VII Incontro mondiale delle famiglie - Italia · 2012-05-29 · (MILANO, 30 MAGGIO - 3 GIUGNO 2012)...

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Il 7 maggio scorso Sua Em.za il Cardinale Paolo Romeo ha presieduto a Squillace la solennità di Sant’Agazio, Patrono della Città e dall’Arcidiocesi ampio servizio nelle pp. 6 e 7 DIREZIONE REDAZIONE AMMINISTRAZIONE Via dell’Arcivescovado, 13 - Tel. 0961.721333 - 88100 Catanzaro - Spedizione in a.p.Tabella C - Autorizzazione DCO/DC CZ/063/2003 Valida dal 11/02/2003 FONDATO NEL 1982 20 MAGGIO 2012 ANNO XXXI N. 10 IL SILENZIO SEGRETO DELL EVANGELIZZAZIONEVII Incontro mondiale delle famiglie (MILANO, 30 MAGGIO - 3 GIUGNO 2012) Prima la Spagna, seconda la Francia, terza la Croazia e quarta l’Argentina: è la classifica della provenienza degli iscritti all’incontro mondiale delle famiglie che si svolgerà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno e che vedrà l’attesa pre- senza di Benedetto XVI. Fra i partecipanti vi sono anche i migranti, che rappresentano una realtà significativa in parti- colare nel territorio ambrosiano. Per questo motivo, nella classifica delle comunità straniere più numerose il primo posto è occupato dai filippini, il secondo dai peruviani, il terzo dagli ecuadoregni. Famiglia, lavoro, festa. Sono le tre parole del tema perl’incontro mondiale delle famiglie. Formano un trinomio che parte dalla famiglia per aprirla al mondo: il lavoro e la festa sono modi con cui la famiglia abita lo "spazio" sociale e vive il "tempo" umano. Il tema mette in rapporto la coppia di uomo e donna con i suoi stili di vita: il modo di vivere le re- lazioni (la famiglia), di abitare il mondo (lavoro) e di umanizzare il tempo (festa). Speciale nelle pp. 12 e 13 con la testimonianza della famiglia Anania di Catanzaro “Parola e silenzio nella loro unità reciprocamente costitutiva sono simbolo della verità, che è insieme detta e nascosta, luce e ombra, chiarezza e mistero inesauribile”. Così monsignor Do- menico Pompili, sottosegretario Cei e direttore Ufficio comuni- cazioni sociali, commentando il Messaggio del Papa per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali al Comitato dei presidenti e dei delegati Copercom. Secondo monsignor Pompili, che dallo scorso anno conduce “Dodici minuti dodici”, itinerario di spiritualità del Copercom per i comunicatori, “silenzio e parola insieme formano una tota- lità, cioè un simbolo. Separati, al contrario, degenerano”. Per que- sto “cogliere l'unità profonda di parola e silenzio significa ripensare la comunicazione. Questa non può essere ridotta a pura ‘enunciazione’, ma è apertura all'alterità, cioè capacità di allestire lo spazio dell'incontro che è prima di tutto ascolto”. Ascolto dell’altro, di sé, ma anche di Dio perché, spiega il sot- tosegretario Cei, il silenzio “è il segreto dell’evangelizzazione”. “Solo il silenzio dà corpo, peso e carne alla parola che altrimenti è chiacchiera, riempitivo, inconsistenza”. La riflessione di Mons. Pompili nelle pag. 14 e 15

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Il 7 maggio scorso Sua Em.za il Cardinale

Paolo Romeo ha presieduto a Squillace

la solennità di Sant’Agazio, Patrono della Cittàe dall’Arcidiocesi

ampio servizio nelle pp. 6 e 7

DIREZIONE REDAZIONE AMMINISTRAZIONE Via dell’Arcivescovado, 13 - Tel. 0961.721333 - 88100 Catanzaro - Spedizione in a.p.Tabella C - Autorizzazione DCO/DC CZ/063/2003 Valida dal 11/02/2003 FONDATO NEL 1982 20 MAGGIO 2012 ANNO XXXI N. 10

IL SILENZIO “SEGRETO DELL’EVANGELIZZAZIONE”

VII Incontro mondiale delle famiglie(MILANO, 30 MAGGIO - 3 GIUGNO 2012)

Prima la Spagna, seconda la Francia, terza la Croazia e quarta l’Argentina: è la classifica della provenienza degliiscritti all’incontro mondiale delle famiglie che si svolgerà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno e che vedrà l’attesa pre-senza di Benedetto XVI. Fra i partecipanti vi sono anche i migranti, che rappresentano una realtà significativa in parti-colare nel territorio ambrosiano. Per questo motivo, nella classifica delle comunità straniere più numerose il primoposto è occupato dai filippini, il secondo dai peruviani, il terzo dagli ecuadoregni.

Famiglia, lavoro, festa. Sono le tre parole del tema perl’incontro mondiale delle famiglie. Formano un trinomio cheparte dalla famiglia per aprirla al mondo: il lavoro e la festa sono modi con cui la famiglia abita lo "spazio" sociale e viveil "tem po" umano. Il tema mette in rapporto la coppia di uomo e donna con i suoi stili di vita: il modo di vivere le re-lazioni (la famiglia), di abitare il mondo (lavoro) e di umanizzare il tempo (festa).

Speciale nelle pp. 12 e 13 con la testimonianza della famiglia Anania di Catanzaro

“Parola e silenzio nella loro unità reciprocamente costitutivasono simbolo della verità, che è insieme detta e nascosta, luce eombra, chiarezza e mistero inesauribile”. Così monsignor Do-menico Pompili, sottosegretario Cei e direttore Ufficio comuni-cazioni sociali, commentando il Messaggio del Papa per laGiornata mondiale delle comunicazioni sociali al Comitato deipresidenti e dei delegati Copercom.

Secondo monsignor Pompili, che dallo scorso anno conduce“Dodici minuti dodici”, itinerario di spiritualità del Copercomper i comunicatori, “silenzio e parola insieme formano una tota-lità, cioè un simbolo. Separati, al contrario, degenerano”. Per que-sto “cogliere l'unità profonda di parola e silenzio significaripensare la comunicazione. Questa non può essere ridotta a pura‘enunciazione’, ma è apertura all'alterità, cioè capacità di allestirelo spazio dell'incontro che è prima di tutto ascolto”.

Ascolto dell’altro, di sé, ma anche di Dio perché, spiega il sot-tosegretario Cei, il silenzio “è il segreto dell’evangelizzazione”.“Solo il silenzio dà corpo, peso e carne alla parola che altrimentiè chiacchiera, riempitivo, inconsistenza”.

La riflessione di Mons. Pompili nelle pag. 14 e 15

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220 maggio 2012

L’agenda del Vescovo

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di Catanzaro il 16 gennaio 1982.

ISSN: 2039-5132

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NOSTALGIADI TENEREZZA!

Nel vortice di violenza checerca di risucchiare nel bara-tro l’identità umana, c’è bi-

sogno di ricercare il tocco di tenerezzaper attutire i toni della brutalità e far ri-fiorire il senso della serenità esisten-ziale.

L’opportunità viene offerta dal mesedi maggio in cui si può sperimentarequesta nostalgia di tenerezza, perchémese dedicato a Maria di Nazareth emese in cui si celebra la festa dellamamma.

La tenerezza che traspare dai molte-plici volti mariani che l’arte della pit-tura e della scultura ci ha regalati èl’epicentro dell’attenzione di ogniuomo (credente e non credente): la vi-sita ai musei può trasformarsi in per-corso per arricchirsi di tenerezza.

Questo valore che esplode dal rap-porto madre-figlio può essere il bal-samo a tante ferite e sozzure che lacronaca quotidiana presente all’atten-zione di tutti.

Se il colpo della pistola lascia i segnidella morte e della gambizzazione, ilrapporto filiale con la madre di Dio econ la madre naturale squarcia il ne-rume dell’odio e apre gli orizzonti diluce.

Se la cultura dell’oggi s’impossessadel metodo eversivo contro la vita, isentimenti di una madre potranno su-scitare la nostalgia di relazioni umaneche inneggiano al rispetto della vita.

Se ruvida è la patina dell’odio, pro-fumato è il fiore che si alimenta nellatenerezza del genio femminile.

Raffaele Facciolo

MAGGIO13 ore 11.00, Catanzaro, parrocchia S. Maria della Pace, Amministra Sacramento della

Confermazione;Ore 17,30 Rossano, partecipa all’Ordinazione Episcopale di Mons. Francesco Milito

14 Mattina UdienzeOre 18,30 Catanzaro, parrocchia San Francesco di Paola, Amministra Sacramentodella Confermazione

15 ore 9,30 Consiglio EpiscopaleOre 17 partecipa all’incontro su don Pino PuglisiOre 21 Concattedrale di Squillace, presiede S. Rosario in onore della Vergine

16 Catanzaro, Palazzo del Governo partecipa all’incontro su”Minori stranieri non accom-pagnati”

17 Serra San Bruno, Ritiro del Clero18 Mattina Udienze19 ore 17 Taverna Saluta le famiglie della vicaria riunite in ritiro

Ore 18.30 Guardavalle, amministra Sacramento della Confermazione20 Ore 9,30 Torre Ruggero, Pellegrinaggio diocesano e s. Messa

Ore 19, Catanzaro, parrocchia S. Massimiliano Kolbe, Amministra Sacramento dellaConfermazione

21-25 Roma, Partecipa ai Lavori della Conferenza Episcopale Italiana26 Catanzaro, Chiesa Cattedrale, Veglia di Pentecoste27 Chiesa Cattedrale, ore 11 Amministra Sacramento della Confermazione

Ore 18 Cropani, Amministra Sacramento della Confermazione28 Serra San Bruno, ore 10 S. Messa in onore della traslazione del corpo di san Bruno

Ore 18.30 Feroleto Antico, S. Messa e benedizione dei locali di Radio Maria29 Gimigliano, Santuario di Porto S. Messa presiede mons. Ignazio Zambito, Vescovo di Patti

GIUGNO1 Palermo Celebrazione eucaristica in occasione del 50 anniversario di Ordinazione sa-

cerdotale di p. Mammana2 Mattina, Cerimonia in occasione della festa della Repubblica

Ore 18 Settingiano, Amministrazione Sacramento della Confermazione3 Paola, Celebrazione eucaristica insieme all’episcopato calabro

Ore 18.30 Montepaone Lido, Amministrazione Sacramento della Confermazione4 Seminario S. Pio X, Incontro Clero giovane dell’Arcidiocesi5 Catanzaro, Conventino, ore 19.30 Amministrazione Sacramento della Confermazione6 Catanzaro, parrocchia S. Anna, ore 18 Amministrazione Sacramento della Confermazione7 Congresso Eucaristico Diocesano Mattina Basilica Immacolata

Ore 15 Chiesa Cattedrale, Adorazione Eucaristica, S. Messa e Processione per le vie della città8 Catanzaro Lido, Parrocchia S. Maria di Zarapoti Amminsitrazione Sacramento della

Confermazione

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320 maggio 2012

La saggezza della Chiesa ha ricono-sciuto l’alta connotazione spirituale eil dono della santità di Giuseppe To-

niolo: in questa primavera nella piazza di SanPietro il Papa proclamerà santo un cattolicoversato nel sociale avanzato, che svolse convivezza e coraggio le sue tesi in materia di va-lenza dei diritti dei lavoratori, auspicandol’erezione di una democrazia cristiana non-ché la necessaria costruzione di un nesso traetica ed economia.

Toniolo teorizzò la partecipazione e il ruolodei cattolici nella vita pubblica, ma anchepromosse con realismo alcuni organismi ope-rativi nel concreto, quali l’Unione Popolare ele associazioni di giovani democratici cri-stiani.

