Vieira e le donne-PALERI febbraio 2013 - Aracne editrice · Il cumulo dei paradossi p. 23...

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Collana diretta da Patrizia Botta Sezione II, “Ricerca” “Terra Iberica” 6

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Collana direttada Patrizia Botta

Sezione II,“Ricerca”

“Terra Iberica”

6

2009-685 inizio-fine-1.qxp_Layout 1 07/05/13 09:30 Pagina 1

Collana “Terra Iberica”

diretta da Patrizia BOTTA

Comitato di redazione

Elisabetta VACCARO (Capo-Redattore)

e

Carla BUONOMIFrancesca DE SANTISAviva GARRIBBASara PASTOR

Debora VACCARI

Sezione II, “Ricerca”, n. 6

Direzione e Redazione

Cattedra di Letteratura SpagnolaDipartimento di Scienze Documentarie, Linguistico-filologiche e Geografiche

Facoltà di Lettere e FilosofiaUniversità di Roma “La Sapienza”

Piazzale Aldo Moro, 500185 Roma

[email protected]@libero.it

Padre António Vieira e le donne

Il mito barocco dell’universo femminile

José Eduardo FRANCOMaria Isabel MORÁN CABANAS

Prefazione di Tom Earle

Traduzione italiana di Sara Paleri

2009-685 inizio-fine-1.qxp_Layout 1 07/05/13 09:30 Pagina 3

Copyright © MMXIIARACNE editrice S.r.l.

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via Raffaele Garofalo, 133 a/b00173 Roma(06) 93781065

ISBN 978–88–548–6047–6

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: novembre 2012

2009-685 inizio-fine-1.qxp_Layout 1 07/05/13 09:30 Pagina 4

Alle nostre figlie

Ana Isabel Azinheiro Franco Diana Rita Azinheiro Franco Laura Cristina Azinheiro Franco

Vera López Morán

perché siano artefici di una parità che vinca le discriminazioni

L’uomo, figlio della donna, è tanto vario, tanto mutevole, e tanto inco-stante, che mai permane, né dura nel medesimo stato. Ma se ogni uomo nasce dalla donna, e dall’uomo; perché Giobbe in questo caso lo dice nato solo dalla donna: Homo natus de muliere? Perché gli uomini nel sesso assomigliano ai padri, e nell’incostanza alle madri. Eppure, da ciò stesso si deduce, che gli uomini sono incostanti quanto le donne: gli uomini per essere figli di tali madri, e le donne per essere madri di tali figli: Homo natus de muliere. La donna incostante per condizione; l’uomo incostante per nascita; la donna, come la Luna, per natura; l’uomo, come il mare, per influsso.

Padre António Vieira

Nella cultura occidentale, giudaico-cristiana, in termini artistici, esistono due grandi paradigmi di rappresentazione della donna; quello della ten-tatrice, che conduce l’uomo alla perdizione, e quello della salvatrice, che lo conduce alla redenzione.

Ana Hatherly

Indice

Prefazione Tom Earle p. 13

Introduzione p. 17 I La percezione barocca dell’antropologia femminile p. 23 La donna come possibilità degli estremi p. 23 Il cumulo dei paradossi p. 23 Fondamento culturale e percezione oratoria p. 24 Paradigmi biblici: Eva, la tentatrice, e Maria, la redentrice p. 27 La donna nel discorso ingegnoso di Vieira p. 35 Le comparazioni e gli exempla p. 35 Antroponimia femminile nelle analisi lessico-discorsive p. 44 II Caratterizzazione dell’universo femminile p. 49 Visione statica della donna versus visione dinamica dell’uomo p. 49 L’“appetito”di uscire di casa . p. 49 Necessità di raccoglimento o “addomesticamento” della donna p. 53 Ruolo della donna all’interno del matrimonio: una questione alla berlina p. 59 III Vie della perfezione femminile p. 67 Penitenza e preghiera come vie di perfettibilità p. 67 Modelli femminili di pentimento p. 67 Eccellenze della devozione mariana p. 74 IV Vie della perdizione femminile p. 81 L’inesorabile forza della vanità p. 81 La donna davanti allo specchio: schiava delle apparenze p. 81 Presunzione e attrazione per il potere p. 91 Esperienze di amore fisico o amor-passione p. 97 Volubilità femminile p. 97 Lussuria nella donna tentazione-perdizione p. 102 La maledizione della donna altrui p. 106 Dominio della sprovvedutezza sulla prudenza p. 111 Sciocchi comportamenti delle donne p. 111 Minorità intellettuale e inferiorità femminile p. 113

