Una Free Press per il C.S. Leoncavallo

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( voglio vivere in una città dove all’ora dell’aperitivo non ci siano spargimenti di sangue o di detersivo) f. de andrè (....) editoriale del c.s. leoncavallo gratis ANNO 2005 GIU/LUG #0 (....).indd 1 21-07-2005 17:26:42

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Elaborato finale del corso di studi in Design della Comunicazione, A.A. 2005-2006 presso il Politecnico di Milano, II Facolta di Architettura Design.

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( voglio vivere in una città dove all’ora dell’aperitivo non ci siano spargimenti di sangue o di detersivo)

f. de andrè

(....) editoriale del c.s. leoncavallo gratis ANNO 2005 GIU/LUG #0

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SOM

MA

RIO

a pag. 8 La città secondo De Andrè

a pag.10 L’ isola che non c’ è avvolte c’é

a pag. 12 Chi ha rubato l ‘ Africa

a pag. 4 Politiche poco libere

Dormono per strada. Con i loro cani. E susci-

tano proteste. Così a Bologna provano a dargli

un tetto

L’autrice di No-Logo dubita della validità degli

auiti in denaro e del debito cancellato.

Occorre invece lasciare alle popolazioni locali

i guadagni delle loro immensae risorse naturali

Ovvero come fare a vivere seguiti 24 ore su 24

Dalla geniale penna del poeta De Andrè una

critica amaro-satirica della societa’ italiana ed

europea di quegli anni (il brano e’ del 1990)

SOMMARIO

a pag. 6 Avviso ai navigantiDa dove parte l’inchiesta? Sul sito internet di Indy-

media si legge che negli ultimi tempi sono stati con-

dotti nei loro confronti numerosi attacchi in tutte le

parti del mondo

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a pag. 14 PMA

a pag. 20 John Sebastian Bar

a pag. 16 Vivisezione una falsa scienza

Libere associazioni di immagini e concetti sui

potenti della Terra

Chi conduce questi esperimenti e con quali rego-

le? Quali animali sono utilizzati negli esperimenti?

Quali esperimenti vengono effettuati? Contro i

test sugli animali

Lettera aperta da Patrizio Fariselli per Area

SOMMARIO

a pag. 18 AHH: Tiriamo le somme I Modena City Rambler avevano scritto una

canzone in cui l’italia personificata si lamentava

dei suoi errori e dicendo, tra l’altro “ho vendu-

to il mio didietro ad un amico americano

a pag. 20 Il Leo In questa sezione troverete una guida veloce

alle strutture ed ai servizi che il Leo mette a

disposizione del pubblico.

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Sempre più, invece di reagi-re al crimine, gli apparati di polizia, hanno la tendenza a “tracciare” certe classi sociali e razze che vivono in “zone a rischio”, prima che il crimine sia commesso.Questa politica preventiva chiamata “controllo dei dati o dataveglianza” (dataveil-lance), è basata sul modello militare di “enormi quantità di informazioni e basso gra-do di intelligence”. Un altro sistema di sorveglianza delle telecomunicazioni, che è so-stenuto unitamente dall’EU (Parlamento Europeo) e dal-l’FBI, fornisce informazioni agli apparati legislativi e escutivi (polizia, dogana, immigrazione, e servizi di sicurezza interni), di altri paesi europei e della comunità internazionale.Il rapporto spiega come la polizia e le agenzie di in-formazione, possono usare facilmente, monitoraggi e tracciamenti geografici, per sorvegliare telefoni mobili. Per esempio il digitale Sistem X, usato per la maggior parte delle chiamate telefoniche in UK, ha incorporata “l’abilità di tenere i telefoni “sganciati” e ascoltare le conversazioni che avvengono vicino al telefono, senza che ci si possa accorge-re di ciò che sta succedendo. Questa possibilità del sistema, evidenzia come la rete nazio-nale dei telefoni è progettata sin dall’inizio, per avere capa-cità di spionaggio. (Sistem X è stato esportato in Russia e in Cina)”.Il rapporto STOA, nota an-che che “le tecnologie digi-tali richieste per localizzare precisamente telefoni mobili utilizzati per le chiamate in entrata (il territorio diviso in celle entro le quali localizzare il telefono chiamato), pemet-

tono ai telefoni cellulari di di-ventare un dispositivo di trac-ciamento che può localizzare i proprietari in qualsiasi mo-mento, su un video a mappa geografica, con l’approssima-zione di poche centinaia di metri, purchè il telefono sia acceso. Le informazioni poi vengo-no conservate nei computer delle compagnie telefoniche per oltre 2 anni. Accoppiando questo dato alla tecnologia Sistem X, otteniamo un per-fetto sistema di tracciamento e “ascolto” di massa.”Un elemento chiave di infor-mazione in questa rete di sor-veglianza globale, è il Sistema Echelon gestito dall’america-na NSA Agenzia di Sicurezza Nazionale (National Security Agency) insieme all’Inghilterr-ra, Canada, Australia, e Nuova Zelanda.Diversamente da molti siste-mi di spionaggio elettronico nell’era della Guerra Fredda, le capacità di intercettazione di Echelon e-mail, telefoni, e fax, sono state progettate primariamente per obiettivi non-militari.I giornalisti investigativi, sco-prirono per primi questa rete nel 1970, usando fonti pubbli-che per indagare le strutture di intercettazione telefonica della NSA dalla base di Men-nwith Hill (UK).Loro ed i loro colleghi norve-gesi (4), si trovarono oggetto di Kafkiani segreti ufficiali e processi di sicurezza nazio-nale.James Bamford allargando pubblicamente le conoscen-ze delle attività della NSA, in un suo fondamentale volume “The puzzle palace”(5) e più recentemente Nicky Hager, nel suo libro “Secret power”, e nei suoi scritti per CAQ, ha

