Un contributo periodico, per rendere solida la solidarietà · sarà completato dall’esecuzione...

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Carissimi, da più di un anno la nostra parrocchia ha istituito un fondo per le opere di carità con l’obiettivo di raccogliere contributi in denaro attraverso dei versamenti, preferibilmente costanti, su un conto corrente bancario. Il Fondo non sostituisce le iniziative e gli interventi delle istituzioni, ma ha una funzione integrativa e di stimolo alla solidarietà. Fino ad oggi abbiamo ricevuto dei contributi al fondo, sia saltuari che periodici. Non vi nascondiamo che avere la disponibilità di una cifra regolare nel tempo, frutto di piccole elargizioni costanti sono una vera e propria manna dal cielo, che ci permette di organizzare meglio tutta l’attività di supporto. Come si può ben immaginare, contare su versamenti mensili, bimestrali o trimestrali, anche di modesta entità, vuol dire avere risorse sicure per fronteggiare le sempre più numerose richieste di aiuto che provengono da persone e famiglie alle prese con problemi economici determinati, prevalentemente, dalla mancanza di lavoro. Il denaro raccolto è gestito dal Consiglio pastorale parrocchiale e gran parte delle elargizioni sono destinate all’Associazione San Vincenzo de’ Paoli che da anni opera nella nostra comunità a fianco di chi vive in condizioni materiali precarie. Fino ad oggi, con discreta costanza, abbiamo cercato di alleviare le difficoltà di molte persone e questo grazie all’aiuto e alla generosità di chi, donando una piccola cifra permette di migliorare l’esistenza di chi ci è vicino. Rinnoviamo pertanto l’invito ad aderire al Fondo caritativo parrocchiale nei limiti delle proprie possibilità privilegiando la donazione periodica anche con somme modeste (10, 15 o 20 euro euro). Vi invitiamo infine a pubblicizzare il Fondo presso amici e conoscenti. Cogliamo l’occasione per augurarvi Buon Natale. Il Comitato di gestione del Fondo caritativo parrocchiale Rassegnazione e appartenenze pagina 4 Campo ACR 2010 ”La prima generazione incredula” pagina 6 pagina 10 Parrocchia SAN GIOVANNI BATTISTA di JESI NUMERO 33 www.sangiovannibattistajesi.org NATALE 2010 Per donazioni: conto corrente bancario BANCA DELLE MARCHE - FILIALE DI JESI - CORSO MATTEOTTI codice IBAN IT41Y0605521205000000019607 intestato a: CHIESA SAN GIOVANNI BATTISTA - OPERE PARROCCHIALI Un contributo periodico, per rendere solida la solidarietà Il fondo opere caritative delle nostra parrocchia compie un anno.

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Carissimi,da più di un anno la nostra parrocchia ha istituito un fondo per le opere di carità con l’obiettivo di raccogliere contributi in denaro attraverso dei versamenti, preferibilmente costanti, su un conto corrente bancario. Il Fondo non sostituisce le iniziative e gli interventi delle istituzioni, ma ha una funzione integrativa e di stimolo alla solidarietà. Fino ad oggi abbiamo ricevuto dei contributi al fondo, sia saltuari che periodici. Non vi nascondiamo che avere la disponibilità di una cifra regolare nel tempo, frutto di piccole elargizioni costanti sono una vera e propria manna dal cielo, che ci permette di organizzare meglio tutta l’attività di supporto. Come si può ben immaginare, contare su versamenti mensili, bimestrali o trimestrali, anche di modesta entità, vuol dire avere risorse sicure per fronteggiare le sempre più numerose richieste di aiuto che provengono da persone e famiglie alle prese con problemi economici determinati, prevalentemente, dalla mancanza di lavoro. Il denaro raccolto è gestito dal Consiglio pastorale parrocchiale e gran parte delle elargizioni sono destinate all’Associazione San Vincenzo de’ Paoli che da anni opera nella nostra comunità a fianco di chi vive in

condizioni materiali precarie. Fino ad oggi, con discreta costanza, abbiamo cercato di alleviare le difficoltà di molte persone e questo grazie all’aiuto e alla generosità di chi, donando una piccola cifra permette di migliorare l’esistenza di chi ci è vicino. Rinnoviamo pertanto l’invito ad aderire al Fondo caritativo parrocchiale nei limiti delle proprie possibilità privilegiando la donazione periodica anche con somme modeste (10, 15 o 20 euro euro). Vi invitiamo infine a pubblicizzare il Fondo presso amici e conoscenti. Cogliamo l’occasione per augurarvi Buon Natale.

