UN PROGETTO PER LE PERSONE CON ALZHEIMER E PER …€... · Ha il rumore del silenzio Oé!!!!...

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Marzo - Giugno 2015 Palazzo Strozzi Firenze A PIÚ VOCI UN PROGETTO PER LE PERSONE CON ALZHEIMER E PER CHI SE NE PRENDE CURA

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Marzo - Giugno 2015Palazzo Strozzi Firenze

A PIÚ VOCIUN PROGETTO PER

LE PERSONE CON ALZHEIMER E PER CHI SE NE PRENDE CURA

Marzo - Giugno 2015Palazzo Strozzi Firenze

A PIÚ VOCIUN PROGETTO PER

LE PERSONE CON ALZHEIMER E PER CHI SE NE PRENDE CURA

Nessuno, penso, dovrebbe leggere poesie,o guardare quadri o statue, se non vi sa trovare molto di più quanto il poeta o l’artista vi abbiano effettivamente espresso.

Nathaniel Hawthorne, Il fauno di marmo, 1860

Il braccio destro è alzato. È un gesto studiato e misurato. Ci invita a venire intorno ad ascoltare.

Dice e semina, vuole raccontare la sua storia precisa precisa. Guardava lontano, ma [ora] sembra che scenda una lacrima.

Ha pianto! ha pianto per noi. Si è emozionato nel parlarci.Incontro del 31 marzo, osservando l’Arringatore

Ogni appuntamento di A più voci inizia con un incontro.Accogliamo i partecipanti nel laboratorio didattico, ci presentiamo e ripetiamo gli obiettivi della nostra attività. Poi entriamo in mostra insieme, a coppie, e osserviamo le opere che sono intorno a noi. Ci fermiamo di fronte a una in particolare, ci mettiamo seduti e la osserviamo...Ti piace quest’opera? Che cosa ti colpisce? Non ci sono risposte giuste o sbagliate, ognuno viene sollecitato a esprimere liberamente il proprio parere. L’opera d’arte prende forma nel momento in cui si traduce in una relazione condivisa, tra chi conduce l’attività e chi vi partecipa; fra la persona con demenza e chi se ne prende cura – familiare, volontario o operatore professionale.Questa relazione genera un intenso coinvolgimento nella conversazione: semplici parole, commenti articolati, talvolta ricordi, ma soprattutto un rinnovato desiderio di esprimersi e comunicare. Dopo l’osservazione iniziamo a inventare una storia o una poesia, alle quali ogni partecipante (anziano o caregiver) contribuisce nel modo in cui gli è possibile farlo: con una parola, un pensiero, un suono, un gesto. L’attenzione alla precisa trascrizione di espressioni gergali e personali dei partecipanti diventa validazione del loro essere partecipi in quel momento. L’attività rafforza e ravviva la loro presenza come individui unici con la propria personalità.Le storie e le poesie sono la traccia di quello che avviene durante l’attività, hanno il valore del documento che riporta l’emozione. Una volta trascritte e raccolte, costituiscono una risorsa per tutti: aiutano a vedere le opere in un modo diverso, che va oltre la loro superficie. Ci regalano anche la possibilità di conoscere il mondo interiore delle persone con demenza, spesso altrimenti inaccessibile.

Il progetto A più voci, giunto alla sua nona edizione, vuole offrire alle persone con Alzheimer e a chi se ne prende cura un’esperienza piacevole, stimolante ed emozionante da condividere insieme, per cercare nuovi modi di comunicare grazie alle emozioni suscitate dalle opere d’arte.

A più voci è un progetto della Fondazione Palazzo Strozzi per le persone con Alzheimer e per chi se ne prende cura

Coordinamento Dipartimento Educativo: Devorah Block

Ideazione e conduzione delle attività: Irene Balzani, Cristina Bucci, Luca Carli Ballola, Michela Mei

Fotografie: James O’MaraProgetto grafico: Benedetta Scarpelli

Informazioni:tel +39 055 [email protected]

Le opere:Testa-ritratto maschile, 100 a.C. Circa,Atene, Museo Archeologico Nazionale;Ritratto di uomo barbato, 150 a.C. Circa, Malibu, J. Paul Getty Museum, Villa Collection;Atena (Minerva di Arezzo), 300-270 a.C., Firenze, Museo Archeologico Nazionale;Pugile seduto (Pugile delle Terme), III secolo a.C., Roma, Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo;Statua-ritratto di Aule Meteli (L’Arringatore), fine del II secolo a. C., Firenze, Museo Archeologico Nazionale.

