Vi a Olgia e e · Credo, quindi, che valga la pena approfon - dirli un po’. * * * Il termine...

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Vita Olgiatese Quindicinale della Parrocchia di Olgiate Comasco Anno 74° - N. 9 - 13 Maggio 2018 - € 1,00 www.parrocchiaolgiatecomasco.it Due aggettivi di diffi- cile comprensione, il cui significato è sicuramen- te sconosciuto ai più. I pochi che hanno avuto occasione di stu- diare un po’ di storia della Chiesa forse ricor- dano, all’origine dei due aggettivi, lo gnosticismo e il pelagianesimo, due tra le principali “eresie” sviluppatesi nei primi secoli dell’era cristiana. E ricordano anche che, dopo anni di duri con- fronti e di lotte aspre, furono estirpate per merito degli interventi congiunti dei grandi scrittori ecclesiastici del tempo (tra i quali anche uno dei nostri patroni, S. Ippolito…) e dei vescovi delle principali città dell’impero roma- no, soprattutto di Roma. Allora, acqua passa- ta? Vicende sepolte e dimenticate da secoli? Solo argomento di stu- dio di qualche appassio- nato di storia antica? Purtroppo non è così, visto che la “Congre- gazione per la Dottrina della Fede” lo scorso febbraio ha scritto una lettera a tutti i vescovi proprio su questo argo- mento e che papa Francesco gli dedica un intero capitolo (il secon- do) dell’ Esortazione apostolica sulla chiama- ta alla santità nel mondo contemporaneo, Gaudete et exsultate. Credo, quindi, che valga la pena approfon- dirli un po’. * * * Il termine “gnostici- smo” deriva dalla parola greca “gnosis”, che significa “conoscenza”. In effetti, gli gnostici erano convinti di posse- dere una conoscenza superiore, una cono- scenza che poteva dare soluzioni esaurienti e definitive anche ai gran- di problemi che inces- santemente tormentano l’animo umano, come l’origine del male, la genesi del mondo, la felicità perpetua, ecc. Una conoscenza che, fondandosi sulle religio- ni orientali e sulla misti- ca greca, aveva inglo- bato anche qualche verità cristiana, però snaturandola completa- mente. Come ben si capisce, in un quadro di questo genere la “verità” non è più quella che proviene dalla Parola di Dio, ma è quella fondata solo sulle proprie capacità intellet- tive, ritenute assoluta- mente infallibili… Da qui la convinzione di essere persone di categoria superiore e, quindi, il disprezzo nei confronti degli altri e l’irrisione di tutte le regole morali. Il termine “pelagia- nesimo” deriva, invece, dal nome del suo princi- pale esponente, Pelagio. Questi era un monaco di origini britanniche, vis- suto tra il IV e il V seco- lo dapprima a Roma, poi a Cartagine, e infine in Palestina. Sosteneva che la natura umana non è corrotta dal pec- cato e che l’uomo è capace di salvarsi da solo, senza avere biso- gno dell’intervento di Dio perché la salvezza è basata sulle opere buone che è in grado di realizzare con le sue sole forze. Poste queste premesse, ne deriva immediatamente che, per essere salvi, diventa inutile anche la morte e la risurrezione di Cristo, non c’è bisogno dell’o- pera dello Spirito Santo, non è necessaria la gra- zia donata nel Batte- simo, ecc.: basta la buona volontà. * * * Nel capitolo citato, il papa scrive a chiare let- tere che gnosticismo e pelagianesimo sono ancora “attuali” e, addi- rittura, che continuano ad essere i principali nemici della santità”. In effetti, le sue parole ci aprono gli occhi e ci conducono a scoprire forme di gno- sticismo e di pelagiane- simo anche nella Chiesa di oggi, anche nelle nostre comunità parroc- chiali, forse anche den- tro di noi. È gnostico l’atteg- giamento di chi ha una fede tutta legata alla dottrina, “ ingessata in un’enciclopedia di astra- zioni”, “incapace di toc- care la carne sofferente di Cristo negli altri ”. Così come quello di chi si illude di “avere rispo- ste per tutte le doman- de”, di chi “vuole tutto chiaro e sicuro”. Come anche quello di chi crede di sapere con cer- tezza “dove Dio non si trova” e, di conseguen- za, giudica dall’alto in basso le persone più provate dalla vita e distrutte da vizi e dipendenze ”, oppure anche solo quelle più ignoranti: quante volte chi ha una formazione più elevata si sente superiore agli altri e guarda con disprezzo il “popolo ignorante”…. Insomma, anche per gli gnostici attuali, come per gli antichi, il Cristia- nesimo è ridotto a una dottrina ed è un bravo cristiano solo chi la conosce alla perfezione. Si ritrova pelagiano, invece, - forse senza nemmeno rendersene conto - chi è portato a compiacersi di sé, delle proprie capacità, delle proprie realizzazioni, dei propri comportamenti virtuosi. Chi permette che entrino nella sua vita di fede “l’ossessio- ne per la legge, il fasci- no di esibire conquiste sociali e politiche, l’o- stentazione nella cura della liturgia, della dot- trina e del prestigio della Chiesa… ”. Così come chi trasforma la vita della Chiesa in un pezzo da museo, scan- dita solo dal rispetto asfissiante delle tradi- zioni, pretendendo di ingabbiare lo Spirito in strutture puramente umane ”e diventa schia- vo di uno schema che lascia pochi spiragli per- ché la grazia agisca ”. Insomma, si è pelagiani quando si riduce il Cristianesimo a una morale e si crede di essere buoni cristiani solo se si obbedisce con meticolosità a tutte le norme, come novelli farisei. In definitiva, sia gli gnostici che i pelagiani cadono nella stessa ten- tazione: svuotano il Cristianesimo del suo vero centro, cioè della persona di Gesù Cristo, e lo sostituiscono con realtà puramente uma- ne come sono la cono- scenza di una dottrina o l’adempimento di una serie di norme morali, facendole diventare dei veri e propri idoli. * * * Non sempre è facile scoprire questi atteggia- menti tendenzialmente “eretici”, anzi, spesso si vivono ritenendosi nel giusto… Il papa stesso riconosce che sono nemici “ sottili ” della santità, quindi difficil- mente individuabili. Non resta che far tesoro, allora, della sua esorta- zione conclusiva: “Che il Signore liberi la Chiesa dalle nuove forme di gnosticismo e di pela- gianesimo che la com- plicano e la fermano nel suo cammino verso la santità! Queste devia- zioni si esprimono in forme diverse, secondo il proprio temperamento e le proprie caratteristi- che. Per questo esorto ciascuno a domandarsi e a discernere davanti a Dio in che modo si pos- sano rendere manifeste nella sua vita”. Un invito pressante a non accusare nessuno, a non puntare il dito verso gli altri, ma a guardare con coraggio dentro di sé e a portare alla luce queste forme subdole di eresie. È il primo passo per poi riu- scire a sradicarle e a camminare con più spe- ditezza sulla via della santità. don Marco GNOSTICI E PELAGIANI? Guerra in Siria: l’impegno della Chiesa italiana per la pace La storia la conosciamo. Racconta di un uomo che, scen- dendo da Gerusalemme a Gerico, incappa nei briganti che gli portano via tutto, lo percuotono a sangue e lo lasciano mezzo morto sul ciglio della strada. Oggi quell’uomo ha anche un volto: è quello - e sono milioni - dei siriani sfollati nei Paesi confinanti o costretti a farsi profughi interni; di quanti sono privi dell’acqua, del cibo e dell’accesso alle cure sanitarie essenziali; dei 27mila bambini uccisi senza un perché e di tutti gli altri privati degli affetti di una famiglia, del calore di un’aula scolastica, della stessa possibilità di avere un’infanzia. Mi torna con prepotenza alla mente questa scena evan- gelica, mentre cerco di capire il dramma che si sta consu- mando sulla pelle di una popolazione civile stremata da otto anni di guerra. Sì, abbiamo visto ammainare la bandiera nera dell’Isis, ma la strage degli innocenti non si ferma. Continua con il ricorso alle armi chimiche. Continua con il coinvolgimento diretto delle grandi potenze, che - come ha osservato Papa Francesco domenica 15 aprile - “nonostante gli strumenti a disposizione della comunità internazionale”, faticano a “concordare un’azione comune in favore della pace”. Penso a quanto siano profetiche le parole del card. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco, che lo scorso mese ci descriveva una situazione che vede agire sul terre- no gli eserciti più potenti del mondo con linee rosse molto vicine e cacciabombardieri siriani, russi, israeliani e della coalizione di 60 Paesi a guida americana solcare i cieli. Zenari ci testimoniava anche l’impegno rischioso e corag- gioso di tanti buoni samaritani - Chiese, organizzazioni umani- tarie, Ong - disposti a farsi prossimo nelle mille forme della carità solidale, a cui deve unirsi, secondo l’appello del Santo Padre, la nostra incessante preghiera per la giustizia e la pace. Nel contempo, a fronte di uno scenario così preoccupan- te, avverto ancor più la necessità di coinvolgere la Chiesa italiana in un’iniziativa di riflessione e di spiritualità per la pace nel Mediterraneo. È chiaro che non si tratta semplice- mente di organizzare un evento occasionale, destinato a restare fine a se stesso, ma di far la nostra parte per difen- dere il bene prezioso e fragile della pace e per proteggere ovunque la dignità umana. La pace – e torno ancora su parole di Papa Francesco – rimane un lavoro artigianale, che richiede passione, pazien- za, esperienza, tenacia. Più che in altri momenti, questo è il tempo in cui crederci fino in fondo, immaginando iniziative di incontro e di scambio, convinti che ogni volta che apriamo il cuore oltre i confini di casa torniamo arricchiti per affrontare con più forza anche le problematiche che angustiano la nostra gente. card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI 2 – 8 giugno 2018 SETTIMANA DI SAN GERARDO “La misericordia, via alla santità” sabato 2 - Inizio delle celebrazioni ore 17,30: accoglienza della statua di san Gerardo nella chiesa di Somaino ore 18,00: S. Messa solenne Domenica 3 - solennità del Corpus Domini * * * Tutte le S. Messe saranno celebrate nei soliti orari festivi ore 20,30: Vespri solenni del Corpus Domini in chiesa parrocchiale e processione eucaristica Lunedì 4 - serata di verifica e di programmazione ore 21,00: Consiglio Pastorale Parrocchiale in casa parrocchiale sul tema della misericordia e della santità Martedì 5 - vicini ai nostri anziani ore 16,00: accoglienza della statua di san Gerardo in Casa Anziani e S. Messa solenne a cura dei volontari dell’UNITALSI Mercoledì 6 - festa liturgica di san Gerardo ore 20,00: accoglienza della statua di san Gerardo nella chiesa di San Gerardo ore 20,30: S. Messa solenne (presieduta dal vicario generale della diocesi don Renato Lanzetti) Giovedì 7 - pomeriggio con i ragazzi - serata culturale ore 14,30: accoglienza della statua di san Gerardo in chiesa parrocchiale momento riservato ai ragazzi del catechismo ore 21,00: Incontro in casa parrocchiale con don Saverio Xeres, docente di Storia della Chiesa, sul tema: “Reliquie, storia e spiritualità” Venerdì 8 - conclusione delle celebrazioni - S. Cuore di Gesù ore 20,30: S. Messa solenne conclusiva in chiesa parrocchiale

