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Le recenti esperienze di pianificazione paesaggistica a cura di Sandra Vecchietti, p. 37 Tanti paesaggi una sola Toscana Fabrizio Cinquini, p. 37 Il Ptcp di Modena e il patrimonio culturale Maurizio Maletti e Diana Neri, p. 39 I nuovi procedimenti in Campania Immacolata Apreda, Emanuela Coppola, p. 42 La nuova pianificazione d’area vasta in Umbria Alessandro Bruni, Gabriele Ghiglioni, p. 44 Il Parco della Valle dei Templi di Agrigento Teresa Cannarozzo, p. 46 Forum PA 2009 a cura della Redazione di FORUM PA, p. 49 Il piano strategico tra opportunità e confusione, p. 49 Il piano strategico per la costruzione della Città delle Bormide, p. 50 Comune di Cagliari verso l’area vasta metropolitana, p. 51 Brindisi: dal piano strategico al piano di rigenerazione urbana, p. 52 Il governo del territorio nel convegno dell’Inu a Forum PA 2009, p. 53 Verso una nuova stagione dell’urbanistica riformista Michele Talia, p. 53 Premio Sfide, Premio Patrimoni Immobiliari, p. 56 Schede, p. 57-66 Aperture Norme e politiche attive per il territorio Francesco Sbetti, p. 3 Agenda La pianificazione paesaggistica per un diverso sviluppo Angela Barbanente, p. 4 Energia, territori, paesaggi a cura di Anna Laura Palazzo, p. 7 Osservare e progettare il territorio delle fonti rinnovabili Edoardo Zanchini, p. 8 Energie alternative e reinserimento lavorativo Vincenzo Tricarico, Antonella Cambio, p. 10 La Sicilia punta al business delle rinnovabili Teresa Cannarozzo, Giuseppe Abbate, p. 13 L’energia e Piano urbanistico provinciale in Trentino Paola Ischia, p. 15 Progetto PRODEM e sostenibilità energetica Fatima Alagna, Renzo Pavignani, p. 18 Il Programma energetico di Bologna Giovanni Fini, p. 20 Campi eolici nell’Antica Volceij Roberto Gerundo, Isidoro Fasolino, Raffaella Petrone, p. 23 La sostenibilità eco-energetica, il Comune di Baiano (AV) Roberto Gerundo, Alessandro Siniscalco, p. 25 Ossigeno dal Parco dei Castelli Romani Roberto Sinibaldi, p. 28 Forme ed energia Stefano Aragona, p. 30 I paesaggi ritrovati Susanna Magnelli, p. 33 una finestra su: Berlino a cura di Marco Cremaschi, p. 67 Usi temporanei Gabriele Corbetta, Benedetta Cremaschi, p. 67 Modelli d’evoluzione Gabriele Corbetta, Benedetta Cremaschi, p. 71 Opinioni e confronti Il destino dei Parchi Annibale Formica, p. 74 Assurb a cura di Giuseppe De Luca, p. 77 Libri ed altro a cura di Ruben Baiocco, p. 79 Indice Indice

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Le recenti esperienze di pianificazione paesaggisticaa cura di Sandra Vecchietti, p. 37

Tanti paesaggi una sola ToscanaFabrizio Cinquini, p. 37

Il Ptcp di Modena e il patrimonioculturaleMaurizio Maletti e Diana Neri, p. 39

I nuovi procedimenti in CampaniaImmacolata Apreda, Emanuela Coppola, p. 42

La nuova pianificazione d’area vasta in UmbriaAlessandro Bruni, Gabriele Ghiglioni, p. 44

Il Parco della Valle dei Templi di AgrigentoTeresa Cannarozzo, p. 46

Forum PA 2009a cura della Redazione di FORUM PA, p. 49

Il piano strategico tra opportunità econfusione, p. 49

Il piano strategico per la costruzionedella Città delle Bormide, p. 50

Comune di Cagliari verso l’area vastametropolitana, p. 51

Brindisi: dal piano strategico al piano dirigenerazione urbana, p. 52

Il governo del territorio nel convegnodell’Inu a Forum PA 2009, p. 53

Verso una nuova stagione dell’urbanisticariformistaMichele Talia, p. 53

Premio Sfide, Premio PatrimoniImmobiliari, p. 56

Schede, p. 57-66

ApertureNorme e politiche attive per il territorioFrancesco Sbetti, p. 3

AgendaLa pianificazione paesaggistica per un diverso sviluppoAngela Barbanente, p. 4

Energia, territori, paesaggia cura di Anna Laura Palazzo, p. 7

Osservare e progettare il territorio dellefonti rinnovabiliEdoardo Zanchini, p. 8

Energie alternative e reinserimentolavorativoVincenzo Tricarico, Antonella Cambio, p. 10

La Sicilia punta al business dellerinnovabiliTeresa Cannarozzo, Giuseppe Abbate, p. 13

L’energia e Piano urbanistico provincialein TrentinoPaola Ischia, p. 15

Progetto PRODEM e sostenibilitàenergetica Fatima Alagna, Renzo Pavignani, p. 18

Il Programma energetico di BolognaGiovanni Fini, p. 20

Campi eolici nell’Antica VolceijRoberto Gerundo, Isidoro Fasolino,Raffaella Petrone, p. 23

La sostenibilità eco-energetica, il Comunedi Baiano (AV)Roberto Gerundo,Alessandro Siniscalco, p. 25

Ossigeno dal Parco dei Castelli RomaniRoberto Sinibaldi, p. 28

Forme ed energiaStefano Aragona, p. 30

I paesaggi ritrovatiSusanna Magnelli, p. 33

una finestra su: Berlinoa cura di Marco Cremaschi, p. 67

Usi temporaneiGabriele Corbetta, Benedetta Cremaschi, p. 67

Modelli d’evoluzioneGabriele Corbetta, Benedetta Cremaschi, p. 71

Opinioni e confrontiIl destino dei ParchiAnnibale Formica, p. 74

Assurba cura di Giuseppe De Luca, p. 77

Libri ed altro a cura di Ruben Baiocco, p. 79

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drammatica ferita che il terremoto ha prodotto sulle gentie sui comuni abruzzesi, ci ricorda che la difesa del suoloe la predisposizione di strumenti urbanistici strutturali eco-pianificati con gli enti interessati e competenti alrilascio dei pareri, rappresenta l’orizzonte a cuinecessariamente deve riferirsi il governo delle nostre cittàe dei nostri territori.Urbanistica Informazioni in questo numero sviluppa lariflessione sulla pianificazione paesaggistica avviata nelnumero 223, affiancando il tema dell’efficienza energeticariferito non solo agli edifici (secondo l’Unione Europea il42% dei consumi energetici del continente è rappresentatodalla gestione termica degli edifici) ma all’intero territorioponendo attenzione alle politiche rinnovabili sviluppatedai comuni.La nuova stagione della pianificazione aperta in Puglia,con le iniziative sulle politiche abitative, con la leggeurbanistica e oggi con l’elaborazione del pianopaesaggistico territoriale rappresenta, come ci ricordal’assessore Angela Barbanente, “… non solo l’esito di unaevoluzione disciplinare e normativa. È anche l’esito diuna prospettiva politica e programmatica radicalmentenuova, che pone sfide particolarmente impegnativeall’intera compagine governativa regionale …”La sfida pugliese rilancia il rapporto tra regole e progetti,tra strumenti normativi e strumenti di piano e ancora trapiani territoriali e piani settoriali. Sfida che non significariproporre un ingorgo di leggi e piani, ma che, a partiredal piano riformato, e possibile avviare politiche di difesadel suolo, di tutela dei valori e nel contempo perseguireuno sviluppo che coinvolga il sistema edilizio, a partireda interventi di riqualificazione e risparmio energetico,puntando l’obiettivo di aumentare la capacità attrattivadei territori, la qualità dell’ambiente e della vita per lepopolazioni locali.

L’INU E LA RICOSTRUZIONE POST-SISMICA DELL’AQUILA E DEL SUO TERRITORIO

L’INU intende essere presente nel dibattito sulla ricostruzione post-sismica dell’Aquila e del suo territorio attraverso unforum di discussione nel merito dei criteri di ricostruzione e di progettazione urbanistica da seguire.L’INU lancia un invito a tutte le facoltà di Architettura ed Ingegneria d’Italia perché diano la loro opinione sugli obiet-tivi e sui metodi da utilizzare nella ricostruzione post-sismica dell’Aquila e del suo territorio. I vari contributi che giunge-ranno verranno pubblicati sulla pagina web dedicata.L’INU rende disponibile una rassegna stampa specifica sul tema del terremoto e della ricostruzione, che riporterà i princi-pali contributi che via via emergeranno sul tema da parte dei vari interlocutori.L’INU sollecita la propria base associativa, ed in particolare i soci delle sezioni regionali particolarmente interessate da pro-blemi di sismicità, a voler dare i loro contributi nel merito delle maggiori problematiche operativo-gestionali riscontratein occasione di precedenti eventi sismici distruttivi nelle loro realtà, nonché relativamente alla realizzazione di nuove cittàin luogo o nei pressi di quelle colpite da eventi calamitosi.L’INU apre infine le colonne del proprio blog alla voce di tutti coloro che vorranno contribuire allo sviluppo del dibattitoche si vuole qui promuovere.Fra le attività che si svilupperanno a partire dagli scambi d’opinione su queste pagine si prevedono: specifiche uscite sulleriviste dell’INU, convegni e seminari, a carattere sia nazionale che locale, momenti di interlocuzione istituzionale con leAutorità preposte alle operazioni di ricostruzione.

www.inu.it/blog/terremoto_abruzzo

Il convegno promosso dall’Inu nell’ambito di FORUM PA2009 dal titolo “Il governo del territorio fra legge diprincipi e politiche pubbliche” pone un temaassolutamente rilevante in quanto consente di verificaregli esiti del percorso legislativo di molte Regioni italianee di valutare in che misura la proposta di una legge diprincipi nazionale rappresenti una esigenza diarmonizzazione e di guida, pur nella rispettosaripartizione dei poteri tra Stato e Regioni.Nello stesso tempo, proprio a partire dal cosiddetto “pianocasa” del Governo e dall’esito raggiunto nell’accordo conle Regioni, alle quali è stata riconosciuta la responsabilitàlegislativa sull’edilizia e il governo del territorio, sembraessere maturata una consapevolezza diffusa, che prima sitrovava solo nelle Regioni con una legge organicariformata, della necessità di approntare politiche attive eintegrate di pianificazione territoriale.La lezione che ci viene (ancora una volta purtroppo) dalla

ApertureAperture

Norme e politiche attiveper il territorioFrancesco Sbetti

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AgendaAgendaLa pianificazionepaesaggistica per undiverso sviluppo

livelli occupazionali, sia re-orientato verso interventi direstauro, riqualificazione, rifunzionalizzazione. Unosviluppo che, perseguendo l’obiettivo di aumentare lacapacità attrattiva delle città e dei territori, comporterebbeil contestuale miglioramento della qualità dell’ambiente divita delle popolazioni locali.Il nuovo piano paesaggistico territoriale in fase dielaborazione in Puglia1 assume questa difficile maesaltante prospettiva. Essa non è solo esito diun’evoluzione disciplinare o normativa. È anche esito diuna prospettiva politica e programmatica radicalmentenuova, che pone sfide particolarmente impegnativeall’intera compagine governativa regionale e non solo achi ha la responsabilità dell’assetto del territorio. Tale prospettiva richiede innanzi tutto uno sforzostraordinario teso a far penetrare nel senso comuneun’idea di pianificazione territoriale e paesaggisticadiversa da quella che ha a lungo dominato in gran partedella Puglia come del Mezzogiorno: un’ideasostanzialmente coincidente da un lato con la nozione diurbanistica intesa come insieme di strumenti per definirequantità e forme dell’edificazione, dall’altro come insiemedi vincoli che ostacolano lo sviluppo (beninteso, quelloincentrato sull’edilizia e sul mito dell’industrializzazione).Dunque, il passaggio da una pianificazione del paesaggiotesa a ‘difendere’ singole aree di eccellenza dallo sviluppo,a una visione che considera i paesaggi dell’intero territorioregionale come risorse patrimoniali per lo sviluppo.In secondo luogo, una politica per il territorio e ilpaesaggio che utilizzi unicamente le classiche ‘risorse diautorità’ discendenti dal potere legislativo e regolamentarenon è sufficiente a garantire la realizzazione della visionesopra accennata: accanto a queste, occorre attivareadeguate risorse finanziarie, organizzative e relazionali2,tradizionalmente trascurate rispetto alle prime nelletradizionali politiche di governo del territorio. Le risorsefinanziarie, nelle regioni del Mezzogiorno specie di fontecomunitaria, possono essere utilizzate in modo non solodiretto ma anche indiretto, fissando specifici criteri epremialità per interventi coerenti con gli obiettivi e lestrategie del piano paesaggistico. A tal fine occorreattivare alleanze strategiche con altri settori regionali(ecologia, agricoltura, turismo, sviluppo economico,infrastrutture e trasporti) e con altri soggetti (Comuni,Province, Enti parco, associazioni). Il piano paesaggisticodella Puglia prevede progetti che in modo dimostrativo neanticipano l’attuazione in campi di particolare rilevanza:ad esempio, la riqualificazione di paesaggi degradatidall’attività estrattiva, dall’espansione urbana odall’edificazione abusiva costiera; la promozione diturismo diffuso nei centri storici e nei territori rurali inabbandono; la istituzione di parchi agricoli multifunzionaliche coniughino nuove possibilità di fruizione ricettiva ericreativa con il rafforzamento/recupero della produzionedi prodotti alimentari tipici e tracciabili e di “filiere corte”fra produzione e consumo; la realizzazione eriqualificazione di insediamenti produttivi secondo i criteridelle aree ecologicamente attrezzate e della integrazione

Può la stagione della nuova pianificazione paesaggisticalegata al Codice dei beni culturali e del paesaggio eispirata ai principi della Carta europea del paesaggiocontribuire a delineare e realizzare nuovi orizzonti dipossibilità per lo sviluppo regionale, in particolare nelmezzogiorno d’Italia? E può allo stesso tempo contribuiread affermare un modo diverso di esercitare funzioni epratiche di governo del territorio nell’area vasta, chesuperino la prospettiva angusta nella quale esse sono statesinora confinate dagli esempi prevalenti di pianificazionepaesaggistica e territoriale: da insiemi di vincoli e regoleper singole categorie di beni a riferimenti sfocati escarsamente influenti per l’urbanistica comunale? E a qualicondizioni questa prospettiva può realizzarsi? In una fase nella quale sono ugualmente evidenti sia idrammatici danni ambientali e sociali prodotti dal modellodi sviluppo basato sull’industrializzazione per poli avviataalla fine degli anni cinquanta del Novecento sia ilcarattere precario e vulnerabile dei più recenti embrioni didistretti manifatturieri, nella quale la crisi mondiale scuotesistemi produttivi ben più poderosi e radicati, nella qualegli esiti di decenni di scempi, distruzioni e incuria neiconfronti del territorio assumono la dimensione anche dipericoli per l’incolumità pubblica, gli sguardi sembranorivolgersi con maggiore attenzione e consapevolezzaverso lo straordinario patrimonio culturale e ambientaleche dà forma ai paesaggi del Mezzogiorno. Un patrimoniodi inestimabile rilevanza sociale in quanto esito di processiantropici di lunga durata, articolato in una varietà diconfigurazioni uniche e non riproducibili nel loroindissolubile intreccio di natura e cultura. Un patrimoniola cui tutela e messa in valore può aprire possibilità disviluppo rilevanti e largamente inesplorate. Possibilità disviluppo durevole perché profondamente ancorato allespecifiche risorse locali e meno esposto a unacompetizione globale sempre più insidiosa. Uno sviluppoche riguarderebbe una pluralità di settori da connettere infiliera, da rendere complementari e integrati: dal turismoall’agricoltura ai servizi alla piccola industria. Unosviluppo che richiede che il settore edilizio, tuttora assairilevante per incidenza sul sistema delle imprese e sui

Angela Barbanente

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Urbanistica INFORMAZIONI

nel paesaggio; lo sviluppo della mobilità sostenibile.Quanto alle risorse organizzative e relazionali, presuppostoessenziale per la tutela del patrimonio paesaggisticopugliese è la diffusione della coscienza dei suoistraordinari valori fra gli attori istituzionali e sociali che,nelle pratiche quotidiane, lo producono e trasformano, e ilconseguente orientamento delle loro azioni verso dettavisione dello sviluppo. A questo mira il pianonell’assegnare grande importanza alla partecipazione dei‘produttori di paesaggio’ sin dalla sua fase diconcepimento. L’inserimento delle “mappe di comunità” frai progetti sperimentali è funzionale non solo a tener contodelle percezioni locali del paesaggio secondo quantoprevisto dalla Convenzione europea, ma soprattutto asostenere un patto che impegni abitanti, operatori eistituzioni a prendersi cura del paesaggio, ossia asalvaguardarlo e a utilizzarlo senza distruggerlo oconsumarlo ma aumentandone il valore. Il coinvolgimentodei ‘produttori di paesaggio’, peraltro, intercetta un’ideache proprio dal indagini in corso per il piano hannodimostrato essere ormai sufficientemente affermata fra glioperatori economici più consapevoli: la necessità diun’integrazione strategica fra tutela del paesaggio eagricoltura, turismo, servizi, “comunicazione di territorio”:per orientare soprattutto i segmenti più fragili emarginalizzati del settore agricolo verso le produzionitipiche e di qualità; per rendere fruibile in modo esteso dalpunto di vista spaziale e temporale un potenziale attrattivoregionale legato non tanto a singoli beni quantoall’insieme del patrimonio naturale e culturale; percostruire campagne comunicative incentrate sulla tutela emessa in valore di quel «prodotto» unico e irriproducibileche è il paesaggio regionale.

Note1. Il Piano è elaborato dall’Assessorato all’assetto del territorio con ilcoordinamento scientifico di Alberto Magnaghi. 2. Vedi il noto lavoro di C. C. Hood, The Tools of Governments, Chatham House,New Jersey, 1986.

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anche le “forme ereditate” deipaesaggi si trovano a competere connuovi ordinamenti colturali, magarieffimeri, legati all’introduzione dibiomasse, in funzione di prestazioniattese legate ad opportunitàcongiunturali del mercato, o sonochiamate a misurarsi con i nuovi eassai più persistenti skyline dell’eolicoe del fotovoltaico.Le riflessioni che seguono,testimoniando dell’ampia latitudinedegli attuali orientamenti di ricerca edi azione delle pubblicheamministrazioni, affrontano i nodiproblematici connessi ai profili di unaprogrammazione e gestione delle fontirinnovabili chiamata ovunque amisurarsi con i dispositivi dellapianificazione fisica, e convergonosulla necessità di garantire margini diflessibilità agli strumenti predispostiin relazione alle prestazioni attesepiuttosto che a dei modelli prefigurati.Invariabilmente, si sottolineal’esigenza di individuare sinergie tra idifferenti fronti dell’efficienzaenergetica e le diverse scale diintervento: l’accento cade sulle rigiditàdi una mentalità burocratica pocoavvezza ad una cultura dellapremialità, su ritardi o resistenzeall’applicazione di strumenti e istitutiinnovativi previsti dal nostroordinamento ma non ancoraregolamentati, sui concreti rischi didiscrezionalità in assenza di lineeguida e orientamenti di caratteregenerale per l’inserimento degliimpianti.

* Docente di Urbanistica, Università di Roma Tre.

Energia, territori, paesaggia cura di Anna Laura Palazzo*

L’impegno dello Stato italiano allaenergia pulita ha radici lontane, nelPiano energetico nazionale, per laverità assai più drastico delle attualimisure europee, e nei suoi strumentiattuativi; a partire dagli anni Novanta,la pianificazione energetica permea lepolitiche di area vasta, con appositiPiani regionali e provinciali incentratitra l’altro sulla definizione di baciniidonei alle fonti rinnovabili, mentre alivello locale i comuni conpopolazione superiore a 50.000abitanti sono chiamati a provvedereattraverso gli strumenti urbanistici allaindividuazione e localizzazione delle“eventuali fonti rinnovabili di energiapresenti o ipotizzabili sul territoriocomunale”. Un ruolo di rilievo è infine sostenutodagli “autoproduttori” pubblici eprivati, ad esito di una parzialeliberalizzazione del mercato dellaproduzione energetica, tipicamente leamministrazioni dello Stato chesperimentano meccanismi innovatividi produzione in grado di conseguire oavvicinarsi a forme di autosufficienzaenergetica.

Nella dimensione delle politicheterritoriali, questa programmazione disettore comporta inevitabilmenteinterferenze e conflittualità con altridispositivi di pianificazionedifficilmente prevedibili e governabili.A dispetto della sostenibilità per cosìdire “intrinseca” delle fontirinnovabili, gli equilibri ambientali(flora, avifauna, regimi idrici) nevengono sensibilmente modificati; ma

Gli stringenti obiettivi definitirecentemente a Bruxelles in materia dirisparmio energetico e di contenimentodelle emissioni di gas serra contemplanoper gli Stati membri dell’Unione europeauna crescente dipendenza energeticadalle cosiddette fonti rinnovabili, tra cuiil solare fotovoltaico, l’eolico, e l’impiegodi biomasse per la cogenerazione dicalore ed energia elettrica. Qualiquestioni pone la trascrizione operativadi tali impegni nel corpo vivo dei nostriterritori e paesaggi? I contributi cheseguono provano a ragionare senzapregiudizi o facili entusiasmi su effettied impatti derivanti dall’introduzionedelle fonti rinnovabili, che pongono inprimo piano la sostenibilità istituzionalee l’accettabilità sociale delle politicheecologiche. Nell’ambito della nuovastagione di programmazione dei fondistrutturali (2007-2013), il Quadrostrategico nazionale ha avviato unprocesso di riorganizzazione complessivadel sistema energetico nazionale ancheattraverso la politica ordinaria. LaPriorità 3 (“Energia e ambiente: usosostenibile e efficiente delle risorseambientali per lo sviluppo”) rispondeall’esigenza di accrescere la disponibilitàdi risorse energetiche mediante ilrisparmio e l’aumento della quota dienergia prodotta da fonti rinnovabili.

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allacciate a reti di teleriscaldamento,che riescono a soddisfare larga partedel fabbisogno di riscaldamento eacqua calda sanitaria locali.Le cartine che accompagnano ilRapporto sulla distribuzione delle fontilungo la Penisola permettono dicomprendere il profondo legame con iterritori. Le diverse immagini chevanno a comporre rispondono a duefattori fondamentali: la presenza dellerisorse naturali (sono diverse in ogniRegione le potenzialità e le opportunitàdi valorizzazione), la capacità deltessuto sociale e imprenditoriale localedi puntare su questo nuovo scenario. Equindi mostrano anche alcuni problemie limiti per lo sviluppo dellerinnovabili: che dipendono da sistemidi autorizzazione troppo complicati espesso “ostili” (norme e piani fatti solodi vincoli) o da realtà territoriali chenon hanno ancora compreso leopportunità che si possono aprire. Chiinvece ha capito i vantaggi oggi negode appieno i frutti, perché coloro chehanno installato impianti solari termicie fotovoltaici, che sono collegati a retidi teleriscaldamento, vedono bollettemeno salate in Comuni in cui l’aria chesi respira è più pulita. E l’aspetto forsepiù importante da sottolineare èproprio la scommessa dei territori chehanno scelto di puntare sulle fontirinnovabili, perché la loro spinta dalbasso si sta rivelando vincente da unpunto di vista della risposta alfabbisogno energetico: attraversoimpianti solari termici e fotovoltaici,eolici, geotermici, mini-idroelettrici, dabiomasse, già oggi sono molti i Comuni

Osservare e progettare il territorio delle fontirinnovabiliEdoardo Zanchini*

tutte le fonti e i parametri presi inconsiderazione. Ma è particolarmenteinteressante andare a vedere comequesta crescita si distribuisce nelleRegioni e quali risultati stadeterminando in termini di risposta aifabbisogni energetici dei territori. Lamaggiore diffusione è oggi nel solarepresente in 5.580 Comuni. Per il SolareFotovoltaico è il Comune di Monrupino(TS) a evidenziare il risultato migliore,con una media di 1.151 kW ogni 1.000abitanti. È importante ragionare intermini di diffusione per numero diabitanti residenti proprio per capire lepotenzialità delle rinnovabili nelsoddisfare i fabbisogni delle famiglie (aMonrupino il sole garantisce il 169%del fabbisogno elettrico). Nel SolareTermico invece è il piccolissimoComune di Don (TN) a mostrare lemigliori performance con una media dioltre 1 mq per abitante. Anche inquesta classifica viene premiata ladiffusione per abitante e non quellaassoluta, proprio perché gli impiantisolari termici possono soddisfare largaparte dei fabbisogni di acqua caldasanitaria e di riscaldamento dellefamiglie. Invece i Comuni dell’Eolicosono 245 nella fotografia elaborata dalRapporto, per una potenza installatapari a 3.878 MW; 698 i Comuni delMini Idroelettrico (impianti < 3MW)con una potenza totale installata di 617MW; 73 i Comuni della Geotermia, peruna potenza installata pari a 783 MW;604 i Comuni della Biomassa per unapotenza installata complessiva di 923MW e, tra questi, 254 Comuniutilizzano biomasse “vere” e locali

Ora che lo sviluppo delle fontienergetiche rinnovabili è diventato unobiettivo vincolante in tutti i Paesieuropei diventa fondamentale capirecome riuscire a realizzare una vera epropria rivoluzione energetica cheabbia al centro le tecnologie pulite. Con riferimento all’Italia, ciò vuol direarrivare al 17% di utilizzo delle fontirinnovabili rispetto ai consumi finali dienergia al 2020 (ad oggi siamo al5,2%), e insieme ridurre le emissioni diCO2 in continuità con il Protocollo diKyoto. Risultati non semplici daraggiungere, che obbligano a ripensarea fondo le politiche nella direzione diun nuovo modello di generazionedistribuita che cambia profondamenteil modo di guardare al rapporto con ilterritorio, con le risorse naturalipresenti e le specificità della domandadi energia di case, uffici, attivitàproduttive e agricole.Per comprendere a che punto siamonella diffusione delle fonti rinnovabili èutile guardare alla ricostruzione che nefa il Rapporto Comuni rinnovabili diLegambiente, giunto quest’anno allaquarta edizione1. I numeri che lo studiomette assieme descrivono unimpressionante salto nella crescita degliimpianti installati. Sono 5.991 iComuni con almeno una fonterinnovabile; in pratica, le tecnologiepulite che fino a 10 anni fainteressavano con l’idroelettrico e lageotermia una porzione limitata delterritorio italiano oggi sono presentinel 79% dei Comuni. Uno dei risultati più importantiriguarda la crescente diffusione per

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progetti di impianti da fontirinnovabili, previste dal Dl 387/2003,in modo da evitare di avere in ogniRegione normative diverse e spessoostili nei confronti dei progetti. Le Linee Guida devono in particolarefare chiarezza rispetto ai temi piùdelicati di inserimento degli impiantirispetto alle risorse naturali e alpaesaggio, in modo che un’azienda oun cittadino sappiano con chiarezza dasubito se e a quali condizioni unimpianto si può realizzare in quelComune, evitando così inutilipolemiche e conflitti. Solo indicandocon chiarezza i contenuti degli studiambientali specifici per le diversetipologie di impianti si potrannosuperare motivi di preoccupazione oaccuse di discrezionalità nel valutare iprogetti. I temi su cui occorre intervenireattraverso le Linee Guida riguardano leattenzioni sia paesaggistiche che neiconfronti dell’avifauna per l’eolico, ildimensionamento per una correttagestione delle “vere” biomasse chevalorizzi le filiere locali, il deflussominimo vitale per l’idroelettrico (temasempre più delicato per la scarsità dellarisorsa acqua ed il riscaldamentoglobale). Questo nuovo scenario apreopportunità straordinarie per ripensareil modo di ragionare di energia eterritorio, ma anche di qualità esostenibilità delle trasformazioniurbanistiche, un tema che fino ad oggipochissime esperienze di piano hannosaputo sviluppare. Perché in questaprospettiva diventa possibile ragionaredel più adatto mix di diffusione dellefonti rinnovabili nei diversi territorinell’ottica di contribuire a realizzare lastrategia fissata al 2020 dall’UnioneEuropea e di arrivare progressivamentea liberare città e regioni dalladipendenza delle fonti fossili.

*Responsabile energia e urbanistica Legambiente,Università di Pescara.

