Villa Diamantina - Borc San Roc · Borgo San Rocco [Gorizia] speciale de il nostri Borc numero 01...

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MADDALENA MALNI PASCOLETTI Villa Diamantina SULLE TRACCE DI UN NOME DA GORIZIA ALLE ISOLE IONIE, DALL’AUSTRALIA A LONDRA

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MADDALENA MALNI PASCOLETTI

Villa Diamantinasulle tracce di un nome da Goriziaalle isole ionie, dall’australia a londra

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Borgo San Rocco [Gorizia]

speciale de il nostri Borc numero 01 supplemento a Borc San Roc [27]

MADDALENA MALNI PASCOLETTI

Villa Diamantinasulle tracce di un nome da Goriziaalle isole ionie, dall’australia a londra

A Renato e Nevia, e a tutti i discendenti di Pietro e Diamantina Roma, noti o sconosciuti.

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sommario

Da Villa Claudia a Villa Diamantina [07]Il Conte Roma [17]Diamantina Roma, Lady Bowen [23]L’eredità di Diamantina [27]Il nome [29]La Villa Diamantina e la Prima Guerra Mondiale [31]La lingua [33]

Bibliografia e sitografia [35]Archivi consultati [36]

Villa Diamantina: in pursuit of a name from Goriziato the Ionian Islands, from Australia to London(English summary) [37]

In copertIna: Villa Diamantina nei primi del Novecento.

Editore Centro per la Conservazione e la Valorizzazione delle Tradizioni Popolari di Borgo San Rocco ~ Gorizia ~ ONLUS

Direttore Vanni Feresin

Comitato di redazione Vanni Feresin Roberto Donda Antonella Gallarotti Laura Madriz Macuzzi Marco Plesnicar Edda Polesi Cossàr

Grafica Studio Pantanali ~ Aiello del Friuli [Ud]

Stampa Grafica Goriziana Sas ~ Gorizia

Referenze fotografiche Carlo Sclauzero [figg. 3, 4, 5, 8, 9, 10, 11, 12, 20 e 37]

Elaborazioni grafiche Sonja Lutman [figg. 1, 22, 28 e 34]

Ringraziamenti

Desidero ringraziare il Centro per la Conservazione e la Valorizzazione delle Tradizioni Popolari di Borgo San Rocco e la sua Presidente, Signora Laura Madriz Macuzzi, per avermi dato la possibilità di veder pubblicato il frutto di un lungo e appassionato impegno. Un grazie a quanti mi hanno in vario modo fornito aiuto e collaborazione nella ricerca e nella realizzazione di questo lavoro: Cristina Bragaglia Venuti; Simonetta Brazza; Sergio Chersovani; Gianpaolo Cuscunà, Consorzio Culturale Monfalconese; Vanni Feresin, Direttore della rivista «Borc San Roc»; David Flegg, State Library of Victoria, Melbourne; Martina Franco, Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia; Diego Kuzmin; Sonja Lutman; Susanna Meloni, Archivio di Stato, Gorizia; Francesca Missio, Archivio della Curia Arcivescovile, Gorizia; Andrea Moserini; Giacomo Pantanali; Lucia Pillon; Valerie Quinlivan; Carlo Sclauzero; Nevia Troso; Elena Vidoz Picillo, Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia.Un grazie particolare alla famiglia Moratti-Spazzapan.Un sincero ringraziamento per aver messo gratuitamente a disposizione il materiale iconografico a: ing. Bruno Pascoli, Presidente dell’Associazione Culturale «ISONZO», Gorizia; dott. Gianluigi Chiozza, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia; dott. Renata Danova, Direttore dell’Archivio di Stato di Gorizia; Dr. Owen Harris, President of the Management Committee of the Diamantina Health Care Museum, Brisbane; Mrs. Signe Hoffe, Chairman of the Friends of Kensal Green Cemetery, London; sig. Nereo Tavagnutti; Mrs. Robina Williams, Secretary of the Management Committee of the Diamantina Health Care Museum del Diamantina, Brisbane.

Maddalena Malni Pascoletti

Legenda

ACAG Archivio della Curia Arcivescovile di GoriziaASGo Archivio di Stato di GoriziaASCGo Archivio Storico del Comune di Gorizia

I documenti di cui alle figg. 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 20 e 37 sono stati riprodotti su concessione dell’Archivio di Stato di Gorizia prot. n. 562/28.34.01.10 (11.2) del 02.03.2015.

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Nella scarna bibliografia relativa alla Villa Diamantina di Gorizia,1 mancano informazioni riguardo al nome o vi si accenna in modo errato.2

Tuttavia approfondire tale piccolo dettaglio di un episodio abbastanza marginale della sto-ria dell’architettura a Gorizia porta - inaspetta-tamente - ad allargare lo sguardo a vicende, a tempi e a luoghi assai lontani dalla nostra città.

L’attuale via Alviano corre solo in parte sul tracciato della strada che dal centro di Gorizia attraversava il Borgo Vienna e si dirigeva ver-so la Carniola, chiamata un tempo Poststras-se e in seguito via Dreossi (Figg. 1 e 2).3 Infatti a sinistra, sul lato opposto rispetto al vialetto d’ingresso alla Villa Boeckmann e all’ex Semi-

1 COSSAR 1948, 363; COSSAR 1959, 153; Circolo 1997, 44; GEROMET, ALBERTI 1999, II, 230-231; von MAILLY 2004, 66; TAVANO 2009, 316; GEROMET 2010, p. 134.

2 cfr. GEROMET, ALBERTI (1999, II, 230): «Nel 1929 fu ricostru-ita in uno stile diverso e prese il nome di Villa Diamantina».

3 La via Dreossi fu intitolata a Bartolomeo d’Alviano nel 1930.

FIg. 1 Veduta aerea di Gorizia con il colle del Castello e l’area circostante, 1915, collez. soci «Associazione culturale Isonzo».

FIg. 2 Ortofoto della medesima zona cittadina scattata ai giorni nostri.

Da Villa Claudia a Villa Diamantina

FIg. 3 La Villa Diamantina oggi.

4 Ora sede di alcuni corsi di laurea dell’Università degli Studi di Trieste.

5 L’indirizzo è via Alviano 11, che riprende esattamente il nu-mero d’orientazione di via Dreossi, mentre il numero anagra-fico di Borgo Vienna è il 9. Ciò spiega una certa incoerenza nei documenti che riportano ora l’uno ora l’altro numero.

nario Minore,4 dal rettifilo dell’arteria alberata moderna che conduce al confine con la Slo-venia, si stacca una stradina che s’incurva as-secondando l’andamento sinuoso della base del colle del castello. Si chiama anch’essa via Alviano e costeggia alcune antiche costruzio-ni, prima di mutar nome e direzione, inerpi-candosi lungo il pendio sud-orientale come via del Colle.

Proprio al suo inizio5 sorge una bella villa, seminascosta dallo splendido giardino (Fig. 3), e affiancata da orti e vigneti. Sul vecchio cancello una targa di ferro smaltato recita: Villa Diamantina (Fig. 4).

Nel medesimo luogo dovevano già trovarsi alcune costruzioni (Fig. 5) quando nell’estate

FIg. 4 La recinzione con i pilastrini originali.

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del 1869 il tenente maresciallo barone Paolo Suini inoltrava all’inclito Municipio di Gorizia la sua richiesta di autorizzazione a demolire l’esistente e a erigere un «palazzo villereccio». L’istanza era corredata da un progetto,6 costi-tuito da sei tavole,7 firmato dal «pubblico pe-rito in arte» Luigi Resen8 (Fig. 6), mentre inca-

ricato dei lavori era il «capo maestro muratore imprenditore» Francesco Rossi (Fig. 7).

