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1 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SIENA SCUOLA DI DOTTORATO DI RICERCA SEZIONE DI ARCHEOLOGIA MEDIEVALE PROGETTO DI RICERCA Candidato: Francesco Brogi PROCESSI DI TRASFORMAZIONE INSEDIATIVA ED EDILIZIA NELLE CRETE SENESI E NELLA VAL D’ASSO TRA LA TARDA ANTICHITÀ E LA FINE DEL MEDIOEVO

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SIENA

SCUOLA DI DOTTORATO DI RICERCA SEZIONE DI ARCHEOLOGIA MEDIEVALE

PROGETTO DI RICERCA Candidato: Francesco Brogi

PROCESSI DI TRASFORMAZIONE INSEDIATIVA ED EDILIZIA NELLE CRETE SENESI E NELLA VAL D’ASSO TRA LA TARDA ANTICHITÀ E

LA FINE DEL MEDIOEVO

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Indice

1. Abstract

2. Premessa

3. Area d’indagine

4. Obiettivi della ricerca

5. Metodologie impiegate 5.1 Ricognizione di superficie 5.2 Studio degli elevati

6. Tempistica della ricerca

7. Bibliografia

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1. Abstract

Il progetto si presenta all’interno di un ambito interdisciplinare, l’Archeologia dei paesaggi e l’Archeologia dell’Architettura. Tale progetto ha come obiettivo lo studio di una porzione di territorio situato nella parte meridionale della provincia di Siena per il periodo compreso tra la tarda antichità e il periodo tardo medievale, utilizzando dati provenienti dalle ricognizioni di superficie e dallo studio degli elevati. L’area presa in esame comprende la zona delle crete senesi del comune di Asciano e la valle del torrente Asso situata nei comuni di S. Giovanni e Montalcino. La realizzazione del progetto di studio verrà effettuata quindi attraverso l’integrazione degli strumenti tradizionali dell’archeologia del paesaggio e più in particolare delle esperienze maturate nell’ambito del Progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena1

2. Premessa

, con lo studio sistematico delle murature, quest’ultimo principalmente finalizzato alla lettura stratigrafica delle architetture conservate nella sua interezza e ad individuare le varie tecniche murarie dell’arco cronologico stabilito in partenza.

Le discipline al cui interno si pone il presente progetto, ovvero l’Archeologia dei Paesaggi e l’Archeologia dell’Architettura, hanno sviluppato entrambe, nel corso degli anni un certo affinamento delle metodologie, dovuto alle esperienze di ricerca e all’introduzione di nuove tecnologie per l’acquisizione e la gestione dei dati. L’Archeologia dei paesaggi o Landscape Archeology si sviluppa nel secondo dopoguerra, dopo le precedenti esperienze tra otto e novecento proprie dell’Archeologia topografica, grazie al considerevole apporto della scuola britannica. Il South Etruria Project, diretto da Ward Perkins, caratterizza per il panorama italiano un vero e proprio punto nodale per la definizione in senso moderno di tale disciplina2. La scuola toscana ha prodotto ulteriori progetti di ricerca di fondamentale importanza come quello relativo alla valle dell’Albegna3 e al Progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena4

La definizione di paesaggio, inteso come antropico, prende spunto dal concetto di palinsesto, ovvero contenitore di tutte quelle azioni prodotte dall’uomo e materializzate in insediamenti, edifici religiosi, assi viari, parcellizzazioni agrarie, specchio di un più ampio contesto storico riconducibile a determinate realtà economiche e sociali

, che hanno contribuito fortemente ad impostare la metodologia e gli strumenti d’indagine.

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1 FRANCOVICH,VALENTI, 1999, pp.170-184. 2 Si veda in specifico CAMBI, TERRENATO, 2001, pp.25-43.. 3 In particolare CAMBI, FENTRESS, 1988. 4 La bibliografia a riguardo risulta molto ampia; facciamo comunque riferimento al già citato contributo di FRANCOVICH, VALENTI, 1999 e alle varie carte archeologiche realizzate, specialmente a quelle che riguardano più da vicino il territorio interessato dal presente progetto come CAMPANA, 2001, CENNI 2007, FELICI, 2004 e VALENTI 1995. 5 CAMBI, 2000.

