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Usi non iussivi dell’imperativo nella lingua russa
Francesca Fici, Università di Firenze
Citation: Fici, Francesca (2012), “Usi non iussivi dell’imperativo nella lingua russa”, mediAzioni 13, http://mediazioni.sitlec.unibo.it, ISSN 1974-4382.
Ad ogni forma interna della parola corrisponde uno e
un solo significato (Zaliznjak 1967: 23)
1. Premessa
Ogni forma della parola nella sua realizzazione testuale è il risultato della
combinazione con le altre parole che formano la frase e che la ancorano al
discorso. Questo è l’oggetto specifico della sintassi, dove le parole si
manifestano attraverso le forme, nelle lingue flesse rappresentate dai morfemi.
Ogni parola costituisce dunque una piccola regola idiosincratica di interfaccia
(“Word is a small-size idiosyncratic interface rule”, Culicover, Jackendoff 2005:
158), e nelle frasi si nasconde molto più di quanto le singole parole non dicano;
da questo punto di vista le lingue sono dei laboratori perpetuamente attivi, dove
interagiscono le competenze fonologiche, sintattiche e semantiche di ciascun
parlante – ascoltatore.
Partendo da questo assunto generale che riguarda tutti gli oggetti dell’indagine
linguistica, in questo lavoro prenderò in esame la forma grammaticale
dell’imperativo nella lingua russa. Come vedremo, essa realizza non soltanto la
modalità iussiva, tipica della comunicazione diretta interpersonale, ma anche, in
concomitanza con altri componenti della frase, modalità di altro tipo.
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2. L’imperativo in russo
In russo l’imperativo (IMP) appartiene al paradigma del verbo e presenta
desinenze specifiche di seconda persona. Per esempio,čitaj / čitajte (leggi /
leggete) costituisce esclusivamente la forma dell’imperativo del verbo “leggere”.
Il destinatario è compreso nel suffisso di seconda persona (singolare e plurale).
Oltre a esprimere il comando, l’imperativo, solo ed esclusivamente nella forma
singolare, realizza altre funzioni, determinate dal rapporto con gli altri
componenti della frase, che sono state oggetto di numerosi studi. Nella maggior
parte di essi si parla di “trasposizione” (cfr. Nicolova 1974; Isačenko 1960;
Chrakovskij, Volodin 1986; Israeli 2001; Mološnaja 2009) o di “usi impropri”
(Israeli 2001) o di “polisemia” dell’imperativo. Fortuin (Fortejn 2008) distingue
cinque “significati” di base: dolženstvovatel’noe “di necessità”,
povestvovatel’noe “narrativo”, želatel’noe “auspicativo”, uslovnoe
“condizionale”, ustupitel’noe “concessivo”. Chrakovskij, Volodin (1986) dedicano
un capitolo della monografia sull’imperativo agli “usi indiretti delle forme
imperative”, ed evidenziano le diverse modalità o i diversi atti linguistici, ai quali
esse sono associate.
In questi studi manca tuttavia, a mio parere, una riflessione sulle specificità dei
costrutti che contengono le forme imperative dal punto di vista della loro
struttura e del rapporto con i singoli componenti. È proprio dalla constatazione
di questo “vuoto” che è nato lo spunto della mia riflessione.
3. Due usi non paradigmatici dell’imperativo
Tra i vari usi non paradigmatici dell’imperativo (vedi i “significati” di Fortuin), mi
limiterò a presentare quelli ricorrenti in due tipi di frase, dove la forma
dell’imperativo singolare (imp) è associata a un nome al caso nominativo
(convenzionalmente “soggetto”), prima o dopo il verbo. Vale a dire:
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α. SNnom1 SVimp
β. SVimp SNnom
Questi due costrutti realizzano, a seconda dell’ordine dei componenti, significati
completamente diversi; possiamo cominciare a farcene un’idea osservando gli
esempi 1 e 2, relativi ad α. e 3 e 4 relativi a β.
1. Оni topit’ ne chotjat, a my tut merzni ! (cit. in Israeli 2001)
“Loro non vogliono accendere la stufa e noi stiamo qui a gelare! (e noi qui
gelareimp)”
2. Moi druz’ja rabotajut, kak prokljatye, a ja otdychaj u morja, naslaždajsja
prirodoj! (cit. in Israeli 2001)
“I miei amici lavorano come dannati, e io me ne sto in vacanza al mare, a
godermi la natura (e io riposareimp vicino mare godereimp-RFL naturastrum)!”
