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VIENI, SPIRITO SANTO MANDA A NOI DAL CIELO UN RAGGIO DELLA TUA LUCE. VIENI, PADRE DEI POVERI, VIENI, DATORE DEI DONI, VIENI, LUCE DEI CUORI. I due specchi (Bruno Ferrero) Un giorno Satana scoprì un modo per divertirsi. Inventò uno specchio diabolico che aveva una magica proprietà: faceva vedere meschino e raggrinzito tutto ciò che era bello e buono. Satana se ne andava in giro dappertutto con il suo terribile specchio. E tutti quelli che ci guardavano dentro rabbrividivano: ogni cosa appariva deformata e mostruosa. Il maligno si divertiva moltissimo con il suo specchio: più le cose erano ripugnanti più gli piacevano. Un giorno, lo spettacolo che lo specchio gli offriva era così piacevole ai suoi occhi che scoppiò a ridere in modo scomposto: lo specchio gli sfuggì dalle mani e si frantumò in milioni di pezzi. Un uragano potente e maligno fece volare i frammenti dello specchio in tutto il mondo. Alcuni frammenti erano più piccoli di granelli di sabbia ed entrarono negli occhi di molte persone. Queste persone cominciarono a vedere tutto alla rovescia: si accorgevano solo di ciò che era cattivo e vedevano cattiveria dappertutto. Altre schegge diventarono lenti per occhiali. La gente che si metteva questi occhiali non riusciva più a vedere ciò che era giusto ed a giudicare rettamente. Non hai, per caso, già incontrato degli uomini così? Qualche pezzo di specchio era così grosso, che venne usato come vetro da finestra. I poveretti che guardavano attraverso quelle finestre vedevano solo vicini antipatici, che passavano il tempo a combinare cattiverie. Quando Dio si accorse di quello che era successo si rattristò. Decise di aiutarli. Disse: "Manderò nel mondo mio Figlio. E' Lui la mia immagine, il mio specchio. Rispecchia la mia bontà, la mia giustizia, il mio amore. Riflette l'uomo come io l'ho pensato e voluto.". Gesù venne come uno specchio per gli uomini. Chi si specchiava in Lui riscopriva la bontà e la bellezza e imparava a distinguerle dall'egoismo e dalla menzogna, dall'ingiustizia e dal disprezzo. I malati ritrovavano il coraggio di vivere, i disperati riscoprivano la speranza. Consolava gli afflitti e aiutava gli uomini a vincere la paura della morte. Molti uomini amavano lo specchio di Dio e seguirono Gesù. Si sentivano infiammati da Lui. Altri invece ribollivano di rabbia: decisero di rompere lo specchio di Dio. Gesù fu ucciso. Ma ben presto si levò un nuovo possente uragano: lo Spirito Santo. Sollevò i milioni di frammenti dello specchio e li soffiò in tutto il mondo. Chi riceve anche una piccolissima scintilla di questo specchio nei suoi occhi comincia a vedere il mondo e le persone come li vedeva Gesù: si riflettono negli occhi prima tutto le cose belle e buone, la giustizia e la generosità, la gioia e la speranza; le cattiverie e le ingiustizie invece appaiono modificabili e vincibili. CONSOLATORE PERFETTO Il bambino che scriveva sulla sabbia (Elena Bono) Un bambino tutti i giorni si recava in spiaggia e scriveva sulla spiaggia: “Mamma ti amo!”; poi guardava il mare cancellare la scritta e correva via. Un vecchio triste passeggiava tutti i giorni su quel litorale, e lo vedeva giorno dopo giorno scrivere la stessa frase, e guardare il mare portargliela via. Fra sé e sé pensava: “Questi bambini, sono così stupidi.” Un giorno si decise ad avvicinare il bambino, non avrà avuto più

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VIENI, SPIRITO SANTO MANDA A NOI DAL CIELO UN RAGGIO DELLA TUA LUCE. VIENI, PADRE DEI POVERI, VIENI, DATORE DEI DONI, VIENI, LUCE DEI CUORI. I due specchi (Bruno Ferrero) Un giorno Satana scoprì un modo per divertirsi. Inventò uno specchio diabolico che aveva una magica proprietà: faceva vedere meschino e raggrinzito tutto ciò che era bello e buono. Satana se ne andava in giro dappertutto con il suo terribile specchio. E tutti quelli che ci guardavano dentro rabbrividivano: ogni cosa appariva deformata e mostruosa. Il maligno si divertiva moltissimo con il suo specchio: più le cose erano ripugnanti più gli piacevano. Un