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ella visione binoculare (o binocularità) i
due occhi partecipano alla formazione
di un’unica percezione, consentendo al
soggetto di integrare due immagini monoculari non
uguali (le immagini retiniche che si formano nell’uo-
mo possiedono infatti una leggera diversità in quan-
to gli occhi distano tra loro 60-70 mm) per costruire
un’immagine singola e di qualità superiore.
Il fondamento anatomo-fisiologico della binoculari-
tà è l’esistenza in ogni occhio, a livello retinico, di
VEDERE IN 3Dun piccolo prodigio
N
936
A cura di Silvio Maffi oletti
OTTICA &
SCIENZA
un’area che ha le medesime coordinate spaziali di
un’altra area situata nella retina dell’occhio contro-
laterale. Le due zone vengono definite “punti reti-
nici corrispondenti” e sulla comune direzione visiva
di tutti i punti retinici corrispondenti si fonda l’orga-
nizzazione dello spazio visivo e il meccanismo della
fusione (Airaghi, Altimani, 1997).
Il sistema visivo (quando è esente da anomalie del-
la visione binoculare) attribuisce a ogni stimolo una
specifica localizzazione spaziale. Un oggetto situato
Come due visioni monoculari,
leggermente diverse, si fondono per costruire
un’immagine singola di qualità superiore grazie
ai “punti retinici corrispondenti”.
AREA SCIENTIFICA
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a destra del punto di fissazione stimola un’area na-
sale della retina dell’occhio destro e una corrispon-
dente area temporale della retina dell’occhio sinistro
del soggetto; si tratta di due punti retinici corrispon-
denti che gli fanno percepire l’oggetto in visione bi-
noculare singola e collocato nello spazio destro del
proprio campo visivo.
La stimolazione simultanea, da parte di un unico
oggetto di due punti retinici non corrispondenti, dà
luogo a direzioni visive soggettive incongrue e quin-
di a diplopia; allo stesso modo la presentazione a
punti retinici corrispondenti di immagini che hanno
differente colore, luminosità o dimensione provo-
ca confusione oppure diplopia; per eliminare tale
inaccettabile condizione il sistema visivo, in questi
casi, mette rapidamente in atto opportuni meccani-
smi adattivi come la suspenopsia o la soppressione
(Rossetti, Gheller, 2003).
La binocularità può essere stabile, essere assente
oppure essere presente ma caratterizzata da fragi-
lità e instabilità che determinano sintomi astenopici
e/o riduzioni dell’efficienza visiva e della sicurezza
nel corso di attività che richiedono attenzione soste-
nuta per periodi prolungati come la lettura, l’utilizzo
del PC e la guida di autoveicoli (sulla relazione tra in-
cidenti stradali e qualità della visione binoculare vedi
fig.qui a fianco).
La valutazione della visione binoculare prevede una
sequenza di test che indagano, in modo progres-
sivo, prima la visione simultanea, poi la fusione e
infine il senso stereoscopico (Faini, Maffioletti, 2006).
Quest’ultimo rappresenta la forma più accurata del-
la cooperazione binoculare ed è maggiore nell’area
centrale di fissazione, dove esiste una più fine capa-
cità discriminativa conseguente all’elevata concen-
trazione di coni (Grosvenor, 2002).
La stereopsi, che diminuisce in condizione di bassa
luminosità e con l’avanzare dell’età, si realizza sia
Relazione tra il numero di incidenti stradali (in ordinata, con i guidatori classificati in cinque tipologie in base al loro personale coefficiente di incidentalità) e la qualità della visione binoculare (in legenda, classificata in quattro tipologie). Tratta da Pocaterra et al., 2004.
Fragilità binoculare e incidenti stradali
visione binoculare assente molto fragile
visione binoculare stabilefragile
Campione esaminato (%)
0% 20% 40% 60% 80% 100%
mai
rari
saltuari
occasionali
frequenti
Incid
en
ti s
tra
da
li e
ffe
ttu
ati
La visione stereoscopica diminuisce con l’avanzare
dell’età e in condizioni di bassa luminosità,
ed è assente nei bambini prima di tre-quattro mesi.
Le femmine più precoci dei maschi.
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OTTICA & SCIENZA
a livello della corteccia striata che a livelli cortica-
li ancor più elevati, nei quali interagiscono i segnali
provenienti dai due occhi; è stata infatti recentemen-
te riscontrata (Manitto, Maffioletti, 2005) la presenza
di neuroni sensibili alla disparità retinica in tutta la
via magnocellulare (in V1, nelle striscie spesse di V2
ed in V5). La valutazione della capacità stereoscopi-
ca permette di evidenziare disfunzioni visive anche
di grado lieve dato che, affinché una normale ste-
reoacuità possa essere raggiunta, deve necessaria-
mente essere presente un’adeguata qualità ana-
tomo-funzionale (di ordine ottico-rifrattivo, neurale e
motorio) dei due occhi (Rossetti, Gheller, 2003).