Colpiscono nel progetto i segni di una sicura larghezza di mezzi, che si esprime nell’eleganza e nella cura dei dettagli, come lo scalone a doppia rampa (Fig. 8) o il caminetto del primo piano (Fig. 9). Ma colpisce ancor di

più la notevole capacità di coniugare la «mod-erna» ricerca di funzionalità, testimoniata dalla distribuzione degli ambienti in pianta (Figg. 10 e 11), con la scelta nostalgica di un immaginar-io e romantico medioevo evocato da uno stile storicistico eclettico, in voga in quegli anni grazie anche all’esempio autorevole e invidi-

ato del castello di Miramare.9 La caratteristica saliente dell’edificio, infatti, come si può veri-ficare, oltre che dal prospetto (Fig. 12), anche in alcune rare immagini precedenti la Prima Guerra Mondiale (Figg. 13 e 14) era costitui-ta dai profili merlati e dalle numerose torret-te. Non stupisce che fosse proprio questo a

6 ASG, ASCG 1830-1927, b. 342, f. 707, prot. 2527/1869.7 Tav. I «Piano di situazione»; Tav. II: «Pianta del pianterre-

no»; Tav. III: «Pianta del primo piano»; Tav. IV: «Pianta del secondo piano e proiezione orizzontale del tetto»; Tav. V: «Spaccato traversale e Spaccato longitudinale»; Tav. VI: pro-spetto con al centro il nome «Villa Claudia». Prima ancora di

presentare il progetto della villa, il barone Suini aveva richie-sto l’autorizzazione a erigere un muro di cinta sia all’interno, addossato alle proprietà limitrofe di Giuseppe Strechel e del barone Drechsel, sia verso la strada regia. Cfr. ASGo, ASCGo 1830-1927, b. 342, f. 706, prot. 2273/1869

8 Resen era detto invece «architetto» nel permesso accordato

in breve tempo dall’Ufficio Edile, a condizione che la scala in-terna fosse resa più «comoda» in quanto l’accesso ai piani su-periori era «progettato troppo angusto per caso d’incendio». ASGo, ASCGo 1830-1927, b. 342 f. 707, prot. 2527/1869.

9 TAVANO (2009, 316) a proposito di questo e di altri edifi-ci simili, parla di «architettura privata in bilico tra purismo

ed eclettismo» e di «temi imperanti a Miramare». Alla Villa Claudia si potrebbe applicare anche un’altra osservazione dello studioso: «Il rustico e il pittoresco, sia pur cauti, do-vevano corrispondere all’idea di una città desiderata per le vacanze di utenti che giungevano dalle regioni interne dell’impero». (TAVANO 2008, 397).

FIg. 5 Piano di situazione, Tav. I allegata al progetto di Luigi Resen per il barone Suini, 10 agosto 1869, ASGo, ASCGo 1830-1927, b. 342 f. 707, atto 2527/1869.

FIg. 6 Piano di situazione, dettaglio con la firma del progettista.

FIg. 7 Piano di situazione, dettaglio con la firma dell’impresario Francesco Rossi.

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FIg. 10 Pianta del pianterreno, Tav. II allegata al progetto di Luigi Resen per il barone Suini, 10 agosto 1869, ASGo, ASCGo 1830-1927, b. 342 f. 707, atto 2527/1869.

FIg. 9 Spaccato traversale, Tav. V allegata al progetto di Luigi Resen per il barone Suini, 10 agosto 1869, dettaglio, ASGo, ASCGo 1830-1927, b. 342 f. 707, atto 2527/1869.

FIg. 11 Pianta del primo piano, Tav. II allegata al progetto di Luigi Resen per il barone Suini, 10 agosto 1869, ASGo, ASCGo 1830-1927, b. 342 f. 707, atto 2527/1869.

FIg. 8 Spaccato longitudinale, Tav. V allegata al progetto di Luigi Resen per il barone Suini, 10 agosto 1869, dettaglio, ASGo, ASCGo 1830-1927, b. 342 f. 707, atto 2527/1869.

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Fig. 13 La facciata e la recinzione originale della Villa Diamantina alla vigilia della Grande Guerra, 1913 (?) [propr. fam. Moratti-Spazzapan].

Fig. 14 Gorizia. Castello, cartolina viaggiata, 1911, Fondo Mischou n. 0068, Fondazione Carigo.

FIg. 12 Prospetto principale, Tav. VI allegata al progetto di Luigi Resen per il barone Suini, 10 agosto 1869, ASGo, ASCGo 1830-1927, b. 342 f. 707, atto 2527/1869.

impressionare i contemporanei (Figg. 15 e 16), come Anton von Mailly, che ricordava: «sulla Poststraße mi piaceva tanto un castelletto in-cantevole in stile normanno con le sue grazio-se otto torrette circondato da splendidi vecchi alberi di alloro, cipresso, pini e abeti rossi».10 Concorreva al suo fascino la posizione, tra orti (Fig. 17) e giardini, veramente perspicua con-tro il colle del castello, tanto che, giungendo a Gorizia o uscendone sulla strada per Vienna, era impossibile non notarla (Figg. 18 e 19).

Nel 1871 la costruzione non era ancora terminata, ma il barone ne chiedeva e otte-neva l’abitabilità per la parte già eretta.11 Alla sua dimora egli aveva dato il nome della mo-glie, la contessa Claudia Török de Szendrö e tale nome l’edificio conservò per una ventina d’anni. Nel 1873,12 però, ne risultava proprie-taria una nipote, la contessa Sophia Török de Szendrö, che nell’ottobre di quell’anno presentò la domanda di innalzamento di un

piano della casetta dell’ortolano, «esistente nella sua Villa N. 9 anagr. in Borgo di Vienna di questa città».13 Negli atti relativi, e in parti-colare nel «Protocollo commissionale» del 24 ottobre 1873, che riportava l’esito positivo del sopralluogo preliminare alla concessio-ne, appariva anche ufficialmente il nome Villa Claudia (Fig. 20).

Nella primavera del 1892 la proprietà ven-ne intestata al conte Pietro Roma «fu Can-diano», per passare tre anni dopo ad Amalia Fillak (Fig. 22).

Non è questa la sede per ricostruire le complesse vicende che portarono a Gorizia il conte Roma, presumibilmente nei primi anni ’80, né la sua relazione con la assai più gio-vane Amalia,14 appartenente a una nota fa-miglia di tipografi e librai goriziani, ma una breve sintesi è necessaria per dare ragione del nome assegnato alla villa.

10 von MAILLY 2004, 66.11 ASGo, ASCGo 1830-1927, b. 342, f. 707, prot. 2257/1871.12 La registrazione risale però al 1889. cfr. Registro Tavolare,

Comune catastale Gorizia, partita 712, parte B, N. 1.13 ASGo, ASCGo 1830-1927, b. 370, f. 757, prot. 3801/1873.

14 La biografia del conte Pietro de Roma è oggetto di una ricerca molto impegnativa, i cui esiti avrebbero dovuto ve-dere la luce in occasione del centenario della sua morte, avvenuta a Gorizia il 2 aprile 1914. La ricerca, assai com-plessa e su più fronti, è ancora in pieno svolgimento.

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Fig. 15 Gruss aus Gorz. Saluto da Gorizia, cartolina viaggiata, 1900, Fondo Mischou n. 2273, Fondazione Carigo.