. L’intento principale di tale disciplina è la realizzazione di cartografie archeologiche e la ricostruzione diacronica dell’insediamento di un dato contesto geografico. Lo strumento per eccellenza per l’individuazione e il censimento dei siti archeologici, è

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senza dubbio la ricognizione di superficie, dall’inglese field walking. Tuttavia, l’Archeologia dei paesaggi ha fatto ricorso, nel corso della sua storia, a molteplici strumenti e metodologie multidisciplinari per aumentare il livello di visibilità e di percezione dei siti, come ad esempio il telerilevamento (remote sensing) 6 e le indagini di tipo geofisico (magnetometria, geoelettrica ecc.). Da ultimo, tecnologie come le strumentazioni GPS (Global Positioning System) e il progressivo sviluppo dei sistemi GIS (Geographical Information Systems) hanno permesso di raggiungere al momento attuale un maggiore livello di accuratezza e di dettaglio nella mappatura del potenziale archeologico7

L’Archeologia dell’Architettura muove i primi passi, per il periodo post-classico, con le ricerche in territorio ligure condotte da Tiziano Mannoni risalenti ai primi anni settanta

.

8. Partendo dal presupposto che ogni edificio è il risultato di svariati processi di stratificazione, l’applicazione, fin dall’inizio, di tutti quei principi di stratigrafia archeologica codificati da Harris9 allo studio degli alzati, ha permesso di stabilire attraverso i rapporti stratigrafici tra le varie componenti murarie, le sequenze relative e la cronologia delle tecniche edilizie10. Successivo passo importante è stata la definizione dell’apposita scheda di Unità stratigrafica muraria (USM), da parte di Roberto Parenti11 ed il perfezionamento delle procedure d’indagine12 e della datazione delle strutture13. I vari casi di studio hanno ulteriormente rafforzato le basi e raffinato gli strumenti d’indagine nel corso degli anni, come ad esempio le esperienze del gruppo di lavoro bresciano14, e di quello senese. Per quest’ultimo basti pensare alle ricerche sui siti di Montarrenti15 e di Rocca San Silvestro16, e agli studi delle facciate dei celebri monumenti senesi quali l’Ospedale Santa Maria della Scala e il Palazzo Pubblico17

6 Per telerilevamento si intende “l’insieme di metodologie di acquisizione, elaborazione ed interpretazione di immagini digitali rilevate da aereo, satellite o altra piattaforma più prossima all’oggetto da studiare” CAMPANA, PRANZINI, 2001; inoltre si veda in generale CAMPANA, FORTE, 2001. 7 Facciamo particolare riferimento ai contributi di CAMPANA, 2006; CAMPANA, FRANCOVICH, 2006a; CAMPANA, FRANCOVICH, 2007; CAMBI, 2003. 8 MANNONI, 1974. 9 HARRIS, 1983. 10 Si veda per quanto riguarda le tecniche edilizie BROGIOLO, 1994 e CAGNANA, 1994. 11 PARENTI, 1985. 12 PARENTI, 1988; BROGIOLO, 1988. 13 Ci riferiamo in particolare agli studi mensiocronologici dei mattoni, a riguardo si veda soprattutto MANNONI, MILANESE, 1988. 14 BROGIOLO, 1988. 15 PARENTI, 1986. 16 BIANCHI, 1996. 17 Si veda a riguardo GABBRIELLI, 1991 e GABBRIELLI, 1996.

. Tutta l’esperienza maturata in decenni ha condotto a considerare il singolo edificio come deposito di molteplici informazioni, non solo in termini di edilizia e di tecniche costruttive ma anche di tipo economico e sociale; l’edificio in sostanza è lo specchio di tutti quei processi tecnologici e produttivi che mutano di pari passo con la società e con i paesaggi antropici. Questa è la chiave di lettura fondamentale che questo progetto intende utilizzare nel relazionare, integrare e interscambiare i dati provenienti dalla ricostruzione insediativa e del popolamento, propria dell’Archeologia dei Paesaggi e dall’indagine delle strutture architettoniche.