giorno, lo spettacolo che lo specchio gli offriva era così piacevole ai suoi occhi che scoppiò a ridere in modo scomposto: lo specchio gli sfuggì dalle mani e si frantumò in milioni di pezzi. Un uragano potente e maligno fece volare i frammenti dello specchio in tutto il mondo. Alcuni frammenti erano più piccoli di granelli di sabbia ed entrarono negli occhi di molte persone. Queste persone cominciarono a vedere tutto alla rovescia: si accorgevano solo di ciò che era cattivo e vedevano cattiveria dappertutto. Altre schegge diventarono lenti per occhiali. La gente che si metteva questi occhiali non riusciva più a vedere ciò che era giusto ed a giudicare rettamente. Non hai, per caso, già incontrato degli uomini così? Qualche pezzo di specchio era così grosso, che venne usato come vetro da finestra. I poveretti che guardavano attraverso quelle finestre vedevano solo vicini antipatici, che passavano il tempo a combinare cattiverie. Quando Dio si accorse di quello che era successo si rattristò. Decise di aiutarli. Disse: "Manderò nel mondo mio Figlio. E' Lui la mia immagine, il mio specchio. Rispecchia la mia bontà, la mia giustizia, il mio amore. Riflette l'uomo come io l'ho pensato e voluto.". Gesù venne come uno specchio per gli uomini. Chi si specchiava in Lui riscopriva la bontà e la bellezza e imparava a distinguerle dall'egoismo e dalla menzogna, dall'ingiustizia e dal disprezzo. I malati ritrovavano il coraggio di vivere, i disperati riscoprivano la speranza. Consolava gli afflitti e aiutava gli uomini a vincere la paura della morte. Molti uomini amavano lo specchio di Dio e seguirono Gesù. Si sentivano infiammati da Lui. Altri invece ribollivano di rabbia: decisero di rompere lo specchio di Dio. Gesù fu ucciso. Ma ben presto si levò un nuovo possente uragano: lo Spirito Santo. Sollevò i milioni di frammenti dello specchio e li soffiò in tutto il mondo. Chi riceve anche una piccolissima scintilla di questo specchio nei suoi occhi comincia a vedere il mondo e le persone come li vedeva Gesù: si riflettono negli occhi prima tutto le cose belle e buone, la giustizia e la generosità, la gioia e la speranza; le cattiverie e le ingiustizie invece appaiono modificabili e vincibili. CONSOLATORE PERFETTO Il bambino che scriveva sulla sabbia (Elena Bono) Un bambino tutti i giorni si recava in spiaggia e scriveva sulla spiaggia: “Mamma ti amo!”; poi guardava il mare cancellare la scritta e correva via. Un vecchio triste passeggiava tutti i giorni su quel litorale, e lo vedeva giorno dopo giorno scrivere la stessa frase, e guardare il mare portargliela via. Fra sé e sé pensava: “Questi bambini, sono così stupidi.” Un giorno si decise ad avvicinare il bambino, non avrà avuto più

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di dieci anni, e gli chiese: “Ma che senso ha che tu scriva “Mamma ti amo!” sulla sabbia che poi il mare te la porta via. Diglielo tu che le vuoi bene.” Il bambino si alzò, e guardando l’ennesima scritta cancellata dall’acqua salata disse al vecchio: “Io non ce l’ho la mamma! Me l’ha portata via Dio, come fa il mare con le mie scritte.” Il vecchio si inginocchiò, e chiese: “ Com’era la tua mamma?” “La mia mamma era bella e mi voleva bene” “Ah, allora io l’ho incontrata! Stava volando verso il cielo e ha lasciato cadere questo per te” Disse il vecchio, e tirò fuori dalle tasche un fazzoletto bianco e gli asciugò le lacrime stringendolo a se. OSPITE DOLCE DELL’ANIMA Messaggio di speranza (Anonimo arabo) Un uomo disperava dell'amore di Dio. Un giorno, mentre errava sulle colline che attorniavano la sua città, incontrò un pastore. Questi, vedendolo afflitto, gli chiese: "Che cosa ti turba amico?" "Mi sento immensamente solo". "Anch'io sono solo, eppure non sono triste" "Forse perché Dio ti fa compagnia". "Hai indovinato!". "Io non ho la compagnia di Dio. Non riesco a credere nel suo amore. Com'è possibile che ami me?". "Vedi laggiù la nostra città? - gli chiese il pastore, - Vedi le case? Vedi le finestre?". "Vedo tutto questo", rispose il pellegrino. "Allora non devi disperare. Il