Una voce, il mio diletto · 2020-04-11 · “Questi è il Figlio mio, l’amatissimo, nel quale ho...

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Comunità “san Fermo” - Nerviano Pasqua di Resurrezione, 2020 Una voce, il mio diletto La musica? Per me – e non solo per me – ha un valore assoluto e importantissimo, ma in questo momento non ha nessun valore. Non è che in una situazione del genere mi metto ad ascoltarla così da potermi consolare per quello che accade” “A me questo fatto che molti cantino dai balconi o tra di loro e che sventolino le bandiere, da un lato fa simpatia, dall’altro lo ritengo inopportuno… Certo, un po’ di leggerezza può aiutare, non c’è alcun dubbio, ma in questi giorni c’è stata una percentuale molto alta di morti e ci vorrebbe più rispetto. (E.Morricone) La morte vicina suscita domande che sono più ferite che questioni da discutere. Ma si intuisce che non basta avere un compito da svolgere per convincere la morte a passare oltre il numero civico di casa mia. La morte è così vicina e non ci pensavamo. In questo tempo è molto cambiato l’atteggiamento verso il religioso: ne è nata una qualche nostalgia per chi non ci pensava più e persino quelli che non sanno dove siano le chiese si sono interessati per sapere se siano aperte o chiuse. Per i devoti però quello che era ovvio è diventato problematico. L’antica domanda che mette alla prova il Signore è rinata spontanea: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?» (Es 17,7). (Mons M.Delpini) 1

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Comunità “san Fermo” - Nerviano Pasqua di Resurrezione, 2020

Una voce, il mio diletto “La musica? Per me – e non solo per me – ha un valore assoluto e importantissimo, ma in questo momento non ha nessun valore. Non è che in una situazione del genere mi metto ad ascoltarla così da potermi consolare per quello che accade”

“A me questo fatto che molti cantino dai balconi o tra di loro e che sventolino le bandiere, da un lato fa simpatia, dall’altro lo ritengo inopportuno… Certo, un po’ di leggerezza può aiutare, non c’è alcun dubbio, ma in questi giorni c’è stata

una percentuale molto alta di morti e ci vorrebbe più rispetto. (E.Morricone)

La morte vicina suscita domande che sono più ferite che questioni da discutere. Ma si intuisce che non basta avere un compito da svolgere per convincere la morte a passare oltre il numero civico di casa mia. La morte è così vicina e non ci pensavamo. In questo tempo è molto cambiato l’atteggiamento verso il religioso: ne è nata una qualche nostalgia per chi non ci pensava più e persino quelli che non sanno dove siano le chiese si sono interessati per sapere se siano aperte o chiuse.

Per i devoti però quello che era ovvio è diventato problematico. L’antica domanda che mette alla prova il Signore è rinata spontanea: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?» (Es 17,7). (Mons M.Delpini)

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Da subito mi ha preso un senso di insofferenza verso l’espressione che ha colorato i giorni iniziali di questo tormento planetario: andrà tutto bene. Piccoli e giovani sono stati per ora risparmiati: ma quante famiglie silenti nel dolore; quanti medici, infermieri, personale sanitario, volontari … hanno dato la vita. Molti di loro hanno avuto, come Gesù, un osanna e poi un crucifige: come cambiano i sentimenti quando si ha bisogno …

Vorremmo tutti credere alle favole a lieto fine e al ripristino in tempi rapidi del vivere normale. Stanchezza, trepidazione per l’economia di casa, insofferenza sono gli ospiti ingombranti di questi giorni. Ma neppure il vangelo è una favola, tanto meno è un grande romanzo.

E la Resurrezione non è un lieto fine dopo una tragica, drammatica vicenda.

I pellegrini a Gerusalemme fanno ore di coda per entrare nel sepolcro vuoto di Gesù. Con altro piglio, talvolta, affrontano il Calvario: troppo rapidamente ne salgono e ne ridiscendono i gradini.

Ma è lì che bisogna tornare con lucidità, la stessa che Paolo VI espresse con la sua toccante preghiera nella visita alla Basilica a Gerusalemme:

Siamo qui, o Signore Gesù. Siamo venuti come i colpevoli ritornano al luogo del loro delitto, siamo venuti come colui che ti ha seguito, ma ti ha anche tradito, tante volte fedeli e tante volte infedeli, siamo venuti per riconoscere il misterioso rapporto fra i nostri peccati e la tua passione: l'opera nostra e l'opera tua, siamo venuti;

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per batterci il petto, per domandarti perdono, per implorare la tua misericordia, siamo venuti perché sappiamo che tu puoi, che tu vuoi perdonarci, perché tu hai espiato per noi; tu sei la nostra redenzione e la nostra speranza.

Quando leggo i testi del racconto imprevedibile della resurrezione di Gesù da morte, mi colpisce che il Risorto appaia sottraendosi.

Appare e si sottrae ai loro occhi; appare e scompare: ogni sua apparizione è congedo…

Sembra che Gesù ami l’ “impenetrabile nascondiglio” del roveto ardente…

Ma lo scomparire è al servizio di una presenza più profonda e definitiva.

Gesù risorto va sempre cercato: sulla croce, fuori dal sepolcro, in quel giardino, nell’ assemblea liturgica domenicale, e oggi come ieri, tra le corsie della sofferenza. Gesù si sottrae a favore dello Spirito di Amore, primo dono del Risorto, che presiede nel battesimo, nella confermazione, nell’eucaristia il mistero della trasformazione (trasfigurazione) degli uomini e delle donne in figli e figlie amati.

Questa densità di pensiero sta tutta in un singolare, sintetico dialogo udito in quel giardino, l’alba di Pasqua. E’ bastato a Gesù pronunciare un nome, a modo suo. Lui chiama e ti trasfigura.

“Una voce! il mio diletto.” “Maria” “Rabbuni” Maestro mio. (Gv 20)

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La missione (Va dai miei fratelli…) ha come contenuto quello che Francesco ci ha ricordato nella Venerdì 27 marzo:

Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore. In mezzo all’isolamento nel quale stiamo patendo la mancanza degli affetti e degli incontri, sperimentando la mancanza di tante cose, ascoltiamo ancora una volta l’annuncio che ci salva: è risorto e vive accanto a noi. Il Signore ci interpella dalla sua croce a ritrovare la vita che ci attende, a guardare verso coloro che ci reclamano, a rafforzare, riconoscere e incentivare la grazia che ci abita. Non spegniamo la fiammella smorta (cfr Is 42,3), che mai si ammala, e lasciamo che riaccenda la speranza.

Rileggiamo il mistero pasquale del Signore aiutandoci con il racconto della Trasfigurazione del Signore (Lc 9,28 -36):è Gesù stesso che ci prende per mano e con gli apostoli ci spiega il suo Mistero. Seguiamolo su quel monte, sul Tabor, monte avvolto dalla nube dello Spirito e dalla Parola del Padre.

16 Infatti, noi vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole inventate con sofismi, ma perché siamo stati resi testimoni oculari della sua maestà, 17 avendo Lui ricevuto onore e gloria da Dio Padre, quando fu recata a Lui questa voce dalla Maestosa Gloria:

“Questi è il Figlio mio, l’amatissimo, nel quale ho posto il mio compiacimento”.

18 Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte. 19 E abbiamo anche la parola profetica, affidabilissima: ad essa fate bene a volgere l’attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino. (2 Pt 1,16-19)

Santa Pasqua a tutti voi, figli amatissimi dal Padre

don Claudio Maria Colombo

(in quarantena)

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