Note1. I dati sono ottenuti attraverso un questionario aiComuni e incrociando le risposte con studi e rapportidi Gse, Enea, Fiper, Anev oltre che di Regioni, EntiLocali e aziende. Il Rapporto Comuni rinnovabili diLegambiente è scaricabile dai siti www.legambiente.eue www.fonti-rinnovabili.it.2. Ministero dello Sviluppo Economico, BilancioEnergetico Nazionale 2005.

di una radicale accelerazione degliinterventi non sarà possibile realizzaregli obiettivi vincolanti fissatidall’Unione Europea al 2020. E iproblemi principali sono proprio nelterritorio, negli ostacoli per leautorizzazioni, nell’assenza di unastrategia che miri a integrare lerinnovabili dentro il tessuto urbano,industriale, territoriale. Occorreampliare il confronto - anche per uscireda un paradossale dibattito incentratosull’estetica degli impianti eolici - percapire come superare i problemi e dareuna chiara direzione di sviluppo allediverse fonti rinnovabili come perno diuna strategia di innovazione dellepolitiche territoriali e ambientali. Il primo obiettivo imprescindibile perinvertire la rotta riguarda l’integrazionedelle fonti rinnovabili in edilizia. Lariconversione del settore dellecostruzioni è infatti strategica perridurre i consumi energetici e leemissioni di CO2: occorre dunquelegare un programma di miglioramentodel rendimento energetico delle nuovee vecchie costruzioni ad una diffusionedelle fonti rinnovabili capace di darerisposta alle specifiche domande dienergia di case e uffici e di ridurresensibilmente le bollette dei cittadini.Introducendo la certificazioneenergetica degli edifici e fissando uncontributo delle fonti energeticherinnovabili minimo obbligatorio in tuttii nuovi interventi edilizi e urbanistici.Senza dimenticare la sfida più difficile,che riguarda la riqualificazioneenergetica del patrimonio edilizioesistente, perché senza nuove e incisivepolitiche sarà impossibile ridurre inmaniera sostanziale i consumienergetici civili. Il secondo obiettivo riguarda lasemplificazione delle autorizzazioni pergli impianti da fonti rinnovabili. Oggi èqui il principale problema riconosciutoda tutti gli operatori del settore cheriguarda sia i piccoli che i grandiimpianti. Per cambiare questo stato dicose occorre lavorare da un lato sullasemplificazione delle procedure inmodo che diventi un atto libero egratuito realizzare un impiantodomestico in assenza di vincoli.Dall’altro approvare quanto prima leLinee Guida per l’approvazione dei

“autonomi” da un punto di vista siatermico che elettrico (premiati nellacategoria 100% rinnovabili). Senzadimenticare che grazie a questiimpianti si sono creati nuovi posti dilavoro, portati servizi e create nuoveprospettive di ricerca applicata oltre,naturalmente, ad un maggiorebenessere e qualità della vita. Il dibattito pubblico sull’energia inItalia non sembra aver compreso laportata del processo in corso cheriguarda le rinnovabili e l’importanzadi guardare ai territori per capire comesvilupparle. Rimane difficile incidere sudi un modo di ragionare di energiafermo al secolo scorso, incapace diprescindere da un approcciocentralizzato e quantitativo, fatto diMW installati per impianto. Ma questachiave di lettura risulta oggiinadeguata rispetto a un processo cheapre delle strade assolutamente nuove.Proprio l’insieme delle esperienze incorso nel territorio italiano mostracome il modello energetico che si stadelineando come più interessante èquello che avvicina la domanda e lasua produzione più efficiente, e chechiama in causa le politiche urbaneperché vuol dire riempire di pannellisolari i tetti delle città, integrando laproduzione di calore e elettricità congli impianti da rinnovabili e da fontifossili in cogenerazione, con reti diteleriscaldamento. Proprio perché iconsumi di energia che provengonodagli usi civili rappresentano oramaicirca il 50% dei consumi elettrici e il33% di quelli energetici totali2, èevidente che la risposta agli obiettivinazionali può oggi venire solo da tantediffuse e ambiziose politiche locali.Questa sfida, che può sembrarevisionaria se vista dentro l’attualedibattito politico sui temi energetici, ègià realtà in molti Comuni che hannocapito come valorizzare le proprierisorse attraverso il mix di impianti piùadatto. A guardarlo da fuori, il territorioitaliano possiede tutte le risorse perdiventare il palcoscenico di unarivoluzione energetica e ambientaleincentrata sulle fonti rinnovabili. Sequesta è la prospettiva, occorre ancheessere molto lucidi nell’analisi dellasituazione attuale, perché in mancanza

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finalità: da una parte, l’utilizzazione diuna fonte rinnovabile, in linea con gliobiettivi del Protocollo di Kyoto diriduzione dai gas serra; dall’altra, ilrecupero trattamentale del detenutoche acquisisce una professionalitàeffettivamente spendibile nel mercatodel lavoro. La realizzazione di questiimpianti sulle coperture deipenitenziari pone non poche difficoltà,soprattutto in ordine alla sicurezza dellavoro oltre che quella penitenziaria,per cui sono messe a punto particolarimisure preventive.Oltre al primo impianto pilotarealizzato al Nuovo Complesso diRebibbia, sono stati realizzati gliimpianti presso la Casa Circondarialedi Terni e di Caltagirone e la Casa diReclusione di Rebibbia; sono in fase direalizzazione a Laureana di Borrello(RC), a Viterbo, a Velletri, pressol’Istituto “Mario Gozzini” di Firenze ela Casa Circondariale di Torino“Lorusso e Cutugno”.

Impianti di cogenerazione

È stata esperita una gara d’appalto inambito comunitario per la realizzazionedi impianti per la produzionecombinata di calore ed energia elettricamediante il combustibile (metano ogasolio) normalmente utilizzato per laproduzione di calore, presso quattordiciIstituti compresi nei ProvveditoratiRegionali del Piemonte e Valle d’Aosta,Emilia Romagna e Toscana.La realizzazione di tali impianti, il cuiprogetto è stato elaborato dalle ditteconcorrenti sulla base di un capitolatod’appalto redatto dal Gruppo di Studio,

Energie alternative e reinserimento lavorativoVincenzo Tricarico*, Antonella Cambio**

Di seguito, si dà indicazione delleiniziative più significative in talsenso.

Programma nazionale disolarizzazione degli Istitutipenitenziari

A seguito del Protocollo d’Intesa del2001, tra il Ministero dell’Ambiente edil Ministero della Giustizia –Dipartimento dell’AmministrazionePenitenziaria, che prevedeval’installazione di 5000 mq di pannellisolari su penitenziari dislocati su tuttoil territorio nazionale, utilizzandomanodopera detenuta adeguatamenteformata, è stato costituito un gruppo dilavoro interministeriale, per l’attuazionedel Programma Nazionale diSolarizzazione degli Istituti Penitenziari,scaturito dal Protocollo d’Intesa.Il Programma ha individuato quindiciistituti penitenziari ubicati soprattuttoal centro e al sud, pur essendo previstoanche un impianto al nord, a Torino,per l’installazione di impianti solari digrande taglia, tra 200 e 250mq disuperficie captante.All’installazione provvedono i detenutiche hanno partecipato ad un corso diformazione per “installatore emanutentore di impianti solari”riconosciuto dalle Regioni, cherilasciano il relativo attestato di unaprofessionalità attualmente moltorichiesta sul mercato.Il Programma finanziato nella misuradel 70% dal Dipartimentodell’Amministrazione Penitenziaria edel rimanente 30% dal Ministerodell’Ambiente, si pone una duplice

Nel 2002 è stato istituito presso ilDipartimento dell’AmministrazionePenitenziaria un “Gruppo di studioper l’utilizzazione delle energiealternative in ambito penitenziario”con il compito di “predisporre ibilanci e di individuare le azioni, gliinterventi, le procedure e quant’altronecessario per promuovere l’usorazionale dell’energia”.Compito del Gruppo di studio istituitoin attuazione delle prescrizionidell’articolo 19 della Legge 10 del1991 dirette a “tutti i soggetti, grandiconsumatori di energia”, è raccoglierestudi e normative da cui trarre spuntiper dotare l’edilizia penitenziaria diimpianti per la produzione di energiabasati su tecnologie innovative;esplorare procedure ed inteseprogrammatiche per incrementarel’uso delle energie alternativeutilizzando anche il lavororemunerato dei detenuti; conoscere emonitorare mercato ed imprenditoriadi settore per un aggiornamentosull’evoluzione tecnologica dei sistemidi cui poter disporre. Il gruppocostituito da componenti tecnici eamministrativi, presieduto daldirigente dell’Ufficio Contratti, staportando avanti una serie di iniziativein cui cerca di coniugare l’obiettivo dirisparmio economico conseguibileattraverso l’utilizzo di energie dafonti rinnovabili, con il compitoistituzionale dell’Amministrazione delreinserimento sociale dei detenutiattraverso l’attività trattamentale, dicui il lavoro è lo strumentoprincipale.

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L’operatività del dialogo competitivo,però, è stata differita all’entrata invigore del regolamento d’attuazionedel codice dei contratti pubblici (art.58 D.lg. 163/2006 e s.m.i.).Per individuare una proceduraalternativa, è stata richiestal’assistenza dell’Unità Tecnica Finanzadi Progetto della Presidenza delConsiglio dei Ministri con cui è stataanalizzata la possibilità di applicazionedell’istituto del project financingall’iniziativa.Il progetto è stato inserito nelProgramma triennale 2008-2010 epubblicato sul sito internet delMinistero delle Infrastrutture(www.serviziocontratti pubblici.it).

Servizio energia

L’Amministrazione Penitenziaria haallo studio un progetto, da realizzarsianch’esso in project financing, aventecome territori di riferimento il Lazio ela Lombardia, finalizzatoall’affidamento in concessione ad unsoggetto privato del servizio energiaper le sedi penitenziarie di taliregioni. L’operatore economico concessionario,con proprio finanziamento, dovrebbe:- realizzare nelle sedidell’Amministrazione Penitenziariaimpianti per la produzione di energiada fonti rinnovabili o dicogenerazione o trigenerazione;- realizzare uno o più padiglionidetentivi da 200 posti l’unocaratterizzati da strutture ed impiantiin linea con gli obiettivi di risparmioenergetico;- fornire il servizio energia (elettrica,termica) e la manutenzione ordinariadegli impianti per tutta la durata dellaconcessione.I padiglioni detentivi entrerebberosubito nella disponibilitàdell’Amministrazione, mentre gliimpianti rimarrebbero di proprietà delconcessionario fino al termine dellaconcessione.In cambio delle predette utilità,l’Amministrazione corrisponderebbe alconcessionario un canone pariall’importo, adeguatamente abbattuto,pagato nell’anno precedente a quellodella gara nei confronti delle imprese

agricola della Casa di Reclusione diMamone, sita in provincia di Nuoro. Tale colonia si estende per 2700 ettari,e ciò la classifica tra le aziendeagricole più grandi della Sardegna.L’attività principale nella colonia èl’allevamento del bestiame e l’usopredominante del terreno è il pascolonaturale, ma sono presenti anchesuperfici utilizzate per orti e colturearboree da frutto quali oliveti, vignetie frutteti.Il Dipartimento dell’AmministrazionePenitenziaria ha individuato in taleterritorio il luogo idoneo perproseguire la politica dicoinvolgimento dei detenuti in attivitàlegate al risparmio energetico.Il progetto prevedeva inizialmentel’utilizzo dello strumento del “dialogocompetitivo” per l’affidamento inconcessione, presumibilmenteventennale, del servizio energia per laC.R. Mamone e la riduzione della spesaenergetica per tutti gli altri istitutidella Sardegna attraverso larealizzazione, con finanziamentotramite terzi, di impianti per laproduzione di energia da fontirinnovabili (eolico - fotovoltaico –biogas – biomasse) e di misurespecifiche dirette al miglioramentotecnologico e all’ottimizzazioneimpiantistico-gestionale delle attivitàproduttive esistenti nei territori dellacolonia penale, in cui è possibileimpiegare i detenuti lavoranti.Le finalità che l’Amministrazione sipropone di raggiungere sono:- la riqualificazione delle attivitàproduttive attualmente svolte nellacolonia penale e/o la realizzazione dinuove attività produttive, con impiegodi tecnologie avanzate finalizzate, inparte o tutto, alla produzione dienergia da fonti rinnovabili;- l’impiego dei detenuti lavoranti, alledipendenze dell’impresa aggiudicatariacon retribuzioni (comprensive deglioneri previdenziali ed assistenziali) acarico della stessa, per la coltivazionedei vegetali idonei alla produzione diolio combustibile;- eliminazione dei costi sostenuti perla spesa energetica della C.R. diMamone e riduzione della spesaenergetica di altri Istituti penitenziaridella Regione Sardegna.

è completamente a carico della dittaaggiudicataria la quale rientradell’investimento grazie allacorresponsione di un canoneonnicomprensivo, da partedell’Amministrazione, per la spesaenergetica, equivalente alla spesasostenuta nel 2004 perl’approvvigionamento di combustibile,corrente elettrica, manutenzione econduzione degli impianti tecnici,ribassata del 20%. La Dittaaggiudicataria rientra del proprioinvestimento anche grazie ai crediti chematura in quanto produttrice di energiada fonte rinnovabile (biocombustibileper alimentare i cogeneratori), e grazieall’energia elettrica che produce insurplus rispetto al fabbisogno delpenitenziario e che vende alla rete. Ladurata del contratto è di sette anni edal suo termine l’Amministrazioneentrerà in possesso degli impianti.Per l’esecutività del contratto è statonecessario risolvere la problematicalegata alla titolarità dei punti diconnessione dell’energia elettrica che,per il gestore della distribuzione,doveva rimanere all’Amministrazione,mentre, per la piena gestionedell’utenza elettrica degli istituti,compreso il pagamento dei consumi ela valorizzazione dell’energia elettricaprodotta in eccedenza e ceduta allarete, doveva essere trasferitaall’Aggiudicataria.A seguito del chiarimento da partedell’Autorità per l’Energia Elettrica ed ilGas contenuto nella Comunicazionen.54/07 del 13.12.2007, la problematicaè stata risolta mediante la formula del“mandato senza rappresentanza”,istituto giuridico con il qualel’Amministrazione mantiene la titolaritàdei contatori e l’Aggiudicataria puòstipulare i contratti per i servizi ditrasmissione, distribuzione edispacciamento dell’energia elettrica. Il contratto è attivo negli Istitutidell’Emilia Romagna e del Piemonte;sarà esecutivo per la prossima stagionedi esercizio, negli Istituti dellaToscana.

Programma Esecutivo d’Azione

L’Amministrazione Penitenziariadetiene, in Sardegna, la colonia

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Purtroppo, dell’entrata in vigore ditale regolamento, da tempopredisposto, non è nota la data.

* Direttore dell’Ufficio Contratti della DirezioneGenerale delle Risorse Materiali, dei Beni e deiServizi del Dipartimento dell’AmministrazionePenitenziaria.** Ingegnere coordinatore presso l’Ufficio Tecnico perl’Edilizia penitenziaria e residenziale di serviziodella Direzione Generale delle Risorse Materiali, deiBeni e dei Servizi dell’AmministrazionePenitenziaria.

convinzione che l’applicazione delletecnologie di risparmio energetico e diutilizzo delle fonti rinnovabilicostituisca ottima occasione per lacreazione di posti di lavoro e, quindi,risorsa importante di rilanciodell’economia, specie in una fase dicrisi come l’attuale.Appare opportuno aggiungere che daparte delle professionalitàdell’Amministrazione chiamate atradurre in atti contrattuali lesoluzioni ideate al problemaenergetico, sono state incontratedifficoltà di natura giuridica, attesal’indisponibilità di strumenti idoneiper la scelta del contraente, solo inparte attenuate dalla riformadell’istituto della finanza di progettorecata dal terzo decreto correttivo delcodice dei contratti pubblici. Difatti,le variabili di natura tecnologica efinanziaria circa gli interventi daporre in essere per consentireall’Amministrazione di conseguire lamassima utilità ed agli operatorieconomici di rientrare dagliinvestimenti e di conseguire un equoprofitto non possono essereimbrigliate nei rigidi schemi di unprogetto preliminare o anche in unostudio di fattibilità, per la cuielaborazione, specie dal punto divista finanziario, mancano lecompetenze. Senza trascurare che nel settore di cuitrattasi le invenzioni tecnologichesono frequenti e si rischierebbe di nonconsiderarle nella redazione di unprogetto, sia pur di massima, da partedell’Amministrazione. È invece dalconfronto tra soggetti portatori diinteressi contrapposti, svoltoovviamente nella massimatrasparenza, che possono essereindividuate le migliori soluzioniconcrete con soddisfazione di tutti. Lo strumento più confacente a taleesigenza potrebbe essere quello del“dialogo competitivo”, di derivazionecomunitaria, introdottonell’ordinamento giuridico italianodall’art. 58 del decreto legislativo163/2006, ma di fatto inattuabileperché l’entrata in vigore di dettanorma è rinviata al momento in cuisarà operante il regolamento diattuazione del citato decreto.

fornitrici di combustibile e di energiaelettrica e delle imprese appaltatrici diinterventi di manutenzione ordinaria.Inoltre l’AmministrazionePenitenziaria concederebbe losfruttamento delle coperture e dellearee libere di tutti gli istituti deldistretto oggetto della gara perl’installazione di impianti fotovoltaici,con il vantaggio per il concessionariodi avere impianti sottoposti ad unacostante sorveglianza. Oltre a questo il concessionariopotrebbe:- immettere in rete l’energia elettricaprodotta in eccesso vendendola aldistributore;- acquisire gli incentivi previsti per laproduzione di energia da fontirinnovabili.Anche questi interventi sono inseritinel Programma triennale e pubblicatisul sito internet del Ministero delleInfrastrutture.Allo stato attuale è stato elaboratouno studio di prefattibilità tecnico-economico e sono stati avviatiincontri preliminari con EnelDistribuzione, Terna e GSE.

Conclusioni

L’attività fin qui svolta e quella inprogettazione pongonol’Amministrazione Penitenziariaall’avanguardia, tra tutte leAmministrazioni dello Stato, nellaricerca di soluzioni orientate alrisparmio energetico, all’impiego dienergie rinnovabili ed all’efficienzaenergetica, nella consapevolezza degliindubbi benefici in termini di tutelaambientale e di riduzione di spesa. Irisultati ottenuti, pur condizionatidalla impossibilità di investire risorsenelle iniziative intraprese o ideate,inducono ad essere fiduciosi per ilprossimo futuro, sempreché anche lealtre Amministrazioni e l’industrianazionale si incamminino conrisolutezza sul medesimo percorso,consentendo al Paese di raggiungeregli obiettivi stabiliti dagli accordiinternazionali cui ha aderito. In talune delle esperienze descritte,poi, la realizzazione degli impianti èstata combinata con la formazione edil lavoro dei detenuti nella

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sede legale in Sicilia, è in realtà unaprecauzione per consentire allaRegione di trattenere le imposte. Finoad oggi, infatti, alcuni grandi gruppieconomici nazionali che operano inSicilia, grazie all’escamotage della sedelegale fuori dall’isola, pagavano leimposte altrove, in deroga a quantoprevisto dallo Statuto siciliano. Il Pears prevede l’obbligo per leimprese di concordare in sede diconferenza di servizi misurecompensative a vantaggio degli entilocali, come ad esempio opere didisinquinamento o di forestazione, oancora la realizzazione di aree verdi,ecc. In un primo momento invece,seguendo la scelta operata da altreregioni (come ad esempio la Puglia,che non a caso occupa la primaposizione nella graduatoria nazionalesu eolico e solare), era stata avanzatala proposta per fare in modo che il 3%del valore del progetto venisse versatodall’impresa al comune interessato dalnuovo impianto; misura che di certoavrebbe risollevato le sorti economichedi molte amministrazioni comunali. E’ previsto altresì che la conferenza diservizi possa subordinare il rilasciodelle autorizzazioni all’impegno daparte delle imprese di destinare unaparte dell’energia prodotta ad usicollettivi. L’obiettivo in questo casodovrebbe essere quello di ridurre icosti energetici per i residenti e leaziende operanti nell’ambitoterritoriale interessatodall’investimento. Il piano tenta di porre fine alfenomeno dilagante della

La Sicilia punta al business delle rinnovabiliTeresa Cannarozzo*, Giuseppe Abbate*

governatore Lombardo, i secondiinvece dagli eredi del governo Cuffaro. Comunque sia, la Sicilia ha dovutoattendere oltre un decennio per vedereapprovato nel febbraio di quest’anno ilPiano energetico regionale secondoquanto previsto dalla legge nazionale10/1991. La lunga gestazione delpiano, presentato dall’Assessoreall’Industria agli organi diinformazione con l’acronimo di Pears(piano energetico ambientale regionalesiciliano), ha infatti inizio nel 2002quando l’Amministrazione regionaleaffida ad un gruppo di lavorocoadiuvato dal Cnr e dalle Universitàdi Catania, Messina e Palermo, laredazione di tale strumento. Da allorasi sono avute diverse edizioni;vediamo quali sono le misure dimaggiore interesse previste nell’ultimaedizione approvata.Il Pears dà alla Regione competenzaesclusiva in materia di energia esancisce la liberalizzazione dei mercatiper lo sviluppo e la sicurezzaenergetica. Vengono così cancellati ilimiti di potenza dei nuovi impianti,che in passato Terna (il gestorenazionale della rete elettrica) ed Enelavevano invece imposto, in accordocon l’ex governatore Cuffaro. Sonocomunque previste agevolazioni ancheper la realizzazione dei piccoli impiantiper usi soprattutto domestici, cheperaltro verranno autorizzati con unaprocedura ancora più rapida, ovverocon la semplice dichiarazione di iniziodi attività.La misura che prevede di garantirecorsie preferenziali alle società con

In Sicilia, dopo oltre un decennio diinadempienze, è stato approvato ilPiano energetico regionale che aderiscea politiche di risparmio energeticofondate sul sole, sull’acqua e sul ventoe che sbocca investimenti per oltre 30miliardi di euro.È probabile che in Sicilia ad accelerarela recente approvazione del Pianoenergetico da parte della Giunta digoverno abbia contribuito ilmutamento dello scenariointernazionale in materia di energia,determinatosi con l’avvio della politicadel nuovo presidente degli Stati Uniti,che considera il cambiamento dimodello energetico uno degli obiettiviirrinunciabili dell’azione del suogoverno.Il contrario di quanto sostenutorecentemente in sede europea dalnostro governo nazionale, dietropressioni della classe imprenditorialeitaliana, che invece considera laprospettiva di una radicaletrasformazione energetica come unulteriore aggravio per una industria incrisi. In effetti anche il Programmaoperativo regionale FESR 2007-2013pone tra gli obiettivi dell’Asse 2, “Usoefficiente delle risorse naturali”,l’esigenza di accrescere la produzionedi energia da fonti rinnovabili; ma ècerto che a fare uscire dalle secche incui da anni si trovava impantanato ilpiano energetico ha contribuitosoprattutto l’accordo raggiunto traMpa e Udc sulla realizzazione deirigassificatori e dei termovalorizzatorisponsorizzati, i primi, dall’attuale

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affiancata una seria valutazione degliscenari che a breve si potrebberoprefigurare, tenendo conto degli effettie delle ricadute che la realizzazione diuna così ingente quantità di impiantidi produzione di energia potrebbeavere sul paesaggio, sulla flora e sullafauna dell’isola.Solo nell’eolico il potenziale dellaSicilia entro il 2020 potrebbeaumentare dagli attuali 650 MW a1.900 MW. In base ai dati di Terna,nell’isola viene prodotto il 21,2 percento del totale di energia eolica delPaese, pari a 854,7 giga watt/ora. Adoggi sono quasi 900 gli aerogeneratori,cioè i piloni che sostengono le palespinte dal vento (dalle quali vieneprodotta l’energia poi immessa nellarete), il cui quantitativo è comunquedestinato ad aumentareinesorabilmente. Si è capito infatti cheil business dell’eolico è l’investimentopiù conveniente da realizzare nelsettore delle fonti rinnovabili a partireda quanto previsto dal decreto Bersani.Tale decreto impone alle imprese cheproducono energia attraverso fontiinquinanti di acquistare dalle aziendeche producono energia “pulita” icosiddetti “certificati verdi”, titolinegoziabili emessi dal Gestore dellarete. E’ per tale ragione che, seinizialmente si investiva sull’eolico perutilizzare i finanziamenti elargitidall’Unione europea, con il mercato dei“certificati verdi” il business èdiventato talmente redditizio da nonprevedere più l’apporto dell’erario. Recentemente è però emerso che larete di distribuzione dell’energiadell’intera isola, oltre ad essereobsoleta, non ha la capacità diutilizzare quella prodotta dallosviluppo delle energie rinnovabili esoprattutto eoliche. Tralasciando ilfatto che in Sicilia le linee ad altatensione sono sottodimensionate, paria 9 m/Kmq, contro i 63 m/Kmq dellaLombardia e i 77 m/Kmq del Lazio, larete esistente è peraltro costruita perdistribuire l’energia prodotta da grandicentrali a piccole e medie utenze. Larete necessaria allo sviluppo delleenergie rinnovabili deve essere inveceuna rete elettrica di nuovagenerazione, capace di gestire lerinnovabili incostanti e di integrarle

vengano realizzate fasce di separazionepiantumate.Tra gli interventi infrastrutturali èprevisto il completamento della reteper il metano, il raddoppiodell’elettrodotto Sicilia-continente, larealizzazione della rete ad altissimatensione e la costruzione di duerigassificatori (per il primo dei quali ègià stata individuata un’ubicazionesicuramente inadeguata, ovvero l’areaportuale di Porto Empedocle, a ridossodel Parco archeologico e paesaggisticodella Valle dei Templi, sito Unesco).Con l’approvazione del Pianoenergetico si sbloccano investimentiper circa 30 miliardi di euro, di cui 4pronti ad essere impiegati in tempibrevi. Riprende così, dopo lasospensione delle autorizzazioni per larealizzazione di impianti nel settoredelle energie rinnovabili voluta dall’exgovernatore Cuffaro, l’iter relativo aoltre 1000 istanze presentate dalleimprese all’Amministrazione regionale.Più precisamente si tratta di 866progetti per impianti fotovoltaici, 7progetti per impianti solaritermodinamici e 139 progetti perimpianti eolici. Tra questi ultimi èprevisto il primo impianto eolicooffshore, da 228 MW, che dovrebbeessere realizzato a circa 7 Km dallacosta di Gela. La classifica regionale relativa aiprogetti presentati vede al primo postola Provincia di Trapani con 198impianti, seguita dalle province diAgrigento e Siracusa rispettivamentecon 176 e 166 impianti. La provinciadi Catania e quella di Palermooccupano il quarto e il quinto postorispettivamente con 139 e 111impianti. La provincia di Ragusa con107 impianti si colloca al sesto posto,seguita dalle province di Caltanissettae di Enna, rispettivamente con 69 e 48impianti, in ultima posizione si trovala provincia di Messina con 39impianti.Appare chiaro dall’entità delle cifremenzionate che nel settore delleenergie rinnovabili la Sicilia siappresta a diventare una regione dallegrandi prospettive, ma all’entusiasmodel governo regionale che punta,attraverso il Piano, a una decisaimpennata degli introiti, andrebbe

compravendita delle autorizzazioni,introducendo una norma che imponeal soggetto richiedente l’obbligo dimantenere la proprietà dell’impianto edi metterlo in esercizio. In Sicilia,infatti, intraprendenti speculatorihanno da tempo organizzato un vero eproprio “mercato delle licenze”ottenute con progetti civetta e poirivendute, a cifre esorbitanti, alleimprese concretamente interessate allarealizzazione degli impianti. Questeultime preferiscono infatti pagare unsovrapprezzo anziché attendere almenodue anni (tali i tempi minimi che si èconcessa fino ad oggi la Regione per ilrilascio di una autorizzazione) perottenere il via alla realizzazione di unimpianto. Il mantenimento della proprietà –sostengono i dirigenti dell’AssessoratoIndustria – è una precauzione chedovrebbe arginare, almeno in parte,anche un altro fenomeno, cioèimpedire alle organizzazioni criminalidi inserirsi nel business delle energierinnovabili, visto che in sede diconferenza di servizi vengono richiestii certificati antimafia. Tale strategianon contempla però la possibilità perl’azienda intestatariadell’autorizzazione di acquisire neltempo nuovi soci, o ancora, lapresenza di eventuali soci occulti nellecomposizioni societarie.Altra misura è quella che imponeall’impresa di avere la pienadisponibilità dei terreni dove realizzarel’impianto già al momento dellapresentazione del progetto. Inoltre perevitare un fenomeno frequentenell’eolico, che è quello di realizzaregli impianti ma non i collegamenti allarete, cosicché le pale girano a vuotoproducendo energia che non puòessere utilizzata, è stato introdottol’obbligo per l’impresa di certificareche ad impianto ultimato l’energiaprodotta confluirà nella rete e quindial gestore.Il piano assicura corsie preferenzialianche alle imprese che individuerannola sede dei propri impianti in cavedismesse o in discariche da recuperare.Sono vietati gli impianti eolici efotovoltaici in prossimità delle zoneabitate, possono invece sorgere neiterreni agricoli ma a condizione che

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il 70% da aree al di sopra dei 1.000m. Il 10% della superficie è agricola,il 3% è urbanizzato. Vi sonoinsediati 507.000 abitanti in 223comuni, di cui solo 12 con più di5.000 abitanti, nei quali si concentrail 50% della popolazione. Il nuovoPUP, Piano Urbanistico Provinciale,si basa sul principio di “…ragionataco-pianificazione: intento disussidiarietà, nell’ottica di unosviluppo sostenibile attento allacompetitività del territorio ed allasua attrattività, riconoscendo lacentralità del paesaggio comeidentità”. È previsto “…un nuovosistema di pianificazione attraversola sussidiarietà responsabile dellecomunità locali, chiamate a definireProgrammi di Sviluppo e Governodel Territorio che porteranno allaformazione di Piani Territoriali delleComunità (Piano strutturaledell’associazione dei comuni), conassunzione di funzioni di ordinestrategico a livello di area vasta edotazione di strumenti innovativi peruna più efficiente autonomiagestionale”. La cartografia èsuddivisa in: “Inquadramentostrutturale”, “Carta del paesaggio”,“Carta delle tutele paesistiche”,“Carta di sintesi della pericolosità”,“Reti ecologiche ed ambientali”,“Sistema insediativo e retiinfrastrutturali”, “Aree agricole edaree agricole di pregio”. AllaRelazione illustrativa ed alle Normedi attuazione seguono gli Allegati,comprensivi di: “Elenchi delleinvarianti”, “Indirizzi per le strategie

L’energia e nuovo Pianourbanistico provinciale TrentinoPaola Ischia*

La XIV legislatura provinciale,avviata a novembre 2008 incontinuità con la precedente, opereràin un contesto definito da: - Legge provinciale n 1, del 04marzo 2008 “Pianificazioneurbanistica e governo del territorio”,nuova Legge Urbanistica chemodifica la precedente del 1991 eprevede la promozione di progetti,iniziative, studi e formazione, nelsettore delle tecniche bioclimatiche,della bioarchitettura e delladefinizione di linee guida per lavalutazione energetico-ambientaledegli edifici. - Legge provinciale n 5, del 27maggio 2008 “Approvazione delnuovo Piano UrbanisticoProvinciale”, il terzo strumento, dopoil noto Piano di Giuseppe Samonàdel 1967 ed il successivo del 1987.Va ricordato che, in Trentino, essoassume valore di Piano dicoordinamento urbanistico-territoriale con integrataconsiderazione degli aspettipaesaggistici. - Legge provinciale n 3, del 16giugno 2006 “Norme in materia digoverno dell’autonomia delTrentino”, legge di RiformaIstituzionale che introduce leComunità di Valle, nuovi Entipubblici locali a base associativa diComuni che sostituiscono iComprensori con l’intento di attivarele comunità locali, seguendo ilprincipio di sussidiarietàresponsabile. Il territorio trentino è costituito per

con le fonti energetiche tradizionali.Non è un caso che negli Stati Uniti, lametà dei 250 miliardi di dollaristanziati nel settore delle energierinnovabili sia stata destinataall’adeguamento della rete didistribuzione. Anche per la Sicilia,quindi, l’adeguamento ed ilpotenziamento della rete diventa unaprecondizione per qualsivoglia sceltastrategica che punti allo sviluppo delleenergie alternative. Da non sottovalutare infine il ruolodella criminalità organizzata nelbusiness delle energie rinnovabili,sicuramente in ascesa, comeconfermano i risultati delle indaginipreliminari che hanno portatorecentemente all’arresto di ottopersone a Mazara del Vallo a variotitolo interessate alla realizzazione diun parco eolico nel trapanese. La Ddadi Trapani ipotizza un intrecciopolitico-imprenditoriale con ilcoinvolgimento di politici e funzionaripubblici, il tutto sotto la regia diMatteo Messina Denaro, uno dei capiancora latitanti di Cosa Nostra, cheavrà sicuramente fiutato le opportunitàofferte da un affare come quellodell’eolico, quantificabile in 14,5miliardi di euro.

