Viaggiando 49
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MENSILE - aNNo VIMaRZo 20103,90 (Italia) n. 49
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VIaGGIaNDo.TV
SPECIALE NOZZE
All’in
tern
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ITALIA
IN TASCA
16 m
inig
uide
della Puglia
MIAMIUna città un po’ pazza dove vivere come i VipSLOw trAVELScorazzandoper la Svizzera su un treno rosso
NOrMANDIAVita di mare, tradizioni e gastronomia Doc
CILEPaesaggi incredibili tra geyser e deserti
Cambiano le tendenze, cambia il modo di comunicare e spo-
starsi. Cambiano le forme ma rimane l’essenza o come dice
lo scrittore “la sua nostalgia”. Ed è quella che ci fa muovere
a ritroso, a cercare nei mutamenti il senso antico dei nostri
aneliti. È questo che accade ogni volta che ci si sente stretti
e si ha voglia di varcare i confini. Del proprio Paese, del pro-
prio mondo. Come è accaduto al nostro esperto in questo
numero. Un viaggio in Africa e una folgorazione.... ha capito
che non poteva più farne a meno. Ed è quello che accade
a tanti italiani che incontriamo in giro per il mondo, a chi
ama aprire la dispensa e trovarci dentro un pacco di riso
giapponese, il tè thailandese, una lattina di birra africana,
il barattolo di spezie o il burro spray comprato in America. E
allora ben venga il turismo senza più accezioni svilenti. Ben
vengano anche i viaggi organizzati, perché a volte insegna-
no molto di più dei viaggi fai da te. Se non altro quanto sia
difficile a volte condividere i propri sogni. Soprattutto se si
hanno solo 10 giorni per viverli appieno. In questo numero
abbiamo scelto per voi una bella manciata di questi da vive-
re da soli, con gli amici o in coppia. Specialmente se avete
intenzione di pronunciare il fatidico Sì. E ancora, voglio se-
gnalarvi il nostro Speciale Regioni. Dopo il Piemonte tocca
alla bella Puglia con ben 16 miniguide de l’Italia in tasca, da
staccare e conservare. Mese dopo mese porteremo a casa
vostra informazioni e curiosità sul nostro meraviglioso e
caro stivale... Buona lettura!
Tutto cambia...“Il turismo ha ucciso il viaggio come involucro, non come anima e ne ha accresciuto la nostalgia”
Stefano Malatesta, Il cammello battriano
Patrizia Bertolotti
«Anche chi ha un piccolo reddito
merita una grande vacanza». Con
questo slogan si chiude lo spot che
viene trasmesso da mesi sulle reti Rai,
voluto dal Ministero del Turismo per
pubblicizzare la nuova opportunità che
lo Stato offre, con uno stanziamento di
fondi pari a 5 milioni di euro, ai cittadini
meno abbienti per riuscire comunque
ad assicurarsi il meritato riposo in
una località di villeggiatura. Si tratta
dei buoni vacanze, simili per aspetto
e funzionamento ai buoni pasto, che
si presentano in due tagli, da 5 e da 20
euro, e dal 20 gennaio scorso possono
essere richiesti da tutti gli aventi diritto.
L’ammontare che viene corrisposto
varia a seconda del reddito e del numero
di componenti del nucleo familiare e
può coprire dal 20 al 45 per cento della
spesa effettuata. I buoni possono
circolare esclusivamente in Italia e
sono utilizzabili solo fuori del proprio
comune di residenza entro il 30 giugno
2010. La procedura di prenotazione dei
tagliandi va avviata online attraverso la
compilazione dell’apposito modulo sul
sito buonivacanze.it. Secondo il ministro
Brambilla: «Grazie ai buoni vacanze
stimoleremo un giro d’affari che si
aggira intorno ai 170 milioni di euro per
le sole strutture ricettive».
