“VI VOGLIO TUTTI SANTI E NON PICCOLI SANTI ... · e che cosa può dire ancora oggi a ... il...

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ESPERIENZE PASTORALI Eco dei Barnabiti 3/2014 57 M entre guardo sul “Dia- logo” notizie su San- t’Antonio Maria Zacca- ria, fondatore dei Barnabiti, e il ca- lendario della festa della nostra Comunità pastorale a lui dedicata, pensieri, dubbi e domande mi attra- versano la mente. Il titolo è già un programma, ma pensare in modo co- sì alto e ambizioso mi sembra una grande sfida. Chiamati alla santità… e va bene, ma tutti e pure grandi (non piccoli!) mi pare un po’ tanto. Mi rassicuro pensando che l’autore della proposta si rivolge ai suoi preti e alle Angeli- che, ordini da lui fondati, ma poi leg- go che riguarda anche i “maritati di San Paolo”, laici quindi, e beh, la co- sa è un po’ più complicata. Penso allora al secondo imperati- vo, quello che ci chiede di correre come pazzi e questo mi appare più comprensibile e attuabile. A correre oggi, in questa vita frenetica, siamo abituati, chi più chi meno, ma è la meta indicata che cambia tutto, ci in- terpella e ci invita ad una visione di- versa, ad altra “rotta”. Non sono i nostri, impegni, i progetti pur buoni e legittimi, il nostro io, sono Dio e il prossimo a dover orientare il nostro agire. Che binomio! il fondatore - le fondamenta della Comunità Ma chi è questo santo così esigente e che cosa può dire ancora oggi a noi? Conoscere meglio la sua vita, la sua storia, le sue intuizioni e realiz- zazioni è forse uno degli obiettivi del nostro “festeggiare”? Vissuto nel Cinquecento, in un contesto storico e sociale non certo facile, presto orfano, allevato da una madre giovanissima che sa coniugare tenerezza e coraggio, nonostante il declino delle fortune e dei beni di fa- miglia, a 24 anni si laurea in medici- na nella prestigiosa Università di Pa- dova, ma saranno le anime il centro della sua intensa opera e della sua breve esistenza. La contessa Torelli e due amici, Giacomo Morigia e Barto- lomeo Ferrari, lo affiancano e lo so- stengono nella sua grande realizza- zione: la fondazione di una comunità di preti, guidati da una regola comu- ne, desiderosi di annunciare a tutti la parola di Dio, coltivando lo studio e il sapere. Sono i Chierici regolari di San Paolo (l’idea della “corsa” viene da lui?), più noti con il nome di Bar- nabiti. Vengono poi le Angeliche e i Maritati di San Paolo, come si è det- to. Donne aperte al mondo, alle sue urgenze e laici: una visione indubbia- mente innovatrice e profetica. Mi pia- “VI VOGLIO TUTTI SANTI E NON PICCOLI SANTI”. “CORRETE COME PAZZI” (SANT’ANTONIO MARIA ZACCARIA) Nel quarto anniversario della sua fondazione la Comunità pastorale di Eupilio - Longone al Segrino (SAMZ) allunga i festeggiamenti per quattro giorni. Eupilio: suggestiva visione del lago di Pusiano dalla nostra casa di Esercizi

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ESPERIENZE PASTORALI

Eco dei Barnabiti 3/2014 57

Mentre guardo sul “Dia-logo” notizie su San-t’Antonio Maria Zacca-

ria, fondatore dei Barnabiti, e il ca-lendario della festa della nostraComunità pastorale a lui dedicata,pensieri, dubbi e domande mi attra-versano la mente. Il titolo è già unprogramma, ma pensare in modo co-sì alto e ambizioso mi sembra unagrande sfida.Chiamati alla santità… e va bene,

ma tutti e pure grandi (non piccoli!)mi pare un po’ tanto. Mi rassicuropensando che l’autore della propostasi rivolge ai suoi preti e alle Angeli-che, ordini da lui fondati, ma poi leg-go che riguarda anche i “maritati diSan Paolo”, laici quindi, e beh, la co-sa è un po’ più complicata.Penso allora al secondo imperati-

vo, quello che ci chiede di correrecome pazzi e questo mi appare piùcomprensibile e attuabile. A correreoggi, in questa vita frenetica, siamoabituati, chi più chi meno, ma è lameta indicata che cambia tutto, ci in-terpella e ci invita ad una visione di-versa, ad altra “rotta”. Non sono inostri, impegni, i progetti pur buonie legittimi, il nostro io, sono Dio e ilprossimo a dover orientare il nostroagire. Che binomio!

