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Informazioni generali:

DURATA DEL VIAGGIO: 17 – 18 giorni.

PERIODO DEL VIAGGIO CONSIGLIATO: Tutto l’anno.

COME ARRIVARE DALL’ITALIA: In aereo. Consigliamo di adoperare per l’andata l’aeroporto di Atlanta (o

alternativamente quello di Charlotte), mentre per il ritorno uno degli scali

aeroportuali di Washington o al massimo l’aeroporto di Raleigh.

FUSO ORARIO: - 6 ore rispetto all’Italia.

DOCUMENTI NECESSARI: Passaporto, che non vada a scadere durante la permanenza negli USA. Negli

USA non è più necessario possedere un visto per viaggi turistici che durino

meno di 90 giorni. Dovrete però essere muniti di un’autorizzazione ESTA

(Electronic System for Travel Authorization) da farsi rilasciare tramite

richiesta online preventiva alle autorità statunitensi prima della partenza. Per

richiederlo dovrete per forza possedere un passaporto elettronico (dotato di

microchip).

PATENTE RICHIESTA: Patente Italiana soggetta alle leggi statali di Georgia, Carolina del Sud,

Carolina del Nord e Virginia, ma è sempre consigliabile possedere la Patente

Internazionale.

RISCHI SICUREZZA E SANITARI: Non sussiste alcun rischio per la sicurezza in questi territori e gli standard

ospedalieri sono ottimi. Si consiglia però di stipulare un’assicurazione

sanitaria che preveda le copertura alle spese mediche e la copertura per un

eventuale rimpatrio sanitario.

MONETA: DOLLARO STATUNITENSE.

TASSO DI CAMBIO: 1 € = 1,20 Dollari Statunitensi.

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Descrizione del viaggio:

1° giorno: trasferimento fino ad Atlanta

Con oltre 50 milioni di passeggeri annui che vi transitano l’aeroporto intercontinentale Hartsfield-Jackson di Atlanta è per distacco lo scalo

aeroportuale più trafficato degli Stati Uniti, nonché la porta principale per accedere agli stati del South della costa atlantica americana.

Dato il suo carattere di enorme hub Atlanta possiede collegamenti diretti con l’Italia, sia con Roma che con Milano e potrete completare

questo trasferimento in sole 10-11 ore di tragitto cosa che, complice un fuso orario in regressione e favorevole vi permetterà di dedicare un

solo giorno al raggiungimento della principale città della Georgia. Anche quantunque decideste di fare un volo comprendente uno scalo

intermedio (vi permetterà di risparmiare molti soldi) sappiate che la durata media dei voli non varia poi troppo (12-19 ore) e lo scalo

intermedio avviene o in Europa (Istanbul, Parigi, Londra, Amsterdam) oppure presso New York direttamente in nord America. Una volta

giunti sul posto non vi resterà atro da fare che provvedere al noleggio del mezzo con cui vi muoverete in territorio statunitense e raggiungere

il vostro albergo per smaltire il cambio di fuso orario.

2° - 3° giorno: ATLANTA

In ascesa ormai continuativa da decenni Atlanta, la capitale non solo dello stato della Georgia ma de facto di tutto il Southeast americano, è

una realtà che davvero pare non porsi alcun limite. Gli oltre cinque milioni di soggetti che vivono all’interno dell’area metropolitana sono

uno spaccato sociale davvero iconico di questa sezione degli Stati Uniti, presentando una maggioranza di afroamericani (circa 55%), una

sempre ben nutrita comunità di bianchi (circa 35%) e una notevole minoranza di ispanici (quasi il 10%). Forte è poi la concentrazione di

giovani e spiriti liberi che popolano sia la Downtown e i suoi dintorni dove si trovano i principali atenei cittadini (tra cui le celebri Georgia

Tech ed Emory University), sia le periferie che in alcuni casi sono diventati delle enclavi esclusive abitate persino da qualche star

hollywoodiana grazie al recente boom degli studi cinematografici locali (basti pensare a tal proposito che Atlanta è la città natale di

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celebrità come l’attrice Julia Roberts o i registi Steven Soderbergh o Spike Lee ed è stata scelta come ambientazione per serie televisive del

calibro di The Vampire Diaries e The Walking Dead, di film come Via col Vento ed è sede della notissima emittente televisiva CNN dal 1980).

Atlanta presenta quindi un calendario di eventi intrigante che culmina nello Jazz Festival (in maggio) che raggiunge il suo apice nei concerti

al Piedmont Park durante il Memorial Day. Non va infine dimenticato che la città è sede di alcune istituzioni che sono divenute sinonimo di

eccellenze per quanto concerne lo sviluppo americano, tra cui il C.D.C. (Center for Disease Control and Prevention) che è probabilmente il

centro di ricerca sulle malattie infettive più avanzato del mondo e la Food and Drug Administration, organo statunitense preposto al

controllo alimentare e farmaceutico nazionale.

• Una visita ad Atlanta può avere inizio dalla sua Downtown, ossia il suo centro cittadino che negli ultimi anni ha visto notevoli opere

urbanistiche di recupero e riqualificazione riplasmarla quasi completamente. Tutti i principali monumenti del quartiere si raccolgono

praticamente lungo il perimetro del Centennial Olympic Park, un lascito dell’organizzazione da parte di Atlanta delle Olimpiadi estive

del 1996. Sul lato orientale della parco individuerete immediatamente il profilo dello Skyview, una deliziosa ruota panoramica

installata nel 2013 che in breve è divenuta uno dei simboli di Atlanta nonché un’opportunità eccellente per godere viste panoramiche

dall’alto sullo skyline cittadino, dominato dai grattacieli della Downtown tra cui il Bank of America Plaza, la più alta costruzione

degli USA al di fuori di New York e Chicago. Terminato il giro sullo Skyview potrete continuare a camminare lungo il perimetro del

Centennial Olympic Park in direzione sud raggiungendo così in breve il CNN Center, ossia il quartiere generale della notissima

emittente televisiva americana che potrete visitare con un tour guidato di circa un’ora che vi condurrà nel dietro le quinte degli studi

di registrazione. Ritornati sulla piazza prospiciente il parco e allungandovi lungo il suo lato occidentale vi troverete quindi dinnanzi il

College Football Hall of Fame, un divertente museo interattivo che vi schiuderà tutti i segreti del mondo della palla ovale

universitario americano che è ad oggi, per distacco, lo sport più nazionalpopolare della nazione a stelle e strisce. Anche se non siete

cultori del football americano ricordatevi che è un diversivo sociale così diffuso che non entrarne in contatto sarebbe come

precludersi una parte fondamentale della conoscenza della società statunitense.

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Due romantiche viste panoramiche serali sul Centennial Olympic Park e sulla Downtown ricca dia arditi grattacieli che

contraddistinguono il centro di Atlanta. In seconda immagine è anche ben visibile l’illuminata ruota panoramica della Skyview. In

terza immagine infine il complesso degli studi televisivi del CNN Center.

