UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II · essa viene confrontata, per il rene destro, con...

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1 UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II FACOLTA’ DI MEDICINA VETERINARIA CORSO DI LAUREA IN MEDICINA VETERINARIA DIPARTIMENTO DI SCIENZE CLINICHE VETERINARIE CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI RADIOLOGIA VETERINARIA TESI SPERIMENTALE DI LAUREA IN RADIOLOGIA VETERINARIA E MEDICINA NUCLEARE “PARAMETRI RENALI ECOGRAFICI NEL GATTO” ANNO ACCADEMICO 2006/2007 RELATORE CH.MO PROF. LEONARDO MEOMARTINO CANDIDATA VERA BORGHI MATR. 550/075

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II

FACOLTA’ DI MEDICINA VETERINARIA

CORSO DI LAUREA IN MEDICINA VETERINARIA

DIPARTIMENTO DI SCIENZE CLINICHE VETERINARIE CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI RADIOLOGIA VETERINARIA

TESI SPERIMENTALE DI LAUREA IN RADIOLOGIA VETERINARIA E MEDICINA NUCLEARE

“PARAMETRI RENALI ECOGRAFICI NEL GATTO”

ANNO ACCADEMICO 2006/2007

RELATORE CH.MO PROF. LEONARDO MEOMARTINO

CANDIDATAVERA BORGHIMATR. 550/075

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INDICE

Introduzione 3

Cenni di anatomia 5

Cenni di fisiologia 9

Tecnica Ecografica 12

Quadri ecografici delle principali patologie renali 20

Parte sperimentale 28

Introduzione alla parte sperimentale 29

Materiali e metodi 33

Risultati 37

Discussione 55

Conclusioni 61

Bibliografia 62

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INTRODUZIONE

Nella specie felina le patologie renali sono frequenti e, spesso, causa di morte.

La valutazione della funzionalità renale può essere effettuata tramite diverse indagini di

laboratorio sebbene la loro sensibilità non sia elevata. La biopsia renale è in grado di

darci delle informazioni dettagliate e, spesso, definitive sulle condizioni renali ma è una

tecnica invasiva e non scevra da complicanze.

Le tecniche di Diagnostica per Immagini sono in grado di fornire molte informazioni

sullo stato dei reni. Metodiche quali l’Urografia, la Tomografia Computerizzata (TC), la

Risonanza Magnetica (RM) e la Medicina Nucleare (MN) forniscono dati sia sugli

aspetti morfostrutturali sia sugli aspetti funzionali del rene. La loro esecuzione, però,

richiede sempre la sedazione o la narcosi, la somministrazione di mezzi di contrasto o di

radiofarmaci che, in pazienti con grave compromissione renale, possono risultare

pericolose o, addirittura, fatali. Inoltre, alcune metodiche quali la RM e la MN sono

costose e, spesso, non disponibili nella pratica clinica veterinaria.

L’Ecografia è una tecnica di Imaging che consente una dettagliata visualizzazione della

struttura renale e, unita al Doppler, fornisce utili informazioni anche sulla funzionalità

renale. Attualmente, l’ecografia rappresenta l’esame di scelta per lo studio dei reni in

quanto di semplice esecuzione e non dannosa. Essa può essere perciò ripetuta senza

timore e permettere, così, di seguire l’evoluzione di un processo patologico o di

verificarne la risposta al trattamento adottato. Inoltre, grazie alla visualizzazione “in

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tempo reale”, l’ecografia permette di eseguire biopsie o ago-aspirati in maniera

“mirata”, riducendo così i traumatismi legati alla manovra.

Il principale limite dell’esame ecografico risiede nel suo essere strettamente operatore-

dipendente. La messa a punto di parametri quantitativi riduce la soggettività della

valutazione ecografica. In letteratura sono presenti pochi lavori che propongono dati

relativi alle dimensioni ed ai flussi renali nel gatto. In più, essi sono riferiti a campioni

ridotti e per questo i loro dati non possono essere considerati definitivi.

Lo scopo di questa tesi è stato fornire dei dati relativi ai parametri renali dimensionali e

di flusso arterioso riferiti ad una popolazione di soggetti normali e patologici

numericamente consistente.

La tesi è strutturata in una Parte Generale ed una Parte Sperimentale. La Parte Generale

comprende un capitolo con cenni di anatomia, uno di fisiologia dei reni del gatto, un

capitolo sulla tecnica di esecuzione dell’esame ecografico ed, infine, un capitolo con la

descrizione dei quadri ecografici delle principali patologie renali del gatto. La Parte

Sperimentale è aperta da una breve Introduzione e, poi, strutturata in un capitolo sui

Materiali e Metodi, uno sui Risultati e uno di Discussione. La tesi si chiude con un

breve capitolo dedicato alle Conclusioni.

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CENNI DI ANATOMIA

I reni sono organi pari, di forma globosa “a fagiolo” disposti all’interno della cavità

addominale, nella porzione craniale della cavità retroperitoneale, accolti nella loggia

renale. Sono posti ai lati del rachide lombare, ventralmente ai processi costiformi delle

vertebre lombari, il rene destro compreso tra L1 e L4, il sinistro compreso tra L2 e L5.

Presentano, lungo il margine mediale, un incisura, l’ilo, attraverso il quale penetrano

nell’organo arteria e nervi renali, e attraverso il quale fuoriescono la vena renale e

l’uretere. In profondità l’ilo, da adito ad una cavità, il seno renale occupato in buona

parte dalla pelvi renale e dai suoi due diverticoli.

Figura 1 – Rene Normale. A - Aspetto anatomico in sezione longitudinale dorsale. – B -

Disegno schematico della stessa sezione.

BA

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I reni sono avvolti da una capsula adiposa, il cui spessore varia in relazione allo stato di

nutrizione del soggetto e la cui funzione è quella di collegare e tenere in giusta

posizione l’organo nell’ambito della loggia.

Il rene felino presenta una struttura unilobare perché tutti i lobi sono fusi insieme a

formare un’unica massa che raggiunge il bacinetto renale con un’unica papilla, o cresta

renale, accolta nella pelvi (Konig e Liebich, 2004).

Figura 2 – Rappresentazione schematica dell’anatomia dei reni di gatto in veduta ventrale e in

sezione longitudinale dorsale e trasversale (modificato da Barone, 1994).

Al di sotto dello strato adiposo è presente la capsula fibrosa, composta da tessuto

connettivo, dalla quale originano tralci di tessuto che, approfondendosi nell’organo, si

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dividono ripetutamente andando a costituire lo stroma interstiziale, struttura di supporto

per il parenchima, i vasi, i nervi ed i linfatici.

Sezionando il rene lungo un piano parasagittale esso appare distinto, procedendo

dall’esterno verso l’interno, nelle zone corticale e midollare.

La midollare è composta da una serie di strutture affiancate tra di loro, le piramidi renali

o del Malpighi, con base orientata verso la corticale e apice, o papilla renale, verso l’ilo.

Ciascuna papilla termina nella pelvi e presenta, all’estremità libera, i forami papillari

che rappresentano il punto di sbocco dei dotti collettori. Le piramidi sono costituite da

dotti collettori e anse di Henle.

La corticale appare composta da due porzioni, radiata e convoluta. La porzione radiata è

composta dall’insieme di formazioni coniche, i raggi midollari o piramidi del Ferrein,

che presentano apice rivolto verso la periferia. La parte convoluta è costituita dal

corpuscolo del Malpighi e dai tubuli contorti prossimale e distale.

Il parenchima renale è composto da unità funzionali dette nefroni. Il nefrone si presenta

come un tubulo tortuoso che inizia a fondo cieco con una porzione dilatata a coppa, la

capsula del Bowman che accoglie il glomerulo vascolare e va a costituire il corpuscolo

renale o del Malpighi, si continua con un tubulo contorto (prossimale, intermedio - ansa

di Henle - e distale) e confluisce in un tubulo collettore.

