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val varaita Guida a una valle occitana sorprendente per le tradizioni, affascinante per i paesaggi

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val varaitaGuida a una valle occitana

sorprendente per le tradizioni, affascinante per i paesaggi

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© 2009 Bbox s.r.l.Direzione e redazioneCorso Solaro 612100 Cuneotel. 0171.696240fax [email protected]@piueventi.it

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Art directorNicoletta Blua

TestiDavide Rossi

FotografiePaolo Viglione

Contributi redazionaliRiccardo Assom, Gabriella Brun, Elisa Cottura, CristinaCravetto, Tiziana Gallian, Elena Marchetto, DinoMatteodo, Gianni Menzio, Arianna Menzano, DanieleOrusa, Enrica Paseri, Rosella Pellerino, Federica Raina

Crediti fotografici Archivio Segnavia, Archivio Istituto Storico dellaResistenza e della Società Contemporanea in Provinciadi Cuneo, Serena Giusiano - Archivio Associazione TavioCosio, Giorgio Inaudi - Archivio www.cuneoclimbing.it,Davide Rossi, Silvana Peyrache, Federica Raina

StampaL’Artistica - Savigliano

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Comunità Montana Valle VaraitaPiazza G. Marconi 5 - FrassinoTel. 0175 970611/611www.vallevaraita.cn.it

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SOMMARIO | indice

Introduzione

Territorio

Paesi e borgatePontechianale | Il paese della diga 112Bellino | Il paese delle meridiane 120

Casteldelfino | La capitale della Castellata 132

Sampeyre | Il capoluogo della valle 142Frassino | Il paese che ha flirtato con la storia 156Melle | La patria del “Toumin dal Mel” 164Valmala | Visitata dalla Madonna 172Brossasco | La capitale del legno 178Isasca | Il più piccolo centro della valle 186Venasca | Il paese delle castagne 192Rossana | Circondata da boschi ricchi di funghi 202Piasco | L’antica dogana con la Gallia 210Costigliole Saluzzo | Il borgo dei tre castelli 218Verzuolo | La città dell’antico ricetto 228

Ricettività

Il perché della guida 7Come si legge la guida 10

La cartina 12

Storia 14Lingua 28Tradizioni 38Arte 60

Architettura alpina 68Gastronomia 76Natura 88

Pontechianale 239Bellino 241Casteldelfino 242Sampeyre 243Frassino 245Melle 246Valmala 247

Brossasco 248Isasca 249Venasca 250Rossana 251Piasco 252Costigliole Saluzzo 253Verzuolo 254

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La valle Varaita è un territorio da scoprire poco alla volta. Non se ne riesce acogliere ogni aspetto a una visione troppo rapida: occorre concedersi del tempoe lasciare che queste zone entrino in noi stessi. Questa guida vuole essere uno stimolo e un aiuto ad affrontare il viaggio allascoperta di questa porzione di territorio alpino. Un territorio che conservatradizioni millenarie che ancora attendono una definitiva consacrazione evalorizzazione: si pensi alla Beò e alla “Baío”, feste tradizionali di Bellino eSampeyre la cui origine si perde letteralmente nella notte dei tempi, oppure alpatrimonio di danze e musiche che questa valle ha saputo conservare. Unpatrimonio che non ha eguali in Italia. E poi, per continuare, la lingua occitana ela sua riscoperta e valorizzazione come elemento culturale da non dimenticare,che proprio qui è avvenuta a partire dagli anni Sessanta del Novecento. Inoltre,edifici religiosi e beni culturali di pregio, simbolo di un passato di ricchezza e dilegami politici con regno di Francia, marchesato di Saluzzo e ducato Savoia: tresoggetti politici che, susseguendosi l’uno all’altro nel possesso del territorio, lohanno modellato e strutturato in modo fortissimo per tutto il Medioevo.Infine la natura, le passeggiate, le escursioni e le ascese alle vette: unaparticolarità turistica che ricorda la conquista del Monviso, avvenuta poco dopola metà dell’Ottocento partendo proprio da questa valle.Certo, non mancano gli aspetti negativi: le brutture di un territorio che non è

