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Giornale on-line, Edizione stampata, Numero 11, luglio 2007 Euro 10 NUMERO SPECIALE Un documentario sulla Stampa autoprodotta nell’Abruzzo interno

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Giornale on-line, Edizione stampata, Numero 11, luglio 2007 – Euro 10 – NUMERO SPECIALE

Un documentariosullaStampa autoprodottanell’Abruzzo interno

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Questa edizione stampata di SITe.it, dedicata interamente al tema del-l’informazione dal basso e alle istruzioni su come si realizza in casa ungiornale autoprodotto, è speciale per vari motivi.Intanto ha una tiratura limitata rispetto alle decine di migliaia di copie acui eravate abituati e non è, come di solito, distribuito gratuitamenteporta a porta. Per la prima volta la rivista ha un prezzo di copertina (10euro) e per la prima volta trovate allegato, in omaggio, un DVD.Il DVD contiene in formato Pdf la raccolta di tutti i numeri degli insertistampati di SITe.it e soprattutto il film documentario del regista HaydirMajeed, Odore di inchiostro.Il film – il primo prodotto dalla Aleph editrice – documenta l’esperienzadella rete dei fogli ciclostilati collegati alla nostra testata e affronta iltema dell’informazione autoprodotta. Il documentario – e non potevaessere altrimenti – è anch’esso autoprodotto e autodistribuito: è il risul-tato di oltre un anno di lavoro volontario di decine di persone che, quasitutte gratuitamente, ci hanno aiutato in questa folle impresa.La nostra speranza è che l’esperienza della rete di fogli autoprodotti siareplicata anche in altre zone. Chiunque voglia organizzare degli incontripubblici sul tema dell’informazione o ha qualche idea su come diffonde-re Odore di inchiostro può contattarci, siamo disponibili a spostarci perraccontare la nostra esperienza oppure a inviare copie del film.Noi abbiamo già iniziato: dopo l’anteprima del film organizzata ad aprile aLuco dei Marsi, il 23 luglio Odore di inchiostro sarà all’università di Romaper una iniziativa contro le mafie organizzata da Libera, il 26 al Frentaniafilm festival di Lanciano, il 1 agosto al Film festival di Tagliacozzo, mentre altreiniziative sono previste nei paesi marsicani e nel resto d’Italia.Ma abbiamo anche un’altro obiettivo: creare un appuntamento annualesul tema dell’informazione glocale. Pensiamo a un momento di con-fronto tra le varie esperienze di informazione autoprodotta,mediAttivismo e netAttismo e di sintesi delle combinazioni tra vecchimedia e nuovi media , ma anche a un luogo di sperimentazione delle

varie sinergie che – grazie allenuove tecnologie – possonosvilupparsi tra soggetti egruppi diversi.

A questo punto, oltre che conun buona lettura, vi salutoanche con buona visione.

Angelo Venti

PER INFORMAZIONI SUL FILM

ODORE DI INCHIOSTRO:[email protected]

ANGELO VENTI: 336.40 06 92Haydir Majeed: 320.01 53 505

Franco M. Botticchio: 349.32 38 636

SITe.it / odore di inchiostro - luglio 2007 FLASH

GIORNALE ON LINE, Anno XEDIZIONE STAMPATA

Numero 11 SPECIALEluglio 2007

€ 10,00DVD OMAGGIO

PUBBLICITA’ DIRETTA

Per le inserzionisu questa rivista

contattarela redazione

dore di inchiostro

Autorizzazione: Tribunale di Avezzano

n° 147/98Editore:

Aleph editriceDirettore:

Angelo VentiFoto:FAT

Redazione:loc. Petogna, 15

Luco dei Marsi 67056tel. 0863.52.91.00

Email: [email protected]. online:

www.site.itStampa:

LCL AvezzanoCopyright:

Aleph editriceTUTTI I DIRITTI RISERVATI

Ringraziamo per lacollaborazione e l’aiuto:

FRANCO M. BOTTICCHIOMARCO DI GENNARO

HAYDIR MAJEEDGIUSEPPE PANTALEO

MARIA GIOVANNA TRECCOZZI

INCHIOSTRO AVVELENATO«Una stampa cinica e mer-cenaria prima o poi creràun pubblico ignobile»

Joseph Pulitzer ARMA STRATEGICA«La terza guerra mondialesarà una guerriglia dell’infor-mazione, alla quale parteci-peranno militari e civili senzaalcuna distinzione »

Marshall McLuhanQUARTO POTERE 1«La vera libertà di stampaè dire alla gente ciò chenon vorrebbe sentirsi dire»

George OrwellQUARTO POTERE 2«Nel tempo dell’ingannouniversale, dire la verità èrivoluzionario»

George OrwellQUARTO E QUINTO POTERE«Il vero potere risiedenelle mani di chi ha inmano i mass media»

Licio GielliCIAMPI AI GIORNALISTI«...è importante che abbia-te sempre dritta la vostraspina dorsale»PER UN’INFORMAZIONE ONESTA«Onesto è colui che cam-bia il proprio pensiero peraccordarlo alla verità.Disonesto è colui che cam-bia la verità per accordarlaal proprio pensiero»

Anonimo araboRESPONSABILITÀ DEI SINGOLI«Quello che accade, accadenon tanto perché unaminoranza vuole che acca-da, quanto piuttosto per-ché la gran parte dei citta-dini ha rinunciato alle sueresponsabilità e ha lasciatoche le cose accadessero»

Antonio GramsciGUERRA DEL GOLFO 1«L’informazione è diventa-ta un’arma strategica»

Papa Giovanni Paolo IIGUERRA DEL GOLFO 2«...non riuscivo a credereche i giornalisti fossero lìpraticamente per firmarepezzi scritti dai militari»

Oriania Fallaciillustrazione di Giuseppe Pantaleo

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INFORMAZIONE GLOBALE E INFORMAZIONE LOCALE

I media non ti piacciono?Non odiarli, diventa tu il media

SITe.it giornale online - edizione stampata – numero 11/2007 – SPECIALE

Una volta il dissenso verso lo status quo siesprimeva con comizi, cortei, manifesti ovolantini: oggi i singoli e i movimentisociali si servono di Internet per comuni-care direttamente con una platea virtualeche, teoricamente, sembra illimitata.La rete è diventata lo strumento privile-giato con cui giovani e militanti tradizio-nali si scambiano informazioni e organiz-zano e supportano le proteste di piazza(Bbs, Mail, Siti web, Mail list, Newsgroup...).Ma Internet è anche il campo di battagliaper le proteste virtuali dei NetAttivisti(Netstrike, Defacements...) e dei gruppi dihacker (che costruiscono strumenti dicomunicazione impermeabili a filtri ecensure dei governi) e rappresenta l’hu-mus vitale per l’azione dei movimenti disoftware libero, p2p, file sharing, Wiki ecc.Riconosciuta l’informazione come terrenodi conflitto, i NetAttivisti usano la rete persabotare i flussi comunicativi dei potentidel mondo, ma anche per autoprodurreinformazione indipendente e dal basso.In Italia, per far conoscere le potenzialitàdi questo nuovo mezzo anche al grandepubblico, bisogna attendere il 2001.Durante il G8 di Genova, i no-global uti-lizzano Internet a fini logistici, organizza-tivi e luogo di dibattito. Ma la rete diven-ta subito mezzo formidabile di denunciae controinformazione: forse non è uncaso che il bersaglio privilegiato dellarepressione è proprio il Media center.

A rovesciare la percezione dei fatti diGenova è soprattutto la presenza dimigliaia di mediattivisti che – armati difotocamere, telecamere, palmari, portatilie cellulari – autoproducono e diffondonoin rete un’enorme massa di materialeinformativo: filmati, suoni, foto, testimo-nianze, interviste. Materiale messo adisposizione dell’opinione pubblica sia intempo reale (siti web e radio libere) sianelle settimane e nei mesi successivi gra-zie ai film realizzati dai registi presenti.E’un punto di svolta che testimonia comeInternet possa non solo competere con imedia tradizionali, ma rappresenta ancheun archivio dinamico indifferente a cen-sura, palinsesti, tempi e spazi tipici del-l’informazione radiotelevisiva e stampata.Oggi, la saturazione dell’etere e l’accentra-mento dei media tradizionali, favorisconola convergenza digitale su Internet di molticontenuti prima veicolati attraversotelefono, carta stampata, radio e televisio-ne: sbocciano non solo giornali online eblog, ma anche web radio e web tv.Ma la consapevolezza che la popolazioneche può e quella che vuole accedere aInternet è ancora minoritaria, spinge moltiad utilizzare la rete per sperimentarenuove sinergie con singoli soggetti, grup-pi sparsi, riviste, tv e radio indipendenti.Grazie alla rete, combinazioni originali travecchi e nuovi media nascono e si diffon-dono con la velocità di chi li immagina.

FALEGNAMERIAAngelo

MIGNINIstrada 43, Luco dei Marsi

tel. 0863.52348 - cell. 339.3088099

INFISSI – ARREDAMENTIMOBILI SU MISURA Il diritto all’informazione è un diritto soggettivo derivato dalla libertà di

manifestazione del pensiero, libertà sancita, in Italia, dall’articolo 21 dellaCostituzione. Eppure il modello planetario che domina il flusso delle infor-mazioni possiamo definirlo, senza eufemismi, dittatoriale.L’80% delle notizie dall’estero, servite quotidianamente da giornali, tv, radio eriviste proviene da un oligopolio di 4 agenzie internazionali: le americaneAssociated press e United press, la britannica Reuter e la France press. Pertanto,tutto ciò che appare sui media, risulta filtrato da una sorta di dogana delle infor-mazioni che sceglie la priorità degli argomenti cui dare visibilità.I grandi media, in tutto il mondo, non rappresentano più lo specchio dellarealtà, ma sono sempre più ridotti al ruolo di portavoce delle élite economi-che e politiche ai vertici della società.Il bombardamento informativo – quel rumore di fondo che serve a produrredisinformazione – agisce come una sorta di censura e non garantisce a tuttila possibilità di utilizzare i media come strumenti democratici. Con la filoso-fia dell’intrattenimento, si addormenta poi lo spirito critico degli individui esi riduce la massa a spettatore passivo. La scuola, la famiglia, i partiti – maanche la parrocchia o l’oratorio – sono stati già travolti dalla potenza deimessaggi comunicativi cui sono sottoposte le nuove generazioni.Sul piano nazionale la situazione è anche peggiore. Concentrazione deimedia, conflitto di interessi, tg addomesticati, finti esperti, sondaggisti egiornalisti che si autocensurano, sono alcune delle minacce mortali non soloall’autonomia e alla libertà dei media, ma anche alla democrazia. Che fare?

