“Una Terra per Giovani” -...

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Diocesi di Termoli-Larino Gianfranco De Luca, vescovo “Una Terra per Giovani” “Una Terra per Giovani” Il Sogno di una Chiesa Il Sogno di una Chiesa Linee Pastorali 1

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Diocesi di Termoli-LarinoGianfranco De Luca, vescovo

“Una Terra per Giovani”“Una Terra per Giovani”Il Sogno di una ChiesaIl Sogno di una Chiesa

Linee Pastorali

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PRIMA DI COMINCIARE: «ABBATTERE I BASTIONI»

E’ realtà, la constatiamo tutti i giorni: i giovani fuggono dainostri paesi e la nostra diventa sempre più una «terra pervecchi»! Le cause sono note, ma non possiamo dimenticareanche il fatto che l’uomo contemporaneo non è più stanziale osedentario. Il fenomeno della mobilità costituisce unadimensione sempre più presente nella mentalità di oggi.

Il titolo «Una terra per giovani» è paradossale eprovocatorio. La nostra Chiesa va controcorrente, perchéesprime la convinzione che la nostra può tornare ad essere«terra di e per giovani».

Anche all’interno delle nostre comunità ecclesiali soffriamodi una evidente e pesante latitanza di giovani. Sarebbe tropposemplice e di facile soluzione se tutto dipendesse solo dallenostre strutture o dagli stili e dai metodi messi in campo. Inrealtà dobbiamo fare i conti col neopaganesimo e con lasecolarizzazione ateistica della società in cui viviamo, cherisucchia le nuove generazioni, le narcotizza e le svuota di ogniideale, desiderio, aspirazione.

«Abbattere i bastioni»1 è l’operazione preliminare dacompiere perché si possa offrire al mondo una prospettiva disperanza e generare un autentico percorso di costruzione delnostro futuro. All’operazione «negativa» prodotta dalneopaganesimo, occorre contrapporre una proposta «positiva»che nasca dalla comunità cristiana ed incida in mododeterminante. Si tratta di una rinnovata e profonda immersione

1 Uso questa espressione in analogia con il famoso titolo di H. U. VON

BALTHASAR, Abbattere i bastioni, Borla, Torino 1966. Se allora i bastioni daabbattere erano quelli dell’arroccamento della Chiesa, oggi da abbatteresono quelli di una visione chiusa e immanentistica del mondo che noi adultiabbiamo costruito intorno ad alcuni presupposti sicuramente sbagliati. ConSequeri potremmo chiamarli “idoli” (cf. P. SEQUERI, «Credenti e no, alleaticontro i nuovi idoli», in Avvenire del 16/1/2011)

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nel Vangelo con la radicalità dei santi e la «parresìa» deiprofeti.

Quali sono i bastioni da abbattere?2

Primo «bastione»Esso è rappresentato dall’idea secondo la quale i giovani

costituiscono un mondo a sé, un circuito esistenziale chiusoed autoreferenziale. Un mondo governato da logiche proprie,desideri propri, organizzazione propria, irresponsabilità propria.In questo «mondo a parte», essere giovani significa potergodere in qualsiasi forma: senza cura per l’altro e senzaprovare fatica nella dissimulazione. Essere se stessi, come sidice, senza orpelli ideologici. Sulla soglia di questa regressione,per «rimanere giovani» a loro volta, si affollano pateticamentegli adulti. Di fatto, abbiamo incominciato a perdere il sensodelle stagioni e dell’unità della vita: anzi della storia e della suadestinazione. I giovani non hanno guadagnato nulla da questascomposizione.

Secondo «bastione»È costituito dal vincolo condizionale dell’economia

utilitaristica secondo il quale si deve crescere sempre, aprescindere... Questo presupposto porta a ritenere che senzarisorse finanziarie non si riuscirebbe a produrre neppurecultura, o democrazia. L’essere umano è semplicemente una

2 «Il banco di prova che misura la serietà intellettuale della cooperazione direligione e pensiero si può condensare in quattro idoli da sfidare in campoaperto, come Elia, che non guarda in faccia alla sfrontatezza dei sacerdoti diBaal, né alla vigliaccheria di Acab, che vi espone il popolo di Dio. Non sonosemplicemente temi da sviluppare, fra gli altri. Sono bastioni da abbattere,luoghi comuni da disinnescare con perfetta ironia del logos: senza 'se' esenza 'ma'. Pura deontologia dell’onestà intellettuale, con soave letiziadell’annuncio evangelico e della testimonianza contraria» (P. SEQUERI, art.cit..)

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macchina biologica del godimento predatore e del desiderioautoriferito. Purtroppo il fondamento economico-libidico dellastoria dell’uomo è un credo che unisce il capitalismo e i suoioppositori. In questo mondo lo strumento (la crescitaeconomica) è diventato fondamento. E’ il «Mammona» con ilquale il Vangelo è solo e comunque alternativo in modoassoluto. Rimuovere un simile bastione è sicuramente unabattaglia dura: inutile girarci intorno, bisogna mettersi ditraverso. Ne va della sopravvivenza dell’anima.

Terzo «bastione»Ruota intorno al seguente principio: Il sapere non è per la

verità, è per la notizia. Esiste solo ciò che appare, si vede.L’ossessione informativa ha ridotto il sapere all’utilitàfunzionale. Esibizionismo linguistico: «tutto fa spettacolo». Inuno spazio che si dilata solo orizzontalmente, non c’è posto pernessuna profondità, nessuna grandezza d’animo. Gli umani siparlano per essere più umani, non solo per comunicare meglio.Il pensiero e il linguaggio avvolgono spessori dell’essere-umano – e anche dell’essere mondano – che si arricchiscono dimille sfumature. La parola del pensiero – anche quellasilenziosa – crea spazi di eternità per la vita a disposizionedell’anima. La mente e l’anima chiedono cura. I ragazzi, ascuola, anche quelli che appaiono più stralunati e indifferenti,aspettano solo testimoni competenti, impeccabili, appassionatidi questo. Molto probabilmente quando sono i giovani a moriredi violenza e «dosi eccessive», è perché sono già morti dirachitismo spirituale.