sole è uno solo, ma ogni finestra della città, anche la più piccola e la più nascosta, ogni giorno viene baciata dal sole. Forse tu disperi perché tieni chiusa la tua finestra". DOLCISSIMO SOLLIEVO Il biglietto misterioso (Bruno Ferrero) Intorno alla stazione principale di una grande città, si dava appuntamento, ogni giorno e ogni notte, una folla di relitti umani: barboni, ladruncoli, “sbandati” e giovani drogati. Di tutti i tipi e di tutti i colori. Si vedeva bene che erano infelici e disperati. Barbe lunghe, occhi sudici, mani tremanti, stracci, sporcizia. Più che di soldi, avevano tutti bisogno di un po' di consolazione e di coraggio per vivere; ma queste cose oggi non le sa dare quasi più nessuno. Colpiva, tra tutti, un giovane, sporco e con i capelli lunghi e trascurati, che si aggirava in mezzo agli altri poveri “naufraghi della città” come se avesse una sua personale zattera di salvezza Quando le cose gli sembravano proprio andare male, nei momenti di solitudine e di angoscia più nera, il giovane estraeva dalla sua tasca un bigliettino unto e stropicciato e lo leggeva. Poi lo ripiegava accuratamente e lo rimetteva in tasca. Qualche volta lo baciava, se lo appoggiava al cuore o alla fronte. La lettura del bigliettino faceva effetto subito. Il giovane sembrava riconfortato, raddrizzava le spalle, riprendeva coraggio. Che cosa c'era scritto su quel misterioso biglietto? Sei piccole parole soltanto: «La porta piccola è sempre aperta». Tutto qui! Era un biglietto che gli aveva mandato suo padre. Significava che era stato perdonato e in qualunque momento avrebbe potuto tornare a casa. E una notte lo fece. Trovò la porta piccola del giardino di casa aperta. Salì le scale in silenzio e si infilò nel suo letto. Il mattino dopo, quando si svegliò, accanto al letto, c'era suo padre. In silenzio, si abbracciarono.

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NELLA FATICA, RIPOSO lo spaventapasseri e il cardellino (Bruno Ferrero, Cerchi nell’acqua) Una volta un cardellino fu ferito a un’ala da un cacciatore. Per qualche tempo riuscì a sopravvivere con quello che trovava per terra. Poi, terribile e gelido, arrivò l’inverno. Un freddo mattino, cercando qualcosa da mettere nel becco, il cardellino si posò su uno spaventapasseri. Era uno spaventapasseri molto distinto, grande amico di gazze, cornacchie e volatili vari. Aveva il corpo di paglia infagottato in un vecchio abito da cerimonia; la testa era una grossa zucca arancione; i denti erano fatti con granelli di mais; per naso aveva una carota e due noci per occhi. “Che ti capita, cardellino?”, chiese lo spaventapasseri, gentile come sempre. “Va male. – sospirò il cardellino – Il freddo mi sta uccidendo e non ho un rifugio. Per non parlare del cibo. Penso che non rivedrò la primavera”. “Non aver paura. Rifugiati qui sotto la giacca. La mia paglia è asciutta e calda”. Così il cardellino trovò una casa nel cuore di paglia dello spaventapasseri. Restava il problema del cibo. Era sempre più difficile per il cardellino trovare bacche o semi. Un giorno in cui tutto rabbrividiva sotto il velo gelido della brina, lo spaventapasseri disse dolcemente al cardellino: “Cardellino, mangia i miei denti: sono ottimi granelli di mais”. “Ma tu resterai senza bocca”. “Sembrerò molto più saggio”. Lo spaventapasseri rimase senza bocca, ma era contento che il suo piccolo amico vivesse. E gli sorrideva con gli occhi di noce. Dopo qualche giorno fu la volta del naso di carota. “Mangialo. E’ ricco di vitamine”, diceva lo spaventapasseri al cardellino. Toccò poi alle noci che servivano da occhi. “Mi basteranno i tuoi racconti”, diceva lui. Infine lo spaventapasseri offrì al cardellino anche la zucca che gli faceva da testa. Quando arrivò la primavera, lo spaventapasseri non c’era più. Ma il cardellino era vivo e spiccò il volo nel cielo azzurro. NELLA CALURA, RIPARO Messaggio di tenerezza (Anonimo brasiliano) Questa notte ho fatto un sogno, ho sognato che ho camminato sulla sabbia accompagnato dal Signore e sullo schermo della notte erano proiettati tutti i giorni della mia vita. Ho guardato indietro e ho visto che ad ogni giorno della mia vita, proiettati come un film, apparivano due orme sulla sabbia: una mia e una del Signore. Così sono andato avanti, finché tutti i miei giorni si esaurirono. Allora mi fermai guardando indietro, notando che in certi punti c'era solo un'orma... Questi posti coincidevano con i giorni più difficili della mia vita; i giorni di maggior angustia, di maggiore paura e di maggior dolore. Ho domandato, allora:

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"Signore, Tu avevi detto che saresti stato con me in tutti i giorni della mia vita, ed io ho accettato di vivere con te, ma perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti più difficili ?". Ed il Signore rispose: "Figlio mio, Io ti amo e ti dissi che sarei stato con te e che non ti avrei lasciato solo neppure per un attimo: i giorni in cui tu hai visto solo un'orma sulla sabbia, sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio". NEL PIANTO, CONFORTO Fulgenzio, era un buon padre e un ottimo marito. In un giorno triste e sventurato, Francesca, la giovane moglie, dolcissima compagna della sua vita se n era andata per sempre. Piangeva, Fulgenzio, piangeva inconsolabile. Talvolta gli sembrava dopo un lungo pianto, di stare meglio. Momenti inattesi, in cui qualcosa dentro di lui cercava di rassicurarlo che, si soffriva, ma poi non così intollerabilmente, e che in fondo, forse, col tempo ce l avrebbe fatta a superare quel momento. Ma poi d’ un tratto la stilettata rovente di un ricordo, e la calma appena raggiunta si turbava e tornava a perdersi nelle lacrime. Una sera rannicchiato sul letto in un pianto silenzioso per non svegliare i bambini, la Vergine delle Lacrime ebbe pietà di lui. Era un immagine quieta, calda e rassicurante che lo prese per mano. “Vieni con me,figlio del dolore” gli disse la Vergine Addolorata “vieni con me: andremo in pellegrinaggio al Fiume della Pace. Chiunque si bagna in quel fiume riceve consolazione”. Camminarono per parecchi giorni, e percorsero lande desolate, e luoghi così oscuri da non poter distinguere il giorno dalla notte. Ad un certo punto, Fulgenzio cominciò a sentire il rumore di acque scroscianti. Un fiume immenso, dalle acque pure e trasparenti, stava di fronte a loro. “ Immergiti nel Fiume della Pace, pellegrino del dolore,”gli intimò la Vergine “le sue acque scioglieranno la tua pena e la tua angoscia”. Fulgenzio si immerse. Sentì in tutto il corpo nuovo vigore e pace, una pace balsamica, che penetrava la carne dolente, e leniva le ferite profonde. Dopo quell’immersione purificatrice, Fulgenzio, chiese alla Madonna del Pianto: “Da dove provengono le acque benefiche di questo fiume?” “Sono le lacrime del mondo” rispose la Vergine “tutte le lacrime amare, di paura, di dolore, di delusione, di sconfitta, di rabbia; ma anche le più dolci, quelle versate per amore, per il ritorno di una persona cara, per uno scampato pericolo”. Fulgenzio udì i sospiri e i gemiti di tutti coloro che avevano versato quelle lacrime, e comprese che anche le sue lacrime erano ormai un unico pianto, puro e indistinto che scorreva nelle acque di quel fiume. Si sentì in comunione totale con tutto il dolore e la gioia del mondo. Fu in quel momento che la Madre di Dio gli parlò del dolore di suo Figlio e Fulgenzio sentì il pianto di Cristo davanti alla tomba di Lazzaro, il pianto nel Getsemani, il pianto della Croce. Fulgenzio si ridestò improvvisamente, il cuscino era ancora bagnato, ma una pace profonda si era impadronita di lui. Non era più figlio del dolore, ma della compassione. O LUCE BEATISSIMA, INVADI NELL'INTIMO IL CUORE DEI TUOI FEDELI. SENZA LA TUA FORZA NULLA È NELL'UOMO, NULLA SENZA COLPA. COME TROVARE DIO (Apoftegmi dei Padri del deserto) Un discepolo andò dal suo maestro e gli disse: "Maestro, voglio trovare Dio". Il maestro sorrise. E siccome faceva molto caldo, invitò il giovane ad accompagnarlo a fare un bagno nel fiume. Il giovane si tuffò, e il maestro fece altrettanto. Poi lo raggiunse e lo agguantò, tenendolo a viva forza sott'acqua.