Responsabile della vascolarizzazione arteriosa renale è l’arteria renale che, una volta

penetrata nell’organo, si divide in due rami, uno dorsale e l’altro ventrale, dai quali

originano le arterie interlobari, che si portano verso la corticale e, a livello della

transizione tra midollare e corticale formano arterie arciformi che decorrono

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parallelamente alla corticale. Dalle arterie arciformi originano le arterie rette, che si

dirigono verso la midollare, e le arterie interlobulari dalle quali partono le arteriole

afferenti. Queste ultime si immettono nella rete mirabile dei glomeruli, a valle dei quali

si formano le arteriole efferenti. Da esse ha infine origine la rete capillare dei tubuli, da

cui nascono i vasi venosi. Da questa sede, il sistema venoso, si sviluppa dalla fusione di

vasi di calibro minore, che confluendo tra loro progressivamente vanno a formare vasi

di portata maggiore: le vene arciformi e le vene interlobari e, quindi, la vena renale.

L’innervazione è data da rami del sistema simpatico e parasimpatico, appartenenti al

plesso renale (Pelagalli e Botte, 1999).

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CENNI DI FISIOLOGIA

Le attività principali del rene vengono svolte dall’insieme delle unità funzionali, i

nefroni, e possono essere così schematizzate:

• Filtrazione

• Riassorbimento

• Secrezione

La filtrazione avviene a livello del glomerulo vascolare, dove, si forma un liquido, la

preurina; questa, in corrispondenza di tubulo contorto prossimale e distale, ansa di

Henle e dotti collettori, viene sottoposta a successivi processi di riassorbimento e

secrezione fino a costituire l’urina definitiva.

Questa attività del rene permette di:

• Eliminare i liquidi in eccesso introdotti nell’organismo;

• Eliminare o riassorbire soluti;

• Regolare l’equilibrio acido-base tramite l’eliminazione o il riassorbimento di

bicarbonati;

• Eliminare i prodotti finali del metabolismo (in particolare quello azotato);

• Eliminare farmaci, prodotti del loro metabolismo e sostanze dannose derivanti dal

catabolismo delle diverse sostanze presenti nell’organismo.

Il rene è inoltre provvisto di un attività endocrina coinvolta nella regolazione della

pressione arteriosa e nella eritropoiesi. Tali funzioni endocrine si esplicano attraverso la

produzione di renina, bradichinina ed eritropoietina.

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Figura 3 – Rappresentazione schematica della vascolarizzazione renale e dello sviluppo del

nefrone (modificato da Crouch J.E., Functional human anatomy, Piladelphia, Lea &

Febiger,1978).

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La renina è un enzima proteolitico che catalizza la scissione dell’angiotensinogeno, una

proteina plasmatici prodotta dal fegato, in angiotensina 1, successivamente trasformata

dall’enziama ACE (angiotensine convertine enzyme) presente nel fegato, in

angiotensina 2, potente vasocostrittore.

La bradichinina è un ormone renale che determina vasodilatazione.

Il fattore eritropoietico renale (REF) è un enzima proteolitico che promuove la

liberazione di eritropoietina, glicoproteina che favorisce il processo di eritropoiesi

(Clement, 1991)

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TECNICA ECOGRAFICA

L’ecografia fornisce informazioni circa la sede, la forma, le dimensioni, la struttura

interna e la vascolarizzazione dei reni (Meomartino, 2005).

La preparazione del paziente prevede la tricotomia dell’addome. Il soggetto può essere

posizionato in decubito dorsale, avendo così accesso ad ambedue i reni, oppure in

decubito laterale, alternando quello destro e quello sinistro. Generalmente, non è

necessario nessun contenimento farmacologico a meno che non si abbia intenzione di

effettuare manovre diagnostiche particolari (es. biopsia) oppure il paziente sia poco o

affatto collaborativo.

Per effettuare uno studio completo dell’organo, è necessario realizzare delle scansioni

parasagittali longitudinali e trasversali, integrate eventualmente da quelle oblique,

utilizzando sonde ad alta frequenza (7,5 - 10 MHz) che offrono una maggiore

risoluzione spaziale.

Il rene destro, leggermente più craniale, si visualizza ponendo la sonda sul quadrante

craniale destro dell’addome, caudalmente all’ultima costa. Il rene sinistro, posto un po’

più caudalmente del destro, si visualizza nel quadrante craniale sinistro, caudalmente

all’ultima costa. Nei gatti, in genere, la parete addominale presenta uno scarso tono

muscolare ed i reni sono piuttosto lassamente contenuti dal loro peduncolo. Pertanto,

non si deve esercitare una pressione eccessiva con la sonda altrimenti i reni tendono a

dislocare uscendo dal campo di vista.

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Ecograficamente i reni presentano forma ovalare nelle scansioni parasagittali, “a

fagiolo” nelle scansioni longitudinali dorsali e rotondeggiante o ovalare nelle scansioni

Trasversali (Figure 4-6).

Figura 4 – Scansione ecografica sagittale. 1 = corticale; 2 = midollare; 3 = cresta renale; 4 =

diverticoli; 5 = setto interlobare (modificato da Bertoni, Brunetti, Pozzi, 2005).

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Figura 5 – Scansione ecografica longitudinale dorsale. 1 = corticale; 2 = midollare; 3 = cresta

renale; 4 = diverticoli; 5 = setto interlobare (modificato da Bertoni, Brunetti, Pozzi, 2005).

Le varie componenti anatomiche renali presentano differenti aspetti ecografici che

possono essere così schematizzati (Figure 4-6):

• capsula iperecogena

• corticale e setti interlobari ecogeni

• midollare ipo-anecogena

• cresta renale iso-ipoecogena rispetto alla corticale

• pelvi iperecogena con lume solitamente non distinguibile.

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Figura 6 – Scansione ecografica trasversale. 1 = corticale; 2 = midollare; 3 = cresta renale; 4 =

diverticoli; 5 = setto interlobare; 6 = pelvi (modificato da Bertoni, Brunetti, Pozzi, 2005).

Data la relatività delle definizioni di ecogenicità di un tessuto o di un organo, per

definire se l’ecogenicità della corticale renale sia da considerare normale o patologica,

essa viene confrontata, per il rene destro, con l’ecogenicità del parenchima epatico del

lobo caudato, rispetto alla quale la corticale renale deve essere lievemente iperecogena,

e, per il rene sinistro, con l’ecogenicità del parenchima splenico rispetto al quale la

corticale renale deve essere leggermente ipoecogeno (Nyland et al., 1995).

Oltre alla valutazione della ecostruttura e della ecogenicità renale, ecograficamente,

possono essere misurate le dimensioni dell’organo (lunghezza, altezza, spessore) ed il

volume. La lunghezza e l’altezza vengono misurate sulle scansioni parasagittali, mentre

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lo spessore viene misurato sulle scansioni trasversali (Figura 7 e 8). Il volume può

essere calcolato manualmente, a partire dalle tre dimensioni lineari utilizzando la

formula per il calcolo del volume di un ellissoide (Figura 17), oppure in maniera

automatica negli apparecchi provvisti del relativo software di calcolo.

Figura 7 – Scansione ecografica longitudinale parasagittale: misurazione della lunghezza e

dell’altezza.

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Figura 8 – Scansione ecografica trasversale: misurazione dello spessore.

L’utilizzo del Color Doppler e del Doppler Pulsato permette di valutare la morfologia,

la distribuzione ed il flusso nelle arterie e vene renali. È possibile, in questo modo,

ottenere delle informazioni indirette anche sulla funzionalità renale, eventualmente non

accompagnate da modificazioni dell’ecostruttura complessiva dell’organo.

