Videomessaggio del Papa a Scholas Occurrentes …...degna di un poema omerico. La pietà negata....

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 129 (48.453) Città del Vaticano domenica 7 giugno 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!"!]!"!_! Ripartire dalle ferite S angue chiama sangue. Si dice così a voler indicare la spirale della violenza e dell’odio, una “logica” fondata su- gli istinti che spesso diventa ferrea, impos- sibile da scardinare, interrompere, rovescia- re. Però la stessa espressione si può leggere in un altro modo, opposto: se vedi un uo- mo sanguinante quella vista richiama il tuo di sangue, ti tocca nelle viscere, puoi pro- vare compassione, commuoverti e muoverti in soccorso. È il richiamo della pietà di cui parla Daniele Mencarelli nella sua breve ri- flessione pubblicata in questa stessa pagi- na, è la “logica”, più grande, della miseri- cordia, che trova l’espressione più riuscita nella parabola del buon samaritano. Tutto parte dalle ferite che ancora sanguinano, dal riconoscersi feriti, tutti feriti in quanto uomini. «L’esistenza», scrive il poeta fran- cese George Bataille, «non si trova dove gli uomini si considerano isolatamente, es- sa comincia con le conversazioni, il riso condiviso, l’amicizia […] Nella misura in cui le esistenze appaiono perfette e com- piute, rimangono separate, chiuse in se stesse. Si aprono solamente attraverso la ferita, che è in loro, del non compimento dell’essere». Riconoscersi feriti vuol dire ammettere e accettare la propria incompiutezza. Il Papa ha spesso indicato il cristiano come uomo dal “pensiero incompiuto” a salvaguardia da ogni rischio di chiusura ideologica. Ne ha parlato l’altro ieri su queste pagine Marco Bracconi quando ha paragonato il gesto del Papa che è andato a piedi per via del Corso a pregare all’irruzione della vita dentro i rigidi confini dell’esattezza, quell’esattezza che «è l’esatto opposto del- la spiritualità, uno schema di perfezione geometrica che riduce tutto a moltiplica- zione, anche ciò che è umano e che per sua natura è imperfezione, se vogliamo ec- cedenza». La sua riflessione è critica non verso la tecnologia ma appunto l’ideologia tecnologica ben rappresentata dal compu- ter che anche a livello fonico trasmette l’idea di compiutezza, termine che viene da cum e putare, tagliare, rendere netto a voler dire «confrontare (o comparare) per trarre la somma netta». Tutto è netto, puli- to ed efficiente in una visione ideologica, ma non è così la realtà che è sempre con- creta, complessa, sporca e imperfetta e proprio per questo sempre “superiore all’idea”. E allora bisogna ripartire dalla realtà della vita e dalle sue ferite (dalle “fessure” e dalle crisi di cui parla il Papa nel videomessaggio a Scholas Occurrentes che pubblichiamo in questa edizione), infi- ne da quel sangue che ci rende fratelli. È il cammino della Chiesa che riparte da Cristo risorto che mostra le sue ferite agli Undici (non più Dodici, la Chiesa è ferita fin dall’inizio) e fa comprendere che le ferite sono feritoie, aperture attraverso le quali può soffiare il vento della speranza. «Cristo, mia speranza, è risorto!» ha ricor- dato il Papa il giorno di Pasqua, «Non si tratta di una formula magica, che faccia svanire i problemi. No, la risurrezione di Cristo non è questo. È invece la vittoria dell’amore sulla radice del male, una vitto- ria che non scavalca la sofferenza e la mor- te, ma le attraversa aprendo una strada nell’abisso, trasformando il male in bene: marchio esclusivo del potere di Dio […] il Cristo risorto, nel suo corpo glorioso, por- ta indelebili le piaghe: ferite diventate feri- toie di speranza. A Lui volgiamo il nostro sguardo perché sani le ferite dell’umanità afflitta». ANDREA MONDA Messaggio del segretario generale dell’Onu La cura della biodiversità obiettivo cruciale PAGINA 3 Nella storia delle relazioni con le Chiese ortodosse orientali Dialogo pionieristico HYACINTHE DESTIVELLE A PAGINA 6 ALLINTERNO NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza gli Eminentissimi Cardinali: Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Ve- scovi; — Angelo Bagnasco, Ammi- nistratore Apostolico di Geno- va (Italia), Presidente del Con- siglio delle Conferenze Episco- pali d’Europa (C.C.E.E.). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza il Signor Valenti Junyent Torras, Sindaco di Manresa (Spagna), e Seguito. Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastora- le della Diocesi di Kuzhithurai (India), presentata da Sua Ec- cellenza Monsignor Jerome Dhas Varuvel, S.D.B. Nomina di Vescovo Ausiliare Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare della Diocesi di San Cristóbal de Las Casas (Messico) il Reverendo Luis Manuel López Alfaro, Vicario Generale della medesima Dio- cesi, assegnandogli la sede tito- lare di Garba. A Roma veglia di preghiera presieduta dal cardinale Farrell Rispetto dei diritti e convivenza pacifica PAGINA 8 La pietà negata Per la prima grande marcia in ricordo di George Floyd Un milione di persone attese a Washington Videomessaggio del Papa a Scholas Occurrentes Gratuità, senso e bellezza sono il futuro dell’umanità PAGINA 8 LABORATORIO DOPO LA PANDEMIA Intervista a Giuliano Amato La resilienza non basta: bisogna cambiare di CARLO MARIA POLVANI G iuliano Amato, giudice della Corte costituzionale italiana, più volte presidente del Consiglio dei ministri e parlamenta- re, è attualmente a capo della Con- sulta scientifica del Cortile dei gen- tili, struttura del Pontificio Consi- glio della cultura presieduto dal cardinale Gianfranco Ravasi, che del Cortile è stato l’ideatore. Nell’intervista a «L’Osservatore Romano», Amato affronta il tema della ricostruzione globale post epi- demia. In questa crisi, spiega du- rante il colloquio, «non basta la re- silienza», che pure molte persone hanno dimostrato di saper praticare efficacemente in queste settimane: sarebbe come cercare di prevenire un conflitto atomico rifugiandosi in un bunker. Occorre piuttosto essere trasformativi e perseguire l’ideale di un benessere diverso, “multidimen- sionale”. PAGINA 3 Un agente davanti al Lincoln Memorial a Washington (Reuters) PUNTI DI RESISTENZA Riscoprire la bella fatica della lettura SILVIA GUIDI A PAGINA 5 di DANIELE MENCARELLI U n altro video proveniente dagli Stati Uniti mette in scena tutta l’inutilità del ricorso alla violenza, e la netta negazione di quell’istinto al bene che dovrebbe sempre anima- re i nostri gesti. Durante una manifestazione a Buffalo in ricordo di George Floyd, l’afroamerica- no ucciso dalla polizia a Minneapolis, e che ha scatenato in tutto il mondo un coro unanime di condanna, un anziano di 75 anni è stato stratto- nato da due agenti ed è finito per cadere a terra sbattendo violentemente la testa. Versa ora in gra- vi condizioni. La scena lascia sbigottiti. E va raccontata tutta. Un uomo disarmato, senza dubbio anziano, si avvicina a un gruppo di poliziotti in tenuta anti- sommossa, dopo un breve conciliabolo viene al- lontanato in malomodo, da lì la caduta rovinosa. Gli agenti erano sul punto di disperdere la folla di dimostranti che nella centralissima Niagara Square stava manifestando. La scena continua. L’anziano rimane a terra, sotto di lui, all’altez- za della nuca, s’inizia ad allargare una macchia di sangue, il suo corpo è rigido, immobile. I due poliziotti che l’hanno spinto restano per un atti- mo sorpresi. Poi decidono di continuare il loro percorso come se niente fosse, senza prestare soc- corso alcuno. È in questo frangente che la scena diventa em- blematica. Andate a riguardarla. Per favore. Uno dei due agenti mentre passa accanto all’uomo ha un moto di pietà. Si abbassa verso di lui, protende le braccia nell’intenzione di prestare soccorso. Un altro poliziotto, al suo fianco, lo prende per una spalla e lo tira via, lo obbliga a continuare il suo percorso prestabilito. In quegli istanti, dentro quei due poliziotti, è passata tutta la nostra storia. L’istinto al bene, al- la compassione, e la sua negazione bruciante e di- sumana. Da una parte un uomo che non riesce a tratte- nere un moto istintivo di pietà, che arresta il suo passo di fronte al male di un suo simile, dall’altra un uomo che obbedisce all’ordine del mondo che vuole ignorare quel male, per giunta procurato. È una scena veloce, ma assoluta, memorabile, degna di un poema omerico. La pietà negata. L’uomo che non può vivere compiutamente la sua natura, fallibile, certo, ma pronta ad inginocchiarsi di fronte al dolore del prossimo. Ora quei poliziotti sono stati sospesi dal servi- zio, presto a loro carico verranno presi provvedi- menti disciplinari. Avranno modo di rivedere la scena, di guardare quello che hanno fatto e di prendersi le loro responsabilità. E di pentirsi, chiedere perdono. La speranza è tanto più forte per il poliziotto rimasto impermeabile al dolore dell’uomo a terra. Che la notte della sua coscienza lo porti a una luce di pietà nuova, e di perdono, verso se stesso. WASHINGTON, 6. Fino a un mi- lione di persone è atteso per oggi a Washington in quella che si prevede sarà una delle marce più grandi mai svoltesi nella storia degli Stati Uniti. Una manifesta- zione contro il razzismo e i meto- di della polizia violenta, in scia alle proteste per l’uccisione a Minneapolis dell’afroamericano George Floyd da parte di un agente bianco. Su Twitter è stato lanciato l’ha- shtag #1MillionDCSaturday per mobilitare più persone possibile. «Abbiamo informazioni ha detto il capo della polizia del Di- strict Of Columbia Peter Ne- wsham — che l’evento di sabato sarà uno dei più grandi mai svol- ti». Secondo informazioni che circolano sui social media, la marcia dovrebbe iniziare alle due del pomeriggio (ora locale). Quella di ieri è stata un’altra giornata di proteste in diverse città degli Stati Uniti: da New York a Washington, da Los An- geles a Seattle. Il presidente Do- nald Trump è intervenuto affer- mando: «Ogni americano deve ricevere un uguale trattamento da parte della polizia». Poi ha ag- giunto: «Il mio piano per affron- tare il razzismo è avere la più forte economia del mondo». Un nuovo video ha suscitato indignazione: un afroamericano morto dopo essere stato fermato a Tacoma, nello stato di Washin- gton. A girarlo — dice il «New York Times» — sarebbe stata una donna dietro la macchina della polizia, che urlava: «Smettetela di colpirlo». L’episodio risale al 3 marzo scorso. Per la polizia è sta- to l’uomo ad aggredire gli agenti. Scalpore e critiche sono state suscitate anche da un altro video circolato sui social nel quale si vede un anziano attivista spinto- nato da agenti bianchi perdere la coscienza a Buffalo. L’uomo si chiama Martin Gugino, secondo il «Buffalo News», 75 anni. È stato spinto a terra dagli agenti durante le proteste nella città del- lo Stato di New York e ricovera- to in gravi condizioni. Gugino, di origini italiane, è un attivista per i diritti civili molto conosciu- to a Buffalo e viene descritto da chi lo conosce come una persona gentile e non violenta che in pas- sato si è occupato anche dei pro- blemi di giustizia sociale in Sud America. Molto attivo sui social media, uno degli ultimi tweet di Gugino è stato: «La polizia non dovrebbe avere i manganelli e poi non dovrebbe indossare le tute antisommossa». E ancora: «La Guardia Nazionale dovrebbe arrestare la polizia», riferendosi agli agenti violenti. Gugino è co- nosciuto anche come un convinto oppositore del presidente Donald Trump. I due poliziotti che hanno spinto Gugino sono stati sospesi. In segno di solidarietà tutti i loro colleghi si sono dimessi oggi. «Stavano solo eseguendo gli or- dini», la motivazione dei poli- ziotti il cui Team è stato creato nel 2016 e viene dispiegato in ca- so di proteste o disordini. Nel frattempo, è intervenuto il sinda- co della Grande Mela, Bill de Blasio, che ha avvertito: «Tutti gli agenti della polizia che ver- ranno scoperti a maltrattare i ma- nifestanti saranno sospesi». Intanto, è stata annunciata per il prossimo 28 agosto una grande marcia per il rispetto dei diritti civili, proprio 57 anni dopo lo storico discorso di Martin Luther King jr. Come quel 28 agosto del 1963, il giorno in cui il pastore dell’orgoglio afroamericano tenne un discorso con il quale chiedeva la fine del razzismo con alle spal- le il Lincoln Memorial, il 28 ago- sto del 2020 migliaia di persone si ritroveranno, di nuovo, per ri- badire che il razzismo non può avere posto in America. Così co- me la violenza della polizia con- tro gli afroamericani. Al posto di Martin Luther King ci sarà il reverendo Al Sharpton, uno dei massimi leader dei diritti civili della comunità afroamericana, che durante i fu- nerali di George Floyd a Min- neapolis ha chiamato a raccolta neri, bianchi, latini, arabi per di- re basta alle ingiustizie e ad ogni forma di discriminazione. «Il 28 agosto, il giorno del 57/o anni- versario della marcia su Washin- gton — ha detto Sharpton — tor- neremo a Washington. Tornere- mo questo 28 agosto per far rivi- vere e impegnarci di nuovo per quel sogno, quello di Martin Lu- ther King». A guidare la marcia ci saranno le famiglie delle vitti- me delle ingiustizie, a partire da quella di George Floyd e quella di Eric Garner, i due afroameri- cani uccisi in due episodi diversi da una stretta al collo da parte della polizia. «Loro conoscono il dolore — ha sottolineato — sanno cosa vuol dire non essere consi- derati». Inevitabile che la marcia assu- ma anche una grande valenza politica, vista la vicinanza alle elezioni presidenziali di novem- bre, con un invito ad andare a votare che potrebbe favorire so- prattutto l’ex presidente Joe Bi- den, che ha già ricevuto l’endor- sement di Sharpton. «Possiamo cambiare un’era» ha detto Shar- pton. Tuttavia la marcia, in tempi di pandemia, solleverà anche questioni legate alla sicurezza dei partecipanti.

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 129 (48.453) Città del Vaticano domenica 7 giugno 2020

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R i p a r t i redalle ferite

Sangue chiama sangue. Si dice così avoler indicare la spirale della violenzae dell’odio, una “logica” fondata su-

gli istinti che spesso diventa ferrea, impos-sibile da scardinare, interrompere, rovescia-re. Però la stessa espressione si può leggerein un altro modo, opposto: se vedi un uo-mo sanguinante quella vista richiama il tuodi sangue, ti tocca nelle viscere, puoi pro-vare compassione, commuoverti e muovertiin soccorso. È il richiamo della pietà di cuiparla Daniele Mencarelli nella sua breve ri-flessione pubblicata in questa stessa pagi-na, è la “logica”, più grande, della miseri-cordia, che trova l’espressione più riuscitanella parabola del buon samaritano. Tuttoparte dalle ferite che ancora sanguinano,dal riconoscersi feriti, tutti feriti in quantouomini. «L’esistenza», scrive il poeta fran-cese George Bataille, «non si trova dovegli uomini si considerano isolatamente, es-sa comincia con le conversazioni, il risocondiviso, l’amicizia […] Nella misura incui le esistenze appaiono perfette e com-piute, rimangono separate, chiuse in sestesse. Si aprono solamente attraverso laferita, che è in loro, del non compimentodell’e s s e re » .

Riconoscersi feriti vuol dire ammettere eaccettare la propria incompiutezza. Il Papaha spesso indicato il cristiano come uomodal “pensiero incompiuto” a salvaguardiada ogni rischio di chiusura ideologica. Neha parlato l’altro ieri su queste pagineMarco Bracconi quando ha paragonato ilgesto del Papa che è andato a piedi pervia del Corso a pregare all’irruzione dellavita dentro i rigidi confini dell’esattezza,quell’esattezza che «è l’esatto opposto del-la spiritualità, uno schema di perfezionegeometrica che riduce tutto a moltiplica-zione, anche ciò che è umano e che persua natura è imperfezione, se vogliamo ec-cedenza». La sua riflessione è critica nonverso la tecnologia ma appunto l’ideologiatecnologica ben rappresentata dal compu-ter che anche a livello fonico trasmettel’idea di compiutezza, termine che vieneda cum e p u t a re , tagliare, rendere netto avoler dire «confrontare (o comparare) pertrarre la somma netta». Tutto è netto, puli-to ed efficiente in una visione ideologica,ma non è così la realtà che è sempre con-creta, complessa, sporca e imperfetta eproprio per questo sempre “sup erioreall’idea”. E allora bisogna ripartire dallarealtà della vita e dalle sue ferite (dalle“f e s s u re ” e dalle crisi di cui parla il Papanel videomessaggio a Scholas Occurrentesche pubblichiamo in questa edizione), infi-ne da quel sangue che ci rende fratelli.

È il cammino della Chiesa che riparteda Cristo risorto che mostra le sue feriteagli Undici (non più Dodici, la Chiesa èferita fin dall’inizio) e fa comprendere chele ferite sono feritoie, aperture attraverso lequali può soffiare il vento della speranza.«Cristo, mia speranza, è risorto!» ha ricor-dato il Papa il giorno di Pasqua, «Non sitratta di una formula magica, che facciasvanire i problemi. No, la risurrezione diCristo non è questo. È invece la vittoriadell’amore sulla radice del male, una vitto-ria che non scavalca la sofferenza e la mor-te, ma le attraversa aprendo una stradanell’abisso, trasformando il male in bene:marchio esclusivo del potere di Dio […] ilCristo risorto, nel suo corpo glorioso, por-ta indelebili le piaghe: ferite diventate feri-toie di speranza. A Lui volgiamo il nostrosguardo perché sani le ferite dell’umanitàafflitta».

ANDREA MONDA Me s s a g g i odel segretario generale dell’Onu

La curadella biodiversitàobiettivo cruciale

PAGINA 3

Nella storia delle relazionicon le Chiese ortodosse orientali

Dialogo pionieristico

HYA C I N T H E DESTIVELLE A PA G I N A 6

ALL’INTERNO

NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza gliEminentissimi Cardinali:

— Marc Ouellet, Prefettodella Congregazione per i Ve-scovi;

— Angelo Bagnasco, Ammi-nistratore Apostolico di Geno-va (Italia), Presidente del Con-siglio delle Conferenze Episco-pali d’Europa (C.C.E.E.).

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza ilSignor Valenti Junyent Torras,Sindaco di Manresa (Spagna),e Seguito.

Il Santo Padre ha accettatola rinuncia al governo pastora-le della Diocesi di Kuzhithurai(India), presentata da Sua Ec-cellenza Monsignor JeromeDhas Varuvel, S.D.B.

Nominadi Vescovo Ausiliare

Il Santo Padre ha nominatoVescovo Ausiliare della Diocesidi San Cristóbal de Las Casas(Messico) il Reverendo LuisManuel López Alfaro, VicarioGenerale della medesima Dio-cesi, assegnandogli la sede tito-lare di Garba.

A Roma veglia di preghiera presieduta dal cardinale Farrell

Rispetto dei diritti e convivenza pacifica

PAGINA 8

La pietà negata

Per la prima grande marcia in ricordo di George Floyd

Un milione di personeattese a Washington

Videomessaggio del Papa a Scholas Occurrentes

Gratuità, senso e bellezzasono il futurodell’umanità

PAGINA 8

LABORATORIODOPO LA PA N D E M I A

Intervista a Giuliano Amato

La resilienza non basta:bisogna cambiare

di CARLO MARIA PO LVA N I

Giuliano Amato, giudice dellaCorte costituzionale italiana,più volte presidente del

Consiglio dei ministri e parlamenta-re, è attualmente a capo della Con-sulta scientifica del Cortile dei gen-tili, struttura del Pontificio Consi-glio della cultura presieduto dalcardinale Gianfranco Ravasi, chedel Cortile è stato l’i d e a t o re .

