Un’idea per il fine settimana - Sito del cral galliera ... · in Sud Africa, fino al lago...

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Il punto della situazione Notizie di rilievo: Siamo a fine anno... arriva un nuovo nutrito numero di Un’Idea. In via speciale, questo fascicolo è doppio, con una seconda par- te che, come consuetudine in questi casi, è solo sul web (il link è a pag. 8) e riguarda un approfondimento sulle 12 Fontane in Val Borbera, con le immagini di tutte le sorgenti e una serie di informa- zioni e notizie specifiche. La prima parte cartacea, invece, è un contenitore ric- co di articoli e brani vari, spaziando dal bivacco Regondi al Drakensberg Park in Sud Africa, fino al lago d’Orta… e, poi, ancora: una gita dal rifugio della Balma da Prato Nevoso, la reggia di Venaria Reale, la presentazione del nuovo libro sull’Antola, un reportage sul “torrentismo” e un piccolo quiz... Senza di- menticare, l’anteprima del piano gite per il prossimo anno e il nuovo calenda- rio 2012... come sempre, buona lettura... Maurizio Lo Conti Dicembre 2011 Organo informativo Sez. Escursionismo Cral Galliera aff. Fie Num. 24/25 Un’idea per il fine settimana Escursionismo, gite varie, viaggi, vita all’aria aperta... Sommario: pag Un luogo dove re- spirare II Dove regnava il popolo San... II Gita turistica al lago d’Orta IV Dal rif. Balma ai laghi della Brignola V La Venaria Reale Libro Antola V VI Calendario/gite ‘12 Torrentismo... VI VII Quiz... Ma dov’è? Speciale 12 Fonta- VII IX Il rif. Benevolo, 2285 m, e la Granta Parei, 3387 m, in alta val di Rhemes (V. d’Aosta) ne in val Borbera

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Il punto della situazione

Notizie di rilievo: • Notizia 1

• Notizia 2

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Siamo a fine anno... arriva un nuovo nutrito numero di Un’Idea. In via speciale, questo fascicolo è doppio, con una seconda par-te che, come consuetudine in questi casi, è solo sul web (il link è a pag. 8) e riguarda un approfondimento sulle 12 Fontane in Val Borbera, con le immagini di tutte le sorgenti e una serie di informa-zioni e notizie specifiche. La prima parte cartacea, invece, è un contenitore ric-co di articoli e brani vari, spaziando dal bivacco Regondi al Drakensberg Park in Sud Africa, fino al lago d’Orta… e, poi, ancora: una gita dal rifugio della Balma da Prato Nevoso, la reggia di Venaria Reale, la presentazione del nuovo libro sull’Antola, un reportage sul “torrentismo” e un piccolo quiz... Senza di-menticare, l’anteprima del piano gite per il prossimo anno e il nuovo calenda-rio 2012... come sempre, buona lettura...

Maurizio Lo Conti

Dicembre 2011

Organo informativo Sez. Escursionismo Cral Galliera aff. Fie

Num. 24/25

Un’idea per il fine settimana

Escursionismo, gite varie, viaggi, vita all’aria aperta...

Sommario: pag

Un luogo dove re-spirare

II

Dove regnava il popolo San...

II

Gita turistica al lago d’Orta

IV

Dal rif. Balma ai laghi della Brignola

V

La Venaria Reale Libro Antola

V

VI

Calendario/gite ‘12 Torrentismo...

VI

VII

Quiz... Ma dov’è?