INTRODUZIONE | Il perché della guida

il perché di questa guida

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La guida presenta il territorio della valle Varaita e accompagna il turista alla sua scoperta, aiutandolo a non perdere di vista gli elementi più caratteristici delterritorio e le sue principali peculiarità: una valle occitana alpina che conservatradizioni e paesaggi da non perdere. La guida è organizzata in tre sezioni. La prima è un’introduzione suargomenti a carattere generale utile a inquadrare e conoscere meglio le variesfaccettature turistiche e culturali della valle. In pagine sintetiche ma esaustivevengono affrontati argomenti la cui conoscenza è necessaria per comprenderemaggiormente la realtà di questa zona alpina, dal passato assolutamente nonmarginale o secondario. La seconda sezione descrive nel dettaglio i quattordici comuni della valle e ne propone gli elementi più significativi. Ogni località viene presentata con dati di tipo pratico che affiancano un testo di presentazione storico-economica e capitoletti monografici su singoli aspettipeculiari del terriorio: edifici da visitare, storie da conoscere, elementi da nontrascurare. Per ogni comune vengono inoltre presentate alcune vicende sottoforma di testimonianza e intervista con abitanti della valle: un modo per notare come le vicende abbiano sempre una attinenza con le persone. La terza sezione, infine, è una parte di servizio in cui sono state inseriteinformazioni utili ai turisti, quali ricettività alberghiera, esercizi di ristorazione e tutti gli altri servizi disponibili sul territorio.

L’introduzione è suddivisa in capitolitematici, che affrontano singoli aspettipeculiari per una migliore conoscenzadella valle: storia, arte, tradizioni,enogastronomia, natura.

I comuni della valle sono presentati conun testo introduttivo di natura storico-economica al quale sono affiancate brevicuriosità di natura geografica.

Segue una parte descrittiva in cui sonoproposti testi di approfondimento e dicuriosità su aspetti concreti di ogni singolocomune: edifici, chiese, vicende e feste.Viene inoltre proposto uno specchiettoriassuntivo degli eventi annuali ricorrentisul territorio comunale.

La sezione finale della guida è compostada alcune pagine di ricettività: vengonopresentati notizie utili per vivere il territorioin modo pratico e recapiti di alberghi,ristoranti e altre strutture ricettive. Lepagine di ogni comune sono corredate dafantasione illustrazioni cartografiche.

Ogni capitolo è stato redatto da unesperto in materia ed è corredato da brevinote e spunti di approfondimento chefavoriscono una migliore comprensione deldiscorso.

INTRODUZIONE | come si legge la guida

Completano i capitoli dedicati ad ognicomune due pagine di interviste apersone della zona in grado diaggiungere, con la loro viva testimonianza,elementi utili alla comprensione delterritorio: di volta in volta gli intervistatiraccontano episodi del passato o spiegano tradizioni che si sono conservatesino ad oggi.

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CARTINA | la valle Varaita

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Inquadramento storico 16|

storia

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356 da Sant’Eusebio, sotto il cui impulso venne evangelizzata tutta la regione. Aricordo di ciò, molte sono le cappelle e chiese dedicate al santo sul territorio,come testimonia la chiesa di Sant’Eusebio a Casteldelfino. A Vercelli seguì Torinonel 398 e alla sua diocesi appartennero le chiese della valle Varaita fino al 1511,anno in cui verrà fondata la diocesi di Saluzzo. Le invasioni dei barbariapportarono al nostro territorio notevoli distruzioni: i Longobardi procedettero auna nuova suddivisione politica e amministrativa del territorio e promossero lafondazione di alcune abbazie. Al re Astolfo (749-756) è attribuita la fondazionedel monastero femminile di Falicetto, nei pressi di Verzuolo, che ebbe però brevedurata, in quanto venne eretta poco dopo a pieve e priorato con giurisdizione,concessa del vescovo di Torino, sulla valle Varaita. Il 1° settembre 998 venivanoconcessi al vescovo Amizone di Torino tutti i territori della valle; alcunidocumenti risalenti al XI secolo menzionano Brossasco come direttopossedimento dell’abbazia benedettina della Novalesa, insieme con Pagno.