Nell’intervista a «L’O sservatoreRomano», Amato affronta il temadella ricostruzione globale post epi-demia. In questa crisi, spiega du-rante il colloquio, «non basta la re-silienza», che pure molte personehanno dimostrato di saper praticareefficacemente in queste settimane:sarebbe come cercare di prevenire

un conflitto atomico rifugiandosi inun bunker. Occorre piuttosto esseretrasformativi e perseguire l’ideale diun benessere diverso, “multidimen-sionale”.

PAGINA 3

Un agente davanti al Lincoln Memorial a Washington (Reuters)

PUNTI DI RESISTENZA

Riscoprire la bellafatica della lettura

SI LV I A GUIDI A PA G I N A 5

di DANIELE MENCARELLI

Un altro video proveniente dagli Stati Unitimette in scena tutta l’inutilità del ricorsoalla violenza, e la netta negazione di

quell’istinto al bene che dovrebbe sempre anima-re i nostri gesti. Durante una manifestazione aBuffalo in ricordo di George Floyd, l’a f ro a m e r i c a -no ucciso dalla polizia a Minneapolis, e che hascatenato in tutto il mondo un coro unanime dicondanna, un anziano di 75 anni è stato stratto-nato da due agenti ed è finito per cadere a terrasbattendo violentemente la testa. Versa ora in gra-vi condizioni.

La scena lascia sbigottiti. E va raccontata tutta.Un uomo disarmato, senza dubbio anziano, si

avvicina a un gruppo di poliziotti in tenuta anti-sommossa, dopo un breve conciliabolo viene al-lontanato in malomodo, da lì la caduta rovinosa.Gli agenti erano sul punto di disperdere la folladi dimostranti che nella centralissima NiagaraSquare stava manifestando.

La scena continua.

L’anziano rimane a terra, sotto di lui, all’altez-za della nuca, s’inizia ad allargare una macchia disangue, il suo corpo è rigido, immobile. I duepoliziotti che l’hanno spinto restano per un atti-mo sorpresi. Poi decidono di continuare il loropercorso come se niente fosse, senza prestare soc-corso alcuno.

È in questo frangente che la scena diventa em-blematica.

Andate a riguardarla. Per favore.Uno dei due agenti mentre passa accanto

all’uomo ha un moto di pietà. Si abbassa verso dilui, protende le braccia nell’intenzione di prestaresoccorso. Un altro poliziotto, al suo fianco, loprende per una spalla e lo tira via, lo obbliga acontinuare il suo percorso prestabilito.

In quegli istanti, dentro quei due poliziotti, èpassata tutta la nostra storia. L’istinto al bene, al-

la compassione, e la sua negazione bruciante e di-sumana.

Da una parte un uomo che non riesce a tratte-nere un moto istintivo di pietà, che arresta il suopasso di fronte al male di un suo simile, dall’altraun uomo che obbedisce all’ordine del mondo chevuole ignorare quel male, per giunta procurato.

È una scena veloce, ma assoluta, memorabile,degna di un poema omerico.

La pietà negata. L’uomo che non può viverecompiutamente la sua natura, fallibile, certo, mapronta ad inginocchiarsi di fronte al dolore delp ro s s i m o .

Ora quei poliziotti sono stati sospesi dal servi-zio, presto a loro carico verranno presi provvedi-menti disciplinari. Avranno modo di rivedere lascena, di guardare quello che hanno fatto e diprendersi le loro responsabilità. E di pentirsi,chiedere perdono.

La speranza è tanto più forte per il poliziottorimasto impermeabile al dolore dell’uomo a terra.Che la notte della sua coscienza lo porti a unaluce di pietà nuova, e di perdono, verso se stesso.

WASHINGTON, 6. Fino a un mi-lione di persone è atteso per oggia Washington in quella che siprevede sarà una delle marce piùgrandi mai svoltesi nella storiadegli Stati Uniti. Una manifesta-zione contro il razzismo e i meto-di della polizia violenta, in sciaalle proteste per l’uccisione aMinneapolis dell’a f ro a m e r i c a n oGeorge Floyd da parte di unagente bianco.

Su Twitter è stato lanciato l’ha-shtag #1MillionDCSaturday permobilitare più persone possibile.«Abbiamo informazioni — hadetto il capo della polizia del Di-strict Of Columbia Peter Ne-wsham — che l’evento di sabatosarà uno dei più grandi mai svol-ti». Secondo informazioni checircolano sui social media, lamarcia dovrebbe iniziare alle duedel pomeriggio (ora locale).

Quella di ieri è stata un’altragiornata di proteste in diversecittà degli Stati Uniti: da NewYork a Washington, da Los An-geles a Seattle. Il presidente Do-nald Trump è intervenuto affer-mando: «Ogni americano devericevere un uguale trattamento daparte della polizia». Poi ha ag-giunto: «Il mio piano per affron-tare il razzismo è avere la piùforte economia del mondo».

Un nuovo video ha suscitatoindignazione: un afroamericanomorto dopo essere stato fermatoa Tacoma, nello stato di Washin-gton. A girarlo — dice il «NewYork Times» — sarebbe stata unadonna dietro la macchina dellapolizia, che urlava: «Smetteteladi colpirlo». L’episodio risale al 3marzo scorso. Per la polizia è sta-to l’uomo ad aggredire gli agenti.

Scalpore e critiche sono statesuscitate anche da un altro videocircolato sui social nel quale sivede un anziano attivista spinto-nato da agenti bianchi perdere lacoscienza a Buffalo. L’uomo sichiama Martin Gugino, secondoil «Buffalo News», 75 anni. Èstato spinto a terra dagli agentidurante le proteste nella città del-lo Stato di New York e ricovera-to in gravi condizioni. Gugino,di origini italiane, è un attivistaper i diritti civili molto conosciu-to a Buffalo e viene descritto dachi lo conosce come una personagentile e non violenta che in pas-sato si è occupato anche dei pro-blemi di giustizia sociale in SudAmerica. Molto attivo sui socialmedia, uno degli ultimi tweet diGugino è stato: «La polizia nondovrebbe avere i manganelli epoi non dovrebbe indossare letute antisommossa». E ancora:«La Guardia Nazionale dovrebbe

arrestare la polizia», riferendosiagli agenti violenti. Gugino è co-nosciuto anche come un convintooppositore del presidente DonaldTru m p .

I due poliziotti che hannospinto Gugino sono stati sospesi.In segno di solidarietà tutti i lorocolleghi si sono dimessi oggi.«Stavano solo eseguendo gli or-dini», la motivazione dei poli-ziotti il cui Team è stato creatonel 2016 e viene dispiegato in ca-so di proteste o disordini. Nelfrattempo, è intervenuto il sinda-co della Grande Mela, Bill deBlasio, che ha avvertito: «Tuttigli agenti della polizia che ver-ranno scoperti a maltrattare i ma-nifestanti saranno sospesi».

Intanto, è stata annunciata peril prossimo 28 agosto una grandemarcia per il rispetto dei diritticivili, proprio 57 anni dopo lostorico discorso di Martin LutherKing jr. Come quel 28 agosto del1963, il giorno in cui il pastoredell’orgoglio afroamericano tenneun discorso con il quale chiedevala fine del razzismo con alle spal-le il Lincoln Memorial, il 28 ago-sto del 2020 migliaia di personesi ritroveranno, di nuovo, per ri-badire che il razzismo non puòavere posto in America. Così co-me la violenza della polizia con-tro gli afroamericani.

Al posto di Martin LutherKing ci sarà il reverendo AlSharpton, uno dei massimi leaderdei diritti civili della comunitàafroamericana, che durante i fu-nerali di George Floyd a Min-neapolis ha chiamato a raccoltaneri, bianchi, latini, arabi per di-re basta alle ingiustizie e ad ogniforma di discriminazione. «Il 28agosto, il giorno del 57/o anni-versario della marcia su Washin-gton — ha detto Sharpton — tor-neremo a Washington. Tornere-mo questo 28 agosto per far rivi-vere e impegnarci di nuovo perquel sogno, quello di Martin Lu-ther King». A guidare la marciaci saranno le famiglie delle vitti-me delle ingiustizie, a partire daquella di George Floyd e quelladi Eric Garner, i due afroameri-cani uccisi in due episodi diversida una stretta al collo da partedella polizia. «Loro conoscono ildolore — ha sottolineato — sannocosa vuol dire non essere consi-derati».

Inevitabile che la marcia assu-ma anche una grande valenzapolitica, vista la vicinanza alleelezioni presidenziali di novem-bre, con un invito ad andare avotare che potrebbe favorire so-prattutto l’ex presidente Joe Bi-den, che ha già ricevuto l’endor-sement di Sharpton. «Possiamocambiare un’era» ha detto Shar-pton. Tuttavia la marcia, in tempidi pandemia, solleverà anchequestioni legate alla sicurezza deipartecipanti.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 domenica 7 giugno 2020

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s e g re t e r i a d i re z i o n e s y s t e m @ i l s o l e 2 4 o re . c o m

Aziende promotricidella diffusione

Intesa San Paolo

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

Società Cattolica di Assicurazione

Intanto nel Paese il numero complessivo delle vittime oltrepassa quota trentacinquemila

Anche Bolsonarominaccia di lasciare l’O ms

In Ecuador durante la quarantena

Una piccola grande storiadi solidarietà

BRASÍLIA, 6. Mentre in Brasile per laquinta volta consecutiva ieri sera ve-niva superato il tetto delle mille vit-time giornaliere per cause riconduci-bili al covid-19, il presidente JairBolsonaro ha minacciato di ritirare ilPaese dall’Organizzazione mondialedella sanità (Oms). Questo nel casoin cui l’Agenzia delle Nazioni Unitemantenga il suo attuale "pregiudizioideologico" nella strategia per com-battere la pandemia, seguendo cosìle orme del presidente statunitenseDonald Trump.

«Gli Stati Uniti hanno lasciatol’Oms e noi valuteremo, in futuro, sel’Oms ha lavorato senza pregiudiziideologici, altrimenti anche noi sare-mo fuori», ha affermato ieri Bolso-naro in conferenza stampa a Brasília,sottolineaando come nessunodall’esterno possa dare indicazionisulla gestione della salute nazionale,facendo riferimento allo studio sullabase del quale l’Oms ha vietato l’uti-lizzo della idrossiclorochina nellalotta al coronavirus.

Durante tutta l’emergenza sanita-ria legata al nuovo coronavirus, Bol-sonaro ha sempre minimizzato sullagravità della malattia, definendola inpassato «una semplice influenza»,esortando a mantenere una vita nor-male e spingendo per il trattamentodegli infetti da covid-19, anche consintomi lievi, con il farmaco antima-larico. Il capo di Stato brasiliano hasempre ribadito l’importanza di noninterrompere le attività produttivegiudicando molto più pericolosa lafortissima crisi economica conse-guente alla pandemia della pande-mia stessa.

Intanto nel Paese il dato comples-sivo dei decessi registrato dal mini-stero della Salute ha superato quota35.000. In circa 80 giorni, ossia apartire dal 17 marzo data della primamorte legata al covid-19. Il Brasile sista così avvicinando alla Gran Breta-gna al secondo posto nella graduato-ria mondiale delle vittime per coro-navirus. Il numero giornaliero deicontagi ha di nuovo oltrepassato le30.000 unità, portando il dato cu-mulativo di casi a 645.771. Inoltre se-condo il bollettino del ministero,nelle ultime 24 ore quasi 12.000 pa-

zienti sono guariti. Finora sono statedimesse 266.940 persone, che rap-presentano circa il 41 per cento delnumero totale degli infetti.

L’alto numero di casi e decessi siverifica proprio nei giorni in cui di-versi governatori e sindaci del Brasi-le hanno avviato processi graduali diriduzione delle misure restrittive didi distanziamento sociale. De-escala-tion messa in pratica nonostante gliavvertimenti dei funzionari Oms edegli esperti in ambito sanitario cheritengono il paese ancora lontanodal picco della curva di contagio,prevista a luglio. La preoccupazionepiù forte è per la tenuta del sistemasanitario, già al collasso in alcunearee del Paese.

Intanto l’intera regione latinoame-ricana è, orma da giorni, nella morsadel covid. Nelle ultime 24 ore la cur-va dei contagi ha mostrato una chia-ra impennata con 84.163 nuovi casi,portando il dato relativo ai positiviin America Latina a 1.238.101 unità.Mentre i decessi hanno raggiuntoquota 62.195, con 2.851 morti regi-strate nell’ultimo bilancio giornalie-ro .

Il Perú, con 187.400 positivi, supe-ra le Germania al nono posto dellagraduatoria mondiale dei contagi epresto potrebbe raggiungere la Fran-cia in ottava posizione.Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro (Ansa)

di ANNA LISA ANTONUCCI

I l latte delle sue mucche rischia-va di finire buttato via a causadella pandemia, allora in tempi

di lockdown ha pensato di regalar-lo e lo ha portato a domicilio achi, nella sua comunità, ne avevapiù bisogno. È la storia di AlvaroRamon allevatore di bestiame efornitore di latte della regioneamazzonica dell’Equador racconta-ta sul sito delle Nazioni Unite.

A causa del covid-19, il centroraccolta latte della provincia dovevive e lavora Alvaro Ramon, Moro-na Santiago, una delle ventiquattroprovince dell’Ecuador, che si esten-de dalle pendici orientali delle An-de fino alle pianure del bacino delRio delle Amazzoni, ha dovutochiudere e l’uomo che alleva muc-che si è trovato con moltissimi litridi latte inutilizzabili. Ha pensatoche gettarlo era un vero peccato eche quel latte poteva aiutare tantefamiglie in difficoltà per il confina-mento e per la mancanza di ap-provvigionamenti. Così ha scrittoun post sui social: «Se conoscetequalcuno che ha bisogno di latteglielo diamo noi». In pochi minutiAlvaro è stato sommerso di mes-saggi, madri con figli piccoli, per-sone anziane, famiglie numerosetutti impazienti di ricevere aiuto.Così l’allevatore ha iniziato a di-stribuire gratuitamente la sua pro-duzione quotidiana di latte alla co-munità dove vive da più di trenta-cinque anni.

In Ecuador, per gran parte dellapopolazione, le misure di conteni-mento per fermare la diffusione delcovid-19 hanno provocato la perdi-ta di reddito e l’accesso limitato alcibo e persino all’acqua pulita.Queste restrizioni hanno anche im-pedito che i piccoli produttori ri-fornissero i mercati. In particolare,nella provincia di Donona Santia-go, le famiglie della comunità diAlvaro, la comunità Huamboya,hanno avuto difficoltà ad ottenereprodotti freschi, come uova e ver-dure, ma almeno il latte non èmancato.

Alvaro non poteva vendere il suolatte nei mercati. La sua produzio-

ne sarebbe andata perduta. Ren-dendosi conto che questo prodottoera prezioso per molte persone nel-la sua zona, ha deciso che la genti-lezza era la soluzione. Ha ottenutoil pass per andare in giro, e con ilsuo camion ha distribuito 50 litri dilatte al giorno a circa 20 famiglienella sua comunità. Il piccolo gestodi gentilezza di Alvaro gli è valsogrande riconoscenza, gratitudine ecommenti nei suoi post sui social.

Le Nazioni Unite hanno sottoli-neato che Alvaro è uno dei 1.056produttori di bestiame che hannoimplementato pratiche zootecnichesostenibili attraverso la formazionefornita dal progetto di allevamentoclima-fem Fao-Fem. Questa inizia-tiva ha aumentato la produttivitàdel bestiame e i redditi degli agri-coltori in sette province dell’Ecua-d o r.

Il progetto consente ai piccoliproduttori anche di accedere allamicrofinanza attraverso iniziative“v e rd i ”. Da maggio 2019, il proget-to di cooperazione con BanEcua-dor ha fornito più di 953.000 dolla-ri per aiutare i produttori a imple-mentare pratiche di allevamento ri-spettose del clima nelle loro azien-de agricole. Queste buone praticheridurranno potenzialmente le emis-sioni di carbonio da 1.000 a 250chilogrammi di Co2 all’anno.

«La crisi che stiamo vivendo —conclude la Fao — rafforza la tesisecondo cui mezzi di sussistenzapiù forti e sostenibili sono la pietraangolare della resilienza e permet-tono di superare gli shock. Ma lagentilezza unisce le comunità e leaiuta ad andare davvero avanti».

Ucciso nel Maliil capo

di Al Qaedanel Maghreb

BA M A KO, 6. L’algerino AbdelmalekDroukdel, considerato il leader di AlQaeda nel Maghreb islamico (Aq-mi), è stato ucciso giovedì scorsodalle forze francesi in un’op erazionenel nord del Mali, vicino alla fron-tiera con l’Algeria. Lo ha annunciatosu Twitter il ministro della Difesafrancese, Florence Parly. Ritenuto uncapo storico della Jihad in Maghrebe al comando di diversi gruppi jiha-disti sahariani, Droukdel è stato uc-ciso a nordovest della città di Tessa-lit.

L’operazione — spiega il ministro— è avvenuta «con il sostegno di di-versi partner», precisando che molticollaboratori vicini a Droukdel sonostati ugualmente «neutralizzati».Parly fa sapere che proseguono an-che «le operazioni contro lo Statoislamico nel Grande Sahara (Eigs)che rappresenta l’altra grande minac-cia terroristica nella regione». «Il 19maggio — informa — le forze armatefrancesi hanno catturato Mohamedel Mrabat, veterano del jihad nelSahel e dirigente di rilievo delEigs». La forza francese antijihadistaBarkhane ha recentemente moltipli-cato l’offensiva nel Sahel, per argi-nare la spirale di violenza che, insie-me ai conflitti intracomunitari, hacausato l’anno scorso 4.000 morti.Lo scopo finale di Aqmi o Al Qaedain West Africa (Aqwa) è instaurareun califfato islamico dall’O ceanoAtlantico al Mar Rosso, approfittan-do dell’inospitalità del Sahel edell’inabitabilità del Sahara.

Nella Repubblica Democratica del Congo

Aumentano gli attacchi contro i civili

Campo di sfollati interni di Kalinga, Repubblica Democratica del Congo (Afp)

Tre importanti leader sociali colombianiminacciati di morte

Nella Costa Rica l’accesso all’acquaè un diritto fondamentale e inalienabile

L’agricolturamotore di crescitain America Latina

SAN JOSÉ, 6. Rivalutare l’agri-coltura come motore di crescitae sicurezza alimentare in Ameri-ca Latina e nei Caraibi, nel mez-zo della pandemia di covid-19.È quanto ha chiesto ieri l’Istitu-to Interamericano per la coope-razione per l’agricoltura (Iica) aigoverni della regione. La crisieconomica legata al nuovo coro-navirus, secondo gli esperti, saràla più importante degli ultimi100 anni e l’agricoltura, comedichiarato dal direttore generaledell’Iica, Manuel Otero, in pe-riodi recessione funge da cusci-netto. Le esportazioni agroali-mentari sono infatti cresciute amarzo 2020 rispetto ai valori re-gistrati a marzo 2019. Ora, se-condo Otero, è necessario stabi-lire a breve termine un’agendaper la riattivazione e il posizio-namento strategico, precisandoche l’Iica ha già sviluppato unindice di vulnerabilità alimenta-re, che mostra la situazione di34 paesi nelle Americhe.

