Urlo Libero N°2 - Maggio 2012

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Pag. 1 EDITORIALE Giornale Autogestito degli studenti del Righi URLO LIBERO Un silenzio irreale, volti persi nel vuoto, occhi lucidi. Un urlo silenzioso, un Urlo a cui in questo numero abbiamo interzione di dar voce: un Urlo Libero. Indignazione, rabbia, sgomento ma unità. Per la prima volta, almeno in tempi recenti, i ragazzi del nostro liceo si sono sentiti colpiti nel profondo. Senza differenza alcuna tra sesso, età o caratteristiche di sorta, l’intero corpo studentesco è stato gravemente ferito: ad esser stati calpestati e malmenati non sono infatti stati solo nostri amici o conoscenti, ma anche i diritti e la dignità di tutti noi. Venerdì 9 marzo, come sempre accade in occasione di determinate manifestazioni, i ragazzi dei collettivi scolastici erano davanti il portone della scuola, “armati” unicamente di striscione e megafono. Degli estranei, muniti di casco, facenti parte dell’organizzazione di estrema destra “Controtempo” che in precedenza si trovavano a volantinare nella stessa zona, hanno provocato e, non contenti di ciò, colpito ripetutamente diversi ragazzi disarmati, senza fare alcuna distinzione fra esponenti dei Collettivi, professori e studenti di passaggio. I risultati di questa violenza inutile e insensata sono stati piuttosto gravi: due esponenti del collettivo “Ludus” sono stati ricoverati dopo aver riportato la frattura del setto nasale, un altro a causa di un sospetto trama cranico; inoltre alcuni docenti, nel tentativo di arrestare le violenze, sono rimasti contusi. Ripristinato l’ordine, dopo che tutti gli studenti sono ritornati nelle rispettive classi, una profonda amarezza aleggiava nella scuola, attanagliando l’animo di tutti, storditi da un odio immotivato: nessuno di noi studenti aveva mai visto così da vicino questo tipo di violenza e i professori, che avevano vissuto durante gli anni ‘70 esperienze ben peggiori, speravano che restasse di queste soltanto un tremendo ricordo. Come scuola non possiamo permetterci di restare in silenzio: bisogna condannare concordemente questa aggressione e più che mai unirsi come un unico corpo scolastico avente una cultura comune del rispetto, una coesione che non permetta mai più aggressioni, mai più violenza. Redazione Urlo Libero CONTATTATECI!!! Email: [email protected] Facebook: Urlo Libero Caporedattore: Daniel Banks V G Viceredattori: Giovannni Forti IV H Giorgio Colombi V G Adriana Tibuzzi V E Correttore di bozze: Francesco Stati V A RUGGINE Francesco Stati (V A) Pag. 12 KILL A MULTI Viola Kanka (V L), Andrea Pietrolucci (V D) Pag. 8 UBUNTU Giovanni Forti (IV H) Pag. 7 IL RISVEGLIO DEL BIENNIO Cara scuola, oggi il biennio si è svegliato dal suo lungo letargo. Si è destato e ha urlato le sue opinioni; non gli basta seguire il programma tradizionale, cara scuola: venire a studiare e studiare le solite materie che ormai sono state assimilate anche dall’aria che si respira nei corridoi non è abbastanza; ha sentito il bisogno di respirare a pieni polmoni quell’aria fresca che circola nelle assemblee; ha dichiarato che bisogna trovare dei modi per poter apprendere in maniera partecipe e crescere consapevolmente dando un contributo, non solo leggendo le pagine che ci assegna il professore; perché, cara scuola, il biennio vuole dare il proprio contributo. segue a pag 2 CHRISTIANIA, YOU HAVE MY HEART LE NOVE LEGGI DI CRISTIANIA: -Niente armi -Niente droghe pesanti -Niente violenza -Niente macchine -Niente giubbotti antiproiettili -Niente bande -Niente vendita di fuochi d’artificio -Niente esplosivi -Niente merce rubata In questo momento storico- sociale, nel quale il sistema capitalista, basato su liberismo economico e logiche di profitto ha portato a una crisi le cui cause sembrano essere parte del sistema stesso, ci n gruppo di persone che hanno deciso di inseguire un’utopia e creare una “nuova società”, fatta di condivisione, libertà ed estrema fiducia nella felicità. “Christiania” è il nome di questa realtà eco-anarchica, nata nel 1971 dall’azione di un gruppo di freak e hippie che ha occupato e colonizzato un’isola in una zona centrale di Copenhagen, dove si trovavano delle baracche militari in disuso. La completa ritrasfomazione che nel corso dei mesi ha interessato l’area ha portato alla nascita di abitazioni per meno abbienti e sfollati, di parchi giochi per i figli delle famiglie della zona e di una vera e propria comunità assembleare autogovernata, con le sue regole e divieti. EROI O SEMPLICI INDIVIDUI? Lorenzo Pietrobelli (I C) Pag. 6 WE DO NOT FORGET Edoardo Moreni (V A) Pag. 3 segue a pag 4 “Chriastiania, you have my heart”

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Numero di Maggio del giornalino autogestito degli studenti del Liceo Scientifico Statale A. Righi di Roma

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EDITORIALE

G i o r n a l e A u t o g e s t i t o d e g l i s t u d e n t i d e l R i g h i

URLO LIBEROUn silenzio irreale, volti persi nel vuoto, occhi lucidi. Un urlo silenzioso, un Urlo a cui in questo numero abbiamo interzione di dar voce: un Urlo Libero.Indignazione, rabbia, sgomento ma unità. Per la prima volta, almeno in tempi recenti, i ragazzi del nostro liceo si sono sentiti colpiti nel profondo. Senza differenza alcuna tra sesso, età o caratteristiche di sorta, l’intero corpo studentesco è stato gravemente ferito: ad esser stati calpestati e malmenati non sono infatti stati solo nostri amici o conoscenti, ma anche i diritti e la dignità di tutti noi.Venerdì 9 marzo, come sempre accade in occasione di determinate manifestazioni, i ragazzi dei collettivi scolastici erano davanti il portone della scuola, “armati” unicamente di striscione e megafono.Degli estranei, muniti di casco, facenti parte dell’organizzazione di estrema destra “Controtempo” che in precedenza si trovavano a volantinare nella stessa zona, hanno provocato e, non contenti di ciò, colpito ripetutamente diversi ragazzi disarmati, senza fare alcuna distinzione fra esponenti dei Collettivi, professori e studenti di passaggio. I risultati di questa violenza inutile e insensata sono stati piuttosto gravi: due esponenti del collettivo “Ludus” sono stati ricoverati dopo aver riportato la frattura del setto nasale, un altro a causa di un sospetto trama cranico; inoltre alcuni docenti, nel tentativo di arrestare le violenze, sono rimasti contusi.Ripristinato l’ordine, dopo che tutti gli studenti sono ritornati nelle rispettive classi, una profonda amarezza aleggiava nella scuola, attanagliando l’animo di tutti, storditi da un odio immotivato: nessuno di noi studenti aveva mai visto così da vicino questo tipo di violenza e i professori, che avevano vissuto durante gli anni ‘70 esperienze ben peggiori, speravano che restasse di queste soltanto un tremendo ricordo.Come scuola non possiamo permetterci di restare in silenzio: bisogna condannare concordemente questa aggressione e più che mai unirsi come un unico corpo scolastico avente una cultura comune del rispetto, una coesione che non permetta mai più aggressioni, mai più violenza. Redazione Urlo Libero

CONTATTATECI!!!