Dai Saraceni alla ResistenzaTerminata la dominazione longobarda e successivamente quella carolingia, il Xsecolo vide l’incursione massiccia dei Saraceni che, secondo una tradizioneconsolidata ma dal valore storico oggi messo in discussione, gli abitanti dellavalle riuscirono energicamente a contrastare, come viene ancor oggitestimoniato dalla “Baío” di Sampeyre e dalla Beò di Bellino. Nello stesso periodo il territorio della valle Varaita passò nelle mani dei signoridella Marca di Ivrea, contrapposta a quella di Torino, e nel 1142 il signoreBonifacio del Vasto cederà questo territorio al figlio Manfredo, insieme adalcune regioni del saluzzese e delle vicine valli Po, Maira e Stura, dando origineufficialmente nel 1175, con Manfredo II, al Marchesato di Saluzzo. Questoprestigioso e influente centro di potere giocò un ruolo importante e strategiconon solo su questo territorio, ma in un campo più vasto e internazionale perben quattro secoli, ed esattamente fino al 1548, quando fu preso dai francesi.Infine nel 1601, con il trattato di Lione, il Marchesato passò definitivamente aiDuchi di Savoia, modificando alcuni equilibri politici consolidati nei secoliprecedenti. L’influenza dei Marchesi di Saluzzo è stata rilevante per lo sviluppodelle nostre comunità, in quanto queste risultano essere composte da unapopolazione colta con una struttura sociale solida ed efficiente: gli statuticomunali emanati tra XII e XIV secolo fanno intravedere una serie di comunità

Inquadramento storicoDalla preistoria ai Longobardi Le notizie che riguardano il popolamento della valle Varaita sono poche, incertee lacunose. Sicuramente questa parte del versante alpino fu percorsa efrequentata da popolazioni di ceppo indoeuropeo, convenzionalmenteidentificate con il nome di Liguri, o Celtoliguri, da cui discesero i Bagienni chenel VI secolo a.C. percorsero i valichi delle nostre valli, compreso il colledell’Agnello, per spostarsi e potersi dedicare alla caccia. Nel medesimo tempo iCelti dall’Europa centrale arrivarono nel territorio piemontese e da quelmomento le storie di questi due ceppi si fusero inevitabilmente.La toponomastica conserva spesso la presenza di questo antico passato: laradice Var- e il suffisso -asc rimandano a un periodo preromano. In quelmomento le popolazioni si trasformarono da cacciatori in agricoltori,antropizzando così il territorio già prima dell’avvento dei romani. Questi ultimigiunsero a colonizzare formalmente il Piemonte nel I secolo a.C., con lafondazione di alcune importanti città come Pollenzo, Alba, Pedona e Cavour.Come sappiamo i Romani non amarono particolarmente la montagna,preferendo zone di pianura, alla base delle montagne, come luogo distanziamento. Per questo fecero passare il confine della provincia prefettizia epoi procuratoria, che abbracciava sul versante italiano le vallate tra il Po e ilGesso, ai piedi della catena montuosa delle Alpi. Piasco, insieme a Pedona e a

Cavour, divenne per questo un’importantestazione di dogana della “QuadragesimaGalliarum”, linea di confine che separava ilterritorio romano da quello della Gallia, atestimonianza un discreto movimentocommerciale esistente con l’interno dellevallate alpine e l’oltralpe francese. Si puòcomunque dedurre che l’impronta romananon fu molto incisiva sul territorio dellavalle e per i secoli successivi le notizie sononuovamente scarse e frammentarie.Qualche informazione proviene dallacristianizzazione del territorio. La primadiocesi del Piemonte fu Vercelli, fondata nel