SAN JOSÉ, 6. Il presidente del Co-sta Rica, Carlos Alvarado, ha fir-mato ieri, nell’ambito della Gior-nata mondiale dell’ambiente, unalegge che garantisce l’accessoall’acqua come un diritto umanofondamentale, essenziale e inalie-nabile. Alvarado, in conferenzastampa, ha affermato che il prov-vedimento, approvato in un conte-sto di emergenza per via del coro-navirus, garantirà costituzional-mente alle generazioni attuali e fu-ture il godimento del diritto all’ac-qua, definita un bene della nazio-

ne, ponendo la salute delle perso-ne prima di qualsiasi interesse. Ilministro dell’ambiente e dell’ener-gia, Carlos Manuel Rodríguez, siè congratulato con il Congresso«per la storica decisione in un mo-mento cruciale» per il Paese. Leautorità costaricane, con lo slogan"Per la natura", hanno invitato iPaesi a orientare le proprie politi-che sempre più verso uno svilup-po sostenibile in cui le soluzionibasate sulla difesa della natura esulla lotta ai cambiamenti climaticiabbiano un ruolo preponderante.

GINEVRA, 6. Sono numeri dramma-tici quelli che arrivano dalla Re-pubblica Democratica del Congo.Negli ultimi otto mesi ,circa 1.300civili sono stati uccisi e oltre mezzomilione di persone sono state co-strette ad abbandonare le propriecase a causa dei vari conflitti in cor-so nel Paese tra gruppi armati e for-ze di sicurezza. A denunciarlo sonole Nazioni Unite, affermando chealcuni episodi hanno comportatomassacri ed altri abusi che potreb-bero essere qualificati come «crimi-ni contro l’umanità».

L’Alto commissario delle NazioniUnite per i diritti umani, MichelleBachelet, in un comunicato pubbli-cato ieri, si è detta «sgomentadall’aumento degli attacchi brutalicontro civili innocenti da parte digruppi armati e dalle gravi violazio-ni commesse dalle forze armate e disicurezza, che si sono resi responsa-bili anche di omicidi e di violenzasessuale». Si tratta di atti — ha det-to — non solo «riprovevoli», mache «rompono anche la fiducia trale popolazioni e le autorità civili emilitari».

L’Alto Commissario Onu osservaancora che il numero di vittime èaumentato drasticamente nelle ulti-me settimane con la diffusione deiconflitti in tre province dell’est: Itu-ri, Kivu settentrionale e Kivu meri-dionale. «La natura generalizzata esistematica di alcuni degli attacchicontro i civili — precisa — sia nellaprovincia dell’Ituri che nel Nord

Kivu può equivalere a crimini con-tro l’umanità e crimini di guerra».

Le operazioni militari e gli attac-chi di rappresaglia contro i civili daparte dei gruppi armati hanno co-stretto alla fuga centinaia di mi-gliaia di persone. Oltre 400 mila ci-

vili sono stati sfollati nel Nord Ki-vu dallo scorso settembre, mentrealtri 110 mila — soprattutto donne ebambini — sono fuggite dalle vio-lenze nel Sud Kivu da gennaio. Loha affermato il portavoce dell’Uffi-cio dei diritti umani dell’O nu.

BO GOTÁ, 6. Tre dei più importantileader sociali e difensori dei dirittiumani in diverse aree della Colom-bia hanno denunciato negli ultimigiorni l’aumento delle minacce dimorte e delle molestie nei confrontiloro e delle proprie famiglie da partedi gruppi armati illegali. Si tratta diLeyner Palacios, catechista e missio-nario laico claretiano, vincitore nel2017 del Premio internazionale per ilpluralismo; di Aìda Quilcué, leaderdella popolazione indigena Nasa neltravagliato dipartimento di Caucache nel febbraio di quest’anno ha ri-

cevuto nuove minacce insieme al se-natore indigeno Feliciano Valencia eche nel 2008, in un attentato controdi lei, perse il marito; di Juana Ruiz,leader sociale nella regione di Mon-tes de María che ha denunciato diessere stata contattata da un uomoche sosteneva di essere il capo delclan del Golfo, uno dei massimigruppi paramilitari nel Paese. JuanaRuiz fa parte dei Tessitori di Mam-puján, un gruppo di donne che, at-traverso la tessitura di arazzi, cerca-no di chiedere perdono e guarire ildolore lasciato dal conflitto armato.

Page 3: Videomessaggio del Papa a Scholas Occurrentes …...degna di un poema omerico. La pietà negata. L’uomo che non può vivere compiutamente la sua natura, fallibile, certo, ma pronta

L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 7 giugno 2020 pagina 3

Il messaggio del segretario generale dell’Onu Guterres

La cura della biodiversitàobiettivo cruciale

Contenutolo sversamentodi carburante

in Artico

MOSCA, 6. Lo sversamento dicarburante in un fiume a Norilsk— remota città russa della Siberianel nord, oltre il circolo polareartico — è stato contenuto e piùdi 200 tonnellate di derivati delpetrolio e lubrificanti sono statiormai raccolti. Lo ha dichiaratoall’agenzia di stampa russa Inter-fax un portavoce del ministeroper le situazioni di emergenza.

I soccorritori stanno ancora la-vorando con attrezzature e stru-menti speciali, tra cui barche epompe a motore, ha aggiunto ilportavoce. «Ci sono piani perespandere la squadra di soccorsoa 500 specialisti. I soccorritoriaiuteranno la regione fino aquando l’area non sarà completa-mente ripulita», ha precisato

La compagnia mineraria Noril-sk Nickel verserà dieci miliardi dirubli (145 milioni di dollari) perripulire le oltre 21.000 tonnellatedi diesel riversate nell’ambienteda una sua centrale.

L’opera di bonifica «sarà com-pletamente finanziata dalla socie-tà», ha dichiarato il proprietarioVladimir Potanin, 59 anni, l’uo-mo più ricco in Russia con unpatrimonio di 25 miliardi di dol-lari, in una videoconferenza conil presidente russo, VladimirPutin, che due giorni fa ha di-chiarato lo stato di emergenzanella regione artica.

Un totale di 6.000 tonnellatedi diesel, fuoriuscito da un serba-toio che poggiava su palafitte in-castonate nel permafrost in unacentrale termoelettrica, sono finitisul terreno e altri 15.000 nel fiu-me Ambarnaja, che sfocianell’oceano Artico. A provocare ildisastro, oltre che l’incuria e lamancanza di manutenzione, loscioglimento dei ghiacci che haprovocato la rottura della cister-na. Ad aggravare significativa-mente la situazione è stato ancheil ritardo con cui sono intervenu-te le autorità locali e i verticidell’azienda.

NEW YORK, 6. «Se vogliamo pren-derci cura dell’umanità, dobbiamoprenderci cura della natura». Così siè espresso ieri il segretario generaledelle Nazioni Unite António Guter-res in occasione della giornatadell’ambiente. Guterres ha detto che«è giunto il momento per la comu-nità globale di fare una svolta radi-cale. Dobbiamo ripensare il modoin cui acquistiamo e consumiamo.Adottare abitudini e modelli agricolie imprenditoriali sostenibili. Proteg-gere gli spazi selvaggi e la fauna sel-vatica che ancora esistono». Perquesto «nel nostro lavoro per unamigliore ricostruzione, mettiamo lanatura al posto che le compete, al

centro dei nostri processi decisiona-li. Dobbiamo — ha aggiunto — ri-pensare ciò che compriamo e utiliz-ziamo. Adottare abitudini e modelliagricoli e industriali sostenibili. Sal-vaguardare gli spazi selvaggi e natu-rali che ancora restano».

È tempo di ascoltare gli avverti-menti che ci lancia il pianeta, so-stengono gli esperti delle NazioniUnite, ricordando che i principalidanni causati all’uomo come i cam-biamenti climatici, l’insicurezza ali-mentare e le nuove malattie come ilcovid-19, sono causati dall’uomostesso.

Una considerazione condivisa daAudrey Azoulay, direttore generaledell’Organizzazione delle NazioniUnite per l’educazione, la scienza ela cultura (Unesco) secondo cui, adesempio, la crisi sanitaria causatadal coronavirus «è un avvertimentoche dobbiamo ascoltare collettiva-mente». Per Azoulay è giunto ilmomento di «ripensare completa-mente» il nostro rapporto con la vi-ta, gli ecosistemi naturali e la lorodiversità biologica. «Costruire insie-me un nuovo patto per l’umanità eper il mondo è un’impresa enorme,che richiederà un ampio consenso,tecnico ed etico» ha avvertito il di-rettore generale dell’Unesco, ag-giungendo che la sua organizzazio-

ne è uno dei luoghi in cui questoconsenso può essere sviluppato.

In occasione della giornata mon-diale dell’ambiente, ieri, l’Onu hapubblicato importanti dati sullo sta-to della biodiversità nel mondo. Trail 2018 e il 2019 nella Foresta Amaz-zonica, il “polmone verde del piane-ta”, con i suoi 6 milioni di chilome-tri quadrati e i 3 milioni di specieanimali e vegetali, sono stati distrut-ti 10 mila chilometri quadrati di fo-resta. Tre quarti dell’ambiente terre-stre e circa il 66 per cento di quellomarino sono stati modificati dall’at-tività dell’uomo. Più di un terzodella superficie terrestre quasi il 75per cento delle risorse di acqua dol-ce sono destinate alla produzione dicolture e allevamento del bestiame.Dal 1970 a oggi la produzione agri-cola è aumentata del 300 per centoe il prelievo di legname del 45.

Le attuali tendenze negative sullostato della biodiversità e degli ecosi-stemi rischiano di vanificare gliobiettivi previsti dall’Agenda 2030delle Nazioni Unite per quanto ri-guarda lo sviluppo sostenibile relati-vi a povertà, fame, salute, acqua,città, clima, oceani e terra. E pro-prio nei giorni scorsi l’Unione euro-pea ha approvato la nuova «Strate-gia per la Biodiversità», un tassellofondamentale del Green Deal Euro-p eo.

Previsto un vertice del gruppo di Visegrad

Si compatta il fronte del noal Recovery fund

Stallo nei negoziatisul dopo Brexit

BRUXELLES, 6. È ancora stallo suinegoziati post-Brexit. Come eranelle previsioni, il quarto incontrodi ieri fra Londra e Bruxelles nonha portato ad un avanzamento sul-le annose questioni sul tavolo, co-me la pesca. «Non ci sono statiprogressi significativi», ha dichiara-to in videoconferenza il capo nego-ziatore dell’Ue, Michel Barnier, fa-cendo tornare lo spettro di un pos-sibile no deal — evitato al momentodella separazione di Londra — sullaquestione cruciale dei rapporticommerciali ed economici, comeha evocato la Confindustria britan-nica.

Barnier ha accusato la Gran Bre-tagna di arretrare sulle condizionidi divorzio già concordate. «Questasituazione non può continuare persempre», ha lamentano, chiedendoche l’accordo sia raggiunto primadel 31 ottobre per essere ratificato

entro fine anno, quando i britannicilasceranno il mercato unico el’unione doganale.

Oltremanica il capo negoziatoreDavid Frost ha parlato di «toni po-sitivi», ma di «progressi limitati».Frost ha ricordato le necessità di«chiudere questo negoziato in tem-po utile per consentire alle personee alle aziende di avere certezze suitermini delle relazioni commercialiche seguiranno la conclusione delperiodo di transizione alla fine diquest’anno». Il Governo di Londrasi è detto pronto a «lavorare duroper individuare almeno le linee diun accordo bilanciato su tutti i te-mi», ribadendo la sua posizioneferma rispetto alle richieste di Bru-xelles in materia di pesca e «sul co-siddetto level playing field», ossial’allineamento normativo invocatoda Bruxelles contro i rischi di con-correnza commerciale sleale.

Firmati numerosi accordi

Australia e India rafforzano la cooperazione strategica

BRUXELLES, 6. La data del prossimovertice tra i 27 leader Ue sul Reco-very fund ed il budget europeo èconfermata per il 19 giugno. Mal’incontro sarà in videoconferenza einterlocutorio, affermano gli analisti,in preparazione di un nuovo sum-mit che — secondo le più rosee pre-visioni — potrebbe tenersi a inizioluglio, quando sarà già iniziata lapresidenza di turno tedesca dell’Ue,sotto la regia dia Angela Merkel.

Un ritardo che testimonia le diffi-coltà del negoziato per raggiungereun’intesa sul pacchetto di aiuti aiPaesi più colpiti dal covid-19, pre-sentato nei giorni scorsi dal presi-dente della Commissione, Ursulavon der Leyen, con una parte deiVisegrad decisamente contrari.

La convocazione del vertice del 19giugno è arrivata dopo le primeconsultazioni del presidente delConsiglio europeo Charles Michelcon gli Stati, sia attraverso il net-work degli sherpa a livello diploma-tico. Ma anche con contatti ufficiali.

Nei giorni scorsi, alle voci critichedei quattro Paesi del Nord (Austria,Paesi Bassi, Danimarca e Svezia),che vorrebbero una diminuzionedella proporzione tra aiuti a fondoperduto e prestiti — ora rispettiva-mente 500 e 250 miliardi — si sonoaggiunti anche Ungheria, Repubbli-ca Ceca e Finlandia.

Ieri, il primo ministro ceco, An-drej Babiš, è tornato a scagliarsicontro il progetto del Recoveryfund da 750 miliardi, di cui sonoprimi beneficiari Italia e Spagna(173 e 140 miliardi).

Il premier australiano Morrison durante la videoconferenza con il premier indiano Modi (Epa)

LABORATORIOD OPO LA PA N D E M I A

«Per chi è responsabile la domanda ultima non è: come me la cavo eroi-

camente in quest’affare, ma: quale potrà essere la vita della generazione

che viene» (D. Bonhoeffer)

Intervista a Giuliano Amato

La resilienza non basta:bisogna cambiare

di CARLO MARIA PO LVA N I

Giuliano Amato, giudice della Cortecostituzionale italiana, più volte pre-sidente del Consiglio dei ministri eparlamentare, è attualmente a capodella Consulta scientifica del Cortiledei gentili, struttura del PontificioConsiglio della cultura presiedutodal cardinale Gianfranco Ravasi,che del Cortile è stato l’i d e a t o re .Nell’intervista a «L’Osservatore Ro-mano», Amato affronta il tema dellaricostruzione post epidemia. In que-sta crisi, spiega, «non basta la resi-lienza», che pure molte personehanno dimostrato di saper praticare:sarebbe come cercare di prevenireun conflitto atomico rifugiandosi inun bunker. Occorre invece esseretrasformativi e perseguire l’ideale diun benessere diverso, “multidimen-sionale”.

Presidente, la Consulta scientifica è unorgano del Cortile dei Gentili del Pon-tificio Consiglio della cultura che hacome finalità di fomentare il dialogofra credenti e non credenti. Sotto lasua direzione, la Consulta ha lavoratoassiduamente in questo periodo di con-finamento dovuto alla pandemia dacovid-19 producendo il documento«Pandemia e resilienza: persona, co-munità e modello di sviluppo dopo ilcovid-19»: un’analisi multidisciplinaredella situazione sociale ed economicadeterminatasi a seguito della diffusionedel coronavirus, con proposte concreteper la ripartenza (disponibile sul sitowww.cortiledeigentili.com). Può spiega-re perché la Consulta si è sentita indovere di lavorare su questo progetto?

La vicenda del covid-19 ha scossol’umanità, toccando i gangli più es-senziali della nostra vita individualee collettiva. Ha messo a nudo e pur-

troppo lacerato il valore incommen-surabile, ed eguale in ciascun essereumano, della persona. Ha portatoin piena luce l’importanza della soli-darietà e della responsabilità che ab-biamo verso gli altri. Ci ha apertogli occhi sulle tragedie a cui siamoesposti se ci avvaliamo del creatonon per migliorarlo e preservarlo,ma per ricavarne senza limiti tuttociò che soddisfa i nostri fini egoisti-ci ed immediati. Sono questioni tal-mente grandi che su di esse, primache su ogni altra, il Cortile può edeve esercitare la sua missione, cheè esplorare la capacità delle personedi culture e di fedi diverse di trova-re, in quelle culture e in quelle fe-di, piattaforme e principi comuninell’interesse dell’umanità.

Due temi principali che sono emersinelle premesse, sono quelli della “vul-n e ra b i l i t à ” e quello della “disegua-glianza”? Potrebbe svilupparli, seppuresommariamente?

Perché ci hanno tanto colpito?Perché dopo decenni dedicati, alme-no nelle società avanzate, alla prote-zione dei diritti e alla creazione dicondizioni di maggiore eguaglianza,lo scossone del covid-19 ha messo anudo che fra noi ci sono tanti piùvulnerabili di altri, meno protetti dialtri, più esposti di altri alle conse-guenze estreme del male. Quellache abbiamo vissuto — dice il nostrodocumento — è una crisi di scarsità,scarsità di risorse sanitarie, ma nonsolo. E non appena la crisi ha presocorpo, i neri e gli ispanici di Har-lem e del Bronx, come gli anzianiricoverati nelle case di riposo, han-no cominciato a morire in misuraspaventosamente più elevata di altri;non ad aver meno (in questo ci era-vamo abituati a leggere la disegua-

glianza nelle nostre società), ma amorire. È stato qui, in primo luogo,lo scossone. Le nostre — dicevo —erano, sono le società avanzate. Maci deve essere qualcosa di profonda-mente storto, a dir poco di grave-mente incompiuto nell’attuazione diprincipi che pure erano stati procla-mati, se, alle prese con questa eve-nienza, non siamo stati in grado dievitare conseguenze tanto spavento-se; né di contribuire ad evitarle làdove si sono manifestate nei paesimeno avanzati di noi, chiusi comeeravamo nei nostri guai.

Nel suo lavoro la Consulta parla di«opportunità che nascono dalle trage-die». Questo vale anche per la situa-zione attuale, specificamente?

Certo che vale davanti a una le-zione così amara e trasparente. Lapaura che fenomeni estremi, tantodi tipo sanitario quanto di tipo am-bientale continuino a flagellarci nondovrebbe essere sufficiente per direbasta a uno sfruttamento della natu-ra che ne ha alterato gli equilibrimettendo in libertà virus ignoti, de-sertificando terre prima coltivate,rendendo l’acqua un bene semprepiù scarso, scatenando cicloni chedistruggono ciò che siamo venuticostruendo? Non dovrebbe esseresufficiente a renderci tutti più re-sponsabili per il futuro?

Il termine “re s i l i e n z a ” è conosciuto e, avolte, abusato. Ma la Consulta parladi una “resilienza trasformativa”. Per-ché questo concetto è così significativo?

Sono stati proprio i cambiamentiche abbiamo davanti, in primisquelli climatici, a mettere in circola-zione la resilienza come attitudinenecessaria. Resilienza è capacità diresistere, è attrezzarsi per resistere.Ma diviene resistenza inutile se pre-tende di mantenere le cose così co-me sono e come hanno dimostrato,proprio nelle scorse settimane, di la-sciarci esposti. A meno che nonpensiamo che basterà avere qualchemigliaio di posti letto in più nelleterapie intensive, anziché evitare, ilpiù possibile, che si rendano neces-sari. Sarebbe come combattere il ri-schio di un conflitto atomico limi-tandosi ad attrezzare un bunker persé. Ecco perché deve essere, certo,resilienza, ma trasformativa, capacecioè di trasformare l’esistente, ren-dendolo meno permeabile ai feno-meni negativi e lavorando allo stes-so tempo affinché i fenomeni stessisiano meno frequenti e meno inten-si.

Non avete esitato a fare delle proposteinerenti a vari ambiti — risorse sanita-rie, “welfare society”, modelli di svilup-po, rapporti fra pubblico e privato, ri-cerca scientifica, settore educativo e as-sistenziale — potrebbe delinearne una ascelta?