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Figura 9 – Scansione ecografica longitudinale parasagittale: visualizzazione del flusso dei vasi

sanguigni renali mediante Power Doppler. Sono visibili i vasi interlobari, arciformi e retti.

Per la valutazione del flusso renale, possono essere misurale le velocità di picco,

sistolica e diastolica, o alcuni indici quale l’Indice di Pulsatilità e l’Indice di Resistività

arteriosa. Le velocità assolute del flusso sono frequentemente affette da errori legati al

non adeguato allineamento del fascio ultrasonoro rispetto al flusso. Gli indici derivati

dalle velocità godono di maggiore affidabilità in quanto essi sono l’espressione di

rapporti e pertanto indipendenti dalla correttezza della misurazione in termini assoluti.

L’Indice di Resistività è stato correlato a patologie ostruttive ureterali, a patologie renali

non ostruttive sia acute sia croniche e a reni trapiantati (Rivers et al., 1997; Mitchell et

al., 1998; Pollard et al., 1999). L’Indice di Resistività viene calcolato a partire dalla

formula:

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Indice di Resistività = (Vmax-Vmin)/Vmax

in cui Vmax sta per la velocità sistolica e Vmin per la velocità diastolica (Nyland et al.,

1995).

Figura 10 – Scansione ecografica longitudinale sagittale (visualizzazione in Triplex):

misurazione dell’Indice di Resistività su un’arteria interlobare in un soggetto normale (IR =

0.65). A sinistra dell’immagine è visualizzato il rene in B-mode real time ed il volume

campionato; a destra, invece, è visualizzato lo spettro del Doppler Pulsato con i relativi marker

sui punti di misurazione.

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QUADRI ECOGRAFICI DELLE PRINCIPALI PATOLOGIE RENALI

Esistono numerose descrizioni dei quadri ecografici delle diverse patologie renali.

Tralasciando le alterazioni congenite, quali l’agenesia, l’ipoplasia, la displasia e

l’ectopia renale, non comprese nel campione considerato per questa tesi, qui di seguito

vengono descritti i quadri ecografici delle principali patologie renali riscontrate.

Processi infiammatori diffusi acuti

Provocano alterazioni ecografiche poco specifiche e, talvolta, neanche particolarmente

marcate. In genere, tali alterazioni sono rappresentate da un aumento delle dimensioni

dell’organo, più spesso a carico della sola corticale, che può apparire ipo- o

iperecogena, dalla presenza del cosiddetto “segno dell’alone” (bande ipoecogeno poste

a livello della porzione di corticale a contatto della midollare) e da iperecogenicità della

midollare con conseguente riduzione della distinzione cortico-midollare (Figura 11)

(Walter et al, 1988; Barr, 1990; Fedrigo, 2001).

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Figura 11 – Scansione ecografica longitudinale dorsale: glomerulonefrite acuta. Le dimensioni

complessive del rene sono aumentate soprattutto per l’ispessimento della corticale che appare

relativamente ipoecogena. È presente il segno dell’alone (freccia) e il segno della midollare

(punta di freccia).

Processi infiammatori cronici

Le nefriti croniche, indipendentemente dalla loro eziologia, sono caratterizzate da segni

ecografici poco specifici: aumento dell’ecogenicità e assottigliamento della corticale,

banda iperecogena a livello della transizione cortico-surrenale, iperecogenicità della

midollare; le dimensioni dell’organo possono essere lievemente ridotte (Figura 12)

(Biller et al., 1992; Burk e Achermann, 1996; Meomartino, 2005). Lo stadio terminale

della nefrite cronica è rappresentato dal rene grinzo che ecograficamente appare di

dimensioni significativamente ridotte, con profili capsulari bozzoluti, corticale

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assottigliata ed iperecogena, midollare iperecogena con conseguente ridotta distinzione

tra corticale e midollare, eventuale presenza di calcificazioni del parenchima e della

pelvi la quale, a volte, è lievemente dilatata (Figura 13) (Nyland et al., 1995; Jantur e

Luerssen, 1998).

Figura 12 – Scansione ecografica longitudinale dorsale: glomerulonefrite cronica. Le

dimensioni complessive del rene sono ridotte e prossime ai limiti inferiori. La corticale è

relativamente iperecogena. È presente una spessa banda iperecogena a livello della

transizione cortico-midollare (segno della midollare) (freccia).

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Figura 13 – Scansioni ecografiche longitudinali parasagittali: rene destro grinzo. Le dimensioni

complessive del rene dx sono ridotte rispetto al controlaterale. La corticale è iperecogena ed i

profili della capsula sono bozzoluti.

Idronefrosi

È costituita dalla dilatazione della pelvi, conseguente all’accumulo di urina legata a

cause che ne bloccano o ne riducono notevolmente il deflusso. La dilatazione del

bacinetto renale, quando lieve, nelle scansioni trasversali, assume un aspetto a “ferro di

cavallo” anecogeno. Nei casi gravi il parenchima renale viene compresso dal liquido

contenuto nel bacinetto e il rene si trasforma in una sacca ripiena di urina, priva di echi,

delimitata da una capsula iperecogena, da cui si dipartono setti ecogeni che

rappresentano le vestigia dei setti interlobari (Figura 14) (Barr, 1990; Nyland et al.,

1995; Jantur e Luerssen, 1998; Meomartino, 2005).

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Figura 14 – Scansione ecografica longitudinale parasagittale: idronefrosi. La pelvi (freccia) è

dilatata. La corticale e la midollare sono relativamente iperecogene e poco distinguibili. In

questo soggetto l’idronefrosi era secondaria ad una neoplasia vescicale con base di impianto

sul trigono.

Rene policistico

La nefropatia o malattia policistica ereditaria è una patologia caratterizzata dalla

sostituzione del parenchima normale da parte di multiple formazioni cistiche che col

passare del tempo aumentano di dimensioni. Nel gatto persiano è una condizione

relativamente frequente e viene trasmessa per via ereditaria attraverso un gene

autosomico dominante (Biller et al; 1990); può interessare oltre al parenchima renale

anche quello di altri organi (fegato, pancreas, milza). Ecograficamente, le cisti,

appaiono come aree rotondeggianti, anecogene, a limiti netti con parete sottile e

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regolare, a sede corticale o midollare. Le cisti possono essere di grandezza variabile da

0,2 a 1,5 cm, con prevalenza di quelle di diametro inferiore a 0,5 cm, e di solito

interessano entrambi i reni. La localizzazione più frequente si ha a livello della corticale

o della giunzione corticomidollare, quelle localizzate nella zona più periferica della

corticale determinano bozzolatura del profilo capsulare (Biller et al., 1990; Reichle et

all, 2002).

Figura 15 – Scansione ecografica longitudinale dorsale: rene policistico. Le dimensioni

complessive del rene sono marcatamente aumentate e la sua ecostruttura completamente

sovvertita per la presenza di multiple formazioni cistiche anecogene di varie dimensioni e a

localizzazione sia corticale sia midollare (frecce).

Nello stadio finale sia la corticale che la midollare non sono più riconoscibili essendo

completamente sostituite da cisti mentre la superficie diviene irregolare e gibbosa

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(Figura 15) (Janthur e Luerssen, 1998). La diagnosi precoce della malattia richiede

sonde ad elevata frequenza (>10 MHz) in grado di discernere anche formazioni cistiche

molto piccole (Meomartino, 2005)

Neoplasie

Possono essere distinte in diffuse e focali. Tra le neoplasie diffuse la più comune è il

linfoma. Questa neoplasia è caratterizzata da un aumento di volume dell’organo, spesso

bilaterale, legato all’infiltrazione neoplastica diffusa, localizzata solitamente a livello

corticale. Ecograficamente la corticale può apparire uniformemente iperecogena e

marcatamente ispessita o granulosa e con una irregolare banda ipoecogena

subcapsulare; la distinzione cortico-midollare può o meno essere conservata. In altri

casi, il linfoma può avere un aspetto focale rappresentato da noduli linfomatosi che

appaiono come lesioni solide, omogenee ed ipo-anecogene che possono essere

differenziate dalle formazioni cistiche grazie all’assenza di rinforzo della parete

posteriore (Figura 16).