PRIMO PIANOi buoni vacanze per risollevare il turismo in italia
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eDitoriale | viaggiando.tv
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GRANDI ITINERARI
30. Miami sulla spiaggia con i VipUna città un po’ pazza dove tutto è portato all’eccesso,
all’insegna del divertimento senza limiti
70. Bernina sul tetto d’EuropaUna ferrovia che ha fatto la storia, dichiarata nel 2008
Patrimonio dell’umanità dall’Unesco
40. Cile l’incanto del Norte GrandeLe meraviglie naturali della parte settentrionale
del Paese andino tra vulcani e laghi, geyser e deserti
76. Normandia mare, formaggi e sidro Una terra dove le tradizioni si legano al mare in un
connubio fatto di gastronomia e convivialità
50. Tamil Nadu verso l’albaUn lungo percorso in treno porta da Chennai
a Kanyakumari, in India, per vedere il sorgere del sole
86. Speciale NozzeAvete deciso di dire di Sì? Eccovi allora qualche
suggerimento per affrontare i preparativi in pieno relax
56. Windhoek dove i sogni rinasconoCarattere europeo e fascino africano nella giovane
capitale della Namibia. Un mix esplosivo e frizzante!
Speciale PugliaGira la rivista...
4 | VIAGGIANDO
SOMMARIO | MARZO 2010 | NUMERO 49
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MENSILE � ANNO VIMARZO 20103,90 n. 49
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4, n
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SPECIALE NOZZE
All’in
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ITALIA
IN TASCA
16 m
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uide
della Puglia
MIAMIUna città un po’ pazza dove vivere come i Vip NORMANDIAVita di mare, tradizioni e gastronomia Doc
WINDHOEKLa giovane capitale della Namibia si racconta...
CILEPaesaggi incredibili tra geyser e deserti
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26. V.I.P. Josefa IdemIl mondo visto dagli occhi dei
personaggi dell’arte e dello sport
8. NewsNotizie dal mondo
10. CuriositàFatti strani ma incredibilmente veri!
12. GiramondoNotte da in... cubo a Rotterdam!
14. Agenda & eventiArte, musica, cinema, folclore, fiere.
Idee e occasioni per viaggiare
112. Weekend EuropaTre giorni nelle più belle città d’Europa
116. Tendenze BenessereViaggi all’insegna del piacere nelle
più belle Spa d’Italia e del mondo
118. Libri & recensioniDa mettere in valigia per viaggiare
anche con la mente
114. Tendenze ViaggiNatura, avventura, storia,
archeologia, gusto, sport,
108. Weekend ItaliaUn itinerario nel Piceno tra dolci
colline e spiagge di sabbia fine
6 | VIAGGIANDO
SOMMARIO | MARZO 2010 | NUMERO 49
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MIAMIsulla spiaggia con i Vip
Una città sorprendente e un po’ pazza dove tutto è portato all’eccesso, all’insegna del divertimento senza limiti
testo di Luca Bergamin - foto di Giovanni Rivolta
REPORTAGE | AMERICA DEL NORD | MIAMI
30 | VIAGGIANDO VIAGGIANDO | 31
MIAMIsulla spiaggia con i Vip
Una città sorprendente e un po’ pazza dove tutto è portato all’eccesso, all’insegna del divertimento senza limiti
testo di Luca Bergamin - foto di Giovanni Rivolta
REPORTAGE | AMERICA DEL NORD | MIAMI
30 | VIAGGIANDO VIAGGIANDO | 31
Le meraviglie naturali della parte settentrionale del Paese andino tra vulcani e laghi, geyser e deserti a oltre 4.000 metri
testo e foto di Vittorio Giannella
L’incanto del Norte GrandeCILE
REPORTAGE | AMERICA DEL SUD | CILE
Le meraviglie naturali della parte settentrionale del Paese andino tra vulcani e laghi, geyser e deserti a oltre 4.000 metri
testo e foto di Vittorio Giannella
L’incanto del Norte GrandeCILE
REPORTAGE | AMERICA DEL SUD | CILE
Alla stazione di Egmore a Chennai, città dell’In-
dia del sud un tempo nota come Madras, nello
Stato del Tamil Nadu, sembra che nessuno sap-
pia come arrivare a Tiruvannamalai. Mettersi
in coda per acquistare un biglietto è un’ardua
