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Un Viaggio nella Storia e nella Disabilità. Ai Primordi della Storia da noi conosciuta, la vita dell’uomo, uscito dalle brume del tempo, non era facile, la natura era ostile, per cui, necessariamente bisognava che la nuova razza, dovesse e potesse difendersi, con successo dalle avversità. È chiaro quindi , che la completa ignoranza di tutto quanto accadesse, la malattia, l’incidente, la morte infine avesse un valore negativo, da cui necessitava difendersi. I malati, i sofferenti, quelli che erano feriti, in guerra o per incidenti, nelle lunghe marce di emigrazione, venivano abbandonati, o con vero stoicismo, si lasciavano morire in solitudine; vecchi e malati, uomini e donne, che non potevano più badare a se stessi, per vecchiaia, o perché impossibilitati a seguire la tribù nei suoi spostamenti, la abbandonavano, allontanandosi poi nella foresta, nella savana, sulla montagna, in compagnia di un coltello. La tribù poteva trovarsi in pericolo e per la sopravvivenza degli altri, questa era la sorte dei vecchi, . quando la vecchiaia per gli uomini era a quarant’anni e per le donne a circa trentasei. (Fig. 1)-“ La tribù Sioux, la tribù degli uomini, si difende “ Dobbiamo però annotare che da ritrovamenti paleoetnologici, (Fig.2 ) presso un sito situato in Africa, la culla dell’umanità, presso l’antichissimo lago Turkana, il lago di Smeraldo in Kenia, (Fig.2) ( Fig.3 ) (Fig.4) si è ritrovato uno scheletro di un ominide adulto, con evidenti segni di rottura incidentale ad una spalla, conseguito in tenera età, per il morso di un animale. Anche se inabilitato alla caccia ed alla difesa, è potuto arrivare all’età adulta, grazie alle cure di tutta la tribù. Questo all’incirca 100.000 anni fa. (Fig. 5)- Lo scheletro del Lago Turcana con la lesione alla spalla. Sempre quelli affetti da forme di delirio, visioni, epilessia, od altre patologie di origine nervose, perché non facilmente riconducibili ad eventi conosciuti, venivano ricoverati all’interno della tribù, tenuti in gran conto e destinati, attraverso la formazione nelle pratiche religiose, a divenire sciamani, stregoni, maghi, medicine man. M.Eliade, nel suo saggio sullo sciamanesimo e le tecniche dell’estasi, si pronuncia anche sulle storie del ritorno alle origini, sull’animale totemico.

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Un Viaggio nella Storia e nella Disabilità. Ai Primordi della Storia da noi conosciuta, la vita dell’uomo, uscito dalle brume del tempo, non era facile, la natura era ostile, per cui, necessariamente bisognava che la nuova razza, dovesse e potesse difendersi, con successo dalle avversità. È chiaro quindi , che la completa ignoranza di tutto quanto accadesse, la malattia, l’incidente, la morte infine avesse un valore negativo, da cui necessitava difendersi. I malati, i sofferenti, quelli che erano feriti, in guerra o per incidenti, nelle lunghe marce di emigrazione, venivano abbandonati, o con vero stoicismo, si lasciavano morire in solitudine; vecchi e malati, uomini e donne, che non potevano più badare a se stessi, per vecchiaia, o perché impossibilitati a seguire la tribù nei suoi spostamenti, la abbandonavano, allontanandosi poi nella foresta, nella savana, sulla montagna, in compagnia di un coltello. La tribù poteva trovarsi in pericolo e per la sopravvivenza degli altri, questa era la sorte dei vecchi, . quando la vecchiaia per gli uomini era a quarant’anni e per le donne a circa trentasei.

(Fig. 1)-“ La tribù Sioux, la tribù degli uomini, si difende “ Dobbiamo però annotare che da ritrovamenti paleoetnologici, (Fig.2 ) presso un sito situato in Africa, la culla dell’umanità, presso l’antichissimo lago Turkana, il lago di Smeraldo in Kenia,

(Fig.2) ( Fig.3 ) (Fig.4) si è ritrovato uno scheletro di un ominide adulto, con evidenti segni di rottura incidentale ad una spalla, conseguito in tenera età, per il morso di un animale. Anche se inabilitato alla caccia ed alla difesa, è potuto arrivare all’età adulta, grazie alle cure di tutta la tribù. Questo all’incirca 100.000 anni fa.