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Il giovane si dibattè alcuni istanti, finché il maestro lo lasciò tornare a galla. Quindi gli chiese cosa avesse più desiderato mentre si trovava sott'acqua. "L'aria", rispose il discepolo. "Desideri Dio allo stesso modo?"gli chiese il maestro. "Se lo desideri così, non mancherai di trovarlo. Ma se non hai in te questa sete ardentissima, a nulla ti gioveranno i tuoi sforzi e i tuoi libri. Non potrai trovare la fede, se non la desideri come l'aria per respirare. LAVA CIO’ CHE E’ SORDIDO IL TERGICRISTALLO (Bruno Ferrero) Era un pomeriggio piovoso e una signora stava percorrendo in auto una delle strade principali della città, facendo particolare attenzione poiché la strada era bagnata e scivolosa. All'improvviso il figlio seduto sul sedile accanto, disse: "Sai mamma, sto pensando a una cosa". La donna era curiosa di sapere quello che aveva scoperto con la sua testolina il bambino di 7 anni. "Cosa hai pensato?". "La pioggia", iniziò a spiegare, "è come il peccato e i tergicristalli sono come Dio che spazza via i nostri peccati". Superato lo stupore, la mamma chiese: "Hai notato che la pioggia continua a cadere? Cosa significa secondo te?". Il bambino non esitò un attimo a rispondere: "Noi continuiamo a peccare, e Dio continua a perdonarci". Non esiste nessun libro dove vengano annotati i peccati. Dio non conserva nessun registro, nessun catalogo. Egli ci vede nel momento presente e ci avvolge con un amore incondizionato. BAGNA CIO’ CHE E’ ARIDO La nuvola e la duna (Bruno Ferrero, L'importante è la rosa) Una nuvola giovane giovane (ma, è risaputo, la vita delle nuvole è breve e movimentata) faceva la sua prima cavalcata nei cieli, con un branco di nuvoloni gonfi e bizzarri. Quando passarono sul grande deserto del Sahara, le altre nuvole, più esperte, la incitarono: "Corri, corri! Se ti fermi qui sei perduta". La nuvola però era curiosa, come tutti i giovani, e si lasciò scivolare in fondo al branco delle nuvole, così simile ad una mandria di bisonti sgroppanti. "Cosa fai? Muoviti!", le ringhiò dietro il vento. Ma la nuvoletta aveva visto le dune di sabbia dorata: uno spettacolo affascinante. E planò leggera leggera. Le dune sembravano nuvole d'oro accarezzate dal vento. Una di esse le sorrise. "Ciao", le disse. Era una duna molto graziosa, appena formata dal vento, che le scompigliava la luccicante chioma. "Ciao. Io mi chiamo Ola", si presentò la nuvola. "Io, Una", replicò la duna. "Com'è la tua vita lì giù?". "Bé... Sole e vento. Fa un po' caldo ma ci si arrangia. E la tua?". "Sole e vento... grandi corse nel cielo". "La mia vita è molto breve. Quando tornerà il gran vento, forse sparirò". "Ti dispiace?". "Un po'. Mi sembra di non servire a niente". "Anch'io mi trasformerò preso in pioggia e cadrò. E' il mio destino". La duna esitò un attimo e poi disse: "Lo sai che noi chiamiamo la pioggia Paradiso?". "Non sapevo di essere così importante", rise la nuvola. "Ho sentito raccontare da alcune vecchie dune quanto sia bella la pioggia. Noi ci copriamo di cose

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meravigliose che si chiamano erba e fiori". "Oh, è vero. Li ho visti". "Probabilmente io non li vedrò mai", concluse mestamente la duna. La nuvola rifletté un attimo, poi disse: "Potrei pioverti addosso io...". "Ma morirai...". "Tu però, fiorirai", disse la nuvola e si lasciò cadere, diventando pioggia iridescente. Il giorno dopo la piccola duna era fiorita. SANA CIO’ CHE SANGUINA LA CALANDRA (Leonardo da Vinci) C’era una volta un vecchio eremita che viveva nel bosco con la sola compagnia di un uccello chiamato calandra. Un giorno due scudieri si recarono da lui invitandolo a seguirli fino al castello, dal loro signore che era gravemente ammalato. Il vecchio, seguito dalla calandra, andò con gli scudieri, e fu subito introdotto nella stanza dell’infermo. Quattro dottori scuotevano la testa, parlottando tra di loro. - Non c’è più niente da fare – mormorò quello che sembrava il più importante. - Purtroppo sta morendo. – Il vecchio eremita, fermo sulla porta, osservò la calandra che era andata a posarsi sull’alto davanzale, e di lassù guardava l’ammalato. - Guarirà – disse allora l’eremita. - Ma come può, questo villano, affermare una cosa simile! – esclamarono