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PianodiLottizzazioneConvenzionataComprensori2e3turisticilocalitàPicciola VAS

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Verifica di assoggettabilità a VAS ai sensi del D.lgs n. 152/2006 e ss. mm. ed ii. e del Regolamento di attuazione della Regione Campania COMPRENSORI 2 e 3  

PROPOSTA  di  PUA  in  zona  classificata  “T  turistica”  dal  PRG  vigente,  Comprensori  2  e  3  (istanza  originaria  del 

27.09.2009 prot. n. 21889) 

 

Premessa 

Le società “IL QUADRIFOGLIO S.r.l.” “Immobiliare San Francesco S.r.l.” e “La Piramide S.r.l.” tutte con sede legale alla 

via  Lago  Trasimeno n. 11 del  comune di Pontecagnano  Faiano  (SA),  risultando proprietari della  totale  consistenza 

dell’intero comprensorio a destinazione turistica in località Picciola, individuante specifiche unità minime di intervento 

(UMI) ai fini della redazione di un Piano Urbanistico Attuativo (PUA) del tipo Lottizzazione Convenzionata (PLC), hanno 

conferito  incarico  allo  scrivente  ing. Giuseppe  CIARDO nato  a  Salerno  il  22.10.1968, C.F.  CRDGPP68R22H703S  con 

studio  tecnico professionale  in 84131 – Salerno alla via Fondo Dattero n. 24  iscritto all’Ordine degli  Ingegneri della 

Provincia di Salerno col n° 4366, di predisporre in risposta alla richiesta di integrazione del 16.10.2015 prot. n. 34821 

ricevuta dal comune di Pontecagnano Faiano (SA), Sportello Unico per l’Edilizia il seguente elaborato progettuale.   

Ci  sembra  opportuno  delineare,  ai  fini  ambientali,  lo  scenario  di  riferimento  entro  cui  si  sviluppa  l’intervento  in 

oggetto, partendo dai seguenti aspetti significativi: 

1. situazione attuale (problematiche ambientali); 

2. scelta progettuale ed alternative di progetto; 

3. analisi degli impatti previsti e prevedibili. 

 

Situazione attuale (problematiche ambientali) 

La Provincia di  Salerno  è  caratterizzata da una potenzialità  turistica di  straordinaria  importanza  che,  in molti  casi, 

continua a rappresentare un’occasione mancata di sviluppo e di occupazione. 

Bellezze  paesaggistiche,  siti  archeologici,  natura  incontaminata  fanno  ancora  oggi  da  scenario  ad  ampie  zone 

urbanizzate che possono essere riqualificate ed indirizzate presso settori di sviluppo eco compatibile; tuttavia Ia forza 

di attrazione della zone  interne nei confronti dei  flussi  turistici è certamente minore di quella esercitata dalle  fasce 

costiere ed, in particolar modo, quella del litorale posto a sud di Salerno è minore rispetto alla costa amalfitana. 

La  cause  sono  di  varia  natura,  ma  si  possono  ricondurre,  tra  l'altro,  alle  precarie  condizioni  di  sviluppo  socio‐

economico  che non  consentono  ancora di  realizzare, quella  completa  valorizzazione di un patrimonio naturale  ed 

artistico estremamente ricco ed affascinante. 

 La marginalità  economica,  spesso  dominante  nelle  aree  interne,  ha  avuto,  paradossalmente,  come  involontario 

effetto positivo,  Ia  limitazione delle  trasformazioni e degli  interventi,  salvaguardandone  spesso  la  struttura  storica, 

cosa che non è avvenuta nella fascia costiera di interesse che è stata a vario modo saccheggiata e depredata sotto il 

profilo naturalistico ed ambientale. 

Infatti, l’area nella quale è inserita Ia zona oggetto di intervento urbanistico, ricade nella fascia litoranea posta a sud 

della città di Salerno, nell'ambito del territorio del comune di Pontecagnano Faiano e presenta estese zone in cui si è 

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raggiunta, e  in qualche  caso  superata, quella  soglia minima al di  sotto della quale  risulta difficile attivare  forme di 

sviluppo per l'indiscriminata e scriteriata utilizzazione delle risorse ambientali. 

Tale  contesto  territoriale  è  caratterizzato  dalla  presenza  di  un  esteso  abusivismo  edilizio  che  ha  determinato  la 

crescita, su non trascurabili zone della costa, di aggregati edilizi che, stante la pressoché totale assenza di attrezzature 

e servizi, non assurgono neanche al rango di ambito urbano. 

Và altresì osservato, così come rilevato dal PTCP, che anche quelli realizzati senza una attenta ed adeguata (oltre che 

aggiornata) programmazione urbanistica costituiscono forme di disaggregazione territoriale che hanno notevolmente 

frammentato  la  continuità  della  costa  e  gli  appezzamenti  agricoli  che,  comunque,  costituivano  un  elemento 

caratteristico del paesaggio a  sud di Salerno.   

Attualmente  gli  insediamenti  realizzati  lungo  costa,  in  particolare  nella  zona  immediatamente  a  sud  del  comune 

capoluogo, costituiscono uno sbocco naturale per quanti non riescono a trovare alloggio nella città di Salerno, creando 

delle periferie nel senso più negativo del termine. 

Lo  stesso  arenile,  in  tale  contesto,  risulta  caratterizzato da  fenomeni di degrado ed erosione  che, oltre  ai naturali  

fenomeni meteo marini, ha avuto una certa accelerazione a seguito del prelievo sconsiderato di sabbia negli scorsi 

decenni. Tale  fenomeno, continua ancora oggi  in virtù dello  squilibrio generatosi da quando  le portate  sempre più 

limitate dei fiumi e dei torrenti, hanno "rotto" il naturale equilibrio tra materiali detritici portati alla foce e l'erosione 

operata dal mare. 

Dalle risultanze di studi effettuati recentemente si è potuto stabilire che l'erosione ha "cancellato", a partire dal 1939, 

oltre 35 ml di arenile e dal 1956 ad oggi sta "viaggiando" ad una velocità media di circa 40 cm annui. 

Rispetto  ai  collegamenti  con  le  aree  esterne,  il  contesto  in  esame  assume  una  posizione  baricentrica  per  cui,  se 

incentivata, offre un’ottima possibilità di collegamento, assicurata su gomma dall'autostrada Salerno ‐ Reggio Calabria, 

dalla SS 18 Tirrenica  inferiore e dal  raccordo  con  la  tangenziale di Salerno mentre via mare questi possono essere 

garantiti con  le  linee estive degli aliscafi, nonché per via aerea con  l’attivazione e  la riconversione dell'aeroporto di 

Pontecagnano. 

Tale  assetto  baricentrico  dovrebbe  sviluppare  anche  ipotesi  di  turismo  destagionalizzato,  legato  alle  risorse 

archeologiche (Paestum e Pontecagnano) ed a quelle ambientali, costituite dall'areale dal Parco Regionale dei Monti 

Picentini o quello  fluviale,  relativo al   bacino del Sele, o alla già  richiamata  fascia pinetata o, ancora, dalle elevate 

potenzialità agrituristiche. 

In tale areale, infatti, (comprensivo della piana del Sele) rivestono un'importanza fondamentale gli interventi connessi 

al recupero ed alla valorizzazione dei fondi agricoli e la rifunzionalizzazione dei casali rurali, spesso abbandonati, i quali 

rappresentano testimonianza di straordinaria importanza storico‐architettonica. 

L'attività agricola in quest'area rappresenta una peculiarità ed una ricchezza del territorio e, come tale, va tutelata ed 

incrementata nel senso di una migliore efficienza e qualità del prodotto, privilegiando  l'inserimento degli stessi nei 

circuiti commerciali  regionali e nazionali, ma controllando, al  tempo stesso,  le sostanze utilizzate  in agricoltura che 

spesso costituiscono un fattore di alterazione delle caratteristiche fisico‐ chimiche delle acque dei torrenti e, quindi, 

del mare.  

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L'economia agricola (sviluppo ed occupazione legate al settore primario),al pari di quella turistica, per poter decollare, 

necessita di una rinnovata qualità e funzionalità ambientale avendo come obiettivo il consolidamento delle produzioni 

locali, il loro ampliamento e la loro diversificazione. 

Nella provincia di Salerno, quindi, tali economie (agricoltura e mare ‐ entrambe risorse ambientali ‐ e, quindi, legate al 

turismo) non devono entrare  in contrasto, ma, viceversa, bisogna assegnare  loro  i  luoghi delle rispettive produzioni 

attraverso una corretta e coordinata pianificazione territoriale, ancora formalmente assente, a scala sovra comunale, 

per cui  il PRG  , allo stato, costituisce  l’unico punto di riferimento certo e, nonostante  l’epoca di redazione, contiene 

elementi di riqualificazione ambientale sicuramente apprezzabili. 

 

Scelta progettuale ed alternative di progetto 

Gli interventi da realizzare in tale contesto per avere un livello credibile di sostenibilità ambientale devono avere come 

obiettivo  un  assetto  integrato  del  territorio  al  fine  di  conseguire  anche  effetti  sul  piano  sociale,  ecologico  ed 

economico;  pertanto  in  tale  contesto  territoriale  assume,  quindi,  fondamentale  importanza  sviluppare  una 

progettazione tesa al recupero ambientale, alla difesa del suolo ed ad una fruibilità eco compatibile. 

Particolare  attenzione  va posta, quindi, nella  scelta delle  tipologie di  intervento, della  funzionalità degli  stessi, dei 

materiali e dalle relazioni che intercorrono tra gli interventi e lo stato di fatto. Per una completa descrizione ed analisi 

delle caratteristiche complessive dell'area  d’intervento si rinvia agli elaborati progettuali precedentemente trasmessi. 

La  scelta  dell’operatore  economico  privato  è  quella  di  procedere  ad  un  investimento  che  coniughi  l’esigenza  di 

garantire una  residenzialità a persone che cercano di allontanarsi dal caos del capoluogo, attraverso un  intervento 

edilizio che recuperi  la frammentarietà territoriale  ivi esistente, con  la speranza che  il settore pubblico provveda ad 

investire in servizi collettivi e a svolgere il ruolo di coordinamento rammagliando tutte le iniziative private presenti in 

zona. 

Infatti il degrado presente lungo il litorale richiede uno sforzo congiunto e coordinato delle pubbliche amministrazioni 

e  dei  privati  nell'interesse  della  collettività  e  dell'ambiente,  operando  per  ambiti  di medio/grandi  dimensioni,  in 

coerenza con il vigente P.R.G. di Pontecagnano Faiano. 

Lo studio posto a base del progetto e che ha orientato la proposta di lottizzazione così come prevista e presentata è 

parte integrante della documentazione precedentemente trasmessa. 

 

Analisi degli impatti previsti e prevedibili 

Il  litorale  tra  Salerno e Pontecagnano e, quindi,  anche  l'area oggetto di  intervento, ha  subito,  tra gli  anni 50 e 60 

interventi di trasformazione radicali che ne hanno modificato sostanzialmente l'aspetto e le caratteristiche, ed hanno 

comportato la definizione di un contesto territoriale sostanzialmente diverso dal precedente. 

 Lo  sviluppo  insediativo  spontaneo  susseguitosi negli anni  '70, ha  stravolto ulteriormente  l'habitat naturale, per cui 

urge  ricondurre  l'area ad assetti ambientalmente  compatibili ed  in  linea  con  l'unico  strumento di programmazione 

urbanistica vigente (P.R.G.). 

L'azione di tutela e salvaguardia va attuata attraverso interventi volti al recupero delle condizioni ambientali conformi 

agli interessi fondamentali della collettività ed alla qualità della vita. Seguendo tale logica le attività di trasformazioni 

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edilizie devono essere realizzate con  interventi "ambientalmente consapevoli",  in grado di coniugare  la qualità della 

vita e dell'ambiente con le attività economiche, legando interessi privati a quelli pubblici o della collettività. 

Riassumendo si ritiene che nella zona oggetto di intervento, in funzione degli impatti presenti,  occorre attuare: 

un'efficace azione di recupero e riqualificazione territoriale e dell’area di interesse; 

aumentare la qualità della vita, degli spazi, dei servizi erogati; 

operare trasformazioni sostenibili ed economicamente compatibili rispetto alle esigenze di tutela ambientale; 

riqualificare gli areali posti al contorno dell'area d’intervento, sottraendola all’abusivismo e creando  le basi 

per uno sviluppo economico attraverso un'azione concertata e/o coordinata, tra interventi pubblici e privati; 

 attuare un recupero ambientale modificando il modello economico di sviluppo attualmente presente, che ha 

portato solo a dequalificare il territorio e I'offerta di servizi, determinando, nel contempo, una serie di abusi 

continui e ripetuti nel tempo. 

Allo stato attuale, l'uso che si fa del territorio in funzione di quanto precedentemente descritto, ha i seguenti effetti 

negativi sull'ambiente: 

elevato inquinamento dell'aria dovuto alla notevole presenza di veicoli privati legati  ad attività vacanziere del 

tipo "mordi e fuggi", particolarmente intense nel periodo estivo; 

elevato inquinamento acustico per gli stessi motivi; 

elevata produzione di rifiuti con una indiscriminata dispersione degli stessi nell’ambiente. 

complessità nelle operazioni di recupero e pulizia a causa dell’eterogeneità dei rifiuti e della loro abbandono; 

passaggio da un  sistema naturale  complesso ad uno  semplificato,  che produce una  riduzione della varietà 

degli habitat con conseguente perdita di complessità del biotipo; 

mancanza di sicurezza nel periodo invernale dovuta alla presenza di attività illecite lungo la viabilità litoranea. 

L’intervento  in oggetto attraverso un’analisi ed una valutazione dei  fattori descritti nel progetto elaborato,  tende a 

rimuovere, anche se per un ambito limitato, le forme di degrado prima descritte attraverso un’operazione di recupero  

e  riqualificazione  urbanistica  mediante  la  realizzazione  di  un  Comprensorio  Turistico  qualitativamente  ed 

ambientalmente eco sostenibile 

 

 

Obiettivi ed azioni del piano al fine di evidenziare il rapporto con gli obiettivi dei piani sovraordinati e definendo nel 

dettaglio gli aspetti dimensionali del piano. 

In  funzione del quadro  conoscitivo del  territorio di  interesse,  si esaminano  in questa  fase,  i  suoi elementi 

costitutivi sia di valore che di carenza ambientale considerati ai fini della definizione delle scelte progettuali operate 

dal punto di vista della sostenibilità ambientale.  

Per procedere alla definizione della proposta del progetto di  lottizzazione si sono svolte analisi relative alla 

posizione  del  lotto  di  interesse,  definito  nel  P.R.G.,  come  comprensorio  T  (turistico)  ,  ed  alle  sue  implicazioni  e 

interazioni con il territorio circostante. 

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Il comprensorio, come detto, è  individuabile  in un’area sita  in  località “La Picciola” nell’ambito di una zona 

pianeggiante posta  in prossimità dell’arenile,  fascia  litoranea di Magazzeno, ed è direttamente collegata alla strada 

Provinciale Litoranea denominata, nel tratto in questione, via dei Navigatori. 

Il  comprensorio T,  interessato al Piano di  Lottizzazione, ha una  forma pressoché  triangolare,  coinvolgendo 

un’unica Unità Minima di  Intervento delimitata dalle strade di P.R.G. e dalla strada provinciale  litoranea, così come 

delineato nelle Norme di Attuazione del P.R.G. vigenti. 

La viabilità di progetto, quindi,   fa riferimento alle  indicazioni contenute nel P.R.G. vigente, oltre a quella di 

progetto,  interna al Piano di  Lottizzazione;  la  scelta progettuale  tende a  far  sviluppare  il  comprensorio di progetto 

verso l’interno, rispetto alla costa, al fine di evitare ulteriori appesantimenti per la viabilità principale costituita dalla 

strada litoranea. 

Pertanto, sarà proprio la viabilità di P.R.G., interessante l’area in esame, a garantire i collegamenti viari per la 

nuova zona di espansione turistica. 

E’  da  rilevare,  inoltre,  che  tutta  la  zona  costiera,  e  quindi  anche  l’area  di  progetto,  è  interessata  da  una 

drastica alterazione dei fattori ambientali;  infatti sono ormai quasi completamente scomparsi gli ecosistemi naturali 

originari in ragione di un sistema naturale distorto, che non è più in grado di assumere connotazioni proprie definibili 

tecnicamente  come  “  risorsa  economico‐ambientale”, ma  anzi  si  riflette  con  gli  stessi  effetti negativi nel  contesto 

paesaggistico di appartenenza. 

Anche  da  un  punto  di  vista  agricolo  la  zona  è  da  considerarsi  compromessa;  per  lo  più  si  tratta  di  suoli 

parzialmente o  scarsamente produttivi  (sabbiosi –    limosi),  regolati da una agricoltura marginale, ove esistente, di 

basso o pressoché nullo  impatto economico. 

Da quanto evidenziato emerge  chiaramente  l’importanza di  sviluppare una progettazione  tesa al  recupero 

ambientale mirata non solo alla difesa del suolo ma anche ad una fruibilità eco‐compatibile dell’intero comprensorio, 

rimuovendo, anche se per un ambito limitato, le tipiche criticità del litorale posto a sud del capoluogo. 

 

DESCRIZIONE DELLA ZONA D’INTERVENTO  

Una volta descritto nel dettaglio gli obiettivi del P.R.G. vigente, in cui si evidenzia una completa coerenza dei livelli di 

pianificazione,  si  passa  ad  esaminare  di  seguito,  il  quadro  programmatico  territoriale,  in  cui  sono  individuate  le 

previsioni di altri strumenti vigenti e di settore.  

Prima di descrivere gli aspetti sopra citati nel paragrafo che segue si riporta brevemente, l'inquadramento territoriale 

necessario per avere un preciso quadro di riferimento. 

 

INQUADRAMENTO TERRITORIALE 

  La zona oggetto del piano di  lottizzazione turistica è sita nel territorio del Comune di Pontecagnano‐Faiano 

(SA) che in linea generale si caratterizza come di seguito indicato.  

  Il Comune, istituito nel 1911,  è delimitano ad est  della catena dei Monti Picentini,  a sud dal Torrente Asa, ad 

ovest dal Mar Tirreno e  a Nord dal Fiume Picentino. 

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  Il  territorio  comunale  si  articola  su  una  superficie  di  circa  37,18  Kmq  ed  è  tipologicamente  formato  da 

montagna, collina e pianura; su di esso scorrono diversi corsi d'acqua, che considerata la distanza dei monti dal mare, 

sono di modesta portata.  

  Il Comune di Pontecagnano Faiano confina a nord con il Comune di Salerno e Giffoni Valle Piana, ad est con il 

Comuni di Montecorvino Pugliano e Bellizzi, a sud con il Comune di Battipaglia, e ad ovest con il Mar Tirreno. 

  Le principali infrastrutture a servizio del territorio in parola sono: 

autostrada  A3  Salerno‐Reggio  Calabria,  infrastruttura  di  livello  nazionale,  che,  nel  progetto  di 

modernizzazione, prevede un ulteriore svincolo a sud della città; 

Strada  Statale  18  Tirrenia  Inferiore,  infrastruttura  di  livello  interregionale  che  connette  i  comuni  del 

comprensorio “picentino”, dislocati in pianura, con Napoli, Avellino e Salerno a nord  e con la Basilicata e la 

Calabria a sud; 

strade provinciali di connessione tra i principali centri del comprensorio “picentino”; 

linea ferroviaria Salerno ‐ Reggio Calabria con scalo a Pontecagnano; 

strada a scorrimento veloce denominata AVERSANA, in fase di ultimazione; 

aeroporto.  