* Direttivo regionale INU Sicilia.

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l’individuazione di: Ambiti ecologici(secondo l’indice di funzionalitàfluviale), paesaggistici (in contestidefiniti “paesaggio fluviale”) edidraulici (di sicurezza da esondazionied erosione) e la definizione dirilascio di “Deflusso minimo vitale”. Come sopra anticipato, il temaenergetico è trattato, nella duplicearticolazione di certificazioneenergetica (riduzione dei consumi) ecertificazione di sostenibilitàambientale (uso di materialiecocompatibili, impiego di energierinnovabili, contenimento deiconsumi idrici), dalla nuova LeggeUrbanistica che, per competenzalegislativa esclusiva provinciale,ricomprende anche norme edilizie epaesaggistiche. Al titolo IV“Disposizioni in materia di Ediliziasostenibile”, l’art. n 86 prevede“…indirizzi volti a definire criteri emodalità di redazione di strumenti dipianificazione territoriale chefavoriscano la diffusione delletecniche di edilizia sostenibile…IPiani Regolatori Generali possonoindividuare apposite aree per larealizzazione di interventi di ediliziaabitativa pubblica, ivi compreso ilrecupero del patrimonio esistente,mediante tecniche di ediliziasostenibile, con particolareriferimento all’utilizzo del legno”. Il tema energetico ed ambientale èstato affrontato inoltre dal PSP,Piano di Sviluppo provinciale,approvato il 29 maggio 2006. Essoha individuato proprio nel settoredell’efficienza energetica, un campodi sviluppo: è stato istituito ilDistretto tecnologico energia edambiente per l’edilizia sostenibile, lefonti rinnovabili e le tecnologieambientali, denominato habitech,riconosciuto dal Ministerodell’Università e Ricerca. Il ConsorzioDistretto Tecnologico Trentino Scarlè la società consortile nata in senoad habitech. E’ stata fondata inoltre,a febbraio 2008, l’AssociazioneGBCItalia Green Building Council,riconosciuta dall’associazioneinternazionale WorldGBC, nonchè daUSGBC statunitense che ha elaboratoil sistema di rating con protocolli dicertificazione LEED, Leadership in

trattazione ampia; si accenna qui, perbrevità, ad uno degli aspetticaratterizzanti la programmazioneprovinciale: il progetto dicollegamento metropolitano tra leprincipali valli ed il capoluogo(Metroland). Il Piano Energetico-Ambientale hasostituito dal 2003 il precedentedatato 1998, introducendo aspettilegati al protocollo di Kyoto per lariduzione di emissioni climalteranti.Esso valorizza le fonti rinnovabilidisponibili sul territorio provincialeindividuate in biomassa (residui dellaprima lavorazione del legno erecupero degli scarti del bosco) edenergia solare. Il teleriscaldamento,non solo a biomassa, è un sistemainfrastrutturale che ha trovatoefficace attivazione. Il settore eolicoha visto emergere sporadiche epuntuali applicazioni, oltre ad uncampo sperimentale di ricerca. Nell’articolazione delle possibilità diapprovvigionamento energetico,emerge in Trentino, in scalapreponderante ed a partire da fine‘800, il tema idroelettrico. Il processodi industrializzazione italiana attivòuna moltitudine di opere dicaptazione delle risorse acquiferenon priva di considerevoliconseguenze ambientali. Oggi èauspicata l’applicazionedell’evoluzione tecnologica, capace diottenere risultati energeticiconsiderevoli con sempre minorcaptazione della portata e risultafondamentale regolamentare gliscompensi della stessa. È dimostratoinfatti che la fondamentalefunzionalità autodepurativa dei fiumi(assorbimento di nutrienti tramitemicrofauna acquatica), è gravementecompromessa da stravolgimentiimpropri di portata. La ricerca diriequilibrio, “…nel superamento di unapproccio settoriale di “cultura delleinfrastrutture”, verso una visionesistemica, necessaria al governo edalla gestione delle risorse idriche”, ècardine del PGUAP, Piano Generaledi Utilizzazione delle AcquePubbliche, entrato in vigore dall’8giugno 2006 con valenza di Piano diBacino di rilievo nazionale. Il Pianoè strutturato attraverso

della pianificazione territoriale e perla valutazione strategica dei piani”,“Materiali di supporto: linee guidaper la Carta del paesaggio, strumentie tematismi del sistema informativo,assetto territoriale e dinamicheinsediative”. Il PUP individua iprincipali tracciati dei corridoienergetici e telematici; “…fa proprial’esigenza di razionalizzare losviluppo delle reti di trasmissionedell’energia elettrica e diminimizzarne l’impatto ambientale-paesaggistico, favorendo larealizzazione del corridoio energeticoFortezza-Verona”. A supporto dellapianificazione, soprattutto inrelazione alla Valutazione Strategica,è stato potenziato il SIAT, SistemaInformativo Ambiente e Territorio,inteso come data-base conoscitivo esistema di aggiornamento evalidazione riguardo a: uso delsuolo, mobilità, pressionisull’ambiente, efficacia ed efficienzadegli interventi infrastrutturali edinsediativi attuati. Il tema energetico è affrontato conapparato normativo e diincentivazione per isolamento termicoed approvigionamento da fontirinnovabili, strutturato da tempo ericonosciuto nel merito: il Serviziopianificazione energetica ed incentividella Provincia Autonoma di Trentoha ricevuto, per il progetto “Politiche,incentivi ed applicazioni dicertificazione energetica”, unamenzione speciale all’European SolarPrize 2005. Fin dagli anni ‘80 leLeggi provinciali in favore delladistribuzione di gas naturale, dellarealizzazione di impianti idroelettricidi piccola taglia, dell’incentivazionedi interventi di risparmio energetico esfruttamento di fonti rinnovabili,hanno articolato l’approvigionamentotrentino consentendo livelli, adesempio di rapporto tra superficiecaptante (pannelli solari) ed abitanti,prossimi a valori europei. I bandi diincentivazione sono stati di anno inanno attivati attraverso APE, Agenziaprovinciale per l’Energia, chepromuove inoltre l’acquisizione diveicoli a basso impatto ambientale,oltre a progetti di ricerca. Il temadella mobilità meriterebbe una

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Sesta edizione: Venezia 4 - 7 novembre 2009

Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti

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raggiunto un rilievo di primo piano,mettendo in atto istanze sviluppatein una fase sperimentale che trovaoggi concretizzazione: nuoviregolamenti edilizi improntati allabiocostruzione stanno prendendopiede e, evidentemente anche graziealla concessione di premialitàvolumetriche, stanno acquisendofamiliarità con il solitamente“inamovibile” settore edile.

* Architetto.

Energy and Environmental Design.Obiettivo è favorire la cultura dellasostenibilità in Italia attraverso la“traduzione” concettuale e normativadegli standard americani, a partire daLEED NC (Nuove Costruzioni). Lalocalizzazione italiana è stata curatadai Comitati LEED del GBC, edall’Università degli Studi di Trento,tramite un’attività di ricerca specificaterminata a marzo 2009; entro il2010 sarà elaborata la versioneitaliana di LEED per nuovecostruzioni, edifici esistenti e storici.A coadiuvare l’introduzione di talecertificazione è la Deliberazione diGiunta provinciale n 2564 del 10ottobre 2008 “Adozione di unsistema di classificazione delleprestazioni di sostenibilità per lacostruzione dei nuovi edifici didiretta competenza della Provinciaautonoma e dei propri Entifunzionali”. Le argomentazioni diefficienza energetica sono relazionatead un tema fondamentale per ilterritorio trentino: l’impiego dellegno, materiale locale che consentedi attivare una “filiera corta” connotevolissimi risparmi in termini diemissioni di anidride carbonica. LaProvincia ha attivato il ProgettoLegno, tavolo di valorizzazione dellafiliera, sviluppato all’interno di uncomplesso riordino normativo,tramite la Legge provinciale n 11 del23 maggio 2007 “Governo delterritorio forestale e montano, delleacque pubbliche e delle areeprotette”. La Riforma è basata sulbinomio uomo-ambiente ed ha comeobiettivi la sicurezza del territorio, losviluppo economico e sociale, lasalvaguardia dell’ecosistema naturale.Essa si articola nel: potenziare lostrumento del vincolo idrogeologicoper assicurare un uso del territorioattento ed equilibrato, costruire unarete provinciale delle aree protette,favorire lo sviluppo della filieraforesta-legno e l’integrazione conaltre filiere, assicurare una correttagestione del demanio provinciale afavore di tutta la collettività,assicurare gli interventi necessari agarantire la sicurezza, curarel’informazione, la formazione e laricerca. La questione energetica ha

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degli insediamenti; le zone dove èprioritario dotarsi di spazi a verde confunzione di miglioramento delmicroclima. Nel corso del lavoro sonostati rilevati alcuni importanti deficitconoscitivi: dati aggiornati, sistematici econfrontabili sulla effettivadomanda/offerta di energia; geografiadel microclima a scala provinciale erelazioni con il sistema antropico,indicatori di consumo energetico pertipologie insediative (esistono su questoaspetto esperienze sviluppate inparticolare negli Stati Uniti checonsentono valutazioni preventive delcarico energetico di diversi modelliinsediativi, purtroppo difficilmenteapplicabili ai nostri contesti). Il Ptcp della provincia di Modena, oggiin fase di approvazione, ha costituitouna sorta di banco di prova perl’implementazione effettiva di quantoproposto da PRODEM. Una primariflessione che si è sviluppata è stataquella di definire le relazioni fra Ptcp epiano di settore previsto dalla leggeregionale: ogni Provincia deve infattidotarsi di un Piano ProgrammaEnergetico che definisce una strategiaintegrata sulle politiche energetiche atempi brevi e medio lunghi (anche iComuni devono a loro volta dotarsi diun Piano di azione energetico). Lastrategia deve essere articolata inobiettivi ed azioni progettuali per lequali devono essere anche valutati gliimpatti prevedibili. A fronte dell’obiettivo della sostenibilitàenergetica del territorio, la provincia diModena ha ritenuto di affidare al pianodi settore le scelte circa l’utilizzo delle

Progetto PRODEM e sostenibilità energeticaFatima Alagna*, Renzo Pavignani**

variabili tipicamente governate daglistrumenti di piano a cominciare dallivello d’area vasta. Si è dunque tentatauna ricostruzione dell’immagineenergetica del territorio provinciale intermini di stato attuale e dinamiche delladomanda e dell’offerta energetica incorrelazione ai caratteri del sistemainsediativo e del territorio. L’intrecciarsidi questi fattori, in chiave spazio-temporale, con la geografia dei consumienergetici, ha portato alla definizionedella cosiddetta matrice territoriale deiconsumi energetici. A ciò si è aggiuntauna identificazione delle potenzialitàenergetiche presenti sul territorio equelle derivanti dal risparmio energeticoin un’ottica di bilancio di risorse. Leanalisi sono state riorganizzate inriferimento ad ambiti territorialiomogenei per caratteri insediativi, socioeconomici e morfologico-ambientali. Aquesti ambiti, denominati Bacinienergetico territoriali (Bet), sono stateassociate strategie ed azioni“governabili” dagli strumenti dipianificazione; 14 schede suddivise indue filoni principali (sfruttamento dellefonti rinnovabili di energia ed efficienzaenergetica nell’edilizia) contengono poiindicazioni utili per l’integrazione dellenormative dei piani territoriali edurbanistici. Nella tavola di metapianosono stati indicati gli ambiti vocati allosviluppo di sistemi di produzioneenergetica non convenzionale e le zoneod elementi costituenti fattori sensibili;gli ambiti idonei alla realizzazione di retidi teleriscaldamento; gli ambiti/sistemiinsediativi dove è prioritario agire peraumentare le prestazioni energetiche

Nel 2004 la regione Emilia Romagnacon la Lr 26 ha ridisegnato finalità edobiettivi generali di politica energeticaesplicitando, per la prima volta in modoorganico, l’esigenza di affrontare il nododelle relazioni fra pianificazioneterritoriale ed urbanistica e questioneenergetica, concetto poi ribadito con ilPiano Energetico Regionale approvatonel 2007. Primo passo per la correttaattivazione di politiche orientate allapromozione del risparmio energetico edallo sviluppo e valorizzazione delle fontienergetiche rinnovabili è certamente laloro integrazione negli strumenti dipianificazione, sede di coordinamento emessa a sistema delle diverse istanze ditrasformazione che interessano unterritorio. Lo studio PRODEM affronta iltema del rapporto fra questioneenergetica e strumenti di pianocostruendo, in via sperimentale, unasorta di “metapiano” da intendersi comeun primo approccio progettualeutilizzabile, in primo luogo, perl’aggiornamento del piano territoriale(Ptcp) della Provincia di Modena1. Gli obiettivi posti sono: contenimentodei consumi energetici nei tessuti urbanie nel sistema produttivo (ridurre il caricoenergetico degli insediamenti);valorizzazione delle fonti energeticherinnovabili ed assimilate; promozionedella dotazione e fruibilità dei servizienergetici di interesse locale favorendol’avvicinamento dei luoghi di produzioneai luoghi di consumo. Lo studio fornisce elementi peraddivenire ad una percezione delladimensione territoriale del fenomenoenergetico, delle relazioni tra energia e

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pochi e recenti appaiono ancora i casi dipiani territoriali ed urbanistici cheabbiano, in un qualche modo, tenutoconto dell’implicazione energetica dellescelte d’uso ed assetto del territorio. Unodei temi aperti è evidentemente quello divalutare, a fronte dell’obiettivo,certamente strategico, di ridurre l’utilizzodei combustibili fossili, se possa essereadeguata una disciplina di caratteregenerale ed alla scala dellapianificazione di area vasta (ancorchédeclinata per tipi di impianti ezone/ambiti del territorio), ovvero se sidebba operare piuttosto attraverso lineeguida, lasciando ad un livellopianificatorio di maggior dettaglio (adesempio la scala del piano comunale) lacapacità di contestualizzare le situazioniterritoriali a diversa attitudine osensibilità ad ospitare le diverse tipologiedi fonti energetiche alternative ocosiddette assimilabili… In questo senso appare oggi un po’paradossale il divieto assoluto edecontestualizzato posto dal Pianopaesistico della Regione Emilia Romagna(in vigore dal 1993) alla realizzazione diimpianti eolici a quote superiori ai 1200metri, proprio dove le condizionianemologiche sarebbero le piùfavorevoli. Occorre probabilmente evitarei rischi di eccessiva rigidità edeterminismo di una disciplina dicarattere generale senza tuttaviarinunciare all’esigenza di un quadro diriferimento (una “visione d’insieme”)delle criticità e delle opportunità presentisu un dato territorio, propriadell’approccio pianificatorio, che supportila valutazione del singolo casodemandata alle procedure ordinarie(dalla VIA, qualora prevista per legge,all’esame delle Commissioni comunaliper la qualità architettonica e delpaesaggio).

* Direttivo Inu Emilia Romagna.** Responsabile Ufficio di piano Ptcp Reggio Emilia.

Note1. Progetto PRODEM “Studio di nuovi strumentiregolamentari di competenza degli Enti locali atti adagevolare l’applicazione di sistemi per il risparmioenergetico e l’uso di fonti rinnovabili” - Provincia diModena, Area Programmazione e Pianificazioneterritoriale, in collaborazione con la regione Emilia-Romagna, Servizio politiche energetiche. Responsabile diprogetto E. Nora.2. Lo studio PRODEM è stato pubblicato dalla Provincianella collana Qualità urbana e del territorio, marzo2006. Per informazioni www.provincia.modena.it.

urbanistico operativo (POC, nellalegislazione urbanistica emiliana) devonocomportare una riduzione della CO2 parial 50% di quella esistente primadell’intervento. Il Ptcp prevede poi delleDirettive in materia di sostenibilitàenergetica anche per la redazione delRue (Regolamento urbanistico edilizio);fra queste si richiama l’obbligo diprevedere indicazioni finalizzateall’incremento della biomassa urbanacon effetti sul microclima el’introduzione di meccanismiincentivanti per la promozione dellasostenibilità energetica (scomputi dalcalcolo della superficie edificabile o dailimiti di distanza, ad esempio). Se da unlato gli strumenti di governo delterritorio possono concorrere, come si èvisto, anche in modo significativo, allariduzione dei consumi energetici delsistema insediativo ed alla diffusionedelle energie rinnovabili, dall’altrodevono farsi carico di contemperare taliobiettivi con altre istanze espresse dalterritorio, tra cui il contenimento delconsumo del suolo, la tutela della risorsaidrica, la tutela del paesaggio edell’identità culturale, ecc.Come già accennato, il Ptcp dellaprovincia di Reggio Emilia (anch’esso infase di approvazione) ha assunto, qualefunzione propria di uno strumento dipianificazione territoriale, anche quelladi definire alcuni principi e criterigenerali per la localizzazione“compatibile” di impianti che utilizzanoenergie rinnovabili, ciò anche al fine didefinire un quadro di “certezze” sia per iComuni, sia per i soggetti proponenti (afronte di un quadro legislativo orientatoverso una forte incentivazione ed, inqualche misura, deregolamentazione). Il Ptcp di Reggio Emilia sottoponel’ammissibilità degli impianti ad alcunicriteri fondamentali di tipo posizionale,tipologico e dimensionale, al fine diconsentire lo sfruttamento delle fontienergetiche rinnovabili compatibilmentecon la tutela e la valorizzazione di altrerisorse strategiche per il territorioprovinciale quali, in prima istanza, ilpaesaggio agrario ed il suolo produttivoagricolo (basti pensare ai prati stabili perla produzione del parmigiano reggiano). È evidente il carattere ancora fortementeinnovativo delle esperienze riportate, siaper la materia in sé, sia perché troppo

risorse locali per la produzione dienergia con la valutazione dei relativiimpatti e l’eventuale redazione di lineeguida. A differenza di quanto avvienenel Ptcp della provincia di Reggio Emilia(di cui si dirà nel seguito), il Ptcp non haassunto a priori criteri localizzativi eprogettuali per ciascuna fonte energeticapresente sul proprio territorio adeccezione di alcuni fattori escludenti pergli impianti eolici superiori ai 3 KW eper l’energia da idroelettrico. Importante, anche se di non sempliceattuazione, la direttiva rivolta ai PianiStrutturali Comunali di sviluppare nelquadro conoscitivo una specificavalutazione della domanda e dell’offertadi energia, delle variabili insediative eterritoriali correlate a differentifabbisogni energetici, nonchè l’analisidelle relazioni fra spazi aperti/costruiti emicroclima urbano. Il Ptcp assume inmodo esplicito alcuni criteri disostenibilità energetica che dovrannoorientare le politiche urbanistiche:densificazione urbana, polarizzazionedelle grandi funzioni urbane e dellenuove quote di edificabilità in zoneattrezzate/attrezzabili con sistemi dicogenerazione e reti di teleriscaldamento,attenzione al mix funzionale finalizzatoad avvicinare la domanda e l’offerta dienergia (oltre che a ridurre glispostamenti), individuazione di spazi dirigenerazione ambientale. La valutazioneambientale dei piani dovrà verificareanche gli impatti energetici delle nuoveprevisioni di edificazione; a questo scopovengono proposti alcuni indicatori diriferimento. Il Ptcp formula poi delledirettive più puntuali per i Pianiurbanistici attuativi che, nellaprogettazione dell’assetto urbanistico,devono considerare il recupero in formapassiva dell’energia e devono contenereuna valutazione di fattibilità circa lapossibilità di ricorso alle fontienergetiche rinnovabili, ad impianti dicogenerazione/ trigenerazione, pompe dicalore, sistemi centralizzati (ciò sullabase di una relazione di analisi del sitoattenta anche agli aspetti microclimatici).In caso di Piani attuativi che prevedanopiù di 10.000 m2 di nuova superficieedificabile il teleriscaldamento divental’opzione prioritaria. I processi di trasformazione urbanaprevisti in piani attuativi o nel piano

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- sostenibile, perché dovrà, ancora piùdi oggi, costruire le condizioni disostenibilità non solo a livellodell’ambiente e della mobilità, maanche per l’accessibilità alla casa e aiservizi e per la convivenza.Il PSC recepisce al proprio interno gliaspetti della sostenibilità direttamenteo indirettamente connessi ai processiinsediativi:- protezione del clima edell’atmosfera, riducendo i gas serra ele emissioni inquinanti generate dalriscaldamento e dal traffico urbano;- riduzione dell’inquinamentoacustico, attraverso correttelocalizzazioni degli insediamenti eprogettazioni delle nuoveinfrastrutture stradali;- mantenimento e miglioramentodelle risorse idriche con politiche ditutela;- mantenimento e miglioramento delsuolo, attraverso il recupero dellapermeabilità dei suoli e ilcontenimento della diffusione urbana;- valorizzazione e tutela degli habitatnaturali e del paesaggio integrandonel sistema metropolitano del verdeurbano, i parchi e le aree protette evalorizzando le reti ecologiche, fra lequali spiccano i corridoi fluviali;- soddisfacimento di elevati standarddi qualità urbana, attraversol’integrazione del sistema delleattrezzature e degli spazi collettivi.Tra i principali indirizzi urbanisticievidenziati, si fa espresso riferimentoa:- protezione e recupero di ambiente epaesaggio, in particolare per la tutela

Il Programma energetico di BolognaGiovanni Fini*

novanta, torna al 15%.L’analisi per macrosettori non mostrainvece forti variazioni: tende adacquistare un peso sempre maggiore ilsettore terziario, la cui quota sulleemissioni complessive (29%) superaquella dei trasporti (25%) e tende adavvicinarsi alla quota del residenziale(33%). Il Pec individua interventi per unpotenziale di riduzione delle emissionidel 27,9%. Questi interventi sonosintetizzati in 17 macroazioni.Il Piano strutturale comunale (Psc),approvato con del. CC OdG 133/2008e in vigore dal settembre 2008,promuove:- lo sviluppo economico, sociale eculturale della popolazione;- il miglioramento della qualità dellavita;- l’uso consapevole e appropriatodelle risorse non rinnovabili.Il Psc stabilisce gli orientamentigenerali di sviluppo per i prossimiquindici anni, l’intervallo che separauna generazione da un’altra. Ciòsignifica pensare al futuro della cittàanche per le generazioni future. La Bologna che il Psc immagina èuna città:- europea, al centro delle reti checollegano le città dell’Europa e apertaagli scambi economici e culturali percostruire forme di convivenzaadeguate ai tempi;- metropolitana, perché sapràriconoscere e valorizzare le diversitàpresenti sia nel territorio comunaleche in quello più ampio dell’areametropolitana;

Nel marzo 2006 la Giunta comunale,con un atto di indirizzo, decide diintegrare il nuovo Programmaenergetico comunale (Pec) con ilPiano strutturale comunale (Psc),entrambi in via di definizione, perorientare i processi di trasformazionee riqualificazione urbana allariduzione dei consumi energeticifinali e delle emissioni di gasclimalteranti.Nel dicembre 2007 viene approvatodal Consiglio comunale (PG241448/2007) il Programmaenergetico comunale (Pec), con ilquale il Comune si dota di unostrumento per gestire il sistemaenergetico sul proprio territorio, perpromuovere misure di risparmioenergetico e di diffusione delle fontirinnovabili attraverso una sistematicaintegrazione dell’analisi energeticanell’elaborazione della pianificazioneurbanistica.L’obiettivo del Pec è quello di ridurrealmeno del 6,5% le emissioni rispettoal 1990; è un obiettivo ambiziosoperchè dal 1990 ad oggi i consumi dienergia sono cresciuti del 20% circa.Se guardiamo la serie storica delleemissioni vediamo infatti che iconsumi elettrici costituiscono la vocedi maggior rilievo, passando dal 33%del totale delle emissionicontabilizzate nel 1990 al 37% del2004. Segue il gas metano che passadal 30% al 33%. In calo il peso delleemissioni riconducibili alle benzine,passato dal 17% all’11%, mentre laquota di gasolio, dopo il caloprogressivo registrato negli anni

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rinnovabili:- scenario base: applicazione dellanormativa vigente in materiaenergetica;- scenario migliorativo: introduzionedi interventi migliorativi suirendimenti impiantistici e sullecaratteristiche termofisichedell’involucro dell’edificio;- scenario energy saving: introduzionedi forti elementi migliorativi nelsistema edificio-impianto, incluso ilricorso spinto alle fonti rinnovabili.Si evidenzia che l’impattodell’incremento del carico insediativogenererebbe un aumento delleemissioni tra il 4% e il 5% rispetto aivalori del 1990 a meno di prevederel’adozione sistematica dello scenarioenergy saving per tutti gli ambitioggetto di trasformazione. L’adozionedi questo scenario diviene perciòcondizione di sostenibilità per letrasformazioni del Psc.Per rendere operativo lo Scenarioenergy saving si aggregano gli ambitiinteressati da significative previsioniurbanistiche in Bacini energeticiurbani (Beu) cioè zone omogenee acui applicare specifiche indicazioni diprestazione energetica. Gli 11 Beuoccupano circa il 15 % dellasuperficie comunale e per ciascun Beuè quantificato l’impatto energetico-ambientale.Per il contenimento dei consumienergetici nei Beu esistono LineeGuida per l’energia, raccomandazioniper l’uso efficiente dell’energia e lavalorizzazione delle fonti energeticherinnovabili nelle aree di recupero,espansione, riqualificazione urbana.Vengono presentate soluzionitecnologiche innovative e propostistandard energetico-prestazionalisull’involucro e sulle partiimpiantistiche. Le 27 schede d’azionesono integrate negli strumenti dipianificazione urbana delle aree dinuova urbanizzazione con un gradodi cogenza coerente all’obbiettivo diriduzione dei consumi energetici edelle emissioni di gas serra. Le Linee Guida per l’energia sonoarticolate secondo una diversagradazione di priorità per ciascunBeu. Si è pertanto costruita unamatrice di priorità/prescrizioni, dove i

trasformazioni urbanistiche e darediretta validità alle previsioni delpiano energetico. Le analisi dibilancio delle emissioni di CO2 sibasano su ricostruzioni bottom-upconsiderando cioè dati puntuali dicensimento e di consumo di edifici,caldaie ed utenze, avvalendosi sia deldatabase del Sit del Comune sia deidatabase delle utenze di metano e delcatasto delle caldaie a gasolio e a gas,ricavati dall’attività di controllo degliimpianti termici. Una piattaforma di georeferenziazioneintegrata che ha consentito, tra l’altro,di:- identificare le aree urbane amaggiore intensità energetica e amaggiore impatto ambientale intermini di emissioni climalteranti;- identificare utenze su cui effettuarespecifici interventi migliorativi (ad es.sostituzione della caldaia a gasoliocon caldaia a gas, oppureinstallazione di pannelli solaritermici);- valutare l’impatto energetico-ambientale delle nuove aree diurbanizzazione.I dati elaborati sono riportati in undocumento del Pec denominato“Atlante dell’Energia”.Sulla base del Pec vengono svolte leValutazioni di compatibilitàambientale e territoriale delleprevisioni del nuovo Psc. Per stimarel’impatto energetico-ambientale dellearee da riqualificare e di nuovaurbanizzazione del Psc, unostrumento di calcolo consente diconfigurare diversi scenari sulla basedi parametri energetico-prestazionalisia degli usi termici sia elettrici (ilfabbisogno di riscaldamento e diraffrescamento dell’edificio, latipologia di impianto diriscaldamento, la penetrazione difonti rinnovabili, il fabbisogno di usielettrici). Lo strumento è “aperto” inmodo da consentire di monitorarel’attuazione del piano e valutarel’efficacia di proposte e progetti diriduzione dell’impatto energetico-ambientale.Da ciò discendono tre scenari,caratterizzati da una progressivaadozione di soluzioni attente alrisparmio energetico e alle fonti

della collina e dei cunei agricoli (areeche coprono il 44,6 % del territoriocomunale);- priorità di ristrutturazione eriqualificazione urbana.La Valutazione di sostenibilitàambientale e territoriale (ValSat) delPsc rappresenta l’esito di un articolatoprocesso di verifica dellacompatibilità delle previsioni ditrasformazione in relazione allecondizioni ambientali della città. LaValSat verifica la sostenibilità deldimensionamento del piano ipotizzatonel Documento Preliminare e poioggetto di Accordo di pianificazione.Le considerazioni formulate nellaValSat preventiva del DocumentoPreliminare, insieme ai contributiemersi in conferenza di pianificazionee nel forum pubblico, sono il punto dipartenza di una continua integrazionedelle questioni ambientali poste daldocumento preliminare. La ValSat del Psc, che ha interessatole porzioni di territorio (Ambiti) per lequali sono previste le trasformazionipiù rilevanti, è stata condotta inrelazione ad un’ipotesi di capacitàinsediativa potenziale di ciascunAmbito, quantificabilecomplessivamente in circa 1.560.000mq di superficie utile lorda di cuicirca l’80% per usi residenziali. Perciascuno degli Ambiti esiste unascheda che evidenzia lo stato attuale,l’impatto potenziale in termini dipressioni attese in seguito alletrasformazioni previste e lecondizioni/prestazioni per lasostenibilità delle trasformazionistesse. Per la maggior parte degliAmbiti le condizioni fannoriferimento alla realizzazione o alcompletamento del sistema ditrasporto pubblico, e al contenimentodell’impermeabilizzazione del suolo. La valutazione di sistema è statasvolta invece per tutto il territorio nelsuo complesso con riferimento aldimensionamento complessivomassimo del Psc, pari a 912.000 mqdestinati ad usi abitativi (inferiore,dunque, alla somma delle capacità diambito). L’integrazione nel Psc delle politicheenergetiche del Pec è un’opportunitàper valutare in modo approfondito le

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Urbanistica INFORMAZIONI

diversi interventi proposti dalleschede d’azione sono articolatisecondo indirizzi, direttive oprescrizioni. La matrice è costruita inmodo da garantire i livelli energetico-prestazionali necessari a costruire unoscenario Energy Saving nei Bacinienergetici urbani: ciò conferisce pienavalenza alle previsioni del programmaenergetico.Il Rue è lo strumento destinato agovernare gli interventi diffusi sulterritorio. Il Rue di Bologna, adottatodal CC il 21 gennaio 2009, ha assuntoun orientamento prestazionale: irequisiti del Rue relativi alletrasformazioni di edifici o alla nuovacostruzione recepiscono i contenutidelle linee guida per l’energia laddoveessi abbiano valore generale, cioèrelativo a tutto il territorio, secondo iseguenti criteri:- valorizzare i pregi delle numeroseesperienze promosse negli ultimi annida associazioni come ANAB o INBARo da enti locali come Reggio Emilia eBolzano; - concentrare l’attenzione sulprogetto. Molte esperienze fatte inquesti anni portano ad unacertificazione delle prestazioniambientali dell’edificio, conferita unavolta completata la realizzazione. Illavoro sul RUE ha invece centratol’attenzione sull’applicazione e laverifica dei requisiti in faseprogettuale;- allinearsi su un approccioprestazionale. Al Comune interessaindicare il requisito da soddisfare, nonle modalità realizzative con cui deveessere soddisfatto. L’approccioprestazionale incentiva l’innovazioneprogettuale e, soprattutto, è adottatodal Regolamento edilizio Tipo dellaregione Emilia Romagna, mantenutoesplicitamente come riferimento.