(Fig. 5)- Lo scheletro del Lago Turcana con la lesione alla spalla. Sempre quelli affetti da forme di delirio, visioni, epilessia, od altre patologie di origine nervose, perché non facilmente riconducibili ad eventi conosciuti, venivano ricoverati all’interno della tribù, tenuti in gran conto e destinati, attraverso la formazione nelle pratiche religiose, a divenire sciamani, stregoni, maghi, medicine man. M.Eliade, nel suo saggio sullo sciamanesimo e le tecniche dell’estasi, si pronuncia anche sulle storie del ritorno alle origini, sull’animale totemico.

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Per questo, ad essi era dovuto, rispetto e ricovero perché si credeva vi fosse un’insorgenza del

Sacro. (Fig.6) – Trance di uno Stregone con l’assistente. Come la stessa insorgenza del Sacro, e la protezione dello Spirito degli Antenati,era ritenuto presso i Germani vi fosse negli Uomini Lupo od in quelli Orsi, i Berseker, in cui il Furore Sacro, era opportunamente indirizzato, verso la Battaglia, a cui si preparavano, con abbondanti libagioni, con suoni e canti, infliggendo al corpo larghe ferite, da cui il sangue scorreva, contraendo con la terra e

con la divinità tutelare un patto ferreo. ( Fig. 7)- Berseker con pelle di Lupo, pronto alla Battaglia. Essi erano insensibili ad ogni tipo di dolore e resistentissimi alla fatica. Per quanto riguarda la formazione ed il totale indirizzo di tale facoltà, esse, venivano spiate, catalogate, studiate, ed indirizzate in soggetti particolari, fino dalla più tenera infanzia, a mezzo della interpretazione di sogni, atteggiamenti o visioni oniriche dove la fantasia e la realtà si mescolavano e che riportavano alla storia della tribù, del ceppo originario, con la supervisione di un maestro, come l’angakut presso i Kirghisi.

( Fig.8 )- L’Angakut. Uno psicanalista, riconoscerebbe di trovarsi di fronte ad espressioni di una psiche in crisi, se non persino in regressione per fenomeni di aberrazione o di concreta irruzione di malattie mentali di struttura isteroide o come detto epilettoide. Ma non tutto è riconducibile allo studio dello psicoanalista. Come non fare riferimento poi all’importanza nella pratica sciamanica del suono o meglio del tamburo, con ritmi, suoni, testi e melodie, che se non difficili da registrare, restano di non facile comprensione, perché risultanti da momenti di perfetta ed unica cecità verso il mondo esterno, prodotta anche da droghe, che , però, apriva la vista su mondi diversi. Quale riferimento, vale E.De Martino che ha studiato, il fenomeno dei Tarantati, di coloro che nella tradizione popolare pugliese, erano stati morsi dal ragno o da un insetto simile e che, giungevano a guarigione dopo aver danzato al suono delle “Tammorre”, fino a raggiungere il completo sfinimento, dopo che con tutto il sudore prodotto, avevano espulso le tossine del veleno e questo fino ai giorni nostri. La collettività tutta, partecipava all’evento, testimoniato fin dal 1237, creando e mantenendo intorno all’effetto teraupetico dei canti e suoni, dei tamburi, un’atmosfera di grande magia collettiva.

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Coloro che erano caduti in quell’infermità, agivano come pazzi,vibravano nel corpo e sbattevano con la testa, tremavano con le ginocchia, al suono, urlavano con forti strida, ballavano, agitavano le labbra, strabuzzavano gli occhi, stridevano coi denti e facevano azioni da matti, per poi non ricordare niente di tutto ciò.

(Fig. 9)- Lo sciamano ed il suo tamburo. A volte, la cecità, era provocata, in tutto o in parte, per aprire il terzo occhio sull’aldilà o il mondo degli spiriti. Come non ricordare che gran parte degli indovini, dei vate, dei poeti, erano ciechi. La cecità, era considerata e forse lo è davvero, la porta che si apre su mondi diversi, con la riconosciuta capacità di sviluppare sensibilità diverse se non superiori da quelle normali. Ricordiamo Omero, il grande cantore dell’antichità classica. Cieco, saggio e storico.