Fig. 16 A. Jerkic, Gorizia. Gorz, viaggiata, 1900, collez. Nereo Tavagnutti.

Fig. 17 Gorizia - Gorz - Castello e Villa Diamantina, cartolina viaggiata, 1911, Fondo Mischou n. 0066, Fondazione Carigo.

Fig. 18 Gorizia. Castello, cartolina viaggiata, 1915, Fondo Mischou n. 0062, Fondazione Carigo.

Fig. 19 Gorica-Gorizia. Gorz, cartolina, Fondo Mischou n. 0063, Fondazione Carigo.

ˇ

FIg. 20 Progetto per l’innalzamento della casetta dell’ortolano, progetto di Luigi Resen, 20 febbraio1873, ASGo, ASCGo 1830-1927, b. 370, f. 757, atto 3801/1873.

FIg. 21 Gorizia-Castello col suo rione e via Dreossi, cartolina, 1907, collez. Nereo Tavagnutti.

14 15

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15 Tali informazioni sono tratte da: Mihai D. STURDZA, Grandes familles de Grèce, d’Albanie et de Constantino-ple, Paris 1999, come riportate da: Mona et Florian BUDU-GHYKA, mars 2007 [© Mona & Florian Budu-Ghyka - www.ghika.net], in cui Pietro è definito «sestogenito». Allo stato attuale della ricerca va precisato che tutte le informazioni relative alla famiglia de Roma in generale o ai singoli mem-bri sono desunte da siti internet e pertanto imprecise, a volte contraddittorie e in ogni caso bisognose di verifiche sui documenti.

16 Sofia era nipote di due eroi delle lotte per l’indipendenza greca, Alexandros (1792-1828) e Demetrios (1793-1832) Ypsilaniti(s). Sofia compare in una fotografia del 1860 ai funerali della nonna materna, pubblicata in Collection de la Galerie d’Art Texbraun, Paris, dove la didascalia avver-te che era «destinée peu après à épouser le comte Pierre Roma, et qui devait mourir jeune», p. 360.

17 Ranieri Mario Cossar lo dice «oriundo dalla Romania, stabi-

La famiglia Roma (Fig. 23), attestata fin dal ‘500 a Corfù e a Creta e nel secolo successivo a Zante, si distinse nelle guerre contro i Turchi al servizio della Repubblica di Venezia. Per il ruolo avuto nel secondo assedio di Corfù del 1716, Francesco Roma ottenne per sé e per i suoi il titolo di conte. Il pronipote, Giorgio Candiano, sposato con Orsola Balsamo di ori-gini maltesi, presidente del Senato delle Isole Ionie, ebbe almeno otto figli. Le fonti ripor-tano le date dell’ultimo, Roberto (Zante 1834 - Atene 1920), ma non sono concordi riguardo alla data di nascita o all’ordine dei due prece-denti, Pietro (Zante 1831/33 - Gorizia 1914) e Diamantina (Zante 1832/33 - Londra 1893).15 È indubbio che erano molto vicini per età e ciò può aver creato tra loro una particolare intesa e «complicità», come accade spesso nelle fa-miglie assai numerose.

Nel 1872 Pietro Roma, vedovo da quattro anni della prima moglie, la principessa Sofia

Il Conte Roma

Ypsilanti,16 morta dopo aver dato alla luce una bambina, che non le sopravvisse, passò a se-conde nozze con la principessa rumena Maria Vogorides, figlia del governatore della Mol-davia, poco più che ventenne. Tra il 1874 e il 1877 dal matrimonio nacquero tre figli, Ro-berto (o Pietro), Nicola e Giorgio. Negli anni Ottanta studiavano a Vienna quando il padre giunse a Gorizia,17 forse in occasione dei solen-ni funerali del Conte di Chambord.18 Quali che fossero i motivi, qui prese stabile dimora (Fig. 24), intrecciando una relazione con la giovanis-sima Amalia Fillak (Fig. 25), che gli diede il figlio Livio nel 1886, e in seguito Teodoro nel 1894 ed Elisabetta Diamantina nel 1896 (Fig. 26), e che gli rimase accanto fino alla morte (Fig. 27).

La situazione «irregolare» indusse l’anziano nobiluomo a trasferire ad Amalia le sue pro-prietà immobiliari, costituite anche dalla casa di via Dante a Gorizia e dal castello di Saciletto. Nel caso della palazzina di via Dreossi il pas-

litosi nei nostri luoghi l’anno 1879» (1959, 153), ma non cita la fonte di questa notizia.

18 L’ipotesi che il conte Roma fosse venuto a Gorizia per i funerali del conte di Chambord non è stata finora suffra-gata da documenti, ma fa parte della tradizione orale fa-miliare (cfr. MILOCCO, MICEU 2000, 133), che talvolta è stata confermata, altre volte smentita dalle recenti ricer-che. Se davvero i suoi figli studiavano a Vienna (dato da verificare) e il conte Roma vi si trovava con loro quando in tutta l’Europa si sparse la notizia della morte dell’ultimo erede dei Borboni di Francia, è più che plausibile che si portasse a Gorizia, come fecero centinaia di rappresen-tanti dell’aristocrazia europea. Le esequie del conte di Chambord, morto a Frohsdorf il 24 agosto 1883, si svol-sero il 4 settembre nel Duomo di Gorizia, donde il feretro proseguì fino alla sepoltura nella cripta del santuario del-la Castagnavizza (cfr. BADER 1993, 251-280; BLED 2003, 115-123).

Fig. 22 Libro Fondiario del Comune Catastale di Gorizia, partita tavolare 712, Foglio B, dettaglio.

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.ca 1500 ٭† 1551 ca.

Capitano della cavalleria veneziana a Creta∞ f. de Marco PAGLIANO

CURZIO.Creta 1550 ca ٭

Avvocato fiscale veneziano a Creta nel 1584∞ veneziana

∞ Adriana f. de Zorzi CORNER patrizia di Venezia

BERNARDINO CAMILLO MATTEOnel 1576 ٭

† aprile 1636Cancelliere del Tribunale di Zante nel 1584

∞ Diamantina

ANTONIO CAMILLOnel 1605 ٭

Cancelliere del Tribunale di Zante nel 1625∞ 02.08.1637 Bianca Giovanna MOCENIGO

∞ 21.09.1649 Isabella SIGURO

ORSETTA BORTOLO

MUZIONUNZIO.ca 1635 ٭

Esattore di imposte∞ Giulia VENTURA

DIANA

† aprile 1675

RUSSETTA ANTONIO BORTOLO DRACO EVSTATHULA BETTINA

.Zante 1670 ca ٭

† 14.09.1742Colonnello Veneziano; Sindaco di Zante;

Conte di Roma nel 05.05.1723; Amabasciatore a

Venezia con il titolo di "Splendido".∞ Faustina SERRA

MARIA CAMILLO PAOLO ANASTASIO

ZAN-DARIO

1725 ٭† 1796 ca.

Conte nel 03.08.1796 per decreto del Senato di

Venezia; Console di Venezia in Arcadia nel 1780.∞ 1767 Diamantina f. del conte

Giovanni CAPNISSI di Zante

MARIA BORTOLO ANGELA

CAMILLO.ca 1771 ٭

† 27.07.1857Conte nel 10.08.1796;

Console di Venezia in Morea nel 1799;Deputato nel parlamento delle Isole Ionie nel 1803;

Ambasciatore a Parigi nel 1810.∞ 1797 Adriana STAVRAKI - LOCATELLI

CHRYSSULA

Zante 1798 ٭† 1860 ca.

presidente del Senato delle Isole Ionie

con titolo di altezza.