Il Comitato di gestione del Fondo caritativo parrocchiale

Rassegnazione e appartenenze

pagina 4

Campo ACR 2010

”La prima generazione incredula”

pagina 6 pagina 10

Parrocchia SAN GIOVANNI BATTISTA di JESI

NUMERO 33

www.sangiovannibattistajesi.org

NATALE 2010

Per donazioni:conto corrente bancarioBANCA DELLE MARCHE - FILIALE DI JESI - CORSO MATTEOTTIcodice IBAN IT41Y0605521205000000019607intestato a: CHIESA SAN GIOVANNI BATTISTA - OPERE PARROCCHIALI

Un contributo periodico, per rendere solida la solidarietàIl fondo opere caritative delle nostra parrocchia compie un anno.

8 dicembre ore 11.30MAGNIFICAT

Coro “Cardinal Petrucci”M. Martelli, direttore all’organo

25 dicembre ore 11.30In Nativitate Domini

Coro “Cardinal Petrucci”M. Martelli, direttore all’organo

31 dicembre ore 18.30Te Deum

Coro “Cardinal Petrucci”M. Martelli, direttore all’organo e organo solista

6 gennaio ore 11.30In Epiphania Domini

E. Solai, flautoCoro “Cardinal Petrucci”M. Martelli, direttore all’organo

Musica Praecentio

La seconda pars della diciottesima edizione di “Musica

Praecentio” si apre con una conferenza-concerto completa-

mente dedicata a G.B. Pergolesi ed alla sua iconografia, in

occasione del Terzo Centenario della nascita del grande

compositore jesino.

Oltre alla presentazione della ritrattistica pergolesiana, vera

o presunta, il programma previsto per domenica 17 ottobre

sarà completato dall’esecuzione di musica strumentale e

vocale in auge a Jesi, a Napoli e a Roma negli anni in cui

il nostro illustre concittadino era ancora un adolescente.

A seguire, il consueto palinsesto autunnale ci presenterà

una nuova proposta per continuare a condividere memorie

ed identità musicali riscoprendo la grande ricchezza del-

la produzione sacra, vero patrimonio culturale dell’intera

umanità.

La Solennità di Tutti i Santi ci presenterà brani di A. Caldara,

G.B. Martini e W.A. Mozart, mentre la domenica dedicata

alla Presentazione della B. Maria Vergine ci farà conoscere

un tipo di repertorio appartenente alla tradizione britannica

sei-settecentesca con importanti compositori autoctoni (W.

Boyce, Ph. Hayes) ed altri compositori di origine tedesca,

ma particolarmente attivi a Londra (oltre a G.F. Händel,

ricordiamo anche W. De Fesch presentato al violino ed alla

viola da L. Anibaldi).

Per ampliare la nostra conoscenza del repertorio violinistico

Settecentesco, ecco una conferenza-concerto dedicata a G.

Tartini prevista per domenica 5 dicembre, durante la quale

verrà eseguita anche una Sonata inedita per violino e b.c.

di P. Bini, allievo marchigiano del grande Tartini (violino

solista: F. Landi).

La Solennità dell’Immacolata Concezione avrà un program-

ma musicale mariano di ascendenza medievale con una

preponderanza di brani provenienti dal nord Europa.

La proposta vocale dedicata al Natale è improntata ancora

una volta al repertorio inglese: si tratta di un’ideale excur-

sus storico-musicale fino al XVIII sec., presentando brani di

grande solennità, alternati ad altri caratterizzati da strug-

gente dolcezza. Per il “Te Deum” di fine anno, ecco un tributo

alla grande scuola organistica dell’Italia centrale con brani

strumentali di autori di capitale importanza per la storia

della musica di questo strumento (i.e., G. Frescobaldi) ed

altri brani coevi al nostro illustre concittadino. In occasione

della Solennità dell’Epifania, il Coro “Cardinal Petrucci” pre-

senterà tre sonate di A. Santini (flauto solista: E. Solai) ed

un florilegio di Laude natalizie coeve al giovanissimo G.B.

Pergolesi, a coronamento delle celebrazioni a lui dedicate.

Il programma musicale della XVIII edizione

Con un po’ di ritardo vengo a riportare schematicamente i punti trattati e le decisioni assunte in sede di Consiglio pastorale parrocchiale dell’8 ottobre scorso.