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Vita OlgiateseQuindicinale della Parrocchia di Olgiate Comasco Anno 74° - N. 9 - 13 Maggio 2018 - € 1,00

www.parrocchiaolgiatecomasco.it

Due aggettivi di diffi-cile comprensione, il cuisignificato è sicuramen-te sconosciuto ai più.

I pochi che hannoavuto occasione di stu-diare un po’ di storiadella Chiesa forse ricor-dano, all’origine dei dueaggettivi, lo gnosticismoe il pelagianesimo, duetra le principali “eresie”sviluppatesi nei primisecoli dell’era cristiana.E ricordano anche che,dopo anni di duri con-fronti e di lotte aspre,furono estirpate permerito degli interventicongiunti dei grandiscrittori ecclesiastici deltempo (tra i quali ancheuno dei nostri patroni,S. Ippolito…) e deivescovi delle principalicittà dell’impero roma-no, soprattutto diRoma.

Allora, acqua passa-ta? Vicende sepolte edimenticate da secoli?Solo argomento di stu-dio di qualche appassio-nato di storia antica?

Purtroppo non è così,visto che la “Congre-gazione per la Dottrinadella Fede” lo scorsofebbraio ha scritto unalettera a tutti i vescoviproprio su questo argo-mento e che papaFrancesco gli dedica unintero capitolo (il secon-do) dell’Esortazioneapostolica sulla chiama-ta alla santità nelmondo contemporaneo,Gaudete et exsultate.

Credo, quindi, chevalga la pena approfon-dirli un po’.

* * *Il termine “gnostici-

smo” deriva dalla parolagreca “gnosis”, chesignifica “conoscenza”.In effetti, gli gnosticierano convinti di posse-dere una conoscenzasuperiore, una cono-scenza che poteva daresoluzioni esaurienti edefinitive anche ai gran-di problemi che inces-santemente tormentanol’animo umano, comel’origine del male, lagenesi del mondo, lafelicità perpetua, ecc.Una conoscenza che,fondandosi sulle religio-ni orientali e sulla misti-ca greca, aveva inglo-bato anche qualcheverità cristiana, peròsnaturandola completa-mente. Come ben sicapisce, in un quadro diquesto genere la“verità” non è più quellache proviene dallaParola di Dio, ma èquella fondata solo sulleproprie capacità intellet-tive, ritenute assoluta-mente infallibili… Da quila convinzione di esserepersone di categoriasuperiore e, quindi, ildisprezzo nei confrontidegli altri e l’irrisione ditutte le regole morali.

Il termine “pelagia-nesimo” deriva, invece,dal nome del suo princi-pale esponente, Pelagio.Questi era un monaco diorigini britanniche, vis-suto tra il IV e il V seco-lo dapprima a Roma,poi a Cartagine, e infinein Palestina. Sostenevache la natura umananon è corrotta dal pec-cato e che l’uomo ècapace di salvarsi da

solo, senza avere biso-gno dell’intervento diDio perché la salvezza èbasata sulle operebuone che è in grado direalizzare con le suesole forze. Poste questepremesse, ne derivaimmediatamente che,per essere salvi, diventainutile anche la morte ela risurrezione di Cristo,non c’è bisogno dell’o-pera dello Spirito Santo,non è necessaria la gra-zia donata nel Batte-simo, ecc.: basta labuona volontà.