Quarto «bastione»Si basa sull’idea che «Dio è un fatto privato». Nella cultura

dominante la concezione di Dio3 sarebbe l’indicatore principale

3 Sequeri parla della «nominazione di Dio». Egli scrive: «Nella culturaoccidentale si è sviluppato un consistente pregiudizio a riguardo del senso

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della superstizione, dell’inganno, della violenza. Nella realtà, ladisumanizzazione della concezione di Dio, rimpicciolito allamisura del privato sentire, delle politiche di parte o di etnìa,incoraggia una vera legione di piccoli padreterni. Piccoli, manon innocui. Di certo, la privatizzazione del nome di Dio, chelo separa dall’universale rispetto per la verità che deve essererestituita alla giustizia, non ha prodotto nulla di buono.

Occorre un vero e proprio sussulto creativo e questo puòaccadere, come già intuivamo nel Sinodo, solo attraverso unriaccostarsi, personale e comunitario, al Vangelo con animolibero e «sine glossa». Nello stesso tempo si sta crescendonell’attenzione e nell’apertura ai «segni dei tempi», numerosinella società, che preannunciano «tempi nuovi», «pensarenuovo». Occorre sentire le persone e le realtà coinvolte inquesto processo come «alleate» e non alternative. E, attraversoil dialogo, diventare compagni di viaggio di queste avanguardiedell’umanità che costituiscono i germogli del Regno.

comune della nominazione di Dio: sarebbe l’indicatore principale dellasuperstizione, dell’inganno, della violenza. Di fatto, nella convinzione didoverla anzitutto sottrarre alla religione, la regolazione della nominazione diDio è passata alla politica, poi alla scienza. Pur dichiarandoseneincompetenti, la politica e la scienza non fanno che parlarne. A vanvera.Manca invece una seria cultura della teo-logia, che è certamente di interessepubblico, in virtù della sua originaria disposizione alla mediazione dellogos» ( (P. SEQUERI, art. cit.).

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UN RACCONTO PER COMINCIARE

Lasciamo che un «racconto antico»4, scritto da ClementeAlessandrino, teologo vissuto alla fine del II secolo d. C., parlial nostro cuore. Nella sua opera dal titolo: Quis dives salvetur?(quale ricco potrà salvarsi?), si narra il seguente episodio.

Giovanni, il discepolo che Gesù amava, inuno dei suoi giri apostolici, conobbe un giovane dibelle promesse e grande disponibilità. Prima dilasciare quella città, si premurò di affidarlo alVescovo, lo fece in modo solenne e pubblico dinanziall’intera comunità e ricevette dal Vescovo larassicurazione che avrebbe fatto tutto per la cura ela crescita spirituale del giovane.

Avvenne proprio così: il Vescovo prese con séil giovanetto, lo allevò con cura e premura, locircondò di affetto e lo introdusse nell’esperienzacristiana. Il cammino ebbe la sua naturaleconclusione nel Battesimo. Ormai certo, il Vescovo,rallentò un po’ la sua attenzione e la suasorveglianza. Lo riteneva infatti, maturo e benformato e ormai consolidato nella fede.

La nuova situazione permise al giovanenuove conoscenze e nuove amicizie. Tra queste,alcune lo introdussero in un mondo molto diverso,fatto di divertimento e trasgressione.Progressivamente il giovane acquisì un modo divivere sempre più spensierato e spregiudicato, e

4 Il racconto è liberamente tratto da CLEMENTE ALESSANDRINO Quis divessalvetur?, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 2003. Il Quis dives salvetur?(= quale ricco sarà salvato?) è un opera, in forma di omelia, dall’andamentocommosso e popolare, che affronta per la prima volta direttamente ilproblema del rapporto tra ricchezza e salvezza.

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siccome era capace e non amava le mezze misure,diventò il capo di una banda di malviventi. E con lesue scorribande cominciò a seminare il panico nellaregione.

Accadde che, per altre ragioni, Giovanni sitrovò ad andare nella città. Risolti i problemi che loavevano spinto a tornare, chiese al Vescovo che fineavesse fatto quel giovanetto che gli aveva affidato.Il Vescovo, ormai anziano, scoppiò in un piantodirotto: «Quello - singhiozzò- è morto». «Come? –disse Giovanni – in che modo, cosa gli è capitato? »«Dinanzi a Dio è morto – proseguì il Vescovo -perché è diventato un malvagio e un corrotto, in unaparola, un brigante e si è impadronito del monteinsieme con una banda di persone simili a lui». Alsentire questo Giovanni, si indignò profondamente:«Bel custode dell’anima del fratello ho scelto! -gridò - datemi un cavallo – proseguì - e qualcunofaccia da guida per la strada». Partì verso il montedove il giovane adesso viveva con la sua banda. Ibriganti, vistolo arrivare, lo imprigionarono e loportarono nell’accampamento. Il giovane, armato ditutto punto aspettava seduto all’uscio della suacapanna. Mentre il gruppo dei briganti siavvicinava, riconobbe nel prigioniero, Giovanni.Subito si sottrasse al suo sguardo e fece per andarvia. Non voleva vederlo e farsi vedere. Giovanni convoce forte e rotta dal pianto lo supplicò: «Perché,figliolo, mi sfuggi? Io sono tuo padre, inerme,vecchio. Abbi pietà di me, figliolo, non avere paura,hai ancora speranze di vita. Io renderò conto aCristo per te; se c’è bisogno volentieri subirò la tuamorte, come il Signore l’ha subita per noi; per tedarò in cambio la mia anima. Fermati, credimi:

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Cristo mi ha mandato». Il giovane si fermò, ma nonaveva il coraggio di guardare Giovanni. Questi,senza proferir parola, lo abbracciò. Il giovane lasciòcadere le armi che teneva tra le mani e scoppiò in unpianto dirotto. Giovanni stringendolo a sé lorassicurava della misericordia di Dio e lo esortavaad accogliere il perdono di Cristo che era morto perlui.

Restò a lungo con lui e lo reintrodusse nellaChiesa, e quando ripartì per Efeso lo lasciò a capodi quella chiesa.5

La trama del racconto.Giovanni, l’apostolo, consegna il giovane al Vescovo del

luogo. Arrivato ad un certo punto il giovane fugge dallacomunità e decade in una vita depravata. Giovanni, dipassaggio, chiede del giovane. Alla notizia della sua perdita simette in ricerca. Trovatolo lo riconduce e gli affida laresponsabilità della comunità.