Compaiono anche in altri docu-menti — e ne siamo contenti — laproposta di sistemi sanitari rafforza-ti sul territorio e meno affidati allesole, grandi strutture e quella di unmodello di sviluppo in cui sia il“benessere multidimensionale” enon il solo benessere degli azionistila stella polare delle imprese. È piùnostra la proposta che scaturiscedall’esperienza che tutti abbiamofatto attraverso il coordinamento,per fermare la pandemia, di tante,piccole scelte individuali. Pensiamoa istituzioni che costruiscono unquadro di incentivi e norme intelli-genti, capaci di stimolare e premiarescelte individuali e di gruppo pro-motrici del bene comune; istituzionilevatrici delle energie positive dellasocietà civile.

Nelle vostre conclusioni, lodate gli sfor-zi di tanti soprattutto nel settore sani-tario, che hanno messo a rischio la lo-ro vita per aiutare le vittime del covid-19 e scrivete che il «modo in cui siprende cura degli ultimi fa la ciframorale di una civiltà». Lei pensa chequesto parametro sia universale?

«Tutti gli esseri umani nascono li-beri ed eguali in dignità e diritti.Essi sono dotati di ragione e di co-scienza e devono agire gli uni versogli altri in spirito di fratellanza». Èl’art. 1 della Dichiarazione universa-le dei diritti dell’uomo (e della don-na).

CANBERRA, 6. Australia e India raf-forzano la cooperazione strategica.Lo hanno indicato i premier deidue Paesi, Scott Morrison e Naren-dra Modi, che si sono riuniti ieri inv i d e c o n f e re n z a .

L’intesa riguarda una più strettacollaborazione su un’ampia gammadi aree di grande importanza: lapartnership è basata su una serie dinuovi accordi di cooperazione suricerca, informatica, infrastrutture,commercio, istruzione, logistica,scienza della difesa e sicurezza ma-rittima. L’India è l’ottavo partnercommerciale dell’Australia e il suoquinto mercato di esportazione,grazie in gran parte alle fornituredi carbone e di servizi nel settoredell’istruzione. L’Australia ha par-tnership strategiche anche con Ci-na, Indonesia e Singapore.

Morrison ha dovuto cancellareuna programmata visita ufficiale in

India lo scorso gennaio a causadella crisi degli incendi e la pande-mia di coronavirus ha poi impeditoal premier australiano di recarsi aNew Delhi. Durante la videoconfe-renza, Morrison ha dichiarato che

le relazioni diplomatiche con l’In-dia sono fondate sull’alto livello difiducia fra due Nazioni democrati-che. Estesa anche la collaborazionenel rafforzare la sorveglianza attra-verso la regione indo-pacifica.

Il gruppoMenarini investe

sull’ItaliaROMA, 6. Il gruppo farmaceuticoMenarini investe nella ripresadell’Italia. L’azienda ha annuncia-to che costruirà un nuovo stabili-mento nell’area fiorentina; «sarà ilpiù moderno e uno dei più grandidel Gruppo, ma marcherà la vo-glia dell’Italia di ricominciare acorrere» si legge in un comunica-to. «Abbiamo preso una decisionedi cuore: privilegiare il nostro Pae-se, e farlo subito, con un investi-mento di 150 milioni che dia im-mediatamente un contributoall’economia e all’o ccupazione»hanno commentato Lucia e Alber-to Giovanni Aleotti, azionisti emembri del Board di Menarini.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 domenica 7 giugno 2020

«L’amore ai tempi del colera» di Gabriel García Márquez

E rispose: «Tutta la vita»

Tra ipocrisiae redenzione

Vizi e virtù dell’America in «Pioggia» di William Somerset Maugham

di GABRIELE NICOLÒ

C’è qualcosa di conta-gioso come il cole-ra? Sì, l’amore, euna volta contrattoquesto tipo di virus,

dura anche di più di quello del co-lera. Precisamente «tutta la vita»,espressione, questa, che chiude esuggella uno dei capolavori di Ga-briel García Márquez, L’amore aitempi del colera, pubblicato per laprima volta nel 1985, la prima operascritta dopo il conferimento del pre-mio Nobel per la letteratura (1982).

«Scrivere un romanzo del dician-novesimo secolo come si scrivevanel diciannovesimo secolo»: è que-sto l’obiettivo, formulato sul filo diuna garbata ironia, dello scrittorecolombiano naturalizzato messica-no, che scioglie un commosso ecommovente inno all’amore echeg-giante i versi virgiliani dell’Eneide:Omnia vincit amor. Infatti fulcrodell’opera (ambientata a Cartagenade Indias) è la passione travolgentedi Florentino Ariza per Fermina Da-za. Lui è un uomo malinconico,amante della poesia, con gli occhialida vista con lenti spesse che fannoda schermo a «occhi spaventati»;

lei, bellissima, ha un carattere fortecondito da testardaggine e orgoglio.

Un groviglio di vicissitudini sifrapporranno tra i due, ma Florenti-no Ariza non si darà mai per vinto.Ci vorranno cinquantatré anni, settemesi e undici giorni con le loro not-ti» prima che il protagonista possacoronare il suo sogno: allora capiràche cinquantatré anni sono «solouno spazio di tempo, nulla più.Spazio pervaso di speranza». Non ècasuale ma funzionale l’accostamen-to che lo scrittore stabilisce tra l’in-namoramento e il colera, che attana-glia e inficia l’epoca in cui si svilup-pa il romanzo. Florentino affida an-

che a una lettera il compito di tra-smettere all’amata la purezza e l’ar-dore dei suoi sentimenti. Spasmodi-ca è l’attesa per la risposta di Fermi-na, tanto che sia la psiche che il fisi-co ne risentono: egli vomita, è pre-da di diarree, sviene. La madre sipreoccupa. È convinta che abbiapreso il colera e quindi convoca ilsuo padrino, l’omeopata TransitoAriza. Anch’egli, in un primo mo-mento, pensa che Florentino hacontratto quella terribile malattia:ma non c’è febbre, non ci sono do-lori. E quindi lo svelamento: «Glibastò un interrogatorio insidioso,prima a lui e poi alla madre, percomprovare una volta di più che isintomi dell’amore sono gli stessidel colera».

Coloro che sono colpiti da questomorbo vedono la propria vita scon-volta: in uno stato di incoscienzacompiono azioni che da sani nonfarebbero mai: nemmeno le concepi-rebbero. Amore e colera s’indentifi-cano dunque sotto l’egida di una“patologia” che da un lato segna elascia cicatrici profonde, dall’a l t ro ,con potere catartico, rafforza e nobi-lita. Per anni Florentino aveva di-sperso il suo amore in molte donnesenza mai dimenticare Fermina.«Aveva imparato — scrive García

Márquez — quello che aveva già sof-ferto parecchie volte senza saperlo:che si può essere innamorati di di-verse persone per volta, e di tuttecon lo stesso dolore, senza tradirnenessuna. Il cuore ha più stanze diun casino». Ma la passione per Fer-mina è superiore alle altre passioni,quasi le sublima facendole conver-gere in unico nucleo sentimentale. El’amore per Fermina è come il cole-ra: esistono, certo, altre malattiecontagiose, ma il colera ha una viru-lenza così potente da risultare spie-tato e inclemente. Al dunque, letale.La differenza fondamentale sta perònel fatto che Florentino non soc-

combe al virus dell’amore, ma riesce— dopo un lungo cammino di soffe-renza e di maturazione — a domarloe a tradurlo in una fonte inesauribi-le di felicità.

L’eroismo di Florentino sta nelcoraggio di lasciarsi contagiare dalvirus dell’amore, pur lucidamenteconsapevole delle sofferenze che de-riveranno da un’esposizione aperta,schietta — senza infingimenti e dia-frammi — ai focolai della passione.«Capita — scrive García Márquez —che sfiori la vita di qualcuno, ti in-namori e decidi che la cosa più im-portante è toccarlo, viverlo, condivi-dere le malinconie e le inquietudini,fino a riconoscersi nello sguardodell’a l t ro » .

Ed è proprio grazie allo sguardo,espressione della perfetta alchimiatra i due innamorati, che il tentativodi conquistare l’altro può sconfigge-re il potere corrosivo del tempo, ar-rivando laddove non arrivano le pa-role, anche le più sagge e calzanti.Uno sguardo che irride le coordina-te del tempo e dello spazio, comepure le intemperie — litigi, tradi-menti, incomprensioni — che nelcorso di cinquantatré anni si sonoscatenate. «La bambina — si leggein un passo del romanzo — alzò gliocchi per vedere chi stava passandodavanti alla finestra, e quello sguar-do casuale fu l’origine di un catacli-sma amoroso che mezzo secolo do-po non era ancora terminato».

Quella di Florentino, contagiatodall’amore-colera, non è solo la lottaper la conquista della donna amata:è anche una lotta contro il tempo,che va saputo gestire con pazienzaper non esserne travolti. «Era anco-ra troppo giovane — sottolinea Gar-cía Márquez — per sapere che lamemoria del cuore elimina i cattiviricordi ed esalta quelli buoni, e chegrazie a quell’artificio riusciamo asopportare il passato. Ma quandorivide dalla ringhiera della nave ilpromontorio bianco del quartierecoloniale, gli avvoltoi immobili suitetti, la biancheria da poveri stesaad asciugare sui balconi, solo alloracapì fino a che punto era stato vitti-ma facile delle trappole caritatevolidella nostalgia». Florentino dunquerisulta vittorioso su due fronti ne-vralgici: su quello dell’amore e suquello del tempo. Del resto non glifa difetto una determinazione osti-nata e accanita. «Da quando sononato — dice — non ho detto una so-lo cosa che non sia sul serio».

E quando il capitano (uno deipersonaggi del romanzo) alla fineguarda Florentino Ariza e il suo«dominio invincibile» e il suo«amore impavido», «lo spaventò ilsospetto tardivo che è la vita, piùche la morte, a non avere limiti».Come stizzito, il capitano gli chiedefin quando crede che sia possibileproseguire questo «andirivieni», inriferimento alla storia d’amore conFirmina. Saldo come una roccia,Florentino aveva la risposta prontada cinquantatré anni, sette mesi eundici giorni con le loro notti: «Tut-ta la vita», disse.

Una scena del film di Mike Newell (2007) tratto dall’omonimo romanzo

Rita Hayworth in una scena dal film «Pioggia» diretto da Curtis Bernhardt nel 1953

L’arte è il dono gratuito della gioia

di ALESSANDRO CLERICUZIO

Nel 1920 lo scrittore inglese William So-merset Maugham fu chiamato aHollywood per scrivere copioni deifilm muti. Gli studios erano già moltoricchi e si potevano permettere di ar-

ruolare romanzieri europei o americani di grande fa-ma e di grande cachet. Maugham, dal canto suo, purricevendo somme importanti e avendo all’attivo duesuccessi che avrebbero venduto milioni di copie perdecenni, Schiavo d’a m o re del 1915 e La luna e sei soldidel 1919, non riuscì a trovare la marcia giusta per lanuova arte. Tra le colline e le piscine della Califor-nia, quindi, si rimise a lavorare ai suoi racconti in vi-sta di una raccolta che avrebbe dato alle stampe l’an-no successivo. Una sera, tra le palme e i bungalowmoreschi dell’Hollywood Hotel, in cui alloggiava, glisi avvicinò un altro aspirante scrittore, John Colton,chiedendogli qualche consiglio di lettura poiché nonaveva portato libri con sé. Maugham gli passò il ma-noscritto di un suo racconto intitolato Miss Thomp-son, che era stato costantemente rifiutato dalle rivisteletterarie dell’epoca. Il mattino dopo Colton arrivò acolazione in un evidente stato di agitazione e chiesea Maugham il permesso di adattare il racconto per ilteatro. Non credendoci più di tanto, lo scrittore ce-dette gratuitamente i diritti, chiedendo la metà deglieventuali introiti.

Inaspettatamente, nel giro di poche settimane tut-to cambia: il racconto viene pubblicato nella rivista«The Smart Set», che aveva annoverato tra i collabo-ratori Theodore Dreiser ed Ezra Pound e la storia diSadie Thompson, questa americana «dai facili costu-mi» che tenta di rifarsi una vita nei Mari del Sud, sitrasforma in un attimo in una delle più longeve leg-gende della cultura del Novecento. Lo spettacoloteatrale — che da solo frutterà a Maugham più di unmilione di dollari — rimase in scena per centinaia direpliche fino a quasi tutto il 1924 e il racconto, ribat-tezzato Pioggia, è uno dei testi che più immediata-mente richiama il mondo di Maugham fatto di tropi-ci, coppie in crisi, belle donne e marinai. Non solo:sebbene Maugham non si appassionò mai alla scrit-tura cinematografica, fu il cinema ad appassionarsi alui. È l’autore con il maggior numero di testi trasfor-mati in film di tutta la storia della letteratura, seguì-to da presso solo dallo Sherlock Holmes di Conan

Doyle, quest’ultimo con 93 adattamenti, Maughamcon la cifra tonda di 100.

E Pioggia si prende una fetta importante di queicento adattamenti, poiché è stato trasformato in filmben tre volte, nel 1928, nel 1932 e nel 1953. Il teatronon è da meno: oltre all’enorme successo degli anniVenti, lo spettacolo è stato ripreso varie volte e poiriscritto in musical nel 1944 e un’altra volta nel 2015.Nel 1997 diventa un’opera lirica del compositoreamericano Richard Owen, e poi fumetti, dipinti, bal-letto, satire e sketch hanno pescato a piene mani nelpersonaggio di Sadie e nella sua storia per anni.Questo interesse incessante merita uno sguardo inpiù. Secondo lo studioso Edward Gagey (Il teatro inAmerica 1900-1950) il teatro negli anni Venti era illuogo in cui i cittadini si ritrovavano per affrontaretemi scottanti della contemporaneità, compito che dilì a poco sarebbe stato assunto dalla radio e moltodopo dalla televisione. E questo dramma in partico-lare, avrebbe segnato il momento «necessario» in cuila figura dell’infallibile e severo pastore protestanteveniva messa «finalmente» in dubbio.

È proprio una figura di questo tipo, infatti, ad af-fiancare Sadie nel racconto e nei vari adattamenti: idue si ritrovano bloccati nella stessa pensioncina tra-sandata di Pago Pago, nelle Samoa Americane, acausa di una epidemia di morbillo che mette in qua-rantena la nave che li dovrebbe portare nel prosegui-mento del loro viaggio. Ma il reverendo Davidsonben presto rivela che questa epidemia che li obbligaa un isolamento ha una controparte morale, l’epide-mia di peccato che Sadie, cantante di locali notturnia Honolulu, probabilmente con un passato da mere-trice, potrebbe spargere nelle isole che lui sta cristia-nizzando. Sotto una pioggia incessante, un po’ puni-zione divina un po’ emblema delle forze inarrestabilidella natura, il reverendo inizia una guerra personalecontro la bella americana (che al cinema sarebbe sta-ta impersonata da Gloria Swanson, Joan Crawford eRita Hayworth), desiderosa semplicemente di unnuovo inizio, quel new start così tipico della culturaamericana, quel «domani è un altro giorno» che neldecennio successivo sarebbe diventato la bandieradella resilienza di Rossella O’Hara in Via col vento.

Sadie incontra un militare di stanza alle Samoa,che si innamora di lei e la vuole portare con sé inAustralia, ma Davidson la tampina, la sfida e la tor-tura con un gusto che rasenta il sadismo, finché ladonna si convince di dover espiare i suoi peccati pre-cedenti tornando negli Stati Uniti, dove la aspettanotre anni di carcere. Quando tutto sembra risolto, e ladonna accetta quello che secondo il reverendo è ilsuo destino, quest’ultimo viene colto da un impetodi incontrollato desiderio e tenta di possederla. Lecronache raccontano della prima a Broadway in cui ilpubblico si alzò e fece il tifo per Sadie come in unostadio. Fatto sta, che per un secolo il pubblico ame-ricano, e non solo, si è innamorato di questa figuradi indomita vitalità che contrasta l’ipocrisia del reve-rendo. Come se Maugham avesse scritto un abboz-zo, registi, sceneggiatori e autori successivi hanno divolta in volta rielaborato gli elementi di base di Piog-gia: una sfida a due sullo sfondo di un mondo tropi-cale in cui la natura si esprime in modo esuberante.Il marine con cui Sadie decide, nell’happy ending, disalpare verso il Nuovissimo Mondo, come un tempoveniva definita l’Australia, nel racconto originale nonc’è. La sua presenza dal teatro ai film successivi for-nisce un paradigma che la cultura popolare apprezzasempre, ovvero il legame romantico, che Maugham,invece, non aveva inserito nel suo libro, notevolmen-te più aspro e cinico, nel raccontare l’estrema solitu-dine di una donna in capo al mondo.

E se Maugham l’aveva descritta come una venti-settenne «bella in un modo abbastanza volgare», ilcinema l’ha reinventata grazie ad alcune tra le divepiù belle del Novecento, con Rita Hayworth che re-sta nell’immaginario collettivo come la più famosapersonificazione di Sadie. Ma a Maugham, tenden-zialmente agnostico sebbene di famiglia cattolica(padre irlandese e madre francese) interessava menoesaltare il fascino della protagonista, quanto inveceattaccare l’ipocrisia di un missionario protestante inlotta contro il peccato degli altri ma incapace di ve-dere il proprio.

Il racconto dell’epidemia nei secoli

In occasione del 40° anniversario della morte delloscrittore statunitense, avvenuta il 7 giugno 1980,pubblichiamo un brano dal suo saggio «The Angel isMy Watermark» del 1944 sorprendentemente moltosimile alla riflessione del Papa sul senso, la gratuità ela bellezza, contenuta nel videomessaggio a ScholasOccurrentes (che riportiamo nella presente edizione).

di HENRY MILLER

Che tu ti metta a dipingere fiori, stelle, cavalli oangeli, in ogni caso comincerai a provare rispetto eammirazione per ogni elemento del nostrouniverso. Lo prenderai per ciò che è, e ringrazieraiDio che sia esattamente ciò che è. Rinuncerai amigliorare il mondo, o te stesso. Imparerai avedere non quello che tu vuoi vedere, ma quelloche il mondo è (...). Dopotutto, ci viviamo dapoche centinaia di milioni di anni (...) e dall’inizioalla fine l’universo rimane ancora per noi unmistero. Il mistero esiste e si sviluppa in ogni suapiù piccola parte (...). La questione, nel momentodella creazione di una nuova opera d’arte, dunque,

è: «In ciò che vediamo, c’è più di quello cheriusciamo a vedere solo con gli occhi?». E larisposta è sempre sì. Persino nell’oggetto più umilepossiamo trovare ciò che cerchiamo — b ellezza,verità, realtà, divinità — e queste qualità non lecrea l’artista: lui le scopre soltanto, nel momentoin cui inizia a dipingere. Quando si rende conto diquesto, allora può continuare il suo lavoro senzapaura di sbagliare perché capisce che a questopunto, che lui continui a dipingere o no, non fapiù differenza. Uno non si mette a cantare perchéspera un giorno di apparire all’Opera; uno cantaperché i suoi polmoni sono pieni di gioia.È meraviglioso ascoltare una grande esibizione maè ancor più meraviglioso incontrare lungo la stradaun vagabondo felice che non riesce a smettere dicantare perché il suo cuore è pieno di gioia. Ed ilvostro felice vagabondo non si aspetta nessunaricompensa per il suo sforzo. Lui non sa neanchecosa voglia dire, lo sforzo. Nessuno può esserepagato per donare la propria gioia, la gioia èsempre data liberamente.