Speciale 12 Fonta-

VII

IX

Il rif. Benevolo, 2285 m, e la Granta Parei, 3387 m, in alta val di Rhemes (V. d’Aosta)

ne in val Borbera

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UN’IDEA PER IL FINE SETTIMANA Num. 24/25 – Dicembre ‘11 ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

II

Il bivacco Regondi-Gavazzi è un riparo limitrofo al Lago de La Leita. Questa è l’informazione base che l’escursionista può raccogliere con una veloce ricerca in rete. Dobbiamo però ricordare che l’odierna non è la prima struttura presente in zona. Una prima semibotte in lamiera venne installata nel 1952 sullo sperone roccioso ai piedi della cresta del Morion e dedicata a Nino Regondi, un alpi-nista giovane e capace, la cui prematura dipartita non avvenne in montagna, ma piuttosto per via di un incidente stradale. Nel ‘95 la costruzione fu sostituta dal bivacco odierno, a 2597 metri, con-fortevole ed in legno, dotato di ben 15 posti. Oggi la struttura funziona anche come tappa-digressione all'Alta Via 1 ed al Tour des Combins (oltre che per le salite ai monti Gelè e Clapier e le scalate nella catena del Morion). La dedica è ora diversa con una doppia intitolazione che annet-te anche la figura di Pietro Gavazzi, presidente della sezione CAI di Desio. Il riparo infatti è una comproprietà delle sezioni di Bovisio Masciago e la sopra citata Desio. Chi frequenta oggi questo sito? La domanda è quantomai semplice… praticamente chiunque! In estate sono numerose le fami-glie che vengono quassù a cercare riparo od una sinergia con l’ambiente e la natura. Il richiamo del-le grandi montagne, dei vicini ghiacciai sullo sfondo, dei laghi da cartolina e le relative cascate, il profumo dei prati “forti” di montagna, sono per la maggior parte degli appassionati un tesoro ine-stimabile a portata di… piede. Al Regondi-Gavazzi però vi sono anche tutt’altre figure di riferi-mento che vivono la montagna in maniera differente. D’inverno il bivacco è frequentato dai ciaspo-latori più preparati. Se nella stagione calda infatti il riparo offre refrigerio, in quella fredda, que-sto percorso, si trasforma in un itinerario difficile, per gente esperta. Le racchette sono portate al proprio limite in una zona gelida che garantisce pane per i denti di chi voglia sfidare “l’antico nord”. Personalmente posso dire di esser venuto più volte quassù, anche in inverno, ritrovandomi d’un tratto in un romanzo stile John Griffith Chaney London alias Jack London. Ho dovuto combat-tere il freddo ed il ghiaccio ed è stato bello, oltre che duro… specialmente perché gli escursionisti estivi si erano dimenticati all’interno della costruzione la pala. Ho dovuto scavare quasi 2 metri di neve in gara con il tramonto, per cercare di entrare prima che la temperatura fosse molto al di

sotto dello zero. Il bivacco Regondi-Gavazzi è anche questo; offre la tranquilla quiete e l’avventura, a seconda di ciò che più vi aggrada. Gli sci alpinisti lo usano come base per la classica salita al mont Gelé, una delle più belle cime della zona. Ed anche se oramai l’alpinismo classico sta perdendo terreno rispetto a quello più moderno, le scalate e traversate che si ambientano al Morion restano estetiche linee intramontabili e raggiungibili da questo avamposto. C’è ancora da dire che la vallata è il covo dei ghiacciatori di Ollomont che salgono quassù a sfidare le cascate in

inverno strabiliando i camminatori e battendo perfettamente la prima parte della traccia, fino all’eremo ed all’imbocco del bacino idrografico des Eaux Blanches. Non resta che arrivare in questa piccola grande comba per staccare un poco dalla quotidianità, rimanendo a bocca aperta tra pasco-li, ghiacciai e severe pareti, magari con un buon bicchiere di rosso e un pezzo di fontina in mano.

Un parco dove si va non per vedere le tracce degli animali ma quelle degli uomini. Questa potrebbe es-sere la presentazione, forse un po’ tendenziosa, dello Ukhahlamba [pronuncia ‘uscialamba’] Draken-sberg Park, il grande parco naturale che si estende a quattrocento km a sud di Johannesburg, tra le re-gioni del Free State e del Kwazulu-Natal. La catena di monti più maestosa del Sudafrica (‘monti dei draghi’ in afrikaans, ‘barriera di lance’ in lingua zulu) è un paradiso per gli escursionisti e gli scalatori:

Dove regnava il popolo San…

Testo e foto di Franco Arato

Un luogo dove respirare… Testo di Christian Roccati

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Foto di Massimo Martini

NB: in caso di gite, tratte dal presente foglio informativo, verificare, sempre, con FIE, Cai o altri Enti del luogo che non ci siano state variazioni che ab-biano aumentato le difficoltà! Si declina ogni tipo di responsabilità!