Si ringrazia per la partecipazione:Caffè Alzheimer, Pistoia; Casa di riposo Il Gignoro, Firenze; Centro Diurno Le Civette, Firenze; Centro Diurno Stella del Colle, Consorzio Zenit, Firenze;Cooperativa RSA L’Uliveto, Firenze;Fondazione Centro Residenziale Vincenzo Chiarugi della Misericordia di Empoli R.S.A.-per anziani O.N.L.U.S.;R.S.A. Il Castello, Montelupo Fiorentino;R.S.A Il Giglio, Senior Service, Firenze; R.S.A. Le Magnolie, Senior Service, Firenze; R.S.A. Luisa e Livio Camozzi, Prato;R.S.A. Villa Michelangelo, Senior Service, Lastra a Signa.

17 marzo 2015

Dopo aver parlato del progetto nella stanza del laboratorio, ci dividiamo in due gruppi ed entriamo in mostra. Attraversiamo diverse sale popolate di statue antiche. Il primo gruppo si siede di fronte alla Testa-ritratto maschile, di bronzo, e alla Testa di uomo barbato, di marmo.Il secondo gruppo si ferma davanti alla Minerva del Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Osserviamo con attenzione le opere e condividiamo le emozioni che suscita in noi. Poi inventiamo insieme una storia e una poesia…

Osservazione

Mi piace questa qua. Mi sembra più viva. C’è un’emozione interna. Io preferisco il marmo, anche se sembra che sia mangiato. Mi dà l’idea di qualcosa che può durare nel tempo. Questa mi sembra più triste. L’altra ha uno sguardo più fiero e possente. Lì ci sono degli occhi pallati che mi mettono ansia. Anche a me piace quella di marmo che mi rispecchia in quell’espressione un po’ di dubbio e sem-bra che dica “Mah…” A me piace più quella di bronzo perché ha anche gli occhi disegnati e mi sono immaginata cosa stava guardando, sicché mi sembra più umano. L’altro è uno spaccato sul cervello, sul pensiero, su quello che c’ha dentro. Anche a me piace più quello in marmo perché questo incute soggezione. Questo sembra più mor-bido al tatto. Io preferisco il ritratto in bronzo perché questo in marmo mi sembra stereotipato. Quello in bronzo è più vitale. Non che mi piacciano. Preferisco un’arte più tenera; questi mi fanno pensare alla guerra. Io le vedo in rapporto molto stretto. Da qui questa mi sembra fluttuare nell’aria. La testa di marmo mi sembra la stessa di bronzo dopo trent’anni. Non c’è somiglianza, ma l’emotività…

StoriaSi chiamano Alessandro e Carlo Metello. Carlo Metello ha sui 25 anni, Alessandro oltre 50, è un po’ anziano. Secondo me sono babbo e figliolo. Il figlio dice: “Babbo, vado in guerra” “Vacci con onore ma mettiti un elmetto sennò ti ritrovi come me!”

Osservazione

Una donna fiera messa in etichetta, quasi vittoriosa, credo una guerriera. Ha un elmetto, un portamento fiero, è orgogliosa di sé, non ha pauraSta guardando qualcuno che aspetta. Ha un medaglione con il sole o un bambino ed è anche elegante. Ha il vestito sopra le ginocchia, una sciarpa che cade su un fianco, un peplo!È studiata e ricercata, femminile solennità!Sembra una vigilessa che attendeUna donna che è stata in guerra, malmessa con le vesti arrangiate, una reduce.

Donna di verde beltà

La forza, il dominioContenta di quello che ha fattoPiena di sé, bella e viva

Donna era,altera e fieraLabbra rosse e sguardo lontano,madre scalza:-guardo oltre e non ho paura-Sta sfilando e dice: - guardatemi!-

Sofferenza e cambiamentoAmmirazione, io mi sento intimoritoVicinanza e coraggio, anche amoreSolitudine e paura

Ha il rumore del silenzioOé!!!!Rumore di tuono che ti blocca,la voce di un gabbianoFruscio delle vesti

Un respiro per prendere fiato (ma non per lamenarsi)Minerva, la dea della sapienza.