TERRITORIO | storia storia | TERRITORIO

� I segni di una antica invasione Intorno all’anno Mille i territori dellaFrancia meridionale e dell’Italia nord-occidentale furono fatti oggettodelle scorrerie dei Saraceni. Insediati con una base marittima inProvenza, i cosiddetti “mori”compirono numerose scorribande ascopo di saccheggio anche nelterritorio piemontese e cuneese inparticolare. La valle Varaita conservanumerose testimonianze di questopericoloso passato: ad esempioalcuni elementi delle festetradizionali della “Baío” di Sampeyree della Beò di Bellino.

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� Casa OrselliIl palazzo dei conti Orsellisorge sulla piazzetta del rioneBorgo. È una costruzione deiprimi decenni delCinquecento che presenta unnotevole slancio in altezza,soprattutto nella partecentrale, e molta eleganzanelle linee architettoniche,benché sia stata rimaneggiatapiù volte. Anticamente lafacciata presentava dei

balconi che esibivano lostemma della nobile famiglia:un orso quasi rampante susfondo rosso. Con l’arrivo dei Savoia i contipersero il feudo in favore dinuovi signori: GerolamoVacca, le famiglie Santi,Falcombello e Gerardi.Il rione Borgo pare essere ilnucleo originario del paese,per la sua vicinanza ai duecastelli. Il borgo conserva

ancora oggi una strutturachiusa a scopo difensivo condue ingressi: uno a Est eduno a Ovest collegati da unastrada che attraversa il borgo.

DA VEDERE E DA SAPERE

Una secolare vocazione commerciale

MelleLa patria del “Toumin dal Mel”

ALTITUDINE

m 683 s.l.m.ESTENSIONE

kmq 27,91LATITUDINE

44° 34’ NordLONGITUDINE

7° 19’ EstN. ABITANTI325SANTO PATRONO

San Lazzaro

Il paese risale probabilmente al X-XI secolo: il primo nucleoabitativo è quasi certamente quello nei pressi del castello, sul poggio tuttora noto con il nome di Borgo Vecchio. Durante ilBasso Medioevo il paese visse un periodo di grande ampliamento,con conseguente sviluppo delle attività agricola e artigianale: lungo i corsi d’acqua si installarono mulini, officine, forni. Questa vivacità artigianale fece sì che il paese fosse scelto nel 1368come unico mercato della valle, condizione che mantenne per circa duecento anni. Oggi l’economia del paese è principalmente agricola, con unaimportante voce legata al settore caseario in virtù della produzionedel tomino locale, di cui è in fase di approvazione l’attribuzione delmarchio D.O.P. Importanti attività sono quelle di produzione ditisane biologiche e liquori, la vendita di prodotti erboristici e laristorazione. Da segnalare infine la presenza di artigiani falegnami eintagliatori di pietre. Il toponimo ha origine e interpretazione incerta: per alcunipotrebbe riferirsi alla parola miele, per altri sarebbe da mettere inrelazione alla pianta del melo, per altri ancora potrebbe essere legatoa “mel”, una parola celto-ligure che significa piccola altura o poggioe che ricorda la posizione del nucleo originario dell’abitato.

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BORGATE E FRAZIONI

Ballatori, Beoletti, Berri, Berti Aprico, Berti Opaco, Billiardi, Bodreri, Boscheri, Boschirolo,Botta, Bric, Cantone, Carona, Cavaliere, Chiabreri, Chiaronto, Chiesa Sant’Eusebio, Chiot,

Cogno, Comba, Cornaglia, Costanzo, Decostanzi, Enriotti, Fini, Fini Prato, Fonsasso,Fontanelle, Friddia, Giaccone, Giajme, Gianleure, Giusiani Aprico, Giusiani Opaco, Lirola,

Lucchi, Marchetti, Mirot Aprico, Norastra, Noru, Pantoisa, Perot Inferiore, Perot Superiore,Perotto Opaco, Prato, Rabirile, Re, Rolfi, Sartarie, Tacca, Valcurta, Villar

PAGINA A FIANCO Il centro del paese dominato dal campanile della parrocchiale. SOPRA Parrocchiale e confraternita.