 

STRUMENTO URBANISTICO VIGENTE 

Il Comune di Pontecagnano Faiano è dotato di PIANO REGOLATORE GENERALE approvato con DPGR n°18 del 

07/01/1988. 

Le  previsioni  del  P.R.G.  di  cui  sopra  individuano,  una moltitudine  di  destinazioni  urbanistiche:  zone  residenziali  di 

completamento e di espansione, zone artigianali‐commerciali‐direzionali, zone  industriali, zone turistiche e zone per 

servizi generali su cui sono previsti varie tipologie di servizi, è da precisare che quest’ultima zona, allo stato attuale, è 

priva  di  disciplina  urbanistica,  visto  che  il  quinquennio  di  validità  del  vincolo  di  destinazione  è  ormai 

abbondantemente spirato. 

Il territorio comunale per ragioni strutturali può, urbanisticamente parlando, essere considerato diviso  in due macro 

zone delineate dalla strada ferrata.  

Il  territorio  a  sud  della  strada  ferrata,  vincolato  ai  sensi  della  Legge  1497/39,  ha  conservato    per  la  stragrande 

maggioranza l’uso agricolo con eccezione della fascia a ridosso della strada ferrata che è stata destinata a residenziale 

di  espansione,  della  fascia  che  si  estende  dalla  foce  del  fiume  Picentino  alla  foce  del  fiume  Tusciano  che  è  stata 

destinata  per  larga  parte  ad  uso  turistico;  inoltre,  sono  presenti,  anche  se  in misura  ridotta,  zone  a  destinazione 

produttiva di tipo artigianale commerciale e di tipo industriale. 

A nord della strada ferrata si trova il centro urbano di Pontecagnano con le sue frazioni di San Antonio e Pagliarone e il 

centro urbano collinare di Faiano, in questa fascia di territorio, le destinazioni urbanistiche previste dal P.R.G. vanno 

dalle  zone  residenziali  di  completamento  e  di  espansione,  alle  zone  turistiche  collinari,  alle  zone  artigianali‐

commerciali‐direzionali, alle zone  industriali e alle zone a servizi generali; nel centro urbano di Pontecagnano sono 

presenti  contenitori  industriali  dismessi,  retaggio  delle  fiorenti  attività  agro‐alimentari  che  per  anni  hanno 

caratterizzato la vita economica e sociale della zona.  

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La densità delle zone urbanisticamente predisposte alla  trasformazione edilizia è decisamente più alta nella zona a 

nord della strada ferrata.   

 

 

PIANI SOVRAORDINATI 

Di seguito si riporta  il quadro programmatico territoriale di riferimento al fine di evidenziare  la presenza di 

eventuali vincoli. 

Per la zona d’interesse, nella Regione sono vigenti i seguenti piani sovra ordinati: 

- Piano Territoriale Regionale della regione Campania approvato con L. R. n. 13 del 13 ottobre 2008 ‐ BURC n. 

48bis del 1 dicembre 2008; 

 

- Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Salerno adottato con delibera di C.P. n°145 

del 18/12/2001 ed in fase di rielaborazione a seguito dell’entrata in vigore della LR n° 16/2004. 

 

- Piano  Stralcio  per  l’assetto  idrogeologico  dell’Autorità  di  Bacino  destra  Sele  adottato  con  delibera  del 

Comitato Istituzionale 26/7/2010. 

 

- Piano  Regolatore Generale  del  Comune  di  Pontecagnano  Faiano  adottato  con  delibera  di  C.C.  n°14/s  del 

02/09/1985 e successiva n°15/s del 05/04/86 ed approvato con D.P.G.R. del 07/01/1988. 

 

- Regolamento Edilizio del comune di Pontecagnano Faiano adottato con delibera di C.C. n°6 del 16/01/1993, e 

ratificato dal Consiglio Provinciale con delibera n°91 del 18/11/1996. 

 

L’esame degli elaborati costituenti gli strumenti di programmazione di cui sopra, ha consentito di effettuare 

una caratterizzazione, dal punto di vista ambientale, della zona direttamente interessata dal progetto di lottizzazione, 

valutandola nell’ambito del contesto definito da dette forme di pianificazione sovra ordinata.  

Dall’analisi delle varie cartografie emerge che, come area tutelata ai sensi del D.Lgs. n° 490/99 (sostituito dal 

vigente D.Lgs. 22/01/2004 n°42),  l’area del comune di Pontecagnano Faiano, nel tratto che si estende tra  la  linea di 

costa e l’attraversamento ferroviario, è sottoposta a vincolo paesistico ai sensi della legge  n° 1492 del 1939 con D.M. 

22/02/1970. 

Il territorio comunale non è interessato da altre aree protette; quella più prossima al comune è rappresentata 

dal Parco Regionale dei Monti Picentini istituito con L.R. n°33 del 01/09/1993, che si trova a nord‐ est rispetto ad esso; 

di seguito quindi vengono brevemente descritti le interferenze con tali Piani. 

 

 

PIANO TERRITORIALE REGIONALE 

In conformità a quanto richiesto dal competente Settore, di seguito è stata effettuata un’analisi di coerenza al 

fine di evidenziare  il  rapporto  tra gli obiettivi dal piano di  lottizzazione  in progetto con gli obiettivi dei piani  sovra 

ordinati, evidenziandone la coerenza e/o le interferenze. 

Pertanto ai fini di una migliore lettura delle analisi realizzate si  riportano gli stralci aggiornati delle suddette 

cartografie evidenziando, a livello grafico, le interferenze esistenti. 

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PARCHI NAZIONALI E AREE PROTETTE  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Area interessata dalla lottizzazione

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PARCHI REGIONALI E PIANI PAESISTICI  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Area interessata dalla lottizzazione

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Dall’esame degli stralci cartografici sopra riportati si evidenzia che la zona d’interesse: 

- rientra nell’ambito della rete ecologica regionale nella zona definita come Zona a massima frammentarietà 

ecosistemica; 

- è esterna alle aree individuate come Aree protette e siti “Unesco e patrimonio dell’umanità”; 

- ricade nelle zone classificate a rischio sismico di classe terza, come da DGRC 5447/02; 

-  è  esterna  alla  aree  individuate  come Rete  infrastrutturale, ma  si  trova  in posizione privilegiata  rispetto  a 

queste; 

- è esterna alle aree definite come Parchi nazionali ed aree protette; 

- è esterna alle aree definite come Parchi regionali ed a piani Paesistici. 

 

Rispetto al PTR , quindi, emerge una sostanziale coerenza fra l’analisi effettuata e quanto riportato in tale strumento 

per le zone a massima frammentazione ecosistemica. 

Questa circostanza implica che gli interventi urbanistici che comportano la trasformazione della destinazione d’uso dei 

suoli,  devono mirare  ad  una minore  frammentazione  del  territorio,  definendo  unità  di  interventi  ambientalmente 

coese e correlate tra loro. 

Un siffatto  intervento non è realizzabile a  livello singolo ma richiede sicuramente anche tempistiche diverse, per cui 

l’intervento edilizio proposto e le soluzioni adottate possono costituire o assumere la valenza di un modello gestionale 

da palliare a larga scala su tutto il litorale d’interesse per una fruizione eco sostenibile ed eco compatibile. 

 

 

PIANO TERRITORIALE  DI COORDINAMENTO PROVINCIALE 

Dall’analisi della documentazione relativa al Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Salerno, adottato 

con delibera di C.P. n°145 del 18/12/2001, ed  in  fase di  rielaborazione  a  seguito dell’entrata  in  vigore della  LR n° 

16/2004, emerge quanto di seguito delineato. 

 

Dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale si rileva che la zona in esame non è interessata dalla rete ecologica 

provinciale che, tra l’altro, è tuttora assente,  mentre è classificata come area ad agricoltura con preminente funzione 

produttiva dei beni con mitigazione e progressiva riduzione della pressione sull’ambiente. 

Una  definizione,  occorre  dire,  non molto  felice  in  quanto  se  da  un  lato  evidenzia  la  necessità  di  sviluppare  una 

agricoltura  con  funzione  produttiva  e  quindi  di  tipo  intensiva,  dall’altro  prevede  una  progressiva  riduzione  delle 

pressioni sull’ambiente non avendo forse chiaro che l’agricoltura produttiva  si estrinseca proprio in una serie di stress 

ambientali a carico della matrice suolo ed acqua. 

 

 

 

 

 

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STRALCIO SISTEMA AMBIENTALE DEL PTCP DI SALERNO 

Nel seguito sono state analizzate, così come effettuato nel documento originale, le tematiche realizzati nell’ambito del  

PTCP della Provincia di Salerno al  fine di evidenziare  tutte  le possibili  interferenze con  la stratificazione conoscitiva 

realizzata al fine della formazione di tal strumento di pianificazione. 

Nel  seguito  si  riportano  oltre  agli  stralci  cartografici  relativi  ai  tematismi  fondamentali    anche  eventuali 

interferenze rilevate tra la lottizzazione in progetto e la suddetta pianificazione: 

 

Lo stralcio cartografico evidenzia che l’area d’interesse ricade in una zona a medio basso indice di naturalità ; per cui le 

attività di urbanizzazione non vanno a creare scompensi rispetto a talee parametro territoriale. 

 

 

 

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Per  quanto  ascrivibile  ai  sistemi  infrastrutturali    l’analisi 

eseguita evidenzia che  l’area  in esame ricade  in una zona 

marginale  rispetto  al  complesso  sistema  dei    servizi 

infrastrutturali, ma  proprio  in  funzione  di  tale  posizione 

assume  un  ruolo  di  rilancio  della  zona  d’interesse  così 

come evidenziato nell’ambito della rapporto ambientale e 

degli elaborati di Piano 

 

 

 

 

 

 

 

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Le tematiche relative alla biodiversità, analizzate nell’ambito del 

PTCP,  evidenziano  che  l’area    è  caratterizzata  da  un  fattore 

medio  basso  così  come  descritto  in  relazione  per  cui  la 

realizzazione  dell’intervento  di  urbanizzazione  con  la  posa  in 

opera  di  piante  autoctone  arboree  nonché  di  piante  arbustive 

(siepi) e fiori, contribuire al ripristino di una elevata biodiversità 

vegetale  che  in  modo  spontaneo  avrà  anche  effetti  sulla 

biodiversità faunistica dell’area d’interesse. 

  

 

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Come  evidenziato  in  relazione  gli  studi  definiti  a  livello  di  PTCP 

evidenziano  che  nell’area  d’interesse  non  vi  sono  beni  d’interesse  

architettonico e/o archeologici 

 

 

 

 

 

 

Rispetto  alla  tematica  relativa  alla  protezione  degli 

acquiferi  la  zona  è  caratterizzata  da  una  elevata 

vulnerabilità;    questa  ai  fini  dell’intervento  è  mitigata 

dall’adozione  di  una  serie  di  accorgimenti  che,  come 

evidenziato  in  relazione,  di  fatto  non  impattano  con 

l’assetto ideologico ed idraulico dell’area.  

 

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Rispetto  alle  tematiche  connesse  alle  aree  protette  ed  ai  parchi  naturali,  come 

ampiamente discusso nella relazione , non si rilevano  interferenze con tali tipologia 

di aree  

 

 

Come già sopra evidenziato le aree d’interesse non hanno interferenze con tale 

tipo  infrastrutture  e  le  analisi  effettuate  a  livello  di  PTCP  confermano  tali 

valutazioni 

 

 

 

 

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L’area d’interesse nel suo intorno e caratterizzata dalla presenza di coltivazioni sotto serra e da culture erbacee irrigue 

ad elevata redditività mentre nello specifico come evidenziato nelle foto allegate, l’area d’interesse, si presenta in uno 

elevato stato di degrado a fronte del quale l’intervento in progetto esplica sicuramente un effetto positivo in termini 

di recupero ambientale sottraendo l’area ad abusi ed usi non corretti. 

 

 

 

 

L’area d’interesse come evidenziato  in relazione si  inserisce nella  fascia costiera definita di tutela paesistica ai sensi 

dell’intervenuto dlgs n.  42/04 per cui le attività in progetto dovranno essere sottoposte al visto della Soprintendenza 

ai  fini  paesistici;  si  ribadisce  quanto  riportato  in  relazione  che  a  fronte  di  tale  problematica,  l’intervento  viene 

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realizzato con tecniche di ingegneria naturalistica, mentre i manufatti saranno realizzati con materiali a basso impatto 

ambientale e coerenti con le dinamiche strofica del sito d’intervento. 

Comunque,  una  volta  completata  la  procedura  di  VAS,  verrà  realizzato  un  apposito  studio  paesistico  con  la 

realizzazione di rendering da sottoporre ai sensi della normativa vigente agli enti competenti per i relativi pareri. 

 

 

 

 

Rispetto agli assetti geomorfologici l’area in esame , come già evidenziato, non presenta fenomeni di franosità in atto 

e/o pregressi , in quanto a morfologia completamente sub pianeggiante. 

Rispetto alle tematiche di PTCP si evidenzia che  l’area d’interesse è stato oggetto oltre che da un notevole apporto 

fluviale da una serie di manomissioni antropiche rientranti nel campo della bonifica integrale (RD 1933). 

Al momento non si evidenziano segni di squilibrio  in atto e gli  interventi previsti  in progetto non prevedono vistosi 

movimenti di terra e comunque il progetto di urbanizzazione dell’area una volta completata la procedura di VAS, verrà 

realizzato un apposito studio da sottoporre ai sensi della normativa vigente agli enti competenti per i relativi pareri.  

 

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Rispetto  al    sistema  infrastrutturale  nell’ambito  del  PTCP  l’area  viene  definita  come  pianura  prevalentemente  ad 

indirizzo  agricolo  ;  appare  evidente  che  tale  individuazione  è  relativa  ad  una  razionalizzazione  a  scala  comunale 

 

Rispetto  agli  acquiferi 

presenti  in  zona  lo  studi di 

PTCP  evidenzia  una  bassa 

vulnerabilità  rispetto  agli 

acquiferi  superficiali  ed  a 

quelli  eventualmente 

presenti  in  acquiferi 

confinati. 

 

 

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mentre  una  sua  reale  destinazione  urbanistica  và  verificata  a  scala  di  PUC  (ex  PRG)  ove  si  evidenzia  che  il 

comprensorio posto sulla litoranea  è ad indirizzo turistico insediativi. 

 

PIANO  STRALCIO  PER  L’ASSETTO  IDROGEOLOGICO  DELL’AUTORITÀ  DI  BACINO  DESTRA  SELE,    ADOTTATO  CON 

DELIBERA DEL COMITATO ISTITUZIONALE 26/7/2010. 

Al fine di verificare la coerenza della suddetta lottizzazione sotto il profilo della compatibilità idrogeologica sono state 

analizzate le cartografie redatte dall’AdB destra Sele e relative al rischio ed alla pericolosità da frane e da alluvione. 

 

CARTA DELLA PERICOLOSITÀ DA FRANE 

 

 

 

CARTA RISCHIO FRANE 

 

  

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CARTA DELLE AREE INONDABILI 

 

 

 

 

CARTE DELLE FASCE FLUVIALI 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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CARTA AREE A RISCHIO IDRAULICO 

  

 

Dall’esame degli stralci delle tavole (sopra riportati) e degli studi relativi al rischio frane e al rischio idraulico, così come 

elaborati dall’Autorità di Bacino  in destra Sele, emerge che  la zona  interessata dal progetto di  lottizzazione non è a 

rischio frane né a rischio idraulico né a rischio inondazione per cui l’intervento sotto l’aspetto legato alla pericolosità 

dei siti non produce impatti.  

 

STRUMENTO URBANISTICO VIGENTE 

Gli strumenti urbanistici attualmente vigenti afferiscono a : 

 

1) Piano Regolatore Generale del Comune di Pontecagnano Faiano adottato con delibera di C.C. n°14/s del 

02/09/1985 e successiva n°15/s del 05/04/86 ed approvato con D.P.G.R. del 07/01/1988. 

2) Regolamento Edilizio del comune di Pontecagnano Faiano adottato con delibera di C.C. n°6 del 16/01/1993, 

e ratificato dal Consiglio Provinciale con delibera n°91 del 18/11/1996. 

 

Ed  è  rispetto  a  questi  due  strumenti  di  gestione  delle  attività  urbanistiche  che  è  stato  elaborata  la  proposta  di 

urbanizzazione dell’area  litoranea  in questione e  trasmessa  in un Rapporto Ambientale già agli atti del competente 

Settore regionale. 

Comunque, di seguito, si delineeranno gli aspetti salienti di detti strumenti evidenziando la coerenza degli stessi con il 

progetto di lottizzazione. 

Il  Comune  di  Pontecagnano  Faiano  è  dotato  di  PIANO  REGOLATORE  GENERALE  approvato  con  DPGR  n°18  del 

07/01/1988. 

Le previsioni del P.R.G. individuano, alcune destinazioni urbanistiche:  

- zone residenziali di completamento e di espansione;  

- zone artigianali‐commerciali‐direzionali; 

- zone industriali, zone turistiche;  

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- zone per servizi generali, sulla quale sono previsti varie tipologie di servizi; si precisa che, quest’ultima zona, 

allo  stato attuale, è priva di disciplina urbanistica, considerato che  il quinquennio di validità del vincolo di 

destinazione è ormai abbondantemente superato. 

 

Il territorio comunale per ragioni strutturali può, urbanisticamente parlando, essere considerato diviso  in due macro 

zone delimitate dalla linea ferroviaria.  

Il territorio a sud della strada  ferrata, è vincolato ai sensi della Legge 1497/39, ed ha conservato   per  la stragrande 

maggioranza l’uso agricolo, ad  eccezione della fascia a ridosso della stessa linea ferroviaria, in quanto destinata a zona 

residenziale e/o di espansione, e della fascia che si estende tra la foce del fiume Picentino e la foce del fiume Tusciano, 

che è stata destinata, per larga parte ad uso turistico. 

In tale contesto,  inoltre, sono presenti, anche se  in misura ridotta, zone a destinazione produttiva di tipo artigianale 

commerciale e di tipo industriale. 

A nord della  strada  ferrata,  invece,  si  trova  il  centro urbano di Pontecagnano  con  le  sue  frazioni di San Antonio e 

Pagliarone ed il centro urbano, collinare, di Faiano. 

In  questa  fascia  di  territorio,  le  destinazioni  urbanistiche  previste  dal  P.R.G.  vanno  dalle  zone  residenziali  di 

completamento e di espansione, alle zone  turistiche collinari, alle zone artigianali‐commerciali‐direzionali, alle zone 

industriali e alle zone a servizi generali. 

Nel  centro  urbano  di  Pontecagnano  sono  presenti  aree  industriali  dismesse,  retaggio  delle  fiorenti  attività  agro‐

alimentari che per anni hanno caratterizzato la vita economica e sociale della zona.  

La  densità  delle  zone  urbanisticamente  predisposte  alla  trasformazione  edilizia  è  decisamente  più  alta  nella  zona 

posta a nord della strada ferrata.   

 

OBIETTIVI DEL P.R.G. 