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3. Area d’indagine

L’area soggetta ad indagine si individua nella zona delle crete senesi di Asciano e nella valle del torrente Asso presente in particolare nella parte centrale del territorio comunale di S. Giovanni e nella parte orientale del territorio di Montalcino. Dal punto di vista geologico e della copertura vegetativa, l’area interessata presenta caratteri piuttosto omogenei; la componente geologica principale, infatti, è caratterizzata da argille e da sabbie con intercalazione di argille e ciottoli, con depositi alluvionali circoscritti intorno ai corsi d’acqua, mentre per ciò che riguarda la vegetazione, la quasi totalità del contesto territoriale presenta seminativi con la presenza sporadica di oliveti e di boschi di cerro. Soltanto la parte meridionale della zona di Montalcino si differenzia dal resto per una maggiore copertura boschiva (cerri e lecci), e per un coltivo caratterizzato prevalentemente da oliveti e vigneti. Tuttavia, la morfologia ha un carattere fortemente analogo, dovuto ad un paesaggio collinare di media altitudine che si estende per quasi tutta l’area in questione, e da ristrette vallate individuate lungo i fiumi Ombrone ed Arbia, ed i torrenti Asso, Bestina, Biena e Copra.

Figura 1 – Area dell’indagine: in rosso i comuni interessati e in evidenza la val d’Asso.

Per il taglio cronologico preso in esame dal progetto, gli studi sistematici su Asciano, Montalcino e S. Giovanni hanno evidenziato un modello insediativo che ha confermato standard analoghi a gran

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parte dei territori oggetto di studi della provincia di Siena e più in generale della Toscana18. In particolare, in epoca tardo-antica si assiste ad una diminuzione progressiva del dato archeologico, che può essere relazionato anche ad una scarsa conoscenza degli indicatori cronologici quali la ceramica19

III-V secolo VI-VII secolo

, e ad una concentrazione del popolamento presso complessi di medie o grandi dimensioni (ad esempio fattorie o ville rustiche), alcuni dei quali con lunghe frequentazioni che partono talvolta dal periodo ellenistico.

VIII-IX secolo X-XV secolo Figura 2 – Evoluzione insediativa del territorio di Asciano tra la Tarda antichità e il tardo medioevo

L’individuazione di sporadiche abitazioni sparse, attesta l’esistenza di un’ulteriore tipologia insediativa anche se di minore e modesta entità. In genere l’organizzazione del popolamento tardo

18 Si vedano in particolare CAMPANA, 2001; FELICI, 2004; VALENTI, 1995; VALENTI, 1999; VALENTI, 2004. 19 CAMPANA, 2004

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romano sembra non sopravvivere oltre il VI-VII secolo, epoca per la quale il reperimento dei siti risulta di difficile attuazione. La nota “invisibilità” del popolamento altomedievale da un punto di vista archeologico, ha avuto una spiegazione nel cosiddetto “modello toscano” che riporta una tipologia di insediamento in forme più accentrate e di lunga frequentazione, e che arriva, nella maggioranza dei casi, in maniera ininterrotta fino ai giorni nostri; la plurisecolare stratificazione avrebbe comportato quindi un’inevitabile obliterazione delle fasi di vita più antiche.

Figura 3 – Particolare dei siti rinvenuti nei territori di Montalcino e S. Giovanni: in verde i siti schedati in base alla letteratura edita, in blu quelli rinvenuti tramite ricognizione di superficie

Così nel panorama della Toscana, la formazione dei villaggi di fine VI-VII secolo sarebbe stata la base di partenza su cui successivamente si sarebbero impostati gli insediamenti dei secoli centrali20

20 FRANCOVICH, 2004, p.13; VALENTI, 2004, pp.79-80; si veda inoltre FRANCOVICH, HODGES, 2003 .

. Il periodo compreso tra VI e VII secolo risulta essere anche il momento delle prime attestazioni documentarie di edifici religiosi, prodotte dalla ben celebre disputa tra la diocesi di Siena e la