Email: [email protected]: Urlo Libero

Caporedattore: Daniel Banks V GViceredattori: Giovannni Forti IV H Giorgio Colombi V G Adriana Tibuzzi V ECorrettore di bozze: Francesco Stati V A RUGGINE

Francesco Stati (V A)Pag. 12

KILL A MULTI Viola Kanka (V L), Andrea Pietrolucci (V D)

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UBUNTUGiovanni Forti (IV H)

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IL RISVEGLIO DEL BIENNIO

Cara scuola,oggi il biennio si è svegliato dal suo lungo letargo. Si è destato e ha urlato le sue opinioni; non gli basta seguire il programma tradizionale, cara scuola: venire a studiare e studiare le solite materie che ormai sono state assimilate anche dall’aria che si respira nei corridoi non è abbastanza; ha sentito il bisogno di respirare a pieni polmoni quell’aria fresca che circola nelle assemblee; ha dichiarato che bisogna trovare dei modi per poter apprendere in maniera partecipe e crescere consapevolmente dando un contributo, non solo leggendo le pagine che ci assegna il professore; perché, cara scuola, il biennio vuole dare il proprio contributo. segue a pag 2

CHRISTIANIA, YOU HAVE MY HEART

LE NOVE LEGGI DI CRISTIANIA:

-Niente armi-Niente droghe pesanti

-Niente violenza-Niente macchine

-Niente giubbotti antiproiettili-Niente bande

-Niente vendita di fuochi d’artificio

-Niente esplosivi-Niente merce rubata

In questo momento storico-sociale, nel quale il sistema capitalista, basato su liberismo economico e logiche di profitto ha portato a una crisi le cui cause sembrano essere parte del sistema stesso, ci n gruppo di persone

che hanno deciso di inseguire un’utopia e creare una “nuova società”, fatta di condivisione, libertà ed estrema fiducia nella felicità. “Christiania” è il nome di questa realtà eco-anarchica, nata nel 1971 dall’azione di un gruppo di freak e hippie che ha occupato e colonizzato un’isola in una zona centrale di Copenhagen, dove si trovavano delle baracche militari in disuso. La completa ritrasfomazione che nel corso dei mesi ha interessato l’area ha portato alla nascita di abitazioni per meno abbienti e sfollati, di parchi giochi per i figli delle famiglie della zona e di una vera e propria comunità assembleare autogovernata, con le sue regole e divieti.

EROI O SEMPLICI INDIVIDUI? Lorenzo Pietrobelli (I C)

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WE DO NOT FORGET Edoardo Moreni (V A)

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segue a pag 4

“Chriastiania, you have my heart”

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URLO LIBERO G i o r n a l e A u t o g e s t i t o d e g l i s t u d e n t i d e l R i g h i

Anonymous, la guerra è cominciata

IL RISVEGLIO DEL BIENNIO Michela Stefanoni (1F), Francesco Tresalti (2E)

Una notte il biennio ha pensato tutto questo, si è alzato e ha deciso di convocare un’assemblea per parlarne, perché aveva capito che fino a quel momento aveva soltanto sussurrato e mai gridato, nonostante ne fosse capace; poco importa che avesse appena nevicato, poco importa che alla prima assemblea ci fossero state soltanto ventitré persone: ne ha convocata un’altra e i numeri sono raddoppiati.Ha scritto una lettera alla preside, nella quale ha dichiarato che la cogestione sarebbe stato un perfetto esempio di didattica per far crescere l’individuo nella collettività e la collettività stessa, facendogli apprendere cose nuove da altri suoi pari. Ha messo su carta il sogno di una scuola di avere come punto di riferimento la crescita individuale di ogni studente; ha visto in questa attività un centro culturale dove confrontarsi e prepararsi alla vita esterna alla scuola.Eppure, cara scuola, il biennio ne ha trovati di ostacoli: l’interesse, che è molto prossimo allo zero assoluto, dell’80% delle persone che lo costituiscono; il fatto che, nonostante abbia trovato l’appoggio di molti, nel triennio, anche qui la situazione si presentava identica o addirittura peggiore; ha trovato di fronte a sé i professori del Righi, che con le poche ore a loro disposizione non gli hanno potuto (e voluto) concedere la tanto agognata cogestione.Nonostante ciò, il biennio ha riletto le prime righe di questa lettera che le sta scrivendo, cara scuola, e ha stabilito che non era il momento di fermarsi o di affidare tutto nelle mani degli studenti più grandi: sono finiti i tempi in cui i più piccoli fanno da spettatori a ciò che gli accadeva intorno. Il biennio si è alzato in piedi ed ha parlato.Perché sebbene l’80% dei ragazzi consideri poco la faccenda, il restante 20% è motivato al punto tale da poter coprire tutti gli spazi lasciati vuoti dai disinteressati: questo gruppo sparuto si sta già incrementando in un 30%, e magari domani riuscirà a diventare il 60%; ha capito che nella scuola il biennio conta quanto il triennio e che dunque può far partire qualunque cosa anche autonomamente; ha detto con fermezza che se il resto della scuola si indurisce e diventa di ghiaccio, esso è pronto a scaldarlo con tutto il fuoco che ha, ma se il ghiaccio dovesse rimanere ghiaccio, il biennio divamperà in un incendio.Oggi la situazione è cambiata: venerdì scorso si è riunito il comitato studentesco: il biennio era presente, era numeroso e ha parlato. Alla prossima assemblea d’istituto esso ci sarà, non solo per ascoltare, come ha sempre fatto: parlerà. Parlerà, sperando che la sua voce risvegli lo spirito morente del triennio e degli studenti tutti, cara scuola.Proporrà altre vie, parallele alla cogestione; partirà da un pomeriggio di corsi alternativi e spererà di venire seguito e sostenuto.Il letargo è finito.E’ il momento che le pecore smettano di seguire il pastore, e che si mettano al suo fianco.

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WE DO NOT FORGET Edoardo Moreni (VA)

Addio Libertà.Non siamo più liberi di condividere, distribuire e modificare le nostre idee. Non siamo più liberi di esprimerci in rete, e tra qualche tempo non saremo più liberi nemmeno di parlare senza che qualche poliziotto sia dall’altra parte dello schermo controllando che non si parli di copyleft, freedom e civil rights.Ebbene sì, tra il 18 e il 19 Gennaio 2012 l’FBI ha sequestrato decine di servers e 18 domini appartenenti a quel gruppo di ragazzi che avevano costruito un impero partendo dal nulla: Megavideo.L’accusa è stata secca e breve, il servizio di file sharing e video hosting è andato contro decine di leggi che proteggevano i “proprietari legittimi” dei file condivisi sul sito; inoltre, il proprietario è stato accusato di aver incassato oltre 170 milioni di dollari in pubblicità e servizi di hosting e di aver rubato più di 500 milioni di dollari tramite la condivisione di files protetti da Copyright.Una sentenza giusta, che rispetta le leggi, ma contro la libertà di pensiero, contro la libertà di opinione e contro la libertà di condivisione. Tutto questo è successo a pochi giorni dal rilascio da parte di megavideo di un nuovo software che avrebbe rivoluzionato il modo di sentire la musica, in modo totalmente legale, ma che forse avrebbe creato numerosissimi problemi alle case discografiche. Tutt’ora il sito è disattivato e sulla homepage compare lo stemma della FBI americana, che sta cercando di approvare l’estradizione per il proprietario del servizio di file hosting. Molti l’hanno definita una sentenza ingiusta, altri non le hanno dato la minima importanza, perché “tanto a loro non interessa quello che succede in rete”; purtroppo, un giorno anche loro verranno controllati, seguiti e censurati, e se ora non agiscono contro questa marea che si sta abbattendo contro la rete ne subiranno le conseguenze in futuro.Nonostante ciò, una potenza della rete si è fatta sentire: un gruppo di uomini, donne, attivisti, bimbominkia,

