, www.comune.usini.ss.it

Sono possibili passeggiate nelle fitte e odorose sugherete del Parco Mui Muscas, dove è facile avvistare esemplari di asi-nello sardo. Caratteristica è la lavorazione del sughero (estrazione, bollitura e prepa-razione dei quadretti), oltre all’artigianato. Info: tel. 0784 66223, www.comune-ortueri.it

A settembre il paese si mobilita per la rie-vocazione dell’Antico Sposalizio Selargino: si indossa il costume sardo e si addobbano le strade con fiori e arazzi alle finestre. Alla fine della cerimonia gli sposi incatenati tra loro si recano alla chiesa di San Giuliano, dove si scambiano la promessa e scrivono in una pergamena un messaggio per i futuri figli. Info: tel. 070 84661, www.comune.selargius.ca.it

Dal sito del Comune è consultabile un interessante e simpatico glossario di ter-mini enologici dialettali. Tra i consigli per una visita: il Museo storico delle macchine del sughero e il Carnevale di Re Giorgio (www.carnevaletempiese.it)Info: tel. 079 6390080, Pro loco tel. 079 631273, www.comune.tempiopausania.ss.it

È l’unico comune della provincia di Oristano a rientrare nella doc Mandrolisai. Importante per l’artigianato tessile, ospi-ta il Museo Unico Regionale dell’Arte Tessile Sarda (http://museo.comune.samugheo.or.it). Info: tel. 340 6485185, www.comune.samu-gheo.or.it

Da non perdere è la tipica panada di Oschiri, prodotto da forno che consiste in un piccolo contenitore di sfoglia salata, farcito con carne e aromi naturali, che nel mese di agosto è celebrato dalla Sagra della Panada. Info: www.comune.oschiri.ss.it

In località di S’Isca Manna si trova la migliore espressione di macchia mediterranea; qui, per accogliere i visitatori, sono state create aree per pic nic e un punto di ristoro in cui degustare i piatti tipici della cucina locale. Il Museo Etnografico, in Via XX Settembre, racchiude tra l’altro testimonianze dell’antica vita contadina. Info: www.comune.serdiana.ca.it

Il paese sorge sulle rive dello Stagno di Molentargius, zona umida protetta nella quale nidificano specie rarissime di uccelli. I festeg-giamenti in onore di Sant’Elena, a settembre, comprendono la Sagra dell’uva e la Mostra del pane, dei dolci e del vino. Di grande interesse è Sa Dom’e farra (“la casa del grano”), casa-museo. Info: www.comune.quartusantelena.ca.it

Il promontorio è ricoperto da una vasta pineta spontanea di pino d’Aleppo, forma-zione rara in Sardegna. Rinomata è Porto Pino con la sua spiaggia di sabbia bianchis-sima e le dune. A settembre, in località Is Pillonis, si svolge la Sagra dell’uva. Info: tel. 0781 966757, www.comune.santan-naarresi.ca.it - www.santannarresijazz.it

monti (ot) sant’antioco (ca) sennori (ss)

terraLBa (or)

sorgono (nu)

tortoLì (nu)

sorso (ss)

usini (ss)

ortueri (nu) seLargius (ca)

tempio pausania (ot) samugheo (or)

oschiri (ot) serdiana (ca)

Quartu sant’eLena (ca) sant’anna arresi (ci)

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Il territorio

Un’azienda giovane con un’anima anti-ca. Ama definirla così la propria azien-da, Tino Demuro. Vigne Surrau ha una filosofia aziendale che si muove tra tra-dizione e innovazione. Tradizione nella scelta dei vitigni da coltivare, ma inno-vazione nella vinificazione che viene ef-fettuata con attrezzature all’avanguardia e con sperimentazioni enologiche. Come l’appassimento delle uve Vermentino o la vinificazione delle stesse con metodo classico champenois.

Vigne surrau. L’azienda agricola Surrau nasce nel 2000 e inizia a produrre vino nel 2003 con il contributo dell’enologo Angiolo Angioi e di Antonio Orrù, che si prende cura dei 24 ettari di vigneti. L’azienda affonda le proprie radici nella tradizione dello stazzo gallurese, che dedicava una particolare atten-zione alla coltura della vite. un significativo dettaglio caratterizzava la struttura del vigneto familiare nello stazzo: un muro a secco alto e solido era sovrastato da spinosissime fra-sche per difendere le viti dall’assalto di capre,

cinghiali e volpi. il cancelletto era difeso allo stesso modo, e delle tagliole rudimentali era-no disseminate lungo i filari per salvaguardare i preziosi frutti della vite. La famiglia Demuro coltivava vigneti in un territorio celebre fin dall’antichità per la bontà del suo vino, quello della valle di Surrau, tra Arzachena e Palau. Tino Demuro, imprenditore del settore edile, ha scommesso sulle vigne di Vermentino e Cannonau piantate a pochi metri dalle spiag-gie dei Vip. ex sindaco di Arzachena (Ot), titolare dell’azienda di forniture edili con il

Se la Costa Smeralda è anche vino

vigne Surrau vuole “fare cultura” per un turismo che non pensa solo al mare

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fatturato più alto della Sardegna e tra le pri-me in Italia, Demuro ha pensato che Costa Smeralda non fosse soltanto spiagge, acqua cristallina e imbarcazioni di lusso e deciso di sfruttare le potenzialità offerte dall’agricol-tura e della produzione di vino. Ha piantato vigneti e di recente ha inaugurato una cantina moderna realizzata secondo le idee dell’archi-tetto veronese Cecilia Olivieri e costata oltre 2 milioni di euro.

La nuoVa cantina. Il progetto interpreta la cantina come luogo di lavoro che trasfor-ma un prodotto della terra attraverso pro-cessi visibili che ne garantiscono genuinità e qualità. Il progetto nasce da una ricerca armoniosa tra costruzione e natura. Attor-niata dal vigneto, la cantina si trova sulla piana del Mulino di Arzachena, in lo-calità Chilvagghja, sulla strada per la Costa Smeralda.L’edificio è caratterizzato da una sequenza di facciate trasparenti e muri in pietra locale che si fondono con la terra. L’uso del vetro è funzionale verso l’esterno all’esaltazione del paesaggio, verso l’interno alla suggestione dell’attività enologica. La cantina, due piani

per 2.500 metri quadrati, è stata realizzata con materiale rispettoso dell’ambiente. Il granito e il legno provengono dalla Gallura, gli elementi utilizzati sono ecocompatibili e in armonia con la tradizioni degli “staz-zi”, le case coloniche tipiche del territorio. Tradizione che si fonde in un’architettura in cui sono presenti anche elementi di design contemporaneo che contribuiscono alla “messa in scena” della vinificazione.

L’immagine aziendaLe. Anche l’immagi-ne aziendale è guidata dagli stessi principi. Il logo e le etichette dei vini, molto moder-ni, quasi minimalisti, rappresentano una montagna stilizzata che simbolizza però un legame molto forte col territorio della Gal-

lura. L’ispirazione per quest’immagi-ne deriva infatti dai monti di San Panta-leo, che così forte-mente connotano il paesaggio di buona

parte dei vigneti della Surrau.

iL progetto Vigne surrau. «Quello che a noi preme non è tanto vendere vino, non deve essere un assillo. Ma fare cultura», spiega Tino Demuro. «La nostra ambizione

è che la cantina diventi punto di riferimen-to per chi ha voglia di alternare gli itinerari classici del turismo in Gallura». Insomma la Costa Smeralda non è soltanto Porto Cervo o Cala di Volpe, ma anche cultura contadi-na. «Abbiamo selezionato quattro cloni di Vermentino locale e le nostre vinificazioni sono rispettose della tradizione anche se supportate dalle tecniche moderne», spie-ga l’enologo Angiolo Angioi. «Puntiamo sul rispetto della tipicità e, ovviamente sulla qualità. La nostra filosofia è tradizione nella

QUELLO CHE A NOI PReMe NON È TANTO

VENDERE VINO, MA FARe CuLTuRA

Martino Demuro,amministratore Vigne Surrau

La nuova cantina

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scelta del vitigno da allevare e innovazione nella vinificazione con sperimentazioni che arrivano all’appassimento delle uve».

i Vigneti. L’espansione dei vigneti è avve-nuta sia con i terreni di proprietà dei soci, sia con acquisti operati dall’azienda. I primi im-pianti di rosso e bianco nascono a Surrau e a Juannisolu-Capichera; subito dopo a Pastura nella valle irrigua di Arzachena e sulle colline di Spridda, sulla strada per Sant’Antonio di Gallura. I vigneti sorgono tutti nelle campa-gne intorno ad Arzachena, su terreni derivan-ti da disfacimento granitico, a medio impasto tendente al sabbioso, concimati in autunno con fertilizzanti organici compostati (ad anni alterni) e lavorati meccanicamente in prima-vera e in estate. La caratteristica composizio-ne del terreno è un elemento fondamentale e distintivo di tutta la zona della Gallura, che ne ha fatto il terroir d’elezione per la coltiva-zione delle uve Vermentino e che conferisce ai vini rossi degli aromi minerali che solo qui si possono ritrovare. Il metodo di impianto è a spalliera con potatura a Guyot.Il vigneto di Surrau, che dà il nome all’azien-da, si estende per circa cinque ettari, presso-ché interamente impiantati ad uve Vermen-tino. In località Juannisolu si trova il vigneto di maggiore estensione dove sono coltivati i vitigni a bacca rossa: Cannonau, Carignano, Cabernet Sauvignon e Muristellu (Bovale Sardo). A Chilvagghja, nei pressi della canti-na, si trovan un vigneto di Cannonau e uno di Vermentino, mentre Spridda e Pastura, in collina e a valle dell’abitato di Arzachena, si trovano i vigneti più giovani dell’azienda, a Vermentino e Cannonau.

i Vini. La produzione di Vigne Surrau han-no riscosso consensi molto incoraggianti. Il “Rosso Surrau” e il “Barriu” hanno vinto una Gran Menzione al Concorso Enolo-gico Internazionale del Vinitaly 2007. Suc-cesso riconfermato negli anni successivi. Nell’aprile 2009, le etichette del “Barriu” 2006 e del “Sincaru” 2007 si aggiudicano l’Etichetta d’Oro al Concorso Packaging del Vinitaly e a Vigne Surrau viene assegnato il Premio Speciale Packaging, due riconosci-menti che hanno dato impulso al marchio anche oltre i confini dell’Isola. Surrau pro-duce circa 150mila bottiglie l’anno tra Ver-mentino e rossi, ottenuti da uve Cannonau, Cabernet Sauvignon, Carignano e Muristel-lu. Tre i prodotti sui quali abbiamo appun-tato il nostro gusto.

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Sincaru Cannonau di Sardegna Doc. Le uve sono interamente coltivate e vinificate in Gallura, i vitigni sono piantati in territorio gallurese caratterizzato dal terreno a disfa-cimento granitico, conferisce a questo vino delle note olfattive e di gusto inconfondibili ed esclusive. È un vino dal colore rosso ru-bino con riflessi granati, il bouquet è inten-so e leggermente fruttato. Si accompagna ai piatti di carne e ai formaggi stagionati.

Barriu è un blend di Cannonau, Carignano, Cabernet Sauvignon e Muristellu (il Bovale sardo), un vino a denominazione Isola dei Nuraghi IgT, Tre vitigni autoctoni sardi uniti al vitigno internazionale per eccellen-za, per un vino dalla forte personalità, ben

Il territorio

Morbido al palato, lungo e persistente, “Scia-la” si abbina perfettamente a primi piatti di mare (risotti), pesci al sale, carni bianche, formaggi freschi a pasta molle. Ideale anche come vino da aperitivo.

i mercati. Una delle massime aspirazioni di Vigne Surrau è quella di diffondere oltre i confini della Sardegna la conoscenza di uno dei prodotti di eccellenza della Gallura, e pro-muovere così anche il territorio dal quale esso ha origine.Così, se nei primi anni di attività, l’azienda ha mirato a consolidare la conoscenza dei prodotti soprattutto a livello locale, adesso guarda con interesse anche all’estero. La stra-tegia di mercato di Vigne Surrau si muove su quattro fronti principali. Il mercato loca-le della Gallura, che assorbe oltre il 50% del fatturato grazie anche alla vicinanza con la Costa Smeralda che rappresenta una vera ve-trina. L’azienda punta al rafforzamento della presenza del brand sul mercato regionale e su quello Nazionale la cui distribuzione è affi-data ad un distributore esclusivo per l’Italia. Per il mercato estero la ricerca è di partner-ship con importatori che contribuiscano allo sviluppo della conoscenza del marchio anche oltre i confini nazionali.

Surrau Srl – Società agricolaLocalità Chilvagghja07021 Arzachena (OT)Tel. 0789.82933 [email protected]

strutturato, che esprime un grande equi-librio gusto-olfattivo. Il colore è rubino molto intenso, quasi granato. Il profumo è ampio, intenso, molto persistente. In boc-ca è asciutto, molto caldo, con tannini ben espressi. È un vino che si abbina con arrosti importanti, carni alla griglia, salumi e for-maggi della tradizione sarda.

Sciala, Vermentino di Gallura Docg Superio-re è un vino dal colore giallo paglierino con riflessi verdognoli, colore tipico e caratteristi-co del Vermentino di gallura. Il bouquet è intenso con note di limone e di frutta esotica ma anche una spiccata mineralità che deriva dal terreno a disfacimento grantitico in cui il Vermentino di Gallura Docg è coltivato.

LA NOSTRA FILOSOFIA È TRADIZIONe NeLLA SCeLTA DeL VITIgNO DA ALLeVARe

e INNOVAZIONe NeLLA VINIFICAZIONe

La cantina di affinamento

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Il territorio

nel mondo incantato della penisola del Sinis

diario di viaggio

David Taddei

La prima volta che ci sono stato, tanti anni fa, stavo fecendo un giro in moto, un po’ a caso, per le coste della Sardegna. Sbarcato ad Olbia avevo, quasi subito, saltato la Costa Smeralda troppo frequentata e vippa-ra. Dopo una puntata a nord passando da Castelsardo e dalla Costa Paradiso mi ero diretto a Stintino e alla spiaggia della Pelosa. Luoghi splendidi, con l’Asinara davanti, un mare turchese e, purtroppo, una distesa ininterrotta di teli colorati che lasciavano appena intravedere piccole strisce di sabbia bianchissima.