Terminata anche questa visita potrete quindi concedervi un rilassante snack nel Centennial Olympic Park e quindi muovervi verso i

complessi che ne costituiscono il limite settentrionale: qui sorgono fianco a fianco alcune delle attrazioni principali di Atlanta come il

World of Coca-Cola, il Center for Civil and Human Rights e il Georgia Aquarium. Il World of Coca-Cola è un museo auto celebrativo

del marchio più famoso non solo di Atlanta ma di tutto il panorama alimentare americano, essendo divenuta la bevanda nel XX secolo

uno dei prodotti da esportazione più richiesti e diffusi in tutto il mondo. La visita è goliardica ma interessante. Di tutt’altro tenore è

invece il Center for Civil and Human Rights, un museo aperto nel 2014 che ripercorre il movimento per i diritti civili degli

afroamericani e tutte le battaglie intraprese dagli esseri umani nel mondo per il riconoscimento dei propri diritti basilari. La mostra è

toccante e illuminante e vi coinvolgerà più del preventivato. Il Georgia Aquarium infine è un gigantesco acquario (il secondo al

mondo per estensione) che vanta ben 100.000 animali acquatici al suo interno e che ne fanno una meta imperdibile se viaggiate coi

bambini. Vista la grandezza del complesso e le numerose soste fotografiche che vorrete compiere al suo interno calcolate almeno

buona parte del pomeriggio per la visita. Giunta quindi l’ora di cena non siate colti dal panico di dovervi accontentare di un mesto

fast-food in stile USA: Atlanta vanta infatti (al pari di New Orleans) la migliore concentrazione di ristoranti di livello del Southeast e

dopo il pasto sappiate che le opportunità di divertimento non mancano di certo sia a Downtown che a Midtown dove si raggruppano i

locali di tendenza omosessuale della città.

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Alcune delle storiche targhe e bottiglie in vetro che potrete ammirare presso il World of Coca-Cola il museo auto celebrativo della più

conosciuta multinazionale americana alimentare che venne fondata ad Atlanta nel 1886. Quindi la sagoma moderna del Center for

Civil and Human Rights ed alcuni curiosi che indugiano tra le enormi vasche del Georgia Aquarium.

• La seconda giornata di stanza presso la capitale della Georgia può invece essere dedicata alla visita dei quartieri meno centrali della

città. Midtown, sita a nord rispetto a Downtown, è l’epicentro della vita sociale moderna di Atlanta con numerosi caffè e locali di

tendenza e squisiti ristorantini, mentre sotto un profilo urbanistico il quartiere è dominato dalla presenza della splendida aerea verde

di Piedmont Park, il centro di svago prediletto dagli abitanti di Atlanta sin dalla sua apertura avvenuta nel lontano 1887 e che oggi

ospita i bellissimi Atlanta Botanical Garden, un’oasi pullulante di vita floreale che occupa ben 12 ettari del parco. Sotto un profilo

turistico invece il sito di maggior richiamo di Midtown è sicuramente l’High Museum of Art, un moderno complesso espositivo di

livello internazionale progettato negli anni ’80 dal noto architetto Richard Meier e che vanta al suo interno capolavori di maestri

come il Tiepolo, Albrecht Durer, Monet, Pissarro, Corot e Toulouse-Lautrec. Giunta quindi l’ora di pranzo vi suggeriamo di spostarvi

presso il quartiere di Virginia-Highland, a est del Piedmont Park, dove troverete una serie di negozi per lo shopping e di ristoranti

perfetti per il pranzo.

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Una delle bucoliche viste che si aprono dai laghetti del Piedmont Park in direzione dei grattacieli del cuore di Atlanta. Quindi la

moderna fisionomia dell’High Museum of Art, la principale pinacoteca di Atlanta ed infine alcuni dei pittoreschi bar che affollano le

strade del quartiere di Virginia-Highland.

Nel pomeriggio vi consigliamo quindi di muovervi con gli efficienti mezzi pubblici di Atlanta in direzione del quartiere di Sweet

Auburn, giusto a sud della Downtown, che da sempre è il punto focale della vita delle comunità afroamericane di Atlanta. La figura

dominante del quartiere è sicuramente quella di Martin Luther King che nacque, visse, perpetrò le sue lotte sociali ed infine venne

sepolto in questo luogo. Proprio qui infatti il leader del movimento anti segregazionista e anti razziale americano imparò a

destreggiarsi tra le iniquità a cui era sottoposta la comunità black americana di inizi ‘900 e affinò le sue capacità oratorie che ne

fecero l’esponente più in vista (ed ottenne anche un premio Nobel per la pace in merito) dei movimenti sociali americani del XX

secolo. A brevissima distanza gli uni dagli altri allineati lungo Auburn Avenue si collocano qui sia la Martin Luther King Birthplace

(la casa natale dell’oratore, visitabile su prenotazione), il King Center for Non-Violent Social Change che pone l’accento sulla non-

violenza che fu caratteristica fondamentale del movimento afroamericano del ‘900 e che custodisce la tomba di Martin Luther King e

soprattutto il Martin Luther King National Historic Site che è il museo per eccellenza che fa luce sulla figura del suo mentore e sul

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movimento per i diritti civili americani. Di impatto emotivo per i nostalgici di quegli avvenimenti novecenteschi è infine l’ingresso

presso l’adiacente First Ebenezer Baptist Church che fu la chiesa nella quale il padre e il nonno di Martin Luther King fecero i pastori

e nella quale sua madre venne brutalmente assassinata da un folle nel 1974. Oggi l’edificio è stato riportato al suo stato originario

della prima metà del ‘900. Per la serata infine avrete a disposizione un paio di valide alternative: se siete amanti della vita notturna e

dei locali divertenti fate rotta verso Midtown ma se vorrete assistere ad un match di basket o football americano, due degli sport più

seguiti degli Stati Uniti, fate rotta la Georgia International Plaza (poco a sud-ovest del Centennial Olympic Park) dove trovano

ubicazione sia la Philips Arena che il nuovissimo Mercedes-Benz Stadium. La Philips Arena è la casa della franchigia dell’NBA degli

Atlanta Hawks ed ospita regolarmente incontri di wrestling dei massimi livelli, mentre il Mercedes-Benz Stadium è dal 2017 la nuova

avveniristica casa della squadra di football americano degli Atlanta Falcons che ha sostituito da poco il mitico Georgia Dome caduto

in disuso.

L’ingresso all’istruttivo museo Martin Luther King National Historic Site che ripercorre le gesta e le lotte per i diritti civili delle

comunità afroamericane del ‘900. Quindi la sobria tumulazione di Martin Luther King e consorte presso il King Center for Non-

Violent Social Change ed infine il modernissimo Mercedes-Benz Stadium che dal 2017 è divenuto la nuova casa della squadra

cittadina di football americano degli Atlanta Falcons.