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Figura 16 – Scansione ecografica longitudinale dorsale: linfoma renale. L’ecostruttura del rene

è alterata dalla presenza di due lesioni occupanti spazio nodulari, ipoecogene a sede corticale

(frecce). Tali lesioni non presentano rinforzo di parete posteriore e pertanto sono compatibili

con formazioni solide e non cistiche.

Altre neoplasie sono il nefroblastoma e l’adenoma, forme tumorali primarie dell’organo.

Sono generalmente di aspetto focale, ma possono riscontrarsi anche come forme

multifocali presentandosi ecograficamente come lesioni complesse. I carcinomi, infine,

sono più spesso localizzati a livello della corticale ed ecograficamente appaiono come

formazioni nodulari tondeggianti e ipoecogene o disomogenee e di aspetto complesso

(Nyland et al., 1995; Burk e Achermann, 1996; Jantur e Luerssen, 1998).

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PARTE SPERIMENTALE

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INTRODUZIONE ALLA PARTE SPERIMENTALE

L’ecografia é un potente strumento diagnostico. Tuttavia, il suo grave limite è costituito

dal dipendere dal grado di esperienza e di abilità dell’operatore. In questo quadro, tutte

le informazioni che, riducono il campo della soggettività durante il processo di

valutazione delle immagini ecografiche, rappresentano un prezioso aiuto Le misure

quantitative sono un esempio di valutazioni oggettive affidabili e riproducibili. Nel caso

dei reni, fanno parte di queste misure, le dimensioni lineari e volumetriche e quelle

relative al flusso. Pertanto, la conoscenza dei limiti normali di tali parametri quantitativi

possono aiutare l’ecografista ad interpretare nella maniera più corretta il flusso di

immagini nel corso dell’esame.

Attualmente, risulta limitato il numero di studi effettuati allo scopo di determinare le

dimensioni dei reni del gatto. Alcuni lavori si basano su misurazioni effettuate su

immagini radiografiche dirette (Miyabayashi et al., 1998), altri su immagini urografiche

(Barret et al., 1972; Walter et al.1987; Shiroma et al.,1999), altri ancora su immagini

ecografiche (Walter et al. 1987; Yeager et al., 1989; Miyabayashi et al., 1998) (Tabella

1). Un aspetto comune a tutti i lavori citati è rappresentato dalla modesta entità dei

campioni utilizzati (Tabella 1).

Radiologicamente, le misure assolute dei reni vengono normalizzate mettendole in

rapporto con la lunghezza del corpo della seconda vertebra lombare (L2), in modo tale

da rendere confrontabili i valori anche quando ottenuti da soggetti di taglia differente e,

inoltre, per annullare l’effetto di magnificazione radiografico. In uno dei lavori sulla

determinazione delle dimensioni renali radiografiche (Shiroma et al., 1999) è stato

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dimostrato che le dimensioni renali sono maggiori nei soggetti interi. In questo lavoro,

inoltre, la lunghezza renale è stata correlata all’età ma tale correlazione non ha

dimostrato alcuna significatività.

Le misurazioni ecografiche vengono espresse in valori assoluti ed è dimostrato che sono

molto più affidabili di quelle radiografiche (Nyland et al. 1995; Jantur e Luerssen,

1998).

Sebbene siano note le differenze tra le dimensioni dei i due reni e tra quelle dei due

sessi, nessuno autore ha quantificato tali differenze. Inoltre, sebbene grazie alle

dimensioni degli assi principali del rene sia possibile calcolare, in maniera manuale o

automatica, il volume, nessun autore ha mai riportato dei valori riferiti a questo

parametro renale.

Ecograficamente, sono possibili misurazioni del flusso sanguigno grazie all’Effetto

Doppler. La misurazione della velocità dei flussi è affidabile quando l’angolo del fascio

ultrasonoro è inclinato di meno di 60° rispetto alla direzione del flusso (Nyland et al.,

1995) per questo può risultare difficile ottenere dei valori affidabili quando si voglia

valutare la velocità di vasi come quelli renali che possono presentare angolazioni

diverse e comunque superiori ai 60° rispetto alla sonda. Per questo sono stati proposti

degli Indici nei quali la velocità massima, quella minima e quella media vengono

rapportate tra loro in maniera tale da rendere indipendente il risultato da eventuali errori

nell’angolazione tra la sonda e la direzione del flusso (Nyland et al, 1996). L’indice di

Resistività arteriosa si è dimostrato sensibile e specifico nell’uomo per la diagnosi di

alterazioni renali ostruttuve e non ostruttive (Platt, 1992). In letteratura veterinaria sono

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stati riportati i valori normali dell’Indice di Resistività renale del gatto (Tabella 2)

(Rivers et al., 1996; Mitchell et al., 1998; Novellas et al., 2007) e quelli in caso di

patologie ostruttive e non ostruttive; per questi ultimi, tutti gli autori concordano che

siano superiori a 0,70 (Rivers et al., 1997; Pollard et al., 1999). Nel gatto, è stato inoltre

dimostrato l’effetto ipertensivante sulla circolazione arteriosa renale dell’isofluorano

(Mitchell et al. 1998); al contrario, sulla base di studi eseguiti da Pollard et al. (1999), la

sedazione con Ketamina e Diazepam non altera in modo significativo i valori dell’IR.

Tuttavia, finora i risultati ottenuti si sono dimostrati sempre scarsamente sensibili e

moderatamente specifici.

Scopo della tesi è stato calcolare le dimensioni ecografiche renali, compreso il volume,

su un campione di gatti, normali e patologici, numericamente consistente, nonché

valutare se esistessero eventuali differenze tra i due reni, tra i sessi, tra normali e

patologici e se ci fosse una correlazione tra le dimensioni e l’età dei gatti. Infine, in un

campione selezionato, è stato verificato se l’Indice di Resistività presentasse differenze

significative tra i reni normali e quelli patologici raggruppati per tipo di patologia.

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Autori Lunghezza Altezza Spessore

Barrett t al., 1972 (30 gatti) 38,6 (± 4,5) 27,05(± 0,4)

Walter et al., 1987 (10 gatti) 36,6 (± 4,6) 22,1 (± 2,8) 25,3 (± 3)

Yeager et al., 1989 (38 gatti) 44 26 29

Jantur e Luerssen, 1998 (numero gatti n.d.) 35 21

Miyabayashi et al., 1998 (16 gatti) 36,5

Tabella 1 – Misure renali riportate in letteratura (in mm e, dove presente, ± la Deviazione

Standard tra parentesi).

Autori Indice di Resistività

Rivers et al., 1996 (10 gatti) 0,52-0,63 §

Mitchell et al., 1998 (8 gatti) 0,55 (± 0,07)*; 0,93 (± 0,03)°

Novellas et al., 2007 (10 gatti) 0,62 (± 0,04)

Tabella 2 – Valori normali dell’Indice di Resistività riportati in letteratura (media ± Deviazione

Standard). § = valore minimo e valore massimo; * = soggetti svegli; ° = soggetti in narcosi con

isofluorano.

33

MATERIALI E METODI

È stato effettuato uno studio retrospettivo sul database del Centro di Radiologia

Veterinaria nel periodo compreso dal gennaio 2001 al luglio del 2007. Sono stati inclusi

nello studio tutti i gatti sottoposti ad esame ecografico dei reni. Di ogni soggetto sono

stati registrati l’età, il sesso e la razza.