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III

le vette più alte, che abbracciano i confini del Lesotho, sfiorano i tremilacinquecento metri e d’inverno sono innevate. Animali naturalmente se ne trovano: comuni, a volte petulanti se si fa l’errore di offrire loro cibo, sono i babbuini; più rari i maestosi, velocissimi eland, una specie particolare di antilope. Ma non sono propriamente quelli che un turista si aspetta di trovare in un parco africano: leoni, elefanti, ri-noceronti, coccodrilli.... Più interessanti degli animali sono le migliaia di pitture rupestri lasciate lungo i secoli (le più recenti risalgono alla fine dell’Ottocento) da un popolo la cui memoria risale a migliaia di anni fa, e che è purtroppo ormai estinto: i san, ovvero boscimani (bushmen: uomini della foresta), fieri cacciatori nomadi, che si mossero in un’area vastissima, tra l’attuale Namibia e l’Oceano Indiano, com-battuti prima dagli zulu, poi dai boeri, che ne decretarono la fine. Non è forse un caso che nella riserva si trovino più spesso turisti sudafricani che europei o americani: eppure la storia un po’ segreta di questa parte del Sudafrica interessa anche noi stranieri. Chi vuole raggiungere il Parco (in realtà, insieme di parchi) partendo da Johannesburg, deve imboccare l’autostrada N3 verso sud, in direzione Durban: non esistono, come ovunque in questo paese, servizi pubblici, è quindi obbligatorio noleggiare una macchi-na; non è necessario sia un fuoristrada, perché le vie sono quasi tutte asfaltate, ma sarà bene disporre di una macchina robusta. Poiché il Drakensberg è molto esteso, converrà scegliersi, per un soggiorno di qualche notte, zone ben delimitate. Nel nord del Drakensberg chi scrive ha fatto un’escursione presso il cosiddetto “Amphitheatre” (un’imponente barriera rocciosa a forma di anfiteatro appunto, da cui ha ori-gine il fiume Thukela); nel Drakensberg centrale un paio di camminate presso il cosiddetto Cathedral Peak (due colonne rocciose che ricordano vagamente le torri di una cattedrale). Lasciata la N3, ci si di-rige a est verso la diga di Spioenkop e quindi la cittadina boera di Bergville (dove ci si può fermare per un’ora a visitare i mercatini o le gallerie d’arte); da Bergville si seguono le indicazioni per il Royal Na-tional Park. Per pernottare esistono cottage, alberghi e anche campeggi (in questi ultimi si alloggia pre-feribilmente in primavera e in autunno: d’estate è troppo caldo, d’inverno troppo freddo). Uno degli iti-nerari più popolari, di media difficoltà (cinque ore in tutto), si arrampica nella Thukela Gorge (la gola del torrente Tukhela), raggiungendo le omonime cascate e un pianoro. Il sentiero non è sempre ben se-gnato, anche se la direzione è chiara; risulta molto scivoloso dopo una grande pioggia (la stagione delle piogge finisce ad aprile). La cascata offre un bello scorcio; superato (con qualche acrobazia: niente pon-ti!) il corso d’acqua, si sale, per ripido cammino, sino a un tunnel naturale, da dove, attraverso una breve scala-via ferrata, si raggiunge il pianoro, da cui si gode di una meravigliosa vista sulla valle sottostante. Si torna seguendo con cautela il medesimo cammino (rari sono purtroppo i percorsi ad anello). La se-conda camminata che propongo, nel Drakensberg centrale, una quarantina di km a sud dell’Amphitheatre, parte dall’area del fiume Mlambonja, davanti al Cathedral Peak: ci sono bei cam-peggi e il nuovissimo «Didima Resort», costituito da trenta cottage sagomati alla maniera delle vecchie capanne indigene (ma dotate all’interno di ogni comfort). Molti i sentieri che conducono a varie gole e cascate; il più singolare, da effettuare preferibilmente con una guida, porta allo Ndedema Hike (quattro ore complessive di cammino). In alto, su una parete scoscesa della montagna, si possono contemplare decine di “rock paintings”, le pitture rupestri di cui si diceva: un esempio – relativamente moderno: non più vecchio forse di centocinquanta anni – tra i migliaia che si trovano in queste montagne. Eseguite con pigmenti naturali e con sangue animale, risaltano ancora vividissime sulla roccia le eleganti sagome di eland, e di uomini o di creature teriomorfe, cioè umani con testa animale (leone, babbuino, serpente, ri-noceronte): rimandano ai complessi riti della caccia, in cui aveva un ruolo centrale la figura dello scia-mano, che in vorticosa danza veniva posseduto dagli spiriti degli dèi e degli antenati, i quali suggerivano la condotta da tenere prima e dopo l’uccisione dell’animale. Attorno alle grandi antilopi ruotava non so-lo l’economia ma la stessa cosmologia e spiritualità del popolo san. Quelle bellissime pitture hanno ov-viamente un significato magico: preparazione a un rito sacrificale e insieme commemorazione e ringraziamento. Pochi anni fa, un vecchissimo discendente del popolo san, probabilmente uno degli ultimi se non proprio l’ultimo sopravvissuto, ha raccontato a studiosi ansiosi di carpire da lui ogni segreto come l’antilope colpita a morte dalle frecce avvelenate veniva riguardata, nella sua lunga agonia, come portatrice di segreti messaggi degli dèi agli uomini. Di qui lo stupore religioso delle figure accovacciate in effigie, che ne seguono il trapasso. Molto sui riti dei san aspetta di essere

