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Uve per la produzione dell’Amarone. COVER STORY 13 PROGETTO VIVA ETTORE CAPRI, M. LODOVICA GULLINO, CORRADO CLINI VIVA Un progetto sulla valutazione della sostenibilità in vitivinicoltura che coinvolge nove eccellenze del vino italiano: Castello di Monte Vibiano Vecchio, F.lli Gancia & C. s.p.a., Masi Agricola, Marchesi Antinori, Mastroberardino,Michele Chiarlo Azienda Vitivinicola, Planeta, Tasca d’Almerita e Venica & Venica. Ettore Capri, M. Lodovica Gullino, Corrado Clini

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Uve per la produzione dell’Amarone.

COVER STORY

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VIVAUn progetto sulla valutazione della

sostenibilità in vitivinicoltura che coinvolge nove eccellenze del vino

italiano: Castello di Monte Vibiano Vecchio, F.lli Gancia & C. s.p.a.,

Masi Agricola, Marchesi Antinori, Mastroberardino,Michele Chiarlo Azienda

Vitivinicola, Planeta, Tasca d’Almerita e Venica & Venica.

Ettore Capri, M. Lodovica Gullino, Corrado Clini

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Le sfide che l’agricoltura dovrà affrontare nel prossimo futuro sono numerose e sono legate soprattutto ai cambiamenti climatici e alla corretta gestione delle risorse energetiche e

ambientali. Ad esempio l’agricoltura usa più del 70% delle risorse di acqua dolce disponibili a livello mondiale ed è responsabile di oltre il 10% delle emissioni di gas serra.Il compito di chi opera in campo agricolo è quello di rispondere a queste sfide garantendo la qualità delle produzioni e migliorandone la sostenibilità per rispondere alle richieste dei consumatori e alle esigenze degli stessi produttori di operare in un ambiente meno pericoloso per la loro salute. Per definire il concetto di sviluppo sostenibile si fa in genere riferimento a quanto stabilito nel 1987 dalla Commissione Mondiale delle Nazioni Unite per l’Ambiente e lo Sviluppo che ha definito sostenibile lo “sviluppo che è in grado di garantire le necessità del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di fare altrettanto”. Trasferendo il concetto all’agricoltura e, in particolare, al settore vitivinicolo, si tratta quindi

Langhe.

14PROGETTO VIVA

ETTORE CAPRI, M. LOdOVICA gULLINO, CORRAdO CLINI

F.lli gancia & c. s.p.a

Dal 1850, data di fondazione della prima cantina di Canelli, a oggi, Gancia ha saputo creare, innovare, espandersi e confermarsi. Le prime intuizioni di Carlo Gancia, la passione per la terra e le vigne, la ricerca costante e l’uso innovativo e pionieristico della pubblicità sono state le solide basi sulle quali Gancia è cresciuta nel tempo e ha assunto un ruolo da protagonista in Italia e una rilevante presenza nei mercati esteri d’Europa e del mondo. Il marchio Gancia, con le recenti acquisizioni in Puglia e in Sicilia, rappresenta oggi un’azienda leader in Italia per la produzione spumantiera con una salda presenza nel panorama internazionale. Con oltre 2.000 ettari di vigneti controllati, 30 ettari di vigneti in proprietà Gancia produce oltre 25.000.000 di bottiglie di spumanti, vini e aperitivi ogni anno. La presenza sui mercati internazionali iniziata a fine ‘800 è stata nel corso degli anni consolidata con oltre 60 paesi di esportazione.

di definire un insieme di pratiche che rispondano alle esigenze del rispetto dell’ambiente e alle richieste sociali del territorio che siano, al tempo stesso, dotate di fattibilità pratica ed economica. I criteri di sostenibilità in viticoltura sono stati fissati nel 2008 dall’Organisation Internationale de la Vigne et du Vin (OIV) che li ha definiti come: “approccio integrato dei sistemi di produzione e di trasformazione delle uve, associando contemporaneamente la produttività economica delle strutture e dei territori, l’ottenimento di prodotti di qualità, la presa in considerazione delle esigenze di una viticoltura di precisione, dei rischi legati all’ambiente, la valorizzazione degli aspetti patrimoniali, storici, culturali, ecologici e paesaggistici.” La sostenibilità viene quindi intesa secondo un approccio ampio in cui non si considerano esclusivamente le singole aziende agricole, ma si lavora su comprensori più ampi che includono le aziende viticole e le aree circostanti. Chi opera in viticoltura deve modificare le proprie strategie di intervento per adattarle alle nuove esigenze, per mantenere alto lo standard qualitativo che caratterizza la produzione italiana, ridurre al minimo l’inquinamento dell’acqua, del suolo e dell’aria, promuovere e mantenere un’alta diversità biologica nell’ecosistema del vigneto e