cazzari, newbie, hackers, crackers e informatici. Il nome del movimento è Anonymous; insieme, in rete, si sono messi in contatto, hanno chiarito le loro posizioni ed hanno tirato fuori da un rapido confronto il loro verdetto: ciò che è stato fatto a Megavideo non può e non deve ripetersi. Le persone devono essere libere di condividere qualsiasi cosa sulla rete al fine di poter esprimere le proprie idee ed opinioni.Per questo motivo l’unica azione accettabile e condivisa è stata quella di fare iniziare una “guerra”. La prima guerra cybernetica è cominciata.Non si sono fermati al semplice e mero comunicato che avrebbe ottenuto migliaia di consensi da parte di persone che poi non avrebbero fatto nulla: al contrario, hanno fatto il passo successivo da soli, contro un sistema corrotto e distrutto da una politica ignorante e pessima in materia. Il gruppo ha fatto partire un sostanziale attacco DDos su vari severs, con l’obiettivo di fermare e rispondere a questa marea che si sta abbattendo sui diritti dell’individuo e contro le libertà del singolo.Loro stessi e la maggior parte dei media informatici hanno definito tale offensiva “il più grande attacco informatico di sempre”. Dopo aver buttato giù con un’immensa massa di ping il sito del dipartimento della giustizia americana, quello della Universal Music, della RIAA e di altre case discografiche americane, hanno deciso di marciare contro il sito del FBI, facendolo crollare dopo qualche ora.Ultimamente si sono spinti oltre, intercettando una telefonata dell’FBI a Scotland Yard riguardo ai criminali informatici sparsi per il mondo. Tuttavia, quello che le grandi potenze non hanno ancora capito è che non sono criminali: quando una persona combatte contro un sistema avendo un’etica personale, non è un criminale, ma è una persona che si è spinta oltre sorpassando la massa di meri comuni mortali che ogni giorno si svegliano, vivono e dormono.La guerra non è ancora finita, siamo solo agli albori. Finche Kim Dotcom non sarà rilasciato e megaupload ristabilito, continueranno a combattere per i nostri diritti, per le nostre libertà e per un futuro migliore che paesi e presidenti corrotti ci stanno negando.Combattere non significa solo compiere atti illegali, ma anche scrivere articoli, far diffondere la voce, leggere giornali, capire, pensare, ragionare, elaborare e tweettare. Questo è il momento per mettersi in gioco: hanno bisogno di uomini, donne e bambini, unitevi anche voi e difendete i vostri diritti.

We are Anonymous.We are Legion.We do not Forgive.We do not Forget.Expect Us.

Anonymous, la guerra è cominciata

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CHRISTIANIA, YOU HAVE MY HEART Adriano Fogli (VD), Ruben Colasuonno (VH), Viola Kanka (VL)

LE 9 LEGGI DI CHRISTIANIA:

-Niente armi

-Niente droghe pesanti

-Niente violenza

-Niente macchine

-Niente giubbotti antiproiettili

-Niente bande

-Niente vendita di fuochi d’artificio

-Niente esplosivi

-Niente merce rubata

Nei primi anni furono portate avanti due importanti iniziative: il “Natale dei Poveri”, durante il quale vennero offerti pasti ai nullatenenti e dove vari “babbi natale” del posto distribuivano doni (tutto ciò contornato dalle manganellate della polizia), e la costruzione di un palco per far suonare le band emergenti, le migliori delle quali ricevettero anche un aiuto finanziario.Nonostante le migliori intenzioni manifestate dagli attivisti e la loro (dubbia) affermazione di avere il permesso del Ministero della Cultura, Christiania ricevette una violentissima e costante opposizione dalle forze dell’ordine, a cui riuscì a resistere solo grazie al sempre crescente numero di sostenitori. La comunità assunse, quindi, nel ‘73, lo status di “esperimento sociale” e il suo caso diventò di competenza del Ministro della Difesa danese, Orla Möller. Questi, nonostante il nuovo ruolo assunto dalla “freetown”, nel 1975 dichiarò la zona un centro di criminalità e ne ordinò l’evacuazione entro pochi mesi.Nonostante varie e ripetute

manifestazioni nel corso degli anni, Christiania si è sempre dovuta rassegnare a sopravvivere senza il riconoscimento dello stato danese. Inoltre, aggiungendo la beffa al danno, tutti i soldi derivati dalla tassazione dell’eco-villaggio vennero spesi in armamenti, fino a quando la forte opposizione portò all’accumulazione dei fondi in un conto corrente separato.La situazione negli anni ’80 divenne particolarmente difficile. Nonostante l’ottenimento della possibilità di eleggere un proprio rappresentante in parlamento, la comparsa di droghe pesanti e l’aumento degli spacciatori che la usavano come rifugio portò Christiania ad essere accusata di rappresentare un centro di droga e criminalità per tutto il Nord Europa. Alla crescente pressione dell’opinione pubblica, Christiania rispose non con politiche repressive, ma con l’installazione di centri di informazione e di sostegno per i tossicodipendenti; soltanto le droghe pesanti furono bandite, eliminando così ogni speculazione sul proprio modello di libertà e tolleranza.Da sempre, Christiania crede nella creatività e nell’arte libera, e per questo motivo nella città sono presenti molte botteghe e gallerie dove chiunque può esporre le proprie opere; inoltre, dal 1980 organizza eventi, spettacoli, festival, affermandosi tutt’ora come una fra le più importanti realtà artistiche internazionali: a testimonianza di ciò basti pensare che nel 1982 il comune di Modena invitò un gruppo di attori a esibirsi nella città. Siccome gli abitanti non considerano l’arte come fine a se stessa, bensì come veicolo di messaggio politico, questa venne da subito utilizzata per tutelare le minoranze e per sostenere, fra gli altri, gli indiani d’America.Nel frattempo, i conflitti con gli organi ufficiali si andarono allentandosi e, nel 1987, vennero chiariti tramite il

“Rapporto Viola”. Nonostante ciò non cessarono i tentativi delle autorità di smembrare la piccola comunità, atti che vennero puntualmente contrastati a fatica dai cittadini, determinati più che mai a non arrendersi.La questione della droga, purtroppo, ritornò a galla negli anni novanta, quando la città visse un anno e mezzo di assedio da parte della polizia; questa situazione costringerà all’intervento Amnesty International, che vide in questa repressione una grave violazione della libertà. E’ in quest’occasione che, nel 1994, nasce la prima “hash-demonstration” del mondo, in tutela della libertà di consumo della marijuana.Christiania resiste tutt’oggi, finalmente riconosciuta dalle Nazioni Unite, e sembra finalmente aver trovato l’equilibrio burocratico con il governo danese. La micro nazione paga le tasse al Ministero della Difesa, “proprietario” della zona, che tuttavia mantiene la sua autonomia: tutto il plusvalore delle attività commerciali spetta e rimane alla comunità, insieme ai derivati della tassazione del 66% dei redditi. L’ex-esperimento sociale sopravvive di turismo, ma rimane stretto ai suoi antichi ideali di libertà. Testimone ne è l’architettura locale, fatta di abitazioni costruite autonomamente dai suoi abitanti che, con il solo limite del rispetto di norme di sicurezza, possono dare sfogo a tutta la loro creatività. Gli ideali di condivisione della Freetown sono intatti, al punto che non è difficile imbattersi nei caratteristici “banchi dello scambio” in cui beni di ogni sorta sono offerti a chiunque che, senza nessun impegno, voglia lasciare un oggetto ritenuto d’altrettanto valore. Cristiania può essere inoltre considerata uno degli eco-villaggi più riusciti, essendo questa l’unica nazione al mondo in cui è vietato l’uso di automobili, il cui pane quotidiano sono il riciclaggio, la guerra allo spreco

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I DICIOTTENNI D’ OGGI Adriana Tibuzzi (VE)