RISTORO, SOGGIORNO, FATTORIA DIDATTICAPRODUZIONE E VENDITA PRODOTTI BIOLOGICI

CERCHIO (AQ) TEL. 0863.78214 CELL: 333.87470998www.agriturismolalocanda.it

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E-mail: [email protected]

di Angelo Venti

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www.cat.org/au) che consente la pubblica-zione in tempo reale di testi e materialiaudiovisivi. Altra caratteristica è che chiun-que può pubblicare e commentare le noti-zie: non esiste una redazione centralizzata,ma solo un data base automatico.“Indymedia - si legge nella presentazionedel sito - è un network di media gestiti collet-tivamente per una narrazione radicale, obiet-tiva e appassionata della verità. Ci impegnia-mo con amore e ispirazione per tutte quellepersone che lavorano per un mondo migliore,a dispetto delle distorsioni dei media che conriluttanza si impegnano a raccontare gli sfor-zi dell’umanità libera”.Da alcuni mesi l’attività del nodo italiano èsospesa “per avviare – si legge sul sito – unprocesso di ridiscussione del progetto”e sononate alcune liste di discussione a cui chiun-que può iscriversi e partecipare.Una curiosità: delle ultime sei notizie pub-blicate sulla IMC indymedia Abruzzo primadella chiusura, quattro riguardano la diffu-sione in formato pdf di inserti ciclostilati diSITe.it e una il pdf de II Martello del Fucino.

Arcoiris è una televisione accessibile gratui-tamente da Internet. A differenza di una Tvtradizionale lo spettatore può decidere cosavedere in qualsiasi momento, senza vincolid’orari e palinsesto. L’offerta di titoli è costan-temente aggiornata o proviene da filmatiprodotti direttamente e da contributi ester-ni: l’archivio online contiene 7.454 filmatiper oltre 4.000 ore.Usare www.arcoiris.tv è molto semplice: sientra nel sito, si sceglie un filmato e il tipo diconnessione. La visione inizia immediata-mente, ma è possibile scaricare la versionemp3 (solo audio) e quella in alta risoluzione(per DVD, VHS o ritrasmissione televisiva).Con Arcoiris puoi vedere interviste o serviziche in una tv tradizionale non vedresti permotivi di censura o perché non remunerativi.Chiunque può collaborare con filmati o idee.

ARCOIRIS E TELESUR: SATELLITE + WEBcome vederci:Decoder non Sky:Hotbird 7a – 13° est. Trasponder 18. Frequenza11.541,03. Feq: 5/6. Polarizzazione verticale.Symbol rate 22.000 Mbauds.Nome Canale: Arcoiris Tv.Decoder Sky: canale 916.

Il mondo del giornalismo dal basso cresce esi allarga: siti web, blog e giornali online nonsono utilizzati per fare solo controinforma-zione o informazione di movimento, madiventano strumenti di un giornalismo civi-co realizzato da cittadini e associazioni che,da destinatari passivi, diventano attori diuna fitta rete di scambi di informazioni.Ma a dimostrare per la prima volta la poten-za di internet nel creare mass media dalbasso, autogestiti, non-profit e indipenden-ti dai media istituzionali, è stato il sitowww.indymedia.org, un network di mediaattivisti nato nel ‘99 a Seattle e che si è dif-fuso rapidamente in tutto il mondo.Il nodo italiano (www.italy.indymedia.org),creato in occasione del vertice Ocse diBologna, ha svolto un ruolo informativofondamentale a partire dal G8 di Genova eha dato vita a decine di IMC locali, tra cuiindymedia Abruzzo.Indymedia usa una piattaforma tecnologicacreata da haker australiani (perfezionata poida quelli americani ed europei) e un softwa-re libero (scaricabile dal sito web

SITe.it / odore di inchiostro - luglio 2007 4/5

La televisione generalista è moribonda.L’energia della comunicazione sociale si sta

trasferendo in un’altra direzione.La direzione è quella della rete.

La maggioranza della popolazione italianariceve dallo schermo televisivo una partedominante dei segnali che influenzano il

“cervello sociale”. Dentro quello schermo noidobbiamo portare nuovi messaggi

e interconnetterli con la rete.Il nostro intento nell’immediato futuro èquello di connettere il circuito delle pro-

duzioni audiovisive con un reticolo territorial-izzato – quartiere per quartiere – di micro-

trasmettitori a corto raggio.E dunque, per prima cosa, occorre costruirequesto reticolo. Lo chiameremo Telestreet.

[Stralcio del manifesto di Telestreet].

Telestreet è una rete televisivo-informativadi tante micro-televisioni, basata sull’inter-connessione TV-Internet: l’idea è di esten-dere a tutti non solo la fruibilità, ma anchela produzione delle informazioni.Le Tv di strada sfruttano i coni d’ombra liberidai segnali televisivi, utilizzano trasmettitoridi piccola potenza e coprono un raggio dipoche centinaia di metri: l’emittente sicostruisce con poche centinaia di euro.www.telestreet.it è il centro di riflessioni,idee, proposte e archivio delle videopro-duzioni della varie microTv. Il sito forniscel’elenco delle tv di strada con indirizzi ecanali di trasmissione e ospita mail-list eforum per la discussione di problemi legalio di realizzazione tecnica.Il progetto è partito nel 2002 con Orfeo tv diBologna e si è esteso in tutta Italia: unamicro tv è nata anche ad Arcore.

TV-STREET / TV DI CASEGGIATO / TV DI QUARTIERE / TV DI CONDOMINIO / MICRO-TV / PERSONAL-TV

Creare una, due, tre, molte televisioni di strada

www.indymedia.org: “Se non sei tu asfruttare i media, i media sfrutteranno te”

ARCOIRIS E TELESUR: SATELLITE+WEB

www.arcoiris.tv

NGV è un progetto per la creazione di unarete di webTv indipendenti e a basso costo,con la veicolazione su rete di video di qua-lità WHS da fruire localmente su pc o dariprodurre su nastro, cd o dvd.Si basa sulla collaborazione in rete e l’uso ditecnologie e software di pubblico dominioper scaricare e pubblicare video. Nel primocaso si utilizzano programmi di file sharing esi richiede di mantenere i video in linea peravere massima visibilità, mentre il sistemaopen pubblishing non è ancora pronto.Nell’archivio sono indicati circuiti e serverche vanno puntati, mentre la presenza inrete di tutti i titoli dell’archivio è garantitadai server ftp riservati.Interessante anche il sito www.vttv.it dellaAccademia belle arti di Carrara, che speri-menta un incrocio tra tv di strada e webTv.

WWW.NGVISION.ORG

New global vision

ALCUNI LINK CONSIGLIATI

indymedia.orgtmcrew.orgisdi.itarticolo21.inforadiondadurto.orgstrano.netinventati.orgristretti.itecn.orgcensurati.itautistici.orghacklab.it

radiogap.netmegachip.infounimondo.orgaddiopizzo.orgritaatria.itavvisopubblico.itlibera.itammazzatecitutti.orgcentroimpastato.itantimafiaduemila.comemergency.itarci.it

retelilliput.orgunponteper.itrsf.orgarcoiris.tvvttv.itpeacereporter.netprimadanoi.ittelestreet.orgrisorsetiche.itzabrinskypoint.orgoziosi.orgwarnews.it

peacelink.itpunto-informatico.itradioradicale.itcarta.orgdiario.itcanisciolti.infobeppegrillo.itilbarbieredellasera.compiccoligiornalisti.itilcassetto.itfotografisenzafrontiere.orgnuovimondimedia.com

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SITe.it giornale online - edizione stampata – numero 11/2007 – SPECIALE

che confermano il possesso dei requisiti perl’iscrizione nelle liste elettorali politiche.Serve infine un documento che comprovil’iscrizione del direttore all’Ordine deiGiornalisti (è sufficiente un pubblicista).Nel caso il proprietario è una persona giuri-dica (es. associazione), sarà necessario pre-sentare copia dell’atto costitutivo e dellostatuto (le ditte o società anche il certificatod’iscrizione alla Camera di commercio).Sulla pubblicazione, per legge, devonosempre essere indicati luogo e anno dellapubblicazione, il nome e il domicilio dellostampatore (che nel caso della testata onli-ne corrisponde al provider), dell’editore e ilnome del direttore responsabile.Maggiori informazioni possono essererichieste all’Ordine dei giornalisti o diretta-mente alla Cancelleria del tribunale.

Oggi non è ancora chiara la netta interpre-tazione delle nuove leggi che regolanoInternet e la stampa. In ogni caso è possibi-le registrare una testata giornalistica (onlineo tradizionale), presso la cancelleria del tri-bunale nella cui circoscrizione la testata hala redazione.Ogni giornale deve prevedere la figura diun direttore responsabile, per la responsa-bilità penale, mentre proprietario ed edito-re sono responsabili civilmente.In un apposito modulo che rilascia la can-celleria del tribunale, è richiesta una dichia-razione con firma autenticata con indicatinome e domicilio del proprietario e deldirettore, titolo e natura della pubblicazio-ne, periodicità della testata. Inoltre, i certifi-cati di nascita, residenza e cittadinanza deldirettore e del proprietario e i documenti

Dal ciclostile al copyprinteril ciclostile (oppure duplicatore stencil,mimeografo o poligrafo) fu brevettato nel1876 e veniva utilizzato per stampare abasso costo o in condizioni precarie. In pas-sato ha legato il suo nome a suffragismo,lotta clandestina, parrocchie, sezioni di par-tito, contestazione studentesca e alle primefanzine musicali.Il principio di funzionamento si basa sul tra-sferimento dell’inchiostro sul foglio attra-verso una matrice di carta incerata, bucatacon una macchina da scrivere o una penna.Negli anni ‘70 arrivano i ciclostili elettrici epoi gli incisori elettronici, infine compare ilcopyprinter che li ha fusi insieme.