impresa: gli indiani non amano fare la fila e
gli spintoni sono all’ordine del giorno. Se ci si
distrae solo un attimo, per osservare la grazia
con cui alcune donne con i loro sari colorati
trasportano grandi borse, ecco subito che qual-
cuno ti passa davanti. Qui vince la legge del più
furbo e l’unico modo per cavarsela è imparare
a muoversi come i locali. Così, una volta giunti
alla cassa, si scopre che è necessario prendere
il Puducherry Express diretto a Villupuram Jun-
ction, a un costo di 45 rupie, e poi salire su un
autobus. È presto e la luce non ha ancora illumi-
nato il cielo, sul treno donne e uomini si acco-
modano su vagoni separati. La carrozza è vuota,
c’è solo una ragazza intenta a leggere un libro,
ma quando il fischio annuncia la partenza tutti
i sedili sono occupati: non esistono scomparti-
menti riservati, ogni spazio è aperto, persino le
porte per scendere e salire. Il posto migliore è
quello accanto al finestrino, da qui sembra che
il treno segua il movimento del sorgere del sole.
A ogni stazione venditori ambulanti fanno il
loro ingresso sul vagone per vendere samosa,
fagottini ripieni con patate, cavolfiori e un mix
di spezie, chai, il tè locale, acqua contenuta in
minuscole confezioni di plastica quadrate, brac-
ciali e orecchini. Sembra di essere in un grande
mercato mobile: c’è chi vuole guardare la mer-
ce offerta, chi non ha ancora fatto colazione e
chiede il prezzo di un fagottino, chi, invece, si
consulta con il vicino sulla qualità dei prodotti,
mentre c’è chi ama la tranquillità e continua a
guardare fuori nell’attesa che il treno riprenda
il suo percorso. È impossibile rimanere indif-
ferenti a tutto ciò, gli indiani amano parlare e
ti coinvolgono in discorsi con mille domande
per soddisfare la loro curiosità sull’Europa e
sull’Italia. La complicità e la confidenza che si
instaurano con il vicino è immediata, non esiste
preoccupazione di offendere o di essere troppo
invadente, si va nella stessa direzione, quindi
tanto vale essere solidali e accettare l’offerta di
un bicchiere di tè da parte di una signora. Be-
vendolo ti senti al sicuro e ogni sorso allontana
la sensazione di solitudine.
Dopo tre ore Di treno e un’ora di autobus, fi-
nalmente si arriva a tiruvannamalai. Sarà per
la presenza del monte Arunachala, che con
la sua imponenza domina l’intero villaggio, o
per il Sri Ramana Maharishi Ashram, luogo de-
Tamil Nadu verso l’albaUn lungo percorso in treno porta da Chennai a Kanyakumari, per vedere il sorgere del sole. Tutto sotto la protezione di Shiva
testo e foto di Anna Volpicelli
dicato alla meditazione, ma qui ogni angolo è
intriso di spiritualità. Il villaggio è uno dei più
importanti centri dedicati a Shiva di tutta l’In-
dia, dove la divinità si manifesta sotto forma
di fuoco. Camminando per la lunga strada che
conduce all’Arunachaleswara temple, ci trovia-
mo al cospetto di una cerimonia religiosa. Carri
che trasportano statue di divinità indù e una
grande folla circondano un cumulo di legna che
brucia. I partecipanti raccontano che si tratta di
un rito di ringraziamento nei confronti di Shiva
che, con il suo potere, porta la luce nell’oscurità
e scaccia il male. È una manifestazione molto
sentita fra gli abitanti: donne, uomini, anziani
e bambini sono tutti coinvolti e assistono con
estrema devozione, anche se i più piccoli non
perdono occasione per correre e scherzare. Il
sadhu, il saggio indù, con indosso un doti, l’abi-
to tradizionale color arancione sporco di cene-
re, si preoccupa che nessuno si bruci e indica di
volta in volta chi deve aggiungere legna al fuo-
co o sistemarla. I grandi gopuram bianchi, torri
monolitiche, delineano il contorno del tempio
poco distante. Alla sinistra dell’ingresso prin-
cipale, un elefante appoggia la proboscide sul
capo di una donna in una sorta di benedizione.