Il suo pensiero anticipò il futuro sollevandoalcune perplessità, ma la saldezza della suateoria, sia pure con fatica, trovò consensi e isuoi saggi aprirono piste e credito. Cito sol-tanto due testi significativi: “La democraziacristiana” (1890) e “Il socialismo nella storiadella civiltà” (1892). Le sue riflessioni furonoimmerse nel futuro ed anche le sue proposteconcettose di erigere una Università Catto-lica. Fulcro fu il XV Congresso dell’Opera(Milano, 1897), incentrato sull’opportunità diconnettere le organizzazioni di categoriadegli operai e dei rurali con la sezione socio-economica.

L’altra questione insorta con vivacità portòl’avvio alla frattura fra i notabili conservatorie il gruppo dei giovani contestatori ispiratidalle tesi di Toniolo più vicine agli orienta-menti del Papa. Per sancire questo orienta-mento si ostentò la vicinanza a Leone XIIIdecidendo di tenere gli ulteriori congressi il15 maggio, data storica per la pronunzia delPapa con la famosa ed importante enciclica“Rerum Novarum”. Le determinazioni so-ciali trovarono riscontro nei moti in piazzapromossi da socialisti e democristiani, pro-venienti da fronti diversi ma uniti contro ilrincaro del prezzo del pane, la disoccupa-zione ecc.

Sintomatico è il titolo dato dal sacerdote in-tellettuale Tommaso, curatore di una collet-tanea su Toniolo edita da Vita e Pensiero nel1944, che nel sottotitolo reca lucidamente ilsuo profilo: “Servo di Dio-scienza – apo-stolo”. I contributi assennati espressi daesperti di prima grandezza vengono da car-dinali, vescovi e laici: l’economista FrancescoVita e Amintore Fanfani, entrambi della Cat-tolica di Milano, e Italo Sacco, dell’Ateneo diTorino. Colpisce il saggio del card. Ermene-gildo Pellegrinetti, relatore zelante dellacausa di beatificazione di Toniolo, che avevaconosciuto ed apprezzato. Adriano Berna-

retti, vescovo della salda Bergamo, ne sotto-linea la coerenza e di più la chiarezza, a so-stegno del suo pensiero e della sua vitaesemplare. Le due opere significative edite inristampa più volte sono organicamente stu-diate ed apprezzate dalle maggiori riviste eu-ropee specializzate e additate a studenti especialisti del mondo germanico. AmintoreFanfani, allora ordinario di Storia economica,dedicò al Toniolo un ammirato e solido ap-prezzamento richiamando la sua prolusioneall’Ateneo di Padova, dall’efficace titolo:“L’elemento etico nelle leggi economiche”.L’avvertenza di Fanfani pone in luce non sol-tanto la valenza della storicizzazione dei fe-nomeni ma anche l’esposizione di teorieanimate da quanto il Cristianesimo ci pro-pone. Da rileggere sarebbe la relazione di unaltro docente (Università di Genova) e dellaLateranense centrata nel riconoscere e pro-porre con vigore intellettuale la valenza delleteorie di Toniolo, allorché intravede nella pre-senza attiva dei cattolici un fattore di coe-sione del Paese, ritenendo che l’unità potesseessere perseguita più agevolmente se ispiratadalla teocratica dottrina sociale d’indirizzospiritualistico.

Ritengo che le sue posizioni (molto vicinea quelle di D’Azeglio, Lacordaire e De Ma-stri) costituissero elementi attrattivi per i gio-vani cattolici. I netti orientamenti sociali diPapa Leone XIII incoraggiavano – con sinto-nia – la spinta al rinnovamento nel quadro ar-monico del bisogno di realizzare la giustiziasociale nutrita dalle direttive della Caritas.

Il suo detto “Preghiera e azione”, adottatodalla GIAC, dava fascino ai giovani credentioperosi. Questa linea di posizione è stata so-stenuta più autorevolmente di me da Mar-cello Curzio. Violante annota l’attenzione deicattolici e dei protestanti tedeschi, che rece-pivano la necessità di un’etica sociale e reli-

giosa, mentre era accolta con opacità dai la-tini. La più ampia attenzione e condivisionedella visione di Toniolo fu rinforzata dalgrande e qualificato convegno sul tema“Aspetti della cultura cattolica nell’età diLeone XIII”, con le folte relazioni e comuni-cazioni degli studiosi di Toniolo: FrancescoVito, Rettore della Cattolica di Milano, Gia-como Corna Pellegrini e Curzio Cinzio Vio-lante.

Bisogna ancora oggi prendere in mano isaggi di Toniolo per analisi che tengano contodelle innovate congiunture economiche e del-l’evolversi dei modelli delle società. Forse sa-rebbe opportuno assegnare tesi di laurea perfavorire ed approfondire la conoscenza delsuo magistero sociale, intimamente connessocon il valore dello Spirito incarnato nel-l’uomo. Questa iniziativa potrebbe essere ilprologo di un Convegno da tenere nel Semi-nario regionale “S. Pio X” di Catanzaro.

In realtà la congiuntura attuale suggeriscedi attualizzare il pensiero di Toniolo, perchéci troviamo in uno scenario dinamico sgan-gherato non solo per la crisi economico-fi-nanziaria ma anche per la crisi dei valorisovrani che identifico nei valori cristiani. Viè poi un fattore macro. Occorre una regia il-luminata non solo per la dimensione conti-nentale ma anche del macro compositivodell’Asia meridionale e del continente sud-americano. Le terre meridionali maggior-mente fragili per gli incipienti sviluppi sonoinquiete e frenate. Il ceto dirigente, i corpi so-ciali, la stessa Chiesa debbono con sinergiainterpellare i grandi storici dei cicli economicie gli esperti dei costumi e dei comportamenti.

Le mie parole sono disadorne e povere, matutti insieme dobbiamo scavarle e trarne il lie-vito.

Cesare Mulè

La santità di un docente laico impegnato nell’apostolato sociale

Il pensiero di Giuseppe Toniolo nutre il futuro

La necessaria coniugazione dell’economia all’etica

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420 maggio 2012

INTIMIDAZIONE

AL PREFETTO REPPUCCI: Mons. Arcivescovo

condanna l’accaduto ed esprime la solidarietà della Chiesa diocesana

«E’ l’ennesimo episodio di barbarie ed in-civiltà. Chi in Calabria rappresenta levarie articolazioni dello Stato deve esseresostenuto perché possa svolgere fino infondo e senza timori il proprio mandato».È quanto afferma l’arcivescovo di Catan-zaro-Squillace, monsignor Vincenzo Ber-tolone, in relazione all’atto intimidatoriosubito dal Prefetto di Catanzaro, AntonioReppucci. «La lettera minatoria con tantodi cartucce recapitata al Prefetto - com-menta il Presule catanzarese – è atto cheva condannato senza esitazioni né incer-tezze. Quanto accaduto ripropone dram-maticamente la necessità di un’inversionedi rotta da un punto di vista culturaleoltre che istituzionale e politico, per scon-figgere chi pensa di poter piegare a logi-che diverse da quelle della trasparenza edella buona amministrazione le scelte ri-guardanti il presente ed il futuro dei ter-ritori calabresi». Conclude Monsignor Bertolone: «LaChiesa particolare che è in Catanzaro-Squillace auspica uno scatto d’orgoglio edun’azione sinergica che portino a voltarepagina, col contributo convinto di tutte leistituzioni e forze politiche e sociali, ed aprofondere un impegno sempre maggiorein vista della realizzazione del bene co-mune. Determinante in questo è finorastato, e deve continuare ad essere, l’enco-miabile lavoro svolto dalla Prefettura:l’augurio sincero è che al Prefetto ed aitanti, troppi che purtroppo come lui sonorimasti vittima di intimidazioni, sia ga-rantita la possibilità di svolgere serena-mente il proprio dovere istituzionale,specie in una terra, quale la Calabria, chedi riferimenti istituzionali limpidi edesemplari avverte il bisogno costante».

Il Papa ha nominato Vescovo Epar-chiale di Lungro degli Italo-Albanesidell’Italia Continentale l’Archiman-

drita Donato Oliverio, finora Delegato adomnia della medesima Eparchia.

L’Archimandrita Donato Oliverio è nato il5 marzo 1956 a Cosenza. Nel 1969 è entratonel Seminario San Basile di Cosenza e poi inquello di Grottaferrata, dove ha conseguitola maturità classica. Come alunno del Pon-tificio Collegio Greco di S. Atanasio inRoma, ha frequentato i corsi di prepara-

zione al sacerdozio presso l’Angelicum,conseguendo il Baccalaureato in Filosofia eTeologia. Al Pontificio Istituto Orientale haottenuto la Licenza in Scienze EcclesiasticheOrientali. Il 17 ottobre 1982 è stato ordinatosacerdote e nominato Parroco di San Giu-seppe di Marri e l’anno successivo Direttoredell’Ufficio Catechistico Eparchiale, rico-prendo tale incarico fino al 2003.

Dal 1985 è Membro dell’Istituto per il So-stentamento del clero e dal 1988 al 2003 èstato Segretario dell’Istituto di Scienze Reli-giose di Lungro. Dal 1993 è Membro delConsiglio Presbiterale. È stato SegretarioGenerale della prima Assemblea Eparchialedi Lungro e Segretario Generale del II Si-nodo Intereparchiale. Dal 1998 è EconomoEparchiale. Dal 2002 al 2003 è stato Mode-ratore della Curia e Pro-Protosincello; dal2003 al 2010 Protosincello e finora Delegatoad omnia dell’Eparchia di Lungro, nomi-nato dall’Amministratore Apostolico S.E.Mons. Salvatore Nunnari.

Parla l’albanese e conosce il francese ed ilgreco. Ha curato l’edizione italiana del Le-zionario Apostolos ed ha pubblicato alcuniarticoli di catechesi e di iconologia.

All’Eparca Donato Oliveri di Lungro gliauguri della nostra comunità diocesana.

L'Archimandrita Oliverio Vescovo Eparchiale di Lungro

Si è insediato a Palazzo De Nobili ilnuovo sindaco di Catanzaro, SergioAbramo. L’atto con il quale il presi-

dente dell’Ufficio centrale elettorale, Dome-nico Commodaro, ha proclamato SergioAbramo sindaco di Catanzaro e’ stato notifi-cato al primo cittadino dal segretario generaledel Comune, Sergio Pietramala. Subito dopo,in una gremita sala dei concerti, si è svolto ilpassaggio di consegne alla presenza del Com-missario prefettizio, Giuseppina di Rosa, cheha salutato la cittadinanza ed i dipendenti co-munali per la collaborazione prestata negli ul-timi mesi e ha espresso l’auspicio affinchè,tramite la guida del sindaco, Catanzaro possaavere il futuro che merita una città Capoluogodi regione.

Soffermandosi sulle vicenda elettorale, conla magistratura in campo per una presuntacompravendita di voti, Abramo ha detto: "Holasciato le mie aziende per dedicarmi allacitta', non certo per i 1.800 euro di stipendioche percepiro' come primo cittadino. Mi sono

messo a disposizione della citta', come ho gia'fatto dal 1997 al 2005. Come imprenditore - hadetto - non ho mai avuto problemi con la giu-stizia ed appartengo ad una famiglia che hadato posti di lavoro nelle sue aziende".