Come si registra una testata giornalistica

INFORMAZIONE AUTOPRODOTTA TRA LE MONTAGNE DELL’ABRUZZO INTERNO

SITe.it: da internet a “Odore di inchiostro”Il sito www.site.it nasce il 10 aprile 1997 enell’ottobre del ‘98 riesce a ottenere, tra iprimi in Italia, la registrazione in tribunalecome giornale online.Nel dicembre 2003 si stampa in rotativa ilnumero zero dell’inserto site.it/marsica,distribuito gratuitamente nei paesi marsica-ni con la tecnica del porta a porta.Nell’estate del 2004, una nuova svolta: glieditori di SITe.it e de Il Martello del Fucino,acquistano insieme un copyprinter usato elanciano la sfida degli inserti ciclostilati.L’idea non è certo originale: i pamphlet (foglivolanti dai toni polemici) circolavano già nel‘600 e sono forse il primo esempio di foglioautoprodotto e autodistribuito. Tuttavianon può negarsi che diffondere un foglioprodotto in casa è molto intrigante.Fotocamera, scanner, computer e copyprin-ter: con poche migliaia di euro nasce unaredazione-tipografia in grado di produrremolti giornali. Ma il copyprinter è difettoso:già con il numero zero del Martello, i dueincassano una querela con una richiesta di

risarcimento danni da trenta milioni di euro.Ma i fogli volanti marsicani si moltiplicanoquando la testata SITe.it si mette a disposi-zione di chiunque ha voglia di farsi un gior-nale e ha qualcosa da comunicare: in pocotempo, nei paesi del circondario, nasconooltre 15 redazioni locali.La tecnica è semplice e a basso costo.Le redazioni lavorano in autonomia e con leloro uscite suscitano la curiosità dei lettori:spesso i problemi dei piccoli centri non inte-ressano la stampa ufficiale e, senza i fogliautoprodotti, i residenti non avrebberovoce. Anche nella Marsica, gli utenti diInternet sono una minoranza e l’assenzadella banda larga aumenta il digital divide.La rete è però preziosa per rilanciare le noti-zie fuori dal territorio o su altri media: i gior-nalini, in formato pdf, vengono pubblicatisul sito web, inviati per mail e diffusi tramitealtri giornali online e siti di informazione.Nel 2006, Haydir Majeed propone di docu-mentare questa esperienza di informazioneautoprodotta con il film Odore di inchiostro.

Il copyprinter si basa sempre sul principiodel vecchio ciclostile, ha uno scanner chescansiona l’originale e la matrice è incisaelettronicamente, oppure è possibile invia-re i dati direttamente dal computer.Una volta avviato, stampa 120 copie alminuto (formato A3, risoluzione 600 dpi),con più rulli è possibile usare diversi colori ela stampa è economica: carta e inchiostro.Anche i costi di gestione sono bassi e puòprodurre milioni di copie con una manuten-zione minima. Ingombra come una fotoco-piatrice da ufficio e può essere utilizzatoanche in cantina o nel sottoscala.Cosa aspetti a stampare il tuo foglio volante?

FalegnameriaGENTILE SANTE

zona industriale, Magliano dei MarsiTelefono 347.64 59 129

LIBERAMARSICA

associazioni contro le mafie

cell. 349.56 57 497E-mail:

[email protected]

CIRCOLO DI LUCO DEI MARSI

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STESSO INCHIOSTRO, STESSO CICLOSTILE: DUE TESTATE DELLA MARSICA ORIENTALE

LA RETE DEGLI INSERTI STAMPATI COLLEGATI ALLA TESTATA SITE.IT GIORNALE ONLINE

Armati di un goffo archibugio che sputa inchiostro

6/7SITe.it / odore di inchiostro - luglio 2006

Site.it / brigantiNato nel 2004 alla Petogna (Luco dei Marsi),formato A4, pp. 4, copie 2.000STAFF: Angelo Venti, Gabriele Altobelli, FrancoMassimo Botticchio, Carmine Crocco.CENNI: a questa testata si ricorre in casi par-ticolarissimi, quando occorre un interven-to politicamente scorretto. In occasionedell’affare della «clinica del futuro» diPescina, la sua uscita, nell’autunno 2004,portò il provvido promotore di quella sfor-tunata intrapresa a definire i compilatoridel foglio degli “Emilio Fede”.

Site.it / sherwoodNato nel 2004 a Tagliacozzo, formato A4, pp.4-8, copie 500STAFF: Associazione Robin Hood.CENNI: il foglio nasce con il proposito disensibilizzare il lettore su temi di impegnoe dibattito culturale. Si interessa prestodelle questioni cittadine tagliacozzane.

Site.it / la piazzaNato nel 2005 a Ortona dei Marsi,formato A4, pp. 4, copie 200STAFF: Circolo di rifondazione comunista,poi Birgit e Claudio Di Fonso e FrancoMaggi, quindi Ass. Marsicana Giovenco.CENNI: il proposito è quello di elevare ungrido di allarme e richiamare l’attenzionesul dirompente fenomeno dello spopola-mento della montagna, con particolareriguardo alla Valle del Giovenco. Moltosentito e sceverato il tema ambientale.

Site.it / il germeNato nel 2005 a Sulmona, A4, pp. 8, copie 1.000STAFF: Movimento civico Altra Città.CENNI: argomenti di pedagogia e di gnosipostmoderna. Di grande effetto le illustra-zioni di Jean Pierre Colella.

Site.it / marsicalugNato nel 2005 a Luco dei Marsi, formato A4,pp. 4, copie 2.000STAFF: Marsicalug – Circolo Arci.CENNI: tema dell’open source in informatica.

Site.it / ds maglianoNato nel 2005 a Magliano dei Marsi,formato A4, pp. 4, copie 500STAFF: Sezione Ds Magliano.CENNI: foglio informativo della locale sezio-ne dei ds, nata in paese nel 2004.

Site.it / la svegliaNato nel 2005 a Cerchio, formato A4, pp. 4,copie 500STAFF: Movimento civico “Insieme perProgredire”, poi Movimento civico“Rinascita democratica”.CENNI: voce polemica della variegata oppo-sizione municipale in quel paese.

Site.it / orticaNato nel 2005 ad Avezzano, formato A4, pp.4, copie 1.000STAFF: Paolo Battaglia, Luca De Clemente,Gianluca Cipolloni, Luca Lupi, Luca Santilli.CENNI: foglio studentesco universitariochiuso tra L’Aquila ed Avezzano.

Site.it / samarcandaNato nel 2005 a Celano, formato A3, fronte eretro verticale, copie 1.000STAFF: Sezione Ds.CENNI: gazzetta della locale sezione deidemocratici di sinistra su temi di interessemunicipale, con particolare riguardo per

l’attività del sindaco di quella città, il sena-tore Piccone (FI).

Site.it / tiestiNato nel 2005 ad Avezzano, formato A4 pp4, poi A3 fronte retro verticale, copie 1.000STAFF: Alfredo Mignini, Giulio Russo, Luigi Venti.CENNI: supplemento studentesco ciclostilatoiro-maieutico di pensiero e di dialogo delliceo “Vitruvio Pollione” di Avezzano. Bestianera del foglio: il famigerato preside, cav.Angelo Bernardini, quello della circolarecontro i pantaloni a vita bassa.

Site.it / ds lucoNato nel 2005 a Luco dei Marsi, formato A4pp. 4, copie 2.500STAFF: Sezione Ds.CENNI: foglio d’informazione della localesezione dei democratici di sinistra.

Site.it / bradypusNato nel 2006 a Avezzano, formato A4, pp.variabili, elettronica formato pdfSTAFF: Giuseppe Pantaleo.CENNI: inserto autoprodotto sulla città diAvezzano. Distribuito in rete, viene scari-cato e stampato a cura dei lettori.

Site.it / la cazzetta lucheseNato nel 2006 a Luco dei Marsi, formato A3fronte e retro verticale, copie 2.500STAFF: Cellula Arciprovocazione, AngeloVenti, Peter Guide.CENNI: nasce con l’intento di insufflare,nella quieta cittadina sulle sponde delFucino, un poco di refoli del tradizionalechiacchericcio luchese.Particolarmente attivo nel periodo eletto-rale con ponderose polemiche municipali.

Site.it / italia nuovaNato nel 2007 a Celano, formato A4 pp. 4,copie 500STAFF: Vito Chimienti.CENNI: foglio autoprodotto di pensieroSociale, Culturale, Politico. Ha una posizio-ne politica vicina allla destra sociale.

Il Martello del FucinoFondato nel 2004 a Pescina, formato A3,fronte e retro verticale, copie 800STAFF: Franco Massimo Botticchio (aliasCobianchi, alias Machno, proprietario delfoglio), Angelo Venti (direttore responsa-bile), Eliseo Parisse (alias Robespierre, aliasCanenero), Anonimo AvezzaneseCENNI: il foglio nasce contestualmenteall’acquisto del ciclostile, nel settembre2004. Satira, ambiente e politica localecostituiscono gli oggetti indicati nellaregistrazione in tribunale. Nelle cinquantauscite succedutesi sino ad oggi, il foglio siè occupato principalmente delle varie

vicende cittadine di Pescina e di SanBenedetto dei Marsi. Due le querele con-seguite per la fantomatica vicenda della«clinica del futuro», struttura che avrebbedovuto installarsi in Fontamara. Altri caval-li di battaglia sono stati: la gestione, nelcomprensorio, dei servizi legati ad acqua enettezza urbana; le vicende societariedella squadra di calcio di Pescina; le cavedi località Cardito; l’archeologia diMarruvium. Sempre sviscerati con il pre-zioso ausilio di illustrazioni e vignette dialta scuola (che hanno conferito al foglioun aspetto a suo modo inconfondibile, nelbene e nel male).

La VangaFondato nel 2001 a S. Benedetto dei Marsi,formato A3, fronte retro verticale, copie 500STAFF: Paolo Di Cesare (alias Mori, proprie-tario del foglio), Giovanni Di Pietro poiMario Sbardella poi Giuseppe Vespa (diret-tori responsabili), Mauro Ciofani (aliasPoppedio), Franco Massimo Botticchio(alias Cobianchi).CENNI: originariamente stampato in tipo-grafia, il sardonico foglio marruviano èuscito anche quale ciclostilato, dal 2004.Tutela dei beni archeologici, satira di sedi-centi potenti e molto altro.