Prima di entrare bisogna togliersi le scarpe, qui
si cammina a piedi nudi. Bramini, venditori di
fiori, bancarelle di souvenir e numerosi pellegri-
ni animano l’atmosfera del tempio. Per trovare
un po’ di quiete bisogna uscire e prendere il
sentiero che dall’ashram conduce a due picco-
li monasteri arroccati sul monte Arunachala. Il
primo che si incontra è Virupaksha, un gioiello
di quiete dove vige la regola del silenzio. In una
stanza, indiani e occidentali meditano davanti
all’immagine di Sri Ramana Maharishi, mistico
indiano, uno dei più celebri saggi del subconti-
nente che visse la sua vita ai piedi della mon-
tagna. Un attimo di raccoglimento e poi via per
Skandasramana, altro luogo sacro. Uno swami
è il custode di questo tempio: una figura sotti-
le e gracile con i capelli rasati dall’aria molto
serena, che ha il compito di far rispettare le
regole e di prendersi cura di ogni dettaglio che
riguarda il monastero. Dopo un illuminante
colloquio con il sant’uomo sul messaggio di
Maharishi, vale la pena di prendersi una pau-
sa e riflettere seduti su una panchina ai piedi
di un albero. Da qui si gode una meravigliosa
vista dell’intero villaggio e se ci si gira indietro,
la cima del monte sacro sembra molto vicina,
ma è solo apparenza. Per raggiungere la vetta
è necessario percorrere quattro ore e mezzo
di cammino. Chi non si lascia spaventare dalla
fatica e non vuole perdere il fascino spirituale
REPORTAGE | ASIA | INDIA
50 | VIAGGIANDO VIAGGIANDO | 51
Alla stazione di Egmore a Chennai, città dell’In-
dia del sud un tempo nota come Madras, nello
Stato del Tamil Nadu, sembra che nessuno sap-
pia come arrivare a Tiruvannamalai. Mettersi
in coda per acquistare un biglietto è un’ardua
impresa: gli indiani non amano fare la fila e
gli spintoni sono all’ordine del giorno. Se ci si
distrae solo un attimo, per osservare la grazia
con cui alcune donne con i loro sari colorati
trasportano grandi borse, ecco subito che qual-
cuno ti passa davanti. Qui vince la legge del più
furbo e l’unico modo per cavarsela è imparare
a muoversi come i locali. Così, una volta giunti
alla cassa, si scopre che è necessario prendere
il Puducherry Express diretto a Villupuram Jun-
ction, a un costo di 45 rupie, e poi salire su un
autobus. È presto e la luce non ha ancora illumi-
nato il cielo, sul treno donne e uomini si acco-
modano su vagoni separati. La carrozza è vuota,
c’è solo una ragazza intenta a leggere un libro,
ma quando il fischio annuncia la partenza tutti
i sedili sono occupati: non esistono scomparti-
menti riservati, ogni spazio è aperto, persino le
porte per scendere e salire. Il posto migliore è
quello accanto al finestrino, da qui sembra che
il treno segua il movimento del sorgere del sole.