Sergio Abramo proclamatoprimo cittadino di Catanzaro

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520 maggio 2012

ALL’ISTITUTO TEOLOGICO CALABRO

UN CONVEGNO SU PROBLEMATICHE INTORNO ALL’ETICA DELLA VITA

Per il Cardinale Sgreccia: «l’uomo è chiamato a custodire

le ricchezze naturali fino al punto che siano utili per tutti»

«Etica della Vita… ed ecologia»: questoil tema del convegno di studi pro-mosso dall’Istituto Teologico Calabro

della Pontificia Facoltà Teologica dell’ItaliaMeridionale che si è tenuto mercoledì 2 mag-gio nell’Aula Magna del Seminario Regionale“S. Pio X” di Catanzaro alla presenza del Car-dinale Elio Sgreccia e di studiosi che hannoanalizzato le problematiche emergenti intornoall’etica della vita.

Il convegno rientra nel secondo appunta-mento dei “Dialoghi dell’area morale” del-l’istituto Teologico Calabro, già avviati loscorso anno sul tema “Etica ella vita…etica so-ciale” e che si concluderà nel 2013 con il tema“etica della vita…etica della comunicazione”.

I lavori, moderati dal direttore dell’Istitutoteologico Calabro, Mons. Natale Colafati, sonostati presieduti dal Vescovo di Lamezia TermeMons. Luigi Antonio Cantafora, in qualità dimoderatore degli studi dell’ITC, che, nel salu-tare il Cardinale Sgreccia e tutti i convenuti, haribadito che “anche in Calabria ci sono sfideaperte alla vita e all’ecologia ed occorre unasolida competenza intellettuale fedele alla mo-rale, all’etica e al Magistero della Chiesa”.

Dopo i saluti anche da parte del rettore delSeminario regionale, mons. Rocco Scaturchio,è stato letto il saluto dell’Arcivescovo metro-polita di Catanzaro-Squillace, mons. VincenzoBertolone, che ha evidenziato come «il rap-porto dell’uomo con la natura spinge a riflet-tere sul ‘dominio del creato’, spesso spietato ealla fine autodistruttivo, che si è andato con-solidando nella civiltà occidentale». Per Mons.Bertolone «la responsabilità verso l’ambientedeve manifestarsi ad ogni livello. Scienziati,tecnici, imprenditori, educatori, politici, legi-slatori e pubblici amministratori sono tuttichiamati a impegnarsi al massimo nella ricercadelle migliori soluzioni per perseguire il benecomune, valutando la potenzialità, i vantaggie gli eventuali rischi connessi all’uso delle bio-tecnologie»,

Dopo l’introduzione del prof. Giorgio An-dolfi, coordinatore dell’area morale dell’Isti-tuto Teologico Calabro, il Cardinale ElioSgreccia, Presidente emerito della PontificiaAccademia della Vita, ha dettato una “Lectiomagistralis” sul tema: «L’Imago Dei: perun’etica della custodia». Per il Porporato«l’uomo è chiamato a custodire le ricchezzenaturali fino al punto che siano utili per tutti.Ma bisogna custodire anche la ricchezza in-terna dell’uomo, perché anche l’uomo ha uncorpo da custodire e delle energie da non spre-care».

Il Cardinali Sgreccia ha così ricordato come

tra i vari tipi di relazioni vanno consideratenon solo le relazioni affettive, ma anche le re-lazioni economiche, che insieme configuranoil modo di abitare degli organismi viventi. Per-tanto lo studio dell’ambiente e dell’ecosistemacoinvolge più discipline di studi: la geobota-nica, la biogeografia, la biofisica, la bioenerge-tica, l’economia, l’etologia (studio delcomportamento degli animali) e anche la ci-bernetica.

Per il Porporato «la responsabilità umana ècentrale nell’etica pratica per evitare la distru-zione dell’uomo e del suo ambiente; è indi-spensabile contestare la limitazione delleprospettive, interrogarsi sulle origini e mante-nere il rapporto con il concetto di creazione,comprendendo in esso il concetto di evolu-zione, nel quadro di un progetto intelligente.L’uomo non è frutto del caso o di una cieca ne-cessità ma di un Creatore intelligente che loama sempre e senza il quale l’uomo si smarri-sce. La fede - ha detto il Cardinale Sgreccia -

non sostituisce la ragione come il microscopionon sostituisce l’occhio ma è uno strumentoche aiuta l’occhio a recepire meglio le imma-gini. Dio ha dato all’uomo tre caratteri esclu-sivi che lo differenziano dalle specie animali:la capacità di relazionarsi con Dio, la respon-sabilità (di custodire e coltivare il giardino af-fidatogli) e la socialità».

Il convegno è stato arricchito anche dalle re-lazioni del prof. Natale Arcuri, docente dellaFacoltà di Ingegneria dell’Università della Ca-labria, che ha parlato di “Questione energeticaed Energie Alternative”; della prof.ssa Vin-cenza Mele, docente dell’Istituto di Bioeticadell’Università Cattolica del Sacro Cuore diRoma, che ha riletto il tema su “ImperativoEnergEtico e principi ecologici”; della prof.ssaMaria A. Mangione, docente dell’Istituto Su-periore di Scienze Religiose all’Apollinare diRoma, che ha relazionato sul tema “Ambientee salute: Silent Spring”; del prof. Giuseppe Do-nato, Docente della Facoltà di Medicina del-l’Università Magna Græcia di Catanzaro, chesi è soffermato sul “Principio di giustizia nellequestioni di bioetica”; e del prof. Giuseppe Sil-vestre, docente dell’Istituto Teologico Calabro,che ha offerto una riflessione su “La salva-guardia del Creato nel contest del dialogo ecu-menico ed interreligioso”.

Significativa la partecipazione con gli inter-venti in aula. Tra i presenti anche l’Arcive-scovo emerito di Catanzaro-Squillace, mons.Antonio Cantisani, il vescovo eletto di Op-pido-Palmi, Mons. Francesco Milito, i docentidell’Istituto Teologico Calabro e diverse auto-rità istituzionali provinciali e regionali.

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1.Se nessun compito e nessun impegnosi possono improvvisare, tanto menoè possibile divenire animatori della

carità all'interno della Caritas parrocchialesenza una adeguata formazione.Per formazione qui si intende: - non solo una competenza tecnica o orga-

nizzativa e neppure soltanto una conoscenzadel sorgere e dello svilupparsi della Caritasnella sua dimensione nazionale o locale. Sitratta invece, di una formazione innanzituttoal senso e all'esperienza di Chiesa, che siesprime attraverso una partecipazione allavita della propria comunità, alla sua pre-ghiera e ai momenti di catechesi da cui devenascere "un'educazione appassionata, basatasulla comunicazione attenta ai destinatari,che punta ad una formazione attiva e pensa icontenuti in forte interazione con il metodo elo stile della pedagogia dei fatti" (Da questovi riconosceranno..., n. 36).- In secondo luogo è formazione alla carità,alla solidarietà che si manifesta in una men-talità aperta e disponibile, aliena da ognicampanilismo e ogni forma di razzismoescludente.- In terzo luogo si richiede un'educazione

alla capacità di dialogo e di ascolto e il supe-ramento dell'equazione carità come elemo-sina (qualunque sia poi nel concreto l'oggettodi ciò che si dà: soldi o cose), acquisendol'abitudine a interrogarsi sulla causa e sulperché delle situazioni di disagio e di soffe-renza che chiedono il nostro intervento. Talenecessario discernimento aiuterà ad evitare ilrischio di rivolgersi a coloro che sfruttanol'azione benefica della Caritas, giocando sul-l'equivoco di bisogni che nascondono il ri-fiuto di assumersi la responsabilità dellapropria esistenza.L'agire della Caritas non può mai essere di-sgiunto dalla considerazione del rispettodella persona che a volte, dolorosamente,questo tipo di richiedenti ha per primo perso.D'altra parte un animatore della Caritas par-rocchiale deve imparare a fare i conti con il li-mite e le povertà del proprio intervento, delleproprie possibilità e disponibilità di tempo,di energie, di persone e di mezzi. E assoluta-mente rischioso, prima di tutto spiritual-mente perdere il senso del limite ed esigeredalla Caritas e da se stessi livelli impossibilidi impegno.

Questa considerazione va completata con laconsapevolezza che la Caritas non sostituiscel'opera dei doveri dello Stato o delle Ammi-nistrazioni.L'agire del credente nella carità ha valore in-nanzitutto teologico, vale a dire manifesta lapresenza misteriosa e povera del Regno e nonpuò proporsi quindi come toccasana dei bi-

sogni e delle povertà attuali. Per questo è ne-cessario che tra l'animatore Caritas e le forzesociali si stabilisca, nei limiti del possibile,una collaborazione dove ognuno mantiene lapropria identità e le proprie responsabilità.

2. Più che offrire un modello da seguire giàpronto per ogni uso, questa scheda vuoleconvincere della necessità di elaborare, a par-tire dalla propria situazione, un itinerario diformazione alla testimonianza della carità.In molte nostre comunità è diffusa la menta-lità per cui l'impegno volontario dentro la co-munità ecclesiale o la società civile si basasulla 'buona volontà', o il 'buon senso', conl'idea più di un reclutamento di manovalanzache di assunzione di responsabilità. Se poi ciaggiungiamo l'alibi religioso per cui è lo Spi-rito Santo che direttamente anima le personeal volontariato, il discorso sulla preparazionenon trova certamente spazio. E invece neces-sario entrare in una diversa prospettiva chenon prescinda dalla conoscenza sufficientedei problemi, delle situazioni e delle personeche si vogliono aiutare, come anche delle ri-sposte e delle soluzioni già date e della capa-cità di ipotizzarne delle nuove.L'animatore o il volontario non può diventaresinonimo di incompetenza, perché questo in-fluirebbe molto negativamente sulla stessaqualità del servizio da offrire alla comunità eal povero. Qui si tratta naturalmente di unacompetenza adatta e ordinata al servizio daassumere e non di quella strettamente pro-fessionale che invece è richiesta a coloro chesvolgono un servizio specifico che abbia unavalenza per esempio socio- assistenziale.Accanto alla non superficiale conoscenza, sidevono predisporre itinerari di formazioneallo spirito della Caritas, vale a dire alla di-mensione di ecclesialità del servizio carita-

tivo.Percorsi quindi di carattere spirituale che tro-vino nell'Eucaristia domenicale e nella Pa-rola, il loro punto di riferimento e il momentopiù altamente formativo.I percorsi educativi possono poi privilegiare,a seconda delle situazioni concrete in cui sicollocano, o i singoli settori della realtà so-ciale in cui si pensa utile la presenza della Ca-ritas, come ad esempio: anziani, portatori dihandicap o di malattie mentali, famiglie indifficoltà, adozioni e affidamenti, immigra-zione, casa e lavoro, ecc., oppure tematichecome la mondialità e la pace, il servizio civilee l'anno di volontariato sociale, la giustizia eil rapporto Nord-Sud, la fame e lo spreco, ecc.I due criteri che sembra necessario rispettarenella preparazione di un itinerario di forma-zione sono:- l'aderenza alla realtà del luogo e delle per-

sone, evitando progetti perfetti e globali, mapoi di fatto irrealizzabili, che inducono al-l'abbandono per sco¬raggiamento; è megliola politica dei piccoli passi, concreti, verifca-bili, facilmente rnodificabili se il caso lo ri-chiede;- la chiarezza dei limiti delle responsabilità

nostre di persone e di Chiesa, per evitare inquesto caso di sentirsi schiacciati dall'enor-mità delle problematiche e delle richieste, earrivare ugualmente all'abbandono per di-sperazione.Lo svolgimento dell'itinerario formativo vaaccompagnato da una progressiva esperienzadella carità che privilegi soprattutto i rap-porti con le persone, così che approfondi-mento di conoscenza e introduzioneall'esperienza vadano di pari passo.

a cura del “Laboratorio diocesano per la promozione e l’accompagnamento delle

Caritas parrocchiali”