* * *Nel capitolo citato, il

papa scrive a chiare let-tere che gnosticismo epelagianesimo sonoancora “attuali” e, addi-rittura, che continuanoad essere i principali

“nemici della santità”. In effetti, le sue

parole ci aprono gliocchi e ci conducono ascoprire forme di gno-sticismo e di pelagiane-simo anche nella Chiesadi oggi, anche nellenostre comunità parroc-chiali, forse anche den-tro di noi.

È gnostico l’atteg-giamento di chi ha unafede tutta legata alladottrina, “ingessata inun’enciclopedia di astra-zioni”, “incapace di toc-care la carne sofferentedi Cristo negli altri”.Così come quello di chisi illude di “avere rispo-ste per tutte le doman-de”, di chi “vuole tuttochiaro e sicuro”. Comeanche quello di chicrede di sapere con cer-tezza “dove Dio non sitrova” e, di conseguen-za, giudica dall’alto inbasso le persone piùprovate dalla vita e“distrutte da vizi edipendenze”, oppureanche solo quelle piùignoranti: quante voltechi ha una formazionepiù elevata si sentesuperiore agli altri eguarda con disprezzo il“popolo ignorante”….

Insomma, anche per glignostici attuali, comeper gli antichi, il Cristia-nesimo è ridotto a unadottrina ed è un bravocristiano solo chi laconosce alla perfezione.

Si ritrova pelagiano,invece, - forse senzanemmeno renderseneconto - chi è portato acompiacersi di sé, delleproprie capacità, delleproprie realizzazioni, deipropri comportamentivirtuosi. Chi permetteche entrino nella suavita di fede “l’ossessio-ne per la legge, il fasci-no di esibire conquistesociali e politiche, l’o-stentazione nella curadella liturgia, della dot-trina e del prestigiodella Chiesa…”. Cosìcome chi trasforma lavita della Chiesa in unpezzo da museo, scan-dita solo dal rispettoasfissiante delle tradi-zioni, pretendendo diingabbiare lo Spirito instrutture puramenteumane ”e diventa schia-vo di uno schema chelascia pochi spiragli per-ché la grazia agisca”.Insomma, si è pelagianiquando si riduce ilCristianesimo a unamorale e si crede diessere buoni cristiani

solo se si obbedisce conmeticolosità a tutte lenorme, come novellifarisei.

In definitiva, sia glignostici che i pelagianicadono nella stessa ten-tazione: svuotano ilCristianesimo del suovero centro, cioè dellapersona di Gesù Cristo,e lo sostituiscono conrealtà puramente uma-ne come sono la cono-scenza di una dottrina ol’adempimento di unaserie di norme morali,facendole diventare deiveri e propri idoli.

* * *Non sempre è facile

scoprire questi atteggia-menti tendenzialmente“eretici”, anzi, spesso sivivono ritenendosi nelgiusto… Il papa stessoriconosce che sononemici “sottili” dellasantità, quindi difficil-mente individuabili. Nonresta che far tesoro,allora, della sua esorta-zione conclusiva: “Che ilSignore liberi la Chiesadalle nuove forme dignosticismo e di pela-gianesimo che la com-plicano e la fermano nelsuo cammino verso lasantità! Queste devia-zioni si esprimono informe diverse, secondoil proprio temperamentoe le proprie caratteristi-che. Per questo esortociascuno a domandarsie a discernere davanti aDio in che modo si pos-sano rendere manifestenella sua vita”.

Un invito pressante anon accusare nessuno,a non puntare il ditoverso gli altri, ma aguardare con coraggiodentro di sé e a portarealla luce queste formesubdole di eresie. È ilprimo passo per poi riu-scire a sradicarle e acamminare con più spe-ditezza sulla via dellasantità.

don Marco

GNOSTICI E PELAGIANI? Guerra in Siria:l’impegno della Chiesa

italiana per la pace

La storia la conosciamo. Racconta di un uomo che, scen-dendo da Gerusalemme a Gerico, incappa nei briganti che gliportano via tutto, lo percuotono a sangue e lo lasciano mezzomorto sul ciglio della strada. Oggi quell’uomo ha anche unvolto: è quello - e sono milioni - dei siriani sfollati nei Paesiconfinanti o costretti a farsi profughi interni; di quanti sonoprivi dell’acqua, del cibo e dell’accesso alle cure sanitarieessenziali; dei 27mila bambini uccisi senza un perché e di tuttigli altri privati degli affetti di una famiglia, del calore di un’aulascolastica, della stessa possibilità di avere un’infanzia.

Mi torna con prepotenza alla mente questa scena evan-gelica, mentre cerco di capire il dramma che si sta consu-mando sulla pelle di una popolazione civile stremata da ottoanni di guerra. Sì, abbiamo visto ammainare la bandieranera dell’Isis, ma la strage degli innocenti non si ferma.Continua con il ricorso alle armi chimiche. Continua con ilcoinvolgimento diretto delle grandi potenze, che - come haosservato Papa Francesco domenica 15 aprile - “nonostantegli strumenti a disposizione della comunità internazionale”,faticano a “concordare un’azione comune in favore dellapace”. Penso a quanto siano profetiche le parole del card.Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco, che lo scorsomese ci descriveva una situazione che vede agire sul terre-no gli eserciti più potenti del mondo con linee rosse moltovicine e cacciabombardieri siriani, russi, israeliani e dellacoalizione di 60 Paesi a guida americana solcare i cieli.

Zenari ci testimoniava anche l’impegno rischioso e corag-gioso di tanti buoni samaritani - Chiese, organizzazioni umani-tarie, Ong - disposti a farsi prossimo nelle mille forme dellacarità solidale, a cui deve unirsi, secondo l’appello del SantoPadre, la nostra incessante preghiera per la giustizia e la pace.

Nel contempo, a fronte di uno scenario così preoccupan-te, avverto ancor più la necessità di coinvolgere la Chiesaitaliana in un’iniziativa di riflessione e di spiritualità per lapace nel Mediterraneo. È chiaro che non si tratta semplice-mente di organizzare un evento occasionale, destinato arestare fine a se stesso, ma di far la nostra parte per difen-dere il bene prezioso e fragile della pace e per proteggereovunque la dignità umana.

La pace – e torno ancora su parole di Papa Francesco –rimane un lavoro artigianale, che richiede passione, pazien-za, esperienza, tenacia. Più che in altri momenti, questo è iltempo in cui crederci fino in fondo, immaginando iniziative diincontro e di scambio, convinti che ogni volta che apriamo ilcuore oltre i confini di casa torniamo arricchiti per affrontarecon più forza anche le problematiche che angustiano lanostra gente.

card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI

2 – 8 giugno 2018

SETTIMANA DI SAN GERARDO

“La misericordia, via alla santità”

sabato 2 - Inizio delle celebrazioni ore 17,30: accoglienza della statua di san Gerardo nella

chiesa di Somainoore 18,00: S. Messa solenneDomenica 3 - solennità del Corpus Domini* * * Tutte le S. Messe saranno celebrate nei soliti

orari festivi ore 20,30: Vespri solenni del Corpus Domini in chiesa

parrocchiale e processione eucaristica Lunedì 4 - serata di verifica e di programmazioneore 21,00: Consiglio Pastorale Parrocchiale in casa

parrocchiale sul tema della misericordia e della santitàMartedì 5 - vicini ai nostri anzianiore 16,00: accoglienza della statua di san Gerardo in Casa

Anziani e S. Messa solenne a cura dei volontari dell’UNITALSI

Mercoledì 6 - festa liturgica di san Gerardo ore 20,00: accoglienza della statua di san Gerardo nella

chiesa di San Gerardoore 20,30: S. Messa solenne (presieduta dal vicario

generale della diocesi don Renato Lanzetti)Giovedì 7 - pomeriggio con i ragazzi - serata culturaleore 14,30: accoglienza della statua di san Gerardo in

chiesa parrocchialemomento riservato ai ragazzi del catechismo

ore 21,00: Incontro in casa parrocchiale con don Saverio Xeres, docente di Storia della Chiesa, sul tema: “Reliquie, storia e spiritualità”

Venerdì 8 - conclusione delle celebrazioni - S. Cuore di Gesùore 20,30: S. Messa solenne conclusiva in chiesa

parrocchiale

2 Vita Olgiatese13 Maggio 2018

Continua la visita di papaFrancesco alle tombe dipreti e vescovi “scomodi”.Dopo don Primo Mazzolari aBozzolo, don Lorenzo Milania Barbiana, il vescovoTonino Bello a Molfetta,questa settimana il papa havisitato Nomadelfia, in pro-vincia di Grosseto, e si è fer-mato in preghiera sullatomba del fondatore, donZeno Saltini.