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IV

conosciuto e molto, conviene ammetterlo, ci rimarrà ignoto. Se chiedete a una delle simpaticissime gui-de, di solito appartenente all’etnia zulu, cosa sono quelle confuse linee rosse che circondano le eleganti sagome degli eland e che tentano, senza riuscirci, di imitare le più antiche figure, sarà costretto a con-fessare a mezza bocca che si tratta di recenti reperti di arte zulu. La differenza tra l’originale e la copia non potrebbe essere più eloquente. Dell’artista-mago san si è perso lo stampo...

Da Genova, ci vuole circa 1h20/1h40 di autostrada (si segue l'A26 da Voltri per Gravellona Toce) e un costo intorno ai 12 E., a seconda del casello di partenza. Si esce a Borgomanero e, poi, si con-tinua verso Gozzano e Orta S. Giulio in 20’ (è singolare come la benzina in zona costi meno che a Genova - giu. 011). All'inizio dell’abitato Orta S. Giulio, c'è un punto informazione e gia lì, nono-stante il centro urbano vero e proprio sia ancora un po' distante, i parcheggi sono a pagamento! Gli unici liberi (fino a 2h su asfalto e con orario libero sul prato) sono presso il Sacro Monte di Or-ta, che si raggiunge, velocemente, dall'ufficio turistico (subito, c'è un bivio a sinistra in salita). Parcheggiata l'auto, si scende verso il paese, che è in gran parte pedonalizzato. Nella piazza più grande c’è il Palazzo della Comunità (del 1582) dove si amministrava la giustizia ed è il punto di partenza dei traghetti per l'isola di S. Giulio. Le corse sono frequenti e a volte si usano anche dei mezzi poco più grandi di… un gozzo... Il tutto ha un costo di 4 E. A/R a persona (5’ x l’attraversata). L'isola è molto piccola, con un perimetro di appena 650 m (solo un negozio di sou-venir e un bar ristorante, con una splendida terrazza sul lago http://www.ristorantesangiulio.it/ ). Da visitare c’è la basili-ca di S. Giulio, in stile romanico a 3 navate con abside. Ri-tornati sulla terraferma, ci si sofferma sul borgo zigzagan-do per i vicoli e, in seguito, si sale al Sacro Monte d'Orta (Patrimonio Unesco dal 2003), con il percorso devozionale dedicato a San Francesco (progettato da Padre Cleto nel 1583 con 20 cappelle realizzate fino al XVII secolo). Vengono rappresentati i momenti della vita del Santo, attraverso i vari affreschi e le statue presenti nei diversi tempietti che si incontrano sul tracciato. Il XXI° edificio, la Cappella Nuova, risulta non terminato per l’editto Napoleonico del 1810. Dopo la pausa pranzo, ci si trasferisce in macchina ad Omegna, per una breve visita (da notare come le acque scorrano verso Nord in direzione del lago Maggiore do-ve defluiscono…). Poi, ci si sposta (sempre in auto) alla cima del Mottarone (accesso via Agrano e Armeno). Dalla vetta, c’è uno splendido colpo d’occhio sul sottostante lago Maggiore e, dall’altra