Ebbene sì, dopo ben 18 anni spesi (o bruciati) a fare chi lo studente modello, chi il perdigiorno arriva il giorno in cui nella buca delle lettere un neo-diciottenne qualsiasi trova una simpatica letterina mandata dal Comune di Roma contenente un foglio rosa piegato in tre firmato: Giovanni Alemanno. Ed eccola, ecco che arriv...a l’illusione principe di tutte: l’illusione di contare qualcosa! Finalmente il suo Paese con la fantastica Tessera Elettorale pare ricordarsi che esista un essere pensante maggiorenne e votante. Allora l’illuso inizia a leggere le dichiarazioni dei politici sotto un altro sguardo iniziando a chiederti quale dei tanti faccioni sorridenti dovrebbe scegliere, ma non si deve angustiare più di tanto perché è totalmente inutile.Eh già, proprio così! Grazie al simpatico ex Ministo RobertoCalderoli, un vero Leghista Ruspante (per citare Nonciclopedia) sapere perfettamente chi volere (o nonvolere!) in parlamento è totalmente inutile. Grazie ad una legge “porcata” del 2005 venne modificata la legge elettorale vigente all’epoca. Le modifiche attuate più contestate erilevanti sono: il premio di maggioranza, le soglie di sbarramento e le liste bloccate. Il che vuol dire che: sia in Senato che alla Camera sono assegnati un certo numero di seggi in premio alla coalizione vincente, le coalizioni o le liste che non raggiungono una determinata percentuale dei voti non hanno diritto ai seggi, l’elettore vota solo la lista senza poter esprimere preferenze delegando così la scelta dei propri rappresentanti ai partiti stessi. Allora ecco che il neo-diciottenne rimane inorridito e che fa? Inizia a informarsi un po’ e sente, da un amico di un amico, che è in corso una raccolta firme per una proposta di referendum abrogativo per quella fantastica legge “Porcellum”(definita tale dal suo stesso artefice). La proposta è articolata in due quesiti: uno ne chiede l’abrogazione in toto della legge Calderoli, una che ne chiede una modifica per parti. Allora corre a cercare i banchetti che raccolgono le firme in giro per la sua città, ne trova finalmente uno e per la prima volta, con carta d’identità alla mano, firma. Come lui la bellezza di più di un un milione duecentomila cittadini pensano la stessa cosa e firmano. Come da “regolamento” la richiesta arriva in Corte Costituzionale che boccia entrambi i quesiti in quanto: il primo avrebbe creato un vuoto legislativo, il secondo perchè considerato di difficile applicabilità soprattutto per quanto riguarda la questione del premio di maggioranza. La questione andrà risolta in parlamento, lo strumento referendario non è quello adatto alla situazione. In altre parole: game over. La patata bollente allora si rigetta tra le mani dei politici, ma il governo non ne vuole sapere... sono dei tecnici!!! Scartato anche il Governo provvisorio quindi a chi si può appellare lo sfortunato diciottenne? Facile, ritorna a gettare uno sguardo a tutti gli altri politici. Al neo-diciottenne non resta quindi che farsi una grassa risata al pensiero che si richieda agli stessi politici di cui ci si voleva liberarsi,di lavorare su una legge che non permetterebbe loro più di fare i soliti vecchi magheggi. Concludendo: ogni tanto qualche partito o singolo personaggio (di ogni schieramento o colore) ribadisce l’urgenza di una nuova legge elettorale ma di una proposta di legge seria e, possibilmente, non anticostituzionale non si vede neanche l’ombra. Al neo-diciottenne che resta quindi da fare? Non gli resta che riporre la propria Tessera Elettorale in un cassetto aspettando tempi migliori.

e l’uso di energie alternative.Le trattative con il governo sembrano andare per il meglio, e presto sarà possibile agli abitanti acquistare finalmente la terra che abitano, sugellando in tal modo il sogno di autonomia da sempre rincorso. Tuttavia, gli attacchi non cessano e non cesseranno: Christiania ha dunque bisogno di tutto l’aiuto possibile. Per la sua fama e la sua longevità, la Freetown of Christiania può essere considerata, a buon diritto, la capitale del modello eco-socialista, fatto di sempre crescenti villaggi liberi sparsi per il pianeta.Se l’argomento vi ha interessato e volete saperne di più sugli “eco-villaggi”, potreste prendere in considerazione una visita alla Comunità italiana di Cantagallo, di Forteto o alla Cascina Santa Brera, alcune delle varie Freetown italiane.

Un saluto da liberi, da eguali, BEVÅR CHRISTIANIA

Altrimenti vi proponiamo la lettura di alcuni libri sull’argomento:

- Eco-Socialism: from deep ecology to social justice (David Pepper)- Co-ops, Communes & collectives (John Case and Rosemary C.R.Taylor)- Mutual aid; a factor of evolution (P.A. Kropotkin)

l’ingresso della freetown

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EROI O SEMPLICI INDIVIDUI? Lorenzo Pietrobelli (I C)

Domenica 12 febbraio il popolo greco è sceso in piazza per manifestare contro le disumane privazioni e i pesanti obblighi imposta dalla “Troika”, la delegazione formata dagli esponenti della Banca centrale europea, Fondo Monetario Internazionale e Unione Europea che si occupa della crisi economica della Grecia. Questo secondo pacchetto di riforme, detto “Memorandum” (ne era già stato attuato uno nel maggio del 2010 con la promessa che avrebbe risolto i problemi monetari del paese), impoverisce ancora di più i greci; i poteri forti dell’Europa, nonché promotori delle riforme, giustificano tutto ciò ritenendolo l’unica alternativa al tanto vituperato default, il fallimento economico dello stato.Ritengo sia intollerabile il fatto che uno stato possa dipendere da banche private, che venga messo in ginocchio e contemporaneamente gli venga chiesto di rialzarsi da solo, che gli venga tolta ogni minima chance di ripresa economica e nello stesso tempo si pretenda che paghi i suoi debiti e risani le finanze. Ma, essendo un “giornalista”, cercherò solo di attenermi alla narrazione dei fatti, senza far trasparire, con l’eccezione delle righe precedenti, la mia interpretazione personale dei recenti avvenimenti.Chi sono davvero questi manifestanti? E a che movimento sono legati? Vi stupirete nel sapere che sono persone comuni, che magari fino ad ora non avevano mai partecipato ad una manifestazione in vita loro delegando ad altri la lotta politica, che principalmente non fanno parte di nessun partito, che spesso nel passato erano rimasti indifferenti, che appartengono a tutte le fasce d’età (anche gli anziani e i giovani hanno preso parte al corteo), che per di più si riconoscono in ogni schieramento ideologico: si tratta infatti di semplici individui che si sono visti il futuro tagliato da altri che stanno seduti su una comoda poltrona Frau ed hanno scordato cosa significa essere comuni cittadini.