La finalità del racconto è aprire alla speranza operosa. L’opera dell’Alessandrino vuole mostrare come il

giovane, una volta ritrovato, ha la possibilità di una vita nuovae trova la forza per essere protagonista. La nostra letturapastorale-pedagogica vuole spingere la comunità diocesana amettersi in gioco, con slancio e fiducia, nella cura enell'accompagnamento dei giovani con uno sguardo sereno eaperto verso il futuro.

5 Si tratta di un raccontino morale. Vogliamo farne, con grande libertà, unalettura pedagogica e pastorale. In fondo Clemente Alessandrino è piùfamoso per altri scritti come: Pedagogo e gli Stromata. Questi scritti sonotestimonianza della sua attività di pastore e di grande educatore, oltre chefilosofo.

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Il significato per noi.Giovanni impersona l’agire di Cristo. Il Vescovo è il

rappresentante di una comunità cristiana dove l’appartenenzanon è sostenuta da una meta alta (la santità) edall’accompagnamento. Il giovane nel suo percorso di entrata,uscita e ritorno con immissione nella responsabilità, dice lapotenzialità che in lui si nasconde: il futuro della stessacomunità.

Alcuni passaggi per la riflessione e l’azione.

a. Tutta la comunità cristiana nella personadel Vescovo è chiamata in causa con forza e in modoesplicito a «prendersi cura» dei giovani. In ciascuno di loroc’è il futuro della stessa comunità. L’emergenza educativache viviamo ci racconta della inadeguatezza o insufficenzadei percorsi attivati fin qui6. Si tratta di rispondere allasituazione che viviamo con il discernimento e l’impegno peruna «conversione pastorale» (cf. Lc 12,56)7.

b. L’educazione alla fede non si esaurisce conla celebrazione dei sacramenti della Iniziazione Cristiana.Troppe volte constatiamo la “perdita” di una stragrandemaggioranza di quanti l’hanno ricevuta, senza attivareproposte adeguate di fronte a questa sfida.

c. Si richiede una conversione missionaria.L’Amore spinge a trovare nuove strade, a mettersi in ricerca, a

6 Non si intende dare un giudizio sulla bontà e sull’impegno, sicuramentegenerosi e competenti, che accompagnano la nostra attività di educazionealla fede.7 «Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo temponon sapete giudicarlo?» Occorre saper giudicare il tempo che ci è dato divivere, giudizio che non deve esaurirsi nel rimpiangere il passato e tantomeno nell’aggredire i tempi moderni.

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raggiungere i giovani dove sono. Lo stile della ricerca è quellodi annunciare, raccontare l’amore personale per ciascuno. E’urgente aiutare I giovani a scoprire il valore che ognuno portain sè. Dio ha dato il Suo Figlio per tutti noi. Noi saremmoirrimediabilmente poveri senza i giovani.

d. Tale ricerca deve assumere la realtà totaledel giovane, le sue attese e le sue relazioni che rappresentanol’interezza della sua vita: l’amore, la fragilità, il lavoro, lafesta, la cittadinanza, l’essere dentro una storia da protagonista(la tradizione).

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I.DA DOVE PARTIRE?

Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca:

va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!».

(Mc 10,21)

Il coraggio di guardare nel volto i giovani e di comunicareloro aspirazioni di libertà. La pagina del «giovane ricco» cipermette di entrare in dialogo con i giovani della nostra terra,guardando lo stile di Gesù che comunica con il suointerlocutore. Vorrei sottolineare tre attenzioni che ci aiutano avivere un autentico dialogo con i giovani.

1- PRIMO: IL RAPPORTO PERSONALE

Il rapporto Giovanni-giovane predone, si pone come icona diun modello educativo alla fede e non solo, ma alla stessa vitaumana in tutta la sua pienezza. L’apostolo-educatore, sindall’inizio, ha sicuramente messo in gioco tutto se stesso nelcammino educativo del giovane, ma arriva a costatare ilfallimento del suo disegno educativo. A questo fallimentoreagisce ripartendo dal rapporto. In prima persona e di nuovotorna a mettere in gioco la sua vita per il giovane. Nelreincontrarlo non ha toni da rimprovero. Giovanni vince conl’amore, con la passione per quella vita che sembravadefinitivamente persa, un amore fattivo, concreto.

Come non ritornare alla grande icona della parabola delSamaritano? Prima di essere un insegnamento sull’amore delprossimo, essa è sicuramente la narrazione dell’azioneeducativa di Dio con ciascuno di noi e con l’umanità intera.

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Narra l’azione di Cristo, il samaritano, nei confronti di ciascunodi noi e dell’intera umanità, aggredita e ferita in tante modalità.8

Se il funzionario del sacro e il levita costatano e vanno oltrepresi dalle cose da fare, il Samaritano si ferma e si curva su dilui, versa l’olio sulle sue ferite, lo fascia, se ne fa carico e loporta in un luogo di accompagnamento.

E’ questa l’immagine dell’educatore che il racconto disegna:va alla ricerca, si spende, si sacrifica, piange e supplica.L’educazione qui è presentata come una passione vitale chedura tutta la vita, che è attenzione continua, che non demordenemmeno di fronte all’apparente disastro totale.

2. SECONDO: UNA RELAZIONE PERSONALE CHE FA MATURARE

NELLA RESPONSABILITÀ E RENDE PROTAGONISTI (capacità diintraprendere)

Occorre che il giovane acquisti consapevolezza del donoricevuto nel Battesimo e diventi così responsabile neiconfronti dei suoi coetanei e all’interno della società.