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4° giorno: SAVANNAH

Con il quarto giorno di viaggio giunge quindi l’ora di lasciare la moderna metropoli di Atlanta per immergersi nel cuore rurale dello stato

della Georgia che ha nella frastagliata costa atlantica composta da isole sabbiose dove dimorano centinaia di granchi violinisti, paludi

acquitrinose e dalla pittoresca Savannah il suoi principali poli di attrazione. Non dimenticate che poi queste terre sono da sempre una delle

fucine ideologiche e politiche più fervide degli USA con una contrapposizione tra le campagne conservatrici e repubblicane e le metropoli

progressiste e democratiche acuta. Proprio per via di questi importanti contrasti probabilmente proprio qui nacquero personalità passate

alla storia come Martin Luther King, Jimmy Carter (ex presidente americano) e il musicista Ray Charles. Savannah (che dista 400km, 3 ore e

mezza di guida da Atlanta, il trasferimento vi occuperà quasi tutta la mattinata) dal canto suo è una vera e propria perla del sud americano:

ricca di edifici storici antecedenti la Guerra di Secessione possiede una vitalità unica per via dei numerosi studenti universitari che la

popolano e si colloca in un contesto naturale composto dalle paludi della Lowcountry disseminate di enormi querce ricoperte di tillandsia.

Fattore che ne inasprisce ancora di più l’amabilità è poi quello di possedere uno spirito semplice e cordiale che ve ne farà innamorare

rapidamente. Il cuore pulsante di Savannah si raggruppa nei pressi del Forsyth Park e delle vie a scacchiera che si irradiano verso nord in

direzione del fiume cittadino e tutta la zona è stata denominata già dal 1966 National Historic Landmark a testimonianza dell’altissimo

valore architettonico e storico delle sue dimore. Tra queste meritano una menzione e una rapida vista sicuramente la Owen-Thomas House

(del 1819 in perfetto stile Regency) e la Mercer-Williams House. L’elemento turistico di maggiori spicco della città è però il Wormsloe

Plantation Historic Site che tutela la tenuta antica della casa colonica che era a guida del latifondo che gestiva i terreni della Isle of Hope

poco fuori città e che si raggiunge oggi mediante la scenografica Avenue of the Oaks, un vialone ammantato di querce le cui fronde si

raggruppano sopra la strada a formare una sorta di tunnel romanticamente invischiato di muschio. Giunta infine l’ora di un buon aperitivo

fate rientro verso il centro di Savannah e gustatevi qualche bevanda rinfrescante nei locali di Jones Street o lungo i bar dedicati agli

universitari di River Street, siti quasi sul lungofiume. La notte di Savannah è caratterizzata poi da un continuo fluire di gruppi di giovani

chiassosi e contagiosi che vi instilleranno dentro l’animo giocoso e vibrante del Sud americano.

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Una delle più celebri dimore storiche che caratterizzano il centro storico di Savannah è sicuramente al deliziosa Owen-Thomas House in stile

Regency (che potete ammirare nella prima immagine). Quindi una delle cartoline più famose di Savannah: l’Avenue of the Oaks che conduce

al Wormsloe Plantation Historic Site poco fuori città. Infine una vista serale di Savannah così come appare dai suoi lungofiumi.

5° - 6° - 7° giorno: CHARLESTON

La quinta giornata dell’itinerario proposto coincide con l’ingresso nel bucolico e frizzante stato della Carolina del Sud, uno stato

confederato che vanta diversi primati nazionali (vi vennero aperte nell’ordine la prima biblioteca pubblica nel 1698, il primo museo nel

1773, la prima ferrovia a vapore statunitense nel 1833 e vi venne innescata la Guerra di Secessione) e un ambiente davvero suggestivo. Qui,

nel Palmetto State (stato delle palme) vi aggirerete tra dimore signorili, colline ondulate, immense spiagge sabbiose orlate da palme, foreste

di querce invase dal muschio e bacini acquitrinosi lungo la linea di costa. Nondimeno vi si concentrano una serie di città storiche dalle

atmosfere retrò in cui si parla ancora oggi un dialetto marcato e nelle quali sarete inebriati dai deliziosi profumi emanati dalle ubiquitarie

gardenie.

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• La quinta giornata del vostro viaggio dovrete necessariamente dedicarla al trasferimento da Savannah verso Charleston (180km, 2

ore e mezza di guida) avendo però cura di passare praticamente tutto il giorno presso il grazioso insediamento di Beaufort (65km, 1

ora da Savannah). Questo gioiello sospeso nel tempo si erge come un baluardo del passato tra i numerosi campi da golf e B&B della

costa della Carolina e presenta un centro storico ricco di edifici antecedenti alla Guerra di Secessione, viali di magnolie coperte di

tillandsia e invitanti caffè all’aperto che vi conquisteranno al primo sguardo. Non è un mistero quindi il perché spesso Beaufort sia

stata persino utilizzata come set per diverse pellicole hollywoodiane, per di più sia il paese che la limitrofa St Helena Island sono il

fulcro delle comunità gullah (discendenti degli schiavi importati secoli or sono dall’Africa e ancora oggi fortemente legati alle loro

tradizioni e che utilizzano una lingua fortemente influenzata da vocaboli creoli e dalla grammatica africana originale. A tal proposito

è imperdibile se vi troverete in zona in maggio il partecipare al Gullah Festival di Beaufort). Sempre nei pressi di Beaufort, poco a

nord rispetto alla città, trova ubicazione poi il Marine Corps Air Station, una base dei marine che da un secolo offre annualmente

addestramento e formazione a oltre 20.000 reclute e che plasma la realtà sociale di Beaufort di uno spirito ligio ma giovane. Nel sito

si può peraltro saltuariamente entrare in occasione di eventi particolari come la proclamazione dei nuovi soldati e vi vennero girate

diverse scene del notissimo film di Kubrick Full Metal Jacket. Nel pomeriggio un’escursione molto interessante che si può svolgere

comodamente da Beaufort è quella presso l’Hunting Island State Park (35km, 30 minuti da Beaufort) dove la natura ha creato un

quadretto delizioso composto da candide spiagge sabbiose esposte alle maree e foreste marittime intricate e lussureggianti che

evocano panorami quasi da foreste tropicali. Per muovervi nell’area protetta potrete usufruire dei sentieri segnalati o farvi

accompagnare in uscite in canoa nell0intricato dedalo di canali che si insinuano nella vegetazione. Una nuotata nelle calde acque

estive dell’Oceano Atlantico crogiolandovi un po' al Sole sotto il faro di Hunting Island sarà infine il modo migliore possibile di

terminare la giornata. Giunta infine la sera riprendete la vostra auto e raggiungete la località di Charleston (145km, 2 ore), vero e

proprio perno della costa ella Carolina del Sud.

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Alcuni dei caratteristici bar all’aperto sempre affollati di gente di Beaufort, una delle gemme della costa della Carolina del Sud.

Quindi una fase del Gullah Festival che si svolge in maggio nella medesima città e che esprime appieno i lasciti culturali e sociali

della tratta degli schiavi del passato. Infine l’iconico paesaggio dell’Hunting Island State Park che rende giustizia al soprannome

dello stato: Palmetto State.