Fu così che, nonostante il caldo, decisi di far rotta verso la costa che guarda la Spagna che, mi dicevano, essere meno frequentata. Passaggio obbligatorio ad Argentieria (andateci), passaggio casuale da Arborea e Capo Caccia (belli) e poi giù verso Cabras a cercare il paesino abban-donato dove, si diceva, Sergio Leone avesse girato “Il Buono, il Brutto e il Cattivo”. Senza navigatori e con i cellulari di una volta, non era molto

facile trovare un luogo non ben segnato sulle cartine (non sapevo neanche il nome preciso) e senza cartelli indicatori.Così, prima di tornare verso l’inter-no, preferii fare una sosta corroborante lungo la costa.Inizia qui l’amore incondizionato per

questa terra che sem-

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bra appartenere ad un mondo a parte. Intendiamoci, la Sardegna è tutta bella. L’ho girata in lungo e in largo, quasi sempre in moto, e la cosa che ti affascina è che basta spostarsi di poche decine di chilometri per scoprire paesaggi e luoghi completamente diversi.

iL chicco di riso. Qui però Nostro Signo-re ha perfino esagerato. Mi fermo a dormire a Marina di Torre grande che la mia guida indicava come essere un villaggio di pesca-tori. In verità era un posto di mare pieno di seconde case ma, notai subito, i villeggianti erano quasi tutti sardi. Questo mi rincuorò, forse ero riuscito a venire fuori dalle rotte del turismo classico. Cenando nell’ultima baracchetta dei pescatori trasformata in trat-toria, con un buon piatto di

spaghetti alla bottarga di muggine (qui è un’istituzione), chiedo dove posso andare a fare un bagno l’indomani. Mi dicono che qui vanno tutti alla spiaggia a “chicco di riso”, poco lontano. Ricordo ancora lo stupore nel vedere quella distesa di piccoli sassi bianchi e rosa levigati dal mare che si perdeva a vista d’occhio. Sopra la sabbia c’erano milioni di ovetti di quarzo purissimo poco più grandi di un chicco di riso. Mi tuffai subi-to, l’acqua era purissima, profumata di sale e il bianco del fondale dava l’impressione di essere in una immensa piscina naturale. E, miracolo, la spiaggia non pullulava di esseri umani. Sono passati tanti anni ma

ricordo ancora perfettamente il primo incon-tro con la spiaggia di Is Arutas che in sardo vuol dire le grotte o secondo altre interpreta-zioni proprio risi, chicchi di riso.Scoprii, dopo, che il quarzo proviene dall’ero-sione della vicina isola di Mal di Ventre, un paradiso di cui leggerete in altre pagine del giornale.Is Arutas è stata per me la porta d’ingresso nel mondo incantato della Penisola del Sinis.

spaghetti western e La corsa degLi scaLzi. Lasciando questa meraviglia della natura e munito di nuove più dettagliate informazioni, riparto

Splendido scorciodella costa sarda

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alla ricerca del villaggio western. Scendendo verso Tharros mi immetto in una stradina accidentata che porta al villaggio semi ab-bandonato di San Salvatore, un agglomera-to di casupole basse e chiare intorno ad un piazzale ampio e polveroso. Al centro una piccola chiesa bianca ed intorno vicoli stret-ti e silenziosi.Si capisce subito perché questo posto è stato il set di numerosi spaghetti western ed effet-tivamente è facile immaginare nella piazza un cowboy pronto al duello, in cerca del suo mezzogiorno di fuoco. Nella seconda metà degli anni ‘60 infatti la “Corronca Company”, trasformò il villaggio in un tipico centro messicano per la produzione di film western. Vi fu girato per intero il film “Giarrettiera Colt“, e diversi altri spezzoni. Anche Sergio Leone, nonostante preferisse notoriamente la Spagna e non ci siano prove certe, ha utilizzato la piazza e l’edificio centrale di San Salvatore (trasformato in saloon). San Salvatore merita di essere visitato anche per l’omonima e piccola chiesa. Nasconde un ipogeo di origine nuragica dedicato al culto dell’acqua. È un vero e

proprio santuario pagano sotterra-neo visitabile che con-

serva resti di pit-ture romane

con divi-nità e riti iniziati-

ci, scritte arabe e

tracce di deri-vazione fenicia.

L’ipogeo è par-zialmente scavato

nella roccia; i soffitti a botte sono in are-

naria e mattoni. Sulle pareti si

sono conser-vati diversi

graffiti di animali e di divinità ed era già utilizzato dall’uomo nel Neolitico. La chiesa invece fu costruita nel XVII secolo e attorno si sviluppò il villaggio di “cumbes-sias”, alloggi per i pellegrini che si recavano a San Salvatore per compiere il proprio per-corso devozionale. In pratica tutto il villaggio è nato intorno all’ipogeo che doveva essere importantissimo.Forse proprio per questo ancora oggi un rito tutto da vedere raggiunge il suo culmine pro-prio nel villaggio di San Salvatore.È la festa religiosa di Cabras per il santo patrono, San Salvatore appunto. Si chiama la corsa degli scalzi e si svolge la prima domeni-ca di settembre.Gli scalzi, circa mille, partono il saba-to mattina dalla chiesa di Cabras (alle 6,30) con il simulacro in legno di Santu Srabadori (San Salvatore) correndo per otto chilometri fino alla chiesa ipogeo. Il paesino, praticamente disabitato, si anima per la festa, le case si aprono per i festeg-giamenti e ai visitatori viene offerta la tipica vernaccia e dolcetti sardi.La statua del Santo viene trasportata a spalla, poggiata su una portantina, con un telo a

protezione della teca, da una folla di uomini in corsa: i corridori (is curridoris) sono scalzi , ed indossano il tradizionale saio bianco, stret-to in vita da un cordone. In genere si tratta di fedeli che devono sciogliere un voto: non a caso il tragitto da percorrere (su camminu), duro, polveroso e irto di pietre, è un vero martirio per chi corre a piedi nudi. All’arrivo al villaggio, mentre vengono sparsi per le stradine dei fiori e intonati dei canti sacri (is goccius), si porge omaggio al Santo. Dopo vengono distribuiti i “gravelli”, garofa-ni multicolori offerti alle donne.La festa è un momento atteso tutto l’anno dai cabresi, ma per chi cerca un angolo di Sardegna autentico, capitare nel Sinis i primi di settembre regalerà anche un’esperienza indimenticabile e toccante.

neL regno dei fenicotteri rosa. Ac-canto alla penisola del Sinis si trovano nu-merose zone lagunari di grande interesse naturalistico. Tra questi gli stagni di Cabras (il più grande e il più famoso), di Mar´e Pauli e Pauli´e Sali, la laguna di Mistras, lo stagno di Sale ‘e Porcus, lo stagno di Santa Giusta.

Il territorio

I fenicotteri rosanello stagno di Cabras

La spiaggiadi Is Arutas

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Istmo San Giovanni

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Cabras presenta ancora alcune caratteristi-che tipiche degli antichi villaggi del centro Sardegna: piccole abitazioni, per lo più ad un piano, con muri in “ladres”, un particolare mattone crudo.In queste zone lagunari si possono osservare splendidi esemplari di fenicotteri rosa, “Sa Genti Arrubia”, come da sempre vengono chiamati dalle popolazioni della zona (in ita-liano, gente rossa).Sono volatili straordinari e vederli è sempre una grande emozione. Sono uccelli che si spostano molto e non sempre sono da queste parti. Di solito il periodo migliore inizia alla fine dell’estate e dura per tutto l’autunno, ma cambia in relazione al clima e al cibo che pos-sono trovare nei vari luoghi dove si fermano. Non tutti lo sanno ma i fenicotteri non sem-pre sono rosa. Dipende dal cibo che hanno a disposizione (si nutrono di molluschi, insetti acquatici e piccoli crostacei). Se trovano un piccolo gamberetto rosa che si chiama Artemia Salina ottengono i carotenoidi per pigmentare le piume. Gli stagni del Sinis, naturalmente, ne sono ricchi.Non si tratta però dell’unico volatile che è possibile vedere nel territorio oristanese. Nidificano anche avocette, il falco di palude, cavalieri d’Italia, cormorani (temutissimi dai pescatori locali perché fanno strage di pesce) e una grande varietà di specie piuttosto rare, come il pollo sultano, il gabbiano roseo, il gabbiano corso. Unico avvertimento: muni-tevi di repellenti per zanzare, altrimenti non ne uscirete vivi!

Il territorio

grano duro delle pianure, all’olio di oliva delle piante secolari, ai pomodori, ai mera-vigliosi carciofi cabresi, ai meloni tipici, ai prodotti della pesca quali i muggini lessi, la “mreka”, la bottarga, le anguille e la “buni-da”, oltre ai cibi più poveri quali cipolle, fagioli e lenticchie. I territori del Sinis, grazie alle peculiarità dei propri terreni sabbiosi e posti sopra una falda calcarea, si sono rivelati, fin da tempi antichi, molto adatti alla viticoltura.I vini più diffusi sono la Vernaccia di Oristano (prodotto Doc), la Nieddera (sia rosso che rosato), il Cannonau di Sardegna e il Vermentino.Sono tornato molte volte in questo mondo incantato e ho avuto il piacere di poter gode-re di questa ricchezza che ci offre la natura, oltreché della gentilezza e della cortesia degli abitanti.Ma, in quel primo viaggio fatto in moto, ripartii dopo pochi giorni per andare a scoprire altri posti fantastici e, allora, poco conosciuti. Attraversando la Costa verde a quei tempi davvero selvaggia e famosa per la produzione familiare di vongole veraci (spet-tacolari per grandezza, sapore e freschezza), mi inoltrai fino a Piscinas, luogo mitico della Sardegna. Ad accogliermi c’era (e c’è ancora per voi) la più grande duna di sabbia d’eu-ropa. Fu un viaggio in fuoristrada, passando dai campi, guadando un piccolo fiume, fu bellissimo. Come la spiaggia vastissima e semi deserta con dune alte tre metri a causa del maestrale che, nel tempo, ha spinto la sabbia fino alla costa formando un deserto di alcuni chilometri.Buona Sardegna a tutti!

ripartendo Verso sud. Ci sono tanti altri posti da vedere in questa zona di Sardegna, da San Giovanni di Sinis e la sua splendida chie-sa, alle rovine punico – fenice di Tharros (a cui dedichiamo un altro servizio), Capu Man-nu, Putzu Idu, dal cui lungomare sono visibili le famose saline, Capo San Marco, l’estrema punta meridionale, i numerosi nuraghi. Op-pure più a nord Santa Caterina di Pittinuri e l’arco naturale di S’Archittu. Oppure la città di Oristano fondata dopo l’anno mille dagli abitanti di Tharros per difendersi meglio dai pirati saraceni.Oppure ci si può fermare più a lungo per conoscere meglio i vini e i prodotti tipici del Sinis. Dal pane, confezionato con il

La corsadegli scalzi

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L’Area Marina Protetta “Penisola del Sinis - Isola di Mal di Ventre” occupa una superficie di circa 25 mila ettari e com-prende anche l’Isola di Mal di Ventre e lo Scoglio del Catalano. Il territorio è uno degli angoli più caratte-ristici della Sardegna e sia lungo la costa che nell’entroterra si presentano paesaggi vari e variegati. Si trovano infatti ambienti umidi ricchi di flora e fauna selvatica, stagni, paludi e lagune, la fascia costiera e gli arenili sabbiosi e assolati. L’ambiente subacqueo, in particolare, è ricco di pesci, molluschi e crostacei e si possono trovare grandi blocchi granitici e basaltici con anfratti e piccole grotte. Essendo area protetta, vige un regolamento molto fer-reo che vieta di asportare sabbia, roccia, organismi vegetali e animali vivi o morti. Inoltre non è consentita la pesca subac-quea, al fine di tutelare le specie ittiche bersaglio della pesca effettuata in apnea

con l’uso di fucili e altri armi subacquee. Il territorio è suddiviso poi in tre zone, a seconda del grado di tutela: si parte da quello integrale, dove l’accesso è consen-tito ai soli mezzi e al personale autorizzati per la ricerca e la sorveglianza, fino a quella parziale dove è consentito tutto ciò che non sia contrario alle norme di tutela dell’area.Questa terra è riconosciuta da tutti per la varietà e la bellezza dei suoi paesag-gi, ma anche per le tante testimonian-ze culturali presenti. Troviamo infatti numerosi insediamenti e la straordinaria storia di Tharros, cittadina che a partire dall’età fenicia ha sempre ricoperto ruoli di prim’ordine. Il vasto ed unico patrimonio dell’Area lo rende quindi un luogo unico in tutto il Mediterraneo e ogni stagione assicura un’atmosfera tanto serena quanto sug-gestiva.

un incantevole angolo di Sardegna da tutelare

penisola del Sinis – isola di mal di ventre

L’Isola di Mal di Ventre, ad oggi ufficial-mente disabitata, è l’unico residuo di un affioramento granitico che in tempi remoti circondava tutta la costa occidentale della Sardegna. La sua superficie è di 80 ettari e dista 5 miglia nautiche dalla costa. Il pae-saggio è quello tipico delle rocce intrusive granitiche, le quali assumono caratteristi-che forme dovute all’azione delle forze della natura che le modellano. Il fondale è quasi completamente roccioso e si trovano blocchi e massi arrotondati che contorna-no l’isola. Nelle piccole cale sabbiose della costa si delimitano invece piccole spiagge sottomarine di sabbie quarzose. Dal punto di vista naturalistico, Mal di Ventre rap-presenta un importante approdo sia per gli uccelli migratori terrestri che per la nidifi-cazione degli uccelli marini.

l’isola di mal di ventre

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Il territorio

Il territorio di Cabras, sotto il profilo storico-archeologico, costituisce una delle regioni più affascinanti della provincia di Oristano. Testi-monianza sono i numerosi resti distribuiti nella penisola del Sinis e relativi a differenti periodi storici. La fase insediativa più antica è signifi-cativamente documentata nel sito di Cuccuru is Arrius, posto sulla sponda sud-orientale dello Stagno di Cabras. L’area, in effetti, ha restitu-ito un eccezionale contesto archeologico che dal Neolitico Medio giunge fino all’età romana imperiale. Un’ulteriore fase bene documentata nel territorio risulta essere l’età nuragica, con una fitta rete di nuraghi a tholos, oltre 70, seppur contraddistinti da un cattivo stato di conserva-

Cabras aspetti storico-archeologici

Il Museo, inaugurato il 28 dicem-bre 1997, è articolato in quattro differenti sezioni. Le prime tre ospitano reperti archeologici provenienti da alcuni dei più im-portanti siti del territorio: Cuc-curu is Arrius, Tharros e l’isola di Mal di Ventre. L’ultimo spazio espositivo è contraddistinto dalla presenza di due collezioni priva-te costituite da materiali ceramici e bronzei tra i quali primeggia, per l’ottimo stato di conserva-zione e per la finezza esecutiva, una navicella nuragica. Nell’atrio museale sono presenti alcune postazioni multimediali utili per l’approfondimento di tematiche, connesse tanto al museo e al territorio circostante, quanto alle principali evidenze storico – ar-cheologiche della Sardegna. Un filmato multilingue, infine, offre una ricca panoramica sul patri-monio storico, archeologico e naturalistico del Sinis di Cabras e di alcune aree limitrofe.

il museo Civico “giovanni marongiu”

zione. La presenza fenicia sul territorio, trova la sua attestazione più evidente nella città di Tharros i cui resti si dispongono lungo l’estre-ma propaggine della Penisola del Sinis. Fondata dai Fenici probabilmente alla fine dell’VIII sec. a.C., divenne in età punica una delle più impor-tanti città della Sardegna. In età romana la città ebbe una sistemazione urbanistica importante, con la creazione di una rete viaria in basalto e la costruzione di notevoli edifici pubblici. Dopo la fase paleocristiana, cominciò il suo abbando-no che si concluse nel 1071 con lo spostamento della sede episcopale ad Oristano. Tra le diverse e importanti testimonianze architettoniche di epoca paleocristiana è da annoverare la chie-setta di San Giovanni. Costruita su una vasta area funeraria prima pagana e poi cristiana, è il risultato di una serie di interventi e di restauri antichi e moderni. La sobrietà che caratterizza l’interno della chiesa si riscontra anche nel pro-spetto, costruito in blocchi di arenaria bianca-stra e ravvivato unicamente da un oculo al di sopra della porta d’ingresso. Suscita, infine, no-tevole interesse la torre di S. Giovanni, costruita tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo sulla sommità dell’altura che sovrasta l’area ar-cheologica di Tharros. L’edificio, probabilmen-te realizzato sui resti di un nuraghe monotorre, faceva parte di un più ampio sistema difensivo articolato lungo il litorale del Sinis di Cabras, al fine di proteggere le popolazioni locali dal-le incursioni dei pirati e dei corsari barbareschi provenienti dal vicino Nord-Africa.