Tra la gente che ha preso parte al corteo, però, vi erano anche dei veri e propri eroi greci che hanno fatto la storia del paese, come Mikis Theodorakis, compositore di fama internazionale che, ultraottantenne, ha preso anche egli parte alla protesta, venendo colpito in faccia un lacrimogeno scagliato dalla polizia. Troviamo il partigiano Glezos, anche lui ultra ottantenne, che compì il primo atto della resistenza greca durante la Seconda Guerra Mondiale, sostituendo alla bandiera nazista issata sul Partenone quella del suo paese.Ecco alcune dichiarazioni, raccolte da alcuni inviati di diverse testate italiane; questa è la dichiarazione di Giorgos, 43 anni, insegnante di matematica: “Andar via? Non ci penso nemmeno! Dobbiamo restare qui finché le misure non saranno bocciate. Mi tagliano lo stipendio, cancellano il mio futuro, devo restare.”“Ci chiedono sempre di più, fino a ridurci alla povertà, fino a non essere in grado di dare da mangiare ai nostri figli. Ma noi che abbiamo fatto di male? Io e mio marito abbiamo sempre pagato le tasse, a differenza di tanti altri!”, urla Maria, che ha un piccolo negozio di scarpe ad Athinas, poco distante da Piazza Syntagma (la piazza del Parlamento).Sono migliaia coloro i quali inneggiano la rivolta contro il parlamento e la riforma, sgolandosi, sperando di essere ascoltati (dice un’ altro giornalista).I ministri, chiusi dentro il parlamento, sanno tutto quello che sta succedendo fuori, ma lo ignorano, nonostante una parte di loro si opponga alla riforma e cerchi invano di convincere tutti dell’ inferno che essa porterà nel paese. Il leader del governo Papademos e il Ministro degli Interni sono tra i principali promotori, mentre gli esponenti del KKE e altri politici indipendenti, divisi dal loro partito per l’indignazione, sono gli antagonisti al pacchetto. 199 sì e 74 no, così viene approvata la sentenza che condanna il popolo greco ad un periodo di stenti, dalla durata incerta. Coloro che hanno votato a favore giustificano ciò poiché lo ritengono l’unica soluzione possibile per evitare il fallimento. Le notizie riguardo la risposta dei greci sono ben grame, i giornali non ne parlano e quindi non possiamo sapere.In ultimo vorrei aprire una piccola parentesi sulla manifestazione di domenica 12 febbraio: per quanto riguarda le cifre i dati sono molti, inoltre secondo alcuni questi sarebbero stati sgonfiati per dare meno importanza alla protesta. Le dimstranze si sono svolte non solo ad Atene, ma anche ad altre città importanti come Salonicco; ci sono stati anche violenti scontri, specialmente nella capitale, e riaffiora assieme a questi episodi l’espressione “Black Block”, anche se pare che non ci fossero soltanto loro coinvolti negli atti di vandalismo, ma anche comuni cittadini arrabbiati e disperati. Fatto sta che la situazione è giunta al punto tale che anche i più pacifici incitano i violenti.

Atene, manifestazione del 12/02

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UBUNTU Giovanni Forti (IVH)

Io ho avuto la (s)fortuna di nascere a Roma, Italia, il 22 aprile del 1994. Era venerdì e pioveva, mentre fuori si preparava il primo governo Berlusconi, all’inizio della cosiddetta “Seconda Repubblica”.Doveva esserci una svolta, un colpo di coda della classe politica italiana, ancora devastata dallo scandalo della corruzione: Mani Pulite, Tangentopoli, che dir si voglia.Fino ad oggi non c’è Stato: siamo cresciuti in un clima così incoerente che la differenza fra gli inciuci e le urla in Parlamento si riduce a un mero titolo di un giornale qualsiasi, a una facciata sottile come una mazzetta di banconote.E ora, in un momento che dovrebbe essere di “unità nazionale” per far fronte alla crisi e per rimediare alla distanza incolmabile fra i partiti politici e il popolo, anche la società italiana, l’ultimo baluardo per la salvezza di questa “finta patria”, si sta definitivamente sgretolando.Alla base di una società civile ci dovrebbero essere la comunicazione e l’agire insieme, invece c’è sempre meno contatto umano con le persone a noi estranee e la possibilità (e la voglia) di interagire con chi ha i nostri stessi interessi, dalla politica alla musica, dallo sport alla protezione della nostra scuola, sta lentamente scomparendo. Questo avviene perché da parte nostra c’è una tendenza sempre maggiore all’individualismo e all’ occuparci soltanto dei problemi che ci colpiscono direttamente senza affrontare quelli comuni a tutta la società. Di conseguenza gli spazi pubblici come il bar, la piazza, l’autobus, che in passato erano luoghi di aggregazione, di dibattito, di socializzazione, hanno perso il loro valore e sono diventati posti di passaggio, di consumo, di rumore casuale.Dobbiamo riuscire, o almeno provare, a riappropriarci del nostro mondo; per farlo serve che si comprenda il senso di una parola, “Ubuntu”, termine molto usato in Sudafrica negli anni in cui si provava a ricucire le insanabili ferite che l’Apartheid aveva causato al tessuto sociale.Ubuntu è una regola di vita: significa pace, diritto, dovere, rispetto, accoglienza. Vuol dire che io sono ciò che sono grazie alla società che mi circonda, e che questa cambierà se e solo se chi ne fa parte deciderà di progredire, in prima persona e insieme agli altri, con coraggio.

Io non so se questo cambiamento sia possibile, non oso sperare che in un mondo dove la “pesantezza di culo” e l’individualismo la fanno da padrone ci possa essere una società intera che si sforzi di cambiare per il bene di tutti; so, però, che se un cambiamento deve esserci, allora deve cominciare dagli spazi pubblici, dai luoghi di studio, di lavoro, di nuova aggregazione. Dobbiamo ripartire dai posti di tutti i giorni, dobbiamo ripartire dalla strada.

“Perché il giudizio universale non passa per le case, le case dove noi ci nascondiamo:dobbiamo ritornare nella strada, nella strada per conoscere chi siamo…” [Giorgio Gaber, C’è solo la strada]

Mi scusi presidente, non è per colpa mia,ma questa nostra patria non so che cosa sia.Può darsi che mi sbagli, che sia una bella idea,ma temo che diventi una brutta poesia.” [Giorgio Gaber, Io non mi sento Italiano]

“Una persona che viaggia attraverso il nostro paese e si ferma in un villaggio non ha bisogno di chiedere cibo o acqua: subito la gente le offre del cibo, la intrattiene. Ecco, questo è un aspetto di Ubuntu, ma ce ne sono altri. Ubuntu non significa non pensare a se stessi; significa piuttosto porsi la domanda: voglio aiutare la comunità che mi sta intorno a migliorare?”

[Nelson Mandela]

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“Sfruttamento, corruzione, omicidi, sequestri, attentati, violazione dei diritti, dittature militari, maltrattamento degli animali, trasgressione delle norme sanitarie, abusi di potere, paradisi fiscali, OGM, contaminazione ambientale” sono tutti principi e comportamenti che ognuno di noi condanna senza appello; tuttavia, continuiamo a promuoverli e finanziarli quotidianamente. Ogni nostro acquisto rafforza le multinazionali e, di conseguenza, non solo permette loro di agire indisturbate, ma ne rafforza il già consolidato potere. Esse perseguono unicamente la logica del profitto senza il minimo scrupolo; dobbiamo dunque smettere di essere consumatori passivi abbagliati dalla pubblicità e dobbiamo renderci conto che la distruzione di questa spirale di violenza e sfruttamento è possibile.

Il mezzo per far crollare la fortezza delle multinazionali è a disposizione di tutti noi ed è il boicottaggio. Esso conduce allo sfaldamento di queste imprese, non solo sul piano economico, ma ne danneggia anche l’immagine, costringendole così a una netta inversione di tendenza per salvare i loro profitti. Alla base del boicottaggio c’è il consumo critico, che necessita però di un’ accurata informazione: segue a tal scopo un elenco delle più bieche multinazionali contro cui sono in atto numerose campagne.

Imoltre per chi volesse partecipare attivamente al boicottaggio, può trovare una tabella dettagliata con tutti i prodotti suddivisi per marche sul sito: http://cl.ly/2R0n2l1A0w0M0V1x3H1k

KILL A MULTI Viola Kanka (5L), Andrea Pietrolucci (5D)

COCA COLANel 1999 a Manila ha licenziato in tronco 600 persone. In Belize contribuisce alla distruzione delle foreste tropicali. Alcuni prodotti “dietetici”, come le bevande Coca Cola Light, contengono aspartame che può causare gravi danni al cervello. In Guatemala non rispetta i diritti sindacali. In India fa uso di lavoro minorile. In Colombia ricorre a squadre della morte per “minacciare” i dirigenti sindacali che intraprendono bat- taglie per i diritti dei lavoratori. Negli ultimi 10 anni sono stati uccisi più di 1500 sindacalisti.