Massimo Raffaeli

1) Ogni gruppo associativo dovrebbe presentare un calen-dario di massima del programma delle attività dell’anno.

2) Preparazione ai Sacramenti Comunione e Cresima: incon-tri specifici con i bambini/e – ragazzi/e un giorno a setti-mana (Comunione il sabato dalle 15 alle 16, Cresima da definire) nel periodo novembre-dicembre e marzo-aprile. Per il resto dell’anno la preparazione avviene all’interno dei gruppi associativi di provenienza.

3) Date Sacramenti: Comunione 8 maggio (parrocchia o cattedrale?); Cresima 15 maggio (cattedrale). Per queste due date è auspicabile la presenza alle cerimonie dei gruppi associativi di provenienza dei bambini/e – ragazzi/e.

4) Avvento e Quaresima: in questi due periodi sono previsti degli incontri di catechesi per adulti in date da definirsi.

5) Pensare alla possibilità di aprire un punto di ascolto Caritas in parrocchia da tenere aperto un paio di volte a setti-mana per un paio di ore. Tutto da pensare ed organizzare.

6) Il M.A.S.C.I. provvederà alla realizzazione del presepio ed alla veglia della notte di Natale.

7) Musica praecentio: come da calendario.

8) Incontri in biblioteca: “Da Omero all’iPad” (possibile titolo)

9) Sottovoce. Ormai è un dato di fatto che si riesca a realiz-zarne un solo numero l’anno, quello di Natale. Come al solito gli articoli avranno a riferimento i resoconti di attività ed i programmi futuri per quanto riguarda le associazioni. È gradito anche materiale fotografico inerente i temi tratta-ti negli articoli.

10) Stabilito il calendario dell’animazione delle messe domenicali e delle giornate Caritas fino a fine febbraio. Il calendario è disponibile online nel sito parrocchiale ed in fondo a questo numero di Sottovoce. Per il periodo succes-sivo se ne parlerà in seguito. Il gruppo Giovani di AC e la branca R/S AGESCI si faranno carico della raccolta e della collaborazione nella distribuzione dei viveri raccolti.

Incontro del Consiglio pastorale

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VISITA IL SITO PARROCCHIALE

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Rassegnazione e appartenenze

Vi è un modo rassegnato di vivere la propria appartenenza. Ciò avviene quando si è in una situazione e ci si resta, senza entusiasmo, per il solo fatto di non riuscire, per mancanza di coraggio, di risorse o per motivi più oggettivi, a trovare una collocazione migliore. La rassegnazione ha luogo quando sono i fatti e gli avvenimenti (grandi o piccoli che siano) a guidarci. Allora si abdica alla facoltà di scegliere. Affermare il ruolo insostituibile della decisione non equivale affatto a sostenere il primato del cambiamento. Si possono ripetere ogni giorno le stesse azioni senza che vi sia il benché minimo barlume di rassegnazione: è così quando, giorno dopo giorno, si pronuncia il proprio sì a quanto si sta facendo, vale a dire quando non si agisce in una determinata maniera per la sola ragione di averlo già fatto.Nel lessico corrente, rispetto a un certo tipo di agire, si dice spesso che «bisogna [o tocca] farlo». In simili circostanze grande è il divario se si dà il proprio assenso a quanto si è obbligati a fare, oppure se si vive tutto ciò come una costrizione imposta dall’esterno.La nostra capacità di mutare il corso delle cose è limitata; ben più ampia, è, invece, la facoltà, non rassegnata, di aderire positivamente alla condizione in cui ci si trova. Percorrere questa via arricchisce di senso quanto si sta compiendo. Per

inoltrarsi in questo cammino occorre, però, essere dotati di molta disciplina interiore. Ai nostri giorni riusciamo ancora a capire la validità di questo tipo di procedere; ci è invece molto più difficile praticarlo. Un senso di impotenza e di impoverimento ci sta consumando l’animo. Di frequente, per restare dove si è, la rassegnazione risulta opzione più prati-cabile di una scelta attiva costretta a misurarsi con giorni per i quali, assieme a Qohelet, si è tentati di dire «non ci provo alcun gusto» (Qo 12,1). Ci chiediamo: come stanno le cose per l’appartenenza, qualora la si abbia, a una comunità religiosa? Vi è un modo rassegnato di restare dove ci si trova. Si rimane lì per la sola ragione che non vi è alcuna garanzia che altrove si stia meglio. È un atteggiamento disincantato, antitetico a quello del neofita entusiasta o dell’estremista fanatico, ma anche assai lontano dall’ardore indomito, e quotidianamente messo alla prova, del fedele maturo. Si rimane lì per mancanza di prospettive più soddisfacenti. In una stagione di smottamenti geologici, etici, sociali e politici, l’anfratto consueto appare, in fin dei conti, un porticciolo più sicuro di altri. Non si pensi che l’atteggiamento sia solo dei nostri tempi. Per quanto venato per lo più di coloriture scettiche, lo si è registrato altre volte, almeno in ambienti in cui si manifestava un qualche pluralismo religioso.