Il modo in cui a Giovanni interessa la persona del giovane èl’esaltazione estrema di quanto l’educatore debba prendere acuore la sorte dell’educando; alla fine Giovanni dà unimportante incarico al giovane ormai totalmente recuperato alprogetto educativo, segno di totale fiducia, certo, ma ancherischio che l’apostolo corre per l’esperienza tragica passatavissuta dal giovane. L’educazione si presenta sempre comerischiosa. L’apostolo aveva rischiato affidandolo al vescovo eaveva fallito. Rischia quando lo rincorre e lo supplica diravvedersi, ora rischia nell’affidargli questo incarico, ma nella

8 Nel Prefazio comune VIII si legge «Egli (Gesù), nella sua vita mortalepassò beneficando e sanando tutti coloro che erano prigionieri del male.Ancor oggi come buon samaritano viene accanto ad ogni uomo piagato nelcorpo e nello spirito e versa sulle sue ferite l’olio della consolazione e ilvino della speranza». In questa direzione è anche l’esegesi allegorica dimolti Padri della Chiesa tra i quali Agostino.

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passione educativa la decisione vale il rischio. Affidareresponsabilità delicate ai giovani ancora impegnati in camminieducativi può apparire molto rischioso, ma quel rischio puòdare enormi spinte in avanti nella crescita umana. Laresponsabilità educa di per sé, se sostenuta sempre, anche condiscrezione e delicatezza, dall’educatore; questi responsabilizzae quindi continua ad educare, il giovane responsabilizzato sache non è solo, che deve rendere conto, che è sostenutocomunque.

L’accesso al mondo del lavoro deve avere questa stessadinamica; deve nascere da un percorso educativo e deve essersostenuto da chi è capace di rendere quella opportunità dilavoro una possibilità ulteriore di crescita umana e cristiana.

Ogni cammino educativo alla fede comporta l’assunzione dipersonali responsabilità a favore degli altri.9

L’educazione alla fede è autentica e piena se educa anche alsenso di responsabilità che si deve concretizzare nellosvolgimento di un lavoro, vissuto come esplicitazione di unaparticolare vocazione cristiana. Se generiamo, sul pianoeducativo, fannulloni, parassiti, giovani che sperano di entrarein carrozzoni privilegiati (forse anche ecclesiali), protetti eprotettivi, giovani che aspettano tutto dall’alto come se ognicosa fosse loro dovuta, abbiamo fallito.

3. TERZO: CONSAPEVOLEZZA, CORRESPONSABILITÀ CHE MATURANO E SI REALIZZANO IN UNA COMUNITÀ EDUCANTE

Resta sempre vero che l’azione educativa è comunqueun’azione comunitaria, sociale, sia perchè avviene dentro uncontesto ben preciso e attraverso una trama di relazioni, siaperchè il soggetto educativo è sempre plurale: famiglia,

9 Non solo il volontariato ma anche il lavoro retribuito deve essere vistocome un impegno per gli altri, che è poi la modalità normale che tuttidovrebbero avere per costruire il futuro delle comunità di appartenenza.

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comunità cristiana, società. E il percorso è sempre all’interno diuna storia e di una cultura. Il singolo educatore non èespressione solo di se stesso ma di una comunità, per questol’atto educativo è sempre e comunque un’azione di un corposociale. Questo è ancora più esplicito nell’azione educativa allafede. «Ogni educatore-catechista deve pensare di svolgere lapropria attività sempre al plurale e mai al singolare, devesapersi membro di un “noi-Chiesa” che gli consente di contaresu quei doni comunionali di grazia che lo Spirito concede acoloro che sono uniti nel nome del Signore (cfr. Mt.18,20). E’tale coscienza che gli consente di dire: “sono io che agisco, mala mia azione è anzitutto azione “collettiva”, perchè è la Chiesache opera attraverso me”»10.

E’ opportuno riproporre con forza la “formula” dell’équipe,(gruppo di lavoro) come soggetto dell’azione educativa eluogo accogliente e abitabile per i giovani che vivono unpercorso educativo11. Ritengo la formazione e la costituzionedelle équipes una scelta imprescindibile per un processoeducativo. Quello che nei movimenti e nelle associazioni è undato scontato, deve accadere anche nelle singole comunitàparrocchiali nei vari ambiti dell’azione educativa.

Il Centro-diocesi registrerà e normerà la sua azioneformativa proprio in questa direzione.

Dentro una rete di soggetti educativiLo sappiamo, ogni gesto e ogni relazione hanno una valenza

educativa. Per questo occorre essere attenti a tutto quello cheaccade e che si muove intorno ai giovani; questo con attenzionee simpatia, ma anche con prudenza e vigilanza. E’

10 P. PETROCCHI, Appunti per una catechesi di comunione. Relazioneprogrammatica, tenuta nell’Assemblea Pastorale Diocesana (Latina, 24-25\09\2004).11 Nell’allegato 3 a “... Perchè il piccolo diventi fratello” si trova definital’équipe e viene descritta la sua valenza.

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fondamentale costruire delle reti di alleanza con tutti i soggettie le agenzie educative.

Sicuramente è da perseguire in tutti i modi un’alleanza trafamiglia, comunità cristiana, scuola, ma anche con agenziedello sport e dell’organizzazione del tempo libero eassociazioni culturali e ricreative.

Come anche occorre richiamare e coinvolgere nell’impegnoeducativo (di accompagnamento e di crescita) le realtà delmondo produttivo, delle imprese, delle associazione dicategoria, delle professioni, e sindacati e quant’altri operanonella società civile.

Il giovane che noi incontriamo vive tutte le dimensioni dellavita: l’amore, la fragilità, il lavoro e la festa, la cittadinanza. E’Lui il centro della nostra cura e della nostra premura e vaaccolto e accompagnato in tutta la sua integralità di persona.

La famiglia resta il fulcro di questa azione di alleanzaeducativa, tutto va fatto con la famiglia e va ricondotto allafamiglia.

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II.DUE SCELTE DI FONDO

Il Signore mi disse: «Non dire: “Sono giovane”.

Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò e dirai tutto quello che

io ti ordinerò.

Non aver paura di fronte a loro, perché io sono con te per

proteggerti».

(Ger 1,7-8)

La chiamata al ministero profetico che il Signore rivolgea Geremia (cf. Ger 1,5-10) ci aiuta a cogliere i punti centrali dacui partire per incontrare il mondo giovanile che abita nellanostra terra. Segnaliamo due scelte di fondo che risultanodeterminanti per la relazione tra giovani e Chiesa.