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A PIÚ VOCIUn progetto per le persone con Alzheimer e per chi se ne prende cura

24 marzo 2015

Entriamo in mostra a coppie e attraversiamo le prime tre sale. Nella quarta sala ci sediamo di fronte a Testa-ritratto maschile, fine II secolo-inizi I secolo a.C., di bronzo, e a Testa di uomo barbato, 150 a.C. circa, di marmo. Le osserviamo con attenzione ed esprimiamo il nostro parere dicendo quale delle due preferiamo e perché. A partire dall’osservazione inventiamo insieme un dialogo tra i due…

Osservazione

Io non lo considero il parlare insieme di questi dueQuella bianca mi fa un po’ pauraNon lo vedi? Gli si è staccato tutto il capo!È troppo, non mi piace per nulla.Come si chiamava? Doveva essere bravoÈ bello, è un’opera d’arte ma con quella testa a me mi fa impressioneIl sentimento, sembra abbia pauraA me piace di più quella (in marmo), tutta la forma ideale di un uomo anziano Io preferisco quello (di bronzo) perché è più uomoÈ fatto in maniera incredibile, la visione è tutta un’altra cosaNell’altro gli occhi non si vedono, è neroI baffi lasciamo perdere Farlo vedere al pubblico è da pazziQuesta qui che costeggia il viso cos’è? Barba!La testa bianca è inquietante perché manca un pezzo ma è bonarioUno ha le rughe sulla fronte, vengono a tutti prima o dopo, quando siamo morti no!Quello lì (di bronzo) non si sa beneIo lo preferisco, mi piacciono I capelli ricci, la pella morbida e liscia, però ha un viso sofferente. Per me ha paura, ha un occhio spaurito…Gli occhi sono un po’ coloriti, stanchi e pensierosiPuò darsi, ma come si fa noi a giudicarlo?Non è mica brutto, l’altro mi piacerebbe se avesse la testa interaA me piace di più perché è una statua che racconta, è anziano, ha l’esperienza. Ha gli occhi precisi in giù, è come se leggesse e raccontasse.

L’altro è sorpreso ma non parla, gli occhi dicono tuttoA me piace questo, anche se ha le testa squartata, l’altro ha gli occhi pallati A me quel capo aperto non mi va per niente!

Giovani verso anzianiIl titolo... Ce l’ho a casa!

Tutte le storie sono iniziate da quando è rimasto fermo, non ha il coraggio di parlare e di fare nulla. È sorpreso e forse impaurito: ha visto qualcosa… un incidente!Due occhi pieni di paura, ha tanta paura negli occhi. Ha visto un animale grosso, più grosso di lui davanti. Mamma mia!!!Io credo che i due si conoscano, sono due tipi diversi e diversi parecchio.Lui ha una quarantina d’anni, diciamo che si chiama Augusto Nerone (prima si chiamavano così) Giacometti, l’altro Patrizio.Non li ho mai visti parlare insieme ma sono sicuro che tra loro si vogliono bene. Si sentono parlare tra sé: -Allora, allora…abi dop pic! E dopo vado... - - Allora che credi? Siamo tutti tutti!-Augusto vede un animale e si spaventa. L’altro, più anziano, sarà scappato. E allora l’altro rimasto solo, gioca lui. Mamma mia, mi pare brutto!Armato non è... scapperebbe! Il posto c’è. Si sarà nascosto in un posto sicuro perché sono intelligenti, sanno nascondersi.

Andreina, Beat, Carmela, Gina, Gioconda, Luigi, Manuela,Marco, Neda, Sara, Otello, Vanna

Conduzione: Luca e CristinaTrascrizione: Irene

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A PIÚ VOCIUn progetto per le persone con Alzheimer e per chi se ne prende cura

7 aprile 2015

Entriamo in mostra a coppie e attraversiamo diverse sale popolate di statue antiche. Ci sediamo di fronte alla Minerva del Museo Archeologico Nazionale di Firenze. La osserviamo con attenzione e condividiamo le emozioni che suscita in noi. Poi inventiamo insieme una poesia…