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Nella Bagdad del X secolo, diversa e più civile dell’attuale, visse Abu Salaiman, detto il «Logico»; a lui viene attribuito il racconto che ha come protagonista uno scettico di origi-ne iraniana. Quest’ultimo sostenne che quando si mise a paragonare tra loro varie religioni non riuscì a trovarne una migliore dell’altra, né gli era dato di aderire contem-poraneamente a più comunità religiose. Gli chiesero allora per quale ragione egli continuasse a rimanere musulmano. Cominciò a dire che, prima di tutto, quella era la religione in cui era nato e cresciuto, perciò per lui essa conservava una particolare fragranza. Tuttavia il discorso non si fermò qui. Per rispondere alla domanda propose infatti un elaborato apologo. Raccontò di un uomo entrato in un caravanser-raglio per cercare riparo dai cocenti raggi del sole. Gli fu assegnata, di ufficio, una stanza. All’improvviso il tempo si rannuvolò e si mise a piovere a dirotto. Nella stanza cominciò a gocciare. Cercò di spostarsi nelle camere attigue: tutte erano nelle stesse condizioni. Guardò dall’altra parte dell’edificio, ma il cortile era ridotto a un acquitrino e nessuno garantiva che di là la situazione fosse migliore. Decise perciò di rimanere nella stanza che gli era stata data, in attesa che il tempo diventasse migliore: «Così faccio anch’io: sono nato senza saperlo; poi i miei genitori mi allevarono in questa religione, senza che abbia avuto prima la possibilità di esaminarla. Poi, quando l’ho esaminata più da vicino, ho visto che procede come le altre e ho visto che era meglio per me rimanere in essa anziché abbandonarla». Ecclesia semper reformanda est. Quando questa massima, da enunciato generale e astratto, diviene pratica di vita, si è nelle condizioni di riparare la propria stanza. In tal caso, invece di spostarsi altrove, ci si impegna a stendere teli sul soffitto e a incanalare verso l’esterno l’acqua piovana. L’impresa è sempre stata ardua. Persino Francesco, sulle prime, non la comprese e si diresse verso la diroccata chiesetta di San Damiano. Nell’Italia di oggi già il restauro e la conservazione

del patrimonio edilizio è diventata un’impresa eccedente le forze in campo. Ancor più improbabile è riuscire a trasferire l’operazione in direzione di una Chiesa fatta di pietre vive (cfr. 1Pt 2,4-5). Restiamo inzuppati là dove siamo, in attesa di tempi migliori. Tuttavia rispetto all’apologo raccontato da Abu Salaiman, vi è una differenza: dalle nostre parti i gestori dei caravanserragli (compreso quello ferrarese) ci dicono che le infiltrazioni d’acqua sono pure fantasie: la stanza è confortevole e asciutta, sicuramente la migliore fra tutte. Ci sia almeno concesso di protestare e di indicare che l’ipotesi di una Pompei ecclesiale non è poi tanto peregrina.

Piero Stefani(Il pensiero della settimana,

http://pierostefani.myblog.it/)

Un invito alla lettura:“La prima generazione incredula”

Una riflessione seria sullo stato attuale del rapporto giovani - Chiesa. Senza i soliti luoghi comuni, giudizi apodittici, ricerca di mezzucci per “trattenere” i giovani. Pubblicato da Adista n.63 del 6.6.2009 a firma di Emilio Carnevali. Sono cose, mi pare, di tutta evidenza da molti anni, ma nessuno ha il corag-gio di dirle e di rifletterci sopra. Ho vissuto personalmente il cambiamento del rapporto giovani - Chiesa: per quasi cinque anni sono stato responsabile della pastorale giovanile della Diocesi (dal 1990 al 1994) con una attività intensa (per merito dei tanti collaboratori di pregio!), è stato subito evidente che dopo il 1995 qualcosa era cambiato nella condizione giovanile e avevo chiara la consapevolezza che quanto fatto negli anni precedenti non avrebbe più avuto possibilità di continuità...