( Fig. 10 )- Omero il cieco cantore. Quanti grandi musicisti, sono ciechi o dalla nascita, o lo sono diventati o erano sordi. Questo è stato il destino di Beethoven, il grande, capace di raccontare con il suono, il soffio del vento, il rombo dei tuoni, l’ululato della tempesta, per poi passare d’incanto e subitamente alla quiete, alla pace, alla gioia di un mattino di primavera. Tormento e contrapposizioni infinite, mentre altri, per l’impossibilità di esprimere tutte le sonorità che sentivano, hanno rasentato la pazzia. La radice indogermanica originaria di vate, il Minnesanger medioevale, il cantore, quello che si accompagnava con l’arpa celtica, è uguale a quella di pazzia, invasione di influenze esterne. Erano affetti da improvvisi furori, poeti, scultori, pittori, ed altri, Leonardo, Michelangelo, Caravaggio, Cimabue, Pico e più vicini a noi Monet, Manet, Van Gogh, Marinetti ecc.

( Fig. 11 ) – Van Gogh ( Fig. 12 )-Marinetti Il disabile, imprigionato nella prigione del corpo, impossibilitato ad esprimersi altrimenti, con una amplificazione della sensibilità, accedeva a mondi ed a possibilità sconosciuti agli altri, alla conoscenza.

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È forse questo ricordo atavico, che ha anche contribuito al senso di disagio che coglie ognuno al cospetto di un disabile, da un lato la voglia di difendersi dalla malattia, come minaccia riconosciuta, dall’altro la consapevolezza dell’inconoscibile, della propria e limitata ignoranza ed infine l’impatto non voluto, con un mondo estraneo, alieno, distante, è come vedere la propria fragilità allo specchio ed averne paura, ma anche e soprattutto perché questo mondo chiede, con forza , la ragione e la qualità della propria esistenza. Fascino, mistero, ignoranza, paura, orrore. Forse anche senso di colpa. Questi i sentimenti che ricorrono e si rincorrono, nei cosiddetti normodotati. Come capire. Come spiegarsi. Il mondo greco prima e quello romano poi, hanno accettato alla base della loro filosofia che tutto quello che è bello, sano è buono. Il termine greco kalos, indica la sanità, la bellezza dell’uomo, il termine agathos vale buono, ma anche il termine kalos può indicare buono. Allora, si svolge il nostro discorso, dove ne consegue che quello che non è sano, non è bello, non è buono. Bellezza e natura sana, vengono proiettate come proprietà naturali, e tutto quello che non corrisponde ad esse, non è naturale, non è buono, non è bello, è perciò malvagio, è brutto, è insano, è infine innaturale ed immorale.…Morale ed immorale. Etica. È su tale certezza che in varie civiltà, polis greche e romane, una volta accertata la malattia nei neonati, dichiarati minorati, insani ovvero negativi per la società, per il bene della stessa, gettati infine da una rupe o in un atto di bontà, abbandonati all’aperto, all’addiaccio, d’inverno, perché poi, con l’aiuto degli dei, potessero vivere se sufficientemente robusti. Famose la rupe spartana Taigeto e quella romana Tarpea.