LA PASTORALE DELLA CARITÀGLI ANIMATORI DELLA CARITAS PARROCCHIALE E LA COSTRUZIONE DI UN PERCORSO FORMATIVO

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Forse non siamo ancoraabbastanza maturi per ac-cettare una “santità poli-

tica” come quella di GiuseppeLazzati, ma ci consola il fatto cheil fondatore della “città del-l’uomo”– e gli altri “in lista d’at-tesa” come lui, come hasimpaticamente sottolineato ildocente dell’Università Cattolica,Luigi Pizzolato, nel corso del con-vegno di Azione Cattolica a Laz-zati dedicato – santo lo sia già. Lostraordinario senso di responsa-bilità che ha contraddistinto Laz-zati in qualità di esponentedell’Azione Cattolica, professoree rettore della Cattolica di Mi-lano, educatore, direttore delquotidiano “L’Italia” e “padre” (assieme aDossetti e La Pira) della Costituzione Italiana,lo porta infatti ad essere considerato l’em-blema della “cittadinanza paradossale” a cuiogni cristiano, “abitante del mondo” ma noncompletamente avvinto da esso, dovrebbe mi-rare. Il cristiano che Lazzati ha sempre cercatodi essere – riuscendovi perfettamente – non ri-fugge dalle cose terrene, anzi, ritiene che esseabbiano un effetto salvifico: l’uomo di Lazzati,infatti, può salvare la propria anima attraversoil mondo se riesce a portare avanti un progettodi salvezza per l’intera città, non sentendosimai appagato fintanto che la legge divina nonviene ad essere applicata per far progredire lacomunità. Ed è nel raggiungimento della“doppia cittadinanza” che Lazzati rinvienel’essenza del vero cristiano, a detta di chi hapreso parte al convegno del 5 maggio al teatrocomunale di Soverato, relatori (PiergiorgioConfalonieri, postulatore della causa di beati-ficazione di Lazzati, e Luigi Pizzolato, ex al-

lievo di Lazzati ed ora docente di letteraturacristiana all’Università Cattolica, in primis),autorità religiose (l’arcivescovo metropolitaVincenzo Bertolone ha voluto sottolinearecome non ci si “santifica” con l’estraniarsi dalmondo), civili e politiche compresi (erano pre-senti, tra gli altri, il vescovo emerito AntonioCantisani, il prefetto Antonio Reppucci, l’ono-revole Mario Tassone, il sindaco di SoveratoLeonardo Taverniti e il sindaco di SquillaceGuido Rhodio).

“Il pensiero di Lazzati è molto chiaro:l’uomo è chiamato ad essere corresponsabiledel creato, e per continuare l’operato di Diodeve far uso della sapienza in maniera re-sponsabile – ha infatti chiosato Confalonieri –La capacità tecnica, da sola, non può bastare arenderci fedeli a Dio”. E’ un po’ il corollario diquanto Pizzolato ha avuto modo di chiariresubito dopo: per costruire la “città dell’uomo”,ed applicarvi la legge del Regno, l’uomo deveacquisire la competenza necessaria, altrimentinon può invocare la fede a sostegno della pro-

pria ignoranza. Ma Lazzati tiene indebito conto che, senza un’attività dimediazione (definita da Pizzolato“antropologica” perché tesa a tra-sformare la verità divina in veritàper l’uomo) ed una certa “gradua-lità” nel persuadere l’uomo dell’esi-stenza di Dio, è difficile far prevalerela legge del consenso. Ecco perchécon riferimento a Lazzati – che hagià superato la prova della venera-bilità nel lungo processo verso labeatificazione – si è soliti parlare di“santo politico” e non di santo pre-stato alla politica: nell’accettazionedella “gradualità”, infatti, si manife-sta la dimensione umana che Lazzatinon ha mai nascosto, e che di certolo rende diverso dall’immagine,

quasi avulsa dal mondo, dei santi a cui siamoabituati.

La predilezione che Lazzati ha poi nutritoper i giovani – i ritiri spirituali all’eremo di SanSalvatore ne sono una riprova – conferisce an-cora più fascino alla sua personalità già di persé così poliedrica: bastava infatti guardare indirezione della platea per rendersi conto che iveri protagonisti - al convegno che l’AzioneCattolica diocesana ha organizzato assieme al-l’Azione Cattolica regionale ed alla Fuci (con ilpatrocinio dell’Arcidiocesi, dell’Amministra-zione Provinciale e del Comune di Soverato) -erano proprio gli studenti delle scuole supe-riori della cittadina. Agli alunni dell’IstitutoAlberghiero, dell’Istituto di Maria Ausiliatrice,della Ragioneria, del Geometra, del LiceoScientifico e del Liceo Classico dei Salesiani,giunti all’appuntamento con una serie di car-telloni, il presidente dell’Azione Cattolica dio-cesana, Francesco Chiellino, ha rivolto unplauso, così come il giudice Romano De Gra-zia, intervenuto al convegno – moderato conbravura e professionalità da Gianni Borsa, di-rettore delle riviste di settore “Segno” e “Im-pegno” – in qualità di fondatore del “CentroStudi Lazzati”. Facendo proprio il pensieropolitico di Lazzati, e forte della convinzionesecondo la quale non esiste giustizia senza le-galità, De Grazia si è infine soffermato sullalegge che fa divieto di propaganda politica aisorvegliati speciali, e che, consentendo di su-perare una discrasia lapalissiana del sistemadella giustizia (prima della legge, approvatacon larga maggioranza in Parlamento, ai sor-vegliati speciali, privati del diritto di voto, eracomunque permesso raccogliere consensi), èstata intitolata a Giuseppe Lazzati. A confermadel bisogno di moralità e di ricerca del benecomune che alberga anche tra chi fa politica, oalmeno cerca di farla nel modo in cui Lazzatil’ha intesa.

Benedetta Garofalo

CONVEGNO DELL’AZIONE CATTOLICA A SOVERATO

Lazzati, il cristiano che guardava a Dio attraverso il mondo

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Per la prima volta è stato un cardi-nale, Paolo Romeo, arcivescovo diPalermo, a presiedere la solenne

concelebrazione in cattedrale, presenti lemassime autorità civili e militari: dal prefettoReppucci, al questore Roca, al presidente delconsiglio regionale Talarico, ai vertici dei Ca-rabinieri, della Guardia di Finanza, Vigili delFuoco e numerosissimi altri enti della re-gione, oltre ai sindaci del comprensorio.

Il sindaco di Squillace, Guido Rhodio, harinnovato l’offerta annuale del cero votivo anome della comunità. Alla celebrazionehanno preso parte anche l’ arcivescovo me-tropolita mons. Vincenzo Bertolone, gli arci-vescovi emeriti mons. Antonio Cantisani emons. Antonio Ciliberti, il vicario generalemons. Raffaele Facciolo e molti sacerdotidella diocesi.

Mons. Bertolone ha ricordato il legame cheunisce la Chiesa di Catanzaro-Squillace con

quella siciliana e con la persona del cardinaleRomeo: tra gli altri avvenimenti, a Palermo,papa Callisto II e Ruggero Normanno, nel1123, promossero come arcivescovo lo squil-lacese Pietro.

Nell’omelia, il cardinale Romeo ha sottoli-neato l’ importanza dell’esempio di San-t’Agazio, come martire della Chiesa, «la cuimorte è la vittoria dell’amore sull’odio».

«C’è un morire – ha aggiunto – che è un vi-vere in pienezza, fino al punto da portaremolto frutto.

La morte di Agazio è stata molto fruttuosa.E’ un esempio che ha guidato il camminodi uomini e donne e ha caratterizzato que-sta comunità, devota al santo e alle sue re-liquie. La disponibilità di Agazio è la logicadella Pasqua del Signore. Il suo sangue èstato il germe della nostra fede. La sua èuna testimonianza da cui non dobbiamo al-lontanarci».

“Ogni egoismo – ha detto Romeo – è sterilee disastroso. Sant’Agazio ha guidato il cam-mino di tanti uomini e donne facendo bril-lare la luce di Cristo, con un amore in gradodi conservare in eterno la vita anche dinanzial martirio. La sua testimonianza ci spronaad andare incontro alla genti, servendosenza alcun contraccambio”.

Il Cardinale ha invito così tutti i presentiad essere cristiani secondo il cuore di Cristo,infondendo e testimoniando una fede fortee convinta. Il 6 maggio, l’arcivescovo Berto-lone aveva celebrato, sempre in cattedrale, isolenni Vespri. Al termine, gli artigiani vasaidell’associazione “Acas” hanno donato alpresule un'opera artistica in ceramica raffi-gurante gli stemmi della diocesi, di papa Be-nedetto XVI, dell’arcivescovo Bertolone edella Città di Squillace, con al centro la figuradi Sant’Agazio.

Carmela Commodaro

Sua Em.za il Cardinale Paolo Romeo ha presieduto a Squillace

la solennità di Sant’Agazio, Patrono della diocesi

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Eminenza Reverendissima, con la gioiache deriva dal Signore Risorto Leporgo il sincero e devoto benvenuto a

nome mio personale, dell’intero presbiterio,della Comunità diocesana tutta e dell’amenaCittà di Squillace, che oggi La accoglie festante.

Il legame che unisce questa chiesa particolaredi Catanzaro-Squillace alla Sua amabile per-sona, Eminenza, in questi ultimi anni si è pro-gressivamente consolidato, diventandosempre più intenso.

Il 5 aprile 2003, Ella presenziava al passaggiotra mons. Cantisani e Mons. Ciliberti: il primoconsegnava la Chiesa di Catanzaro-Squillace,che aveva servito per 23 anni, il secondo ve-niva trasferito dalla sede Arcivescovile di Ma-tera. In quella occasione, Lei esprimeva ilgrazie a nome della Chiesa universale al Pa-store uscente per il lungo e illuminato servizioofferto a questa Chiesa ed esortava Mons. Cili-berti a vivere con entusiasmo la sfida dellanuova evangelizzazione.

Nel dicembre 2004 Vostra Eminenza ritor-nava a visitare questa Chiesa particolare perpresiedere i solenni festeggiamenti per l’Im-macolata Concezione e benedire le strutturedel Campus Universitario “Magna Garecia”alla presenza del compianto Rettore Venuta.

Oggi il legame con l’Arcivescovo di Palermosi riannoda perché per la prima volta un cardi-nale viene a presiedere l’eucaristia in questagloriosa Cattedrale della Città di Squillace chedal IV secolo fino al 1986 fu importante sedevescovile. Eminenza, Squillace annovera tra isuoi figli illustri personaggi quali Senatore Fla-vio Aurelio Magno Cassiodoro, l’ultimo dei ro-mani ed il primo degli italiani, promotore delmonachesimo occidentale, del quale stiamo in-dagando sull’opportunità d’introdurre la causaper il riconoscimento del culto, e il Card. Gu-glielmo Sirleto, Bibliotecario Apostolico e per-ciò consultore dei padri sinodali duranel’assise del Concilio di Trento.

Più recentemente, nel 1986, la ricchezza spi-rituale, ecclesiale, pastorale, artistica, culturalee territoriale dell’antica Chiesa di Squillace si è

unita con quella della Chiesa sorella di Catan-zaro, dando origine alla nuova realtà ecclesialedell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace.

I rapporti tra la Chiesa di Squillace e le chiesedi Sicilia sono stati di vario tipo, ma in partico-lare ricordo i legami con la chiesa messinese at-traverso il vescovo Filippo Crispo (Squillace,dal 1378 al 1392) trasferito a Messina nel 1392come arcivescovo.

