Colleferro 1912-2012: cent'anni bastano - testimonianza roberto girardi
*us13141 A cent'anni dalla grande bugia
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A CENT’ANNI DALLA
GRANDE BUGIA
Progetto e Concorso nazionale Articolo 9 della Costituzione.
Cittadinanza attiva per valorizzare il patrimonio culturale della
memoria storica a cento anni
dalla Prima guerra mondiale
Gli alunni della V B liceo linguistico e V C liceo pedagogico
Dell’I.S.I.S.S “ G.B. Novelli” di Marcianise CASERTA
CENSURA MILITARE E
AUTOCENSURA IMPEDIRONO
MOLTE NOTIZIE
La Prima guerra mondiale è un evento
ancora da capire, è possibile descrivere
l’impatto che essa ebbe sulla popolazione
grazie all’ampia documentazione che i
soldati hanno lasciato. Nel corso del
conflitto viaggiarono quasi quattro miliardi
di lettere e cartoline postali, l’unico mezzo
disponibile per scambiarsi informazioni
era la scrittura. Una scrittura, però, poco
rispettosa della lingua letteraria spesso
colma di “errori”, ma non per questo
incomprensibile.
LA CORRISPONDENZA VIAGGIO’ OLTRE
I LIMITI DI LINGUA E DI NAZIONE
Solo al ritorno dei reduci si poterono
apprendere altre verità, l’altra storia
vissuta come dissenso soggettivo che
trovò sfogo nei diari e nelle memorie,
che rende conto di quelle inutili morti.
Emersero i racconti degli assalti, degli
atti di autolesionismo, delle punizioni,
delle decimazioni, delle fucilazioni per
diserzioni, dei momenti di non
belligeranza e altro ancora.
C.E. GADDA, GIORNALE DI
GUERRA E DI PRIGIONIA, EINAUDI,
TORINO 1980
Ciò che colpisce è il contenuto delle lettere teso a descrivere aspetti particolari: cibo, vestiario, amicizie o scandendo particolari momenti della giornata, di guerra non si parla direttamente, ciò che trapela è un desiderio di ordine, di sistemare ogni cosa, riorganizzando il proprio tempo in momenti da poter gestire liberamente.
“Aggrappati al pendio, in tane semisotterranee, i miei soldati passano il loro tempo sul suolo, come porci in letargo: dimagrano per questa vita orizzontale e si infiacchiscono. Io cerco di leggere, di scrivere: di muovermi, facendo dei passeggini di ricognizione; ma sono pur sempre legato al mio buco, pieno di roba in cui l'ordine è quasi impossibile, e sgocciolante nelle giornate di pioggia. [...]
R. GUERRIERI, LETTERE DALLA
TRINCEA, MANFRINI, CALLIANO
(TRENTO) 1969
“…Su un blocco di calcestruzzo rimasto da una parte piano e
liscio si è improvvisato un tavolino, dagli zaini, dai tascapani è
uscito un foglio di carta, una penna stilografica ed ognuno
scrive, e scrivendo si riposa, perché nel ricordare voialtri, nel
narrare a voi la nostra vita sembra che la stanchezza si
allontani, pare che ogni parola scritta si porti via uno dei nostri
tanti dolori e quando la lettera è finita si prova realmente un
dolce benessere, si respira più liberamente, direi quasi si
comincia di nuovo a vivere. Per questo ogni minuto libero è
dedicato a quelli che sono lontani e lo scrivere una cartolina e
quando è possibile una lettera, non è un fastidio, ma una gioia;
è il tempo meglio impiegato, l'unico che sia da noi benedetto…”
G. STUPARICH, GUERRA DEL '15 (DAL
TACCUINO D'UN VOLONTARIO), GARZANTI,
MILANO 1940
“Non resta che sdraiarsi e approfittare
della tregua per dormire. Non so se sia
per la fatica fisica o per la stanchezza
dei nervi, o forse per le due ragioni
assieme, che si dormirebbe sempre, a
tutte le ore. La posta che arriva su, ci
sveglia, ci travolge con gli altri in
un'ondata di contentezza, perché
nessuno se l'aspettava; anche noi ne
riceviamo tanta: tutte Le Voci arretrate
che abbiamo chieste, giornali, lettere
d'amici. C'è ancora un po' di luce
nell'aria tanta da permetterci di
decifrare gli scritti che più ci stanno a
cuore.” [...]