Il P.R.G. di Pontecagnano‐Faiano (SA) è dimensionato, a livello previsionale,  per il raggiungimento di una popolazione 

di circa 25.000 ‐ 30.000 abitanti nel rispetto dei seguenti indirizzi programmatici: 

- il P.R.G. nasce in una visione politica di tutte le componenti del corpo sociale, nel rispetto della tradizione e 

del patrimonio culturale della collettività; 

- il P.R.G. costituisce uno strumento operativo dinamico; 

- il P.R.G. garantisce la possibilità di inserimento del Comune in un processo di pianificazione urbanistica estesa 

ai comuni vicini allorquando se ne verifichi la concreta possibilità e nel rispetto dell’autonomia del Comune di 

Pontecagnano‐Faiano;  per  cui  le  scelte  operate  a  livello  comunale  hanno  evitato  di  pregiudicare 

pianificazione a carattere comprensoriale; 

- ai fini di quanto sopra le previsioni del P.R.G. sono riferite ad un arco temporale decennale, ed in tale arco di 

tempo è previsto il raggiungimento di una popolazione di  25.000 – 30.000 unità; 

- in  linea prioritaria  il P.R.G.  tende al  risanamento delle zone già edificate ed alla eliminazione delle carenze 

igienico‐sanitarie, ambientali e dei  servizi;  in  tali  zone  inoltre è previsto  il  riequilibrio  tra  le  residenze ed  i 

servizi  con particolare  riferimento al verde, agli  impianti  sportivi di quartiere ed alle  scuole dell’obbligo.  Il 

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raggiungimento di dette  finalità è perseguito ove possibile, anche mediante  l’incoraggiamento di  iniziative 

spontanee o l’utilizzazione di particolari suscettività ambientali come ad esempio la creazione di un percorso 

pedonale attrezzato;  

- particolare attenzione è  riservata alla  rivalutazione dei centri abitati, che  sono  stati  trascurati  in passato e 

conseguentemente presentano accentuate carenze di servizi; 

- le  prospettive  di  riequilibrio  e  sviluppo  degli  insediamenti  residenziali  sono  strettamente  legate  al 

potenziamento delle risorse occupazionali della popolazione; 

- è  perseguito  l’allontanamento  dal  centro  urbano  degli  insediamenti  industriali  evitando  peraltro  che 

l’attuazione di un tale processo possa risolversi in turbamento dei livelli occupazionali; 

- il P.R.G.  tiene conto delle presenze archeologiche accertate nel sottosuolo, proponendo  in base ai  risultati 

della  identificazione  e  delimitazione  delle  zone  interessate,  l’applicazione  dei  vincoli  e  norme  disciplinari 

concilianti le esigenze della pianificazione urbanistica con la salvaguardia del patrimonio archeologico; 

- nel rispetto delle attività produttive il P.R.G. tende all’ampliamento degli insediamenti produttivi; 

- il P.R.G. deve garantire  la conservazione, ai centri abitati del comune, di caratteristiche strettamente  legate 

alla  sua  vocazione  agroindustriale  valorizzando  il  patrimonio  agricolo  sia  sotto  l’aspetto  produttivo  che 

ambientale (disciplina e caratterizzazione tipologica ed architettonica delle costruzioni); 

- particolare cura dovrà  rivolgersi agli  insediamenti abitativi  in  località Corvinia da convertire e  localizzare  in 

modo  da  renderli  congruenti  con  attività  produttive  nel  settore  agricolo  (Centro  agricolo  contadino) 

salvaguardando  le prospettive di  sviluppo dell’impianto  aeroportuale  e delle  attività  turistico  commerciali 

delle quali la presenza dell’aeroporto promuoverà lo sviluppo; 

- il P.R.G. promuove attività turistico balneari lungo la fascia litoranea nel rispetto delle normative regionali in 

corso  di  emanazione  e  sulla  fascia  collinare  della  quale  sarà  prevista  l’utilizzazione  collegata  con  le 

prospettive di sviluppo del Comprensorio del Terminio nel cui ambito detta fascia collinare ricade; 

- il P.R.G.  indicherà possibili soluzione ai problemi connessi con  la valorizzazione del patrimonio archeologico 

(museo e aree tutelate); 

- le  previsioni  di  assetto  generale  della  viabilità  urbana  ed  extra  urbana  individuate  nel  P.R.G.  saranno 

sottoposte  a  verifiche  preliminari  da  parte  dell’amministrazione  che  si  riserva  di  fornire  indicazioni  sullo 

schema  generale  viario  il  quale  dovrà  assicurare  adeguati  collegamenti  con  la  parte  alta  del  territorio,  il 

capoluogo, la fascia costiera e le reti viarie dei comuni contermini; 

- il P.R.G. analizza  i problemi delle principali  infrastrutture  individuando quelle  la  cui  realizzabilità  si pone a 

livello comunale e quelle per le quali vanno ricercate soluzioni a livello intercomunale; 

- risanamento zone malsane con la previsione di tutte le urbanizzazioni primarie; 

- recepimento  delle  indicazioni  in  merito  agli  interventi  di  edilizia  abitativa  (concessioni  e  lottizzazioni) 

regolarmente approvati dal Comune e dalla Regione; 

- individuazione di una nuova zona artigianale al di fuori del centro urbano; 

- creazione del porto turistico quale polo di sviluppo  in relazione al ruolo che dovrebbe svolgere  in  futuro  la 

fascia costiera; 

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- il  ridisegno  della  fascia  costiera  che  dovrà  armonizzare  lo  sviluppo  indotto  dal  porto  turistico  e  quello 

conseguente alla presenza di residenze a rotazione d’uso (hotels, alberghi, pensioni ecc.); 

- rivitalizzare  l’aeroporto  trasformandolo  in  civile,  creando  così  un  polo  di  notevole  sviluppo  per  tutta  la 

provincia; 

- creazione del parco archeologico che valorizza la notevole presenza di testimonianze storiche; 

- potenziamento di tutte le strade urbane ed extra urbane; creazione di un’arteria a scorrimento veloce che sia 

di alternativa alla strada provinciale litoranea; favorire il collegamento mare‐monti con l’eventuale creazione 

di nuove arterie e di sottopassi con particolare riferimento alle vie Abate Conforti, Alfani e C. Colombo; 

- creazione di un centro polifunzionale in una posizione intermedia tra Pontecagnano e Faiano; 

- praticabilità di un centro commerciale e un mercato ortofrutticolo; 

- evasione di edilizia unifamiliare bassa; 

- realizzazione di uno scalo ferroviario in Pontecagnano; 

- adeguamento dell’edilizia privata in funzione dell’edilizia pubblica. 

 

Dimensionamento del P.R.G.  

 Sulla  base  degli  indirizzi  programmatici  di  cui  sopra  i  progettisti  hanno  dimensionato  lo  sviluppo  urbanistico  del 

vigente P.R.G. dove la funzionalità tra le zone omogenee e le infrastrutture rispetta il criterio di controllare lo sviluppo 

urbano e di fornire un elevato standard di servizi pubblici, in modo tale da potenziare le attività legate alla produzione 

ed al terziario e qualificare le esigenze future del Comune. 

Per le  diverse tipologie di interventi si può considerare lo schema sotto riportato, nell’ambito del quale è ricompresa 

anche la zona di interesse . 

- Piano di recupero: il risanamento delle zone malsane è stato perseguito con il Piano di Recupero che è stato 

recepito nel P.R.G.. 

- Zone  Commerciali  ed  Artigianali:  per  tali  tipologie  di  interventi  il  P.R.G.  prevede  il  ridisegno  delle  zone 

esistenti.  è  stata  prevista per  tali  zone  una  fascia  artigianale‐commerciale  in posizione  baricentrica  e  con 

funzioni di filtro tra la zona industriale e quella urbana. è stata prevista una zona commerciale‐artigianale in 

prossimità delle nuove aree residenziali di espansione al fine di munire queste ultime dei necessari servizi. In 

effetti  la zona baricentrica è stata dimensionata per 20,80 ha;  in Pontecagnano centro sono state previste 

zone artigianali‐commerciali per 17,10 ha, di cui 12,30 ha già esistenti e 4,80 ha divise in due aree di nuova 

perimetrazione  in prossimità delle  zone di espansione a monte e a valle della  ferrovia.  Inoltre,  sono  state 

previste  4,40  ha  di  aree  artigianali‐commerciali  in  Faiano  e  frazioni  limitrofe,  5,60  ha  in  prossimità  tra 

Pontecagnano e Faiano e 6,80 ha sulla costa. 

- Zone Turistiche: tali zone omogenee sono state previste in maniera uniforme tra la foce del fiume Picentino e 

la foce del fiume Tusciano. Per il dimensionamento delle aree a destinazione Turistica si è partiti dal calcolo 

della capacità della costa  in termini di posti‐mare che ammontano a 26.000 dai quali si è arrivato a 24.600 

posti  letto;  in effetti  le aree individuate sulla costa,  in maniera ampiamente cautelativa, assommano a circa 

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95 ha cui corrispondono 5.700 posti letto. Inoltre, si sono previste altre zone in prossimità di Faiano per circa 

30 ha, corrispondenti a circa 1.800 posti letto.  

- Parco Archeologico:  l’individuazione delle aree a Parco Archeologico ha delimitato  il più  importante centro 

etrusco della Campania valorizzandolo con la previsione di un nuovo museo archeologico in area limitrofa. 

- Aeroporto: per quanto riguarda l’aeroporto se ne prevede il potenziamento come polo terminale di sviluppo 

delle zone Commerciali‐Artigianali, di quelle Industriali e di tutto il comprensorio comunale e sovracomunale. 

Esso deve assolvere alla  funzione di aeroporto civile per  il traffico  interregionale  in  funzione dello sviluppo 

turistico. 

- Viabilità: i punti fondamentali di potenziamento e sviluppo della viabilità sono: viabilità Nord‐Sud ‐ previsione 

di strada di collegamento alternative alla SS.18 che si aggancia alla viabilità a scorrimento veloce (tangenziale 

di Salerno) fino a raggiungere l’aeroporto e ricollegarsi alla SS.18 con sottopasso alla rete ferrata; 

- previsione di una strada di collegamento sostitutiva della attuale litoranea, spostata di circa  800 metri verso 

l’interno rispetto a quest’ultima. 

- viabilità  Est‐Ovest  ‐  realizzazione  di  arterie  che  valorizzano  e  facilitano  il  collegamento mare‐città‐collina, 

favorito dalla  realizzazione dei  vari  sottopassi alle  FF.SS.  (via Alfani,  via Cavalleggeri, via Colombo e  via A. 

Conforti). 

-  Attrezzature sportive: è previsto un imponente centro plurifunzionale tra Pontecagnano e Faiano e un altro 

sulla  direttrice  che  collega  loc.  Baroncino  e  San  Antonio.  Altre  zone  sono  previste  ai margini  delle  zone 

Turistiche; 

- Scalo  ferroviario  e  mercato  ortofrutticolo:  il  potenziamento  dello  scalo  ferroviario,  per  adeguarlo  alle 

esigenze del trasporto moderno, passa attraverso la realizzazione di apposite aree da realizzarsi a valle della 

zona P.E.E.P. e in zona industriale dove verrà realizzato il mercato ortofrutticolo. Nell’area Montecatini sarà 

realizzato l’ampliamento della zona scambi delle FF.SS; 

- Nuovi  insediamenti  residenziali:  tenuto  conto  della  tensione  abitativa  presente  nel  centro  urbano  di 

Pontecagnano pari a 2‐3 abitanti/vano si è dimensionato  il P.R.G. con un rapporto abitanti/vano pari a 0,8. 

Tenuto  conto  dei  vani  esistenti  e  di  quelli  programmati  risulta  che  i  nuovi  vani  da  edificare  nelle  zone 

omogenee  di  espansione  sono  4.583  mentre  quelli  in  zona  P.E.E.P.  sono  3.900.  Di  tali  vani  nelle  zone 

omogenee di espansione 3.269 sono localizzati a Pontecagnano, 923 a Faiano e 391 alla località Picciola.  

 

In particolare sono state individuate 11 nuove aree di espansione che hanno le caratteristiche di seguito indicate: 

‐ area di espansione C1: P.E.E.P.;  

‐ area di espansione C2:  in Pontecagnano a valle della autostrada, area totale 4,065 ha, densità prevista 80 

ab/ha per un totale di 325 vani ed una volumetria di 32.500 mc. 

‐ area di espansione C3: in Pontecagnano zona Case Parrilli, area totale 17,556 ha, densità prevista 150 ab/ha 

per un totale di 2.633 vani ed una volumetria di 263.300 mc. 

‐ area di espansione C4: in Pontecagnano zona Case Parrilli, area totale 2,076 ha, densità prevista 150 ab/ha 

per un totale di 311 vani ed una volumetria di 31.100 mc. 

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‐ area di espansione C5:  in La Picciola, area totale 2,61 ha, densità prevista 150 ab/ha per un totale di 391 

vani ed una volumetria di 39.100 mc. 

‐ area di espansione C6: P.E.E.P.;  

‐ area di espansione C7: in Faiano, area totale 2,083 ha, densità prevista 80 ab/ha per un totale di 167 vani ed 

una volumetria di 16.700 mc. 

‐ area di espansione C8: in Faiano, area totale 2,536 ha, densità prevista 80 ab/ha per un totale di 203 vani ed 

una volumetria di 20.300 mc. 

‐ area di espansione C9: in Faiano, area totale 0,868 ha, densità prevista 80 ab/ha per un totale di 69 vani ed 

una volumetria di 6.900 mc. 

‐ area di espansione C10: in prossimità di Faiano, area totale 0,90 ha, densità prevista 80 ab/ha per un totale 

di 72 vani ed una volumetria di 7.200 mc. 

‐ area di espansione C11: in prossimità di Trivio Granati, area totale 5,16 ha, densità prevista 80 ab/ha per un 

totale di 412 vani ed una volumetria di 41.200 mc. 

 

Complessivamente le zone residenziali di espansione, escluse le zone P.E.E.P., coprono un’area totale di 37,90 ha con 

un numero totale di abitanti di 4.583 con densità territoriale media di 121,1 ab/ha. 

È  da  precisare  che  per  le  zone  di  espansione  i  cui  indici  territoriale  e  fondiario  sono,  rispettivamente,  1,5  e  2,00 

mc/mq, zone omogenee C3, C4 e C5, per ragioni legate al rispetto di tutti i parametri può realizzarsi una volumetria di 

circa i 2/3 di quella prevista.  

 

Aree a servizi generali   

Le opere e le edificazioni di cui al precedente paragrafo sono accompagnate da una previsione di servizi ripartiti nelle 

diverse categorie: 

5,00 mq/ab: istruzione; 

2,50 mq/ab: parcheggi; 

2,50 mq/ab: attività comuni; 

18,00 mq/ab; verde attrezzato e sport. 

Il totale di tali nuovi servizi previsti ammonta a: 

266.605,00 mq: istruzione; 

327.309,00 mq: attrezzature di interesse comune; 

4.622.077,00 mq: verde attrezzato e sport; 

167.622,00 mq:  parcheggio 

5.383.613,00 mq:  TOTALE 

 

A tali servizi si aggiungono 143.400,00 mq. in località Corvinia e Magazzeno che aggiungendosi ai precedenti portano il 

totale complessivo di tali servizi a 5.527.013,00 mq. corrispondenti a: 

5.527.013,00 mq/25.000 ab = 221 mq/ab 

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Infine,  le  zone  turistiche  sulla  costa  sono  corredate  di  aree  destinate  a  servizi  per  un  totale  di  1.772.000  mq 

corrispondenti a 146 mq/posti letto. 

 

ANALISI DI COERENZA CON IL P.R.G. 

Di seguito si riportano, per una completa descrizione degli aspetti d’interesse, alcuni dati relativi al P.R.G. del Comune 

di  Pontecagnano,  già  contenuti  nella  relazione  trasmessa  ed  integrati  con  alcune  considerazioni  relative  ai  rilievi 

sollevati dall’ufficio che ha istruito la documentazione di VAS. 

Come evidenziato precedentemente,  la  zona oggetto del piano di  lottizzazione  turistica è ubicata nel  territorio del 

Comune di Pontecagnano‐Faiano  (SA)  lungo  la  fascia  litoranea posta nord – ovest del  centro urbano  il  località  “La 

Picciola”, nell’ambito di una zona già individuata a livello di P.R.G come turistica ricettiva.  

Il Comune di Pontecagnano, è stato istituito nel 1911,  ed è delimitano ad est  della catena dei Monti Picentini,  a sud 

dal Torrente Asa, ad ovest dal Mar Tirreno e  a Nord dal Fiume Picentino. 

Il  territorio comunale  si  sviluppa  su una  superficie di circa 37,18 Kmq ed è  tipologicamente  formato da montagna, 

collina e pianura;  in tale contesto si  individuano alcuni corsi d’acqua aventi una certa rilevanza , quali ad esempio, il 

Tusciano ed il Picentino.  

Il  suddetto Comune  confina a nord  con  il Comune di  Salerno e  con  il  comune di Giffoni Valle Piana,  ad est  con  il 

Comuni di Montecorvino Pugliano e Bellizzi, a sud con il Comune di Battipaglia, ed ad ovest con il Mar Tirreno. 

Le principali infrastrutture a servizio del territorio in parola sono: 

- autostrada  A3  Salerno‐Reggio  Calabria,  infrastruttura  di  livello  nazionale,  che,  nel  progetto  di 

modernizzazione, prevede un ulteriore svincolo a sud della città; 

- Strada  Statale  18  Tirrenia  Inferiore,  infrastruttura  di  livello  interregionale  che  connette  i  comuni  del 

comprensorio “picentino”, dislocati in pianura, con Napoli, Avellino e Salerno a nord  e con la Basilicata e la 

Calabria a sud; 

- strade provinciali di connessione tra i principali centri del comprensorio “picentino”; 

- linea ferroviaria Salerno ‐ Reggio Calabria con scalo a Pontecagnano; 

- strada a scorrimento veloce denominata AVERSANA, in fase di ultimazione; 

- aeroporto.  

 

DIMENSIONAMENTO DEL PIANO DI LOTTIZZAZIONE 

L’area interessata dall’intervento di lottizzazione è situata in agro del Comune di Pontecagnano Faiano, essa è ubicata 

in una zona pianeggiante in prossimità della località Magazzeno, lungo la fascia litoranea (vedi relazione precedente e 

relativi  stralci  fotografici allegati); questa,  con  riferimento alla Carta Topografica d’Italia,  scala 1:25.000  rientra nel 

foglio 467 sez. II ‐ Battipaglia. 

L’area di intervento è direttamente collegata alla strada Provinciale Litoranea, denominata, nel tratto in questione, via 

dei Navigatori,  in una zona incolta e priva di alberature di pregio o storiche. 

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Dal P.R.G. del Comune di Pontecagnano Faiano  si evince  che  l’area  interessata  ricade nella  zona omogenea  “T” di 

residenze  turistiche;  il  comprensorio  di  interesse  risulta  suddiviso  in  due  U.M.I.  denominate  T1  e  T2,  aventi, 

rispettivamente, una estensione superficiale di zona pari a mq. 70.295,08 e mq. 73.422,75. 

Queste superfici devono essere depurate da tutte le particelle catastali attribuite al Consorzio di Bonifica Destra Sele 

ed occupate dal sistema di canalizzazione presente in zona. 

Dal calcolo realizzato (vedi relazione prima citata) si ottiene una superficie utile di calcolo pari a mq. 67.325,12 per  il 

comparto T1 e di mq. 71.865,55 per il comparto T2. 