Cabras

Le rovinedi Tharros

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Vino e dintorni ha selezionato per voi dieci alberghi e dieci ristoranti per le vostre vacanze in Sardegna. Scegliere fra l’abbondante offerta di una terra ricca di angoli di paradiso e di una cucina piena zeppa di prodotti tipici e piatti tradizionali non è semplice. Abbiamo pensato di selezionare per voi locali parti-colari, a loro modo unici, che possano farvi dire che avete impiegato il vostro tempo libero per scoprire qualcosa di nuovo che non potete ritrovare a casa o in un altro po-sto che visiterete. Così abbiamo privile-giato le location e i servizi per gli alberghi e la genuina tipicità per i ristoranti.

ristoranti e alberghi per una Sardegna da scoprire

top ten

Francesca Bucalossi

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Il territorio

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i ristorantiosteria BoreLLo

Viale Repubblica, 104, 08020 Gavoi Nuoro

aQuatica Lounge Bar restaurant

Banchina Sanità - Porto di Alghero 07041 Alghero (SS)

ruBiu Birrificio artigianaLe Brew-puB

Viale Trento, 22, 09017 Sant’Antioco Carbonia-Iglesias

paoLo pereLLa

Corso Repubblica, 8, 09040 Villasalto Cagliari

ristorante BasiLio

Via Sebastiano Satta, 112, 09128 Cagliari

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Dalla costa all’interno fino ad arrivare nel cuore della Barbagia, dove la cucina è fatta di profumi e sapori di un territorio incontamina-to. Ambiente semplice e tradizionale ricco di vini (provate quelli della cantina di Mogoro) e piatti tipici: dai culurgiones con il cuore di formaggio urraio lavorato sulla fiamma, alla ricotta mustia alle erbe, i formaggi fusi, la pe-cora cucinata a fettine, brasata al cannonau o

con i piselli. Da provare un ottimo e antico dolce tipico, il torrone di Tonara, ricco di miele qui proposto in versione semifreddo con salsa d’arancio. Buono anche il pesce. Trovate anche altri prodotti della tradizione come il melone del Sinis, il carciofo di Cabras, la lonza di por-chettone al mirto e le patate di Gavoi. In più il prezzo è ottimo, difficile spendere più di 35 euro per un pasto completo vino compreso.

Ristorante molto elegante dentro il porto turistico di Alghero, dove si può gustare dell’ottimo pesce, specie se siete amanti delle cruditè. Nel menù troviamo infatti carpacci di pesce crudo, tartare di cernia o tonno servita su verdurine croccan-ti, tutto di provenienza locale. Non manca neanche il sushi. Bella la loca-

tion con vista sul porto, praticamen-te sull’acqua. Provate il vino locale “Parallelo 41” e il “Cala Reale”. Otti-ma anche la catalana e l’aragosta (oc-chio al prezzo però). Assaggiate, per finire, la mousse al cioccolato con sale grosso e olio al peperoncino. Se non esagerate si può cenare con 50 euro a testa.

Un’offerta originale e diversa per un pubblico di giovani gourmet. Rubiu nasce a Sant’Antioco dai sogni e dalla passione condivisa di due amici. Oggi è diventato un piccolo birrificio artigianale con una produzione annua che si aggira intorno ai 12.000 litri. La forza del locale sono le birre artigianali (Fla-

via e Moresca su tutte), più le piz-ze ineguagliabili per fantasia negli accostamenti e qualità degli ingre-dienti (molti prodotti tipici sardi). Per l’impasto viene usato un velo di semola che rende la pizza croccan-te e leggera. Ci sono anche impasti al basilico e allo zafferano. Si cena con 20 euro.

Se siete a Villasimius o in Costa Rei, fate una puntatina nell’interno per scoprire questo splendido ristorante, una vera istituzione fra le colline sopra Cagliari. Ottimo il prosciutto di mon-tagna, così come lo sono la mozzarel-la di capra, i peperoni arrosto conditi con mosto d’uva e la “frittura della sposa” con formaggio di capra e aspa-

ragi. Dal gusto particolare è la pasta al forno con la mora. Un vero viaggio slow negli antichi sapori di questa ter-ra. Quindi mettetevi calmi perché do-vete farvi guidare dal signor Perella, la cucina è tutta espressa e non stupitevi se alla fine vi sentirete proporre un ga-teau di miele e ghiande, assaggiate con fiducia. Prezzo medio 40 euro.

Non poteva mancare un must della cucina caglia-ritana. Assaggiate i Malloreddus alla Campidanese, le lumache al pomodoro, gli spaghetti arselle e bot-targa oppure asparagi e ricci. Qui trovate anche i nervetti a insalata, la carne d’asinello e la costata di cavallo. Basilio ha anche un gorgonzola fenomenale e vini locali da provare. Andate piano con le ordina-zioni qui le porzioni sono monumentali. In più c’è un prezzo ottimo: con 30 euro si esce rotolando!

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agriturismo Li naLBoni

Strada Li Cumadanti, Santa Teresa di Gallura

zia BeLedda

Via Amsicora, 43, 09072 Cabras Oristano

ristorante corBezzoLo

Piazzetta della Fontana, 7 Arzachena 07021 Olbia

Le cisterne

Vicolo Auria Castelsardo

ristorante sa prenda Via Armando Diaz, 46, 09046 Quartu Sant’Elena Cagliari

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L’azienda agrituristica “Li Nalboni” è immersa nel verde della macchia gallurese, con una veduta che spa-zia dall’isola dell’Asinara, fino alle coste della Corsica e all’arcipelago della Maddalena. Siamo a pochi minuti di auto da Santa Teresa, con una spettacolare vista di colline e mare. Tutti i prodotti derivano da allevamen-ti e colture biologiche dell’azienda e i cibi vengono preparati quotidianamente secondo le antiche ricette galluresi.

Accanto agli immancabili gnocchetti sardi c’è infatti la tipi-ca zuppa cuata, a base di pane raffermo, formaggio e bro-do di pecora, cucinata solo in questa zona della Sardegna.Fra i secondi segnaliamo il porcetto, cucinato secondo le antiche tradizioni.Dolci e i liquori sono fatti in casa: le formaggelle e gli ac-ciuleddi (paste fritte e attorcigliate con miele). Ambiente rurale vero e un prezzo fisso buono (30 – 32 euro) com-pletano un’offerta da provare.

Situato vicinissimo allo stagno di Cabras dove si possono ammi-rare i fenicotteri rosa, il locale è molto frequentato dagli abitanti della zona. Trattoria tipica che eccelle per il pesce freschissimo (grandi le vongole e le arselle) e la cucina casalinga. I mallored-dus sono veramente artigianali

così come le bottarghe. Fra i piatti tipici che consigliamo: il muggine arrosto alla “merca” e le seadas davvero ben fatte al momento (una sfoglia sottile,un cuore di formaggio fresco, un velo di miele). Fidatevi dei con-sigli della signora Sanna. Si cena con 25 – 30 euro.

Siamo vicinissimi a Baja Sardinia, dalla terrazza più alta si gode un panorama fantastico. Ottimo ristorante di pesce sia crudo, sia cotto, cucina senza tanti fron-zoli ma ricercata nel gusto. Da provare l’aragosta di provenienza locale alla cata-lana, che qui viene preparata con verduri-ne fresche, poi condita con un’emulsione di olio extra vergine di oliva e limone uni-

ta a pomodorini, cipolla, sedano. Buoni anche i tagliolini all’astice o le linguine al granciporro (granchio). Fra i secondi se-gnaliamo il filetto di orata passato in pa-della appena rosolato e sfumato con del Vermentino e aggiunta di mandorle dolci, mantecato con miele di corbezzolo. Si spendono dai 30 euro in su, dipende dal pesce e dal vino che prendiamo.

Aggrappato a un promontorio di roccia che si protende sul mare a 30 km da Sassari, il paese di Castelsardo è uno dei gioielli della Sardegna, una delle “Sette Città Regie” che è stata inclusa nel circuito dei borghi più belli d’Italia. Il mare blu che lambisce la Costa Paradiso e la vista dell’iso-la dell’Asinara accompagnano il visitatore verso il borgo antico chiamato “Casteddu’’’. Nel de-dalo di viuzze troviamo il ristorante Le Cisterne

che, oltre ai tavoli vista mare, offre la suggestio-ne di un’antica cisterna dell’acqua ristrutturata dove mangiare a lume di candela. Un ambiente intimo e caratteristico al quale si abbina un’otti-ma carta dei vini. La cucina propone i piatti tipi-ci della cucina sarda e dell’ottimo pesce davvero freschissimo. Il personale è cortese e simpatico, come ottimo è il rapporto qualità/prezzo. Si cena da 25 euro in su, vini esclusi.

Il locale nasce dall’esperienza decen-nale accumulata nel vecchio ristorante di Villa San Pietro. Un’importante ca-ratteristica è quella di adottare la filo-sofia dei prodotti “a Km 0”: la carne, il pesce, la verdura, la frutta e il vino vengono acquistati se prodotti entro un raggio di massimo 60 Km da Quartu Sant’Elena. Il locale curato e accoglien-

te propone una cucina di eccellente qualità e ricercata, con piatti tradizio-nali e rivisitazioni riuscite. Da provare le Lorighittas (una pasta tipica di Mor-gongiori che si faceva per Ognissanti) con tonno e ragù di melanzane, i car-ciofi conditi con polpa di riccio o la spi-gola alla vernaccia. Per cenare servono dai 35 ai 45 euro.

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Il territorio

gli alberghiViLLa Las tronas hoteL & spa Lungomare Valencia 1, 07041 Alghero

hoteL ViLLa pimpina Via Genova 106-108, 09014 Carloforte

hoteL La rocca resort & spa Baja Sardinia, 07021 Baja Sardinia

hoteL Le dune Via Bau 1 - Piscinas Di Ingurtosu, 09031 Ingurtosu

grand hoteL president Via Principe Umberto 9, 07026 Olbia

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un cinque stelle vero e caro ma che meri-ta di essere vissuto. Antica residenza reale, la Villa Las Tronas ospita lussuose camere con aria condizionata, TV satellitare e mobili d’epoca e moderni. L’albergo è dotato di una piscina interna con acqua di mare e una for-nitissima Spa. Comodo per chi vuole arrivare in Sardegna con l’aereo, perché lo scalo di Alghero-Fertilia è a soli 20 minuti in auto.

Ottima base anche per visitare, oltre che il golfo di Alghero, Capo Caccia e la splendi-da Argentiera. Hotel di charme che sorge su una propaggine rocciosa che si insinua sul mare, offre servizi e suggestioni davvero uniche. Come del resto unico è il prezzo. Per una doppia standard ci vogliono 224 euro ma per la vista mare e le suite si può arrivare fino a 625 euro.

È un piccolo hotel con dieci stanze, molte con terrazza vista mare. Si tro-va a 400 metri dal molo dei traghetti per la Sardegna e per la vicina isola di Sant’Antioco. Addormentarsi con le finestre spalancate sul mare e sui tetti di Carloforte è un’esperienza unica. Molta attenzione ai dettagli, dalle can-dele, alle piantine verdi sulla finestra

del bagno, gli squisiti dolci preparati per la colazione. I gestori poi, genti-lissimi, sanno dare tutte le indicazioni necessarie per muovesi sull’isola. Dal-la terrazza – tetto si gode una vista bellissima di gran parte dell’isola di San Pietro. Ottimo il rapporto qualità prezzo. Per una doppia si spendono dai 66 ai 90 euro.

Splendido albergo in Costa Smeralda im-merso nei graniti rosa della Gallura che offre spiagge con sabbia bianchissima e mare celeste. In un raggio di 15 – 20 minuti di auto potete trovare numerose spiagge facilmente accessibili. L’hotel è costruito sullo stile di un piccolo borgo e situato in un parco di mirto e buganville. Camere accoglienti, servizio impeccabile,

piscina e Spa di livello che arricchiscono un’offerta già al top. Ottimo anche il ri-storante. Se non volete muovervi e goder-vi in pieno la pace e il silenzio del luogo c’è anche una navetta che vi collega alla spiaggia privata dell’albergo. Per una dop-pia ci vogliono almeno 180 euro a notte, ma per le suite o le superior vista mare anche il doppio e più.

La duna di sabbia di Piscinas è la più grande d’Europa. Siamo in un ambiente unico ed incontami-nato. Difficile da raggiungere ma proprio per questo splendido e isolato.Le Dune è composto da 3 edifici separati e da una piacevole piazza affacciata sul mare. L’edificio prin-

cipale ospita una reception aperta 24 ore su 24, una sala TV, una sala bar e delle camere superior. Ha due ristoranti che servono il me-glio della cucina sarda da gustare al coperto o sulla spiaggia. C’è an-che un salone di bellezza. Si spen-dono circa 200 220 euro a notte in alta stagione. Ma ne vale la pena.