3. Chotja, pozvoni on mne do etogo , ja by priechal k nemu i my obo vsem
pogovorili. (NKRJa2)
“Sebbene, se mi avesse telefonato (telefonareimp luinom a-me) prima, sarei
andato da lui e avremmo parlato di tutto”.
4. Pridi ona k nemu, on ej vse prostit. (NKRJa)
“Se lei andasse (venireimp leinom) da lui, lui le perdonerebbe tutto”.
Le frasi 1 e 2 contengono una contrapposizione, evidenziata dal connettivo a,
che corrisponde alla presenza di due forze con attori diversi (loro… ma noi / io).
In questi costrutti, tra il soggetto e l’imperativo è inserita una pausa ritmica che,
1 nom, gen dat, acc, str, prep si riferiscono ai nomi del casi, RFL sta per riflessivo, ipv e pfv per verbo di aspetto imperfettivo e di aspetto perfettivo. SVpst e SVfut indicano, rispettivamente, il passato e il futuro del verbo perfettivo.
2 La sigla NKRJa si riferisce al corpus della lingua russa www.ruscorpora.ru.
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in un certo senso, interrompe la sequenza narrativa3. Invece le frasi del tipo 2 e
3, dove il nome al caso nominativo segue il verbo imperativo, realizzano
piuttosto una relazione condizionale, in cui l’ipotesi (COND) contenuta nella
protasi è realizzata dalla relazione SVimp SNnom,, e l’implicazione (IMPL)
contenuta nella apodosi è realizzata con forme verbali di vario tipo.
Per quanto riguarda i costrutti del tipo α., va tenuto presente che l’imperativo
contiene sempre un tratto modale, che qui si manifesta in una contrapposizione
tra due entità, associate con soggetti diversi. Questo spiega la definizione di
“imperativo drammatico”, data loro da Isačenko (1957) e da Veyrenc (1980).
Quanto ai costrutti del tipo β, Karcevskij (1927: 141) parla di usi narrativi della
forma imperativa. Mi preme comunque ricordare che in entrambi i casi si tratta
non tanto di “trasposizione” (vd. Mološnaja 2009) delle forme di imperativo, ma
di forme di imperativo che, in determinati contesti sintattici, realizzano funzioni
non iussive. L’intonazione, lo ricordiamo, concorre in misura sostanziale a
realizzare questi costrutti, sia nel parlato che nel linguaggio narrativo,
specialmente quando questo è costruito come imitazione del parlato.
Osserviamo più da vicino i costrutti α. e β.
4. Caratteristiche dei costrutti del tipo α
I costrutti del tipo α occorrono soltanto coordinati con un’altra frase, che
rappresenta una sorta di retroscena (anche implicito) dei fatti dai quali la forma
imperativa del verbo prende l’avvio. Riprendiamo l’esempio 1: Оni topit’ ne
chotjat, a my tut merzni . Il retroscena è espresso nella prima frase, enfatizzata
dall’ordine marcato (topit’) VInfinito – Vmodale (ne chotjat).
Anche quando l’opposizione non è esplicitata dalla congiunzione a, le frasi dove
il verbo in forma di imperativo è preceduto dal soggetto contengono sempre una
modalità avversativa, nella quale è decisivo il punto di vista del parlante, come
3 Non è escluso che a caratterizzare fonologicamente questo tipo di costrutti concorra anche il suono degli imperativi tronchi (bisillabi con accento sulla seconda sillaba). Queste forme hanno suggerito che possa trattarsi di una traccia di aoristo, scomparso nel russo moderno, ipotesi che del resto è stata ampiamente smentita (cfr. Isačenko 1957: 10; Fortuin 2008: 12).
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si può osservare in 5: in generale questo uso dell’imperativo lascia intendere
una o più situazioni non gradite o comunque non condivise dal parlante
(Glovinskaja 1989: 118). Anche per questa ragione questi costrutti “drammatici”,
che implicano la partecipazione del parlante in quanto fonte di giudizio, si
realizzano spesso a nome del soggetto di prima persona (cfr 5) (Chrakovskij,
Volodin 1986: 237), o con una sorta di identificazione della terza con la prima
persona (6). Dal contesto della frase (7) sappiamo che il pronome personale di
seconda persona è riferito alla prima, cioè al parlante, tanto’è vero che ty
potrebbe essere sostituito da ja.