I  posti  letto  turistici  realizzabili  nelle  due  U.M.I.  sono  circa  900,  secondo  parametri  indicati  nella  Relazione  di 

accompagnamento al P.R.G. 

 

Descrizione  dello  stato  attuale  dell’ambiente  relativamente  alle  componenti  ambientali  e  territoriali  a  scala 

comunale pertinenti  il Piano. 

Nel presente paragrafo, si è cercato di esplicitare in maniera esaustiva, le componenti ambientali e territoriali. 

 

ANALISI DEGLI INDICATORI AMBIENTALI.  

Vengono di seguito appresse definite le matrici ambientali (n.5) e la serie dei vari indicatori ambientali, distinti per le 

matrici di riferimento,  individuati come “macroaree” da utilizzare per  l’analisi delle criticità eventualmente presenti 

nella zona oggetto d’intervento. 

Le matrici individuate sono:  

ATMOSFERA 

GEOSFERA (suolo) 

IDROSFERA 

BIOSFERA E BIODIVERSITA’ 

RIFIUTI 

 

Per ogni matrice  sono  stati poi  individuati gli elementi o  indicatori di  riferimento  che dovranno essere popolati  in 

funzione del monitoraggio che viene generalmente realizzato dagli organismi preposti (nel nostro caso ARPAC). 

In funzione, quindi, degli elementi che  l’ARPAC sottopone a monitoraggio, sono stati selezionati  i seguenti  indicatori 

distinti per le varie matrici di riferimento ambientale prima descritte. 

 

ATMOSFERA 

L’inquinamento atmosferico è definito come l’accumulo nell’aria di sostanze in concentrazioni tali da provocare danni 

temporanei o permanenti a uomini, animali, piante e beni.  

La concentrazione, a cui una sostanza provoca inquinamento, varia molto da elemento a elemento: pochi miliardesimi 

di  grammo  (nanogrammi)  per metro  cubo  di  aria  di  benzopirene  provocano  un  danno maggiore  di  una  decina  di 

milligrammi per metro cubo di ossido di carbonio.  

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Facendo riferimento alla quantità globale di tutti gli inquinanti emessi, notiamo che cinque di essi contribuiscono da 

soli a più del 95% del totale (valutazione ARPAC 2007).  

Questi inquinanti sono: 

l’ossido di carbonio (CO),  

il biossido di zolfo (SO2),  

gli ossidi di azoto (NOX),  

gli idrocarburi,  

il materiale particolato.  

La  concentrazione  di  questi  cinque  inquinanti,  oltre  a  quella  dell’ozono,  viene  utilizzata  come  indice  della  qualità 

dell’aria e le normative di settore fissano i valori massimi che queste concentrazioni possono raggiungere. 

 

L’anidride solforosa (SO2) 

Una  quantità  significativa  di  questo  inquinante  è  immessa  in  atmosfera  da  fenomeni  naturali  (es.  esplosioni 

vulcaniche); lo zolfo è presente anche negli oceani e si libera in atmosfera attraverso la schiuma marina; precipita poi 

con le piogge depositandosi direttamente sul suolo e da qui viene poi assorbito dalla vegetazione.  

Nelle città, escludendo le emissioni industriali, la maggior sorgente di anidride solforosa è il riscaldamento domestico 

(perciò la concentrazione di SO2 nell’aria dipende molto dalla stagione e dalla rigidità del clima).  

Circa  il  70%  dei  quasi  130 milioni  di  tonnellate  di  SO2  immersi  annualmente  nell’aria  proviene  da  combustioni 

effettuate  in  impianti  fissi, mentre appare trascurabile  l’apporto dato dai mezzi di trasporto;  infatti  il petrolio, oltre 

agli idrocarburi contiene anche composti con atomi di zolfo che può arrivare fino all’1% (dati ARPAC 2007). 

 Lo  zolfo  è  invece  praticamente  assente  nella  benzina  ed    è  contenuto  in  piccole  quantità  nel  gasolio;  l’olio 

combustibile si suddivide in olio a basso tenore di zolfo (Btz) e olio ad alto tenore di zolfo (Atz); mentre il carbone ne 

contiene una percentuale che varia dallo 0,5% al 2,5% e dipende dalla zona di provenienza.  

La combustione negli impianti fissi, come le fabbriche e le centrali termiche per la produzione di energia immettono 

nell’aria una notevole quantità di biossido di zolfo (SO2), in quanto tali impianti utilizzano carbone o olio combustibile 

spesso  ad  alto  tenore  di  zolfo.  Sull’uomo  provoca  principalmente  irritazione  dell’apparato  respiratorio,  possibili 

spasmi bronchiali ed in casi estremi bronchiti croniche ed enfisemi.  

A parte gli effetti sulla salute dell’uomo, l’SO2 provoca l’ingiallimento delle foglie delle piante poiché interferisce con la 

formazione ed il funzionamento della clorofilla.  

L’effetto dannoso sulle piante è ancora più accentuato quando l’anidride carbonica si trova in presenza di ozono.  

Tale  fenomeno  si  chiama  sinergismo:  con questo  termine  si  intende definire  l’effetto di due  sostanze,  che quando 

sono insieme, è maggiore della somma degli effetti delle sostanze prese separatamente.  

Il sinergismo si verifica di frequente negli episodi di  inquinamento; per esempio  l’azione dannosa di molti  inquinanti 

ed è aumentata dalla presenza di particolato (ppm).  

L’anidride solforosa provoca danni anche su alcuni materiali, aumentandone, ad esempio,  la velocità di corrosione. 

Inoltre  il  biossido  di  zolfo,  combinandosi  con  il  vapore  acqueo,  origina  acido  solforico  (H2SO4),  uno  dei maggiori 

responsabili  delle  piogge  acide.  Comunque  oggi,  in  Italia,  grazie  all’impiego  di  combustibili meno  inquinanti  sotto 

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questo aspetto, il biossido di zolfo è presente in concentrazioni talmente minime che il suo monitoraggio non risulta 

significativo.  

 

Gli ossidi di azoto 

Nel mondo vengono emesse annualmente circa 50 milioni di tonnellate di NOX e più del 90% è prodotto da processi di 

combustione (in impianti fissi, civili o industriali, e in sistemi di trasporto).  

In  zone  ad  alta  intensità  abitativa  o  industriale,  e  soprattutto  in  caso  di  condizioni meteorologiche  sfavorevoli,  la 

concentrazione media giornaliera può raggiungere 0,4‐0,5 ppm (cioè superare di 400‐500 volte i valori medi di un’aria 

non inquinata).  

Nei gas di scarico degli autoveicoli sono contenute quantità più elevate di monossido di azoto (NO) rispetto al biossido 

di azoto  (NO2),  il  loro  rapporto  relativo è  circa 95 a 5. Solo  successivamente  in atmosfera  l’NO  subirà un’ulteriore 

ossidazione  convertendosi  in  NO2.  Tale  processo  è  attivato  dalla  radiazione  solare,  si  avrà  quindi  una maggiore 

concentrazione di NO2 in rapporto all’NO nei mesi estivi. L’NO2 viene considerato come inquinante secondario poiché 

deriva dalla trasformazione in atmosfera subita dall’NO.  

Per quanto riguarda le emissioni degli autoveicoli, si hanno emissioni maggiori a velocità costante e tanto più elevate 

quanto è elevata la velocità. Il biossido di azoto è di colore bruno‐rossastro e di odore pungente e soffocante, mentre 

il monossido di azoto è incolore ed inodore.  

L’NO2 è  circa quattro  volte più  tossico dell’NO ed esercita  il  suo principale effetto  sui polmoni provocando edemi 

polmonari. Ad elevate concentrazioni si possono avere convulsioni e paralisi del sistema nervoso centrale, irritazione 

delle mucose e degli occhi e nefriti croniche.  

Oltre  agli  effetti  dannosi  sulla  salute  dell’uomo,  gli  ossidi  di  azoto  producono danni  alle  piante,  riducendo  la  loro 

crescita, e ai beni materiali: corrosione dei metalli e scolorimento dei tessuti. 

 

Il monossido di carbonio 

Le concentrazioni di monossido di carbonio, così come quelle di idrocarburi incombusti sono direttamente correlabili 

ai volumi di traffico, infatti circa il 90% di CO immesso in atmosfera è dovuto ad attività umana e deriva dal settore dei 

trasporti.  

Vi  sono  comunque  anche  altre  fonti  che  contribuiscono  alla  sua  produzione:  incendi  boschivi,  processi  di 

incenerimento  di  rifiuti,  combustioni  agricole  (ad  esempio  di  sterpaglia)  ed  alcune  attività  industriali  specifiche 

(industria petrolifera, fonderie ecc.).  

Anche  il  fumo di  tabacco, a  livelli  ristretti,  costituisce una  sorgente di  inquinamento da monossido di  carbonio;  in 

questi  casi  il  contenuto  di  CO  può  arrivare  a  700‐800  ppm  e  il  livello  di  carbossiemoglobina  (composto  formato 

dall’unione del CO con l’emoglobina del sangue) in un fumatore raggiunge il 7% contro lo 0,5% di un non fumatore che 

vive in un’aria pulita.  

Il monossido di carbonio è un composto  inodore ed  insapore e deriva da una combustione  incompleta dei composti 

contenenti carbonio; in particolare la presenza di CO nei gas di scarico è causata da rapporti errati aria‐combustibile, 

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impurezze  o  additivi  così  che  non  si  arriva  all’ossidazione  completa  dell’atomo  di  carbonio  (in  condizioni  ideali  i 

prodotti della combustione dovrebbero essere unicamente acqua e biossido di carbonio).  

Le emissioni di CO  sono maggiori  in un veicolo  con motore al minimo o  in  fase di decelerazione e diminuiscono a 

velocità di crociera (60‐110 Km/h) per poi aumentare nuovamente ad alte velocità.  

Il monossido di carbonio va considerato  inquinante primario a causa della sua  lunga permanenza  in atmosfera, che 

può raggiungere anche    i sei mesi. Gli effetti sull’ambiente sono da considerarsi trascurabili mentre quelli sull’uomo 

sono estremamente pericolosi.  

Questo inquinante, concentrandosi al suolo, costituisce una minaccia serissima per i bambini come pure per gli adulti 

affetti da anemia, inoltre minaccia lo sviluppo del feto e aggrava le malattie cardiovascolari.  

La  tossicità  è  proporzionale  alla  concentrazione  ed  al  tempo  di  esposizione.  La  concentrazione  di monossido  di 

carbonio nelle città, a causa del traffico, è ben superiore a 0,1 ppm che costituisce  il valore normale di un’aria non 

inquinata e non sono rare medie di 30‐40 ppm nei centri cittadini, raggiungendo, per qualche secondo, valori di 150‐

200 ppm in zone dove barriere architettoniche (sottopassi o gallerie) impediscono la libera circolazione dell’aria. 

 

 

Gli idrocarburi  

Gli  idrocarburi  (composti  formati da  idrogeno e  carbonio) vengono bruciati per  ricavare energia dalle  combustioni. 

Oltre  che  come  combustibili  essi  vengono  anche  utilizzati  come  prodotti  di  partenza  nell’industria  chimica  per 

ottenere medicinali, cosmetici e materie plastiche.  

Anche alcune attività legate all’agricoltura e l’incenerimento dei rifiuti solidi sono altre sorgenti dell’inquinamento da 

idrocarburi.  I  veicoli  a  benzina  contribuiscono  più  degli  altri  alle  emissioni  di  idrocarburi,  essendo  la  benzina  una 

miscela  di  idrocarburi  semplici  e molto  volatili. Negli  autoveicoli  le  emissioni maggiori  si  hanno  a  velocità  basse, 

mentre quelle minori a velocità comprese tra i 70 ed i 100 Km/h.  

Complessivamente gli  idrocarburi di origine umana  immessi nell’atmosfera annualmente,nel mondo, ammontano ad 

un centinaio di milioni di tonnellate e solitamente  la  loro concentrazione nei centri urbani è mille volte superiore a 

quella misurabile nei boschi.  

Gli  idrocarburi  interferiscono sui processi  respiratori ed  irritano gli occhi, mentre alcuni  tra gli  idrocarburi policiclici 

aromatici sono cancerogeni. Il solo idrocarburo che eserciti un effetto dannoso sulle piante è l’etilene: esso rallenta la 

loro crescita interferendo con gli ormoni che ne regolano il metabolismo. 

 

 

Il particolato atmosferico (ppm) 

Tutti gli inquinanti presi in considerazione fino ad ora, sono, a temperatura ambiente, dei gas. Nell’atmosfera vi sono 

però anche delle microscopiche goccioline o particelle solide a cui viene complessivamente dato il nome di particolato 

atmosferico.  

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Esso può avere origine naturale (ad esempio la polvere sollevata dal vento, le emissioni vulcaniche, i fumi degli incendi 

delle foreste tropicali ecc.) o artificiale: circa 280 milioni di particolato (poco più del 10% della quantità totale immessa 

nell’atmosfera in un anno) sono di origine umana e sono emesse in zone limitate della Terra.  

Le  dimensioni  del  particolato  sono molto  variabili  e  possono  andare  da  un millesimo  di micron  fino  a  qualche 

millimetro; le particelle di dimensioni minori di 0,1 micron vengono definite particelle di Aitken; quelle di dimensioni 

maggiori di 1 micron sono dette particelle giganti.  

L’esperienza comune  insegna che ciò che va  in alto deve poi  ricadere e ciò vale certamente anche per  le particelle 

solide o liquide sospese nell’aria.  

Tuttavia l’aria esercita un effetto ritardante con una forza verso l’alto che è proporzionale alla velocità di caduta ed al 

raggio delle particelle. Inoltre il tempo di permanenza nell’aria dipenderà dalla natura dei venti e dalle precipitazioni.  

Le particelle più piccole possono rimanere nell’aria per molto tempo; alla fine gli urti casuali e la reciproca attrazione 

fa ingrossare le stesse al punto da far loro raggiungere una velocità di caduta sufficiente a farle depositare al suolo.  

Oltre  a  questo meccanismo  di  deposizione  a  secco  l’eliminazione  dall’atmosfera  avviene  anche  per  effetto  della 

pioggia. Il particolato atmosferico può diffondere la luce del Sole assorbendola e riemettendola in tutte le direzioni; il 

risultato è che una quantità minore di luce raggiunge la superficie della Terra.  

Il  particolato  provoca  danni  ai  materiali,  come  la  corrosione  dei  metalli,  danneggiamento  ai  circuiti  elettrici  ed 

elettronici, sia per azione chimica che meccanica, insudiciamento di edifici e opere d’arte, ridotta durata dei tessuti.  

La polvere (per esempio quella dei cementifici) può provocare sulle piante delle incrostazioni che interferiscono con il 

processo di fotosintesi, in quanto intercettano la radiazione solare.  

Alcune particelle, per le loro piccole dimensioni (da 0,0002 micrometri a 10 micrometri), sono in grado di raggiungere 

gli alveoli polmonari dell’uomo apportandovi anche altre sostanze  inquinanti (metalli pesanti e nitrati derivanti dalle 

combustioni, dai processi industriali e dall’agricoltura).  

Esse possono provocare aggravamenti di malattie asmatiche, aumento di tosse e persino convulsioni, oltre agli effetti 

tossici diretti sui bronchi e sugli alveoli polmonari.  

Poiché  il particolato non è un gas,  la sua concentrazione nell’aria non è espressa  in ppm, ma si usa come misura  la 

massa presente in un certo volume d’aria, generalmente i microgrammi per mc.  

Questa  grandezza,  in  un’aria  pulita,  non  supera  i  10 microgrammi  per mc, mentre nella maggior parte  delle  aree 

urbane raggiunge valori di un centinaio di microgrammi per mc  toccando punte di 2000‐3000 microgrammi per mc 

durante episodi di inquinamento eccezionalmente gravi. 

 

OZONO 

Per i dati relativi all’ozono, come si evince dalla tabella 1, sotto riportata, le misure sono effettuate solo nella stazione 

di Salerno Scuola Osvaldo Conti, che ove resi disponibili, saranno utilizzati per la caratterizzazione di tale elemento ai 

fini del popolamento della matrice ambientale. 

 

GLI ELEMENTI MONITORATI A LIVELLO LOCALE 

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Le  stazioni  di  monitoraggio  sono  attualmente  presenti  solo  nel  territorio  del  comune  di  Salerno  (ad  oggi  il 

monitoraggio, salvo specifiche richieste, viene effettuato solo nei capoluoghi di provincia ove si presume vi sia  il top 

dell’inquinamento atmosferico su base provinciale). 

Pertanto i dati di riferimento sono ascrivibili solo a tali stazioni di seguito riportate 

Comune  nome stazione indirizzo

Salerno  Scuola Pastena Monte via dei Mille

Salerno  USL 53 via Vernieri

Salerno  Scuola Osvaldo Conti via Buonservizio

Tabella 1: Elenco stazioni di riferimento 

Nella sottostanti tabelle, invece, sono riportati gli elementi monitorati (ARAPC) 

ATMOSFERA  Biossido di zolfo (SO2 ) Il valore orario di 350 µg/m3 non può 

essere  superato  più  di  24  volte 

nell’arco dell’anno civile 

  Ossido di Carbonio (CO) Il valore orario di 240 µg/m3 non può 

essere  superato  più  di  18  volte 

nell’arco dell’anno civile 

  Biossido di azoto (NO2) Il valore massimo della media mobile 

calcolata  sulle  8  ore  non  può 

superare i 10 mg/m3 

  Polveri  sospese  con    F  <  10  µm 

(PM10) 

Il valore giornaliero di 50 µg/m3 non 

può  essere  superato più di 35  volte 

nell’arco  dell’anno civile 

  Ozono (O3)  Per  il  valore  orario  la  soglia  di 

informazione è pari  a 180 µg/m3,  la 

soglia di allarme è pari a  240 µg/m3 

(D.M.n.60 del 02/04/2002 e, per l’O3,  D.Lgs.n.183 del 21/05/2004) 

 

Nel seguito vengono evidenziati gli elementi monitorati nelle singole stazioni ed a cui si farà riferimento per le analisi e 

le valutazioni riportate. 

 

 

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Tabella 2: Elenco delle stazioni di monitoraggio atmosferico nella provincia di Salerno 

 

In  funzione  della matrice  sopra  si  provvederà  ad  acquisire,  a  livello  esecutivo,  tutti  i  dati  ai  fini  di  una  verifica 

dell’inquinamento atmosferico presente a scala provinciale tenendo conto che  le condizioni atmosferiche della zona 

(zona di litorale aperto fronte mare) favoriscono la dispersione degli eventuali inquinati rilevati. 

Va  precisato  chiaramente  che,  nel  periodo  estivo,  ove  si  ha  la massima  affluenza,  con  concentrazioni  di  traffico 

veicolare sia di tipo privato che da autocarro, si possono avere punte di inquinamento locale connesse a presenze di 

sostane solforate ed ad idrocarburi nonché un aumento consistente dell’ossido di carbonio. In tal caso si provvederà 

ad installare una centralina multipara metrica per il rilievo periodico di tali sostanze, dando opportuna comunicazione 

ai residenti sui livelli rilevati, tenendo presente che come evidenziato precedentemente, i possibili inquinati della zona 

sono connessi essenzialmente all’elevato traffico veicolare e quindi a : 

l’ossido di carbonio (CO),  

gli ossidi di azoto (NOX),  

gli idrocarburi,  

Il biossido di zolfo (SO2), come già sottolineato, non è significativo ed inoltre , per i motivi prima esposti è infatti non 

monitorato nelle stazioni del capoluogo; mentre per  il particolato va fatto un discorso un po’ diverso anche se nella 

zona d’interesse la presenza pressoché costante di venti fa sì che non vi siano particolari ricadute  

Per  contro  la  previsione  di  allocare  lungo  il  lato  occidentale  prospiciente  la  litoranea,  fronte mare,  visti  i  venti 

prevalenti presenti in zona , aventi direzione NE‐SO , fanno si che nell’area si verifichi una elevata dissipazione degli 

inquinati atmosferici prima descritti. 