Ecco una breve biografiadi questo prete tutto partico-lare.

Zeno Saltini nacque aFossoli di Carpi (Modena) il30 agosto del 1900, in unafamiglia di agricoltori bene-stanti. A 14 anni rifiutò dicontinuare gli studi, affer-mando che a scuola inse-gnavano cose che non inci-devano nella vita, e andò alavorare nei poderi dellafamiglia: visse in mezzo aibraccianti, conobbe le loromiserie e ne condivise legiuste aspirazioni. Soldato dileva, Zeno ebbe uno scontroverbale con un amico anar-chico alla presenza di altrisoldati. L’anarchico sostene-va che Cristo e la Chiesaerano di ostacolo al progres-so umano, Zeno il contrario.Ma l’anarchico era istruito elui no: tra i fischi degli altrisoldati, Zeno si ritirò da soloe decise: «Gli risponderòcon la mia vita. Cambiociviltà cominciando da mestesso. Per tutta la vita nonvoglio più essere né servoné padrone».

Decise allora di studiarelegge e teologia, mentrecontinuava a dedicarsi adattività di apostolato e alrecupero di ragazzisbandati. Si laureò in leggepresso l’Università Cattolica

di Milano e nel 1931 venneordinato sacerdote.

A S. Giacomo Roncole(Modena), don Zeno accol-se come figli fanciulli abban-donati e fondò l’OperaPiccoli Apostoli. Si rese pre-sto conto che, perché que-sto fosse possibile, occorre-va anche l’amore di unamamma. Nel 1941 una gio-vane liceale, Irene, scappòda casa e si presentò a donZeno dichiarandosi dispostaa far da mamma ai PiccoliApostoli. Don Zeno, conl’approvazione del Vescovo,le affidò i più piccoli e con leinacque una maternitànuova, virginea. Altre giova-ni donne la seguirono, sonole “mamme di vocazione”.Anche alcuni sacerdoti siunirono a don Zeno e diede-ro inizio a un clero comuni-tario.

Dopo la fine della guerra,nel 1947, i Piccoli Apostolioccuparono l’ex campo diconcentramento di Fossoliper costruire la loro nuovacittà. Accanto alle famigliedi mamme di vocazione siformarono le prime famigliedi sposi. Il 14 febbraio 1948l’Opera Piccoli Apostolidiventò così Nomadelfia,

Consiglio PastoraleSeduta dell’ 8 maggio 2018

IL PAPA A NOMADELFIA E A LOPPIANO

Lo scorso mese, in occasio-ne del primo Festival dellaCultura olgiatese, si è tenuto unincontro con il giornalista egi-ziano naturalizzato italianoMagdi Cristiano Allam. La suavicenda umana e le sue ideepolitiche, che condannanoduramente il terrorismo dimatrice islamica, hanno inte-ressato l’opinione pubblica undecennio fa, specialmentequando il 22 marzo 2008 Allamha ricevuto il battesimo daBenedetto XVI.

L’intervento del giornalista aOlgiate ha toccato diversi puntirelativi allo scontro di civiltà chesembra avere come protagonistela cultura occidentale e quellaislamica. Non sono mancatispunti di riflessione e provoca-zioni volte a interpellare lecoscienze dei cittadini europei.

Secondo Allam, ma anchesecondo numerosi studiosi delcontemporaneo, uno dei pro-blemi più gravi che la nostrasocietà sta affrontando in questianni è il relativismo imperante:non esiste più una verità, mamolteplici verità proprie postesullo stesso piano, assolutizzatedi conseguenza in un paradossoeletto a norma. Da qui alla crisidei valori il passo è breve. InItalia, dal punto di vista delgiornalista, gli islamici vengo-no percepiti come entità diver-se e a sé stanti, aventi dirittidiversi da quelli dello Stato

“Dove la fraternità è legge”in greco. Purtroppo la situa-zione economica dellaComunità diventava semprepiù pesante: la popolazionetoccava le 1150 persone,800 erano i figli accolti, moltidei quali bisognosi di cureparticolari, e 150 ospitisenza casa e senza lavoro.Data la situazione economi-ca di Nomadelfia, il 5 feb-braio 1952 il Sant’Ufficioordinò a don Zeno di lascia-re la comunità. Don Zenoubbidì.

Costretti ad abbandonareFossoli, i Nomadelfi si rifu-giarono a Grosseto, su una

CRISTIANESIMO E ISLAM: UN DIALOGO IMPOSSIBILE?

Dopo la preghiera iniziale, don Marco informa il Consiglioche, a distanza di circa sette anni dalla loro creazione, in Diocesi siè pensato di procedere ad una ristrutturazione di alcuni Vicariati.Lo scopo principale di questa modifica è portare le parrocchie diComo a far parte di Vicariati di Como, e le parrocchie 'esterne' aComo in Vicariati 'esterni'. La conseguenza più vistosa, per lanostra parrocchia è lo scioglimento del Vicariato di Olgiate, con lanostra parrocchia che andrà a formare un nuovo Vicariato con leparrocchie dell’attuale Vicariato di Uggiate e le rimanenti(Gironico, Parè, Drezzo, Maccio e Civello) che vanno a creareinsieme ad altre il nuovo Vicariato di san Fermo. Non è stato anco-ra definito chi sarà il nuovo Vicario foraneo, in quanto questanuova struttura partirà con l'anno pastorale 2018-19.

Con i nuovi Vicariati ci sarà più omogeneità sia per quantoriguarda il territorio che per quanto riguarda il numero di sacerdotipresenti all'interno del Vicariato stesso.

Per quanto riguarda i rappresentanti laici, visto che prevedibil-mente ci sarà una sola seduta del Consiglio con il vecchioVicariato, si decide di lasciare l'incarico ai due attuali rappresen-tanti, rimandando la decisione per i nuovi rappresentanti a settem-bre o a ottobre.

Si passa quindi alla verifica delle attività del mese di aprile edinizio maggio: pellegrinaggio a San Gerardo in Monza e Festa del-l'oratorio.

Il pellegrinaggio ha visto molte persone partecipare e sia ilvescovo Oscar che il parroco di San Gerardo in Monza sono rima-sti colpiti da questa partecipazione. Quest'anno sono stati allestitisei pullman: due che hanno proseguito per Adro, due con i ragazziche si sono fermati a Monza, uno per la banda e uno che è ritornatoad Olgiate subito dopo la funzione religiosa.