• Charleston è una perla rara: intrisa di storia con cannoni che orlano i palazzi pubblici e carrozze che sfrecciano nel centro città

possiede un fascino romantico ben percepibile ma anche uno spirito informale che vi accoglierà con estremo calore. La città è

disseminata di splendidi ristorantini con verande all’aperto, aiuole con gelsomini in fiore, coppiette che si scambiano tenere effusioni

ed è pervasa dall’odore delle gardenie e dal nitrire dei cavalli che si muovono su splendide vie acciottolate. Tutto questo idillio

moderno tradisce però una storia sinistra di cui Charleston si sfregiò nei secoli passati: da vitale porto commerciale sulla costa

atlantica Charleston si affermò nel triste primato di porto di ingresso principale degli schiavi provenienti dall’Africa negli States e di

tal periodo si possono ancora vedere al porto i locali che un tempo furono adoperati come sale d’asta per questo ignobile commercio

di esseri umani. Inoltre sempre qui, presso il Fort Sumter situato nel porto, si innescarono i combattimenti che portarono alla Guerra

di Secessione. Tornando ai tempi contemporanei Charleston si è affermata negli ultimi anni come la principale località di richiamo

turistico della costa atlantica del Southeast richiamando in città quasi 5 milioni di visitatori annuali, sospinti qui sia dalla bellezza

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intrinseca del posto sia dall’organizzazione di alcuni splendidi festival come lo Spoleto USA (in maggio), una festa delle arti che dura

17 giorni e anima locali, teatri e strade cittadine, nonché il MOJA Arts Festival (in settembre) che porta alla ribalta la cultura

afroamericana e caraibica ben presenti in zona. Un altro motivo di grande richiamo di Charleston è poi dettato dalla sua cucina che

si palesa in tutta la sua bontà nei ristorantini del centro città. Qui si spazia da osterie di cucina di pesce in stile francese a taverne che

servono specialità degli stati del Sud, tra queste si ricordano i cornbread (pane di farina di mais), gli shrimp and grits (gamberetti e

polentine di mais bianco), il Lowcountry boil o Frogmore Stew (granchi, gamberetti, ostriche e pesce locale bolliti in pentola con mais

e patate), i collards (verze con prosciutto) e le numerose torte che troverete ad ogni angolo della strada: pecan pie, coconut cake, red

velvet cake o sweet potato pie.

Una romantica vista serale del French Quarter, il centro storico di Charleston. Quindi due abitanti del luogo intenti in danze

pittoresche durante il festival Spoleto USA ed infine una classica portata di Frogmore Stew, il tipico bollito di pesce con mais della

Carolina del Sud.

Sotto un profilo di visita la vostra esperienza a Charleston non può che iniziare dallo storico French Quarter , collocato sulla punta

del promontorio fluviale su cui sorge Charleston (oltre Beaufrain Street e Hasell Street). Qui vi aggirerete tra splendide dimore

signorili dei secoli passati tra cui spicca a tal proposito la splendida Nathaniel Russell House del 1808 un vero splendore per gli occhi

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con interni elaboratissimi (bellissima la scala a chiocciola) e un delizioso parco all’inglese all’esterno. L’elemento urbano più

saliente del French Quarter rimane però la fotografatissima strada di Rainbow Row che si caratterizza per gli splendidi e ordinati

edifici color pastello che vi si affacciano e perché vi permetterà di raggiungere sia l’Old Exchange & Provost Dungeon sia l’Old Slave

Mart Museum, i due principali monumenti del cuore storico di Charleston. L’Old Exchange & Provost Dungeon, ospitata in una

deliziosa casa doganale settecentesca è nota per le sue segrete in cui vennero rinchiusi sia patrioti americani che pirati del passato ed

è celebre per le visite guidate da attori in costume, mentre l’Old Slave Mart Museum è un museo dedicato all’infamia della tratta degli

schiavi che afflisse Charleston secoli or sono. Ci sono mostre toccanti, riproduzioni audio visive e disegni che ricordano quello

scempio, peraltro ospitati in uno di quei palazzi che furono teatro delle aste per l’aggiudicarsi di quelle inermi creature umane.

Conclusa anche questa illuminante visita potrete quindi gironzolare liberamente per il centro di Charleston facendovi rapire dalle

tentazioni che vi porranno davanti percorrendo specialmente Broad Street, una strada dove traboccano atelier di artisti, bancarelle e

negozi che vi invoglieranno caldamente ad acquistare qualche ricordo. Un luogo perfetto per una breve sosta immersi nel verde

durante il vostro tour sono poi i giardini di Battery & White Point Gardens, che rigogliosi crescono sulla punta meridionale del

French Quarter.

Rainbow Row con le sue pittoresche case color pastello è uno dei luoghi di maggior richiamo di Charleston e nei suoi pressi sorge

l’Old Slave Mart Museum (in seconda immagine) che fu sala d’aste per il commercio degli schiavi del ‘700. Quindi una vista aerea

panoramica sul cuore storico di Charleston proteso verso le acque dell’Atlantico.

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Nel pomeriggio potrete poi dedicarvi all’esplorazione dei quartieri più settentrionali rispetto al Frecnh Quarter che ruotano attorno a

Marion Square, una grande piazza che è divenuta il vero e proprio salotto bene della Charleston moderna. Qui vi si svolge nella bella

stagione ogni sabato un pittoresco mercato dei contadini, vi si stacca l’altra grande via dello shopping cittadino (King Street) e trova

ubicazione il Charleston Museum che ha una forte valenza storica poiché essendo stato aperto nel 1773 risulta essere il museo più

antico di tutti gli Stati Uniti. Sempre nei dintorni di Marion Square meritano infine una deviazione due altri monumenti storici di

rilievo: verso il centro città si erge la Kahal Kadosh Beth Elohim, la sinagoga funzionante ininterrottamente da più tempo degli States

dalla fisionomia in stile tempio ellenico classico, più a nord verso la periferia invece si trova l’ultima sede di piantagione rimasta in

città: la Aiken-Rhett House che vi permetterà di capire le dinamiche sociali del posto precedenti lo scoppio della Guerra di Secessione

e del tempo della Tratta degli Schiavi. Giunta infine la sera vi esortiamo a fare rientro verso il French Quarter per cenare nei suoi

romantici ristorantini, sorseggiando poi nei vari bar rinfrescanti cocktail inebriati dalle note del blues che si spargono tra le vie

illuminate da fioche luci artificiali.

Uno sguardo sulla sfilata di negozi e di case storiche orlate da marciapiedi su cui crescono le palme di King Street, una delle vie dello

shopping principali di Charleston. Quindi l’interno della sinagoga ininterrottamente più a lungo attiva degli Stati Uniti: la Kahal

Kadosh Beth Elohim e un dettaglio degli sfarzosi interni della Aiken-Rhett House, l’ultima tenuta di piantagioni cittadina.