A ogni stazione venditori ambulanti fanno il
loro ingresso sul vagone per vendere samosa,
fagottini ripieni con patate, cavolfiori e un mix
di spezie, chai, il tè locale, acqua contenuta in
minuscole confezioni di plastica quadrate, brac-
ciali e orecchini. Sembra di essere in un grande
mercato mobile: c’è chi vuole guardare la mer-
ce offerta, chi non ha ancora fatto colazione e
chiede il prezzo di un fagottino, chi, invece, si
consulta con il vicino sulla qualità dei prodotti,
mentre c’è chi ama la tranquillità e continua a
guardare fuori nell’attesa che il treno riprenda
il suo percorso. È impossibile rimanere indif-
ferenti a tutto ciò, gli indiani amano parlare e
ti coinvolgono in discorsi con mille domande
per soddisfare la loro curiosità sull’Europa e
sull’Italia. La complicità e la confidenza che si
instaurano con il vicino è immediata, non esiste
preoccupazione di offendere o di essere troppo
invadente, si va nella stessa direzione, quindi
tanto vale essere solidali e accettare l’offerta di
un bicchiere di tè da parte di una signora. Be-
vendolo ti senti al sicuro e ogni sorso allontana
la sensazione di solitudine.
Dopo tre ore Di treno e un’ora di autobus, fi-
nalmente si arriva a tiruvannamalai. Sarà per
la presenza del monte Arunachala, che con
la sua imponenza domina l’intero villaggio, o
per il Sri Ramana Maharishi Ashram, luogo de-
Tamil Nadu verso l’albaUn lungo percorso in treno porta da Chennai a Kanyakumari, per vedere il sorgere del sole. Tutto sotto la protezione di Shiva
testo e foto di Anna Volpicelli
dicato alla meditazione, ma qui ogni angolo è
intriso di spiritualità. Il villaggio è uno dei più
importanti centri dedicati a Shiva di tutta l’In-
dia, dove la divinità si manifesta sotto forma
di fuoco. Camminando per la lunga strada che
conduce all’Arunachaleswara temple, ci trovia-
mo al cospetto di una cerimonia religiosa. Carri
che trasportano statue di divinità indù e una
grande folla circondano un cumulo di legna che
brucia. I partecipanti raccontano che si tratta di
un rito di ringraziamento nei confronti di Shiva
che, con il suo potere, porta la luce nell’oscurità
e scaccia il male. È una manifestazione molto
sentita fra gli abitanti: donne, uomini, anziani
e bambini sono tutti coinvolti e assistono con
estrema devozione, anche se i più piccoli non
perdono occasione per correre e scherzare. Il
sadhu, il saggio indù, con indosso un doti, l’abi-
to tradizionale color arancione sporco di cene-
re, si preoccupa che nessuno si bruci e indica di
volta in volta chi deve aggiungere legna al fuo-
co o sistemarla. I grandi gopuram bianchi, torri
monolitiche, delineano il contorno del tempio
poco distante. Alla sinistra dell’ingresso prin-
cipale, un elefante appoggia la proboscide sul
capo di una donna in una sorta di benedizione.