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� L’antica confratriaAi piedi della rocca delcastello sorge un anticonucleo di case fra cui si trovala “Cà dla Fridìa”. L’edificio ècitato in documenti antichicome sede della Confratria,un’associazione laicamedievale che si occupavadell’assistenza di individuipoveri e pellegrini. Sulla casaè stata affrescata la Trinità,con il compito di proteggerel’edificio e l’ordine.L’affresco, della secondametà del Quattrocento, èattribuito ai fratelli Biasacci;raffigura la Trinità secondoun’iconografia orizzontaleprecedente alla Controriformae poi rigettata: tre bustimaschili identici cheemergono da un solo corpo.Ciascuno tiene nella manodestra il libro del comando econ la sinistra indica un tre,simbolo della Trinità.

� Il Sacrario Mater CaptivorumLa chiesa della confraternita,

detta “La Crusà”, fucostruita negli ultimi anni delSeicento: è un sobrio edificioa pianta greca che conservaall’interno un affrescodedicato a San Sebastiano. L’antico edificio è statotrasformato in Sacrario deicaduti di guerra dedicato allaMater Captivorum ovveroalla Madonna protettrice deiprigionieri ad opera di DonFranco Giacomo e del ToppaClub di Milano,un’associazione di reduciitaliani dei campi di prigioniafrancesi in Africa. Al suointerno sono conservate circa10.000 piastrine di soldatidefunti o dispersi e diversicimeli di guerra. In paese, alle sue dueestremità, si trovano altretestimonianze legate allaguerra e ai caduti italiani,siano essi militari caduti suifronti bellici o partigianimorti in valle. Di fronte alcimitero, un’edicola votivadedicata alla Madonna èposta in corrispondenza di

un grosso masso nel quale èstato collocato un altare conuna teca contenente terra diun cimitero di guerra italiano,proveniente dal Marocco.All’estremità opposta diMelle un monumento ricordatredici partigiani chemorirono per la libertà.

� La parrocchiale diSan Giovanni BattistaL’attuale chiesa parrocchialerisale agli anni 1828-1830,anche se alcune sue parti, lacupola del presbiterio e ledecorazioni, sono delSettecento. Il campanile fueretto nel 1905, usando inparte la struttura dellaprecedente torre campanariaromanica, più bassa dialtezza. La chiesa, decoratainternamente nel 1932 conaffreschi di Luigi Morgari,conserva una pala d’altarecon Sant’Orsola, raffiguratacon un manto principescoaperto a protezione deifedeli: la santa era una dellepiù popolari del Medioevo,protagonista di una vicendadai contorni favolistici.

� L’architettura del paeseLo sviluppo urbanistico delpaese risentì del suo ruolo diimportante centro

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Il mercato di MelleLa posizione del paese, all’incirca a metà della valle, e le buone risorse naturali checontribuirono allo sviluppo economico e artigianale, favorirono Melle anche sotto un altropunto di vista: fu per alcuni secoli sede dell’unico mercato di valle, ruolo che gli fuattribuito dal marchese Federico II di Saluzzo nel 1368 e che, pur tra alterne vicende,mantenne fino ai primi decenni del Cinquecento. Furono secoli di notevole prosperitàeconomica, in cui la comunità locale difese strenuamente il ruolo di “piazza” di tutta lavalle: infatti, quando furono concessi diritti di mercato anche a Venasca e Sampeyre, iniziò il declino per Melle. A ciò contribuì anche il cambio di dominazione dai marchesi di Saluzzoai Francesi prima e ai Savoia poi, le scorribande militari che impoverirono tutta la valle e lapeste del 1630 che uccise i tre quinti della popolazione. In seguito, il mercato riprese aessere tenuto soltanto nel 1905, il mercoledì. Un importante studio, dal titolo “Ilmercato di Melle dal secolo 14° ai giorni nostri”, è stato realizzato da Tavio Cosio.