«I giovani si stanno disaffezionando alla pratica di fede. Le percentuali di coloro che frequentano corsi di catechesi post-cresimali sono scoraggianti, la disinvoltura con cui le nuove generazioni disertano l’assemblea eucaristica domenicale solleva più di una domanda circa l’effettiva interiorizzazione dell’annuncio di fede, le grandi associazioni cattoliche di antica data e i nuovi movimenti sembrano aver perso più di un colpo sul terreno della loro attrattiva sulle fasce giovanili». Questo il punto di partenza dell’approfondita riflessione, pubblicata sulla Rivista del Clero Italiano (febbraio-aprile 2009) che don Armando Matteo, assistente ecclesiastico centrale della Fuci e docente di Teologia Fondamentale

presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma, ha dedica-to all’annuncio cristiano verso quella che definisce «la prima generazione incredula della storia dell’Occidente».Un riflessione che, come premette lo stesso autore, richiede «coraggio, spezzatura, franchezza di spirito, autentico senso della responsabilità», perché le cause di questa distanza tra i giovani e la Chiesa vanno ben al di là di mere strategie linguistico-comunicative e rimandano al rapporto stesso della Chiesa con il proprio tempo, un tempo caratterizzato dal tramonto dei meccanismi tradizionali di sedimentazione del sapere e dei codici di scomposizione e ricomposizione della realtà in universi di senso condivisi.A questa trasformazione della cornice entro cui avviene l’annuncio del Vangelo ai giovani, la Chiesa ha risposto negli ultimi decenni con una strategia di “resistenza” che non può avvicinare chi per questioni anagrafiche fa della propen-sione al futuro la propria cifra esistenziale. Don Armando Matteo riporta le parole di un celebre testo del card. Walter Kasper, Introduzione alla fede, secondo il quale – dopo la fase di “fioritura” del Concilio – «si ha ora di nuovo paura del rischio che libertà e futuro comportano, e ci si è votati in larga parte ad un’opera di conservazione e di restaurazione. Tuttavia se la Chiesa diventa l’asilo di quanti cercano riparo e riposo nel passato, non deve meravigliarsi se i giovani le voltano le spalle, e cercano il futuro presso ideologie e utopie di salvezza, che promettono di riempire il vuoto che la paura della Chiesa ha lasciato libero».Ecco perché una seria riflessione su questi temi richiede per

Il difficile rapporto tra i giovani e la fede.

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don Matteo il «coraggio per distinguere ciò che è vivo e ciò che è morto nell’odierna prassi pastorale e nella relativa teologia pastorale che la giustifica».È sufficiente un “rapido sguardo” alla vita media delle parroc-chie italiane per rendersi conto che «le forme più consuete di preghiera comunitaria risalgono all’Alto Medio Evo» e le «forme della crescita della fede coincidono sostanzialmente con quelle della diaconia ecclesiale (un giovane impegnato a decidersi per Gesù è un giovane che fa catechismo, uno cioè chiamato a trasmettere ad altri ciò per cui dovrebbe decidersi di vivere!)». A tutto ciò corrisponde il paradosso di un «generale senso di “deserto ecclesiale” che si respira nei luoghi che i giovani effettivamente abitano: i luoghi del lavoro e quelli della formazione, scuola e università». Come riuscire a costruire nuovi ponti di dialogo fra generazioni nell’annuncio del Vangelo? Per don Matteo la “comunità dei credenti” dovrebbe «oggi proporsi innanzitutto quale scuola della libertà, quale luogo in cui soprattutto i giovani, i grandi analfabeti della libertà, possano venire generati a tale esperienza e in questo avviati alla possibilità di una decisione per la fede». Ciò significa, nel concreto, in primo luogo allargare gli spazi dell’ospitalità ecclesiale: «Non si può più pensare e agire come se l’essere cristiano coincidesse immediatamente con l’essere soggetto della diaconia ecclesiale».Prima ancora è però necessaria la responsabilità di non girare la testa di fronte al grande problema che la Chiesa si trova di fonte, quello di “Chiese sempre più vuote” ed “esistenze senza più Chiesa”. Ma per fare ciò, conclude don Matteo rievocando le parole di Michel de Certeau, la Chiesa deve ricordare che «la tentazione è fissazione. Là dove Dio è rivoluzionario, il diavolo appare fissista».