La Festa dell'Oratorio è andata bene, il meteo è stato un po' bal-lerino ma ha permesso che alla Marcia del 1° maggio ci fosseroben 860 iscritti. Il crotto ha funzionato bene, senza problemi,nonostante quattro giorni consecutivi di lavoro (più allestimento esmontaggio) siano abbastanza pesanti: si ringraziano tutti coloroche hanno dato la loro disponibilità al buon funzionamento dellamanifestazione.

Non c'è ancora un conto preciso riguardo alle entrate ed uscite,ma a prescindere dal risultato economico (che comunque, in vistadella ristrutturazione dell'oratorio, va tenuto presente), l'aggrega-zione tra i ragazzi al lavoro dà da sola valore all'impegno profuso.

Per la programmazione del mese di maggio, sia Rosari cheMesse in frazione sono state definite e proseguiranno secondo ilcalendario previsto, mentre per quanto riguarda la Settimana diSan Gerardo viene definito il calendario dal 2 all'8 giugno, con ivari appuntamenti.

In ultimo, don Marco presenta due notizie sui campi aGualdera, per i quali sono in corso le iscrizioni: la congregazionedelle Suore di Mese, proprietaria della casa da noi utilizzata, saràinglobata nella congregazione delle Suore di San Guanella, con laconseguenza che anche tutti i beni posseduti passeranno di pro-prietà. La Superiora ha comunque assicurato che per la casa da noiaffittata non ci saranno cambiamenti nel contratto. Invece creaqualche problema la frana a Gallivaggio, soprattutto, per quanto ciriguarda, per il passaggio verso Campodolcino. Attualmente vieneconcesso il transito per tre brevi finestre temporali, per cui, se tuttoresta come ora, andranno ben calibrati i tempi dei viaggi; mancapiù di un mese, quindi si terrà la situazione sotto osservazione. Seil passaggio dovesse essere interrotto, l'alternativa sarà il passodello Spluga con tutti gli annessi e connessi di un espatrio (docu-mentazione da presentare, ecc.).

Come ultima decisione, visti i precedenti andati bene durante lascorsa estate, si decide che a partire da domenica 10 giugno e finoa presumibilmente domenica 19 agosto, le Sante Messe delladomenica mattina in Chiesa Parrocchiale delle 9,30 e 11,00 verran-no accorpate in un'unica Santa Messa celebrata alle ore 10,30.

laico. Ciò autorizza implicita-mente a una diversità di tratta-mento di fronte alla legge, cheperò non trova riscontro nellaCostituzione (art. 3). Sul pianoprettamente religioso, Allamafferma che se il cristianesimoè la religione del Dio fattouomo, l’Islam è la religione delDio fatto testo nel Corano.Pertanto, le parole di Allah nonpossono essere soggette a ese-gesi, come invece nel casodella Bibbia, e questo crea undivario incolmabile tra le duefedi, nel loro approccio con ildivino.

Se per Magdi Allam qual-siasi forma di conciliazione traIslam e Occidente cristiano èimpossibile, portando a soste-gno della tesi l’esempio storicodelle invasioni saracene del IX

secolo e la costruzione dellemura leonine a Roma, nono-stante le evidenti difficoltà noicattolici siamo portati a doman-dare una strada per il dialogo.Se è vero che ci si avvicina auna fede non perché le parole oi contenuti ci affascinano, maperché si incontrano testimonicredibili, allora un modo percostruire i ponti esiste. Ne è unesempio la figura e l’opera diChiara Lubich, fondatrice delMovimento dei Focolari egrande protagonista del dialogointerculturale e interreligioso.Tuttavia, bisogna prestareattenzione al modo in cui sidesidera costruire questi ponti:basta guardarne la struttura. Sedesidero raggiungere la spondaopposta, devo gettare basi soli-de qui dove mi trovo ora; fuordi metafora, non è possibileinstaurare un dialogo solidosenza basarsi su valori forti. Lanostra identità cristiana nondeve essere soffocata, travestitada buonismo, ma anzi andrebbesempre più approfondita, cosìda renderci testimoni consape-voli e, per grazia dello SpiritoSanto, veramente credibili.

Già il pontefice Paolo VI,nel 1965, aveva affrontato ilproblema nella dichiarazioneconciliare “Nostra Aetate”,sulle relazioni della Chiesa conle religioni non cristiane: le sueparole, oggi, risuonano comeun appello sempre più urgente

e attuale. «La Chiesa cattolicanulla rigetta di quanto è vero esanto in queste religioni. Essaconsidera con sincero rispettoquei modi di agire e di vivere,quei precetti e quelle dottrineche, quantunque in molti puntidifferiscano da quanto essastessa crede e propone, tuttavianon raramente riflettono unraggio di quella verità che illu-mina tutti gli uomini. Tuttaviaessa annuncia, ed è tenuta adannunciare, il Cristo che è “via,verità e vita” (Gv 14,6), in cuigli uomini devono trovare lapienezza della vita religiosa ein cui Dio ha riconciliato conse stesso tutte le cose. Essa per-ciò esorta i suoi figli affinché,con prudenza e carità, permezzo del dialogo e della colla-borazione con i seguaci dellealtre religioni, sempre renden-do testimonianza alla fede ealla vita cristiana, riconoscano,conservino e facciano progredi-re i valori spirituali, morali esocio-culturali che si trovano inessi» (NA, 2).

Con prudenza e carità, sem-pre rendendo testimonianza allafede e alla vita cristiana: è que-sto l’atteggiamento suggeritocida Paolo VI per provare a tra-sformare lo scontro in incontro.Basterebbe una fede grandequanto un granellino, ma affin-ché quel piccolo seme fruttifi-chi bisogna prendersene cura.

Chiara Spinelli

Papa Francesco ha visi-tato Loppiano soprattuttoper incoraggiare unMovimento che, da sempre,favorisce il dialogo e ilrispetto reciproco tra culturee fedi diverse.

Prima nata delle 25cittadelle del Movimento deiFocolari, Loppiano, infatti, ètestimonianza viva e quoti-diana di una convivenzamulticulturale fondata sullavita evangelica. “Un popolonato dal Vangelo”, così lodefinisce la fondatrice,Chiara Lubich (1920-2008),personalità carismatica efigura di riferimento del XX

A Nomadelfia

secolo. Obiettivo: cooperarealla costruzione di un mondopiù unito, spinti dalla pre-ghiera di Gesù al Padre“Che tutti siano una solacosa” (Gv 17,21), nel rispet-to e valorizzazione dellediversità. Privilegia il dialogo

come metodo, nell’impegnocostante di costruire ponti erapporti di fratellanza tra sin-goli, popoli e ambiti culturali.Appartengono ai Focolaripersone di ogni età, voca-zione, religione, convinzionie culture.

La cittadella di Loppiano,nata nel 1964, conta oggicirca 850 abitanti di 65nazioni che vivono anchenel territorio circostante. Piùdi metà vi risiede stabilmen-te, mentre altri partecipanoad una delle 10 scuole inter-nazionali che prevedonouna permanenza da 6 a 18mesi. Ogni anno accogliemigliaia di visitatori ed èdivenuta così punto d'incon-tro tra popoli, culture e reli-gioni; centro di testimonian-za di una convivenza multi-culturale fondata sulla vitaevangelica. La componenteinternazionale emulticulturale fa di Loppianoun "laboratorio di città" conoltre quarant'anni di espe-rienza, in cui è quotidiana lasperimentazione di una con-vivenza, comunicazione ecollaborazione tra personediverse per età, condizionesociale, tradizioni, cultura efede religiosa.