(Fig.13)-La rupe Taigeto. (Fig. 14)-La rupe Tarpea La malattia era ritenuta immorale, era empia, come offesa agli dei a cui erano dovuti sacrifici. La minorazione, la menomazione, il non essere-abile (rimasto in negativo come termine dispregiativo fino ai giorni nostri), per la etimologia della radice –dis- in cui la “di” quale discesa, si sommava ad “S “, quale capovolgimento, rivolgimento, per formare “dis” quale opposizione, negazione, male, che come per la stessa “ in “ era condizione impossibile da riconoscere, come altrettanto lo era, chi ne soffriva, per cui era da allontanare, da eliminare. La malattia, anche se innaturale, era da accettare, sopportare solo in caso di temporaneità, per giungere alla guarigione. Nel migliore dei casi chi era sofferente per malattia od altro, pagava per colpe che potevano anche non essere sue, ma legate alla ruota del Samsara. L’uomo secondo i Greci ed i Romani, secondo l’antichità classica, doveva nascere sano, per poi eventualmente, non-naturalmente ammalarsi e poi perfettamente e naturalmente tornare in buona salute. Un rincorrersi, come si vede, di segni [+] e[-], di negatività e positività, trasmesse in tutte le lingue Come non ricordare che, anche nei testi sacri di tutte le religioni, il miracolo più grande, oltre quello di vincere la morte, era quello di sanare gli infermi o di guarire la disabilità. Miracoli che solo un Dio può fare.Ecco poi che al concetto di estraneo, di malattia, di oscuro, ne deriva quello del forestiero, del non conosciuto, da confondere, allontanare, uccidere, specialmente se non crede nei nostri dei. Un altro grande maestro dell’antichità, Socrate, accusato di empietà, fu avviato alla cicuta, non perché corrompeva i giovani, ma perché, con le sue idee, non credeva negli dei, era em-pio. Il peccato di cui si era macchiato era la sua diversità, la non omologazione di uno spirito libero e critico, estraneo perciò al suo mondo, alla sua realtà

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. ( Fig.15 )-Morte di Socrate. Bisogna però ricordare che Platone, aveva accettato un diverso modo di concepire l’altro, lo straniero, e perché no, in estensione di Xenos, tutto ciò che è diverso, dove nei Dialoghi, dichiara che è colui che, guardando il mondo con occhi diversi, con diversa esperienza, fornisce tutto un tesoro, un bagaglio di conoscenza ed arricchisce la mente.

(Fig.16)- Platone. Aristotele, invece, il positivista, si unisce al sentire di quella parte della filosofia e della religione, che divide il corpo dall’anima, che guarda il corpo come una cosa, la mente un’altra; dove il corpo è il tramite per il peccato, e la mente quella che dovrà e potrà trovare l’eterna salvezza, per il corpo, ne deriva che esso si autoeduca attraverso la crescita, mentre l’anima è per sua stessa natura perfetta.

( Fig.17)- Aristotele Vogliamo ricordare che si raccomandava agli stessi scultori di correggere qualunque malformazione delle loro opere, che tradotto in latino, dal tipo di mastice particolare usato, fece dire che qualunque cosa fatta bene, senza aggiusti, senza imperfezioni, era s-in-cera, da cui proviene il termine sincera, onesta, sincerità quale verità. La Kere greca vale purezza. Nella etimologia delle lettere, nel significato dei segni, quali archetipi, la lettera “ S “, quale serpentina, ha il potere di modificare magicamente, quello che vuole essere detto, secondo il senso recondito, infine, la “ in “ quale discesa, già negativa, preceduta dalla “ S “, ne esce rafforzata, anche positivamente. Quale ulteriore discorso sulla forza delle lettere, della scrittura e del linguaggio, prendiamo in esame la parola Handicap, di natura anglosassone.

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Essa vede commista la lettera “H “ che denota stabilità, casa, uomo, alla “an “, in tutte le linguistiche, quale privazione, diversità, negazione, dove si evince che tale termine denota un uomo, che non è stabile, non è un uomo completo, anche nella sua essenza interiore. Ma non è così. Bisogna che diventi sempre più generale il concetto che l’uomo è formato da un tutt’uno, inscindibile, indivisibile, anima e corpo e spirito, indissolubili, che formano una sola unità somato-psichica-animica. La Persona. Ecco la risposta. La mortificazione del corpo, il negare la sua importanza, la sua necessità, le sue stesse pulsioni, è sempre stato un carattere primigenio della religione, di quella semitica-mediterranea, che in nome del peccato, ha allontanato l’uomo dalla conoscenza di sé, del proprio sé, della sua missione sulla terra, amplificando la rottura talvolta fino al suicidio. Non in quelle credenze o religioni dette naturali, dove anche la disabilità, dopo un primo momento irto di difficoltà, come abbiamo visto, ha potuto avere spazi di esistenza e considerazione. Nello stesso Buddismo, lo Svegliato, diventa tale, per aver visto la miseria della condizione umana, e per averla voluto superare. Aveva vissuto una vita, in cui non era mai entrata la Morte, la Malattia, la Miseria. La dottrina da Lui propugnata, si disse la dottrina della celeste Com-Passione, quella molteplice, che vede l’essere confondersi con l’Anima Universale, a tal punto che gli adepti, ritraevano il piede, per non calpestare anche un misero verme. Superata la condizione umana, sopita ogni passione, il tutto, tutte le forme sono in Lui e fuori di Lui, fanno parte di Lui.