parte, sul lago d'Orta. Ripartiti, ci si dirige al Santuario della Madonna del Sasso, sulla sponda opposta dello specchio d'acqua. Anche qui, ci sono splendidi panorami... Si è al termine della giornata... Si risale sul veicolo e si sfiora la chiesetta rupestre di Madonna di Luzzara... e tardi e, a malincuore, non ci si ferma... si procede, quindi, verso Gozzano e Borgo-manero, per riprendere l'autostrada verso casa…

Testo e foto di Maurizio Lo Conti

Il Lago d’Orta

Isola di S. Giulio

Il Santuario di Madonna del Sasso

Salita della Motta, nella località di Orta San Giulio

Altre foto e cartine zona lago d’Orta ai relativi link di http://www.cralgalliera.altervista.org/altre2011.htm Santuario di Madonna del Sasso

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V

DAL RIFUGIO BALMA AI LAGHI DELLA BRIGNOLA In breve: dislivello circa 500 m; 3h30/4h A/R; diff.: T

Accesso: Da Villanova Mondovì, si seguono le indicazioni per Frabosa Sottana e la la Valle Mau-dagna, fino a Prato Nevoso. In cima all’abitato, si devia a destra su una pista sterrata (a tratti scon-nessa e perciò da percorrere con il proprio mezzo con cautela!) per il rifugio Balma.

Descrizione: Dal rifugio Balma (1883 mt.), si continua, con il simbolo E9, su un ampia sterrata disinteressandosi, dopo alcune decine di metri, ad una deviazione che si sviluppa sulla destra. Al bivio, è presente la palina che indica oltre al percorso per i laghi, anche il ripido sentiero per la vetta del monte Mondolè (2382 mt), che si raggiuge in 1h45 e di cui vi parlerò in un'altra occasione. Il percorso per i laghi, invece, tende a scendere e sfiora la parete sud-ovest del monte Mondolè; ignorata sulla sinistra un'altra via, si procede in un ambiente vario. Dopo aver compiuto un semicerchio, c'è un nuovo incrocio, e si piega a sinistra, lasciando sulla destra un rio

con un piccolo salto. Sempre perdendo quota, si entra in un boschetto di larici. Il tracciato svolta a destra e si intraprende un ripido pendio. Vicino a due costruzioni, dove spesso pascola indisturba-ta una mandria di mucche con i sonori campanacci, si ignorano due strade laterali, mantenendosi su quella principale. Poco più in alto, con un po' di fortuna, si possono sentire i fischi delle marmotte e con un ulteriore dose di buona sorte si possono anche osservare questi simpatici animali accovacciati sulle pareti rocciose. Dopo una fonte posta in prossimità di un allargamento, dove sono presenti i ricoveri dei pastori, si continua. Lasciata la strada bianca sulla destra, qui inizia il sentiero vero e proprio. Si perde quota a sinistra e dopo aver varcato un torrente, si fiancheggia un vecchio laghetto ora interrato. Dopo un altro bacino ormai estinto, seguendo il segnavia bianco-rosso tracciato sulle rocce, si procede, tra terreno acquitrinoso e piccole radure, fino a raggiunge il maggiore dei laghi della Brignola che con la sua palina gialla ci ricorda che siamo arrivati a 2147 mt., meta della presente gita.