* Dirigente UI Qualità Ambientale del Comune diBologna.

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IL DIMENSIONAMENTO NEL PIANO STRUTTURALE NON CONFORMATIVO DELLA TOSCANAProblemi di calcolo, criticità, ruolo ed esperienze

Firenze, martedì 19 maggio 2009 - Sede Ance Toscana, via Valfonda, 9

Cura scientifica di Giuseppe De Luca ed Enrico Amante

PROGRAMMALa fase di determinazione delle quantità (di trasformazione) massime sostenibili, nella forma del pianostrutturale della Toscana – così come definito dalla Lr1/2005 – assume una connotazione molto forte,perché sposta l’interesse dalla tradizionale stima del fabbisogno abitativo a quella della capacità dicarico di un dato ambito territoriale, tanto da essere misurata sulle risorse disponibili e/o attivabili.Il regolamento di attuazione 3/R definisce articolazione e parametri del dimensionamento, nonchéinnovazioni nel contenuto e nelle modalità del proporzionamento anche con l’uso dell’avviso pubbli-co. Il seminario tratterà questi temi, anche con casi applicativi concreti.

ore 9,15 Le indicazioni dell’art. 7 Dpgr 9 febbraio 2007, n. 3/R: profili giuridici Enrico AmanteDomande al relatore

ore 10,15 Le indicazioni dell’art. 7 Dpgr 9 febbraio 2007, n. 3/R: profili tecniciLorenzo PaoliDomande al relatore

ore 11,30 Coffee break

ore 11,45Il ruolo strumentale dell’avviso pubblico nel dimensionamento e nel proporzionamento del piano:per il calcolo, per il contrasto alla rendita, per la qualità del piano, per la partecipazioneSilvia VivianiDomande ai relatori

Ore 13,00Il punto di vista dell’operatoreMassimo Ghiloni

Ore 13,45 Buffet

ore 14,30 Come calcolare la SUL esistente: una proposta metodologica partendo dalla Carta TecnicaRegionaleRoberto CostantiniDomande al relatore

ore 15,30 Perequazione, premialità, compensazione: l’offerta di nuove capacità edificatorie sul RegolamentoUrbanistico rispetto agli obiettivi e al dimensionamento del Piano StrutturaleStefano StanghelliniDomande al relatore

ore 16,30 Il dimensionamento e il proporzionamento nel Piano Strutturale di PratoGianfranco GorelliDomande al relatore

ore 17,30 Il dimensionamento e il proporzionamento in un caso peculiare: Chianciano TermeGuido BombagliDomande al relatore

ore 18,30 Conclusioni Giuseppe De Luca

Per informazioni: Piazza Farnese, 44 - 00186 Roma - tel. 06.68134453 - fax 06.68600070 http://www.inu.it/astengo/index.html [email protected]

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idonee condizioni di vento indeterminati contesti territoriali.L’energia eolica, anche in Campania, èuna realtà tutt’altro che marginale. Laregione si è dotata linee guida per losvolgimento del procedimento unicorelativo alla installazione di impiantiper la produzione di energia elettricada fonte rinnovabile e per il correttoinserimento degli impianti eolici nelpaesaggio4.L’area Antica Volceij per la suaposizione geografica, è un’areaappetibile per eventuali installazionidi parchi eolici. In tale area i comunidi Castelnuovo di Conza5, diRipigliano6, e presto anche di SanGregorio Magno (SGM), sono già statiinteressati dalla realizzazione diparchi eolici.L’impianto di SGM, costituito da 17aerogeneratori ad asse orizzontale digrande taglia, per una potenzacomplessiva di 42,5 MW, saràcompletato con la realizzazione diuna sottostazione elettrica nel vicinocomune di Buccino ed il relativocavidotto di collegamento al parcoeolico. L’insediamento produttivo saràlocalizzato a circa 3,5 km a nord delcentro abitato ad una altitudinecompresa tra i 1100 e i 1250 m. slm.Il parco eolico nel suo complesso siarticola in quattro campi; perciascuno dovrà essere predisposta unanuova viabilità di accesso e dimanutenzione che raggiunge le torrieoliche staccandosi dalla esistenteviabilità. I nuovi tracciati previsti sisvilupperanno per una lunghezzacomplessiva di 6,5 km.

Campi eolici nell’Antica VolceijRoberto Gerundo*, Isidoro Fasolino**, Raffaella Petrone***

valorizzazione delle risorseambientali, culturali, storiche dell’areaaffinché queste stesse possano creareuna nuova opportunità di crescitasocio-economica.Per l’area Antica Volceij è necessariopuntare in maniera decisa allapromozione di un’offerta integrata,fondata sulla presenza di importantiattrattori culturali e turistici, diinsediamenti termali, nonché sullaesistenza di una fitta rete di nucleistorici di significativo valoretestimoniale e sulle relazioni esistenticon siti di elevatissimo pregioambientale. Tante le opportunità: lariserva naturale regionale dei MontiEremita Marzano, il circuito delturismo termale, che interessaprincipalmente il comune di ContursiTerme, o quello del turismo religioso,che invece interessa principalmente ilcomune di Caposele. Questi rappresentano punti di forza diun’area che sconta esclusivamenteuna scarsa dotazione di servizi dibase per la fruizione dei sitiarcheologici, dei beni culturali e diquelli ambientali insieme a unadebole promozione delle suddettepotenzialità turistiche.

I parchi eolici

L’utilizzazione delle fonti di energiarinnovabile e, in particolare, l’impiegodell’energia eolica per la produzionedi energia elettrica, è ormai una realtàconsolidata, grazie a un insieme difattori, tra cui: le buone tariffeincentivanti, una tecnologia semprepiù raffinata e, naturalmente, le

L’area dell’Antica Volceij

Questa riflessione trae spunto daun’esperienza in corso relativa allaredazione del piano urbanisticocomunale (Puc) di San Gregorio Magno(Sa)1. Posizionata nella parte nord orientaledella Provincia di Salerno, al confinecon la Basilicata, l’area dell’AnticaVolceij2 costituisce una cerniera dicomunicazione tra le province diAvellino, Salerno e Potenza.Questo territorio assume caratteridefiniti e particolari per le peculiaritàdella sua struttura geologica, delpaesaggio, degli insediamenti urbani,difficilmente riconducibili ad unadeterminante unica ma che, piuttosto,contribuiscono a definire, nella loroindividualità, il quadro di insieme diuna parte del territorio campano acavallo di differenti realtà regionali.Un territorio complesso di importanzacruciale nel contesto provinciale, oltreche per la relativa vicinanza all’areaurbana di Salerno, anche per la suaposizione strategica di cerniera lungola quale si sviluppano rilevantirelazioni interprovinciali edinterregionali, candidato a svolgere unruolo di primaria importanza nelquadro della connessione fra i corridoieuropei 1 e 8 lungo la direttrice MedioOriente - Taranto – Salerno3.A tale contesto il Ptcp riconosce ilruolo di ambito di sviluppo integratoper la promozione di un turismonaturalistico, culturale,agroalimentare e termale, coniugando,attraverso una forte ed attenta azionedi salvaguardia e difesa del suolo, la

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Urbanistica INFORMAZIONI

La definizione di aree eleggibilicostituisce un filtro preliminarerispetto a quello determinato dallavalutazione di impatto ambientale deisingoli impianti, escludendo ambitisensibili, quali le aree protette o dirilevanza paesaggistica, o diparticolare pericolosità ambientale.Occorre creare, a priori, una maggioreconsapevolezza riguardo alletrasformazioni del territorio derivantidalla installazione degli impiantieolici, senza aspettare che taleconsapevolezza si determini aposteriori, mano a mano che gliimpianti vengono realizzati.Questo punto di equilibrio non puòche essere l’esito di una sapientecultura delle politiche territoriali,disponibile a farsi carico delleinterdipendenze tra le diverseesigenze: energetiche, economico-finanziarie, tecnologiche, funzionali,amministrative, ambientali,paesaggistiche e di consenso sociale,per individuare, di volta in volta, lemediazioni più accettabiliculturalmente e condivisibilisocialmente.

* Presidente INU Campania, Università di Salerno.** Università di Salerno.*** Università di Salerno.

Note1. Gruppo di Tecnica e pianificazione urbanisticadel Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Universitàdi Salerno: prof. ing. Roberto Gerundo (responsabilescientifico), prof. ing. Isidoro Fasolino(coordinatore).2. La denominazione Antica Volceij, antico nomedel centro di Buccino (Sa), è quella che alla stessaarea, individuata come sistema territoriale disviluppo (Sts), attribuisce il piano territorialeregionale (Ptr).3. Il corridoio trans-europeo 1 collega Berlino aPalermo; il corridoio 8 collega Bari-Durazzo-Varna.4. Con delibera di Gr n. 1955 del 30.11.2006, aisensi dell’art. 12, comma 10, del DLgs 387/2003 diattuazione della direttiva 2001/77/Ce relativa allapromozione dell’energia elettrica prodotta da fontienergetiche rinnovabili. L’art. 12, comma 3, prevede,più in generale, che il rilascio della suddettaautorizzazione avvenga nel rispetto delle normativevigenti in materia di tutela dell’ambiente, delpaesaggio e del patrimonio storico e artistico.5. Il parco eolico di Castelnuovo di Conza è statoautorizzato con decreto dirigenziale n. 342 del2.8.2006 ed è costituito da 5 aerogeneratori per unapotenza complessiva installata di circa 10 MW.6. Il parco eolico di Ricigliano è costituito da 12aerogeneratori per una potenza complessivainstallata di 36 MW.7. Il Comune di San Gregorio Magno ha unapopolazione di 4.533 abitanti al 31.12.2007 e unasuperficie di 49,8 Kmq.

borgo delle Cantinole, insieme allatestimonianza archeologica di SanZaccaria e alla presenza diffusa diedifici di pregio, oltre alla ricchezza dirisorse paesaggistiche ed ambientalicon specie faunistiche e flora diparticolare pregio, sono i punti di forzariconosciuti al sistema ambientale eculturale che sconta, quale principalepunto di debolezza, una scarsavalorizzazione delle suddette risorse siaambientali che culturali.Per il sistema socio economico chesconta la mancanza di servizi edinfrastrutture, si contrappone, qualefattore di forza, la presenza di uncentro sportivo che si candida adiventare un polo sportivosovracomunale di qualità. Lazootecnia, il futuro parco eolico,l’ampliamento e l’infrastrutturazionedell’area Pip, il riuso delle cavedimesse e l’elevato potenziale turisticoper la presenza di via Bacco e di uncospicuo numero di attivitàagrituristiche, rappresentanocertamente una grossa potenzialitàper il rilancio del sistema socio-economico. Il redigendo Puc di SGM, oltre arecepire l’area già destinata allarealizzazione dell’impianto eolicoquale area a destinazione produttiva,potrà eventualmente prevedereulteriori aree da destinare ad altretipologie di impianti di energia dafonti rinnovabili.

Valutazioni di sintesi

Lo sviluppo dell’attività eolicarichiede di ripartire dal territorio,considerandolo non più soltanto comesupporto inerte di infrastrutture, macome valore attivo nell’impostazionedi una accurata politica territoriale.Una politica che fissi le condizionilocali per lo sviluppo energetico eregole chiare per l’identificazione,negli strumenti di pianificazione, diaree eleggibili per la realizzazionedegli impianti. La definizione di taliaree vuole essere un primo passo pergestire la realizzazione degli impiantieolici, per evitare la loroproliferazione al di fuori di unaqualsiasi logica ambientale,urbanistica e infrastrutturale.

Dal punto di vista orografico, il sitoprescelto presenta caratteristiche talida consentire l’installazione diaerogeneratori, in virtù dellagradualità con cui si alternano rilievie depressioni e, quindi della facilitàdel vento, dominante rispetto aglialtri agenti atmosferici, a spazzare taliaree. Ciò risulta evidente nelle zonedirettamente esposte all’azione eolica,per la scarsa presenza di vegetazionearborea o per la pronunciatadeformazione nella direzioneprevalente del vento. La gradualitàcon la quale gli aerogeneratoriseguono la cresta favorisce ilcollegamento e l’accessibilità aglistessi mediante strada sterrata. Lalimitata occupazione di suolo da partedei manufatti dell’impianto nonimpedisce l’uso dell’area per il pascoloe gli allevamenti.E’ comunque opportuno sottolineareche l’installazione di un impiantoeolico impegna in minima parte l’areainteressata lasciando le zone nondirettamente interessate da operestrutturali degli aerogeneratori, liberee disponibili, senza barriera alcuna,agli usi precedenti.Allo stesso modo, l’eventuale futuradismissione dell’impianto nonpregiudica in alcun modo lasuccessiva utilizzazione dell’area, cheresta non modificata, se nonlimitatamente alla parte direttamenteinteressata dalla base degliaerogeneratori.

Il piano urbanistico comunale diSan Gregorio Magno

Il Comune di San Gregorio Magno ècaratterizzato da un territoriocollinare molto interessante, con lapresenza di località di interessepaesaggistico, e numerosetestimonianze storiche del suo passatoche devono essere tutelate7. Lo sviluppo del Comune, come per altricentri dell’area, va prioritariamenteancorato all’armatura urbana esistente,per evitare la dispersione insediativanel territorio extraurbano e contrastarele attuali tendenze alla frammentazionedel suolo agricolo ed alla diffusione dipolarità isolate. L’elevato valoreambientale e culturale di via Bacco,

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energetica, con il Dpr 246/1993 suimateriali da costruzione, con i Ddlgs152/2006 e 4/2008 in tema d’ambiente. In ambito regionale, riferimentoprincipale per la Campania è la Lr16/2004 con i successivi “Indirizzi inmateria energetico–ambientale per laformazione del Ruec, ai sensi del comma3 dell’art.28 della Lr 16/04-Del. G.R.n.659 del 18/4/07”, che è seguita alledeliberazioni di altre Regioni apripista,come l’Emilia Romagna con le Llrr20/00 e 31/02 e la Lombardia con le Llrr21/95 e 26/03. Appare fondamentale,dunque, contemperando le esigenze deicittadini, delle varie figure professionali,degli Enti locali e, in generale, di tuttigli stakeholders coinvolti nel processo diutilizzo del territorio, garantirel’obiettivo primario del benessere sociale,disciplinando processi che siano, a untempo, sostenibili per l’ambiente edenergeticamente efficienti. Tali processidevono essere attuati tramite normechiare, oggettive, raggiunte attraversoprocedure razionali e scientifiche che, alcontempo, si fondino su disciplineeterogenee (urbanistica, climatologia,geologia, biologia, fisica tecnica, ecc.) erispettino regole contenute in un ampioed articolato sistema normativo. In talequadro, risulta chiaro il ruolo chiavedelle Amministrazioni comunali nelgoverno del territorio, dovendo esse siaredigere tali norme, sia monitorarnel’applicazione e sia applicarle attraversole trasformazioni, dirette o indirette chesiano. Nell’ambito della redazione delPiano urbano comunale di Baiano (AV)3,è stato messo a punto un modello diRuec ampio e flessibile che, nella parte

La sostenibilità eco-energetica nel Comune di Baiano (AV)Roberto Gerundo*, Alessandro Siniscalco**

conseguenza, sociale2. Il ricorsointensivo a tecniche d’ingegneriabioclimatica nella pianificazioneurbanistica, nelle nuove costruzioni enelle ristrutturazioni, volto alraggiungimento di elevati livelli diefficienza energetica e compatibilitàambientale del sistema edilizio,porterebbe ad una riduzione drasticadegli attuali consumi ed emissioni edanche dei costi di costruzione che,attualmente, sono ancora superiori dicirca il 5% rispetto a quelli basati sutecniche tradizionali. Le direttive di Agenda 21 e leintegrazioni successive seguite a nuovisummit internazionali (Aalborg 1994;Kyoto 1997) hanno determinato ilcostituirsi, all’interno di ciascun Paesesottoscrittore, di comitati di redazione diAgenda 21 Locali ed in seguito, inossequio al principio di sussidiarietà checaratterizza A21, all’interno di ciascunPaese, di entità territorialiamministrativamente omogenee. In ItaliaRegioni, Provincie e Comuni, ma anche,talvolta, Comunità Montane ed EntiParco, hanno provveduto, con unavelocità proporzionale alla solerzia deisingoli, alla calibratura sulle realtà localidi apposite linee guida, creando versionidi A21L puntuali ed inserendone iprincipi di sostenibilità energetico-ambientale nei propri strumentinormativi. Su scala europea, i principidello sviluppo sostenibile hanno datovita a diverse direttive comunitarie che,recepite in Italia, adeguano ed amplianoil panorama legislativo, come èavvenuto con la legge 10/1991,capostipite delle norme in materia

Strutturata sulla realtà locale, perl’intrinseca caratteristica di strumentooperativo di prossimità e per lapuntualità della sua efficacia, laregolamentazione edilizia si rivelamedium concreto per il perseguimentodella sostenibilità nel governo delterritorio. È ormai acquisito come ilmodello di sviluppo della civiltàmoderna mostri i suoi limiti, avendodeterminato, da un lato, l’impoverimentodelle risorse primarie, dall’altro, ungrave inquinamento ambientale ed ilconseguente peggioramento del climaplanetario che manifesta, in modisempre più estremi e dannosi, i suoifenomeni.Altresì, sembra acquisita l’intenzione,dagli anni ‘80 del XX secolo e su scalamondiale, di sostituire tale modello conuno più orientato allo svilupposostenibile, così come condiviso a Rio deJaneiro nel 1992 con la sottoscrizione,da parte di 183 Paesi inclusa l’Italia, diuna “Agenda” di impegni da attuare nelXXI secolo.Una più che discreta parte dei citatiimpegni riguarda proprio l’ambitoedilizio ed urbanistico, considerato comeesso sia responsabile, nella sola Europa,del prelievo di circa il 40% delle risorsenaturali ed energetiche, in relazione allefasi di produzione dei materiali dacostruzione, all’utilizzo del territorio, allarealizzazione, manutenzione ed uso degliedifici1. L’Italia, che segue per grandilinee l’andamento europeo, ha in più losvantaggio di dipendere, per circa l’80%del suo fabbisogno energetico, daforniture estere, con l’aggravio di unrilevante costo economico e, di

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l’Ente; 2) per integrare l’intero RegolamentoEdilizio, sia in caso di nuova redazione,sia in caso di adeguamento,estrapolandone di volta in volta ilpreciso tematismo che può riguardarel’articolo che si sta redigendo. Ogni indicazione, o tematismo, puòessere interpretato ed utilizzato anchecome articolo. All’interno di ciascunaindicazione, per identificarne la naturagiuridica, cogente o suggerita, è riportatala dicitura è obbligatorio… ovvero, nelsecondo caso, è opportuno…Il rispetto degli articoli obbligatoriconsente di edificare secondo criteri diecosostenibilità, di rientrare neiparametri stabiliti dalle normative,nazionali e regionali, e di raggiungere ilbenchmark di riferimento, essendo ilRuec strutturato sul modello indicato nelprotocollo Itaca6. Vengono, quindi,incentivate pratiche costruttived’eccellenza soprattutto attraversonorme prestazionali, che non fornisconomodelli rigidi destinati a rapidaobsolescenza, ma indicano un gamma diobiettivi, lasciando così spazio allacreatività nel proporre soluzioni estimolando la consapevolezza e lapartecipazione attiva degli operatori.

8) efficienza dell’impianto idrico; 9) certificazione energetica deifabbricati;10) contenimento delle risorse idriche; 11) tetti verdi; 12) protezione dagli effetti del gasRadon; 13) benessere acustico all’internodell’edificio; 14) rifiuti solidi urbani; 15) serre bioclimatiche; 16) prescrizioni riguardantil’installazione di impianti tecnologicisugli edifici; 17) prescrizioni per la redazione diprogetti di opere edili pubbliche eprivate; 18) disciplina del verde su aree private; 19) abbattimento e potatura dialberature private.Le indicazioni possono essere, in faseoperativa, integrate o semplificate aseconda di quanto emerge dagli studi insitu ed in base agli input cheprovengono dall’Amministrazione stessa. La suddivisione in macroaree edindicazioni ha consentito di avere unostrumento versatile che può essereutilizzato: 1) come allegato energetico–ambientaleal regolamento già in vigore presso

inerente la sostenibilità energeticoambientale, risulta strutturato su 2macroaree:- territoriale, “regolamentazione degliinterventi sugli spazi urbani aperti”;- edilizia, “regolamentazione degliinterventi sugli edifici”;che al loro interno contengono leprincipali indicazioni in tema dibioedilizia e di efficienza energetica,elaborate nell’osservanza della normativavigente ed in base ai migliori esempiapplicativi riscontrati durante lo studio. Alla prima macroarea appartengono iseguenti tematismi: 1) relazione sul sito dell’intervento; 2) riduzione dell’impatto edilizio4; 3) prevenzione del consumo di suolo; 4) permeabilità degli spazi urbani aperti; 5) compensazione ecologica5; 6) corridoi ecologici;7) riduzione dell’effetto isola di calore.La seconda è costituita da:1) orientamento degli edifici;2) materiali da costruzione;3) isolamento termico dell’involucro;4) controllo della radiazione solare;5) ventilazione naturale e ricambi d’arianell’edificio;6) efficienza dell’impianto termico;7) efficienza dell’impianto elettrico;

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Urbanistica INFORMAZIONI

PEREQUAZIONE, COMPENSAZIONE,PREMIALITA’ E CREDITI EDILIZI

Potenzialità, nodi critici, ruolo ed esperienze

Bologna, venerdì 12 giugno 2009Sede INU Emilia-Romagna, via Castiglione, 41

Cura scientifica di Stefano Stanghellini

PROGRAMMALa sperimentazione di meccanismi perequativi, compen-sativi e di premialità, nell’ambito delle nuove forme dipianificazione, si sta diffondendo, stimolata da nume-rose leggi regionali. Anche in molti Comuni di regioniche non hanno ancora rinnovato il proprio sistema dipianificazione si tende a superare, nella formazione delnuovo piano urbanistico, il regime immobiliare doppioe discriminatorio dei piani tradizionali in favore di unregime unico, quello che in forme dirette o indiretterichiama impostazioni legate alla perequazione e com-pensazione. Le sperimentazioni in corso evidenziano laversatilità e le potenzialità applicative del principioperequativo, che si combinano con misure compensati-ve e tendono ad intrecciarsi con dispositivi premiali. Simanifestano anche problemi applicativi di varia natura,tant’è che talune errate applicazioni sono state censu-rate dal tribunale amministrativo. Le buone pratichepossono tuttavia indicare le corrette impostazioni daadottare, e le numerose discipline coinvolte insiemeall’urbanistica - valutative, giuridiche, fiscali - possonofornire contributi di grande utilità. Il seminario intendecontribuire alla diffusione delle pratiche perequative ecompensative nella pianificazione e gestione urbanisti-ca, e quindi all’efficacia della pianificazione, attraversol’approfondimento dei nodi teorici, delle modalità appli-cative, nonché delle implicazioni di carattere giuridico-amministrativo e tributario.

ore 9,15 Perequazione, compensazione, premialità: il punto nelle leggi e nella prassiStefano Stanghellini

ore 10,00 Il principio perequativo in Emilia-Romagna: espe-rienze a confrontoPrima parte: Rudi FallaciSeconda parte: Roberto Farina

Domande ai relatori

ore 12,15Peculiarità giuridiche della perequazione nella legis-lazione dell’Emilia-RomagnaFederico GualandiDomande al relatore

Ore 13,30 - Pausa pranzo

ore 14,30 La disciplina della perequazione urbanistica nelPiano strutturale e nel Regolamento urbanistico diScandicci, anche in relazione alle politiche di edili-zia residenziale socialeLorenzo PaoliDomande al relatore

ore 16,00 Gli aspetti giuridici dell’applicazione della perequa-zione nel caso della ToscanaEnrico AmanteDomande al relatore

ore 17,00 Principali problematiche gestionali: l’esperienzaventennale di Casalecchio di RenoVittorio E. BianchiDomande al relatore

ore 18,00 - Conclusione

Per informazioni: Piazza Farnese, 44 - 00186 Roma -tel. 06.68134453 - fax 06.68600070 http://www.inu.it/astengo/index.html [email protected]

Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università degliStudi di Salerno, responsabile scientifico Prof. RoberoGerundo, coordinatore tecnico Prof. Isidoro Fasolino,sottoscritta in data 21/12/2005.4. Questa indicazione è stata redatta sulla scortadell’indice R.I.E. introdotto dal Comune di Bolzano nelproprio Ruec, art. 19/bis.5. Questa indicazione si basa sugli studi sullacompensazione ecologica preventiva, condotti al DIAPMilano e sulla “proposta di integrazione alla LrLombardia 12/2005 attraverso l’introduzione deldispositivo della compensazione ecologica preventiva”,elaborata da Arturo Lanzani e Paolo Pileri.6. E’ uno strumento di certificazione eco-energetica inedilizia, redatto nel 2003 dall’Istituto per l’Innovazionee Trasparenza degli Appalti e la CompatibilitàAmbientale, una associazione tra le Regioni italiane e leProvincie Autonome di Trento e Bolzano, creata nel1996. E’ strutturato sul modello internazionale GBC(Green Building Challenge) e si basa sull’attribuzione diun punteggio proporzionale al numero dei parametri disostenibilità (codificati a priori) rispettati in fase diprogettazione e che danno corpo ad una classifica diqualità, grazie alla quale si beneficia di premi oincentivazioni di vario tipo.7. Cfr. quanto riportato nella Del.G.R. 834/2007 RegioneCampania e nel codice concordato Enea riguardo alsoleggiamento, ai venti principali, alla mappaturadell’elettrosmog, ecc.8. Per la Provincia di Bolzano, ad esempio, l’ufficioadibito alle certificazioni è l’“ufficio aria e rumore”.

Inoltre, contemplare, in fase diprogettazione, gli obiettivi riportati nelleindicazioni incentivate del Ruec,comporta l’acquisizione di stepsuccessivi al di sopra del benchmarkche, in una scala opportunamentegraduata (per esempio da 1a 5), dàdiritto all’intervento di beneficiare dibonus, di natura fiscale o volumetrica,da parte dell’Ente comunale, innescandocosì un meccanismo virtuoso grazieanche all’appetibilità e sostenibilitàeconomica del ricorso allabioarchitettura.Le considerazioni operative chel’applicazione delle norme eco-energetiche comporta, riguardanoessenzialmente:- la necessità di un monitoraggio e diuno studio, approfonditi ed in continuoaggiornamento, del territorio chesviscerino anche quelle caratteristicheambientali (e di antropizzazione) cheraramente sono riportate nelladocumentazione canonica allegata aglistrumenti tecnico-urbanistici7,soprattutto nelle realtà minori; a tal fine,i risultati devono essere tradotti in dati ecartografie e resi disponibili ai tecnici,pianificatori e progettisti, perché il lorolavoro possa essere concretamenteambientato;- gli aspetti propri dell’organizzazioneinterna degli Enti amministrativi, chedovrebbero formare il personale inmateria e creare nuovi sottosettori oadibire parte di quelli esistenti (8) allaedilizia eco-sostenibile in vista di unsupporto a professionisti e cittadini,della possibile creazione di un catastoenergetico degli edifici e, soprattutto,della certificazione energetica degliimmobili, introdotta dalla direttiva2002/91/CE e prevista dal Dlgs192/2005, anche se messa in standby dalDlgs 112/2008 e per ora vigente solo inalcune Regioni virtuose o su basevolontaria, che pare essere il tema piùostico e, di certo, quello che determineràil maggior carico di lavoro da svolgere.

* Presidente INU Campania, Università di Salerno.** Dottorando di ricerca in “Ambiente e Territorio”,Università di Salerno.

Note1. Il comparto edilizio immette in atmosfera il 35% deigas serra. Cfr. Libro verde europeo, 2005.2. Studio Enea, 2008.3. Rif. Convenzione tra il Comune di Baiano (AV) ed il

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Ossigeno in cambio di CO2

Il Parco dei Castelli Romani ha unterritorio prevalentemente collinare,che dai pochi metri sul livello del marearriva ai quasi mille delle vette piùalte. Nonostante le manomissioni degliultimi decenni, le foreste a prevalenzadi castagno governate a ceduo sono inbuona salute e ricoprono una porzioneingente dell’area protetta.Il Parco si è reso garante di unprogetto proposto da unamultinazionale britannica, che su basevolontaria ha scelto di bilanciare leproprie emissioni di CO2 in manieracertificata. Al progetto partecipanodiversi altri soggetti: il proprietario delbosco (il Comune di Rocca di Papa),un istituto di certificazione (RINA), unente scientifico indipendente (DICHEP)ed un ente ONLUS di tutela ambientale(Fondazione Terra). Il meccanismo, aldi là della complessità tecnica delpercorso amministrativo da seguire,relativa soprattutto al fatto che sipresenta come innovativo rispetto allepratiche comuni, sia per le industrieche decidano di certificare lecompensazioni di CO2, sia per iproprietari dei boschi, ha una sualogica elementare: le emissioni diossigeno, derivanti dal non taglio delbosco, vengono utilizzate dalla societàai fini della compensazione delleproprie emissioni di CO2 e certificateda un ente indipendente di verifica (inattesa che il ministero dell’Ambientebatta un colpo sul fronte dellacodificazione delle procedure).Il risultato potrebbe essere una piccolarivoluzione, che se proposta su vasta

Ossigeno dal Parco dei Castelli RomaniRoberto Sinibaldi*

introduce la commercializzazione dei“diritti di emissione”, l’emissiontrading, che permette di trasferire ipropri diritti di emissione o diacquistarli da un altro Paese.L’Italia accumula un debito di 4,1milioni di euro al giorno per losforamento delle emissioni di CO2rispetto all’obiettivo previsto dalProtocollo di Kyoto, per complessivi1,5 miliardi di euro l’anno. Una maxi-multa collettiva! Questo costo derivadal divario di oltre 75 milioni ditonnellate di CO2 (aggiornamento almarzo 2008) che ci separa dagliobiettivi di Kyoto, con un livello diemissioni superiore almeno del 10%rispetto al 1990. Il settore sul qualegrava le maggiore negatività è quelloindustriale, che senza una rapidainversione di tendenza sarà costretto apagare 20 euro per ogni tonnellata dianidride carbonica emessa inatmosfera, in forza delle sanzionipreviste nell’accordo, per acquistare“diritti di emissione” e ricorrere aimeccanismi flessibili dei “crediti dicarbonio”. Da un punto di vista quantitativoall’Italia è stato concesso un limite direndicontabilità per le misure digestione forestale (art. 3.4 delProtocollo) relativamente elevato: 10,2milioni tonn. CO2/anno, pari a più del10% del totale dell’impegno diriduzione delle emissioni ufficialmenteassunto dall’Italia. Nel piano nazionalesi ipotizza inoltre di rendicontare, perl’art. 3.3 relativo ai rimboschimenti,ulteriori 6 milioni di tonn. di CO2.