Tutti gli esami ecografici sono stati eseguiti utilizzando un apparecchio GE mod. Logiq

MD 400, equipaggiato con sonda microconvex multifrequnza (range 5,5 – 8.5 MHz;

frequenza centrale 7 MHz) e sonda lineare multifrequenza (range 8.5 – 13 MHz;

frequenza centrale 11 MHz) e provvisto di scheda Doppler (Doppler Pulsato, Color

Doppler e Power Doppler).

Sulla base dei dati anamnestici, clinici e dei parametri di laboratorio (ove disponibili),

nonché sulla base dei rilievi ecografici, tutti i reni sono stati classificati nella seguente

maniera:

1) normali (soggetti sottoposti ad esame ecografico dell’addome per quesiti clinici

non correlati, con parametri ematochimici normali e reni senza alterazioni

ecografiche);

2) affetti da nefropatia acuta (soggetti sottoposti ad esame ecografico per

sospetta insufficienza renale o con parametri ematochimici alterati, corticale

normo-ipo-iperecogena ispessita, segno dell’alone presente o meno, segno della

midollare presente o meno, midollare più o meno iperecogena);

3) affetti da nefropatia cronica (soggetti sottoposti ad esame ecografico per

sospetta insufficienza renale cronica o con parametri ematochimici alterati,

34

corticale iperecogena di spessore normale o ridotto, profili capsulari da lisci a

bozzoluti, segno della midollare presente o meno, calcificazioni/calcoli della

pelvi e/o dei diverticoli, midollare iperecogena con ridotta distinzione cortico-

midollare);

4) affetti da idronefrosi (dilatazione da lieve a grave della pelvi e dei diverticoli);

5) affetti da malattia policistica ereditaria (presenza di multiple formazioni

cistiche);

6) affetti da neoplasia (alterazioni ecografiche diffuse o focali associate a prelievi

bioptici o ago-aspirati o esami autoptici positivi).

Tutte le condizioni suddette potevano essere mono o bilaterali.

Di ogni rene sono stati registrati la lunghezza, l’altezza e lo spessore (Figure 7 e 8) e

da queste misure lineari è stato ricavato il volume utilizzando la formula dell’ellissoide

(Figura 17):

Volume = 4/3*π*lunghezza/2*altezza/2*spessore/2

35

Figura 17: Rappresentazione schematica di un ellissoide. In verde sono evidenziati i semiassi (a1, a2 e a3) utilizzati nella formula per il calcolo del volume: V = 4/3*π*a1*a2*a3.

In maniera prospettica, su un gruppo di 21 soggetti, anch’essi inclusi nel campione (4

femmine intere, 6 femmine sterilizzate; 5 maschi interi, 6 maschi sterilizzati) (8 reni

normali, 9 affetti da nefropatia cronica, 3 affetti da nefropatia acuta, 1 affetto da

idronefrosi, 2 affetti da malattia policistica ereditaria, 1 affetto da neoplasia), è stato

misurato l’Indice di Resistività arterioso. La misurazione è stata effettuata, quando

possibile, su una arteria interlobare o sulle arciformi, più spesso sull’arteria renale

ventrale o dorsale. L’area campionata era impostata a 1 o 2 mm. Tutti gli esami

flussimetrici sono stati eseguiti su soggetti svegli.

Per tutti parametri registrati è stata calcolata la media, la mediana, la deviazione

standard, il valore massimo e quello minimo (Tabelle 3-6).

Nei soggetti normali è stato effettuato un confronto statistico delle tre dimensioni lineari

e del volume tra i due reni. È stato, quindi, effettuato un confronto tra la lunghezza

renale dei maschi e quella delle femmine nonché la lunghezza renale dei soggetti

36

sterilizzati e quella dei soggetti interi. Poi, è stato effettuato un confronto tra la

lunghezza dei reni normali e quella dei reni affetti da nefropatia acuta o da nefropatia

cronica. Inoltre, la lunghezza dei reni è stata correlata all’età, considerando sia tutto il

campione (normali + patologici) sia solo i reni normali sia il gruppo dei reni normali

sommato a quelli affetti da nefropatia cronica. Infine, è stato effettuato un confronto tra

l’Indice di Resistività arterioso dei reni normali con quello dei reni affetti da patologia.

Tutti i confronti fra le medie dei parametri registrati sono stati effettuati mediane analisi

della varianza ad una via (ANOVA). La lunghezza dei reni è stata correlata all’età

mediante l’Indice di Pearson. Il limite di significatività per tutte le analisi statistiche è

stato posto per P < 0.05. Tutti i calcoli statistici sono stati effettuati con software

commerciale dedicato (SPSS per Windows ver. 13.0).

37

RISULTATI

Il campione complessivo è risultato costituito da 220 gatti, 88 femmine (35 intere, 53

sterilizzate) e 132 maschi (27 interi, 105 sterilizzati).

L’età media del campione era 8.3 anni (range 1.5 mesi – 21 anni).

Sulla base della razza, il campione era costituito da 156 Europei comuni, 43 Persiani, 15

Siamesi, 4 Certosini, 1 Norvegese, 1 Angora Turco.

Considerando la condizione renale si ottenevano i seguenti gruppi:

116 soggetti con reni normali (in 41 la condizione era monolaterale) per complessivi

191 reni;

61 soggetti affetti da nefropatia cronica (in 22 condizione monolaterale) per complessivi

100 reni;

40 soggetti affetti da nefropatia acuta (in 20 condizione monolaterale) per complessivi

60 reni;

6 affetti da idronefrosi (in 4 condizione monolaterale) per complessivi 10 reni;

11 affetti da malattia policistica ereditaria (in 3 condizione monolaterale) per

complessivi 19 reni;

11 affetti da neoplasia (9 linfomi, 1 mastocitoma, 1 carcinoma) (in 4, 3 linfomi ed il

carcinoma, la condizione era monolaterale) per complessivi 18 reni.

Nei soggetti normali, il confronto tra le dimensioni del rene sn contro quello dx

evidenziava una lunghezza significativamente maggiore per il rene destro ed un’altezza

significativamente maggiore per il rene sinistro, mentre lo spessore ed il volume non

risultavano significativamente differenti tra i due reni (Tabella 3; Grafici 1-4).

38

Il confronto della lunghezza dei reni normali tra le femmine e i maschi è risultato

significativamente maggiore per i maschi (Tabella 4; Grafico 5), mentre non si

evidenziavano differenze statisticamente significative tra i soggetti interi e quelli

sterilizzati (Tabella 4) sia tra le femmine, in cui la media era superiore nelle femmine

sterilizzate (Grafico 6), sia tra i maschi, dove la media era superiore nei maschi interi

(Grafico 7).

Dal confronto della lunghezza dei reni normali contro quelli affetti da nefropatia cronica

è risultata una differenza statisticamente significativa a favore dei reni normali (Tabella

5; Grafico 8), mentre il confronto tra la lunghezza dei reni normali contro quelli affetti

da nefropatia acuta risultava statisticamente significativa a favore di questi ultimi

(Tabella 5; Grafico 9).

La regressione lineare tra l’età e la lunghezza dei reni ha evidenziato una correlazione

statisticamente significativa quando veniva considerato tutto il campione (Grafico 10)

oppure il gruppo dei reni normali sommato a quello dei reni affetti da nefropatia cronica

(Grafico 12) mentre tale significatività non era più presente quando la correlazione

veniva effettuata solo con i reni normali (Grafico 11).