Site.it / marsicaNato nel 2003, formato A4, pp. 16-32, stam-pa quadricromia, copie 45mila-90milaCENNI: è il primo inserto di site.it, stam-pato in rotativa.STAFF: curato dal direttore Angelo Venti,conta su una variegata redazione.Viene distribuito porta a porta nei comunimarsicani (volte, anche L’Aquila eSulmona): una copia a famiglia, gratis,direttamente a casa. Spazia dai temi glo-bali a quelli locali con una preferenza peril giornalismo d’inchiesta. Si finanzia conpubblicità e vendita di spazi comunicativi.

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L’inchiesta che non leggerete mai sui gior-nali è quella che mette in luce alcuni aspet-ti del giornalismo dei nostri tempi e chetocca molto da vicino, chi più chi meno,tutti gli editori. Tali imprenditori sfruttano ilati deboli di un “sistema” creato da consue-tudine e leggi vaghe o sbagliate. E solo direcente, grazie a giudici che hanno perso ilsenso di equità oltre che di giustizia, gli edi-tori stanno avendo una grande manoanche dalla giurisprudenza.Le vittime sono tante; la più importante è laverità. In questi tempi di turbolenza e diconflitti di interesse si parla spesso di scio-pero dei giornalisti. Eppure dei problemi dicui parleremo nessun sindacato si è maioccupato. Ecco perché il problema interessatutti i cittadini (nessuno escluso), ecco per-ché tutti dovrebbero conoscere alcuni deimeccanismi che stanno dietro la fabbrica-zione delle notizie che ogni giorno leggia-mo sui giornali. Ecco perché questa chesegue è una inchiesta “impossibile”.

GIORNALISTI DI SERIE A E DI SERIE BNegli anni d’oro (quelli ormai lontani piùdi due decenni) circolava un simpaticoadagio che voleva il giornalismo lavorod’elite e poco faticoso, remunerativo epieno di privilegi.«Fare il giornalista è sempre meglio che lavo-rare», si diceva. In effetti fino agli anni 80 igiornalisti facevano parte di una categoria-casta ben pagata che deteneva di sicuro leleve del potere.Negli anni 90 le cose iniziano a cambiare,le testate giornalistiche aumentano sem-pre più, si consolidano le reti televisive eradiofoniche locali. I grandi gruppi inve-stono nel locale sviluppando redazioniregionali. Aumenta la richiesta dei giornal-isti e gli iscritti all’albo, in maniera espo-nenziale. I giornali aumentano la foli-azione e c’è bisogno di più lavoratori.Si crea, all’interno della casta dei giornal-isti, una netta separazione: ci sono i gior-nalisti assunti (quelli con la propria scriva-nia, in redazione, con stipendi che supera-

no i 2.000 euro, spese, trasferte, straordi-nario, tredicesima e quant’altro preveda ilcontratto nazionale).Ci sono poi i cosiddetti “collaboratori” (5euro a pezzo, quelli che vivono per stradae non possono accedere in redazione, chelavorano da casa e sono apparentementesvincolati dall’organico che crea il gior-nale, si pagano spese e disagi).Sarebbe tutto normale se il ricorso al “col-laboratore esterno” fosse occasionale esporadico. Cosa diversa, invece, se si spre-mono giovani desiderosi di affermarsi perfare gran parte del prodotto giornale,sfruttando meccanismi perversi di legginon più attuali o distratte o troppo gener-iche o peggio interpretate male.Ed è chiaro che all’editore il ricorso al col-laboratore convenga davvero molto:come chiedergli “preferisci che ti regalimille euro oppure un milione?”.La completa latitanza ed impotenza diOrdine e sindacato (e quella anche degliorgani ispettivi) ha generato una sorta dimatematica tranquillità che sovrasta sfrut-tamento e lavoro nero e che si traduce indecine e decine di vertenze singole edestenuanti che terminano dopo oltre 10anni (ed i collaboratori non sono high-landers…). Nel frattempo è intervenuta lalegge Biagi che ha flessibilizzato ulterior-mente il lavoro dei collaboratori anche deigiornali locali abruzzesi. In sostanza il gior-nale che prima si faceva con giornalisti concontratto e diritti oggi si fa soprattutto concollaboratori che vengono pagati meno esoprattutto non hanno alcun diritto.

I PROBLEMI DEI GIORNALISTIRIGUARDANO TUTTI I CITTADINIIl problema diventa rilevante perché legatoal lavoro dei giornalisti è strettamentedipendente uno fra i diritti più importanti: ildiritto costituzionale ad essere informatocorrettamente.Quando l’informazione è corretta il cittadi-no ha a sua disposizione gli strumenti perpoter esercitare gli altri suoi diritti, per farsi

“L’INCHIESTA IMPOSSIBILE” DI WWW.PRIMADANOI.IT

Giornalista precario,cittadino accecato

Le informazioni diffuse dalle aziende editoriali sono quasi tutte redatte da gior-nalisti che, nel chiuso delle redazioni, rielaborano comunicati e finte intervistericevute da agenzie e uffici stampa di enti, istituzioni e aziende. I cronisti chevanno in giro a cercare le notizie sono quasi spariti e il risultato è un’informazio-ne acritica e spesso asservita al potente di turno: chi ci perde è la democrazia.Di seguito pubblichiamo integralmente una interessante inchiesta di AlessandroBiancardi e una mail inviata da una giornalista, pubblicati entrambi su Prima danoi, il primo giornale online abruzzese.La redazione di SITe.it ringrazia Biancardi per la disponibilità dimostrata.

DI ALESSANDRO BIANCARDI

SITe.it giornale online - edizione stampata – numero 11/2007 – SPECIALE

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Il ragazzo che si avvicina a questa profes-sione avendo un’idea romantica della pro-fessione si scontra immediatamente conla realtà che, nella migliore delle ipotesi, èun contratto annuale di collaborazione(alcuni anche a progetto anche se franca-mente si ignora quale sia in questo casol’accezione di “progetto”).Oggigiorno si fa ampio ricorso a contrattiflessibili che ogni collaboratore esternodeve obbligatoriamente ma “liberamente”firmare. Tale accordo privato imposto dal-l’editore ha il solo obiettivo di svincolarel’azienda da ogni sorta di legame con il col-laboratore che rimane dunque esternoall’azienda.Per la legge formalmente tale lavoratoreopera «in proprio» e «senza alcun vincolo disubordinazione». Il collaboratore lavora«sulla base di singoli incarichi professionali divolta in volta conferiti». Non c’è rimborsospese, non ci sono ferie, riposo o dirittiriconosciuti. I contratti imposti dalla partepiù forte sono accordi stipulati «nella piùampia libertà e facoltà delle parti».Seguendo pedissequamente il dettato con-trattuale il collaboratore dovrebbe proporreun pezzo al giornale quando ne ha voglia, ilgiornale lo pubblica se ne ha voglia.Il compenso al momento è cinque euro adarticolo. Per chi non abbia assolutamenteidea di come nasca un articolo diciamo chequesto implica telefonate, spostamenti,ricerche, e di sicuro la perdita di un po’ ditempo. Cinque euro valgono per l’articolocreato in un’ora come per quello di mezzagiornata. Un articolo va sempre verificato:pensate che si possano effettuare sufficien-ti verifiche per 5 euro? Fin qui potrebbe sembrare solo una storiadi quotazione dell’operato del giornalista.

L’OBBLIGO SOTTINTESOI problemi seri iniziano quando, sfruttandola legge, si riescono a creare interi giornalibasandosi esclusivamente o per la maggiorparte sul lavoro dei collaboratori. Con il nontrascurabile vantaggio di costare moltopoco al “padrone”. Questo implica di fattoun lavoro quantitativamente e qualitativa-mente diverso del collaboratore che dovràassicurare nella pratica un certo numero diarticoli utilizzando un certo numero di oredella sua giornata.Si crea così un certo “obbligo sottinteso” allaprestazione che si allontana dalla inizialestatuizione e si trasforma di fatto in un rap-porto che dal punto di vista giuridico diven-ta in molti casi subordinato (che andrebberegolato dal contratto nazionale dei gior-

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nalisti molto ma molto più costoso per l’edi-tore). Il vincolo c’è, la dipendenza pure, manon si vedono a fine mese nella busta paga.

75% DELLA “REDAZIONE”Oggi anche in Abruzzo la percentuale deicollaboratori di un giornale si aggira intornoal 75%. Questo vuol dire che i giornalisticontrattualizzati sono appena il 25% dell’in-tero organico e di solito hanno compiti dicoordinamento, di impaginazione, di verifi-ca dei pezzi. E per un collaboratore che libe-ramente deve fornire pezzi per riempireogni giorno una porzione di pagina (a volteanche una pagina intera) la situazionediventa piuttosto complicata.Non bisogna sottovalutare la componentepsicologica ed umana di chi magari amamoltissimo questa professione e si sottopo-ne per un certo periodo di tempo alla neces-saria ed utile “gavetta”.Molto spesso però tale periodo si allunga adismisura occupando spesso un decennio,ma sono sempre di più chi può vantare una“gavetta” ventennale o più. L’unico problemadiventa trovare… un lavoro per sopravvivere.Per le tv locali le cose non vanno meglio: ilricorso ai giovanissimi di primo pelo (chenon pretendono ma nemmeno assicuranoprofessionalità) è sempre maggiore, cosìcome a società esterne, troppo pochi i veriprofessionisti con regolare contratto di cate-goria che possono garantire la qualità delprodotto. Ecco allora che il giornalismo fattocon queste logiche alle spalle pone seri pro-blemi qualitativi del prodotto.