∞ Orsola BALSAMO

Zante 1833 ٭

∞ Zante 1856 George BOWEN

ROBERTOGIORGIOCANDIANO-CESARSPIRIDIONCAMILLONICOLAS

1833 ٭

† Gorizia 21.03.1914

Deputato di Bráila (RO).

∞ Sofia YPSILANTI

∞ Marta VOGORIDI

GIORGIO-DEMETRIO

LUDOVICOSUSANNA

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

† Londra 1893

ALBERO GENEALOGICODI PIETRO E DIAMANTINA ROMA

- FIG. 23 -

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saggio avvenne nel 1895 a mezzo di un con-tratto di compravendita, senz’altro fittizio.19 Nei registri e negli atti consultati non compare il nome di Villa Diamantina, e i discendenti non possiedono documenti che possano far luce su una questione irrisolta: l’anno cui far risalire esattamente la nuova intitolazione. Una data certa, infatti, permetterebbe di collegarla di-rettamente o con la sorella di Pietro, Diaman-tina, oppure con la piccola nata a Saciletto nel 1896, di cui il registro dei battezzati del-la parrocchia di Perteole peraltro non riporta

19 «In base del notarile Contratto di Compra - Vendita dat. Gorizia 14 dicembre 1895 N. 22755 viene intavolato il dirit-to di proprietà dell’intestato corpo tavolare a ditta di: Fillak Amalia del vivo Enrico». Libro Fondiario del Comune Cata-stale di Gorizia, partita tavolare 712, Foglio B, posta 3.

20 Potrebbe trattarsi di una delle «complicazioni» causate da una convivenza considerata al tempo assolutamente scan-dalosa. Il parroco, già restio di fronte a tale situazione, può

nemmeno il nome, come ovviamente omet-te quello del padre20 (Fig. 28). Nel registro dei morti della chiesa di Sant’Ignazio di Gorizia è citata come Elisabetta,21 mentre in famiglia fu sempre chiamata Diamantina e come tale si fir-mava (Fig. 29).22 Siccome però, anche questa scelta non poteva che derivare dall’affetto per la sorella e forse dalla nostalgia della lonta-na infanzia comune trascorsa a Zante, si può tranquillamente affermare che fu il ricordo di Diamantina Roma a indurre il conte a chiamare così sia la figlia che la villa.

aver rifiutato un nome che non sembrava appartenere ad alcuna santa cristiana. ACAG, matricole Parrocchie italiane, Nati, Perteole 1835-1910.

21 Liber Mortuorum parochiae S. Ignatii Goritiae ab anno 1949 usque 1977, Tomo IX, p. 119, n. 40, alla data 12 agosto 1963 è riportata la morte di «Filla Elisabeth f. Amaliae Filla».

22 Libro Fondiario del Comune Catastale di Gorizia, partita tavolare 712, Foglio C, poste 14 e 16.

FIg. 28 Liber Baptizatorum in Ecclesia, parrocchia di S. Tommaso Apostolo, Perteole, 1835-1910.

FIg. 29 H. Hofmann, Elisabetta Diamantina Fillak, 1903 ca.

Fig. 24 Atelier «Adèle», ritratto del Conte Roma, Vienna, 1883-1885 ca.

Fig. 25 Atelier goriziano, ritratto di Amalia Fillak, 1885-1890 ca.

Fig. 26 A. Floeck, Teodoro ed Elisabetta Diamantina, 1899.

Fig. 27 H. Hofmann, Amalia Fillak con i figli Livio, Teodoro ed Elisabetta Diamantina, 1902.

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23 Cfr. l’albero genealogico sul sito www.ghika.net, redatto da Mona e Florian BUDU-GHYKA, nel marzo 2007 [© Mona & Florian Budu-Ghyka].

24 Tutte le notizie su George Ferguson Bowen sono tratte dalla relativa voce nell’Australian Dictionary of Biography (JOYCE, 1969; JOYCE, 2006).

25 G. F. BOWEN, Handbook for Travellers in Greece descri-bing the Ionian islands, the kingdom of Greece, the islands of the Aegean sea, with Albania, Thessaly, and Macedonia, John Murray, London 1854.

26 Adelaide Diamantina (Nina), nata a Corfù nel 1858, sposò Allan Campbell, un allevatore del Queensland, ma la cop-

Nata, come si è detto, all’inizio degli anni ’30, durante il periodo in cui le Isole Ionie erano un protettorato britannico (1814-1864), come sancito dal Congresso di Vienna, la sorella di Pietro portava il nome di alcune del-le loro ave, la bisnonna Diamantina Capnissi, andata sposa a Giorgio de Roma nel 1767, e la Diamantina «cittadina originaria de Zante» che nei primissimi anni del ‘600 aveva sposato Candiano, il trisavolo di Giorgio.23

l 28 aprile 1856 Diamantina Roma si unì in matrimonio con George Ferguson Bowen (1821-1899)24, segretario del governo britanni-co nelle Isole Ionie, di famiglia nordirlandese e di fede protestante. La cerimonia, svoltasi nel-la cappella del palazzo di San Michele e San Giorgio a Corfù, venne officiata dal fratello dello sposo, il pastore Edward Bowen, retto-re di Lower Wigborow nell’Essex. George Bo-wen, diplomatosi a Oxford e appassionato di storia e letteratura dell’antica Grecia, era stato rettore dell’Università delle Isole Ionie a Corfù dal 1847 al 1851. Negli anni seguenti, ormai in servizio attivo nel governo coloniale, pub-blicò vari testi dedicati alla Grecia, compre-sa una vera e propria guida «turistica».25 Dal

Diamantina Roma, Lady Bowen

matrimonio nacquero prima un bambino, che morì dopo pochi giorni, e poi una bambina, Adelaide Diamantina, detta Nina.26 Nel 1859 George Bowen fu nominato primo governato-re del Queensland, colonia australiana che era appena stata separata dal New South Wales. Pochi giorni dopo il conferimento dell’incari-co, fu insignito dalla Regina Vittoria del tito-lo nobiliare. La coppia si imbarcò sulla HMS Cordelia, varata tre anni prima.27 Nonostante che entrambi avessero grande familiarità con la navigazione, durante la lunga traversata sof-frirono moltissimo il mal di mare, in particola-re Diamantina che era di nuovo incinta. Assai provati, sbarcarono a Brisbane il 10 dicembre 1859, nel pieno della stagione torrida e in una terra ancora selvaggia, ove non si poteva spe-rare in una sistemazione confortevole parago-nabile a quanto avevano lasciato dietro a sé. L’accoglienza da parte della sparuta comunità inglese fu però molto festosa e calorosa e in breve la loro residenza - prima un alloggio di fortuna, in seguito il palazzo del governatore - divenne il fulcro della vita sociale e cultu-rale della colonia. Le varie biografie di Lady Diamantina Bowen non mancano mai di sot-

pia si stabilì a Londra, dove nacque la figlia Diamantina Isabella Campbell. Quest’ultima Diamantina sarebbe mor-ta di parto a ventotto anni, dando alla luce nel 1909 Allan Percival Harman Noble. Del marito, sir Percy Lockhart Har-man Noble, e del figlio parleranno poi i libri di storia della Royal Navy nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale.

