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UNA PANORAMICA SULLA DIPENDENZA DA SOSTANZE Accorti Margherita 545863 Amabile Lara 548333 Baroni Martina 549120 Bianchi Elisa 549029 Cataudella Concetta 548572 De Broi Vera 541394 Funes Annalisa 547874 Galante Renè 547970 Gregoris Laura

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UNA PANORAMICA SULLA DIPENDENZA DA SOSTANZE

Accorti Margherita 545863Amabile Lara 548333Baroni Martina 549120Bianchi Elisa 549029Cataudella Concetta 548572De Broi Vera 541394Funes Annalisa 547874Galante Renè 547970Gregoris Laura 547875Lenzi Michela 529093

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BIBLIOGRAFIA

• Sindromi e disturbi psichici e comportamentali dovuti all’ uso di sostanze psicoattive, in Fava Vizziello G., Psicopatologia dello sviluppo, Il Mulino Manuali, 2003.

• Nizzoli U., Pissacroia M., Trattato completo degli abusi e delle dipendenze,Volume 1,Piccin, 2003.

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Direttore del Programma Salute Mentale

e Dipendenze Patologiche e Responsabile del Sistema

Disturbi del Comportamento Alimentare,

Azienda USL, Reggio Emilia; Docente Universitario a Padova,

Psicologia, Modena, Neuropsichiatria Infantile

Direttore del Laboratorio di Ricerca Psicopatologica di

Firenze,Supervisore Clinico del

Dipartimento Dipendenze Patologiche

A.USL di Reggio Emilia

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PARTE II• Classificazione delle droghe

• Le tre dimensioni della dipendenza: - la dimensione sociale

- la dimensione familiare - la dimensione individuale

• Aspetti teorici e clinici della dipendenza in età infantile e adolescenziale

PARTE III• Tossicodipendenza e criminalità

• Alcol e anziani• Aspetti terapeutici e preventivi

PARTE I• Introduzione

• Principali definizioni• Storiografia

• La situazione italiana

UNA PANORAMICA SULLADIPENDENZA DA SOSTANZE

ORGANIZZAZIONEDELLE TEMATICHE

AFFRONTATE

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INTRODUZIONE

DROGA qualsiasi sostanza di origine naturale o sintetica estranea all’organismo, che introdotta nello stesso, è capace di modificarne la funzione, a livello biologico, psicologico e sociale; (E. Costa, M. Colloca)

il termine appartiene ormai a particolari connotazioni legate a problematiche normative, colpevolizzanti e di stigmatizzazione socio-culturale

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I DIVERSI TIPI DI CONSUMATORI

Sperimentatore: ha avuto contatti sporadici con la droga o per curiosità o per la pressione del gruppo di appartenenza

Consumatore occasionale: fa uso di droga in modo saltuario, con la possibilità di interromperne l’uso senza problemi di natura psichica o sociale

Consumatore abituale: nonostante abbia sviluppato una certa tolleranza alla droga e subendo più o meno una dipendenza psico-fisica, riesce a mantenere un buon livello di vita sociale;

Farmacodipendente: consumatore di sostanze in stato di intossicazione , con una tendenza all’uso continuo in seguito all’instaurarsi della dipendenza, ma riuscendo a mantenere una soddisfacente vita sociale

Tossicomane: persona in stato di intossicazione con un bisogno continuo di assunzione, disponibilità a procurarsi la sostanza con ogni mezzo, assuefazione e unico interesse presente è rivolto alla droga

PRINCIPALI DEFINIZIONI

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1- disturbo da uso di sostanze• dipendenza da sostanze• abuso di sostanze

2- disturbi indotti da sostanze• Intossicazioni da sostanze• Astinenza da sostanze• delirio indotto da sostanze• demenza persistente indotta da sostanze • disturbo amnestico persistente indotto da sostanze•Disturbo dell’umore•Disturbo da ansia•Disfunzione sessuale•Disturbo del sonno

DSM IVDISTURBI CORRELATI A SOSTANZE

PRINCIPALI DEFINIZIONI

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Dipendenza da sostanze:

Modalità patologica d’ uso della sostanza che conduce che conduce a menomazione o a disagio clinicamente significativi, come manifestato da tre (o più) della condizioni seguenti, che ricorrono in un qualunque momento dello stesso periodo di 12 mesi:

• tolleranza:

- il bisogno di dosi notevolmente più levate della sostanza per raggiungere l’intossicazione o l’effetto desiderato

- un effetto notevolmente diminuito con l’uso continuativo della stessa quantità di sostanza

• astinenza:

-Sviluppo di una sindrome sostanza specifica conseguente alla cessazione (o riduzione) dell’assunzione di una sostanza precedentemente assunta in modo pesante e prolungato

- la sindrome causa disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti

- i sintomi non sono dovuti a una condizione medica generale

PRINCIPALI DEFINIZIONI

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DIPENDENZA DA SOSTANZE:

• la sostanza è spesso assunta in quantità maggiori o per periodi più prolungati rispetto a quanto previsto dal soggetto

• desiderio persistente o tentativi infruttuosi di ridurre o controllare l’uso della sostanza

• molto tempo viene speso in attività necessarie a procurarsi la sostanza o a riprendersi dai suoi effetti

• interruzione o riduzione di importanti attività sociali, lavorative o ricreative a causa dell’uso della sostanza

• uso continuativo della sostanza nonostante la consapevolezza di avere un problema persistente o ricorrente, di natura fisica o psicologica, verosimilmente causato o esacerbato dalla sostanza

PRINCIPALI DEFINIZIONI

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Abuso di sostanze:

• uso ricorrente della sostanza risultante in una incapacità di adempiere ai principali compiti connessi con il ruolo sul lavoro, a scuola o a casa

• ricorrente uso della sostanza in situazioni fisicamente rischiose

• ricorrenti problemi legali collegati alla sostanza

• uso continuativo della sostanza nonostante persistenti o ricorrenti problemi sociali o interpersonali causati o esacerbati dagli effetti della sostanza

Intossicazione da sostanze:

• lo sviluppo di una sindrome sostanza-specifica reversibile dovuta alla recente assunzione della sostanza

• modificazioni patologiche clinicamente significative sul piano comportamentale o psicologico dovute all’effetto della sostanza sul S.N.C.

• i sintomi non sono dovuti a condizione medica generale e non possono essere meglio spiegati con un altro disturbo mentale

PRINCIPALI DEFINIZIONI

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Tossicomania: stato di intossicazione periodico o cronico, prodotto dal consumo ripetuto di una droga (naturale o sintetica), le cui caratteristiche sono:

-desiderio irresistibile di continuare ad assumere la sostanza o procurarsela con ogni mezzo

- tendenza ad aumentare le dosi

- dipendenza psicologica e generalmente fisica nei confronti degli effetti della sostanza

- effetti nocivi all’individuo e alla società

Abitudine: è uno stato derivante dal ripetuto consumo di una certa sostanza; le cui caratteristiche sono:

- un desiderio (non obbligatorio ad assumere la sostanza per il senso di benessere che quella procura

- una scarsa o nulla tendenza ad aumentare le dosi

- una limitata dipendenza psichica nei confronti degli effetti della sostanza e assenza di dipendenza fisica e di conseguenza i sindrome di astinenza

-Effetti nocivi, se ci sono, limitati all’individuo

O.M.S. ICD 10

Sensibilizzazione:

Le ripetute somministrazioni sensibilizzano agli effetti comportamentali delle successive somministrazioni della stessa sostanza, anche se questa viene assunta molto tempo dopo l’ultima dose (sembra anche sensibilità crociata)

PRINCIPALI DEFINIZIONI

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O.M.S. ICD 10

Dipendenza fisica:

Modificazioni farmaco metaboliche indotte nell’organismo dalla sostanza, per cui l’organismo non può più farne a meno , nel senso che la sostanza si è talmente innestata nel metabolismo e nella dinamica biologica dell’individuo da costituire elemento indispensabile al suo funzionamento

Dipendenza psicologica:

Condizione psicopatologica per cui l’esigenza sentita sul piano psichico, come desiderio di esperire effetti benefici legati all’assunzione di una sostanza , rappresenta una tendenza imperiosa; siamo cioè di fronte ad una schiavitù psicologica che può essere controllata dalla volontà, diversamente da quanto avviene nel caso della dipendenza fisica

Dipendenza sociale:

Lo stile di vita tenuto dal tossicomane si allontana sempre più dal contesto sociale e culturale che gli era proprio prima della tossicomania. La droga diventa il fulcro dei suoi interessi, la sua vita sociale è limitata al “gruppo” ai cui componenti lo accomuna l’uso della droga (dipendenza dal gruppo)

PRINCIPALI DEFINIZIONI

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STORIOGRAFIA DELLE SOSTANZE

Riferimenti bibliografici:E. Malizia “storiografia della tossicodipenza”E. Malizia, F. Navazio “storiografia dell’abuso e dipendenza dall’alcol” “storiografia dell’abuso e della dipendenza da tabacco”

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Abbiamo cercato di leggere la storiografia in modo che potesse essere uno spunto per una riflessione e una discussione.