Osservazione

Ma chi è quella?A me mi piace - il viso, com’è vestita… mi piace.Io ho guardato questa verde. Eh, insomma. È bella perché è naturale, è semplice, non ci ha niente di più.Bisogna stare tutto l’occhio lì – è infinito! È proprio naturale, bella la gonna, gli han fatto proprio le grinze che fa il coso, il grembiule.Madonna che bella che è!Proprio sorriso sorriso non è: a volte……a volte ci ha un bel sorriso: ‘un ti posso dì niente!Guardala! E’ guarda te. È un bu-bac. E il viso di-din-di-di.Mi piace il davanti, perché sono tutti pezzettini, forse sono brucoli.Come? Non sai cosa sono i brucoli? A me mi viene sempre al naso, un brucolo!Che pettinatura! È bella a caso! Sì, tanto! Sulla testa ci ha un non-so-che. Guarda che visi, che gli fanno!Secondo me, con quel braccio lì, come tengono le donne [padrone] di casa, è una donna impor-tante, è una che comanda. Per me è una figura importante, ha l’impressione di comando, comanda lei. Non so che comanda, ma comanda lei. Mi dice poco il viso, è indifferente a tutto. Ha il viso proprio cattivo, tutto tirato. Chi comanda non può essere dolce, se è dolce se lo tiene per sé, non lo esprime. Ma perché un braccio solo? E uno, che vorrebbe dire, che non c’è? Lei è tutta piena, è per bene, e là, un coso nero, è tutta…Ha un elmo in capo, simbolo della potenza all’epoca sua: era una dea.Come fai a vedé che è una dea? Le dee hanno tutte delle stelline, roba che luccica appuntata nei capelli.

Però sul grembiule ha delle macchie rosse. Sembra quasi uscita da una guerra. Sembra sangue. Sembra quasi graffiata, sul viso, come se fosse caduta. Per essere una donna, grandi emozioni non ne dà. Ti interroga. Sembra quasi che ti voglia dire: ‘va tutto bene?’[Chiedere] se quello che ha fatto ti aggrada. Non è l’aspetto di una con la testina bassa. Il mento alto, il collo alto, lo sguardo – non te lo so dire. Guarda lontano.Stabilità e sicurezza. Sembra quasi che abbia un po’ di rossetto. Può darsi. Ha un espressione di sorriso. ‘La cerca. [Per capire meglio] bisognerebbe girare alla tonda.

E perché la dovrebbe parlare?

Altèra, sicura. Sa i fatti suoi. Spavalda, comanda.Non so che comanda,ma comanda, lei: comandina. Arcignosa.Arrogante e cattiva.Prepotente e ignorante. È un bu-bac! La si credeun’imperatrice, vuol comandarl’esercito delle truppe,gli altri. Forse son brùcoli.Chi comanda non può essere dolce, se lo è lo tiene per sé.Sulla testa ha un non-so-che,un elmo dell’epoca sua. At-tenti! Bei-bei.Guerra. Graffiata sul viso, sembra sangue. La bocca ora quasi sorride.E perché la dovrebbeparlare? A orecchio non si sente il rumore del silenzio.Tìn! (come quandosbatti due cose metalliche).Dòn (il rintocco singolodi una campana). Guàrdala. E’ guarda te. Parla e dice: “Allora? Che fate? siete sempre costì, eh? tutti addormentati?”

Partecipanti: Andreina, Angiolina, Annita, Gina, Gioconda, Sara, Filippo, Luigi, Manuela, Marco, Maura, Paola, Irene

Conduzione: Irene e LucaTrascrizione: Luca

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È composto, sembra una persona affidabile. Chissà che discorso aveva preparato, doveva essere un discorso importante ma la bocca è ancora chiusa. È nella foga del discorso perché la manica qui si è alzata sul braccio. Lui parla a tutti, parla al popolo, alla gente di prima. È un gesto studiato e misurato, forse lo fa di lavoro.

Dice e semina

Il braccio destro è alzato. È un gesto studiato e misurato. Invita le persone a venire intorno ad ascoltare. Dice e semina qualcosa, vuole raccontare la sua storia precisa precisa. Dice:

“Aspettate, vi devo dire una cosa: andate tranquilli nel mondo. Abbiamo vinto!!! Vi proteggerò da questo mondo. Il mondo è bello, godetevelo! Vi saluto con amore.”

La bocca ha come un sorriso. È da molto che è lì, perché è un po’ sudato. Guardava lontano, ma [ora] sembra che scenda una lacrima. Ha pianto! ha pianto per noi. Si è emozionato a fare il discorso.

Albana, Angela, Anna, Antonella, Cecilia, Gina, Fosca, Francesca, Isaura, Linda, Loretta, Lucia, Mara, Marisa, Natale, Sergio, Sergio, Silvana, Vera.