il fondatore - le fondamentadella Comunità

Ma chi è questo santo così esigentee che cosa può dire ancora oggi anoi? Conoscere meglio la sua vita, lasua storia, le sue intuizioni e realiz-zazioni è forse uno degli obiettivi delnostro “festeggiare”?

Vissuto nel Cinquecento, in uncontesto storico e sociale non certofacile, presto orfano, allevato da unamadre giovanissima che sa coniugaretenerezza e coraggio, nonostante ildeclino delle fortune e dei beni di fa-miglia, a 24 anni si laurea in medici-na nella prestigiosa Università di Pa-dova, ma saranno le anime il centrodella sua intensa opera e della suabreve esistenza. La contessa Torelli edue amici, Giacomo Morigia e Barto-lomeo Ferrari, lo affiancano e lo so-

stengono nella sua grande realizza-zione: la fondazione di una comunitàdi preti, guidati da una regola comu-ne, desiderosi di annunciare a tutti laparola di Dio, coltivando lo studio eil sapere. Sono i Chierici regolari diSan Paolo (l’idea della “corsa” vieneda lui?), più noti con il nome di Bar-nabiti. Vengono poi le Angeliche e iMaritati di San Paolo, come si è det-to. Donne aperte al mondo, alle sueurgenze e laici: una visione indubbia-mente innovatrice e profetica. Mi pia-

“VI VOGLIO TUTTI SANTIE NON PICCOLI SANTI”.“CORRETE COME PAZZI”

(SANT’ANTONIO MARIA ZACCARIA)Nel quarto anniversario della sua fondazione la Comunità pastorale di Eupilio - Longone alSegrino (SAMZ) allunga i festeggiamenti per quattro giorni.

Eupilio: suggestiva visione del lago di Pusiano dalla nostra casa di Esercizi

ce pensare che il sostegno della no-bildonna e dei due amici non sia soloun dato biografico, ma una nota ulte-riore di attualità…Insomma ci sarebbe molto da sco-

prire e mi sembra importante cono-scere meglio “il nostro fondatore”(espressione che ho sentito semprepronunciare con orgoglio da ognibarnabita): forse la festa può servireanche a questo scopo.

3 luglio:una novità e una conferma

Ecco subito la novità chepuò essere vista nella logicadi una migliore conoscenzadi sant’Antonio Maria Zacca-ria: un centinaio di bambi-ni, ragazzi, adolescenti chefrequentano l’oratorio estivo“corrono” (in pullman, natu-ralmente) verso l’Istituto Zac-caria di Milano. Lì la presen-za del santo è tangibile nonsolo perché è uno storicocentro di fede e di cultura,perché vi hanno studiato ge-nerazioni di giovani, con do-centi e alunni famosi in variediscipline, ma soprattutto per-ché vi è custodito il suo cor-po. Anche l’arte, mezzo po-tente di riflessione e di pre-ghiera, può essere veicolo diconoscenza con il dipintoche raffigura il “miracolo delgiglio”, fiore divenuto simbo-lico e presente nelle rappre-sentazioni di S. Antonio Ma-ria. Per i ragazzi, accolti dapadre Ambrogio Valzasina,partecipare all’Eucarestia nel-la chiesa di San Barnaba, ve-dere le aule e la grande pale-stra, vivere momenti di giocoe di convivialità e perfinoscherzare con Kasuku, il cele-bre e longevo pappagallo, èun modo concreto e gradito di cono-scere, perché il fascino di un luogo,capace di svelare, far ricordare o im-maginare, lascia un’eco profonda aogni età e le esperienze vissute ingruppo sono potenti ed efficaci.Questa scelta, proposta come do-