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V Forme e figure di prestigio femminile p. 123 La maternità e il matrimonio p. 123 Una possibilità di riunificazione dei sessi p. 123 Ritratto della donna eroina-donna coraggio p. 129 Fede e tenacia nelle azioni p. 129 Fortezza e beatitudine: esperienza del mondo come catarsi p. 132 Valorizzazione escatologica della donna p. 137 La donna davanti alla benevolenza di Dio p. 137 Casi di donne singolari sulla via della santificazione p. 139 Vergini ed esperienze di martirio p. 140 Santa Teresa e altre esperienze mistiche p. 147 Regalità e santità p. 156 Altre sante: compendi di tutte le virtù p. 162 Per non concludere… p. 167 Bibliografia p. 173

Indice dei nomi propri p. 179

Indice ideografico p. 185 Postfazione (a cura di Sara PALERI) p. 189

Prefazione Padre António Vieira fu una figura controversa ai suoi tempi, e ancora

oggi la sua vita e la sua opera sono oggetto delle più svariate interpretazio-ni. Per Charles Boxer – il cui breve saggio sul gesuita, pubblicato per la prima volta nel 1957, si legge ancora con interesse – egli era soprattutto un uomo d’azione. Nelle pagine dello storico inglese, Vieira compare come po-litico, missionario, promotore di una compagnia delle Indie, difensore degli ebrei convertiti e vittima dell’Inquisizione, le cui malefiche influenze egli fa-ceva il possibile per contrastare. Inevitabilmente, Boxer cita gli scritti del gesuita, ma non sembra prenderli sempre troppo sul serio: «We may smile – or yawn – today at some of Vieira’s oratorical flights» (“Oggi alcuni dei vo-li oratori di Vieira possono farci sorridere – o sbadigliare”).

Il libro di José Eduardo Franco e Maria Isabel Morán Cabanas parte dal principio opposto. Per gli autori Vieira è soprattutto uno scrittore, e i suoi voli oratori non suscitano né ilarità né sonno, e sono invece oggetto di un’analisi letteraria scrupolosa e ben documentata. Pertanto, la tematica di Padre António Vieira e le donne non riguarda le relazioni che il gesuita in-trattenne con le donne nel quotidiano, ma il loro ruolo all’interno della sua opera scritta, soprattutto nel sermonario.

Boxer avrebbe certamente apprezzato qualche aneddoto piccante sulla natura dei rapporti intercorsi tra il predicatore e qualcuna delle donne da lui conosciute, certo, sempre che tali aneddoti fossero stati veritieri. E, di fatto, Vieira era in relazione con due signore, entrambe regine, sulle quali circolavano voci scabrose: Maria Francesca Elisabetta di Savoia Nemours, moglie quasi simultaneamente dei re Don Afonso VI e Don Pedro II, e Cri-stina di Svezia, la quale, dopo aver abdicato al trono, risiedette a Roma, do-ve ebbe modo di apprezzare molto i sermoni dell’illustre gesuita portoghese, ospite anche lui per qualche tempo della Città Eterna.

Gli autori di questo libro, invece, fanno sì riferimento a tali personalità, ma, saggiamente, preferiscono concentrarsi sul modo in cui Vieira guarda alle figure femminili della Bibbia e alle sante della tradizione cristiana che tanto spesso sono argomento dei sermoni da lui declamati in Brasile, in Por-togallo o in Italia.