(Fig.18)- Il Buddha Dorato. Che dire poi del Sommo Lama, del Perfetto che possa vantare il Tibet, il Lama Rimpochè, colui che ha sperimentato ben cinque Com-Passioni, che non sono né senso di disagio o tristezza od altro verso chi soffre, ma piuttosto la non esclusione di nessuno e di nessuna cosa dal proprio sentire, essere l’altro e con lui com-patire.

( Fig.19)- Il Lama Rimpochè. Anche in occidente, abbiamo avuto qualcosa di talmente grande, vi è somiglianza con S.Francesco, il cantore di ogni creatura, magnificando la grandezza di ogni cosa creata, dal lupo, agli uccelli, dal sole , alla luna, dall’acqua alle montagne. Abbeverando sé stesso e tutti alla fonte della Natura.

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(Fig.20)- S.Francesco predica agli Uccelli. Ma, continuiamo la nostra disamina, viaggiando nel tempo, tra mode, miti, filosofia e religioni. La stessa antica religione dei Germani, ha riservato un posto di eccezione al disegno di varie disabilità, nel pantheon dei propri dei, quant’affatto umani. Incominciamo dalla controversa figura di Wotan, il dio degli uomini, ma anche dei morti, dio che per amore della Conoscenza, immola un occhio diventando orbo, che si crocifigge all’albero della conoscenza, il frassino Yggdrasil, ed ha un piede torto;

( Fig.21)- Wotan L’Orbo. (Fig.22)-Il Frassino Yggdrasil. Tyr, suo fratello è monco, Thor è come Vulcano, zoppo, ma è fabbro, conoscitore e facitore del ferro e Dio del fuoco;

(Fig.23)- Tyr il Monco. (Fig.24)- Thor. le Norne sono cieche ed intessono la vita degli uomini; .

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(Fig.25)- Le Norne

Il guardiano del Walhalla, in tardo germanico impronunciabile, Heimdall per noi, (da H di casa o uomo, radice Heim-at = patria e dall che unisce dio e slancio, nel senso, dio che si alzò per la patria.) è immobilizzato in una sedia, ma è dotato di grande vista e di fino udito e già conosce l’inizio del Ragnarok, anzi balzerà malfermamente, ma con decisione in piedi, quando con forza soffierà nel corno, annunziando la grande battaglia , alla fine del tempo.

(Fig.26)-Il Suono del Corno. Che dire, è un insieme di bella gente, formidabili guerrieri, forti mangiatori e bevitori, meravigliosi artigiani e grandi amatori. Vulcano, lo zoppo, amò Venere, la più bella dell’Olimpo. Anche Pan, con corna, labbro leporino, gambe torte e la coda, a Roma era amico delle donne, simbolo pagano di fertilità.

(Fig.27)-L’Antro di Vulcano

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(Fig.28)- Pan Lasciamo da parte per scelta di opportunità , tutti i miti che esorcizzano la morte, parlano del suo superamento e di teste di eroi, staccate dal corpo, ma nonostante ciò, parlanti, dispensatrici di bene, di saggezza, di prosperità. Dopo l’antichità classica, i grandi miti, dobbiamo approdare al Medio Evo, denso di brume, di slanci religiosi, di grandi mali. I piagati, i lebbrosi, sono stati quelli che anche nelle Sacre scritture, oltre che malati nel corpo, sono sempre stati additati come malati nello Spirito, piagati nell’Anima, impossibilitati ad ogni cura, da tenere sempre fuori le mura della città, o scacciati nel lazzaretto.