Ideale per chi arriva in traghetto. Il Grand Hotel President offre lusso, pulizia, personale cortese e una posizione strate-gica. Vi ritroverete in uno dei più maestosi edifici di Olbia. Il President si affaccia sul nuovo porto turistico e si trova vicino alle vie dello shopping. È la base ideale se desiderate visitare il centro di Olbia, la passeggiata lungomare e la Sardegna oc-cidentale. Porto Cervo e Porto Rotondo distano non più di 30 minuti di auto. Si spendeno circa 120 euro per una doppia standard, il doppio per la suite.

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hoteL marinedda thaLasso & spa Loc.Isola Rossa, 07038 Isola Rossa

hoteL orLando resort Località Santa Barbara, 08049 Villagrande Strisaili

hoteL Lucrezia Via Roma 14 A, 09070 Riola Sardo Oristano

hoteL L’oasi Via G.Lorca 13, Cala Gonone,

hoteL mariposas Via Mar Nero 1 angolo Viale Matteotti, 09049 Villasimius

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L’hotel Marinedda sorge in una tranquilla zona isolata nel Golfo dell’Asinara, a 1 km dal pittoresco borgo peschereccio di Isola Rossa. La sua vista mare è fantastica.Presso l’Elicriso Spa potrete rilassarvi nella sauna, nella vasca idromassaggio e nei ba-gni turchi. A vostra disposizione anche pi-scine d’acqua salata e dolce. Il resort ospita 3 ristoranti, tra cui il Punta Canneddi, che

vi attende con un menù alla carta e roman-tiche cene a lume di candela. La spiaggia sottostante è bella ed in ampi tratti libera. I dintorni di Isola Rossa meritano di esse-re scoperti. Capirete che il luogo si chiama così perché scogli e massi sono caratteriz-zati dalla predominanza dal colore rosso. Ci vogliono circa 160 euro a notte per una doppia e circa 320 per una suite.

Questo è un albergo situato nell’inter-no, in una delle zone più incontamina-te della Sardegna. Siamo vicini al lago Primosalto del Flumendosa, vicini alla Tomba dei giganti, non lontani dalla costa di Arbatax (arriva anche il tra-ghetto). È un posto incantevole, ideale per chi vuole alternare al mare, escur-sioni (in bici, cavallo, canoa e quad)

e trekking fra peonie profumate, ru-scelli e naturalmente cibo genuino. Le vette del Gennargentu e i famosi tac-chi dell’Ogliastra sono vicini. La hall dell’Hotel Orlando Resort ospita una collezione d’arte internazionale e una mostra di ceramiche e costumi tipica-mente sardi. Una camera doppia va da 96 a 160 euro.

Se volete godervi la penisola del Sinis, con le spiagge a chic-co di riso poco frequentate anche ad agosto, Tharros e i fenicotteri rosa del lago salato di Cabras, questo è l’hotel ideale. Poche camere ma curatissime, la struttura si trova in una casa padronale ristruttura con molto gusto ed immersa in un parco, i mobili sono tipicamente sardi e molti risal-gono all’Ottocento. Possibile frequentare lezioni di cucina e degustare vini della zona. Un piccolo paradiso a pochi minuti da Oristano. Una doppia costa dai 130 ai 170 euro.

Offre il fascino unico degli hotel a picco sul mare. Af-facciato sul Golfo di Orosei, a Calagonone, l’albergo è contornato da un vasto giardino e pineta. Dalla terrazza a strapiombo sul blu si gode una del-le più belle panoramiche del golfo. Ideale per visitare questo tratto di costa con le famose grotte del Bue Marino e le bellissime spiagge di Calaluna. Ambiente semplice e tanta cortesia. Si spendono per una doppia dai 70 ai 120 euro.

Siamo nei pressi di una delle spiagge bianche più famose della Sardegna a Villasimius e vicini a Costa Rei, paradiso di chilometri sterminati di spiagge. Le camere sono quasi tutte vista mare (ossia sulla spiaggia di Simius!), ognuna ha un pro-prio terrazzino o giardino. Staff perfetto, pulizia, silenzio e confort. All’hotel si affianca l’attività del Centro Diving Pro-dive per chi ha la passione delle immersioni professionali alla scoperta delle bellezze sottomarine. Per una doppia si spen-dono dai 150 ai 220 euro ma ci sono offerte per le famiglie.

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Nei mille proverbi della tradizione orale sarda il cavallo è ricorrente, protagonista e metro di paragone. Gli adagi lasciano trasparire la sua importanza nella società: chie hat caddu bonu, e bella muzere, non istal mai senza dispiaghere (“chi ha buon caval-lo e bella moglie non sta mai senza gran doglia”) o anche caddu bezzu levas bonas

da sempre a cavalloIl territorio

CHE SI CREDA O NO ALLA LEGGENDA, IL LegAMe TRA LA BeSTIA e L’uOMO,

NeLL’ISOLA, È FORTe eD INDOSSOLuBILe, ANTICO e RADICATO

(”cavallo vecchio, buona razza”), ma anche a caddu chi curret, nonfaghet isprone, cioè “a cavallo che corre, non occorre lo sprone”.La cultura popolare non mente mai sui valori semplici, rurali, della campagna. Ma in quest’isola «che non assomiglia ad al-cun altro luogo, fuori dal tempo e dallo spazio», come la definiva David Lawrence,

«granaio, miniera e serbatoio di carne da combattimento, di botoli feroci, per l’Ita-lia da farsi», secondo Marcello Fois, com’è arrivato il cavallo?Narra la leggenda che un uomo anziano, di un piccolo paese dell’entroterra, dopo una giornata in campagna, tornava a casa con le sue due bestie, un cervo ed un ca-vallo. L’Arcangelo Michele, travestitosi da

bambino, lo fermò, chiedendogli un pas-saggio che avrebbe comportato all’uomo una lunga deviazione. Il vecchio, impie-tosito, acconsentì, e fece salire il piccolo sul cervo che, esausto, stramazzò al suolo proprio a pochi metri dalla casa del bam-bino. L’Arcangelo, per ricompensare la generosità dell’anziano, spostò le qualità

del cervo sul cavallo, che diventò elegante, agile e resistente.Che si creda o no alla leggenda, il legame tra la bestia e l’uomo, nell’isola, è forte ed in-dissolubile, antico e radicato. I primi cavalli arrivarono, sembra, dall’Asia, grazie ai coloni greci, nel IV e V secolo a.C. Romani e Carta-ginesi portarono nuove razze e nuovi incroci, ma il merito di aver dato vita al corredo ge-

I cavallidel Sarcidano

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Il territorio

netico degli odierni cavalli va alla dominazio-ne saracena, che portò i primi stalloni arabi. Il regno di Ferdinando il Cattolico, che salì al trono di Spagna nel 1479, fece sbarcare nell’isola i primi esemplari di razza andalusa.Filippo V, il primo monarca iberico di stir-pe borbonica, cercò di proteggere e po-tenziare l’allevamento autoctono, vietan-do l’emigrazione dei cavalli dall’isola.Durante il regno sabaudo si cercò di miglio-rare la razza: nel 1874 venne istituito il Regio Deposito Stalloni per cercare di soddisfare i bisogni del Corpo di Cavalleria dell’Esercito Italiano, che necessitava di cavalcature adatte. Nell’allevamento furono introdotti purosan-gue arabi prima ed inglesi poi che, incrociati con le fattrici indigene, originarono l’attuale esemplare anglo-arabo sardo, veloce e dota-to atleticamente come i suoi “colleghi” in-glesi, ma anche resistente come quelli arabi.Oggi questo tipo di cavallo viene prevalen-temente usato per il galoppo e la corsa ad ostacoli. Inoltre costituisce anche la stra-grande maggioranza degli esemplari scelti per partecipare al noto Palio di Siena.Ma, accanto all’anglo-arabo sardo esistono altre tre peculiarità etniche: il cavallino della Giara, il Giarab ed il cavallo del Sarcidano.La prima, di piccola mole non superan-

Neolitico. Ad oggi ne esistono poco più di settecento esemplari che vivono allo stato brado sull’altopiano della Giara.Il cavallo del Sarcidano, non ancora iscrit-to eccezionalmente al Registro Anagrafi-co, pare risalire a ventimila anni fa. Distin-to da un’andatura vivace, di taglia media e collo muscoloso, gode di un corredo genetico incontaminato, particolarità rile-vante rispetto alle altre razze italiane.L’ultimo esemplare è quello del giarab, in-crocio tra le femmine della Giara e puro-sangue arabi, che presenta, per definizio-ne, almeno il 25% di sangue della fattrice autoctona.Qual è il ruolo del cavallo nell’isola? Se nel passato era usato esclusivamente per la-voro, oggi ha un presente di feste, sagre e corse. La Sartiglia, sa cursa de sa loriga, la cavalcata sassarese, sa carrela ‘e nanti, le pa-riglie bonorvesi e palmaresi, le mascaras de caddu, i sos inghirioso, la cursa de su pan-nu; le Ardie di Sedilo, San Lussorio e Samu-gheo, la corsa dell’anello di Osilio, l’Attobiu de is parigliantis di Dolianova ed il currere a padda. Per non contrare poi i molti, mol-tissimi palii: Nostra Signora di Talia, di San Michele, di Santa Barbara, di Villanova, de sos Kinaos e, forse il più celebre, di Fon-ni. È una lista, lunga e forse caotica, certa-mente incompleta, delle molte feste, sagre e ricorrenze sarde dove il cavallo occupa un posto d’onore, da protagonista. Sopra di lui il cavaliere, o il fantino, che sovente rischia la propria vita e regala agli spettatori emo-zioni ed evoluzioni acrobatiche, sembra solo un onesta spalla e nulla più.

do i 120 centimetri al garrese, è una razza endemica, stanziata nell’omonimo alto-piano. Il suo approdo nell’isola è di dif-ficile datazione: secondo alcuni risale al V secolo a.C. grazie ai mercanti fenici e greci; secondo altri invece già le popola-zioni nuragiche lo addomesticarono dieci secoli prima, essendo egli un discendente del cavallo selvatico presente nell’isola dal

Cavallinodella Giara

Giarab

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AziendA: Cantina Vermentino Mont

Cantina del Vermentino - Monti (Ot)

www.vermentinomonti.com

denominAzione: Kiri Cannonau Sardegfna Doc

AnnAtA: 2010

tipologiA: Rosso

UvAggio: Cannonau

grAdAzione: 13,5%

Commento: Bel rubino, frutti piccoli di bosco,

pesca, nota vinosa, fresco al naso. Tannino giusto

ma amarognolo nel finale in bocca. Buono al

naso, ma al palato non mantiene le promesse.

Comunque un ottimo vino che in tavola scende

bene.

voto 8

AziendA: Pedres

Pedres - Olbia (Ot)

www.cantinapedres.it

denominAzione: Cerasio Cannonau Sardegna Doc

AnnAtA: 2009

tipologiA: Rosso

UvAggio: Cannonau

grAdAzione: 13,5%

Commento: Naso intenso dove spiccano alcol e note di legno

non molto tostato e invadente. In bocca buona acidità

tuttora scomposta dal tannino del legno. Ha bisogno di

molta maturazione, almeno due anni.

voto 6

AziendA: Pala

Pala - Serdiana (Ca)

www.pala.it

denominAzione: S’Arai Isola dei Nuraghi Igt

AnnAtA: 2008

tipologiA: Rosso

UvAggio: Cannonau 40%, Carignano 30%, Bo-

vale 30%

grAdAzione: 14,5%

Commento: Colore porpora profondo, note di

frutta rossa anche note terziarie di terra, sentore

di legno. In bocca, fresco anche se ancora scom-

posto, buona acidità, tannino dolce. Lungo. Non

può che migliorare.

voto 7

AziendA: Murales

Murales - Olbia (Ot);

www.vinimurales.it

denominAzione: Arcanos Cannonau Sardegna Doc

AnnAtA: 2008

tipologiA: Rosso

UvAggio: Cannonau

grAdAzione: 15%

Commento: Molto forte la presenza del legno che

sovrasta sia il naso sia la bocca. Colore rubino

leggermente granato, naso intenso, forti note di

legno, anche in bocca il tannino del legno sovra-

sta quello del vino. Squilibrato nei tannini.

voto 6

AziendA: Poderi Atha Ruja

Poderi Atha Ruja - Dorgali (Nu)

www.atharuja.com

denominAzione: Cannonau Sardegna Doc

AnnAtA: 2009

tipologiA: Rosso

UvAggio: Cannonau

grAdAzione: 14,5%

Commento: Frutta rossa, legni che si provano

ad amalgamare. Forte la presenza di alcol

al naso. In bocca si sente la frutta, buona

acidità, legno ancora importante che si sta

amalgamando bene al frutto. Tannini rotondi.

Buono tra tre anni.

voto 6,5

AziendA: 6 Mura

6 Mura Giba (CI)

www.6mura.it

denominAzione: Carignano del Sulcis Doc

AnnAtA: 2008

tipologiA: Rosso

UvAggio: Carignano

grAdAzione: 14%

Commento: Note di erba, muschio, nota torbata,

mora, anche se molto compatto. Ampiezza mag-

giore in bocca, tannino dolce, ampio, grasso.

voto 7

abbiamo assaggiato Il territorio

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AziendA: Cherchi

Cherchi Usini (Ss)

www.vinicolacherchi.it

denominAzione: Cagnulari Isola dei Nuraghi Igt

AnnAtA: 2010

tipologiA: Rosso

UvAggio: Cagnulari

grAdAzione: 13,5%

Commento: Fresco al naso, note floreali, di frut-

ta fresca rossa, ciliegia, mirto, salvia. In bocca

fresco, bella acidità, rimane dolce, tannino non

aggressivo. Vino molto estivo da bersi anche

leggermente fresco (16 gradi).

voto 8

AziendA: Cantina Vermentino Monti

Cantina del Vermentino - Monti (Ot)

www.vermentinomonti.com

denominAzione: Funtanaliras Oro Vermentino di

Gallura Docg

AnnAtA: 2011

tipologiA: Bianco

UvAggio: Vermentino

grAdAzione: 13%

Commento: Giallo paglierino, frutta tropicale,

banana, ananas, forse dovuto ai lieviti. In bocca

molto dolce, troppo, eccessivamente internazio-

nale. Molto femminile.

voto 6

AziendA: Cherchi

Cherchi Usini (Ss)

www.vinicolacherchi.it

denominAzione: Luzzana Isola dei Nuraghi Igt

AnnAtA: 2009

tipologiA: Rosso

UvAggio: Cagnulari circa 50%, Cannonau circa

50%

grAdAzione: 14%

Commento: Bel frutto e inizio di terziarizzazione

con Liquirizia cuoio iodio menta. In bocca dolce,

molto lungo, tannini morbidi, resina elegante,

strutturato con tannini dolci, acidità che riesce a

renderlo molto elegante. Immediato, già bevibile.