27 Si trattava di un vascello a vapore, dotato di tre alberi, che poteva raggiungere la velocità di 10 nodi. Era equipaggiato con un cannone su perno girevole e una cannoniera di dieci bocche da fuoco di calibro minore, cioè nella terminologia uf-ficiale una 11-gun racer class ship della Royal Navy. Fu costru-ita e varata nel 1856 a Plymouth e smantellata già nel 1870.FIg. 30 Lady Diamantina Bowen, ritratto a pastello, 1867, The Queensland Women’s Historical Association, Brisbane.

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da varie parti e il fatto segnò pesantemente la sua carriera.31 La successiva destinazione - qua-si un confino - fu infatti il minuscolo arcipelago delle isole Mauritius dal 1879 al 1882, riscattata dall’ultimo incarico, il governatorato di Hong Kong, dal 1883 al 1885.32 Non è dato conosce-re quali fossero le prospettive, le pene, le fru-strazioni di Diamantina nel condividere la sorte del marito, sentimenti che forse confidò nelle lettere inviate ai familiari rimasti a Zante, anda-te sventuratamente tutte perdute a seguito del rovinoso terremoto del 1953.33

Nel 1886 i coniugi Bowen si stabilirono a Londra, con le due figlie non sposate, con le quali Diamantina ricominciò a frequentare la chiesa greco-ortodossa, da cui gli obblighi di lealtà «politica» l’avevano allontanata. Dopo essersi trovata così a lungo in una posizione perennemente in vista, possiamo immaginare che scegliesse con sollievo una vita ritirata e tranquilla, mentre al marito veniva offerta l’op-portunità di mettere a frutto le sue compe-tenze di tipo giuridico e amministrativo occu-pandosi della costituzione dell’isola di Malta, dove si recò più volte.34

31 Fu lo stesso George Bowen a parlarne in questi termini «...my reluctant consent, purely on constitutional grounds, to these dismissals … has damaged my further reputation and my career to a degree that I shall never recover. It will never be forgotten either in England or in the Colony.» (JOYCE 2006).

32 Nei quasi tre anni di permanenza nella città cinese, Lord Bowen realizzò alcune iniziative importanti, come la costru-zione di un riparo contro i tifoni (Causeway Bay typhoon shelter), il Royal Observatory e il Government Civil Hos-pital. cfr. YANNE, HELLER (2009, 56). A lui sono tuttora dedicati nella metropoli asiatica il Bowen Acqueduct e le due arterie Bowen Road e Bowen Drive (YANNE, HELLER 2009, 55-56). A ricordo dei precedenti incarichi restano nel Queensland la citta di Bowen, nella capitale Brisbane il Bowen Bridge e il sobborgo Bowen Hills con il Bowen Park; e il centro rurale Bowen Downs Station nel Queensland in-terno; nello stato di Victoria la Bowen Street a Melbourne. Durante il governatorato di Hong Kong il ruolo di Diaman-tina fu forse più circoscritto ai momenti ufficiali, come per esempio all’inaugurazione, il primo febbraio 1884, del La-dies’ Recreation Club, cui prese parte accompagnata dalle due «Misses Bowen», le figlie nubili Zoe Caroline e Agnes Herbert (The Ladies’ 1983, 4-5).

33 Il Palazzo Roma a Zante non era originariamente dimora della famiglia, bensì fu acquistata dal nipote di Pietro Roma, Alexander, negli anni ‘80 dell’Ottocento. Era stata costruita nella seconda metà del secolo XVII da un vice console inglese e nel periodo del protettorato britannico sulle Isole Ionie, ne era stata la residenza del governatore. Nel 1953 fu uno dei pochissimi edifici che, pur lesionato, rimase in piedi, ma per eseguire le ripa-razioni l’archivio fu temporaneamente trasferito in un locale, che fu travolto dall’alluvione. Tutte le carte sono andate perdute. Alla morte di Dionisios Roma (1908-1981) è diventata una casa museo aperta al pubblico. cfr. Romas 2009.

34 Al suo rientro da Hong Kong George Bowen fu inviato a Malta in qualità di presidente della Commissione Reale per la costituzione dell’isola.

35 Situazione che si è perpetuata a lungo, come dimostra il fatto che l’Australian Dictionary of Biography, nella prima versione del 1969 portava solo la biografia di George Fer-guson Bowen e citava incidentalmente Diamantina nella sua veste di moglie, mentre il supplemento edito nel 2005 le dedicava una voce importante ed esaustiva, facendone una protagonista della storia della colonia nel XIX secolo. cfr. GILCHRIST 2005, 42-43.

Il 17 novembre 1893, dopo breve malattia, Diamantina Roma Bowen morì nella sua casa di Cadogan Square, e fu sepolta nella tomba di famiglia nel cimitero di Kensal Green (Fig. 33). Morta per prima (Fig. 34), l’iscrizione che la ricor-da occupa uno spazio maggiore e prominente rispetto a quella sottostante dedicata al marito, quasi a suggellare involontariamente un roves-ciamento gerarchico rispetto ai loro ruoli nella società e nella mentalità del tempo (Fig. 35)35.

tolineare le sue doti di padrona di casa, la si-gnorilità, l’eleganza, la disponibilità, il talento musicale, uniti a una costante dose di riserva-tezza (Fig. 30). È indubbio che le opere di cari-tà rientrassero nei doveri di una dama del suo rango e ancor più del suo ruolo, ma l’impegno che Diamantina Roma vi profuse andava ben oltre gli obblighi istituzionali. Alla fondazione del Lady Bowen Lying-In Hospital nel 1864, per la degenza delle puerpere (Fig. 31), allo-ra un concetto decisamente all’avanguardia e non solo per il selvaggio Queensland,28 non furono forse estranee le vicende personali del-la stessa Diamantina e le sue gravidanze: tre portate a termine in Australia, una in Nuova

28 Può sembrare curioso che la «quasi cognata» di Diamanti-na, cioè Amalia Fillak, a sua volta ricordata per la generosi-tà e lo zelo nelle opere di carità, si occupasse in particolare delle madri indigenti. Infatti «...si prodigava nell’aiutare il prossimo; teneva a battesimo tutti i nati del paese e, af-finché potessero crescere sani e forti, aveva allestito una mensa speciale per le gestanti e le partorienti con alimenti che a quei tempi pochi si potevano permettere». (MILOC-CO, MICEU 2000, 133).

29 A Brisbane, nella Adelaide House, utilizzata temporanea-mente come residenza del Governatore, nacque il 28 ago-

Zelanda, dove la famiglia si trasferì nel 1868, quando Lord Bowen fu nominato governatore di quella colonia.29 Dopo cinque anni un ulte-riore avanzamento lo riportò in Australia, a ri-coprire la carica più prestigiosa di governatore dello stato di Victoria (Fig. 32).

Anche in questa circostanza la moglie si guadagnò l’ammirazione e le simpatie dei suoi «sudditi»,30 più e meglio di quel che non fosse possibile al marito, il quale si trovò a dover af-frontare una situazione conflittuale, in cui erano coinvolte da un lato l’autorità del rappresentan-te della Regina e dall’altro l’autonomia parla-mentare dello stato coloniale. Pur avendo scel-to una linea coerente ed equilibrata, fu criticato

sto 1860 la figlia Zoe Caroline; nella prima Government House vennero alla luce il 26 luglio 1862 la figlia Agnes Herbert e il 9 aprile 1864 il figlio George William Howard; ad Auckland in Nuova Zelanda infine nacque il 10 aprile 1869 Alfreda Ernestina Albertina.