 

LA GEOSFERA 

Come già evidenziato nella precedente relazione i principali processi di degradazione fisica dei suoli sono riconducibili 

ad una serie di  fenomeni che, in molti casi, sono il risultato di una gestione del territorio che non ha saputo coniugare 

le esigenze dello sviluppo produttivo con quelle della conservazione della risorsa suolo.  

Il  processo  di modernizzazione  dell’agricoltura  degli  ultimi  30  anni  ad  esempio,  se  da  un  lato  ha  comportato  un 

sensibile  aumento  della  produttività,  dall’altro  sta  spesso  generando  fenomeni  di  importante  degrado,  come 

un’eccessiva compattazione causata dall’uso di macchine agricole sempre più pesanti. 

Dall’altro  lato  l’urbanizzazione  intensiva  e  incontrollata  del  territorio,  cui  si  è  assistito  negli  ultimi  decenni,  ha 

determinato preoccupanti fenomeni di impermeabilizzazione .  

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L’urbanizzazione avvenuta spesso,  in particolare al sud, senza un vero piano urbanistico attuativo ha provato  inoltre 

fonemi di marginalizzazione delle aree con forme di abbandono e degrado talvolta di notevole  impatto e di difficile 

recupero. 

Tale  fenomeno  è  notevolmente  diffuso  e  si  calcola,  infatti,  che  circa  i  2/3  dei  suoli  italiani  siano  interessati  da 

preoccupanti fenomeni di degrado, accentrati soprattutto nelle aree soggette ad una maggiore pressione antropica.  

La degradazione biologica è un  fenomeno  strettamente correlato a quello della degradazione  fisica;  la distruzione 

della struttura del suolo interferisce profondamente con gli equilibri biologici delle biomasse microbiche e della fauna 

del suolo, determinando ad esempio perdita di biodiversità.  

La quantificazione di  tutti questi  fenomeni  è di  importanza  fondamentale per definire  la  soglia oltre  la quale  essi 

diventano irreversibili e di conseguenza per orientare preventivamente le politiche di gestione del territorio. 

Tale quantificazione risulta allo stato alquanto complessa per la mancanza di dati, a copertura nazionale e regionale , 

su alcuni dei principali fenomeni di degrado. 

I principali processi di degradazione fisica dei suoli sono riconducibili a fenomeni quali: 

 

la compattazione 

l’erosione 

la salinizzazione  

la diminuzione di sostanza organica  

la impermeabilizzazione  

la diminuzione della biodiversità.  

 

Per  l’area  in  questione,  è  significativo  analizzare  l’elaborato  “Stralcio  del  Piano  Territoriale  di  Coordinamento 

Provinciale”, relativo alla fragilità dei suoli.  

Dall’esame  di  tale  documento  si  evince  che  la  zona  interessata  al  progetto  di  lottizzazione  non  è  interessata  da 

fragilità idraulica né da fenomeni di erosione eolica né da erosione da salinizzazione e subsidenza. 

Compattazione  

La  compattazione  è  un  fenomeno  dovuto  alla  compressione  delle  particelle  che  costituiscono  il  suolo,  con  la 

conseguente riduzione della sua porosità; essa è il risultato di una eccessiva pressione meccanica sul suolo, dovuta ad 

esempio ad un uso continuo di macchinari pesanti o ad un pascolamento eccessivo.  

Le principali conseguenze della compattazione sono la perdita di fertilità, dovuta alla riduzione dello spazio disponibile 

per le radici delle piante e quindi per l’assorbimento di acqua e nutrienti, e l’aumento del ruscellamento superficiale, 

dovuto alla difficoltà dell’acqua ad infiltrarsi nel suolo, con il conseguente aumento del rischio di erosione idrica.  

 

Erosione  

L’erosione è un fenomeno naturale dovuto all’azione dell’acqua e del vento che rimuovono particelle di suolo.  

Alcune attività umane, come l’uso improprio dei terreni, l’agricoltura intensiva in zone collinari, la deforestazione, gli 

incendi boschivi, contribuiscono sensibilmente ad aumentare  i  livelli di erosione naturale, specialmente  in suoli che, 

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per le loro caratteristiche intrinseche, come un basso contenuto in sostanza organica o una tessitura limosa, risultano 

maggiormente predisposti.  

I risultati si traducono  in danni di notevole entità, quali perdite di produzione agricola, deterioramento delle risorse 

idriche, movimenti di massa e inondazioni con danneggiamento delle opere idrauliche.  

 

Salinizzazione  

La  salinizzazione  è  un  fenomeno  dovuto  all’eccessiva  presenza  in  un  terreno  di  sali  solubili,  che  determina 

conseguenze negative  sulle  colture,  in quanto  limita  la  capacità delle piante di  rifornirsi di  acqua; questa provoca 

squilibri nutrizionali e induce fenomeni di tossicità.  

Questo processo è tipico di ambienti dove le precipitazioni non sono sufficienti ad eliminare i sali contenuti nel suolo; 

nei  terreni  irrigati è  invece  frequente un  tipo di  salinizzazione, detta  secondaria, dovuta  sia all’apporto di acque di 

irrigazione non idonee, i cui sali si concentrano nel terreno a causa della evapotraspirazione, sia all’innalzamento del 

livello delle falde acquifere, che può apportare sali al terreno direttamente o impedire la lisciviazione dell’eccesso.  

Nelle  zone  costiere,  come nel nostro  caso,  la  salinizzazione è  spesso associata a uno eccessivo  sfruttamento delle 

acque sotterranee per scopi civili, agricoli e  industriali, che può determinare  l’abbassamento della falda freatica e/o 

un aumento dei fenomeni di ingressione marina. 

 

Diminuzione di sostanza organica  

La materia  organica  presente  nel  suolo,  costituita  da  residui  di piante,  di  animali, di microrganismi  e  da  sostanze 

sintetizzate dagli organismi viventi nel terreno, svolge un ruolo centrale nel mantenimento delle funzioni chiave del 

suolo essendo un fattore determinante per la fertilità, per la resistenza all’erosione e per il mantenimento di proprietà 

quali il potere tampone e la capacità legante, che a loro volta contribuiscono a limitare la diffusione dell’inquinamento 

dal suolo all’acqua.  

Le attività agricole possono avere un notevole  impatto  sul  contenuto di  sostanza organica dei  suoli  come nel  caso 

dell’abbandono  delle  pratiche  di  rotazione  colturale,  che  contribuiscono  al mantenimento  del  tenore  di materia 

organica dei suoli. 

 

 Impermeabilizzazione  

L’impermeabilizzazione è il fenomeno di rivestimento del suolo causato principalmente dalla costruzione di edifici e di 

strade;  tale  fenomeno  riduce  di  fatto  la  superficie  disponibile  per  lo  svolgimento  di  importanti  funzioni  quali 

l’assorbimento di acqua piovana ed il filtraggio, modificando di fatto le modalità di deflusso dell’acqua, il che, tenuto 

conto  anche  della  frequente  inadeguatezza  delle  reti  urbane  di  scarico,  può  causare  fenomeni  di  piene  urbane  e 

diminuire l’ apporto alle falde sotterranee.  

 

Diminuzione della biodiversità  

Il suolo è  l'habitat di una grande varietà di organismi viventi.  I batteri,  i funghi,  i protozoi e gli altri piccoli organismi 

presenti nel suolo svolgono un ruolo essenziale nel mantenimento delle sue proprietà fisiche e biochimiche .  

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Essi fungono da serbatoi di sostanze nutritive, sopprimono gli agenti patogeni esterni e scompongono gli inquinanti in 

componenti più semplici e spesso meno dannosi.  

Gli  organismi  più  grandi,  come  vermi,  lumache  e  piccoli  artropodi,  scompongono  la materia  organica,  che  viene 

ulteriormente  degradata  dai  microrganismi,  trasportandola  verso  gli  strati  più  profondi  del  suolo,  dove  essa  è 

maggiormente stabile.  

La  diminuzione  della  biodiversità  espone  pertanto  il  suolo  ad  importanti  fenomeni  di  degrado  ed  è  strettamente 

collegata con le proprietà chimiche e fisiche del suolo stesso. La distruzione della struttura del suolo per fenomeni di 

compattamento, ad esempio, può ridurre o impedire l’apporto di ossigeno per gli organismi aerobici, favorendo quelli 

anaerobici e alterando così i rapporti all’interno della biomassa microbica.  

Anche l'uso inadeguato di alcuni pesticidi scarsamente selettivi, così come un eccessivo apporto di nutrienti, possono 

avere gravi ripercussioni sugli equilibri dei microrganismi e della fauna del suolo. 

Pertanto  tenendo  conto  del  processo  di  urbanizzazione  dell’area  con  una modifica  sostanziale  dell’uso  del  suolo 

verranno effettuate una serie di valutazioni sulle variazioni connesse ai fenomeni sopra descritti. 

Mentre ai fini del popolamento degli indicatori da individuare per la matrice suolo sono stati individuati solo i seguenti 

elementi che riportati nella tabella allegata saranno oggetto di apposito monitoraggio opportunamente protratto nel 

tempo. 

 

GEOSFERA   

  salinizzazione  Controllo periodico su campioni d’acqua  prelevati dai 

pozzi presenti nell’area d’interesse ai fini di rilevare  il 

livello di conducibilità 

Nel caso di specifico interesse:  

i fenomeni di compattazione non sono influenti, nella zona di diretto interesse, in quanto questa è da tempo 

soggetta  ad  un  disuso    agricolo  a  causa  anche  della  presenza  delle  infrastrutture  del  Consorzio  che  ne 

impediscono un uso intensivo; 

rispetto  ai  fenomeni di erosione  l’area oltre  ad essere  sub orizzontale è ben protetta dai  venti  in quanto 

leggermente sotto posta ai piani viari presenti;  

per  gli  aspetti  relativi  alla  salinizzazione  la  zona  presenta  una  mutua  interferenza  con  le  falde  marine 

(ingressione) anche se la soglia acqua dolce/salata, è posta  oltre i 30 m;  

per la diminuzione di sostanza organica già presente, il reinserimento di vegetazione autoctona come siepi e 

filari e  la formazioni di giardini ed aree a verde, farà in modo che il ciclo vegetazionale naturale aumenterà il 

contenuto di biomassa sia animale che vegetale in modo da ricostituire le condizioni di vita naturali; 

per  quanto  riguarda  l’impermeabilizzazione,  le  attività  edilizie  previste  (tipologie)  sono  del  tipo  a  basso 

impatto e prevedono, a meno dei  tetti, una infiltrazione efficace poco al disotto di quella naturale (10‐1) per 

cui rispetto alle attuali condizioni (ristagno ed evapotraspirazione indefinita) la razionalizzazione dei deflussi e 

di fruibilità delle aree condizionerà in modo positivo gli aspetti legati al deflusso superficiale;  

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Le  attuali  condizioni  di  degrado  della  diminuzione  della  biodiversità  saranno  sicuramente  migliorate  in 

funzione  degli  aspetti  prima  descritti  ,  infatti  un  ripristino  della  vegetazione  autoctona  con  una 

razionalizzazione  ed  una  integrazione  di  specie  arboree  di  per  sé  e  un  intervento  che  comporta  il 

miglioramento della biodiverisità anche se di  tipo selezionato e controllato. Tale  intervento  indirettamente 

comporta un ripopolamento delle specie animali  in quanto faranno da richiamo sia agli  insetti che ai piccoli 

mammiferi  ed  ai  roditori  eliminando  le  specie  infestanti  e  fornendo  anche  un  ricovero  ed  un  punto  di 

nidificazione per l’avifana sia stanziale che migratoria.  

 

L’ARPAC ha inserito tra gli aspetti legati alla biosfera anche quelli legati all’inquinamento o degrado dei suoli inserendo 

in  tale matrice  altri  due  fenomeni  che  sono  oggetto  di  attenzione  da  parte  degli  organismi  pubblici  preposti  alla 

salvaguardia ambientale: 

1. Contaminazione da fonti diffuse 

2. Contaminazione da fonti puntuali. 

 

 

Contaminazione da fonti diffuse 

La  contaminazione  del  suolo  da  fonti  diffuse  è  un  fenomeno  imputabile  all’immissione  nell’ambiente  di  prodotti 

chimici provenienti da diverse attività antropiche, che può determinare cospicue alterazioni degli equilibri chimici e 

biologici del suolo, causando spesso  la contaminazione  indiretta di acque superficiali e sotterranee e un potenziale 

pericolo per la salute umana.  

Negli ultimi anni si è assistito ad un uso sempre più consistente di molti composti organici ed inorganici, quali prodotti 

fitosanitari, detergenti, solventi,  lubrificanti, etc.,  i quali, una volta  introdotti nell’ambiente, possono permanervi per 

periodi  molto  lunghi  a  causa  della  loro  stabilità.  Analogamente,  alcune  pratiche  come  il  riciclaggio  di  fanghi  di 

depurazione delle acque reflue o lo spandimento al suolo di effluenti zootecnici, se da un lato rappresentano un utile 

sistema  di  riutilizzo  di  sostanza  organica  ed  elementi  nutritivi,  dall’altro  comportano  un  rischio  potenziale  per  la 

presenza nella matrice organica di contaminanti, come ad esempio i metalli pesanti o i nitrati, che possono alterare gli 

equilibri del suolo, entrare nella catena alimentare e costituire un pericolo per le acque sotterranee.  

Una delle più  importanti  cause della presenza  sul  suolo di  contaminanti di origine antropica è  rappresentata dalla 

deposizione atmosferica di sostanze inquinanti provenienti da emissioni industriali, traffico veicolare, incendi di rifiuti.  

Tale deposizione determina il progressivo accumulo sia di sostanze acidificanti come SO2 e NOX, sia di metalli pesanti 

e di contaminanti organici, come diossine, policlorobifenili e idrocarburi policiclici aromatici. 

 

Contaminazione da fonti puntuali  

Uno  dei  principali  fattori  in  grado  di  compromettere  la  qualità  del  suolo  e  delle  altre matrici  ambientali  ad  esso 

correlate  è  rappresentato  dall’inquinamento  da  fonti  puntuali,  dovuto  soprattutto  alla  presenza  sul  territorio  di 

attività  industriali  inquinanti  attive  o  dismesse,  di  aree  interessate  da  smaltimento  incontrollato  di  rifiuti,  di  zone 

oggetto di sversamenti di sostanze tossiche o di incidenti rilevanti.  

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Si definiscono "siti contaminati" quelle aree che presentano livelli di contaminazione o alterazioni chimiche, fisiche o 

biologiche  del  suolo,  o  del  sottosuolo  o  delle  acque  superficiali  o  delle  acque  sotterranee  tali  da  determinare  un 

pericolo per la salute pubblica o per l’ambiente naturale o costruito.  

Nel nostro caso si avrà cura, quindi, nella fase di monitoraggio dei corpi idrici sotterranei presenti in zona di procedere 

ad analizzare anche eventuali fenomeni di  inquinamento da fonti diffuse effettuando analisi complete su quelle che 

sono definite nella normativa di settore (D.Lgs 152/06) inquinati prioritari e pericolosi. (Tab. A e B allegato 1). 

Nel secondo caso la gestione controllata dell’area oggetto d’intervento eviterà in modo assoluto la dispersione anche 

di tipo abusiva di “rifiuti”. 

 

L’IDROSFERA 

Con  il  termine  di  idrosfera  vengono  ricompresi  tutti  gli  aspetti  connessi  alla  presenza  dell’acqua  elemento 

indispensabile per la sopravvivenza dell’ambiente biologico in senso esteso. 

Dell’acqua percepiamo quindi,  con  immediatezza,  le alterazioni qualitative  (cattivo  sapore ed odore dell’acqua  che 

beviamo, colore ed aspetto dell’acqua in cui nuotiamo) e quantitative (carenza idrica, esaurimento di pozzi e sorgenti, 

fiumi asciutti). 

Questa consapevolezza sulla necessità di poter disporre per tutta la biosfera di quantitativi d’acqua qualitativamente 

idonei ha storicamente determinato un’attenzione privilegiata per  l’idrosfera, nell’ambito della pianificazione e della 

programmazione degli interventi di tutela e di monitoraggio ambientale. 

Inoltre gli sviluppi soci economici ricomprendono  in tale complesso settore, oltre che aspetti qualitativi anche quelli 

quantitativi; nel nostro caso tali spetti non sono legati solo all’uso della risorsa idrica ma anche alla salvaguardia della 

vita umana (vedi aspetti legati alle alluvioni ed al più ampio discorso del rischio idrogeologico). 

Pertanto, vanno esaminati gli aspetti di seguito delineati al fine di ricercare utili  indicatori per costruire una matrice 

ambientale in tale tematica. 

Si possono, quindi, definire come aspetti legati all’idrosfera le seguenti problematiche: 

rischio idrogeologico: frane ed alluvioni; 

stato qualitativo della acque superficiali e sotterranee; 

dotazioni idriche (approvvigionamenti per i fabbisogni dell’insediamento); 

scarichi e depurazione. 

 

Rischio idrogeologico: frane ed alluvioni 

Dall’esame  della  cartografia  relativa  al  PAI  adottato  dell’AdB  destra  sele  (vedi  stralci  delle  tavole  e  delle  relative 

leggende degli studi realizzati per la definizione delle condizioni di rischio da frane e al rischio idraulico), emerge che la 

zona  interessata dal progetto di  lottizzazione non è a  rischio  frane né a  rischio  idraulico né a  rischio  inondazione 

(vedi parere espresso nella seduta del 25.07.2007, prot. n. 1135). 

 

Stato qualitativo della acque superficiali e sotterranee 

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Per tale aspetto si evidenzia che non esistono , nella zona d’interesse, corpi idrici superficiali di tipo naturale mentre si 

rileva la presenza di un canale di bonifica utilizzato come collettore irriguo per gli agricoltori consorziati della zona. 

Per quanto attiene la falda sotterranea non si hanno informazioni particolari ad eccezione di quelle riscontrabili negli 

elaborati dell’Autorità di Bacino destra Sele, nell’ambito dei quali, per la zona in esame, si segnala la presenza di più 

falde sovrapposte,  la cui esistenza è  legate alle particolari condizioni  litostratigrafiche della piana con  la presenza di 

lenti più permeabili rispetto ad un assetto generale a permeabilità variabile da zona a zona. 

La  falda  superficiale  è  chiaramente  inquinata  in quanto  risente delle  interferenze  con  gli usi  antropici  ivi  esistenti 

mentre  quella  più  profonda  in  genere  è  esente,  salvo  casi  particolari,  da  forme  di  inquinamento,  chiaramente  la 

situazioni idrogeologica è da tenere sotto controllo al fine di evitare possibili forme di contaminazione. 