Nel giorno dell’Assunta, 15 agosto 1093, l’ar-civescovo di Palermo ARCHERIO si reca conil vescovo di Squillace, Teodoro Mesimerio (ul-timo vescovo bizantino) all’Eremo di S. Mariadella Torre (ora Serra San Bruno) e consacra laChiesa in onore di S. Maria e S. Giovanni Bat-tista, in presenza del gran conte Ruggero Nor-manno, e degli stessi San Bruno e BeatoLanuino; nel 1110, da Palermo la contessa Ade-lasia, madre del gran Re Ruggero Normanno,concede al nuovo vescovo eletto di SquillacePIETRO, molte donazioni per l’Abbazia fa-mosa di S. Maria della Roccella, che viene co-struita in modo monumentale ed imponente (è

la splendida Basilicadi S. Maria della Roc-cella del Vescovo diSquillace (ora area ar-cheologica nel territo-rio di Borgia).

Con piacere poisottolineo il legameche unisce Squillacealla Chiesa di Pa-lermo: era il 1123quando il vescovoPietro veniva trasfe-rito da Papa Callisto IIda questa sede diSquillace a quella pa-normitana.

La solennità odierna ci vede riuniti per lafesta del centurione, martire e santo, Agazio,invocato a Squillace come protettore della Cittàe in diocesi come Patrono, unitamente a san Vi-taliano, Vescovo di Capua.

Sant’Agazio era un diligente cittadino ro-mano osservatore delle leggi quando esseerano giuste, tant’è vero che non esitò a disub-bidire dinanzi al comando di uccidere genteinerme. Questo atto lo considerava ingiustoalla luce della sua fede in Cristo e in coscienzamoralmente peccaminoso.

Le sue reliquie , che dapprima furono vene-rate a Costantinopoli ma durante il periododelle lotte iconoclaste approdarono misterio-samente a Squillace, dove i fedeli lo proclama-rono loro protettore. EminenzaReverendissima, mentre attendiamo la Sua il-luminata e sapiente parola, che, ne sono certofortificherà la Chiesa che è in Catanzaro-Squil-lace, rendendola capace di offrire, sull’esempiodi Sant’Agazio martire, una fede evangelica-mente più franca, umanamente più coerente,cristianamente più autentica.

Ed infine, in ultimo, ma non meno significa-tivo il mio ringraziamento per avermi affidatola postulazione del Servo di Dio P. Pino Puglisiperché mi ha dato la possibilità di apprezzarequesto magnifico sacerdote del presbiterio diPalermo.

Le esprimo il sincero grazie per aver accet-tato il mio invito nonostante i Suoi molteplicie gravosi impegni pastorali. Il mio grazie, poi,si fa accorata preghiera per la Sua persona eper la Chiesa di Palermo a cui vogliamo essereuniti con vincoli di carità fraterna e di evange-lica amicizia.

+ Vincenzo Bertolone, Arcivescovo

Il saluto di Mons. Bertolone al Cardinale Romeo

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Domenica 22 aprile si è svolto, presso la Parroc-chia S.Anna (loc. Fortuna) l’annuale raduno che ilSettore Giovani dell’Azione Cattolica dedica ai ra-gazzi giovanissimi (dai 14 ai 18 anni). In continuitàcon l’esperienza già vissuta l’anno, si è deciso di in-vitare al Raduno anche i giovani (fascia 18/30 anni),in modo che la loro presenza potesse essere testimo-nianza viva ai giovanissimi, nonché fonte di arric-chimento personale e soprattutto spirituale.

“…E come Gesù usciva da Gerico con i suoi di-scepoli e con una gran folla, il figlio di Timeo, Barti-meo, cieco mendicante, sedeva presso la strada.Udito che chi passava era Gesù il Nazareno, si misea gridare e a dire: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietàdi me!»… Gesù, fermatosi, disse: «Chiamatelo!» Echiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio, àlzati!Egli ti chiama». Allora il cieco, gettato via il man-tello, balzò in piedi e venne da Gesù. E Gesù, rivol-gendosi a lui, gli disse: «Che cosa vuoi che ti faccia?»Il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io recuperi lavista». Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato».In quell'istante egli ricuperò la vista e seguiva Gesùper la via.” (Mc 10,46-52).

E’ questo il brano che sta accompagnando l’AzioneCattolica durante questo anno associativo, in accordocon quanto suggerito dal cammino formativo dellaChiesa. Da qui l’idea di strutturare il Raduno in-centrandolo sul tema dell’ascolto, intitolando la gior-nata “U-listen”: un nome, quindi, che richiamasse

il verbo inglese “to listen” (ascoltare), ma che conte-nesse anche, al suo interno, un gioco di parole che èstato svelato ai ragazzi durante l’arco della giornatae delle attività. Difatti, compagno di viaggio dei ra-gazzi quest’anno è stato Ulisse, più in particolarel’episodio del canto delle sirene. La lettura di questostralcio dell’Odissea ha dato l’inizio ai lavori dellamattinata, dando la possibilità ai ragazzi di rileggerequesto brano alla luce di alcuni spunti di riflessione:dare ad ogni elemento presente nella storia (corda,albero maestro, tappi di cera per le orecchie, etc) un

significato legato al proprio vissuto, focalizzandosiin maniera particolare sulle sirene (le nostre distra-zioni, ciò che ci distrae e ci confonde, interrompendocosì il nostro dialogo con Dio). Nel pomeriggio, a se-guito della Messa, i ragazzi hanno avuto la possibi-lità di riflettere in maniera personale e silenziosa sulcome superare queste distrazioni, prendendo un im-pegno concreto che, a conclusione della giornata, èstato legato saldamente all’albero maestro di ogni cri-stiano, cioè la Croce.

L’annuale raduno del Settore Giovani dell’Azione Cattolica

Grande partecipazione di gente in oc-casione della presentazione del libro"Vescovi a Catanzaro (1792 – 1851)",

scritto dal prelato Antonio Cantisani. Dell'ul-tima fatica letteraria del vescovo emerito delcapoluogo si è parlato ieri nell'ambito di unadiscussione moderata dal giornalista Teo-baldo Guzzo, il quale ha pure collaborato allarealizzazione del testo. Un saggio con cui si èchiusa una sorta di trilogia (iniziata nel 2008,passando per il 2010, e terminata nel 2012) in-centrata su ben dieci vescovi in carica in cittàin un arco temporale che va dal 1792 al 1956

Fra quanti hanno partecipato all'appunta-mento l'arcivescovo di Catanzaro VincenzoBertolone, il vicario Raffaele Facciolo e il vi-cesegretario dell'Udc Mario Tassone. Dopo isaluti di Guzzo la parola è andata alla diret-trice della biblioteca "De Nobili", Maria Te-resa Stranieri, e al direttore dell'ufficio Beniculturali della Diocesi, Massimo Cardamone.

Di grande levatura i relatori che si sono al-ternati per commentare il volume. A comin-ciare dal prof. Filippo Ramondino, sacerdotedella Diocesi di Mileto: «La missione evan-gelizzatrice dei vescovi presuppone la cono-scenza del territorio in cui operano e lavolontà di donarsi totalmente al prossimo.Alcuni dei prelati ricordati hanno subìto per-sino attentati o atti molto gravi, ma hanno sa-puto perdonare a dimostrazione dellaprofonda fedeltà nei più profondi valori cri-stiani. Ecco perché bisogna elogiare mons.Cantisani per aver evocato tali figure con eru-

dito e illuminato tratto di penna».Ad avviso dell'ex presidente della Regione

e attuale sindaco di Squillace Guido Rhodio,«quella che ha fatto mons. Cantisani non èuna banale e scarna raccolta di biografie,bensì un quadro puntuale e stimolante. Quasiun affresco su altissime figure di pastori, iquali hanno pure operato in periodi crucialidella storia del Mezzogiorno e a seguire del-l'Italia Unita. Non è una fase qualunque.Sono momenti di transizione e in alcuni casidi esplosione dirompente rispetto ad assettiprecedenti fortemente radicati e consolidati.Non si può ad esempio ignorare un feno-meno naturale come lo sconvolgente terre-moto del 1783. È a quel tempo che gli uominidiventano peggiori delle belve, senza casa epane né lavoro e tanto meno quattrini. Ci fuallora la Cassa Sacra, che tuttavia come

spesso capita arricchì i ricchi e non ristoròadeguatamente i poveri». L'architetto OresteSergi, esperto di conservazione dei Beni cul-turali: «Alcuni dei presuli di cui mons. Can-tisani si è occupato, potremmo definirli ivescovi della ricostruzione. Il riferimento è alrifacimento della Cattedrale, danneggiatadalle bombe sganciate durante la secondaguerra mondiale. Senza contare l'immanesforzo compiuto dai prelati alla guida dellaDiocesi negli anni successivi».

A concludere la serata culturale è stato l’Ar-civesco metropolita Mons. Vincenzo Berto-lone che, nel commentare il volume storico,ha rimarcato con gratitudine l’amore cheMons. Cantisani manifesta per la Chiesa diCatanzaro.

«Le opere proprie dei pastori - ha dettoMons. Bertolone - sono certamente la pre-ghiera, la mediazione sacramentale, il go-verno, l’insegnamento, ma tutto non siesaurisce in queste cose e Mons. Cantisani,con intelligenza e passione, ha trasformato ilsuo servizio pastorale in un servizio storico-cultutale. Egli, attraverso la sua indagine sto-riografica, va in cerca dell’immagine dellaChiesa delle diverse epoche per confrontarlacon l’immagine della Chiesa ideale che tra-spare dal volto evangelico di Cristo. È di-nanzi al Volto Santo di Cristo che Mons.Cantisani coglie la bellezza della Chiesa pel-legrina dei diversi secoli, ma anche i suoi ri-tardi e le sue debolezze».

Danilo Colacino

UNA "GALLERIA" DI ARCIVESCOVI PER RACCONTARE LA STORIA CITTADINA

Rilette da Mons. Cantisani figure di Pastori che hanno guidato la comunità

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1120 maggio 2012

Nella Lettera agli Ebrei(13,7), leggiamo: “ricor-datevi dei vostri capi, i

quali vi hanno annunziato la pa-rola di Dio, considerando attenta-mente l’esito del loro tenore divita, imitatene la fede”.

E’ all’insegna di questo ammo-nimento della Scrittura che la par-rocchia Madonna di Pompei inCatanzaro eretta con bolla delcompianto Arcivescovo Monsi-gnor Armando Fares del15.08.1971, vuole ricordare questoevento con una serie di iniziativeprotese a rinnovare la fede e a con-solidare la formazione cristiana.L’intera comunità sta cogliendoquesta ricorrenza come un mo-mento particolare di grazie e bene-dizioni del Signore e di materna attenzionedella patrona, la Madonna di Pompei. Laprima fase della celebrazione è consistita inuna Perigranatio Mariae, con la visita nelle fa-miglie del quadro della Madonna di Pompei(dal 29 novembre 2010 sino al mese di marzo2012) che ha dato l’opportunità di ascoltare laParola di Dio e di pregare insieme. La secondafase, che ha avuto inizio con un’accorata let-tera del Parroco D. Giuseppe Silvestre conse-gnata a tutte le famiglie, è in via direalizzazione. Infatti, il periodo che va dal 6al 26 maggio 2012 prevede: una serie d’incon-tri di spiritualità con i parroci e i sacerdoticappuccini che hanno svolto il loro ministeropastorale in questa parrocchia; celebrazionipresiedute dall’arcivescovo metropolita Vin-cenzo Bertolone, e dagli arcivescovi emeritimonsignor Antonio Cantisani e monsignorAntonio Ciliberti,; conferenze; incontri cultu-rali; Mostra fotografica, Mostra del libro e deiSantini, del giornale parrocchiale Il Ponte; ras-segna stampa; momenti ricreativi per i ra-

gazzi del catechismo; competizioni sportive;sagre; proiezione del DVD con la storia dellaparrocchia, ecc.