C. SALSA, TRINCEE. CONFIDENZE DI
UN FANTE, MURSIA, MILANO 1995
“A poco a poco si delineano le forme, si
precisano le cose intorno a me. Un bordo
della trincea è tutto rigonfio di morti che si
mescolano in un viluppo confuso: rintraccio
faticosamente le figure umane ad una ad
una. Sono quasi tutti cadaveri di soldati
austriaci: molti - inamidati da una patina
untuosa - sono riversi nella fanghiglia nello
stesso senso, nella stessa positura, come
sardine: si scorgono alcune teste allineate
lungo l'orlo, altre che pencolano, altre non
segnalate se non da ciuffi di capelli
impeciati. Sono stati forse colti da una
raffica di mitragliatrice mentre fuggivano
allo scoperto, e sono crollati così,
simultaneamente, come i pali di uno
steccato abbattuto da un colpo di vento.”
EMILIO LUSSU "UN ANNO
SULL'ALTIPIANO"EINAUDI 1945
“Uomini e sodati come noi, fatti come
noi, in uniforme come noi, che ora si
muovevano, parlavano e prendevano il
caffè, proprio come stavano facendo,
dietro di noi, in quell’ora stessa, i
nostri stessi compagni. Strana cosa.
Un’idea simile non mi era mai venuta
alla mente. Ora prendevano il caffè.
Curioso! E perché non avrebbero
dovuto prendere il caffè? Perché mai
mi appariva straordinario che
prendessero il caffè? E, verso le 10 o
le 11, avrebbero anche consumato il
rancio, esattamente come noi.”
PIETRO OSELLA, UN CONTADINO NELLA
GRANDE GUERRA DIARIO (1916-20)
A CURA DI V.CAREGLIO E L.ELLENA,
L'ALTROMODO, FROSSASCO (TO), 1995
“Abbiamo perso tutto, siamo arrivati solo
più che la maschera : ora siamo sbandati,
non siamo più in forza per il vitto; abbiamo
fame, non si trova più niente a comperare,
andando in giro abbiamo pensato di
andare nelle cascine e pagando ni
facevano la polenta; mentre ci siamo
informati al comando di tappa dove
sarebbe stato il nostro reggimento che era
poi a un paese di Zero Branco, vicino a
Treviso, dove ci siamo consegnati con tante
lodi: era l'otto novembre 1917.”
GRANDE BUGIA INUTILE GUERRA
65 milioni i soldati che presero parte al conflitto
9 milioni i soldati morti
4 milioni di civili morti per effetto delle azioni belliche
21 milioni i feriti e gli invalidi
8 milioni i dispersi
Creò malcontento in Germania e in Italia
Non creò le condizioni economiche per risollevare le economie
europee
Costo del conflitto 148 miliardi di lire
Sparirono 4 imperi
Iniziò il declino dell’Europa
Nacquero infiniti conflitti marginali (Istria, Palestina, Medio
Oriente…) ma soprattutto si posero le condizioni per una II
Guerra mondiale.
PERCHÉ GLI UOMINI SI UCCIDONO COME CANI
ANZICHÉ VIVERE IN PACE?
Il modo migliore per “fare memoria” è operare perché
ciò che è accaduto non si ripeta mai più soprattutto
nella consapevolezza che il dramma degli anni ’14-’18
non soltanto si è prolungato nei sistemi dittatoriali e
nella Seconda Guerra Mondiale, ma si continua a
riproporre anche oggi in tante zone “dove la Terra
brucia”. Cominciamo a provare amore per i nostri
simili ed impariamo a dominare la nostra parte
interiore in modo da evitare ogni tipo di conflitto in
futuro, ma soprattutto ricordiamo sempre che in ogni
guerra non ci sono né vincitori né vinti, ma solo
PERDENTI .
CI SONO COSE DA NON FARE MAI,
NÉ DI GIORNO NÉ DI NOTTE,
NÉ PER MARE NÉ PER TERRA:
PER ESEMPIO, LA GUERRA.
Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola,
a mezzogiorno.
Ci sono cose da far di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per sentire.