 

Dotazioni idriche (approvvigionamenti per i fabbisogni dell’insediamento) e scarichi e depurazione. 

Per  tali  aspetti,  nella  documentazione  precedentemente  trasmessa  (anche  come  file  in  formato  .pdf  su  CD),  è 

dettagliatamente  riportato  il  calcolo del  fabbisogno  idrico e quello  relativo allo  smaltimento delle acque bianche e 

nere, con sistema separato, che hanno già ottenuto il parere favorevole della SIIS (Servizi Idrici Integrati Salernitani) in 

data 29.03.2007, prot. n. 471, dell’Azienda Sanitaria Locale Salerno 2 . 

Rispetto a tali elementi l’insediamento, per la sua tipologia non comporta un deterioramento dei vari fattori coinvolti, 

ma, anzi, ne migliora sostanzialmente le condizioni, andando a disciplinare ed a regimentare le acque che attualmente 

circolano  in  modo  indisciplinato  sulla  superficie,  creando,  talvolta,  fastidiosi  ristagni  con  il  proliferare  di  insetti 

infestanti.  

Per  quanto  riguarda  le  idroesigenze  relative  alle  sistemazioni  a  verde  ed  alle  zone  attrezzate,  si  evidenzia  che  in 

conformità alle prescrizioni del SIIS,  saranno avanzate apposite  istanze per  la captazione di acque  sotterranee. Tali 

istanze saranno corredate da un dettagliato studio idrogeologico finalizzato a definire gli aspetti quali quantitativi della 

risorsa  idrica sotterranea disponibile e  le modalità di prelievo da realizzare al fine di non determinare squilibri nella 

stessa in funzione degli usi previsti. 

 

RIFIUTI 

Per quanto attiene i rifiuti si fa riferimento ai dati messi a disposizione dal consorzio Salerno 2 relativamente Comune 

di Pontecagnano Faiano (SA) espressi in kg rispetto agli abitanti censiti. 

Nella tabella sottostante sono descritte e valutate le tipologie di rifiuto stimate a scala comunale: 

 

Abitanti*  Forsu*  Verde*  Vetro*  Carta*  Plastica* Beni 

durevoli 

altri  rifiuti

recuperabil 

rifiuti 

particolari 

rifiuto 

residuo* 

raccolta 

differenziata 

Rifiuto 

totale 

19.826  752.540  812.540  407.900  794.510  448.270  9.760  17.220  3.571  1.681.010  3.246.311  4.927.321 

 

Legenda 

FORSU (frazione organica dei rifiuti urbani):  

materiale organico putrescibile ad alto tasso di umidità proveniente dalla raccolta differenziata dei rifiuti 

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urbani e costituito da residui alimentari, ovvero scarti di cucina. La raccolta avviene di norma presso utenze 

domestiche e/o selezionate (quali mense, ristoranti, ecc.) mediante modelli di gestione riconducibili 

all’utilizzo di specifici contenitori stradali o alla raccolta presso il domicilio dell’utenza interessata (raccolta 

porta a porta);  

VERDE: 

la  frazione  costituita  esclusivamente  da  scarti  della  manutenzione  del  verde  privato  e  pubblico, 

comprendente sfalci e potature, anche proveniente dalle aree cimiteriali,  indipendentemente dal tasso di 

umidità e dal p.c.i. utile;  

FRAZIONI SECCHE RECUPERABILI (vetro, carta, plastica, lattine):  

le frazioni costituite da materiali recuperabili, costituiti ad esempio da vetro, metalli ferrosi e non ferrosi, 

plastica, carta, cartone, anche mescolati tra loro, ma selezionabili con procedimenti manuali o meccanici;  

MULTIMATERIALE:  

frazione  composta  da  diverse  tipologie  di  imballaggi  che  per  comodità  vengono  raccolte  insieme  (es. 

raccolta di vetro‐plastica‐lattine);  

BENI DUREVOLI:  

i rifiuti di cui all’art. 44 del d.lgs. n. 22/97, quali, ad esempio, frigoriferi, surgelatori e congelatori, televisori, 

computer, lavatrici e lavastoviglie, condizionatori d’aria;  

ALTRO RECUPERABILE:  

categoria che raggruppa diverse raccolte omogenee di frazioni minori, diverse dagli imballaggi e beni 

durevoli, ma comunque destinate a recupero (tessuti, metalli, legno….);  

RIFIUTI PARTICOLARI: 

i rifiuti che per le loro caratteristiche o per espresse disposizioni di legge devono essere avviati a forme 

particolari di recupero o smaltimento e quindi, a tal fine, devono essere raccolti in modo differenziato (ad 

esempio: olii minerali usati, pile e batterie per ap¬parecchiature elettriche ed elettroniche di uso 

domestico, medicinali scaduti, contenitori contaminati da liquidi e sostanze infiammabili, irritanti nocivi 

tossici corro¬sivi e ecotossici, batterie per auto esauste possedute da privati, olii e grassi vege¬tali ed 

animali esausti);  

RIFIUTO URBANO RESIDUO: 

rifiuto urbano misto che residua dopo aver attivato, oltre alle raccolte obbligatorie, anche la raccolta 

separata della frazione organica dei rifiuti. 

 

Dallo scenario prima descritto si può quindi stimare una  Produzione in kg/annui per abitante: 248 kg/a. 

La valutazione previsionale per l’insediamento in progetto, è stata stimata sia in funzione delle persone(60 ab) che in 

relazione al periodo di residenza, che nel nostro caso è di tipo stagionale (mesi 4). 

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Tali presupposti portano alle seguenti  valutazioni: 

‐ Produzione annua dell’insediamento in kg/annui in relazione al periodo residenziale (mesi 4) 

‐ (248 kg/a x 60 Ab) x 4/12 = 14880 x 4/12 = 4960 Kg/a pari 1 per mille dell’intera produzione comunale 0,001). 

Per cui appare evidente che l’insediamento in oggetto non comporterà nessuna variazione sostanziale al ciclo di rifiuti 

a scala comunale. 

 

LA BIOSFERA E LA BIODIVERSITA’ 

La biosfera non è una cosa separata dalle altre matrici ambientali, ma si compenetra con esse; infatti gli esseri viventi 

sono presenti sia all'interno dell'idrosfera che negli strati più bassi dell'atmosfera e nella geosfera (soprattutto nella 

pedosfera, cioè lo strato superficiale dei suolo). 

La biosfera  (da bios, vita)  costituisce  il  livello di organizzazione più ampio  riconosciuto dagli  studiosi di ecologia;  si 

tratta di una sottile epidermide di aria, acqua, suolo in cui la vita può manifestarsi. 

Potremmo  dire  che  essa  è  una  parte  della  più  ampia  ecosfera  costituita,  oltre  che  dall’insieme  della  biosfera,  da 

compartimenti di natura fisica differente: solida, liquida, gassosa.  

Gli  studiosi  hanno  l’abitudine  di  dividere  le  componenti  che  la  costituiscono  in  sfere:  la  litosfera,  l’idrosfera, 

l’atmosfera, a queste prime tre sfere si aggiunge la biosfera; questa si estende: 

‐ verso  l'alto, sin dove esiste  lo stato  liquido e comunque, non oltre  i 6.200 m.,  le piante clorofilliane non sono più 

presenti; 

‐ nei mari e negli oceani, da pochi millimetri a un centinaio di metri, sin dove penetra la luce solare (la zona illuminata 

dal sole viene detta eufotica), ma la forza di gravità spinge alcune forme di vita anche più a fondo, fino a 11 chilometri; 

‐ nel suolo, per decine di metri, sin dove possono spingersi le radici delle piante. 

Le zone meno favorevoli e marginali dove si possono trovare forme di vita latente, viene denominata parabiosfera.  

Di fatto, però, in uno spazio di 200 m (100 sotto il livello del mare e 100 sopra la superficie della terra), vive la maggior 

parte degli organismi viventi. 

Se  la  biosfera  costituisce  la  scala  di  lettura  più  ampia,  gli  studiosi  di  ecologia  considerano  anche  altri  ordini  di 

grandezza  ; tra questi gli ecosistemi rappresentano poi uno dei principali mattoni dell’organizzazione degli ambienti 

naturali.  

La biosfera è il luogo della biodiversità intesa come insieme e variabilità degli organismi viventi di ogni origine, del loro 

materiale genetico e dei complessi ecologici dei quali essi fanno parte. Questo concetto, introdotto verso la metà degli 

anni ottanta del secolo scorso dai naturalisti, divenne molto popolare con la Conferenza di Rio (1992).  

Con il termine biodiversità o diversità biologica si intende la varietà degli organismi viventi, degli ecosistemi e di tutti i 

complessi ecologici nei quali essi vivono.  

Il  termine,  dunque,  si  riferisce  non  solo  alla  variabilità  delle  forme  di  vita  ma  comprende  molteplici  livelli  di 

organizzazione biologica:  

‐ diversità genetica: riferita ad organismi appartenenti alla stessa specie; 

 ‐ diversità di specie o specifica: afferente ad organismi appartenenti a specie diverse; 

‐ diversità di habitat e di paesaggio o ecosistema: comprende i due precedenti livelli e rappresenta la     

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    varietà tra ecosistemi costituita da una componente biotica ed una componente abiotica 

 

Pertanto vengono considerati tre livelli di biodiversità: 

diversità delle specie, il loro inventario costituisce il modo più semplice per valutare la diversità biologica; 

diversità  genetica,  tra  popolazioni  appartenenti  a  una  medesima  specie  e  tra  individui  di  una  stessa 

popolazione; 

diversità degli ecosistemi, ogni ecosistema è costituito da un complesso di specie e dal loro ambiente fisico. 

 

 

A livello Campano il problema della tutela della biosfera e della biodiversità è stato posto in termini di aree tutelate a 

livello ambientale. 

In questo settore  la Campania si pone  tra  le prime  regioni d’Italia  ‐  insieme all’Abruzzo ed al Trentino Alto Adige  ‐ 

come superficie regionale protetta.  

Nello specifico, vengono riportate nella tabella sottostante,  la distribuzione tipologica delle aree protette presenti  in 

Regione Campania:  

Tipologia Aree Protette in Campania

TIPOLOGIA  NUMERO

Parco Nazionale 2

   

Riserva Naturale Statale 4

   

Area Naturale Marina Protetta 1

   

Parco Naturale Regionale 8

   

Riserva Naturale Regionale 4

   

 

 

 

‐ Parchi Nazionali e Riserve Naturali Statali  

I Parchi Nazionali sono costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono uno o più ecosistemi intatti 

o  anche  parzialmente  alterati  da  interventi  antropici,  una  o  più  formazioni  fisiche,  geologiche,  geomorfologiche, 

biologiche,  di  rilievo  internazionale  o  nazionale  per  valori  naturalistici,  scientifici,  estetici,  culturali,  educativi  e 

ricreativi tali da richiedere l’intervento dello Stato ai fini della loro conservazione per le generazioni presenti e future 

(art. 2 c.1 L. 6 dicembre 1991, n.394).  

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Le  Riserve  Naturali  sono  costituite  da  aree  terrestri,  fluviali,  lacuali  o marine  che  contengono  una  o  più  specie 

naturalisticamente  rilevanti  della  flora  e  della  fauna,  ovvero  presentano  uno  o  più  ecosistemi  importanti  per  le 

diversità biologiche o per la conservazione delle risorse genetiche. Le riserve naturali possono essere statali o regionali 

in base alla rilevanza degli interessi in esse rappresentati (art. 2 c.3 L. 6 dicembre 1991, n.394).  

Nella tabella seguente sono evidenziati i Parchi Nazionali e le Riserve Naturali Statali della Campania.  

 

Parchi Nazionali e Riserve Statali in Campania

Denominazione  Normativa Superficie 

(ha) 

Parco  Nazionale  del  Cilento  e

Vallo di Diano 

L.  394,  06.12.91  ‐ D.M.  04.12.92  ‐ D.M. 

05.08.93 ‐ D.P.R. 05.06.95 178.172,00 

     

Parco Nazionale del Vesuvio L.  394,  06.12.91  ‐ DD.MM.  04.12.92  / 

04.11.93 / 22.11.94 ‐ D.P.R. 05.06.95 7.259,00 

     

Riserva  Naturale  Statale

Castelvolturno D.M. 13.07.77  268,14 

     

Riserva Naturale  Statale  Cratere

degli Astroni D.M. 24.07.87  250,00 

     

Riserva  Naturale  Statale  Tirone

Alto Vesuvio D.M. 29.03.72  1.005,00 

     

Riserva  Naturale  Statale  Valle

delle Ferriere D.M. 29.03.72  455,00 

     

Area Naturale Marina Protetta di 

Punta Campanella D.M. 12.12.97 / 13.06.00  1.539,00 

     

IV Aggiornamento Elenco Ufficiale Aree Protette  ‐ Delibera Conferenza Stato Regioni n. 

1500 del 25.07.2002 

 

 

Altre aree protette  

Con il termine "Altre aree protette" si indicano le oasi, i parchi suburbani ecc., la cui gestione è affidata principalmente 

ad associazioni ambientaliste o svolta in collaborazione con ente pubblico o privato proprietario dell’area.  

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Altre Aree Protette 

Denominazione Tipologia  di  area

protetta Normativa 

Superficie 

(ha) 

Area  naturale  Baia  di

Ieranto Area Naturale  A.n.p. 22.04.97  49,50 

       

Oasi Bosco di San Silvestro Oasi  Convenzione 06.02.93 76,00 

       

Oasi  naturale  del  Monte

Polveracchio Oasi 

D.C.C.  92,  14.11.85  ‐

Convenzione 28.01.94 200,00 

       

Si  riferisce  alle  “altre  Aree  Protette”  inserite  nell’  Elenco  Ufficiale  Aree  Protette

(Delibera  Conferenza  Stato  Regioni  n.  1500  del  25.07.2002)

Dati:  Ministero  dell’Ambiente  e  Tutela  del  Territorio  e  Regione  Campania,  Settore

Ecologia  

 

Le zone Umide  

Le  "Zone Umide"  sono  quelle Aree Naturali  che  raggruppano  "Paludi,  acquitrini,  torbe, bacini  naturali  o  artificiali, 

permanenti o temporanei, con acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra o salata, ivi comprese le distese di acqua 

marina la cui profondità, durante la bassa marea, non supera i 6 metri" (Convenzione di Ramsar ‐ Iran 1971). 

 La Regione Campania, con la Deliberazione di Giunta Regionale N° 285 del 19/01/01, ha espresso parere favorevole in 

merito all’inclusione di due aree nella Convenzione di Ramsar.  

 

 

Le Zone Umide della Campania

DENOMINAZIONE PROV. SUPERFICIE(ha)

Variconi  CE 150

     

Persano  SA 300

     

FONTE: Regione Campania, Settore Ecologia

 

I  principali  riferimenti  normativi,  finalizzati  alla  tutela  della  biodiversità,  sono  la  Direttiva  Comunitaria  92/43/CEE 

"Habitat" e 79/409/CEE "Uccelli"  

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Tali  Direttive  prevedono  la  tutela  degli  ambienti  naturali  e  delle  specie  della  fauna  e  della  flora  attraverso  la 

costruzione di una Rete Europea di siti protetti denominata "Rete Natura 2000" che individua:  

Siti di Importanza Comunitaria (SIC): un sito che, nella o nelle regioni biogeografiche cui appartiene, contribuisce  in 

modo significativo a mantenere o a ripristinare un tipo di habitat naturale (...) o una specie (...).   

Zone  di  Protezione  Speciale  (ZPS):  i  territori  idonei  alla  conservazione  delle  specie  elencate  nell'allegato  I  della 

Direttiva  “Uccelli”  per  le  quali  sono  previste  misure  speciali  di  conservazione.  L’Italia,  attraverso  il  Programma 

"Bioitaly", ha individuato i SIC, nell’ambito del proprio territorio nazionale.  

In Campania, al termine del Progetto Bioitaly sono stati censiti 132 SIC.  

Attualmente,  in seguito alla richiesta da parte del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio di rivedere  le 

perimetrazioni dei  SIC attraverso una  verifica  tecnico  ‐  scientifica,  il numero dei  SIC  risulta 106.  La  loro  superficie, 

nonostante  il  numero  sia  inferiore,  è  aumentata  (è  stato  designato  un  nuovo  SIC  e molte  aree  hanno  subito  un 

allargamento). 

 

pSIC in Campania

PROVINCIA SUPERFICIE

(ha) N. SITI 

AVELLINO  71.351 15

     

BENEVENTO  33.632 8

     

CASERTA  48.795 15

     

NAPOLI  41.707 30

     

SALERNO  167.045 38

     

TOTALE  362.530 106

FONTE: Regione Campania, Settore Ecologia

 

 

La Regione Campania ha individuato, in attuazione della Direttiva "Uccelli", 21 Zone di Protezione Speciale.  

 

Zone di Protezione Speciale in Campania

PROVINCIA  N. ZPS SUPERFICIE 

(ha) 

AVELLINO  3 67.675

     

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BENEVENTO  1 1.468

     

CASERTA  2 26.126

     

NAPOLI  5 7.056

     

SALERNO  10 87.395

     

TOTALE  21 189.720

     

 

In merito  all’insediamento  proposto  si  evidenzia,  come  da  cartografia  allegata  ,  che  questo  non  interferisce  con 

nessuna  area  protetta;  mentre  per  gli  aspetti  relativi  alla  salvaguardia  della  vegetazione  esistente,  come  già 

sottolineato nella precedente  relazione,  si evidenzia  che nell’area oggetto di  intervento allo  stato non è presente 

alcuna  specie  arborea  o  arbustiva  (vedi  documentazione  fotografica)    per  cui  non  si  hanno  situazioni  di  tutela 

particolari. 

Analoghe circostanze si verificano nei confronti della    fauna, che a causa dell’abbandono dell’aree e dalla presenza 

della  limitrofa viabilità    litoranea, è di fatto assente, salvo piccoli  invertebrati tipici delle aree a verde  incolte ed agli 

insetti tipizzanti aree incolte e/o abbandonate. 

Con  la piantumazione di specie autoctone così come previsto  in progetto  (vedi paragrafo 4.5 dell’Analisi di  Impatto 

Ambientale)  invece,  si  creeranno  situazioni  tali da  far  si  che alcuni uccelli migratori possano  trovare  sosta nei  loro 

circuiti  stagionali  e potrà  anche prendere  forma una  tipica  vita di  ambienti  alberati  con piccoli mammiferi  (anche 

roditori ma non infestanti) nonché tutta una serie di specie animali richiamate dalla ripresa della vegetazione arborea 

ed arbustiva a corredo degli insedianti antropici previsti in zona. 

Da quanto brevemente descritto appare evidente che il passaggio ad una zona degradata ad alta rumorosità incolta e 

priva di piante arboree, si passerà ad una zona ben  tenuta e manutenuta con essenze arboree ed arbustive, anche 

floreali, che costituiranno  riparo ed alimento per  tutta una  serie di elementi biologici, di vario ordine e grado, che 

migliorerà lo stato della biodiversità presente in questo contesto dell’area litoranea.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Descrizione delle peculiarità ambientali delle aree interessate in maniera significativa dal Piano 

In  funzione delle matrici ambientali prima descritte, si procede ad una descrizione delle stesse evidenziando quelle 

che tipizzano o che caratterizzano l’area di intervento edilizio.    