insieme i dottori. Il moribondo aprì gli occhi, vide la calandra che lo fissava, e provò a sorridere. A poco a poco le sue guance si colorirono, le sue forze tornarono, e tra lo stupore di tutti i presenti disse: - Mi sento un po’ meglio. – Qualche tempo dopo, il signore del castello, ormai completamente ristabilito, si recò nel bosco per ringraziare il vecchio mago. - Non ringraziarmi – disse l’eremita. – È stato questo uccellino a farti guarire. La calandra – aggiunse – è un uccello molto sensibile: quando si trova davanti a un infermo, se non lo guarda e tiene la testa voltata dall’altra parte, significa che non c’è più speranza; se invece lo guarda, come ha fatto con te, vuol dire che l’ammalato non muore. Anzi con lo sguardo, la calandra lo aiuta a guarire. – Come la sensibile calandra, l’amore di virtù non guarda le cose brutte e tristi, ma convive con quelle nobili ed oneste. Gli uccelli hanno per patria la selva fiorita, e la virtù ha per patria il cuor gentile. Il vero amore si rivela nelle avversità; è come un lume che più risplende quanto più fonda è la notte. PIEGA CIO’ CHE E’ RIGIDO PERDONARE I NAZISTI ( De Mello) Un ex prigioniero di un campo di concentramento nazista era andato a trovare un amico che aveva vissuto con lui la stessa tragica esperienza. “Hai perdonato i nazisti?” Chiesa all’amico. “Si”, gli rispose.

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“Io invece no. Nutro ancora un fortissimo odio nei loro confronti.” “In questo caso-gli spiegò con dolcezza l’amico- sei ancora loro prigioniero” SCALDA CIO’ CHE E’ GELIDO Vicino al fuoco (Bruno Ferrero, Il canto del grillo) Un giorno un tale si avvicinò a Gesù e gli disse: «Maestro, tutti noi sappiamo che tu vieni da Dio e insegni la via della verità. Ma devo proprio dirti che i tuoi seguaci, quelli che chiami i tuoi apostoli o la tua comunità, non mi piacciono per niente. Ho notato che non si distinguono molto dagli altri uomini. Ultimamente ho fatto una solenne litigata con uno di essi. E poi, lo sanno tutti che i tuoi discepoli non vanno sempre d'amore e d'accordo. Ne conosco uno che fa certi traffici poco puliti... Voglio perciò farti una domanda molto franca: è possibile essere dei tuoi senza avere niente a che fare con i tuoi cosiddetti apostoli? Io vorrei seguirti ed essere cristiano (se mi passi la parola), ma senza la comunità, senza la Chiesa, senza tutti questi apostoli!». Gesù lo guardò con dolcezza e attenzione. «Ascolta», gli disse «ti racconterò una storia: C'erano una volta alcuni uomini che si erano seduti a chiacchierare insieme. Quando la notte li coprì con il suo nero manto, fecero una bella catasta di legna e accesero il fuoco. Se ne stavano seduti ben stretti, mentre il fuoco li scaldava e il bagliore della fiamma illuminava i loro volti. Ma uno di loro, ad un certo punto, non volle più rimanere con gli altri e se ne andò per conto suo, tutto solo. Si prese un tizzone ardente dal falò e andò a sedersi lontano dagli altri. Il suo pezzo di legno in principio brillava e scaldava. Ma non ci volle molto a illanguidire e spegnersi. L'uomo che sedeva da solo fu inghiottito dall'oscurità e dal gelo della notte. Ci pensò un momento poi si alzò, prese il suo pezzo di legno e lo riportò nella catasta dei suoi compagni. Il pezzo di legno si riaccese immediatamente e divampò di fuoco nuovo. L'uomo si sedette nuovamente nel cerchio degli altri. Si scaldò e il bagliore della fiamma illuminava il suo volto». Sorridendo, Gesù aggiunse: «Chi mi appartiene sta vicino al fuoco, insieme ai miei amici. Perché io sono venuto a portare il fuoco sulla terra e ciò che desidero di più è vederlo divampare». DRIZZA CIO’ CHE E’ SVIATO IL MIO AMICO (De Mello) Malik, figlio di Dinar, era preoccupato per il comportamento dissoluto di un giovane che abitava alla porta accanto. Per molto tempo non fece nulla, sperando che qualcuno sarebbe intervenuto. Ma quando il comportamento del giovane si fece intollerabile, Malik andò da lui e gli chiese di cambiare i suoi modi. Il giovane rispose con calma che era un protetto del sultano, e che quindi nessuno poteva impedirgli di vivere come voleva. Malik disse: "Io personalmente ti denuncerò al Sultano." Rispose il giovane, "Sarà una perdita di tempo perché il sultano non cambierà idea".