NESTLE’Ha filiali in paesi caratterizzati da regimi oppressivi, finanziandone il governo: Brasile, Cina, Colombia, Egitto, El Salvador, Guatemala, Honduras, India, Indonesia, Kenya, Libano, Messico, Papua Nuova Guinea, Filippine, Senegal, Sri Lanka, Turchia, Perù e Marocco. Nel 1989 licenziò i lavoratori di una fabbrica di cioccolato che si lamentavano delle misere condizioni di lavoro, compresa la discriminazione verso le donne, la mancanza di indumenti protettivi e le inadeguate condizioni di sicurezza. Viola il codice internazionale OMS che vieta la vendita di latte in polvere per neonati. Un milione e mezzo di bambini muore ogni anno nei paesi poveri del mondo perché non viene nutrito con il latte materno, e altri svariati milioni si ammalano. Inoltre alcuni bambini hanno sofferto di shock ‘anafilattici’ dopo essere stati nutriti con questo prodotto. Ha effettuato test di cancerogenicità del suo caffè sui topi.

REEBOKHa ammesso le disastrose condizioni di lavoro dei suoi operai, vittime di abusi, discriminazioni, molestie e carenze igienico-sanitarie. A seguito di questo scandalo la società ha deciso di stanziare 500.000 dollari per il miglioramento delle condizioni nelle fabbriche indonesiane.

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UNILEVERLe condizioni di lavoro sono state definite da “manuale del colonialismo”. Anche questa multinazionale ha filiali in paesi in cui sono presenti governi liberticidi, finanziandone l’esecutivo: Brasile, Colombia, Egitto, El Salvador, Guatemala, Honduras, India, Indonesia, Kenya, Messico, Marocco, Perù, Filippine, Senegal, Sri Lanka, Turchia e Uganda. Nel 1988 ottenne dalla Corte Suprema sudafricana la concessione di reprimere con la forza le azioni di protesta compiute dal sindacato. Nel 1989 licenziò i lavoratori di una fabbrica in Brasile che richiedevano migliori condizioni di lavoro e salari più alti. Ha espulso dalla loro terra gli abitanti di Pazar, in Turchia per far posto a una piantagione di tè. E’ stata dichiarata colpevole del rilascio di 50 tonnellate di acido solforico concentrato e di aver superato gli scarichi consentiti tre o più volte.

SHELLHa sedi legali concentrate nei paradisi fiscali: Isole Marshall, Isole Cayman, Bahamas, Lussemburgo. Ha finanziato le elezioni di G.W. Bush affinché boicottasse il protocollo di Kyoto. Nell’isola di Aceh si è resa complice delle atrocità commesse dall’esercito indonesiano nei confronti della popolazione locale per poter operare indisturbata nell’estrazione del gas naturale. E’ accusata di aver fornito supporto logistico presso le proprie basi dove venivano torturati ed uccisi gli abitanti e di aver fornito all’esercito le ruspe per scavare le fosse comuni dove seppellire le persone trucidate. Ha filiali in paesi caratterizzati da regimi oppressivi, finanziandone il governo: Brasile, Colombia, Egitto, El Salvador, Guatemala, Honduras, India, Indonesia, Iran, Kenya, Liberia, Mali, Messico, Marocco, Papua Nuova Guinea, Perù, Filippine, Senegal, Siria, Turchia e Uganda. Ha violato il codice di condotta della CE pagando ai lavoratori sudafricani salari inferiori rispetto al minimo sindacale. Ha reso sterili 500 contadini del Costarica in seguito all’ utilizzo di pesticidi. Ha deforestato considerevoli aree di foresta tropicale per la realizzazione di dighe idroelettriche, fonderie di alluminio e miniere di bauxite. Ha corrotto il governo thailandese per sfrattare più di 4000 indigeni per la realizzazione di una piantagione di eucalipti. Ha causato numerosi disastri ambientali dovuti alla fuoriuscita di petrolio in mari e fiumi. Ha scaricato sostanze proibite senza autorizzazione. Ha testato veleni, detergenti e anticongelanti su animali.

PHILIP MORRISHa ottenuto l’ approvazione di una direttiva UE in base alla quale è possibile l’ impiego di sostanze grasse vegetali nel cioccolato, diverse dal burro di cacao, fino al 5% del prodotto finale. Questo genera un danno a paesi come Ghana, Nigeria, Camerun che basano la loro economia sulla produzione del cacao. Sta dirigendo le vendite di tabacco al sud del mondo, poiché nel nord è in diminuzione, aumentando così a dismisura il consumo fra i minorenni. Fino al 1998 finanziava gli scienziati perché questi effettuassero studi fasulli da cui risultava che il fumo passivo non era nocivo.

NIKEHa filiali in paesi caratterizzati da regimi oppressivi, finanziandone il governo: Indonesia, Cina, Thailandia, Taiwan, Corea del Sud, Vietnam. In Indonesia i sindacati liberi sono illegali e vengono repressi dall’esercito, i dirigenti sindacali sono licenziati, imprigionati, torturati, ed anche uccisi. I suoi lavoratori ricevono un salario inferiore a quello minimo stabilito dalla legge indonesiana. Lavorano esposti ai vapori delle colle, ai solventi, alle vernici, per 12 ore al giorno. Spende circa 180 milioni di $ all’anno in pubblicità, quando sarebbe sufficiente l’1% di questo bilancio per migliorare le condizioni di 15.000 lavoratori indonesiani.

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Passeggiando per le strade di Ouagadougou si può osservare una classica cittadina africana, piccoli quartieri ricchissimi e immense sacche di povertà, in un paese, il Burkina Faso, che è in tutto e per tutto uno Stato africano tipo: AIDS, povertà, siccità, speculazione, oppressione e dittatura. Una cosa, però, non è banale e scontata: ciò che è stato.Riavvolgiamo il nastro del tempo: torniamo nel 1983, quando i burkinabè presero coscienza e provarono a cambiare uno stato delle cose inaccettabile: 18% di mortalità infantile, vita media di 40 anni, PIL pro capite di circa 72 euro, alfabetizzazione pari al 2%, il tutto a causa di dittatori che più che limitarsi a comandare servono il Dio Denaro, rappresentato in terra da quel sistema di multinazionali di cui si è già parlato in questo numero.L’Alto Volta, questo era il nome del Burkina Faso, aveva bisogno di un leader, un capo carismatico che gli facesse abbracciare il domani anziché farglielo temere perché portatore di stenti, esattamente come al tempo era “l’oggi”. Questo leader era Thomas Sankara che, preso il potere con un colpo di stato quasi incruento, cambiò il Paese radicalmente, tant’è che il nome attuale lo dobbiamo a lui, che volle tagliare con il passato coloniale, cancellando il nome imposto dagli europei per far spazio a “La Terra degli integri”, cioè Burkina Faso.Le sue prime mosse furono interne al governo: si circondò di gente capace, i migliori in ogni campo, quasi dei tecnici (toh! Come in Italia…) e tagliò gli sprechi della politica, diminuendo ad esempio le auto blu (Vi ricorda qualcosa di familiare?), sostituendo le Mercedes in servizio con più modeste Renault 5. Si mosse poi sul sociale, attuando un’imponente campagna di vaccinazione che coprì il 60% dei bambini (lodata anche dall’Unicef); pose almeno un medico in ogni villaggio, mentre prima ve n’erano 1 ogni 50000 persone; costruendo nuove scuole portò l’alfabetizzazione al 30% e, soprattutto, assicurò a tutta la popolazione 2 pasti e 10 litri d’acqua al giorno.Per combattere le multinazionali promosse con tutte le sue forze la produzione burkinabè: esempio di questa politica di stampo protezionista fu il fatto che egli e tutti i funzionari statali indossavano il “faso dan fani” il vestito tradizionale, proprio come Gandhi fece con il Khadi, e promosse una catena di negozi nazionale che vendeva solo prodotti burkinabè.Il suo fu il primo governo a intuire l’importanza degli alberi per combattere l’avanzata del deserto del Sahel, così combatté contro il taglio abusivo della vegetazione, il pascolo sregolato e gli incendi, mentre per il deserto fece passare una lunga “ferrovia del Sahel” che a oggi è la più importante del Paese, collegando la capitale al Niger.La sua lotta si spinse verso l’emancipazione delle donne,

pugnando contro poligamia e infibulazione; inoltre capì l’importanza della lotta contro l’AIDS e propugnò una campagna per l’uso dei contraccettivi.Purtroppo, i sogni son come le bugie, hanno le gambe corte, e il 15 ottobre 1987 fu ucciso da un colpo di Stato capitanato da Blaise Campaorè, suo ex compagno d’armi, appoggiato dall’Europa (soprattutto dalla Francia) e dagli USA, solo 3 mesi dopo che egli ebbe avanzato il suo progetto più importante in un’assemblea del continente africano, nel quale affermava che gli Stati africani si sarebbero dovuti coalizzare per non pagare i debiti verso l’Europa causati, a suo avviso, dagli europei stessi, che sfruttarono l’Africa nei secoli di colonizzazione impoverendola.Così si ritornò al classico Burkina Faso, guidato da una dittatura già vista che seppellì il governo precedente con una spietata damnatio memoriae: tuttora, infatti, è riportato che la causa del decesso di Thomas Sankara fu “morte naturale”.