Sotto  il  profilo  della MATRICE Aria  come  già  evidenziato,  il  sito  di  interesse  è  caratterizzato  e  condizionato  dalle 

immissioni antropiche (e non) di inquinanti di qualsiasi genere in atmosfera. 

Per cui le possibili immissioni in atmosfera (inquinanti)  sono connessi a: 

‐ Impianti industriali; 

‐ Traffico urbano ed extra urbano; 

‐ Altre immissioni. 

Nella  località  oggetto  d’intervento  non  si  riscontrano,  per  un  intorno  significativo  (max  1,00  km),  insediamenti 

industriali e/o ad essi assimilabili; quindi, non vi è nella zona una particolare concentrazione di gas ascrivibili a  tale 

attività.  

Infatti, dall’osservazione dello stralcio cartografico di seguito riportato, si rileva che l’insediamento in oggetto ricade in 

una  zona  non  densamente  urbanizzata  e  lontana  da  nuclei  industriali  di  particolare  rilevanza  (l’area  industriale  è 

concentrata a nord ovest uscita tangenziale Salerno ‐ litoranea a circa 10 km dalla zona di interesse).  

 

 

Figura 1: Orto immagine dell’area oggetto di studio; tratta da Google maps. 

 

 

 

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Per quanto attiene il traffico veicolare l’area d’interesse si trova in prossimità della litoranea Salerno Pontecagnano (ex 

ss 18).  

Lungo tale arteria, come è noto, si sviluppa soprattutto nel periodo estivo, un  lungo flusso veicolare sia privato che 

commerciale, connesso proprio all’utilizzo turistico delle aree balneari entro cui si inserisce l’intervento a farsi. 

Tale  flusso  è pressoché  continuo nelle  24 ore per  circa  4 mesi, periodo questo  entro  il quale  si  sviluppa  l’attività 

turistica nella zona, mentre nel restante periodo non si registrano flussi veicolari di particolare  intensità, anche se  il 

traffico veicolare non è da sottovalutare a causa dell’intensa attività agricola presente in zona. 

Pertanto,  rispetto  a  tale matrici,  eventuali  forme d’inquinamento  sono  connesse proprio  alla  concentrazione degli 

scarichi di  tali  veicoli e, quindi, a ossidi di  zolfo e di  carbonio;  fortunatamente  trovandoci nell’ambito di una  zona 

litoranea aperta e non interclusa, le correnti d’aria che si vengono a generare fanno in modo che tali inquinanti non 

ristagnino in zona ma vengano rapidamente dispersi nell’atmosfera. 

Un altro aspetto da  considerare è  il  rumore provocato dal  traffico  veicolare  che,  come già accennato, nel periodo 

estivo , si sviluppa quasi in modo ininterrotto lungo tale arteria. 

In  merito  ad  altre  forme  di  inquinamento  eventualmente  presenti  nella  zona  di  interesse,  al  momento  non  si 

riscontrano altri dati . 

L’opera  in  progetto  non  prevede  forme  di  immissione  particolari  ad  eccezione  di  quelle  di  cantiere  connesse  alla 

realizzazione delle opere per le quali verranno attivati gli accorgimenti specifici e riportati nei relativi piani di sicurezza. 

Per quanto attiene la residenzialità, come già evidenziato in progetto, la circolazione interna con mezzi meccanici e/o 

autoveicoli è estremamente  limitata, ne  sono previste  caldaie di  riscaldamento ad elevato  inquinamento oltre alla 

circostanza  che  la  residenzialità  prevista  è  tipicamente  vacanziera  e  quindi  estiva, ma  non  possono  essere  esclusi 

utilizzi anche nel periodo invernale, considerato il rilancio che si intende fare di questo contesto extra metropolitano. 

Le  installazioni saranno, quindi, di tipo autonomo e   saranno effettuate prevedendo  l’utilizzo di dispositivi conformi 

all’attuale normativa di settore ad elevato rendimento ed a bassa emissione. 

In funzione di quanto descritto, si ritiene che l’opera in progetto non incide in nessun modo sulla matrice atmosferica, 

anzi, a livello di sito, ne migliora sicuramente la qualità complessiva. 

Vi possono essere invece risentimenti negativi per i residenti nei confronti dei rumori e delle emissioni provenienti dal 

traffico veicolare prima descritto, venendo a concomitarsi  la massima presenza nell’insediamento  in contemporanea 

alla massima fruibilità della viabilità litoranea.  

Al fine di attutire tale circostanza, così come evidenziato in progetto, l’area sarà dotata di una estesa piantumazione di 

alberi di alto fusto che oltre ad ammortizzare i rumori provvederanno ad assorbire l’anidride carbonica emessa in zona 

(CO) rilasciando quantitativi di ossigeno maggiori di quelli attualmente presenti; per cui l’impatto complessivo, verso 

gli inquinati atmosferici, è da ritenersi positivo nei confronti dell’ambiente esterno.  

Sotto  il  profilo  della MATRICE  Suolo,  come  già  evidenziato,  l’area di  interesse  è    caratterizzata  e  condizionata  da 

fenomeni naturali e da attività antropiche; rispetto alle eventuali criticità   presenti si possono realizzare  le seguenti 

considerazioni generali e particolari. 

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Per  quanto  attiene  i  fenomeni  legati  all’erosione  nell’area,  allo  stato,  non  sono  stati  rilevati  fenomeni  erosivi  e/o 

evolutivi  in  atto  o  in  preparazione  e  gli  interventi  a  farsi,  sicuramente,  contribuiscono  ad  un  uso  controllato  del 

territorio. 

 

Analoghe  considerazioni  possono  essere  ascritte  alla  compattazione  del  suolo,  così  come  delineata  nei  paragrafi 

precedenti; dalle ricognizioni e dalle analisi eseguite nell’area d’intervento tale fenomeno non è presente,  in quanto 

questa si presenta allo stato incolta ed in un stato di marginale degrado connesso proprio allo stato di abbandono. 

 

L’intervento proposto, anche se di  tipo  insediativo, è di  tipo “rado” per cui  le  lavorazioni sui suoli non comportano 

alterazioni sostanziali sotto il profilo della compattazione. 

 

La salinizzazione dei suoli, alle nostre latitudini, è un fenomeno connesso a due fenomeni:  

- evaporazione delle acque marine e precipitazione dei Sali; 

- elevati emungimenti con sovrasfruttamento della  falda ed aumento dell’ingressione marina e conseguente 

salinizzazione delle acque presente nei suoli e conseguente contaminazione degli stessi. 

 

Rispetto  a  tali  fenomeni  generali,  nell’area  d’interesse  non  vi  sono  pozzi  e  le  dotazioni  idriche  saranno  garantite 

attraverso idonei ed opportuni collegamenti alle reti infrastrutturali presenti in zona. 

Rispetto  alla  salinizzazione  dei  suoli  derivante  dalla  ricaduta  di  precipitati  da  acque  marine,  il  fenomeno  sarà 

parzialmente affrontato mediante piantumazione di essenze  arboree ed  arbustive  che, oltre  a  far da ostacolo  alle 

correnti a bassa quota, potrà assorbire, attraverso i processi di fotosintesi, parte dei Sali precipitati sul terreno. 

 

In merito  a  criticità  connesse  a  fenomeni  legati  alla   diminuzione di  sostanza organica,  si  evidenzia  che  allo  stato 

nell’area è rilevabile un elevato stato di degrado con un basso stato di produzione di sostanza organica. 

 

L’intervento previsto  invece, come già descritto, provvedendo ad una  razionalizzazione degli spazi con un  ripristino 

della  vegetazione  arborea  ed  arbustiva,  consentirà  un  ripristino  di  condizioni  ottimali  idonee  alla  produzione  di 

sostanze organiche; chiaramente per garantire l’attecchimento delle stesse saranno realizzati interventi di ingegneria 

naturalistica  e  di  vero  e  proprio  giardinaggio  così  da  garantire,  anche  con  interventi  progressivi,  la  crescita  della 

vegetazione impiantata. 

 

Dopo un primo ciclo di  impianto e di mantenimento si avrà un notevole  incremento naturale (anche se su ripristino 

antropico)  della  sostanza  organica  che  favorirà  la  crescita  di  un  sub  strato  biologico  e  la  produzione  di  sostanza 

organica necessaria a garantire lo sviluppo delle essenze impiantate.   

 

Per quanto attiene i problemi legati alla impermeabilizzazione dei suoli, si evidenzia che rispetto allo stato attuale, in 

cui  vi  è un  sostanziale disordine  idraulico,  legato  allo  stato di  abbandono dell’area,  l’intervento  anche  se prevede 

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chiaramente  la realizzazione di parti  impermeabili  (tetti e coperture di vario tipo e di spazi attrezzati) garantisce un 

deflusso organizzato e  controllato attraverso  il quale  (vedi dati di progetto)  sostanzialmente non  vengono  variati  i 

coefficienti di infiltrazione efficace dei suoli, garantendo un impatto nullo rispetto alle falde eventualmente presenti in 

zona. 

 

Infine, le matrici ambientali prima trattate hanno individuato anche aspetti legati alla diminuzione della biodiversità; 

nel  merito  si  evidenzia  come  già  definito  precedentemente,  che  l’area  si  presenta  in  uno  stato  di  degrado 

fondamentalmente dovuto allo stato di abbandono. 

Per cui allo stato , per quanto è stato possibile accertare, la biodiversità presente è di tipo infestante sia per ciò che 

riguarda la fauna sia per ciò che riguarda la flora; in particolare il ristagno di acque fa si che si sviluppino insetti quali 

mosche e zanzare notevolmente fastidiose sia a livello antropico che a livello animale. 

La  realizzazione degli  interventi  in progetto con una  razionalizzazione del verde e  la previsione di zone alberate ed 

aiuole  con  fiori  e  piante  autoctone,  ripristinerà  condizione  di  biodiversità migliori  di  quelli  attuali  favorendo  nel 

contempo anche lo sviluppo di una fauna anche di livello superiore, nonché di uccelli migratori che troveranno nelle 

alberature previste in progetto, asilo e sede anche per una loro stanzialità. 

  

In  funzione  di  quanto  sopra  evidenziato  ,  anche  se  a  livello  qualitativo,  si  evidenzia  che  l’intervento  previsto  in 

progetto  è  sicuramente migliorativo  delle  singole matrici  ambientali,  portando  dei  correttivi,  anche  se minimali, 

considerata l’estensione dell’intervento in progetto, complessivi all’ambiente circostante. 

  

 

Valutazione di eventuale problema ambientale esistente o pertinente al piano ed evidenziazione del rapporto tra 

l’area interessata dal Piano ed eventuali zone vincolate/protette presenti nel territorio comunale. 

Nei paragrafi precedenti   sono stati evidenziati alcuni aspetti relativi all’incidenza del piano sulle matrici ambientali, 

concludendo che, salvo alcuni aspetti connessi proprio alla realizzazione dei singoli manufatti (matrice suolo), non si 

hanno impatti particolari sulle stesse ma, anzi, la realizzazione dell’intervento in progetto, con una razionalizzazione 

controllata dei vari aspetti ambientali, comporta un sensibile miglioramento delle situazioni di degrado oggi rilevabili 

nel contesto territoriale di interesse.  

Per  una  valutazione  delle  forme  di  degrado  attualmente  presenti  si  rimanda  ai  paragrafi  precedenti  ed  alla 

documentazione già trasmessa nell’ambito delle quali è dimostrato senza alcun debbio l’effetto positivo determinato 

dalla realizzazione dell’intervento proposto 

Per quanto attiene  le zone vincolate o protette presenti  in zona,  le analisi effettuate e gli stralci cartografici allegati, 

evidenziano, in modo inequivocabile, che l’area non interferisce assolutamente con nessuna tipologia di area protetta 

e/o vincolata. 

Inoltre,  l’urbanizzazione  proposta  è  coerente  con  la  pianificazione  urbanistica  vigente  ed  in  virtù  della  stessa, 

l’insediamento, nel suo complesso, terrà conto delle prescrizioni  e delle indicazioni del P.R.G.  ed, in particolare ,per 

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ciò che concerne  le distanze dai confini ed alla viabilità esistente, a  livello comunale e sovra comunale, nonché alla 

eventuali infrastrutture esistenti nell’intorno dell’area d’interesse (vedi a d es. canale consortile). 

Allo  stato  questi  sono  gli  unici  vincoli  territoriali  rilevati  oltre  a  quelli  previsti  dal  regolamento  edilizio    e  relativi 

all’urbanizzazione dell’area, a fronte della quale, è stato già acquisito un visto di conformità.  

 

 

Selezione  degli  obiettivi  di  sostenibilità  ambientale  pertinenti  alla  realtà  locale,  relazionandoli  alle  tematiche 

presumibilmente interessate dagli effetti del piano e esplicitando la coerenza con gli obiettivi specifici del Piano al 

fine di evidenziare come la componente ambientale sia stata considerata nel processo di pianificazione 

Si individuano gli indicatori di prestazione, gli obiettivi  e le priorità d’azione: 

‐ Gli obiettivi di sostenibilità ambientale pertinenti alla realtà locale; 

‐ La coerenza con gli obiettivi specifici del Piano; 

‐ Specificare come la componente ambientale sia stata considerata nel processo di pianificazione. 

 

Obiettivi di sostenibilità ambientale 

Si realizza una griglia di valutazione, rispetto alle tematiche ambientali interessate, di seguito riportata, nella quale è 

possibile  individuare,  rispetto  agli  indicatori  o  elementi  individuati  (pressioni),  le  singole  ricadute  (interferenze  di 

settore x) relative all’insediamento in progetto. 

TEMATICHE 

AMBIENTALI INDICATORI DI PRESSIONE 

SETTORI  

AGRICOLTURA  e FORESTE 

PESCA 

INDUSTRIA 

ENER

GIA 

TURISMO 

TRASPORTI 

DOMESTICO/CONSU

MAT

PATR

IMONIO CULTURALE 

Cambiamenti del clima 

Emissioni di CO2  x  x    x x

Emissione totale di gas a effetto serra  x x  x    x

Riduzione  dell’ozono 

stratosferico Produzione e consumo di CFC e di HCFC      x         

Acidificazione 

Emissioni di SO2  x  x    x x

Emissioni di NOx  x  x    x

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Emissioni di NH3  x      

Ozono  troposferico  e 

ossidanti 

Emissioni di CO   x x  x    x

Emissioni di VOC  x x  x    x

Emissioni di NOx  x x  x    x

Sostanze chimiche 

(pesticidi,  metalli 

pesanti, POP) 

Emissioni di metalli pesanti x      x

Emissioni inquinanti organici persistenti (POP) x      x

Consumo di pesticidi per usi agricoli x      

Rifiuti 

 

Produzione totale di rifiuti per settore x x  x    x x

Produzione totale e pro capite di rifiuti urbani     x  x

Produzione di rifiuti pericolosi  x x  x  x  x x

Importazione ed esportazione di rifiuti pericolosi  x x  x   

Natura e biodiversità 

Densità delle infrastrutture legate alla rete dei trasporti x x      x

Area adibita ad agricoltura intensiva x x     x  x

Zone edificate  x x      x

Acque 

Estrazione di acque: per area, pro capite e per settore x x  x  x  x

Consumo di acqua pro capite  x x  x    x

Emissioni di metalli pesanti (Hg, Pb, Cd) nelle acque x     

Emissioni  di  Nutrienti  in  acqua  (azoto  e  fosforo)  per 

fonte (famiglie e settori economici) x    x       

Emissioni di materia organica (kg BOD pro capite) x x       x

Ambiente  marino  e 

costiero 

Cattura di pesce, per specie x       x

Flussi di azoto e fosforo in mare (Eutrofizzazione) x       x

Degrado del suolo 

Cave ed attività estrattive x  x  x 

Estrazione di idrocarburi x  x   

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Superficie occupata da discariche x    x  x

Uso del suolo: cambiamento da area naturale ad area 

edificata     x    x   

Superficie agro‐pastorale per fascia altimetrica x      

Area disboscata sul totale dell’area boschiva x   x   

Superficie  aree  golenali  occupate  da  insediamenti 

infrastrutturali x             

Ambiente urbano 

Densità della popolazione nelle città     x  x x

Produzione totale e pro capite di rifiuti urbani     x  x  

Emissioni di CO, NOx, particolato, metalli pesanti, VOC x  x  x  x x 

Emissioni acustiche  x    x  x x

Rischi tecnologici  

N° incidenti notificati: Industria e Trasporti x      x

Impianti a rischio di incidente rilevante (siti “Seveso”) x      x

Rischi naturali N°  episodi  di  calamità  naturali  (terremoti,  eruzioni, 

ecc.)               

Paesaggio  e  patrimonio 

culturale Trasformazione degli ambiti naturali e storico‐culturali              x 

Il  settore  Turistico,  quindi,  dalla matrice  sopra  riportata,  è  considerato  quello  di  riferimento  per  la  tipologia  di 

insediamento previsto,  influenza essenzialmente  la tematica “Ambiente Urbano”,  interferendo anche con  il ciclo dei 

rifiuti, ed in modo marginale con  natura e biodiversità ed acqua. 

 

Per quanto attiene l’individuazione degli obiettivi specifici del Piano, rispetto alle finalità degli interventi proposti , 

nella  relazione  precedentemente  trasmessa,  si  ritrova  una  nuova    griglia,  di  seguito  riproposta,    ove  è  possibile 

valutare gli obiettivi previsti  in  relazione alle priorità e alle  finalità degli  interventi correttivi e mitigatori previsti  in 

progetto. 

obiettivi  priorità  Indicatori di prestazione  Finalità degli interventi 

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Ridurre  la 

necessità  di 

spostamenti 

urbani 

Trasporti  in 

ambiente 

urbano 

1. Riduzione  del  numero  di  tragitti 

percorsi in auto dai centri di attività 

economica attorno alla città 

1. Riduzione  del  10%  di  spostamenti 

urbani per e dai nuclei abitati attorno 

alla città. 

Aumentare 

il  territorio 

sottoposto a 

protezione 

Natura  e 

biodiversità 

2. Aumento  della  superficie  totale 

designata  ai  fini  di  conservazione 

della natura; 

3. Definizione  di  piani  gestione  per  le 

aree protette; 

4. Risorse  supplementari  per  la 

protezione  contro  gli  incendi 

forestali; 

2. Aumento del 10% entro l’anno 200X; 

3. Per numero X di siti della rete natura 

2000 entro l’anno 200X; 

4. (Descrizione tipo misura) per  le zone 

A, B, C. 

 

Garantire usi 

peculiari 

della  risorsa 

idrica 

Acque e suolo 

 

5. Mantenimento dei livelli delle acque 

sotterranee; 

6. Riduzione  del  contenuto  di  nitrati 

nei  fiumi  nell’area  industriale  e 

artigianale; 

 

5. Mantenimento dei livelli; 

6. Riduzione di del 50 % nei torrenti 

 

attuazione 

convenzione 

biodiversità 

Natura  e 

biodiversità 7. Aumento della copertura boschiva 

7. Aumento del 15% nelle zone attorno 

ai centri abitati; 

Assicurare 

idonei 

processi  di 

recupero dei 

rifiuti 

prodotti 

Rifiuti 8. Aumento  della  percentuale  dei 

rifiuti urbani riciclati 

9. Aumento  del  15%  dei  rifiuti  urbani 

riciclati nelle aree urbanizzate. 