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diocesi di Arezzo21. Da una analisi preliminare si constata in genere una certa corrispondenza tra la localizzazione delle chiese e il tessuto insediativo tardo romano, come se la scelta dei siti per la collocazione degli edifici ecclesiastici avesse seguito una logica atta a ricalcare determinati punti nodali di ”concentrazione umana” 22 . Tutto ciò introduce un importante dibattito riguardo al ruolo rivestito dalle pievi nell’assetto del popolamento; in particolare questa prossimità o corrispondenza rispetto a siti con frequentazioni tardo antiche può essere letto come fenomeno di continuità e come una nuova forma di “territorializzazione del potere”23 oppure questo rapporto non fu sincronico ma solo spaziale, con lo specifico intento di riutilizzare i materiali da costruzione24? Comunque sia recenti ricerche tendono ad escludere anche il ruolo di presunto centro di aggregazione delle chiese, in quanto queste ultime risultano assenti nei villaggi sorti tra VI e VII secolo e quindi elemento non fondamentale per la formazione degli stessi25. Come per altri contesti territoriali il panorama insediativo dei secoli seguenti, le informazioni più consistenti provengono quasi esclusivamente dalle fonti documentarie ed edite. La presenza di siti fortificati, alcuni sorti plausibilmente su curtes attestate precedentemente, e di strutture religiose, caratterizza principalmente i secoli XI-XII, mentre l’apporto di documenti amministrativi e catastali, soprattutto dal duecento in poi, restituisce una realtà insediativa più dettagliata e complessa, costituita anche dal progredire del fenomeno dell’appoderamento mezzadrile. Il progetto in questione ha in previsione di indagare in specifico dal punto di vista della stratigrafia muraria e delle tecniche costruttive i seguenti siti archeologici:

Il monastero di S. Pietro ad Asso fu fondato da re Ariperto (metà VII secolo), ed è attestato da un documento degli inizi dell’VIII secolo concepito all’interno della disputa tra i vescovi di Siena e Arezzo

S. Pietro ad Asso

26. La toponomastica conserva attualmente solo il nome di S. Piero in un complesso abitativo che ingloba anche i resti di una chiesa romanica, attorno alla quale in epoca basso medievale probabilmente esisteva un villaggio27

21 PASQUI, 1899; SCHIAPARELLI, 1929. 22 CAMPANA, 2004; FELICI, 2003, p.333. 23 CAMPANA, 2004, pp. 55.57. 24 VALENTI, 2005, p.196. 25 FRANCOVICH, 2004, p.17; VALENTI, 2004, pp.81-82. 26 PASQUI, 1899, p.16; SCHIAPARELLI, 1929, p.75. 27 FRANCOVICH, FELICI, GABBRIELLI, 2003, p.282.

. Le indagini sul sito che hanno reso possibile la recente apertura di scavi archeologici, sono state condotte nell’ambito della realizzazione della carta archeologica del territorio di Montalcino. Inizialmente dall’interpretazione di foto aeree è stata individuata un’altura di forma anomala a circa 200m dal complesso di S. Piero; le successive ricognizioni hanno rilevato sul colle delle rasature di murature presenti sulla sommità ma anche sulle pendici, e tutta una serie di materiali che testimoniano l’esistenza di un insediamento di metà VI-inizi VII secolo con frequentazioni che iniziano dall’età ellenistica e imperiale. Il monastero sembra quindi sovrapporsi ad un’area di popolamento sorta precedentemente, la cui cronologia può

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essere estesa fino al IX secolo grazie al reperimento di un frammento di Forum ware a petali applicati28

Figura 4 – localizzazione dei siti archeologici di S. Pietro in Pava e di S. Pietro ad Asso

.

S. Pietro in Pava è anch’esso annoverato nell’elenco delle pievi contese dalla già accennata disputa religiosa. Più precisamente la prima informazione documentaria risale al 715, anno del testimoniale presieduto dal messo regio Gunteram