E’ presente l’idea che vi siano modalità socialmente condivise e non condivise di assunzione delle droghe, anche in relazione a come si inseriscono nella cultura di un popolo.

Abbiamo perciò organizzato la storiografia delle sostanze ricercando le principali modalità d’uso e classificandole in:

•“uso condiviso socialmente” (assunzione a scopo terapeutico, religioso e iniziatico)

•“uso non condiviso socialmente” (assunzione a scopo voluttuario)

Con questi termini non si intende fare riferimento alla legge, ma ad una visione “popolare” dell’uso di droghe. Tale distinzione non implica un giudizio di valore e può essere contestabile, ma l’unico fine è cercare uno sguardo critico.

STORIOGRAFIA DELLE SOSTANZE

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• Dal 5000 a.C. Mesopotamia, Egitto, civiltà ellenica, mondo romano per uso terapeutico, parte della farmacologia (succo)

• Medioevo usato dai medici e nella magia

• 1805, cercando la sostanza che dà le proprietà al papavero si scopre la morfina (per terapia dolori)

• (Bayer-1874) eroina: sostanza semisintetica scoperta cercando una sostanza con proprietà farmacologiche della morfina che non desse dipendenza

OPPIO (Papaver sonniferum)

• (1100) In India, Cina (1° editto proibizionista; 1° guerra dell’oppio) e nei paesi islamici si inizia a fumare e si usa come sostanza che dà piacere

• 1860 diventa tossicomania, decadimento fisico e psichico (“malattia del soldato”-dipendenza morfinica)

• 1905 primo allarme tossicomanico; si diffuse durante 1°G.M.

Uso “condiviso socialmente” Uso “non condiviso socialmente”

STORIOGRAFIA DELLE SOSTANZE

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CANAPA (Canapa indiana)

• Nel V secolo diventa di uso mistico-drogastico nelle popolazioni arabe, l’abuso di canapa dilagò (1378 proibita)

• In Europa l’uso voluttario si iniziò a diffondere verso il 1840 e cresce molto dalla 2° metà del XX secolo

• Fino al 400 usata in Europa, Cina, India nelle cerimonie funerarie, per uso terapeutico o come tessile (es.: società greco-romana)

• In Europa se ne conoscono gli effetti attraverso i crociati in Terra Santa, ma rimane nella stregoneria e nella medicina fino al 1840

1° proibizione nel XII secoloInquisizione legato alla stregoneria

STORIOGRAFIA DELLE SOSTANZE

Uso “non condiviso socialmente”Uso “condiviso socialmente”

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COCA (Erytroxylon coca)

• Dall’IX secolo a.C. e durante l’Impero Inca in Sud America: usata per scopi religiosi, terapeutici, per combattere fame, fatiche e dolori (1°legge articolata su droga per un popolo; no scopi voluttari)

• Popolazioni andine la usano con motivazioni socio-culturali e climatico-ambientali (Perù, Bolivia, Colombia)

COCAINA (sostanza attiva delle foglie di coca-1858)

• La cocaina si espande in occidente (prima: sciroppi, bevande dolcificate, per i soldati, ma in poco tempo si espande in tutti ceti sociali ed è allarme sanitario), durante 1°G.M. e nel dopoguerra.

• 1930 sostituita dalle amfetamine

• 1966 nuova diffusione tra i giovani, per sensazioni di estasi

• Dopo gli anni ’80 crack (meno costoso, espansione in Europa, eccitante, assuefazione dopo poco)

COCA E COCAINASTORIOGRAFIA DELLE SOSTANZE

Uso “non condiviso socialmente”Uso “condiviso socialmente”

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Dosaggio terapeutico vicino a intossicazione; piacere proibito (whisky)

PSICOFARMACIInizio psicofarmaci di sintesi nel 1887 con le anfetamine

AMFETAMINE

• Usate come psicostimolanti per aumentare prestazioni, combattere il sonno e la stanchezza, come anoressizzanti nelle diete dimagranti (sportivi, studio,)

• Ecstasy

–Amfetamina più consumata in Europa

–Effetti stimolanti e allucinogeni (“droga del sabato sera”)

BARBITURICI

Amfetamine barbituricioggi ecstasy e benzodiazepine

• Utilizzate per : forme di epilessia, obesità, deficit dell’attenzione, associate a farmaci contro il raffreddore e congestione nasale

•Aumentare le prestazioni: astronauti (riflessi), esercito: - paura + aggressività

STORIOGRAFIA DELLE SOSTANZE

Uso “non condiviso socialmente”Uso “condiviso socialmente”

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ALLUCINOGENI

• Soma pulari (euroasiatico): offerto agli dei, cura del dolore

• Amanita muscaria (euroasiatico, usato come allucinogeno gia dalle popolazioni primitive del Nord Europa)

• In Europa e in America usati in epoca moderna per aumentare l’intensità della percezione sensoriale (perché vita deprimente)

• Psilocybe: riti religiosi già dal 1000 a.C (Maya)

• Peyotl: usato per non avvertire fame, sete, dare forza, cerimonie religiose (simbolo sacramentale come pane e vino) da Aztechi e Maya e tribù indiane d’America (anche inizi 1900)

• Ubiquitarie

Belladonna (Rinascimento per bellezza, per le pozioni); Mandragora officinalis (medioevo per sterilità e filtri d’amore) LSD (1938)

(Semisintetico-acido) • Verso il 1960 si espande il suo uso come allucinogeno (rivelare la psiche, potenziare i processi creativi; “filosofia degli hippies”: viaggio mistico)

• Deliranti (“pillola della pace”, “pane degli angeli”)

• In psicoterapia consentirebbe l’accesso ai contenuti rimossi, inconsci

STORIOGRAFIA DELLE SOSTANZE

Uso “non condiviso socialmente”Uso “condiviso socialmente”

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ALCOOL (alcol etilico)

• In antichità usata ovunque (soprattutto Egitto) ad eccezione delle aree greco-romane

• Dal 1500 perde il carattere mitologico e diventa un settore dell’economia nord-europea

• Origini sul Mar Caspio, diffusione in Asia minore, Egitto, poi esportata nel mondo greco, Italia, Spagna e Francia. Fa parte prima della mitologia, poi della religione.

BIRRA (ricavata dall’orzo)

VINO e VITE

• vino e birra legate alla mitologia greco-romana e germanica, il vino poi è elemento della religione cristiana

• Bevande alcoliche utilizzate come sostitutive dell’acqua non potabile

• fino al 1600 anche uso terapeutico

• Mediterraneo: il vino è elemento alimentare(½ bicchiere al giorno è protettivo)

• comune l’intossicazione alcolica tra i barbari al crollo dell’impero romano

• verso il 1200 dal consumo alimentare si passa ai distillati, molto più intossicanti

• 1800esplosione del consumo

• nord-europa, USA, Canada: birra e superalcolici

• Negli ultimi 50 anni questo modello si è diffuso anche nel Mediterraneo

STORIOGRAFIA DELLE SOSTANZE

Uso “non condiviso socialmente”Uso “condiviso socialmente”

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TABACCO (foglie contengono Nicotina)

• 1492- in America molto diffuso: presenza simbolica, scopi religiosi, magici, cerimoniali (Calumet)

• Passato in Europa subito usato come ornamento, poi come rimedio per malattie

• Sono i navigatori spagnoli che importano l’uso di fumare in Europa

• La diffusione del fumo aumenta e nel XX secolo diventa una vera e propria piaga (dopo la “nascita” della sigaretta nel 1854)

• Da subito critiche dei governanti, ma introito per lo Stato

• Dopo metà del XX sec. Allarme per la salute paesi sottosviluppati

STORIOGRAFIA DELLE SOSTANZE

Uso “non condiviso socialmente”Uso “condiviso socialmente”

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Proibizionismo (spesso fallimentare) e leggi contro le droghe……perché?