1. LA MISSIONE

Nel racconto, Giovanni, appresa la notizia della perdita delgiovane, si mette immediatamente alla sua ricerca, rischiandodi persona.

Bisogna uscire, andare lungo le strade, a volte impervie epiene di tranelli, dove camminano e\o si nascondono i nostrigiovani. E’ una urgenza, ma è il compito della Chiesa di ognitempo e in tutti i luoghi. Nella stragrande maggioranza dei casil’andare coincide con il “ricercare” chi cammina e vive altrove,in quanto i nostri giovani sono per la maggior parte battezzati ecresimati.

Benedetto XVI ha recentemente istituito un nuovo PontificioConsiglio dedicato alla Promozione della NuovaEvangelizzazione, al fine di suscitare nelle diocesi un rinnovato

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slancio missionario12. Il Santo Padre individua per noi ilcompito di una missione da svolgere presso i credenti che sisono allontanati dalla fede o sono indifferenti: [...] essa èpiuttosto la capacità di “Rifare il tessuto cristiano della societàumana. Ma la condizione è che si rifaccia il tessuto cristianodelle stesse comunità ecclesiali che vivono in questi Paesi e inqueste nazioni» (ChL 34)”13.

Anche la nostra Diocesi intende aprire un laboratoriosulla Nuova Evangelizzazione promuovendo:

• una missione permanente verso i giovani; ciò richiedenecessariamente scelte pastorali prioritarie, attenzioneprivilegiata per i giovani (almeno dai 15 ai 20 e poi giovaniuniversitari e lavoratori e giovani adulti). Le comunitàparrocchiali abbiano il coraggio di tagliare, potare esostituire, svecchiare, e ringiovanire in tutti i settori. • un approfondimento culturale per aiutare glievangelizzatori ad affrontare le sfide del relativismo, delneopaganesimo, della secolarizzazione ateistica e dei 4“bastioni” sopra esposti; • un’azione di risveglio (missio ad intra) dei battezzati edelle comunità al loro compito di evangelizzatori, a partiredai giovani. Gli adulti devono prendere coscienzasull’urgenza che il mondo giovanile pone.

Le missioni al popolo hanno una lunga e fecondatradizione. Da molti secoli esse hanno svolto un preziososervizio al risveglio della fede e della vita cristiana, portandofrutti di rinnovamento, conversione e fervore. Esserappresentano un “evento straordinario” verso i lontani,offrendo un annuncio kerigmatico della Persona di Gesù e della

12 Così in BENDETTO XVI, Ubicumque et semper (Motu Proprio del 21settembre 2010), Città del Vaticano 2010.13 Cf. R. FISICHELLA, in Osservatore Romano del 12 marzo 2011.

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sua salvezza offerta a ciascuno, in un contesto di incontro,ascolto, dialogo con le persone.

I vantaggi di queste missioni sono: - la parrocchia si rianima; - c’è qualcosa di nuovo; - i lontani

non vedono la solita parrocchia; - vengono persone moltocapaci; - nascono i centri d’ascolto localizzati (la Chiesa non èsolo in chiesa).

Esse presentano, però, alcuni svantaggi: -i missionari se ne vanno; - i lontani vedono una comunità

che non è la loro; - permane un’endemica difficoltà a formaregli animatori dei centri d’ascolto; - i centri d’ascolto nondurano; - spesso si riscontra una certa delusione dei giovani(delusi dal ritorno alla ferialità) oppure una perdita dei migliori(che tengono i contatti con i missionari ora lontani).

Il primo frutto della missione, però, dovrebbe essere quellodi passare dalla missione in parrocchia alla parrocchia instato di missione.

Per questo, vogliamo partire con un altro metodo, seguendoquesti principi di fondo:

- il simile evangelizza il simile: tocca ai giovani essereevangelizzatori dei coetanei; sono i più adatti a farlo!Perché questo accada occorre creare occasioni formativespecifiche, servendosi di tutte le realtà che hanno esperienzae competenze in questo; attraverso una condivisone e unaprogrammazione attenta, che se da una parte valorizza tuttele ricchezze presenti e le singole specificità, dall’altra risultiservizio disinteressato e gratuito al giovane perché possariscoprire il proprio battesimo.

- Le persone vanno raggiunte nei loroambienti di vita e di tempo-libero. Nell’elencare iluoghi abitati dai giovani: scuola, università, ambienti dilavoro, società sportive, santuari del sabato-sera,dobbiamo pensare a giovani che con la loro presenza

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siano evangelizzatori e fermento di vita nuova inquell’ambiente.

2. IL GIOVANE NELLA SUA INTEREZZA E NELLA SUA VOCAZIONE

La parola 'giovane' da una parte dice ciò che c’è di nuovo(etimo greco) dall’altra aiuto (etimo latino). Così i giovani sonocome delle cellule staminali che la natura dona alla società perrinnovarla e rinvigorirne la crescita.

Il paradosso che viviamo a livello generale e ancor più alivello locale è il fatto che queste cellule staminali risultanocome soffocate.14 Ci troviamo con giovani costretti a non poterné innovare, nè giovare, né a loro né ad altri. Risultano così piùun problema che una risorsa.

Il preoccupante tasso di disoccupati; la condizionepenalizzante degli occupati in modo precario; la situazioneinstabile degli universitari: che ne sarà di loro? cosa li attende,conseguito il pezzo di carta? Li attende un futuro da emigranti,da precari, da disoccupati. In Italia in generale e,specificatamente nella nostra terra, non esiste un interventostrutturale circa le politiche del lavoro e soprattutto manca ilnecessario raccordo tra il mondo dello studio e quello dellavoro.

Tutto questo è ovviamente terribile, perché impedisce aigiovani di essere ciò che afferma la verità del loro stesso esseregiovani.

Quale futuro per loro? Se il percorso universitario è assaiconfuso e poco collegato con il mondo del lavoro, se laprospettiva di lavoro è legata a forme di precariato sempre piùumilianti, se per acquistare un’abitazione e metter su famiglia sideve contrarre un mutuo che ti accompagnerà sino alla morte,se il mondo del lavoro penalizza le donne che decidono di

14 Cf. M. ARMANDO, «Giovani d’oggi un segno dei tempi?», in Presbyteri, 4(2001) 251-262.

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mettere al mondo i figli, se stiamo preparando con le nostrescelte un mondo su cui incombe il disastro ecologico. Qualefuturo se la scena delle università, della politica e dell’impresaé da decenni appannaggio dei soliti noti!