S. Pietro in Pava

29. Gli studi sul sito di Pava, che ad oggi risulta essere quello con più documentazione in assoluto della Val d’Asso, hanno avuto esordio, come nel caso di S. Pietro ad Asso, con la realizzazione della carta archeologica del territorio comunale. Durante la campagna di ricognizione del 2001, infatti, venne individuato un importante complesso di epoca imperiale romana con tracce di frequentazione almeno fino al VI secolo d.c. Il reperimento di numerose ossa umane permise inoltre di ipotizzare la localizzazione della pieve citata dal documento del 715, nel sito in questione30. Da quel momento sono state intensificate le indagini, attraverso una lettura incrociata di dati provenienti ad esempio dall’interpretazione di foto aeree e da prospezioni geofisiche, che ha permesso di impostare la strategia d’intervento. Gli scavi archeologici, iniziati a partire dal 2004, hanno messo in luce l’impianto religioso che sembra impostarsi tra fine V-inizi VI secolo31 sul precedente insediamento romano, interpretabile forse come statio fortemente legata alla viabilità32

28FRANCOVICH, FELICI, GABBRIELLI, 2003, p.282; CAMPANA, 2004. 29 PASQUI, 1899, p.16; SCHIAPARELLI, 1929, p.75. 30 FRANCOVICH, FELICI, GABBRIELLI, 2003, pp.281-282. 31 CAMPANA, FELICI, MARASCO, 2008, p.15. 32 FELICI, 2003, p.331; CAMPANA, FELICI, MARASCO, 2008, p.15.

. Il sito di Pava è inoltre collegato all’importante

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scoperta di un ripostiglio costituito da 26 monete di età gota, occultato tra gli anni 537 e 54133. Allo stato attuale delle ricerche è stato possibile rintracciare varie fasi edilizie, che hanno influenzato e modificato in maniera sostanziale la pianta generale della chiesa, sino al XII secolo, nel corso del quale l’edificio religioso venne abbandonato34

4. Obiettivi della ricerca

.

Le finalità principali si possono riassumere nei punti seguenti:

a) Censimento del dato archeologico e delle architetture storiche; b) Ricostruzione del tessuto insediativo e del popolamento; c) Lettura stratigrafica delle architetture conservate nella loro interezza; d) Classificazione tipologica e cronologica delle tecniche murarie; e) Elaborazione di una cronotipologia delle aperture; f) Valorizzazione e Tutela delle emergenze sia archeologiche che architettoniche.

L’obiettivo fondamentale del progetto riguarda la lettura incrociata dei dati emersi da ricognizione territoriale e dallo studio degli elevati in modo da ricostruire la dinamica insediativa e della distribuzione del popolamento in stretta connessione con le tipologie e le tecniche edilizie. Come punto di partenza verranno prese in considerazione tutte quelle informazioni raccolte attraverso lo studio dei territori comunali di Asciano, Montalcino e S. Giovanni D’Asso nell’ambito del Progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena35. Dato che la mappatura archeologica del territorio di Asciano è ancora in fase di realizzazione, il progetto ha in previsione alcune campagne aggiuntive di survey così da poter ultimare la stessa e poter disporre di una mole più considerevole di dati. Lo studio degli elevati, quindi, sarà incentrato sulle architetture storiche, sugli gli scavi archeologici di S Pietro in Pava e S. Pietro ad Asso, e le strutture attestate dalle fonti documentarie ancora esistenti. La lettura stratigrafica degli elevati ed il riconoscimento delle tecniche edilizie, ha una valenza indubbiamente fondamentale nella conoscenza del passato e delle dinamiche sociali ed economiche di un certo contesto territoriale. Se si eccettuano alcune ricerche ti tipo architettonico focalizzate soprattutto su edifici religiosi36

33 ARSLAN, VIGLIETTI, 2008. 34 CAMPANA, FELICI, MARASCO, 2008. 35 Per Asciano si veda la tesi di laurea BROGI, 2006-2007; per Montalcino e S. Giovanni d’Asso le ricerche sono state effettuate dai rispettivi responsabili sul campo Stefano Campana e Cristina Felici. 36 Ci riferiamo in particolare ai volumi dedicati all’architettura romanica MORETTI, STOPANI, 1981 e GABBRIELLI, 1990 .

, per l’area in questione si denota la sostanziale assenza di uno studio approfondito e sistematico di questo tipo. Altra finalità di considerevole importanza è quella di fornire ai vari enti amministrativi una dettagliata mappatura delle varie emergenze e del rischio archeologico, facendo particolare attenzione alle strutture in elevato, in modo da favorire la tutela, la conservazione e, allo stesso tempo, la valorizzazione.