nelle aree circostanti, dando la priorità, quando è possibile, all’uso dei meccanismi di regolazione naturali;proteggere la salute del viticoltore e dei consumatori.

IL PROGETTO VIVA Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Direzione Generale per lo Sviluppo Sostenibile, l’Energia e il Clima, ha avviato dal luglio 2011, un progetto nazionale pilota per la valutazione dello stato attuale e per arrivare a definire le linee guida per una viticoltura sostenibile. Il settore vitivinicolo italiano, con quasi un milione di ettari coltivati e circa 600.000 aziende coinvolte, è una delle colonne portanti della produzione e dell’esportazione agroalimentare italiana, per il valore economico e la qualità del prodotto. Allo stesso tempo, il settore vinicolo per la sua capillare diffusione sul territorio nazionale è riconosciuto come una delle componenti meglio identificate della nostra “cultura” di gestione e protezione dell’ambiente rurale e del paesaggio agrario, associato alla sicurezza dei prodotti e della salute dei consumatori.Il progetto è svolto da Centri universitari di ricerca: AGROINNOVA, Centro di Competenza

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Azienda Montezemolo in Piemonte.

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dell’Università di Torino; Centro di Ricerca OPERA per l’agricoltura sostenibile dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; Centro di Ricerca sulle Biomasse dell’Università degli Studi di Perugia.Il compito dei Centri di ricerca è quello di definire le strategie sostenibili sotto il profilo ambientale ed economico, per consentire ai tecnici e ai produttori di affrontare nel miglior modo possibile le nuove sfide. Il progetto è stato avviato in collaborazione con alcune grandi aziende italiane del settore, scelte sulla base di criteri geografici e di rappresentatività della produzione (Tasca d’Almerita, Planeta, Marchesi Antinori,

Mastroberardino, Montevibiano Vecchio, Masi, F.lli Gancia & Co., Chiarlo e Venica&Venica).

GLI OBIETTIVI DEL PROGETTO Il primo obiettivo del progetto è stato quello di definire, partendo dall’analisi delle aziende campione, il profilo attuale della vitivinicoltura italiana per quanto riguarda l’eco-sostenibilità. Il secondo obiettivo in ordine cronologico, ma in realtà l’obiettivo fondamentale per il progetto, è quello di definire, sulla base dei risultati acquisiti nell’analisi delle aziende, delle indicazioni della Comunità Europea e di organismi come l’O.I.V., le linee guida per una produzione sostenibile, che

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Vigneti sulle colline del Monferrato.

Vigneti a Barbaresco - Piemonte. Azienda Masi.

anticipino quanto accadrà in ambito nazionale ed europeo, rispondendo ai nuovi indirizzi, che richiedono di modificare le tecniche di gestione delle aziende secondo il principio della sostenibilità (esempio: Direttiva 2009/128/CE sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari).Il terzo obiettivo sarà quello di proporre un vero e proprio Codice di sostenibilità che permetta una certificazione per le aziende che seguiranno le linee guida proposte dal Ministero. L’intento del Codice è quello di sottolineare la relazione esistente tra la riduzione dei rischi nell’attività viticola e l’aumento della sostenibilità all’interno dell’azienda, ed inoltre, è quello di dimostrare che la corretta

gestione dei rischi è la strategia più corretta per un continuo miglioramento nel tempo del livello di sostenibilità. Il progetto svilupperà un marchio di sostenibilità fruibile dalle aziende, pronto alla certificazione, supportato dal riconoscimento della comunità imprenditoriale viticola e dalla comunità scientifica. La partecipazione al progetto offre quindi l’opportunità, per le aziende agricole, di trasformare gli obblighi legislativi in opportunità di miglioramento della qualità e in un conseguente vantaggio di competitività e di mercato. Il quarto obiettivo è quello di fornire uno strumento informatico gratuito di facile utilizzo che permetta di valutare la performance

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Vigneti sulle colline del Monferrato.