(Fig.29) Un Lazzaretto in aperta campagna. L’ignoranza, ha fatto poi che tutti quelli che nascessero guerci, loschi, storti e gobbi, venissero, prima o poi eliminati. Più tardi, la Santa Inquisizione, decretava che le nutrici, le balie, le levatrici di un neonato nato sgorbio, fossero destinate al rogo, perché in combutta con le streghe ed il neonato con loro. Si pensò che i bambini, fossero persino stati sostituiti nella culla o nelle stesse visceri delle madri o allattati con latte di topo od altri animali, famigli della strega e perciò che tutti fossero da eliminare.

(Fig.30)- Un tribunale della Santa Inquisizione.

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(Fig.31)- Raduno di Streghe. Nella letteratura tedesca, una composizione di Thomas Mann, narra come il Re degli Elfi, avesse sostituito nella culla un neonato, per poter prendere con sé un figlio degli uomini, ed a cavallo, fugge via, il tutto accompagnato da lampi, ululati di lupi, vortici di vento ed odore di zolfo. La Chiesa, nello sforzo di eliminare le credenze umaniste, e quelle nella Piccola Gente, Elfi, Nani, Gnomi, Fate, ha creato l’inferno, il diavolo, brutto, deforme, con le gambe storte e gli occhi di fuoco ed ha dimenticato che come esiste ed è da ricercare il Bene, così deve esistere il Male, perché l’uno giustifica l’altro e, da sempre la linea della demarcazione, , non è poi così netta e precisa, anzi i due poteri, si confondono e si mescolano in continuazione, per vera e propria necessità della vita.

(Fig.32)- Il Diavolo.

(Fig.33)- L’Albero del Sole e della Luna. Basta guardare l’orizzonte o un tramonto, dove lontano, non è più possibile separare i colori, dove non è più possibile dividere il cielo dalla terra. Di questo, le dottrine orientali, ne hanno fatto la base della loro civiltà. Principi e dualità diverse, maschio e femmina, bene e male, sole e luna,giorno e notte, terra e cielo. Il principio umido e quello secco, la vita e la morte in perenne contrasto ma sempre presenti ed uniti. Il Tao, l’insieme di tutti gli elementi, è in noi, fuori di noi e ci circonda.

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(Fig.34) - Il Tao. (Fig.35)–Gli elementi e la dualità. Lo stesso respiro, il fiato primordiale, ha nel sanscrito un principio di dualità necessario, Hamsa, la vita, il respiro, è ancora oggi ricordato in Asmah, la difficoltà di vivere, di respirare, la cui mancanza porta alla morte. Voglio ricordare che coloro che vagavano nelle notti di luna piena, notti di varia pressione, che influisce sul sistema nervoso, sulle maree, per poter respirare, con il loro greve rantolare, furono gli antesignani dei romanzeschi Licantropi, (termine mai esistito in Psichiatria) ma come tali perseguitati ed uccisi.

(Fig.36)- Un attacco d’asma.Un soggetto allergico e la sua ferinità. Anche Dante, il poeta fuggiasco, dovette peregrinare per tutta la vita, perché ferreo sostenitore della dualità, presente a piene mani, nella sua grande creazione la Divina Commedia.

(Fig.37). Dante. (Fig.38). Dualità. I Templari, i Cavalieri del Tempio, ne fecero il loro emblema, e per questo furono imprigionati, torturati ed infine avviati al rogo.

(Fig.39). Sigillo Templare. (Fig40)- Vessillo Templare. Furono anche avviati ai roghi, nelle epoche successive, o perseguitati una grande quantità di scienziati, gli alchimisti veri e falsi, che avevano tutti, il solo difetto di cercare nella stessa natura la verità e la cura dei mali , non certo per l’oro filosofale.

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(Fig.41)- La bottega dell’Alchimista. Gli stessi roghi, hanno illuminato la notte per molti anni, rendendo a Dio, l’anima dei peccatori e di tutti gli altri infelici, perché figli del diavolo. Coloro che li avessero nascosti, protetti, curati, ricoverati, dovevano seguire la stessa sorte. Per questo, i Catari, di cui S. Bonaventura, aveva detto che, “nonostante i loro errori, possedevano l’innocenza e la purezza degli albori del Cristianesimo”, misericordiosi, credenti nella dualità, nella Natura, nella Gnosis, in Madonna Sophia, furono distrutti.