no, mi sembra proprio un’idea lumi-nosa e non si tratta di un plauso dicircostanza: tanti anni di vita a scuo-la mi hanno confermato quanto valo-re abbia una meta pensata in chiave

non meramente ricreativa e preparataad hoc.La sera sono gli adulti a ritrovarsi

in San Giorgio, interpellati con unariflessione sulla santità dal teatro sa-cro di Matteo Locatelli. Lo rivediamocon piacere, lo ascoltiamo con inte-resse, lo apprezziamo, ancora unavolta, per le sue doti di comunicatore,per la sua amabilità e per averci pre-sentato un “Karol” a tutto tondo, bensintetizzato dall’affermazione «Cer-

cano di capirmi da fuori, ma io possoessere compreso solo da dentro». Ineffetti le immagini che scorrono sulloschermo dicono molto della vitapubblica di papa Wojtyla: i suoi gestie discorsi ci riportano alla mentemomenti cruciali di quella straordi-naria personalità, in un arco cronolo-gico che va dall’annuncio della suaelezione alle scene delle sue ese-quie, con oltre sei milioni di personeconvenute a Roma. Con tanti senti-

menti diversi e con risonanze indivi-duali, risentiamo racconti di vita, illavoro duro come operaio, la guerrae l’occupazione della Polonia, la suaamata patria, il suo essere studenteclandestino, la sua vocazione, l’ele-zione al soglio di Pietro, il reiteratoinvito a non avere paura, i suoi viag-gi in tutto il mondo, il dramma del-l’attentato, i ricoveri al Gemelli, igiorni luminosi della GMG. Il papadelle folle, che bucava lo schermo,

cercato dai media, chetalora enfatizzavano isuoi gesti e le sue pa-role, a volte senza ca-pirle nella loro autenti-ca portata: questo è ilpontefice che moltitentavano di capire daldi fuori, mentre la suaprofonda interiorità, lasua anima non eranofacili da cogliere. Sonoconvinta che ciascu-no abbia dentro, nellamente e nel cuore, al-tre immagini, altre sce-ne, altri istanti di quel-la sorprendente esi-stenza che ha segnatola storia del mondo. Ionon ne ho dimenticatauna, quotidiana, “sen-za storia”: un uomo se-reno, ancora vigoroso,affascinato da una vet-ta, cielo e verde in -torno a lui: in quellosguardo mi era sem-brato di leggere tutto,di ritrovare quel bino-mio Dio – Uomo, pre-ghiera e contemplazio-ne, la gioia del Creatoda trasmettere e da tu-telare. Comunque cia-scuno, ne sono certa,ha immagini e paroleche sono conservate

nella mente e nel cuore e, forse, sonoqueste a restituire a ognuno la dimen-sione personale di Giovanni Paolo II.Quelle di Matteo Locatelli ci sonostate proposte negli intermezzi dellaproiezione: un’intensa affermazionesulla dignità dell’uomo che lavora(«Tutta la grandezza del lavoro è den-tro l’uomo»), un passo celeberrimotratto da “Il piccolo principe” per da-re voce al bisogno e al valore del-l’amicizia (tema caro a lui e al papa)

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Antonio Maria Zaccaria, il “santo del giglio”

e la forza della preghiera e della be-nevolenza che può cambiare noistessi e gli altri.A questo proposito è stato proietta-

to un breve video molto interessante,inquadrandolo nel grande tema dellapurificazione delle memorie, esigen-za tanto cara al papa polacco. Unoscienziato giapponese, Masaru Emo-to, ha studiato per anni l’acqua, vistacome organismo dotato di coscienzapropria: ha fotografato e filmato ladiversa formazione e aggregazione dicristalli nell’acqua, in relazione al-l’informazione procurata da parolepositive o negative, benedizioni omaledizioni, lodi o insulti. Incredibi-le la differenza, eppure evidentenell’ordine e nella bellezza dei cri-stalli quando la parola dice l’armo-nia, mentre si vedono il disordine e ilcaos quando prevalgono la condan-na e la negatività.Altri testi meriterebbero una cita-