Per i giovani il futuro risulta invisibile, si potrebbe dire chelo stiamo sottraendo ai loro sogni ai loro progetti.15

Tutto questo chiama il mondo degli adulti prima di tutto aduna forte conversione di mentalità e a un grande cambiamentonegli stili di vita, e poi ad attivare iniziative e alleanze serie peravviare processi di risposte positive e generatori di speranza. Lamancanza di prospettive progettuali e le frustrazioni dei sognidi vita sono la prima causa del disagio giovanile.

Ammoniva Tommaso d’Aquino che lì dove l'umano patisceritardi e ferite al suo pieno fiorire, il cristiano non ha moltepossibilità di successo.

III.TRE PISTE OPERATIVE

«C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?».

(Gv 6,9)

Il segno prodigioso della moltiplicazione dei pani ègenerato dal dono di un «ragazzo» che offre al Signore quantopossiede perchè si possa sfamare tanta gente. I giovani hannobisogno di concreta progettualità. Illuminati dalla scenagiovannea, che ci collega con l’evento del CongressoEucaristico di Ancona, interroghiamoci sulle opportunità che lanostra Chiesa è in grado di offrire ai nostri giovani.

15 Cf. BENEDETTO XVI, Luce del mondo, LEV, Città del Vaticano 2011, 76-77.

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1. ITINERARI DI PRIMO ANNUNCIO E EVANGELIZZAZIONE16

S’intende attivare un processo formativo che porti ciascunoad essere consapevole del suo mandato battesimaleall’evangelizzazione, che fornisca strumenti e metodi perpoterlo vivere nell’ordinario, che sostenga queste attività in uncoordinamento ecclesiale e pastorale organico. Infatti prima epiù che raggiungere i cosiddetti “lontani” la vera urgenza èquella di risvegliare la consapevolezza del proprio esserebattezzato.

Il progetto di primo annuncio prevede:• La presa di conoscenza del progetto a livello di singolecittadine, di un insieme di parrocchie vicine, zonale,attraverso incontri con i parroci e animatori presenti sulterritorio. • La formazione di una piccola equipe di giovani (over20) o di giovani coppie per organizzare con loro alcuneattività straordinarie di primo annuncio in loco, che hanno loscopo di mostrare il progetto in atto;• L’allargamento graduale della sensibilità missionaria alprimo annuncio grazie al coinvolgimento di altrinell’esecuzione concreta di queste attività.Non si intende creare una sovrastruttura o un’ulteriore

attività, ma offrire un “pacchetto” di attività riuscite chehanno lo scopo di risvegliare il mandato battesimale che ognimembro della Chiesa porta in sé e che lo abilita a diventare unevangelizzatore dei propri simili.

Soggetto promotore e propulsore di questo progetto è il

16 Si intende raccogliere e valorizzare quanto stiamo già sperimentando alivello diocesano e abbiamo conosciuto a livello nazionale, servendocianche della consulenza di A. Brugnoli e della Scuola di Evangelizzazione S.Andrea.

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Laboratorio Diocesano del Primo annuncio edell’Evangelizzazione.

2. VICINANZA E ALLEANZA CON IL MONDO DELLA SCUOLA E

L’UNIVERSITÀ

La visita pastorale mi ha convinto della possibilità di unpercorso che ci porti ad un’alleanza concreta con la realtàscolastica che opera sul territorio. C’è un dialogo bellobasato sul rispetto e la stima con i dirigenti scolastici e con ivari collegi dei docenti. C’è una certa attenzione edisponibilità anche nei giovani che ho potuto incontrare.

L’esperienza delle Mostre di interesse culturale propostealle nostre scuole e di iniziative analoghe pensate eindirizzate alle esigenze formative dei giovani, hannodimostrato che c’è una vera attesa di una collaborazioneall’impronta della gratuità e mirante al bene degli studenti.

E’ importante rendere più sistematico questocollegamento attraverso un piano ben articolato che vedecoinvolti gli insegnati di religione con l’Ufficio di pastoralescolastica, il Centro di Aiuto alla Famiglia e all’educazione,il servizio di Pastorale giovanile, il Progetto Policoro.

Da tematizzare sono la formazione all’affettività eall’amore, l’educazione alla legalità, l’educazione al sensodella politica, l’attenzione alla mondialità, la proposta deglistili di vita ispirati alla sobrietà, e la formazione e l’ingressonel pianeta-lavoro. In questo modo si potrà essere vicini aigiovani, alla loro crescita e alle loro esigenze formative.

Un altro obiettivo che va realizzato nel tempo è quello di un laboratorio permanente della fede nelle scuole superiori per una missione permanente nelle scuole.

3. VICINANZA E ALLEANZA CON IL MONDO DEL LAVORO E

DELL’IMPRESA

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Si intende raccogliere tutte le persone di buona volontà checonsiderano il lavoro come parte essenziale del cammino dimaturazione e realizzazione della persona. Infatti è nell'attivitàlavorativa che l'uomo mette in movimento la realtà verso isuoi ideali, realizzando così il bene proprio e di tutti.Strumento formativo molto interessante può essere la LaboremExercens di Giovanni Paolo II.

Quattro obiettivi:

1. Aiutare i giovani che ne fanno richiesta a capire ipropri orientamenti lavorativi. Spesso infatti losmarrimento comincia da una non comprensione delleproprie attitudini e dei propri talenti. Il colloquio con unapersona che abbia esperienza lavorativa dovrebbe aiutarlia individuare un indirizzo delle proprie capacità.

2. Aiutare i giovani che vi aderiscono nella ricerca dellavoro. Offrendo gli strumenti necessari: dal curriculum,alla consultazione di siti e giornali, fino alle modalità dicontatto con i datori di lavoro. In questa fasel'accompagnamento dovrebbe insegnare procedimenti emodalità che sono proprie più di una società civile che diun percorso formativo specifico.