Il confronto dell’Indice di Resistività misurato nei reni normali e nei reni affetti da

patologia risultava significativamente aumentato nei reni affetti da nefropatia cronica, in

quelli affetti da nefropatia acuta ed in quelli affetti da malattia cistica ereditaria (Tabella

6). Non risultavano, invece, differenze statisticamente significative tra i i reni normali e

quelli affetti da idronefrosi o neoplasia (Tabella 6).

39

dxsn

lunghezza

50,00

45,00

40,00

35,00

30,00

25,00

mm

157

Grafico 1 – Confronto della lunghezza tra il rene sinistro e quello destro normali. La differenza

è statisticamente significativa a favore del rene destro. (Il box rappresenta i quartili superiori ed

inferiori; la barra all’interno dei box rappresenta la mediana; le maniglie rappresentano i valori

massimo e minimo; il cerchietto con il numero 157 rappresenta un valore fuori scala nell’ambito

del rene destro).

40

dxsn

altezza

35,00

30,00

25,00

20,00

15,00

mm

116

Grafico 2 – Confronto dell’altezza tra il rene sinistro e quello destro normali. La differenza è

statisticamente significativa a favore del rene sinistro. (Il box rappresenta i quartili superiori ed

inferiori; la barra all’interno dei box rappresenta la mediana; le maniglie rappresentano i valori

massimo e minimo; il cerchietto con il numero 116 rappresenta un valore fuori scala nell’ambito

del rene destro).

41

dxsn

spessore

35,00

30,00

25,00

20,00

15,00

mm

Grafico 3 – Confronto dello spessore tra il rene sinistro e quello destro normali. La differenza

non è statisticamente significativa. (Il box rappresenta i quartili superiori ed inferiori; la barra

all’interno dei box rappresenta la mediana; le maniglie rappresentano i valori massimo e

minimo).

42

dxsn

volume

20,00

17,50

15,00

12,50

10,00

7,50

5,00

cc

Grafico 4 – Confronto del volume tra il rene sinistro e quello destro normali. La differenza non è

statisticamente significativa. (Il box rappresenta i quartili superiori ed inferiori; la barra all’interno

dei box rappresenta la mediana; le maniglie rappresentano i valori massimo e minimo).

43

MaschiFemmine

Lunghezza

50,00

45,00

40,00

35,00

30,00

25,00

mm

Grafico 5 – Confronto della lunghezza tra i reni normali delle femmine e quelli dei maschi. La

differenza è statisticamente significativa a favore dei maschi. (Il box rappresenta i quartili

superiori ed inferiori; la barra all’interno dei box rappresenta la mediana; le maniglie

rappresentano i valori massimo e minimo).

44

Femmine sterilizzateFemmine Intere

Lunghezza

45,00

40,00

35,00

30,00

mm

Grafico 6 – Confronto della lunghezza tra i reni normali delle femmine intere e quelli delle

femmine sterilizzate. La differenza non è statisticamente significativa. (Il box rappresenta i

quartili superiori ed inferiori; la barra all’interno dei box rappresenta la mediana; le maniglie

rappresentano i valori massimo e minimo; il cerchietto con il numeri 133 rappresenta un valore

fuori scala tra i reni normali).

45

Maschi SterilizzatiMaschi Interi

lunghezza

50,00

45,00

40,00

35,00

30,00

mm

9

Grafico 7 – Confronto tra la lunghezza dei reni normali dei maschi interi e quella dei maschi

sterilizzati. La differenza non è statisticamente significativa. (Il box rappresenta i quartili

superiori ed inferiori; la barra all’interno dei box rappresenta la mediana; le maniglie

rappresentano i valori massimo e minimo; il cerchietto con il numero 9 rappresenta un valore

fuori scala tra i reni dei maschi interi).

46

nefropat. cronicanormale

lunghezza

50,00

45,00

40,00

35,00

30,00

25,00

20,00

mm

224133

Grafico 8 – Confronto della lunghezza tra i reni normali e quelli affetti da nefropatia cronica. La

differenza è statisticamente significativa a favore dei reni normali. (Il box rappresenta i quartili

superiori ed inferiori; la barra all’interno dei box rappresenta la mediana; le maniglie

rappresentano i valori massimo e minimo; i cerchietti con i numeri 133 e 224 rappresentano

valori fuori scala tra i reni normali e tra quelli affetti da nefropatia cronica).

47

glomerulonefritenormale

lunghezza

55,00

50,00

45,00

40,00

35,00

30,00

mm

133

Grafico 9 – Confronto della lunghezza tra i reni normali e quelli affetti da nefropatia acuta. La

differenza è statisticamente significativa a favore dei reni affetti da glomerulonefrite. (Il box

rappresenta i quartili superiori ed inferiori; la barra all’interno dei box rappresenta la mediana; le

maniglie rappresentano i valori massimo e minimo; il cerchietto con il numero 133 rappresenta

un valore fuori scala tra i reni normali).

48

Media Mediana Dev. St. Minimo Massimo F P

Rene sn 37.5 37.8 3.5 29.4 45.4 Lunghezza

(mm) Rene dx 39.3 39.4 3.1 31.4 48.3

14.6 0.00

Rene sn 24.1 23.8 2.9 16.7 31.8 Altezza

(mm) Rene dx 23.1 22.7 2.9 15.0 30.5

5.2 0.02

Rene sn 24.04 24.1 4.8 15.2 31.9 Spessore

(mm) Rene dx 25.3 24.7 2.6 20.3 29.5

0.66 0.43

Rene sn 11.5 10.8 3.8 5.3 19.1 Volume

(cc) Rene dx 12.5 12.5 3.3 7.2 15.8

0.45 0.51

Tabella 3 – Reni normali. Confronti tra le dimensioni del rene destro e di quello sinistro Media,

Mediana, Deviazione Standard, Minimo e Massimo delle dimensioni lineari (espresse in mm) e

del volume (espresso in cc). Valori della F di Snedecor e della P derivati dal confronto mediante

ANOVA (in rosso i valori statisticamente significativi).

49

Media Mediana Dev. St. Minimo Massimo F P

F 36.8 37.1 3.05 29.4 44.3 Lunghezza

(mm) M 39.3 40.0 3.4 31.4 48.3

27.8 0.00

F Int. 36.4 36.2 2.7 32.3 41.4 Lunghezza

(mm) F Ster. 37.0 37.3 3.2 29.4 44.3

0.6 0.44

M Int. 40.6 40.9 2.9 36.1 44.0 Lunghezza

(mm) M Ster. 39.2 39.5 2.9 31.4 48.3

1.8 0.18

Tabella 4 – Reni normali. Confronto della lunghezza tra femmine e maschi e tra i soggetti interi

e quelli sterilizzati. Media, Mediana, Deviazione Standard, Minimo e Massimo dei dimensioni

lineari (espresse in mm) e del volume (espresso in cc). Valori della F di Snedecor e della P

derivati dal confronto mediante ANOVA (in rosso i valori statisticamente significativi).

50

Media Mediana Dev. St. Minimo Massimo F P

Reni normali 38.5 38.6 3.3 31.4 48.3

Nefropatia cronica 34.01 39.4 5.2 20.9 48.9

69.7 0.00

Reni normali 38.5 38.6 3.3 31.4 48.3

Nefropatia acuta 42.4 42.4 5.1 33.3 54.3

40.6 0.00

Tabella 5 – Confronto della lunghezza tra i reni normali e quelli affetti da nefropatia cronica e da

nefropatia acuta. Media, Mediana, Deviazione Standard, Minimo e Massimo dei dimensioni

lineari (espresse in mm). Valori della F di Snedecor e della P derivati dal confronto mediante

ANOVA (in rosso i valori statisticamente significativi).

51

Generale

R = -0,091P = 0,03

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

60,0

70,0

80,0

90,0

100,0

0 5 10 15 20 25

Età

Lung

hezz

a (m

m)

Grafico 10 – Indice di Pearson – Correlazione lineare tra la lunghezza renale e l’età.