Negli anni si sono inten-sificati e consolidati i rappor-ti con le istituzioni, le azien-de e le altre città delValdarno, dando vita ad unaproficua collaborazione sututti i fronti: civile,economico e culturale. Nel2000 Chiara Lubich ha rice-vuto la cittadinanza onorariadal comune d'Incisa inValdarno e in quell'occasio-ne il sindaco ha riconosciutoin Loppiano una risorsaimportante per il comune e ilterritorio. Diverse sono le

A Loppiano

tenuta da bonificare donatada Maria GiovannaAlbertoni Pirelli. Per poterseguire i suoi figli, don Zenochiese e ottenne da Pio XIIla laicizzazione “pro gratia”.Nel 1961 i nomadelfi si die-dero una nuovaCostituzione come associa-zione civile e don Zenochiese alla Santa Sede diriprendere l’esercizio delsacerdozio. Nomadelf iavenne eretta in Parrocchia edon Zeno nominato parroco.Morì in Nomadelfia il 15gennaio 1981 dopo esserestato colpito da un infarto.Ecco come la sua comunitàviene descritta:“Nomadelfia, la città dove lafraternità è legge: così diceil nome derivato dal grecoantico. È un luogo reale alleporte di Grosseto, ci vivono50 famiglie molto speciali,meno di 300 persone. Unacomunità ispirata da unsocialismo evangelico; tuttivi contribuiscono secondo leloro capacità, tutti ottengonosecondo i loro bisogni; nonesiste proprietà privata enon circola denaro; hannouna scuola interna e igiovani studiano fino a 18anni”.

Un’utopia, almeno inparte realizzata!

comunità dei Focolari pre-senti nel Valdarno: una pre-senza capillare che cerca diportare lì dove vive, studia elavora, brani di fraternità.

Negli anni si sono conso-lidate diverse attività econo-miche: è sul lavoro che pog-gia l’economia di Loppiano;un’'economia che tieneconto dei bisogni di tutti einvita ciascuno a mettere adisposizione professionalitàe capacità personali in unapiena comunione dei benimateriali e spirituali.

Nel 2004 è stata inaugu-rata la chiesa "MariaTheotokos", ora santuario.Chiara Lubich l'ha definita:«...il suggello, il punto culmi-ne di questa cittadella, quasiil simbolo di quanto si cercadi vivere qui». Dall'inizio del2007 è in funzione l'adiacen-te centro congressuale,attrezzato con sale per con-gressi, eventi musicali emultimediali. Nei pressi dellacittadella sorge il Poloimprenditoriale LionelloBonfanti, inaugurato nel2006, attualmente sede di20 aziende che operanosecondo i principi diEconomia di Comunione(EdC). Il Polo intende rap-presentare il principalepunto di raccordo e luogo discambio di idee e progettiper le oltre 200 aziende cheaderiscono in Italia all'EdC,nel mondo sono circa 700.L'ultima realizzazione èl'Istituto Universitario Sophia(IUS) che ha preso il via nel2008. Il nuovo centro acca-demico offre agli studentiuna laurea magistrale delladurata di due anni in"Fondamenti e prospettive diuna cultura dell'unità" e ilcorrispondente dottorato.

Vita Olgiatese13 Maggio 20183

Simone Weil: il valore del lavoro

Nonostante la prematura scomparsa (la Weil morì a soli34 anni), la sua riflessione filosofica affrontò numerosi temi.Il lavoro umano è uno di questi. Simone ebbe modo di spe-rimentare sia il lavorointellettuale come inse-gnante di filosofia in di-versi licei femminili, siaquello manuale quando,come operaia, lavorònell’industria automobi-listica Renault. Fu que-st’ultima esperienza, vis-suta sulla catena di mon-taggio, che indusse laWeil ad approfondire latematica del lavoro nelsaggio “Riflessioni sullecause della libertà e del-l’oppressione sociale”.

Simone sviluppa lasua critica partendo dallaconstatazione che, pur inpresenza di un progresso materiale che permette una mag-giore disponibilità di beni, nel lavoro di fabbrica viene amancare un elemento essenziale: la libertà del lavoratore diintervenire nel lavoro stesso. Così scrive “l’uomo primitivopoteva, se non altro, tentare di riflettere, di combinare e diinnovare a suo rischio e pericolo, mentre un lavoratore mo-derno è assolutamente privato di questa libertà” (*). Questoè l’elemento di maggiore critica della Weil nei confronti del-l’organizzazione del lavoro: l’assenza di libertà intesa comepossibilità di intervento del pensiero del lavoratore. Simoneporta ad un livello superiore l’analisi di Karl Marx: i modidella produzione non più, e non solo, in funzione del rendi-mento, ma in funzione del rapporto tra pensiero ed azione.Quindi “non la produzione, il rendimento, le cose, ma ilproduttore, l’essere umano, con tutte le sue potenzialità li-beramente utilizzabili da lui stesso, deve essere al centro dellavoro. Solo in questo caso il lavoro non sarebbe la sede elo strumento dell’oppressione, ma sarebbe la sede e lo stru-mento della esplicazione della personalità libera” (1). Par-tendo da questo presupposto, secondo la Weil il lavoro ma-nuale dovrebbe diventare il valore più alto proprio per ilsuo rapporto con l’uomo che lo esegue; deve dunque “co-stituire per ogni essere umano ciò di cui egli ha il bisognopiù essenziale, affinché la sua vita riceva da se stessa un sen-so e un valore ai suoi occhi” (*). Simone quindi sottolineal’assoluta centralità del lavoro, superando anche la “maledi-zione” che troviamo nella Genesi (Gen 3, 17-19), riportan-dolo al suo originario significato: il lavoro come momentomassimo, da parte dall’individuo, di custodia del creato.Questo concetto viene ribadito quando, citando FrancescoBacone, ci ricorda che “egli (Bacone) sostituì, con un lampodi genio, la vera carta dei rapporti dell’uomo col mondo:l’uomo comanda alla natura obbedendole” (*).

Questo, in estrema sintesi, il pensiero di Simone Weil inordine al lavoro. La riflessione della pensatrice francese evi-denzia spunti di grande attualità anche in riferimento allaattuale situazione.

Innanzitutto il diritto al lavoro in quanto “centrale” perla vita dell’essere umano. Papa Francesco, in quel grandedocumento che è l’enciclica “Laudato si’”, così scrive: “il la-voro è una necessità, è parte del senso della vita su questaterra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizza-zione personale” (Laudato si’ nr. 128). Ancora papa France-sco, il 28 0ttobre 2014, nel discorso al primo incontro mon-diale dei movimenti popolari, dopo aver sottolineato la di-gnità del lavoro, continua rimarcando la necessità che alcentro di un sistema economico deve esserci la personaumana non altri pseudo-valori quali, ad esempio, il profittoe, quindi, il denaro. Questa è la stessa idea che Simone haelaborato durante la sua esperienza in fabbrica, più di 80anni fa, ulteriormente sviluppando l’intuizione marxiana.