zione per l’importanza dei temi trat-tati: la guerra e la pace, il ruolo dellereligioni con il memorabile incontrodi Assisi, i gesti di perdono dopo l’at-tentato, le parole dette a Tor Vergatacon l’invito ai giovani ad andarecontrocorrente…Quando Matteo leg-ge «Coraggio, la santità è possibile»sorrido perché sembra la risposta aimiei dubbi iniziali. La serata si con-clude con… carta e penna per unpiccolo esercizio. Un momento didubbio, presto chiarito. Siamo invita-ti a riflettere su noi stessi con la scel-ta di cinque aggettivi che ci rappre-sentino (un po’ s’intende!). Poi cia-scuno deve concentrarsi ed eliminareil termine o i termini che indicanoostacoli al cammino di vita e di fede;il suggerimento finale è quello di “la-vorarci su e pregare” per migliorarci.Educare la parola deve diventarepratica di vita e anche questo non èsemplice. Quando Matteo Locatellisi congeda da noi, padre Damianoannuncia che lo rivedremo in autun-no nel ruolo di “formatore” e che unaltro grande pontefice, Paolo VI, civerrà da lui presentato.

venerdì 4 luglio:preghiera e musica

L’Eucarestia del primo venerdì delmese si celebra a Longone, nel san-tuario di Santa Maria della rosa, unachiesa dalla storia interessante, doveè vivo il culto mariano e dove, di re-

cente, semplici vetri sono stati sosti-tuiti da preziose vetrate dedicate aimisteri della Luce. Oggetto di gene-rosa offerta da parte di un donatoreche desidera l’anonimato, esse ren-dono visibile un percorso teologico ecomplesse verità di fede. Anche lì ilgiglio e lo stemma dei Barnabiti testi-moniano l’appartenenza del santua-rio alla SAMZ.Alle 21 è la casa dell’Opera Ritiri

dei Barnabiti a Galliano di Eupilio adospitare un momento di Elevazionespirituale attraverso la musica: è l’En-semble vocale e strumentale “Convi-

via Musica” che regala una seratamolto piacevole e insieme intensa.Chi non ha mai sentito questo coro sisorprende nel vederlo tutto al femmi-nile: diciotto donne con un’elegantedivisa nera e... un tocco di rosa acce-so dato da una sciarpa. La direzioneè affidata al maestro Marco Testori,figlio del fondatore del coro, musici-sta di talento e sue sono le armoniz-zazioni dei pezzi.Il programma è nutrito, vario e, fin

dall’inizio, i brani valorizzano la bra-vura, la potenza delle voci, la prepa-razione musicale delle coriste.

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l’Ensemble vocale e strumentale “Convivia Musica”

un momento del raduno conviviale

Canti popolari e di autore, spiri-tuals si alternano e ci portano lonta-no, con quel fascino e quella poten-za evocativa che il linguaggio musi-cale sa esprimere ovunque e senzabarriere. Così ci ritroviamo immersiin un’atmosfera di preghiera autenti-ca, a volte sussurrata a volte dispie-gata, con due canzoni “Madonna” e“Preghiera “. Questa mi colpisce su-bito per l’intensità e la bellezza delleparole: parla di ricerca di Dio nel si-lenzio della sera, di luce e di soste-gno che Lui sa darci e ci lascia nelcuore un senso di appagante sereni-tà. Mi piacerebbe risentirla, penso.Poi le note e le voci ci fanno viag-

giare, ci conducono nel mondo deicanti popolari, e respiriamo aria dimontagna e di mare, con un cantotrentino che parla di fieno rivoltato edi un amore ritrovato e con un cantosardo dall’eloquente titolo ”Non po-tho reposare”. Rifletto sulla potenzadella musica quando la successivacanzone sembra trasportarci drittidritti in Messico, con quel “CielitoLindo” che ha un inconfondibile rit-mo messicano o con la successiva“O Danny boy” che ci parla di Irlan-da. Ogni altro brano meriterebbe uncenno, perché ha qualcosa da sugge-rirci e gli spirituals sono tutti densi disignificato e fortemente evocativi, inquanto dentro ci sono la vita, le sof-ferenze, le attese di tanti uomini. Necito uno che mi è piaciuto tanto: ”For