Utilizzando tutti i dati del campione, quindi sia quelli provenienti da reni normali che quelli da

reni patologici, è presente una correlazione negativa statisticamente significativa (al crescere

dell’età, diminuisce la lunghezza renale).

52

Reni normali

R = 0,014P = 0,85

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

60,0

0 2 4 6 8 10 12 14 16 18

Età

Lung

hezz

a (m

m)

Grafico 11 – Indice di Pearson – Correlazione lineare tra la lunghezza renale e l’età.

Utilizzando solo i dati provenienti da reni normali non si evidenzia alcuna correlazione

statisticamente significativa.

53

Reni normali + Nefropatia cronica

R = 0,21P = 0,000

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

60,0

0 5 10 15 20 25

Età

Lung

hezz

a (m

m)

Grafico 12 – Indice di Pearson – Correlazione lineare tra la lunghezza renale e l’età.

Utilizzando i dati provenienti da reni normali e da reni affetti da nefropatia cronica la

correlazione risulta superiore a quella rilevata considerando tutto il campione (vedi Grafico 10).

54

Media Mediana Dev. St. Minimo Massimo F P

Reni normali 0.62 0.65 0.1 0.44 0.78

Nefropatia cronica 0.71 0.72 0.1 0.43 0.99

4.8 0.048

Reni normali 0.62 0.65 0.1 0.44 0.78

Nefropatia acuta 0.76 0.73 0.03 0.63 0.9

10.3 0.005

Reni normali 0.62 0.65 0.1 0.44 0.78

Rene policistico 0.82 0.8 0.09 0.74 0.95

12.52 0.003

Reni normali 0.62 0.65 0.1 0.44 0.78

Idronefrosi 0.71 0.71 0.2 0.54 0.89

1.53 0.24

Reni normali 0.62 0.65 0.1 0.44 0.78

Reni neoplastici 0.69 0.66 0.09 0.54 0.93

0.99 0.34

Tabella 6 – Indice di Resistività (IR) arterioso. Confronto tra reni normali e patologici. Media,

Mediana, Deviazione Standard, Minimo e Massimo. Valori della F di Snedecor e della P derivati

dal confronto mediante ANOVA (in rosso i valori statisticamente significativi).

55

DISCUSSIONE

In letteratura esistono pochi studi sui parametri renali del gatto e la gran parte è

costituita da campioni di limitate dimensioni (da 10 a 38 soggetti) (Tabella 1) (Barrett et

al., 1972; Walter et al., 1987; Yeager et al., 1992; Miyabayashi et al.1998). Un lavoro

radiografico del 1972 (Barrett et al.) stabiliva le dimensioni renali in termini assoluti o

normalizzati alla lunghezza del corpo di L2. Questo lavoro, basato su un campione di 30

soggetti normali sottoposti ad urografia, ha rappresentato un punto di riferimento per

gran parte dei testi di Radiologia dei Piccoli Animali o, comunque, dedicati all’apparato

urinario dei gatti.

Con l’introduzione dell’esame ecografico nella pratica clinica veterinaria, sono

comparsi vari studi che riportano le misure delle dimensioni renali (Walter. et al.1987;

Yeager et al., 1992; Miyabayashi et al., 1998; Janthur e Luerssen, 1998) (Tabella 1). A

differenza delle dimensioni radiografiche, i valori ecografici sono assoluti e non

normalizzati rispetto ad una terza struttura anatomica come nel caso della lunghezza del

corpo di L2. Tuttavia, a differenza che nei cani, nei gatti esiste una ridotta variabilità

soggettiva ed interrazziale. Questo rende confrontabili anche le dimensioni renali

espresse in maniera assoluta. I nostri risultati complessivi, relativi alle dimensioni

lineari renali, concordano con quelli riportati in letteratura (Tabella 1 e 3). Oltre alle

misure lineari, abbiamo calcolato anche il volume renale che, nel nostro campione, è

risultato in media 11,5 cc per il rene sinistro e 12,5 cc per il destro.

Comunemente, si afferma che il rene destro è più grande di quello sinistro, tuttavia

nessuno degli autori da noi consultati ha effettuato un confronto statistico tra le

56

dimensioni lineari ed il volume dei due reni. Nel nostro campione il confronto tra le

dimensioni dei due reni, nei soggetti normali, ha dimostrato una lunghezza

significativamente maggiore per il rene destro mentre l’altezza è risultata

significativamente maggiore a sinistra. Non si sono evidenziate differenze

statisticamente significative tra lo spessore ed il volume dei due reni. Ciò vuol dire che,

nel gatto, il rene destro è più allungato mentre quello sinistro è più globoso. Queste

differenze, comunque, non si ripercuotono sul volume.

Esistono segnalazioni sia ecografiche sia radiografiche sull’esistenza di differenze

correlate alla condizione sessuale tra gli animali interi e quelli sterilizzati (Yeager et al,

1992; Shiroma et al., 1999). In un lavoro condotto su un campione di 28 gatti è stato

effettuato un confronto tra la lunghezza renale, misurata radiograficamente, dei soggetti

interi e quella dei soggetti sterilizzati: da tale confronto si evidenziava una lunghezza

statisticamente superiore nei soggetti interi e, pertanto, si proponevano due parametri,

minimi e massimi separati, per i soggetti interi (2.1 – 3.2 L2) e per quelli sterilizzati (1.9

– 2.6 L2) (Shiroma et al., 1999). In un altro lavoro, la condizione sessuale appariva

correlata al grado di infiltrazione grassa delle cellule dei tubuli e tale infiltrazione si

rifletteva sull’ecogenicità e sulle dimensioni renali, maggiori nei soggetti sessualmente

interi (Yeager et al., 1992). Nel nostro campione, come era ovvio attendersi, le

dimensioni renali nei gatti maschi sono risultate significativamente superiori rispetto a

quelle delle femmine. Comunque, il confronto tra le misure della lunghezza nei soggetti

interi ed in quelli sterilizzati non ha evidenziato differenze statisticamente significative,

anzi, tra le femmine, i valori medi erano superiori nei soggetti sterilizzati. L’epoca della

57

sterilizzazione pare non abbia importanza (Shiroma et al., 1999), comunque, è noto che

nel nostro bacino di utenza la sterilizzazione, soprattutto nelle femmine, spesso viene

effettuata anche molto dopo la maturità sessuale, e ciò potrebbe forse giustificare la

discrepanza tra i nostri risultati e quelli riportati in letteratura. Naturalmente, ulteriori

studi su campioni di dimensioni maggiori, potranno eventualmente precisare questo

dato.

Le nefropatie acute e quelle croniche sono spesso caratterizzate da segni ecografici poco

o affatto specifici (Biller et al., 1992; Nyland et al., 1995; Burk e Achermann, 1996;

Jantur e Luerssen, 1998; Meomartino, 2005). Nel nostro campione, al di là dei segni

ecografici, dal confronto della lunghezza dei reni normali con quelli affetti da patologie

acute o croniche è risultato che i reni affetti da patologia acuta sono significativamente

più grandi dei reni normali, mentre quelli affetti da nefropatia cronica sono

significativamente più piccoli. Sebbene questa significatività sia molto alta, esiste

un’ampia fascia di valori che sono comuni alle tre condizioni e, pertanto, appare

difficile, al momento, stabilire dei valori di cut-off affidabili. Tuttavia, è possibile

affermare che, in associazione ai segni ecografici di riferimento, la presenza di

dimensioni prossime o superiori alla norma sono compatibili con una patologia acuta,

mentre la presenza di dimensioni prossime o inferiori alla norma sono compatibili con

una patologia cronica.