rivelato la vasta estensione e il vasto potere della rete.Il rapporto EU attinge al lavoro di Hager per descrivere il di-zionario di ECHELON, delle parole chiave, delle frasi e dei nomi di persone, e per det-tagliare come è usata la rete internazionale creata da NSA e dalle nazioni dell’accordo UKUSA, per estrarre dalla massa delle comunicazioni globali, le tracce e scaricare le comunicazioni considerate interessanti.Il collegamento USA-UK attraverso la base di Menwith Hill la ha fatta ra-pidamente espandere fino a diventare rapidamente la più grande stazione di spionaggio in Europa. Questa fornisce molte informazioni di grande riservatezza ed interesse di tipo diplomatico, parlamenta-re, commerciale ed altro ad un solo membro dell’Unione Europea: la Gran Bretagna.

POLITICHE POCO

LIBEREOVVERO

COME FARE

AVIVERE

SEGUITI24

0RESU 24

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Attualmente non abbia-mo informazioni ulteriori, nemmeno sui motivi che hanno portato a questa operazione. Siamo tornati online con una macchina di riserva, ma non abbiamo ancora ripristinato tutte le funzionalita’. Sugli HD sequestrati, sono presenti tutte le informa-zioni pubblicate liberamen-te da decine di migliaia di attivisti. Non ci sono inve-ce i LOG delle connessioni al sito: non e’ quindi possi-bile identificarne gli utenti. Indymedia per sua propria policy non mantiene nes-sun LOG contenente dati sensibili degli accessi al si-to: quindi non c’e’ nessun pericolo di identificazione personale nel rispetto del-la privacy di chiunque abbia usato gli strumenti messi a disposizione da Indymedia.Lanci di agenzia ripresi da giornali e quotidiani on line battono la notizia che a ri-chiedere il sequestro degli hard disk sarebbero stati i governi di Italia e Svizzera. Per ulteriori informazioni non possiamo che invitar-vi a chiedere al Federal Bureau of Investigation. Così commentava la stam-pa inglese e il quotidiano Liberazione sull’accaduto: A Londra i federali ameri-cani oscurano più di 20 siti nel mondo del popolare network di informazione indipendente Chi vuole chiudere la bocca ad Indy-media?

Sono in molti a farsi questa domanda dopo che ieri è stata confermata la notizia, circolata nella tarda serata di giovedi, del sequestro, a Londra e negli Usa, degli hard disk del network di informazione indipenden-te.Alle 18 di giovedi alcuni agenti dell’Fbi statunitense si sono presentati negli uf-fici della capitale britannica della società americana Rackspace, un’azienda che fornisce connettività ad Indymedia. Di fronte al-l’ordinanza della Corte, gli impiegati della Rackspace non hanno potuto far altro che consegnare il materia-le agli investigatori ameri-cani. La celerità con cui è stata eseguita l’ingiunzione non ha lasciato il tempo alla società americana di providers di replicare al-l’ordinanza di sequestro. L’azione dell’Fbi ha pro-dotto l’effetto immediato di oscurare più diventi siti Indymedia in tutto il mon-do. Al momento i siti di-sabilitati sono: Amazzonia, Uruguay, Andorra, Polonia, West Massachusetts, Niz-za, Nantes, Lilles, Marsiglia (ovvero tutta la Francia), Euskal Herria (Paesi Ba-schi), Liegi, Antwerpen (ovvero tutto il Belgio), Belgrado, Portogallo, Pra-ga, Galizia, Italia, Brasile, Regno Unito e per finire Germania. Negli ambienti di Indymedia rimbalzano le telefonate, ma la realtà è che si sa poco o niente.

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Anche perché il decreto di sequestro è stato noti-ficato a Rackspace e non al centro di media indipen-dente. E a norma di legge Indymedia non è tenuta ad essere informata. FPRIVA-TE “TYPE=PICT;ALT=”Ieri Liberazione è riuscita a contattare telefonicamen-te la sede della Rackspace negli Stati Uniti. L’azienda americana ha confermato di aver agito in ottem-peranza ad un’ordinanza di un tribunale confor-memente al Mutual legal assistance treaty (trattato di mutua assistenza legale). Questa legge prevede l’as-sistenzareciproca tra paesi contraenti in investigazio-ni, tra cui il terrorismo in-ternazionale, il rapimento ed il riciclaggio di denaro sporco. L’ordinanza è stata emessa in base al Titolo 28, Codice degli Stati Uniti, sezione 1782. La Rackspa-ce non ha potuto divulgare ulteriori informazioni per via del segreto istrutto-rio. Analizzando i pochi elementi a disposizione, e sebbene ci sia un coinvol-gimento dell’Fbi, sembra comunque che la richiesta di sequestro non sia par-tita dagli Usa. E allora da dove parte l’inchiesta? Sul sito internet di Indymedia si legge che negli ultimi tempi sono stati condotti nei loro confronti nume-rosi attacchi in tutte le parti del mondo.