Un weekend autunnale o primaverile potrebbe essere piacevolmente impiegato nella visita della reggia di Venaria Reale e del suo parco. Entrambi sono stati soggetti, dopo lunghi anni di abban-dono, ad un accurato restauro, anche in vista delle manifestazioni per i 150 anni dell’ unità d’ Ita-

lia. L’interno dell’edificio è stato diviso in uno spa-zio dedicato ad una mostra permanente relativa alla storia ed alla vita nella reggia ai tempi in cui era utilizzata per lo svago dei Savoia, ed una de-stinata a mostre dedicate; le prossime sono: “La moda in Italia” dal 17 settembre 2011 al 8 gennaio 2012 e “Leonardo da Vinci” dal 18 novembre al 29 gennaio 2012 (presso le Scuderie Juvariane). Se poi si riesce a visitare la reggia in una giornata di bel tempo, una passeggiata nei giardini reali è cal-damente consigliata. Il recupero del parco è stato curato in maniera filologica per riportarli allo splendore dei tempi andati, compresa una sezione

Testo e foto di Massimo Barbero

Foto di Gianluca C

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Testo e foto di Marco Sciaccaluga LA VENARIA REALE: LA REGGIA ED IL PARCO

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VI

dedicata agli orti reali (Potager Royal). Nel prezzo del biglietto è compresa la visita guidata degli stessi; inoltre sono organizzate delle attività didattiche, riservate alle scuole od a gruppi, relative alla botanica (per saperne di più contattare il responsabile sig. Crivelli [email protected] Per ogni notizia relativa agli orari, biglietti etc. visitare il sito www.lavenaria.it oppure telefonare al 0114992333. Segnalo che la tessera del Cral del Galliera è utile per il biglietto scontato, mentre il costo del parcheggio, il sabato e nei giorni festivi, è pari a 7,00 € per tutta la giornata e gratuito negli altri giorni. Per i golosi, all’ interno della reggia vi sono ottimi punti di ristoro, anche se un po’ cari; diversamente in paese, tenendo conto che è possibile uscire e rientrare tra una sezione di visita e l’ altra, vi è l’imbarazzo della scelta. Buona visita!

Siamo andati in Antola * a cura della redazione editoriale C. Il libro che narra le vicende del monte: storie di uomini e natura…

E’ uscito il nuovo volume di Alessio Schiavi, edito dalla Edizioni Croma di Fabrizio Capecchi, dedicato alle vicende del Monte Antola. Colpisce per la ricchezza dell’apparato iconografico e per la grande quantità di informazioni inedite ed appassionanti che coinvolgono il lettore, guidandolo attraverso un’epopea appenninica che pare un romanzo, ma è fatta di storie vere e vissute sulle ventose, innevate o fiorite costiere dell’amato monte. All’interno, 350 immagini d’epoca e a colori raccontano la zona: dal rifugio Musante, alla Cappella del Sacro Cuore, ecc. Il volume, dopo una parte narrativa, offre al lettore una rassegna di storie del monte, dal 1834 al 2010: dai racconti alle imprese sportive ed oltre. “Siamo andati in Antola” è un libro, quasi un album di ricordi

comuni, che non deve mancare agli appassionati, per conoscere la storia di questo crocevia di vicende umane: lette sulle pagine o intuite dagli occhi dei protagonisti, finalmente qui raccolti…