schedaSinossi: Perché il messaggio di felicità che Gesù ha portato sulla terra non fa più breccia nel cuore dei giovani? Perché i nostri ventenni stanno alla larga dalle pratiche di fede e di preghiera? Dove sono finiti le ragazze e i ragazzi delle GMC? Di fronte a tale situazione e più in generale all’irritualità che segna molti comportamenti giovani-li, ci si ripete solitamente che «i giovani non sono più quelli di una volta», avallando la rassicurante idea che sia “normale” il loro non essere normali. Il libro, al contra-rio, interroga sul serio l’inedito che il modo di vivere e di credere/non credere dei giovani manifesta. Individua così al fondo del loro cuore la ferita di un grido di speranza, in mezzo a una società che ama più la giovinezza che i giovani. È da questo grido che bisogna ripartire. Per il loro futuro, per il futuro della società, per il futuro della Chiesa.

Autore: Armando MatteoEditore: Rubbettino (gennaio 2010)

102 pagine

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Questo il titolo del X rapporto sulla povertà in Italia curato dalla Caritas nazionale e dalla Fondazione Zancan di Padova. È una lettura utile per capire le diverse e sempre più numerose cadute libere che interessano molte persone e famiglie in Italia senza lavoro o con redditi del tutto insuf-ficienti. Nella nostra parrocchia da anni, anche attraverso l’Associazione San Vincenzo de’ Paoli, si offre un po’ di aiuto materiale e morale a chi versa in queste condizioni. È ovvio che questi interventi non risolvono il problema ma è altret-tanto vero che i tempi della politica e dell’economia sono drammaticamente diversi da quelli quotidiani per garantirsi un pasto, il pagamento delle utenze e tutto ciò che riguarda la gestione della vita di una persona e di una famiglia. Si avverte, più che in passato, l’esigenza di un piano organi-co di contrasto alla povertà e di prevenzione, che coinvol-ga le varie politiche del lavoro, della formazione profes-sionale, della casa, del fisco, della sanità e dell’assistenza. Questo obiettivo, è sperabile, che venga perseguito in modo sistematico quando la responsabilità piena delle politiche sociali passerà alle Regioni e ai Comuni. È auspicabile che anche i mass media, si mobilitino, nel promuovere, conformemente agli auspici della Unione Europea, una società più coesa, facendo crescere la coscien-za che tutti hanno da guadagnare nello sradicamento della povertà, nella crescita della solidarietà e nella promozione del bene comune.

Per questi motivi la Caritas della nostra parrocchia propone alcune possibilità di impegno:

1. aderire alle raccolte mensili di viveri a lunga conservazione ed altri beni di primi necessità (prodotti per l’igiene);

2. dare la disponibilità a seguire mensilmente una famiglia segnalata dalla Associazione San Vincenzo de Paoli;

3. dare la disponibilità ad effettuare un turno mensile presso la mensa serale della parrocchia San Francesco de Paola (appartenente alla stessa Unità pastorale);

4. aderire al Fondo caritativo parrocchiale per mezzo di donazioni occasionali o, meglio ancora, mensili o bimestrali, anche se di modeste entità dando più stabilità alla solidarietà.

Giorgio Berti - Referente per la Caritas parrocchiale 3383697329

In Caduta liberaRiflessioni e possibilità di impegno

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Il primo giorno di ritiro!

Caro diario, ti vorrei raccontare un giorno del mio ritiro per la preparazione alla mia Prima Comunione. Il 7 maggio siamo andati a Santa Maria del Colle insieme a don Cristiano.Alle 9:30 ci siamo trovati a Porta Valle per poi andare su insieme, eravamo quasi tutti degli scout e conoscevamo il posto perchè spesso c’eravamo andati.Siamo arrivati a Santa Maria del Colle, che è un fabbricato con vicino una piccola chiesetta, carina e ordinata, che la mia parrocchia, San Giovanni Battista, ha ristrutturato.Per una decina di minuti siamo stati fuori a giocare e poi siamo andati dentro e don Cristiano ci ha spiegato cosa dovevamo fare durante la giornata.Prima di tutto abbiamo scelto le canzoni per la cerimonia e le abbiamo cantate, abbiamo fatto la preghiera del mattino ed abbiamo letto il fascicolo che aveva preparato e che parlava dell’Eucarestia e che cosa significava il sacramento della Prima Comunione.Dopo aver letto metà fascicolo la mamma di don Cristiano ci ha preparato la merenda!Pane e nutella! Era buonissima... siamo andati fuori a giocare per un bel pezzetto alcuni giocavano a calcio ed io, Lilia ed altri bambini siamo stati nell’altalena!