Conduzione: Cristina e LucaTrascrizione: Cecilia

31 marzo 2015

Entriamo in mostra e ci sediamo di fronte alla Statua- ritratto di Aule Meteli (L’arringatore) del Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Osserviamo con attenzione la statua e condividiamo le emozioni che suscita in noi il suo aspetto, la sua posa, il materiale di cui è fatta. Poi inventiamo insieme una poesia…

Osservazione

L’abbiamo vista tante volte, vengo sempre a guardarla! L’è tanto che la guardo, perché mi piace. Io dopo lo racconto ai miei figlioli. Ma… occome si chiama?Appena lo vidi lo dissi subito che era un bell’uomo! Io pensavo di esagerare a guardarlo, ma io un òmo così neanche alla televisione! Lo disse anche il mio marito, io a forza di dirgli che era bello mi disse “Prendilo e portalo via!” Certo è un pezzo unico, è roba da valore. Ci vòle un òmo di 80 anni come me per capirla. Chi l’ha fatto l’è un bravuomo, accidenti!

Il braccio destro è alzato. Ma che indica, l’America? Perché con una mano a questa maniera indica per forza l’America. Quell’altra mano regge il mantello. Sembra che sia come umana e giovane, una ventina d’anni. È sorridente, è giovane, giovane e bello. Come statua è bella bella, fatta con ingegno, anche se non c’è proporzione tra la mano e la testa, e ha due buchi al posto degli occhi, non si può vedere l’espressione. C’ha la mano destra col pollice piegato e le altre dita a reggere il mantello tutto piegato. Di fianco alla tunica c’è una balza. Anche al collo ci sono le pieghe, è ordinato. È qualcuno di una casta perché c’è una banda sul vestito. Ha una tunica e le mutande sotto, ma chissà se usavano allora? Questo ha proprio tutto, è anche alto. Ci sono anche i sandali coi fiocchini. Io come lo guardo dentro di me dico: ma bello come questo!!! C’è tutto! Che è un grande si vede dalla mano. Se non avesse la mano sarebbe spogliato, [così] è potente. Con quella mano secondo me invita le persone a venire intorno ad ascoltare. Macché, dice: “addio” o “arrivederci”, “Saluti a tutti!”, un bello slancio di saluto. [O:] “Guardate gente, là c’è l’America!”: Va in America! “E che il Signore vi protegga”.

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A PIÚ VOCIUn progetto per le persone con Alzheimer e per chi se ne prende cura

14 aprile 2015

Entriamo in mostra a coppie e attraversiamo diverse sale popolate di statue antiche. Ci sediamo di fronte alla Minerva del Museo Archeologico Nazionale di Firenze. La osserviamo con attenzione e condividiamo le emozioni che suscita in noi. Poi inventiamo insieme una poesia…

Osservazione

È bella, mi piace – molto il modo di esprimersi, con la mano così, come a dire qualcosa di importante. La solita cosa che si sa a mente. Dalla posizione, da come è messa, si capisce che ha anche l’altro braccio.Perché sinceramente io vedo una cultura buona e importante. Mi piace tutto anche il vestito perché è girato tutto qui.È molto giovane, e poi è una donna, ha un bel visino, sembra che abbia dodici anni.Ha personalità. Quel suo modo di esprimersi. È come se dovesse dire qualcosa di decisivo. Attesa. Sembrerebbe come dire “siete delle brave persone. Cercate di essere ancora più brave.”È anche una presenza bella. Ci ha un casco sulla testa. Una cresta. Dietro ha un cappellino piccolo ma davanti no. Una passata, una specie di cresta. E il mantello. E al centro del petto un cerchio, una medaglia. Alé.E poi ci ha la bocca e gli occhi. La bocca, così, aperta.Faccio presente che sono sempre vivo.Invece ci sono, delle cose da notare. Innanzi tutto l’elmetto che ha sulla testa, che non è tipico di una donna. Potrebbe essere che il suo marito fosse lontano, nelle battaglie, e quell’elmetto fosse il simbolo del potere del marito che lei gestisce.C’è qualcosa di magnetico. È una donna da adorare. Da qui all’eternità. Una donna sistemata in modo da piacere a tutti. Mi sbaglierò, ma io la vedo così.Una donna piena d’autorità, forte, coraggiosa. E bella. Giusta. È una guerriera, ma l’è buona.Il classico naso alla greca.

Quello che lei sta per dire

Faccio presente che son sempre vivo. Vorrei passare una serata con lei.Attesa. Sfida. Come se dovesse dir qualcosadi decisivo.Fragor di guerra.Il verde coll’oro brillante.Fierezza & alterigia. Imponente.Un pianto e un rumore di mare,di mare, di mare,sì, sì, onde.Ffffffffff…!