Il Padre António Vieira che così si presenta ai nostri occhi si discosta in molti aspetti dal modello proposto da Boxer, che lo ammirava non solo per la sua incessante attività, ma anche per il suo spirito disobbediente e com-battivo. E allora, in questo studio, Vieira non è già più il ribelle, promotore di un Quinto Impero per il Portogallo, nonostante i sospetti dell’Inquisi-

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zione, né il sostenitore dei diritti degli indifesi, tra i quali, oltre agli ebrei convertiti, venivano ad essere inclusi gli indios del Brasile, sfruttati con cru-deltà dai fazendeiros portoghesi. Al contrario, è un semplice sacerdote e predicatore, non esattamente convenzionale, ma certamente uno scrittore la cui opera può essere compresa all’interno dei parametri che, nel XVII seco-lo, orientavano l’oratoria sacra.

La Chiesa secentista era apertamente misogina, e Padre António Vieira non era il meno violento tra coloro che denunciavano le mancanze del sesso consi-derato debole. Ma, almeno, era uno dei più ingegnosi. Fa spesso riferimento a Eva, nostra madre primigenia e origine di tutti i peccati che corrompono il mondo. E come mai Eva, avendo disobbedito a Dio e mangiato la mela, volle che anche Adamo ne mangiasse? Perché, dice Vieira, molto teatralmente, e par-lando in nome di Eva: «Preferisco Adamo in esilio con me, che in Paradiso sen-za di me». Ecco una prova, molto consona al predicatore, di ciò che questi rite-neva fosse l’astuzia femminile. L’argomentazione dipende da una di quelle let-ture della Bibbia che, se a volte possono sorprenderci per la loro vivacità dia-lettica, non arrivano mai a convincerci del tutto. Tuttavia, il lettore moderno (almeno questo lettore moderno) rimane francamente inorridito davanti alla crudeltà con cui Vieira perseguita le donne, la cui tendenza a deviare dalla retta via, evidenziata attraverso Eva, era tale che, secondo il predicatore, non sarebbero dovute uscire di casa neppure per assistere alle funzioni reli-giose. L’unica consolazione per il sesso femminile era una maggiore proba-bilità di accedere alla vita eterna, perché, dato che non potevano uscire, le donne avevano minori occasioni degli uomini di commettere peccato.

Davvero tribolata la vita delle nostre progenitrici! Ma si davano ecce-zioni, anche nel mondo androcentrico di Vieira. In primo luogo, c’era la Vergine Maria, per la quale il predicatore nutriva una profonda devozione. José Eduardo Franco e Maria Isabel Morán Cabanas ci guidano con mano ferma negli intrecci dell’argomentazione fantastica con cui nei sermoni si proclama la grandezza della madre di Cristo. Anche alcune sante sfuggono alle critiche del predicatore, soprattutto Maria Maddalena, la più grande delle penitenti, e, per questa ragione, e per altre, figura degna di ammira-zione. Ma non era lei la più grande delle penitenti per essere stata in prece-denza la più grande delle peccatrici? Così, paradossalmente, e molto alla maniera di Vieira, Maria Maddalena conferma la regola secondo cui la donna è sempre inferiore all’uomo in termini di moralità.

Dobbiamo apprezzare l’imparzialità degli autori di Padre António Vieira e le Donne nell’illustrare il pensiero del gesuita, tanto più che uno di essi appartiene al sesso che, secondo Vieira, era anche intellettualmente inferio-re all’uomo. Ma lo spirito razionale e scientifico del libro che ho il piacere

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di presentare con queste brevi parole, è in sé una degna risposta alla stra-vaganza e alla violenza dell’epoca barocca. Abbiamo il dovere di tentare di comprendere il passato, pure negli aspetti che non è possibile ammirare, e, in questo, i nostri due autori hanno molto da insegnarci.

Tom Earle

(Università di Oxford)

Oxford, 27 Giugno 2006

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Introduzione

[Nel Barocco] è così forte l’esperienza sacra del profano, o l’assimilazione laica del religioso, che nei luoghi comuni della vita gravita la presenza del trascendente o si rende immanente il sacro, convertendolo in una unità totalitaria in cui si rivelano la speranza e il timore, il divino e l’umano, il temporale e l’eterno.