Piano gite - ATTIVITA’ BASE PREVISTA PER IL 2012 DATA LUOGO Diff. Feb Finalese o zona Toirano T/EM Mar Da Montallegro a Chiavari T/EM Apr Dal Beigua ad Alpicella T/EM Mag Il monte Tobbio dal colle degli Eremiti EM Giu Dal Faiallo a Vara Inf. (grigliata) T/EM

Giu\Lug Gita fuori regione… EM/EE Sett Il monte delle Figne o faggeta Melogno EM Ott L’Antola da Donnetta EM Nov Da Camogli a Rapallo via Santuario di Caravaggio T/EM

fine Nov Pranzo o cena di fine anno -

Calendario… ‘12 dal 1.12

su http://www.cralgalliera.altervista.org/cal2012.pdf

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* Prossime presentazioni: 29.11 21h - Museo Storia Naturale, Ge 3.12 20h - Cai di Bolzaneto, Ge

NB: Date/gite indicative, soggette a conferma; da definire 3/4 uscite extra per i soli soci assicurati annualmente

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VII

Come ridere di paura: il torrentismo. Il torrentismo è una pratica sportiva di sempre maggior diffusione: consiste nello scendere il corso di un torrente, preferibilmente incassato in una forra, scivolando su spettacolari toboga, tuffandosi in piccoli laghi o calandosi lungo cascate in corda doppia... E' un'attività eclettica che impiega tecniche sopratutto derivate dalla Speleologia. Per rimanere in termini ospedalieri, è una speleologia non “endoscopica” ma “a cielo aperto” che, con minore fatica, procura emozioni adrenaliniche in ambienti incontaminati, difficilmente accessibili. L'attrezzatura necessaria consiste in una muta, un imbrago, moschettoni, discensore, casco e corda. Per innamorarsi di questa attività vi consiglio di percorrere il torrente ”Maglia” in Val Roya, una delle forre più spettacolari e divertenti. E' una gola bellissima, fra strette parete calcaree, in un susseguirsi di salti in laghi dall'acqua cristallina, scivolate su eccitanti toboga. Ci si cala perfino lungo una ca-scata che attraversa un tratto di grotta per ricomparire, dopo poco, alla luce del sole, scissa in tanti arcobaleni quanti le miriadi di piccole gocce che il salto dell'acqua cre-a. La val Roya è facilmente raggiungibile da Ventimiglia (per la descrizione tecnica del percorso , con le difficoltà e ultime novità sulla portata idrica dei torrenti, vi rimando ai seguenti siti: http://www.cicarudeclan.com e http://www.descente-canyon.com ). Chi è senza esperienza, a Breil sul Roya, può ingaggiare una Guida che accompagna i clienti lungo il torrente, fornendo loro anche tutta l’attrezzatura necessaria, per la spesa di 62 Euro. Per quanto riguarda il dopo gita, se avete appetito, sulla strada del ritorno, scendete all'uscita dell'autostrada ad Arma di Taggia e andate in direzione di

Badalucco, per cenare da “Cà Mea” dove, per 30/35 Euro, potete fare un abbondante pasto tutto a base di funghi. Per iniziare, sia i gruppi speleoplogici genovesi che le Sedi del CAI organizzano corsi, se siete giovani donne sportive contattatemi pure direttamente; l'attività si svolge di solito dalla primavera all'autunno.

Quiz… MA dov’è? Un piccolo gioco per i nostri soci Cral Galliera (senza vincite)

Conoscete il posto?

Se la risposta è SI …

Mandate la soluzione per fax (01057481146) o per mail [email protected]

Per il primo * che risponde esat-tamente entro il 31.12.11 una piccola sorpresa per il 2012…!

Testo e foto di

Giacomo Capponi

Nome rifugio ? …………………………………………

* Un unico invio.

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Esclusiva: Questo numero doppio continua sul Web… http:// www.cralgalliera.altervista.org/25.pdf con uno speciale, completo di foto e info in generale, sulle “12 Fontane” in val Borbera