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ambientale della gestione dell’azienda nel suo insieme. Il software sarà basato sullo sviluppo di indicatori che comprendano le dimensioni sociali, economiche, ambientali ed etiche proprie dei modelli di sviluppo sostenibile.Il quinto obiettivo è quello di formare tecnici in grado di portare avanti nelle aziende i protocolli di sostenibilità proposti.Il sesto obiettivo, non meno importante, sarà quello di informare e sensibilizzare il consumatore, sia sul mercato interno che su quello internazionale. Al termine della validazione, infatti, il modello di sviluppo sostenibile sarà aperto a tutte le aziende viticole italiane. L’azione, presso le aziende pilota, sarà inoltre uno strumento di divulgazione delle tecniche agronomiche proposte e degli altri risultati del progetto grazie alla costituzione di una rete di campi dimostrativi e alla realizzazione di eventi all’interno di manifestazioni nazionali e internazionali.

GLI INDICATORI PER LAVALUTAZIONE DELLA SOSTENIBILITÀ IMPRONTA CARBONICA(CARBON FOOTPRINT)L’impronta carbonica è una misura che esprime in CO2 equivalente il totale delle emissioni di gas ad effetto serra associate direttamente o

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Valpolicella.

Michele chiarloazienda VitiVinicola

Michele Chiarlo proviene da una famiglia di viticoltori che per sette generazioni hanno operato nel Monferrato. Nel 1956, terminati gli studi di enologia, decide di intraprendere l’attività di produttore con una piccola cantina in Calamandrana. Armato dalla grande passione per i vini di qualità, la sua filosofia operativa è sempre stata l’acquisizione di vigneti solo in eccellenti posizioni; gradualmente ha acquistato 60 ettari di vigneti, tutti nel rispetto della sua filosofia, fra i quali alcuni cru di prima grandezza quali Cerequio e Cannubi nella zona del Barolo e La Court nella zona del Barbera d’Asti.L’azienda gestisce questi vigneti, unitamente a 45 ettari in affitto con l’obiettivo di produrre alta qualità e basso impatto ambientale. Attualmente operano nell’azienda anche i suoi due figli, Stefano responsabile della gestione viticola e della produzione e Alberto responsabile delle vendite.Gli sforzi qualitativi sono stati ampiamente riconosciuti dai più autorevoli critici italiani e internazionali, che continuano a riservare giudizi lusinghieri ai vini della Michele Chiarlo.La produzione è di poco superiore ad un milione di bottiglie che per il 70% vengono esportate in 65 Paesi.

indirettamente ad un prodotto, un’organizzazione o un servizio. L’esperienza degli ultimi anni suggerisce che la dichiarazione di impronta carbonica è percepita dai consumatori come un indice di qualità e sostenibilità delle imprese.In conformità al Protocollo di Kyoto, i gas ad effetto serra da includere sono: anidride carbonica (CO2), metano (CH4), protossido d’azoto (N2O), idrofluorocarburi (HFCs), esafluoruro di zolfo (SF6) e perfluorocarburi (PFCs). La tCO2e (tonnellate di CO2 equivalente) permette di esprimere l’effetto serra prodotto da questi gas in riferimento all’effetto serra prodotto dalla CO2, considerato pari a 1 (ad esempio il metano ha un potenziale serra 25 volte superiore rispetto alla CO2, e per questo una tonnellata di metano viene contabilizzata come 25 tonnellate di CO2 equivalente).Questa richiede l’individuazione e la quantificazione dei consumi di materie prime e di energia nelle fasi del ciclo di vita dell’uva e del vino. Le aziende, oltre a condurre l’analisi e la contabilizzazione delle emissioni di CO2, si impegnano a definire un sistema di carbon management finalizzato all’identificazione e realizzazione di quegli interventi di riduzione delle emissioni, economicamente efficienti, che utilizzano tecnologie a basso contenuto di carbonio. Le misure di riduzione possono essere integrate dalle misure per la neutralizzazione delle emissioni (carbon neutrality), realizzabili attraverso attività che mirano a compensare le emissioni con misure equivalenti volte spendibili anche in termini di immagine, come la piantumazione di alberi o la produzione di energia rinnovabile.