voto 8,5

AziendA: Piero Mancini

Piero Mancini - Olbia (OT)

www.pieromancini.it

denominAzione: Mancini Primo Vermentino di Gallura

Docg

AnnAtA: 2011

tipologiA: Bianco

UvAggio: Vermentino

grAdAzione: 13,5%

Commento: Note di frutta tropicale, fresco, me-

diamente lungo in bocca, discreta acidità anche

se prevalgono note di zucchero, ha bisogno

di tempo, lievi note minerali e floreali. Come

tutti i vini bianchi da bersi d’estate andrebbero

bevuti d’inverno.

voto 6,5

AziendA: Mura

Mura Loiri Porto San Paolo (OT)

www.vinimura.it

denominAzione: Baja Isola dei Nuraghi Igt

AnnAtA: 2009

tipologiA: Rosso

UvAggio: Cannonau e carignano

grAdAzione: 14%

Commento: Rosso rubino leggermente aranciato, profumo di

ciliegia molto matura mista a forte sentire di alcol, legno. In

bocca discreta struttura, dolce nei tannini, sapore di ciliegia.

voto 6,5

AziendA: Cantina Vermentino Monti

Cantina del Vermentino - Monti (Ot)

www.vermentinomonti.com

denominAzione: Galana Colli dell’Imbara Igt

AnnAtA: 2005

tipologiA: Rosso

UvAggio: Cabernet Sauvignon, Sangiovese,

Carignano, Cagnulari, uve a bacca rossa

grAdAzione: 13%

Commento: Al naso semi di peperone, note

vegetali, legno. In bocca ancora note vegetali

tannino morbido rotondo, ancora giovane,

vino ben fatto ma senza anima, senza calore.

voto 6,5

Vino nostrum

Page 61: Vino e dintorni n° 2

59

AziendA: Masone Mannu

Tenuta Masone Mannu - Su Canale Monti (OT)

www.masonemannu.com

denominAzione: Petrizza Vermentino di Gallura

Docg

AnnAtA: 2011

tipologiA: Bianco

UvAggio: Vermentino

grAdAzione: 14,5%

Commento: Colore paglierino brillante. Naso

ancora con note di frutta tropicale dove inizia a

uscire fuori lo iodio e il floreale. In bocca pieno,

un po’ troppa acidità. Alla fine nota tannica, ma

vino di grande struttura.

voto 7

AziendA: Giovanni Cherchi

Usini (Ss)

www.vinicolacherchi.it

denominAzione: Tuvaoes Vermentino di Sardegna

Doc

AnnAtA: 2011

tipologiA: Bianco

UvAggio: Vermentino

grAdAzione: 13,5%

Commento: Colore paglierino non brillante e

caldo. Al naso lieve banana, mirto. In bocca è

dinamico, fresco, ancora non ben bilanciato

come tutti i vermentino adesso. Alcuni mesi di

bottiglia potranno fare miracoli.

voto 7,5

AziendA: Cantina Vermentino Monti

Cantina del Vermentino - Monti (Ot)

www.vermentinomonti.com

denominAzione: Arakena Vermentino di Gallura

Superiore Docg

AnnAtA: 2009

tipologiA: Bianco

UvAggio: Vermentino

grAdAzione: 13,5%

Commento: Giallo paglierino molto dorato, ca-

rico, sentori di passion fruit e semi di peperone.

In bocca equilibrato grasso non molto acido,

lieve sapidità, sentori di frutta che ritornano

anche in bocca.

voto 7

AziendA: Pala

Pala - Serdiana (Ca)

www.pala.it

denominAzione: Sardegna Doc Nuragus di Cagliari

AnnAtA: 2011

tipologiA: Bianco

UvAggio: Nuragus

grAdAzione: 13,5%

Commento: Naso non molto intenso, lievi note di frutta

bianca tropicale e di fiori bianchi. In bocca caratterizzato

da nota amarognola di mandorla, sapido, buona acidità.

voto 7

AziendA: Piero Mancini

Piero Mancini - Olbia (OT)

www.pieromancini.it

denominAzione: Cucaione Vermentino di Gallura Docg

AnnAtA: 2011

tipologiA: Bianco

UvAggio: Vermentino

grAdAzione: 13%

Commento: Nota fumè tipica del Vermentino, di macchia

mediterranea, ananas, albicocca e frutta bianca. Buona fre-

schezza non molto lungo in bocca, dolce, discreta acidità.

voto 6,5

AziendA: Cantina Murales

Cantina Murales - Olbia (OT)

www.vinimurales.it

denominAzione: Tuttiventi Vermentino di Sarde-

gna Doc

AnnAtA: 2010

tipologiA: Bianco

UvAggio: Vermentino

grAdAzione: 13%

Commento: Colore paglierino brillante e cal-

do. Banana e ananas, non molto convincente

al naso. In bocca prevale la banana troppo

matura, presenza di lieve carbonica che non

dona.

voto 5,5

Page 62: Vino e dintorni n° 2

60

AziendA: Pala

Pala - Serdiana (Ca)

www.pala.it

denominAzione: Vermentino di Sardegna Doc

AnnAtA: 2011

tipologiA: Bianco

UvAggio: Vermentino

grAdAzione: 13,5%

Commento: Giallo paglierino brillanto, strana

nota di tabacco da pipa e pepe, banana. In boc-

ca molto dolce, lieve nota aromatica nel finale.

Lieve acidità.

voto 6,5

AziendA: Masone Mannu

Tenuta Masone Mannu - Su Canale Monti (OT)

www.masonemannu.com

denominAzione: Costarenas Vermentino di Gallu-

ra Superiore Docg

AnnAtA: 2009

tipologiA: Bianco

UvAggio: Vermentino

grAdAzione: 14,5%

Commento: Naso non molto intenso con tenden-

za alla terziarizzazione. Bocca grassa di buona

lunghezza, grassezza e alcolicità sono le sue ca-

ratteristiche principali.

voto 7

AziendA: Cantina Pedres

Cantina Pedres Olbia (Ot)

www.cantinapedres.it

denominAzione: Thilibas Vermentino di Gallura

Superiore Docg

AnnAtA: 2011

tipologiA: Bianco

UvAggio: Vermentino

grAdAzione: 13,5%

Commento: Nota torbacea, giallo paglierino,

frutta e fiori bianchi, bella sapidità lineare, ben

strutturato. Nota dolciastra.

voto 7,5

AziendA: Cantina Murales

Cantina Murales - Olbia (OT)

www.vinimurales.it

denominAzione: Vermentino di Gallura Docg

AnnAtA: 2010

tipologiA: Bianco

UvAggio: Vermentino

grAdAzione: 13,5%

Commento: I profumi non sono molto espressi.

In bocca non è molto strutturato anche se è

un 2010 e potrebbe volgere verso il viale del

tramonto.

voto 5,5

AziendA: Giovanni Cherchi

Usini (Ss)

www.vinicolacherchi.it

denominAzione: Pigalva Vermentino di Sardegna Doc

AnnAtA: 2011

tipologiA: Bianco

UvAggio: Vermentino

grAdAzione: 13%

Commento: Note di acacia, frutta bianca e odore mine-

rali. Piacevole buona struttura, anche in bocca macchia

mediterranea torba, minerale, acidità buona, non

lunghissimo. Già più pronto degli altri. Un vermentino

come te lo potresti aspettare.

voto 8,5

AziendA: Mura

Mura Loiri Porto San Paolo (OT)

www.vinimura.it

denominAzione: Sienda Vermentino di Gallura

Superiore Docg

AnnAtA: 2011

tipologiA: Bianco

UvAggio: Vermentino

grAdAzione: 14,5%

Commento: Frutti bianchi, ananas, molta frutta

tropicale. In bocca caldo, dolce, sa di chewing

gum dovuto ai lieviti, un po’ scomposto.

voto 6

Vino nostrum

Page 63: Vino e dintorni n° 2

61

l’apple nella cucina di vissani

martina cenni

Le mele non c’entrano, anche se il colle-gamento sarebbe più intuitivo. Qui siamo ben oltre. Siamo nel mondo meno gusto-so, permettetecelo, delle nuove tecnolo-gie. Siamo dove tradizione e innovazione convivono sotto un unico nome: Vissani. Niente di nuovo, esclamerà qualcuno. Si sa, la cucina di Gianfranco Vissani, una delle firme d’eccellenza dell’arte culinaria del bel Paese, è da sempre sintesi di passa-to e presente, o addirittura futuro, almeno a tavola. Ma come abbiamo già detto, qui siamo ben oltre. Ed oltre a Gianfranco Vissani c’è Luca, il figlio. Abbandoniamo subito l’idea di farne uno scontro tra vec-chia e nuova generazione, anche perché, a dispetto della sua età, soli 35 anni, Luca sembra avere chiarissimo un concetto: «non c’è innovazione senza tradizione». È da qui che inizia la sua gestione attenta ed

elegante di Casa Vissani e di tutto quello che gira intorno a quello che è ormai diventato un brand d’eccellenza. Siamo a Baschi, in Umbria, a casa dei Vissani appunto. Difficile chiamarla in altro modo, riduttivo parlare solo di ristorante, sciocco definirla albergo. Casa Vissani è quello che è o, come dice Luca, «è un posto dove si viene con l’allegria e non con la paura»; senza, cioè, quell’atteg-giamento troppo composto e reverenziale con cui ci si atteggia per le grandi occasio-ni o di fronte a persone importanti. Qui l’attenzione è tutta per gli ospiti e l’acco-glienza è un’idea fatta di dettagli e costru-ita con riflessione e spontaneità. Con un rigore caloroso, difficile da spiegare senza incorrere in contraddizioni concettuali. La cucina non è tutto quindi, e se a dirlo è un Vissani non possiamo che crederci.

Protagonisti in cucina

Page 64: Vino e dintorni n° 2

Luca Vissani

Page 65: Vino e dintorni n° 2

63

Le cose sono cambiate molto nel campo della ristorazione e la scelta sempre più ampia e variegata impone all’offerta un salto di qualità. Quel qualcosa in più che fa squilibrare il braccio della bilancia. Luca è riuscito nell’impresa ardua di aggiungere quel surplus al lavoro del babbo e il risulta-to di Casa Vissani da ragio-ne ad entrambi. Mentre in passato era la buona cuci-na a farla da padrona, oggi l’importanza dell’accoglien-za ha pari dignità ed è, sem-pre più, ciò che fa la diffe-renza. La visita a Casa Vissani diventa così un soggiorno a casa di amici e non solo la cena al ristorante. «Le persone non vanno a mangiar fuori per subire i sermoni degli chef o di chi sta in sala. Apprezzano la nostra vicinanza, ma al tempo stesso la nostra discrezione e la capacità di stare in disparte». Questa è l’anima del servizio secondo Luca e lo stile di vita di Casa sua. Uno stile unico, ma di certo non di una sola persona. Quando si ha a che fare con grandi firme è sempre piuttosto implici-

to che tutto debba ruotare attorno a quel solo nome. Permetteteci lo stupore, non è questo il caso. evitando incensamenti inutili, è difficile non apprezzare le paro-le spese nell’elogiare «la brigata di casa Vissani». una squadra eterogenea, ma

compatta ed unita da un unico obbiet-tivo: conquistare il cliente, farlo godere del tempo trascorso a Casa Vissani, riu-scire letteralmente «a farlo saltare sulla sedia». È per questo che Luca ci parla orgoglioso della sua squadra. Dei più giovani, inclini al cambiamento, alle spe-rimentazioni culinarie e agli azzardi. E di quelli che sono a Baschi da più tempo, come lo chef Mori Shinichi o la sorella di Gianfranco Lucia Paola Vissani, oltre la preziosa Giovanna Di Gironimo. Mani e menti eccellenti che hanno saputo rac-

cogliere e portare avanti gli insegnamenti del patron, tanto da non far rimpiangere le assenze giustificate del cuoco della tv. E poi i volti accoglienti e i modi impec-cabili dello staff di sala e del servizio alle camere. Un nome su tutti: Giuseppe

Vicario mêtre di sala. Un incastro perfetto di ruoli, di gesti e di cortesie, ognuno indispensabile e fondamen-tale alla riuscita del “pro-dotto” finale: l’esperienza confortevole e mai banale di Casa Vissani.Ma torniamo all’incipit e

al matrimonio d’amore tra tradizione e innovazione. La prima, fondamento e struttura della seconda, ha una storia lunga cinquant’anni quando i nonni di Luca aprono il Padrino, piccolo risto-rante in riva al Lago di Corbara poi rile-vato dal figlio Gianfranco, che nel ‘79 lo trasforma nell’ormai noto Casa Vissani. La seconda prende forza dalla prima e si nutre delle tante idee di Luca e dell’im-portanza che il marchio Vissani gli impo-ne. Così nasce un modo di interpretare l’enogastronomia a 360° e di non farsi

Protagonisti in cucina

QueSTA È L’ANIMA DeL SeRVIZIO e LO STILe DI CASA SuA.

uNO STILe uNICO, MA DI CeRTO NON DI UNA SOLA PERSONA

L’esternodel ristorante

Page 66: Vino e dintorni n° 2

64

Protagonisti in cucina

trascinare dalle mode, ma al contrario di lanciarle. Si va oltre il pubblico della tv e si cercano canali più immediati, platee più vaste. Il web diventa la nuova strada, anche quando si parla di gusto. L’App Vissani è così solo l’ultimo avamposto della Casa. Scaricabile da Apple Store è l’unica applicazione per iPhone e iPad in grado di fornire un circuito selezio-nato di aziende, i consigli di Gianfranco Vissani, ricette dedicate, posizionamento in Google Maps e immagini suggestive dei prodotti, oltre a riservare a tutti gli utenti uno sconto del 15% nelle aziende presenti nel circuito iVissani, sui prodot-ti selezionati appositamente e una ricetta omaggio da gustare a Baschi con la pre-notazione tramite App.“GustateVi la Vita dal palmo della Mano” Così lo slogan ideato per la nuova fron-tiera del gusto ci invita a scoprire le tante sorprese firmate Vissani e ad assaporare questo mondo non soltanto seduti a tavo-la. Anche Mond@gira nasce seguendo la stessa filosofia, ma con l’obbiettivo più ampio di essere un canale trasversa-le, che sappia anche uscire dal discorso intorno all’enogastronomia. Uno spazio di scambio dove gli amici di Casa Vissani e chiunque ne abbia voglia, possono riportare il proprio punto di vista, un’idea, un giudizio, un’opinione, un pensiero o un’intuizione, «la propria ricetta per far iniziare a girare il mondo». Casa Vissani non è quindi solo buona cucina, ma un’esperienza che coinvolge e soddisfa tante altre curiosità e che

premia l’impegno di quanti continua-no a far grande quella che è una delle culture più antiche del nostro paese: l’enogastronomia. “Olivia” e “Primizie” nascono con questo obbiettivo. Due manifestazioni importanti alle quali partecipano esperti e produttori italia-ni e internazionali e dove olio, vino, prodotti tipici e cucina d’eccellenza si

incontrano per celebrare e premiare i migliori. Occasioni e opportunità che vanno oltre il marchio Vissani che lascia, anzi, volentieri, la scena agli altri giocatori della stessa squadra, facendo conoscere e perpetuando quel metodo italiano che ha fatto grande la nostra storia e che Luca ama sintetizzare così: «uscire, prendere e sviluppare».

