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GOVERNO I 18 aprile 2018, di Redazione Wall Street Italia Un temporary manager per delle aziende italiane Def: Pil più forte dell stime nel 2018, poi gi l'Iva Padre della direttiva Bolkestein salva 30 m imprese balneari ital Elezioni: governo, sv vicina ARTICOLI A TEMA TRENDS FMI CONSULTAZIONI TRUMP PROTEZIONISMO FACEBOOK BITCOIN MERCATI SEGUICI Economia Mercati Società IN FOREX RATING BORSE SPREAD CALENDARIO PETROLIO ADVISORY FINTECH MODA LIFESTYLE Pagina 1 di 6 Un temporary manager per l'internazionalizzazione delle aziende italiane | Wall Stre... 26/04/2018 http://www.wallstreetitalia.com/un-temporary-manager-per-linternazionalizzazione-d...

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GOVERNO ITALIANO

18 aprile 2018, di Redazione Wall Street Italia

Un temporary manager per

delle aziende italiane

Def: Pil più forte delle

stime nel 2018, poi giù con

l'Iva

Padre della direttiva

Bolkestein salva 30 mila

imprese balneari italiane

Elezioni: governo, svolta

vicina

A R T I C O L I A T E M A

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di Maurizio Quarta – Managing Partner di Temporary Management & Capital

Advisors

e di Rita Santaniello – Partner di Rödl & Partner

Tra le priorità che l’attuale governo si è dato per la ripartenza della nostra

economia, un ruolo prioritario gioca l’internazionalizzazione dell’intero

sistema produttivo, alla luce delle grandi opportunità e dei significativi spazi

di miglioramento offerti dal comparto estero. E’ sicuramente migliorabile

quota dell’export sul PIL (di poco oltre il 30%), che sia pur elevata è ancora

inferiore rispetto a quella di altre economie assimilabili alla nostra (es.

Germania), così come molto circoscritto è il fenomeno

dell’internazionalizzazione produttiva delle nostre imprese.

Tutto ciò comporta un incremento dei volumi di export, un aumento delle

imprese esportatrici, trasformando in abituali quelle che sporadicamente

esportano e/o hanno un buon potenziale, ma soprattutto una capacità di

cogliere le opportunità legate alla crescita della domanda globale, con

particolare riferimento a quella derivante da una classe media in crescita nei

paesi emergenti e sempre più orientata verso modelli di consumo più vicini al

modello di specializzazione produttiva dell’export italiano.

Provvedimenti legislativi atti a favorire l’export attraverso lo strumento del

temporary management (TM) non sono un fatto nuovo: a livello locale si

registrano iniziative di alcune Camere di Commercio, che prevedono

l’affiancamento di un esperto in marketing internazionale, abbinato

all’inserimento temporaneo in azienda di una risorsa junior che opererà a

tempo pieno per il progetto. La selezione delle imprese viene fatta in base alle

potenzialità dell’azienda (prodotto e organizzazione aziendale) e alla fattibilità

del progetto di internazionalizzazione.

Il recente provvedimento nazionale prevede uno stanziamento complessivo di

alcune decine di milioni di euro erogabili sotto forma di voucher in tranche da

10mila euro per singola impresa. Questo per diffondere fra le Pmi l’utilizzo del

Temporary Export Manager incentivandone l’adozione per un periodo di sei

mesi.

Il provvedimento del governo è senz’altro un segnale positivo anche nell’ottica

di dare un segnale “psicologico” al sistema, pur se la dimensione quantitativa

del voucher è alquanto limitata, con il rischio di ricadere nella filosofia del

dare poco a tanti. Il rischio è quello di privilegiare operazioni spot mirate ad un

export opportunistico e di brevissimo periodo, ponendo in secondo

piano strategie di internazionalizzazione più a lungo termine, che è quello che

spesso manca alle aziende italiane.

Personalmente, avrei considerato una formula più selettiva che attribuisse

voucher molto più alti (es. 50.000 euro) a poche aziende capaci di presentare

un piano di internazionalizzazione concreto e ragionato (ad esempio sulla

falsariga del progetto della Camera di Commercio di Ravenna).  Avrei inoltre

esteso il discorso non al solo export, ma anche ad altre forme di presenza più

diretta sui mercati esteri, ad esempio attribuendo il voucher anche a coloro

che utilizzino temporary manager “locali” (quindi stranieri) nei paesi di loro

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interesse. Nell’ottica di una corretta ed equilibrata strategia di

internazionalizzazione e non solo di export, si potrebbe ipotizzare

l’abbinamento tra un temporary manager italiano presso la sede dell’azienda

che impostare e implementi le strategie sui mercati internazionali, e dei

temporary manager locali per la parte implementativa.

Il TM diviene reale strumento di cambiamento strutturale

Per chiarire il concetto, possiamo immaginare che l’efficacia della risposta di

una impresa agli stimoli del mercato sia rappresentabile come una curva che

cresce sempre più lentamente per poi appiattirsi: l’ impresa innovatrice è

quella capace di “saltare” su una nuova curva ad un livello superiore: per farlo

è necessario identificare ed introdurre in azienda un elemento avente la

missione di traghettare l’ azienda sulla nuova curva, agendo da catalizzatore

e stimolatore di tutti i processi afferenti le aree di interesse.

Possiamo in tal senso distinguere tra tre tipologie di impresa in relazione

all’approccio internazionale praticato:

Si tratta soprattutto di imprese con fatturati tra 10 e 30 milioni, a proprietà

per lo più familiare, con assetti organizzativi molto semplici e fortemente

verticalizzati, modalità di gestione scarsamente manageriali e comunque

orientate ad un forte controllo della proprietà sull’attività.