Fumo: • 1964-“Rapporto Terry” relazione fumo-cancro al polmone; medici contro il fumo

• Maggior rischio di: malattie polmonari, cancro polmonare, infarto del miocardio, tachicardia e vasocostrizione, mortalità fetale e neonatale; fumo passivo (malattie respiratorie e cancro)

Alcool:

• 1890 professione medica contro abuso movimenti di temperanza a sfondo religioso e politicoProibizionismo (1917-1933-USA) appoggiato dai grandi industriali, per i problemi sul lavoro crisi del 1929, bisogno di posti di lavoro antiproibizionismo

Spesso sotto ci sono ragioni economiche e sociali

Ma in molti paesi è stato proibito solo per un breve periodo, perché è introito per lo stato (es: dopo che nel 1500 i navigatori spagnoli lo impotarono in Europa)

Oppio:

!800 gli immmigrati cinesi portarono in America l’uso di fumare l’oppio a scopo ricreativo condannato perché abitudine cinese

Cannabis:

Proibita in America verso il 1940: pochi studi sugli effetti; ragioni sociali (immigrati messicani)

Cocaina:

In America a fine 1800 si diffonde tra neri, poveri, malavitosi, prostitutereazione sociale: vista come fonte di pericolo e deprivazioneproibizione motivata dal pregiudizio

STORIOGRAFIA DELLE SOSTANZE

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Ci sono modalità di uso di sostanze considerate eticamente più corrette (es.: molti paesi latino americani utilizzano la coca a scopo iniziatico e religioso, o per lenire la fatica ed il dolore della vita quotidiana).

Questo è “accettato”

Molti giovani in condizione di debolezza e insoddisfazione vengono facilmente iniziati alla droga

“…Il giovane che si rivolge alla droga desidera fare l’esperienza del paradiso artificiale”, dove quella felicità prospettata e diffusa dai media è possibile ed è a portata di mano….La possibilità di star bene è in una pasticchetta, la prendi e puoi ballare tutta la sera senza più vergognarti del tuo corpo e senza nessuna timidezza”(sollievo mentale-uso spesso limitato occasioni di ritrovo

sociale, con una particolare valenza socio-culturale) Questo è “condannato”

Perché giudichiamo alcuni usi come “corretti” e altri no? Dietro non c’è sempre un bisogno?

PER DISCUTERE:

STORIOGRAFIA DELLE SOSTANZE

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LA SITUAZIONE ITALIANA

Riferimenti bibliografici:Pallanti S., Epidemiologia clinica delle situazioni di abuso e delle condizioni di dipendenza in età adulta

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L’utilizzazione di sostanze stupefacenti in Italia è considerato un “ problema importato” dagli Stati

Uniti alla fine degli anni ’60.

La tossicodipendenza, inizialmente ritenuta estranea alla nostra cultura, è diventata un fenomeno diffuso e una parte rilevante della coscienza

collettiva.

LA SITUAZIONE ITALIANA

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La diffusione e l’utilizzazione di sostanze stupefacenti ha seguito un percorso di 3 fasi:

1. Fase “esperienziale” (fine anni ’60-fine anni ’70):

• Nell’ambito della contestazione giovanile la droga assume un valore trasgressivo ed esperienziale, tramite la quale raggiungere una conoscenza più profonda di sé e del mondo.

• C’è ancora pochissima informazione sugli effetti e sui danni e la droga più usata è l’eroina.

LA SITUAZIONE ITALIANA

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2. Fase “edonistica” (fine anni ’70- anni ’90):

• Il consumo della droga diventa edonistico: la gioventù si concede piaceri estremi.

• L’uso di eroina diminuisce, ma è compensato dall’emergente consumo di:- Cocaina - Ecstasy- Psicofarmaci

• L’immagine della droga diventa più negativa: il tossico è un malato, un emarginato, un criminale.

LA SITUAZIONE ITALIANA

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3. Fase attuale (ultimo decennio):

Le fasce di età coinvolte sono sempre più giovani.

All’interno di una cultura del rischio la droga diventa strumento autodistruttivo.

Aumenta il consumo di droghe con effetti più nocivi (ecstasy,crack,marijuana).

Si diffonde l’idea del drogato come persona debole,vittima di un ambiente familiare fallimentare e di modelli culturali negativi.

LA SITUAZIONE ITALIANA

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LEGGE 49/2006CONVERSIONE DEL DL

272/2005

LA SITUAZIONE ITALIANA

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CAMBIAMENTI PIÙ SIGNIFICATIVI:

• Scompare la distinzione tra droghe“ leggere” e droghe “pesanti” ( allo stesso livello sono collocati oppio, coca, cannabis e anfetamine).

• Introduzione della CIRCOSTANZA ATTENUANTE del FATTO DI LIEVE ENTITA’

PENA DETENTIVA E PECUNIARIA

LAVORO SOSTITUTIVO

LA SITUAZIONE ITALIANA

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• Introduzione del parametro della QUANTITA’ nell’accertamento del reato:

la quantità di detenzione massima per non incorrere nella sanzione penale in è di:

500 milligrammi di principio attivo, pari a 5 grammi di sostanza lorda, equivalenti a 15/20 spinelli per la cannabis;

750 milligrammi di principio attivo, pari a 1,6 grammi di sostanza lorda, pari a 5 assunzioni per la cocaina;

250 milligrammi di principio attivo, pari a 1,7 grammi di sostanza lorda pari a 10 assunzioni per l'eroina.

•Più certezza nel colpire la cessione a terzi

•Piena rilevanza penale anche all’uso di gruppo.

LA SITUAZIONE ITALIANA

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CLASSIFICAZIONI DELLE DROGHE

Riferimenti bibliografici:

E. Costa, M. Colloca: “ Definizione di droghe”.

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Effetti prodotti sul sistema nervoso centraleEffetti prodotti sul sistema nervoso centralesostanze psicolettiche o depressogenesostanze psicolettiche o depressogenesostanze psicoanalettiche o stimolantisostanze psicoanalettiche o stimolantisostanze psicodislettiche o allucinogenesostanze psicodislettiche o allucinogenesostanze inebrianti o euforizzantisostanze inebrianti o euforizzanti

In base all’origineIn base all’origineNaturaliNaturaliSinteticheSinteticheSemisinteticheSemisintetiche

In base agli effettiIn base agli effettiGli oppiaceiGli oppiaceiLa cocainaLa cocainaI derivati della canapaI derivati della canapaGli allucinogeniGli allucinogeniIl crackIl crack

Droghe legali e droghe illegaliDroghe legali e droghe illegali

Droghe pesanti e droghe leggereDroghe pesanti e droghe leggere

CLASSIFICAZONE DELLE DROGHE

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CLASSIFICAZIONE IN BASE AGLI EFFETTI PRODOTTI SUL SNC

1. Sostanze depressogene: -alcol, - oppioidi, -derivati della cannabis, -

benzodiazepine, - barbiturici.

2. Sostanze stimolanti: - cocaina, - amfetamine, - nicotina, - caffeina.

3. Sostanze allucinogene: - mescalina, - LSD.

4. Sostanze euforizzanti: - cannabis e derivati, - solventi, - alcol.

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CLASSIFICAZIONE IN BASE ALL’ ORIGINE

1. Naturali: vegetale, animale e minerale, possono ritrovarsi così come sono in natura o parzialmente modificate da alcuni trattamenti.(morfina, hashish, cocaina, mescalina.)

2. Sintetiche: ottenute per un processo di sintesi chimica.( barbiturici, benzodiazepine e amfetamine.)

3. Semisintetiche: ottenute da derivati naturali sottoposti a trattamenti chimici.( eroina, LSD, alcol.)

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CLASSIFICAZIONE IN BASE AGLI EFFETTI

1. Oppiacei: oppio, morfina, eroina.– Inizialmente: sensazione di benessere fisico ed

euforia, lucidità mentale ed aumento della creatività.

– Segue: profonda depressione fisica e psichica.

2. Cocaina:– Fase euforica: esaltazione della fantasia,

dell’immaginazione, delle facoltà creative e delle funzioni sessuali.

– Segue: allucinazioni uditive, con talvolta idee persecutorie. Il cocainomane può

essere sociolesivo.– L’uso continuato causa anoressia e deperimento

organico.

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3. Derivati dalla canapa: hashish, marijuana:– Euforia, senso di benessere, rilassamento muscolare,

allucinazioni che producono ilarità, piacevoli sensazioni visive e uditive.

– Passato l’effetto della droga: astenia e desiderio di cibo.

4. Allucinogeni: LSD e i suoi simili– Allucinazioni visive e uditive, sensazione di

espansione della mente, aumentata velocità del pensiero, capacità di comprendere e rapportarsi con questioni comportamentali complesse.

– L’ LSD è stata anche impiegata nella psicoterapia e nella cura dell’ etilismo cronico

5. Crack: sostanza eccitante ed economica ma molto pericolosa in quanto dà assuefazione già dopo le prime somministrazioni.