Particolari all’interno del Sacrario: il libro dei visitatori e alcune delle oltre 10.000 piastrine militari conservate.

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commerciale della valle:Melle infatti aveva servizi eattività che la rendevanocentro di riferimento per ipaesi nelle vicinanze. Nonstupisce quindi che qui siinsediasse una certaborghesia dotata di risorseeconomiche più ampie chealtrove: lo si nota dallapresenza, nel capoluogo, diedifici signorili, spessocoronati con altane o conampi loggiati.

� I resti del castelloAnche se non sono piùvisibili i suoi resti, è noto cheun castello era situato sulpoggio roccioso che sovrastail paese. Fu fatto costruiredal Marchese di Saluzzointorno al 1280 e poi fattodemolire dal Duca di Savoianel 1601. Il castello eraanche dotato di un giardinosul pendio della collina,come testimonia undocumento dell’Archivio diStato di Cuneo.

� L’affrescorestaurato

Collocato sulla facciata diuna abitazione della via TreMartiri, oltre il centro delpaese verso Frassino, è statorecentemente restaurato periniziativa del comune e dellaCassa di Risparmio di Saluzzoun affresco raffigurante unaMadonna in trono con ilBambino, tra i santi AntonioAbate e Sebastiano. Lapresenza dei due santi,tradizionalmente invocati

contro la diffusione delcontagio della peste, tradisceuna dedicazione di questodipinto a scopo diringraziamento. Il restauro hapermesso di riportare ladecorazione a un migliorestato di conservazione,ponendo fine a un degradoche si prolungava da ormaimolto tempo e che ha resoilleggibile la data direalizzazione, attualmentecollocata nel 1420 o 1470sulla base del “Repertorio deimonumenti artistici dellaProvincia di Cuneo”realizzato ad opera di MarioPerotti nel 1980, anno in cuierano ancora leggibili alcuniframmenti della datazione.

� Il castagnomonumentaleLa Regione Piemonte, con lalegge 50 del 1995 hastabilito il censimento e latutela degli alberimonumentali del Piemonte.A Melle si trova uno di questialberi: un castagno chesupera i trenta metri dialtezza. Lo si raggiungeimboccando la pista forestaleche si allontana dalla primaborgata raggiunta dal biviosulla provinciale per borgataPrato - Fini, superato ilcentro del paese: dopo unpaio di tornanti si incontraun locale di serviziodell’acquedotto e dopo dueulteriori tornanti lo si avvistain tutta la sua maestosità.Il castagno ha un’età di circatrecento anni, raggiungeun’altezza di trentadue metrie una circonferenza di 9,6metri. Non si conosconodettagli sulla sua vicenda:l’albero non è citato innessun documento ufficiale,anche se un atto del 1790,periodo in cui l’albero era già

esistente, cita i castagni diPratolungo. Sul tronco è benvisibile la linea di saldaturadell’innesto tra la baseselvatica e il cultivar, chedenota l'origine domestica diquesta pianta. In zona èconosciuto come “Tabudieragrossa” o “Tabudiera deTitta”, nome derivante forsedal diminutivo di Battista,presumibilmente uno deiprimi proprietari. Fino allaSeconda Guerra Mondialeerano presenti altri duenotevoli esemplari dicastagno, presumibilmentedella stessa epoca: furonoabbattuti per ricavarne legna.