Rampanti e sicure di sé, oh! Le donne di oggi(non la Cinzia…). Sembra più un omoche una donna. Mi guarda e dice‘Vedi come sono forte io’.Soggezione – mi fa sentir meglioPensare di poterla spostare.Mi viene incontro.Un pianto e un rumore di mare,di mare, di mare,sì, sì, onde.Ffffffffff…!

Partecipanti: Albana, Angela, Anna, Cecilia, Gina, Fosca, Francesca, Isaura, Linda, Lucia, Mara, Sergio, Sergio, Silvana, Vera

Conduzione: Cristina e Michela Trascrizione: Luca

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5 maggio 2015

Entriamo in mostra a coppie e attraversiamo diverse sale popolate di statue antiche. Ci sediamo di fronte alla Minerva del Museo Archeologico Nazionale di Firenze. La osserviamo con attenzione e condividiamo le emozioni che suscita in noi. Poi inventiamo insieme una poesia…

Osservazione

È una donna, però ha mezzo busto, manca qualcosa… un braccio di sicuro!Si vede come se fosse una santa scura, ha la carne scura.Appena entrata mi è piaciuta più di tutte perché mi ha fatto venire in mente il mio babbo, che an-dava sempre a portare le cose, lavorava le maglie, stando con lui ho appreso certe cose.Mi piace, ha una bella testa.L’austerità della persona, ha lo sguardo austero.Mi piace il portamento elegante.Una cosa normaleÈ poco elegante sotto, dove finisce il vestito.Ha le zeppe alte che potrebbe essere moderna, il vestito è dei tempi antichi.È vestita normale, ha la gonna, sarebbe elegante ma con quel braccio lì…poveretta!Il braccio che manca rovina tutto. Mi sembra fine, bellina, fiera da come tiene la testa.Mi piace il viso, è una donna dura, risoluta, però femminile e dolce.Fine anche nel vestire.In testa ha una specie di cappello, piuttosto bruttino e una sciarpa, una fascia.Bisognerebbe cercare nel pozzo il braccio, sì nel pozzo d’acqua asciutta.Ma che c’è stata qualche guerra?Mi pare l’abbiano acciaccata bene.Di qua è normale, di qua manca roba.Nella diversità ci sta il meglio.L’ovale del volto è pressoché perfetto, l’espressione del viso, la bocca.Io la vedo con il braccio.Bella, bella di portamento.Ha l’elmo e l’armatura, per me è stata in guerra. Sembra l’elmo di Scipio!

Donna misteriosa e altera. Nella diversità ci sta il meglio

Una donna pensierosaNon si vedono bene gli occhi,gli occhi si vedono poco bene.

Una bella donna,una gran bella donna

Una cosa normale

Guardandola mi vengono in mente… piano piano mi sono abituata alle suore mantellate,ci sono stata bene.

Una santa scura.

Del braccio mi scocciaSensazione negativaUn passato traumaticoUna donna severaMi fa sentire piccola

Lo scialle che poi ritorna,una stola, un taglio.

Bella, senso di sicurezza.

Non si può dire il rumore:rumore di battaglia, splash nel pozzo,la musica della Bohème.

Una cantante, che fiera canta: -All’alba vincerò!-

Partecipanti: Alexandra, Amelia Emilia, Angela, Angelo, Anna, Claudia, Erina, Gioia, Giuseppe, Licia, Luciana, Maddalena, Maria, Maria, maria Rita, Massimiliana, Neri,

Nicasia, Patrizia, Raffaele, Rosina, Serena, VittorioConduzione: LucaTrascrizione: Irene

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La storia e i pensieri di Ercole

Si chiama Ercole, gli hanno fatto fare le fatiche e c’ hanno fatto pure il film.Ma qui si riposa è seduto, ha le guance, il naso e le sopracciglie schiacciate dai pugni. L’ha prese, ma ne ha date anche tante.E’ girato perché ha visto Rosa, la sua donna.E’ seduto si riposa stanco, era un gran lottatore ed un gran camminatore. La palestra non gli è mancata, ha fatto ginnastica e si vede.Ha gli occhi che pensano, ha delle preoccupazioni, pensa al suo popolo che è in acque poco bone. Ercole si è allontanato dal suo popolo perché si dicevano su di lui cose non vere. Si diceva che avesse tradito, che picchiava la gente. Ercole e tirava, ma era una brava persona.