Nel susseguirsi delle intense giornate storiae fede s’intrecciano facendo memoria di per-sonaggi, volti, luoghi e tempi privilegiati, nonsolo per risvegliare il senso di appartenenza,ma soprattutto per saper intravedere neltempo il Kairòs di Dio, cioè il dono della suasalvezza che Egli offre a noi richiedendo lanostra personale collaborazione.

Proponendo e rendendo attuali i messaggidel Vangelo, la parrocchia mostra il suo verovolto che non è quello della struttura mate-riale, ma uno spazio privilegiato di relazioni ed’incontro, termometro della crescita umana espirituale in cui tre generazioni di credenti,animati dall’unica fede, hanno condiviso econdividono gioie, dolori e speranze, comefratelli e compagni di viaggio. Lo sguardo digratitudine rivolto al passato per coloro checontinuano ad essere, per noi, modelli e puntidi riferimento, diventa, così, un efficace sti-

molo per testimoniare la nostra fedeed incarnarla nelle mutate e difficilisituazioni del tessuto vitale e socialedel mondo contemporaneo.

Su questi gloriosi solchi tracciatidal passato, sulle orme di S. France-sco di Assisi e della Madonna delRosario, la celebrazione dei quaran-t’anni ha lo scopo di rafforzare il no-stro amore verso il territorio, direnderci disponibili a cogliere, nel-l’oggi della storia, l’occasione per ul-teriori arricchimenti culturali espirituali e, soprattutto per il futuro,ad essere veri portatori di speranza eprotagonisti di trasformazione.

Arricchiti e rafforzati da tanti donispirituali, tutti, sacerdoti, diacono efedeli, pieni di fiducia e di speranzasiamo spinti a condividere con gli

altri la gratuità della fede e a dare visibilità aivalori del Vangelo là dove il Signore ci chiamaquotidianamente ad operare

Con l’occhio di credenti, la memoria delpassato ci aiuta a leggere il presente per poterripartire verso il domani con fiducia aprendonuove sentieri e inventando e nuove strategie,con la freschezza e creatività che viene dalloSpirito, per scrivere noi stessi la lettera e scol-pire il mosaico dell’amore, per l’annuncio gio-ioso del Vangelo di Cristo.

Per suggellare e comunicare alle genera-zioni future la ricchezza dei doni ricevuti, l’ar-tista Nunzio Ardiri ha riprodotto fedelmenteil mosaico che adorna l’abside della chiesa ri-leggendolo alla luce della lettera apostolicaVirginis Mariae e aggiungendo alle tre coronedel lo Rosario, la quarta quella dei misteridella luce e il parroco ha composto una nuovabella preghiera alla Madonna del Rosario diPompei.

Giuseppe Silvestre

La Parrocchia Madonna di Pompei:40 anni di storia per un rinnovato annuncio del Vangelo

in dialogo …LO SCANDALO DEL PERBENISMO

Ciò che fa paura oggi è il disinteresse, ilnon guardare, il non accorgersi, quasi che ilmondo non ci riguardi e le divisioni cheimperversano a tutte le latitudini non cicoinvolgano direttamente. È lo scandalodel perbenismo confuso come prassi divita, mentre c’è grande bisogno che gli uo-mini avvertano tutta la contraddizione in-sita nelle loro affermazioni e nel lorocontemporaneo coprirsi gli occhi per nonvedere le cause delle divisioni che attra-versano persone e nazioni.

Clotilde Albonico

Proseguono senza sosta le attività di orga-nizzazione della Terza Edizione dell’Ora-torio Estivo da parte della Parrocchia

“San Nicola di Bari” di Simeri Crichi, guidatadall’amministratore parrocchiale don Luigi Tala-rico, prevista per la prima settimana del prossimomese di luglio.

Il tema di fondo proposto per le precedenti edi-zioni dell’Oratorio è stato “Insieme per costruirela città dell’Amore”, e lo si è accostato, volta pervolta, ad una “specificità” tematica scelta se-guendo le indicazioni pastorali del nostro Arcive-scovo, S.E. Mons. Vincenzo Bertolone,diventando: “Il Natale come Dono” e “La fedecome fondamento”.

Il grande successo delle precedenti edizioni stanei numeri: solo per citare l’ultimo progetto, vi

hanno preso parte circa quattrocento bambini etrecento animatori, con una collegata massicciapartecipazione popolare. Quest’anno si punta acoinvolgere organicamente anche i centri vicini e,in tal senso, i Sindaci dei Comuni di Cropani, Sel-lia, Sellia Marina e Soveria Simeri hanno convin-tamente manifestato l’intenzione di aderireall’iniziativa del prossimo luglio.

Il terzo oratorio estivo a Simeri Crichi

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Davanti al civico 77 di via Fares, doveabita la famiglia Anania , c’è un fur-gone bianco parcheggiato. Comode,

possono viaggiare 9 persone. Un buon nu-mero, ma non sufficiente per gli Anania chesono 15. E non si tratta di una famiglia allar-gata. Con papà Aurelio e mamma Rita vivonoben 15 figli. La prima, Marta, è nata quasi 17anni fa. L’ultima, Domitilla. In mezzo ci sonoPriscilla, Luca, Maria, Giacomo, Lucia, Feli-cita, Giuditta, Elia, Beatrice, Benedetto, Gio-vanni, Salvatore e Bruno. Quando ci apronola porta di casa li troviamo, quasi tutti, sedutiattorno al lungo tavolo della cucina: quadernie libri aperti perché è l’ora dello studio.

Sarà a causa della presenza estranea che c’èun silenzio inaspettato. Ognuno fa quello chedeve fare sotto l’occhio attento di mamma(che tiene in braccio la neonata), e di papà (at-tento in particolare a Bruno che da poco haimparato a camminare). Quella di Aurelio eRita è una storia d’amore non comune. Amorel’un per l’altro, certo. Ma in particolare perDio. Si sono conosciuti nel quartiere in cui abi-tavano, Santa Maria. E dopo otto anni di fi-danzamento, “vissuto mantenendo intatto,con l’aiuto del Signore, il valore della castitàpre matrimoniale”- dicono insieme – si sonosposati l’8 dicembre del 1993.

Entrambi sono impegnati in un cammino difede neocatecumenale. Ecco perché l’averdato vita a una famiglia così numerosa perloro non è stata “una scelta di estremismo cat-tolico, come qualcuno potrebbe considerala”,ma “il compimento dell’opera di Dio. La cuipresenza- spiega Aurelio – sperimentiamoogni giorno nonostante le fatiche, che certonon mancano”.

C’è una grande serenità. Si coglie in ogniangolo dei 110 metri quadrati di casa – un po’pochi – in cui vivono. Al piano di sopra cisono le stanze da letto: i sette maschi dor-mono tutti insieme. Le femminucce, si sa,hanno bisogno di più spazio: e allora tre inuna camera e cinque in un’altra. Nel sotto-scala l’appendiabiti suscita il sorriso: sembraquello di una comune classe d’asilo, tantisono i giubbini appesi. E poi tante fotografie:ci sono i ricordi di battesimi e cresime, di co-munioni o semplicemente del primo giornodi scuola.

“La nostra – prosegue Aurelio – è stata unascelta libera dettata da un profondo senso re-ligioso. I figli sono un dono e ai nostri, cheeduchiamo alla fede, non manca niente. Sonobambini come tutti gli altri. Certo, non po-tranno avere il superfluo, ma non è quello cheserve per vivere bene”. Qualche battutina suuna famiglia tanto numerosa sono però co-stretti a sopportarla. “Ma a me non importanulla – racconta Giacomo, una decina d’anni

e due occhi azzurri che lasciano trasparire unaintelligenza viva – perché non cambierei lamia famiglia con nessun’altra al mondo. Stobene e ho tutto il necessario”. Gli altri annui-scono, confermando che quella non è solo lasua opinione.

Che sia una famiglia dalle radici profonda-mente cattoliche non c’è dubbio. Sparsi, nellacucina, non mancano quadri che richiamano ilsacro. E il frigorifero è colorato da tante cala-mite, souvenir di luoghi di preghiera. Nel pic-colo giardino, poi, ad accogliere chi arriva dafuori, un cuore di ciottoli e una piccola statuadi san Francesco di Paola. “E’ inutile negareche viviamo delle difficoltà – continua Aure-lio – e che a volte ci assalgono delle paure. Masiamo felicissimi della vita che conduciamoperché è un progetto divino quello che stiamoportando avanti. Del resto nel Vangelo c’èscritto: “Ne mangiarono, si saziarono, neavanzò”, un passo che mi ripeto spesso inqualche momento di defaillance”.

Aurelio lavora all’Accademia di Belle Arti,Rita, e non poteva essere altrimenti, non hatempo per un impiego: quello in casa è già no-

tevole. “Ma va bene così – afferma mentre hafra le braccia la bella Domitilla – anche perchéi più grandi mi danno una mano: ognuno faquel che può”. L’organizzazione familiare è,così, perfetta. Sin dalla mattina quando scattala sveglia: tutti in piedi alle 6,15, perché altri-menti non si fa in tempo ad arrivare a scuola.La colazione? Occorrono quattro litri di latteal giorno. Per il pane la media è di tre chilimentre di pasta, per ora che i piccoli vannoancora avanti a “pappine”, ne serve “sol-tanto” un chilo e mezzo. La carne non si com-pra a chili ma a fettine: 16-17 è il numerogiusto. E oltre ai piccoli riti di ogni giorno, c’èquello della domenica che tutti rispettano: lamessa, nella chiesa di Santa Maria di Zarapotio in quella di San Francesco di Paola (il pic-colo prefabbricato di via Fares). “Non solo,perché poi ci ritroviamo a casa per recitare lelodi e discutere sulla Parola che abbiamoascoltato durante la celebrazione”.

Ma non si parla solo di religione con i figli.“Tra noi c’è un dialogo molto aperto – spiegaRita – e si affrontano diversi temi: dal sesso aiproblemi di attualità. C’è un continuo rap-porto di interscambio che ci arricchisce reci-procamente”. E che i ragazzi abbiano giàacquisito una maturità superiore a quella deicoetanei, lo testimonia l’attenzione e la vogliadi partecipazione dimostrata nel corso di tuttal’intervista. Una famiglia speciale ma straor-dinariamente normale, gli Anania, che hannovoluto raccontare la loro storia a tanti per con-dividere con il mondo intero il proprio credo.Ed essere testimoni dell’aiuto di quella prov-videnza misteriosa e divina che li fa andareavanti superando le difficoltà di ogni giorno.

UNA FAMIGLIA STRAORDINARIAMENTE NORMALE“BACIATA” DALLA PROVVIDENZA DI DIO

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Prima la Spagna, seconda la Francia,terza la Croazia e quarta l’Argentina.Non è la classifica di un Campionato

mondiale di calcio, ma quella relativa allaprovenienza degli iscritti al VII Incontromondiale delle famiglie che si svolgerà a Mi-lano dal 30 maggio al 3 giugno e che vedràl’attesa presenza di Benedetto XVI. Fra i par-tecipanti vi sono anche i migranti, che rap-presentano una realtà significativa inparticolare nel territorio ambrosiano. Perquesto motivo, nella classifica delle comunitàstraniere più numerose il primo posto è oc-cupato dai filippini, il secondo dai peruviani,il terzo dagli ecuadoregni.