Miguel Angel Núñez Beltrán

Raramente lo studio dei sermonari è stato orientato ad ottenere una più va-sta conoscenza delle mentalità, le attitudini, le dottrine e i comportamenti che dominano la società di una determinata epoca. E sono ancor più rare le occa-sioni in cui, a partire da questi testi, si vuol mettere in luce la figura della don-na, sempre vista e giudicata da una prospettiva maschile assunta tanto dall’individuo inserito in un gruppo sociale, quanto dalle istituzioni che deten-gono il potere, specialmente dalla Chiesa. Solo negli ultimi decenni si osserva una certa volontà di colmare questa lacuna e di dimostrare la validità dell’oratoria sacra come fonte per lo studio dell’esistenza e della rappresenta-tività di un sistema di valori che caratterizza l’organigramma socio-religioso-politico e che è applicato all’universo femminile. Quest’opera aspira precisa-mente a contribuire alla riduzione di tale vuoto storiografico, sociologico e let-terario, facendo ricorso alle prediche di António Vieira e analizzando in esse la presenza della donna sia come collettività che come individuo, che si eleva dal comune in virtù di azioni eccezionali.

Di fatto, nel corso del tempo, le donne hanno esercitato i loro ruoli soprat-tutto negli spazi privati e domestici ed è per questo che, considerate in quanto gruppo, sono messe in risalto solo nell’ottica della storia del quotidiano. Eb-bene, come nota Georg Simmel, gli aspetti della quotidianità non devono né possono essere concepiti come marginali, poiché stanno esattamente al centro dell’accadere storico, andando a costituire l’intima essenza del modo d’essere dell’uomo, che agisce nel divenire dei secoli. In questo senso, è utile ritornare sulle spiegazioni e le giustificazioni che lo studioso tedesco apportò quando volle mettere in rilievo l’importanza che ha, per l’approccio con la società, l’attenzione prestata ai “piccoli eventi”. Questo sociologo, noto come ideatore del concetto di microsociologia, utilizza una famosa metafora organicista per comparare il trattamento esclusivo dei fatti più spettacolari alla medicina in-terna praticata nel passato, «che si dedicava in modo intensivo ai grandi organi ben definiti: cuore, fegato […] disdegnando gli innumerevoli tessuti che non

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avevano un nome popolare o che erano sconosciuti, senza i quali, però, quegli organi più definiti non avrebbero mai prodotto un corpo vivo»1.

Per integrare la visione della donna nel suo quotidiano esposta da Padre António Vieira, abbiamo fatto spesso ricorso, in questo saggio, ad altri testi in cui predicatori, moralisti, teologi o inquisitori riflettono a proposito di certi aspetti dell’universo femminile o si spingono a rivolgersi direttamente alle donne a fini didattici e con spirito preventivo, informando sulle “devianze” che si verificano e riprendendo ciò che considerano sconveniente. Tali scritti, finora poco utilizzati, si sono rivelati di particolare interesse.

Al fine di illustrare alcune argomentazioni vieirensi in relazione a “l’altro sesso” della specie umana, si richiamano qui, parimenti, esempi presi dalla let-teratura nei suoi diversi generi. Vengono di volta in volta riportate le compo-sizioni di poeti, narratori e drammaturghi, senza dimenticare che tutte conten-gono, nelle loro pagine, stilizzazioni, elementi compensativi, esagerazioni e omissioni in merito alla rappresentazione della donna. E ancora, nella nostra opera, abbiamo ritenuto pertinente mostrare, come elemento di comparazione o di contrasto, le percezioni riportate in scritti di carattere giornalistico da viaggiatori stranieri che soggiornarono per periodi più o meno lunghi nel Pae-se – senza mai dimenticarci che è possibile che queste si rivelino marcatamen-te influenzate dalle tipizzazioni che circolavano a quel tempo sul Portogallo, i portoghesi e le portoghesi.