Prima di entrare bisogna togliersi le scarpe, qui
si cammina a piedi nudi. Bramini, venditori di
fiori, bancarelle di souvenir e numerosi pellegri-
ni animano l’atmosfera del tempio. Per trovare
un po’ di quiete bisogna uscire e prendere il
sentiero che dall’ashram conduce a due picco-
li monasteri arroccati sul monte Arunachala. Il
primo che si incontra è Virupaksha, un gioiello
di quiete dove vige la regola del silenzio. In una
stanza, indiani e occidentali meditano davanti
all’immagine di Sri Ramana Maharishi, mistico
indiano, uno dei più celebri saggi del subconti-
nente che visse la sua vita ai piedi della mon-
tagna. Un attimo di raccoglimento e poi via per
Skandasramana, altro luogo sacro. Uno swami
è il custode di questo tempio: una figura sotti-
le e gracile con i capelli rasati dall’aria molto
serena, che ha il compito di far rispettare le
regole e di prendersi cura di ogni dettaglio che
riguarda il monastero. Dopo un illuminante
colloquio con il sant’uomo sul messaggio di
Maharishi, vale la pena di prendersi una pau-
sa e riflettere seduti su una panchina ai piedi
di un albero. Da qui si gode una meravigliosa
vista dell’intero villaggio e se ci si gira indietro,
la cima del monte sacro sembra molto vicina,
ma è solo apparenza. Per raggiungere la vetta
è necessario percorrere quattro ore e mezzo
di cammino. Chi non si lascia spaventare dalla
fatica e non vuole perdere il fascino spirituale
REPORTAGE | ASIA | INDIA
50 | VIAGGIANDO VIAGGIANDO | 51
Windhoek dove i sogni rinascono
Carattere europeo e fascino africano, questa giovane capitale ha saputo miscelare le due culture trasformandole in una nuova forza. Quella di un’Africa che sa brillare di luce propria testo di Patrizia Bertolotti - foto di Francesco Garufi
REPORTAGE | AFRICA | NAMIBIA
Windhoek dove i sogni rinascono
Carattere europeo e fascino africano, questa giovane capitale ha saputo miscelare le due culture trasformandole in una nuova forza. Quella di un’Africa che sa brillare di luce propria testo di Patrizia Bertolotti - foto di Francesco Garufi
REPORTAGE | AFRICA | NAMIBIA
Bernina cent’anni sul tetto d’Europa
Una ferrovia che ha fatto la storia, dichiarata nel 2008 Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Un modo romantico per valicare le Alpi alla scoperta del cantone dei Grigioni
testo di Alberto Caspani
Un incantesimo, forse un sortilegio della misteriosa fata delle
nevi, che le locali leggende vogliono celata fra Chapütschöl
e Munt Pers. Non si spiegherebbe altrimenti il perché di un
paesaggio simile, improvvisamente capace di farsi cristallo
puro, né il sinistro nome delle montagne, Diavolezza. Alle
porte di St. Moritz, il leggendario trenino rosso del Bernina
invita ad affondare lo sguardo in cerca d’appigli. Fuori dal
finestrino, neanche un granello di polvere, nessuna orma
umana osa calcare il bianco manto che tutto inghiotte.
Alzando gli occhi, il blu del cielo è così intenso da apparire
semplicemente inscalfibile, quasi si fosse stati catturati in
una di quelle sfere magiche ove basta il capriccio di un bim-
bo per scatenare una bufera, o il sussurro di una madre per
assopire l’ineluttabilità del fato. Viaggiare sui vagoni pano-
ramici del Kleine Rote risveglia meraviglie d’altri tempi, di
un’età remota e fantastica, in cui il sogno sapeva scatenare
da un momento all’altro l’esuberanza poetica della realtà,
spingendo a scavalcare gli ostacoli più arditi sino al rag-
giungimento dei luoghi dell’impossibile.