I Paesi di tutti i continenti rappresentatisono al momento 145, ma il numero potrebbecrescere ulteriormente nell’imminenza di unappuntamento che assume sempre più pie-namente i contorni di un evento globale, mul-ticolore e con diverse articolazioni tematichenon soltanto sulla carta. Anche la folta schieradei 5.000 volontari che hanno dato la loro di-sponibilità e il loro contributo all’organizza-zione ha una connotazione internazionale:184 vengono per l’occasione da altri Paesi (10dall’Ecuador, 14 dal Kenya, 18 dal Brasile, 19dalla Repubblica Slovacca, 21 dalla Spagna)e 359 vivono nella diocesi di Milano mahanno un passaporto straniero. Nella stra-grande maggioranza dei casi, i migranti chesi sono messi a disposizione della Fonda-zione Milano Famiglie (255 volontari) sono fi-lippini. Non a caso. A Manila si è tenuto il IVIncontro mondiale delle famiglie nel 2003 eproprio da qui arriverà la delegazione asia-tica più significativa.

La multiculturalità è protagonista anche fragli ospiti del Congresso teologico-pastoraleche si svolgerà a Fieramilanocity dal 30 mag-gio al 1° giugno: i 104 relatori previsti pro-vengono da 27 Paesi diversi, mentre i 5.000iscritti che riempiranno la sala congressi delMiCo rappresentano 110 nazionalità diverse.

Intanto la macchina organizzativa procedea ritmi sempre più serrati verso l’appunta-mento, che avrà i suoi momenti di punta neidue eventi che vedranno la presenza di papaBenedetto XVI: la Festa delle testimonianzedi sabato 2 giugno sera e la celebrazione eu-caristica di domenica 3 giugno mattinapresso l’aeroporto di Bresso. Ma fervono ipreparativi anche per gli eventi collaterali,non meno coinvolgenti e interessanti, a par-tire dal Congresso dei ragazzi che si svolgeràin parallelo al Congresso teologico-pastoralenelle strutture del MiCo in viale Scarampo ein altre città delle diocesi lombarde. I bambinie i ragazzi dai 3 ai 17 anni saranno coinvoltiin giochi, attività sportive e momenti di ri-flessione per costruire percorsi capaci di cam-

biare il mondo. La location allestita dentro glispazi della Fiera sarà un vero e proprio “giar-dino”, che richiama il tema della creazione edella resurrezione, in cui si potrà accogliere,giocare, costruire, raccontare e pregare, sottola guida di oltre cento animatori volontari.

La Fiera internazionale della famiglia, damartedì 29 maggio a sabato 2 giugno, sarà in-vece il primo evento del genere in Italia inte-ramente dedicato alla realtà familiare. Oltrecento stand di istituzioni, associazioni ed entifaranno conoscere al pubblico esperienze po-sitive e buone pratiche che vedono le fami-glie protagoniste. All’interno della Fiera saràallestita la “Libreria della famiglia, del lavoroe della festa”, organizzata dall’AssociazioneSant’Anselmo d’intesa con la Fondazione Mi-lano Famiglie 2012. L’attenzione del “familybookshop” sarà rivolta in generale ai temidella famiglia e in particolare al ruolo dei ge-nitori, alle dinamiche famigliari, al magisteroe alla catechesi sulla famiglia, ai servizi, ai di-ritti e alle politiche istituzionali, ma ci sarà unadeguato spazio anche per la famiglia nellaletteratura e nelle arti figurative.

Più specifico e circoscritto sarà il pubblicodei partecipanti ad altri eventi in programma

nell’ambito del Family 2012. Venerdì 1° giu-gno alle 17.30 in piazza Duomo a Milano, Be-nedetto XVI incontrerà la cittadinanza.Famiglie, bambini, giovani e adulti, laici e re-ligiosi sono invitati a partecipare, secondol’invito indirizzato ai fedeli dal card. AngeloScola, arcivescovo di Milano, “per accogliereBenedetto XVI come il successore di Pietro,riscoprendo il senso autentico del ministerodel Papa nella Chiesa di Dio, la cui presenzatra noi è una chiara espressione di attenzionee affetto per la nostra diocesi e per tutta la so-cietà civile della città e del territorio”. Lostesso giorno, in serata, si svolgerà l’adora-zione eucaristica in Duomo e in alcuni signi-ficativi santuari e chiese della diocesiambrosiana, con l’esposizione dell’Eucaristiae tre “quadri” ispirati alle catechesi prepara-torie dell’Incontro mondiale delle famiglie.

La mattina di sabato 2 giugno il Papa cal-cherà il manto verde dello stadio Meazza perpartecipare, insieme al card. Angelo Scola, altradizionale incontro con il ragazzi della Cre-sima 2012 provenienti da tutta la diocesi in-sieme ai loro accompagnatori, genitori,catechisti, educatori, responsabili e assistentidegli oratori.

FAMILY 2012 - Tutti i colori della festa Gli iscritti al VII Incontro mondiale delle famiglie provengono da 145 Paesi

MATTINO

POMER

IGGIO

SERA

Programma provvisoriodel VII Incontro Mondiale delle Famiglie

(Fieramilano city)• Fiera Internazionaledella famiglia

• Libreriadella famiglie

Accoglienzadelle delegazionie delle famiglieInaugurazione dellaFiera Internazionaledella Famiglia

S. Messanelle Parrocchie

(Fieramilano city)• Congressoteologico pastorale

• Fiera Internazionaledella famiglia

• Libreriadella famiglie

Congresso9.30 Cerimoniadi apertura10.00 I relazione11.30 II relazione13.00 pausa pranzo

(Fieramilano city)Dibattiti,testimonianze,tavole rotonde15.00 I sessione17.00 II sessione

Cena pressole famiglieospitanti o pressole Parrocchie

Accoglienza e festaa cura e pressole Parrocchie,Comunità Pastorali,gruppi, associazionie movimentiospitanti

S. Messanelle Parrocchie

(Fieramilano city)• Congressoteologico pastorale

• Fiera Internazionaledella famiglia

• Libreriadella famiglie

Congresso9.30 III relazione11.00 IV relazione13.00 pausa pranzo

(A Milano e in altrediocesi lombarde)Incontri, dibattiti,testimonianze,tavole rotonde,workshops

Cena pressoil luogo deglieventi pomeridianio presso le famiglieospitanti o pressole parrocchie

Momentodi festa pressoil luogo degli eventipomeridianio pressole parrocchie

S. Messanelle Parrocchie

(Fieramilano city)• Congressoteologico pastorale

• Fiera Internazionaledella famiglia

• Libreriadella famiglie

Congresso9.30 V relazione11.00 VI relazione13.00 pausa pranzo

(In diversi luoghisignificatividi Milano)Incontri, dibattiti,testimonianze,tavole rotonde,workshops

h. 20.00 Concertoalla Scala riservatoalle delegazioni

Cena pressole famiglieospitanti o pressole Parrocchie

h. 21.30AdorazioneEucaristicain Duomoe nelle principaliBasiliche e Chiesedella Diocesi

• Fiera Internazionaledella famiglia

• Libreriadella famiglie

Celebrazionie incontrinelle Parrocchieo per movimentio per specificigruppi

Nel pomeriggiocammino verso l'areadell'eventocon il Papa

Dal tardopomeriggiomomentodi accoglienzae preparazioneall'Incontrocon il Papa

A seguireFesta delleTestimonianzecon Benedetto XVI(Milano Parco NordAeroporto di Bresso)

h. 10.00:S. Messa solennepresiedutada Benedetto XVI(Milano Parco NordAeroporto di Bresso)

MAGGIOMartedì 29

MAGGIOMercoledì 30

MAGGIOGiovedì 31

GIUGNOVenerdì 1

GIUGNOSabato 2

GIUGNODomenica 3

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Mons. Domenico Pompili (in foto),Sottosegretario della ConferenzaEpiscopale Italiana e Direttore Uffi-

cio nazionale per le comunicazioni sociali,commenta il Messaggio del Benedetto XVIper la Giornata Mondiale delle Comunica-zioni sociali 2012. La riflessione prendespunti dal testo del Messaggio, ma anche daRomano Guardini, da Sant'Agostino, da p.Mario Rosin S.J e da Emily Dickinson.

Un "ecosistema" da interpretare

Con il suo Messaggio per la Giornata mon-diale delle comunicazioni sociali 2012, Bene-detto XVI invita a fare un esercizio di Gestalt:nella nostra esperienza quotidiana, la nostrapercezione non "registra" semplicemente idati, ma li seleziona, si concentra su alcuniaspetti, mentre altri, pur presenti, restano in-visibili. La comunicazione, come la realtà, èun fenomeno complesso, dove il "tutto" è piùdella somma delle parti, e dove molti aspetti(come quelli "ambientali") restano invisibili.Ma non sempre ciò che è più visibile è anchepiù importante. È dunque in modo quantomai opportuno che il Papa ci invita a fare unesercizio di "disimmersione" dall'ovvietàdella comunicazione, e a rovesciare l'abitualerapporto tra ciò che nella comunicazione stain "primo piano" (la parola) e ciò che invecesta "sullo sfondo" (il silenzio), e che tuttavia larende possibile e la "nutre". Tale esercizioconsente di recuperare l'autenticità e la pie-nezza della comunicazione come fenomenocomplesso e pienamente umano, che apre al-l'esperienza stessa del Mistero. Vorrei rileg-

gere l'ecosistema che il Papa suggerisce al-l'incrocio tra silenzio e parola, facendo riferi-mento ad alcune parole provenienti dalsilenzio di alcuni autori contemporanei.

1) Il silenzio non è l'opposto, ma l'altra fac-cia della parola

Il silenzio è parte integrante della comunica-zione e senza di esso non esistono paroledense di contenuto (Benedetto XVI).Riconoscere questa unità e questa totalità ècontribuire a superare la frammentazione, ilregime delle false alternative, le riduzionimortificanti che la cultura contemporaneacontinuamente ci sottopone come "dati difatto". Come scrive Guardini, il silenzio ap-partiene all'essenza del linguaggio:"E' proprio dell'essenza di ogni forma di lin-guaggio l'essere rapportata al silenzio. Solodal confluire di queste due componenti ri-sulta il fenomeno nella sua interezza. Esse sideterminano reciprocamente, poiché solo chisa tacere, può veramente parlare nello stessomodo che l'autentico silenzio è possibile so-lamente a chi sa parlare (R. Guardini, Lin-guaggio, poesia, interpretazione, Brescia,Morcelliana, pp. 15-16).In una lunga nota di "Mondo e persona",sempre Guardini descrive parola e silenziocome le due componenti di un unico feno-meno, le due "tessere" che solo nel loro reci-proco appartenersi formano l'unità, il

"simbolo". Forse si potrebbe dire che parola esilenzio nella loro unità reciprocamente co-stitutiva sono simbolo della verità, che è in-sieme detta e nascosta, luce e ombra,chiarezza e mistero inesauribile."Per esisterepersonalmente, l'uomo deve anche tacere.Non essere muto; il mutismo è mancanza diparola, in cui la persona soffoca. Al contrario,il tacere presuppone la persona. Solo essapuò trovarsi in quella quiete raccolta che sichiama silenzio, così come solo la persona èin grado di volgersi verso l'altro e insiemecon lui immergersi nella quiete. Anzi, il si-lenzio appartiene alla parola. Nel mutismo lapersona soffoca; nella chiacchiera si cor-rompe" (R. Guardini, Mondo e persona, Bre-scia, Morcelliana, 2000 [1995], p.168 n.).Insomma, silenzio e parola insieme formanouna totalità, cioè un simbolo. Separati, al con-trario, degenerano.