«In agosto - si legge su In-dymedia Italia - i servizi se-greti (americani, ndr) han-no cercato di interrompere il NYC IMC (Indymedia di New York, ndr) prima della convention repubblicana provando a sequestrare i logs da un provider di in-ternet negli Stati uniti e nei Paesi Bassi. Il mese scorso la Commissione Federale per le Comunicazioni ha chiuso numerose radio co-munitarie in tutti gli Stati Uniti». Sempre Indymedia fa sapere che due setti-mane fa l’Fbi aveva chiesto all’Indy-media di Nantes di togliere dal loro sito alcune foto che ritraevano alcuni ufficiali della polizia svizzera in borghese. Inol-tre, alcuni attivisti di Indy-media Seattle erano stati interrogati dall’Fbi sempre per lo stesso motivo.E’ probabile che esista un nesso tra l’ultimo seque-stro e le foto dei poliziotti elvetici sotto copertura?Ma in un clima da caccia alle streghe, a Londra si fa strada un’altra inquietante ipotesi: si vuole forse oscu-rare uno dei network di informazione più efficienti a pochi giorni dall’inizio dei lavori del Social Forum Europeo che si terrà nella capitale britannica dal 15 al 17 ottobre?

Guy Fawkes

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Tentò la fuga in tramverso le sei del mattinodalla bottiglia di orzata

dove galleggiava Milanonon fu difficile seguirloil poeta della Bagginala sua anima accesamandava luce di lampadinagli incendiarono il lettosulla strada di Trentoriuscì a salvarsi dalla sua barbaun pettirosso da combattimento.I polacchi non morirono subitoe inginocchiati agli ultimi semaforirifacevano il trucco alle troie di regimelanciate verso il marei trafficanti di saponettemettevano pancia verso estchi si convertiva nel novantaera dispensato nel novantunola scimmia del quarto Reichballava la polka sopra il muroe mentre si arrampicavale abbiamo visto tutto il culola piramide di Cheopevolle essere ricostruita in quel giorno di festamasso per massoschiavo per schiavocomunista per comunista.La domenica delle salmenon si udirono fucilateil gas esilarantepresidiava le strade.

La domenica delle salmesi portò via tutti i pensierie le regine del tua culpaaffollarono i parrucchieri.Nell’assolata galera patriail secondo secondinodisse a “Baffi di Sego” che era il primosi può fare domani sul far del mattinoe furono inviati messifanti cavalli cani ed un somaroad annunciare l’amputazione della gambadi Renato Curcioil carbonaroil ministro dei temporaliin un tripudio di tromboniauspicava democraziacon la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni-voglio vivere in una cittàdove all’ora dell’aperitivonon ci siano spargimenti di sangueo di detersivo -a tarda sera io e il mio illustre cugino De Andradeeravamo gli ultimi cittadini liberidi questa famosa città civileperché avevamo un cannone nel cortile.La domenica delle salmenessuno si fece maletutti a seguire il feretrodel defunto ideale

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La domenica delle salmesi sentiva cantare-quant’è bella giovinezzanon vogliamo più invecchiare -Gli ultimi viandantisi ritirarono nelle catacombeaccesero la televisione e ci guardarono cantareper una mezz’oretta poi ci mandarono a cagare-voi che avete cantato sui trampoli e in ginochiocon i pianoforti a tracolla vestiti da Pinocchiovoi che avete cantato per i longobardi e per i centralistiper l’Amazzonia e per la pecunianei palastilistie dai padri Maristivoi avevate voci potentilingue allenate a battere il tamburovoi avevate voci potentiadatte per il vaffanculo

La domenica delle salmegli addetti alla nostalgiaaccompagnarono tra i flautiil cadavere di Utopiala domenica delle salmefu una domenica come tanteil giorno dopo c’erano segnidi una pace terrificantementre il cuore d’Italiada Palermo ad Aostasi gonfiava in un corodi vibrante protesta.