5. Opjat’ ja taskajsja po učreždenijam i sobiraj podpisi. (cit. in Israeli 2001)
“Di nuovo eccomi a trascinarmi (ionom trascinareimp-RFL) per uffici e raccogliere
(raccogliereimp) firme”.
6. Kto ž èto ležit odetyj? S nogami na pokryvale, a mat’ stiraj . (cit. in Israeli
2001)
“Ma che sta a fare quello vestito sul letto? Coi piedi sulla coperta, e sua madre
che lava (lavareimp)”.
7. Načitajutsja modnych knižonok – a ty mu čajsja potom (V. Baronec, Zvezda
2012, 2)
“Si riempiono la testa (leggono-RFL) di libriccini alla moda, e tu poi ti ci rompi il
capo (patireimp-RFL)”
Confrontando le frasi 1 e 2 con quelle in 5 – 7 dobbiamo constatare che,
malgrado corrispondano tutte al costrutto α. SNnom SVimp, e malgrado implichino
la presenza di circostanze contrastanti, e magari di soggetti diversi, non
realizzano la stessa modalità. In 1 e in 2 viene indicata la causa che provoca lo
stato, fisico o psichico, del parlante descritto dalla frase con SVimp . Nelle altre la
contrapposizione è più mediata, giacché si tratta piuttosto di un commento che
una “necessità”. Tanto più che l’aspetto imperfettivo del verbo suggerisce che
l’evento (o gli eventi) ai quali il commento in SVimp si riferisce non è collocato in
un momento specifico, ma resta “sospeso” in un tempo indefinito.
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5. Caratteristiche dei costrutti del tipo β
I costrutti con “ordine invertito” (Israeli 2001), cioè col SNnom che segue
l’imperativo, presentano a loro volta varietà assai ricche, anche se del tutto
diverse da quelle del costrutto presentato nel paragrafo precedente. In questo
caso, delle due proposizioni che lo costituiscono, quella col verbo in forma di
imperativo, contiene la condizione (che spesso, ma non sempre, equivale a una
frase introdotta da esli “se”), mentre l’implicazione può essere espressa da una
forma verbale di condizionale (by SVpst) o di futuro del verbo perfettivo (SVfut).
Il costrutto β può essere riscritto come
β’. SVimp SNnom (…, by SVpst).
β”. SVimp SNnom (…, SVfut).
Come mostra il verbo in IMPL, l’intera proposizione può essere riferita a eventi
passati o non passati, e l’ordine delle due proposizioni può variare (es. 8).
8. Ne pozvoni ja skoroj, on by ne vyžil / On by ne vyžil, ne pozvoni ja skoroj.
“Se io non avessi chiamato / chiamavo (non chiamareimp io) l’ambulanza, lui non
sarebbe sopravvissuto”.
“Non sarebbe sopravvissuto, se non chiamavo / avessi chiamato (non
chiamareimp io) l’ambulanza”.
Il soggetto, singolare o plurale, di prima, seconda o terza persona, è
obbligatoriamente posposto al verbo e questo può essere solo nella forma di
imperativo singolare. Per questa ragione le frasi 9 e 10 non sono grammaticali:
9. * Ja ne pozvoni v skoruju, on by ne vyžil
ionom non chiamareimp.....
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10. * Ne pozvonite ja v skoruju, on by ne vyžil
non chiamareimp.pl ionom ….
A meno che la frase contenente la protasi non sia marcata dal punto di vista
prosodico, ossia che l’apice ritmico coincida con un componente diverso dal
verbo, il costrutto SVimp SNnom resta compatto, indipendentemente dalla
posizione relativa di protasi e apodosi. Vale a dire che il verbo può essere
preceduto da una congiunzione o dalla negazione, ma non seguito (cfr. 8 e 11
con 12 e 13-14). Di qui possiamo ipotizzare che il verbo nella forma di
imperativo che realizza il costrutto β sia un componente sintattico con funzioni
specifiche in quel determinato contesto.
11. Vot pridi ty ko mne s ètim čerez polgodika, obnimu i napoju za svoj sčet.
(NKRJa)
“Se tu venivi / venissi (ecco venireimp tunom) tra un sei mesi, ti avrei abbracciato /
abbraccerei (abbracciarefut) e dato da bere (abbeverarefut) a mie spese”.
12. * Pozvoni ne ona v skoruju, on by ne vyžil
chiamareimp non leinom …
13. * Ne pozvoni i ona skoroj, on by ne vyžil4
non chiamareimp anche leinom
14. * Pozvoni-ka 5 ty včera, zastala by ee doma
chiamareimp -ka tunom ieri
Nel paragrafo successivo prenderemo in esame le proprietà del verbo che
partecipa a questo costrutto.