Nel 1984, sulla spinta di una propostadi legge popolare, è stato istituito ilParco regionale dei Castelli Romani, inun territorio che fino al secolo scorsoaveva mantenuto quasi intatte leproprie caratteristiche ambientali,anche rispetto all’originario impiantovulcanico su cui si era geologicamenteformato.Gli inarrestabili processi ditrasformazione degli ultimi decennihanno prodotto profonde modifiche,sociali, territoriali e del paesaggio.Ciononostante le dorsali cheattraversano il territorio del Parco,coperto per poco meno della metà daboschi di castagno, offrono visualiancora molto belle e talvoltainsospettabili.

Il Protocollo di Kyoto: leopportunità di una condizione

Il 16 febbraio 2005, con l’adesionedella Russia, è entrato in vigore ilProtocollo di Kyoto. Il Protocolloimpegna i Paesi industrializzati e quelliad economia in transizione a ridurrecomplessivamente del 5,2% leprincipali emissioni di gas capaci dialterare l’effetto serra naturale delnostro pianeta nel periodo 2008-2012.La riduzione non è uguale per tutti.L’Italia che ha un obiettivo diriduzione del 6,5%, si trova, tra i Paesieuropei, in maggiore difficoltànell’applicazione del Protocollo diKyoto. Ad oggi ha infatti aumentato leproprie emissioni del 12-13%.Per favorire sia l’attuazione degliobblighi che la cooperazioneinternazionale il Protocollo di Kyoto

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‘New Neighbourhoods in Europe’Call for abstracts

In the framework of the the LaboratorioCittadinanza/Workshop on Citizenship, in coope-ration between the Bauhaus-Universität Weimar,Planum and the University Rome 3, the project‘New Neighbourhoods in Europe’ is announced.A variety of new ‘neighbourhoods’ have been builtin Europe in the last 30 years. The building markethas grasped the opportunities of marketing avariety of ways of living, entire working classneighbourhoods (besides old historic centres, andsome sparse villages) have been gentrified; somenew ones have been build, attempting to define anew ideal of ‘sustainable’ living.Besides, the rehabilitation of city centres, brownfields or derelict lands is instrumental to the strate-gies of economic development. These neighbor-hoods are often aimed at experimenting with theurban space, innovating the local economy, someti-mes supporting the project of a ‘creative’ city. Mostof the innovations heralded by these neighbour-hoods are related to planning, environment orurban design; yet, some others address the largerissue of /liveability/, combining social and materialrequirements/./ For instance, mixing functions andactivities, hosting cultural institutions, providingaffordable housing or new housing types, experi-menting with technologies. Critical notions of thesenew experiments are the idea of social variety, ofknowledge and culture districts, a supposed sequen-ce between liveability-creativity-innovation. Suchneighborhoods are thus inherently ambiguous:historical centres are re-tuned by the tourism andentertainment industry; gentrified working classareas become cultural districts; reverted industrialzones host universities and research centres.

The objective is to produce a volume with contri-butions of PhD researchers reflecting on the emer-gence of new neighbourhoods in the EuropeanCity. We are kindly inviting students -in the fieldof urban heritage, urban studies, urban planning,architecture and other related disciplines- to sendin an abstract for a chapter in the planned book.Relevant subjects are:- The political side of new developments, studying

the form of urbanity (or citizenship) implicit inthe design of new settlements

- Accessibility to public space and public goods inthe neighbourhoods

- The innovative or traditional feature and life-styles that these neighbourhoods implicitly foster

- The contextual and political factors influencingthe concept and design of these neighbourhoods

- The contribution with innovation and the neweconomy

Please, send an abstract of no more than 400words explaining the case study that you wouldlike to bring in and how your chapter will beaddressing one or more of these subjects. Send itto both editors before the 31st of May. Those selected will be invited to a workshop toguideline the research, and to homogeneize thequality of the contributions. The book should thanbe produced within 2010.

[email protected]@archit.uni-weimar.de

750 a 1.000 euro ettaro/anno. Di fatto,tuttavia, il ricavo economico non èimmediato, ma si sposta in avantidegli anni relativi al turno di taglio(mediamente intorno ai 20-25 anni,ma può arrivare anche a 35). Al contrario, i ricavi derivanti daicrediti di CO2 sono percepibiliannualmente e possono rappresentareuna integrazione importante ai semprepiù scarni bilanci dei parchi. Così, nelcaso dei Castelli Romani, l’intervento,che riguarda come si è detto un’area di337 ettari in due anni, produce unricavo di 110 euro ettaro/anno.Naturalmente ciò non preclude lapossibilità della ceduazione dopo ilperiodo relativo all’accordo.È appena il caso di notare che perun’area protetta esiste comunque unbeneficio derivante dal valoreambientale di un’operazione che,seppur finalizzata alla comunquepositiva contabilità degli assorbimentidelle emissioni di carbonio, garantisceuna corretta manutenzione delterritorio, un miglioramento degliequilibri ecologici e una tutela dalpunto di vista paesaggistico derivantedalla rinuncia al taglio odall’allungamento dei cicli diturnazione.

* Architetto, direttore del Parco dei Castelli Romani.

scala potrebbe cambiare gli incertiequilibri su cui si basa il rispetto delprotocollo di Kyoto in Italia. Per ilterritorio del Parco questo significaproporre alcune interessanti modifichegestionali nella conduzione dei cedui,che oltre ad apportare una tangibileconvenienza economica alle proprietà,inducono positive ricadute ambientalie paesaggistiche innescate dai mancatitagli o dal prolungamento delleturnazioni di taglio.Nel Parco il progetto si realizza su unabase temporale di due anni edinteressa circa 337 ettari di bosco aprevalenza di castagno. L’accordoprevede diverse attività tra cui lapulizia del sottobosco, la sostituzionedi piante in caso di atti di vandalismo,taglio abusivo, malattia ed incendio, lalimitazione dei permessi sui tagli, lasistemazione e pulizia dei percorsisterrati, la pulizia degli alvei deiruscelli. Il ristoro economico èconsistente e proporzionalmenteripartito tra soggetti concorrenti.Questo semplice meccanismo non ècodificato (neanche da una prassiconsolidata), spesso è quasisconosciuto anche agli operatori localidel settore e finora ha trovato scarsa onulla applicazione in Italia. Si trattaperò di un settore in fermento: bastipensare al progetto Roma per Kyoto oalle amministrazioni locali cheaderiscono ad Alleanza per il Clima odal Coordinamento Nazionale delleAgende 21 Locali Italiane e che hannofirmato il Patto per il Clima, con ilquale si impegnano ad attuareinterventi di riduzione ed assorbimentodella CO2; o ancora è sufficiente fareriferimento ai privati che si stannomuovendo in questo campo (come lecentinaia di imprese che, sulla base diproprie politiche ambientali e disostenibilità stanno aumentando gliinterventi per il carbon offset).

I valori economici

Il taglio di un ettaro di bosco aprevalenza di castagno, considerate lemolte variabili in gioco (indice dicopertura, acclività, accessibilità, turnodi taglio, ecc.), a 20 anni può valereda 15.000 a 20.000 euro circa diricavo per il proprietario. Ovvero da

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Poiché la curva del benessere è datadal rapporto tra temperatura edumidità, un ruolo rilevante è giocatodalla percentuale di suolo permeabile.La flora è un importante elemento pertale requisito esigenziale. Ciò implicaconoscere l’andamento stagionale delclima locale al fine di coordinare aquesto le scelte delle specie dapiantumare per realizzare ad es.barriere del vento verdi.

Antropizzazioni nuove ed esistenti

Le considerazioni sul nuovoriguardano il rapporto tra energia e lemorfologie e tipologie da progettareassieme alla pianificazione del verdepubblico e privato. Pianificare eprogettare considerando disegnicomplessivi che il meno possibileenergy-demand, quindi basati sultrasporto pubblico con insediamentinon dispersi. Il dibattito è apertorelativamente al vantaggio energeticodi realizzare torri o grattacieli: mentreè evidente il risparmio in termini ditrasporto non è certo è il consumoenergetico di cui necessitano talitipologie edilizie (ascensori, impianti,reti di comunicazione, etc.). Varie realizzazioni, grazie ad avanzatee cospicue dotazioni di pannellifotovoltaici (fv), dichiarano unsensibile grado d’autonomiaenergetica. Va comunque sottolineatoche le scelte tipologiche-strutturali, purse con efficienti prestazioni, nonrisolvono automaticamente laproblematica del vivere associato dellecomunità, che è tutt’altra questione.Dopo la crisi energetica degli anni ’70

Forme ed energiaStefano Aragona*

connessione suggeriscono modelliinsediativi per molti aspettisostanzialmente differenti da quelliprecedenti sia della città antica che diquella moderna. Modelli in cui nuovevariabili sono legate aiconsumi/produzione sul postod’energia e beni di base (tipo “alimentikm 0”) con attenzione al rapporto,sincronico o no, tra il tempo e lospazio, cioè tra la fruizione e gestionedei luoghi, funzioni e forme.

Spazio ed elementi di progetto

Per conseguire il miglior comfortoccorre individuare il più idoneorapporto tra le dimensioni, lecaratteristiche, degli spazi e lecondizioni bioclimatiche interne edesterne. Il primo passo è la sceltalocalizzativa: considerare lageomorfologia, il sistema idrografico,la flora, l’andamento climatico del sito.La morfologia del luogo, le relazionitra gli spazi, assieme alle sceltetipologiche, sono il passaggiosuccessivo. Il disegno planimetrico, iprofili delle parti delle unità sonocomponenti rilevanti per determinarneil livello di benessere. La scelta deimateriali e delle tecniche costruttivecostituiscono la fase definitiva decisivanel comportamento dell’organismoedilizio ai fini della richiesta d’energia.Si noti che il costo energetico deimateriali da costruzione è determinatonon solo dalla modalità di produzionema anche da quella di trasporto (inconsiderazioni più ampierientrerebbero inoltre gli impatti legatiad es. alla loro estrazione).

Occuparsi del rapporto tra energia epaesaggio da parte di studiosi delterritorio e della città contemporaneasignifica trattare le relazioni tra leforme urbane, a più scale, e le diversequestioni dell’uso delle risorse naturali.Almeno fino al formarsi della cittàindustriale, le scelte localizzative eranodettate dai vincoli del contesto.Successivamente tale attenzione è statasacrificata alla tecnologia per lasoluzione di ogni esigenza. Ormai notii limiti derivanti da tale presunzionetecnicistica, si sta formando unadiversa filosofia che vede le condizionial contorno, bioclima, flora, acqua,etc., non ostacoli ma opportunità,suggerimenti progettuali per innescareazioni antropiche sinergiche con ilcontesto locale: una sorta di riletturadel genius loci. Due le tematiche in gioco. Unariguarda il livello di benessere dellospazio costruito conseguibile con ilminor consumo energetico possibile.Quindi del paesaggio che si formadalla prospettiva di chi lo abita. L’altraè legata all’impatto derivante dalprodurre energia tramite le risorsenaturali. Le due questioni sonocorrelate ma per finalità analiticheoccorre separarle. Questo tenendo conto dellecomplessive modificazioni che stannoavvenendo nelle modalità dicomunicazione, sia per lo scambiomateriale che in quello immateriale, eche riguardano sia i prodotti che iprocessi. Possibili scenari di territorio e cittàderivanti dalle nuove opportunità di

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Possono ospitare mini pale eoliche,pannelli fv, mulini ad acqua: sono iterritori dell’energia. La vegetazioneche li circonda e le ridotte distanzeconsentono la creazione di un buoncomfort locale e spostamenti limitati.Molte delle incombenze quotidianesono realizzabili per via telematica.Non è un caso che l’Ue coniughispesso i programmi sull’energia conquelli dell’ICT. Inoltre si ricorda cheesistono ormai molte reti di serviziinterattivi dedicati e promossi propriodai Comuni più piccoli. Le città medie sono quelle che piùpossono ricorrere ad un mix di risorseed opportunità energetiche. Nelle areeperiferiche recenti e quelle degli anni’50-60 è possibile realizzare interventidi riqualificazione del tipo primadescritto. Per i centri storici didimensioni contenute, con ilteleriscaldamento, individuando areead hoc, e con la cogenerazione sipossono dare risposte efficaci.Un’attenta strategia del verde,associata a quella delle risorse idriche,offre grandi possibilità in relazioneall’energia ed al livello di benessere.Per i grandi centri ancormaggiormente è rilevante il rapportotra riqualificazione ed energia. Inprimo luogo l’attenzione va data alridisegno della morfologia urbana dellearee degradate, per lo più periferiche,costruite negli ultimi 50 anni, quindiin alcuni casi oltre il periodo di ritornoeconomico dell’investimento. I PianiRegolatori e gli strumenti d’assettogenerale quali i Piani Strutturalidovrebbero mirare a trasformazionifinalizzate a tali scopi in combinazionecon politiche della mobilità attente alrapporto con l’energia. Già negli anni’80 con l’Emendamento 15 l’Autoritàper la Qualità dell’Aria della Californiadel Sud, nell’ambito di un più vastoPiano della Mobilità per Los Angeles,imponeva alle Aziende con più di 15impiegati di far svolgere almeno 1volta alla settimana telelavoro al finedi ridurre congestione veicolare,inquinamento dell’aria, consumoenergetico2. Stessi risultano i motivialla base dell’esperienza svolta nelComune di Roma nell’ambito delProgetto Life, Asse Ambiente della CE3.

storico-artistico. Molto spesso èdifficile, se non vietato, ancherealizzare opere murarie internefinalizzate al contenimento energetico.Recentemente il Comune di Torino haintrodotto alcune novità nelRegolamento Edilizio per lavalutazione/ammissibilità delletrasformazioni possibili. L’ANCI stapensando a proporre uno Schema diRegolamento Tipo.Per queste situazioni occorre agire inmodo diverso: dare attenzione alcontesto per mitigare eventuali isole dicalore, aumentare il più possibile lesuperfici permeabilizzate e quelleverdi; realizzare con piantumazioneidonea barriere frangivento peraumentare il comfort esterno edinterno e così diminuire la richiesta dienergia; incentivando il trasportopubblico con mini o micro busecosotenibili anche a chiamata;eventualmente creare isole diproduzione di energia da destinare alleparti antiche della città possibile grazieal teleriscaldamento.

Dimensione urbana ed energia

Tale questione sollecita l’attenzione sudove è prodotta/conservata l’energia.Questo significa occuparsi delledimensioni delle antropizzazioniperché l’energia decade nel trasporto.Fv ed energia termica da pannellisolari non sono coerenti con l’altatensione, da essi si ottiene energia daconsumare sul luogo, batterie a parte.Discorso diverso è per quella che siottiene grazie all’eolico per cui vi sonoelevate capacità di produzione econcentrazione nelle fattorie del vento.Nei piccoli centri, soprattutto quelliinterni ed in via d’abbandono, è utileproporre tutte le possibili forme perottenere energia: scopo primario è darloro almeno l’autonomia energetica.Primo presidio per la sicurezza delterritorio, migliaia di essi nonraggiungono i 1000 abitanti: centristorici molto circoscritti, immersi inaree ricche di biomasse vegetali ottimeper produzione d’energia, conopportunità di creare occupazione perl’intero processo di controllo/gestionedella risorsa eventualmente daabbinare a lavorazione del legno.

venne varata la prima legge sulleprestazioni energetiche: la n.373/1976.La recente legislazione in materia sullenuove costruzioni ne ribadiscel’intenzione ed allarga il significatorichiedendo la produzione di energiaelettrica e copertura di quota parte diquella termica. Il clima politico e culturalecomplessivo è elemento chiave delsuccesso o meno di opzioni cosìrilevanti: due anni d’incentivazione delfv in Italia hanno portato allacreazione di quasi 30.000 aziende nelsettore: in un anno il costo unitariodei pannelli fv è calato del 10% ca. InGermania si prevede che, dopo unperiodo d’incentivi, in un paio d’anniquesti non saranno più necessari aripagare l’investimento nel fv1. Prospettare il ritorno all’energianucleare, aver inizialmente toltol’incentivazione al conto energia edagli sgravi fiscali per poi reintrodurla,non sono segnali che corroboranostrategie e pratiche attente ad unuso/produzione efficace dell’energia.Un ripensamento positivo in tal sensosembra cogliersi nei recentissimiprovvedimenti relativi al Regolamentorispetto la certificazione energeticamentre ambiguità rimangonorelativamente l’obbligo di questa nellecompravendite. La Francia, nonostantele scelte nucleari, fornisce sostegni dica. Euro 300/mq per interventi diinnalzamento dell’efficienza energeticanel residenziale (max Euro 30.000 perunità abitativa).Rispetto l’esistente, il mal costruitopatrimonio edilizio italiano dagli anni’60 in poi, potrebbe avere nellariqualificazione energetica un ulterioreimportante motivo per la suademolizione e ricostruzione.Esemplificativo AbitarECOstruireconcorso di progettazione promosso daLegambiente, ANCAb, assieme aiComuni di Pesaro, Foligno e Tricase,per nuova edilizia economicaecocompatibile quale elemento centraleper riqualificare aree periferichedegradate.Per ciò che riguarda la città antica,l’impiego d’elementi per produrreenergia elettrica o termica confliggecon gli attuali presupposti dellaconservazione e tutela del patrimonio

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potenziale uso delle biomasse. Giàprima si è detto della catenaproduttiva ed occupazionale possibilecon quelle d’origine vegetale. Laddovepresente, il ricorso alle biomasseanimali ha rappresentato una risorsaed un problema, poi risolto,d’inquinamento. Emblematico il casodei suini in Emilia Romagna in cui èstato un significativo ausilio amantenere un paesaggio legatoall’allevamento.Concludendo si sottolinea comequalsiasi strategia e politica richiedanotrasparenza delle situazioni. Laddove èestesa la non conoscenza delpatrimonio esistente è impossibile cheesse si possano implementare erealizzare: ciò, altrimenti,comporterebbe la denuncia,autodenuncia, di risorse nascoste.Questo però significa far ancor di piùcrescere non solo il gap d’attenzioneall’energie rinnovabili (ad eccezionedell’eolico) ormai consistente tra ilNord, Centro e Sud del Paese(Legambiente, 2009) ma soprattutto ladistanza culturale, politica edamministrativa e quindi la qualitàdello spazio, la qualità di vita tra icittadini.

* Docente di Urbanistica, Università di ReggioCalabria.

Note1. Legambiente, Rapporto Ambiente 2009, Roma.2. S. Aragona, La città virtuale. Trasformazioniurbane e nuove tecnologie dell’informazione,Gangemi, Roma, 1993. 3. S. Aragona, Ambiente urbano e innovazione. Lacittà globale tra identità locale e sostenibilità,Gangemi, Roma, 2000.4. F. Alagna, R. Pavignani, Risparmio energetico,utilizzo delle fonti rinnovabili nella pianificazione.Una sperimentazione in Provincia di Modena, in (acura di) C. Giannino, L. Nucci, M. Tamburini, Città,Infrastrutture e Territorio, Pre Atti XXV° CongressoINU, Roma, 2005.

Il territorio che produce energia

Il territorio è anche macchina per laproduzione d’energia: centraliidroelettriche, mulini ad acqua o ventoche per secoli hanno fatto girarepulegge, macchine per la battitura,telai, etc.Per tale funzione teoricamente già daanni esistono strumenti dipianificazione. Le regioni hannol’obbligo della redazione dei PiER, iComuni sopra i 50.000 abitanti i PianiEnergetici. Quando elaborati, spessosono soltanto ipotetici bilanci didomanda e potenziale produzioned’energia, distanti dagli strumenti dipianificazione o progettazione dellospazio a tutti i livelli, regionale,provinciale, comunale.L’ambito più idoneo allo scopo, laprovincia, è messa in discussione nellasua esistenza. Per lo più non ha laforza politica ed istituzionale persvolgere un’azione effettiva.Un’interessante, eccezionale,sperimentazione, in tal senso, è quelladella provincia di Modena4.Così le Regioni hanno spesso unrapporto diretto con i produttorid’energia mediato per lo più daComuni non in grado d’essere soggettiattivi e finanziariamente forti.Valutazioni d’Impatto sonoteoricamente impiegate, soprattutto nelcaso dell’uso dell’eolico, quello a piùforte impatto paesaggistico. Non èchiaro cosa accadrà una voltaterminato il periodo di incentivazione,come mantenere e poi eventualmentesostituire o smontare piloni e pali.Inoltre, alti 80, 100 o più metri dialtezza, per la loro installazionerichiedono strade di accesso per gru edaltri mezzi che costituiscono un forteimpatto sull’ambiente ospitante.Temi simili sono riferibili anche allerisorse idriche. In Italia però le grandiaste fluviali e gli invasi utili sono statigià realizzati. Tranne che per alcuni,rilevanti casi nel meridione ove si è inattesa di completamenti e di reti, dighee centrali idroelettriche hanno giàmodificato i territori in cui sonolocalizzate disegnando un nuovopaesaggio. Da costruire è invece in gran parted’Italia, molto nel sud, la strategia del

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INU Emilia-RomagnaPremio “Franco Tinti”

per tesi di Laurea e diDottorato in discipline

attinenti al governo del territorio

L’Inu Emilia-Romagna bandisce un con-corso annuale per premi di Laurea e diDottorato al fine di diffondere tra lenuove generazioni lo studio e l’attivitàdi ricerca sulle trasformazioni insediati-ve e sul processo di pianificazione nellaregione Emilia-Romagna.

Coerentemente con la missione istitu-zionale dell’Inu, il Premio ha lo scopo disostenere e di valorizzare il contributodi giovani ricercatori all’affermazione diuna nuova cultura tecnico-progettualeche, nell’ambito delle discipline associa-te più direttamente al governo del terri-torio, sappia adottare con rigore e origi-nalità il metodo dell’analisi critica edella interdisciplinarietà.

Questa seconda edizione del Premio èdisciplinata dalle modalità stabilite dalpresente bando. Sono previsti due premiannuali, uno per le tesi di laurea e unoper le tesi di dottorato. I premi consisto-no nell’iscrizione gratuita all’Inu per ilbiennio 2009-10, nella pubblicazione diuna sintesi del contributo proposto sullarivista Urbanistica e in una somma didenaro dell’importo di 3.000 euro.Potranno anche essere conferiti ulteriori“diplomi d’onore” (fino ad un massimodi due) a tesi particolarmente significa-tive. Al conferimento del “diploma d’o-nore” corrisponde l’iscrizione gratuitaall’Istituto (biennio 2009-10) e la pub-blicazione nei termini suddetti.

Al concorso per l’assegnazione delPremio Inu Emilia-Romagna possonopartecipare i dottori di ricerca dei corsidi dottorato italiani e i laureati speciali-stici/ magistrali (o quinquennali) pressoUniversità italiane che abbiano discussola loro tesi a partire dall’anno 2007 edentro il 31 luglio 2009. Per le tesi di lau-rea è richiesto un forte riferimentotematico a peculiarità o problematichedella regione Emilia-Romagna, del suoterritorio, delle sue città; per le tesi didottorato è richiesto il medesimo requi-sito o, in alternativa, che il richiedentesia residente in Emilia-Romagna.

I premi sono intitolati alla memoria del-l’arch. Franco Tinti e, per disposizionedella moglie, il loro importo è finanzia-to da Tecnicoop.La domanda di ammissione al concorsodovrà essere spedita entro il termineperentorio del 31 luglio 2009 alPresidente dell’Inu Emilia – Romagna,Castiglione 41, 40125 Bologna

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di lavoro. Quindi, una voltafaticosamente individuato, il suostudio implicava regolarmente unagrande distanza tra le teorie studiate ele pratiche realmente in azione: questenon erano state “registrate” come partedel futuro mestiere, né se ne intuivanonessi. Era viva la relazione conun’area, ma non l’individuazione diproblemi: prevaleva sempre laconsiderazione amministrativa dellazona dove si immaginava di esercitareun giorno la professione. Finchè l’insegnamento si è tenutofedele al carattere descrittivo dellaGeografia i problemi territorialisembravano astratte discettazioni. Tali difficoltà sono state rivelatrici deldisagio e dell’inadeguatezza delpercorso formativo a proposito deitemi qui considerati e della sensibilitàambientale in generale, ma sono anchestate superabili grazie allecaratteristiche dello stesso percorso:infatti quando il “compito” non è piùstato di studiare un fenomenoterritoriale, bensì di progettarne lasoluzione, allora si sono accesil’intelligenza e l’interesse. Ciòtestimonia della buona volontà dellamaggior parte degli studenti: il lavorodi progettazione implica naturalmenteanche lo studio del fenomeno. Il puntofocale del lavoro è stato spostato sullaconfigurazione della futura proposta,la quale giustifica ogni sforzo.Così è risultato un corso di notevole“presa” e sensibilizzazione, nel qualeviene prodotta in continuità con glistudi effettuati una progettazioneattenta al “vuoto”, che permette

I paesaggi ritrovati

anche alla salvaguardia del territorionon urbanizzato. D’altra parte l’artedei giardini è stata nello stesso periodoestesa e completata dall’impostazionepaesaggistica, prima quasi assentenelle Facoltà di Architettura in Italia,ma ormai riconosciuta anche dal titolodi esercizio della professione.Nonostante ciò il percorso formativodegli architetti rimane, per i più,fortemente centrato sull’edificazione,spesso di singoli oggetti edilizi, quasisenza contesto, ma lascia ignorantisulle capacità di discernimento deiproblemi a vasta scala o delleinterrelazioni che implicano. Dallediscipline urbanistiche su citatevengono acquisiti spesso solo cataloghidi elaborati analitici indispensabili adalcune presentazioni, senza che sicolga la possibilità di integrarne lededuzioni in uno sguardo criticocomplessivo e intelligente. L’Arte deiGiardini e la Paesaggistica d’altra parteinvestono solo i percorsi formativi dichi li sceglie specificamente.Poiché la disciplina geografica offregran varietà di orientamenti edapplicazioni, nonché di strumenticonoscitivi basilari per il tema, il corsodi Geografia – al quarto anno delcorso di laurea magistrale inarchitettura - verte interamente sulrecupero del territorio extraurbano.Nei primi anni di attuazione di questoorientamento è stata molto difficile lacomprensione sostanziale del tema daparte dei giovani (al di là di pocheparole d’ordine di tipo ambientalistico),tanto da rendere loro difficile la sceltadi un problema territoriale come tema

Il territorio extraurbano in Italia èspesso seriamente compromesso ecomunque minacciato da infinitemalversazioni, dall’ignoranza, dallasemplice pigrizia, da micragnosiaccanimenti per lucro: il suo recuperodovrebbe essere di estrema attualità.Così sarebbe importante che fossecampo privilegiato di formazione per igiovani architetti, visto il suo caratteredi necessità, una vera e propriaemergenza che sembra aggravarsi ognigiorno di più. Ma il recupero del territorioextraurbano non è materia consideratacomplessivamente nel percorsoformativo degli architetti: la suatradizionale impostazione vedeva ilruolo professionale concentrato sul“mettere” o “murare”, ma ancorarisulta difficile lavorare sul “respiro”degli spazi non urbanizzati, secondo laloro natura e storia. Così come sembraancora difficile comprendere lanecessità – per la stessa sopravvivenzadella città – di preservare i territorinon urbanizzati, non per questo daabbandonare, avvelenare o depredarein qualunque modo, ma neppure dariempire di edificazioni: permaneinsomma una sorta di horror vacui cheimpedisce alla formazione degliarchitetti di sintonizzarsi su questospecifico tema di attualità.Le discipline urbanistiche sono spessoconcentrate sull’insegnamento deglistrumenti di piano: e le pratichepianificatorie hanno visto accelerarenell’ultimo decennio un gran progressodi metodiche analitiche,rappresentative e di progetto, mirate

Energia, territori, paesaggi

Susanna Magnelli*

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Urbanistica INFORMAZIONI

l’individuazione di alternative possibiliall’esistente e che cerca soglie dicompatibilità tra varie istanze presenti.Adesso è possibile rendere il corso un“orecchio sensibile” rispetto aiproblemi, insegnare a costruire con enon contro gli elementi naturali,diradando i segni di un’urbanizzazioneeccessiva per consumo di risorse:lavorare col “vuoto e col silenzio” è ilmotto del corso che prende realtà neiprogetti. Questi sono da intendersicome proposte ad una piùapprofondita discussioneinterdisciplinare e naturalmente allaconsiderazione delle comunitàinsediate e delle amministrazioni. Lo studio può vertere su progettialternativi nelle situazioni chepresentano squilibri ed usiincompatibili, oppure su proposte chetrovino utilizzo per risorse(energetiche, paesaggistiche o di altranatura) presenti sul territorio; a volteoccorre trovare una forma alla de-urbanizzazione in aree impropriamentecostruite, ma anche renderecompatibili usi e “vocazioni”territoriali.L’energia e l’acqua sono temicontinuamente presenti nellaprogettazione, anche dovesembrerebbero non direttamentepertinenti: può trattarsi di un parco inuna valle un po’ nascosta, chevalorizzi i segni di permanenzeplurisecolari, oppure di riorganizzareun’area industriale collocata asproposito in un sito frequentementealluvionato. Tutti i temi, e non solodunque quelli che si confrontanodirettamente col problema energetico,hanno la necessità di tenerne conto. Iltema è affrontato in questi casi comerecupero di risorse da fonti rinnovabiliper consentire il funzionamento dellesoluzioni proposte e per recuperarel’energia spesa per la trasformazione:la soluzione trovata si dimostra spessoestensibile ad un micro-uso diffusodelle stesse risorse. La relativa facilitàcon la quale tali progetti individuanola loro risorsa energetica ne dimostra -salvo opportune verifiche - ladiffusione, la disponibilità e la facilereperibilità nella stragrandemaggioranza delle situazioni: se è veroche il maggior fabbisogno di energia

Contro il cuneo salino nella pianura di Grosseto (A. Kreismontaitè, L. Pigini, S. Porzilli, A. Sorini, R. Valiunaite)