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L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 7 giugno 2020 pagina 5

striale, ha prodotto quell’intensifica-zione dei contatti tra esseri umani eanimali selvaggi, che ha favorito i fe-nomeni di s p i l l o v e r, causa della pan-demia. La biodiversità ambientalenon si dimostra però indipendenteda quella sociale, in quanto la finedegli ecosistemi influisce sulla vita ela cultura della comunità locali, alte-randone l’equilibrio socio-economico.

In senso generale, la stessa crisidei processi democratici, alteranti gliequilibri politici, economici e am-bientali, registra il fatto che non si ècurato a sufficienza lo sviluppo delladifferenziazione sociale, che favori-sce lo sviluppo della persona, intesacome singolarità relazionale in cam-mino verso la realizzazione dellapropria originalità.

Se lo sviluppo della singolaritàdella persona, a garanzia della diffe-renziazione sociale e ambientale, de-ve essere la preoccupazione principa-le di questa fase di ricostruzione, lacura richiesta in questo frangentedeve allora abbandonare ogni ricor-so al potere, al dominio, al dirigi-smo, per avvalersi invece di uno stiledi accompagnamento. La cura nonpuò essere che un accompagnamen-to, che si fa accanto all’altro, prati-cando una etica dell’ospitalità. Pro-prio guardando a una catastrofe, cheaveva colpito direttamente la naturae solo secondariamente la società ci-vile, cioè una tempesta che aveva di-strutto una foresta della Bretagna,André Fossion, scopre una confermaalla sua idea di evangelizzazione co-me accompagnamento. La foresta,

re sguardo, di ripensare la nostra re-sidenza, in breve di un ospite cheavrebbe potuto guarire la nostra au-toreferenzialità, dislocandoci!Un’identità dislocata avrebbe potutopermetterci di generare una nuovasocietà civile, nuove relazioni, nuovaeconomia... avrebbe potuto, forse,evitare anche questo secondo grido,quello della natura?

Ora, dopo la pandemia, anzi inparte ancora avviluppati in essa, saràpossibile recuperare uno stile ospita-le, per ridefinire le nostre relazioni ela nostra leadership? Ripartendodall’ospitalità, con nuova consapevo-lezza, più drammatica, quella dellanecessità e urgenza della cura, saràpossibile introdurci con maggiorematurità e determinazione nella viadel dislocamento? Gilles Clémentdirebbe di lasciarci dislocare dallanatura incolta, che produce cose sor-prendenti, inimmaginabili, nuovepossibilità, nuove strategie.

La sua proposta non differisce, inverità, dalla visione del giardino del-le erbe incolte, patrimonio della tra-dizione francescana. Sull’ideale mi-noritico del rifiuto della proprietà edel dominio sulle cose, Tommaso daCelano, rielabora il concetto tradi-zionale di giardino sigillato dellacultura monastica. Francesco pro-porrebbe un giardino senza palizza-te, aperto a tutti e soprattutto liberoda una coltivazione pianificata, cioèuno spazio riservato alle erbe incol-te, posto sul liminare dell’orto con-ventuale. Esso diventa specchio nelquale contemplare la bellezza, intesa

equivale per Francesco a impoverirel’immagine di Dio, a deturpare lasua bellezza, la sua bontà, la sua ve-rità. Per il poeta del Cantico, infatti,Dio è il tutto, presente in tutte lecose: Deus meus et omnia. La cura diogni singolarità, a cominciare degliesseri vegetali e animali, è per lui,dunque, vera operazione teologica.

La contemplazione di Dio nellostesso verme, perché Cristo stesso si

co della propria fragilità, che Fran-cesco si sente prossimo del fragile,del lebbroso o del verme che sia;prossimo perfino degli uccellidell’aria, ritenuti nel medioevo sim-bolo del male, perché indicanti lapresenza di carestie e, di conseguen-za, di pestilenze. La fragilità dellanatura e la fragilità dei poveri sonoper lui l’epifania di un Dio che sirende fragile per accompagnare la

fragilità dell’uomo. Creature e pove-ri, lebbrosi, sono per Francesco imaestri, gli accompagnatori e, se vo-gliamo, i leader di una realtà socialee politica alternativa, quella dellafraternità umana universale. Per lui,infatti, Cristo è il fratello che ci con-duce alla scoperta del volto di Dio,come Padre.

Se Cristo è il mediatore, la viadell’essere umano verso il Padre, co-me si afferma nella Regola, nel Can-tico, l’opera della mediazione vieneaffidata alle creature! Sono le creatu-re ad accompagnare l’essere umano,incapace di nominare Dio, alla lodee alla riconciliazione con i fratelli.Sono le creature ad accompagnarel’essere umano alla morte, permet-tendogli di chiamarla sorella. Anchela creazione, dunque, è modello diaccompagnamento e di cura. Lo è,direi, particolarmente, in questa pan-demia, grido della natura, manipola-ta e perfino vilipesa. La natura, rap-presentata da Piero della Francescanell’affresco sulla risurrezione, èl’unica a cogliere la svolta della vit-toria sulla morte, annunciata da un

Cristo che come una colonna si ergea spartiacque tra vecchio e nuovomondo. Nella parte sinistra del Cri-sto, infatti, la natura è sterile, inver-nale, dalla parte destra invece è fe-conda, florida, rigogliosa.

È utile notare come l’artista asse-gni proprio alla natura, al paesaggio,come direbbe Clément, il compito diattualizzare la parola, di annullare ledistanze temporali tra l’episo dioevangelico e il contesto sociale e po-litico in cui vive l’artista. Le collineda lui rappresentate sono, infatti, ti-piche del paesaggio toscano. L’attua-lità evidenziata dalla scena naturalesvolge poi la funzione di connotaretemporalmente lo stesso spazio socia-le e politico, in quanto la città dipin-ta sulla collina di destra, quella dellacreazione risorta, storicamente Geru-salemme, è possibile interpretarla an-che come la Arezzo dell’artista.

La natura quindi attualizza e so-prattutto coglie e incarna il messag-gio della risurrezione, collocata nellasfera divina, che dà ad essa valenzateologica, mentre sotto la linea oriz-zontale, tracciata dal lato superioredel sepolcro, i soldati dormono,ignari e ciechi, di fronte all’eventoche ha fatto trionfare la vita sullamorte. Cristo ha gli occhi spalancatie ci guarda, attendendo la nostra de-cisione. Egli, infatti, tiene ancora unpiede nel sepolcro, mentre l’altro èposto sopra la pietra tombale, in se-gno di vittoria. Ci sveglieremo dallanostra inerzia, dalla nostra incapacitàdi cogliere il nuovo, la novità per ec-cellenza? Apriremo gli occhi sul nuo-vo scenario, sollecitati da una naturache già scoppia di vita? Ci lasceremoaccompagnare da una natura che giàè passata dalla sterilità alla fecondità,dalla notte dell’inverno al giorno pie-no della festa? Riuscirà a svegliarciquesto canto di gioia delle creature?La realtà creata è pronta ad ospitarci,come già ospita la città aretina, pa-tria dell’artista; perché ancora indu-giamo nella tristezza della rassegna-zione, nella nostalgia per il poteredelle vecchie armi?

Ospitati dallo splendore della creazione

Leadershipcome accompagnamento

nello stile della cura

La Risurrezione di Piero della Francescadopo il restauro del 2018

La riscoperta della bella fatica della lettura«Il Bestiario degli italiani», rivista cartacea nata per ospitare nuovi fermenti artistici e letterari

La natura rappresentata da Piero della Francescanell’affresco sulla risurrezione è l’unica a coglierela svolta della vittoria sulla morteannunciata da un Cristo che come una colonnasi erge a spartiacque tra vecchio e nuovo mondo

di GIUSEPPE BUFFON

In questa fase dell’e m e rg e n z acovid-19, centrale si dimostrail passaggio dalla crisi sanita-ria alla crisi economico socia-le. È in questo nuovo conte-

sto che vediamo imporsi, prepoten-temente, il tema della leadership. Es-sa diventa ora di primaria importan-za sia sul livello domestico, famiglia-re, sia sul piano comunitario, oltreche su quello civile e politico. Sitratta, certamente, di una leadershipda inventare, in vista della ricostru-zione di un mondo, che gradual-mente cerca di uscire dalla crisi pan-demica. Una leadership di questogenere, è evidente, non può che es-sere una leadership improntata allacura.

E intendiamo per cura non soltan-to l’attitudine finalizzata alla guari-gione, bensì quella premura capacedi ritessere relazioni ferite dal distan-ziamento, dettato spesso dalla paura,talvolta dal rispetto per l’incolumitàaltrui, oppure, ma più raramente,dalla responsabilità sociale in vistadel bene comune. La stessa pande-mia, d’altronde, è nata da una man-canza di cura, cioè di premura nelcoltivare la differenza ambientale esociale. È, infatti, il degrado dellabiodiversità, esito di una globalizza-zione uniformizzante, ad avere pro-vocato l’attuale crisi sanitaria: l’inva-sione degli ecosistemi faunistici, daparte di una urbanizzazione indu-

infatti, già a pochi mesi dal traumadella distruzione cominciava a ri-prendersi e a produrre i primi ger-mogli, tanto che l’équipe deputata aideare un progetto di riforestazioneaveva ritenuto di dover rinunciare aogni pianificazione, per sostenere in-vece il percorso creativo, intrapresospontaneamente dalla natura stessa.

Anche Gilles Clément, ideatoredel terzo giardino, delinea la figuradi un giardiniere che asseconda l’in-traprendenza della natura, in mododa far fiorire un giardino che sia unmisto tra arte umana e impeto, fan-tasia del genio naturale. L’i d e a t o redel terzo paesaggio, ritiene che, do-po il primo giardino, quello inconta-minato della creazione, e il secondo,quello prodotto dall’i m p re n d i t o r i aumana, se ne debba concepire unterzo, che sia l’intersezione tra i pri-mi due. Anche Pistoletto con il terzoparadiso, allestito nel bosco di sanFrancesco ad Assisi, mira a rappre-sentare il medesimo concetto di in-treccio tra spontaneità naturale e ar-tefatto umano.

Nella costruzione del nuovo pae-saggio, della nuova città, della nuo-va società, della nuova economia,delle nuove comunità e delle nuoverelazioni, occorre quindi ospitare lanatura, assegnare alla natura il postoche gli spetta. È necessario, anzi,prendere lezioni da essa, farsi ospita-re, tornando a vivere l’ospitalità spe-rimentata all’alba dei tempi, quandomillenni di storia naturale hanno co-

come differenza, come complessità eperfino come disordine, bellezza co-me fonte di sorpresa per la novità dispecie, che l’essere umano non sa-rebbe mai capace di coltivare e, infi-ne, bellezza come movimento, per-ché arricchita da continue trasforma-zioni, con essenze che corrono dauna parte all’altra dello spazio, dise-gnando sempre nuovi tracciati. Tan-to per Francesco, quanto soprattuttoper Clément, si tratta di una propo-sta sociale, politica, prototipo di unasocietà plurale, creativa, armonicanella differenza delle singolarità.

Per Francesco si tratta inoltre diuna visione teologica, in quanto lacontemplazione delle orme di Dionella creazione conduce ad ammirareil suo abbassamento, l’umiltà dellasua presenza, che raggiugere ognisingola entità, fino alla più infima.Trascurare anche la minima tracciadi Dio nelle cose create, nell’acqua,nell’aria, nei «coloriti fiori et erba»,

è definito verme e non uomo, per-mette al Santo di cogliere l’abbassa-mento di Dio, il suo amore umile,che si fa uno con la nostra fragilità.È solo nell’estasi, generata dalla con-templazione di un Dio che si fa cari-

Copertine della rivista «Il Bestiario degli italiani»

PUNTI DI RESISTENZA

di SI LV I A GUIDI

Il nome è desueto, il formato anti-er-gonomico. Perfino le modalità del-l’acquisto sono una corsa a ostacoli,di cui il lettore è messo al correntefin da subito, con un ironico cahier de

doléance su quello strumento antiquato einaffidabile che è la spedizione postale. Manon è uno snobismo fine a se stesso a segna-re il Dna della rivista «Il Bestiario degli ita-liani»; piuttosto la consapevolezza che ditroppa comodità si può morire, che la volati-lità eccessiva dell’informazione rischia di rin-chiuderci in un frullatore di notizie perenne-mente acceso dove di niente si riesce più apercepire il valore. «Da anni ormai, nono-stante l’inverno digitale, il Bestiario continuala sua avventura su carta» scrive il direttoreAndrej Chinappi, alla guida di una redazio-ne prevalentemente under trenta. «Ogni tremesi questa anacronistica rivista sviscera unargomento attraverso dodici pagine con arti-coli, rubriche, racconti, poesie, reportage, fo-tografie, illustrazioni d’autore e contributi digrandi penne del giornalismo e della narrati-va contemporanea. Un formato extra perrendere la lettura un’esperienza fisica, totale,immersiva, contro la leggerezza e l’evane-scenza del mondo virtuale». Chiediamo di-rettamente a Chinappi da dove nascequell’orgoglio di essere inattuali che è diven-tato la cifra stilistica più evidente della rivi-sta, accomunando grafici, poeti e scrittori.

Perché un nome così antiquato e poco “smart”come Bestiario? Com’è nato il progetto di unperiodico su carta, in tempi di carestia per quo-tidiani e stampa “g e n e ra l i s t a ” ?

Siamo nati anche noi in un garage, comeè successo a Google e ad Apple, uscendodalla costola di una rivista universitaria brut-tissima. La parola «bestiario» ci è venuta in-contro mentre pensavamo a che cosa voleva-mo raccontare; sono libri medievali in cui siparla della natura ambigua dell’essere uma-no attraverso la descrizione di strani animali,reali o immaginari, da cui trarre insegnamen-to. Vogliamo raccontare l’Italia di oggi attra-verso cortocircuiti di pensiero e paradossi,

con un tono letterario, ironico. Si può parti-re da ogni tema, anche dal più apparente-mente stupido, l’importante è non bloccarele domande, esplorare dritto e rovescio diogni argomentazione, cercare di vedere unpunto di vista e anche il suo contrario. Le il-lustrazioni sono fatte prevalentemente a ma-no; ci interessa mantenere una dimensioneartigianale, come nelle riviste di un tempo,le grandi riviste letterarie del Novecento.

«In tempi duri per il dubbio e per la carta —si legge sulla vostra pagina Facebook — il Be-

suale coperta, non puoi guardare contempo-raneamente il display del cellulare. Ti tiene(letteralmente) le mani occupate. Puoi averlatra le mani senza cookies che ti appaiono incontinuazione sullo schermo.

Avete ripreso anche la tradizione ottocentesca delfeuilleton, del “fogliettone” a fondo pagina, ospi-tando giovani autori e pubblicando capitoli diromanzi in cerca di editore

È stato un esperimento, un salto nel vuo-to, ma senza la voglia di rischiare non si va

stiario pratica la difficilissima arte della con-t ra d d i z i o n e » .

L’unico modo per essere davvero avan-guardia, ormai, è fare un passo indietro. Og-gi gli intellettuali sono organici al sistema, egli artisti riproducono stancamente se stessi.I veri artisti di oggi, forse, sono gli scienziatie gli imprenditori della Silicon Valley, per-ché come e più dei politici sono in grado dicambiare il mondo e colonizzare l’immagina-rio delle persone. C’è una sorta di censura alcontrario: è possibile pubblicare di tutto, enon suscitare l’indignazione di nessuno. Omeglio, l’indignazione diventa essa stessaspettacolo, tutto ha lo scopo di stupire e in-trattenere, non di mettere davvero in discus-sione il sistema. Essere di carta è un freno,ma anche una possibilità. Una rivista di for-mato molto grande chiede quello che noichiamiamo un «lavoro muscolare»; hai la vi-

da nessuna parte. Nel caso del testo di Da-niel Albizzati, il romanzo a puntate è diven-tato un libro “v e ro ”, pubblicato da Fazi, Leavventure di Mercuzio (Roma 2019, pagine253, euro 16). Un altro esperimento andatobenissimo è stato un Gioco dell’oca “p erso-nalizzato” che durante l’isolamento è statomolto apprezzato e usato da tante famiglie.Un’occasione per giocare insieme e non sta-re davanti alla tv. Scopo del «Bestiario» è ri-stabilire un dialogo fuori dai salotti intellò edagli ambienti accademici per essere incuba-tori di fermenti artistici. Offrendoci comeuna palestra culturale (rigorosamente su car-ta); un ruolo perso da tempo dalla forma-ri-vista. Sempre nell’ottica di far tornare la let-tura un’esperienza tangibile, quest’estate an-dremo a conoscere i futuri abbonati facendoun tour per tutta Italia. Un furgoncino, evia!

All’Antonianum

122 partecipanti, 23 nazionalità, 18congregazioni religiose, decine di oredi lezioni on line e due corsi di autoaiuto: sono i numeri dell’iniziativapromossa dalla Pontificia UniversitàAntonianum all’interno del progetto diHumanitarian Care per sostenerepersone, religiose e non, vittime eprotagoniste della lotta al covid-19.Hanno partecipato suore medici,infermiere, comunque coinvolte in unlavoro di corsia, che le ha viste lavorareattivamente con le mascherine e con ipresidi protettivi dei reparti covid. Ilsenso, la sofferenza, il post lockdown,l’incertezza nel futuro, l’impatto sullerelazioni sociali, un sostegno piùfocalizzato a singole congregazioni, e iltentativo di narrare una storia diversadi speranza sono i temi che hannocaratterizzato le lezioni e gli incontriche si chiuderanno nella prima decinadi giugno. Pubblichiamo ampli stralcidal testo della lezione finale.

struito la casa comune,la dimora ideata su mi-sura, per noi inquilinimaldestri. Se siamo pernatura ospiti, perché cosìsiamo nati, allora la lea-dership richiede una cu-ra nello stile dell’ospita-lità; richiede un accom-pagnamento, secondo icanoni dell’ospitalità, of-ferta e ricevuta.

Osserviamo però an-cora che a questa stagio-ne pandemica, dove ilgrido della terra sembraaver sovrastato il gridodei poveri, siamo giunti,dopo aver attraversato lastagione migratoria, incui abbiamo tentato,spesso senza successo, diesercitare l’ospitalità. Ilmancato esito positivo èimputabile non soloall’incapacità di offrireospitalità mediante ade-guate politiche di acco-glienza, ma anche al fat-to di essersi limitati a of-frire un’ospitalità assi-stenzialistica, senza co-gliere l’opportunità diun ospite che, bussandoalla nostra porta, ci offri-va l’occasione di cambia-

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 domenica 7 giugno 2020

Nella storia delle relazioni con le Chiese ortodosse orientali

Dialogo pionieristicodi HYA C I N T H E DESTIVELLE*

Al momento della sua creazio-ne, il 5 giugno 1960, il Segre-tariato per l’unità dei cristiani

non era incaricato delle relazioni conle Chiese ortodosse. Esse erano affi-date all’allora Congregazione per laChiesa orientale, incaricata, dalla suafondazione nel 1917, dei contatti contutte le Chiese orientali, quelle inunione con Roma come quelle chenon lo erano. Al nuovo Segretariatoerano soprattutto affidati i rapporticon le comunioni cristiane occiden-tali e con il movimento ecumenico,del quale il Consiglio ecumenicodelle Chiese, creato nel 1948 — sep-

pur con la partecipazione delleChiese ortodosse — si presentava co-me l’espressione istituzionale. Si do-vrà aspettare tre anni dopo la suacreazione affinché, con una letteradel 14 gennaio 1963 del segretario diStato, il nuovo Segretariato perl’unità dei cristiani sia ufficialmenteincaricato anche delle relazioni conle Chiese ortodosse e che due sezio-ni siano create nel suo seno, una oc-cidentale e una orientale.