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• Nel terzo e ultimo giorno di permanenza presso Charleston potrete quindi completare la vostra esperienza in Carolina del Sud

toccando alcuni pregevoli siti di interesse collocati giusto nei dintorni nella capitale de facto della costa dello stato. Una bella

escursioni in barca in mattinata che salpa direttamente da Liberty Square, in centro città, è quella che vi condurrà in direzione di Fort

Sumter, la storica roccaforte che sorveglia l’ingresso del porto di Charleston (il quarto ad oggi degli USA per traffico merci) e che fu

teatro nell’800 di violenti scontri durante la Guerra di Secessione. Purtroppo gran parte della sua fisionomia originaria è andata

irrimediabilmente perduta quando l’esercito unionista rase quasi al suolo il complesso tra il 1863 e il 1865 ma la sua valenza storica

e la sua posizione strategica valgono comunque le brevi gite in battello. Se però invece che dalla storia cruenta delle battaglie

americane siete più attratti dall’impostazione sociale e dagli stili di vita degli stati del Sud che ruotavano attorno ai latifondi delle

piantagioni in cui lavoravano gli schiavi potreste decidere di dedicare l’intera giornata alla visita di due o tre di queste gemme

sospese nel tempo. Lungo l’Ashley River che si insinua verso l’entroterra dal porto di Charleston vi imbatterete rapidamente in due

piantagioni adiacenti davvero straordinarie: il Middleton Place e la Magnolia Plantation (35km, 40 minuti). La prima ad essere

raggiunta sarà la Magnolia Plantation, una tenuta del 1679 che è stata riconvertita a una sorta di parco a tema con animali domestici

che vagano per i giardini, passeggiate nella palude e mostre che vi spiegheranno la tipologia di vita che dovettero affrontare gli

schiavi afroamericani che vivevano qui. La Middleton Place è invece un’oasi botanica risalente al 1741: sebbene la sua dimora

principale andò distrutta per mano dei soldati unionisti nel 1865 che la bruciarono sono ancora ben vivi e vegeti e incredibilmente

curati i suoi giardini botanici che hanno fama di essere i più antichi per istituzione degli Stati Uniti. Passeggiare in questi

camminamenti di orti alla francese, boschetti romantici contornati da risaie con animali domestici che si aggirano di tanto in tanto

lungo i sentieri è davvero un’esperienza rilassante ed intrigante.

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Una vista panoramica sugli storici resti di Fort Sumter, la roccaforte da cui si innescò la Guerra di Secessione americana e che oggi

come un tempo sorveglia l’ingresso al trafficato porto di Charleston. Quindi due dettagli sugli splendidi giardini della Magnolia

Plantation e sulla dimora zeppa di animali domestici da fattoria della Middleton Place, due esempi iconici di architettura coloniale.

Nel pomeriggio potrete quindi dirigervi verso la città gemella di Charleston, Mt Pleasant (55km, 40 minuti) una città dalla storica

vocazione balneare che attrae turisti ormai da oltre tre secoli, sempre ben lieti di aggirarsi tra i vicoli storici del suo Old Village (se vi

avanzasse tempo lungo la strada merita una deviazione fotografica la Boone Hall Plantation che è resa celebre dal suo vialone di

querce noto come Avenue of the Oaks). Mt Pleasant è ideale per un tuffo nell’oceano Atlantico e per un po' di svago ma i cultori della

storia non potranno perdersi ‘occasione di salire sulla USS Yorktown, una immensa portaerei che fu determinante per la vittoria

americana nella seconda guerra mondiale. Potrete muovervi sulla pista di lancio, nella plancia di comando e nei vari locali interni

per capire come doveva essere davvero la vita dei soldati impegnati in quella gloriosa lotta contro le ideologie grette che volevano

soggiogare il mondo ad inizi ‘900 (la USS Yorktown fa parte del Patriot’s Point Naval & Maritime Museum). Giunta quindi l’ora di

cena potrete scegliere se indugiare ancora presso Mt Pleasant e cenare nei suoi romantici ristorantini sul mare di Shem Creek oppure

fare nuovamente di Charleston (20km, 25 minuti) la vostra meta per una nuova inebriante nottata all’insegna della buona cucina e del

divertimento.

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Tre sublimi immagini che rendono ragione delle numerose attrattive della storica località balneare di Mt Pleasant, adiacente a

Charleston. Dapprima la sinistra ma splendida Avenue of the Oaks che conduce alla Boone Hall Plantation, quindi la portaerei USS

Yorktown che fu determinante per le sorti della seconda guerra mondiale ormeggiata presso il Patriot’s Point Naval & Maritime

Museum ed infine la sequela di romantici ristorantini lungo il mare di Shem Creek.

8° giorno: MYRTLE BEACH

Abbandonando le bellezze e i pittoreschi scorci di Charleston nella mattinata dell’ottava giornata di viaggio vi potrete quindi inoltrare lungo

la costa settentrionale della Carolina del Sud, un tratto quasi infinito composto da circa 100km di lunghissime spiagge dorate contornate da

una serie perpetua di dozzinali località balneari zeppe di fast food, sale giochi, resort d’antan e negozi di souvenir sfacciatamente turistici.

Sarete così catapultati nella quintessenza della Grand Strand, ossia le località di villeggiatura estive delle classi meno abbienti degli stati del

Southeast che oggi come decenni or sono fanno a gara per villeggiare in queste zone lambite da calde acque oceaniche. Emblema di questo

mondo che ricorda i fasti del turismo di inizi ‘900 è la località di Myrtle Beach dominata dall’inconfondibile sagoma dello Sky Wheel, la

possente e kitsch ruota panoramica che si innalza giusto sul lungomare cittadino. Passare una giornata a Myrtle Beach sarà come stare su un

ottovolante di emozioni e luoghi comuni: in spiaggia gruppi di giovani giocano negli stabilimenti sulla spiaggia, mentre gli adulti si

concedono memorabili tintarelle al sole, per le strade attempati motociclisti si aggirano senza casco per via delle licenziose leggi locali

mentre nei club serali vi troverete a passare da fumosi bowling e sale biliardo a sale da ballo in cui imperversa ancora lo shag, un ballo degli

anni ’40. Una visita agli immensi centri commerciali del posto (come il Broadway at the Beach) e una pausa a sorseggiare un cocktail in uno

dei numerosissimi bar di Ocean Boulevard è poi una pratica dall’accezione quasi religiosa a Myrtle Beach. Gli alloggi a buon mercato e i

ristoranti a buffet di mediocre qualità poi non mancano di certo a completare la scena che presenta, una volta calate le tenebre, la vita

notturna decisamente più convincente di tutta la costa atlantica del Southeast degli Stati Uniti. Insomma: siate pronti a una giornata davvero

da santificare agli eccessi, al divertimento e alla vita da spiaggia.

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Una vista dell’immensa spiaggia, degli svettanti alberghi e della mitica Sky Wheel di Myrtle Beach, da anni ormai l’epicentro dell’offerta

balneare della Grand Strand, l’infinita costa sabbiosa della Carolina del Sud. In seconda immagine poi gruppi di giovani scatenati in una

delle numerose discoteche che animano fino all’alba la vita notturna della città.