� Il Santuario della Madonna della BetullaImmerso in un bosco dibetulle da cui prende ilnome, il Santuario sorge auna altitudine di 1.168m: losi raggiunge imboccando lastrada a destra dellaprovinciale, salendo verso ilpaese e prima del ponte diValcurta dove si trova il bivioper il vallone di Valmala. IlSantuario, di fondazioneseicentesca, non presentaparticolari architettonici dirilievo, ma raggiungerlo puòcostituire una bellaescursione in MTB, lungouna strada che poco oltre leultime borgate si fa sterrata.Si consiglia di visitarlo altramonto, quando i raggi delsole lo colpisconodonandogli una affascinantecolorazione da “castello disabbia”. Lungo il percorso siincontrano la cappella di SanMichele, posta su un’alturarocciosa da cui si gode unampio panorama, e la chiesadi Sant’Eusebio, con unportale megalitico e ungrande affresco di San

Cristoforo databile al XVsecolo in facciata. A fiancodella chiesa si conservatuttora il cimitero.

� Un antico ritoSempre più smarriti nellepieghe del tempo, a volte sisono conservati nelle zonealpine alcuni antichi ritualiche affondano le loro radicinella notte dei tempi. Non faeccezione la Foassa di Melle,una ricorrenza che oggi vienecelebrata nel giorno della SS.Trinità, la domenicasuccessiva alla Pentecoste. LaFoassa è un simbolo difertilità: una intelaiatura dilegno ricoperta da carta condecorazioni floreali al cuiinterno viene inserito panebenedetto. Viene trasportatain processione in equilibriosul capo di due giovaniragazze ancora da sposare,che secondo la leggendadovranno trovare marito

nell’anno in corso oppurenon lo troveranno per isuccessivi sette.

� Lo sviluppoartigianale medievaleL’espansione agraria che siverificò in zona nel bassoMedioevo si accompagnò aun’altra forma di crescitaeconomica: lo sviluppodell’artigianato. Questacrescita fu dovuta, oltre chealle condizioni di vita piùsemplici rispetto al periodoprecedente, anche allaabbondanza di acqua,materia prima fondamentaleper lo sviluppo di botteghe eattività. E così, anche graziealla toponomastica che ne haconservato traccia fino aigiorni nostri, sappiamo che aMelle si svilupparononumerose fornaci, fonderie,officine e mulini. Grazie aqueste attività il paesedivenne un importante luogoper la popolazione dellamedia valle, e la tradizionelocale vuole che propriopresso una fonderia collocatanei pressi di borgata Revenissero fusi i metalliprovenienti dalle miniere delvallone di Bellino.

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La Foassadomenica successiva

alla Pentecoste

Festa della Madonna della Betulla

seconda domenica di maggio

seconda domenica di settembre

Passeggiata sui sentieri di Melle

prima domenica di giugno

Su per Mellequarta domenica di giugno

“Toumin” Elettric Music Festival

terzo fine settimana di luglio

Sagra del “Toumin dal Mel”seconda domenica di agosto

Castagnataquarta domenica di ottobre

DURANTE L’ANNO |

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valle e sulle leggende e curiosità che da secolihanno popolato i racconti tradizionali delposto. Tavio Cosio iniziò quindi a produrreuna folta messe di scritti in occitano, initaliano e in piemontese sia su argomentistorici (fondamentale il suo studio sul mercatodi Melle e su altri importanti periodi storicidella valle) sia racconti originali sia raccolte diracconti che si tramandavano in loco di padrein figlio. La sua produzione è amplissima eprobabilmente sterminata: l’associazione oggisi pone il compito di dare pubblicazione agliscritti rimasti “nel cassetto”, un compito chesvolge con impegno e dedizione ma contante difficoltà visti gli scarsi fondi adisposizione.A Melle, se oggi la casa di Tavio non èvisitabile nè musealizzata in alcun modo, sonoperò visibili i locali dell’associazione dove sonoconservati molti dei disegni che Tavio erasolito fare. Paesaggi alpini, spesso riconoscibilida chi ci vive, scene idilliache di campagna edi natura sono i soggetti più facilmente ritrattida questo personaggio così particolare e cosìbenvoluto dalla gente del posto.