IMPRONTA IDRICA (WATER FOOTPRINT)L’impronta idrica è un indicatore del consumo di acqua dolce ed è definita come il volume totale di acqua dolce utilizzata per produrre beni e servizi, misurata in termini di volumi d’acqua consumati (evaporati o incorporati in un prodotto) e inquinati per unità di tempo. Nell’ambito del

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Valpolicella e vendemmia.

Masi agricola

Masi Agricola, produttore leader di Amarone, produce vini di pregio delle Venezie, utilizzando vitigni autoctoni e metodi di vinificazione tradizionali, ma con costante aggiornamento tecnologico. È ovunque riconosciuta la sua expertise nella tecnica dell’Appassimento (le uve riposano per un lungo periodo su graticci di bambù per concentrare aromi e gusti nel vino), che usa per la produzione dei suoi cinque Amaroni (la gamma più ampia e qualificata proposta al mercato internazionale) e altri vini emblematici come il Campofiorin.La storia di Masi Agricola è la storia di una famiglia e dei suoi vigneti a Verona, in Veneto. Il nome deriva dal “Vaio dei Masi”, la piccola valle acquisita alla fine del XVIII secolo dalla famiglia Boscaini, tuttora proprietaria. L’azienda si è allargata con acquisizioni successive nelle migliori aree storiche di produzione delle Venezie. Tra gli altri, gestisce i vigneti della Valpolicella che possono vantare la più lunga storia e tradizione, quelli dei conti Serego Alighieri, che dal 1353 appartengono ai discendenti del poeta Dante. Ha sviluppato progetti in Toscana, in collaborazione con Serego Alighieri, in Trentino e in Argentina in collaborazione con la storica azienda dei Conti Bossi Fedrigotti. Oggi Masi è un’azienda internazionale, che esporta i suoi vini in 85 Paesi del mondo.

PROGETTO VIVAETTORE CAPRI, M. LOdOVICA gULLINO, CORRAdO CLINI

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VITICOLTURA NEL CHIANTI

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progetto, per la prima volta in Italia si è sviluppata una metodologia per il calcolo dell’impronta idrica della vitivinicoltura comprendendo, quindi, la valutazione dei consumi e degli impatti direttamente generati dall’attività aziendale in vigneto ed in cantina. Il computo globale dell’impronta idrica della vitivinicoltura è dato dalla somma di tre componenti:acqua blu: si riferisce al prelievo di acqua superficiale e sotterranea destinata ad essere utilizzata in campo ed in cantina. Si tratta dei volumi realmente consumati nel processo produttivo, infatti rappresentano la quantità di

acqua dolce che non torna a valle del processo produttivo nel medesimo punto in cui è stata prelevata o vi torna, ma in tempi diversi;acqua verde: è il volume di acqua piovana evapo-traspirata durante il ciclo colturale della vite;acqua grigia: rappresenta il volume di acqua inquinata, quantificata come il volume di acqua necessario per diluire gli inquinanti in modo che la qualità delle acque rimanga sopra gli standard definiti (legali e/o ecotossicologici).

Azienda Petra a Suvereto e viticoltura a Bolgheri.