LA NOTIZIA INQUINATASe così stanno le cose si capisce quanto siavitale trovarsi un “vero” lavoro che consen-ta poi di poter continuare “a scrivere sulgiornale” perchè nessuno oggi è in gradodi vivere dignitosamente con 300, 500 o600 euro al mese. Ecco perché si trovanofirme note sui nostri giornali che di mestie-re fanno il professore o l’impiegato.Moltissimi “operatori part time dell’informa-zione” tuttavia rimangono nel campo e,sfruttando le nuove possibilità offerte darecenti normative, offrono la loro presta-zione professionale creando servizi legati aquello che viene chiamato “Ufficio stampa”.“Fare l’ufficio stampa di” significa veicolarein sostanza il messaggio ai media di politi-ci, enti, aziende, associazioni predisponen-do comunicati stampa, organizzando con-ferenze stampa.Cosa succede se lo stesso giornalista cural’ufficio stampa di qualcuno e scrive anche

un’idea di chi amministra e della politica,può scegliere liberamente chi votare basan-dosi su dati certi e reali. Perché possiede laverità (o parte di essa) grazie al “cane daguardia” che è la stampa. Quando l’informazione, invece, diventafragile è asservita al potere ed il cittadinoviene come accecato, gli scandali sotterrati,gli errori cancellati, gli sprechi coperti, leresponsabilità eluse.Siete allora convinti che sondare il terrenonel quale nascono le notizie che poi si leg-gono sui giornali sia importante?

PUBBLICISTA E PROFESSIONISTASecondo la legge che istituisce l’Ordine eregola la professione giornalistica (3 feb-braio 1963 n. 69) «sono professionisti coloroche esercitano in modo esclusivo e continua-tivo la professione di giornalista. Sono pub-blicisti coloro che svolgono attività giornalis-tica non occasionale e retribuita anche seesercitano altre professioni ed impieghi».Per poter diventare pubblicisti occorre averpubblicato un pugno di articoli, essere statiretribuiti in qualche modo (non importa semolto o poco).Per diventare professionisti, invece, bisognaessere dotati di un contratto da praticante,esercitare continuativamente la praticagiornalistica per almeno 18 mesi e superarel’esame di Stato che si tiene a Roma duevolte l’anno.Tuttavia poiché degli editori hanno fattoampio ricorso agli strumenti che la leggemette a disposizione sfruttando al massimola flessibilità è diventato in sostanza impos-sibile ottenere i contratti da praticantepoiché per l’azienda molto onerosi.Così la maggior parte degli “operatori del-l’informazione” saranno pubblicisti (che èun po’ come i minorenni che portano ilmotorino o quelle auto per cui nonoccorre la patente: non sono tenuti aconoscere segnali stradali e regole peròguidano lo stesso, senza una certifi-cazione ufficiale e riconosciuta di una “suf-ficiente preparazione”).

5 EURO AD ARTICOLO O 300 AL MESEIniziare a scrivere sul giornale non è poi par-ticolarmente difficile. Diventa ostico se sipretende di essere pagati per il lavoro che sisvolge. Chissà perché il giornalismo è l’uni-co mestiere che si può fare “per hobby”.Assolutamente impossibile è oggi essereregolarizzati che significa semplicementeavere un contratto (che rispecchi perfetta-mente il ruolo effettivamente svolto) edunque diritti.

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hanno fatto a gara ad “accaparrarsi” le pre-stazioni delle firme più autorevoli (ma noncontrattualizzati) per fare a volte anchegiochi poco corretti.Tutto ruota intorno ai “buoni rapporti” ealla simpatia e alle credenziali che il gior-nalista può giocarsi.E ci sono giornalisti che lavorano peraziende, enti pubblici, organizzazioni eche di queste scrivono poi sui giornalichiamati ad essere obiettivi creando unnumero enorme di conflitti e generandoun groviglio di interessi inestricabile.Come si può pretendere che il giornalistadell’ufficio stampa del Comune Z poi siarealmente obiettivo nel riportare le noti-zie sul giornale che riguardano la stessaamministrazione?Casi di questo genere sono migliaia a tutti ilivelli generati proprio da un sistema chenon garantisce diritti al giornalista precario.Spesso si tira fuori la trita tiritera su qualemai sia la ragione per cui non si fa più ilgiornalismo di inchiesta, quello che serveper davvero… vi è per caso balenata qual-che ragione adesso?Il massimo del parossismo si tocca quando,per esempio, tutti i “corrispondenti” deimaggiori organi di informazione localisiano dipendenti del Comune per cui scri-vono “in cronaca”.Quale tipo di informazione pensate riceva-no gli abitanti di quel paesino o paesone?E se manca la verità e l’obiettività mancaquel controllo che il vero giornalismo èchiamato a fare scoperchiando quantoandrebbe per missione scoperchiato edoffrire uno strumento importante al cittadi-no, non fosse altro perché garantito dallaCostituzione.

QUALE GIUSTIZIACerto il nostro sistema offre alcuni rimediper i giornalisti in cerca di giustizia che sma-niano di uscire dal precariato. Nessuno stru-mento, invece, è offerto al cittadino chenemmeno immagina…E sono sempre più le cause di lavoro inmateria (anche se la maggioranza per mol-teplici ragioni preferisce evitare, procrasti-nare e non imbarcarsi in un camminolungo, estenuante e dispendioso che fra l’al-tro sbarra tutte le strade).E quale giustizia può arrivare in questi casise si incappa nelle maglie di un sistema giu-diziario ingolfato? Sono moltissimi i casi diover 40 che attendono la fine del loro itergiudiziario da oltre 10 anni. Gli esiti sono

sul giornale o lavora in tv?La risposta più corretta è: dipende.Esempio: se curo l’ufficio stampa dellasquadra di calcio di Montazzoli (CH) e poiper il giornale curo la cronaca di Penne(PE) è probabile che non vi siano problemidi nessun genere perché non vi sarebberocommistioni o conflitti.Ma se, per esempio, sono il giornalista checura l’ufficio stampa del partito X (dunque,pagato da questo partito) e scrivo sul giorna-le (pagato molto meno) di argomenti ineren-ti lo stesso partito, pensate forse che io possamai scrivere in tutta serenità e obiettività?E come pensate che possa essere il mio pro-dotto finale se per esempio devo informarei lettori del giornale o gli spettatori della tvdella posizione del partito Y, contrario eopposto al mio (sempre quello che mipaga)? In gergo si chiama conflitto di inte-resse e nuoce inevitabilmente alla salutedella verità e della obiettività.Infatti, la legge vieta questo genere dicommistione esplicitamente. Peccato chenessuno faccia rispettare la norma.Chi dovrebbe controllare non sa e non vuolevedere (e poi perché impedire a giornalistiprecari di portare alla fine del mese uno sti-pendio per sopravvivere dignitosamente?)

CI SONO DATORI DI LAVOROE DATORI DI LAVOROCosì abbiamo giornalisti che scrivonoanche su quotidiani molto diffusi o in tvche vengono pagati per fare i portavocedi politici. Saranno poi naturalmenteprontissimi a “far passare” articoli sul gior-nale per il quale lavorano.Poi ci sono quelli che sono “pagati dal sinda-co” che li ha “assunti” e continuano a scrive-re sul giornale, magari lavorano in tv o rive-stono ruoli organizzativi per cui possonoinfluire persino sul taglio da dare a certenotizie (tutte le notizie nei casi più estremi).Siccome siamo una regione che non si famancare nulla possiamo vantare anche“direttori dopolavoristi” che, assunti maga-ri dalla Regione o dalla università, poi, intutta obiettività, decidono le loro lineeeditoriali. Certo la cosa sarebbe molto piùgrave se si trattasse di tv regionali dallegrandi audience.Ma in questo caso di precaria c’è solo laverità che inevitabilmente ne viene fuorivisto che per eccezioni come queste vengo-no fuori compensi oltremodo dignitosi.Sta di fatto che, capito il gioco, i politici(ma anche aziende, enti pubblici e non)

per la maggior parte favorevoli ai precari pernulla favoriti dalla giurisprudenza e dal siste-ma probatorio (basato essenzialmente suprove testimoniali… degli ex colleghi anco-ra inseriti in organico…).Di recente poi la Corte di Cassazione sta rive-dendo alcune interpretazioni che avevanoportato al riconoscimento di un lavoro di fattodei precari. Così anche in Abruzzo si è visto chidopo 10 anni ha vinto una causa, è stato final-mente assunto, salvo poi prontamente esserelicenziato in seguito alla sentenza diCassazione. Quale giustizia è mai questa?Il precariato legalizzato per giurisprudenza.

IL SINDACATOChi tutela il giornalista precario?Di fatto nessuno perché nessun organismoper legge può farlo (ma che Paese è maiquesto?). Il sindacato dei giornalisti, infatti,tutela solo chi ha sottoscritto il contrattonazionale (quello oneroso per gli editori esempre più raro) un paradosso incredibile enon sanato che lascia del tutto indifesi l’e-sercito di centinaia e centinaia di giornalistidi fatto della nostra regione.Ma soprattutto lascia campo libero agli edi-tori con le inevitabili conseguenze sul pro-dotto alle quali abbiamo accennato.Sensibile a questo problema, almeno aparole, è sembrata la Cgil che in quanto sin-dacato potrebbe intervenire per tutelare idiritti fondamentali di lavoratori e cittadini.Ma muoversi anche per un sodalizio cosìimportante come la Camera del lavoro nonè facile specie in un pollaio come l’Abruzzo.In questo scenario desolante ad avere buongioco sono allora i politici e gli imprenditori,insomma i poteri forti, che di fatto possonoinfluire in maniera diretta sulla informazione(e quello che abbiamo descritto è soltantouno, la conseguenza della precarietà, ma vene sono moltissimi altri…).Come si può ragionevolmente auspicareche le cose possano cambiare grazie anuove norme necessarie e sacrosante?Certo manca da sempre anche una veraorganizzazione dei precari che vivono malis-simo ma per loro c’è sempre spazio per peg-giorare. Eppure quanto potrebbe aiutare lepersone oneste una stampa forte, onesta,che non si vende e non si presta, dignitosa econ «la schiena sempre dritta».Forse è utopia ma pretendere che siano col-mate enormi falle non chiamatela utopia.

Alessandro BiancardiTRATTO DA: www.primadanoi.it

14/10/2006 7.40

SITe.it giornale online - edizione stampata – numero 11/2007 – SPECIALE

Testata giornalistica registrata al tribunale di Chietin. 7 del 22 agosto 2005

Direttore responsabile:Alessandro Biancardi

www.primadanoi.it

Per contattare la redazione:[email protected]

filo diretto: 328 329 0550fax: 06 233 125 63

...Il nostro punto di forza? Credere fermamente nella estre-ma utilità della circolazione dell’informazione e del sapere.Un cittadino che può informarsi può anche utilizzaremeglio gli strumenti che lo Stato gli mette a disposizione, èmaggiormente consapevole e più difficilmente chiuderà unocchio sugli svarioni della classe dirigente. Il risultato saràsoltanto una crescita globale (intesa nel più ampio senso)...