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5. Metodologie impiegate 5.1 – Ricognizione di superficie Come già espressamente stabilito in precedenza (vedi il precedente paragrafo), verrà effettuata la ricognizione di superficie solo ed esclusivamente sul territorio comunale di Asciano, con lo scopo di completare il censimento del potenziale archeologico, già in atto dal 200537. La metodologia e le finalità adottate sono quelle sviluppate all’interno del Progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena nel corso della lunga esperienza di ricerca38

Figura 5 – Squadra di ricognitori al lavoro

. Il fieldwalking, si è rivelato uno strumento d’indagine che riveste da anni un ruolo primario nell’individuazione dell’evidenza archeologica e nella ricostruzione dell’apparato insediativo del territorio. Questa procedura si concentrerà in modo particolare all’interno di aree campioni o transetti stabiliti in partenza, in base alle varie informazioni edite e alle componenti paesaggistico-naturali. Un aspetto basilare rispetto al quale tutte le indagini di superficie devono continuamente confrontarsi è quello della visibilità. Quest’ultima influenza notevolmente il risultato delle ricerche e la qualità dei dati, in quanto dipende strettamente da determinati fattori quali la geologia e l’uso del suolo.

37 BROGI, 2006-2007. 38 FRANCOVICH, VALENTI, 1999; in particolare ribadiamo gli obiettivi principali del già specificato progetto di carta archeologica, che sono di natura scientifica, ovvero la ricostruzione diacronica dell’insediamento e del popolamento, e di natura politica in quanto prevede la realizzazione di cartografie archeologiche utilizzabili dagli enti locali per scopi di tutela e valorizzazione territoriale.

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Un esempio molto calzante è costituito dalle aree boschive che indubbiamente ostacolano ed impediscono la buona riuscita del survey; comunque, in genere le condizioni ottimali vengono riscontrate su seminativi, grazie all’azione dei mezzi agricoli che arando portano in superficie l’eventuale deposito sepolto, comunque destinato col tempo ad impoverirsi. Il contesto archeologico nei campi a colture stabili, invece, viene distrutto quasi integralmente in seguito agli impianti dei vitigni o degli olivi, e pertanto l’inevitabile e considerevole perdita di dati conduce ad una lettura ed interpretazione piuttosto approssimativa. Altro fattore determinante per la visibilità è legato alla tipologia del sito archeologico. Il riconoscimento dei siti, infatti, è molto condizionato dalle caratteristiche materiali dei contesti sepolti e in genere non tutti lasciano tracce leggibili e riconoscibili attraverso indagini di superficie39

Il sistema di raccolta dei dati, è costituito dalla compilazione della scheda di sito e di unità topografica (UT), secondo una procedura assodata da tempo

.

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La realizzazione ti tale studio prevede l’utilizzo della tradizionale metodologia propria dell’Archeologia dell’Architettura, maturata nel corso di decenni di ricerche e sperimentazioni

, dove per sito si intende il luogo-“contenitore” delle singole evidenze dette appunto unità topografiche. Successivamente tutte le schede verranno digitalizzate in appositi database creati dal laboratorio di informatica applicata all’archeologia medievale (LIAAM) dell’Università di Siena. Per quel che riguarda i rilievi delle emergenze, quest’ultimi verranno acquisiti con GPS e, insieme a tutte quelle informazioni di carattere geografico e grafico, gestiti su piattaforme GIS. 5.2 – Studio degli elevati

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a) Lettura stratigrafica delle murature (indicazione di rapporti di successione, anteriorità e contemporaneità tra le stesse) in modo da ricostruire gli eventi costruttivi delle strutture;

. I punti essenziali stabiliti sono i seguenti:

b) Individuazione delle tecniche murarie, facendo riferimento a parametri quali la tipologia del materiale da costruzione e quindi alla loro lavorazione, finitura e dimensione, il tipo di legante e la posa in opera.

c) Realizzazione di una cronotipologia delle aperture (porte, finestre), analizzando dimensioni e rapporti tra le varie parti (architravi, stipiti, ecc.)