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Lago Trasimeno: ostacoli all’evaporazione e centro culturale (M. Salvadori, E. Scotto, M. Tonti)

Sezione invasi

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volume attuale e la torre sarebbe altacirca 50 m. Da esempi ottimali emergeche la buona amministrazione delbinomio “smaltimento dei rifiuti-recupero di risorse” prevede unattentissimo studio del ciclo diraccolta, differenziazione etrasformazione dei rifiuti da una parte,della localizzazione della strutturadall’altra. L’utilizzazione dei rifiutipotrebbe fornire il recupero dimateriali riciclabili nonché il materialeorganico (la produzione di biogasstimata è per 3000 abitazioni, più ilcompost); alla fine solo il 9% deltotale sarebbe da collocare in discarica.L’inceneritore, insomma, verrebbemutato dal progetto in un centro ditrasformazione dei rifiuti, sull’esempiodel rivoluzionario centro ditrattamento rifiuti di Sidney, ilMacarthur Resource Recovery Park. Epoi il sito è area golenale, la strutturae le annesse aree di discarica sarebberovulnerabili, i costi per arginature emovimenti di terra diverrebberoingenti. La legge Galasso impedirebbela costruzione, così come essa è“assolutamente sconsigliabile” perl’Autorità di Bacino dell’Arno; nel Ptcl’area è indicata con la sigla “E” dellamassima pericolosità per vulnerabilitàrispetto all’inquinamento; inoltresvariati vincoli e protezioni paesistichene impedirebbero la collocazione. Sonostate dunque selezionate le areeinadatte all’istallazione, ricavando lanuova localizzazione ottimale: nonlontana dall’attuale, in un’areaindustriale già esistente che sipresterebbe sia all’ampliamento che adun progetto di mitigazionepaesaggistica.Altri due progetti riguardanodirettamente la produzione di energiain val di Cornia, dove sarebbeopportuna la dismissione della vecchiacentrale termoelettrica. E’ statacalcolata la possibilità di superarne ilprodotto energetico sommando gli usi- sia micro diffusi che concentrati incentrali - di due risorse rinnovabili.L’alta valle ospita un’areaparticolarmente idonea alla captazionedi energia geotermica: l’Italia intera nerisulta il secondo paese più ricco almondo, dopo l’Islanda, soprattutto inToscana. Un enorme serbatoio di

ha livelli troppo bassi: come ridurrel’evaporazione? come immaginare ilpaesaggio agrario e balneare, gli usidelle aree “incerte” ora asciutte - mapotrebbero essere di nuovo allagate - ela sistemazione di riva? Dove e comecollocare infine un centro per ladocumentazione del lago col suomuseo?Il cuneo salino che sta completandol’occupazione della piana di Grosseto èassociato all’emungimento dei pozziper usi irrigui: come trovare un’acquaalternativa per l’irrigazione e il“lavaggio” dei terreni? I progettiprevedono la riattivazione di canali,l’uso delle piene d’Ombrone e delleacque reflue di Grosseto, un eco-boulevard. Vengono proposti baciniidrici coperti da pannelli fotovoltaiciche ne diminuiscano l’evaporazione.Desta preoccupazione la ricostruzionein val di Sieve dell’inceneritore nellostesso posto dell’attuale. L’edificioprincipale occuperebbe 13 volte il

riguarda i settori produttivi, potrebberisultare in ogni caso sensibilissimol’aumento di autoproduzione “aldettaglio” dei consumi più diffusi. Edanche le tecnologie necessarie per l’usodelle fonti di energia rinnovabilisembrerebbero lì pronte, sempliciall’uso e costose a volte non molto piùdi un elettrodomestico. Più raramente il tema è centratodirettamente sulla produzioneenergetica in relazione alla costruzionedi nuovi territori e relativi paesaggi:anche in questi casi le risorse nonsembrano mancare e subentranoproblemi che richiedono - da altrediscipline - tanto una valutazione divantaggi e rischi quanto quellasull’integrazione di differenti sistemi diproduzione.Qualche esempio degli interrogativi edelle considerazioni che animano leproposte.Il lago Trasimeno constaesclusivamente di acque meteoriche,

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Val di Cornia, Geotermia (I. Palavrsich)

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energia termica sotto i nostri piedi.Con una controindicazione nonirrilevante in alcuni casi: il pericolo dicrolli e quindi terremoti. Per grandiimpianti di produzione di energia laprofondità di trivellazione è di 3 Km.Per l’uso della bassa entalpia invece,che permette di rifornire di energiatermica singoli edifici, basta arrivare a50-150 metri. Gli interrogativi delprogetto: quale sarebbe alloral’ubicazione per una centrale termica equale il paesaggio risultante? quale ilvantaggio e quale la formadell’utilizzazione diffusa della risorsa?Il secondo progetto ha considerato ladisponibilità di vento per laproduzione di energia. I valori sonoovunque interessanti: anche in questocaso sia per microimpianti, in tutta lasezione di valle, che per grandiinstallazioni, per le quali è ottimale lacollocazione costiera. Ma come puòcostruirsi un nuovo paesaggio costieroche tenga conto della produzione dienergia, delle permanenze dei vecchisegni industriali, del turismo balneare,delle oasi faunistiche avicole e cosìvia? Il progetto prevede una nuovaimmagine deurbanizzata dell’area, macon usi culturali e turistici previsti peruna società di valori metropolitani.

*Docente di Geografia Università di Firenze.

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L’analisi di fattibilità per il Pianourbanistico. Gli studi del Comunedi Roma per il litorale e l’entroterradi Ostia

A cura di Vittoria Crisostomi, PietroBertelli, Fabrizio Besozzi, Giovanni Cafiero,Gianfranco Felice Rossi

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La pianificazione delle aree protettenelle Marche. Uno studio di casi

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territorio regionale, ovvero perl’elaborazione progressiva e congiuntadello Statuto del territorio del Pit4. Allo scopo di definire un quadro diriferimento normativo e strumentalecondiviso, capace di conferire unaefficace tutela ed un’efficiente crescitadei valori storici, culturali, naturalisticie paesaggistici presenti in Toscana,l’Intesa, nel riconoscere lo stessoterritorio toscano come un “... campoprivilegiato di sperimentazioneavanzata del percorso di attuazione delCodice dei beni culturali e delpaesaggio ...”, nel conferire significatoparadigmatico all’esperienza intrapresavolta a definire un modello di governodel territorio dove devono trovareintegrazione le esigenze di svilupposocio economico e quelle della tutela,stabilisce in particolare che “...l’attività di pianificazione deve esseresvolta dalla Regione e dal Ministero inmodo unitario e sinergico e devecoinvolgere comuni e province in unprocesso di riconoscimento condivisodei valori paesaggistici, che determinila riqualificazione del territorioregionale e il rafforzamento delleidentità dei luoghi ed in tal modoaccresca la sensibilizzazione dellasocietà civile, delle organizzazioniprivate e delle autorità pubbliche alleesigenze della tutela e valorizzazionedel paesaggio...”.La redazione congiunta dello statutodel Pit è finalizzata in particolare adare:a) attuazione alle disposizioni delCodice, tenuto conto, degli obiettivicontenuti nella Cep di integrazione del

Le recenti esperienze di pianificazione paesaggistica

percorsi concertativi dal basso conprovince e comuni) sono la principalemolla e la condizione del suo divenire;un piano in cui il “paesaggio”, colmodi cultura ed elementi storico-identitari, è pensato come contenitorericco e fecondo di una moderna edefficace innovazione. È con queste motivazioni che lacostruzione del piano si inserisce nelprogressivo perfezionamento delprocesso di convergenza tra glistrumenti della programmazione dellosviluppo e quelli del governo delterritorio, che hanno nella sostenibilitàil denominatore comune. Al contempola legge regionale rafforza e consolidagli specifici contenuti strutturali del Pitconferendo valenza di “pianopaesaggistico” allo “Statuto delterritorio”, riconoscendone quindisostanza descrittiva, prescrittiva epropositiva ai sensi del Codice dei beniculturali e del paesaggio.Parallelamente, lo stesso Codice e laratifica italiana della Convenzioneeuropea del paesaggio (Cep) pongonoin primo piano la necessità dellacooperazione tra le amministrazionipubbliche nel campo della tutela delpaesaggio e l´importanza di uneffettivo coordinamento fra pianipaesaggistici e urbanistici, prevedendoche le regioni possano redigere pianiin accordo con il Ministero per i Benie le Attività Culturali. È con questipresupposti che, in concomitanza conl’elaborazione del Pit, è statasottoscritta3 tra il Ministero e laRegione l´Intesa per la co-pianificazione paesaggistica dell´intero

Tanti paesaggi unasola Toscana*

Fabrizio Cinquini*

Il Piano di indirizzo territoriale (Pit)della Regione Toscana, approvato nelluglio 20071, nel definire le regole e gliindirizzi per l’uso del territorioregionale e soprattutto per lapianificazione del suo futuro, sipresenta come contributo nodale per laformulazione di un’immagine dellaToscana nel mondo che punta albuongoverno del territorio, allaconservazione attiva del paesaggio ealla qualità urbanistica.Il nuovo Piano si propone di esserenon un semplice aggiornamento diquello precedente, ma un suoripensamento complessivo, una nuovaformulazione con contenuti, obiettivi,strumenti e metodi diversi. Esso vuolecontribuire ad una stagione innovativadelle politiche pubblichedell’amministrazione regionale cheriflette nuove urgenze e visioni dilungo periodo che tentano di proiettareal futuro i tanti territori della Toscana. Il Pit ha una valenza costitutiva eduna funzionalità strategica, in grado diconiugare due anime: il motorepropositivo (Strategia dello sviluppo) ela regola statutaria (Statuto delterritorio)2. Un piano necessariamente“strutturale” e al tempo stessodinamico in cui l’essere della Toscana(gli elementi caratterizzanti ilpaesaggio e l’emergere di specificivalori dei diversi territori) e la suariconoscibilità (definita attraverso

le recenti esperienze di pianificazione paesaggistica

a cura di Sandra Vecchietti

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concorrere alla crescita del benesseresociale delle comunità locali,l’auspicata partecipazione (dei soggettiinteressati) alle scelte di conservazione,gestione e trasformazione dei paesaggi(o la creazione dei futuri paesaggi)deve essere, prima di tutto, una sfidaculturale che attende gli organismipreposti alla formazione edall’amministrazione pubblica che nonpuò esaurirsi con il mero adempimentoalle disposizioni del Codice.Il consolidarsi infatti di un’idea disovranità condivisa del territorio,propria della legge regionale e del Pit,riafferma un modello di “governo”multilivello che ribadisce il primatodelle forme di cooperazione fondatesul principio di sussidiarietà(unitamente a quelli di differenziazioneed adeguatezza) che devononecessariamente affidare leresponsabilità decisionali finali aquegli enti di governo locali più vicinia coloro che vivono, animano egestiscono il paesaggio, assicurando alcontempo mediante processi dicollaborazione la coerenza del quadrostrutturale e strategico delineatonell’area vasta.La stessa Intesa più volte richiamata,sul “limite” di coerenza che legaCodice e legge regionale, non rinunciaa stabilire con decisione e coraggioche allo Statuto del Ptc provinciale,compete, in accordo con Regione eMinistero:a) la specificazione ulteriore deglielementi da tutelare all’interno degliambiti e le relative prescrizioni adintegrazioni dello statuto regionale;b) l’individuazione e la descrizionedegli ambiti paesaggistici di interesseunitario provinciale da sottoporre alladisciplina di valorizzazione ed irelativi obiettivi di qualitàpaesaggistica.Mentre allo statuto del Ps comunalecompete, sempre in accordo conRegione e Ministero:a) la definizione delle prescrizioniattuative di tutela dei benipaesaggistici in adeguamento alladisciplina paesaggistica contenuta nelPit;b) la disciplina di valorizzazione delpaesaggio e dei beni paesaggistici;c) l’indicazione delle aree in cui, in

(caratteristiche del territorio, orografiae idrografia, vegetazione, insediamenti,ricchezze storico-culturali, eventiculturali recenti, storia politicoamministrativa, economia locale, retiinfrastrutturali) corredati diesemplificazioni e schemi grafici e dadossier fotografici;- riconoscimento e descrizione deicaratteri strutturali identificativi eordinari del paesaggio, distinti inelementi costitutivi naturali(geomorfologia, idrografia naturale,vegetazione), assetti agricoli e forestali(idrografia artificiale, paesaggioagrario e forestale storico, moderno econtemporaneo), insediamenti edinfrastrutture (insediamenti, viabilitàed infrastrutture storici, moderni econtemporanei);- riconoscimento dei valorinaturalistici, storico-culturali edestetico-percettivi degli elementicostitutivi i caratteri strutturali delpaesaggio;- descrizione dei funzionamenti e delledinamiche in atto, con indicazione diobiettivi di qualità ed azioniprioritarie, espressi per i valori(naturalistici, storico-culturali edestetico-percettivi) riconosciutinell’ambito. Tali obiettivi ed azionisono riferiti, oltre che ai programmi disettore regionali, agli strumenti dellapianificazione territoriale provinciale(Piani territoriali di coordinamento -Ptc) a quelli comunali (Piani strutturali- Ps).Il punto di arrivo del processo dipianificazione paesaggistica e delpercorso di concertazione sopradelineato non deve tuttavia pensarsicome esclusivamente finalizzatoall’approvazione della specificavariante al Pit contenentel’implementazione della disciplinapaesaggistica contemplata nelloStatuto, ovvero alla successivaacquisizione delle conseguentideterminazioni ministeriali. La Cepprefigura infatti un percorso dicooperazione con le comunità localiper il raggiungimento degli obiettivi diqualità paesistica che deve tenereconto delle aspirazioni, delle attese edegli immaginari espressi dalle“popolazioni interessate”. Se il paesaggio è una risorsa che può

paesaggio nelle politiche dipianificazione del territorio,urbanistiche e in quelle culturali,ambientali, agricole, sociali edeconomiche, nonché nelle altrepolitiche che possono avere incidenzasul paesaggio;b) coerenza e unicità alla disciplinapaesaggistica dettata ai diversi livelliterritoriali di pianificazione (regionale,provinciale, comunale), da adottarsi inconformità al Codice.Con queste premesse sono statepertanto avviate dalla Regione (diconcerto con il Ministero e con lapartecipazione degli enti localiinteressati) le seguenti attivitàanalitiche ed interpretative volte adintegrare ed implementare il Pitvigente:- validazione congiunta del sistemainformativo che identifica i benipaesaggistici, le aree rilevanti esensibili e gli ambiti degradati ecompromessi;- accertamento del livello dipermanenza dei valori caratterizzanti ibeni paesaggistici già riconosciuti edindividuazione degli eventuali elementidi criticità;- ricognizione puntuale dei benipaesaggistici e conseguenteindividuazione degli ulteriori elementidi valore, da integrare rispetto a quelligià riconosciuti e tutelati;- predisposizione di misure preventivee precettive di protezione, diregolazione e di gestione dei benipaesaggistici, delle aree rilevanti esensibili e formulazione di indirizzi diriqualificazione paesaggistica per gliambiti degradati e compromessi;- rielaborazione delle schede degliambiti paesaggistici (di cui all’art. 135del Codice), già presenti in formasintetica nel Pit approvato.Di particolare importanza, anche per lasperimentazione della filierainteristituzionale allestita attraversotavoli di concertazione-collaborazionecon gli enti locali e con gli ufficiperiferici del Ministero, risultano esseregli approfondimenti interpretativiprodotti per le schede degli ambitirichiamati, i cui contenuti risultanocosì articolati:- elementi identificativi e descrittividell’ambito paesaggistico

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Per fare ciò, fin dai primi momenti deilavori preliminari e partecipati per lapredisposizione del Piano (2005), perla costruzione degli indici del Quadroconoscitivo (2006) ci è parsoopportuno un confronto franco chefacesse emergere i punti di forza maanche i punti critici presentati neipiani vigenti.Si è reso necessario, innanzitutto,aggiornare le conoscenze,georeferenziarle e renderle fruibili atutti. A questo tende il nostro lavorodi costruzione e aggiornamento delpatrimonio dei beni soggetti a vincoloe dell’atlante dei beni archeologici, ilcensimento dei parchi storici, ecc.Ma soprattutto sentivamo l’esigenza di: 1) immaginare un percorso “daivincoli alla tutela”, ossia il passaggiodalle categorie dei beni vincolati alleidentità del territorio valorizzate;2) costruire un ponte dagli strumenti“coercitivi” alla “cultura delpaesaggio”, come vuole laConvenzione Europea Paesaggio, conalla base la collaborazione fra gli Entie nel rispetto del riparto dellecompetenze e della sussidiarietà; 3) procedere con la sperimentazione ei progetti pilota riunendo lecompetenze e attivando gli enti locali,facendo si che soprattutto nei Comunicrescessero strumenti e capacità dilettura.Il nostro approccio cerca di rafforzarele basi per una corretta gestione delpatrimonio culturale ma anche lavolontà di responsabilizzare ecoinvolgere enti, autorità preposte ecomunità non esperta al fine diconservare, valorizzando e fruendo, ibeni della provincia.Il Ptcp, adottato nel luglio 2008, nonsolo conferma l’attenzione alpaesaggio, alle sue identità ericchezza, alla sicurezza del territorio,all’identità rurale e così via, ma -mentre da un lato pone limitimisurabili all’uso di nuovo territorionon urbanizzato - dedica diversicapitoli e norme proprio al patrimonioculturale, con l’obiettivo digeneralizzare e consolidare unapratica di pianificazione, che diventistrutturale e consueta, negli strumentiurbanistici comunali e nellapianificazione di settore provinciale.

Il Ptcp di Modena e ilpatrimonio culturale Maurizio Maletti* e Diana Neri**

1. Premessa

Tralasciamo ogni considerazionerelativa al fatto che il continuomutare dei riferimenti nazionali, chepaiono destinati a mutare con ilcambio del Ministro, non agevola dicerto la buona attuazione dellepolitiche territoriali. Così comel’oscillare continuo tra fiducia e/osfiducia nel sistema degli Enti locali ecentralismo sembra doveraccompagnare questa non sempreproficua discussione. L’ultima versionedel Codice (Rutelli) ha accentuato lespinte centralistiche, ma non ha certorafforzato gli strumenti sul territorio,non aiutando a superare elementi diinsoddisfazione e anche di conflitto.L’approccio con il quale ci siamomossi, con le sperimentazioni prima ela proposta del Ptcp dopo, è statoinvece quello di rafforzare gli elementidi conoscenza e di competenza incapo al sistema degli Enti locali, alfine di renderli elementi strutturali delsistema di pianificazione territorialenonché di far lavorarecongiuntamente il sistema degli Entilocali e delle Sovrindentenze, per ilmassimo scambio degli strumenti e dicollaborazione.Più che la disputa sulla titolarità dellefunzioni (a cui è giusto non rinunciare)la sfida è sulla qualità della conoscenzae la reciproca messa a disposizione.Infine, fissando con il Piano Territorialeobiettivi di conoscenza e divalorizzazione del paesaggio e del suovalore ambientale e culturale, si dà unaspinta a fare crescere nelleAmministrazioni competenze esensibilità specifiche, destinate arimanere stabili nelle strutture tecniche,e che è giusto sostenere con azioni diformazione specifica.Il tentativo di queste note è dunquequello di portare qualche esempio di“buona pratica” di applicazione dellalegislazione vigente in materia dipatrimonio culturale nell’ambito deiprocessi di pianificazione territorialedi area vasta.

relazione ai caratteri specifici delpaesaggio, la verifica di compatibilitàpaesaggistica debba avvenire previorilascio dell’autorizzazione, ovveroattraverso la verifica di conformità conle previsioni contenute negli strumentidella pianificazione territoriale;d) l’individuazione delle areesignificativamente compromesse odegradate nelle quali la realizzazionedegli interventi di recupero eriqualificazione non richiede il rilasciodell’autorizzazione paesaggistica.Tutti i soggetti istituzionali, ciascunoper quanto di propria competenza (inparticolare province e comuni)attraverso gli strumenti dellapianificazione territoriale, anchemuovendosi nelle “pieghe normative”riarticolabili con la revisione delladisciplina strutturale del Pit, devonodunque avere l’opportunità diconcorrere a definire le trasformazionicompatibili con i valori paesaggistici,le azioni di recupero e riqualificazionedegli elementi sottoposti a tutela,nonché di partecipare attivamente - inrelazione alle prospettive di svilupposostenibile - agli interventi divalorizzazione del paesaggio e allacostruzione dei tanti paesaggi checostituiranno la Toscana del futuro.Solo con questi ultimi irrinunciabilipassaggi la disciplina paesaggistica,composta dall’insieme dei contenutidegli statuti del territorio dei pianiregionale, provinciali e comunali,potrà effettivamente considerarsicompleta e coerente con i principidella Cep.

* Architetto, Università di Camerino.

Note1. Il Pit è stato approvato dal Consiglio regionaledella Toscana il 24 luglio 2007 con delibera n. 72. Aisensi dell’art. 17 della legge regionale 1/2005 l’avvisorelativo all’approvazione del Pit è stato pubblicato sulBurt n. 42 del 17 ottobre 2007 e quindi da questadata il piano ha acquistato efficacia.2. La doppia articolazione in contenuti “strategici”e“statutari” degli Strumenti della pianificazioneterritoriale è stabilita dalla stessa Lr 1/2005all’articolo 5.3. L’intesa tra Ministero e Regione per l’elaborazionecongiunta della componente paesaggistica (Statutodel territorio) del Pit è stata sottoscritta nel gennaio2007 e successivamente integrata nel luglio 2007.4. La Lr 1/2005 assegna infatti allo “Statuto delterritorio” del Pit valenza di piano paesaggistico(articolo 33 comma 3).

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Dalle esperienze condotte incollaborazione con alcuni Comuni econ le autorità competenti, sono statidunque desunti gli indirizzi promossidal Ptcp per gli strumenti urbanisticicomunali:indicazioni per laredazione/aggiornamento in sede diPSC della Carta dei vincoli ministerialidei beni culturali (e paesaggistici)potendo contare su sperimentazionicondivise nel metodo dalleSoprintendenze competenti e dallaDirezione Regionale (protocollo diintesa firmato a dicembre 2007). Icriteri per la rappresentazione deivincoli sulla cartografia costituisconoun sistema unitario riconoscibile econdiviso, finalizzato ad identificareagevolmente ed univocamente i vincolidel patrimonio culturale epaesaggistico del territorio dellaprovincia di Modena.indicazioni per la redazione/revisionein sede di PSC della Carta delleIdentità del paesaggio, potendo contaresu progetti pilota condivisi nel metododalla Regione e fungendo comestrumento di sintesi dell’identitàpercepita dalla comunità locale , alloscopo di evidenziare le qualità delterritorio sotto il profilo storico,culturale e paesaggisticoindipendentemente dalle tutele o daivincoli esistenti. indicazioni per la redazione, in sede diPSC, della Carta di potenzialitàarcheologica, strumento che permettedi prevedere, con una certaattendibilità, la presenza di materialearcheologico nel sottosuolo attraversol’utilizzo delle conoscenze dei depositiarcheologici già noti, l’indaginegeomorfologica del territorio e lostudio della demografia antica. A talproposito giova segnalare che inProvincia è stata costituita, ai sensidell’art. 38 del Ptcp adottato, unacommissione che opera ai fini dellaredazione, su scala provinciale, dellacarta delle potenzialità archeologiche1. Per completare l’aggiornamento delcensimento del patrimonioarcheologico la Provincia ha incaricatoil Museo Civico ArcheologicoEtnologico di Modena a realizzare ilterzo volume dell’”Atlante dei BeniArcheologici della Provincia di

che gli elementi necessari allarielaborazione della carta dei vincolivengono desunti dalla raccoltasistematica dei decreti di vincolo adoggi perfezionati (ai sensi del TU490/99 e precedenti L 1497/39 e L1089/39 o ancora prima). Questadocumentazione deve essere esaminatae interpretata puntualmente, dopodichéoccorre trasporla su una tavola delterritorio comunale in modogeoreferenziato: decreto per decreto,area per area, edificio per edificio, sidisegna sulla tavola il perimetro delvincolo indicato dal decreto stesso.Con il progetto della Carta delleIdentità del Paesaggio la Provincia hainvece superato la condizione di “benevincolato” come sinonimo di beneculturale “di interesse maggiore”, inquanto la percezione della popolazionedel patrimonio culturale, necessariaalla vera conservazione del bene, comesostiene la Convenzione Europea delPaesaggio, passa attraverso la storiadel bene stesso, il suo valoreidentitario che tocca la sensibilitàdell’uomo e aumenta la qualità dellavita.La Carta delle identità del Paesaggio èuna mappa di comunità, sintesi tra ilsapere esperto, depositato presso itecnici e professionisti di variaestrazione e il sapere comune,depositato nella conoscenza e nellospazio vissuto dagli attori sociali edalle società locali.

La Provincia si è posta inoltre unobiettivo preciso in particolare perquanto concerne le discipline culturali,storiche ed archeologiche: il Ptcpcostituisce il riferimento unico inmateria di gestione/valorizzazione econservazione del patrimonio culturaleper gli strumenti di pianificazionecomunale cui il nuovo piano va adattribuire specifici compiti e offrestrumenti e metodologie di supporto.Accogliendo un contributo dellaSoprintendenza per i BeniArcheologici, la Provincia ha lavoratoper dotarsi di strumenti previsionali dipianificazione e programmazioneterritoriale allo scopo di valutarepreventivamente le attività di tuteladei beni archeologici (carta dellepotenzialità archeologiche).

2. Il patrimonio culturale dellaProvincia

Nel nuovo Ptcp della Provincia diModena le azioni intraprese dallaProvincia per la protezione e lavalorizzazione del sistema delle risorsestorico-culturali e del paesaggiorispondono alle disposizioni legislative,costituiscono azione di governance fraenti locali ed autorità statali e, dalpunto di vista metodologico,predispongono una sperimentazioneallo scopo di supportare e coordinarele risorse e gli interventi dei Comuninell’ambito della programmazioneurbanistica.La Provincia, nell’ambito del governodel territorio, ha compiti in materia divalorizzazione e promozione dellerisorse culturali, una funzioneconcorrente secondo il principio disussidiarietà e leale collaborazione fraenti.Nel caso del sistema delle risorsestoriche, culturali e archeologiche,secondo la legislazione vigente, ilpatrimonio culturale è costituito daibeni culturali e dai beni paesaggistici elo Stato, le Regioni, le Cittàmetropolitane, le Province ed i Comuniassicurano e sostengono laconservazione del patrimonio culturalee ne favoriscono la pubblica fruizionee valorizzazione. Con queste premesse, la Provincia, purnella convinzione di dover proteggeretutte le risorse –che infatti trovavanoadeguata tutela già nel vecchio piano-,oltre alla revisione degli elementi delsistema che ha avviato per lapredisposizione del nuovo pianoprovinciale, ha scelto di mettere inrilievo nel Quadro Conoscitivo, i benivincolati da decreto ministeriale (cheper questo dovrebbero rivestire unelevato interesse culturale-storico,artistico o archeologico)rappresentandoli in una specifica cartadi sintesi (denominata Carta dei vincoliministeriali dei beni culturali epaesaggistici) finalizzata adevidenziare il diverso procedimento cuioccorre sottoporre le autorizzazioni ailavori, che rappresenta in estremasintesi lo stato della tutela ai sensidella legge vigente.Metodologicamente si può affermare

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culturale è stato corretto ed integratoanzitutto da parte degli uffici tecniciprovinciali e poi, in seguito a richiestaformale, il Piano è stato sottoposto averifica anche da parte dei Comuni,mentre il sistema delle risorsearcheologiche è stato rivisto conl’ausilio della Soprintendenzacompetente. -un Ptcp per la governance locale: lesperimentazioni, i progetti pilota e lemetodologie costruite su casiesemplificativi sono frutto di diversiprotocolli di intesa: dalleSoprintendenze locali alla DirezioneRegionale dell’Emilia Romagna delMinistero per i Beni e le Attivitàdell’Emilia Romagna, e incollaborazione con la Regione. Questesperimentazioni costituiscono deimodelli di riferimento per larealizzazione degli strumenti attribuitinella nuova norma del Ptcp allapianificazione comunale.-un Ptcp vicino e a coordinamento deiComuni: la sperimentazione e i metodidi lavoro affinati secondo le intesefirmate dalla autorità preposte, larealizzazione di strumenti e studi chepossono essere utili alla pianificazionecomunale o che la Provincia hapredisposto e messo a disposizione deicomuni indica la volontà diriconoscere un nuovo ruolo attivo allapianificazione comunale e dunquepredisporre per essa un coordinamentocoerente e di rilancio del patrimonioculturale verso un reale concetto divalorizzazione e promozione dellerisorse.