La sala

Page 67: Vino e dintorni n° 2

65

due libri per raccontare i vini e i dolci sardi

La Ilisso Edizioni Srl, nata con l’in-tento di valoriz-zazione la pro-duzione artistica, etnografica e culturale sarda ha edito due libri sul tema del vino e dei dolci dell’isola. Il vino in Sardegna. 3000 anni di storia, cul-tura, tradizione e innovazione curato da Anna Saderi, in più di seicen-to pagine, oltre cinquecento foto realizzate da Nelly Dietzel e la collaborazio-ne di numerosi autori ha cercato di affrontare tutti gli aspetti legati alla vitivinifica-zione. Il libro parla della ricchezza dei vini di questo territorio dal gusto unico, della molteplicità dei vitigni autoctoni, della bellezza suggestiva dei paesaggi vitati, della tra-dizione millenaria della coltivazione della vite e della cultura del consumo alla base della longevità di un popolo. Il volume si presenta diviso in quattro sezioni e parte con il percorrere la storia della viticoltura, dalle origini fino ai giorni nostri. Si parla poi degli aspetti tecnologici e scientifici inerenti al vino, con i risultati delle più recenti acquisizioni del settore, dalle ricer-che sul Dna dei vitigni alle innovazioni tecnologiche nella viticoltura e nella vinificazione. Il libro prosegue andando a trattare gli aspetti giuridici, normativi e eco-nomici per concludersi con il descrivere le tradizioni, l’arte e la cultura legate alla vite e al vino, con parti-colare interesse alla ritualità del bere e alla letteratura. Il libro è un viaggio attraverso 3000 anni di storia del vino, partendo dai vinaccioli carbonizzati ritrovati nei

nuraghi risalenti ad almeno tremila anni fa, fino alla grafica delle etichette, che testimonia ancora di più la forte relazione tra territorio e vino espresso nei segni e nei nomi dei vini. Il libro ha colpito tutti ed è stato insi-gnito di un prestigioso riconoscimento al Gourmand International Award 2012, concorso internazionale riservato ai libri che parlano di enogastronomia e cuci-na, arrivando terzo dietro l’Austria e la Francia. Sempre della stessa collana fa parte Dolci in Sardegna. Storia, cultura, tradizione, volume scritto a più mani che tratta il tema della produzione dolciaria in Sardegna. Al suo interno si trovano oltre 100 schede che ripor-tano i nomi, le relative varianti, le ricette, le modalità d’esecuzione e ricostruiscono al meglio la storia di ciascun dolce, arricchendola di particolari riferimenti che fanno capire lo stretto legame tra l’operosità del fare e la ritualità del momento. I dolci della tradizione sarda hanno avuto fin da sempre una fortissima valen-za comunicativa dal punto di vista simbolico perché

quasi sempre sono legati a momen-ti rituali, ceri-moniali e sacri. Tutti i dolci sono il frutto di una produzione arti-gianale ricchis-sima per varietà, tipologie, forme e raffinatezza delle decorazioni, che dimostra una sor-prendente mae-stria e capacità creativa. Le foto di Nelly Dietzel servono poi ad impreziosire un racconto fatto prevalentemente di immagini e che si è avvalso del contributo di stu-diosi autorevoli ed esperti in materia.

www.ilisso.it

Sullo scaffale

Page 68: Vino e dintorni n° 2

66

Resort da sogno

un relais del gusto nell’abruzzo più segreto

palazzo baronale di Semivicoli

Page 69: Vino e dintorni n° 2

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una terra di singolare bellezza, fiera e maestosa, una terra dove chi lascia andare lo sguardo osserva ancora un paesaggio as-sai simile a quello che videro i viaggiatori del “grand tour”. È l’Abruzzo, uno dei bacini naturali più importanti d’europa (con il 30% del territorio protetto), in particolare quello più vicino alla Majella, la montagna madre, imponente e grandiosa, che abbraccia paesi fortificati e minuscoli centri storici. Come San Martino sulla Marrucina, piccolo e antico borgo di mille anime dove si trova la frazione di Semivicoli, su un colle a cavallo di un fiume e un torrente, e uno scenario naturale emozionante. Ad una manciata di chilometri Guardiagrele, come un merletto in pietra e ori. In questa cornice ambientale che affascina per i silenzi, le tradi-zioni millenarie, gli scorci naturali, ha aperto i battenti, dopo un attento e lungo restauro conservativo a cura dell’architetto Lelio Di Zio, una dimora affascinante, un palazzo baronale costrui-to tra Sei e Settecento, un gioiello di famiglia che si rivela agli “amici”, a quei viaggiatori-ospiti affascinati da una terra aspra e bellissima dove c’è ancora tanto da scoprire. Un luogo dove lo sguardo in un colpo solo abbraccia dal mare alle vette innevate.È la residenza tra i vigneti della famiglia Masciarelli, di Gian-ni Masciarelli, un uomo del vino tenace e appassionato, un vi-gnaiolo di alto profilo che ha contribuito a scrivere la storia dell’enologia abruzzese.Una famiglia del vino dalla vocazione innata e cresciuta nell’amore sconfinato per questa terra e per le tradizioni radi-cate. Una famiglia per cui la vite rappresenta un segno forte di appartenenza al territorio.Il Palazzo o Castello Baronale di Semivicoli è una residenza dall’atmosfera country chic per amanti del bello meno sfrutta-

to e battuto, un po’ nascosto e segreto, una resi-denza che conserva inalterata l’autenticità dei luoghi. Ancora un luogo “vero” dove sentirsi a casa propria e ritrovare serenità e armonia.

Storicamente è l’ex Palazzo Perticone in

Semivicoli di Casacanditella. Già solo il nome evoca atmosfere e fascino desueti. un luogo dove i ricordi e i segni del passato (gli stessi materiali utilizzati per il restauro sono antichi) si intreccia-no con elementi di raffinata contemporaneità e di design come negli ambienti dedicati a incontri culturali, seminari, piccoli con-certi, ma soprattutto nelle camere e nelle suite. Tra gli spazi più affascinanti il portico, un frantoio in pietra e la bottaia, la neviera, uno spazio totalmente ipogeo. E ancora, tanti angoli di meditazione ma soprattutto di tranquilla convivialità. e ancora, l’antica chiesetta privata, al cui matroneo si accede direttamente dalla Suite Monastero, un giardino storico quasi segreto, di fatto un piacevole salotto open air dove rilassarsi all’ombra sorseg-giando un aperitivo.Varcato il portone imponente, si sale al primo piano dove sor-prende un’atmosfera agée negli spazi comuni: materiali e colori originari, camini in pietra, logge, cucine, dispense. Ambienti per la lettura, salotti per incontrarsi e conversare, mobili d’epo-ca a contrasto col design contemporaneo. Tutta l’intimità e il calore di una casa borghese d’altri tempi, ma che sembra essere stata abitata fino ad un attimo prima. Toni raffinati e discreti e la patina del tempo, come nella ta-sting room. Un’accoglienza fatta di gentilezza e garbo, cura dei dettagli, e soprat-tutto grande attenzione al gusto. Insomma un gourmet hotel a co-minciare dall’accoglienza all’arri-vo quando l’aperitivo prevede i vini Masciarelli e in abbinamen-to piccole frivolezze dal sapore locale. Come si addice ad una residenza incentrata su gusto e relax, importante e curato è il momento del risveglio. Colazioni di autentica bon-tà preparate

Page 70: Vino e dintorni n° 2

68

dalla signora Gigliola, la governante del castello, originaria del posto la quale ha riportato a Semivicoli piccoli riti e tra-dizioni quasi scomparse come il pane appena sfornato, i suoi biscotti dell’in-fanzia, le sue marmellate.E a seguire le merende o i piccoli pranzi open air nel giardino di viti antiche. Lad-dove nel pomeriggio viene servito l’aperi-tivo. E per chi lo vo-lesse, per una serata intima, arrivano al pa-lazzo cene “su misu-ra” firmate da cuochi di tradizione o dalla sapiente innovazione secondo la nuova ge-nerazione abruzzese. E non è il solo ser-vizio di “personal food” di cui si può usufruire. Tra gli optional più curati i cestini per il pic nic nelle vigne con prodotti locali e i brevi corsi di cucina di tradizione. A richiesta anche passeg-giate in bicicletta, escursioni accompa-gnate nei vigneti e massaggi.Insomma, un gioiello di undici camere dove ai materiali e agli elementi della tradizione si affiancano armoniosamen-te soluzioni ed elementi contemporanei di interior design come le sedie di Dria-de o gli arredi per i bagni di Philip Stark. Ambienti che evocano l’antico e tutta la leggerezza di una visione architettonica contemporanea. Camere-suite ognuna diversa dall’altra: splendida quella di 120 mq ricavata nell’antico granaio con pa-norama mozzafiato a 360 gradi che va dalla Majella al mare anche grazie alle

ben 18 finestre che la circondano; quasi tutte hanno la vista sugli uliveti e i vi-gneti. Tra gli chef che possono cucinare “su misura” al Castello, facendo godere agli ospiti un percorso gastronomico tra tradizione e leggera rivisitazione, fatta soprattutto di maggiore leggerezza e creatività colta e sapiente, a partire da

prodotti di eccellen-za: Marcello Spadone de La Bandiera, Pep-pino Tinari del Villa Maiella, Franco Spa-daccini de La Grotta di Raselli.Vigneti dell’azienda che coprono più di 400 ettari suddivisi in 60 appezzamenti distribuiti in tutte le

province e in 14 comuni sparsi per tutto l’Abruzzo.E ancora, tutt’intorno una natura avvin-cente, intensa, spesso intatta, maestosa e

Resort da sogno

Nata nel 1981 dall’intuito imprendito-riale di gianni Masciarelli, figura sim-bolo del panorama enologico italiano, purtroppo prematuramente scomparso, l’azienda abruzzese ha saputo raggiunge-re, nello spazio di appena un trentennio, due obiettivi fondamentali. Da un lato creare un marchio con pochi eguali in Italia, decisamente votato all’alta qualità senza compromessi, e dall’altro lancia-re nel mondo i vini di un’intera regione, l’Abruzzo. Due obiettivi che l’azienda continua a non considerare acquisiti una volta per sempre, ma, piuttosto, originati da un costante e rinnovato lavoro all’in-segna della modernità, del rispetto per l’ambiente e senza dimenticare mai l’im-portanza della tradizione.

30 anni dell’azienda

CENE E PRANZI SU MISURA

PeR gLI OSPITI DeL CASTeLLO

PeNSATI DAgLI CheF

DeL TeRRITORIO

Suite panoramica

Page 71: Vino e dintorni n° 2

69

È Marina Cvetic Masciarelli, moglie di Gianni, a guidare l’azienda vinicola abruz-zese. In azienda dal 1989, è anche a lei che va ascritto il merito se l’azienda Masciarelli è già da anni tra le aziende di maggiore spic-co e prestigio nel panorama vinicolo italia-no, e non solo. Nel 1987, durante una visita ad una cantina sociale in Croazia, Gianni Masciarelli incontrò Marina, all’epoca stu-dentessa di tecnologia alimentare all’uni-versità di Belgrado. Da quell’incontro nacque un legame privato e professionale. Nata a Belgrado, Marina Cvetic ha vissuto in Croazia, Austria, Germania. Dinamica, tenace e con le idee molto chiare, Marina Cvetic presto impresse la sua personalità nell’azienda del marito, creando una delle linee più rappresentative della Masciarelli, a lei dedicata (la linea “Marina Cvetic”, che comprende il Montepulciano, il Trebbiano, lo Chardonnay, il Cabernet Sauvignon). Sin dal primo giorno, Marina ha apportato dei cambiamenti in azienda, aiutando un giovane abruzzese a realizzarsi e realizza-re il suo sogno, girando il mondo da un continente all’altro in più di venti anni, credendo insieme nell’eccellenza del Mon-tepulciano d’Abruzzo. Marina possiede la sua azienda agricola in cui produce 4 tipi d’olio (tutte monovarietali, autoctone abruzzesi: la dritta Loretana, la carbon-cella, il frantoio, il leccino) e il suo vino “Iskra” (dallo slavo, “scintilla”).Insieme Gianni e Marina hanno creato la Masciarelli Distribuzione, che distribuisce vini francesi e tedeschi sul territorio na-zionale.

marina Cvetic

ricca di contrasti. Fitti tratti di bosco, col-line dolci che arrivano al mare e vallate aspre. Borghi antichi raccolti e silenzio-si, gente riservata ma accogliente, genti-le. Una cucina dalla personalità forte, in queste valli, ma anche una nuova schiera di giovani cuochi che stanno lanciando un Abruzzo gastronomico da non perde-re di vista. E soprattutto, vini di straordinarie sug-gestioni, robusti ed eleganti, dai profumi profondi e coinvolgenti da scoprire in vigna, approfondire nella cantina Mascia-relli a San Martino, bellissima sintesi ar-chitettonica tra il segno contemporaneo

forte e innovativo e il contesto naturale (ricevuta, peraltro, la nomination nella categoria “Cantina Europea dell’Anno” per il Wine Star Awards, ed. 2008 del Wine enthusiast Magazine), degustare e apprezzare al bicchiere. A disposizione in camera il primo assag-gio di una scelta dell’eccellenza che ac-compagna l’ospite. È la casa ad offrire i vini: una piccola selezione delle bottiglie Masciarelli proposte per la prima degu-stazione appena arrivati. Vini importanti degni d’essere assaporati successivamen-te in tutta tranquillità. Il “Montepulcia-no d’Abruzzo Masciarelli“ che ha fatto il giro del mondo divenendo ovunque il testimonial più evocativo di questa terra e di uno stile di vita, il “Villa Gemma”, valutato uno dei migliori rossi d’Italia, ha guadagnato premi internazionali e titoli sulle riviste cult del settore, e non solo. E come dimenticare il Trebbiano d’Abruz-zo Castello di Semivicoli, un grande bianco da invecchiamento dal bouquet intenso ed elegante che prende nome proprio dalla Residenza. E ancora, i vini firmati Marina Cvetic, una donna del vino, la signora Masciarelli, dalla straor-dinaria personalità, padrona di casa d’ec-cezione del Palazzo di Semivicoli, pronta ad accompagnare gli ospiti alla scoperta di un Abruzzo autentico e inedito.