Fabrizio De Andrè

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Dormono per strada. Con i loro cani. E suscitano proteste. Così a Bologna provano a dargli un tetto

L’ ISOLA CHE NON C’ E’.. AVVOLTE C’E’

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Sono un popolo transu-mante, che insegue le sta-gioni. Adesso, sulla scia dei grandi festival estivi, si stan-no incamminando verso Arezzo, Pistoia, su finno al-la festa della Luna sui mon-ti a Bergamo. A svernare vanno in città, dormono in quartieri tolleranti, come i Navigli a Milano o Traste-vere a Roma. Li chiamano punk-a-bestia, sono giovani adulti che vivono in strada facendo collettta, un look ibrido fatto di simbolismo hyppie, piercing, capigliatu-re a cresta o dreadlocks. Ma soprattutto tanti ca-ni, che amano più di ogni cosa e da cui non si sepa-rano mai. Sono proprio i cani che preoccupano le autorità comunali. In varie città episodi sporadici di morsi o di risse tra punk-a-bestia hanno spinto la popolazione a esporre publicamente la loro disa-provazione nei confronti di questi giovani abitanti delle strade, che a differanza de-gli homeless hanno spes-so i cani al loro seguito. Eppure proprio a Bologna, è in corso da qualche han-no, un progettosperimen-tale: si chiama l’ isola che non c’ è, una struttura in periferia (via dell’ Industria) composta da nove contai-ner per l’ alloggio, due per i servizi igienici, uno per la cucina più spazi attrez-zati all’ aperto ed uno per i cani. Attualmente ospita circa 35 punk-a-bestia con altrettanti cani, monitorati ed assistiti dagli operatori delle cooperative sociali La rupe e La strada. Un micro-villaggio come tentativo di come tentativo di integra-zione che, assicura Andrea Fassi, direttore del settore Politiche per la sicurezza

del comune, sarà presto rinnovato, con piccole co-struzioni in legno e mura-tura. Intanto un primo risultato è stato raggiunto:spesso i ragazzi non hanno docu-menti in validità o non li hanno affatto.A una decina di loro si è riusciti a far avere la resi-denza presso l’ isola, per aver diritto ad un tesse-rino sanitario e curarsi. Il progetto di Bologna, unico in Italia, ha sollevato anche problematiche. Punk-a-be-stia ghettizzati, come tanti sostengono, con licenza d’ esistere, ma fuori dal salot-to buono? Perchè allarmano i crusties, ossia come li chiamano in Regno Unito, sia per la loro scelta anti-istituziona-le -quella crosta- spessore che mettono tra se e la gente “normale”, sia per il sudicio che si portano ad-dosso vivendo la strada. Cugini lontani dei travel-lers d’ oltre manica, poco politicizzati, anarcoidi e in-dividualisti , sono po-lias-suntori. E poi polarizzando i comportamenti più estre-mi rappresentano una for-te attrattiva per i ragazzi. Tanto da aver già degli emuli: i punk-a-fashion o punk-a-bestia del sabato sera, giovani sopratutto benestanti di famiglia che il finesettimana si aggrega-no a loro, imitandone un pò il look, per poi torna-re da mammà e papà. Un pò come fa Tecla Taidel, milanese figlia di chirurchi plastici, scuola di cinema a Milano e vita on the road, ha appena girato ed inter-pretato il film Fuori vena, love story tra una punk-a-bestia (lei) ed un tossico, film-reality che racconta

con ironia dal didentro la vita dei ragazzi “fuori”.Ep-pure in altre città la con-vivenza con i neo-nomadi la convivanza è abbastanza pacifica. A Napoli i punka-bestia sono un centinaio, tengono un mercatino di artigianato lungo il Decu-mano maggiore e dormano nella zona della Posta Cen-trale, <<non rubano e non lasciano sporcizia>>, come spiega una signora di una certa età intervistata nella zona su quest’ argomento <<sono poveri spesso e si danno da fare come posso-no per campare, e togliersi qualche svago ogni tanto ed a modo tutto loro!>> dice sempre la sciura.E la Asl fornisce loro una carta provvisoria per i ser-vizi sanitari. A Roma, cac-ciati dal quartiere di San Lorenzo, adesso staziona-no a Trastevere, ben accet-ti dai commercianti che li sfamano con panini e birre e pasti caldi.A convincerli sulla zona dove stare è stato a quan-to pare il veterinario die-tro piazza Santa Maria, che cura e vaccina i loro cani a prezzi accessibili: bestie docili e ubbidienti, giura il dottore.Stanno sempre con il loro padrone e vivono all’ aria aperta: c’ è vita migliore, per un cane?

di M. S. e M. d. L.

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L’ isola che non c’èSede:Via dell’Industria Responsabile: Nadialina AssueriTel. 348 0854219 Tipologia del Servizio: è una struttura di acco glienza a bassa soglia di accesso per punk-a-bestia italiani e stranieri.Cosa offre: accoglien-za notturna e diurna, se gretariato sociale, presenza di un avvocato una volta al mese (dell’associazione avvocati di strada), presenza di medici volontari, presenza di veterinari, coinvolgimento degli ospiti nei piccoli lavori di manutenzione.Orari: 24 ore.Posti letto disponibili: n° 40.Professionalità impiegate: educatore, psicologi.