3. Inserire le persone in "tirocini formativi" presso leaziende, i professionisti e i lavoratori singoli cheaderiscono al programma. Il datore di lavoro è il tutor delpercorso formativo e di fatto diventa il protagonistadell'insegnamento del lavoro e dell'indirizzo deltirocinante. Il "tirocinio" è gratuito sia per l'azienda --salvo il costo dell'assicurazione Inal e Responsabilitàcivile – sia per il giovane lavoratore. E’ il momento in cui

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il giovane può verificare i propri orientamenti e sviluppareuna personalità "lavorativa" che gli permetterà poi unaricerca migliore e più efficace.

4. Nel caso in cui il tirocinio desse la possibilità di unosbocco imprenditoriale, il programma si potrà svilupparein un secondo livello di aiuto alla ricerca di finanziamentiper lo start-up di nuove attività.

Verrà implementato lo sportello “OrientaMente”promosso dal Progetto Policoro della diocesi di Termoli –Larino, attraverso il supporto di volontari debitamente formaticapaci di accompagnare il giovane nella ricerca attiva dellavoro e l’allargamento della sua attività sull’intero territorio.Promotore è il Progetto Policoro sostenuto dalle pastorali diriferimento.

Lo sportello OrientaMente verrà collegato con un gruppo (oassociazione) di imprenditori e professionisti, disponibili adessere protagonisti dell’educazione dei giovani, diventando deiveri e propri tutor.

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IV.PERCORSI

1. CREARE MENTALITÀ SUI TEMI DELLA LETTERA

• Una prima necessità: la mentalizzazione dellecomunità cristiane e degli operatori pastorali. La lettera valetta, meditata in tutti i gruppi parrocchiali, come stimoloa riflettere e progettare in loco attività conseguenti eadeguate. Va inoltre promossa una riflessione teologica epastorale sul tema della nuova evangelizzazione.

• Una seconda necessità: l’ascolto delle realtà e ilrilevamento delle possibilità. Tavoli di approfondimentocon i soggetti istituzionali o di sussidiarietà interessati eoperanti nei vari ambiti, (agricoltura, turismo, cultura,artigianato, industria), nelle parrocchie o nelle zonepastorali, periodicamente. E’ auspicabile anche lapartecipazione alle iniziative più significative organizzatedalle associazioni di settore.

• Una terza necessità: calibrare il percorso annuale sullaDottrina Sociale sui temi riguardanti le problematichegiovanili per favorire la mentalizzazione della visionecristiana su temi sociali: economia, mercato,contrattazioni, lavoro, risparmio, stato, ente locale,sussidiarietà , rapporto persona-istituzione etc.

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2. ALCUNI STRUMENTI

• Centro diocesano del Primo annuncio edell’evangelizzazione.La Diocesi aprirà un Laboratorio sul primo annuncio comestrumento per immettere nella pastorale ordinaria questadimensione irrinunciabile che, come si è detto piu' volte,deve attraversare l'intera azione catechistica. Il laboratorioè composto da alcuni sacerdoti e da alcuni giovani-adulti esvolgerà un ruolo prettamente formativo. Ha come scopodi offrire alle singole comunità parrocchiali la possibilitàdi una esperienza per i propri laici, impegnati e disponibilia mettersi in gioco in una missionarietà negli ambienti divita, senza sostituirsi alle forze già presenti ma insieme adesse.

• Sportello Giovani di Policoro dimensionatosull’intero progetto. Si intende fornire ai giovani unsupporto costante e aggiornato sulle tematiche lavorative(bandi, corsi di formazione, offerte di lavoro, universitàecc..) mediante lo Sportello Informagiovani.

• Centro di Aiuto alla famiglia e all’educazione. LaCaritas diocesana, L’Uffico di Pastorale familiare e l’Ufficio di Pastorale scolastica proporranno dei percorsiformativi da realizzare nel territorio per attivare unacollaborazione con la famiglia e le altre agenzie educative.

• Costituzione del gruppo di imprenditori, liberiprofessionisti, artigiani che condividono il progetto «UnaTerra per giovani».

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3. OFFERTA DI PERCORSI FORMATIVI

EVANGELIZZAZIONE E PRIMO ANNUNCIO

Il laboratorio diocesano di primo annuncio offrirà:- un corso annuale (corso base) per giovani dai 20 ai 35 anniper aiutare ad un cambio di mentalità pastorale.- alcune esperienze di primo annuncio in strada (luce nellanotte) per far vivere ai giovani esperienze di primo annuncio.- una serie di incontri su temi scottanti e di attualità sulrapporto fede e ragione (caffè teologico), con un tagliopropositivo e positivo, al fine di dare strumenti per affrontarele difficoltà che la cultura e il mondo pongono alla vita difede.- l'attivazione di un percorso formativo per ragazziadolescenti in vista di una missione nelle scuole.- la promozione di un programma di corsi formativi perequipes foraniali e/o parrocchiali per una animazionepermanente, sistematica, integrale e capillare sul territorio. Ilmetodo seguito sarà quello della "scuola di evangelizzazionesant'Andrea".

SCUOLA E FAMIGLIA

PROPOSTA da parte del Centro Famiglia, da attivare una perzona pastorale:

- Formazione di coppie animatrici di gruppi famiglia (una nell’anno)- Formazione di coppie animatrici di corsi di fidanzati (una nell’anno)- Formazione di coppie per la Catechesi Battesimale.

- Tematizzazione dell’Alleanza educativa attraverso incontriparrocchiali con catechisti, operatori pastorali, IdR,insegnanti di altre materie, genitori di alunni in età scolare.

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- Proposta alle scuole di percorsi formativi sulla identitàpersonale e la relazione, sulla legalità, sulla mondialità, sullavoro. - Proposta di una Mostra nelle scuole superiori (periodofebbraio-aprile)

PROGETTO POLICORO E GRUPPO UNA TERRA PER GIOVANI

Il progetto Policoro predisporrà una rete di scambio: continuoe costante di informazioni, dati, realtà, iniziative e quant’altropossa nascere in ogni zona pastorale, e un sito che possaservire da Banca Dati di esperienze e opportunità per tuttoquello che riguarda il tema ‘giovani e lavoro.