Il problema per le aziende che si trovano a fronteggiare simili situazioni

diviene quello di immettere nuove capacità critiche che permettano loro di

accelerare i tempi di passaggio alla fase della maturità e quindi di aumentare

nel tempo l’efficacia della risposta agli stimoli del mercato saltando su una

nuova curva.

Il TM può sicuramente rappresentare una soluzione ottimale, nel senso di

identificazione di un punto di equilibrio tra l’esigenza di persone di elevato

livello e il vincolo di non appesantire la struttura di costi fissi di lungo periodo.

Senza dimenticare la rilevanza del trasferimento di competenze alla struttura

aziendale, che nel caso delle PMI è una delle motivazioni più forti per avviare

un progetto.

quelle che operano alla vecchia maniera, nel caso specifico interpretando i

mercati esteri come mercati di sbocco di tipo addizionale e nulla più

(imprese esportatrici)

quelle innovatrici che hanno già fatto il salto, e che, sempre nei termini dell’

esempio, considerano i mercati esteri come fonte di fattori produttivi e

quindi come destinatari di investimenti diretti (imprese internazionalizzate)

quelle che si trovano a metà del percorso, e sono tante, che, pur

percependo il bisogno di cambiare (leggi: la necessità di modificare l’

approccio ai mercati esteri), non sanno come coniugare questo bisogno

con i vincoli derivanti dal loro passato.

Governo Italiano

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T R E N D

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Se da un lato il Temporary Manager può sostenere le piccole e medie imprese

nel processo di internazionalizzazione, attraverso l’identificazione di mercati

profittevoli e potenziali partner locali, lo sviluppo di strategie di marketing e

aziendali e la pianificazione delle operazioni necessarie a cogliere le

opportunità che l’apertura ai mercati esteri e gli investimenti

nell’internazionalizzazione possono procurare, ci sono sicuramente aspetti

che possono rappresentare delle difficoltà anche per lo stesso TM.

Proprio per questo, parallelamente al Temporary Manager, o in alcuni casi

alternativamente ad esso, le aziende hanno spesso la necessità di essere

assistite da professionisti esperti nella consulenza legale e fiscale

internazionale, che li possano sostenere nell’affrontare gli ostacoli più

concreti dell’internazionalizzazione.

Le barriere all’internazionalizzazione delle pmi italiane spaziano dalle

necessità più semplici, come la predisposizione di modelli contrattuali

internazionali e in lingua straniera, a quelle più complesse, come la normativa

sul lavoro, quella doganale e fiscale, sino agli aspetti regolatori ed

amministrativi. Per questa ragione gli studi professionali con approccio

multidisciplinare, oltre che con sedi in più paesi, sono i partner preferiti dalle

aziende che abbiano intrapreso la via dell’apertura al mercato internazionale.

Spesso le piccole e medie imprese cominciano ad interessarsi ai mercati

esteri attraverso lo strumento più semplice e alla portata di tutti, ossia la

vendita online. Per questo motivo, in una fase iniziale, le stesse saranno

interessate alla consulenza riguardante l’e-commerce, il proprio sito web ed il

mondo digital. Già in questa fase l’expertise del TM potrebbe necessitare di

supporto specialistico legale e fiscale.

Non va dimenticato, poi, che in molti casi l’internazionalizzazione passa

attraverso la costituzione di joint-ventures o di partnerships con attori locali,

che già conoscono il mercato nel quale si vuole entrare, ed in queste

situazioni l’apporto di professionisti esperti in diritto societario internazionale

diviene fondamentale per proteggere gli interessi della propria azienda,

mentre al TM sarà affidato il compito di negoziare le condizioni più

vantaggiose per il proprio cliente.

Nel caso in cui, poi, anche grazie all’attività del Temporary Manager, vi sia un

forte sviluppo delle vendite nel nuovo mercato di sbocco, la piccola o media

impresa italiana, potrebbe pensare di aprire una filiale o anche solo una

succursale in quel paese, o di assumervi dei dipendenti, e in questi casi la

conoscenza della normativa lavoristica locale è basilare per evitare costi

eccessivi dovuti ad azioni avventate, basate, magari, sulla propria esperienza

nazionale. Spesso, infatti, è proprio il campo del diritto del lavoro a rivelarsi

quello più problematico, anche perché meno uniformato a standard

internazionali, ed è proprio qui che uno studio legale internazionale con

proprie sedi nei diversi mercati di riferimento può venire in aiuto dell’azienda

per comprendere non solo la normativa, ma anche la cultura del lavoro locale.

Un altro aspetto, spesso poco considerato dalle piccole e medie imprese, ma

che diviene di fondamentale importanza nel momento in cui queste si

affacciano su nuovi mercati, è quello della tutela della proprietà intellettuale e

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dei propri marchi. Soprattutto in questi casi, una ricerca preventiva sui marchi

registrati nel paese target, a fronte di un investimento di risorse limitate,

potrebbe evitare alla società costi ingenti, in caso di conflitti insorti

successivamente con attori locali. Non solo. Anche la normativa in merito ad

etichettatura e confezioni è spesso sottovalutata e – se violata – può avere

pesanti ricadute in termini sanzionatori.

In conclusione, le misure introdotte dal Governo sul Temporary Management

sono sicuramente un passo avanti ed una nuova spinta

all’internazionalizzazione per le piccole e medie imprese italiane, che tuttavia

necessitano di essere accompagnate e sostenute anche con una consulenza

multidisciplinare che, con approccio pragmatico, le aiuti a superare le barriere

rappresentate dalla scarsa conoscenza del contesto giuridico e

regolamentare straniero.

Per ulteriori approfondimenti: www.tmcadvisors.com e www.roedl.it

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