Poi abbiamo ripassato per l’ultima volta le canzoni, don Cristiano ci ha chiesto delle domande del libretto e dato che non abbiamo dato risposte proprio esatte ci ha detto che il giorno dopo ci avrebbe fatto un piccolo esame e se sbagliavi due domande avevi la possibilità di farne un’altra e se la risposta era giusta venivi ammesso all’esame.Dopo averci detto questa cosa, ci ha mandato a giocare, mentre lui e il suo amico apparecchiavano!Ad un certo punto ci ha detto tutti a tavola!Prima di mangiare abbiamo fatto la preghiera degli scout.Per pranzo c’era la pasta al pomodoro e il fritto, era buonis-simo! Dopo pranzo abbiamo giocato ancora, per aspettare don Attilio per la confessione dopo di che, finita la confes-sione, ci siamo rimessi a giocare ed aspettare i genitori.

Ciao

Valentina.

Dal diario di una bambina

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10 ragazzi, 5 educatori, una cuoca, una casa, una chiesa, un cane, tre gatti. Sembrano solo numeri, entità astratte senza significato. Eppure, sono numeri che CONTANO, ognuno ha un posto privilegiato nel cuore di Dio. In questi cinque giorni, i ragazzi dell’ ACR della parrocchia di San Giovanni Battista si sono trovati a confronto con una realtà nuova: un’esperienza di condivisione con i propri compagni di riunione ed educatori. Dopo attente riflessioni, noi educa-tori abbiamo scelto per questo campeggio il tema delle Parabole, perché più utile e significativo per comprendere il messaggio di Gesù: ogni mattina, attraverso la dramma-tizzazione della stessa, era introdotto quello che sarebbe stato l’argomento della giornata. I bambini hanno dovuto scavare nel loro animo e scoprire quali sono i loro veri talenti, hanno dovuto sperimentare la condivisione, hanno dovuto imparare a distinguere un terreno buono da un cespuglio di rovi! Ecco, questo è esattamente ciò che abbiamo chiesto loro: siate un terreno buono per la semina, un luogo in cui questa pianta possa germogliare sicura! I nostri pomeriggi sono stati allietati dai canti proposti da don Attilio: abbiamo tutti riscoperto il gusto di cantare le vecchie canzoni, come “oh my darling Clementine” o “Bevi, bevi”! Oltre ai momenti di preghiera, non sono mancati attimi giocosi, parentesi

di scherzi e tornei con l’acqua.. Posso concludere dicen-do che è stata una bella esperienza e non ha arricchito solamente l’animo di questi ragazzi, ma anche il nostro. Dopo cinque giorni di vita a stretto contatto con queste piccole pesti, impari ad apprezzare anche i loro difetti, dal gesto involontario al dispetto preparato con astuzia. In fondo, non siamo numeri, non siamo entità; siamo persone, una vera ricchezza.

Aurora Mondavi

Campo ACR 2010“… che la Tua Parola mi trovi sempre accogliente e generoso e che essa, germogliando in me, mi aiuti ad amare gli altri con libertà.”

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C’è di più: diventiamo grandi insieme

30 ottobre 2010, partenza alle 4,00 in punto dal Giometti di Jesi per i ragazzi dell’ACR e dei Giovanissimi alla volta di Roma per partecipare all’incontro nazionale dell’Azione Cattolica “C’è di più – Diventiamo grandi insieme”. Siamo più di 200 giovani, chi più sveglio chi più addormentato, ad occupare i quattro pullman che in tarda mattinata hanno raggiunto la meta prevista. Ci hanno accolto migliaia di persone che, come noi, erano giunti da tutta Italia per vivere questa giornata di festa insieme. Il discorso del Papa ci ha invitato a vivere un amore puro e semplice tra noi, che ci permetta di “dare luce a questo mondo”, come dice l’inno dell’ACR di quest’anno. Nel pomeriggio la festa si dirama: i ragazzi dell’Azione Cattolica si spostano a Villa Borghese, mentre noi Giovanissimi ci dirigiamo verso piazza del Popolo dove grandi personaggi come l’attore Luca Zingaretti, l’allenatore Cesare Prandelli, il fondatore dell’associazione antimafia don Luigi Ciotti e il cantautore Roberto Vecchioni ci hanno tenuto compagnia con le loro parole esortative ed incoraggianti o con la loro bella musica. A fine giornata, esausti ma felici per la bella esperienza condivisa, ci siamo incamminati verso i pullman che ci attendevano per poi partire verso casa.