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Gordon Brown ha avuto un’ idea nuova per rendere storia la povertà in tempo per il summit del G8.Washington però fino a

questo momento si è rifiutata di raddoppiare gli aiuti all’ Africa prima del 2015, il Cancellieredello scacchiere britannico sta rivolgendo un appello ai ricchi del petrolio affinché integrino il gap dei finan-ziamenti in quanto paesi ricchi del Medioriente. I paesi ricchi, grazie al petrolio esortati a salvare l’ Africa, si leggeva in prima pagina sull’ Observer a Londra. Io ho un’ idea migliore: invece di utilizzare le ricchezze accumulate dall’ Arabia grazie al petro-lio per salvare l’ Africa, non sarebbe meglio se le ricchezze derivanti dal petrolio africano fossero utilizzate si per salvare l’ Africa, ma insieme ai pro-venti del suo gas naturale, dei suoi diamanti, del suo oro, del suo platino, del suo cromo, del suo ferrolega e del suo carbone? adesso ce tutta questa noblesse oblige è intenta a salvare l’ Africa dalla sua povertà estrema, sembra giunto il momento op-portuno per commemorare qualcuno che cercò anch’ egli di rendere la povertà un ricordo del pas-sato: Ken Saro-Wiwa. A novembre saranno 10 anni da quando è stato condannato all’ inpiccagione dal governo nigeriano insieme ad altri 8 attivisti. Il loro crimine era consistito nell’ aver osato sostenere che la Nigeria non era affatto povera, ma ricca, e che le decisioni politiche erano prese nell’ interese delle società multinazionali occidentali mantenen-do la popolazione in una miseria senza speranza. Saro-Wiwa ha dato vita all’ idea che le vaste ric-chezze dei giacimenti petroliferi del Delta del Ni-ger avrebbero dovuto lasciare qualcosa di più die-tro di se che fiumi inquinati, terreni agricoli devastati dal fuoco, aria putrescente e scuole fati-scenti. Non ha chiesto carità, né pietà, né aiuti, ma solo giustizia. Il Movimento per la Sopravvivenza del popolo Ogoni aveva prteto che la Shell risarcis-se la popolazione dalla cui terra, a partire dagli anni Cinquanta, era stato estratto petrolio per un valo-re stimato attorno ai 30 miliardi di dollari. La so-cietà petrolifera si era rivolta al governo in cerca di aiuto e l’ esercito nigeriano puntò le armi contro i manifestanti. prima della sua impiccagione esegiuta su ordine del governo, Saro-Wiwa in tribunale di-chiarò: Io ed i miei compagni non siamo gli unici sotto processo. Qui è sotto processo la Shell.. La compagnia petrolifera di fatto si è sottratta a que-sto specifico processo, ma di sicuro verrà il giorno in cui non potrà più farlo. I nigeriani (almeno il 70

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L’autrice di No-Logo dubita della validità degli auiti

in denaro e del debito cancellato.

Occorre invece lasciare alle popolazioni locali

i guadagni delle loro immensae

risorse naturali

CHI HA RUBATO

L’ AFRICA

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p.c.) vivono con meno di un dollaro al giorno e la Shell incassa enormi profitti. La Giunea Equatoriale, che ha un accordo petrolifero molto importante con ExxonMobil, è riuscuta a ottenere soltanto il 12 p.c. dei profitti derivati dal petrolio nel primo anno del suo contratto (così afferma un rapporto di 60 Mi-nutes), una quota modesta che sarebbe che sarebbe stata scandalosa persino all’ apogeo del saccheggio petrolifero perpetrato durante il colonialismo. E’ questo a far sì che l’ Africa sia sempre povera: non la volontà politica, ma l’ immensa redditività degli attuali accordi. L’ Africa sub-sahariana, il posto più in miseria della Terra, è al contempo il luogo della Terra dove in assoluto è più remunerativo investire. Secondo il rapporto Global devlopment finance, del 2004 della Banca Mondiale , l’ A. S.S. offre i più grandi profitti per investimenti deiretti stranieri. L’ Africa è povera perchè i suoi creditori e chi investe sono indicibilmente ricchi. l’ idea per la quale Saro-wiwa è morto combattendo - il principio che le risorse della Terra dovrebbero essere utilizzate a vantaggio della popolazione che vive e possiedequella terra- è la stessa per cui è stata battuta ogni altra battaglia anticoloniale della storia. Quest’ idea è stata dichia-rata morta e sepolta dalla Costituzione dell’ unione europea, dalla strategia per la sicurezza nazionale degli Stati uniti che discrive il libero commercio non soltanto in termini di politica economica, ma altresì di principio morale e da innumerevoli altri accordi commerciali.Questo principio del cazzo non sparisce perchè lo vogliono i potenti della terra.Lo si evince chiaramente dalle incessanti proteste che hanno indotto iol presidente della Bolivia, Car-los Mesa, a rassegnare le proprie dimissioni, 10 anni fa la Bolivia era stata costretta dal Fondo Moneta-rio internazionale a privatizzare le proprie industrie petrolifere e di gas pensando che ciò avrebbe fatto progradire lo sviluppo ed diffuso il benessere. Si ma per chi? di sicuro non per la popolazione esclusa da questi circoli elitari. Quando invece, nient di tutto ciò si è verificato , gli enti prestatori hanno chiesto alla Bolivia di sopperire al proprio deficit di budget aumentando le imposte alla classe lavoratrice! I bo-liviani ebbero un’ idea migliore: riprendersi il gas e usarlo del loro stesso paese. Ora si deve decidere la quantità: cioè quanto se ne devono riprendere? Il movimento verso il socialismo di Morales propone di tassare i profitti degli stranieri del 50 p.c. Gruppi indigeni ancor più radicali, che hanno sempre visto depredati i loro territori da tutte le risorse minera-