Un formaggio al femminileUna delle produzioni agroalimentari piùtradizionali della valle Varaita è quella dellaproduzione del formaggio. Più nello specifico,del “Toumin dal Mel”, un formaggio vaccinoprodotto esclusivamente in queste zone apartire dalla fine dell’Ottocento. Se ècertamente vero che questo formaggio hapeculiarità sue proprie dal punto di vista dellaproduzione, è altrettanto vero che nepossiede alcune, e significative, anche per ilmodo in cui è stato creato e in cui vieneprodotto ancora al giorno d’oggi. Si trattainfatti di una produzione artigianale alfemminile, nata per iniziativa di due donneoriginarie di Sampeyre e trasferite dopo ilmatrimonio a borgata Vittone di Frassino: ledue signore provarono a produrre ilformaggio dal latte crudo appena munto,senza prima scremarlo per fare il burro.Nacque così il tomino, lavorato in formetonde e piccole che oggi sono diventatetradizionali. La procedura di lavorazione sidiffuse nel territorio di Frassino e nel vicinocomune di Melle. Il “toumin”, dapprimaportato al mercato di Venasca, conobbe unsuccesso immediato; nei primi anni delNovecento contribuì a far rinascere il mercatodi Melle: per il fatto che lo si trovavaprincipalmente su quel mercato assunse inseguito la denominazione di “Toumin dalMel” e come tale oggi è universalmente noto.Ancora oggi le aziende agricole che lo

STORIE E PERSONAGGI |

� Tavio Cosio, il farmacistache si dedicò alle storie di valle� Il “Toumin dal Mel”, un formaggio al femminile

Un cultore delle storie di valleSono passati ormai quasi vent’anni dallamorte di Tavio Cosio, ma sembra che ilricordo che ha lasciato a Melle sia destinatoormai a restare indelebile. Un personaggiomolto amato, giunto in paese dalla pianura(era originario di Villafalletto) per svolgere ilmestiere di farmacista e che si è lasciatoconquistare dalla valle Varaita, dalle sue storiee dalla sua gente. Per parlare della sua storia si può chiedereinformazioni a Pietro Giusiano, vicepresidentedell’associazione culturale che porta il nomedi Cosio e che ne prosegue l’attività. Cosiogiunse a Melle nel 1962 e, un pò perpassione personale un pò per necessità dicomunicare con gli anziani del posto, imparòla parlata occitana della zona, leggermentedifferente da quella a cui era abituato maancora famigliare. Da lì fu un attimo per lui,abituato a vivere solo e appassionato dilettura e disegno, decidere di svilupparequeste passioni e indagare sulle storie della

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producono sono condotte in prevalenza dadonne, che mantengono la produzionenell’ambito di un artigianato di ottimo livello,attento alle tradizioni ma aperto a innovazionie migliorie del processo produttivo.Dal punto di vista qualitativo, il “toumin” sipresenta a dischi affusolati con diametro 10-12cm e peso intorno ai 200 grammi: dalgusto dolce e poco salato che diventa piùfragrante con il progredire della stagionatura,che può variare da 4 a 7/9 giorni, si puògustare fresco o stagionato. Sono possibililievi aggiunte di latte caprino al latte di vaccapiemontese usato per produrlo. La RegionePiemonte lo ha inserito nell’elenco dei suoiProdotti Agroalimentari Tradizionali: da alcunianni è inoltre in corso l’iter per ilriconoscimento della D.O.P. Melle valorizza ilsuo prodotto tipico ogni anno con unapasseggiata enogastronomica nel mese digiugno, in cui vengono proposte in assaggiodiverse varietà del formaggio locale, e con laSagra del Toumin dal Mel nel mese di agosto.