 

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‐ Obiettivo “A” 

La creazione di un nucleo residenziale  in area  turistica, consente di ridurre gli spostamenti dalle zone di  lavoro alla 

propria residenza ed i tempi di permanenza in auto (traffico urbano), e come già evidenziato nell’elaborato trasmesso 

precedentemente,  consente  una  sostanziale  riduzione  del  numero  di  tragitti  percorsi  in  auto  dai  centri  di  attività 

economica posti nell’intorno del capoluogo. 

Si ottiene, quindi, un effettivo positivo per  l’atmosfera consistente  in una sensibile diminuzione nella  immissione di 

sostanze inquinati derivanti dall’uso di veicoli privati e commerciali. 

Tale azione produce di fatto: 

1. Ridurre i pericoli per l’ecosistema, la salute umana e la qualità della vita derivanti dalle emissioni nell’atmosfera, 

nelle acque e nel suolo di sostanze chimiche nocive o pericolose; 

2. Eliminare l’uso di sostanze cancerogene nei cicli di produzione e nei prodotti; 

3. Ridurre le emissioni di sostanze che favoriscono la formazione di ozono troposferico (NMVOCS e NOx) e degli altri 

ossidanti fotochimici; 

4. Tutela e la salute umana e del patrimonio agricolo e forestale; 

5. Limitare le emissioni acide in atmosfera (SO2, NOX, NH3) e favorire appropriati sistemi di gestione del territorio; 

6. Eliminare  le  emissioni  atmosferiche di  sostanze  che provocano  la  riduzione della  fascia di ozono  stratosferico 

(CFC, Halons, HCFC); 

7. Concorrere al rispetto degli obiettivi fissati per il contributo nazionale alle emissioni globali; 

8. Limitare le emissioni di gas a effetto serra che contribuiscono al riscaldamento globale e ai cambiamenti climatici 

(CO2, CH3, N2O e CFC); 

9. Concorrere al rispetto degli obiettivi fissati per il contributo nazionale alle emissioni globali. 

 

‐ Obiettivo “B” 

La  realizzazione  di  un  insediamento  “controllato”  e  gestito  in  modo  ecosostenibile,  anche  se  indirettamente, 

contribuisce a: 

1. Aumentare il territorio sottoposto a protezione (discariche abusive sulla litoranea);  

2. Tutelare le specie minacciate e della diversità biologica; 

3. Promozione degli interventi di conservazione e di recupero degli ecosistemi; 

4. Promozione degli interventi di riduzione dei rischi derivanti dall’introduzione di specie naturali allogene; 

5. Promozione delle tecnologie che favoriscono la biodiversità. 

 

‐ Obiettivo “C” 

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La corretta gestione delle risorse idriche è uno dei problemi della società moderna, attesa l’inesauribilità della risorsa, 

per cui una gestione coordinata e  integrata degli usi  idrici contribuisce  in modo diretto ed  indiretto a tale obiettivo 

generale; pertanto per il raggiungimento di tali obiettivi occorre procedere a:  

1. Adeguare  le  infrastrutture  fognarie  e  depurative  ai  criteri  della  direttiva  91/271  e  del  nuovo  decreto 

legislativo sulle acque; 

2. Garantire usi peculiari dei corpi idrici; 

3. Garantire acqua potabile di buona qualità a tutta la popolazione; 

4. Raggiungere un livello di qualità dei corpi idrici “sufficiente” entro l’anno 2008, secondo quanto disposto dal 

nuovo decreto legislativo. 

5. Proteggere  la qualità dei  suoli quale  risorsa  limitata e non  rinnovabile per  la produzione di  cibo e di  altri 

prodotti e come ecosistema per gli altri organismi viventi; 

6. Difendere il suolo dai processi di erosione e di desertificazione; 

7. Identificare e catalogare i siti potenzialmente contaminati, anche nelle aree di sviluppo industriale in attività; 

8. Consolidare, estendere e qualificare il patrimonio paesaggistico delle aree depresse; 

9. Identificare le aree a rischio idrogeologico; 

10. Ripristinare la funzionalità idrogeologica dei sistemi naturali. 

 

‐ Obiettivo “D” 

La  corretta  gestione degli  ambienti naturali  contribuisce  alla qualità della  vita  soprattutto  in un ottica di  sviluppo 

sostenibile. 

Pertanto  l’insediamento  in progetto, anche se con un minimo  incremento della copertura arborea ed arbustiva, non 

infestante ,di specie autoctone, opportunamente mantenute,  contribuisce anche se in modo indiretto a: 

1. Aumentare il territorio sottoposto a protezione; 

2. Tutelare le specie minacciate e della diversità biologica; 

3. Promozione degli interventi di conservazione e di recupero degli ecosistemi; 

4. Promozione degli interventi di riduzione dei rischi derivanti dall’introduzione di specie naturali alloctone; 

5. Promozione delle tecnologie che favoriscono la biodiversità. 

 

‐ Obiettivo “E” 

La  realizzazione di un “insediamento di qualità”, che si  rivolge ad un utente che  tende a sviluppare  la qualità della 

propria  vita  e  di  quella  dell’ambiente  circostante,  di  riflesso  tende  anche  ad  una  gestione  controllata  dei    rifiuti 

provenienti dal suo ciclo vitale attesa la drammatica priorità (emergenza ) di tali aspetti. 

Pertanto  l’insediamento  in progetto  contribuisce, anche  se  in modo marginale,  sul ciclo generale dei  rifiuti mentre 

nello specifico contribuisce a: 

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1. Ridurre  la  produzione  e  la  pericolosità  dei  rifiuti,  in  particolare  attraverso  l’adozione  e  lo  sviluppo  di 

tecnologie pulite; 

2. Assicurare idonei processi di riutilizzo, riciclaggio, recupero e smaltimento dei rifiuti prodotti; 

3. Raggiungere l’autosufficienza regionale nello smaltimento dei rifiuti per ambiti territoriali ottimali; 

4. Organizzare  la  raccolta  dei  rifiuti  in  modo  da  consentire  la  progressiva  separazione  dei  principali  flussi 

produttivi  (rifiuti  domestici, mercatali,  attività  di  servizio,  attività  commerciali,  attività  produttive,  attività 

agricole); 

5. Usare i rifiuti come combustibile o come altro mezzo per produrre energia; 

6. Conferire almeno  il 25% dei rifiuti urbani da recuperare attraverso  la raccolta differenziata entro  il 2001 ed 

almeno  il 35% dal marzo 2003; almeno  il 50% di recupero e  il 25% di riciclaggio degli  imballaggi dal maggio 

2002; 

7. Riutilizzo, a valle della raccolta e delle iniziative per la riduzione dei rifiuti; 

8. Minimizzare lo smaltimento in discarica. 

 

Evidenziazione del  legame tra azioni specifiche del piano ed effetti possibili sulle tematiche ambientali/territoriali 

realmente interessate (criteri di sostenibilità ambientale – obiettivi – azioni – effetti sulle tematiche ambientali) 

Relativamente  ai  legami  tra  azioni  specifiche  del  piano  ed  effetti  possibili  sulle  tematiche  ambientali/territoriali 

realmente interessate, si fa riferimento ai principi fondamentali che caratterizzano l’Agenda 21 ed in particolare: 

  Sussidiarietà 

  Condivisione 

  Integrazione 

 

In quest’ottica lo sviluppo sostenibile non può concretizzarsi senza l’integrazione delle azioni intraprese ai diversi livelli 

privati  ed  istituzionali;  in  tal modo  viene  superata  la  visione  settorializzata  dell’ambiente  e  tutti  gli  aspetti  della 

sostenibilità vengono verificati in ogni azione da intraprendere. 

Quindi,  il  processo  di  pianificazione  posto  in  essere,  in  coerenza  con  gli  strumenti  di  pianificazione  sovra  ordinati 

(P.R.G.),  se  correttamente  realizzato,  può  essere  un  esempio  di  come  da  “interessi  privati  o  singoli”  si  passa  ad 

interessi “pubblici e/o collettivi” più generali. 

La realizzazione del progetto oltre ad un incremento delle attività economiche, durante la fase di realizzazione porterà 

benefici duraturi sia sugli aspetti economici sia su quelli ambientali. 

Gli impatti positivi sull’ambiente e sull’ecosistema sono stati già ampiamente discussi nei capitoli precedenti, per cui 

restano da delineare solo i criteri di sostenibilità ambientale già ampiamente trattati  negli elaborati progettuali, ove, 

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nel dettaglio, viene sviluppato  il discorso sulla qualità dell’insediamento e sull’utilizzo di materiali e sulle tecniche di 

lavorazione per lo più naturali ed eco compatibili. 

Come  già  evidenziato nel progetto precedentemente  trasmesso,  intervenire  in un  area  caratterizzata da profonde 

contraddizioni e da un notevole degrado non è cosa agevole e sicuramente non riesce da sola, senza un serio sostegno 

pubblico, a modificare in modo sostanziale il trend evolutivo.  

Lontani dalla  città,  senza  segni e  riferimenti  significativi  sul  territorio, ma  con una molteplicità di  temi e problemi, 

occorre rapportarsi alla complessità della realtà locale, ai problemi da risolvere ed ai conflitti da comporre: problemi 

tecnologici, ambientali, economici, di composizione architettonica, sociali, politici, normativi, urbanistici.  

In tale contesto diventa fondamentale  il ruolo che riveste  l’impostazione progettuale per ridare qualità allo spazio e 

dignità all'ambiente, per  creare  servizi e quindi per  sostenere e promuovere  lo  sviluppo e  la  riqualificazione di un 

litorale che, nel passato, aveva indubbiamente una rilevanza da un punto di vista ambientale. 

L'obiettivo è quindi quello di  realizzare un progetto  "ecologico" e  "naturalistico" quale modello per  altre  iniziative 

similari che tengano conto di : 

• spazi a misura d'uomo (in particolare di bambini, di donne e disabili, purtroppo troppo spesso dimenticati nei 

progetti); 

• controllo del microclima; 

• uso di materiali sani; 

• salubrità; 

• percezione positiva dello spazio; 

• nessun pericolo per l'incolumità delle persone; 

• il rispetto per l'ambiente; 

• una politica di risparmio/efficienza energetico e delle risorse; 

• durabilità, recuperabilità e riciclabilità dei materiali. 

L’intervento  tende, quindi  , nella  sua  concezione di base a  rinsaldare  (sviluppo  sostenibile) un  forte  legame  con  la 

natura,  con  la  terra  che  ci ospita,  il  che  vuol dire,  recupero dei  valori paesaggistici  e  ripristino,  consolidamento  e 

ricostruzione dell'ecosistema con tecniche di  ingegneria naturalistica  (o comunque utilizzando  il più possibile specie 

vegetali e materiali  inerti tradizionali),  il recupero e  Ia "ricucitura" del  lotto al paesaggio naturale circostante, con  Ia 

speranza di innescare un processo di progressivo ed esteso recupero dell'intero litorale. 

 

Descrizione delle misure di impedimento, riduzione e compensazione limitatamente alle tematiche ambientali che 

saranno interessate da effetti negativi del piano ed evidenziati al punto precedente. 

E’  indiscutibile  che  un  intervento  del  tipo  proposto  (P.  L.  C.)  vada  a  trasformare  lo  stato  dei  luoghi  in maniera 

sostanziale, anche sotto il profilo paesaggistico. 

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Allo stato attuale, l'uso che si fa del territorio ha i seguenti effetti negativi sull'ambiente: 

forte inquinamento dell'aria dovuto alla notevole presenza di vacanzieri "mordi e fuggi", con auto propria nel 

periodo estivo; 

forte inquinamento acustico per gli stessi motivi; 

ristagno di acqua di pioggia e proliferazione di insetti infestanti e dannosi per al salute umana; 

forte  accumulo  di  rifiuti  con  un  frequentatore  medio  che  ha  una  scarsa  sensibilità  verso  la  raccolta 

differenziata;  tra  l'altro nella zona  i rifiuti vengono dispersi ovunque nell'ambiente, rendendo complesse  le 

operazioni di pulizia. 

• forte  distruzione  del  patrimonio  naturale  dovuto  alla mancanza  di  protezione  e manutenzione  ed  al  suo 

notevole uso; 

• passaggio da un sistema naturale complesso ad uno semplificato, che produce una riduzione della varietà  dì 

habitat con conseguente perdita di complessità del biotipo; 

• mancanza  dì  sicurezza  nel  periodo  invernale  dovuto  alla  presenza  di  attività  illecite,  innanzitutto  la 

prostituzione lungo le, strade della litoranea. 

Analizzando questi dati viene da chiedersi subito quali ulteriori danni può mai produrre un intervento che tende alla 

gestione coordinata e controllata del territorio. 

Gli interventi previsti in progetto nella loro concezione di base, come illustrato nei paragrafi precedenti, è di fatto un 

intervento  di  compensazione  dei  detrattori  ambientali  così  come  sopra  descritti,  per  cui  si  rimanda,  per  una 

trattazione esaustiva dei singoli argomenti, al progetto ed agli elaborati ed esso relativi. 

 

Selezione degli opportuni indicatori che consentono di monitorare gli effetti del piano sulle tematiche ambientali e 

territoriali evidenziati nelle valutazioni precedenti. Per il set di indicatori individuati definizione  dell’unità di misura 

e il soggetto/ente che provvederà a fornire i dati utili al popolamento degli stessi indicatori. 

 

Al  fine  di  ottemperare  a  quanto  previsto  dalla  procedura  di  VAS,  rispetto  al monitoraggio  ambientale  del  Piano 

Attuativo  in questione, si ritiene opportuno evidenziare che  il soggetto attuatore del Piano si  impegnerà, all’atto del 

rilascio dei titoli abilitativi (permessi di costruire) ad attivare un sintetico Piano di Monitoraggio Ambientale. 

Le matrici  ambientali  considerate  ed  il  relativo  set  di  indicatori  scelti per  la  caratterizzazione delle  stesse  sono di 

seguito descritti. 

ARIA 

Il set di parametri da utilizzare, coerentemente con quanto definito nei capitoli precedenti, è riportato nella seguente 

tabella: 

 

SET INDICATORI  UNITA’ DI MISURA ENTE  PREPOSTO  AL 

MONITORAGGIO 

SISTEMA  DI 

CONTROLLO 

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Biossido di zolfo (SO2 ) 

Il  valore  orario  di  350 

µg/m3  non  può  essere 

superato più di 24 volte 

nell’arco dell’anno civile 

ARPAC Centralina  multi 

parametrica 

Ossido di Carbonio (CO) 

Il  valore  orario  di  240 

µg/m3  non  può  essere 

superato più di 18 volte 

nell’arco dell’anno civile 

ARPAC Centralina  multi 

parametrica 

Biossido di azoto (NO2) 

Il  valore  massimo  della 

media  mobile  calcolata 

sulle  8  ore  non  può 

superare i 10 mg/m3 

ARPAC Centralina  multi 

parametrica 

Polveri sospese con  F < 10 

µm (PM10) 

Il valore giornaliero di 50 

µg/m3  non  può  essere 

superato più di 35 volte 

nell’arco  dell’anno civile 

ARPAC Centralina  multi 

parametrica 

Ozono (O3) 

Per  il  valore  orario  la 

soglia  di  informazione  è 

pari  a  180  µg/m3,  la 

soglia di allarme è pari a  

240 µg/m3 

ARPAC Centralina  multi 

parametrica 

 

Tali parametri come già evidenziato, sono oggetto di monitoraggio presso  tre stazioni di  riferimento, ubicate   sulla 

provincia di Salerno e saranno utilizzati per le verifiche a mezzo di centralina multi parametrica per la misura diretta 

degli stessi.  

Come già evidenziato  sono omesse  le misure di SO mancando  i parametri di  riferimento, mentre per  il PM10  sarà 

utilizzato quale valore soglia per l’attivazione di eventuali azioni correttive.  

La  centralina utilizzata  sarà automatica ed autosufficiente  (pannelli  solari) e  consentirà una misura  in  continuo dei 

parametri  di riferimento. 

 

ACQUA  

Il set di parametri da utilizzare, coerentemente con quanto definito nei capitoli precedenti, è riportato nella tabella 3, 

dell’allegato  2,  al  D.Lgs.  30/2009  ed  è  espresso  in  µg/l;  gli  analiti  che  saranno  ricercati  ai  fini  del monitoraggio 

verranno definiti a seguito di un campionamento di base.  

L’Ente preposto  al monitoraggio di  tali  elementi    è  l’ARPAC    al quale  si  farà  riferimento per  il popolamento della 

matrice di controllo. 

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Per  il monitoraggio periodico della  falda presente  in  zona, verrà  installato un piezometro di controllo;  tale  sistema 

permetterà  la misurazione del  livello di oscillazione della  falda e  il prelievo, con cadenza semestrale, di campioni di 

acqua  di  falda  al  fine  di  verificare  rispetto  ai  parametri  di  base  (prima  dell’insediamento)  se  vi  sono  oscillazioni 

significative rispetto al cuneo salino e rispetto ad eventuali inquinanti previsti dal D.Lgs 152/06. 

 

SUOLO 

Per quanto attiene  il suolo  le attività poste  in essere garantiscono di per se, una tutela del suolo nei confronti delle 

forme di degrado individuate dalla letteratura tecnico scientifica. 

Pertanto, rispetto a tale matrice, si ritiene di non dover porre  in essere nessun strumento di controllo particolare, 

anche  perché  eventuali  processi  di  salinizzazione  connessi  all’evaporazione  meteo  marina  saranno  monitorati 

direttamente con il controllo delle acque di falda che risentono direttamente ed indirettamente di tali processi. 

 

 

Conclusioni. 

Con  la realizzazione dell’intervento urbanistico, si tenderà a migliorare  le condizioni al contorno caratterizzate da un 

elevato stato di degrado connesso proprio al disuso delle aree di interesse. 

La  realizzazione  di  un  insediamento  di  “qualità”  provocherà  in modo  diretto  ed  indiretto  un miglioramento  delle 

situazioni di degrado presenti al contorno in funzione delle presenze antropiche che, anche se in modo stagionale, si 

concretizzeranno nel sito di interesse. 

Le  attività  urbanistiche  previste  per  la  riqualificazione  della  zona  di  intervento  saranno  sottoposte  agli  organismi 

competenti per acquisire i pareri del caso a livello di fattibilità e fermo restante la necessità di acquisire ulteriori pareri 

in fase esecutiva. 

In particolare saranno sentiti gli Enti di seguito riportati: 

- ASL Salerno 2; - Autorità di bacino Regionale Destra Sele; - Genio civile  - S.I.I.S.  

Pertanto  il  progetto  nel  tener  conto  di  quanto  richiesto  dagli  Enti  sopra  indicati,  avrà  cura  di  predisporre  all’atto 

esecutivo, idonee soluzioni tecnico funzionali. 

Per  quanto  attiene  invece  le  dotazioni  idriche  necessarie  per  le  attrezzature  e  per  la  sistemazione  a  verde  

dell’insediamento turistico in oggetto, si procederà ad avanzare istanza alla competente amministrazione provinciale 

ai  fini dell’ottenimento delle opportune concessioni per  il prelievo di acqua  sotterranea per uso non potabile. Tale 

richiesta sarà accompagnata da uno specifico e particolareggiato studio idrogeologico finalizzato a valutare le risorse 

disponibili  e  i  quantitativi  che  possono  essere  emunti  senza  intaccare  gli  aspetti  quali  quantitativi  della  falda,  in 

armonia con quanto espresso nei precedenti capitoli. 

 

 

Dott. ing. Giuseppe CIARDO