Un secondo spunto di riflessione scaturisce dalla citazio-ne, sopra ricordata, che la Weil riprende da Francesco Ba-cone quando afferma che “l’uomo comanda alla natura ob-bedendole”. Ancora papa Francesco, sempre nella “Laudatosi’”, afferma che il mandato divino di “coltivare e custodire”il giardino del mondo (Gen 2,15) deve farci rigettare conforza l’idea di soggiogare la terra e di dominare le altrecreature. Infatti “custodire vuol dire proteggere, curare, pre-servare, conservare, vigilare. Ciò implica una relazione direciprocità responsabile tra essere umano e natura” (Lauda-to si’ nr. 67). Immediata conseguenza di questo aspetto re-lazionale è il rapporto che, anche nel lavoro, deve instau-rarsi tra individui. Raramente il lavoro è un fatto individua-le, è sempre presente una dimensione collettiva dove, ne-cessariamente, deve esplicarsi una relazione corretta e im-prontata a solidarietà e collaborazione. Solo così infatti rie-scono ad essere valorizzate al massimo le potenzialità delsingolo.

Pur tenendo conto che Simone visse le sue esperienze la-vorative più di ottanta anni fa in un ambiente anche tecno-logicamente superato, risultano di tutta evidenza sia l’attua-lità della sua riflessione che l’urgenza di costruire un mondodel lavoro che sia espressione del libero pensiero e dell’azio-ne di individui inseriti in una dimensione che privilegi l’esse-re umano e non il mercato e il profitto.

Purtroppo oggi, in taluni casi, assistiamo ad una accen-tuazione della mercificazione e della precarizzazione del la-voro, per cui il pensiero profetico della Weil deve necessa-riamente essere ripreso per permetterci di tentare la costru-zione di una società più giusta: per avere, in sostanza, un fu-turo. (16 – continua)

erre emmeNote

(1) Nicola Abbagnano: “Storia della filosofia”- vol. 8, pag.87

Le parti in corsivo indicate con (*) sono tratte dal saggio diSimone Weil “Riflessioni sulle cause della libertà e dell’op-pressione sociale”.

BUONGIORNO! SONO LA DIOCESI…

A cura di Gabriella Roncoroni

IL FIORE PIÙ BELLOSan Luigi Guanella (1842 - 1915)

Il ritratto delineato dal Cardinal Ferrari, nel giorno del funerale.

È il 28 ottobre 1915. Ungiorno indimenticabile per lacittà di Como e per tutta ladiocesi. Sono scesi dai monti,sono accorsi dal piano. I tantibeneficati insieme alle auto-rità; i vecchi parrocchiani diSavogno con le lacrime agliocchi, come quel giorno cheavevano visto partire dal paeseil loro meraviglioso donLuigi; confratelli, amici, unpopolo intero. È i saluto solen-ne alla "gemma del clerocomense" don Luigi Guanella"padre dei miseri e dei derelit-ti, apostolo d'evangelicacarità" come recita l'iscrizioneposta per l'occasione sullaporta del Duomo.

Ascoltiamo la voce delcardinal di Milano, AndreaFerrari che aveva ben cono-sciuto il Guanella e l'avevasostenuto nei tre anni di epi-scopato comasco.

"Se in questo momentopotessi interrogare il lagrima-to sacerdote che ci sta dinanzinella serena pace della morteed egli potesse rispondermi,gli domanderei con qualenome preferirebbe ch'io lochiami, egli mi risponderebbe:Servo della carità. In questobel nome che scolpisce nellasua più vera caratteristica lafigura morale di don Luigi, iointreccerò oggi non un discor-so funebre, ma una lodemodesta del buon sacerdotescomparso.Allorché l'apostoloPaolo tesse l'elogio dellacarità, le dà per compagne lepiù belle virtù cristiane, lapazienza, la benignità , lagenerosità di cuore... Ora tuttequeste virtù furono l'ornamen-to della vita di don Guanella.In lui sempre, in tutte le circo-

stanze liete o dolorose regnòinalterata una tranquillità spi-rituale che improntava gli attie le parole d'una calma ammi-rabile. Non conobbe i senti-menti di subitanea ribellione,le asprezze del linguaggio, lozelo amaro; meglio, medianteil lavoro lungo e assiduo divigilanza interiore giunse aquella padronanza di sé percui tutto accade viene accoltocon pace e gioia come un donodi Dio... Sul letto di morte uscìa dichiarare che patire equi-vale ad avere pazienza.Quanto egli non abbia patito!Per don Luigi la croce fu gra-vosissima! All'inizio della suaopera incontrò innumerevolicontraddizioni perfino da colo-ro che avrebbero dovuto aiu-tarlo... Nessuno seppe maiquanto quel l'animo ardente dizelo soffrisse nelle prove, per-ché egli dissimulava con for-tezza cristiana. Ma il dolorenon arrestò mai la carità didon Guanella. Quale altrouomo più di lui fu arso daldesiderio di beneficare i fratel-li?... Voi tutti sapete che eglinon si limitò a dotare di prov-vide istituzioni questa sua dio-cesi nativa, ma altre fondavanella vicina Elvezia e in altrezone d'Italia e perfino nellelontane Americhe... La suacarità fu ardita e fidente nellaProvvidenza: quante volte io,negli anni che fui pastore diquesto diletto gregge, chieden-dogli quanti poverelli avessenella sua casa, mi sentiirispondere che non lo sapevaprecisamente... Donde egliattinse tanta carità operosa? Èil segreto dei santi ed è pure ilsegreto di don Luigi. Il mondoignora questo segreto, il fonte

dove il santo cava il fuoco delsuo ardore è Dio. Per questo lasantità distinse sempre il com-pianto benefattore. Testimonidiretti fanno fede della suasanta adolescenza, della suastudiosa giovinezza raccolta inDio, dei suoi primi anni fervo-rosi del ministero. Ecco qualefu il servo della carità.Prendiamo lezione da lui, fra-telli... E tu, fedele servo dellacarità, accogli le nostre lacri-me di saluto. Prendendo con-gedo da te, sentiamo l'amarez-za del distacco, compensatasoltanto dall'arcana Letiziache deriva in noi dalla consa-pevolezza che tu sei salvo, chehai già udito le dolci parole deltuo è nostro Dio: bene, servobuono e fedele, entra nella

gioia del tuo Signore."Solo un santo può parlare

di un santo. Per questo abbia-mo taciuto lasciando la parolaa colui che, dopo aver inco-raggiato San Luigi Guanellain vita, lo ha raggiunto nellabeatitudine. E il Ferrari hacolto nel segno riassumendola vita del Santo in una solaparola: carità. E poiché essa è"di tutte la più grande" virtùnon esiteremo a concludereche don Luigi, quest'uomotutto carità, è il fiore più bellosbocciato su questa piantavecchia di secoli: la Chiesa diComo. Dove la Provvidenzaci ha posti.

(Saverio Xeres – Passatofuturo della Chiesa di

Como; 31. FINE)

Nella storia dell’immigra-zione in Italia degli ultimi 40anni si possono distingueretre fasi: la prima, tra gli anni80–95 del secolo scorso,caratterizzata da una note-vole affluenza di mano d’o-pera soprattutto provenientedai Paese dell’Africa setten-trionale: giovani, maschi,musulmani; si spostano soli,cioè senza essere accompa-gnati dalle loro famiglie, maquasi sempre hanno il sup-porto dei loro parenti lontani.Allora in Italia c’era un gran-de bisogno di mano d’opera;e quasi tutti quelli che arriva-vano nel nostro Paese tro-vavano subito un impiego.