Marchesi antinori

Antinori è uno dei nomi più noti e prestigiosi del vino italiano nel mondo, un marchio che si è affermato sui mercati internazionali negli ultimi quarant’anni per l’eccellente lavoro compiuto e naturalmente per la qualità dei suoi vini.La Famiglia Antinori si dedica infatti alla produzione vinicola da più di seicento anni ma come ama dire il Marchese Piero: “ le antiche radici giocano un ruolo importante nella nostra filosofia, ma non hanno mai inibito il nostro spirito innovativo ”. Alle tenute di Toscana e Umbria, patrimonio storico della famiglia, si sono aggiunti con il tempo investimenti in altre aree vocate per la produzione di vini di qualità in Italia e all’estero, dove si potesse intraprendere un nuovo percorso di valorizzazione di nuovi “terroir” ad alto potenziale vitivinicolo. Antinori fa continui esperimenti nei suoi vigneti e cantine con selezioni di cloni di uve indigene ed internazionali, tipi di coltivazioni, altitudini dei vigneti, metodi di fermentazione e temperature, tecniche di vinificazione tradizionali e moderne, tipi di legno dimensioni ed età delle botti, e variando la lunghezza dell’invecchiamento in bottiglia.

Venica&Venica

Venica & Venica è un’azienda familiare con 34 ettari di vigneto tutti nel comune di Dolegna del Collio, zona di produzione D.O.C. che dal 1930 si è sviluppata in un rapporto sinergico con il Collio Goriziano. I Venica sono vignaioli che s’impegnano per unire le proprie tradizioni con la continua ricerca e l’innovazione. La loro filosofia di produzione è che per garantire la costanza e la sostenibilità della qualità non è più concesso di improvvisare o subire passivamente la benevolenza o meno delle annate. I vini devono essere pensati, e tutta la filiera produttiva si deve allineare a questo concetto.Per poter realizzare questo è stato necessario creare una squadra di persone formate tecnicamente, affiatate e creative, per interpretare al meglio il rapporto tra Uomo e Ambiente.

L’utilizzo delle tre componenti di acqua virtuale incide in modo diverso sul ciclo idrogeologico. Ad esempio, il consumo di acqua verde esercita un impatto meno invasivo sugli equilibri ambientali rispetto al consumo di acqua blu. La water footprint offre quindi una migliore e più ampia prospettiva su come la vitivinicoltura influisca sull’utilizzo delle risorse idriche. I risultati della sperimentazione condotta nelle 9 aziende italiane selezionate nell’ambito del progetto hanno rilevato un’impronta idrica per la bottiglia da 0,75 pari a circa 1000 volte il contenuto della stessa (l’impronta di una bottiglia di vino da 0,75 L può variare da 700 a oltre 1000 L). Per quanto riguarda la ripartizione nelle tre componenti l’acqua verde, che è rilevante per i prodotti agricoli, costituisce nel caso del vino una parte significativa del totale dei consumi, ma è bene ricordare che, nelle medesime condizioni spazio-temporali, un prato ne avrebbe richiesto un quantitativo maggiore. I consumi di acqua blu e grigia sono generalmente bassi evidenziando l’ottima efficienza nell’uso della risorsa in campo ed in cantina, e l’adozione in vigneto di pratiche adatte a minimizzare le contaminazioni dei corpi idrici superficiali e di falda.

VALUTAZIONE DELLA GESTIONE AGRONOMICA DEL VIGNETOBasandosi sulla Direttiva 2009/128/CE sull’uso sostenibile dei fitofarmaci e sulle linee guida

indicate dall’O.I.V. definite dalla guida CST 1-2008, il progetto ha sviluppato un indicatore innovativo che prende in considerazione le pratiche di gestione agronomica del vigneto. In particolare valuta l’utilizzo degli agrofarmaci, la gestione del suolo, della fertilità e della sostanza organica, delle acque superficiali, l’uso delle macchine agricole e gli aspetti legati alla biodiversità aziendale.L’indicatore si sviluppa in tre sezioni:uso dei prodotti fitosanitari. Lo strumento analizza il rischio ambientale degli agrofarmaci in base alle proprietà chimiche e ai limiti eco-tossicologici, valutandone l’impatto potenziale a seconda del tipo di terreno dell’azienda e delle caratteristiche idrogeologiche e meteorologiche della zona.Suolo: lo strumento si sviluppa su quattro moduli.Considera l’uso dei fertilizzanti organici e minerali valutando il rischio legato agli effetti potenzialmente dannosi come l’eccesso di nutrienti nel terreno, la contaminazione dei corpi idrici e gli effetti sulla biodiversità rapportati alla percentuale di sostanza organica e alle caratteristiche fisiche del suolo, al rapporto C/N, al contenuto in N, P2O5 e K2O, e alle modalità di applicazione.Valuta l’influenza che le operazioni colturali, con particolare riferimento all’utilizzo delle macchine agricole, e l’azione battente della pioggia possono avere sulla compattazione del suolo.Valuta l’effetto delle pratiche di gestione del suolo sull’evoluzione della sostanza organica.