2) Se parola e silenzio si integrano la comu-nicazione si rigenera

"Nel silenzio, ad esempio, si colgono i mo-menti più autentici della comunicazione tracoloro che si amano: il gesto, l'espressione delvolto, il corpo come segni che manifestano lapersona. Nel silenzio parlano la gioia, le pre-occupazioni, la sofferenza, che proprio inesso trovano una forma di espressione parti-colarmente intensa" (Benedetto XVI).Cogliere l'unità profonda di parola e silenzio

Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali - 20 maggio 2012SILENZIO E PAROLA: CAMMINO DI EVANGELIZZAZIONE

di Mons. Domenico Pompili,

Sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana e Direttore Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali

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significa ripensare la comunicazione. Questanon può essere ridotta a pura "enunciazione",ma è apertura all'alterità, cioè capacità di al-lestire lo spazio dell'incontro che è prima ditutto ascolto. Senza questo vuoto accogliente,questo fare spazio in cui l'io si ritira, non sipuò incontrare veramente l'altro, e soprat-tutto l'io non esce dalla prigione di se stesso.Il silenzio si rivela come l'alterità senza laquale il parlare è chiacchiera: il silenzio è con-dizione per allestire spazi di incontro con l'al-tro, per l'ascolto dell'altro e dell'essere. Ilsilenzio rigenera la comunicazione perché:- è condizione dell'ascolto dell'altro: "la per-sona sussiste ordinata all'altra persona nellaforma del dialogo. Essa è determinata dal-l'essenza a divenire 'io' di un 'tu'"(Guardini,Mondo e Persona, 172) ;- crea il vuoto dell'attesa, la buona passivitàche ci prepara a riconoscere e accogliere ciòche deve arrivare, la discontinuità che intro-duce una differenza di valore e un ritmo lad-dove tende a prevalere la collezione di istanti"riempiti" di stimoli dentro un presente asso-luto e segnato dall'indistinzione e dall'equi-valenza.- consente di lasciare spazio e valorizzare altrilinguaggi che non necessariamente usano laparola, ma non per questo sono meno comu-nicativi: il linguaggio della tenerezza, dellavicinanza attenta, dei gesti di sollecitudine.Gli studi sulla comunicazione non verbale(ma anche, per esempio, l'esperienza dei mo-naci) mostrano che più il legame è stretto(compresa l'intimità con Dio) meno impor-tanti sono le parole.In un mondo in cui tutto è quantità, il silenzioci aiuta a riscoprire la qualità.

3) Il silenzio fa scendere nel più profondodi se stesso

Là dove i messaggi e l'informazione sono ab-bondanti, il silenzio diventa essenziale per di-scernere ciò che è importante da ciò che èinutile o accessorio (...) (Benedetto XVI).Il silenzio ê condizione dell'ascolto di sé,della contemplazione, del discernimento,senza i quali non c'è libertà, ma si resta risuc-chiati dall'ambiente, "massaggiati" e aneste-tizzati dalle sue sollecitazioni caotiche.Soprattutto oggi l'overdose informativa ri-schia di disorientare e di creare una sorta disaturazione del giudizio critico che è comesopraffatto dalla mole di dati in nostro pos-sesso. A ciò si aggiunga un altro elemento cheè la capacità del silenzio di rendere corposala parola che utilizziamo. Senza spazi pro-lungati di riflessione che decantino i nostristati d'animo e selezionino i nostri criteri divalutazione si rischia di adeguarsi al fluttuaredelle opinioni e di cedere fatalmente alla dit-tatura del relativismo. Lo aveva ben intuitoun gesuita tutto d'un pezzo che a propositodi un certo clima dilettantesco nell'imme-diato post-Concilio, ha lasciato scritto a pro-posito di cosa è dialogo."E' un lasciarsi dondolare pigramente sull'alta-lena del pensiero... e ragnatele di argomenti chepencolano nel vuoto. E' un bere a grandi sorsi ingordamente nebbiacon fumo. Cercatori senza ideale, avventurierisenza eroismo, eunuchi dello spirito. Sono stufo ditante parole senza idee. Sono stufo di tante ideesenza cose". (p. Mario Rosin S.J.)

4) il silenzio è la condizione dell'ascolto diDio

"L'uomo scopre nel silenzio la possibilità diparlare con Dio e di Dio".Il silenzio è il vuoto che ci consente di acco-gliere la pienezza che Dio ci offre.

S. Agostino, nel commento alla Prima letteradi Giovanni, usa un'espressione molto bella:Dio "scava" le nostre anime per meglio riem-pirle:"Con l'attesa, Dio accresce il desiderio. Con ildesiderio, scava le anime. Scavandole, lerende più capaci di riceverlo". Il silenzio ciaiuta così a rigenerare la stessa esperienza re-ligiosa, mentre il frastuono contemporaneo,l'ansia da silenzio digitale e non, ma anche laderiva intellettualizzante, o all'oppostoquella puramente devozionale ne pregiudi-cano le condizioni di possibilità: "Il silenziocostituisce la prima premessa di ogni espe-rienza religiosa. Una simile esperienza non sirealizza ove manchi un volgersi verso l'in-timo (...); solo nel silenzio l'uomo è un gradodi predisporsi all'intenzione con cui la sferareligiosa si rivolge a lui. ( Guardini, Linguag-gio, poesia, interpretazione, 16).

5) Il silenzio è il segreto dell'evangelizza-zione

A Maria, il cui silenzio "ascolta e fa fiorire laParola", affido tutta l'opera di evangelizza-zione che la Chiesa compie tramite i mezzi dicomunicazione socialeIl messaggio del Papa si colloca nella rifles-sione sul linguaggio (che non è pura espres-sione di concetti) e su ciò che ci insegna lalogica della rete (la reciprocità; che la comu-nicazione non è prima di tutto emittenza, macondivisione); qui si fa un passo avanti: lacondizione della parola è il silenzio, il farespazio. Parola e silenzio sono media; in par-ticolare il silenzio è il medium che dà visibi-lità al protagonismo debole del "far essere",dell'accogliere. Come il linguaggio non è unostrumento funzionale, così il silenzio non èun vuoto di comunicazione (disfunzionale),ma la sua condizione.L'icona del silenzio attivo è Maria, abitatadalla parola-carne e giustamente richiamatain chiusura del messaggio. Solo il silenzio dàcorpo, peso e carne alla parola che altrimentiè chiacchiera, riempitivo, inconsistenza.C'è una bella poesia di Emily Dickinson sulsilenzio, che lo contrappone al "parlare a vocealta", che è generalmente il modo in cui chinon ha niente di importante e di vero da direcerca di affermarsi. Di fronte allo 'spaesa-mento' che caratterizza il rapporto con Dio, ealla nostra ottusità che diventa incapacità direlazione tra di noi e con Dio, è nel silenzioche vanno cercate la verità, la pienezza delmistero inesauribile che anche noi siamo in-vitati ad abitare, le premesse dell'alleanza."L'imbarazzo dell'uno con l'altro E con Dio È illimite della Rivelazione, Ad alta voce Nulla chesia essenziale, Ma in silenzio, La Divinità risiedesotto il Sigillo".

Il silenzio è il sigillo del mistero che non èqualcosa di incomprensibile, ma la fonte ine-sauribile della nostra speranza.

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La comunione gerarchica è chiamata afarsi vero servizio, interessamento, at-tenzione, sollecitudine, amore, carità,

dono di sé. Il Pastore è colui che ogni giornodeve generare come Corpo di Cristo i fedeli.Questa comunione di generazione e di forma-zione è l’opera quotidiana del Pastore, vera sor-gente dalla quale scaturisce ogni veraevangelizzazione nella Chiesa.

A ricordarlo giovedì scorso al clero diocesanoè stato l’Arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, S.E. Mons. Vincenzo Bertolone, du-rante la giornata sacerdotale celebrata nellachiesa matrice di Serra San Bruno. Un giornospeciale per l’Arcivescovo che ha voluto condi-videre il suo 37° anniversario sacerdotale as-sieme ai suoi presbiteri, comunicando la gioia diessere prete e vescovo nella “vigna” del Signore.

Presenti anche l’Arcivescovo emerito mons.Antonio Cantisani e diversi diaconi.

Il Presule, nel rileggere il contesto attuale chespesso grida alla crisi dei valori e che riduce lavita ad un mosaico disarmonico con tante tes-sere fuori posto, ha esortato i presbiteri ad es-sere ministri secondo il cuore di Dio.Costruttori di una Chiesa chiamata ad esserepellegrina nella storia, per essere più idoneaad un rinnovato slancio missionario e evange-lico, con un’attenta cura pastorale verso i cre-denti e i lontani, per cementarne la fede,rileggendo il contesto religioso, storico e cul-turale con i suoi problemi, le sue sfide, le suerisposte ed i suoi interrogativi.

Per Mons. Bertolone, oltre alla comunione ne-cessaria con il proprio Vescovo, per portare acompimento quest’opera missionaria occorreche tra i presbiteri si coltivi l’amicizia, la corre-zione fraterna, la comunione evangelica, sa-pendo bene che Pietro e gli Apostoli, per donoricevuto, hanno esercitato il costante confronto ela partecipazione responsabile della comunità.C’è nella Chiesa diversità di ministero ma unitàdi missione. Gli apostoli e i loro successorihanno avuto da Cristo l’ufficio di insegnare, reg-gere e santificare in suo nome e con la sua auto-rità.

Ma qual è l’identità e la missione del presbi-tero? Alla luce della propria esperienza pasto-rale e alla luce del Magistero e della SacraScrittura, Mons. Bertolone ha ricordato che lamissione di Cristo non può avvenire se non at-traverso la santificazione dell’uomo edi ogni uomo, opera specificatamentedel sacerdote chiamato a donare lo Spi-rito di grazia che rigenera e rigene-rando rinnova e rinnovando santificala persona, mettendola sul giusto cam-mino verso Dio.

Al presbitero, pertanto, occorre la cor-rettezza nelle parole, nelle opere, neigesti, nei comportamenti, nelle relazioni,con l’armonia di vita umana e spiritualeche ha la capacità di unire e di far viverein comunione la grazia e la verità, le pa-role e le opere, gli insegnamenti e i com-portamenti, la dottrina e l’esemplarità.

Mons. Bertolone ha ribadito che la

Chiesa ed ogni suo membro ha il compito di ini-ziare un’opera di rinnovamento e di aggiorna-mento per calarsi pienamente nell’ora attualedella storia. Per questo urge formarsi di una for-mazione permanente e santificarsi di una san-tità che raggiunga la perfezione.

E’ stato il Vicario Generale, Mons. RaffaeleFacciolo, a rivolgere all’inizio della concelebra-zione eucaristica un augurio all’Arcivescovo

Bertolone a nome del clero e della comunità dio-cesana, evidenziando il pensare e l’agire“grande” di un ministero episcopale ricco didoni celesti già visibili in un anno di camminoinsieme.

“E’ bello essere preti - ha detto Mons. Berto-lone – e ringrazio il Signore per avermi chiamatoa vivere il mio episcopato in questa bella terra”.Nel commentare la Parola proclamata, Mons.

Arcivescovo, con le stesse parole del-l’Apostolo Paolo, così si è rivolto alclero: “Comportatevi in maniera degnadella chiamata che avete ricevuto, conogni umiltà, dolcezza e magnanimità,sopportandovi a vicenda nell’amore,avendo a cuore di conservare l’unitàdello spirito per mezzo del vincolodella pace” (Ef. 4,1-3).

Al termine della Santa Messa Mons.Bertolone ha benedetto e consegnato aivicari foranei l’ostensorio per l’adora-zione itinerante nelle parrocchie dellapropria vicaria, in preparazione delCongresso Eucaristico Diocesano delprossimo 7 giugno.

Celebrata a Serra San Bruno la giornata sacerdotale diocesana“LA GIOIA DI ESSERE PRETI SECONDO IL CUORE DI DIO”

La Comunità Diocesanaal Suo Pastore

S. E. MONS. VINCENZO BERTOLONE

augura nel silenzio orante

per il 37° anniversariodi Ordinazione Sacerdotale

fecondità di penetrante pensiero e realizzazione

di qualificate operecon fioritura copiosa

di vocazioneper far risplenderenel mondo la luce

del Santo Volto del Signore