Negli anni successivi finoal 2010 si passa dall’arrivodelle singole persone aquello delle famiglie interecon tutti i problemi che nederivano. Le famiglie trova-no generalmente più ostaco-li perché hanno bisogno ditutta quella serie di serviziche, per i residenti da sem-pre in uno Stato, sono nor-malmente, cioè senza diffi-coltà burocratiche, a lorodisposizione; ma anche perlo Stato sorgono delle diffi-coltà: per poter accoglieredegnamente questo tipo dimigranti, serve adeguare lestrutture (vedi le scuole, gliospedali e tutti gli altri servi-zi) alle diverse esigenze edabitudini di queste “nuove“persone, spesso con unacultura molto diversa.

La situazione si è note-volmente complicata dopo il2010 quando un’enormemassa di migranti si è direttaverso l’Europa, ma soprat-tutto ha scelto o è statacostretta a scegliere, nellamaggior parte dei casi,come prima meta l’Italia,

diventata una nazione inperenne emergenza migra-toria. Oggi molti migranti(ma non tutti), pur di entrarenella “modernità occidenta-le” svendono la loro culturae le loro abitudini; rifiutano etradiscono spesso gli aspettieducativi e la tradizione deiloro Paesi di origine.

A che punto è l’acco-glienza dei migranti nelnostro Paese e come sonoindirizzate le nostre politichedi accoglienza? Questi duetemi, di grande attualità,sono stati trattati dalla psico-loga Marica Livio nel corsodi un incontro che si è svoltonella Villa Imbonati diCavallasca.

Secondo un’indaginedell’ISMU (Iniziative e studisulla multietnicità) nel 2017la popolazione straniera pre-sente in Italia era di 5 milionie 958 unità, di cui l ’85%regolarmente residente. Nelnostro Paese i migranti, spe-cie quelli provenientidall’Africa, sono visti o comeuna minaccia o come un

pericolo per la società,oppure, viceversa, come vit-time da salvare, personeche hanno bisogno di aiutoe di assistenza. Quasi mai ilmigrante è consideratocome un soggetto capace diintessere relazioni e di con-tribuire al cambiamento edallo sviluppo della nostrasocietà.

Per coloro che decidonodi lasciare il loro Paese permotivi politici, per problemieconomici o per i cambia-menti climatici è stato accer-tato che sarà più facileaffrontare le sfide che liattendono se, raggiunta lameta che si sono prefissi,potranno avere il sostegnodelle loro famiglie (lontane),se sono giovani sani, seconoscono qualche lingua,se hanno un progetto di vitae se sono capaci di trovarein sé stessi una buona capa-cità di adattamento.

Diversamente, la casisti-ca lo insegna, per questagente la possibile integrazio-ne sociale diventerà difficile,

le sofferenze saranno desti-nate ad aumentare, la vulne-rabilità porterà facilmentealla emarginazione ed all’i-solamento, trascinandoli contutta probabilità nel vorticedella criminalità.

Non è neppure correttoaffermare che i nuovi arrivatisi debbono pienamenteuniformare alla cultura edalle tradizioni del Paese cheli ospita; né pensare chedebbano rinunciare a tutto,per diventare persone ano-nime, quasi “invisibili”.

In Italia oggi la politicasembra interessarsi soprat-tutto dei migranti sotto l’a-spetto di “profughi”, con unapproccio mirato alla emer-genza, al salvataggio ed allaprima accoglienza. È unpasso iniziale fondato sul-l’assistenzialismo; ma nonbasta, perché il migrantepuò diventare un’opportu-nità, un fattore che puòridurre la povertà ed aumen-tare lo sviluppo sia nei Paesidi partenza sia in quelli diarrivo.

Diversamente, tra coloroche vengono accolti posso-no facilmente subentrare larassegnazione, la frustrazio-ne e il malcontento. Inveceun’accoglienza di “secondogrado” per aiutare i migrantiad integrarsi, inserendoli inuna rete di relazioni perfavorire la partecipazionealla vita della società che liaccoglie, è il sistema miglio-re per favorire i processi diintegrazione, affinché l’in-contro tra culture diversenon si trasformi in uno scon-tro ma favorisca una “dialet-tica” di scambio e di cresci-ta.

P.D.

Profetidel nostro

tempo

La storia degli ultimi 40 anni dell’afflusso degli stranieri nel nostro PaeseCome si interviene in italia per accogliere i migranti?

4 Vita Olgiatese13 Maggio 2018

Vita OlgiateseEsce la seconda e la quarta

domenica del mese

Autorizz. Tribunale Como n. 10/82.

Con approvazione ecclesiastica.

Direttore responsabile:Vittore De Carli

Redazione:Marco Folladori, Romeo Scinetti,Francesco Orsi, Paolo Donegani, RolandoMoschioni, Gabriella Roncoroni, ChiaraSpinelli.

Impaginazione grafica:Francesco Novati, Tarcisio Noseda.

Abbonamento annuale:ritiro a mano: € 20,00spedizione postale: € 50.00Stampa: Salin S.r.l. - Olgiate C.

Redazione e impaginazione:Casa ParrocchialeVia Vittorio Emanuele, 522077 Olgiate ComascoTel. / Fax 031 944 [email protected]

sot to i l campanile del f icoPer i bisogni della Chiesa

Matrimonio Berlingieri Ienco€ 50 – Per uso sala € 30 –Cond. Repubblica € 30 –Offerta S. Messa “VecchiaStazione” € 136,76 – Cond.Platani € 50 – Malati € 80 –Offerta battesimi del 6/5€ 290 – Funerale diPaganoni Paolo € 500 – S.Messa Fraz. Casletto€ 98,77 – Uso sala € 50.

Chiesa di San GerardoPer esposizione reliquia € 40.

Note di bontà

Per chi e' nel bisogno € 100– Pane di Sant'Antonio€ 428 – Progetto "mettici ilcuore" € 330 – In ricordo diM.Grazia nel primo anniver-sario € 60.

P r o p o s t e p e r l ’ e s t a t eP r o p o s t e p e r l ’ e s t a t e

LourdesIn occasione del 160° anni-versario delle apparizioni

mariane a Lourdes, laDiocesi di Como ha orga-nizzato un pellegrinaggio

con la presenza del nostroVescovo, S.E. Mons.

Oscar Cantoni. Il pellegri-naggio si svolgerà dal 12

al 14 ottobre 2018 inaereo.

Costo di partecipazione:510,00 euro (prenotazionied acconto entro 12 giu-

gno 110 euro; saldo entro12 settembre 400 euro).

Prenotazioni pressol’Ufficio Servizio ai

Pellegrinaggi, p.zzaGrimoldi 5, aperto il mar-tedì ed il giovedì dalle ore

9.30 alle ore 12.00 (tel.031.3312232; segreteriato-

[email protected]).Organizzazione tecnica

Brevivet.

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“ORATORIO SAN GIOVANNI BOSCO”

Dai registriparrocchiali

BattesimiBasso Sofia di Vito e DiCara ValentinaP. Di Cara Fi l ippo e DiCarlo Maria

Civelli Viola di Gabriele eTognin AntonellaP. Golf ier i Daniele eColombo Barbara

Carniello Andrea di Nadire Bottinelli MichelaP. Benzoni Luca e BottinelliSofia

Russo Simone di Claudioe Fusi RobertaP. Bertieri Silvio e Caloisi

Valentina

MatrimoniBerlingieri Maurizio conIenco Jessica

MortiBaietti Flaviano di anni 66,via Gerbo 28

Tappa 14enni a Como

Il nostro coro in trasferta al Santuario di Caravaggio

Festa del 1° maggioin oratorio