(Fig.42)-Madonna Sophia (Fig.43)-I Roghi.

(Fig.44)-Crociata contro i Catari. (Fig.45)-Il Supplizio Nell’iconografia, nel collettivo generale, ancora oggi il disabile, viene identificato, con il fuggente, l’infido, come concentrato di malvagità, come cattivo consigliere dei principi e lo stesso Rigoletto, sfortunato, gobbo, nella sua voglia di vivere, di adeguarsi al suo tempo, è stato assunto come il perfetto esempio della cortigianeria, untuosa e gretta. Spunta nei meandri del tempo, il disagio della mancanza di purezza, la maschera, la kere di cui abbiamo già detto.

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(Fig.46)-Rigoletto. Nel 1300 e fino a tutti gli albori del 1900, veniva sancito che i disabili, non potessero avere alcun tipo di diritto, compreso il voto e che, i difetti del corpo, dovessero essere corretti con costrizioni ed aggeggi, residui delle stesse camere di tortura medioevali, quali corsetti, fasce, giubbotti anche in ferro. Alla prima crisi di furia, dovevano essere rinchiusi, in appositi ospedali, come quelli per le demenze e le malattie psichiatriche. Tutto ciò, faceva dire ad Einstein la frase: - E’ più facile, rompere un atomo che fugare un pregiudizio. –

(Fig.47)-Einstein (Fig.48)- Pasteur Affianco a Pasteur, Madame Curie, Sebin, benefattori dell’umanità e dei sofferenti,

(Fig.49)- Madame Curie. (Fig.50)-Sebin hanno prosperato i propugnatori di derive filosofiche e genetiche, che hanno sostenuto, la supremazia della Razza, la necessità di controllo, sterilizzazione, eutanasia di stato, fino agli anni sessanta, e persino autorevoli scienziati, hanno propugnato ogni altro tipo di simile idea, nella pur civilissima Gran Bretagna, Stati Uniti; fin nei paesi del Nord Europa, Svezia, Finlandia,Danimarca e Norvegia. Non si creda che con le scoperte, le nuove strumentazioni, le osservazioni, l’evoluzione della medicina, della biologia, della genetica, della fisica, della psichiatria e della nuova frontiera della religione, le cose per le persone disabili, siano veramente cambiate. Un mezzo di grande diffusione è il Cinema, la Televisione, la pubblicità.

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Ebbene basta ricordare due pellicole cinematografiche, anche se lontane tra loro. La prima appartiene alla storia del Cinema, mi riferisco ad Elephant Man, dove il protagonista, affetto da una malformazione al viso(linfedema o satiriasi), detta maledizione di S.Tommaso, doveva uscire solo la notte per salvaguardare la propria incolumità.

(Fig.51)-La locandina del film Elephant man. L’altra, infinitamente più recente del nostro Sergio Leone, “ C’era una volta il West” racconta come il padrone della ferrovia, il cattivo, immobilizzato nella sedia a rotelle, ne viene privato, costretto a strisciare nella polvere, come una serpe, e poiché non si fida dei propri pantaloni, perché porta insieme cinta e bretelle, viene dichiarato non uomo e gli viene sottratto insieme la vita e, ancora più grave la dignità. Ricordiamo per vedere in parte , resa giustizia gli Eroi della Marvel, gli X-Man, il cui capo è un disabile in carrozzella, e gli altri che sempre, dopo le loro imprese, devono sopportare il senso di disagio e paura dei loro concittadini “normali”.

(Fig.52)-Devil della Marvel. Uno di questi grandi rappresentanti, antesignani di quelli oggi riconosciuti diversamente abili è Devil il cieco, che ha sviluppato sensi e poteri straordinari, in cui è sempre presente una dilaniante battaglia psicologica, tra il voler far del bene, di essere utile alla società e la necessità di nascondersi alla morbosa e dannosa caccia dei propri concittadini. Niente di più sbagliato, quando gli stessi disabili e tutte le altre categorie ad essi equiparate, non chiedono altro che di essere considerati come chiunque altro, con diritti e doveri, con la stessa dignità, voglia di vivere, diritto al lavoro, di partecipare allo sviluppo della società, di scegliere il proprio destino, in quanto persone, contribuenti, consumatori, cittadini. Non si può negare che le battaglie delle associazioni dei disabili, hanno portato un cambiamento, ad una nuova cultura, conoscenza ed hanno aperto numerosi varchi. L’Unione Europea e poi l’ONU, hanno fatto propria la Legge sull’integrazione e sui diritti dei disabili , ma nei singoli stati, permangono le stesse difficoltà, le stesse discriminazioni. . Dopo anni di scientifica persecuzione, di allontanamento, di mancata integrazione, i guasti prodotti sono enormi.