Anna, Claudia, Erina, Gioia, Giuseppe, Licia, Linda, Lorenza, Maddalena, Maria, Massimiliana, Raffaele, Rosa, Rosita, Serena, Vittorio

Conduzione: Cristina, e Irene.Trascrizione: Michela

19 maggio 2015

Entriamo in mostra a coppie e attraversiamo le prime due sale. Nella terza sala ci sediamo di fronte al Pugile seduto del Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo. Lo osserviamo con attenzione e condividiamo le emozioni che suscita in noi. Poi inventiamo insieme una storia…

Osservazione

Mi piace l’osservazione che ha lui, tutti andiamo a vedere quello che lui dice, è molto espressivo.Bello però, ha una faccia che ti dice qualcosa, quasi lo temo, mi devo tirare un pochino indietro, poi (si alza in piedi per vedere la statua più da vicino) posso dire un’altra cosa? Il mio babbo è morto, a vederlo così mi pareva lui, in una maniera proprio come era lui. Il mio babbo era una persona eccezionale.Mi piace. Lo vedo un uomo pensieroso che guarda verso l’ infinito. E’ vero.C’ha tutti i riccioli e dei muscoli (si tocca l’ avambraccio).Io gli vedo le mani. Secondo me è stato un lottatore, perché ha qualcosa una protezione come guanti.Ha anche una bella espressione, è parecchio espressivo. Tutta la forza che emana è però tutta spostata sulla testa, come se fosse richiamata da qualcuno.Mi sembra un Dio in terra.Mi piace l’idea della sua forza.Duemila anni fa non si vestivano andavano sempre gnudi. E’ un combattente stanco.Come corporatura è forte, ma mi sembra schiavo, mi sembra stanco. Lo mandano a combattere ma lui si domanda : ”ma la mia vita sarà tutta così?”Pensa e guarda verso l’infinito.

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A PIÚ VOCIUn progetto per le persone con Alzheimer e per chi se ne prende cura

Mi colpisce il volto: pare spaventato, o angosciato. Di fronte ha un’aria interrogativa – perché è messo così, gobbo (imita la posizione).E comunque non è rotta: è un po’ sciupata.Non avrà giocato a pallone? A pallone. Anche. Potrebbe anche essere a forza di camminare.

Ha fatto bene a smettere

‘Gli è un omone, eh? Si chiama Giuseppe Andrea, detto Ettore.Fa un lavoro che ha bisogno di proteggere le mani. È un pugile. La sua forza è grande.Ma soffre. Per la fame. Sembra tanto nutrito, ma ha fame. Per fare il peso deve mangiare meno, certo. E non ha i soldi abbastanza pé comprare. Guadagna poco. Fa pochi incontri. Anche quello, ma fino a un certo punto. Uno guadagna secondo la persona che è.È sposato, e ci ha anche un bambino: dove l’ho visto…? Eccolo laggiù che dorme. E la moglie? Se lui è così bello, chissà com’è!Credo che non sia contenta che lui faccia il pugile. Primo, rischia di spaccarsi il muso. E poi guadagna poco. Oggi i pugili prendono soldi, ma una volta… Non aveva a fare un figlio, allora. Potrebbe fare più incontri. Almeno guadagna di più.O cambiare lavoro. Per questo è pensieroso, perché non sa se cambiare o no.Lavori ce n’è tanti. L’imbianchino. Il muratore. Ci ha il fisico. La moglie non è contenta. Erano meglio i soldini. Ma i cazzotti li pigliava lui.Ha fatto bene a smettere.

Partecipanti: Adriana, Aladino, Alba, Anna, Caterina, Daniela, Delia, Fernando, Giorgio, Giuliana, Lorenza, Maddalena, Matteo, Miriam, Modesta, Otello, Pilar

Conduzione: Irene e MichelaTrascrizione: Luca

12 maggio 2015

Entriamo in mostra a coppie e attraversiamo le prime due sale. Nella terza sala ci sediamo di fronte al Pugile seduto del Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo. Lo osserviamo con attenzione e condividiamo le emozioni che suscita in noi. Poi inventiamo insieme una storia…

Osservazione

È la prima volta che vengo. Il palazzo ‘gli è bello, ma a me… non mi ci piaceCi hanno messo un bambino. Siamo tutti bambini, poi si comincia a crescere.