A cent’Anni eSAtti dalla scommessa di un manipolo d’ar-
diti ingegneri svizzeri, la magia è ancora intatta. Fra tirano
e St. Moritz si snoda, infatti, uno dei tratti ferroviari più sce-
nografici al mondo, che nel 2008 è stato incluso, non a caso,
nel Patrimonio Unesco, comprendendo anche l’estensione
sino a thusis. Per 122 chilometri si alternano riserve natura-
li, città storiche e amene località di folclore elvetico, e se 55
gallerie o 165 ponti non sono sufficienti per mozzare il fiato,
di fronte alla tecnica di risalita “elicoidale” del leggendario
trenino rosso non resta che inchinarsi al prodigio: la sinuo-
sità della ferrovia nei pressi di Brusio, a scartamento ridot-
to e in assenza di cremagliera, è potenza allo stato puro. Fa
venire i brividi toccare quota 2.253 metri stando comoda-
mente seduti in una carrozza panoramica. Sono emozioni
che, nel migliore dei casi, si provano una sola volta nella
vita e fanno battere il cuore come al primo bacio. Eppure, la
Ferrovia Retica ha saputo trasformare questa conquista ti-
tanica in una favola giornaliera dalle immancabili tinte go-
tiche. I bimbi trepidano, con gli occhi sgranati sui boschi, gli
REPORTAGE | EUROPA | SVIZZERA
70 | VIAGGIANDO VIAGGIANDO | 71
Bernina cent’anni sul tetto d’Europa
Una ferrovia che ha fatto la storia, dichiarata nel 2008 Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Un modo romantico per valicare le Alpi alla scoperta del cantone dei Grigioni
testo di Alberto Caspani
Un incantesimo, forse un sortilegio della misteriosa fata delle
nevi, che le locali leggende vogliono celata fra Chapütschöl
e Munt Pers. Non si spiegherebbe altrimenti il perché di un
paesaggio simile, improvvisamente capace di farsi cristallo
puro, né il sinistro nome delle montagne, Diavolezza. Alle
porte di St. Moritz, il leggendario trenino rosso del Bernina
invita ad affondare lo sguardo in cerca d’appigli. Fuori dal
finestrino, neanche un granello di polvere, nessuna orma
umana osa calcare il bianco manto che tutto inghiotte.
Alzando gli occhi, il blu del cielo è così intenso da apparire
semplicemente inscalfibile, quasi si fosse stati catturati in
una di quelle sfere magiche ove basta il capriccio di un bim-
bo per scatenare una bufera, o il sussurro di una madre per
assopire l’ineluttabilità del fato. Viaggiare sui vagoni pano-
ramici del Kleine Rote risveglia meraviglie d’altri tempi, di
un’età remota e fantastica, in cui il sogno sapeva scatenare
da un momento all’altro l’esuberanza poetica della realtà,
spingendo a scavalcare gli ostacoli più arditi sino al rag-
giungimento dei luoghi dell’impossibile.
A cent’Anni eSAtti dalla scommessa di un manipolo d’ar-
diti ingegneri svizzeri, la magia è ancora intatta. Fra tirano
e St. Moritz si snoda, infatti, uno dei tratti ferroviari più sce-
nografici al mondo, che nel 2008 è stato incluso, non a caso,
nel Patrimonio Unesco, comprendendo anche l’estensione
sino a thusis. Per 122 chilometri si alternano riserve natura-
li, città storiche e amene località di folclore elvetico, e se 55
gallerie o 165 ponti non sono sufficienti per mozzare il fiato,
di fronte alla tecnica di risalita “elicoidale” del leggendario
trenino rosso non resta che inchinarsi al prodigio: la sinuo-
sità della ferrovia nei pressi di Brusio, a scartamento ridot-
to e in assenza di cremagliera, è potenza allo stato puro. Fa
venire i brividi toccare quota 2.253 metri stando comoda-
mente seduti in una carrozza panoramica. Sono emozioni
che, nel migliore dei casi, si provano una sola volta nella
vita e fanno battere il cuore come al primo bacio. Eppure, la
Ferrovia Retica ha saputo trasformare questa conquista ti-
tanica in una favola giornaliera dalle immancabili tinte go-
tiche. I bimbi trepidano, con gli occhi sgranati sui boschi, gli
REPORTAGE | EUROPA | SVIZZERA
70 | VIAGGIANDO VIAGGIANDO | 71
La strada è molto ripida, ho decisamente sottovalutato la
cosa. Sono molto accaldato, sebbene il sole basso del lun-
go tramonto sull’Atlantico e una lieve brezza rinfreschino
l’aria. Il cuore batte forte e non ho più fiato. Il pesante zai-
no che porto sulle spalle non facilita certo la situazione.