In realtà, il Segretariato non avevaaspettato questa conferma per avvia-re nuovi contatti con le Chiese orto-dosse, in particolare per invitarle adinviare osservatori al concilio Vatica-no II. Se la presenza di osservatoridelle Chiese ortodosse di tradizionebizantina è ben conosciuta, è menonoto che le Chiese ortodosse orien-tali mandarono anche loro delegatial concilio dal suo inizio. Queste an-tiche Chiese d’oriente — copta, etio-pica, siriaca, armene, malankaresi —nel passato impropriamente chiama-te “monofisite” a causa del loro rifiu-to delle formulazioni cristologichedel concilio di Calcedonia (451), ri-prendevano contatto con la Chiesadi Roma per la prima volta dal con-cilio di Firenze (1439).

Questi contatti ritrovati in occa-sione del concilio Vaticano II f u ro n odecisivi per lo sviluppo futuro dellerelazioni, tanto più che alcuni tra gliosservatori ortodossi orientali diven-teranno capi delle loro Chiese: Kare-kin Sarkissian, futuro catholicos ar-meno; Raamban Zakka Iwas, futuropatriarca siro ortodosso; Paulos Ver-ghese, futuro catholicos della Chiesaortodossa siriaca malankarese. Du-rante il suo viaggio a Gerusalemmenel 1964, san Paolo VI incontrò perla prima volta il capo di una Chiesaortodossa orientale, il patriarca ar-meno Yegheshe Derderian. Il primoprimate ortodosso a recarsi a Romadopo il concilio — prima pure delpatriarca di Costantinopoli Atenago-ra — fu anche un armeno: il catholi-cos Khoren 1 di Cilicia, che visitòPaolo VI nel maggio 1967. I patriar-chi di tutte le Chiese ortodosseorientali si recarono in seguito a Ro-ma negli anni Settanta: armeni, cop-ti, etiopici, siriaci, malankaresi. Lospirito di queste visite fu ben resodal catholicos armeno Vasken di Et-chmiadzin che incontrò per la primavolta Paolo VI nel 1970, e dichiaròche lui e il Papa «ricordavano, comein un risveglio, che siamo fratelli daduemila anni».

Grazie al dialogo non ufficialepromosso dalla fondazione austriacaPro Oriente con le diverse Chieseortodosse orientali, queste visite fu-rono l’occasione per firmare dichia-razioni comuni (Dichiarazioni comu-

ni di Paolo VI con il patriarca siroortodosso Ignatius Jacob III (1971),con il papa copto ortodosso She-nouda III (1973); di Giovanni PaoloII con il patriarca siro ortodossoIgnazio Zakka I Iwas (1984), con ilcatholicos Mar Baselius MarthomaMathews I della Chiesa ortodossa si-ra malankarese (1990), con il catholi-cos Karekin I della Chiesa ortodossaArmena di Etchmiadzin (1996), conil catholicos Aram I della Chiesa or-todossa armena di Cilicia (1997), equalche volta per avviare anchecommissioni bilaterali, in particolarecon la Chiesa copta. Solo nel 2003fu possibile istituire una commissio-ne di dialogo internazionale con l’in-

sieme delle Chiese ortodosse orienta-li. Sul tavolo del dialogo si trovanogià una serie impressionante di stu-di, convergenze e accordi ufficiali,frutto di quasi cinquant’anni di ri-cerche e di conversazioni ecumeni-che. Lo scopo di questo articolo nonè di farne la cronologia o la sintesi,ma di mostrarne l’originalità da un

punto di vista metodologico. Infatti,questo dialogo con le Chiese orto-dosse orientali ha tre caratteristicheche ne fanno un dialogo pionieristi-co sul cammino ecumenico.

La prima caratteristica è la scelta,da subito, di una metodologia “er-meneutica” nel dialogo teologico, inparticolare per le questioni cristolo-giche, principale controversia teolo-gica tra la Chiesa cattolica e le Chie-se ortodosse orientali, relativa allacomprensione del mistero di Cristo,perfettamente Figlio di Dio e perfet-tamente figlio dell’uomo. Il dialogoha permesso di riconoscere che ilcontenzioso era dovuto essenzial-mente a questioni terminologiche edi affermare che la stessa fede puòessere espressa in modi diversi. Giànel 1971 Paolo VI e il patriarca siroortodosso Mar Ignatius Jacoub IIIconcordavano sul fatto che «non cisono differenze nella fede che pro-fessano, riguardo al mistero della Pa-rola di Dio, fatta carne e diventataveramente uomo, anche se, nel corsodei secoli, sono emerse difficoltà dal-le diverse espressioni teologiche concui questa fede è stata espressa».

Come spiega particolarmente benela dichiarazione comune del 1990 disan Giovanni Paolo II e del catholi-cos Mar Baselios Mar Thoma Ma-thews I della Chiesa ortodossa siramalankarese: il contenuto della fedecristologica «è lo stesso», anche se«nella formulazione di questo conte-nuto nel corso della storia sonocomparse differenze nella terminolo-gia e nell’enfasi», tuttavia «questedifferenze possono esistere nellastessa comunione e quindi non de-vono dividerci, specialmente quandoproclamiamo [Dio] ai nostri fratellie sorelle nel mondo in termini chepossono comprendere più facilmen-te» (n. 8). Si può dire senza esagera-zione che il dialogo con le Chieseortodosse orientali fu pionieristiconell’applicare una metodologia “er-meneutica” che sarà più tardi chia-mata del “consenso differenziato”nell’ambito del dialogo teologico tracattolici e luterani (la D i c h i a ra z i o n ecomune sulla dottrina della giustifica-zione (1999) tra la Chiesa cattolica ela Federazione luterana mondiale ri-conobbe l’esistenza di un consensoalla luce del quale «sono accettabilile differenze che sussistono per

quanto riguarda il linguaggio, glisviluppi teologici e le accentuazioniparticolari» [n. 40]).

Una seconda caratteristica di que-sto dialogo è la sua dimensione pa-storale. Il mutuo riconoscimentodella successione apostolica e dei sa-cramenti ha permesso la firma di ac-cordi pastorali senza precedenti,frutti del dialogo teologico. Nella lo-ro dichiarazione congiunta del 1984,Papa Giovanni Paolo II e il patriarcasiro ortodosso Zakka I Iwas hannoautorizzato i loro fedeli persino a ri-cevere i sacramenti della penitenza,dell’Eucaristia e dell’unzione dei ma-lati nell’altra Chiesa, quando l’acces-so a uno dei loro sacerdoti fosse sta-to impossibile. Per la Chiesa cattoli-ca, si trattava del primo accordo pa-storale reciproco con un’altra Chiesain tempi moderni.

Nel 1994 un importante accordosui matrimoni misti fu firmato tra laChiesa cattolica e la Chiesa siro-or-todossa malankarese, riconoscendoad ambedue le parti delle coppie mi-ste non solo il diritto di rimanerenella Chiesa del proprio battesimo,ma anche la possibilità di ricevere incerte circostanze la comunione nellaChiesa del consorte. Con la Chiesaassira d’oriente, il riconoscimentodell’anafora di Addai e Mari, chenon include esplicite parole dell’isti-tuzione, ha permesso nel 2001 un ac-cordo permettendo una certa commu-nicatio in sacris tra la Chiesa caldea ela Chiesa assira d’oriente. Questi ac-cordi pastorali, che permettono giàdi «far partecipare ai mezzi dellagrazia» (Unitatis redintegratio, 8), no-nostante le nostre Chiese non sianoancora in piena comunione, nonhanno equivalenti nelle altre relazio-ni ecumeniche della Chiesa cattolica,sia in oriente che in occidente.

Una terza caratteristica di questodialogo è la sua apertura a un mo-dello ecclesiologico di ristabilimentodell’unità nel ministero apostolicoche può essere chiamato “comunio-nale”. Infatti, eredi di Chiese nateprima dell’apparizione di una chiaragerarchia tra le diverse sedi e rimasteisolate fuori dall’impero bizantino,gli ortodossi orientali si percepisco-no come una “famiglia” di Chiese,una famiglia in comunione di fede edi sacramenti, ma che non ha né uncentro amministrativo né un primato

Testimoniare insiemeDalla Pentecoste alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani nell’emisfero sud

anche solo simbolico. Questa situa-zione influisce anche sulla riflessionecirca il modello di ristabilimentodella piena comunione con la Chiesacattolica. Già i «Principi per guidarela ricerca dell’unità tra la Chiesa cat-tolica e la Chiesa copta ortodossa»,firmati nel 1979 da Papa GiovanniPaolo II e dal patriarca ShenoudaIII, affermavano: «L’unità che preve-diamo in nessun modo significa as-sorbimento dell’uno dall’altro o do-minio dell’uno sull’altro» ma «pre-suppone che le nostre Chiese conti-nuino ad avere il diritto e il poteredi governarsi secondo le proprie tra-dizioni e discipline».

Nel 2015 il secondo documentodella commissione di dialogo conl’insieme delle Chiese ortodosseorientali mostrò che le espressioni dicomunione tra le Chiese nei primicinque secoli (scambio di lettere e divisite, sinodi e concili, preghiera co-mune e scambio di pratiche liturgi-

che, mutuo riconoscimento del mar-tirio, del monachesimo, dei santi, ec-cetera) «erano informali, cioè nonsvolte all’interno di strutture chiare»e «tendevano ad attuarsi principal-mente a livello regionale; non c’eraun chiaro punto di riferimento cen-trale». Infatti, «da un lato, a Romavi era una crescente consapevolezzadi un ministero di più ampia comu-nione e unità, in particolare dalla fi-ne del III secolo in poi; d’altra parte,non vi sono prove chiare che leChiese ortodosse orientali abbianomai accettato un simile ministero»(n. 71). Questa costatazione è un in-segnamento importante nell’attualericerca della piena comunione con leChiese ortodosse orientali, soprattut-to se si tiene in mente il principiodel Vaticano II che «per ristabilire oconservare la comunione e l’unità bi-sogna “non imporre altro peso fuor-ché le cose necessarie” (Atti degliapostoli, 15, 28) (n. 18). Anche qui ildialogo con le Chiese orientali è sta-to pionieristico nell’aprire la via a unmodello di ristabilimento dell’unitàche non sia giurisdizionale, ma co-munionale.

Approccio ermeneutico, dimensio-ne pastorale, modello comunionale:queste tre caratteristiche metodologi-che del dialogo con le Chiese orto-dosse orientali riguardano i tre livelliai quali l’unità dei cristiani deve rea-lizzarsi: nella fede, nei sacramenti enel ministero. Grazie ai passi pionie-ristici compiuti in questi campi il ri-stabilimento della piena comunionecon le Chiese ortodosse orientalinon è una prospettiva irrealistica.

È vero che numerose sfide devonoessere risolte, innanzitutto a livellopastorale, in alcuni contesti. Rimanesoprattutto la questione del ministe-ro di unità a livello universale.Traendo ispirazione dal passato e at-tingendo all’esperienza presente, co-me concepire il ruolo del Vescovo diRoma in una Chiesa riconciliata?Nel terzo capitolo di Ut unum sint,intitolato «Quanta est nobis via?»,Giovanni Paolo II invitava i pastori ei teologi delle diverse Chiese a cerca-re, «evidentemente insieme, le formenelle quali questo ministero possarealizzare un servizio di amore rico-nosciuto dagli uni e dagli altri» (n.95). Spetta probabilmente alla Chie-sa cattolica fare il primo passo, avan-zando una proposta concreta e ac-cettabile «dagli uni e dagli altri» perl’esercizio del ministero dell’unitàdel Vescovo di Roma a livello uni-versale. Questa proposta potrebbeispirarsi al principio espresso nel1982 dal cardinale Joseph Ratzingerin una formula spesso menzionata:«Per quanto riguarda la dottrina delprimato, Roma non deve pretenderedall’Oriente più di quello che è statoespresso e vissuto durante il primomillennio». (J. Ratzinger, Les princi-pes de la théologie catholique. Esquisseet matériaux, Paris, 1985, p. 222 (ori-ginale: München, 1982). Anche qui,il dialogo con le Chiese ortodosseorientali potrebbe essere pionieristi-co.

*Officiale delle sezione orientale delPontificio Consiglio per la promozionedell’unità dei cristiani

Icona etiope (XVII secolo)

L’abbraccio tra san Giovanni Paolo II e il patriarca siro ortodosso Ignatius Zakka I Iwas

di RICCARD O BURIGANA

Insieme in un solo luogo: con queste parole,che richiamavano il capitolo 2 degli Atti de-gli apostoli, il Consiglio delle Chiese cri-

stiane in Canada ha organizzato per la solennitàdi Pentecoste una preghiera ecumenica naziona-le, via web, riaffermando l’importanza della te-stimonianza ecumenica nel tempo di pandemia.All’iniziativa hanno preso parte, con forme di-verse, numerose comunità di diverse tradizionicristiane, mentre due brevi riflessioni sono stateofferte dalla reverenda Amanda Currie, modera-trice dell’Assemblea generale della Chiesa pre-sbiteriana del Canada e da monsignor PierreGoudreault, vescovo di Sainte-Anne-de-la-Poca-tière: è stata l’occasione per vivere insieme il do-no dello Spirito Santo, che apre a nuova vita;nel ricordare quanto prioritario deve essere l’im-pegno dei cristiani per la costruzione dell’unità,invocando l’aiuto di Dio per superare le diffe-renze che impediscono la piena e visibile comu-nione, si è rinnovato l’invito alla preghiera ecu-menica per comprendere cosa i cristiani devonofare di fronte alla pandemia non solo per alle-viare le sofferenze e le solitudini, ma anche perindividuare il modo con cui ripensare la società.

In questa celebrazione è stato evidente il ri-chiamo al messaggio per la Pentecoste, firmatoanche quest’anno dalla presidenza del Consigliodelle Chiese cristiane, dove forte è stato l’app el-lo a vivere oggi il dono dello Spirito che investetutti, in grado di andare oltre ogni tipo di bar-riera, in nome della vita che sconfigge la morte.

Negli Stati Uniti, in vista della Pentecoste,tre organizzazioni ecumeniche (Churches Uni-ting in Christ, Christian Churches Together eNational Council of the Churches of Christ),avevano invitato i cristiani a trovare delle formeper testimoniare insieme Cristo in un tempo didolore e di disinformazione; questo cammino hadovuto confrontarsi con le crescenti preoccupa-zioni e paure, causate dal numero dei decessi edei contagiati negli Stati Uniti, e dagli scontriche sono seguiti alla morte di George Floyd.

In alcuni paesi dell’emisfero australe, come ilBrasile, la Pentecoste è strettamente legata allacelebrazione della Settimana di preghiera perl’unità dei cristiani, secondo una tradizione cherisale agli anni ’20 del secolo scorso quando si

era affermata l’idea che proprio la Pentecostepoteva essere il modello di unità nella diversitàe allo stesso tempo nella centralità del comuneannuncio di Cristo. Proprio in Brasile, quest’an-no, prioritario è stato il richiamo all’azione delleChiese, insieme, contro la pandemia; in tanteoccasioni, anche nell’ultima settimana, si è ri-cordata la necessità di seguire quanto vienechiesto per contenere il covid-19 sull’esempio diquanto fatto in altri stati, seguendo con scrupo-losità le indicazioni delle organizzazioni sanita-rie internazionali.

Dal Consiglio delle Chiese cristiane (del qua-le fa parte anche la Conferenza episcopale bra-siliana) si è alzata la voce per chiedere un sem-pre più attivo impegno dei cristiani in difesa dicoloro che sono maggiormente esposti al conta-gio, in particolare gli indigeni, che rischianouna strage che si vuole far passare sotto silen-zio: contro questa situazione i cristiani devonomuoversi in nome di Gesù, esortando tutti —come è stato sottolineato anche in questo tempodi preghiera per l’unità, nelle forme consentitedalla pandemia — a promuovere un radicale ri-pensamento della società, a partire dalle dina-miche economiche, che determinano emargina-

zione e sperequazioni. In nome della “gentilez-za che genera gentilezza”, secondo il passo neo-testamentario che ha guidato tutti i cristiani nel-la Settimana di preghiera del 2020, si deve co-struire una comunità che sappia trovare nuoveforme per testimoniare la fede, come è stato ri-cordato nella preghiera ecumenica nazionale aconclusione dell’evento.

In Australia, dove la conclusione della setti-mana di preghiera coincide con l’inizio dellaSettimana per la riconciliazione nazionale, Inthis together (31 maggio – 3 giugno), nella qualeanche le Chiese cristiane sono chiamate a offrireil loro contributo per rendere il “cammino di ri-conciliazione” un patrimonio realmente condivi-so da tutti gli australiani, il presidente del Na-tional Council of Churches in Australia, il ve-scovo anglicano Philip Huggins, ha invitato icristiani a proseguire sulla strada dell’ecumeni-smo recettivo. Per Huggins si tratta di rafforza-re il percorso che, soprattutto in questi ultimianni, ha dato tanti frutti per una migliore com-prensione di cosa i cristiani hanno scoperto diavere in comune in modo da rendere più effica-ce la testimonianza ecumenica di Cristo nel XXIsecolo.

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L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 7 giugno 2020 pagina 7

Lutti nell’episcopato

Monsignor Mario Rino Sivieri, vescovo emerito di Propriá, in Brasi-le, è morto mercoledì 3 giugno. Il compianto presule era nato a Ca-stelmassa, diocesi di Adria-Rovigo, il 15 aprile 1942 e aveva ricevutol’ordinazione sacerdotale il 3 luglio 1966. Eletto alla Chiesa residen-ziale di Propriá il 18 marzo 1997, aveva ricevuto l’ordinazione episco-pale il 25 maggio successivo. Il 25 ottobre 2017 aveva rinunciato algoverno pastorale della diocesi. Le esequie sono state celebrate, gio-vedì 4 giugno, nella cattedrale di Propriá.

Monsignor George Vance Murry, vescovo gesuita di Youngstown,negli Stati Uniti d’America, è morto giovedì 5 giugno, al MemorialSloan Kettering Hospital di New York. Il compianto presule era na-to a Camden, nel New Jersey, il 28 dicembre 1948 e aveva ricevutol’ordinazione sacerdotale il 9 giugno 1979 per la Compagnia di Ge-sù. Eletto alla Chiesa titolare di Fuerteventura e nominato al con-tempo ausiliare di Chicago il 24 gennaio 1995, aveva ricevuto l’o rd i -nazione episcopale il 20 marzo successivo. Il 5 maggio 1998 era statonominato coadiutore di Saint Thoms nelle Isole Vergini americaneed era succeduto alla guida della diocesi il 30 giugno 1999. Il 30gennaio 2007 era stato trasferito a Yo u n g s t o w n .

Monsignor James Albert Murray, vescovo emerito di Kalamazoo,negli Stati Uniti d’America, è morto venerdì 5 giugno. Il compiantopresule era nato a Jackson, diocesi di Lansing, il 5 luglio 1932 e ave-va ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 7 giugno 1958. Eletto allaChiesa residenziale di Kalamazoo il 19 novembre 1997, aveva ricevu-to l’ordinazione episcopale il 27 gennaio 1998. Il 6 aprile 2009 avevarinunciato al governo pastorale della diocesi.

†«L’Osservatore Romano», in tuttele sue componenti, partecipa al pro-fondo dolore che ha colpito MarcoDe Angelis per la morte della mam-ma

PIERINA BARIGELLIed è vicino con affetto ai familiari,ai quali assicura il ricordo nella pre-ghiera.

Città del Vaticano, 6 giugno 2020.