Bello. Un gran bel tipo lo trovo, guarda là! Tutto l’insieme: le gambe, il busto… Sì. È un bel lavoro. Egli’eran bravi anche allora!Ma non gli hanno fatto il vestito. E quella gamba rovinata, che sarà successo? Ha una robustezza che non abbiamo più. Ci ha delle belle manone. O quanto avrà vangato?Come uomo mi piace, e come tutto. Ci ha lo sguardo a malandrino. Per me no. Lo sguardo – e la testa messa così. Le braccia (imita la posizione). Vedo che ha più protette le mani che la testa.Eeeeh… ma c’è un significato. Sicuramente le mani per quest’uomo contavano più della testa.Le gambe l’ha rovinate (molti si alzano, dal loro posto non vedono a cosa si riferisce Adriana).Assomiglia a ì mì marito – era alto, un metro e settanta, un metro e settantacinque. Poi, purtroppo, per un tumore, è diventato piccino piccino.Stupisce di quanti dettagli si possono leggere nei muscoli! Si vede il torace, la schiena… si vede proprio che è un atleta, sembra vero. È incredibile come l’hanno rappresentato perfettamente.Lo sguardo, come a dire: ‘No, non lo faccio più’. Perché c’è anche sofferenza. / No! Per niente!‘gli ha ‘ capelli riccioluti. Ci ha dé begli occhi, un bello sguardo gli hanno fatto.È fermo e pensoso. Per me ‘gli ha uno sguardo di sfida. È un lottatore.La gamba: ma è rotta? Peccato, un bell’omo così. Non gli manca niente. Me lo sposerei.Ma non è che è il bronzo sciupato?Anche per me andrebbe bene. A parte la barba. Ma quella gliela faccio togliere.A me sta bene anche con la barba. La barba e i capelli son tutti arricciati, come fosse appena uscito dal mare. Può darsi, potrebbe.O aveva un cattivo parrucchiere. Le mani e i piedi però sono molto curate.

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A PIÚ VOCIUn progetto per le persone con Alzheimer e per chi se ne prende cura

Zà Zà

Da un saluto al popolo.Sorride.Si chiama Zà ZàAspettiamo che si muovaSorride e dice:“Popolo di Roma, vi giuro che Beatrice Cenci è innocente”

Bellissimo,sono in ammirazione.Viso perfettoQuel buchetto che c’ ha làE saluta vedi,guardando il temposi ferma.

BellissimoSembra tutto di carneNon è vecchio, è giovaneE’ perfetto,Sguardo penetrantePotenza e RispettoMaestosa autorevolezza.

Intorno c’ eran canti di primaBUM, CRASHUna tromba Un violinoAlza la manotutto si ferma.SilenzioSchhhh

Adriana, Aladino, Alba, Caterina, Danila, Delia, Eugenia, Federica, Fernando,Giorgio, Giuliana, Laura, Lorenza, Marialina, Marianna, Matteo, Michela, Modesta, Nicolas, Otello.

Conduzione: Cristina e LucaTrascrizione: Michela

26 maggio 2015

Entriamo in mostra e ci sediamo di fronte alla Statua- ritratto di Aule Meteli (L’arringatore) del Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Osserviamo con attenzione la statua e condividiamo le emozioni che suscita in noi il suo aspetto, la sua posa, il materiale di cui è fatta. Poi inventiamo insieme una poesia…

Osservazione

Lui da un saluto al popolo e con il viso sorride. Mi sembra che da un momento a l’ altro scenda e ci dica qualcosa. Bello, bello ha un vestitino, è un dirigente.L’ altra volta si fece merenda.Sembra proprio un vestito romano, mi piace le scarpe, come si fa a comprarle? Sono stivaletti?Si vedono le vene nella mano.Chi l‘ha fatta questa statua? Il vestito è antico, antico, antico, si vede nei film. Gli occhi sono piccolini, chiusi, stretti, ma lui guarda.Mi sembra che abbia un’ po’ di pancia, non si è allenato.Dice chi è lui, ma noi non si capisce la lingua, parla etrusco.E’ uno che ammonisce e deve fare un discorso : “Popolo di Roma, vi giuro che Beatrice Cenci è innocente”.Si vede e si apprezza, di che millesimo è?Per me i giorni e i mesi non contano.Le braccia sono straordinarie, sembrano di carne.Io mi sono innamorata del viso, si chiama Zà Zà.Il braccio sembra che da un momento all’ altro si abbassi, bedda madre.Aspettiamo che si muova.Ha le ombre sulla testa e sulla tunica.Io più che alla statua penso a chi l ‘ha fuso sembra vivo, è naturale, il ginocchio, la mano, le vene, le rughe, lo rendono vivo. Guarda i capelli, sembra uscito dal parrucchiere.

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