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redazione sono stati licenziati.Ingiustamente ed illegalmente.Io sono stata “risparmiata”(certo, duecen-to euro potevano ancora permettersele),e il mio lavoro è decisamente cambiato.La redazione si è svuotata ed io ho con-tinuato a lavorare sobbarcandomi illavoro di chi era stato mandato a casa.Oltre la mole di lavoro ora c’era anche laresponsabilità.Non è poco per chi firma e rischia ad ognipie’ sospinto querele. Tutto a duecentoeuro e senza uno straccio di contratto.Al mattino c’erano le conferenze daseguire. Poi, appena dopo pranzo, via ascrivere. Prendi la posta, controlla le let-tere ed eventualmente chiama l’amminis-trazione o l’altra redazione per informarlisu cosa era arrivato (ma non dovevo farela giornalista?). Nel frattempo rispondi altelefono e dai indicazioni alla personache chiama per i più svariati motivi.Controlla e smista i fax arrivati ed even-tualmente inviali all’altra redazione. Faiuna serie di operazioni “tecniche” che tipermettono di lavorare alla nuova edi-zione del quotidiano. Nel frattemporispondi al telefono e dai indicazioni allapersona che chiama per i più svariatimotivi. Controlla e smista la posta elet-tronica.Mettiti al lavoro per fare le tue tre, quattroe a volte anche cinque pagine. Disegnale,scriviti gli articoli (già, perché sei anchecollaboratore di te stesso), titola e fai ilcontrollo finale (carichi di lavoro chefarebbero drizzare le orecchie a chiquesto mestiere lo fa in un contesto dilegalità e responsabilità). Nel frattemporispondi alle decine di telefonate da partedi chi chiama per i più svariati motivi.Finite le tue pagine ci sono da controllarequelle che arrivano dall’altra redazione(l’assemblaggio finale del giornale vienefatto dal grafico nella “mia” redazione);poi c’è da completare la prima pagina.“Giornalisti” (e direttore) dell’altra

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redazione intanto vanno a casa. Per teancora lavoro da finire e telefonate dasmistare, poi arriva l’Ok del tipografo eanche tu puoi andare a casa.Per duecento euro e senza uno straccio dicontratto.All’interno di quella redazione lavoricome: segretaria, tecnico di computer,collaboratore, redattore, caporedattore,caposervizio. Per duecento euro e senzauno straccio di contratto.Fin qui l’illusione.Poi anche l’inganno, e infine la beffa.Cominci a chiedere un minimo di consid-erazione e un riconoscimento, anche for-male, per il tuo impegno e lavoro.E iniziano le promesse, sia da parte deldirettore che dell’editore. «Tra 4 o 5 giorni arriveranno un contratto eun aumento sostanziale dello stipendio»(come se il contentino percepito finorapotesse definirsi stipendio).Promesse che durano mesi, che vengonoripetute e rinforzate ogni volta che ti arri-va quell’assegno, sempre di duecentoeuro; ogni volta che un altro giornalistaviene fatto fuori; ogni volta che devisforzarti di fare un altro sacrificio (“l’ulti-mo”) per affrontare una situazione (“asso-lutamente provvisoria e d’emergenza”).Ma nulla cambia e a quel punto hai lacertezza che la gratificazione economicache ti spetta non arriverà mai e anche daun punto di vista professionale non c’è piùpossibilità di crescita.Ti rendi conto che sei diventata una pedi-na di quella scacchiera fatta di illegalità einganno. A quel punto te ne vai.Con la certezza di non voler essere com-plice di quel “sistema” e con la consapev-olezza che vuoi cominciare ad essere trat-tata come una giornalista.O, almeno, come una lavoratrice.Basterebbe anche soltanto essere trattatida essere umano con la sua dignità.

Lettera firmatawww.primadanoi.it – 17/10/2006 8.20

Ho iniziato a fare la “giornalista”, due annie mezzo fa, con poca cognizione e moltaillusione.Poca cognizione perché nonostante glistudi pertinenti (laurea in Scienze dellecomunicazione) appena entrata inredazione mi sono accorta che quello chestudi all’università ti serve a poco. Moltaillusione perché avevo un’idea assoluta-mente edulcorata rispetto alla realtà.Però fare la “giornalista” mi piaceva, e mipiace tuttora. Uso le virgolette perchénonostante sono giornalista (iscrittaall’ordine dei pubblicisti) e vorrei chequesto fosse il mio lavoro, non sono maistata trattata come tale.Ma, cosa forse ancora peggiore, dopodue anni e mezzo di lavoro non sono maistata trattata come lavoratrice.Parlo di un’esperienza precisa, all’internodi una redazione abruzzese.Un’esperienza che, dopo due anni emezzo di promesse ripetutamente disat-tese, di illusioni, speranze e inganni, hodeciso di troncare. E ne sono assoluta-mente contenta.Si parla di precariato nel mondo del gior-nalismo. Io parlerei più propriamente disfruttamento.Si inizia con la speranza di fare esperien-za, e sei disposta a fare la cosiddettagavetta gratis. In realtà l’esperienza l’hofatta e all’inizio, affiancata in redazione dagiornalisti preparati e disponibili, non miè pesato lavorare senza uno stipendio,senza un solo euro.Poi, dopo alcuni mesi in cui il mio lavoroin redazione cresceva, mi è stato dato ilprimo “contentino”: duecento euro almese. Senza uno straccio di contratto,d’accordo, ma mi sembrava comunqueun inizio.Un inizio che però non si è maitrasformato in qualcosa d’altro.Quello che è invece cambiato è stato ilmio impegno all’interno della redazione.Mese dopo mese quei giornalisti bravi edisponibili che stavano con me in

TRATTO DAL GIORNALE ONLINE WWW.PRIMADANOI.IT

«Io giornalista precaria,nuova schiava e strumento dei poteri forti»ABRUZZO. Dopo la pubblicazione della nostra inchiestaabbiamo ricevuto una sola lettera da parte di una giornali-sta che si è riconosciuta nei problemi denunciati.Pubblichiamo il suo racconto consapevole che sia l’unica cheabbia dimostrato davvero coraggio nel denunciare l’illega-lità del sistema «perché non se la sentiva di farne parte».

Non ne pubblichiamo il nome per tutelarla il più possibile.Nonostante i rischi, però, ha deciso di denunciare comunque.A questo punto, anche in Abruzzo, sarà molto più difficile farfinta di non sapere (enti, istituzioni e forze dell’ordine com-presi). Degli altri colleghi che rischiano il “posto”, capiamo lapaura di esporsi ma non condividiamo il silenzio connivente.

SITe.it / odore di inchiostro - luglio 2006

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T ornato da uno stressante viaggio dilavoro nel Delta del Niger, dormo

finalmente tra le lenzuola pulite del mioloft nella periferia newyorkese.A mezzogiorno mi sveglia di soprassalto iltrillo insistente del campanello: al video-citofono vedo il solito postman che,bagnato dalla pioggia, continua a suona-re spazientito. Esco in mutande, lui migetta un’occhiata di disapprovazione epoi mi sommerge di posta: bollette, rivi-ste, una cartolina di mio figlio (la primadopo sei mesi) che mi saluta dal Tibet, epoi una montagna di pubblicità.Faccio per rientrare ma il postino mi bloc-ca con un ghigno: “Ci sono anche questi dafirmare...”. Mi molla solleciti di pagamentodell’ultima ex moglie, dell’ufficio imposte,dell’assicurazione sanitaria e, infine, unpacco proveniente dall’Italia con scritto,in bella mostra, “Fragile”.Rientro in casa, butto la posta sul divanoe mi infilo sotto la doccia calda.Mentre mi preparo soddisfatto la primarobusta colazione dopo il rientrodall’Africa, il pacchetto attira la miaattenzione: incuriosito, lo scarto e saltafuori la confezione di un DVD con unbuffo titolo, “Odore di inchiostro”.Sorseggio il caffè e rigiro la custodia trale mani per capire di cosa si tratta, poiguardo con attenzione la foto sul retrodi copertina e mi viene da trasalire:“Diamine, ma questo è il mio amico Brilli!”Riconosciuto il cavallo, guardo conattenzione il resto: mi tornano così allamente i luoghi e i volti di molte dellepersone citate sulla custodia del DVD.Come in un flash-back, il pensiero corread una singolare esperienza vissuta trale montagne dell’Abruzzo interno...

P rimavera del 2006, vigilia delle ele-zioni politiche: mi trovo in Italia per

un reportage commissionatomi da ungiornale canadese. Quello che succedenel Bel paese preoccupa tutte le demo-crazie occidentali: “Se è successo lì – miaveva detto il direttore prima di partire– può succedere anche qui da noi...”.A Roma sono attonito testimone di unacampagna in cui un unico soggetto –inondando i suoi spot elettorali da gior-nali, tv, radio e persino dai poster suimuri – riesce a mettere in ombra avver-sari e alleati. Invio in Canada il mioinquietante reportage e decido di pren-dermi una meritata vacanza.Incontro in un locale di Trastevere unvecchio amico, Greg, un antropologotexano: tanti anni fa, negli States, sbar-cavo il lunario suonando il contrabassocon la band di suo padre Bill.Tra una birra e un pezzo jazz, Greg misuggerisce di visitare l’Abruzzo, regioneche conosco solo dai diari dei viaggiato-ri inglesi dell’800 e dai romanzi siloniani.

i racconti di

Peter GuideODORE DIINCHIOSTRO:UN INSOLITO REPORTAGEDA DIETRO LE QUINTE

HAYDIR MAJEED

Nato a Babilonia (Iraq), terminati gli studiclassici si trasferisce in Italia. Nel 1987 sidiploma in regia e sceneggiatura al CentroSperimentale di Cinematografia a Roma. Dal1993 fino al 2005 lavora, come regista tele-visivo per ART (Arab Radio and Television).Ha scritto e diretto per Al Jazeera NewsChannel, “60 anni dopo” un documentariosulla resistenza antifascista italiana.Attualmente risiede ad Avezzano (AQ).