- Si vuole promovere, in collaborazione con le aggregazioniecclesiali e altri soggetti istituzionali e sociali laboratoriintegrati su tema del lavoro.- Si vuole promuovere un laboratorio esperienziale chemetta a disposizione dei giovani i beni non utilizzati:terreni, fabbricati, patrimonio artistico-culturale.- Organizzazione di corsi di formazione specifici sulbilancio delle competenze per accompagnare il giovanenella conoscenza di sé, dei propri pregi, difetti ecompetenze e redazione di business plan per i giovani chedesiderano creare una propria attività imprenditoriale.- 4 Convegni su temi “Crescere insieme: I giovani qualefututo?” promossi dalla CDAL su temi individuati escanditi sul territorio, preceduti e seguiti da laboratori.

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4. CALENDARIO ESSENZIALE

a. Laboratorio primo annncio ed evangelizzazione

Nella prima parte dell’anno:•presentazione del Laboratorio ai parroci e agli operatori.•Corso base diocesano per giovani dai 20 ai 35 anni.•Inizio Caffé teologico per la formazione di catechisti eadulti.•Due settimane in momenti diversi per ragazzi adolescentidisponibili alla missione tra i loro coetanei nelle scuole

Nella seconda parte dell’anno:•Presentazione Corsi Alfa.•Weekend formativo per corsi Alfa•Presentazione dei corsi della "Scuola sant'Andrea".•Corso “Tu sei prezioso e/o Vita nuova”.

a. Progetto Policoro

• Sportello OrientaMente: lo sportello presente presso ilComune di Termoli è aperto il lunedì mattina dalle ore9.00 alle ore 11.00 e il giovedì pomeriggio dalle ore15.30 alle ore 18.30. Si intende rendere stabile e fruibilelo stesso sportello presso la Biblioteca Diocesana inPiazza Bisceglie.

• Progetto Scuola: il progetto base richiede almeno 4 oredi incontro con un numero di studenti noneccessivamente elevato (max 30). Il progetto puòprendere il via già nei primi mesi scolastici ottobre –novembre.

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• Corsi di formazione: entrambi i corsi richiedonominimo 12 ore, da sviluppare nelle ore pomeridiane. Sipuò pensare di organizzarli nei mesi di Marzo –Maggio.

• Scuola: Creare dei percorsi formativi e informativinelle ultime classi delle scuole di secondo grado, perorientare i giovani nel mondo del lavoro attraverso lacompilazione del curriculum vitae, le tecniche diricerca attiva del lavoro, la guida alla consultazione disiti e giornali fino ad arrivare a una riflessione sulleproprie scelte e comportamenti (tale percorso è giàstato portato avanti negli anni passati, nelle classi IV eV, con due progetti distinti per le due classi di modoche l’uno possa essere il proseguimento dell’altro oessere utilizzati come moduli interscambiabili)

a. Associazione/gruppo “Un paese per giovani”• settembre/ottobre: costituzione del gruppo di volontari

che reclutano imprenditori e professionisti• ottobre-dicembre: costituzione dell’associazione e

reclutamento di tutor tra imprenditori e professionisti,costituzione del direttivo.

• -verifica delle procedure di collegamento con losportello “Orientamente”. Inizio del progetto

• 6 gennaio 2012: primo incontro sociale con il Vescovo• luglio 2012: verifica dei primi sei mesi

5. Per la verifica e la promozione in corso d’opera• Incontro mensile di tutti i soggetti promotori.• Continuo aggiornamento del Presbiterio, della Consulta

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dei Laici (negli incontri mensili).• Costituzione di un gruppo di religiose che si

autoformino in vista del progetto da promuovere.• Incontri regolari dei preti giovani per un confronto e

una riflessione comune.• Aggiornamento dell’Assemblea Diocesana nelle due

convocazioni annuali: Festa di Cristo Re e Ia Domenicadi Quaresima.

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CONCLUDENDO

Queste scelte, strumenti e tempistica dicono la volontàseria e decisa di metterci in cammino. Sono tanti i contributiche, grazie a Dio, continuano ad arrivare.

Il cantiere è aperto! L’obiettivo è chiaro e condiviso; i primi sentieri

cominciano a essere delineati; camminando insieme eattraverso una continua verifica fatta nella libertà enell’esclusiva ricerca del bene comune, avremo modo diregistrare meglio il tutto e di rendere più incisiva e concretala nostra azione di Chiesa.

Vergine Madre, invocata nella nostra diocesi con il titolo di Madonna della Difesa,

come Te e in Te, ci siamo affrettati per le strade del bassoMolise,

con una sola ansia nel cuore: quella di condividere il Dono che,

tu per prima e noi con te, portiamo in grembo: Gesù, l’Amore di Dio per noi.

Amore incarnato, totale, che riguarda ogni persona e tutta lapersona.

Ci siamo messi in ascolto sereno e disponibile delle vicendee della storia dei fratelli e delle sorelle incontrati.

Ne abbiamo colto le ferite, le delusioni e le lievi speranze.Soprattutto le esigenze e i diritti.

Grande è la spinta a lasciarci interrogare dai segni dei tempidi cui la nostra terra, con le sue persone e la sua storia, è

portatrice .Tu, ai piedi della croce hai accolto,

nel tuo cuore svuotato di Tutto l’Amore, la consegna del tuoFiglio:

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diventare Principio e Custode del Futuro dell’ Opera Sua: laChiesa.

Sei Madre di tutti noi e dell’intera umanità.Con la tua premura e la tua solerzia vogliamo promuovere

e costruire il nostro Futuro, il futuro della nostra Terra.Ti appartiene già, questo ci consola e ci riempie di

speranza.Certamente con Te e in Te, la nostra Chiesa canterà:

“grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente, e Santo è il suonome …

ha soccorso Israele Suo servo, come aveva promesso ainostri padri,

per Abramo e la sua discendenza.”

Dalla Casa Vescovile, Termoli, 16 luglio 2011,Memoria della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo

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Indice

Prima di cominciare 3

Un racconto per cominciare 7

I. Da dove partire 12

II. Scelte di fondo 17

III. Tre Piste operative 22

IV. Percorsi 27

Conclusione 34

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