La strategia prevista può essere divisa in due momenti essenziali. Il primo consiste in un’indagine estensiva attraverso ricognizioni a tappeto finalizzate a localizzare e documentare tutte le architetture conservate nelle costruzioni attuali (prendendo atto di tutti quei possibili casi in cui la lettura potrebbe risultare difficoltosa a causa della presenza di intonaci aggiunti in un secondo momento) e le strutture monumentali come ad esempio torri o edifici religiosi. Dobbiamo comunque specificare che questa fase sarà condotta anche facendo particolare attenzione alle informazioni edite dei siti di interesse e alla consultazione di cartografia storica e di foto aeree. Come accennato già in precedenza, lo studio degli elevati sarà condotto anche negli scavi archeologici di S. Pietro in Pava e di S. Pietro ad Asso, dove sarà possibile integrare le

39 CAMPANA, 2005; ad esempio risultano difficili da individuare i sistemi di parcellizzazione agraria, la viabilità ecc. 40 RICCI, 1983, pp.495-506 41 Con particolare riferimento a FRANCOVICH, PARENTI, 1988 ed a BROGIOLO, 1988.

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informazioni della stratigrafia orizzontale con quella verticale. La seconda parte del lavoro verrà dedicata invece all’elaborazione dei dati acquisiti e alla loro informatizzazione.

Figura 6 – Particolare della Torre di S. Alberto, Asciano. Per ciò che riguarda la documentazione verranno utilizzate le seguenti schede:

- Scheda di Unità Stratigrafica Muraria (indicazione di località, edificio e prospetto di appartenenza, definizione, attività, rapporti stratigrafici, periodo e fase, descrizione dell’evidenza ecc.);

- Scheda di archiviazione veloce, per tutti quei casi che prevedono una lettura rapida dell’edificio;

- Scheda per la registrazione dei dati generali dell’edificio (localizzazione, stato di conservazione, indicazione dei corpi di fabbrica, distribuzione delle aperture;

- Scheda per la registrazione delle tecniche murarie; ad esempio in specifico indicazione di località, complesso architettonico e corpo di fabbrica di appartenenza, funzione della muratura, descrizione dei materiali da costruzione (per i materiali lapidei, indicazione del litotipo, provenienza, lavorazione e finitura; per i laterizi, indicazione della consistenza, del colore, dell’impasto e della forma), descrizione della tecnica muraria, indicazione della presenza di eventuali elementi datanti, cronologia.

- Scheda per la registrazione delle aperture (archi, finestre ecc.)

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Riguardo alla documentazione grafica, la strategia e la metodologia ottimale verrà decisa volta per volta in base alle condizioni generali e allo stato di conservazione dell’edificio. Comunque saranno previsti rilievi planimetrici e rilievi fotogrammetrici dei prospetti realizzati tramite strumentazione informatica (stazione totale), che allo stato attuale risulta essere la procedura più veloce ed efficace. Inoltre saranno realizzati, se si presenteranno tutte le condizioni, delle ricostruzioni tridimensionali con il laser scanner42. Quest’ultima tecnologia sviluppata negli ultimi anni43

6. Tempistica della ricerca

, si rivela un’importante strumento per l’Archeologia dell’Architettura in quanto in grado di restituire un rilievo 3D delle strutture oggettivo e preciso, prezioso sia per scopi scientifici che divulgativi.

I e II Anno Il 70 % del lavoro sarà dedicato al lavoro sul campo (ricognizione di

superficie nel territorio di Asciano, schedatura e rilievo delle evidenze murarie) mentre il restante 30% all’elaborazione e all’informatizzazione dei dati acquisiti.

III Anno Il 30% del lavoro sarà dedicato alla elaborazione e alla revisione dei dati e il restante 70% alla stesura della tesi di dottorato.

42 Lo strumento utilizzato è un laser scanner modello LEICA HDS SCANSTATION; si veda a proposito CAMPANA, FRANCOVICH, 2006b. 43 Facciamo particolare riferimento alla sperimentazione della tecnologia all’interno del Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi e Telerilevamento (LAP&T) dell’Università di Siena.

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