4 La frase 13 sarebbe grammaticale se l’accento cadesse sulla congiunzione che, in questo caso, sposterebbe l’intonazione sul soggetto ( “Se anche lei non avesse chiamato l’ambulanza …”).
5 Sulle caratteristiche della particella –ka posposta all’imperativo, cfr. Fortuin (Fortejn 2008).
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5.1. Proprietà del verbo in β
L’aspetto più interessante dei costrutti del tipo β riguarda le proprietà del verbo
nella forma di imperativo (Chrakovskij, Volodin 1986; Israeli 2001; Barentsen
2003). Di norma, ogni forma di comando implica che il destinatario sia in
condizione di agire, cioè di eseguire il comando. Perciò l’imperativo con
funzione iussiva si applica ai verbi attivi, ma non a quelli associati a stati
involontari. I verbi come vladet’ “possedere”, obladat’ “disporre di”, imet’ “avere”,
prinadležat’ “appartenere”, polučit’sja “riuscire”, očutit’sja “trovarsi”, nachodit’sja
“trovarsi” non vengono usati per esprimere un ordine. Ciò non toglie che il loro
paradigma includa anche l’imperativo. Obladaj, očutis’ sono forme di imperativo,
anche se non è possibile imporre *Possiedi! o *Abbi! fuori da un contesto
appropriato (es.15).
15. Očutis’ ja togda u neë, vse končilos’ by chorošo (NKRJa)
“Se mi fossi trovato (trovarsiimp ionom) allora da lei, tutto sarebbe finito bene”.
Anche i verbi mentali (come znat’ “sapere”) e i verbi percettivi (videt’ “vedere” e
slyšat’ “sentire”), in quanto riferiti a stati involontari, non si associano a contesti
iussivi. Tuttavia sia gli uni che gli altri prendono la forma dell’imperativo se
compaiono in COND e sono seguiti da SN soggetto. Particolarmente frequente
è l’uso di znaj / ne znaj (16, 17):
16. Znaj ja , čto vy byvali v Peterburge, ja by prosto otkazalsja ot vstreči.
(NKRJa)
„Se avessi saputo (sapereimp ionom) che voi eravate / eravate stati a Pietroburgo,
avrei semplicemente rifiutato l’incontro”.
17. Ne znaj ja ob ètom, nikogda by ne podumala, čto predstavlennye raboty...
(NKRJa)
„Se non l’avessi saputo (non sapereimp ionom su ciò), non avrei mai creduto che i
lavori presentati…”.
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Anche le forme verbali uvid’, uslyš’ (cfr. uvidet’ “vedere”, uslyšat’ “sentire”)
appartengono al paradigma dell’imperativo, pur non esprimendo comando
(Chrakovskij, Volodin 1986: 146). La stessa cosa si può dire del verbo
vspychnut’ “scoppiare”, che esprime un evento involontario (incendio in 18), e
quindi non è riferibile a comando. Anche il verbo ljubit’ non si trova di solito nel
costrutto iussivo, benché l’imperativo faccia parte del suo paradigma (19):
18. Kazalos’, vspychni sejčas požar , … poslyš’sja čelove čskie golosa
polnye užasa …. vse èto pomoglo b oščutit’ sebja čelovekom …. (cit. in Israeli
2001)
“Sembrava che, se fosse scoppiato ora un incendio (scoppiareimp incendionom),
se si fossero sentite delle voci umane (sentireimp-RFL voci umanenom) piene di
terrore, tutto questo l’avrebbe aiutato a sentirsi uomo”.
19. Ona ob”jasnjala nam, čto Alëša, ljubi on eë, dolžen byl, objazan byl èto
predvidet’ (NKRJa).
“Lei ci spiegava che Alëša, se l’avesse amata (amareimp luinom leiacc), doveva,
era obbligato a prevederlo”
5.2. La struttura delle frasi con l’imperativo asso ciato al condizionale e
al futuro
L’uso del verbo in forma di imperativo seguito dal nome soggetto (COND) è
strettamente connesso con la frase che esprime l’implicazione (IMPL).