the beauty of the earth”; la bellezzadel cielo e della terra, l’amore per lanatura, la famiglia, gli amici fannoelevare un canto di gioia e di lode alSignore. Ogni dono del Signore èperfetto.Non c’è bisogno di aggiungere

nulla a questa lezione teologica ed èfacile capire perché si parla di eleva-zione spirituale.Mi sembra significativo ricordare

anche un’ultima canzone: è “Let itbe” di J. Lennon, musicista inglese

che non ha bisogno di presentazio-ne. Ascoltarla dalle voci soliste diBarbara Testori e di Cecilia Pagani,accompagnate dall’intensa sintoniavocale delle coriste, è stato un mo-mento di vera emozione. “Lascia chesia”: il ritornello piano piano penetranell’anima e sono davvero parole disaggezza, che ci invitano ad accetta-re ciò che ci è dato di vivere, anche iperiodi difficili, le ore buie.Pure questa è una lezione di vita

per tutti e la musica può essere piùincisiva e universale di una pagina dietica.Quindi padre Damiano ringrazia il

maestro Testori, impeccabile diretto-re, il Coro, le Pro Loco e si sente cheil suo plauso è sincero e non forma-le. Ecco il bis ed è “Preghiera”, unbel modo per chiudere la serata.La viva soddisfazione del pubbli-

co si manifesta con applausi caloro-si e le coriste durante il rinfrescovedono i volti soddisfatti di chi hapotuto godere di questa opportunitàche le Pro Loco di Eupilio e Longo-ne ci hanno regalato. Non importase il meteo di questa strana estate(sembra di essere in autunno!) ci hacostretto nel salone, privandoci del-lo splendido panorama che si am-mira dalla terrazza, dove l’eventoera previsto. Anzi all’interno non cisono stati rumori, distrazioni e l’at-mosfera è stata raccolta, favorendol’ascolto attento e il coinvolgimentoprofondo.

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un colpo d’occhio sui partecipanti alla s. Messa

concelebrano i padri (da sin.) Franco Saccà, Damiano Esposti, AmbrogioValzasina, Gianfranco Pessina

5 luglio: solennitàdi S. Antonio Maria Zaccaria

È ancora al santuario di Longoneche viene celebrata la solennità reli-giosa ed è sempre l’Opera Ritiri ilgiorno successivo ad ospitare un ra-duno conviviale per una veloce cenae un momento ludico con la cacciaal tesoro che, a differenza dello scor-so anno, è consentita dalla seratasenza pioggia: le 4 squadre “colora-te”, costituite da bambini e ragazzidell’oratorio coadiuvati dai genitori,si confrontano rispondendo a quesitisul percorso della via Crucis, Lucis edel Rosario, che si snodano nel gran-de parco; ci sono poi giochi logicied enigmistici, in cui è consentitol’uso dell’immancabile cellulare, al-cuni oggetti da reperire, scritti inlingue diverse tra cui il basco e ilcastigliano.

la conclusione:6 luglio, festa per tutti

Alle ore 11, sul grande spiazzo dacui si gode il dolce panorama del la-go di Pusiano, si celebra la santamessa per tutta la comunità pastora-le. Come nei tre anni precedenti, es-sere lì è un momento intenso anchesul piano emotivo: si percepisce chela festa ha il suo culmine e il suosenso in quella condivisione dellaParola e del pane spezzato, con ilcanto e la preghiera comune, con lapercezione che i volti di chi è accan-to a te sono le pietre di quella comu-nità che lentamente si va costruendo.Concelebrano i padri Damiano,