Nicole Neri

30 ottobre 2010, quel sabato la sveglia di 244 ragazzi suonava alle 3 e 30 della mattina. Era la giornata nazionale dell’Azione Cattolica e migliaia di ragazzi e giovanissimi si recavano a Roma per incontrare il Papa e riunire la grande famiglia dell’Azione Cattolica italiana per un intera giornata. A Jesi davanti al cinema Giometti quattro pullman aspet-tavano alle 4,00 della mattina ragazzi ed educatori per accompagnare loro ed il loro entusiasmo a Roma! Dopo alcune ore di viaggio si arrivava finalmente a Roma e ci si dirigeva tutti insieme verso piazza S. Pietro per incontrare il Papa. La piazza era piena di giovani curiosi ed allegri che facevano sentire la loro presenza cantando l’inno dell’Azione Cattolica “C’è di più”. Dopo l’incontro con Benedetto XVI che ha ribadito l’importanza dei ragazzi appartenenti all’AC ogni gruppo ha scelto un posto per pranzare e dopo questa piccola pausa la festa si è spostata: l’ACR si è diretta a Villa Borghese e l’ACG si è diretta in piazza del Popolo dove numerosi ospiti tra cui l’allenatore Cesare Prandelli, l’attore Luca Zingaretti, il fondatore dell’associazione antimafia don Luigi Ciotti hanno parlato delle loro esperienze. A queste testimonianze si sono alternati momenti di canto e ballo.Verso le 17 e 30 la giornata nazionale purtroppo terminava e nonostante al ritorno si sentisse la stanchezza, dal volto di ogni ragazzo si intravedeva la soddisfazione per aver partecipato a quest’esperienza e la voglia di ripeterla.

Ilaria Cirilli

Due racconti dell’incontro nazionale ACR e ACG

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CALENDARIOPARROCCHIALE

Dicembre 201012 Messa AGESCI Branca E/G19 Messa Azione Cattolica Raccolta viveri24 Veglia di Natale (h 23.00)25 In Nativitate Domini31 Te Deum

Gennaio 20116 In Epiphania Domini 16 Messa AGESCI Branca L/C23 Messa AGESCI Branca E/G30 Messa Azione Cattolica Raccolta viveriFebbraio 20116 Messa AGESCI Branca L/C13 Messa AGESCI Branca E/G20 Messa Azione Cattolica27 Messa Azione Cattolica Raccolta viveriMarzo 201113 I domenica di QuaresimaAprile 201117 Domenica delle Palme24 PasquaMaggio 20118 Prima Comunione15 S. Cresima

COLLEGAMENTIINTERNETParrocchiawww.sangiovannibattistajesi.orgAzione Cattolicawww.sangiovannibattistajesi.org/acAGESCIwww.sangiovannibattistajesi.org/agesci

Durante il periodo dell’Avvento, ti proponiamo di sistemare una o più buste della spesa nella tua cucina per depositarci, secondo le tue possibilità,

alcuni alimenti e beni di prima necessità:

pasta, olio, tonno e scatolame vario, zucchero, saponi

per la casa e per l’igiene personale, pannolini.

Consegna le buste in parrocchia nei seguenti giorni:

sabato 18 dicembre - dalle ore 18.15 alle 18,45 domenica 19 dicembre - ore 09.45 - 11.45 lunedì 20 dicembre - ore 18.15 -19,45 martedì 21 dicembre - ore 18.15 - 19.45 mercoledì 22 dicembre - ore 18.15 – 19.45

I beni raccolti saranno consegnati alla associazione San Vincenzo de’ Paoli che aiuta

persone e famiglie con difficoltà economiche.

Se non puoi donare, regala un po’ del tuo tempo per pubblicizzare questa iniziativa

ad amici e conoscenti

Le messe delle associazioni sono state fissate dalconsiglio pastorale fino a febbraio. Le date successive saranno comunicate nel Calendario del sito parrocchiale.