9° - 10° giorno: RALEIGH - DURHAM - CHAPEL HILL

Smaltiti gli eccessi della seconda serata presso la dinamica località balneare di Myrtle Beach nella mattinata del nono giorno di viaggio

avrete modo di mettervi alla guida della vostra vettura e lasciare una volta per tutte la Carolina del Sud in direzione della sua dirimpettaia

settentrionale facendo rotta verso Raleigh (300km, 3 ore), la più grande tra le città facenti parti del cosiddetto The Triangle della Carolina

del Nord. Con questo appellativo si tendono a identificare le località limitrofe di Raleigh, Durham e Chapel Hill dove hanno sede le tre

principali università dello stato: la Duke University, l’Univeristy of North Carolina e la North Carolina State) e dove si trovano diverse

industrie high tech dedicate al mondo dell’informatica (Cisco, Lenovo) o della medicina. Raleigh dal canto suo è una cittadina sorta nel 1792

con il preciso scopo di divenire la capitale dello stato della North Carolina (delizioso è il neoclassico Campidoglio del 1840), uno stato

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confederato che possiede ancora robuste basi agricole (oltre 52.000 le aziende del settore primario), numerosi micro birrifici, la seconda

capitale americana della finanza dopo New York (la moderna città di Charlotte) e una vera e propria vocazione per lo sport del basket. Sotto

un profilo turistico le due principali attrattive di Raleigh si trovano a stretto contratto tra loro nel centro cittadino: la mole neoclassica dello

State Capitol funge infatti come da scenografica introduzione al North Carolina Musuem of Natural Sciences dove troverete una serie

sterminata di scheletri di animali preistorici e esemplari imbalsamati di animali contemporanei. Il fulcro della visita a Raleigh, dove vi

consigliamo di pernottare per un paio di sere, sta però nel muoversi tra gli edifici e i locali che si affollano nei pressi dell’ateneo della North

Carolina State che trova ubicazione alcuni quartieri più a ovest del centro.

Il secondo giorno nel The Triangle può invece essere speso per la scoperta delle località gemelle di Durham e Chapel Hill (40km, 30 minuti e

45km, 40 minuti rispettivamente da Raleigh). Si tratta di due nuclei urbani completamente votati alle due università che le

contraddistinguono: a Durham ha sede la Duke University (oltre 26.000 studenti) che negli ultimi anni si è attestata tra le migliori università

degli Stati Uniti e nella quale hanno studiato alunni del calibri di Richard Nixon o Tim Cook e dove hanno insegnato tra gli altri Aldous

Huxley e Jospeh Stiglitz, mentre Chapel Hill è sede della University of North Carolina che istituita nel 1789 è la scuola superiore pubblica

più antica degli USA. Qui gli studenti sono circa 30.000 e l’ateneo vanta uno dei centri di ricerca sui tumori più avanzati degli Stati Uniti

oltre a una formidabile tradizione nel basket universitario all’interno della quale mosse i primi passi il talento inarrivabile di Michael

Jordan. Sotto un profilo caratteriale Durham è meno frivola e giovanile di Chapel Hill essendo un ex polo di primaria importanza per quanto

concerne la produzione industriale del tabacco americano, mentre Chapel Hill è più squisitamente giovane, hippy e rock con una serie

esorbitante di locali notturni di alto livello in cui lanciarsi in nottate libertine. Ancora una volta vi invitiamo a spendere la giornata cercando

di respirare il clima universitario che pervade le città, piuttosto che andare alla ricerca di qualche monumento di secondario interesse in

zona.

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La moderna e accattivante fisionomia del North Carolina Musuem of Natural Sciences di Raleigh, quindi uno degli edifici principali della

Duke University di Durham ed infine uno dei numerosi locali di Franklin Street nella vivace cittadina universitaria di Chapel Hill.

11° - 12° giorno: OUTER BANKS

Una sottile striscia di sabbia di oltre 160km pare come coronare la frastagliata linea di costa della Carolina del Nord formando un arco

perfetto di candide e remote isole protese nell’Atlantico in cui vecchi pescatori chiacchierano in un dialetto locale di astrazione britannico e

in cui sono ancora vivide le tradizioni ittiche di un tempo, come la pesca dei gamberetti. Benvenuti nelle Outer Banks una costellazione di

isole collegate al continente e tra loro da arditi ponti e in cui svettano pittoreschi fari indispensabili per la navigazione nella nebbia tra questi

banchi sabbiosi siti così al largo della costa principale nordamericana. Partendo di buona mattina da Raleigh potrete approcciarvi a questo

mondo parallelo della Nord Carolina in circa 3 ore di guida (305km) raggiungendo come prima meta l’isola di Roanoke Island che vanta sia

il pittoresco borgo marinaresco di Manteo che il famigerato Fort Raleigh National Historic Site. Proprio a Roanoke Island infatti nel 1580 si

instaurò la prima colonia britannico oltre oceano della storia ma la fine di quella comunità composta da 116 pionieri fu e rimane del tutto

ignota. Di loro si persero infatti completamente le tracce e non vennero mai ritrovati, alimentando dicerie secondo cui si fossero mescolati

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agli indiani e migrati verso il cuore del continente oppure al contrario intrapresero un infausto tentativo di far rotta nuovamente verso

l’Europa naufragato mestamente. Terminata questa visita a carattere storico vi consigliamo quindi di fermarvi presso Manteo per il pranzo e

solo nel primo pomeriggio di raggiungere in auto l’adiacente Bodie Island (20km, 20 minuti), in vista dell’Atlantico aperto, che con le sue

dozzinali cittadine zeppe di hotel, drive-in, negozi e rivendite di pesce fritto costituiscono il principale insediamento turistico delle Outer

Banks. Oltre che per trovare una valida sistemazione per la notte le località di Bodie Island furono testimoni il 17 dicembre del 1903 del

primo riuscito tentativo di volo (durò appena 12 secondi) dei fratelli Wright che aprirono all’umanità le porte dell’aeronautica. Sul luogo di

quel pionieristico volo sorge oggi il Wright Brothers National Memorial che ricorda con aneddoti e oggettistica quel periodo e da cui si

godono splendide viste sull’oceano.

Una idilliaca vista delle distese infinite di sabbia candida protese nell’Atlantico tipiche delle Outer Banks. Quindi il Bodie Island Lighthouse

in funzione in un favoloso cielo notturno ed infine il campo di volo in cui nel 1903 i fratelli Wright portarono a termine il primo tentativo

umano di volare andato a buon termine.