Bottaia

Page 72: Vino e dintorni n° 2

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estate... in etichettaa cura dell’associazione italiana collezionisti etichette vino

L’estate è alle porte e vogliamo festeggiarla stappando del buon vino italiano e anche ammirando delle belle etichette che danno l’immagine dell’estate attraverso queste bottiglie.Abbiamo iniziato a ricordare i mesi estivi con i segni zodiacali che li caratterizzano ed ecco allora i tre segni dell’Estate: Leone, Cancro e Vergine. Le tre etichette che li raffigurano sono:

• Azienda Vinicola O.A. di Ceresetto di Martignacco (uD)• Fattoria Vignale di Radda in Chianti (SI) da antiche riproduzioni• Cantina egger-Ramer di Bolzano

Un altro simbolo dell’estate è il papavero che vediamo nei campi di grano maturo e ritroviamo in tanti quadri di grandi artisti e qui raffigu-rato su un’etichetta :

• Rosè – Vino da Tavola Rosato imbottigliato da enotria a Tigliole (AT)

Ma il vero personaggio dell’estate non può essere che il sole che veste e valorizza tante bottiglie importanti come:

• Bios Igt Sicilia Vino da uve biologiche,• Kabir Moscato di Pantelleria doc di Donnafugata (Rg)• Jatos Rosso di Sicilia Igt prodotto dai terreni confiscati alla mafia dall’Azienda Agrituristica Tempio del Monte Jato della cooperativa Libera,• Sole di Puglia Negroamaro-Primitivo Puglia Igt della Finazzi Vini,• Cerdena 2003 della Cantina Argiolas di Perdiana (CA) con questa immagine riprodotta dall’Atlante Catalano del 1375,• Marcianello Rosso delle Cantine del Colle a Procchio (LI) sull’Iso-la d’Elba,• e questo meraviglioso ingenuo sole che riscalda il cuore, dipinto dalla figlia del proprietario Fabrizio Dioniso sul Syrah Cordona Doc del Podere il Castagno.

Il mare, una vela in lontananza e il lento sonnecchiare di una giornata assolata. un quadro di estate forse un po’ inflazionato e che ritroviamo sulle etichette di:

• vSoffio Salento Igt Primitivo-Cabernet prodotto dalla Vinicola D’Alessandro di Conversano (Ba),• una suggestiva baia e una barchetta sul Oltrepò Pavese Doc Pinot Nero imbottigliato Villabaglio in Morambuzzo (AT)• La costa di Amalfi con lo sfondo di vele sull’appunto sul Furore Riserva Costa d’Amalfi Doc dell’Azienda Marisa Cuomo di Furore (SA),• ma anche una canoa nel mare del Circeo, immagine creata dal Prof. Pompeo Cupo, acquerellista di fama e carissimo amico dei proprietari, sulla bottiglia di:• Sogno Circedo Doc Rosso dell’Azienda Sant’Andrea

e poi i gabbiani gli uccelli del mare qui raffigurati intorno all’isola di Capraia su:

• Ansonica Costa dell’Argentario Doc e per finire una piccola nota di belle epoque sull’unica etichetta non italiana per:

• La Plage Bordeaux Clairet.

Arte di...vino

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Cari lettori il mio nome è Sebastiano Ramello, mi occupo di internazionalizzazione, rappre-sentando molte aziende vinicole italiane nel mondo come brand, export manager e im-portatori nei più importanti mercati del vino attuali come consulente internazionale. Il mio lavoro mi vede in continuo viaggio tra i due mondi Occidente e Oriente, con lo scopo di introdurre i nostri pregiati vini Italiani, e rom-pere le barriere della così detta incompren-sione colturale, in modo che soprattutto nei nuovi mercati in via di sviluppo, i nostri vini possano ricevere il meritato posizionamento.La Cina oggi uno dei principali mercati in via di sviluppo, dove da prima ha visto una richie-sta in continua impennata di vini a basso co-sto, ma che oggi sempre più sta richiedendo vini di alta qualità, soprattutto nelle principali megalopoli del paese dove si posso facilmen-te incontrare ristoranti, hotel e wine bar di altissima qualità, gestiti da ormai esperti nel settore. Lo stato che per la maggiore controlla ancora questo mercato è la Francia, che da 30 anni è presente con forza sull’intero territo-rio detenendo all’incirca il 90% della impor-tazione, subito dopo Australia (soprattutto con vini a basso costo), Cile e Spagna mentre purtroppo l’Italia in questo momento si tro-va solo al quinto posto, anche se nell’ultimo anno in netta crescita, soprattutto per i pro-dotti d’eccellenza. I vini particolarmente ap-prezzati sono vini o con basa acidità oppure vini importanti quali Barolo, Barbaresco, Mo-scato D’Asti docg, Brunello di Montalcino, e ultimamente Amarone. Vini che in questo momento stanno ancora facendo una certa difficoltà a inserirsi sono i vini bianchi, a volte

Cina la nuovafrontiera per i vini

di alta qualità italianasebastiano ramello LA CINA OLTRe

A IMPORTARe VINO È DA LUNGO

TeMPO ANChe PRODuTTORe

dalla massa non riconosciuti come vino per il loro colore, e i vini frizzanti come extra Dry, Brut extra Brut che cominciano solo ad oggi ad avere una certa richiesta soprattutto come posizionamento nel grosso mercato dei cate-ring e feste private.Cosa che pochi sanno, ma molto interessante da conoscere prima di affrontare un mercato come quello cinese, e che la Cina oltre a im-portare vino è da lungo tempo anche produt-tore, tanto che la vite e il vino hanno origini antichissime (2.000 a.C.), anche se solo nel 1980 con la nascita della joint-venture sino-Francese Dynasty Winery Corporation e del-la great Wall Winery assieme alla Changyu ,“Trimvirato Dell’industria vinicola cinese” la Cian da inizio a una produzione moderna. Queste tre aziende tutt’oggi coprono più del-la metà del mercato facendo si che alla fine degli anni ’90 incrementarono l’aumento del consumo dei vini rossi con conseguente cre-

scita delle cantine e conseguenti investimenti da parte di aziende vinicole francesi, norda-mericane e ultimamente italiane.La corsa a conquistarsi un a fetta di mercato è iniziata, molti governi come Sud Africa, ul-timamente Spagna, Australia, Argentina e da molto tempo la Francia, si stanno impegnan-do con tutti i mezzi per la promozione dei propri vini, anche il Cile in questo momen-to sta facendo più del nostro paese, il punto ora è comprendere che, se si vuole arrivare a competere con questi altri stati concorrenti, bisogna creare strategie di promozione, mar-keting ma soprattutto essere presenti sul po-sto con infrastrutture e rappresentanti italiani che conoscano le richieste dei cinese. Non basta dire di produrre il vino migliore ma bi-sogna far si che una volta prodotto arrivi sul-le tavole dei consumatori finali educandoli e facendogli conoscere l’alta qualità dei nostri grandi vini italiani.

Oltre confine

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Nelle terre del vino si vive meglio. Lo dimo-stra l’Osservatorio sul turismo del vino redat-to da Censis Servizi/Città del Vino che, nelle sue relazioni annuali, indica come le Città del Vino siano in grado di rappresentare una realtà in continua evoluzione verso un obiet-tivo: migliorare la qualità della vita.Ma cosa sono le Città del Vino e cosa rappre-sentano? In termini quantitativi sono appena il 6,5% dei Comuni italiani (530 su 8.100) ma rappresentano il 70% del vigneto Italia, il 15% dell’offerta turistico ricettiva, il 22% degli agriturismi, il 90% dei vini a denomina-zione di origine. Non è da trascurare anche l’evoluzione abi-tativa che interessa i Comuni Città del Vino. Nel corso degli ultimi 25 anni (dal 1987, anno di fondazione dell’Associazione) la tendenza in Italia ha visto aumentare del 10% (più della crescita demografica, pari al 2,3%) la popolazione nelle grandi città, e ha visto una migrazione della popolazione dalla campagna verso i centri metropolitani. I dati anagrafici delle Città del Vino, invece, seguono un andamento contrario, con una crescita del 10% nei nuclei urbani dei paesi e un incre-mento abitativo di quasi il 30% nelle case sparse. I dati confermano la tendenza a ricer-care nei territori del vino una maggiore quali-tà della vita da parte di una sempre più ampia fascia di popolazione che ne sa apprezzare anche una valenza culturale, antropologica e turistica: le campagne non sono solo coltivate e viverci si rivela più soddisfacente rispetto alle grandi città. Ciò dimostra che in questi venticinque anni la filosofia del recupero e della riqualificazione ambientale, urbanistica, compatibile con il patrimonio paesaggistico, da sempre sostenuta dalle Città del Vino, ha portato a buoni risultati dimostrando come il vino, insieme al turismo e al territorio, sia un grande volano di sviluppo.Altri dati segnalano la crescita dell’occupa-zione nelle Città del Vino, con l’aumento di ristoranti, strutture ricettive, campeggi e

forme nuove di lavoro dedicate al vino e al suo indotto. Non solo operai per le cantine o stagionali per la vendemmia, ma anche nuove professionalità legate al marketing territoriale, al wine and food design, al turi-smo specializzato, all’accoglienza in cantina e altro ancora; inoltre, nelle terre del vino l’integrazione sociale e più facile, come dimostra la presenza nelle più famose Città del Vino d’Italia, da Barolo a Montalcino, di residenti di tantissime nazionalità le cui attività spaziano dalla vigna alla cantina, dal commercio all’artigianato, sempre nel nome del vino. Nonostante, questo, fare il Sindaco è sem-pre più difficile, anche se il Comune ammi-nistrato è una Città del Vino. Lo conferma Giampaolo Pioli, sindaco di Suvereto, presi-dente dell’Associazione Nazionale. «Ci stia-mo interrogando – afferma Pioli – sul ruolo dell’ente locale in questo tempo di crisi economica e finanziaria, ma anche sociale e di valori. I nostri territori custodiscono immense ricchezze materiali e immateriali: saperi, tradizioni, cultura, ambiente, paesag-gio, storia, beni monumentali e artistici, pro-dotti tipici ed enogastronomia; una ricchez-za che si dice di voler tutelare e valorizzare, ma non sempre le politiche attuate, soprat-tutto a livello centrale, vanno in questa direzione. Molti sono stati i provvedimenti decisi nel corso degli ultimi anni dai nostri governi – afferma ancora Pioli – e tutti sostanzialmente ‘punitivi’ per i Comuni: dai tagli di risorse finanziarie alla paventata sop-pressione dei piccoli Comuni trasformata in obbligo di accorpamento, dalla prevista scomparsa delle Province all’obbligo di sot-tostare ad un patto di stabilità che in molti casi impedisce di investire risorse pur dispo-nibili. Per far quadrare i bilanci dei Comuni sono stati imposti sacrifici tali da mettere in discussione i servizi essenziali per i cittadini; salvo poi tentare un rimedio mettendo in campo imposte come l’IMU, lontana paren-

te dell’ICI. I Comuni, in particolare i piccoli Comuni, sono stati indicati come responsa-bili del dissesto finanziario dello Stato, salvo poi dimostrare che gli sprechi avvenivano e avvengono in ben altri luoghi della pubblica amministrazione e che le comunità locali rappresentano un presidio fondamentale per il mantenimento di livelli accettabili di coesione sociale e di qualità della vita».Le nuove imposte locali, tra l’altro, non saranno utilizzate dai Comuni ma serviranno a coprire il buco del bilancio dello Stato. Di fronte a queste difficoltà, quale sarà il ruolo delle piccole comunità? Basterà unire servizi tra più Comuni? Come si potranno man-tenere gli abitanti a presidio delle zone più rurali affinché il loro patrimonio di bellezze ambientali e storiche non vada perduto?«Sono cambiate le condizioni socio econo-miche del Paese – afferma ancora Pioli – e sono aumentate le responsabilità sulle spalle dei sindaci: le casse dei Comuni sono impo-verite, ma nonostante tutto si pretende che la qualità della vita dei territori amministrati sia la migliore possibile. Occorre investire bene le risorse disponibili e rilanciare set-tori strategici come il turismo, l’agricoltura e l’ambiente, elementi di cui disponiamo in abbondanza per fare del bello e del buono la nostra vera grande industria. Senza politiche di rilancio ogni risparmio rischia di essere vano. Le Città del Vino hanno tutte le potenzialità per essere un volano in questa direzione. Noi mettiamo a disposi-zione dei Comuni i nostri strumenti, come Cittàdelvino Lab per la formazione e la Carta della Qualità dove sono elencati i requi-siti fondamentali per essere una Città del Vino: buone pratiche amministrative, tutela dell’ambiente e del paesaggio, etica e traspa-renza, condivisione delle scelte e altri para-metri ancora. Dobbiamo liberare le risorse per offrire nuove opportunità ai cittadini, alle imprese e ai turisti che ogni anno viaggiano attraverso le terre del vino italiane».