3. Osservazioni conclusive

La strada è avviata, ma va consolidataed arricchita, con la lealecollaborazione tra tutti gli Entipreposti.L’auspicio è quello di lavorare per unasempre maggior coerenza fra glistrumenti di governo del territorio apartire dalle competenze statali fino aquelle degli EE LL al fine di garantireunità di intenti ed efficacia deglistrumenti di tutela e soprattutto divalorizzazione e coordinare ledisposizioni del Codice con le leggiregionali di pianificazione.La cooperazione fra enti è

pubbliche (per esempio si suggerisce ilpiano triennale delle opere pubblicheapprovato col bilancio pluriennalecomunale), così da poter ottimizzarel’utilizzo delle risorse e ancor megliogestire sia i rapporti con laSoprintendenza, sia l’esecuzione deisondaggi, in relazione ai lavori direalizzazione delle opere e nel rispettodei tempi previsti.La Provincia, insieme alla Regione, si ècandidata alla sperimentazioneproponendo nuove esperienze condottein alcuni Comuni-pilota nel tentativodi divulgare il concetto di patrimonioculturale e di paesaggio, attraverso lapartecipazione della popolazione,attivando un dialogo utile a percepirela sensibilità della comunità locale(progetto LOTO, LandscapeOpportunities for TerritorialOrganization). Alla base dellasperimentazione dei nuovi metodi emodelli di lavoro si delinea quindi lavolontà di partecipare ed esportare leesperienze maturate in seno allaProvincia alla scala comunale perassicurare adeguato supporto tecnico ecoerenza di indirizzo nelle politicheterritoriali. In funzione della conservazione e dellavalorizzazione dei beni culturali epaesaggistici la Provincia ha esteso ilmetodo di lavoro individuato nellaConvenzione Europea del Paesaggio esperimentato con il progetto LOTO,ovvero: attivazione e coinvolgimentodelle autorità preposte al governo delterritorio, di diverso livello, incontripartecipati coi Comuni e anche con gliattori interessati della società civile(attraverso focus group) per effettuareuna verifica della percezione delpatrimonio storico e culturale,indipendentemente dalle tutele vigenti,da parte della comunità.Le risultanze sono dunque:-un Ptcp “partecipato” in previsionedella prossima attuazione del CodiceUrbani da svolgere in accordo con laRegione: per quanto concerne ilsistema storico-culturale (beniarchitettonici, oratori, chiese, ponti, vieetc come riporatato nella tavola I delvigente Ptcp) la Provincia ha ritenutodi coinvolgere in prima istanza iComuni nella revisione del propriostrumento vigente: il sistema storico e

Modena”.Una modifica molto rilevante nelquadro legislativo riguarda la materiadell’archeologia preventiva che è voltaa dettagliare e specificare le azioni e lestrategie di tutela da attivare in casodi opere pubbliche, con esperti abilitatial titolo come dettato dal D.L.26/04/05 n. 63 convertito dalla L.109/05. In particolare l’art. 2-tercomma 1 e l’art. 2-quater comma 1 ditale provvedimento prevedono larealizzazione di indagini atte adappurare l’interesse archeologico dellezone interessate da lavori pubblici.È bene soffermarsi su questo punto, inquanto va ricordato che oggi quasitutte le amministrazioni pubblichetendono a dotarsi di strumentipreventivi all’azione di trasformazioneurbanistica e di pianificazioneterritoriale allo scopo di valutare infase preliminare le attività di tutela deibeni da mettere in campo e di evitareaggravi di lavori in corso d’opera.La L. 109/05 interviene in questamateria regolamentando non solo lafase meramente preliminare (art. 2-ter),ma fornendo anche linee d’indirizzoper la parte esecutiva (art. 2-quater).L’articolo 2-ter (Verifica preventivadell’interesse archeologico) al comma 1fa esplicito riferimento alle operesottoposte alla normativa della L.109/1994 e del D.lgs 190/02. Vienesancita la necessità di trasmettere allaSoprintendenza territorialmentecompetente copia dei progetti delleopere prima della loro approvazione. Aquesti vanno allegati gli esiti delleindagini geologiche ed archeologichepreviste all’art. 18 comma 1 lettera d)del regolamento adottato con D.P.R.554 del 1999, fatta eccezione solo perle opere che non comportino nuoveedificazioni o che non superinocomunque in scavo le quote delleopere esistenti, per le quali nonnecessita tale documentazione2.Richiamando infine la L. 163/2006 simette sin d’ora in grande evidenza lanecessità di provvedere ad una verificapreventiva dell’interesse archeologicoin sede di progetto preliminare delleopere e dunque l’opportunità diprogrammare gli interventi diarcheologia preventiva già in sede dipianificazione pluriennale delle opere

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modalità operative con cui procedereall’attribuzione di valore e portata dipiano paesaggistico al Ptcp.La Lrc16/2004, infatti, nell’attribuire alPtcp valore e portata di pianopaesaggistico – oltre che di piano ditutela nei settori della protezione dellanatura, dell’ambiente, delle acque,della difesa del suolo e della tuteladelle bellezze naturali, di piano dibacino, di piano territoriale del parco –ha prescritto, in conformità con idecreti legislativi n. 112/1998 e n.267/2000, che ai fini della definizionedelle relative disposizioni la Provinciapromuovesse le intese con leamministrazioni competenti. Taleprocesso non è arrivato a compimento,nonostante parziali iniziative da partedi alcune Province e nonostante lasottoscrizione, nel 2006, di una “Intesaistituzionale preliminare” tra RegioneCampania, Ministero per i beni e leattività culturali e Ministerodell’ambiente e della tutela delterritorio e del mare, con la quale sidefinivano le modalità dicollaborazione per l’elaborazionecongiunta dei piani territoriali conspecifica considerazione dei valoripaesaggistici tenendo conto di quantodisposto dalla Lr. 16/2004. Le difficoltà incontrate nellasottoscrizione delle intese traProvince e Direzione regionale delMinistero al fine di conferire al Ptcpefficacia anche di piano paesaggisticonon aveva tuttavia scoraggiato leProvince che hanno continuato adattivarsi per integrare il Ptcp concontenuti paesaggistici, in attuazionedell’art. 18 della Lr. 16/2004 e sullabase degli indirizzi e delleprescrizioni contenuti nelle delle“Linee guida per il paesaggio inCampania” e della “Carta deipaesaggi della Campania”, annessi alPiano territoriale regionale (Ptr) e conquesto adottate nel 2006 dalla Giuntaregionale. In particolare, la provinciadi Napoli già nel 2007 avevaconcluso la predisposizione del Ptcpintegrato con i contenutipaesaggistici, mentre la provincia diBenevento, adottato nel 2004 il Ptcp,aveva successivamente provveduto adavviarne l’integrazione.

I nuovi procedimentiin CampaniaImmacolata Apreda*,

Emanuela Coppola**

Con il disegno di legge regionale“Approvazione e disciplina del Pianoterritoriale regionale” approvato dalConsiglio regionale il 16 settembre2008 (ma non ancora pubblicato almomento in cui scriviamo), la RegioneCampania ha introdotto nuovemodalità per lo svolgimento delprocesso di pianificazionepaesaggistica, al fine di adeguarlo aquanto prescritto dal Codice dei beniculturali e del paesaggio comemodificato dai diversi successividecreti legislativi .L’innovazione principale, rispetto allaprecedente normativa, riguarda ladiversa articolazione delle competenzein materia, con l’attribuzione allaRegione della responsabilità dellaredazione del piano paesaggistico –congiuntamente con il Ministero deibeni e le attività culturali – edaffidando alle Province i compiti divalorizzazione del paesaggio e diconcorso alla definizione del pianopaesaggistico regionale attraverso lapredisposizione del Piano territoriale dicoordinamento provinciale. Con ilnuovo provvedimento regionale siprocede in sostanza alla revocadell’attribuzione di “valore e portata dipiano paesaggistico” al Ptcp1 previstadalla Lr 16/2004 “Norme sul governodel territorio”, lasciando tuttavia adesso un ambito di azione ai finidell’attuazione della Convenzioneeuropea del paesaggio.

La situazione preesistente

Le modifiche introdotte con ilprovvedimento legislativorecentemente approvato, rispondendoall’esigenza di rendere il processo dipianificazione paesaggistica regionalecoerente con le disposizioni del Codicee, in particolare, con quelle introdottecon il Dlgs 63 del 2008, sbloccanoanche la situazione di incertezza cheha caratterizzato finora l’applicazionedella Lr. 16/04 per quanto riguarda le

fondamentale per il superamentodell’ottica vincolistica a favore invecedella conservazione degli elementi dieccellenza cui sono associate regolechiare di valorizzazione con forme diincentivazione per la parte sia pubblicasia privataInfine, è soprattutto su baseprovinciale che è più utile edopportuno continuare a costruirebanche dati, atlanti e censimenti suibeni culturali e paesaggistici favorendoil dialogo con i Comuni da un lato, ela Regione, le Soprintendenze, gliistituti esperti dall’altro, al fine didisporre di un patrimonioinformatizzato, condiviso e comuneche consenta ad ogni livello disvolgere al meglio il proprio lavoro.

* Assessore alle Qualità del Territorio della Provinciadi Modena e Vice presidente della Provincia.,**Archeologa e consulente della Provincia di Modenaper il patrimonio culturale. Pur nella condivisionegenerale del contributo M. Maletti ha curato i punti 1e 3, D. Neri il punto 2.

Note1. La commissione che segue presso la Provincia diModena il lavoro sulla carta di potenzialitàarcheologica è costituito da Daniela Locatelli e LuigiMalnati della Soprintendenza per i Beni Archeologicidell’Emilia Romagna e da Antonella Manicardi eDiana Neri della Provincia di Modena. Presso laProvincia di Modena operano nel settore dei beniculturali anche l’arch. Giulia Messori e il dr. EnricoNotari.2. (Malnati in L. Aedon 2004). Sul piano operativo sitratta di effettuare i seguenti passaggi :1) raccolta dei dati di archivio e bibliografici, cioèdelle conoscenze “storiche”, mediante una ricerca chein parte si svolge all’interno disoprintendenze/archivi/comuni ecc... ove siconservano spesso informazioni e documentazioneancora inedite;2) ricognizioni di superficie sulle aree interessate dailavori: si tratta del cosiddetto survey, che prevede laraccolta sistematica dei reperti portati alla lucestagionalmente nel corso delle arature o in sezioniesposte negli scassi del terreno naturali o artificiali(fossati, cave ecc...);3) “lettura geomorfologica del territorio”, vale a direuna valutazione interpretativa delle caratteristichefisiche delle aree coinvolte in relazione alle loropotenzialità insediative;4) fotointerpretazione, cioè lo studio delle anomalieindividuabili tramite la lettura delle fotografie aereedisponibili o realizzabili ad hoc.I risultati di queste prime operazioni devono essereelaborati e validati da esperti appartenenti adipartimenti archeologici delle Università ovvero dasoggetti provvisti di laurea e specializzazione inarcheologia o da dottorati in archeologia, allegati alprogetto e inviati alla Soprintendenza.

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disponibile, non appaionosufficientemente chiare. Una strada che appare percorribile èquella di predisporre il Ptcpintegrandolo con contenutipaesaggistici che, da un lato, possonocostituire il contributo delle Provincealla definizione del piano paesaggisticoregionale, dall’altro, consentono diporre le condizioni per recuperare nellepolitiche di governo del territorio unprocesso di integrazione orizzontale -tra le politiche per il paesaggio equelle volte al riassetto urbanisticoterritoriale ed allo sviluppo socio-economico – e verticale – traresponsabilità regionali e competenzeprovinciali.È questa la strada che si delinea nelcaso della Provincia di Napoli, come diseguito si descrive.

Il Ptcp di Napoli e la valenzapaesaggistica

Il 13 ottobre 2008 la Provincia diNapoli, a poche settimanedall’approvazione del disegno di leggeregionale, ha presentato l’ultimaversione aggiornata del pianoterritoriale di coordinamento, aprendola fase di osservazioni pubbliche. Il preliminare del Ptcp e la proposta diPtcp, approvati rispettivamente condelibere di Giunta n. 445/2006 n.1091/20072, erano stati redatti inconformità alle disposizioni dell’art.18,comma 7, della Lr 16/2004 e quindicon contenuti tali da consentirel’assunzione di valore e portata dipiano paesaggistico ai sensi del Dlgs n42/2004. Ma il procedimento delleintese finalizzate alla copianificazionepaesaggistica è risultato impraticabilesia per la scarsa disponibilità dellaDirezione Regionale del Ministero siaper il nuovo orientamento che andavaprogressivamente emergendo da partedella Regione, tesa a ricondurre nellapropria sfera di competenze lapredisposizione del pianopaesaggistico, come poi il nuovoprovvedimento legislativo regionale hasancito.Il Dlgs n 63/2008 e la recenteapprovazione del disegno di leggeregionale di approvazione del Ptr,modificando il percorso previsto nella

agro-forestali, storico-culturali earcheologiche, semiologico-percettive,nonché delle rispettive relazioni e delladisciplina di uso sostenibile chedefiniscono l’identità dei luoghi. Definendo il nuovo procedimento dipianificazione paesaggistica (art. 3), ildisegno di legge approvato individuanella Regione il soggetto istituzionaleche disciplina l’attività dipianificazione paesaggistica che vienecosì articolata:a) quadro unitario di riferimentopaesaggistico costituito dalla carta deipaesaggi della Campania;b) linee guida per il paesaggio inCampania contenenti direttivespecifiche, indirizzi e criterimetodologici da recepirsi nellapianificazione provinciale e comunale;c) piano paesaggistico di cui al Dlg42/2004, art. 135, limitatamente aibeni paesaggistici di cui all’art. 143,comma 1, lettere b), c) e d), del citatoDecreto, redatto congiuntamente con ilMinistero dei beni e le attività culturalied approvato dal Consiglio regionale;d) iani territoriali di coordinamentoprovinciali, attuativi della Convenzioneeuropea del paesaggio, finalizzati allavalorizzazione paesaggistica dell’interoterritorio regionale, redatti in coerenzacon il Ptr, e concorrenti alladefinizione del piano paesaggistico dicui alla lettera c).Le modalità con cui le Provincepartecipano al procedimento dipianificazione paesaggistica siritrovano nei successivi articoli deldisegno di legge approvato, inparticolare in quelli che riguardanol’attività di copianificazione (art.4), laconferenza permanente dipianificazione (art.5), l’accordo dipianificazione (art.6).Non sono esplicitati, invece, icontenuti del Ptcp che dovrebberoconcorrere alla definizione del pianopaesaggistico regionale, oltre algenerico riferimento alle finalità divalorizzazione paesaggistica. Essendorecentissima l’approvazione deldisegno di legge e non essendo statoquesto ancora pubblicato, non sihanno ancora interpretazioni echiarimenti ufficiali in merito a questae ad altre questioni che, nel testo dellanuova legge regionale attualmente

La pianificazione paesaggistica nellanuova legge regionale

Includendo gli indirizzi dipianificazione paesaggistica tra icontenuti del Ptr, con gli elaboraticostituiti dalle “Linee guida delpaesaggio in Campania” e dalla “Cartadei paesaggi della Campania”, laRegione ha inteso stabilire relazioni diprincipio ed operative tra lapianificazione territoriale urbanistica equella paesaggistica alle diverse scaledi governo del territorio, relazionifondate sull’assunzione della qualitàdel paesaggio come fattore che investetrasversalmente ogni politicaterritoriale e come fondamentalecriterio di valutazione nella selezionedelle opzioni di intervento territoriale.Il disegno di legge approvato definisce(art. 2), in particolare, finalità econtenuti delle “Linee guida per ilpaesaggio” e della “Carta dei paesaggidella Campania”. Le “Linee guida per ilpaesaggio” costituiscono il quadro diriferimento unitario, relativo a tutto ilterritorio regionale, dellapianificazione paesaggistica. Esseforniscono criteri ed indirizzi di tutela,valorizzazione, salvaguardia e gestionedel paesaggio per la pianificazioneprovinciale e comunale e definisconogli indirizzi per lo sviluppo sostenibileed i criteri generali da rispettare nellavalutazione dei carichi insediativiammissibili sul territorio. Il rispettodelle direttive specifiche, degli indirizzie criteri metodologici è cogente ai solifini paesaggistici per la verifica dicompatibilità dei piani territoriali dicoordinamento provinciali, dei pianiurbanistici comunali (Puc) e dei pianidi settore e per la valutazioneambientale strategica.La “Carta dei paesaggi dellaCampania” rappresenta il quadro diriferimento unitario per lapianificazione territoriale epaesaggistica, per la verifica dicoerenza e per la valutazioneambientale strategica dei Ptcp, dei Puce dei piani di settore costituendone labase strutturale. Essa definisce lostatuto del territorio regionale intesocome quadro istituzionale diriferimento del complessivo sistema dirisorse fisiche, ecologico-naturalistiche,

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locale in grado di misurarsipreventivamente con il rischio sismicoalla scala territoriale e urbana. Altroelemento di notevole interesse,contenuto nel testo normativo, èrappresentato dal programmaurbanistico. È imminente, inoltre, laconversione in legge del Disegno diLegge “Norme per i centri e nucleistorici”, che consentirà l’avvio di unarinnovata stagione di interventi, nonsolo “fisici”, nei centri storici umbri alfine di una loro conservazionevalorizzazione e rivitalizzazione. Ilpercorso di riordino normativointrapreso dalla Regione, hasottolineato la Presidente Lorenzetti,trova una sua logica chiusura con larevisione della Lr 28/95 sull’area vastae l’approvazione entro il 2009 delPiano paesaggistico regionale, delquale ne ha avviato la costruzione,dopo aver concluso le fasi preparatoriedi studio, di ricerca e disperimentazione. La PresidenteLorenzetti conclude il suo interventoillustrando il superamento del PianoUrbanistico Territoriale, attraverso unostrumento che possa mettere incoerenza la programmazione regionalecon il territorio, uno strumento voltoalla territorializzazione dello sviluppo:il Disegno strategico territoriale (Dst). Il Sindaco di Terni Paolo Raffaelli,intervenuto in qualità di Presidentedell’AnciI Umbria, esprime un suopersonale apprezzamento per laformazione di uno strumentostrategico di livello regionale, diterritorializzazione dello sviluppo, marichiama l’attenzione su un fatto: se ilpolicentrismo diffuso umbro da unaparte rappresenta un’eccellenza, unpunto di forza in termini dispecializzazione territoriale, dall’altraspesso rappresenta un limite, un frenoallo sviluppo per l’eccessiva“competizione”, per le contraddizioniche si innescano tra comuni limitrofiche redigono piani e programmi ancheconflittuali tra loro.Alla ricca introduzione della PresidenteLorenzetti è seguita la relazione delPresidente della Sezione Inu UmbriaFranco Marini, che riportiamofedelmente per i tratti più significativi:(…)La revisione della Lr 28 si poneormai come una necessità perché il

La nuova pianificazioned’area vasta in UmbriaAlessandro Bruni*,

Gabriele Ghiglioni*

Lo scorso 2 aprile la Sezione InuUmbria ha avviato, in collaborazionecon la Regione Umbria, la Provincia diPerugia, la Provincia di Terni e con ilcontributo della Regione Umbria, dellaProvincia di Perugia, dell’Anci Umbriae dell’Ance Umbria, un primoconfronto sulla pianificazione d’areavasta regionale e sul percorso daintraprendere per una revisione dellalegge vigente, che regola ruoli,competenze e contenuti dei piani edegli enti preposti al governo delterritorio umbro. L’iniziativa hariscosso un notevole interesse, sia daparte degli Amministratori, che deitecnici, dei rappresentanti degli Ordiniprofessionali degli studiosi, qualiurbanisti e giuristi intervenuti. Tra gliAmministratori presenti si segnalal’intervento della Presidente Maria RitaLorenzetti, che, nella relazioneintroduttiva, ha sottolineatol’importanza del convegno nelpercorso avviato dalla Regione inmateria urbanistica e del paesaggio. Itratti più significativi della suarelazione riguardano il lavorointrapreso dalla Regione in merito alriordino normativo che proviamo adisegnare secondo quanto illustratodalla Presidente: in seguito alla ratificadella Convenzione europea delPaesaggio, all’entrata in vigore delCodice dei beni culturali e delpaesaggio, la Regione ha avviato unlavoro di ricerca e di sperimentazionevolto alla redazione del Pianopaesaggistico regionale e alla revisionedel Piano urbanistico territoriale. Nel2005 è entrata in vigore la nuovalegge regionale sul governo delterritorio, la Lr 11/05, definendo lanuova forma del Prg, fortementeinnovativa in materia dicopianificazione, premialitàurbanistiche e compensazioni,superando il concetto di standardurbanistico tradizionale verso standardprestazionali e di qualità. Questa leggeprefigura inoltre un piano urbanistico

Lr 16/2004, hanno determinato lanecessità di riorientare il Ptcpprocedendo alla revisione di alcuni attied elaborati. Con l’elaborazionedell’ultima versione del piano,approvata con delibera di Giuntanell’ottobre 2008, sono stati infattimodificati alcuni contenuti delleNorme di attuazione in conseguenzadell’intervenuta impossibilità diattribuire al piano valore e portata dipiano paesaggistico. I contenuti del Ptcp già elaboratiriguardanti la tutela e valorizzazionedel paesaggio, esito di una attentaricognizione del territorio realizzataanche con la collaborazione delleSoprintendenze, sono stati quindiofferti dalla Provincia alla Regionecome “contributo” alla formazione delPiano Paesaggistico Regionale.

* Direttivo INU Campania.** Coordinatrice della redazione regionale di UI.

Note1. Nel testo disponibile (al momento in cui scriviamo)del disegno di legge approvato non sono presentituttavia riferimenti espliciti alla modifica dei commi7 e 8 dell’art. 18 della Lr “Norme sul governo delterritorio” relativamente all’attribuzione di valore eportata di piano paesaggistico al Piano territoriale dicoordinamento provinciale.2. Il Ptc della provincia di Napoli è stato redattodall’ufficio “Direzione Ptcp” diretto da Franco Russo,con il coordinamento scientifico di Roberto Gambino,l’assistenza del Centro interdipartimentale RicercaAmbiente-C.I.R.A.M. dell’Università degli Studi diNapoli Federico II diretto da Alessandro Dal Piaz econ il contributo di esperti di settore. Assessoreall’urbanistica è Francesco Domenico Moccia.

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Regionale, a partire dalla dotazione diun ufficio del piano, pensato come illuogo della concertazione, che dovràessere l’elemento cardine del Piano:elemento “obbligato” per legge perquanto attiene l’intesa Stato-Regione,elemento di “scelta strategica” perquanto attiene i rapporti con gli entilocali. Lo scenario raffigurato dalDisegno strategico regionale e dalPiano paesaggistico regionale dovràfare da cornice alla pianificazioned’area vasta e alla pianificazione localee per questo si dovrà modificare la Lr.28/95, la quale dovrà dare efficacia alDst, dovrà stabilire i rapporti tra il Dststesso e il Piano paesaggisticoregionale, nonché disciplinarequest’ultimo e sancire il principio dellacopianificazione con i Ptcp provinciali.Inoltre, ha concluso il Direttore, sidovrà aggiungere a questa cornice laprossima uscita di una legge regionalesulla Vas, che andrà ad incidere suquanto illustrato fino ad ora. Ilconvegno ha inoltre messo a fuoco, inmaniera puntuale, attraverso ilcoordinamento di Sandra Camiciadell’Università di Perugia, cosa laRegione ha fatto sul tema dell’areavasta e ne ha parlato Nicola Beranzoli(Regione Umbria), per quanto attienel’esperienza del Piano urbanisticoterritoriale, ricordando il contesto incui era stato concepito quel piano esottolineando inoltre come quel grandepatrimonio di conoscenze, ormaipatrimonio di tutti, potrà essereutilizzato nelle nuove esperienze diprogrammazione e pianificazioneprima tracciate. Ad illustrare più davicino l’operato della Regione inmerito al Disegno StrategicoTerritoriale e al Piano PaesaggisticoRegionale ci ha pensato GianluigiNigro, mettendo l’accento su duequestioni fondamentali: il Dst è unostrumento che vuole territorializzare lepolitiche di spesa pubblica dellaRegione; il Piano PaesaggisticoRegionale interpreta il tema“paesaggio” come categoria diprogetto, come categoria strategica diprogetto, quindi utile anche per lacostruzione di contenuti strategici delDst. Ad illustrare la pianificazione diarea vasta regionale, è intervenutaPaola Buoncristiani per la Provincia di

unicità del soggetto decisore e lacooperazione tra enti interessati nellaformazione dei piani per evitare chespossano produrre divieti da altri enti,successivi alla formazione del pianoche blocchino l’operatività(…).Alla provocazione del PresidenteFranco Marini risponde in primaistanza il Direttore dell’ Area AmbienteTerritorio Infrastrutture della RegioneUmbria, Luciano Tortoioli, ricordandola tradizione radicata in Umbria inmateria di pianificazione territoriale eurbanistica, che si è dotata di un PianoUrbanistico Territoriale, di due Pianiprovinciali (rispettivamente dellaProvincia di Perugia e della Provinciadi Terni), che fino ad oggi hannoassolto anche al compito dipianificazione paesaggistica, in virtùdella delega regionale sancitadall’attuale legge 28/95. I Comuni sisono dotati dei loro Piani RegolatoriGenerali, molti dei quali rinnovati aisensi della nuova legge richiamatadalla Presidente Lorenzetti, altri sisono dotati di piani “sdoppiati” aisensi della precedente legge 31/97 esolo il 14% dei Comuni è dotato di unPrg di “tradizione”, ma non per questonon pianificati. Questo, ha sottolineatoTortoioli, è un bilancio di tipoquantitativo, c’è una estrema necessitàdi parlare anche e soprattutto dellaqualità dei piani, dei loro contenuti,non solo della forma. Per quantoriguarda il quadro regionale, haproseguito Tortoioli, si tratta di unquadro, certamente da rinnovare apartire dal Piano UrbanisticoTerritoriale, che appare oggi superato.La Regione, per questo, dichiara leproprie linee strategiche attraverso unvero e proprio Piano Strategico dilivello regionale: il Disegno strategicoterritoriale. Il Dstsi articola per progettioperativi e diventa il punto diriferimento per una nuova stagione diprogrammazione e di governo delterritorio. Una stagione che siannuncia più vicina alla concertazione,non solo delle istituzioni, ma anchedegli operatori, uno strumentooperativo del Patto per lo Sviluppodell’Umbria. L’ing. Tortoioli nel suointervento ha illustrato, parallelamenteal lavoro sul Dst, l’attività regionale inmerito al Piano Paesaggistico

governo del territorio necessita dicertezze delle competenze,coordinamento tra Enti ed efficacia deipiani. In tal senso la riforma dellalegge 28/95 dovrà affrontare alcunequestioni di centrale importanza perassicurare una corretta gestione delterritorio con strumenti utili edefficaci, un quadro di riferimento certoe non contraddittorio per i comuni chedevono redigere i Piani regolatori,coordinamento delle politicheterritoriali; in altri termini quello chesi chiama governo del territorio.(...) Gliinterrogativi sono molteplici:di quanti piani urbanistici di livelloterritoriale ha bisogno la regioneUmbria? Il Piano paesistico supera il Pianourbanistico territoriale?Quali sono le nuove competenze dellaRegione e delle Province in materia digoverno del territorio?Per redigere un piano paesisticoveramente condiviso è possibilepensare nella fase di redazione ad uncoinvolgimento diretto dellasovrintendenza (come auspicato dalcodice dei beni culturali) e delleprovince (che negli anni passati hannoassicurato la pianificazionepaesaggistica della nostra regione eche hanno acquisito un importantebagaglio di esperienze e diconoscenze)?Come avviene un reale coordinamentodelle pianificazioni separate? È ipotizzabile che il piano paesisticodivenga una sorta di “piano dei piani”a cui facciano realmente riferimentonon solo i Ptcp ed i Prg, ma anchetutte le pianificazioni separate chepure hanno straordinarie ricadute sulterritorio (piano dei trasporti, pianodelle cave, piano dei rifiuti, ecc…)?In che modo e con quali strumenti sichiude il cerchio tra programmazionedelle risorse pubbliche e ricadute sulterritorio (in tal senso il Dst è unprimo interessante tentativo). Le proposte dell’Inu anche inriferimento alla proposta di leggeurbanistica nazionale sono note:si chiede una legge che definisca conchiarezza i livelli della pianificazione eche elimini il vulnus dellepianificazioni separate; per ogni livellodi pianificazione è opportuna una

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Il Parco della Valledei Templi di AgrigentoTeresa Cannarozzo*

L’attuazione del Piano del Parco dellaValle dei Templi di Agrigento, sitoUnesco e Patrimonio dell’Umanità,propone un processo capillare divalorizzazione multifunzionale delterritorio per promuovere lo sviluppolocale attraverso la partecipazione e lacrescita culturale della comunità.Agrigento costituisce una delle realtànazionali più problematiche in cui simaterializzano i contrasti più stridenti:l’eccezionale patrimonio archeologico epaesaggistico della Valle dei Templi eun abusivismo edilizio diffuso emultiforme; la commovente bellezza e ildegrado del centro storico assediato davolumi edilizi di altezze spropositate; laquieta eleganza dell’espansioneottocentesca e lo sviluppo di periferiemiserabili; orti urbani e giardinilussureggianti che si incuneano negliinterstizi tra i palazzi; opere viarieinvasive e ingombranti, che fannoperdere l’orientamento e non assicuranoefficaci collegamenti. Al centro di unsistema urbano disgregato, costituito danuclei sparsi nel territorio, sul territorioin declivio che guarda il mare, si trovail Parco Archeologico e Paesaggisticodella Valle dei Templi, sintesi sublime diarcheologia e paesaggio agrariocostellato di mandorli e ulivi centenari. Il Parco ha un’estensione di 1400 ettarie comprende al suo interno l’anticaAkràgas, di cui si possono leggereframmenti significativi in alcune areescavate da tempo. La città classica erasolcata da due fiumi a ovest e a est edera difesa da forti salti di quota e dauna cinta murata. Le mura, che nonsempre si distinguono dalle rupisottostanti e le porte della città classicasono in parte visibili, ma non visitabili.In prossimità del tratto meridionaledelle mura, da ovest verso est, lungo lacosiddetta via Sacra, si incontra lamaestosa sequenza dei templi e unagrande necropoli paleocristiana che haal centro una cavità circolare moltosuggestiva risultante dal riuso di unacisterna greco-romana. L’area

“vetero centralista”, per una visionedel paesaggio costruita intorno al“vincolo” pensando che la tutela sipossa ottenere attraverso la negazione.Le conclusioni del convegno sono statetratte dall’Assessore all’AmbienteLamberto Bottini, che ha ricordato ilpercorso avviato dalla Regione inmerito alla pianificazione paesaggisticaed ha riaffermato con chiarezza edeterminazione la volontàdell’Amministrazione regionale diconcludere questo percorso con laredazione e approvazione del PianoPaesaggistico Regionale.

*Redazione Inu Umbria.

Perugia e Donatella Venti per laProvincia di Terni, illustrando l’attivitàsvolta dai Ptcp in materia dipianificazione paesaggistica, esperienzeentrambe molto preziose in merito aquanto fin qui svolto e soprattutto peril lavoro che la Regione sta compiendonella costruzione del PianoPaesaggistico nell’ottica dellacopianificazione. A questa sessione neè seguita una seconda, con contributidi altre regioni in materia dipianificazione d’area vasta, attraversouna ricostruzione illustrata da AttiliaPeano e da Silvia Viviani, che haesposto l’esperienza della RegioneToscana, e da Marco Guerzoni, cha haparlato dell’attività svolta in EmiliaRomagna. I lavori della mattinata sisono conclusi con l’opinione degliOrdini professionali, i quali hannorichiamato l’attenzione sullasemplificazione della strumentazione esulla semplificazione delle procedureche la strumentazione prevede.La sessione pomeridiana si ècaratterizzata per gli interventi deigiuristi, Gianfranco Carteidell’Università di Firenze e AntonioBartolini dell’Università di Perugia, conchiarimenti sul rapporto tra pianopaesistico e piani d’area vasta e conriferimento alle competenze dei varienti. Da questi interventi sono emersele contraddizioni tra le leggiurbanistiche regionali, che vanno versoil concetto di cooperazione tra entinella costruzione dei piani, in cui trapiani e programmi di diverso livello siricerca la compatibilità e non già laconformità ed il piano paesaggisticodel Codice Urbani, che ripropone conforza il concetto di pianosovraordinato a cui i livellisott’ordinati devono conformarsi. Dal dibattito conclusivo, coordinato daAndrea Pochini dell’Inu Umbria, èemersa, dall’intervento di PalmiroGiovagnola in qualità di Presidentedell’Upi Umbria, la necessità diricomporre un quadro normativo, chesemplifichi le procedure, fornendochiarezza di intenti e che sia in gradodi fornire certezze per gli operatori eper i cittadini in genere. A questo siaggiungono le considerazioni di PaoloAvarello in merito alla nuova versionedel Codice Urbani, da lui definito

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del 1966. L’Ente Parco è stato istituitodopo alcuni decenni da un’appositadella legge regionale, unica del suogenere in Italia, che ha sottolineato ilvalore paesaggistico ed ambientale delcontesto oltre quello archeologico diconsolidata tradizione e ha anticipatoalcuni temi tra cui il superamento delregime vincolistico tramite la “tutelaattiva”, la concertazione e lapartecipazione (Lr 20/2000). La leggeregionale assegna all’Ente Parco ilcompito di redigere il Piano del Parco,di tutelare e valorizzare i beniarcheologici, paesaggistici e ambientaliricadenti nella Valle, di promuovere laricerca archeologica curandone anchel’aspetto divulgativo, di potenziare lafruizione sociale e turistica delle risorseterritoriali per incrementare il turismoculturale.