Ma non mi importa, tolgo la vareuse, la casacca tipica dei
marinai bretoni e normanni, e proseguo lentamente lungo
il cammino chiamato La sente aux matelots. La mia meta
è la cappella di Notre Dame du Salut, ripercorro le trac-
ce di una tradizione che si perpetua da secoli, quella di
chiedere la protezione prima di andare per mare e di rin-
graziare per essere tornati sani e salvi a casa dopo mesi
di navigazione. Sì, perché il mare qui dà lavoro, ma molto
spesso inghiotte i più sfortunati. I marinai di Fécamp lo
sanno bene, moltissime sono le storie di naufragi e pochi
sono ancora vivi per poterle raccontare. La mia “scalata”
non è dovuta a un atto di fede, ma soltanto al piacere di
scavare in una cultura a me cara. Amo il mare e gli dedico
gran parte della mia vita, e questo mi è sembrato un modo
splendido per rendere omaggio a chi il mare lo vive ancor
più di me. Notre Dame du Salut si trova sulla cima della
falesia che sovrasta Fécamp, nota come Cap Fagnet più o
meno dall’anno Mille. Da qui si gode uno dei tramonti più
belli che la verde Normandia ha da offrire. Arrivato in cima
mi avvicino al cantastorie, al suo fianco una folla di perso-
ne che ascolta storie di navi, di marinai, di tempeste e di
onde enormi in religioso silenzio. I bambini sono incantati,
e anche il bimbo che è in me resta lì, a bocca aperta, ad am-
Normandiatra marinai, formaggio e sidro
Una terra dove le tradizioni si legano al mare in un indissolubile connubio fatto di gastronomia e convivialità
testo e foto di Peppe D’Urso
76 | VIAGGIANDO VIAGGIANDO | 77
REPORTAGE | EUROPA | FRANCIA
La strada è molto ripida, ho decisamente sottovalutato la
cosa. Sono molto accaldato, sebbene il sole basso del lun-
go tramonto sull’Atlantico e una lieve brezza rinfreschino
l’aria. Il cuore batte forte e non ho più fiato. Il pesante zai-
no che porto sulle spalle non facilita certo la situazione.
Ma non mi importa, tolgo la vareuse, la casacca tipica dei
marinai bretoni e normanni, e proseguo lentamente lungo
il cammino chiamato La sente aux matelots. La mia meta
è la cappella di Notre Dame du Salut, ripercorro le trac-
ce di una tradizione che si perpetua da secoli, quella di
chiedere la protezione prima di andare per mare e di rin-
graziare per essere tornati sani e salvi a casa dopo mesi
di navigazione. Sì, perché il mare qui dà lavoro, ma molto
spesso inghiotte i più sfortunati. I marinai di Fécamp lo
sanno bene, moltissime sono le storie di naufragi e pochi
sono ancora vivi per poterle raccontare. La mia “scalata”
non è dovuta a un atto di fede, ma soltanto al piacere di
scavare in una cultura a me cara. Amo il mare e gli dedico
gran parte della mia vita, e questo mi è sembrato un modo
splendido per rendere omaggio a chi il mare lo vive ancor
più di me. Notre Dame du Salut si trova sulla cima della
falesia che sovrasta Fécamp, nota come Cap Fagnet più o
meno dall’anno Mille. Da qui si gode uno dei tramonti più
belli che la verde Normandia ha da offrire. Arrivato in cima
mi avvicino al cantastorie, al suo fianco una folla di perso-
ne che ascolta storie di navi, di marinai, di tempeste e di
onde enormi in religioso silenzio. I bambini sono incantati,
e anche il bimbo che è in me resta lì, a bocca aperta, ad am-
Normandiatra marinai, formaggio e sidro
Una terra dove le tradizioni si legano al mare in un indissolubile connubio fatto di gastronomia e convivialità
testo e foto di Peppe D’Urso
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REPORTAGE | EUROPA | FRANCIA
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