30 Ad esempio alla partenza della coppia nel 1879, a lei furono rivolte le più aperte manifestazioni di affetto e rimpianto. Al banchetto d’addio nella Melbourne Town Hall, fu eseguita la poesia di Marcus Clark Victoria’s Fai-rwell to Lady Bowen, musicata per l’occasione da Alfred Plumpton.

FIg. 31 Johnstone O’Shannessy & Co, Ritratto di Lady Diamantina Bowen, 1873 ca., PIC/9157/13 LOC ALBUM 377, National Library of Australia.

FIg. 32 Bradley & Rulofson, Ritratto di Sir George Ferguson Bowen, Governor of Victoria, Pictures Collection, State Library of Victoria, Melbourne.

FIg. 33 Cimitero monumentale di Kensal Green, tomba della famiglia Bowen, 2014.

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36 Oltre alla madre Orsola Balsamo, anche la trisavola Faustina Serra era di Malta, dove aveva sposato, nel 1724 Francesco Roma, che l’anno prima aveva ottenuto il titolo di Conte.

37 Il Diamantina Orphanage divenne presto inadeguato e nel 1883 ne fu aperto uno nuovo, con lo stesso nome, a Wool-loongabba, Brisbane. Poi nel 1901, questo fu trasformato nel Diamantina Hospital for Chronic Diseases, nel 1943 nel South Brisbane Auxiliary Hospital e infine nel 1956 nel nuo-vo Princess Alexandra Hospital. Il Diamantina Health Care Museum fu inaugurato nel 2004.

38 WOOD 1983, 147.39 A proposito del suo profondo interesse per lo sviluppo

dell’assistenza medica, si può menzionare anche che, quando nel 1874 quindici signore influenti di Melbourne formarono un comitato in favore di un ospedale per la pra-tica della medicina omeopatica, richiesero il sostegno di Diamantina Bowen e della signora Perry, moglie del Lord Bishop della chiesa anglicana di Melbourne. Più tardi Lady Bowen fu eletta patronessa del Melbourne Homœopathic Hospital (ARMSTRONG 2015).

40 Alla presenza del nome proprio si affiancano i due cognomi da nubile e da sposata e altri riferimenti alla sua persona, per esempio la città di Roma, nel Queensland occidenta-le e la Roma Street a Brisbane con relative Roma Street Railway Station e Roma Street Busway Station, o persi-

Delicata e sensibile, coscienziosa, colta, ca-pace di parlare anche agli umili, l’affetto e la riconoscenza che seppe suscitare ovunque an-dasse sono testimoniati dal diffuso desiderio di ricordarla. Non si spiegherebbe altrimenti, oltre al curioso inserimento della croce di Malta nella bandiera del Queensland, omag-gio alle sue ave di origini maltesi,36 il vero e proprio proliferare del suo nome, attribuito in-nanzi tutto a istituzioni legate al ruolo di bene-fattrice nel campo dell’assistenza sanitaria, come il Diamantina Orphanage37, familiar-mente noto come «The Diam»38 e il Diamanti-na Hospital for Chronic Diseases, istituito nel 1901 nel sito del Diamantina Orphanage. Sus-sistono tuttora The University of Queensland

L’eredità di Diamantina

no l’Ithaca Creek, dovuto alla confusione tra Zante e l’isola di Ulisse; infine non mancano, oltre al già citato Lady Bo-wen Lying-In Hospital, il Lady Bowen Park a Brisbane e le cascate, Lady Bowen Falls, a Milford Sound nella regione del Fiordland in Nuova Zelanda. Anche il suo amore per i fiori ha avuto un implicito riconoscimento nel nome attri-buito a una pianta rampicante molto diffusa, la bignonia venusta che ornava la Government House di Brisbane, nota come Lady Bowen Creeper. Si può aggiungere la storia curiosa del battello a pale o iron steam paddle-wheeler, il Lady Bowen, varato vicino a Glasgow nel 1864, con 702 tonnellate di stazza e 64 metri di lunghezza. Nel 1890 fu allungato di cinque metri per aumentarne la capacità di carico e trasformato in schooner, un veliero con quattro alberi. Nel 1894 naufragò non lontano dalla costa setten-trionale del Queensland. Il relitto fu ritrovato solo nel 1996, divenendo meta importante per gli appassionati di pesca e fotografia subacquea. Ciò che stupisce è l’ammirazione e il rispetto nei confronti di Diamantina che ancora si percepis-cono nelle parole che ne accompagnano la descrizione: «A wonderful lady, a wonderful life and many iconic landmarks named in respect and admiration of her obviously char-ming and inspirational character and personality. But little mention at all of the four-mast schooner Lady Bowen also named in honour of the Contessa.» (CARDWELL 2007).

Diamantina Institute, il sesto istituto di ricer-ca dell’Università del Queensland, con base presso il Princess Alexandra Hospital di Bri-sbane, e il Diamantina Healthcare Museum, inaugurato nel 2004 nell’unica ala ancora esi-stente dell’originario edificio del Diamantina Hospital e precisamente in quello che ne era stato il dispensario.39

Non sorprende che le fossero dedicate an-che delle strade, come la Diamantina Street a Canberra, mentre è più strano che fossero intitolati a lei diversi luoghi geografici40 (Fig. 36), come ad esempio un fiume (Diamantina River) nel North Queensland, un territorio amministrativo del Queensland (Diamantina Shire Council), un’isola (Diamantina Island)

FIg. 34 The General Cemetery of All Souls’ Register, Kensal Green, London, 1893.

FIgg. 35 e 35a Cimitero monumentale di Kensal Green, tomba della famiglia Bowen, dettaglio 2014.

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vicino a Gladstone, ancora nel Queensland, e delle cascate (Diamantina Falls) nello stato di Victoria. Da lei prese il nome anche la fre-

41 La fossa denominata Diamantina Trench nell’Oceano Indiano sudorientale (35°S 104°E) fu esplorata nel 1961

gata H.M.A.S. Diamantina che scoprì al largo dell’Australia occidentale una profonda fossa oceanica, denominata Diamantina Trench.41

e con i suoi 8.047 metri risulta la terza al mondo per profondità.

CANBERRA

Diaman

tina R

iver

DiamantinaShire Council

ROMA

DiamantinaIsland

BRISBANE

DiamantinaFalls

Lady BowenFalls

AUSTRALIA

NUOVAZELANDA

VICTORIA

QUEENSLAND

NEW SOUTHWALES

LEGENDA:

STRADE

OSPEDALI

MUSEI

UNIVERSITÀ

PARCHI

42 L’intervista televisiva a Diamantina Vivante Solinichio, re-alizzata da Mario Rizzarelli, andò in onda sul canale della RAI regionale del Friuli Venezia Giulia il 26 gennaio 2013.

43 Meriterebbe un ulteriore approfondimento il fatto che ne-gli elenchi di vittime italiane della Shoah, compaiono altre

Prima di tornare alla villa è opportuno soffer-marsi un momento sul nome, che non sembra di per sé suscitare molta curiosità tra i gorizia-ni, quasi fosse un nome piuttosto comune. In verità non lo è affatto e se ci risulta familiare è solo perché da studenti abbiamo ascoltato, letto e ripetuto a memoria innumerevoli volte la biografia di Ugo Foscolo con l’immancabile «nato a Zante nel 1778 dal medico veneziano Niccolò e da Diamantina Spatis». Di costei si sa che aveva sposato in prime nozze un ap-partenente alla nobiltà zantiota ed era rimasta vedova molto giovane. Considerato l’angusto ambiente dell’isola, non si può escludere che a determinare la scelta del suo nome fosse stato il desiderio di imitare l’influente famiglia dei Capnissi, la cui figlia Diamantina doveva esse-re coetanea o di poco maggiore della Spatis.