Franco, Gianfranco e presiede padreAmbrogio, la cui omelia tocca unpunto vitale per la crescita dellaSAMZ: il santo che noi onoriamo hasottolineato con vigore l’importanzadel senso religioso della vita, chenon è una delle tante dimensionidell’esistere, ma è quella essenzialeche può soddisfare in pienezza il bi-sogno profondo di senso che ciascu-no avverte, che può mettere ordinein noi, darci la direzione del nostroagire e del nostro stesso esistere.Questo è un prezioso monito per

le famiglie della nostra comunità,chiamate a recuperare la centralitàdell’educazione religiosa. Sfida ar-dua, oggi, ma essenziale.Qui, in questo luogo carico di sa-

cralità e caro a tante persone, ogni

volta qualcosa mi colpisce, un ge-sto, un sorriso, una frase e tuttosembra dire che il vento non si por-terà via ogni progetto di impegno,che costruiremo la nostra casa sullaroccia se alle parole, ascoltate inquesti giorni nelle intense omelie enei canti, faremo seguire fatti con-creti, fatti di Vangelo, come ama ri-cordare padre Dutto, dettati dal-l’amore, vero e unico metro su cuisaremo giudicati.Non so perché, ma mi capita sem-

pre di fermarmi a riflettere con parti-colare intensità quando sono in que-sta casa: forse è lo sguardo che spa-zia lontano, o la bellezza che sirivela in mille dettagli o, più proba-

bilmente, sono le tante persone chequi ho conosciuto, alcune delle qualicorrono ancora verso la meta indica-ta dal fondatore, altre riposano nelpiccolo cimitero che non finisce maidi stupirmi per la pace, quella vera,che lì si respira. Penso ai padri bar-nabiti che hanno saputo seguire lalogica del dono di sé in terre lontanee difficili, che hanno corso comepazzi, proprio come si è detto all’ini-zio, e che dovremmo ricordare piùspesso, con più calore e gratitudineper quanto ci hanno insegnato e do-nato. Uno in particolare mi sembradi rivedere con il suo sorriso affettuo-so, come l’ultima volta che lo incon-

trai, anni fa: padre Lino Castagna, ilmissionario di cui conservo gelosa-mente alcune foto e un presepe man-dato dall’amato Ruanda.Sono molti anche quest’anno i par-

tecipanti al pranzo conclusivo: si gu-sta un buon cibo, si condividonoemozioni, si scambiano idee, opinio-ni, ricordi. Uno di questi è legato algrande prato, antistante la casa, do-ve, pochi mesi fa, si è conclusa unastraordinaria e suggestiva Passioneitinerante, lasciando in molti, viva,l’immagine tragica e dolente dellaCrocifissione.Ma una nota gioiosa è prevista co-

me momento finale dei festeggia-menti: uno spettacolo di magia che,

dopo il pranzo, riunisce piccoli egrandi in una zona ombrosa e tran-quilla del parco. Il mago Andrea re-gala un’ora di divertimento, dinami-smo e risate ai bambini e di tran-quillità ai genitori. Forse un pizzicodi magia, di allegria e di spensiera-tezza è proprio salutare dopo tantoimpegno e le bolle di sapone, i pal-loncini che si librano nel cielo ci di-cono di alzare lo sguardo e gioirecome bimbi.«Se non diventerete come bambi-

ni…non entrerete mai».Le canzoni sacre continuano a ri-

suonare dentro di noi e il loro mes-saggio ci parla di vita vera.

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un pizzico di magia, di allegria e di spensieratezza

un mese dopo… ancora festa?Il 17 agosto

Ma non si era tutto concluso? Sia-mo ad Agosto, di nuovo si parla difesta?Il 15 era la solennità della Assunta,

viva nella tradizione di Galliano e ditutta la Chiesa, il 17 si festeggia ilSanto Crocifisso a Corneno (le frazio-ni contano ancora, pur nell’unità del-la SAMZ!). Ma questa ricorrenza cosìsentita è legata a quella della comu-nità pastorale SAMZ da una relazio-ne profonda, anche se ideale: il fon-datore dei Barnabiti aveva una verapredilezione per il Crocifisso, unamore straordinario, che è stato ma-nifestato nei suoi scritti e soprattuttonella sua vita. Nel 2013 avevamo fe-steggiato il ritorno del restaurato Cro-cifisso di Corneno e il ricordo di quelgiorno ricco di valenze e di emozio-ni è ancora vivo.Quest’anno un’altra solenne cele-