L’intervista

la qualità della vita cresce nelle Città del vino

giampaolo pioli presidente delle Città del vino

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Giampaolo Pioli

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Deve difendersi da concorrenze tecnologi-che, come il vetro, da soluzioni sofisticate e hi-tech, dal silicone e dalla plastica. Ma il su-ghero rimane il principe delle chiusure per una bottiglia di vino. Pieno di charme, ricco del fascino della gestualità, il tappo di sughero è al centro di una campagna di promozione lanciata in Italia e in altri 12 Paesi, da Apccor (Associazione Portoghese dei Produttori di Sughero), Assoimballaggi/Federlegnoarredo e Rilegno per l’Italia, insieme a Amorim Cork Italia, Colombin & Figlio, Sugherificio ga-nau, Sugherificio Molinas, Mureddu Sugheri.

produzione di sughero. La produzione mondiale di sughero raggiunge le 300mila tonnellate annue e si concentra nel bacino del Mediterraneo tra il Portogallo, con il 52,5% del totale, la Spagna con il 29,5%, l’Italia con il 5,5%, seguite da Algeria, Marocco, Tunisia e Francia. L’Italia, al terzo posto tra i player mondiali, con 170mila quintali di sughero prodotti all’anno, realizza circa un miliardo e mezzo di tappi di sughero. L’industria del vino assorbe il 70% della sua produzione. sughero e amBiente. Il sughero protegge il gusto, lo charme e anche il pianeta visto che è un prodotto naturale e le piante che lo produ-cono contribuiscono in maniera significatica

Economia

gusto, charme e gestualità in un tappo di sughero

rischia di scomparire la produzione sarda

andrea settefonti

all’assorbimento della CO2. Secondo un re-cente studio effettuato dalla Scuola di Agraria (ISA) di Lisbona, infatti, la foresta di sughero, ed in particolare quella portoghese, ha la ca-pacità di trattenere 4,8 milioni di tonnellate di CO2 nel corso di un anno. Di conseguenza, le foreste di sughero mediterraneo con i loro 2,2 milioni di ettari, costituiscono un deposi-to di CO2 di 14 milioni di tonnellate all’anno. Anche la stessa trasformazione del sughero e la produzione dei tappi per l’industria vitivini-cola hanno una ricaduta positiva sull’ambien-te. Il processo produttivo dei tappi di sughero emette C02 24 volte in meno rispetto alla pro-duzione dei tappi a vite in alluminio, i cosid-detti screwcaps, e 10 volte in meno rispetto a quelli sintetici.

sugheri e sardegna. Per la salvaguardia della biodiversità e dell’economia rurale, per la compensazione delle emissioni di CO2 e soprattutto per la tutela della qualità, l’Istitu-to del vino italiano di qualità grandi Marchi, in collaborazione con AzzeroCO2, ha dato vita al progetto “Sughereta in Sardegna” che prevede la piantumazione di 4mila sughere. Obiettivo, salvaguardare 5 ettari limitrofi a un’area di grande pregio paesaggistico e am-bientale, la foresta marghine-sa serra in provincia di Nuoro. ‘Sughereta in Sardegna’ contribuirà a custodire un patrimonio am-bientale e una cultura rurale che stanno via via scomparendo a causa di malattie delle piante, incendi e disboscamenti in una regio-ne da sempre epicentro della produzione di sughero del Paese, con il 90% del mercato nazionale, 250 aziende e 6mila addetti tra lavoratori diretti, stagionali e indotto. La Sardegna, dove 152 anni fa nacquero ufficialmente i tappi in sughero conta oggi cir-

ca 200mila ettari di sugherete e rappresenta il 90% del sughero italiano. «Il sughero sardo è in pericolo: nei prossimi 30 anni rischiamo di perdere il 25% delle sugherete sarde, pari a 50mila ettari». A lanciare l’allarme, il preside della facoltà di Agraria dell’Università di Sas-sari, Pietro Luciano.

sughero e Vino. La produzione di sughero in Italia è principalmente destinata ai tappi, con circa 1 miliardo e mezzo di pezzi ogni anno e rappresenta il 70% della produzione dell’inte-ro comparto. Il costo di un tappo di sughe-ro standard è di 0,20 euro ma può arrivare a 0,80 euro per i tappi da 6 centi-metri.

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Macch[in]azione

Secondo voi, un giornale di automobili che presentasse e parlasse solo di prototipi o di modelli che entreranno in commercio dopo

6-12-18 mesi, quanti lettori potrebbe avere? Non molti? Lo credo anch’io.

La stessa cosa però non funzio-na (per fortuna? Purtroppo?) se

applicata alle guide dei vini. Infatti il meccanismo è da

sempre più o meno que-sto: nei mesi che vanno

da aprile ad agosto vengono assaggiati e

recensiti migliaia di vini. La stragran-de maggioranza di questi, oltre a non essere ancora pronta e magari rinco-glionita da un imbottigl ia-mento trop-po recente, non è ancora

in commer-cio o comunque

non è reperibile in enoteca o a risto-

rante. Molti di que-sti vini non saranno in

commercio nemmeno all’uscita della guida ed una

discreta fetta (di solito quelli più importanti e da lungo

invecchiamento) potrà tro-varsi sugli scaffali o nelle

carte dei vini solo l’an-no seguente, quando

però le guide assag-geranno la nuova annata. Un gatto

che si morde la coda? Forse.

Un mangiare l’uovo nel culo della gallina? Sicuramente! Ammetto di far parte anch’io della categoria dei forzati dell’assaggio e di dover e/o aver dovuto assaggiare per varie guide, non ultima per il mio www.winesurf.it, migliaia di vini per niente pronti. Pensandoci bene il nostro mestiere è un po’ un incrocio tra il giornalista e la strega: dobbiamo leggere nel vino il suo futuro (magari non usando una palla di cristallo ma un calice) e farlo sapere non ai posteri ma ai lettori. Del resto il mercato non ti permette alternative: tutte le aziende vogliono e devo-no presentare novità e le guide non possono fare altro che cavalcare la tigre.Questa è stata addirittura la loro fortuna in passato, ma accadeva in un mercato in forte crescita, dove la curiosità degli enolettori era fortemente titillata dalla scoperta del “fantastico mondo del vino”. A quei tempi i corsi di degustazione erano strapieni ed ogni iniziativa sul vino accoglieva frotte di appassionati. Oggi le guide vendono sempre meno, i corsi sono sempre meno frequentati, le iniziative idem: la crisi imper-versa. Ma in tempi come questi sarebbe proprio il momento giusto per farsi venire ed applicare nuove idee: sarebbe il momen-to giusto per proporre la Guida dei vini al momento giusto, cioè quando sono abbastanza maturi e reperibili in enoteca o a ristorante. Che bello sarebbe se uno potesse leggersi il commento del vino X, non futuribile ma fatto quando il vino è proprio (nel bene o nel male) come dovrebbe essere. Chi legge poi a cena ordina (o evita) quel vino di quell’annata, sicuro di fare centro. Un vero “dal produttore al consumatore” che forse potrà nascere e svilupparsi solo su internet, vista la possibilità di pubblicare quasi in tempo reale ed i costi di pubbli-cazioni infinitesimali rispetto al cartaceo. Certo però se il nostro editore volesse pro-varci… all’erta stiamo!

la guida dei vini “al momento giusto”

carlo macchi

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Fuori dal green

Arriviamo a Olbia di primo mattino. Già dalle prime luci dell’alba ci siamo goduti in lonta-nanza lo skyline dell’isola e iniziato a sentire i suoi odori. Il nostro tour golfistico ed enoga-stronomico parte da qui.Sbarcati con le auto ci dirigiamo subito verso Porto Cervo. È giugno, il clima è stupendo e la strada che da Olbia conduce a Porto Cervo è già un assaggio di questa terra meravigliosa e selvaggia.Arrivati al Pevero, siamo elettrizzati (sa’ sega-godendu) come bambini a eurodisney. Il con-testo naturale è fantastico ed il circolo ti ac-coglie con la sua elegante club house in stile “smeraldino” e la terrazza del bar ristorante da cui si vede… il mondo.Il campo, disegnato dal grande architetto Ro-bert Trent Jones, è bellissimo e difficile, specie quando è spazzato dai forti venti (su ventu sa-saghignu) che spirano dal mare.Ci sono buche in cui vorresti davvero fermar-ti per ammirare il paesaggio, specie quelle con vista sulle calette incantate, dal mare cristalli-no e dalla sabbia bianca e rosata.Ma il nostro romanticismo viene subito stop-pato dall’agone della sfida (come al solito ci stiamo giocando 1 euro a buca e non c’è spa-zio per fare gli amanti della natura…) e dagli improperi (su porcu sasanidda) di qualche amico non proprio… british (dopo un paio di colpi inguardabili si odono curiose litanìe contro la intera Famiglia di Nazaret ed accen-ni alle figure istituzionali della Chiesa ed ai simboli più importanti della cristianità).Terminate le 18 buche, ci meritiamo una birra Ichnusa gelata e uno spuntino (sa merendasu)

sulla terrazza del Pevero. Per pagare il conto, non riuscendo a svincolare in fretta dei BOT a 6 mesi e non accettando la Direzione lin-gotti d’oro, dopo serrata trattativa, riusciamo a chiudere in contanti con reciproca soddisfa-zione… Il programma del tour prevede ora l’aspetto enogastronomico, nel quale riusciamo a dire la nostra, molto meglio che sul campo da golf…Aperitivo al tramonto a San Pantaleo, al Caffè Nina. A pochi kilometri dalla Costa Smeralda, inerpicato sulla montagna, c’è questo piccolo paesino, ultimamente diventato méta molto chic dei vacanzieri modaioli.L’aperitivo al Caffè Nina, nella graziosa piazza principale del paese, davanti alla chiesa, è un appuntamento assolutamente imperdibile.Un enorme tagliere di salumi e di formaggi sardi, accompagnati da miele e pane guttiau caldo (la versione oliata e salata del tipico ca-rasau) ci aiuta nella degustazione di eccellenti vini bianchi (il vendemmia tardiva di Capiche-ra, sopra a tutti) e ci prepara alla prima cena nell’isola (che, rigorosamente, abbiamo deci-so di fare in uno dei tanti, eccellenti agrituri-smi della zona).Accompagnati da una morbida musica jazz, ci finiamo il Capichera ed arriviamo all’ora di cena.Evitando accuratamente i ristoranti della co-sta ed accettando i consigli di un simpatico amico del luogo, ci rechiamo al Muru Alvata con una fame ancora… importante.Le attese non vengono tradite; menù fisso

a 30 euro, qualità eccellente e porzioni da… sensi di colpa post prandiali. In una fresca (anche troppo) terrazza ci vie-ne servita una tipica cena gallurese, con ot-timi salumi sardi, pecorino, zuppa gallurese, malloreddus con salsiccia e pomodoro e un maialino arrosto a dir poco commovente. Per finire, le classiche seadas col miele, mirto ge-lato e un bicchiere di filu ‘e ferru.Cantando canzonacce da osteria (canzoneddu culumerdu), rientriamo in albergo nella speran-za di evitare l’autovelox (su sarraggheddu).Ci svegliamo di primo mattino con un alito tipo pecora di Ozieri (su aliteddu) e ci dirigiamo in direzione S. Teresa di gallura; la gita golfi-stica prevede infatti una trasferta… all’estero, per giocare nel paradiso del Golf: il golf dello Sperone a Bonifacio.40 minuti di traversata da incubo con vento ed onde enormi (sa gareddas vomiteddu) e sbar-chiamo a Bonifacio.Lo Sperone è un campo che ogni giocatore praticante ed osservante deve visitare alme-no una volta nella vita (sempre che voglia andare nel paradiso dei golfisti…); è una Mecca mediterranea (da non confonder-si con la vera “città santa” S. Andrews…) presso cui è obbligatorio un pellegrinaggio primaverile.La pratica del golf, secondo la dottrina più ortodossa, prevede infatti severi precetti e il rispetto rigoroso dei comandamenti del golfista:

1. «Non avrai altro Maestro al di fuori di me»;2. «Non desiderare l’attrezzatura d’altri»;

il vero dilemma tra buche e cozze

roberto martini

CI SONO BUCHE IN CUI VORReSTI DAVVeRO

FeRMARTI PeR AMMIRARe IL PAESAGGIO

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3. «Non nominare il nome di Dio dopo una flappa»;4. «Ricordati di praticare durante le feste»;5. «Non rubare i colpi».

Ma torniamo allo Sperone. È uno di quei campi che restano impressi nella memoria: 9 buche molto belle nell’interno e 9 buche sen-sazionali sulle rocce a strapiombo sul mare.Solo la partenza dal tee della 16, dallo sperone di roccia che si infila nel mare, vale il prezzo della gita. Riprendiamo il traghetto alle 6 del pome-riggio, per tornare in… Italia; ci aspetta la solita “sgranata” serale.. Sempre su consi-glio del solito “indigeno”, andiamo a cena a Cannigione alla “Tavola Azzurra” e il posto, seppur assai singolare, non ci delude. È una sorta di rosticceria con i tavolini di plastica sulla strada e la lunghissima fila di persone in attesa di un tavolo, è un ottimo biglietto da visita. Si mangia con posate e piatti di pla-stica, in lunghi tavolini comuni, ma la qualità (a dispetto dell’aspetto da sagra paesana…) è davvero ottima.Succose cozze di Olbia alla marinara, un ot-timo risotto di mare (su cui non avrei scom-messo una lira…) ma soprattutto una subli-me fregula sarda con frutti di mare… Vino bianco del contadino, caffè e ammazzacaffè. Il tutto per 20 euro. Una festa.Il terzo giorno era previsto il riposo on the beach, prima della lunga gita a Is Arenas. Ma nel primo pomeriggio, dopo un paio d’ore di sole, veniamo colpiti da una crisi d’astinenza e decidiamo quindi di farci una dose di… meta-done: 9 buche pomeridiane a Puntaldia.È un divertente campo a 9 buche, adagiato sulla costa a sud di Olbia, e ce lo “spolpiamo”

in un paio d’ore divertenti, prima di sederci davanti alla solita piattata… Per la terza sera abbiamo scelto Olbia. Abbiamo deciso di fare una cena… “di gala” a base di pesce e la scel-ta, dopo aver consultato le varie guide come uno scout consulta il Manuale delle Giovani Marmotte, cade sull’Hermaea Restaurant.Non rimaniamo delusi; pesce fresco e cuci-nato in modo raffinato, ci può stare il quasi “centello” che porta il conto…La mattina, dopo aver lottato tutta la notte con un topo che si era sistemato sulla bocca dello stomaco (dicono sia colpa del mirto e della fresca aria sarda…), partiamo in direzio-ne Is Arenas.Quasi due ore di macchina coast to coast, ed arriviamo allo splendido campo sito sulla costa occidentale sarda, all’interno di una bel-lissima pineta che si affaccia sul litorale sab-bioso. Il campo è tecnico e difficile, oltre che assai spettacolare dal punto di vista naturali-stico: insomma, vale sicuramente la pena aver fatto il lungo trasferimento in auto.Dopo le 18 buche, in previsione di una diffici-le nottata in traghetto (su traghetteddu), decidia-mo di non farci mancare nulla e ci facciamo uno splendido spaghetto alla bottarga al risto-rante della club house, accompagnato da un gradevolissimo vermentino locale. Un degno modo di salutare l’isola.Ci mettiamo in auto a rischio ritiro della pa-tente (sa ganasu patentidda), di scomunica ed espulsione dallo stato italiano, e in un altro paio d’ore siamo al porto di Olbia.Dal ponte della nave ci godiamo il sole che tramonta dietro le montagne di roccia e mac-chia mediterranea: un vero spettacolo.Sardegna, torneremo.

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anno ii - numero 4registrazione Tribunale di siena

numero 12 del 29/10/2011www.vinoedintorni.org

Direttore responsabileDavid Taddei

VicedirettoreAndrea Settefonti

In redazioneLuca Casamonti, Martina Cenni,

Jacopo Rossi

Hanno collaborato a questo numeroAssociazione Italiana Collezionisti Etichette

Vino, Francesca Bucalossi, Paolo Corbini, Nino D’Antonio,

Rocco Lettieri, Carlo Macchi,Roberto Martini, Nicola Natili,

Sebastiano Ramello, Claudio Zeni

Progetto graficoe impaginazione

Claudia Gasparri

Responsabile commercialeMarilena Masia

+39 0577 [email protected]

StampaCooprint Industria Grafica

Colle Val d’elsa (SI)

In copertinaVigne Surrau

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Z.I. Belvedere, ingresso 253034 Colle Val d’elsa (Si)

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Amministratore UnicoMilena Galli

Direttore EditorialeLeo Salvietti

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e dintorni

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