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Vigneti a Montepulciano.

PROGETTO VIVAETTORE CAPRI, M. LOdOVICA gULLINO, CORRAdO CLINI

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Invecchiamento in barrique.

Panoramica di Castello di Brolio.

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Azienda La Segreta a Sambuca di Sicilia.

Vigneti nel Salento.

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Feudo Arancio - Sambuca di Sicilia.

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castello di Monte Vibiano Vecchio

La Cantina Castello Monte Vibiano Vecchio nasce in epoca recente con l’obiettivo di realizzare vini che si possano collocare nel panorama della produzione enologica di qualità. Sotto la guida della società dell’enologo Attilio Pagli, l’azienda di proprietà della famiglia Fasola Bologna ha attuato un progetto imperniato sulla realizzazione di un efficiente impianto di trasformazione delle uve ed al contempo svolgendo un profondo piano di rinnovamento dei vigneti, il tutto volto all’ottenimento di risultati qualitativi di eccellenza.L’azienda dispone di circa 45 ettari di superficie vitata nella zona D.O.C. dei Colli Perugini, suddivisi tra vitigni a bacca rossa e bianca, che permettono la produzione di un vino bianco, il Villa Monte Vibiano Bianco dell’Umbria IGP e di tre vini rossi, il Villa Monte Vibiano Rosso dell’Umbria IGP, il MonVì Colli Perugini Rosso DOC e L’Andrea Colli Perugini Rosso DOC.Il moderno edificio della cantina, costruito nel 2003, consente una produzione annua di circa 300.000 bottiglie annue e dispone di un ampio spazio per l’accoglienza e la degustazione.

Mastroberardino

Mastroberardino è la più antica azienda vitivinicola della Campania ed una delle più rinomate di tutto il Sud Italia. Dal 1878, anno dell’iscrizione della società presso la Camera di Commercio di Avellino, è un’azienda a conduzione familiare, fortemente legata al territorio ed alle antiche tradizioni ma al tempo stesso orientata ai mercati internazionali.Ne consegue che nella storica cantina di Atripalda (AV), aperta anche alle visite al pubblico, dove ha luogo l’intero processo produttivo, l’affinamento e la conservazione del vino, l’impegno quotidiano è finalizzato alla tutela dell’antichissima eredità vitivinicola campana, esaltando tutte le virtù di tradizionali uve native quali Aglianico, Piedirosso, Fiano di Avellino e Greco di Tufo.Oggi, sempre fedele alla propria missione di difesa dei valori vitivinicoli tradizionali, la Mastroberardino è anche attenta all’innovazione e all’interpretazione moderna dei propri vini, in una sapiente sintesi tra il carattere e lo stile della cultura antica e le più avanzate tecnologie qualitative.

Valuta come le pratiche di gestione agronomica e l’uso delle macchine influiscano sulle perdite di suolo causate dall’erosione.Biodiversità. L’indicatore tiene conto della presenza di aree a vegetazione naturale, o

piantumate dal viticoltore, presenti in azienda e/o contigue ai vigneti, basandosi sul presupposto che la presenza di questa aree rappresenta un importante serbatoio di fauna utile. Si parte cioè

Vigneti intorno Borgo Rocca Sveva a Soave.

Vigneti in Oltrepò Pavese.