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CLASSIFICAZIONE TRA DROGHE LEGALI E ILLEGALI

1. Droghe legali

2. Droghe illegali: – non hanno effetti positivi sull’ organismo – la loro assunzione è vietata dalla legge.

Non bisogna dimenticare che ciò che è legale in una cultura può non esserlo in altre ( es. alcol)

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CLASSIFICAZIONE TRA DROGHE LEGGERE E PESANTI

(* DISTINZIONE IN USO PIÙ TRA I GIOVANI CHE TRA GLI STUDIOSI DI DROGA)

1. Droghe leggere: (derivati dalla canapa e LSD)

– non danno dipendenza psichica– non comportano l’ insorgenza di una

sintomatologia di astinenza

2. Droghe pesanti: (oppioidi)– danno dipendenza fisica e psichica – assuefazione.

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LE TRE DIMENSIONI DELLA DIPENDENZA

Riferimenti bibliografici:

E. Aguglia, A. Riolo, E. Pascolo Fabrici: “Dimensione sociale della dipendenza”.

G. Invernizzi, C. Bressi, G. Guggeri: “Dimensione familiare della dipendenza”.

R. Rossi, P. Fele: “Dimensione individuale della dipendenza”.

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LA DIMENSIONE SOCIALE

Non è possibile ripercorrere l’evoluzione psicologica di un individuo senza tener conto delle sollecitazioni e delle proibizioni, delle esperienze o delle carenze che hanno caratterizzato, a partire dalla sua nascita, il suo contesto ambientale.

Le regole di ogni cultura sono aspetti costitutivi della personalità.

Ogni società è coinvolta direttamente o indirettamente in fenomeni di consumo di droghe.

Le stesse droghe possono essere incoraggiate o proibite a seconda del Paese. La società crea dei bisogni che non è in grado di soddisfare completamente e la droga può assumere il valore di risposta illusoria di fronte alla frustrazione provocata (Murphy).

LE TRE DIMENSIONI DELLA DIPENDENZA

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LA DIMENSIONE FAMILIARELA FAMIGLIA IN OTTICA SISTEMICA

Tossicodipendenza: sintomo che nasce all’ interno della famiglia e rappresenta l’espressione di un disturbo.

Funzioni:

1. Funge da canale di una comunicazione altrimenti difficile o bloccata

2. Tiene unita la famiglia

3. È un fattore disturbante che evita più gravi cristallizzazioni del conflitti

4. È una condizione di allerta costante che blocca i genitori ad una certa fase del loro ciclo di vita proteggendoli dall’ansia di un ulteriore evoluzione

5. Definisce un membro come indifeso e incompetente e ne impedisce l’individualizzazione.

6. Il tossicodipendente è stigmatizzato come pecora nera della famiglia e diviene il capro espiatorio dei problemi degli altri componenti (funzionale al mantenimento dell’equilibrio all’interno del sistema)

LE TRE DIMENSIONI DELLA DIPENDENZA

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Elenco di condizioni /situazioni predittive:

1. Sovversione gerarchica: sconvolgimenti che indeboliscono la coppia genitoriale.

2. Ipercoinvolgimento emotivo (madre simbiotica)

3. Perdita dei confini individuali

4. Schemi relazionali: relazione madre-bambino con

A)Assenza del padre.

B)Notevole coinvolgimento paterno.

5. La teoria transgenerazionale:• attribuisce un peso maggiore alle componenti insoddisfacenti della

relazione che ciascun genitore ha avuto con la propria famiglia d’origine nell’infanzia e nell’adolescenza.

• i genitori del tossicomane trasmettono intergenerazionalmente una cultura affettiva e relazionale acquisita nella relazione carente coi rispettivi genitori

LE TRE DIMENSIONI DELLA DIPENDENZA

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La teoria transgenerazionale individua 3 tipologie di famiglie del tossicodipendente:

1. Caratterizzata da modalità di accudimento ineccepibili formalmente, ma inadeguate sul piano affettivo. La droga assume una funzione antidepressiva.

2. I genitori ripropongono le esperienza traumatiche vissute nella famiglia d’origine e strumentalizzano i figli all’interno delle disfunzioni di coppia. La droga come contenitore della confusione.

3. Trasmissione transgenerazionale dell’abbandono oggettivo come cultura affettiva dominante nelle relazioni. Droga per evacuare la forte carica aggressiva e la rabbia.

LE TRE DIMENSIONI DELLA DIPENDENZA

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LA DIMENSIONE INDIVIDUALELe osservazioni psicoanalitiche riguardanti la

tossicodipendenza

IERI• focalizzavano l’attenzione sul

controllo pulsionale

• erano incentrate sul concetto di fissazione orale (Freud).

OGGI• Puntano alle relazioni

d’oggetto e alle identificazioni finalizzate alla costruzione dell’identità

• la visione è in termini difensivi e adattivi piuttosto che regressivi

• la droga può rinforzare le difettose difese dell’Io contro affetti potenti come rabbia, vergogna e depressione

LE TRE DIMENSIONI DELLA DIPENDENZA

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La caratteristica che meglio qualifica i rapporti madre-bambino dei futuri tossicodipendenti è la carenza affettiva:

1. Precoce esperienza abbandonica non riconosciuta o riparata grazie a:• Meccanismi di dissimulazione che impediscono al figlio di elaborare la

realtà

2. La sofferenza è generalmente minimizzata e occultata tanto che si crea un’apparente condizione di stabilità familiare

3. I meccanismi di scissione dei tossicodipendenti:• Funzione di copertura degli aspetti carenziali della relazione con la madre.

4. In adolescenza:• Autonomia negata in nome del controllo • Droga tampona la confusione derivata dallo svelamento delle carenza

materne in una sorta di ribellione contro la figura primaria mantenendo però un legame

• Le richieste provocatorie che sembrano tagliar fuori la madre ne inaspriscono il controllo

• La tossicodipendenza sancisce la dipendenza perpetua dalla famiglia

LE TRE DIMENSIONI DELLA DIPENDENZA

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Struttura psicodinamica del tossicomane:

1. perdita dell’oggetto d’amore antico che porta alla posizione melanconica:vissuto di immobilità, impossibilità di cambiare e di utilizzare modalità di rapporto oggettuale nuove, al di fuori di quella ripetitiva con l’oggetto chimico che non tradisce.

2. Paura connessa alla perdita dell’oggetto primario supera i vantaggi dell’evoluzione maturativa; la struttura melanconica tenta di mantenere narcisisticamente introiettato l’oggetto primario con la sua tragica ambivalenza .

3. L’illusione di permanenza perenne dell’oggetto arcaico è magicamente e onnipotentemente ricreato nella droga.

4. Mancato superamento della posizione depressiva ( impedisce la costruzione di un valido oggetto transizionale ed il successivo investimento su oggetti sostitutivi per l’impossibilità di tollerare la frustrazione della perdita).

L’ unico investimento possibile è quello sull’oggetto chimico sempre disponibile.

LE TRE DIMENSIONI DELLA DIPENDENZA

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• L’introiezione dell’oggetto droga salva, con modalità narcisistica, dalla dipendenza da un oggetto non controllabile costruendo un oggetto sostitutivo, ma perverso perché mortifero per ovviare alla perdita dell’oggetto d’amore arcaico.

• In quest’ottica l’originaria interpretazione psicodinamica della tossicodipendenza come regressione allo stadio orale può essere sostituita da una visione d’abuso di stupefacenti come difensivo e adattivo, piuttosto che regressivo

LE TRE DIMENSIONI DELLA DIPENDENZA

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5. UN BISOGNO ANOMALO: IL CRAVING

Assoluta intolleranza della perdita, dall’esigenza di una soddisfazione immediata e dal meccanismo del “tutto e

subito” narcisistico.

Ciò è fonte di alcuni problemi nel trattamento di questi pazienti:

1. Terapie sostitutive: (metadone)

2. Aspetti psicoterapeutici:

• La relazione con questi soggetti tende a ricalcare l’intensa relazione diadica con la madre

• Concorrenza con la droga come oggetto chimico onnipotente gestibile

LE TRE DIMENSIONI DELLA DIPENDENZA

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ASPETTI TEORICI E CLINICI DELLA DIPENDENZA

NORMALE E PATOLOGICA IN ETÀ INFANTILE E

ADOLESCENZIALE

Riferimenti bibliografici:

A. Cipriani: “Aspetti teorici e clinici della dipendenza normale e patologica in età infantile e adolescenziale”

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INFANZIA E DIPENDENZAJ. McDougall:

Particolari relazioni con la madre (ad es. simbiotico) non permettono di evolvere verso una dipendenza matura

Ne segue che ogni esperienza affettiva verrà sentita comeminacciosa

La droga (“oggetto transitorio”) diventa strumento per attenuare/annullare emozioni, affetti, sentimenti non tollerabili

Le origini di tale economia della dipendenza sono da ricondurre alla qualità dei primi rapporti madre-figlio che funzionano da

organizzatori dei rapporti successivi.

ASPETTI TEORICI E CLINICI DELLA DIPENDENZA

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La dipendenza è: un tentativo di autoterapia di fronte a stati psichici minacciosi,

suddivisibili in tre categorie:• angosce nevrotiche• angoscia paranoide e depressiva• angosce psicotiche

Una forma di resa dei conti con le figure parentali che si esplica in tre diversi tipi di sfida:• sfida all’ oggetto materno interno, sentito come assente o

inadeguato a offrire sollievo agli stati emotivi intollerabili, mentre il sostituto esterno da cui si dipende sarà sempre pronto a surrogare le funzioni materne mancanti.