L’arcivescovo di York a sostegno di una campagna nel Regno Unito

Un giusto salarioper i caregivers

I vescovi dell’Irlanda del Nord sulla legalizzazione dell’ab orto

L’urgenza di un confronto aperto

L’immobile di Londrae l’arresto di Torzi:

prime risultanze dell’inchiestaVenerdì, 5 giugno, l’Ufficio del promotore di Giustizia del Tribunale vaticano, altermine dell’interrogatorio di Gianluigi Torzi, che era assistito dai propri legali di fi-ducia, ha spiccato nei suoi confronti mandato di cattura. Ne ha dato notizia la Salastampa della Santa Sede in un comunicato nel quale si precisa che il provvedimen-to, a firma del promotore di Giustizia, Gian Piero Milano, e del suo aggiunto, Ales-sandro Diddi, è stato emesso in relazione alle note vicende collegate alla compra-vendita dell’immobile londinese di Sloane Avenue, che hanno coinvolto una rete disocietà in cui erano presenti alcuni funzionari della Segreteria di Stato. All’imputatovengono contestati vari episodi di estorsione, peculato, truffa aggravata e autorici-claggio, reati per i quali la legge vaticana prevede pene fino a dodici anni di reclu-sione. Allo stato Gianluigi Torzi è detenuto in appositi locali presso la caserma delCorpo della Gendarmeria.

L’arresto del broker Gianluigi Torzi, av-venuto la sera di venerdì 5 giugno inVaticano al termine di un lungo interro-gatorio segna una svolta importante nel-la lunga e complessa inchiesta condottadalla magistratura vaticana e portataavanti dal Corpo della Gendarmeria, unprocedimento che vede indagate cinquepersone che lavoravano in Segreteria diStato (due prelati e tre laici), più un di-rigente dell’Autorità di Informazione Fi-nanziaria (AIF). L’inchiesta si fonda suun lavoro scrupoloso sulle carte e suidocumenti che attestano le complessetransazioni finanziarie poste in esseredai soggetti coinvolti e corroborano leipotesi di reato insieme agli interrogatorie alle testimonianze raccolte.

Le denunce di IOR e Revisore GeneraleL’indagine, come si ricorderà, prende

avvio da due denunce presentate dalloIOR e dal Revisore Generale (rispettiva-mente nel luglio e nell’agosto 2019). Inparticolare nella seconda denuncia, quel-la del Revisore, venivano ipotizzati gra-vissimi reati. È dunque sulla base di se-gnalazioni interne, e dunque agli “anti-corpi” attivi nello stesso sistema vaticanoche l’indagine ha inizio. La vicenda sidivide in due fasi fondamentali. La pri-ma avviene nel 2014 e riguarda la sotto-scrizione da parte della Segreteria diStato del fondo “Athena Capital GlobalOpportunities Fund”, gestito da una Si-cav facente capo a Raffaele Mincione eproprietario del palazzo londinese inSloan Avenue. La seconda fase avvienetra la fine del 2018 e la prima metà del2019, quando la Segreteria di Stato cercadi ottenere la disponibilità dello stessoimmobile liquidando le quote del fondodi Mincione ma finisce per subire — conil concorso degli indagati — le azioniestorsive e la truffa di Torzi, chiamato incausa come intermediario.

Il fondo del 2014Il 28 febbraio di sei anni fa la Segre-

teria di Stato finanziava, con somme didenaro da essa possedute e vincolate alsostegno delle attività del Santo Padre,il fondo “Athena Capital Global Oppor-tunities Fund” di Raffaele Mincione, percomplessivi 200 milioni e 500 mila dol-lari, ottenuti ricorrendo a una complessaarchitettura finanziaria, attraverso laconcessione di linee di credito da partedi Credit Suisse e Banca svizzera italia-na a fronte della costituzione in pegnodi valori patrimoniali di un importo noninferiore a 454 milioni di euro possedutidalla Segreteria di Stato e derivanti dadonazioni. Gli oltre 200 milioni servonoin parte per l’acquisto del 45 per centodell’immobile, e in parte per investimen-ti mobiliari. Sull’immobile di Sloan Ave-nue gravava un mutuo molto onerosopari a 125 milioni di sterline. Mincioneha amministrato le risorse finanziarie in-vestite in conflitto di interesse, in quan-to esse sono state impiegate per iniziati-ve speculative, in contrasto con le istru-zioni della Segreteria di Stato, per fi-nanziare una serie di operazioni facenticapo allo stesso Mincione. Queste ope-razioni, condotte in concorso con gli in-dagati, hanno visto l’acquisizione di so-cietà, la sottoscrizione di Bond emessida società dello stesso Mincione, l’acqui-sizione di quote societarie di società delsettore tecnologico quotate in Borsa eanche l’acquisizione di azioni di BancaCarige e Popolare di Milano. Dagli ac-certamenti compiuti dalla magistraturavaticana è emerso che nel settembre2018 le quote del fondo avevano un va-lore di 137 milioni di euro, con la perditadi oltre 18 milioni di euro rispetto al va-lore iniziale relativo all’investimento mo-biliare. Nel novembre 2018 la Segreteriadi Stato, per cercare di contenere le in-genti perdite dell’investimento nel fon-do, decideva di risolvere i rapporti conRaffaele Mincione, attraverso un’op era-zione che prevedeva da un lato di rileva-re l’immobile di Londra, e dall’altro lacessione delle quote del fondo.

L’intermediario TorziUno degli indagati della Segreteria di

Stato, Fabrizio Tirabassi, responsabiledell’Ufficio amministrativo, in quel pe-riodo ha cercato qualcuno in grado diaprire una trattativa con Mincione e tra-mite l’avvocato Manuele Intendente èarrivato a Gianluigi Torzi. Quest’ultimo

spiega di conoscere Mincione e si dicedisponibile a fare da intermediario. L’ac-cordo viene trovato senza difficoltà inpoche ore, in una riunione che si svolgea Londra, anche in considerazionedell’immediata disponibilità da parte diTirabassi di riconoscere a Mincione ben40 milioni di euro a titolo di congua-glio. Questa fase della vicenda è ancoraoggetto di indagini, perché emergel’enorme sproporzione tra il valoredell’immobile (peraltro gravato da unmutuo oneroso di 125 milioni di sterline)e il prezzo corrisposto. L’esborso di 40milioni fa lievitare a 350 milioni il prez-zo pagato dalla Segreteria di Stato — trainvestimento iniziale nel fondo, mutuo econguaglio a Mincione — per avere ladisponibilità del palazzo di Sloan Ave-nue. Un immobile che era stato acqui-stato da una società di Mincione nel di-cembre 2012 ad un valore di 129 milionidi sterline.

Il raggiro del brokerPurtroppo la vicenda non è finita qui.

Infatti, per rilevare l’immobile di Lon-dra, anziché procedere all’acquisto della“60 Sa Limited”, la società con sede inJersey che lo deteneva attraverso una ca-tena di ulteriori società, la Segreteria diStato, rappresentata da Fabrizio Tira-bassi ed Enrico Crasso (quest’ultimo de-legato ad operare sui conti della Segre-teria di Stato con la sua società “Soge-nel Capital Holdig”) decideva — per ra-gioni ancora da chiarire — di triangolarel’acquisto attraverso la “Gutt Sa” facentecapo a Torzi. Viene dunque sottoscrittoun contratto quadro (framework agree-ment) con il quale si provvede all’acqui-sto da parte di “Gutt Sa” dell’intera ca-tena societaria proprietaria dell’immobilelondinese; si pagano al fondo di Min-cione 40 milioni come conguaglio e sicedono al fondo tutte le quote detenutedalla Segreteria di Stato. Il 22 novembreviene sottoscritto un secondo contratto(share purchase agreement) con il quale laSegreteria di Stato acquista da Torzi 30mila azioni della “Gutt Sa” al valoresimbolico di un euro. Vengono effettuatii pagamenti previsti. Ma quello stesso22 novembre, senza che la Segreteria diStato ne sapesse nulla, Torzi modifica ilcapitale della società “Gutt Sa” intro du-cendo accanto alle 30 mila azioni senzadiritto di voto, le 1.000 azioni con dirit-to di voto, che non facevano partedell’impegno di cessione. In questo mo-do il broker continuava ad avere il pienocontrollo sull’immobile.

Le pressioni ingiustificateDalle indagini compiute, dalle acqui-

sizioni documentali e da numerose fontitestimoniali, è emerso che Gianluigi Tor-zi, a partire dal dicembre 2018, ha co-minciato ad avanzare richieste economi-che del tutto ingiustificate e sproporzio-nate per trasferire le quote della “GuttSa” o comunque della catena di societàche detenevano l’immobile di Londra,così da far tornare alla Segreteria di Sta-to la disponibilità del palazzo. Torzipretende infatti importi ingentissimi perla cessione delle quote, nonostante l’ac-cordo prevedesse che la Segreteria diStato avrebbe potuto in ogni momentorilevarle al prezzo di 1 euro. Il brokeroggi agli arresti in Vaticano, sfruttandole 1.000 quote alle quali aveva fraudo-lentemente attribuito il diritto di voto,tra la fine di aprile e gli inizi di maggio2019, alla fine di una estenuante trattati-va condotta da diversi mediatori perconto della Segreteria di Stato, ha accet-tato di cedere le quote della società de-tentrice dell’immobile di Londra, a fron-te del pagamento di 15 milioni di euro.Denaro effettivamente corrisposto senzaalcuna giustificazione economica e giuri-dica. I due pagamenti avvengono l’1 e il2 maggio 2019, a fronte di due fattureper prestazioni inesistenti emesse per 10e per 5 milioni.

Secondo la magistratura vaticana,Torzi, in concorso con altri indagatidell’inchiesta, comunicando il propriointendimento di non cedere alla Segrete-ria di Stato la catena di società detentri-ci dell’immobile di Londra “incuteva ti-more di gravi danni al patrimonio dellaSegreteria di Stato e la costringeva auna lunga trattativa da parte di variemissari”. Trattativa terminata con il pa-gamento di altri 15 milioni di euro.

di GI O VA N N I ZAVAT TA

I caregivers che ogni giorno rischiano la lo-ro vita per il prossimo hanno bisogno disoldi, non solo di applausi: John Senta-

mu, arcivescovo di York, seconda carica dellaChurch of England, in un recente articolo ap-parso sul quotidiano britannico «I» torna suun tema a lui caro, l’adeguamento dei salari e,più in generale, l’uguaglianza del reddito.Sentamu, presidente della Living Wage Foun-dation (che si occupa proprio di questo, spro-nando i datori di lavoro a corrispondere il giu-sto stipendio), nelle ultime settimane ha rac-colto le testimonianze soprattutto degli opera-tori sanitari impegnati sul fronte coronavirus.«Mi sento come un gladiatore romano sulring, applaudito da folle esultanti mentre ri-schio la morte»: parole di un coraggioso assi-stente che svolge il suo mestiere con un con-tratto a zero ore, pagato solo 8,72 sterline(nemmeno 10 euro) all’ora. «L’applauso delgiovedì è un gesto gentile, ma non gli pagherà

l’affitto», commenta Sentamu, riferendosiall’appuntamento del giovedì sera alle 8 quan-do, nel Regno Unito, i cittadini si affaccianoalle finestre o alla porta di casa per tributarela standing ovation a caregivers e altri lavora-tori-chiave.

Il presule anglicano non usa mezzi termini:«È moralmente sbagliato porre i nostri opera-tori sanitari davanti alle infezioni con dispositi-vi di protezione individuale limitati, e per unapaga da fame. Quasi la metà di essi sta guada-gnando al di sotto del salario di sussistenza.Per me questo è semplicemente inaccettabile»,commenta, esortando a pregare affinché «ini-ziamo a mostrare vera compassione e a proteg-gere i nostri lavoratori-chiave. Stanno rischian-do la vita per noi, giorno dopo giorno, e lofanno per un salario» inadeguato. Sentamu ci-ta Isaia: «Imparate a fare il bene, cercate lagiustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giusti-zia all’orfano, difendete la causa della vedova»(1, 17), perché «Egli ama la giustizia e il diritto;dell’amore del Signore è piena la terra» (Salmi,

33, 5). Se l’epidemia deve insegnare qualcosa,osserva l’arcivescovo di York, «spero che ci ri-porti alla giustizia, alla compassione e all’amo-re » .

L’esortazione è a sostenere Citizens UK —organizzazione che aiuta le comunità a far va-lere i propri diritti all’insegna della giustiziasociale e del bene comune — che nei giorniscorsi ha lanciato una campagna a fianco deglioperatori sanitari di tutto il Regno Unito perchiedere al governo di dare priorità al giustofinanziamento dell’assistenza sociale, assicu-rando che le case di cura paghino un salariominimo di sussistenza al loro personale (at-tualmente 9,30 sterline all’ora nel Regno Uni-to, 10,75 a Londra). Fra le richieste anchequella che le persone provenienti dall’e s t e roper prendersi cura come badanti di anziani evulnerabili non soffrano di povertà, pagandocommissioni molto alte all’Home Office (il di-castero che si occupa degli affari interni) afronte di bassi salari. «Iscriviti alla loro campa-gna per mostrare il tuo supporto; non ci vorràmolto – probabilmente quanto serve per unbattimani sulla porta di casa il giovedì – mapotrebbe significare che i nostri eroi iniziano aottenere il credito che meritano davvero», con-clude Sentamu, il quale, il 6 maggio, davantialla Camera dei Lord (una delle due assembleeche costituiscono il parlamento britannico) hasottolineato come l’emergenza nazionale pro-vocata dalla pandemia di covid-19 abbia messoin luce «l’inadeguatezza della rete di sicurezzafornita dal nostro sistema sociale», auspicandopiù generosità e solidarietà.

«Una maggiore uguaglianza è la base peruna comunità più forte, capace di restare uni-ta», ed è di fondamentale importanza «ridurrele differenze di reddito» al lordo delle impo-ste. Per arrivare a questo, ha spiegato, «tutti idatori di lavoro dovrebbero almeno pagare ilsalario reale», corrispondente cioè al potered’acquisto, in beni e servizi, del salario stesso.«Facciamo in modo che il pagamento del sala-rio reale sia la cartina di tornasole di una giu-sta ripresa e aiutiamo il nostro paese a diven-tare un posto in cui le fonti di solidarietà, diuna società nuova e indivisa, possano iniziarea nascere», ha concluso.

John Sentamu, 71 anni, è allo scadere delsuo ministero come arcivescovo di York.Domenica 7 giugno, dopo quindici anni, la-scerà l’incarico salutando i fedeli anglicani conun servizio nazionale online trasmesso sul sitodella Chiesa d’Inghilterra. Al suo postol’attuale vescovo di Chelmsford, StephenGeoffrey Cottrell, che assumerà il mandato il9 luglio durante una cerimonia in videoconfe-re n z a .

BE L FA S T, 6. I vescovi nordirlande-si hanno ribadito la loro «opposi-zione» ai regolamenti votati dalParlamento britannico nell’o t t o b re2019 e vigenti da fine marzo chehanno legalizzato l’aborto anchein Irlanda del Nord. Un’opp osi-zione «radicata nell’insegnamentodella Chiesa cattolica riguardantela dignità di ogni vita umana, in-dipendentemente dall’età,dall’abilità, dal genere o dall’ori-gine».

I presuli si sono espressi in unalettera pubblicata in occasione delvoto dell’Assemblea legislativa diBelfast di una mozione che mira arespingere l’imposizione dell’inter-ruzione volontaria di gravidanzadal cosiddetto Northern IrelandAct 2019 varato da Westminsterche estende all’insieme del RegnoUnito alcune norme già in vigorein Gran Bretagna, di cui quelladel 1967 che depenalizza l’ab orto.

La mozione, presentata da Hei-di Crowter, attivista di 24 anni,affetta dalla sindrome di Down, èstata approvata con 46 voti a fa-vore e 40 contro. Il testo noncambierà direttamente la nuovalegge, ma farà pressione sui depu-tati di Westminster affinché rie-scano a rivedere la legislazioneprima che i servizi di aborto ven-gano incaricati della sua attuazio-ne entro la fine dell’anno.

«L’insegnamento della Chiesa— ricordano monsignor EamonMartin e monsignor MichaelRouter, rispettivamente arcivesco-vo e ausiliare di Armagh, monsi-gnor Noël Treanor, vescovo diDown and Connor, monsignorDonal McKeown, vescovo di Der-ry e monsignor Lawrence Duffy,vescovo di Clogher — vieta diporre fine deliberatamente alla vi-ta di un nascituro in qualsiasi fasedel suo sviluppo, e sancisce che ildiritto alla vita del bambino è in-dissolubilmente legato al dirittoalla vita e al benessere della ma-d re » .

Ritenendo che «la legislazioneapprovata dal Parlamento di We-stminster sia una legge ingiusta,che è stata imposta senza il con-senso del popolo dell'Irlanda delNord», i presuli si considerano«moralmente obbligati, ove possi-bile, a fare tutto il possibile persalvare la vita ai bambini non an-

cora nati, che potrebbero esserepersi attraverso l’aborto, e perproteggere le madri dalle pressio-ni che potrebbero subire nel con-testo di una gravidanza non pia-nificata». «Come vescovi cattolicidell’Irlanda del Nord, abbiamo laresponsabilità di fare tutto il pos-sibile per promuovere una culturadi attenzione e di rispetto dellavita nella nostra società. Ciò in-clude la responsabilità di informa-re la coscienza di tutti i membridella Chiesa cattolica e delle per-sone di buona volontà sui valorimorali fondamentali di fronte alproblema dell’ab orto».

La nuova normativa in vigorerende praticabile l’i n t e r ru z i o n evolontaria di gravidanza perqualsiasi ragione fino alla dodice-sima settimana di gravidanza. Iltermine viene esteso alla venti-quattresima settimana nei casi incui la prosecuzione della gravi-danza comporti un rischio per lasalute fisica o mentale della ma-dre. Nessun limite temporale èinvece previsto qualora vi sia unrischio di vita per la gestante, co-sì come nel caso in cui dall’anali-si del feto risulti un grave handi-cap fisico o mentale, compresedisabilità anche non letali comesindrome di Down, labbro lepori-no o piede torto. «Nella nostrarecente dichiarazione alla stampadel 31 marzo — ricordano i presuli— in merito ai nuovi regolamentirelativi all’aborto, abbiamo indi-cato che avremmo contattato iparlamentari per quanto riguardale questioni che abbiamo eviden-ziato. Riteniamo che i politici etutte le persone di buona volon-tà, che considerano i provvedi-menti come estremi, non debba-no accondiscendere docilmentealla loro promulgazione». L’epi-scopato incoraggia dunque i par-lamentari nordirlandesi a «rico-noscere l’urgenza del dibattito suquesti provvedimenti» e «a for-mulare nuove norme che riflette-ranno di più la volontà di unamaggioranza significativa di per-sone su questo territorio di pro-teggere la vita delle madri e deiloro bambini non ancora nati».Secondo un recente sondaggio ci-tato dalla lettera, risulterebbe cheil 79 per cento delle personenell’Irlanda del Nord sono favo-

revoli a proteggere la vita dei na-scituri.

Inoltre, il voto dell’Assemblealegislativa è stato accolto positiva-mente dalla Conferenza episcopa-le d’Inghilterra e Galles. «Sebbe-ne questo voto non cambierà di-rettamente la legge nell’Irlandadel Nord, trasmette un forte mes-saggio che questa decisione do-vrebbe essere presa a Belfast, nona Westminster», ha indicato il Di-partimento per la giustizia socia-le, secondo il quale «non può es-sere giusto che questo venga im-posto da Westminster contro idesideri della popolazione dell’Ir-landa del Nord e della loro As-semblea». La nuova normativasull’aborto è stata introdotta il 22ottobre scorso a seguito del Nor-thern Ireland Act 2019, testo ap-provato nel luglio dello stesso an-no dal Parlamento britannico.Westminster aveva agito approfit-tando dello stallo triennale del

Parlamento di Stormont, bloccatodal gennaio del 2017 per il man-cato rinnovo della coalizione diunità nazionale tra la destra unio-nista protestante e la sinistra re-pubblicana cattolica.