rie, chiedono la nazionalizzazione, quella che defini-scono la nazionalizzazione del governo. Il 2 giugno Laith Kubba, porta voce del primo ministro iracheno ha riferito che il F. M.I. ha obbligato l’ Iraq ad aumen-tare prezzi di elettricità e carburanti in cambio del-la cancellazione del debito: un debito di 10 miliardi di dollari. Alcuni giorni prima a Bossora un raduno di sindacalisti indipendenti, sosteneva che il gover-no può eludere tale obbligo. Nel corso della prima Conferenza irachena contro la privatizzazione, i de-legati avevano chiesto al governo di rifiutarsi, molto semplicemente di risarcire gli esecrabili debiti con-tatti da Saddam e di opporsi a qualsiasi tentativo mi-rante a privatzzare i beni dello Stato, petrolio incuso. Il neoliberismo, un’ ideologia così forte da cercare di contrabbandarsi per modernità -mentre coloro che che davvero vi credono maniacalmente tentano di passare per tecnocrati disinteressati. Il neoliberismo è stato respinto con decisione dagli elettori francesi allorché hanno detto no alla costituzione Ue, ed in Russia dove la maggior parte del popolo disprezza quanti si sono approfittati delle disastrose privatiz-zazioni anni 90, compreso il condannato oligarca del petrolio Khodorovsky. Tutto ciò avviene in perf etta comcomitanza con il summit del G8, Bob Geldof e i soci dell’ associazione Make poverty History hanno caldamente invitato decine di migliaia di persone a recarsi il 2 luglio a Edimburgo e a formare un gigan-tesco cordone bianco intorno al centro della città, con riferimento all’ ormai onnipresente braccialetto bianco i Make Poverty History. Pare tuttavia quasi un peccato che un milione di persone si rechi fino in Scozia per accettare di trasformarsi in un gigan-tesco fronzolo, un accessorio collettivo del potere. Non sarebbe meglio se quando tutte quelle persone si daranno la mano dichiarassero esplicitamente di non voler rappresentare un braccialetto, bensì un cappio? il cappio al collo di tutte le funeste politiche economiche che hanno già carpito le innumerevoli vite per mancanza di medicine e di acqua pulita ma sopratutto di giustizia. Un cappio come quello che ha tolto la vita a Ken Saro-AWiwa.

Naomi Klein

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Chi conduce questi esperimenti e con quali regole? Quali animali sono utilizzati negli esperimenti? Quali esperimenti vengono effettuati? Contro i test sugli animali

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VIVISEZIONE:UNA FALSA SCIENZA

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VIVISEZIONE:UNA FALSA SCIENZA

Per vivisezione o “sperimentazione in vivo” si intende qualsiasi esperimento eseguito su animali o umani. Ogni anno solo in Italia un milione di animali, quasi 3000 al giorno tutti i giorni, vengono utilizzati per prove inutili e ripetitive, inap-plicabili per la salute umana, ancora richieste da leggi antiquate e superate.

Chi conduce questi esperimenti e con quali regole? Industrie chimi-co-farmaceutiche, cosmetiche, belliche, istituti pubblici ed università. Anche gra-zie a generosi contributi dello Stato che permette l’immissione in commercio di migliaia di sostanze che si rivelano poi tossiche e nocive, riconosciute tali solo dopo mesi o anni a seguito dei danni provocati alla salute umana. Eppure, con la sperimentazione sugli animali, erano state garantite come innocue

Quali animali sono utilizzati negli esperimenti? Soprattutto topi e ratti (per il 95%), ma anche gatti, cani, primati non umani, porcellini d’India, muc-che, suini, cavalli, pecore, capre, piccioni, furetti, rettili, pesci, uccelli... Ma nessuna specie può essere modello sperimentale di un’altra specie. Gli animali sono si-mili a noi nel percepire il dolore, l’apprensione, la paura; ma sono diversi per i meccanismi di assimilazione, per struttura fisica e biochimica

Quali esperimenti vengono effettuati? Tutti, anche quelli che non puoi immaginare. Tra i più comuni: test di tossicità acuta e cronica, irritazione della pelle ed inalazione, avvelenamento, induzione di cancro in varie parti del corpo. Gli animali sono obbligati ad ingerire sostanze di ogni genere dalle creme ai pe-sticidi; vengono privati dei genitori per esperimenti psicologici; vengono irradiati con raggi di ogni tipo; vengono torturati con elettrodi nel cervello;

L’uso di animali serve alla salute umana? Gli esperimenti sugli ani-mali non solo non sono necessari, non solo non sono utili, ma sono, spesso, dannosi, perché portano a risultati fuorvianti, o inutili, che danno un falso senso di sicurezza per la successiva sperimentazione sull’uomo. Che, per legge, deve comunque esserci.