La seconda giornata nelle Outer Banks può essere invece dedicata all’esplorazione dei suoi angoli più reconditi e selvaggi. Se desiderate un

approccio naturalistico con la zona vi consigliamo di dirigervi verso Corolla Island (50km, 50 minuti da Bodie Island), la più settentrionale

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delle lingue di terra delle Outer Banks. L’insediamento principale del posto è l’omonimo idilliaco villaggio di Corolla dove potrete ammirare

le architetture art nouveau del Currituck Heritage Park, l’Outer Banks Center for Wildlife Education che nei suoi numerosi acquari mostra

gli habitat e le specie che popolano questo angolo della Carolina del Nord ma soprattutto che comprende il Currituck National Wildlife

Refuge. Quest’area posta sotto tutela dello stato è uno dei rari luoghi in cui potrete ammirare i cavalli selvatici delle Outer Banks, diretti

discendenti dei mustang importati qui dalla Spagna secoli or sono. Se invece più che la natura siete amanti dei panorami marini e delle

strade spettacolari dovreste muovere da Bodie Island alla volta di Hatteras Island (90km, 75 minuti) percorrendo l’incredibile statale 12 che

si muove tra i banchi sabbiosi delle Outer Banks e i rami oceanici che collegano il bacino lacustre salmastro della Nord Carolina

all’Atlantico. Qui più che in ogni altra area delle Outer Banks le tradizioni e i costumi antichi sono ancora vividi e non farete fatica a trovare

alcuni deliziosi fari che guidano nella navigazione oggi come un tempo le navi al largo. A tal proposito vi ricordiamo il Bodie Island

Lightouse, alto 47m e aperto al pubblico dal 2013, e il Cape Hatteras Lighthouse, che coi suoi 67m è il pi alto faro in mattoni degli USA.

Anch’esso è visitabile e ha al suo interno un piccolo ma interessante museo a tema. La bellezza di questi luoghi sta poi nell’indugiare un po'

dapprima tra le comunità locali e poi in vista delle acque dell’Atlantico che si allungano all’infinito verso est. Nonostante le temperature

siano adatte in estate alla balneazione avrete questo luogo magico quasi solo per voi essendo lontano da qualsiasi vero e proprio

insediamento turistico. Che siate stati a Corolla o presso Cape Hatteras a sera fate comunque rientro a Bodie Island di nuovo per la notte.

Alcuni branchi di cavalli selvatici delle Outer Banks che scorrazzano liberi sulle spiagge di Corolla Island, la più settentrionale tra le isole

della Carolina del Nord. Quindi una vista aerea che rende giustizia dello straordinario scenari tutto isole sabbiose e ponti arditi delle Outer

Banks ed infine il faro di Cape Hatteras, il banco di sabbia più distante dalla costa continentale della zona.

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13° giorno: NORFOLK

Posta in un strategico luogo che funge da accesso ai bacini marini interni della Virginia e del Maryland (Chesapeake Bay) Norfolk (130km,

90 minuti da Bodie Island) è da sempre un ambitissimo porto navale strategico e non desta nessuno stupore quindi il fatto che qui si trovi al

Naval Station Norfolk, ossia la base aereonavale militare più grande del mondo. Tra gli addetti alla base militare e le persone impegnate

nelle industrie cantieristiche annesse il Naval Station Norfolk offre occupazione a oltre 60.000 persone ed è stato la base delle operazione

della Marina americana per quanto concerne le missioni nel Mediterraneo, in Atlantico e nell’Oceano Indiano. Il complesso è visitabile con

tour guidati della durata circa di un’ora ed è un vero e proprio must se vi troverete in zona, anche per rendervi conto di persona

dell’immenso potenziale di armamenti di cui dispone l’esercito americano, considerato il più all’avanguardia ed equipaggiato del mondo.

Sempre legato a questo tema bellico è l’ingresso all’altra attrazione di Norfolk, ossia il Nauticus, un museo in parte dedicato a sezioni che

approfondiscono la fauna tipica della Chesapeake Bay e che in parte vi permetterà di accedere liberamente ai ponti e alle stanze interne

della USS Wisconsin, l’ultima e più grande corrazzata della marina militare americana, varata nel 1943. Concluse queste due visite chiave

della città di Norfolk potreste quindi reputare conclusa la vostra esperienza in città (obiettivamente poco attraente e con una scomoda nomea

legata a una burrascosa vita portuale animata da loschi e rozzi figuri) e portarvi quindi nel pomeriggio già alla volta di Williamsburg (75km,

1 ora da Norfolk) che vi sarà base comodissima per il proseguo del vostro viaggio in Virginia.

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Tre viste classiche che potrete ammirare muovendovi nella città portuale chiave per la marina militare statunitense di Norfolk, in Virginia.

Qui è comune vedere enormi portaerei aggirarsi tra i canali del porto e vedere cacciatorpedinieri attraccati alle banchine, facenti parte della

Naval Station Norfolk, la più grande base aeronavale militare del mondo. In ultimo la USS Wisconsin, la corrazzata simbolo del 1943.

14° - 15° giorno: HISTORIC TRIANGLE

Considerato unanimemente la culla degli Stati Uniti d’America l’Historic Triangle della Virginia raggruppa in una lembo di terra assai

minuto una serie di siti storici che furono determinanti per la colonizzazione britannica del Nuovo Mondo. Lungo e in prossimità delle anse

terminali del James River si insediarono infatti i primi inglesi alla ricerca di fortuna nelle americhe fondando l’avamposto di Jamestown,

posizionando qui la capitale del primo protettorato inglese (a Williamsburg) e infine riuscendo ad ottenere la propria indipendenza secoli

dopo in seguito alla battaglia di Yorktown.

La cittadina principale dell’area oggi è Williamsburg, che fu capitale della Virginia dal 1699 al 1780, la quale possiede le migliori

sistemazioni e ristorazioni della zona, nonché i musei principali dell’Historic Triangle. L’atmosfera a Williamsburg è resa giovane e frizzante

per la presenza di alcune migliaia di studenti del locale College of William & Mary, la seconda università in ordine di istituzione degli USA

(è del 1693) che possiede però l’edificio facente parte di un ateneo più antico degli Stati Uniti: il Sir Christopher Wren Building. Il vero fiore

all’occhiello di Williamsburg è però indubbiamente il Colonial Williamsburg, ossia l’antico centro storico della città che è stato riproposto

come autentico museo all’aperto che rievoca i fasti di quel periodo coloniale che forgiò l’anima e le coscienze americane nel ‘700. Qui 88

edifici originali fanno da palcoscenico a un’ininterrotta sfilata di figuranti in costume e gente del posto che sono soliti muoversi per le strade

cittadine in abiti tradizionali inscenando la pratica di attività tipiche del tempo o rievocando i fieri discorsi patriottici di Thomas Jefferson e

disquisizioni su temi controversi del tempo come il voto alle donne, i diritti dei nativi o l’abolizione della schiavitù. Vista la sublime bellezza

di Williamsburg può essere una felice idea quella di dedicarvi tutta la giornata prendendosi il tempo necessario per farvi contagiare da

questo ritmo di vita arcaico e farvi immaginare per un giorno di essere tornati all’epoca delle lotte coloniali settecentesche.

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Alcuni storici velieri ormeggiati presso la storica prima colonia inglese in terra americana di Jamestown contribuiscono ad acuire

l’atmosfera storica dell’Historic Triangle. Quindi alcune scene di riproduzioni di eventi storici e alcuni figuranti in costume lungo le vie del

centro di Williamsburg.