Page 8: Videomessaggio del Papa a Scholas Occurrentes …...degna di un poema omerico. La pietà negata. L’uomo che non può vivere compiutamente la sua natura, fallibile, certo, ma pronta

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 domenica 7 giugno 2020

«Gratuità, senso e bellezza»: sono letre parole chiave indicate da PapaFrancesco alle migliaia di giovani di170 Paesi del mondo che, insieme agenitori e docenti, hanno partecipatoall’incontro on line svoltosi venerdì 5giugno, in occasione della Giornatamondiale dell’ambiente.

Cari fratelli e sorelle di Scholas,Oggi, dopo tutti questi anni in cuiabbiamo condiviso la domanda checi anima, è una grande gioia potervichiamare “comunità”. Comunità diamici, comunità di fratelli, di sorelle.

Ricordo ancora gli inizi: due inse-gnati, due professori, in mezzo auna crisi, con un po’ di follia e unp o’ d’intuizione. Una cosa non pro-grammata, vissuta man mano cheandava avanti.

Mentre la crisi a quei tempi lascia-va una terra di violenza, quell’educa-zione ha riunito i giovani generandosenso e, pertanto, generando bellez-za.

Tre immagini di questo camminomi vengono al mio cuore, tre imma-gini che hanno guidato tre anni diriflessione e d’incontro: il matto di«La Strada» di Fellini, «La vocazio-ne di San Matteo» di Caravaggio e«L’idiota» di Dostoevskij.

Il Senso — il matto —, la Vocazio-ne — Matteo — e la Bellezza.

Le tre storie sono la storia di unacrisi. E in tutte e tre, quindi, si met-te in gioco la responsabilità umana.Crisi significa originariamente “ro t -tura”, “taglio” “ap ertura”... “p erico-lo”, ma anche “opp ortunità”.

Quando le radici hanno bisognodi spazio per continuare a crescere,il vaso finisce col rompersi.

Il fatto è che la vita è più grandedella nostra propria vita e perciò sispacca. Ma così è la vita! Cresce, siromp e.

Povera umanità senza crisi! Tuttaperfetta, tutta ordinata, tutta inami-data. Poveretta. Pensiamoci,un’umanità così sarebbe un’umanitàmalata, molto malata. Grazie a Dioquesto non avviene. Sarebbeun’umanità addormentata.

D’altro canto, dato che la crisi cianima chiamandoci all’aperto, il pe-ricolo si presenta quando non ci in-segnano a relazionarci con quellaapertura. Perciò le crisi, senza unbuon accompagnamento, sono peri-colose, perché ci si può disorientare.E il consiglio dei saggi, anche per lepiccole crisi personali, matrimoniali,sociali, è: “non addentrarti mai dasolo nella crisi, vai accompagnato”.

Lì, nella crisi, c’invade la paura, cichiudiamo come individui, o comin-ciamo a ripetere ciò che conviene a

ben pochi, svuotandoci di senso, na-scondendo la propria chiamata, per-dendo la bellezza. Questo è ciò chesuccede quando si attraversa una cri-si da soli, senza riserve. Questa bel-lezza che, come diceva Dostoevskij,salverà il mondo.

Scholas è nata da una crisi, manon ha alzato i pugni per litigarecon la cultura, e non ha neppure ab-bassato le braccia per rassegnarsi, néè uscita piangendo: che disgrazia,che tempi terribili! È uscita ascoltan-do il cuore dei giovani, a coltivare lanuova realtà: “Questo non sta fun-zionando? Andiamo a cercare lì”.

Scholas si affaccia attraverso lefessure del mondo — non con la te-sta — con tutto il corpo, per vederese dall’aperto ritorna un’altra rispo-sta.

E questo è educare. L’educazioneascolta, o non educa. Se non ascolta,non educa. L’educazione crea cultu-ra, o non educa. L’educazione ci in-segna a celebrare o non educa.

Qualcuno mi potrebbe dire: “Macome, educare non è sapere cose?”No. Questo è sapere. Ma educare èascoltare, creare cultura, celebrare.

In questo modo è cresciuta Scho-las. Neppure quei due matti — i pa-dri fondatori, possiamo dirlo loro ri-dendo — immaginavano che quel-l’esperienza educativa nella diocesidi Buenos Aires, dopo vent’anni sa-rebbe cresciuta come una nuova cul-tura, “abitando poeticamente questaterra”, come ci insegnava Hölderlin.Ascoltando, creando e celebrando lavita. Questa nuova cultura, abitandopoeticamente questa terra.

Armonizzando il linguaggio delpensiero con i sentimenti e le azioni.È quello che voi mi avete sentito di-re varie volte: linguaggio della testa,del cuore e delle mani, sincronizzati.Testa, cuore e mani che crescono ar-moniosamente.

Ho visto in Scholas professori estudenti giapponesi ballare con co-lombiani. È impossibile? L’ho visto.E i giovani israeliani giocare conquelli palestinesi. L’ho visto. E stu-denti di Haiti pensare con quelli diDubai. E bambini del Mozambicodisegnare con quelli del Portogallo...Ho visto, tra Oriente e Occidente,un olivo che creava la Culturadell’I n c o n t ro .

Perciò, in questa nuova crisi cheoggi l’umanità sta affrontando, dovela cultura ha dimostrato di aver per-so la sua vitalità, voglio celebrare ilfatto che Scholas, come una comuni-tà che educa, come un’intuizione checresce, apra le porte dell’Universitàdel Senso. Perché educare è ricercareil senso delle cose. È insegnare a ri-cercare il senso delle cose.

Unendo il sogno dei bambini edei giovani con l’esperienza degliadulti e degli anziani. Questo incon-tro deve avvenire sempre altrimentinon c’è umanità, perché non ci sonoradici, non c’è storia, non c’è pro-messa, non c’è crescita, non c’è pro-fezia.

Studenti di tutte le realtà, lingue ecredenze, perché nessuno resta fuoriquando ciò che s’insegna non è unacosa, ma la Vita. La stessa vita che cigenera e che genererà sempre altrimondi. Mondi diversi, unici, comelo siamo anche noi. Nelle nostre piùprofonde sofferenze, gioie, desideri enostalgie. Mondi di Gratuità, diSenso e di Bellezza. «L’Idiota», la«vocazione» di Caravaggio, e il mat-to di «La Strada».

Non dimenticatevi mai di questeultime tre parole: gratuità, senso ebellezza. Possono sembrarvi inutili,soprattutto oggigiorno. Chi si mettea fare una società cercando gratuità,senso e bellezza? Non produce, nonproduce. Eppure da questa cosa chesembra inutile dipende l’umanità in-tera, il futuro.

Andate avanti, prendete questamistica che è stata donata, che nonha inventato nessuno; e i primi a

sorprendersi sono stati quei duematti che l’hanno fondata. E perquesto la offrono, la danno, perchénon è loro. È qualcosa che è arrivatoloro come un dono. Andate avantiseminando e raccogliendo, con ilsorriso, con il rischio, ma tutti insie-me e sempre tenendovi per manoper superare qualsiasi crisi.

Che Dio vi benedica e per favore,non dimenticatevi di pregare per me.Grazie.

Videomessaggio del Pontefice a Scholas Occurrentes per l’incontro on line organizzato nella Giornata mondiale dell’ambiente

Gratuità, senso e bellezzasono il futuro dell’umanità

A Santa Maria in Trastevere il cardinale Farrell presiede una veglia di preghiera per gli Stati Uniti d’America

Rispetto dei diritti e convivenza pacificaFin dalla loro nascita gli Stati Unitid’America sono stati una nazione«multiculturale, multietnica e multi-religiosa» che nel suo dna portaiscritti ideali come «l’uguaglianza ditutti gli uomini, i diritti inalienabilialla vita e alla libertà concessi dalCreatore stesso a tutti gli uomini, latolleranza, la pacifica convivenza, leuguali possibilità di prosperità e be-nessere per tutti». Lo ha ricordato ilcardinale Kevin Farrell, prefetto delDicastero per i laici, la famiglia e lavita, durante la veglia di preghierapresieduta venerdì sera, 5 giugno,nella basilica romana di Santa Ma-ria in Trastevere.

Organizzato dalla Comunità diSant’Egidio, l’incontro ha visto lapresenza di persone di ogni prove-nienza sociale, etnica e linguistica,riunite proprio nella chiesa che apiù riprese è stata teatro di incontria favore della pace e della sua pro-mozione, per pregare insieme «perla coesistenza pacifica» nel Paese,attraversato in questi giorni da vio-lente tensioni sociali dopo la mortedell’afroamericano George Floyd.

I principi fondanti della nazione,ha sottolineato il porporato statuni-tense nella sua omelia, «non sonoaltro che la traduzione del cristiane-simo nel linguaggio della legge civi-le». Per questo i cristiani americani,

ogni volta che fanno presente l’inse-gnamento di Gesù, aiutano i loroconcittadini a «tornare agli idealiautentici della nostra nazione, dellasua costituzione e delle sue leggi».Il cardinale ha riproposto il coman-

do che Gesù ha dato ai suoi disce-poli di amarsi a vicenda e di non fa-re «distinzioni fra uomini e donne,fra giudei e samaritani, fra semplicipescatori e membri del sinedrio, frapoveri pastori e ricchi pubblicani»,senza escludere nessuno dal suomessaggio di misericordia e di sal-vezza: questo semplice fatto, ha det-to, «dovrebbe essere un forte richia-mo per tutti noi che, invece, faccia-mo spesso distinzioni basate sullaclasse sociale, sul livello economico,sulla razza, sull’appartenenza politi-ca».

Purtroppo anche fra i credenti,ha aggiunto, può infiltrarsi «un mo-do di pensare distorto, che porta aidentificarci solo con una parte,prendendo le distanze da chi appar-tiene alla parte avversa: benestanticontro classi povere, intellettualicontro persone incolte, progressisticontro conservatori, bianchi controneri». In questo modo, ha insistito,si perde «di vista completamente ladimensione universale del messag-gio di Cristo» o addirittura si fini-sce «per identificare la nostra fedecristiana con la visione ideologicadella parte che abbiamo abbraccia-to». San Paolo invece dimostra diaver accolto appieno lo spirito diCristo quando afferma: «Quanti sie-te stati battezzati in Cristo vi sieterivestiti di Cristo. Non c’è Giudeoné Greco; non c’è schiavo né libero;non c’è maschio e femmina, perchétutti voi siete uno in Cristo Gesù»(Gal 3, 27-28). Il cardinale ha perciòinvitato a tornare a «questa purezzadel Vangelo», perché essa diventa«il modo migliore di promuovere ilbene sociale, evitando visioni par-ziali e ideologiche».

Per i cristiani, inoltre, è «dovero-so anche insistere sul fatto che ilmezzo deve essere sempre in armo-nia con il fine». Gesù, infatti, «haparlato della povertà vivendo pove-ramente, ha parlato della dignitàdell’amore umano vivendo casta-mente, ha parlato della misericordiadel Padre avendo misericordia ditutti, anche dei suoi nemici». Inquesto senso, non si può sperare di«promuovere la pace sociale con laviolenza, non si può superare l’in-giustizia commettendo ingiustizie ecrimini ancor più gravi di quelli chesi vuole denunciare». I credenti, al-lora, devono sempre esortare «tuttele persone di buona volontà a unirei loro sforzi per costruire insiemequalcosa che rimanga come beneduraturo per tutti, fuggendo dallatentazione di distruggere irrazional-mente ciò che esiste e di dare sfogocieco alla propria rabbia e frustra-zione». Occorre una «cultura del ri-spetto, un senso di fratellanza uni-versale, condizioni di vita degne,leggi giuste», perché questi sono«beni che restano». Al contrario,«parole e gesti offensivi di disprez-zo, saccheggi e violenze non porta-no a niente di buono per il futuro».Per questo i cristiani non devono

nascondersi e avere timore; al con-trario, «proprio in questi delicatimomenti di tensione sociale — haesortato il cardinale Farrell — dob-biamo essere presenti per indirizzareal bene vero e duraturo il giusto de-siderio di uguaglianza, di rispetto edi giustizia che è presente nel cuoredi tanti uomini e donne».

Il porporato ha poi voluto ribadi-re quanto detto da Papa Francescoall’udienza di mercoledì 3 giugno:«non possiamo tollerare né chiuderegli occhi su qualsiasi tipo di razzi-smo o di esclusione e pretendere didifendere la sacralità di ogni vitaumana. Nello stesso tempo dobbia-mo riconoscere che la violenza delleultime notti è autodistruttiva e auto-lesionista. Nulla si guadagna con laviolenza e tanto si perde». La Chie-sa, ha concluso, quando «fa risuo-nare le parole del Vangelo, vuole es-sere fedele a Gesù», non vuoleschierarsi «con una parte o con unacategoria contro un’altra», non vuo-le «fare propaganda politica né fareproseliti per sé», ma vuole semplice-mente «aiutare la società a promuo-vere il bene comune e a creare lega-mi di autentica fratellanza fra gliuomini». In conclusione, il porpo-rato ha chiesto al Signore di guar-dare «a tutte le vittime innocentimorte per le ingiustizie e le discri-minazioni razziali», auspicando che«il loro sangue versato aiuti la no-stra amata nazione a costruire unasocietà veramente pacificata e frater-na».

Lunedì inizia l’asta solidale “We Run Together” sostenuta da Papa Francesco che ha donato alcuni oggetti sportivi

Per dire “grazie” agli infermieri di Bergamo e Brescia

Nomina episcopalein MessicoLuis ManuelLópez Alfaro

ausiliare di San Cristóbalde Las Casas

È nato a Città del Messico il 21giugno 1963. Dopo essersi laurea-to come ingegnere agronomo, hastudiato nel seminario maggioredi Toluca ricevendo l’o rd i n a z i o n esacerdotale il 15 agosto 1991. Haricoperto i seguenti incarichi: vi-cario parrocchiale, formatore edirettore spirituale nel seminariominore di Toluca, parroco, deca-no e membro del consiglio pre-sbiterale dell’arcidiocesi di Tolu-ca. Dal 2004 si è traferito alladiocesi di San Cristóbal de LasCasas, dove è stato parroco, vica-rio della pastorale, direttore spiri-tuale del seminario diocesano emembro del consiglio presbitera-le e del collegio dei consultori.Attualmente è vicario generale.

Lo sport secondo Papa Francesco?Sì, è possibile. Anzi, per certi versi ègià realtà: uno sport che faccia pre-valere la cultura dell’incontro trapersone e metta da parte, una voltaper tutte, violenze e business sfrena-to. Lo dicono, proprio in queste ore,i tantissimi campioni che stanno ri-spondendo all’invito del Papa a“correre con il cuore” attraversol’asta solidale “We Run Together”:dalle 12 di lunedì 8 giugno — suwww.charitystars.com — si potrà par-tecipare alla raccolta di fondi per ilpersonale sanitario degli ospedali diBergamo e Brescia, eroicamente inprima linea contro il virus.

Ma “We Run Together” è moltopiù di una pur significativa iniziati-va di beneficenza: è la testimonian-za che è possibile vivere “lo sportsecondo Papa Francesco”, e cioè co-me un «ponte di pace che uniscedonne e uomini di religioni e cultu-re diverse, promuovendo inclusione,amicizia, solidarietà, educazione».Sono le parole scelte dal Pontefice,il 20 maggio scorso, nell’i n c o n t rocon Athletica Vaticana per lanciarel’asta, realizzata con la collaborazio-ne di Fiamme Gialle, Cortile deiGentili e Fidal Lazio.

La risposta che il mondo dellosport internazionale sta dando almessaggio del Papa è un concretosegno di speranza, soprattutto in

questo tempo di pandemia. E cosìl’invito di Francesco agli sportivi,sempre nell’udienza del 20 maggio,a essere «portatori di bellezza» e asaper andare «al passo del più de-bole» hanno confermato in Alex Za-nardi il senso più profondo dellasua passione. Dovrebbe valere pertutti e non solo per gli atleti — con-fida il campione, che ha messoall’asta la maglietta indossata pervincere le Paralimpiadi di Rio delJaneiro nel 2016 — lo stile che han-no, ad esempio, i ciclisti di fermarsiper aspettare il compagno di squa-dra caduto, oppure rallentato dauna foratura, in modo da poterloriaccompagnare nel gruppo.

Con questo spirito il mondo para-limpico ha aderito in massa a “WeRun Together” schierando tutti isuoi campionissimi che, del resto,alla solidarietà danno del “tu”.

A proposito di ciclisti, si dice«fiero ed emozionato» lo slovaccoPeter Sagan perché il Papa ha deci-so di mettere all’asta la bicicletta“p ersonalizzata” che gli ha donatonel corso di un’udienza generale.Tre volte campione del mondo con-secutivamente — tantissime volteprimo nelle più prestigiose corse,come la Parigi-Roubaix — Sagan sidice totalmente «d’accordo con ilmessaggio del Papa: i valori dellosport sono importanti oggi più che

mai». Per questa ragione, confida,«spero che “la bici del Papa” diventiun simbolo per tutti per ripartirenella vita». Senza lasciare indietronessuno.

Con la bici di Sagan donata per-sonalmente dal Papa e la maglietta“d’o ro ” di Zanardi, nel primo grup-po di atleti che hanno aderitoall’asta ci sono anche Francesco Tot-ti, Filippo Tortu, Federica Pellegri-ni, Sofia Goggia, i fratelli Giuseppee Carmine Abbagnale, l’equipaggiodi Luna Rossa e gli schermidori Va-lerio Aspromonte e Carolina Erbache — con il loro bambino di 3 anni— hanno aperte le porte della lorocasa. Insomma, sarà possibile alle-narsi con Tortu, vedere all’opera gliAbbagnale nello storico quartiergenerale del canottaggio a Castella-mare di Stabia e salire a bordo diLuna Rossa che ha la sua base aCagliari.

Tra una settimana questi atleti la-sceranno spazio ad altri loro colle-ghi, sempre campioni di livellomondiale, e così si andrà avanti con“We Run Together”, settimana doposettimana”, fino all’8 agosto. Ci sa-ranno, tra gli altri, la Ferrari e laLamborghini insieme a Juventus,Milan, Lazio e Brescia. Ma ancheCarolina Kostner, Bebe Vio, TaniaCagnotto, Arianna Fontana, Doro-thea Wierer, Ivan Zaytsev, Arianna

Fontana, Flavia Pennetta, Gianmar-co Tamberi, Kristian Ghedina, An-tonio Rossi, Christian Innerhofercon moltissimi campioni olimpici emondiali di tanti sport. Sarà ricor-dato Pietro Mennea, e i valori spor-tivi che ha vissuto, attraverso unamarcord particolarmente emozio-nante. E non mancheranno sorprese,considerato che sono sempre più gliatleti e le squadre sportive che sistanno aggiungendo in rispostaall’invito del Pontefice. Senza di-menticare che la bici di Sagan non èl’unico oggetto sportivo che France-sco ha voluto donare per sostenerel'asta di beneficenza.

Informazioni e aggiornamenti su“We Run Together” si possono tro-vare su www.charitystars.com,www.athleticavaticana.org, www.cor-tiledeigentili.com e www.fiammegial-l e . o rg.

Vatican News e Radio VaticanaItalia stanno seguendo passo passoquesta “gara di solidarietà” per dire“grazie” al personale sanitario e pertestimoniare uno stile solidale di fa-re sport. Sabato 6 giugno, alle 17.35,su Radio Vaticana Italia va in ondauno speciale nella trasmissione IlMondo alla Radio. E da domenicamattina su Vatican News ci sarà unapagina dedicata all’iniziativa convolti e voci dei protagonisti.