• sfida al padre interno, vissuto come mancante nelle sue funzioni, che non ha liberato il figlio dalla simbiosi materna. Atteggiamento proiettato sull’intera società nella forma del disprezzo per ogni norma sociale.

• sfida alla morte, atteggiamento di onnipotenza iniziale e dopo una tendenza a ceder all’impulso di morte.

ASPETTI TEORICI E CLINICI DELLA DIPENDENZA

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ADOLESCENZA E DIPENDENZA L’assunzione di sostanze psicoattive è uno dei fenomeni più frequenti perché

l’adolescente deve separarsi dagli oggetti infantili per trovarne di nuovi, ricostruendo sé stesso nella direzione di una migliore individuazione e autonomia, attraverso la sperimentazione di ogni possibile esperienza per lui disponibile.

In adolescenza l’oggetto droga “simbolizza” il conflitto tra dipendenza infantile e matura di cui ci si vorrebbe sbarazzare e che si esprime nel continuo rivolgersi a diversi oggetti-Sé tutti rapidamente abbandonati e sostituiti.

Alcuni autori sottolineano la positività dello “sperimentare” tipico dell’adolescente che prova di tutto alla ricerca di identità e autonoma affermazione includendovi anche l’oggetto droga.

Altri autori sottolineano il legame tra droga e appartenenza al gruppo dei coetanei all’interno di una sub-cultura sentita come libera dalla dipendenza verso l’adulto.

ASPETTI TEORICI E CLINICI DELLA DIPENDENZA

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Gli aspetti problematici dell’adolescenza danno luogo, se non proprio ad una personalità, ad un “atteggiamento tossicofilico” che si fonda sull’ esperienza simbiotica non elaborabile.

• Nella maggior parte dei casi sono gli adolescenti ad abusare di droghe ma atti del genere si possono osservare anche in bambini piccoli (inalazione di colle e solventi chimici)

• Va sottolineato che un enorme numero di adolescenti sperimenta una o più droghe ma solo un piccolo numero prosegue

ASPETTI TEORICI E CLINICI DELLA DIPENDENZA

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ALCUNI ASPETTI SPECIFICI:

1. TOSSICODIPENDENZA E

CRIMINALITA’

2. ANZIANI E ALCOL

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TOSSICODIPENDENZA E

CRIMINALITA’

Riferimenti bibliografici:

L. Viggiani, E. Colla, F. Pesci “ L’uso e l’abuso di droghe da parte dei minorenni che transitano nei servizi della giustrizia minorile”

G. Scardaccione “ Tossicofilia giovanile e criminalità”

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DIVERSE FORME DELLA RELAZIONE TRA DROGA E CRIMINALITA’:

reati connessi al traffico (non comportano inevitabilmente il consumo)

reati connessi alla distribuzione in piccole quantità (di lieve entità e generalmente connessi al consumo)

reati connessi allo spaccio finalizzato all’acquisto di altre sostanze (connessi al consumo)

reati che vanno oltre la semplice violazione della legge antidroga: - finalizzati all’acquisto (contro il patrimonio) - relativi al traffico (contro la persona)

TOSSICODIPENDENZA E CRIMINALITA’

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I MINORI ASSUNTORI DI SOSTANZE TRANSITANTI NEI

SERVIZI DELLA GIUSTIZIA MINORILE

caratteristiche demografiche e distribuzione geografica

reati commessi

sostanze assunte

livello di dipendenza

tipi di intervento

( Dati raccolti dall’ Ufficio centrale per la Giustizia Minorile in: Centri diPrima Accoglienza, Istituti Penali Minorili, Servizi Sociali, Roma, 1997)

TOSSICODIPENDENZA E CRIMINALITA’

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DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA E CARATTERISTICHE DEMOGRAFICHE

concentrazione degli assuntori nelle grandi città

indice del disagio giovanile per la situazione di marginalitàrispetto all’organizzazione sociale

- Centri di Prima Accoglienza Milano, Firenze, Roma, Napoli

- Istituti Penali Minorili Campania, Puglia, Sicilia

- Servizi Sociali Milano, Napoli

ridotta presenza di soggetti di sesso femminile 3 % del totale

forte presenza di minori stranieri, soprattutto nelle grandi città del Centro-Nord

TOSSICODIPENDENZA E CRIMINALITA’

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REATI COMMESSI violazioni della legge 309/90: 57 % Servizi Sociali

45 % Centri di Prima Accoglienza(C.P.A.) 21 % Istituti Penali Minorili (I.PM.) reati connessi alla propria condizione di assuntori: furti, rapine

spiegazioni in campo criminologico

continua necessità di procurarsi la “dose”, che spinge il tossicodipendentead orientare l’intera vita quotidiana in questa direzione

TOSSICODIPENDENZA E CRIMINALITA’

TIPI DI SOSTANZE ASSUNTE

CANNABIS 46 % I.P.M.

67 % C.P.A.

oppiacei 13 % I.P.M.6,5 % C.P.A.

“cocktail” di sostanze in aumento

I.P.M.: connessione tra la maggior pericolosità socialedelle condotte devianti e la condizione di dipendenza

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la forte presenza di assuntori abituali negli I.P.M. fa supporre che ad una più grave assuefazione corrisponda una maggiore pericolosità sociale

LIVELLO DI ASSUEFAZIONE

ASSUNTOREABITUALE

50 % dei minori nei C.P.A. e negli I.P.M.

25 % dei minori nei Servizi Sociali

Tra il ’96 e il ’97 oltre la metà dei minori è stata classificata tra gli assuntori abituali (fino al ’96 il numero di assuntori occasionali ed abituali era equivalente)

radicarsi dell’uso di sostanze tra i minori che entrano nel circuito penale

TOSSICODIPENDENZA E CRIMINALITA’

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INTERVENTI E COLLABORAZIONI TRA SERVIZI interventi puramente farmacologici: poco diffusi (7,9% C.P.A; 6,8% I.P.M.;

0,5% Servizi Sociali) attività di sostegno psicologico: molto utilizzate (44% C.P.A; 69% I.P.M.;

74% Servizi Sociali)

il sostegno psicologico mira al superamento delle crisi derivantidalla limitazione della libertà, più che al trattamento della condizione di dipendenza

Esigenza di adottare strategie di trattamento che vadano oltre la merariduzione del danno e che perseguano obiettivi di più ampia portata

FORMAZIONE E RISOCIALIZZAZIONE DEI MINORI: modificare leCondotte negative non ancora cristallizzate e riorientare il minore verso Modelli di comportamento socialmente accettabili

coinvolgimento di una molteplicità di dimensioni e soggetti istituzionali

collaborazioni tra i Servizidella Giustizia Minorile e lealtre Strutture del territorio

TOSSICODIPENDENZA E CRIMINALITA’

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MODALITA’ DI INTERVENTO GIUDIZIARIO E TIPOLOGIE DI INTERVENTO

DUE MODELLI CONTRAPPOSTI:

interventi orientati alla RIABILITAZIONE

SALUTE MENTALE GIUSTIZIA

interventi di natura PENALE

il dilemma tra riabilitazione e punizione si manifesta nella discrezionalità con cui viene esercitata l’amministrazione

della giustizia

In Italia alternarsi di modelli punitivi o trattamentali, con l’affermarsi attualmente di unMODELLO SOCIORIABILITATIVO

TOSSICODIPENDENZA E CRIMINALITA’

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ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL PROBLEMA TOSSICODIPENDENZA

NELLE CARCERI ITALIANE

• Qual’ è il tipo di intervento migliore per i tossicodipendenti detenuti?

• Come rendere meno traumatico il passaggio dal carcere al mondo esterno?

• Quale educabilità in sede penitenziaria?

TOSSICODIPENDENZA E CRIMINALITA’

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DIFFICOLTA’

• Assenza di condizioni idonee per la “rieducazione” (sovraffollamento,mancanza di spazi idonei..).

• Sovrapposizione riduttiva di mondo esterno e carcere.

• Disagio nel reinserimento in società (“qui ho trovato una casa e quasi una famiglia”).

TOSSICODIPENDENZA E CRIMINALITA’

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RUOLO DELL’OPERATORE

• Spesso all’operatore viene riconosciuta la funzione di ricostruire un soggetto ubbidiente alle regole,senza permettergli di introiettare il sistema educativo.

• L’intervento non dovrebbe ridursi alla somministrazione di psicofarmaci ma consentire lo sviluppo di una capacità di mentalizzazione.