Perché allora continuano? Per interessi commerciali (con un esperimen-to su animali si può dimostrare qualunque cosa, dalla tossicità all’innocuità di una sostanza, basta trovare la specie adatta a quanto si vuole dimostrare) e di carriera (gli esperimenti su animali portano a veloci pubblicazioni su riviste scientifiche).Nel passato, gli esperimenti su animali non ci hanno fornito delle cure per le malattie umane? Per decenni, il pubblico è stato portato erroneamente a cre-dere che gli esperimenti sugli animali avessero portato a “cure miracolose” e “conquiste mediche”. Ma la verità è che gli esperimenti sugli animali non hanno contribuito a curare una sola malattia umana. La ragione è semplice: la sperimentazione animale non può produrre alcuna cura semplicemente perché è basata su una premessa che è scientificamente falsa.

Quali prove preliminari alla “fase clinica” potrebbero essere praticate allora? Lo sviluppo di colture in vitro di cellule e tessuti, di rileva-zioni microscopiche, di sistemi molecolari, di modelli matematici implementati da apposito software, e di manichini computerizzati sta facendo capire che test scientifici ed incruenti sono già praticati e praticabili.

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tiriamo le somme

a cura di autan

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Tempi oscuri ma sempre più asso-lati, guerre,

terrorismo, effetto serra e buco nell’ ozono, riso-luzioni NATO e trattato di Kyoto, allargamento dell’europa all’est, e dif-fusione della cultura oc-cidentale in oriente. Caos, disordine, conflit-to armato, conflitto d’interessi, neonazi e la rinascita delle brigate rosse. Società multiculturali Vs. lega nordforza nuova e alleanza nazionale. Lotta comuni-sta, movimento studen-tesco azione cattolica e azione giovani. Vivo in un mondo di caos e disor-dine, pieno di conflitti, avversioni, alleanze sot-tobanco, alleanze lecca-culo, alleanze di conve-nienza, tutto contornato dall’unica cosa comune: l’ignoranza. Vivo in un paese dove un presiden-te del consiglio controlla l’informazione, televisiva e cartacea, l’economia, si lamenta pubblicamen-te perchè i giudici tenta-no di fare il loro lavoro, cioè di giudicarlo secon-do una frase della costi-tuzione che dice “la giu-stizia è uguale per tutti” e rivendica l’immunita’ giudiziaria accusando la magisreatura di essere politicizzata sapendo che la maggiorparte degli italiani sono dei coglioni e non hanno ancora capito che nel ‘94 è sceso in politica

e desso cerco un’ani-ma anche di seconda mano!”. Mi semba che quell’ani-ma, che avrebbe potuto conferire un po’ di di-gnita’ non sia statatro-vata, o se è stata trovata, c’è chi ha provveduto a riperderla. Sto scrivendo tanto e di merda di me di cui a voi non frega minimamente, ma devo giustificare la mia vergogna, che provo ogni qual voltapresen-tandomi ad uno stranie-ro devo dire di essere italiano, e la mia rabbia per la mia inutilità e imossibilità di fare qualcosa. Vivo in un mondo di caos e disordine, pieno di conflitti, avversioni, alleanze sottobanco, al-leanze leccaculo, allean-ze di convenienza, tutto contornato dall’unica cosa comune: l’ignoranza. Vivo in un paese dove un presiden-te del consiglio controlla l’informazine, televisiva e cartacea, l’economia, si lamenta pubblica-menteperchè i giudici tenta-no di fare il loro lavoro, cioè di giudi carlo se-condo una frase della costituzione che dice “la giustizia è uguale per tutti” e rivendica l’im-munita’ giudiziaria ac-cusando la magisreatura di essere politicizzata, e per questo che le parole non finiscono mai,

Autan.

per non essere messo in gattabuia, anzi per allargare il suo imtero economico. A queso posso citare la nuova canzone di Gaber (pubblicata postuma) che dice “io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono”. Mi sento al momento al-quanto fortunato ad es-sere italiano solo al 50% dei miei geni, ma alquan-to sfigato a non aver po-tuto approfittare molto, culturalmente parlando, della mia dop-pia nazionalità. pochi giorni fa 8 paesi europei hanno firmato un do-cumento che sancisce la loro sottomissione agli stati uniti: questi otto paesi hanno deci-so di aiutare l’america nella “evetuale” guerra all’iraq; prima dopo la gran bretagna di blair l’italia di s.b.. Così pos-siamo concludere che metà dell’ europa (gran bretagna, italia,spagna, portogallo, repubblica cieca, polonia, danimar-ca e grecia (se non mi sbaglio)èinsieme a bush per la guerra quando la popolazione europea è quasi interamenteschr-tacontro questa. Nel ‘94 i Modena City Rambler avevano scrit-to una canzone in cui l’italia personificata si la-mentava dei suoi errorie dicendo, tra l’altro “ho venduto il mio didietro ad un amico americano,

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La redazione di Gong ci ha inviato una copia della tua letteranella quale commenti la tua in-tervista con Pellicciotti. Con infinita tristezza dobbiamo prendere atto, ancora una volta, della confusione in cui vivono i giovani soprattutto al Sud.La tua lettera appoggia su un pregiudizio di fon-do duro a morire: che la cultura e la musica in particolare servano alle masse per fare la rivo-luzione. Su questo pregiudizio si fondano, poi, gli altri dettagli vediamoli: che esiste un’ avanguardia culturale che può fare qualcosa per i proletari, che la musica è dei giovani, che la cultura e la musica sono mezzi di educazione e quindi devono essere compren-sibili a tutti, che devono avere prezzi popolari, ecc.