Nella seconda giornata di permanenza presso l’Historic Triangle potrete quindi dedicarvi all’esplorazione delle altre città storiche che lo

compongono e delle piantagioni che furono il perno dell’economia della Virginia neonata del ‘700. Yorktown (20km, 25 minuti da

Williamsburg) è passata alla storia per la resa del generale inglese Cornwallis in favore delle truppe americane guidate da George

Washington del 19 ottobre 1781 che sancirono la vittoriosa fine della Guerra di Indipendenza americana. Cinti via terra dagli statunitensi e

via mare dai francesi gli inglesi dovettero infatti arrendersi permettendo così la nascita del nucleo embrionali dei futuri USA. Anche se

l’aspetto odierno curato e informale, con molti pub e caffè all’aperto è rilassante e svagato Yorktown non dimentica il suo ruolo storico che

potrete comprendere appieno visitando lo Yorkwton Victory Center che ripercorre lo stile di vita dei combattenti della Guerra di

Indipendenza americana e lo Yorktown Battlefield che tutela il campo di battaglia che fu teatro dell’assedio alla città da parte di George

Washington nel 1781 (ci sono interessanti filmati a riguardo). Terminata anche questa esperienza e fattasi l’ora di pranzo vi raccomandiamo

quindi di muovervi alla volta di Jamestown (35km, 35 minuti). Questa località fu a partire dal 14 maggio 1607 la prima colonia inglese in

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terra americana e venne fondata da 104 arditi che avevano concessioni per la ricerca di oro e ricchezze naturali. Purtroppo le ricerche

furono infruttuose e molti perirono per malattie e carestia (nel 1608 ne erano rimasti in vita solo una quarantina) ma grazie all’aiuto di

alcuni nativi essi resistettero valorosamente al nuovo ambiente fino a fondare nel 1619 la prima assemblea democraticamente eletta delle

americhe per la gestione della cosa pubblica. Vagando per le strade dello storico insediamento potrete aggirarvi per i resti del James Fort

del 1607, in ricostruzioni di indiani nativi americani e tra i resti del nucleo primigenio della Jamestown coloniale che furono riscoperti nel

1994. Un modo istruttivo e interessante per concludere la giornata è infine quello di raggiungere la storica Shirley Plantation (55km, 50

minuti), la più antica piantagione della Virginia, fondata nel 1613. Questa struttura conserva l’impianto originale delle piantagioni di foggia

inglese con schiere di edifici polifunzionali in mattoni che convergono verso la casa padronale ed è un esempio perfetto per capire come

dovevano svolgersi le attività produttive e le dinamiche sociali della Virginia originale. La sua collocazione lungo le sponde del James River

è poi altamente spettacolare. Giunta infine l’ora tarda completate il vostro trasferimento fino a Richmond (40km, 40 minuti), la capitale della

Virginia moderna, che fungerà da vostra ultima tappa di quest’itinerario americano.

Una vista sulle curatissime e splendide strade storiche del quartiere di Colonial Williamsburg, quindi un cannone settecentesco presso lo

Yorktown Battlefield, istituito laddove le truppe di George Washington ebbero definitivamente la meglio sugli inglesi nel 1781 sancendo de

facto l’indipendenza statunitense dalla madrepatria.

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16° giorno: RICHMOND

Adagiata su sette colli come Roma Richmond è la capitale del Commonwealth della Virginia, che fu il primo lembo di terra americana ad

essere stato colonizzato dagli inglesi, nel 1607. Anche se gli inglesi inizialmente si dedicarono a un’infruttuosa ricerca dell’oro non

tardarono a capire che la vera ricchezza della Virginia consisteva nella florida coltivazione del tabacco che venne monopolizzata in breve da

una sorta di classe aristocratica locale fatta di proprietari terrieri, molti dei quali poi divennero i padri fondatori degli Stati Uniti d’America.

La Virginia possiede infatti una tradizione pionieristica ben radicata nel proprio DNA essendo stata la prima nazione a staccarsi dall’Unione

durante la Guerra di Secessione nel 1861. Per quanto concerne Richmond la città possiede un’anima inquieta, tormentata da tensioni sociali

reminescenze degli scontri razziali del XX secolo (la Virginia fu uno degli ultimi stati ad abolire le disparità tra bianchi e neri solo negli anni

’60), ma anche un bel entro storico composto da secolari edifici in mattoni rossi e strade acciottolate come Shockoe Slip e Shockoe Bottom

dove si concentrano una serie di deliziosi ristoranti. Il cuore di Richmond si raggruppa attorno alla sua Downtown adagiata in prossimità

delle rive del James River. Qui avrete modo di ammirare il sontuoso Virginia State Capitol, l’edificio legislativo progettato da Thomas

Jefferson in persona che ospita la Virginia General Assembly che istituita nel lontano 1619 è il più antico organo legislativo dell’Occidente

rimasto sempre in uso. Raggiungendo quindi il lungofiume potrete imbattervi nell’American Civil War Center at Historic Tredegar, un museo

allestito in una ex fabbrica di armi che ripercorre le tappe fondamentali della Guerra di Secessione americana analizzata sia dal punto di

vista dell’Unione, che dei Confederati che della popolazione afroamericana. Una visita a Richmond comunque non può dirsi completa senza

essere entrati, nel pomeriggio, poi presso il Virginia Museum of Fine Arts che possiede un’eterogenea collezione sia di capolavori di maestri

europei (Rubens, Delacroix) che di arte applicata himalayana o russa, tra cui una vasta parata di raffinatissime uova di Fabergé. A sera

infine, fate rotta nei quartieri fluviali presso la Downtown di Shockoe Slip e Bottom dove si raggruppano oltre ai suddetti ristoranti acnche i

migliori locali notturni di Richmond, perfetti per un’ultima elettrizzante notte in terra americana.

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Una vista sulla Downtown di Richmond dalle rive del James River, nei pressi della quale si trovano i frizzanti quartieri di Shockoe,

l’epicentro della vita notturna della capitale della Virginia. Quindi la candida sagoma dello State Capitol locale disegnato direttamente da

Thomas Jefferson e completato nel 1788.

17° - 18° giorno: trasferimento fino in Italia

In mattinata della diciassettesima giornata di questo itinerario potrete infine iniziare le procedure che vi porteranno nel volgere di due giorni

a rientrare dagli Stati Uniti verso l’Italia. Per prima cosa dovrete trasferirvi da Richmond in direzione di uno dei due principali aeroporti di

Washington (Dulles o Ronald Reagan) colmando la distanza di 180km circa (2 ore) che separano il cuore dello stato della Virginia dalla

capitale statunitense. Quindi potrete iniziare le procedure di imbarco verso l’Italia. Ad oggi Washington è collegata direttamente con l’Italia

solo in direzione di Roma (9 ore di volo) mentre se dovrete atterrare a Milano o desideraste risparmiare un poco sulla tratta dovrete optare

per voli che effettuino almeno uno scalo intermedio (in genere in Canada [Montreal o Toronto], in Africa (Casablanca o Addis Abeba) o

ovviamente in Europa (Istanbul, Dublino, Reykjavik). La durata dei voli in questo caso è variabile tra le 12 e le 20 ore, ma complice un fuso

orario in avanzamento dovrete mettere necessariamente in conto di dedicare due giorni di calendario prima di poter mettere di nuovo piede

nel Bel Paese.