brazione è in San Giorgio: la santaMessa è presieduta dal Rev. mo Pa-dre Francisco Chagas Santos Da Sil-va, Superiore Generale dell’Ordinedei Barnabiti. Penso a quale risonan-za abbia per la comunità dei padriBarnabiti di Eupilio questo evento:una visita che emoziona, interpella,stimola e forse crea pure un po’ diapprensione, se non altro perché è laprima volta, o forse perché si temeche il maltempo dei giorni scorsi

possa impedire lo svolgimento dellaprocessione o… forse perché la visitadi un “capo” appare sempre comeuna verifica.Invece tutto procede per il meglio:

la chiesa di san Giorgio è colma difedeli, che seguono la cerimonia conviva partecipazione: è sempre il coro”La parola cantata“ a dar voce alcanto e quello del Sanctus e del PaterNoster in latino ci riportano al passa-to, vissuto non con atteggiamentonostalgico, ma con un senso pieno diuniversalità.L’omelia commenta passi significa-

tivi delle letture. Che bello sentire ri-flessioni profonde, elevate, espressecon ricchezza e proprietà pur in unalingua che non è quella maternadell’officiante. Penso che molti di co-loro che hanno partecipato alle variespedizioni partite da qui per il Brasi-le, terra di missione per un ventennioper padre Giuseppe Roda, abbianoascoltato con viva emozione quel-l’accento particolare in cui la “S”suona come… quella di papa Fran-cesco. Mi soffermo a pensare aquanto straordinario sia il momentodella Parola, quella divina e quellaumana, che sa restituire memoria diluoghi, volti, eventi. Mi fa riflettereun particolare: il Brasile ha visto lapresenza di tanti missionari dei piùdiversi ordini religiosi, ma anche dilaici che hanno operato per il benefisico, morale e spirituale di tantissi-

me persone, di popolazioni, mino-ranze etniche come gli indios dellaforesta amazzonica, presso i quali ilmedico volontario Aldo Lo Curto sireca da decenni. Penso all’ospedaledi Marituba, centro sanitario fondatodall’erbese padre Pirovano. Oggiquesto straordinario Paese ci ha dato,con una circolarità oblativa, che nonsorprende nell’ottica ecclesiale, ilSuperiore di un ordine vocato allostudio, alla diffusione della Parola,all’evangelizzazione.Alla sera la tradizionale processio-

ne è seguita con devozione da moltifedeli della Comunità pastorale per levie del paese, con le strade illumina-te, balconi, cancellate e finestre ad-dobbati con i colori bianco e azzurroper la Vergine, rosso e bianco per ilCrocifisso, con altari preparati concreatività, cura e spirito di collabora-zione; la banda di Cesana Brianzacon la sua presenza continua da annia dare solennità alla celebrazione.Al ritorno in chiesa una breve e in-

tensa omelia di commiato: il superio-re dei barnabiti prega e invita a prega-re il Crocefisso ricordando il senso e ilvalore della presenza di Maria, delsuo sguardo amorevole sul Figlio, cheha dato tutto sé stesso per l’umanità esu ogni creatura che è figlio o figlia.Le parole, toccanti, ci riportano aidrammi di oggi, a chi sente l’ango-scia, l’abbandono, la miseria, la soli-tudine, ma soprattutto ai tanti tortura-ti, massacrati, crocifissi (sembra inau-dito usare ancora questo termine nelsenso letterale!). Proprio questo pas-saggio mi ha colpito, perché non viho percepito la crudezza e l’orroredelle cronaca di questi giorni, né soloun’orazione di circostanza in relazio-ne all’invito a pregare per i cristiani inIraq, ma altro... Mi è parso che il Cro-cifisso, su cui si posavano gli occhi dimolti, fosse quello stesso sguardoamorevole cui aveva accennato padreDa Silva, la risposta forte alla fede diquei testimoni… e dentro c’era tantaautenticità. Questa, quando c’è, si av-verte ed è consolante percepirla.Con la benedizione solenne dei

presenti, con quella dei Confratelli,seguite da un lungo e caloroso ap-plauso, si chiude la giornata, ma nonla festa, perché l’eco di questa deverimanere nella nostra quotidianità: lorichiede il Festeggiato!

Adriana Giussani

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il p. Francisco Chagas Santos Da Silva, Superiore generale dei Barnabitipresiede la solenne processione