FRANCO MASSIMO BOTTICCHIO

Nato, per sua disgrazia, a Pescina, vieneimmediatamente portato a Roma, dovediviene apolide. Segue un anonimo corso distudi e, al termine, riesce, con metodi tipica-mente levantini, a convincere l’Università LaSapienza a rilasciargli dei fogli di carta.Da sempre precario, viene cooptato suomalgrado nella Pubblica amministrazione,dove fa mostra di lavorare ma attende perbuona parte del tempo alla compilazionede “Il Martello” e di altri fogli inutili.

FABIO COLELLA

Nato a Trasacco il 4 luglio 1975.STUDI: chitarra classica con GuidoOttombrino; batteria con Ettore Mancini,Fabrizio Sferra e Gianni Di Rienzo; teoria earmonia con Andrea Avena e pianoforte conAndrea Beneventano.COLLABORAZIONI: Irio De Paula, Neil Zaza,Baobab international orchestra, O.r.o., NellieTiger Travis, Sharon Lewis, Sator jazz quartet,Carlotta, Luca Giordano, Mistheria, RaffaelePallozzi e i Miradas.DOCENZE: “A.Toscanini” di Avezzano,“Unimusa” e “Icarus” di L’Aquila, insegnanteabilitato “Scuderie Capitani” .Endorser Biasin e piatti UFIP. MIRADAS

Propongono un repertorio di brani originaliche va dalla etno-music al jazz in una fusio-ne di sound travolgente.PINO PETRACCIA: percussioni, kamalengonì. MATAR M’BAYE:

ODORE DI INCHIOSTRO

InterpretiDon Chisciotte:

MAX LISCIANI

Sancho Panza:OLMO TUCCERI

Contadino:AMERICO ESPOSITO

Soggetto:ANGELO VENTI

HAYDIR MAJEED

FRANCO M. BOTTICCHIO

Fotografia-riprese:GIUSEPPE TONELLI

Tecnico audio:FRANCESCO RODORIGO

Voce narrante:CLAUDIO CAPONE

Musica originale:FABIO COLELLA

E I MIRADAS

Costumi:GIOVANNA DI GIANFILIPPO

Montaggioe postproduzione:MARCO DI GENNARO

illustrazioni:GIUSEPPE PANTALEO

Testi:A. VENTI, H. MAJEED

F. M. BOTTICCHIO

Produzione esecutiva:A. VENTI, H. MAJEED

Regia e sceneggiatura:HAYDIR MAJEED

Produzione:ALEPH EDITRICE

ITALIA © 2007TUTTI I DIRITTI RISERVATI

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M i ritrovo così, armato solo di carti-na turistica e fotocamera, tra que-

ste valli e montagne. Fa caldo e ho sete:mentre risalgo la vecchia Tiburtina finoalle Gole di San Venanzio, sotto unarupe che sovrasta il fiume Aterno trovouna fontanella e decido di fermarmi. In mezzo al fiume, che con il suo scorrereimpetuoso la fa da padrone, vedo dueindividui che fumano seduti sui massi.Mi offrono una sigaretta e si presentano:Haydir e Angelo, un improbabile registadi origine irakena e un ancor più impro-babile giornalista. Sono alla ricerca – midicono – di luoghi adatti a girare alcunescene di un loro documentario su untema che nei giorni scorsi ho avuto mododi conoscere in tutta la sua drammaticità:il problema dell’informazione in Italia.“Lui è il produttore”, dice Haydir indican-do Angelo che sarcastico risponde: “Sì,sono l’unico con la partita Iva”. Haydirnon raccoglie e mi parla con trasportodi stampa autoprodotta, di ciclostile epoi infila nel discorso don Chisciotte e

Sancho Panza.Il progetto mi sembra fumoso e capiscoal volo che non ci sono soldi, ma la sto-ria è curiosa e decido di aggregarmi allacompagnia: in fondo sono in vacanza.Vaghiamo così per alcuni giorni neiPiani di Pezza, la Cunicella, Amplero, ilSalviano, Forca Caruso e nei maneggi diOvindoli, Rosciolo e La Petogna.I problemi sono vari. Il regista cerca sce-nari per i campi lunghi, ma dai luoghiche propone il produttore anch’io mirendo conto che non sa di cosa si tratta.Altro problema è una scena di DonChisciotte che – nelle intenzioni delregista – attacca i ripetitori Tv invece deimulini a vento e, infine, il reperimento eil trasporto di asino e cavallo.La situazione è curiosa: se si trova il caval-lo manca l’asino, oppure il luogo per leriprese è lontano e non si rimedia unmezzo per il trasporto degli animali.Alla fine, gli amici dell’agriturismo LaLocanda di Cerchio mettono a disposizio-ne asino e cavallo che, in due ore, posso-no raggiungere al trotto i ripetitori diForca. Resta il Campo lungo. Angelo ciaccompagna sotto le pale eoliche diCollarmele e dice a brutto muso: “Questoè il campo lungo. Va bene?” Haydir, vista lamala parata, intuisce che il film è a rischioe intimorito annuisce.Superato a fatica il primo scoglio, si indi-viduano gli attori per interpretare DonChisciotte e Sancho mentre vari amiciprestano armatura, costumi e oggetti d’e-poca. A questo punto il regista, solenne,avverte tecnici e operatore: “Sabato pros-simo si parte con il primo ciak!”Ma più che all’opera di una troupe cine-matografica mi sembra di assistere alle

gesta dell’armata Brancaleone: la seradella vigilia salta tutto. A dare forfaitsono i due ragazzi che devono accudiregli animali: dello staff, gli unici pagati...Si rinvia tutto alla settimana successiva,ma i due attori non sono disponibili:don Chisciotte deve cucinare nel suoristorante e Sancho ha un esame all’uni-versità. Il regista, deciso a girare ad ognicosto, li sostituisce all’ultimo minutocon un amico musicista e uno dei ragaz-zi che deve accudire gli animali.Alle otto di mattina ci ritroviamo unadecina di persone a Collarmele, nellavalle dietro l’impianto eolico. Montato ilcampo intorno all’area attrezzata e alfontanile, iniziamo a scaricare le attrez-zature dal camper dell’operatore: tele-camera, cavalletto, carrello, steadycam,monitor, microfoni, luci eccetera.Angelo, che per l’occasione ha preso inprestito il fuoristrada dell’editore di LaVanga, ha pensato ad attrezzi, medici-nali, radiotrasmittenti e, manco a dirlo,al vettovagliamento suo e di tutta latroupe: bevande, cioccolate, sigarette,dolci, carbonella, graticola...All’improvviso, mentre prepariamo donChisciotte con l’armatura, sentiamoragliare e finalmente sopra il crinaleappare un cavaliere che si trascina die-tro un’altro cavallo e un asino. L’uomoscende di sella e dice: “Questo è Brilli e luiè Barone. Trattateli bene”.Dopo un po’ di tempo dallo stesso cri-nale spunta anche un pastore con ungregge. “Haydir, ti servono le pecore?”,chiede Angelo mentre si avvia incontroal pastore, incurante degli avvertimentidi Sancho che l’informa che si tratta di

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un rumeno che non parla assolutamen-te italiano. Da lontano vedo i due gesti-colare e dopo un quarto d’ora Angelotorna e dice: “E’ un rumeno di quarant’annie si chiama Nicolas. Il gregge è di 200 peco-re, il padrone è di Celano e la stalla sta aCerchio. Va a pascolare verso Forca e ripas-sa qui alle quattro di pomeriggio”.Incuriosito, gli chiedo in quale linguaabbiano parlato e lui, con aria ingenua,mi risponde: “A gesti!”. Haydir, stupito, glichiede quanto ci costa e Angelo rispon-de: “Niente, ha accettato solo un pacchettodi MS da dieci in regalo”.Montate le attrezzature e preparati atto-ri e cavalcature, si parte finalmente conle riprese. E iniziano nuovi problemi:Barone è in calore. L’asino non perdeoccasione per esibire il suo membrolungo oltre mezzo metro e provare a sal-tare sulla groppa del cavallo (...anche luimaschio!) che lo precede con in sella undon Chisciotte sempre più impaurito.Barone, oltre che eccitato è anchedispettoso e da solo riesce a far saltaretutti i programmi: si ferma davanti latelecamera a metà ripresa, si spostanella direzione opposta, morde Sanchoe quando s’impunta non c’è verso difarlo camminare.In questo luogo desolato il sole picchiaduro e contribuisce a dare a DonChisciotte quell’aria sofferente e traso-gnata degna di una scuola di alta recita-zione. Con in testa l’elmo di rame arro-ventato, il poveretto ormai ha il cervellofritto, tanto che mentre si siede sfinito eansimante indica la valle e come in predaa un miraggio esclama: “Le paste!”In lontananza vedo anch’io un uomo dalpelo rosso che risale la valle con un vas-

soio in mano. “Arriva Botticchio – mi infor-ma Haydir – è l’editore de ‘Il martello delFucino’ e coautore del documentario”.Più tardi facciamo la pausa pranzo: labrace è pronta e Danilo ci ha raggiuntocon pane e salsicce recuperate aCollarmele. Il produttore, affamato, sicimenta nella cosa che pare gli riescameglio e alla fine ci rifila salsicce e pan-cetta: una grigliata ottima che per qual-che momento ci distrae dalla fatica edalle difficoltà.Nel pomeriggio ricominciamo con leriprese e verso le quattro in lontananzariappare Nicolas con il gregge. Haydirprepara la troupe e istruisce gli attori:“Dovete passare in mezzo al gregge – ementre don Chisciotte prova ad antici-parlo sfoderando la sciabola, aggiunge– non devi fare strage di ‘Mori’. Attraversail gregge e prosegui verso le pale eoliche”.Superate le paure di don Chisciotte perla presenza dei cani pastore abruzzese,Haydir ordina: Azione!Don Chisciotte a piedi s’infila nel greggetirando Ronzinante per la capezza, die-tro segue Sancho che tira l’asino: all’im-provviso scoppia il caos.Barone, con il membro sfoderato, azzan-na una pecora sulla schiena, la solleva escappa con l’animale in bocca mentre ilgregge spaventato si disperde. Sonomomenti di paura: Peppe per salvare latelecamera scappa con la steadicamindosso, Don Chisciotte e Sancho resta-no impietriti con lancia e scudo inmano. Il resto della troupe, al grido di“Barone! Barone!” corre dietro all’asinoche scappa con l’animale in bocca, men-tre i cani abbaiano e il pastore urla, initaliano: “La pecora! La pecora!”

percussioni. CARMINE IANIERI: sax tenore, soprano e flauto.RAFFAELE PALLOZZI: piano e tastiere. JIMMY FASCINA: chitarre esaz. WALTER CERASANI: basso. FABIO COLELLA: batteria.