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"Io allora ti denunciano ad Allah", disse Malik. "Allah ", rispose il giovane," è troppo indulgente per condannarmi . " Malik se ne andò sconfitto. Ma dopo un po’ la reputazione del giovane divenne così cattiva che tutti gridarono allo scandalo. Malik concluse che era suo dovere rimproverarlo, ma mentre si recava a casa del giovane, una voce dal cielo gli disse: "Non toccare il mio amico. Lui è sotto la mia protezione". Malik rimase molto confuso di questo e, quando fu in presenza del giovane, non sapeva cosa dire. Disse allora il giovane: "Perché sei venuto?" Malik rispose: "Ero venuto a rimproverarti. Ma per la strada ho udito una voce che mi ha detto di non toccarti, perché tu sei sotto la sua protezione". A queste parole il volto del giovane cambiò. "Davvero quella voce mi ha chiamato: amico?" Chiese. Ma a quel punto Malik aveva già lasciato la sua casa. Anni dopo Malik incontrò questo signore alla Mecca. Era stato così toccato dalle parole della voce che aveva abbandonato i suoi beni per diventare un mendicante. "Sono venuto qui in cerca del mio amico", disse a Malik. Dio, l'amico di un peccatore! Una dichiarazione tanto pericolosa quanto è efficace. L'ho provato su me stesso una volta. Ho detto, "Dio è troppo indulgente per condannare me." Ed improvvisamente sentii la Buona Novella per la prima volta nella mia vita. DONA AI TUOI FEDELI CHE SOLO IN TE CONFIDANO I TUOI SANTI DONI. DONA VIRTÙ E PREMIO, DONA MORTE SANTA, DONA GIOIA ETERNA. IL CUCCHIAINO (Bruno Ferrero, Il segreto dei pesci rossi) Una vecchietta serena, sul letto d'ospedale, parlava con il parroco che era venuto a visitarla. "Il Signore mi ha donato una vita bellissima. Sono pronta a partire". "Lo so" mormorò il parroco. "C'è una cosa che desidero. Quando mi seppelliranno voglio avere un cucchiaino in mano". "Un cucchiaino?". Il buon parroco si mostrò autenticamente sorpreso. "Perché vuoi essere sepolta con un cucchiaino in mano?". "Mi è sempre piaciuto partecipare ai pranzi e alla cene delle feste in parrocchia. Quando arrivavo al mio posto guardavo subito se c'era il cucchiaino vicino al piatto. Sa che cosa voleva dire? Che alla fine sarebbero arrivati il dolce o il gelato". "E allora?". "Significava che il meglio arrivava alla fine! E proprio questo che voglio dire al mio funerale. Quando passeranno vicino alla mia bara si chiederanno: Perché quel cucchiaino? Voglio che lei risponda che io ho il cucchiaino perché sta arrivando il meglio". Semina la speranza Semina semina: l'importante è seminare - poco, molto, tutto - il grano della speranza. Semina il tuo sorriso perché splenda intorno a te. Semina le tue energie per affrontare le battaglie della vita. Semina il tuo coraggio per risollevare quello altrui. Semina il tuo entusiasmo, la tua fede il tuo amore. Semina le più piccole cose, i nonnulla. Semina e abbi fiducia: ogni chicco arricchirà un piccolo angolo della terra.