TOSSICODIPENDENZA E CRIMINALITA’

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ANZIANI E ALCOL

Riferimenti bibliografici:

A. Di Salvatore “ I problemi alcolcorrelati nell’anziano”.

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I PROBLEMI ALCOLCORRELATI NELL’ANZIANO

INTRODUZIONE GENERALE ALL’ALCOL

Il consumo moderato di alcool pare avere effetti positivi sulla salute umana

In Italia il vinoè la bevanda maggiormente consumata, collegata ad aspetti sociali e culturali

Uso frequente e precoce in età adolescenziale di alcol fortemente correlato all’abuso in età adulta di alcool e/o droghe illecite

L’alcool determina un aumento della mortalità fino a 2-5 volte rispetto l’atteso per fascia d’età

ANZIANI E ALCOL

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Poco interesse nell’anziano

Credenza che pochi anziani bevano in quantità tale da avere dei problemi alcol-correlati

Vecchi alcolisti considerati i barboni senza dimora

Molti anziani alcolisti vivono isolati e raramente attirano l’attenzione,

Gli anziani tendono a negare la loro condizione di bevitori problematici;

Spesso i problemi legati all’alcol vengono scambiati per sintomi legati alla senilità

È molto difficile rilevare il consumo di alcol e riconoscere eventuali problemi correlati

Le conseguenze di consumo di alcolici negli anziani hanno scarse ripercussioni sulla comunità locale e sulle famiglie

Tendenza ad osservare il problema dell’alcol all’interno del mondo giovanile, tralasciando il problema degli anziani:

ANZIANI E ALCOL

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CARATTERISTICHE

DIVERSI TIPI DI ANZIANI ALCOLISTI

alcolisti “precoci”

alcolisti “tardivi”

alcolisti “secondari”

COMPLICANZE ALCOL CORRELATE NELL’ANZIANO

alterazioni fisiologiche

demenza

depressione

ANZIANI E ALCOL

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INDIVIDUAZIONE DI UN GRUPPO DI BEVITORI ANZIANI E ALCOL

PROBLEMATICI ANZIANI IN FASE DI RICOVERO OSPEDALIEROPotenziamento del ruolo della prevenzione dell’ospedale attraverso il riconoscimento dei soggetti a rischio per l’uso di alcolici

Si ritiene possa portare ad una riduzione dei consumi (e perciò ad un miglioramento degli indicatori ematici) e ad una riduzione dei comportamenti a rischio ( e di conseguenza una riduzione dei problemi alcol-correlati)

Metodo : -test auto-diagnostico CAGE -esami ematici

Soggetti con età > 65 anni : 108

Risultati : 53,7% degli anziani è un consumatore

CONCLUSIONIGli anziani presentano problemi alcol correlati in misura considerevole, con un’alta correlazione con i disturbi psichici

Importanza delle strutture e degli operatori sanitari per rilevare i problemi e i conflitti che possono portare a problemi relativi all’alcol

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I PROBLEMI ALCOLCORRELATI NELL’ANZIANO

INTRODUZIONE GENERALE ALL’ALCOL Il consumo moderato di alcool pare avere effetti positivi sulla salute

umana il bere in eccesso causa una serie di problematicità, sia fisiche, che mentali;

In Italia il vino rimane la bevanda maggiormente consumata, collegata principalmente ad aspetti sociali e culturali ci sono persone che bevono più di tre-quattro litri/al giorno, senza ubriacarsi, ma ad alto rischio di diventare epatopatici;

Uso frequente e precoce in età adolescenziale di alcol fortemente correlato all’abuso in età adulta di alcool e/o droghe illecite;

L’alcool determina un aumento della mortalità fino a 2-5 volte rispetto

l’atteso per fascia d’età secondo l’OMS nei Paesi Industrializzati l’alcool causa l’1-2% della mortalità generale, e risulta causa diretta o indiretta di oltre il 10% della disabilità totale (anni vissuti con una invalidità totale);

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I PROBLEMI NELL’ANZIANO

Spesso si tende ad osservare il problema dell’alcol all’interno del mondo giovanile, tralasciando il problema degli anziani:

Poco interesse nell’anziano perché una si ritiene che la prevalenza dell’alcol sia bassa dal momento che la maggior parte degli alcolisti tende a morire o smettere di bere prima dei 65 anni

Credenza che pochi anziani bevano in quantità tale da avere dei problemi alcol-correlati

Vecchi alcolisti considerati i barboni senza dimora

Molti anziani alcolisti vivono isolati e raramente attirano l’attenzione, e il loro bere è giustificato come risposta allo stress collegato all’invecchiamento

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Gli anziani tendono a negare la loro condizione di bevitori problematici; il bere per loro è collegato a caratteristiche storiche e culturali comportamento consolidato da molti anni;

Spesso i problemi legati all’alcol vengono scambiati per sintomi legati alla senilità

È molto difficile rilevare il consumo di alcol e riconoscere eventuali problemi correlati in anziani che non sono in contatto con strutture di ricovero

Le conseguenze di consumo di alcolici negli anziani hanno scarse ripercussioni sulla comunità locale e sulle famiglie (es. sono rari incidenti o violenze).

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Di conseguenza si è sviluppato uno scarso interesse per la creazione di programmi rivolti all’alcol negli anziani, non

considerando le reali ripercussioni che può avere questa “droga” sugli anziani stessi!

Fortunatamente di recente è incrementato l’interesse per gli alcolisti anziani, soprattutto a causa del progressivo invecchiamento della

popolazione (vita media=75/80 anni)

L’alcolismo tra gli anziani è un fenomeno significativo, e caratterizza:

– 5-10% della popolazione anziana non istituzionalizzata– 10-55% della popolazione anziana istituzionalizzata

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CARATTERISTICHE

Due tipi di alcolisti anziani:

alcolisti “precoci”: inizio in età giovanile;rappresentano circa i due terzi dei bevitori problematici > 65 anni; bevande consumate ridotte e problemi meno appariscenti;

alcolisti “tardivi”: inizio in età avanzata; iniziano a bere in risposta ad una serie di fattori di rischio propri dell’età;

Esiste un terzo tipo di alcolismo collegato agli anziani, l’alcolismo secondario, usato come farmaco per mitigare la sofferenza fisica o esistenziale

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LA FISIOPATOLOGIA E LA CLINICA

Nell’anziano anche piccole quantità di alcool possono risultare più dannose che nelle persone di età più giovane l’alcol accelera e amplifica gli effetti dell’invecchiamento neuro-psichico;

I problemi alcol-correlati si manifestano in maniera più subdola che nel giovane perché:

L’anziano tende a consumare meno quantità di alcolLe complicanze organiche rimangono cronicheLe manifestazioni psichiatriche sono più accentuate

(con ritiro sociale)La correlazione alcol-farmaci creano maggiori problemi

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I PROBLEMI DELL’ANZIANO

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COMPLICANZE ALCOL CORRELATE NELL’ANZIANO:

alterazioni fisiologiche

demenza: le persone anziane tendono ad avere un rischio maggiore di demenza precoce collegata all’alcol; la demenza alcol correlata interessa dal 25 al 60 % degli alcolisti anziani e si riferisce a sindromi quali la sindrome di Wernicke-Korsakoff e la demenza da intossicazione alcolica.

depressione: questo disturbo può precedere l’alcolismo, ma nel 90% dei casi ne è una conseguenza (verificare se i sintomi permangono anche dopo un mese di completa astinenza.

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INDIVIDUAZIONE DI UN GRUPPO DI BEVITORI PROBLEMATICI ANZIANI IN FASE DI RICOVERO

OSPEDALIERO

Luogo della ricerca: ospedale di Avezzano in provincia dell’Aquila

Collaborazione e referenze all’interno del Servizio per le tossicodipendenze e l’alcolismo

In questa zona il consumo di alcol è diffuso in tutte le famiglie è considerato infatti dannoso soltanto per alcune persone particolarmente predisposte, ma non viene percepito come una sostanza tossica, anche se il rischio aumenta con l’aumentare del consumo;

In questa zona sono però diffuse le epatopatie alcolcorrelate;

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CARATTERISTICHE FONDAMENTALI DELL’INTERVENTO

Potenziare il ruolo della prevenzione dell’ospedale attraverso il riconoscimento dei soggetti a rischio per l’uso di alcolici

Distribuzione ai soggetti a rischio di materiale educativo per la salute

Credenza che tale tipo di intervento possa utilmente integrare l’attività di individuazione e di trattamento del bere problematico

Si ritiene possa portare ad una riduzione dei consumi (e perciò ad un miglioramento degli indicatori ematici) e ad una riduzione dei comportamenti a rischio ( e di conseguenza una riduzione dei problemi alcol-correlati)

INDIVIDUAZIONE DI UN GRUPPO DI BEVITORI PROBLEMATICI ANZIANI IN FASE DI RICOVERO OSPEDALIERO

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Metodo utilizzato: questionario (CAGE test autodiagnostico)per indagare sul fumo, sul consumo di bevande alcoliche, su alcune abitudini alimentari, sull’esercizio fisico e sulle condizioni psichiche auto-percepite;

Integrazione con due esami ematici indicativi del bere problematico:

Volume globulare medioGamma GT

Supervisione degli operatori dell’ospedale durante la somministrazione dei questionari e l’assegnazione dei rispettivi esami ematici

Esclusione dei pazienti più gravi

Richiesta di compilazione nei primi giorni del ricovero

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IDENTIFICAZIONE DEI BEVITORI PROBLEMATICI

Volume globulare medio uguale o superiore a 98 FI valore delle gammaGT uguale o superiore a 2 volte il valore massimo rispetto alla normalità Due risposte positive al CAGE

Una risposta positiva al CAGE Uno dei due esami ematici con valori superiori rispetto alla normalità

Più di un incidente nell’ultimo anno Una risposta positiva al CAGE Consumo di alcol superiore alle due unità al giorno

Consumo di alcol superiore alle 5 unità al giorno

Alcolemia su prelievo effettuato maggiore di 80mg/100ml o al valore spirometrico equivalente

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RISULTATI E DISCUSSIONESono stati esaminati 312 questionari, tra cui 46 non compilati

Tra i 266 questionari validi 124M 142F

Soggetti con età > 65 anni sono 108 (42 M; 66F)

Gli astinenti negli ultimi tre mesi sono il 43,9% degli intervistati, e il 46,3% degli anziani

I consumatori sono il 56,1% degli intervistati e il 53,7% degli anziani

I soggetti che consumano da 1 a a bicchieri al giorno sono il 40,2% di tutti i ricoverati e il 42,6% degli anziani

I consumatori di più di 5 bicchieri al giorno caratterizzano il 15,8% dei soggetti e l’11,1% degli anziani

ANZIANI E ALCOL

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Sono stati individuati di conseguenza 78 bevitori problematici su 266 di cui 25 sono anziani (la fascia d’età problematica più interessata è quella compresa tra i 56-65 anni).

PRINCIPALI CORRELAZIONI

Ansia e depressione: 43,9% delle anziane ha passato periodi di depressione e il 40,9% crisi d’ansia, mentre il 25,7% sindromi depressivo-ansiose; per i maschi il problema è minore con un 30,9% di crisi ansiose;

Bere problematico-disagio psichico:elevata correlazione per i bevitori tra i 66-75 anni, per entrambi i sessi;

L’ALCOL E’ UNA CONSEGUENZA DI QUESTI DISTURBI PSICOLOGICI O NE E’ CAUSA?

ANZIANI E ALCOL

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CONCLUSIONI

Non è stata indagata la storia passata dei soggetti perciò non si può in questo caso parlare di alcolismo in termini obiettivi;

Gli anziani presentano problemi alcol correlati in misura considerevole, con un’alta correlazione con i disturbi psichici; -condizione propria della tarda età -influenza dell’alcol sul sistema nervoso

Importanza delle strutture e degli operatori sanitari per rilevare i problemi e i conflitti che possono portare a problemi relativi all’alcol -aumentare il rapporto di fiducia medico-paziente

E’ IMPORTANTE UN RICONOSCIMENTO PRECOCE DI QUESTE SITUAZIONI PER PREVENIRE LA SITUAZIONE INVECE

CHE CURARLA!!

ANZIANI E ALCOL

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ASPETTI TERAPEUTICI E PREVENTIVI

Riferimenti bibliografici:• F. Bruno, Storiografia degli interventi preventivi.• F. Bruno, Vetere C., Storiografia degli aspetti terapeutici e delle tecniche di riduzione del danno.

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Patologia sociale ed invalidità connesse

Sistema di controllo inefficace ed improprioProblemi sociali perpetuati e aggravati

COMPLESSITA’ SOCIALE DEL FENOMENO

ASPETTI TERAPEUTICI E PREVENTIVI

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• “i tossicodipendenti non solo sono diversi uno dall’altro, ma ognuno è diverso da se stesso in tempi diversi perché diverso è il suo rapporto con la droga;

• Non è auspicabile la stesura di uno schema terapeutico valido per tutti i tossicodipendenti… occorre di volta in volta un sapere di base che personalizzi la terapia” (Costa E., Colloca M.,)

COMPLESSITA’ INDIVIDUALE DEL FENOMENO

ASPETTI TERAPEUTICI E PREVENTIVI

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ATTIVITA’ POSSIBILI CONTRO LA DIFFUSIONE DELL’ABUSO DI DROGHE

(F. Bruno)

Da un punto di vista simbolico-immaginativo, tali attività possono essere descritte mediante due tipi di reazione

Offensiva Difensiva

1. La reazione offensiva (prevenzione) è intesa come attività di un popolo aggredito che deve colpire il nemico prima che questo abbia tempo e modo per penetrare nel territorio ed aggredire i cittadini.

2. La reazione difensiva (contrasto, controllo, trattamento) interviene dopo l’aggressione per ridurne i danni.

“Il nemico può essere sconfitto solo quando queste attività si dispiegano insieme e coordinatamente”. ( p.93)

ASPETTI TERAPEUTICI E PREVENTIVI

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1. PREVENZIONE (REAZIONE OFFENSIVA) Definizione di prevenzione:

insieme di attività adeguate e mirate a contrastare il verificarsi e il manifestarsi di un dato fenomeno in una determinata popolazione.

Classificazione di Caplan (1964):

Prevenzione primaria: le attività riguardano la popolazione generale e sono rivolte ad impedire le cause stesse del

fenomeno in questione, evitando che il rischio si manifesti

Prevenzione secondaria: le attività sono rivolte ad impedire che il fenomeno si manifesti in particolari gruppi della popolazione, detti “a rischio”, in quanto più degli altri sono a rischio di rimanere vittima del fenomeno in questione.

Prevenzione terziaria: tende ad identificarsi con il trattamento in quanto è rivolta a soggetti che hanno già subito il fenomeno, al fine di ridurne le conseguenze e l’impatto.

ASPETTI TERAPEUTICI E PREVENTIVI

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TIPOLOGIE DI ATTIVITA’ PREVENTIVE

1) Attività sociale e culturale• Informazione

• Interventi sul tempo libero

• Interventi sul lavoro

• Interventi di prevenzione primaria

• Ricerca e documentazione

• Promozione culturale e scientifica

• Interventi sulle aree di emarginazione

3) Attività socio-sanitaria e psicologica• Prevenzione sui soggetti a rischio

• Prevenzione dell’AIDS

• Interventi organizzativi sui servizi

• Standard diagnostici e terapeutici

• Valutazione degli interventi

• Attività di igiene mentale

• Interventi sulle famiglie

2) Attività pedagogica e formativa• Educazione

• Interventi sulla scuola

• Formazione di operatori

• Riabilitazione di gruppi

4) Attività di “Law Enforcement”• Funzione dei meccanismi formali e di controllo

• Funzione del sistema legale, polizia, organismi internazionali

• Attuazione di un sistema informativo nazionale/internazionale

• Interventi sul controllo dell’offerta

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2.CONTRASTO, CONTROLLO,TRATTAMENTO (REAZIONE DIFENSIVA)

1) Attività sociale e culturale• Interventi di reitegrazione sociale

• Interventi sul contesto

2) Attività socio-sanitaria e psicologica•trattamento

•Riabilitazione individuale

•Terapia delle complicazioni

•Interventi contro l’AIDS

3) Attività di “Law Enforcement”• Interventi sanzionatori carcerari

ed extra carcerari

• Interventi di contrasto sul territorio

• Controllo delle attività illegali connessi al traffico illecito di sostanze stupefacenti.

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DUE DIVERSI APPROCCI POSSONO GUIDARE STRATEGIE E INTERVENTI (F. Bruno)

Riduzione del danno Riduzione dell’uso

1. Si accetta la coesistenza storica fra uomo e droghe

2. Ci si propone di ridurre i danni a breve-medio termine

3. I tossicodipendenti come tali stabilizzati possono essere reinseriti

4. I parametri di successo sono perseguiti secondo calcoli di costo/efficacia

5. È necessaria la collaborazione fra Sanità e sistema penale

6. L’enfasi è sulla prevenzione e sul trattamento e l’intervento penale va rivolto al grande traffico

7. L’educazione deve essere fattuale e rivolta anche contro alcol e fumo

1. Si punta all’eliminazione delle droghe

2. L’obiettivo è a lungo termine

3. Il reinserimento è possibile solo se drug-free

4. Il parametro è l’astinenza e non si considerano i costi

5. Il sistema penale ha la massima priorità

6. L’enfasi è sulla lotta allo spaccio anche piccolo e sulla penalizzazione del possesso (Tolleranza zero)

7. Il messaggio è unicamente contro le droghe illecite

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PER QUANTO RIGUARDA I TRATTAMENTI

Riduzione del danno Riduzione dell’uso

1. Esiste una negoziazione con i clienti;

2. Si accetta la eventualità di ricaduta nell’ambito del concetto di malattia recidivante;

3. Si punta alla ritenzione nel servizio;

4. Un obiettivo è anche la riduzione degli effetti collaterali;

5. Si punta anche alla riduzione di fumo e alcool;

6. Metadone, buprerorfina e siringhe sono alla base.

1. Il trattamento è deciso dall’altro;

2. La ricaduta è un fallimento dovuto alla debolezza del drogato;

3. Si tiene poco conto degli abbandoni;

4. Scopo unico è l’eliminazione delle droghe;

5. I due settori sono separati;

6. Metadone e scambio di siringhe sono condannati. (Es. Comunità chiuse)

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…ALCUNI ESEMPI DI INTERVENTO…

1. Servizi specialistici territoriali per la prescrizione (da uno studio di J. Marsden et al svolto in Inghilterra);

2. Servizi di distribuzione di siringhe (da uno studio di J. Marsden et al svolto in Inghilterra);

3. Le comunità terapeutiche chiuse ed aperte (di Costa E., Colloca M.)

ASPETTI TERAPEUTICI E PREVENTIVI

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1. SERVIZI SPECIALISTICI TERRITORIALI PER LA

PRESCRIZIONE• Destinati ai consumatori di droga prevalentemente

dipendenti da eroina.