Al di là di questo elenco di rappresentazioni verbali, abbiamo sentito qui la necessità di fornire e commentare alcune immagini plastiche della donna, create più o meno al tempo in cui toccò di vivere al predicatore gesuita. In re-altà esse ci servono come efficace sostegno alla lettura e all’interpretazione dei suoi sermoni e la loro presenza si giustifica in misura ancora maggiore se te-niamo in conto che la difesa e la valorizzazione delle immagini è, se non la principale, una delle grandi imprese del Barocco. Ha inizio esattamente quan-do la Chiesa, già più sicura di aver conseguito qualche vittoria sull’offensiva protestante, passa al contrattacco: in opposizione all’anti-immaginismo e all’iconoclastia della Riforma, l’istituzione ecclesiastica, in linea con le diret-tive imposte dal Papato e dai gesuiti, vuole ora riaffermare il valore ideale e la necessità pratica della dimostrazione visiva. A questa ricorrerà come a uno strumento di propaganda, a un mezzo di edificazione e a un linguaggio effica-ce con cui dilettare, persuadere e commuovere. Nell’intera Europa cattolica e in particolare a Roma, tutti i trattati artistici e teologici dissertano sui rapporti tra il cattolicesimo e l’arte, mettendone in risalto l’importanza per il servizio

1 G. SIMMEL, Sociologia, Buenos Aires, Espasa-Calpe, 1939, vol. I, p. 26 [N.d.T.: Gli autori so-no responsabili della versione in portoghese da cui traduco].

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divino. In questo senso, la Controriforma fu un movimento tanto determinante da contribuire alla creazione da parte di Gregorio XIII dell’Accademia di san Luca, interessata allo studio della geometria e del disegno. Il suo primo presi-dente, Federico Zuccari (1540?-1609), esortando al culto della virtù e della pietà, dichiarò:

La santa Chiesa, che si preoccupa della salvezza dei suoi fedeli, non si accontenta so-lo di invitarli alla penitenza e all’osservanza dei precetti divini, e li richiama non solo attraverso il senso dell’udito, ma anche per mezzo degli occhi, cioè, attraverso la pit-tura […] una storia dipinta commuove di più del suo mero racconto2.

Sono innumerevoli le testimonianze sulla reazione dello spettatore davanti

alle immagini: in esse si cerca di enfatizzare la capacità di impressionare di tutti i ricorsi figurativi – ricordiamo che tali principi appaiono parimenti difesi nel documento conosciuto come Decreto de imagens de Santo Inácio de Loyo-la, che compare nell’ultima sessione del Concilio di Trento, tenutasi nel 1653. La Chiesa dà così impulso ai mezzi più spettacolari dell’arte e allo stesso tem-po accentua il carattere d’apparato del rito e del culto, al fine di muovere alla devozione e intenerire la sensibilità.

È necessario notare fin d’ora che nel corpus delle opere di Padre António Vieira non incontriamo sermoni dedicati espressamente e totalmente alla ri-flessione sulla condizione femminile, ma invece passaggi in cui l’argomento viene sviluppato più o meno per esteso, a seconda delle caratteristiche del luo-go e del tempo in cui si svolge l’omelia. Così, per esempio, il cosiddetto Ser-mão do Demónio Mudo (“Sermone del Demonio Muto”), tenuto per le suore del Convento di Odivelas, si concentra soprattutto, nel dettaglio e con esattez-za, sulla vanità come attributo della donna, evocandola e invocandola. Nello stesso spazio e per lo stesso uditorio venne proferito il Sermão da Degolação de São João Baptista (“Sermone della Degollazione di san Giovanni Batti-sta”), testo in cui viene abbordata con ampiezza anche la sua psicologia. In al-tri testi, come il Sermão da Quarta Dominga de Advento (“Sermone della Quarta Domenica d’Avvento”), il Comento ou Homilia sobre o Evangelho da Segunda-Feira da Primeira Semana de Quaresma (“Commento o Omelia sul Vangelo del Lunedi della Prima Settimana di Quaresima”), o il Sermão Sétimo do Rosário (“Settimo Sermone del Rosario”) e il Sermão Décimo Sétimo do Ro-sário (“Diciassettesimo Sermone del Rosario”), ecc., registriamo da semplici al-

2 Apud W. WEISBACH, El Barroco. Arte de la Contrarreforma, ensaio preliminar de E. Lafuente Ferrari, Madrid, Espasa-Calpe, 1942, p. 58 [N.d.T.: Gli autori sono responsabili della versione in portoghese da cui traduco].