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dall’idea che più un paesaggio è diversificato e migliore è il suo stato ambientale. Nell’indice utilizzato, le aree a vegetazione naturale hanno

Vigneto di Lambrusco a Sorbara.

planeta

Planeta nasce a Sambuca di Sicilia nel 1985 nelle terre che da secoli sono di proprietà della famiglia. Oggi Planeta è un Viaggio in Sicilia, con vigne coltivate ed armonizzate nel territorio e sei boutique wineries che a Sambuca, Menfi, Vittoria, Noto, Castiglione di Sicilia e Capo Milazzo danno vita a vini che sono al tempo stesso espressione del rinnovamento e della tradizione enologica siciliana. Planeta è un’azienda familiare dove ognuno gioca un ruolo diverso e fondamentale per il raggiungimento dell’ambizioso traguardo dell’eccellenza delle produzioni nel rispetto del territorio, dell’ambiente e della responsabilità sociale. Oggi si producono circa 2.300.000 bottiglie con 16 diverse etichette, esportate in 75 paesi.

la massima qualità, mentre le aree artificiali non hanno qualità in termini di paesaggio e le aree agricole hanno qualità solo se vi è diversificazione colturale.INDICATORE SOCIO-ECONOMICOE DI QUALITÀ DEL PAESAGGIONel panorama complessivo dell’agricoltura italiana, il paesaggio disegnato dalla coltivazione della vite ha una importanza fondamentale e in alcuni casi (Langhe, zona del Prosecco nel Trevigiano, Collio e Colli Orientali del Friuli)

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tasca d’alMerita

Tasca d’Almerita è il racconto di una famiglia e di un legame con la terra di Sicilia che dura da otto generazioni, fatto di passione, di ricerca e di rispetto per tradizioni agricole antichissime. Una dedizione all’agricoltura, e in particolare alla viticoltura d’eccellenza, che dal 1830 non si è mai interrotta e, oggi, continua e si consolida con Lucio Tasca e i figli Giuseppe e Alberto. Origine ed epicentro di tutto la Tenuta Regaleali, 500 ettari nel cuore del triangolo siciliano dove, in un trionfo di diverse colture - tra uliveti, frutteti, cereali e persino ortaggi - a regnare sono i vigneti. Un contesto pedoclimatico e paesaggistico d’eccezione a cui negli ultimi 10 anni si sono affiancati nuovi progetti e siti produttivi: Capofaro, sei ettari di Malvasia che fanno da corona naturale a un resort esclusivo sospeso sul mare di Salina, nelle Eolie; Mozia, isolotto fenicio all’interno della Riserva naturale dello Stagnone di Marsala, di proprietà della Fondazione Whitaker, dove Tasca d’Almerita cura gli storici vigneti ad alberello. Impossibile poi resistere al fascino dell’Etna, un territorio famoso nel mondo per la sua energia ed unicità: nascono così le Tenute Tascante. Infine la gestione della Tenuta Sallier de la Tour, dei cugini principi di Camporeale, nel territorio della DOC Monreale. L’azienda è stata tra i promotori del progetto, perché i proprietari sono convinti che una agricoltura sempre più sostenibile sia la risposta più appropriata per elevare la qualità dei prodotti e assicurare alla società un futuro migliore.

il paesaggio viticolo è già oggetto di tutela o, addirittura come nel caso della Langhe, sta per essere riconosciuto come patrimonio dell’umanità.La sostenibilità non è infatti solo valutazione dell’impatto ambientale, e non è solo misurabile attraverso la valutazione dell’impronta idrica, carbonica, e dell’impatto ambientale dovuto alla gestione del vigneto. Pertanto, al fine di integrare nella valutazione della sostenibilità gli aspetti ambientali, sociali ed economici è stato costruito un tool box kit di indicatori qualitativi e quantitativi capace di misurare la ricaduta sul territorio delle azioni intraprese dalle aziende. Gli ambiti di inchiesta sono biodiversità, paesaggio, turismo, società e collettività, gestione delle risorse umane ed economiche.VIVA è l’acronimo di Valutazione dell’Impatto della Viticoltura nell’Ambiente ed è stato sviluppato per valutare la performance ambientale di un azienda vitivinicola.E’ il progetto pilota triennale avviato nel 2011 dal Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare che ha come obiettivo quello di definire il profilo attuale di sostenibilità della filiera e la formulazione di linee guida per una produzione vitivinicola sostenibile, nel rispetto delle indicazioni dell’Unione Europea e dell’Organisation Internationale de la Vigne e du Vin.Il progetto VIVA contempla un approccio integrato alla sostenibilità, in cui la valutazione della performance di un vino si basa su quattro indicatori selezionati e riportati sulla prima etichetta sostenibile italiana che è stata presentata in occasione del Vinitaly 2013.