• Offrono un trattamento di sostituzione con oppiacei, solitamente mediante metadone (meno diffuso il trattamento con buprenorfina o con antagonisti quali naltrexone).

• Il metadone, per via orale, si può somministrare

a scalare mantenimento

Gli utenti trattati ambulatorialmentesono anzitutto stabilizzati e poi

gradualmente disintossicati in unperiodo compreso tra qualche

settimana e qualche mese

La ritenzione è la priorità, il sostituto è somministrato ad un livello stabile

per diversi mesi fino ad un anno

ASPETTI TERAPEUTICI E PREVENTIVI

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2. SERVIZI DI DISTRIBUZIONE DI SIRINGHE

• Consumatori droghe per via endovenosa > rischio infezioni per via sanguigna

• Importanza relativa alla sensibilizzazione in merito all’impiego di attrezzatura per iniezioni pulita.

• Creazione di agenzie specialistiche e farmacie utili alla distribuzione di aghi e siringhe nuovi ed eliminazione dell’attrezzatura usata.

ASPETTI TERAPEUTICI E PREVENTIVI

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3. LE COMUNITA’ TERAPEUTICHE (CT)

(E. Costa, M. Colloca)

• Inghilterra, fine ‘700 recupero malati mentali;

• Italia, anni ’60 recupero emarginati, malati mentali, poveri e tossicodipendenti.

chiuso• Attualmente CT

aperto

ASPETTI TERAPEUTICI E PREVENTIVI

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CT CHIUSE

• Funziona 24h al giorno;

• Entrando si perde ogni diritto; serie di pressioni e divieti; iter di espiazione e ricostruzione;

• Presenza di un capo carismatico e di un’ideologia di base;

• Alla dipendenza fisica/psichica si sostituisce quella della struttura/ leader/ideologia.

CT APERTE

• Funziona meno di 24h;

• Iter di responsabilizzazione e riscoperta di alternative alla droga;

ASPETTI TERAPEUTICI E PREVENTIVI

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ESEMPIO DI VILLA MARAINI (CT APERTA)

• Estate ’76 su iniziativa della Croce Rossa;• Regole: 1. Nessuna droga illegale. 2. Nessun furto. 3. Nessuna violenza fisica.• Fine: no guarigione dal buco a tutti i costi: il buco è solo un sintomo; la ricerca della droga è il segno che qualcosa non va • E’ la persona che sceglie la comunità e si impegna a rimanervi;• Se la persona arriva “fatta” in comunità subirà l’aggressione

verbale degli altri ospiti e lo scontro avrà un valore dialettico e terapeutico qualora canalizzato dall’operatore;

• Attività: pulizia dei locali, preparazione del cibo, attività artigianali, sportive;

• Quartiere e famigliari possono partecipare alle attività permettendo il contatto tossicodipendente-società.

ASPETTI TERAPEUTICI E PREVENTIVI

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SERVIZI PER CONSUMATORI DI DROGA IN INGHILTERRA

(J.Marsden, J.Strang et al.)Premessa:

• Le necessità dei consumatori di droga non possono essere soddisfatte da un singolo servizio;

• Per una risposta economica, efficiente ed efficace si richiedono committenza e presa in carico comuni ed appropriate, lavoro condiviso, operatori specializzati/generici.

ASPETTI TERAPEUTICI E PREVENTIVI

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CLASSIFICAZIONE DEI SERVIZI IN 4 LIVELLI DI CURA

Serie Funzione Centrale Gravità del problema

I

II

III

IV

Consigli, informazioni, cambio/distribuzione di siringhe, istruzione, servizi medicina generale.

Valutazione, educazione, counselling generico, prescrizione di sostitutivi ad opera MMG, assistenza per una eventuale malattia, convalescenza.

Prescrizione specialistica (supervisionata), counselling strutturato/programmi quotidiani, trattamento casi complessi, gravidanza, malattie correlate, disintossicazione ambulatoriale,training e sviluppo.

Disintossicazione specializzata, prevenzione ricaduta,invio per riablitazione e convalescenza.

Lievemente grave.

Per lo più moderata.

Per lo più medio grave.

Molto grave.

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SERVIZI UTILIZZABILI

Centro Funzioni potenziali del servizioMedici generici

(I Grado)

Progetti specialistici e territoriali di cambio siringhe (II Grado)

Consulenza ed informazione a livello territoriale (II Grado)

Programmi/counselling strutturati individuali/di

gruppo (II Grado)

Accesso libero: breve counselling, screening medico, vaccinazione, informazioni cura salute, prescrizioni, invio servizi specialistici.

Accesso libero: distribuzione di siringhe e materiale per iniezione, disponibilità di preservativi, informazioni sulla riduzione del danno, consigli ed informazioni sul sistema dei servizi.

Accesso libero: valutazione, rieducazione, invio, appoggio, counselling, linee telefoniche d’aiuto, sostegno individuale, prescrizioni di cure concordate con i locali GP(medici di medicina generale).

Di solito per appuntamento: valutazione globale delle necessita, counselling individualizzato e/o psicoterapia,invio ad altri professionisti, supporto dopo la cura, lavoro con recidivi.

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SERVIZI UTILIZZABILI

Centro Funzioni potenziali del servizio

Servizi per la tossicodipendenza non

strutturati inseriti nel territorio(II Grado)

Servizi per le tossicodipendenze

(IIIGrado)

Unità ospedaliere specializzate(IV Grado)

Accesso libero abituale: valutazione, prescrizione di cure condivise con i locali GP, counselling e sostegno.

Accesso libero abituale: valutazione specialistica, vaccinazione, informazioni per la cura della salute, prescrizione agonista (regime di mantenimento e riduzione/disintossicazione), gestione dei casi complessi, prescrizione per comorbilità psicopatologica e fisica, rieducazione e sostegno generale.

Invio di base: gestione dell’astinenza, screening per le malattie, vaccinazione e informazioni sulla cura della salute, rieducazione, cura della salute generale, counselling di prevenzione delle ricadute,

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COS’E’ LA TOSSICODIPENDENZA?

La dipendenza dasostanze è così lontana

da altre formedi dipendenza?

Perché preoccupadi più chi dipende

da droga?

Il tossicodipendenteè un malato?

RIFLESSIONI

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PERCHE’ CI SI DROGA?

“…la possibilità di star bene è in una pasticchetta che costa

sessantamila lire, la prendi e puoi ballare tutta la sera senza

più vergognarti del tuo corpo e senza nessuna timidezza…”

“Mi buco perché sto male o sto male perché mi buco?”

Quali altri modelli con cui identificarsi l’attuale società

offre ai giovani?

Cosa abbiamo noi “normali”da offrire che alletti di più

della gioia di essere con la droga onnipotenti e felici?

Page 107: UNA PANORAMICA SULLA DIPENDENZA DA SOSTANZE Accorti Margherita545863 Amabile Lara548333 Baroni Martina549120 Bianchi Elisa549029 Cataudella Concetta548572.

PER “LOTTARE” CONTRO LA DROGA

BISOGNA ANCHE RICONOSCERNE

LA “BELLEZZA”?

Un attimo solo di libertà da questo corpo,sempre troppo grassoo troppo magro, vale bene un” buco”?

Vale bene un “buco” il desiderio di allargare i confini della propria

coscienza del mondo, di liberare

il “fantastico” e di poter vivere

l’esperienza “felice” del presente ?

Questa “bellezza” è anche un

tentativo di far fronte al malessere

fisico o psicologico?

•Per quanto tempo si viaggia in questi “paradisi artificiali”?•Quando inizia l’ambivalenzaamore-odio per la droga?•Perché nasce una richiesta d’aiuto?•Questi passaggi coinvolgonotutti i consumatori?