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lusioni isolate e puntuali a riflessioni accompagnate da denunce, richiami all’attenzione o apostrofi rivolte alle persone di sesso femminile3.

È importante, tuttavia, evidenziare il fatto che l’oratore portoghese dedicò alcuni dei suoi sermoni a donne illustri della sua epoca, ricorrendo al genere panegirico, sia per ricordare anniversari o celebrare nascite, che per lamentare e consolare morti. Di fatto, ci furono donne che Padre António Vieira apprez-zò molto, per il loro talento politico o per la loro intelligenza, o per entrambe queste qualità. Reciproca fu l’ammirazione tra lui e una importante signora del suo tempo, la regina Cristina di Svezia, che risiedette a Roma dopo aver abdi-cato al trono ed essersi convertita al cattolicesimo. L’oratore gesuita visse in questa città tra il 1669 e il 1675 predicando in italiano, e fu così stimato dalla sovrana nordica che questa “lo pretese” nel suo esclusivo salotto letterario e lo invitò con insistenza a ricoprire l’incarico di predicatore regio alla sua corte. Eppure, Vieira avrebbe finito col declinare un invito degno di tanto onore in ragione dell’amore e della nostalgia che sentiva per la sua patria e che suscita-va in lui il forte desiderio di fare ritorno in Portogallo. Fu per questa regina che compose e proferì, durante la Quaresima, la serie di sermoni intitolati As cinco pedras de David em cinco discursos morais (“Le cinque pietre di Davi-de in cinque discorsi morali”4).

Nei tre volumi delle Cartas (“Lettere”), riunite e coordinate da J. Lúcio de Azevedo, sono molto poche quelle che vedono le donne come destinatario. Tra esse figurano la regina reggente Donna Luísa de Gusmão, sposa del re Don João IV, e sua figlia Donna Catarina, che divenne regina d’Inghilterra dopo aver sposato Don Carlos II. In questa epistolografia ci imbattiamo nell’espressione di gratitudine dell’oratore per la protezione che gli venne concessa da parte di quelle due regine; il suo rispetto e la sua affezione vengo-no così dichiarati: 3 Nel nostro primo avvicinamento alla cosmovisione della donna nella parenetica vieirense ci siamo avvalsi, come guida e punto di partenza, del saggio esplorativo di A. Soares Marques, a cui rimandiamo il lettore: A. SOARES MARQUES, A mulher nos sermões do P.e António Vieira, in «Mathesis», vol. 2 (1993), pp. 121-141. 4 È opportuno qui ricordare la controversia di carattere teologico nata, nel Messico del XVII secolo, tra Padre António Vieira (che però vi ebbe un ruolo del tutto passivo e non replicò in alcun modo) e la poetessa Joana de Asbaje, più conosciuta come Suor Joana Inês de la Cruz, nativa di quelle terre. Ad accendere la polemica fu un sermone proferito dal predicatore portoghese in un Giovedi Santo sulle finezze dell’amore di Cristo verso gli uomini negli ultimi giorni della sua vita sulla Terra. La suora venne a conoscenza di questo brano di oratoria e lo commentò nel suo monastero. In seguito, le venne chiesto di esporre per iscritto le sue riflessioni. È questa la vera origine della dissertazione che lei stessa chiamò Crisis de un sermón e che sarebbe stata stampata, senza che ella lo sapesse né lo auto-rizzasse, sotto il titolo di Carta Atenagórica. Sul tema, si veda l’articolo di R. RICARD, António Vieira y Sor Juana Inés de la Cruz, consultato in rete il 15.8.2005 all’indirizzo http: www.dartmouth.edu/~sorjuana/Commentaries/Ricard/Ricard.html.