ESEMPIO DI ETICHETTA V.I.V.A.L’indicatore ARIA esprime il totale delle emissioni di gas ad effetto serra associate, direttamente e indirettamente, al ciclo di vita di una bottiglia di vino da 0,75 litri.L’indicatore ACQUA esprime in litri il volume totale di acqua dolce utilizzata e inquinata, in vigneto e in cantina, per produrre una bottiglia di vino da 0,75 litri.L’indicatore VIGNETO valuta gli effetti sull’ambiente dell’impiego di agrofarmaci, nonché l’influenza delle tecniche di gestione del terreno

sulla sua fertilità e la sua struttura e infine il livello di biodiversità rilevabile nell’ecosistema vigneto.Nell’indicatore TERRITORIO, aspetti qualitativi e quantitativi appositamente individuati valutano le ricadute ambientali, economiche e sociali delle attività aziendali sulla biodiversità, il paesaggio, i lavoratori, la comunità locale e i consumatori.Il consumatore finale può riconoscere un vino certificato VIVA immediatamente grazie all’etichetta posta generalmente sul retro della bottiglie e contenute:• il logo VIVA;• i simboli dei quattro indicatori;• il logo del Ministero dell’Ambiente;

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ETTORE CAPRI, M. LOdOVICA gULLINO, CORRAdO CLINIPROGETTO VIVA

ETTORE CAPRI, M. LOdOVICA gULLINO, CORRAdO CLINI

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Corrado CliniDirettore Generale Sviluppo Sostenibile

M. Lodovica GullinoDirector AgroinnovaPresident International Societyfor Plant Pathology

Ettore CapriIstituto di Chimica Agraria e Ambientale Università Cattolica del Sacro Cuore (PC)

• un QR Code che permette al consumatore, tramite smartphone o tablet, di collegarsi a pagine web contenenti tutte le informazioni sul livello di sostenibilità che caratterizza il prodotto su cui è posta l’etichetta.Per accedere ai dettagli dell’analisi di sostenibilità occorre solo fotografare il QR code con uno smartphone o un tablet o utilizzando l’App VIVA, automaticamente il consumatore verrà collegato a una pagina che illustra brevemente il progetto e i suoi obiettivi.Da qui si accede alla pagina dedicata alla performance di sostenibilità dello specifico vino, di cui vengono visualizzati nome, produttore ed etichetta e perdere visione dei risultati relativi a ciascuno dei quattro indicatori ARIA, ACQUA, VIGNETO e TERRITORIO.Il dettaglio di ogni indicatore contiene una breve descrizione che permette di comprendere gli aspetti della sostenibilità espressi dall’indicatore stesso. In particolare, nei casi di ARIA e ACQUA, viene mostrato il peso relativo di ognuna delle componenti di ciascun indicatore.

In questa sezione sarà possibile valutare il trend dell’indicatore nel tempo, rappresentativo dell’impegno dell’azienda produttrice nella direzione di una sostenibilità crescente.Al momento le aziende coinvolte sono nove in tutto lo stivale (Tasca d’Almerita, Planeta, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Montevibiano, Masi Agricola, F.lli Gancia & Co, Michele Chiarlo e Venica&Venica), ognuna delle quali ha ottenuto un’etichetta sostenibile V.I.V.A.

Chi vuole accedere al programma o ricevere maggiori informazioni può visitare il sito: www.viticolturasostenibile.org

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le cantine i Vini V.i.V.a.

Castello di Monte Vibiano Vecchio L’AndreaF.lli Gancia & C. s.p.a Asti SpumanteMasi Agricola Poderi del Bello OvileMarchesi Antinori San Giovanni della SalaMastroberardino Morabianca Irpinia Falanghina DOCRedimore Irpinia Aglianico DOC Michele Chiarlo Azienda VitivinicolaBarolo Cerequio PlanetaSanta Cecilia Tasca d’AlmeritaCabernet Sauvignon ChardonnayVenica&Venica Ronco delle Mele

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PROGETTO VIVAETTORE CAPRI, M. LOdOVICA gULLINO, CORRAdO CLINI