MARCO DI GENNARO

Consulente informatico e montatore.E’ il grafico della testata SITe.it e insieme aLuca Bravi cura il sito www.site.it.

MAX LISCIANI

Pianista, compositore, arrangiatore. Nel1988, terminati gli studi classici, sitrasferisce a Roma, dove studia alla SaintLouis Jazz School con Andrea Avena eGiovanni Tommaso. La sua formazioneprosegue sotto la guida di Danilo Rea, EnzoPietropaoli, Fabrizio Sferra, MaurizioGiammarco, Rita Marcotulli e RobertoGatto. Ha suonato e collaborato connumerosi jazzisti in Italia e all’estero. Hafondato svariate formazioni di vario genere,con le quali ha svolto tournée e inciso lavoridiscografici. Oltre all’attività concertistica,ha tenuto corsi di piano, armonia e labora-torio musicale presso ”L’accademia di musi-ca di Roma”.

GIUSEPPE PANTALEO

Lavora come illustratore e grafico. Ha parte-cipato a mostre d’arte personali e collettive,ha pubblicato, da autore, nove titoli, travolumi e cartelle.Con Aleph editrice ha pubblicatoQuadricromie di briganti, L’atlante di Kublai,Algoritmi dell’oblio e La memoria delle mani.Collabora, come illustratore, alla rivistaSITe.it/marsica, cura l’inserto site.it/bradypuse il blog www.avezzanoblu.splinder.com.

FRANCESCO RODORIGO

Ha lavorato come Tecnico d’audio aTeleradio Veronica e come Operatore dimessa in onda presso ATV7. Dal 1994 fino al2004 ha lavorato presso la Kidco Servicescome Fonico e mixer audio in studio per iprogrammi registrati o in diretta, prodottiper ART (Arab Radio and Television).

GIUSEPPE TONELLI

Nato nel ‘63 ad Avezzano, è residente aTrasacco. Ha studiato grafica e cinema d’an-imazione, dal ‘79 si occupa di fotografia edal 1983 è operatore di ripresa e montatorevideo. Dal 1993 al 2005 ha lavorato pressol’emittente satellitare ART come video edi-tor, producer e promoter.Attualmente è titolare della dittaFotogrammi Volanti Video Services che offreservizi ENG, Steadicam e Jimmy Jib. Clienti:RAI, SKY, RAI International, Sitcom, Al Jazeera.

ANGELO VENTI

E’nato a Luco dei Marsi, dove risiede in local-ità Petogna. Nel 1991 fonda l’Aleph editrice enel ‘94 la rivista “Territori in movimento”.Dal ‘93 al ‘96 collabora con il quotidiano “IlCentro” e dal 1997 è iscritto all’Ordine deigiornalisti come pubblicista. Nel ‘98 fonda ilgiornale online SITe.it con cui, dal 2003, pub-blica l’edizione cartacea site.it/marsica e glialtri inserti ciclostilati collegati.

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Dopo lo spavento, recuperiamo leattrezzature. Il regista, sconsolato, si ras-segna a cambiare la scarna sceneggia-tura e avvilito promette: “Non girerò maipiù un film con un asino”.I giorni successivi si pone un altro pro-blema. Occorre un mezzo per le ripresein movimento e, scartate le ipotesi piùfantasiose, si decide di utilizzare unaCinquecento: “magari togliamo il coper-chio del cofano – dice Haydir – e l’opera-tore con la steadycam si siede dentro”.Angelo inizia la ricerca e alla fine recu-pera da un suo conoscente di Luco, Iulo,un esemplare della vecchia utilitaria.Quando Angelo si presenta sul luogodelle riprese a bordo di quella cinquecen-to color giallo Giannini, il regista rimanecome estasiato e accarezzando la piccolaauto mormora: “Perfetta! Rifaccio la sce-neggiatura del film: riduco la presenza diBarone e lo sostituisco con questa”.Angelo lo guarda sorpreso e non sirende conto di cosa gli sta riservandoHaydir per i giorni successivi. Lui è l’uni-co del gruppo che da giovane ha posse-duto una Cinquecento e, a causa dellamitica doppietta, è il solo in grado diguidarla senza troppi problemi.Ultimate le riprese in movimento giàprogrammate, per Angelo inizia il calva-rio: giornate intere chiuso dentro quellascatola di latta rumorosa e arroventatadal sole a picco, a ripetere più volte lestesse scene. “Rifalla con un’andatura piùromantica. Mi raccomando: più romanti-ca!“, gli ordina Haydir attraverso la radio.E lui su e giù per le sterrate di Forca,sotto le pale eoliche e lungo strade per-corse ormai da pochissimi veicoli. E poiil tormento del cofano che non si chiu-

de, la freccia da spegnere o i fari daaccendere, la benzina che finisce, spes-so in piena scena. Iulo lo aveva detto: “Ilserbatoio è bucato, non versate più di 4litri di benzina, altrimenti la perde”.I luoghi dove Haydir sceglie di girare ilfilm, ma anche tutti quelli visitati nellelunghe e continue ricognizioni, sonoselvaggi e bellissimi. Anche se i mieicompagni di ventura non paiono parti-colarmente toccati, a me sembranoaffascinanti anche i piccoli centri dove sistampano i fogli ciclostilati e dove giria-mo scene e registriamo interviste.Quello che mi sorprende, è che non esi-ste una vera e propria sceneggiatura delfilm e anche gli intervistati parlano aruota libera, praticamente senzadomande. Sulla piazza di Luco si sfioral’assurdo: arriva Americo, un tipo simpa-tico che a tempo perso partecipa allerecite della compagnia di teatro dialet-tale del paese, si infila nel circolo Arci edesce fuori vestito da contadino anni ‘50.Il regista gli dice solo: “Parti da lì, arrivadavanti la telecamera e inveisci per unpaio di minuti contro giornali e tv”.Americo ripete per due sole volte, così,senza copione e senza provare.Io mi diverto ma questo loro modo dilavorare mi lascia alquanto interdetto:non riesco a capire come questa allegrabrigata possa pensare di montare tuttoquel materiale e farne uscire un film.In dodici giorni distribuiti nell’arco dicinque settimane, con mezzi rimediati econ la collaborazione di amici, pratica-mente senza soldi e sceneggiatura, pro-ducono oltre venti ore di riprese.La mia vacanza è finita, chiamo l’amicoGreg per salutarlo e ringraziarlo del con-

siglio che mi ha dato: valeva la pena divisitare quest’angolo d’Abruzzo.Due giorni dopo mi alzo di buon’ora perpreparare la valigia. Haydir si offre d’ac-compagnarmi all’aeroporto, ma con ilproduttore: “Ha l’auto con l’impianto ametano”, dice.Durante il viaggio ricordiamo i momen-ti vissuti insieme in queste settimane,Haydir mi chiede un parere sul film.Io gli domando con tono serio: “Qualefilm?” e il regista ribatte con aria piccata:“Come quale, il nostro!”Gli faccio notare che prima di parlare difilm bisogna ancora lavorare molto:Haydir annuisce, ma Angelo sembranon rendersi conto e mi chiede preoc-cupato: “Perché, cosa manca ancora?”Provo a chiedergli con tatto come faran-no per il montaggio, le musiche, la vocefuori campo. Haydir, forse preoccupatodell’aria sospettosa del produttore, provaa cambiare discorso dicendogli: “Stai tran-quillo. Facciamo scrivere i testi a Botticchioe iniziamo a montare il film – poi si rivolgea me e chiude il discorso con – Peter sbri-gati, l’aereo sta per partire”.Ci salutiamo con un abbraccio. Mentremi avvio all’imbarco mi volto e gli grido:“Quando è pronto, mandatemi il DVD.Buona fortuna!”

I l campanello del forno a micro onde miavverte che la mia colazione è pronta.

Preparo tutto sul tavolinetto, stappo unabirra, infilo il DVD nel lettore e mi siedosul divano. Con libidine azzanno il primohamburger e mentre maionese e ket-chup mi colano addosso, parte la scher-mata iniziale. “Però – penso compiaciuto –la frase di Pulitzer promette bene”.

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Il cavallo di battaglia di Site.it è la diffusione – conqualsiasi mezzo –di informazione glocale.Site.it/marsica (la sua prima edizione stampata), rappre-senta una novità nel panorama marsicano: per i conte-nuti, per la veste grafica, per la flessibilità ottenuta conl’edizione on line (attualmente in fase di restyling). E’ unanovità per la diffusione a tappeto: gratuita e «porta aporta». E’ una novità anche per l’alta tiratura compresatra le 45mila e le 90mila copie (forse piú alta di tutti glialtri periodici marsicani messi insieme). E’una novità per-chè non fa gossip: affronta i temi dello sviluppo dellaMarsica e i tanti problemi che interessano la vita realedi chi abita questa terra. Una scelta editoriale che èstata apprezzata dai lettori e dagli sponsor.A tutti diciamo grazie e vi chiediamo di continuare adaiutarci a dare più spessore alle vostre idee.

Da’ spessorealle tue idee

...ricordate il ritmo del ciclostileall’opera, l’odore dell’inchiostro?Il Ciclostile... un mezzo di stampa imperfettoche è stato per anni un efficace strumento didiffusione delle idee. SITe.it lo ha rispolvera-to e con una operazione originale ha creatouna rete di informazione autoprodotta.Ciclostile, sito internet e testata giornalisti-ca sono state messe a disposizione dichiunque ha qualcosa da comunicare e lavoglia di farlo. Dopo la sorpresa iniziale, neibar, negli uffici, nelle scuole e nei paesiniisolati si sono materializzate le prime copiedi giornalini autoprodotti: oggi, tra le mon-tagne dell’Abruzzo interno, sono 17 i foglilocali e altri sono in gestazione.Una esperienza straordinaria di informazio-ne dal basso, documentata dal film Odore diinchiostro, allegato a questo numero spe-ciale di SITe.it

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