Una seria analisi onomastica esula dai limiti di questo scritto, ma anche soltanto una breve

Il nome

cinque donne dallo stesso nome, tutte in qualche modo collegate con Trieste, e si potrebbe ipotizzare che anche le loro famiglie provenissero dalle Isole Ionie. Non va di-menticato, comunque, che a Zante la presenza ebraica era particolarmente significativa.

ricerca su internet conferma che si tratta di un nome raro, che era ed è diffuso solo in un’area molto ristretta, che fa capo proprio alle Isole Ionie. Nella nostra regione il personaggio più noto è probabilmente Diamantina Vivante,42

sopravvissuta ai campi di sterminio nella se-conda guerra mondiale, appartenente a una famiglia di mercanti immigrati a Trieste da Sa-lonicco, ma originari di Corfù.43

Quale particolare circostanza abbia radicato in quel preciso ambito territoriale un nome so-stanzialmente ignorato altrove, non è facile da ricostruire, anche perché non sembra ricondu-cibile - come spesso avviene - a un culto locale. La santa cui si riferisce, infatti, è Adamantha, una delle Quaranta Sante Martiri, originarie della Macedonia e condannate a morte nel 312 a Eraclea, santa che non presenta caratte-ri o contrassegni individuali che permettano di distinguerla dalle sue compagne.

FIg. 36 Mappa dell’Australia e della Nuova Zelanda con le località dedicate a Diamantina.

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Un nome dunque che, a dispetto del nume-ro ristretto di donne che lo portarono, grazie a una sola di loro è stato disseminato in una va-sta area agli antipodi di Gorizia. La nostra città ne può vantare la presenza sul cancello di una romantica villa, che lei, Lady Bowen, non ebbe certo modo di vedere, e di cui forse ignorò per-sino l’esistenza. Non è dato sapere se, prima o dopo il suo ritorno in Europa, Diamantina fosse o meno in contatto epistolare con il fratello Pie-tro, però la notizia della morte di lei lo raggiunse certamente e potrebbe averlo indotto a muta-re il nome originario di «Villa Claudia» un anno dopo l’acquisto. La residenza probabilmente non fu mai abitata dal conte Roma o dai suoi familiari e un’annotazione nel tomo tavolare del 26 settembre 1913 cita «il diritto di locazione a conduzione a favore di Sua Eccellenza la Con-tessa Margherita Degenfeld-Schönburg, per la durata di sei anni».44 Tra il febbraio e il marzo 1914 la proprietaria Amalia Fillak chiese e otten-ne la licenza edilizia per la costruzione di una «ri-messa d’automobili» nel parco della sua villa di «Via Dreossi 8» (Fig. 37).45 Si ignora se tale inizia-

La Villa Diamantina ela Prima Guerra Mondiale

tiva venisse intrapresa su richiesta della locata-ria, peraltro non menzionata in altri documenti, oppure per volontà dei figli di Amalia, tra i primi in città sicuramente in grado di possedere e gui-dare un’automobile. Il 2 aprile 1914, a meno di un mese dalla concessione della licenza, il conte Roma moriva nella casa di via Dante, ma la sua più che trentennale residenza a Gorizia non vi sarebbe stata ricordata da un monumento fune-bre: la salma infatti fu accompagnata - dalla fa-miglia legittima - a Zante, per esservi tumulata.46 Poco più tardi scoppiava quella guerra deva-stante che avrebbe causato, tra le altre immani sciagure, la distruzione di tanti edifici storici e di buona parte del tessuto urbano di Gorizia. An-che la Villa Diamantina (Fig. 38), utilizzata come postazione e deposito dell’artiglieria austriaca, fu bombardata e quasi totalmente rasa al suo-lo. Il dettagliatissimo fascicolo a corredo della richiesta di indennizzo dei danni di guerra, de-scrive lo stato della villa alla vigilia e all’indoma-ni del conflitto (Fig. 39): i costosi interventi del 1913 ne avevano fatto una dimora veramente lussuosa, di cui restavano solo rovine (Fig. 40)47.

FIg. 37 Disegno d’una tettoia ad uso rimessa d’automobili, progetto di Girolamo Luzzatto, 5 febbraio 1914 [ASGo, ASCGo 1830-1927, b. 1040, f. 1240, atto 1713/1914.

44 «Pres. 26 settembre 1913 N. 1033 / In base al contratto di locazione dr. 3 luglio 1913 N. 18665 viene intavolato il di-ritto di locazione a conduzione a favore di Sua Eccellenza la Contessa Margherita Degenfeld-Schonburg, per la durata di sei anni, a peso dell’unico corpo tavolare qui intestato».

45 Sorprendentemente i documenti relativi agli anni di proprietà di Amalia Fillak riportano il numero 8, nonostante che tutti i numeri su quel lato della strada siano sempre stati dispari. ASGo, ASCGo 1830-1927, b. 1040, f. 1240, prot. 1713/1914.

46 Nel «Corriere Friulano» del 4 aprile 1914, nell’annuncio mortuario a nome della moglie Maria Contessa de Roma, nata principessa Vogorides, e dei suoi figli, si informa che la salma «verrà levata dalla Villa di Via Dante N 16 lunedì 6 aprile a.c. a ore 2.30 pom. e proseguirà per la Stazione

della ferrovia meridionale per essere tumulata nella tomba di famiglia a Zante». Nell’articolo di cronaca si precisa che le esequie si svolgeranno in Romania e successivamente la sepoltura avverrà a Zante.

47 «Accertamento dei danni riscontrati nella realità d’inscrit-ta proprietà della signora Fillach-Romanelli Bar. Amalia», ASGo, Giudizio Distrettuale di Gorizia, b. 817 ncV prot. 125/’19. Nella relazione stilata il 9 luglio 1919 dal tenente Gerolamo Gherardi, la villa viene definita: «Casa d’abitazio-ne signorile costruita nell’anno 1871 però completamente ristaurata nell’anno 1913». Dalla descrizione si evince per esempio che le finestre erano tutte munite di «infissi doppi provvisti di griglie rotabili» e che c’era «l’impianto di illumi-nazione elettrica in tutti gli ambienti».FIg. 38 Dai bastioni del castello, estate 1915, collez. soci «Associazione culturale Isonzo».

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Acquistata nel luglio del 1926 dal costrut-tore Giuseppe Carlotto, fu riprogettata e rie-dificata in modo completamente diverso, ma i pilastri originali sul fronte strada, miracolosa-mente conservatisi, non furono alterati né fu

cambiato il nome (Fig. 41), perpetuando così inconsapevolmente il ricordo di una figura di donna, appartenuta a un mondo che ormai non esisteva più.

FIg. 39 Villa Diamantina Gorz, collez. soci «Associazione culturale Isonzo».

FIg. 40 H. Hofmann, Villa Diamantina distrutta (1917), collez. soci «Associazione culturale Isonzo».

48 Il padre Giorgio Candiano e il fratello Spiridione ricoprirono la carica di Presidente del Senato delle Isole Ionie ed ebbero un ruolo di primo piano nelle lotte per l’indipendenza della Grecia. Spiridione Roma (1826-1881) in seguito fu ministro della Pubblica Istruzione. In tempi recenti Diamantina Roma Bowen è diventata una figura simbolo per i cittadini australiani di origine greca (cfr. in particolare GILCHRIST 1992, KEAYS 2004).