Suonerebbero “strane” o incomplete frasi senza l’altra proposizione, che di per
sé “giustifica” la prima. Abbiamo visto che il costrutto in IMPL può presentarsi
con il verbo al passato combinato con la particella by (“condizionale”) o col
verbo perfettivo in forma finita (“futuro”). Più raramente IMPL è resa con un’altra
forma modale (p. es. dolžen, cfr. 19). Osserviamo separatamente queste
varietà di IMPL, a cominciare da quelle dove essa è formata dal verbo al
passato e dalla particella by:
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20. Rabotaj on v Evropach ili v Amerikach (COND), nu chot’ v Japonijach ili v
Kitajach, vse bylo by normal’no (IMPL). (NKRJa)
“Se lui lavorasse / avesse lavorato (lavorareimp luinom) in Europa o in America,
ma anche in Giappone o in Cina, tutto sarebbe / sarebbe stato normale”.
21. Rasskaži on emu èto poslezavtra na rabote (COND), Andrej nemedlenno
pošel by k Potapenko (IMPL). (NKRJa)
“Se lui gliel’avesse raccontato (raccontareimp luinom) due giorni dopo al lavoro,
Andrej sarebbe andato (andarepst by) subito da Potapenko”.
In russo, in assenza di “agganci temporali” specifici, diretti o indiretti, spesso è
difficile, riconoscere il tempo di riferimento delle frasi subordinate, cioè stabilire
a priori se condizione e implicazione si riferiscano a eventi passati o futuri, o
siano atemporali (cfr. 20). In questi casi la localizzazione temporale avviene
solo in base al contesto o all’insieme del testo (per un confronto con l’italiano,
cfr. Fici, Jampol’skaja 2009). Da questo punto di vista, anche la frase 21, pur in
presenza di un aggancio temporale futuro (poslezavtra “dopodomani”), si
riferisce con tutta probabilità a un evento passato, specialmente se il discorso è
inserito in un contesto narrativo. Quindi l’avverbio di tempo in italiano
corrisponde piuttosto a “due giorni dopo” che a “dopodomani”. Confrontiamo
ora questa frase con 22 e 23 (vd. es.11):
22. Skaži ja vam tak, vy ved’ vsë ravno ne poverite. (NKRJa)
“Se vi dicessi (diremp ionom) così, voi ugualmente non ci credereste (non
crederefut).
23. Vot pridi ty ko mne s ètim čerez polgodika, obnimu i napoju za svoj sčet.
(NKRJa)
“Se tu venivi / venissi (ecco venireimp tunom) tra un sei mesi, ti avrei abbracciato /
abbraccerei (abbracciarefut) e dato da bere (abbeverarefut) a mie spese”.
In 22 e in 23 l’implicazione è realizzata con una forma di futuro (ne poverite,
obnimu i napoju ). La sequenza di eventi è assicurata dai due verbi perfettivi, e
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il secondo (IMPL) tende a spostare anche il primo (COND) a un tempo
successivo al momento del discorso o almeno ipotetico (se ti dicessi… non mi
crederesti; se tu venissi… ti abbraccerei). Ciò non toglie che, in alcuni casi,
anche l’avverbio può determinare il riferimento temporale relativo. Confrontiamo
queste frasi:
24. Pozvoni ona poran’še, zastala by ego doma.
“Se avesse telefonato prima (telefonareimp lei più-presto), l’avrebbe trovato in
casa”.
25. Pozvoni ona daže utrom, on vse ravno ne otvetit.
“Anche se lei gli telefonasse (telefonareimp lei) di mattina, lui non risponderà lo
stesso”.
In 24 l’evento descritto in COND non è attuale: a suggerirlo questa volta è
l’avverbio temporale relativo: poran’še significa “prima di ora”, quindi si riferisce
a un evento (mancato) del passato. Invece l’avverbio utrom, rafforzato da daže
(25), è neutro dal punto di vista temporale, e la relazione evento1 e evento2 è
assicurata dalla sequenza dei due verbi perfettivi. A questo si deve aggiungere
che l’evento espresso in IMPL compare, più che la conseguenza di ciò che è
prefigurato in COND, come una “violazione” rispetto all’attesa. (cfr. Israeli
2001; Fortuin 2008). Il costrutto formato con il verbo in forma di imperativo può
trovarsi anche in una subordinata (26).
26. Govoril spokojno, no bez vsjakogo k vam interessa, i ja čuvstvoval, čto, ujdi
ja – on i ne zametit. (NKRJa)
“Parlava lentamente, senza mostrare nessun interesse nei vostri confronti, e io
sentivo che se me ne fossi andato (andare-viaimp ionom), lui non se ne sarebbe
accorto (notarefut).”