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Molti sono i disabili che si sono convinti di far parte di un mondo diverso, e come abbiamo detto, estraneo, alieno. Possiamo dire di essere stati personalmente testimoni del modo di concepire la disabilità, di cui soffrono, come un mondo esclusivo, dove, per malinteso senso di appartenenza o difesa, gli altri, i normodotati, sono esclusi. Vengono esclusi , allontanati da questo mondo anche coloro che a prezzo di enormi sacrifici, recuperano, in tutto o in parte le funzioni , le possibilità, e le autonomie. Non è mera gelosia, ma come accettare, chi li lascia, per entrare a far parte del mondo che li ha sempre dileggiati, compatiti, esclusi, commiserati. È questo un grande problema, recuperare la fiducia di tutti coloro a cui si è fatto del male, con gli sguardi, con le parole, con gli atti, con le omissioni, con le sbagliate convinzioni, di quella stessa integrazione, quale concetto già errato, per sua stessa enunciazione. Altri pericoli, nasconde il moderno edonismo, il ritorno al bello, al sano, al palestrato, complice la televisione e la pubblicità. Alla luce delle nuove conquiste della genetica, della pratica eugenista, nello sforzo di creare una umanità scevra dalle malattie, con la istituzione delle banche dello sperma, con la fecondazione assistita, con la scelta possibile degli embrioni, sembra ritornato in auge il criterio che tutto quello che è sano , è bello e buono. In un delirio prossimo venturo, con la clonazione selvaggia, potremmo vivere in uno scenario dove tutti, potrebbero essere uguali nel fisico, alti, belli, biondi, statuari, pienamente rispondenti alle esigenze consumistiche moderne. Come polli cresciuti in batteria. La qual cosa, non eliminerebbe del tutto le malattie, ma potrebbe farne sorgere di nuove.

(Fig53)Una batteria di polli Esiste quindi la necessità di regolamentare il bisticcio profondo esistente e legato alla ricerca e la corretta applicazione delle pratiche embrionali. Etica ancora, ancora morale, ancora esigenza dello stato che vede tutti in funzione della produzione. L’etica è cambiamento, la morale è cambiamento, il sentire dello stato e le sue esigenze è cambiamento. I valori, quelli della vita, e della libertà , sono eterni. Nessun dubbio, che va accertato e garantito il diritto di tutti a vivere in buona salute, ma come Platone, crediamo che la disabilità, pienamente e giustamente vissuta, arricchisca la mente e lo spirito, di tutti, ponga interrogativi e possa dare le risposte giuste, perché sofferte e conosciute, sperimentate sotto diverse angolazioni, che restano sconosciute ai cosiddetti normali. Intanto il disabile, ancora oggi in pieno terzo millennio, combatte ancora contro le leggi mai pienamente applicate, contro le barriere architettoniche, contro quelle comportamentali, che continuano a frapporre ostacoli a chi chiede la libertà di vivere con pienezza e dignità la propria esistenza, per non sentirsi inutile, fardello e zavorra della società. Questa è la vera Shoah, un genocidio, una corruzione delle coscienze, una rimozione costante dei sensi di colpa, una persecuzione che dura dai millenni, come abbiamo dimostrato, dove nessuna Sharia ( legge divina ), è mai stata pronunciata, dove non serve ricordare, perché nessuno ne invoca il ricordo, non è stata istituita una Giornata del Ricordo, non esistono trattati di riparazione dei torti, costituzioni, civiltà, dove il mondo cosiddetto civile, solo negli ultimi tempi, trova il coraggio e la forza di ribellarsi al disumano perpetrarsi di tali ingiustizie e barbarie.

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