P.S. Al momento della morte i suoi averi erano: una vecchia Renault 5, libri, una moto, quattro biciclette, due chitarre, mobili e un bilocale con un mutuo ancora da pagare…

THOMAS SANKARA Lorenzo d’Innocenzo (VH)

Thomas Sankara; sostenitori

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ZUGUNRUHE Giorgio Colombi (VG)

Abbiamo la presunzione di categorizzare la vita in animalee umana, ma la vrità, ai fini dell’evoluzione, è che esistono solo animali stanziali e animali migratori. Animali realizzati e animali irrealizzati. Ironico com la sadica evoluzione naturale sebri prediligere i secondi, giacchè la non aspirazione al cambiamento, la non ricerca dell’evoluzione, è una prerogativa dell’estinzione.Volendo definire la “realizzazione” , cos’è essa se non la coesistenza di quei tre elementi che insieme significano la felicità? Qusti sono: il “benessere”, cioè la sensazione di sicurezza, stabilità e piacere che un ambiente positivo e

famigliare ci assicura; il “potenziale”, vale a dire la nostra capacità di interagire ed influenzare tale contesto, la nostra libetà di scelta; e, in ultimo, quella forma di accettazione e pace interiore che si raggiunge ottenendo la risposta dell’esistenziale domanda “Chi siamo?”.Facile a dirsi ma difficile a farsi, dal momento che il nostro vero “Io”, individuale e non kantiano, è ben più profondo di tutti i personaggi che siamo stati e che saremo, statiche proiezioni destinate a sbiadire lenamente in una routine quasi onirica. Non sono essi, analitici ed infecondi, ma pittosto il passaggio dall’uno all’altro ad avvicinarci al nostro Io e a farci pian piano intuire chi effettivamente siamo.E’ da sampre riconosciuto e condivisibile quanto “muta” sia un’usanza degli avi, stabile e invariata nel tempo, rispetto ad un percorso di crescita personale compiuto “traversando terre e mari”. Le delusioni, il distacco, il viaggio, l’imprevedile sono i mezzi per la formazione di un personaggio sempre più prossimo all’Io. Tra i fondamenti stessi della nostra cultura troviamo “Ulisse, uomo triste e insicuro che ricerca sè stesso attraverso la peregrinazione e la perdita di tutto, tranne che della memoria.” [cit.]Eppure partire con la consapevolezza di non avere una detinazione, se da una parte significa univocamente un processo di crescita interiore, dall’altra non è necessariamente sinonimo di Felicità. Al contrario, anzi.A noi egoisti personaggi appare se non altro razionalmente impulsivo lanciarsi nella ricerca di noi stessi perdendo, o quanto meno scommettendo in modo azzardato, la sicurezza del benessere e del potenziale.Non di rado il distacco dalle consuetudini si concretizza come un atroce impatto fatto di nostalgia, senso di perdita e diffidenza. Allontanarsi da una precedente vita è una scelta definitiva e spesso sfortunata. Quando

ciò accade sappiamo esattamente cosa stiamo mettendo in gioco, e presumibilmente perdendo, ma non abbiamo alcuna certezza riguardo ciò che ci aspetta. Rinunciamo ai personaggi del passato e con essi tagliamo ogni continuità sulla base della sola speranza che l’incerto futuro sia meno artificioso del presente.Ma varrà veramente la pena scommettere i primi due termini della realizzazione, e quindi della felicità, per inseguirne un ipotetico terzo?Probabilmente no.Rigirando la domanda, varrà davvero la pena rinunciare a priori a sè stessi, e quindi alla felicità completa, per accettare il compromesso del probabilmente?Probabilmente no.Antinomia. Zugunruhe.Accettata l’impossibilità di arrivare all’Io assoluto in un tepo limitato non ci resta che rassegnarci e riandare la conclusione di questa ricerca al momento della fine della nostra esistenza, sia questo la morte o l’infinito.A quel punto riguarderemo al passato (infelice per ipotesi), a tutti i peronaggi che abiamo incarnato e allora riconsceremo “chi siamo” veramente nel loro minimo comune denominatore.Ci Riconosceremo nell’ansia, nell’ aspirazione e nella ricerca di noi stessi. Siamo il nostro stesso zugunruhe, matrice di tutti i nostri personaggi.Ora che ogni tassello torna al proprio posto ci è chiaro come per essere realizzati abbiamo bisogno di cercarci. Ovvero di cambiare e poi cambiare ancora. Ma ques’evoluzione presuppone per definizione il distacco e la novità, sicchè sono proprio questi due elementi , con tutto quello che possono comportare, la base assoluta della nostra crescita individuale e, per estesione, dell’Io, e dunque (con un pò di fortuna nella “scommessa”) della felicità.

“In etologia, lo zugunruhe è il comportamento irrequieto che si presenta negli animali migratori, e specialmente negli uccelli, a cui viene impedito di migrare.” [wikipedia]

“Quando qualcosa cambia, alcune specie sentono il bisogno di migrare.Portare l’anima in un posto lontano.Seguire un profumo nel vento,una stella nel cielo” [Tim Kring]

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La grande migrazione interna dal Sud verso il Nord, la discriminazione xenofoba verso i più umili, la miseria delle periferie del Settentrione durante il “boom economico” sono lo scenario in cui “Ruggine”, ultima fatica del regista italiano Daniele Gaglianone, sviluppa la sua storia cupa e lacerante, storia che lascerà in eredità ai tre bambini protagonisti ferite profonde e insanabili, oltre a un trauma talmente impresso nel subconscio degli stessi da risultare indelebile.Carmine, Cinzia e Sandro, dei ragazzini del Sud appena trasferitisi a Torino con le rispettive famiglie, si trovano per la prima volta a contatto con “il male”, rappresentato dal dottor Boldrini, medico appena assegnato alla zona della città in cui vivono. Nei giorni immediatamente seguenti l’insediamento del nuovo dottore di quartiere, tuttavia, avviene l’omicidio di due bambine, coetanee dei tre protagonisti della storia; questi, avendo assistito a uno dei due delitti, decidono di fare chiarezza da soli sul caso e, quando il dottor Boldrini cercherà di colpire anche la sorella di Carmine, dando avvio all’episodio chiave del film, le conseguenze

saranno devastanti e profonde: gli episodi che avvengono all’interno del “Castello”, fatiscente residuo industriale rifugio del piccolo gruppo di amici, marchiano a fuoco i tre protagonisti, segnandone irrimediabilmente il futuro e ponendo fine alla loro innocente fanciullezza; infatti, sebbene essi abbiano la meglio sul “Mostro”, “il male vince comunque, perché al male basta solo comparire per prendere il sopravvento”.La trama di questo film presenta due interessanti chiavi di lettura: la prima, più immediata e intuitiva, è quella dell’interpretazione oggettiva degli eventi, secondo la quale i protagonisti, non fidandosi degli adulti, decidono di farsi giustizia da soli; in seguito a questa esperienza, segnati profondamente da ciò che hanno combattuto, i giovani reagiscono in modo completamente differente: Sandro cerca di insegnare al figlio, attraverso il “gioco”, come combattere il “drago”; Cinzia si oppone con determinazione ai pregiudizi dei suoi colleghi insegnanti difendendo una sua allieva vittima di violenze; Carmine conduce un’esistenza misera, tormentato dai debiti e dalle sue paure.