In 26 il verbo di IMPL è in forma di futuro, ma, essendo l’evento al passato (vd.il
verbo čuvstvoval), anche gli eventi in COND e in IMPL vanno intesi riferiti al
passato. Perciò il verbo in IMPL potrebbe avere anche la forma del passato (on
by i ne zametil ). Il futuro accentua il tratto stilistico, dialogico, del discorso.
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Tra i componenti dei costrutti composti dal verbo in forma di imperativo e
soggetto rientra anche quello fonologico (prosodico). Innanzi tutto vediamo che
tra la protasi e l’apodosi si impone una pausa, spesso evidenziata da una
congiunzione (i, to) (27, 28) 6. Quest’ultima concorre ad evidenziare in senso
drammaturgico la narrazione, al punto che l’implicazione può “sganciarsi”
grammaticalmente dalla prima parte del discorso e realizzarsi in una forma
impersonale, come mostra l’esempio 28, con tutte le caratteristiche del DDL
(Discorso Diretto Libero).
27. Ej kazalos’, čto otlu čis’ ona iz kvartiry na den’ – i slu čitsja čto-to užasnoe.
(cit. in Israeli 2001)
“Le pareva che, se si fosse allontanata (che allontanarsiimp leinom)
dall’appartamento per un giorno, sarebbe successo (e succederefut) qualcosa di
terribile”.
28. Kak ej ob”jasniš’, čto otpusti ona , Anna, Alekseja (muža), to do grobovoj
doski byt’ ej odnoj . Ne za kogo v škole vychodit’ zamuž. (cit. in Israeli 2001)
“Come fai a spiegarle che se lei, Anna, si lascerà sfuggire Aleksej (che lasciar-
sfuggireiimp leinom Annanom Aleksejacc) (il marito), allora resterà sola (e essere
leidat soladat) fino alla tomba. Nella scuola non c’era nessuno con cui sposarsi”.
La realizzazione esplicita di COND con esli by (29) annulla la pausa ritmica ed
esclude la presenza di una particella-congiunzione del tipo i .
29. * Esli by ona otlučilas’ iz kvartiry na den’ , i slučilos’ by čto-to užasnoe .
se by leinom allontanarsipst) … i succedevaipst by) qualcosa terribile
Anche la COND espressa dalla sola congiunzione esli (senza by), non è
compatibile con IMPL in forma di condizionale (cfr. 30 e 31).
6 Costrutti simili si possono trovare anche nell’italiano parlato. P. es: Allontanati un attimo, e succederà l’irreparabile.
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30. *Esli ona pozvonit mne na Severnyj Poljus, ja by nemedlenno vernulas’
se lei telefonarefut a-me a Polo Nord io by immediatamente tornata
31. Pozvoni ona mne na Severnyj Poljus, ja nemedlenno vernus’
“Anche se lei mi telefonasse (telefonaremp leinom) al Polo Nord, io tornerei (lett.
tornarefut) immediatamente”.
Ad accentuare l’ immediatezza e la dinamicità espressi dai costrutti dove COND
è in forma di imperativo, sta anche la presenza di particelle che accentuano la
distanza tra protasi e apodosi (“conseguenza inattesa”, Fortuin 2008: 26).
L’abbiamo già notato commentando la frase 25, dove questa distanza è
“misurata” dall’avverbio daže, riferito alle circostanze del discorso. Lo ripetiamo
a proposito di chot’ “seppure, persino”, riferito all’argomento del verbo, a
indicare un’entità superiore alla norma (es. 32).
32. Pensiju svoju vy ne perestanete polučat’, proživi vy chot’ 150 let. (cit. in
Fortejn 2008)
“La pensione continuerete a (lett. voi non cesserete di) riceverla, seppure
viveste (lett. viveremp voinom ) 150 anni”.
6. Conclusione
Partendo dalle forme dell’imperativo nelle loro caratteristiche paradigmatiche
abbiamo voluto descrivere quei costrutti dove esse compaiono complete di
soggetto (SNnom) focalizzando, in particolare, due aspetti. Là dove l’ordine è
SNnom SVimp si presentano due situazioni contrapposte, evidenziate dalla
congiunzione a, dove il parlante compare come portatore di un giudizio relativo
a due stati, espressi per lo più da verbi di aspetto imperfettivo. Nei costrutti con
l’ordine SVimp SNnom, invece, indipendentemente dalla forma (condizionale o
futura) del verbo in IMPL, gli eventi sono descritti in sequenza, anche come
risultato del giudizio soggettivo del parlante.
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