Tutta questa confusione nasce dalla lunga ago-nia del maggio ‘68, ma dietro di essa non pos-siamo non scorgere la mano di chi fa di questa “agonia” una fiorente industria di ideologie.Ideologie spacciate come merce ai giovani, sa-lario di un immaginario partito di opposizione vittima di una volgare truffa burocratica. Infat-ti, che cos’ è il gruppo, per esempio di Stampa Alternativa se non una cricca di burocrati che fingono di rappresentare il “proletariato giova-nile” e di fatto l’ usano come una loro proprietà esattamente come i padroni usano i loro denari per conquistare potere? Ma veniamo al noccio-lo del problema senza per questo pensare di potere

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L’ avanguardia è un concetto militare, da guerra classica, ma noi, oggi, stiamo portando avanti una guerriglia, una guer-ra di gap.E tu sai che i gappisti non hanno avanguardie, ma sono loro stessi in ogni momento avanguar-dia ed esercito, cuore e ragione, la loro solitudinee il nostro partito

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esaurire il discorso in queste righe, ma la-scian-dolo aperto ad altri che volessero intervenire.Tu dici che esise un’ esigenza di musica da parte dei giovani e che questa serve alla rivoluzione. Niente di più falso.L’ unico bisogno dei giovani è cambiare questo mondo di merda, rifarlo dalle radici.La musica è una cosa, la lotta un’ altra.La musica è dal punto di vista della lotta una merce, né più nè meno.A cosa serve? A quello che servono le merci: ad essere consumate. Non esiste un vero e pro-prio bisogno di una certa merce, finchè non ci si intossica con essa, una vale l’ alta.Il calcio, la musica, la moto. In certi periodi è più di moda dell’ altra, adesso tocca alla musica, domani chissà?Si può essere alienati anche dalla musica, dal suo abuso, dalle illusioni che essa solleva. I gio-vani dovrebbero iniziare a capire tutto questo, che è ora di uscire dalle nebbie del passato e affrontare la realtà nella sua complessità e nelle sue difficoltà.Dobbiamo abbandonare l’ idea di avere delle avanguardie davanti a noi che ci aprono la stra-da, e ci indichino la direzione. L’ avanguardia è un concetto militare, da guerra classica, ma noi, oggi, stiamo portando avanti una guerriglia, una guerra di gap.E tu sai che i gappisti non hanno avanguardie, ma sono loro stessi in ogni mo-mento avanguardia ed esercito, cuore e ragione, la loro solitudine e il nostro partito.Quanto alla musica è il nostro mestiere, come i compagni della Fiat hanno smesso di prenderlo a cuore guardando ad altri orizzonti, così noi abbiamo smesso di credere che un mellotron possa cambiare il mondo e portiamo il nostro impegno su altre strade, chissà, forse siamo de-stinati ad incontrarci.P.S.: I compagni che volessero proseguire il di-scorso che apriranno con questa lettera, pos-sono continuare a scriverci a Gong.

Patrizio Fariselli per Area

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In questa sezione troverete una guida veloce alle strutture ed ai ser-vizi che il Leo mette a disposizione del pubblico. Alle informazioni riportate di seguito ci sentiamo di specificare che spesso gli spazi del centro mutano l’ uso a cui sono solitamente destinati possono variare in base alle esigenze del momento ed alla organizzazione degli eventi in programma.

IL LEO

via G. Lucini

via A. Watteau

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baretto: luogo che ospitariunioni durante la settimana, al sabato non è raro veder suonare i migliori sound system in dancehall

casa nel giardino: spazio dove si effettua consulenza legale per immigrati e durante le feste è una zona chill-out

edifici laterali:film e dopo forum, il bar apre all’ occorrenza, inoltre nell’ area adiacente ha sede l’ associazione Bombonera

piano terra-zona A: biglietteria, inoltre vi si trova la segreteria e l’ ufficio che si occupa delle relazioni con l’ esterno

primo piano: accoglienza a bassa soglia. Zona del centro dove ci abita la maggior parte degli attivisti e si dove si ospitano gli stranieri accolti

piano terra-zona B:c’è lo spazio concerti, libreria, mensa popolare, associazione M.D.M.A, l’ Hemp Bar, spazi liberi

seminterrato: spazi vari per i laboratori teatrali che vengono organizzati dal centro sociale, ospita Dauntaun

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le strutture le attività

i servizi

le associazioni

LABORATORIODI COMUNICAZIONE

PROIEZIONI

LABORATORIOTEATRALE

HEMP BAR LIBRERIA

ASSEMBLEASETTIMANALE

DJ SET

RADIO ONDA D’ URTO

CUCINA

MAMME DELLEONCAVALLO

AREACOM

FORESTA DELLEIDEE

FREESOFTWARELINUX

SPORTELLOMIGRANTI

INFERMERIA

ASSISTENZALEGALE

MENSA POPOLARE

ACCESSOFACILITATO

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