I test utilizzati per la valutazione della stereopsi
sono riconducibili a due tipologie, che indagano li-
velli di stereopsi differenti: la stereopsi locale e quel-
la globale. Nella stereopsi locale vengono utilizzate
due lastre polarizzanti che rappresentano oggetti
simili, ma sono sovrapposte con un lieve grado di
disparità laterale; osservando attraverso filtri inver-
samente polarizzanti si ha la percezione che tali fi-
gure siano in rilievo.
Nella stereopsi globale si usano
fogli coperti da puntini random
rossi e verdi che vengono osser-
vati usando occhiali anaglifici; ciò
permette di individuare, nella tra-
ma di puntini, oggetti di vario tipo
in rilievo. I soggetti che non pre-
sentano capacità stereoscopica
possono comunque dare una ri-
sposta corretta nel test della ste-
reopsi locale in quanto percepi-
scono monocularmente gli indizi
di disparità; nel caso di test per la stereopsi globale
non esistono invece indizi monoculari e quindi solo
i soggetti con normale stereopsi possono supera-
re il test correttamente (Ruggeri et al., 2003). Detta
Valori di stereopsi globale (in secondi d’arco) rilevati con lo stereotest TNO (Prudenzano et al., 2006).
Stereopsi globale (TNO)
Stereopsi in secondi d’arco
AREA SCIENTIFICA
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•Airaghi E., Altimani A., I muscoli dell’occhio e la funzionalità binoculare, Assopto Milano, 1997.•Faini M., Maffi oletti S. (a cura di), OptoDizionario, in www.soeo.it, 2006.•Grosvenor T., Primary care optometry, Butterworth Heinemann, Boston, 2002.•Manitto M.P., Maffi oletti S., Dagli occhi al cervello: il percorso della visione, in Il bambino e le abilità di lettura: il ruolo della visione, a cura di Maffi oletti S., Pregliasco R., Ruggeri L., FrancoAngeli, Milano, 2005.•Pocaterra R., Maffi oletti S., Baggio L., Sartori S., Percezione visiva e sicurezza stradale, un protocollo di indagine per gli automobilisti italiani, Assopto Milano, 2004.•Prudenzano S., Papagni A., Maffi oletti S., Facoetti A., Abilita’ visive nell’eta’ evolutiva: verifi ca e valutazione, Tesi di laurea in Ottica e Optometria, Università degli Studi di Milano Bicocca, a.a. 2005/2006.•Rossetti A., Gheller P., Manuale di optometria e contattologia, Zanichelli, Bologna, 2003.•Ruggeri L., Facchin A., Maffi oletti S., Pregliasco R., Segantin O., La standardizzazione italiana del protocollo visuo-cognitivo-motorio (PVCM) in ambiente, in Rivista Italiana di Optometria, vol. 26, n°4, 2003.•Ruggeri L., Ciriello M., Uno sguardo alla psicologia dello sviluppo, in Il bambino e le abilità di lettura: il ruolo della visione, a cura di Maffi oletti S., Pregliasco R., Ruggeri L., FrancoAngeli, Milano, 2005.•Salati R., Sviluppo della visione binoculare: metodiche sperimentali di studio, in Polenghi F., Salati R., (a cura di), Appunti di strabologia. Contributi alle giornate di studio anni 1999, 2000, 2001, Milano, Ghedimedia, 2003.•Scheiman M., Wick B., Clinical management of binocular vision, heterophoric, accomodative, and eye movement disorders, Lippincott Williams & Wilkins, Philadelphia, 2002.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
acutezza stereoscopica è
la disparità minima sotto la
quale non si produce alcun
effetto stereoscopico nel
soggetto esaminato.
Un’acutezza stereoscopica
di 60 secondi d’arco è nor-
male mentre 15-30 secondi
d’arco sono un dato clinica-
mente eccellente (Schei-
man, Wick, 2002).
Una recente ricerca relativa
alla capacità stereoscopica
globale (Prudenzano et al., 2006) che ha verificato
un campione di 92 soggetti delle scuole primarie e
secondarie di Robbiate, Bergamo e Seregno utiliz-
zando lo stereotest TNO ha evidenziato una scarsa
qualità della stereopsi (superiore a 60” d’arco) in 20
soggetti (22%) e un’elevata qualità di stereopsi (infe-
riore o uguale a 60” d’arco) in 72 soggetti (78%).
La capacità stereoscopica ha inizio più preco-
cemente nelle femmine che nei maschi e, poche
settimane dopo la nascita, si affina grazie ai riflessi
posturali di fissazione, di accomodazione, di con-
vergenza e grazie allo sviluppo del riflesso di fusione
(Ruggeri, Ciriello, 2005).
In neonati di un mese e mezzo non è possibile di-
mostrare la presenza della capacità stereoscopica,
mentre nei bambini di 3-4 mesi la stereopsi si evi-
denzia inequivocabilmente sia con la tecnica del-
lo sguardo preferenziale che con i potenziali visivi
evocati. Il valore massimo di stereoacuità viene rag-
giunto dopo i 6 mesi ed è paragonabile a quello di
una persona adulta (Salati, 2003).
Bambini (%) che raggiungono la piena capacità stereoscopica (in ordinata) alle varie età in mesi (in ascissa). Tratta da Salati, 2003.
% DI BAMBINICON
STEREOPSI
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0 1,5 2 3 4 6 9 12 18ETÀ/MESI