La seconda ipotesi interpretativa, suggerita dal regista stesso, pone i fatti sotto una lente di ingrandimento diversa, focalizzandosi sugli aspetti più introspettivi e latenti: la storia può infatti essere analizzata come una fiaba, nella quale i tre ragazzini e la loro banda, la “banda degli Alveari”, si trovano ad affrontare l’orco da soli dentro il “Castello”, senza l’ausilio di alcun aiuto esterno, adulti inclusi. Come lo stesso Gaglianone afferma, infatti, “E’ una moderna fiaba nera,

dove l’Orco tenta di uccidere i bambini”.Dopo gli avvenimenti di quell’estate, l’ingenuità puerile cederà il passo, come in un meccanismo di autodifesa, alla necessità di sopravvivenza: questo elemento, caratteristica fondamentale della storia, è ben evidenziato dalla frase pronunciata da Cinzia quando le viene suggerito di farsi aiutare dai suoi genitori: “i grandi non ci crederebbero mai”. Dopo aver pronunciato questa sentenza, infatti, inconsapevolmente in Cinzia (e negli altri due protagonisti) inizia un repentino mutamento, che causa in lei l’inconscia consapevolezza di essere diventata ella stessa già un’adulta. La ruggine, vera protagonista della storia, più volte evidenziata dal regista attraverso particolari effetti di luce, si deposita infatti all’interno dei tre piccoli protagonisti, bloccandone la crescita, le relazioni e le amicizie: la scena finale, nella quale i protagonisti si trovano insieme nella metropolitana, evidenzia in modo quasi onirico la distante unità che il Destino ha riservato alle loro esistenze irrimediabilmente segnate.

GLI INGRANAGGI ARRUGGINITI DEL CUORE Francesco Stati (VA)

Ruggine, un film di Daniele Gaglianone. (locandina, particolare)

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Grandi successi alle Olimpiadi di Matematica per il Righi: Federico Glaudo (IV G) ha vinto le Olimpiadi di Matematica 2012 con il massimo dei punti. Inoltre la squadra di matematica del nostro liceo, dopo aver vinto le due selezioni provinciali, si è classificata terza nella finale nazionale di Cesenatico.

La squadra era composta da Alessio Gagliardi (IV L), Eugenio Landi (IV H), Federico Glaudo (IV G), Lorenzo Talamanca (IV G), Giovanni Forti (IV H) e dal capitano, Adriano Titta (V H).

Un ringraziamento speciale va a Lorenzo Linardi (V E), Luca Di Bartolomeo (I G), Lorenzana Garcia (I A) Francesco D’Amore (IV G), Aldo Contini (I A), Lorenzo Perticone (V G) che avevano partecipato nella fase provinciale e soprattutto al Prof. Mauro Cuccoli che ha accompagnato la squadra a Cesenatico.

Bravi ragazzi!

OLIMPIADI DI MATEMATICA -Il silenzio ci fa sentire di esistere.-Nel silenzio il genere umano ha paura: esso viene assalito dai pensieri, i più profondi e terribili, che ne affliggono l’animo.-Ognuno è obbligato a confrontarsi con se stesso, nel silenzio.-Il silenzio ci rilassa, ci spaventa, ci tranquillizza, ci educa ll’ascolto.-La società necessita del silenzio per conciliare i bisogni di tutti.-Il silenzio è un valore che molti non conoscono.-A volte, per emergere, non è necessario il rumore, ma il silenzio.-Importante è parlare e altrettanto lo è ascoltare.-Non si può comprendere il vero significato del silenzio finché non lo si percepisce, lo si vive.-Il rumore del silenzio è talmente forte che non tutti lo sopportano.-Bisogna saper distinguere anche quando è il momento di rompere il silenzio.-Il silenzio ci culla nel sonno.-“Sentivo mia madre... poi nulla... sul far della sera.”-Dolce assenza di suoni!-Niente è silenzio. Tutto è silenzio. di Giulia Ciancarella (VG)

CONCORSO FOTOGRAFICO “URLO LIBERO”

I

TEMA: IL VOLO

MODALITA’ E TERMINI DI PARTECIPAZIONE: • Foto inedita • NO fotoritocco • Proporzioni standard: 3/2 o 2/3 • Deve essere accompagnata da un titolo e da una breve descrizione del concept

2° CONCORSO FOTOGRAFICO

Gli scatti saranno giudicati in base a: - attinenza al tema, originalità dell’interpretazione - messaggio della foto - bellezza artistica della foto - volontà popolare, che si evincerà dai feedback del popolo di facebook

Immagine di Francesco Castelli Gattinara (IV M) La prima edizione del concorso fotografico dell’Urlo Libero ci ha piacevolmente sorpresi con una massiccia adesione (125 foto). Che sia quasta la rivincita su un mondo sempre meno creativo o semplicemente il risultato di un’ epica nevicata, vi invitiamo ad abbandonare ancora una volta la vostra tana per rispolverare la vostra macchinetta fotografica e con essa i colori dela vita...

Torniamo allora con le stesse condizioni e promesse della precedente uscita, incoraggiati dai numeri e sicuri di un’altrettanto motivata partecipazione.

BUONA FORTUNA!!

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RISULTATI PRIMO CONCORSO FOTOGRAFICO “URLO LIBERO”

FOTO SCELTA DALLA REDAZIONE

PODIO DELLA CLASSIFICA DI FACEBOOK

“Non do molto significato alla foto in sè, ma mi ha colpito la bambina perchè è molto bella ed estremamente naturale” (Tito Puglielli IV M - Amsterdam 2011)

“Energia idroelettrica”(Marta Panunzi IV L - Berlino)

“Un uccello che non vola è come un uomo che non si oppone al razzismo”(Francesco Tresalti II E - Roma)

Le foto saranno esposte anche a una mostra fotografica Venerdì 18 Maggio in piazza San Saturnino 7, dalle 19. Si ringrazia per questo il Clan Felix del gruppo scout Roma 70.”

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LA REDAZIONE VI RINGRAZIA

Daniel Banks (VG), Giorgio Colombi (VG), Adriana Tibuzzi (VE), Giovanni Forti (IVH), Francesco Stati (VA), Lorenzo Maria Iozia (IVH), Edoardo Moreni (VA), Lorenzo D’innocenzo (VH), Adriano Titta (VH), Michela Stefanoni (1F), Francesco Tresalti (2E), Adriano Fogli (VD), Ruben Colasuonno (VH), Viola Kanka (VL), Lorenzo Pietrobelli (I C), Giulia Ciancarella (VG), Andrea Pietrolucci (5D), Marika Roncella (VE), Aspasia Mazzocchi (VA).

OCTAVARIUM: tutto gira in tondo, ogni cosa muore esattamente come è nata. Questa spirale, questo labirinto trascina gli uomini dentro un percorso di cui si sanno l’ inizio e la fine,

ma di cui rimane un mistero il contenuto. Per quanto ognuno di noi si sforzi di sfuggire al ripetersi di questo ciclo, prendendo le strade più assurde e intricate per cercare di evadervi, verrà prima o poi il punto in

cui, al presentarsi di un muro insormontabile, si sarà costretti a tornare sui propri passi, fino a quando si giungerà nuovamente al punto di partenza… questa ciclicità della vita è comune a tutti, e non è possibile sfuggirvi…

Such is the rule of the Octavarium.

Francesco Stati (V A)

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