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Infine, mia regina, mia signora e mia padrona, in un libro stampato in Francia vedo qui e venero il ritratto della V. M.; ma quello che porto impresso nel cuore vorrei io che V. M. vedesse. Pur così disfatto dagli anni, posso ancora dir messa tutti i giorni e, in tutte, non so se in me o fuori di me, chiedo a Dio che mi lasci vedere V. M. nell’eternità, poiché non posso in questa vita5.

Ancora, in certe occasioni egli riflette nel suo epistolario su temi relaziona-

ti a una protagonista femminile, come il contratto di matrimonio della princi-pessa Donna Isabel, unica figlia del re Don Pedro e della regina Donna Maria Francesca Elisabetta di Savoia. Altre volte i riferimenti alle donne hanno a che vedere con semplici formule di cortesia, quando Vieira si interessa, per esem-pio, della salute di alcune familiari dei corrispondenti. Quanto alle religiose, in una delle rarissime lettere che parlano di loro, egli menziona il caso di due suore del Convento della Concezione di Beja, condannate dall’Inquisizione e bruciate in un auto-da-fé. Si nomina solo Suor Maria Jesus de Ágreda, confi-dente del monarca Don Felipe IV come autrice della Mística Ciudad de Dios, libro che ai suoi tempi divenne un best-seller – se ne fecero più di duecento-cinquanta edizioni nelle lingue più diverse. E, per quel che concerne le sante, Vieira evoca qualche volta santa Teresa, la quale, come vedremo, sarà oggetto di particolare attenzione nei suoi testi di oratoria6.

I sermoni costituiscono un genere letterario molto diverso da quello della corrispondenza. Quest’ultima permette, almeno in teoria, libertà, spontaneità e intimità, mentre quelli chiudono il predicatore in un quadro più rigido, di ob-bedienza al messaggio delle Sacre Scritture e della tradizione della Chiesa. Così, nella prima parte della nostra opera, esponiamo una serie di considera-zioni generali attorno alla percezione barocca dell’antropologia femminile, che 5 Padre António Vieira, Cartas, Lisboa, Imprensa Nacional-Casa da Moeda, 1997, vol. III, pp. 696-697 [N.d.T.: la traduzione è mia]. 6 R. CANTEL, La place de la femme dans la pensée de Vieira, in «Caravelle», n. 4 (1965), p. 30. Sarà forse pertinente tornare a ricordare che, in realtà, non sappiamo se Padre António Vieira nutrì mai una passione amorosa per una donna. Sappiamo solo che, durante i viaggi diplomatici che il gesuita realizzò in Italia, Francia e Paesi Bassi nella seconda metà della quarta decade del XVII secolo, i suoi avversari, vicini all’Inquisizione, e che non vedevano certo di buon occhio la difesa che l’oratore sosteneva della causa degli ebrei convertiti, fecero circolare la voce che egli si fosse venduto al giudaismo e che avesse anzi già concordato il suo matrimonio con la fi-glia di una ricca famiglia di ebrei residenti in Olanda. Ora, tutto porta a pensare che queste dice-rie divulgate a Lisbona non avessero alcun fondamento concreto e che fecero parte, come detta-glio piccante aggiunto, della strategia di diffamazione portata avanti nell’intento di distruggere un potente rivale, membro tra l’altro della Compagnia di Gesù e consigliere regio, che voleva veder diminuiti gli spazi di manovra degli inquisitori e i loro modi repressivi. Su questo argo-mento, si può consultare lo studio già classico di J. VAN DEN BESSELAAR, António Vieira e a Ho-landa, in «Revista da Faculdade de Letras», vol. III (1971), pp. 5-35; accanto al volume di P. CALMON, O Crime de António Vieira, São Paulo, Melhoramentos, 1931.