49 L’informazione si deve alla signora Campbell Praed che de-scrisse il suo «soft foreign accent» in My Australian Girlhood (Fisher and Unwin, London 1902) citata in GILCHRIST 2005, 42.

50 Ibidem.51 «Del conte de Roma, dall’intercalare francese, dirò anco-

ra che aveva comperato in Gorizia il grazioso Castello già del tenente maresciallo barone Paolo de Suini della Pieve

Un nome su un vecchio cancello, un angolo tranquillo di una città di confine, hanno ispira-to un lungo peregrinare nel mondo, sulle trac-ce di un personaggio di cui conosciamo ora a grandi linee la storia e il legame - seppur ca-suale - con Gorizia. Rimane però una doman-da: che lingua parlava Diamantina Roma? Non si sa se da bambina, con i genitori e i fratelli, usasse il greco o un dialetto veneto.48

Nel suo ruolo ufficiale di moglie del go-vernatore e forse con i figli si esprimeva in inglese, seppure con «un morbido accento straniero»,49 le stesse fonti inglesi la chiamano sempre «Contessa» e si sa che con il marito Sir George Bowen, nell’intimità, parlava in ita-liano;50 alla sua educazione aristocratica quasi sicuramente faceva parte anche la conoscen-

La lingua

d’Albignola, costruito in stile veneziano verso il Settanta.» (COSSAR 1959, 153).

52 Edgar Allan Poe probabilmente non si recò mai nell’isola, di cui doveva essersi fatto un’idea molto romantica. Il suo sonetto A Zante, pubblicato nel gennaio 1837 sul «Sou-thern Literary Messenger», insiste - sia nei versi iniziali che nei versi finali - proprio sulla consonanza tra l’isola e il fiore di cui porta il nome:

Fair isle, that from the fairest of all flowers,Thy gentlest of all gentle names dost take!

[...] Accursed ground

Henceforth I hold thy flower-enameled shore,O hyacinthine isle! O purple Zante!

«Isola d’oro! Fior di Levante!»

za del francese;51 quando si rivolgeva a Dio in cuor suo certo pregava in greco, come prova il fatto che, una volta rientrata a Londra, riprese a frequentare insieme alle figlie nubili la chiesa greco-ortodossa. Come si potrebbe definire veramente la «nazionalità» di Diamantina, se è la lingua che determina - come molti affer-mano - l’appartenenza a un popolo? Più giu-sto forse dire che la personalità di Diamantina Roma si era formata al dolce clima e alla luce mediterranea di una piccola isola dal nome antico e gentile di un fiore52 - Zacinto -, ma esprimeva al meglio lo spirito dell’Europa tut-ta, che si credeva civile, solidale, progredita. Quell’Europa che all’alba del secolo ventesi-mo avrebbe invece mostrato il suo volto più feroce e brutale.

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Why does a romantic villa, built between 1869 and 1871 in Gorizia, a town on the bor-der between Italy and Slovenia, bear the name «Villa Diamantina» on the front gate?

Before 1918 Gorizia was a favourite place for former civil and army servants of the Austro-Hungarian Empire, who chose to spend their last years in this peaceful town enjoying its pleasant climate.

One of them was the first owner of the villa which he called «Villa Claudia» in honour of his wife. The style was a mixture of medieval Norman and renaissance Venetian: the origi-nal plans still survive but the villa does not, having been totally destroyed by World War I artillery between 1916 and 1918.

In 1892 the villa was purchased by Conte Pietro Roma, a native of the Ionian Island of Zante (in Greek: Zakynthos), who had married and lived in Rumania, then settled in Gorizia around 1882, where he started an affair with Amalia Fillak. He was about fifty; she almost thirty years younger. They had two boys (born in 1886 and 1894) and a girl (1896). Amalia lived with him till he died in 1914.

Pietro, one of ten or eleven siblings, had a younger sister, born in 1833, called Diamantina. The name had run in the family since the 17th and 18th centuries. The family had roots in the territories of the Republic of Venice, then set-tled in Crete (Candia) and later in Corfu. Many members fought against the Turks both on the sea and in the Greek islands. In 1716 Francesco Roma performed heroically during the second Corfu siege, and was granted the title of «con-te» for himself and his descendants.

After the Napoleonic wars and the fall of the Venetian Republic, the Ionian Islands became an English Protectorate (1815-1864). In 1856 Diamantina Roma married George Ferguson Bowen, a classics graduate from Oxford. A philhellene, Bowen was President of the University of the Ionian Islands between 1847 and 1854, when he became Chief Secretary of the Government. In 1859 he was appointed first Governor of the new Australian colony of Queensland and knighted.

The couple sailed with their 16 month old daughter, Nina, on the sloop H. M. S. Cordelia. After a long and difficult voyage, Sir George and Lady Bowen were enthusiastically greeted in Brisbane by thousands of joyous welcoming people.

The way Contessa Diamantina carried out her official duties, with conscientiousness and compassion, and her charming manners en-deared her to all Queenslanders throughout her eight years in Queensland. Three of the Bowen children were born in Brisbane: Zoe Caroline (1860), Agnes Herbert (1862) and George William Howard (1864). Their fifth child, Alfreda Ernestina, was born in Auckland (1869) while Sir George was Governor General of New Zealand from 1868-1873. Then they returned to Australia when he was appointed governor of Victoria in 1873. In 1879 Sir George became Governor of Mauritius, and in 1883 Governor of Hong Kong. He retired in 1886 and they settled in London with their two un-married daughters. In 1893 Lady Diamantina died of acute bronchitis and was buried in the Bowen family grave in Kensall Green ceme-

Villa Diamantinain pursuit of a name from Goriziato the ionian islands, from australia to london

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archivi consultati

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FIg. 41 Targa sul cancello (2015).

tery, London. Lady Bowen is remembered by Australians and New Zealanders as various places are named after her: the Diamantina Health Care Museum (in the original dispen-sary of the Diamantina Hospital for Chronic Diseases), Roma Street and Lady Bowen Park in Brisbane; the Western Queensland town of Roma, and the North Queensland Diamantina River and Diamantina Shire. Then in Victoria are the Diamantina Falls, Diamantina Street in Canberra.

An early riverclass frigate H. M. A. S. Diamantina has carried on her name by dis-covering a deep ocean cleft in the Indian Ocean off Western Australia: the Diamantina Trench. Also in New Zealand she is remem-bered thanks to Lady Bowen Falls, at Milford Sound (Fiordland).

Unfortunately Diamantina Bowen’s impres-sions of all the places she visited and lived in are not available.

Hundreds of her letters to family and friends

in Zante were lost in the earthquakes in the Ionian islands in 1953. All papers belonging to her brother Pietro were also lost after his death, since the town of Gorizia was in the midst of heavy fighting in World War 1. So we do not know whether brother and sister kept in touch through the years. The beautiful villa he bought in 1892 and the little girl that was born in 1896 were both called Diamantina, a rare name, used only in a very narrow territory of the Greek western coast and islands. It reflects the memory of a happy childhood in a small, beautiful Mediterranean island, when neither knew that fate would take them so far apart.

A last question is: what language did Diamantina Roma Bowen speak? At home either a sort of Venetian dialect, or Greek; in official situations and with her children it was English; with her husband - surprisingly - she spoke Italian. She certainly knew French, as part of the education of an aristocrat. In prayer she used Greek. She was European.

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Speciale de il nostri Borc numero 01 [marzo 2015]Supplemento a Borc San Roc [27]

Villa Diamantina:sulle tracce di un nome da Gorizia

alle Isole Ionie, dall’Australia a Londra