È risaputo che la fase terminale della maggior parte dei processi patologici, sia acuti sia

cronici nonché l’invecchiamento stesso, portino al rimpicciolimento dei reni. Pertanto,

ci si aspetterebbe una correlazione di tipo negativo (cioè al crescere di un fattore

58

diminuisce l’altro) tra l’età dei gatti e la lunghezza dei reni. Nel nostro campione,

quando considerato complessivamente (cioè, sia i reni normali sia quelli patologici), tale

correlazione risulta presente (Grafico 10), mentre quando venivano presi in

considerazione solo i reni normali non si evidenziava nessuna correlazione

statisticamente significativa (Grafico 11). In maniera analoga, in un campione di 28

gatti non affetti da patologie renali, non si evidenziava nessuna correlazione tra la

lunghezza renale e l’età (Shiroma et al., 1999). Questi risultati porterebbero ad

affermare che non esistano correlazioni tra l’età e le dimensioni renali. Tuttavia, nei

gatti (come in tutti carnivori stretti nei quali i reni sono sottoposti ad un maggiore stress

a causa del catabolismo delle scorie azotate) le alterazioni nefrosiche possono essere

considerate un processo parafisiologico che tende ad aggravarsi con l’età e, quindi,

alterazioni ecografiche riferite a nefropatia cronica possono essere anche il risultato dei

processi di invecchiamento. Con questa premessa, effettuando il test di Pearson su un

campione costituito dai reni normali e da quelli affetti da nefropatia cronica, la

correlazione diventa nettamente più significativa (Grafico 12). È possibile, perciò,

affermare che i reni, come era atteso, tendono a divenire più piccoli con l’avanzare

dell’età e, quindi, delle alterazioni degenerative nefrosiche.

L’Indice di Resistività arterioso è un parametro funzionale renale del quale sono stati

riportati i valori normali sia in soggetti svegli sia in soggetti sedati o in narcosi (Tabella

2) e, vi è accordo tra i diversi autori, che i valori normali oscillino intorno 0,60 e che il

massimo sia posto a 0,70 (Rivers et al., 1997; Mitchell et al., 1998; Novellas et al.,

2006). La sua misurazione è stata preconizzata per la valutazione di patologie ostruttive

59

e non ostruttive renali (Rivers et al., 1997) nonché per la valutazione dei reni trapiantati

(Pollard et al., 1999) e per valutare la risposta delle patologie renali in corso di terapia

(Rivers B.J, 1997). Nel gatto e nel cane, a differenza che nell’uomo, l’Indice di

Resistività ha dimostrato di possedere una scarsa sensibilità ma una buona specificità

(Platt, 1992; Nyland et al., 1996; Morrow et al., 1996; Rivers et al.,1997; Pollard et al.,

1999) questo a causa dell’esistenza di un’ampia fascia di valori intorno o al disopra di

0,70 (considerato il limite massimo dell’Indice di resistività, sia nel cane che nel gatto)

comuni sia ai soggetti normali che a quelli patologici. Molti autori, sulla scorta di

precedenti segnalazioni in campo umano e di osservazioni anatomo-patologiche,

sostengono che le misurazioni più attendibili dell’IR sono quelle effettuate sulle arterie

di calibro inferiore dei reni (arterie interlobari ed arterie arciformi) in quanto in esse

sarebbero più marcate le modificazioni del parametro Doppler (Mitchell et al., 1998;

Pollard et al., 1999; Novellas et al., 2006). Mitchell e coll. (1998) in uno studio

effettuato su 8 gatti hanno concluso che la misurazione dell’IR sulle arterie arciformi di

soggetti non sedati rappresenta una procedura semplice e facilmente riproducibile. Nella

nostra esperienza, invece, abbiamo incontrato sempre molte difficoltà nell’esecuzione

pratica dell’esame dei flussi renali. Infatti, spesso la sola tachipnea o polipnea, presente

a causa dello stress indotto dalla procedura ecografica stessa, impedisce il

campionamento dei piccoli vasi arteriosi interlobari ed arciformi perché essi fuoriescono

continuamente dal volume campionato. Pertanto, nella maggior parte dei casi, la

valutazione è stata fatta su uno dei rami dell’arteria renale. Comunque, nonostante

60

questa differenza nella esecuzione del campionamento, i valori da noi rilevati nei

soggetti normali non si discostano da quelli riportati in letteratura.

Nel nostro campione l’IR nei soggetti normali era pari a 0.62 (± 0.1), in linea con

quanto riportato in letteratura (Tabella 2). Nei reni patologici i valori medi dell’IR erano

sempre superiori a 0,71. Tale differenza, tuttavia, risultava statisticamente significativa

solo nel caso dei reni affetti da nefropatia acuta o cronica e rene policistico. La

differenza non era statisticamente significativa sia nel caso di idronefrosi sia nei due

reni neoplastici ed, inoltre, anche nel nostro campione esistevano molti valori che si

sovrapponevano sia nei soggetti normali che in quelli patologici. Nel caso

dell’idronefrosi, costituito da un solo soggetto che presentava una grave dilatazione

della pelvi del rene destro, causata dalla presenza di un carcinoma vescicale impiantato

sul trigono, l’IR era aumentato ma i suoi valori non erano significativamente diversi da

quelli normali e ciò, molto probabilmente, dipendeva dalla esiguità del campione.

Anche nel gatto con neoplasia renale bilaterale, sebbene le misurazioni effettuate erano

più numerose, l’IR era mediamente più elevato ma tale differenza non risultava

statisticamente significativa e, pertanto, anche per questo soggetto potrebbe valere lo

stesso discorso fatto per l’idronefrosi. In questo soggetto, probabilmente, la valutazione

sulle arterie periferiche avrebbe potuto dare risultati differenti: manca, tuttavia, la

controprova ed ulteriori studi sono sicuramente necessari per precisare la questione. Si

conferma, pertanto, anche nel nostro campione che l’Indice di Resistività presenti una

scarsa sensibilità mentre la sua specificità appare buona soprattutto nel caso di lesioni

diffuse acute o croniche.

61

CONCLUSIONI

L’ecografia è la tecnica di elezione per la valutazione dei parametri dimensionali del

rene. Dai nostri risultati è emerso che i due reni sebbene equivalenti in volume,

presentino una lunghezza maggiore a destra ed un’altezza maggiore a sinistra. Nella

valutazione delle dimensioni renali va tenuto, quindi, in debita considerazione questo

tipo di comportamento delle due dimensioni prima di considerare fuori scala una

misura. Inoltre, sebbene risulti confermata l’ovvia maggiore grandezza dei reni dei

maschi rispetto a quella delle femmine, non si sono evidenziate differenze tra i soggetti

interi e quelli sterilizzati. I reni affetti da patologie acute sono risultati più grandi di

quelli normali, mentre i reni affetti da patologie croniche sono risultati più piccoli. I reni

normali non hanno mostrato alcuna correlazione con l’età, mentre, comprendendo nel

campione anche i reni affetti da patologie renali croniche, si è evidenziata una

correlazione negativa statisticamente significativa.

L’Indice di Resistività si è confermato poco sensibile anche nel nostro studio, data

l’esistenza di un’ampia “zona grigia” di sovrapposizione di valori sia nei soggetti sani

sia in quelli affetti da patologia. Tuttavia, esso è risultato abbastanza specifico anche se

non in grado di caratterizzare le singole patologie. Quindi, la misurazione dell’Indice di

Resistività può fornire informazioni aggiuntive soprattutto nel caso di lesioni diffuse

poco caratterizzabili da un punto di vista morfologico. Nei gatti, nella nostra esperienza

la misurazione dei flussi può presentare delle difficoltà legate alle piccole dimensioni

dei volumi campionati ed ai continui movimenti respiratori.

62

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