Il piano

Tra il 2002 e il 2003 iniziano le attivitàper la formazione del Piano che vieneaggiudicato tramite un concorso pubblicodi progettazione. La vicenda è andata perle lunghe anche a causa di un lungoperiodo di commissariamento del Parco.Solo alla fine del 2006 è stato ricostituitoil nuovo Consiglio del Parco che si è datol’obiettivo di arrivare in tempi breviall’adozione e all’approvazione. Dopouna serie di confronti e di dibattitipubblici il Piano è stato adottato conDelibera Consigliare n. 2 nel luglio 2008.La finalità principale del Piano è quelladi rafforzare l’identità del paesaggio dellaValle, indebolita dall’abbandonodell’agricoltura, da situazioni di dissestoidrogeologico, da edificazioniinopportune quando non illegali e dagliattraversamenti viari, attraverso una seriedi azioni progettuali partecipate,articolate tra tutela, recupero,riqualificazione e valorizzazione. Nel Piano è stato affrontato anche ilproblema della viabilità territoriale esono state prospettate soluzionifinalizzate a canalizzare il traffico tra lacosta e la città su altre direttrici tangentiall’area del Parco, in armonia con leprevisioni del Prg che è attualmenteall’esame della Regione. In attesa che sirealizzino alcune infrastrutture finalizzatea potenziare il sistema viario tangenziale,si prevede di limitare il traffico sugli assi

più noto ipogeo Giacatello, splendidasala ipostila, ubicata subito a nord delMuseo Archeologico. In prossimità delcimitero di Bonamorone si trova lachiesa medioevale di S. Biagio, costruitasul tempio di Demetra, che risultaperfettamente visibile; nei pressi sorge ilcosiddetto Santuario Rupestre,enigmatico e suggestivo monumentocomposto da grotte naturali, cavitàartificiali, sistemi di convogliamentodell’acqua e vasche di raccolta. Nella Valle, si trova anche un grannumero di edifici storici, (ville, casepadronali, masserie) di cui molti già adisposizione del Parco, in parte giàutilizzati e in parte da restaurare eutilizzare per nuove attrezzature aservizio del Parco.

Il Parco e la legge istitutiva

Il perimetro del Parco e l’inedificabilitàassoluta della zona centrale, denominata“zona A” furono sanciti dal DecretoMinisteriale Gui-Mancini del 16.05.1968che costituisce uno dei provvedimentinazionali più rilevanti riguardantiAgrigento, emanati dopo la nota frana

archeologica principale è servitaattualmente da pochi accessi, del tuttoinsufficienti e congestionati, ed èattraversata dalla ex statale 118 checollega la città al mare canalizzando ungrosso volume di traffico, incompatibilecon una fruizione adeguata dell’area.Attualmente le visite turistiche sonolimitate alla sequenza dei templi sullavia Sacra, ai piccoli antiquari ivirealizzati, al Museo Archeologico e agliscavi circostanti e si risolvono in unamezza giornata senza ricadutesignificative per l’economia locale.In epoca recente, la Valle si è arricchitadi un altro gioiello che è entrato a fareparte dei circuiti turistici: il giardinomediterraneo della Kolymbetra, neipressi del tempio dei Dioscuri, che èstato restaurato a cura del FAI. La Valle offre però molto di più. Oltrela ferrovia c’è un luogo magicocostituito dai resti del tempio diVulcano in adiacenza domestica con unpiccolo fabbricato rurale, oggiabbandonato, in un contesto agricoloche dovrebbe essere rivitalizzato.Del sistema degli ipogei, ancora pocoesplorati e poco valorizzati, fa parte il

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Determinazione del perimetro della Valle dei templi di Agrigento, delle prescrizioni d’uso e dei vincoli dinedificabilità Decreto Ministeriale 16 maggio 1968 (Gui-Mancini)

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opportunamente il Piano prevede uncircuito turistico che include anche ilcentro storico e la vicina Rupe Atenea,dove sono visibili edifici di origineclassica, aree archeologiche minori etratti delle fortificazioni. Sono previstianche itinerari campestri edescursionistici finalizzati al godimentodel paesaggio agrario, alla valorizzazionedei prodotti agricoli locali e alladegustazione della gastronomia. Perampliare la fruizione del Parco, il Pianoprevede anche interventi dirinaturalizzazione e riqualificazione dellafascia costiera e degli alvei dei dueantichi fiumi lungo i quali propone larealizzazione di itinerari naturalistici egreen ways. Il Piano affronta il tema delriuso del patrimonio edilizio esistenteall’interno della Valle e propone diampliare il sistema dei servizi e delleattrezzature prevedendo punti diinformazione, visitor center, luoghi diesposizione e vendita dei prodotti tipici,aree di sosta e ristoro, centri di ricerca eforesterie per gli studiosi, spazi museali esistemazioni per spettacoli all’aperto.Propone anche una inversione di rottanei rapporti con i proprietari di edifici edi aree agricole all’interno della Valle; siprevede infatti di fermare la politica degliespropri che hanno causato fatalmentel’abbandono delle aree rurali e degliedifici, con grande danno per le coltureagricole e per il paesaggio agrario e diinaugurare rapporti di convenzione con iresidenti, sia per il mantenimentodell’agricoltura che per la fornitura dialcuni servizi. In conclusione, il Pianoindividua il Parco come un territoriomultifunzionale, caratterizzato da unamolteplicità di risorse, apertocontemporaneamente al mondo e allacittà, in un processo di riappropriazioneidentitaria, storica e culturale da parte deicittadini di Agrigento. È evidente infattiche per raggiungere gli obiettiviindividuati sarà necessario il massimocoinvolgimento delle parti politiche esociali e la massima condivisione delprogetto, che dovrà essere visto comeuna grande opportunità per il futuro ditutta la comunità.

* Inu Sicilia, vice presidente Ente Parco.

tracciato ferroviario che attraversa laValle e che arriva alla città, attualmenteadoperato in occasioni sporadiche. Il Piano prevede anche l’ampliamento ela diversificazione dei circuiti turistici alfine di incrementare l’offerta culturale eallungare il soggiorno dei visitatori.Il primo obiettivo è quello di rendereaccessibile e visitabile tutto il patrimonioarcheologico attualmente escluso dallevisite attraverso la proposta di appositiitinerari archeologici. Molto

viari interni al Parco, attraverso piani disettore da redigere in concerto con ilComune di Agrigento e di realizzare uncollegamento pedonale sospeso tra l’areadel tempio di Ercole e quella del tempiodi Giove, tranciate dall’ex strada statale118.Si prevede anche un nuovo sistemadi accesso al Parco basato su parcheggiintermodali tangenti alle areearcheologiche, in connessione con busnavetta che copriranno diversi itinerari divisita; si prevede anche di utilizzare il

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comunicazione pubblica in cui siinseriscono tutti i progetti «simbolo» diun’amministrazione comunale,territoriale o provinciale e perde lapropria finalità.” Altro livello di confusione èl’approccio allo strumento: chi lo fa echi lo porta avanti. A seguito dei finanziamenti CIPE del2004, infatti, molte città si sonoattivate mettendo a bando il propriopiano strategico. Ma forse, anche se lapianificazione strategica guarda alfuturo, traguardando completamentegli obiettivi di un mandato, deciderecome impostare il futuro della propriacittà non è qualcosa che si puòcompletamente demandare all’esternoattraverso il criterio dell’offertamigliore. È a questo livello che si innesta ilterzo grande equivoco: cosa fare delpiano strategico? Non essendocinessun vincolo di legge, infatti, spessole amministrazioni meno esperte sitrovano alla fine del percorso dipianificazione strategica con un beldocumento, che viene approvato dallaGiunta o dal Consiglio, ma che non siriesce a tradurre nella realtà.Riportando interventi “futuristici”,infatti, le iniziative di implementazionee, soprattutto, le risorse per realizzarlesono scalzate dalle urgenzecontingenti. “È invece moltointeressante – spiega Baldi -l’esperienza di quei comuni cheinterpretano la pianificazionestrategica non come un prodotto, macome un processo che non arriva maiad un compimento definitivo.

Governo del territorio e pianificazione di area vasta

Il piano strategico traopportunità econfusione Ad un decennio dalla sua primaapplicazione in Italia, avviata nel 1998da Torino, quali sono gli sviluppi diquesto strumento e quali i risultati? “Il primo elemento che emerge conevidenza è che c’è molta confusionequando si parla di pianificazione”. È larisposta di Marco Baldi, Consulente delCensis.Una confusione che riguarda più livellied il primo è quello legato alle finalitàdello strumento: a cosa serve. Nata inambito aziendale per individuarepossibili sviluppi di prodotto e diprocesso per le aziende in crisi, lapianificazione strategica è statautilizzata anche da città che si sonotrovate a dover fronteggiarericonversioni vocazionali edinfrastrutturali. Il classico esempio èquello delle città britanniche colpitedalla crisi del settore manifatturiero. “In Italia come esperienza significativae consolidata possiamo citare Torino –continua Baldi – che ha colto la realefinalità della pianificazione strategica,provando ad immaginare il futuro diuna città, individuando la vocazioneinternazionale come alternativa aquella industriale. Innumerevoli sono,invece, nel nostro paese gli esempi dienti locali che avviano percorsi dipianificazione sull’ondadell’entusiasmo collettivo, senza unavera necessità. In quel caso il pianorischia di diventare un documento di

Dal 2002 FORUM PA si proponecome punto di riferimento e diincontro a disposizione di tutticoloro che si occupano di gestione esviluppo del territorio e dellecomunità locali. Nel tempo, allaricca sezione congressuale dellamanifestazione di maggio si sonoaffiancate altre iniziative, come inumerosi tavoli di lavoro sulterritorio ed il Premio Sfide perl’individuazione e la diffusione dibest practice. Anche FORUM PA ’09(Fiera di Roma, 11-14 maggio 2009)dedicherà ampio spazio a questotema. Tra gli appuntamenti segnaliamo:- il convegno in collaborazione conl’Inu su “Il governo del territorio fraleggi, principi e politiche pubbliche”;- la sesta edizione del Premio Sfide; - il premio Patrimoni Immobiliari, incollaborazione con Terotec, e l’areaespositiva Cantieri Urbani eTerritoriali. Presentiamo alcune anticipazionidegli argomenti al centro deldibattito di FORUM PA ‘09 el’esperienza di tre amministrazioniche hanno partecipato alleprecendenti edizioni.

a cura della Redazione di FORUM PA

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sociali. I progetti di rilevanzasovracomunale coerenti con gli obiettividel PTC sono assunti dal Piano, chesvolge una funzione di coordinamento,agevola gli accordi e individua lepossibilità di finanziamento per la lororealizzazione. Il PTC è costituitoessenzialmente da tre parti: laDescrizione fondativa (analisi e sintesidegli aspetti fisici, paesistici eambientali e dei processi socio-economici in atto nel territorioprovinciale); il Documento degliobiettivi (obiettivi strategici, discussi econdivisi con i Comuni nel corso delleconferenze di pianificazione); laStruttura del Piano, che costituisce ilProgetto di PTC per le diversecomponenti di organizzazione delterritorio (sistema del verde, dei parchie delle aree protette, ambiente marino ecostiero, territorio agricolo, territoriorurale, sistema delle infrastrutture per laportualità e la logistica e per la mobilitàe i trasporti, servizi pubblici a scalasovracomunale, riqualificazione urbana,aree produttive, riorganizzazione delcomparto energetico, sicurezza delterritorio). Il Progetto di PTC èsviluppato e rappresentato all’internodei Progetti Integrati (PI), pensati perattivare e indirizzare risorse pubbliche eprivate verso progetti di ambitosovracomunale, favorendo intese e

Il piano strategico perla Costruzione della Città delleBormide

Uno strumento per l’attuazione delPiano Territoriale di Coordinamentodella Provincia di Savona.

Il Piano Territoriale di Coordinamento(Ptc) della Provincia di Savona è unostrumento di programmazione e dipianificazione territoriale, grazie alquale la Provincia non solo indirizza ecoordina i Piani urbanistici comunali,ma collabora con Enti locali, aziendepubbliche e categorie economiche perrealizzare obiettivi di svilupposostenibile condivisi, attraverso lapromozione e il sostegno, anchefinanziario, di progetti, programmi einterventi sul territorio provinciale. Il PTC della Provincia di Savona è,quindi, anche uno strumento diconcertazione, che si rivolge ai Comuni,alle Comunità Montane, agli altri EntiTerritoriali (Parchi naturalisticiregionali, Autorità Portuale, ASL), allaRegione, alle Soprintendenze, alDemanio dello Stato, alleorganizzazioni e alle componenti

Amministrazioni come Torino o Trentosi sono mosse, e continuano a farlo,attraverso la creazione di organismidedicati allo sviluppo delle indicazionicontenute nelle varie misure e nei variassi del piano”. Data questa confusione stratificatasarebbe bene, forse, regolamentare inmaniera più definita e rigorosa il pianostrategico. Ma legiferare in merito aduno strumento flessibile perdefinizione, non rischierebbe di ridurloa mero adempimento formale? “Bisogna sempre capire quale è illivello di investimento su quello che sista facendo – conclude Marco Baldi -il piano strutturale, ad esempio, è unobbligo di legge e, allo stesso tempo, èanche un momento decisivo perl’amministrazione. Il piano strategicocosì come è oggi, invece, pur nonessendo obbligatorio è comunque unostrumento adottato da tutti comuni.Stando così le cose, dunque, la chiavedi volta, non è tanto l’obbligatorietà,quanto la qualità. In questo senso unabuona normativa potrebbe sicuramenteaiutare.”

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Fig. 1 - Foto di Stefano Corso. Licenza Creative Commons “Attribution-Noncommercial-No DerivativeWorks 2.0 Generic”.

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diverse realtà territoriali. Nel processo di elaborazione del Pianostrategico del Comune di Cagliari, dopole prime fasi di creazione delle struttureorganizzative, di analisi eindividuazione degli scenari territorialie di riflessione sulla ‘’missione’’ dellacittà del futuro, è stato avviato il vero eproprio momento di concertazione,attraverso l’ascolto di tutti i soggettiattivi sul territorio (anche con strumentidi consultazione on line messi adisposizione sul sitowww.pianostrategicocagliari.it) e, infine,la fase di discussione, condottaall’interno di Tavoli tematici, gruppi dilavoro creati con l’obiettivo diragionare sui progetti emersi evalutarne la reale fattibilità. Cinque i Tavoli che hanno lavorato, traluglio e novembre 2007, sui cinque assistrategici individuati per la costruzionedella “Città del futuro” (dopo che amaggio 2007, nel corso della primaConferenza Strategica, era stata definitala visione uscita dalla precedente fase

Comune di Cagliari,verso l’area vastametropolitana“Costruire insieme la città del futuro” efare di Cagliari la “Capitale delMediterraneo”. Con questo impegno equesti obiettivi l’Amministrazionecomunale di Cagliari ha avviato, nelgennaio del 2006, il percorso che haportato alla stesura del Piano strategico, ildocumento che dovrebbe orientare losviluppo economico, produttivo, turistico,occupazionale, culturale, della città, inforte coordinamento con l’areametropolitana cagliaritana da qui al 2020. Per tracciare le linee strategiche disviluppo del territorio si è volutoseguire un percorso condiviso con idiversi attori dell’area vastacagliaritana: enti, associazioni,università, fondazioni, aziendepubbliche, enti religiosi, ma ancheprivati cittadini, singoli o in gruppo.Tutti sono stati invitati a portare ilproprio contributo, elaborando eproponendo idee e spunti relativi allediverse politiche necessarie per fare diCagliari e dei Comuni dell’area vasta unterritorio competitivo all’interno deinuovi scenari internazionali, soprattuttodi quello euro-mediterraneo. Sono attualmente 16 i Comuni checompongono l’aggregazione dell’areavasta, e che realizzeranno ciascuno ilproprio piano strategico comunale, insintonia col Piano strategicointercomunale: oltre a Cagliari, viappartengono Assemini, Capoterra,Decimomannu, Elmas, Maracalagonis,Monserrato, Pula, Quartu Sant’Elena,Quartucciu, Sarroch, Selargius, Sestu,Settimo San Pietro, Sinnai e Villa SanPietro. L’idea metodologica di fondo,che è stata seguita nell’elaborazione deiPiani strategici, è quella secondo cui,attraverso il coinvolgimento di tutti iComuni su un modello condiviso disviluppo, si può ottenere un’azione dimaggiore efficacia per il territorio,evitando possibili duplicazioni negliinterventi. Le decisioni strategiche, checoinvolgono una dimensione più ampiadi quella comunale, se non concordatea livello di area vasta potrebberoportare effetti negativi e conflitti tra le

partenariati fra gli attori locali everificando congruenza e compatibilitàdelle diverse iniziative.Tra i Progetti Integrati del PTC, duesono stati individuati come prioritaridalla Provincia: - il PI 1 - ‘’Progetto integrato per laconnessione logistica della Val Bormidacon la piattaforma dei porti di Savona eVado e riorganizzazione del compartoenergetico’’: pone l’obiettivo di adottarepolitiche infrastrutturali affinché l’areacentrale della Liguria possa costituireun ponte tra l’Europa e il Mediterraneo;- il PI 4 - ‘’Progetto integrato per lacostruzione della città delle Bormide’’:vuole proporre la creazione di un‘’sistema città’’ in grado di conferireidentità e coerenza al territoriovalbormidese, promuovendo un modellopolicentrico, all’interno del quale ognisingola realtà veda espresse a pieno leproprie specificità in una prospettivacondivisa di sviluppo locale. Nel marzo 2007 la Provincia di Savona,per attuare tali Progetti Integrati, haavviato un vero e proprio processo dipianificazione strategica, assegnandoagli attori locali il ruolo di protagonistidel cambiamento. Il Piano Strategico èpromosso dall’AmministrazioneProvinciale, che predispone le propostedi linee strategiche per lo sviluppo delterritorio. I referenti territoriali (attoriistituzionali, sociali, economici eculturali) sono coinvolti, in qualità distakeholders, nella fase di indagine ediagnosi territoriale e concorronoall’identificazione delle linee strategichee alla loro realizzazione. Attraverso ilPiano Strategico si è voluto, così,definire il ruolo e la collocazione dellaVal Bormida nel contesto internazionalee nazionale, propone uno scenario incui la qualità urbana e paesistica sonopremessa per uno sviluppo sostenibiledal punto di vista economico, sociale edambientale, superando l’immagine di unterritorio segnato dalla presenza digrandi industrie ad elevato impattoambientale. Il progetto ha ottenuto unamenzione di merito all’edizione 2007 di“Sfide. Dalla Buona Pratica alla Buonaamministrazione”, consegnatanell’ambito di Forum PA 2007, inquanto innovativo nei contenuti e nellemodalità.

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Fig. 2 - Foto di Stefano Corso. Licenza CreativeCommons “Attribution-Noncommercial-No Deri-vative Works 2.0 Generic”.

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d’Acqua è, invece, il principio ispiratoredel “Documento programmatico dirigenerazione urbana”, che riprende eapprofondisce in scala urbana e sub-urbana le risultanze del lavoro svoltonel corso del Piano Strategico dell’AreaVasta Brindisina. Anche in questo caso,nella stesura del Documento sono staticoinvolti i diversi attori del territorio,sia nella fase preliminare all’esame daparte del Consiglio Comunale, che nellafase successiva alla delibera, ossia nellafase di redazione del Progetto diRigenerazione Urbana complessivo.Questo dibattito è stato condottotenendo d’occhio due traguardi: metterein luce le ragioni del degrado della cittàe proporre iniziative strategiche percombatterne le cause profonde.Sono circa 40 le iniziative strategicheinserite nel Documento programmaticodi rigenerazione urbana, tutteaccomunate dall’obiettivo diriqualificare la città nell’ambito del‘Waterfront’ e rilanciarla in un contestointernazionale. Secondo le premesse,infatti, lavorare per restituire a Brindisil’identità di Città d’Acquasignificherebbe non solo garantire unrecupero urbanistico e unmiglioramento della vita dei cittadini,ma anche rilanciare l’economia,attraverso la ripresa delle attivitàportuali, del commercio e dell’industria,ma anche attraverso la ricostruzionedella vocazione turistica della città. La sostenibilità finanziaria è unelemento fondamentale all’interno delDocumento programmatico, è lapremessa per trasportare le propostedalla carta alla realtà, e si basasoprattutto sull’utilizzo dei fondistrutturali europei 2007-2013 esull’intervento di investitori privati chepotrebbero manifestare il loro interesseper questo articolato programma. Lacittà di Brindisi, infatti, appare ormaiorientata a intervenire attraverso“Programmi integrati”, ovveroprogrammi che definiscono neldettaglio gli interventi, area per area,sollecitando e accogliendo i contributipartecipativi e puntando a coordinare efar incontrare volontà e risorsepubbliche e private.

Brindisi: dal pianostrategico al piano dirigenerazione urbana Tra novembre e dicembre 2008 è statodato il via libera a due documentiimportanti per il territorio di Brindisi: il“Piano Strategico dell’Area VastaBrindisina”, approvato all’unanimità il4 dicembre scorso dal Comitato deiSindaci “Brindisi 2013”, e il“Documento programmatico dirigenerazione urbana”, documento diinquadramento e indirizzo approvato il14 novembre 2008 dal ConsiglioComunale ai sensi della nuova Legge n.21/2008 della Regione Puglia. Entrambisono arrivati alla fine di un percorsoche ha visto la consultazione e lapartecipazione di tutti gli attori delterritorio, istituzioni, associazioni ecittadini, che hanno contribuito aportare la propria visione e le proprieidee all’interno di un piano di sviluppocondiviso.Nella redazione del Piano Strategicodell’Area Vasta Brindisina, Brindisi haricoperto il ruolo di Comune capofila. Ildocumento è stato sottoscritto daidiciannove sindaci dell’Area Vasta edalla Provincia di Brindisi il 4 dicembre2008, a conclusione di un lungopercorso di programmazione in cuisono stati coinvolti 37 partneristituzionali e 60 partner economico-sociali. Questo processo di partecipazione ecooperazione ha portato alla definizionedi quattro obiettivi prioritari, in lineacon le indicazioni di lavoro dettatedalla Regione: potenziare la funzione dipunto di snodo e dei collegamenti;stimolare i processi economici dell’AreaVasta Brindisina; rispettare le identità ele specificità dei sottoinsiemi territoriali;migliorare la qualità della vita. Questimacro-obiettivi sono poi stati declinatiin 8 obiettivi specifici, 20 interventistrategici e 350 progetti. Per realizzarequesto modello di sviluppo del territoriosi guarda ai Fondi strutturali delProgramma operativo regionale FESR2007-2013. L’importo totale dellaprogettazione presentata è di oltre 1.1miliardo di Euro. Rilanciare l’idea-guida di Brindisi Città

di ascolto): Governance e qualità delterritorio; Cagliari città delMediterraneo; Conoscenza, innovazionee sviluppo; Identità, cultura, ambiente,turismo; Capitale sociale, creatività,coesione e sicurezza. Tra gli interventi inseriti nel Piano cisono quelli riguardanti: la complessivariqualificazione dell’area portuale e lavalorizzazione del Fronte Mare comefattore di competitività; la mobilitàinterna e di area vasta; ilpotenziamento delle reti dei servizi; lavalorizzazione, anche a fini turistici, delpatrimonio culturale, storico,monumentale e ambientale; l’ediliziaresidenziale e il recupero delle areedegradate. Il documento finale di Piano, varatodalla Giunta comunale il 15 gennaioscorso, deve ottenere l’approvazione delConsiglio comunale di Cagliari. Al Piano strategico del Comune diCagliari è stato assegnato l’Award diqualità all’interno di Sfide 2007, nellasezione “Buone idee”. Il temadell’edizione 2007 del Premio, promossoda FORUM PA e Dipartimento per loSviluppo delle Economie Territorialidella Presidenza del Consiglio deiMinistri (DiSET), era le “Sceltestrategiche di sviluppo: valorizzare levocazioni e gli asset territoriali”. (fig. 2)

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Verso una nuova stagione dell’urbanisticariformistaMichele Talia*

L’appassionata e talvolta convulsadiscussione che si è sviluppata nelleultime settimane intorno alle propostegovernative in materia di edilizia staproducendo un effetto inatteso eprobabilmente positivo: quello cioè dievidenziare la necessità di associaresempre più strettamente la discussionesulla riforma del governo del territorio– a cui l’Istituto Nazionale diUrbanistica ha indubbiamente offertoin questi anni un importantecontributo di idee e di proposte – aldibattito sulle politiche pubbliche concui è necessario far fronte ai molti eperversi effetti della crisi economicasugli equilibri insediativi del nostroPaese. Il cortocircuito che tende astabilirsi tra il disegno complessivo diuna legge di principi da tempo indiscussione in Parlamento e gli aspettisostantivi connaturati alla discussionesulle scelte della pubblicaamministrazione ha il merito, se nonaltro, di attenuare il rischio di uneccesso di astrazione e di formalismonei rapporti tra le istituzioni e icittadini. A fronte di una culturagiuridica nazionale tradizionalmenteaffetta da una regolazionesovrabbondante e spessoinconcludente, l’ossessione normativadegli urbanisti assume infatti unarilevanza affatto peculiare, che sipropone come uno dei problemi dellastessa disciplina, che minacciacostantemente di limitarne lapopolarità e l’efficacia. Se si prendeatto di questo “peccato originale”, e siadottano le opportune contromisure,anche la proposta di una riformaurbanistica nazionale in grado diridurre la distanza tra il gruppo ditesta delle Regioni che hannoprofondamente innovato i propriordinamenti e le altre che occupanoancora una posizione di retroguardiapuò arricchirsi di nuovi contenuti,magari facendo propria la battaglia peruna semplificazione e razionalizzazionedel quadro normativo.

stimoli il confronto tra i diversisoggetti coinvolti nella definizione diuna riforma organica per il governodel territorio (Parlamento, Governo,Regioni, rappresentanti del sistemadelle autonomie), favorendo laformazione di punti di vista condivisie di una comune strategiacomplessiva.Tra le proposte contenute nel disegnodi legge: la suddivisione dei compititra governo ed enti locali nellagestione del territorio; l’affermazionedel principio della “funzione pubblica”nella pianificazione urbana, affinchétutti gli interventi rispettino l’interessegenerale; la restituzione allacollettività di una quota della renditaricavata dalle nuove edificazioni; ilcontenimento dei nuovi utilizzi disuolo e la verifica che non comportinoimpatti ambientali negativi.Si tratta di una “legge di principi”:non un testo tradizionalmenteregolativo (secondo l’Inu, il legislatoredeve tenere conto della complessità evastita della materia e, quindi, noncommettere l’errore di un dettatoeccessivamente compressivo), maneanche un documento meramentedescrittivo, che individui i problemisenza indicare come risolverli. In occasione del convegno del 13maggio prossimo a FORUM PA 2009,le riflessioni avviate nei mesi scorsi e ipunti contenuti nella proposta di leggedell’Inu saranno naturalmente rilettianche alla luce delle ultime iniziativedel governo in materia di ediliziaprivata; materia che, inevitabilmente,finisce con l’intersecarsi e ilsovrapporsi a quella più generale delgoverno del territorio. A questoproposito, parlando del “Piano casa”l’Inu ha espresso (in una nota del 2aprile scorso) la sua soddisfazione perl’accordo raggiunto tra governo eRegioni. “Nel complesso – ha detto ilpresidente dell’Inu, Federico Oliva - lavicenda del piano casa si è conclusain maniera positiva, visto che sonostati eliminati i pericoli più gravi chela prima versione del progetto avrebbecomportato ed è stato restituito alleRegioni quelle che alle Regioni spetta,ovvero le responsabilità legislativesull’edilizia e il governo del territorio”.

Il governo delterritorio nelconvegno dell’Inu aFORUM PA 2009In Italia è necessaria e urgente unalegislazione statale che indichi iprincipi fondamentali per il governodel territorio. Questo nuovo quadronormativo è, infatti, indispensabile perrilanciare le politiche urbane eterritoriali nel nostro Paese; politicheche potrebbero ricoprire un ruoloimportante nel superamento dellagrave crisi (economica, sociale efinanziaria) che stiamo attualmentevivendo. Da tempo l’Inu (IstitutoNazionale di Urbanistica) porta avantiquesti argomenti, che saranno ancheal centro del convegno in programmail 13 maggio prossimo, presso la Fieradi Roma, all’interno di FORUM PA2009.“Il governo del territorio fra legge diprincipi e politiche pubbliche” è iltitolo dell’evento, nel corso del qualesi cercherà proprio di capire a chepunto è, nel nostro Paese,l’elaborazione legislativa, ma anchel’elaborazione operativa di politicheattive per il governo del territorio. Ilconvegno sarà anche l’occasione perragionare sulla proposta di legge per ilgoverno del territorio redatta dall’Inue presentata nel novembre scorso. Conquesto testo, l’Inu vuole offrire uncontributo ai lavori parlamentari inmateria, avviati a inizio legislatura. Secondo l’Inu, è fondamentale unariforma urbanistica nazionale chearmonizzi in un quadro coerente lalegislazione attualmente in vigore;riforma da realizzare attraverso “unalegge snella e funzionale, rispettosadella ripartizione dei poteri legislativie in grado di fornire alle regioni glistrumenti per redigere leggiorganiche”. Ed è, in effetti, un testosnello la proposta di legge dell’Inu:basata sul quadro conoscitivo emersodal “Rapporto dal Territorio, Inu 2007”e sulle migliori esperienze delleRegioni e degli Enti locali, è compostada soli quindici articoli organizzati inquattro Capi. Vuole essere una“proposta culturale e disciplinare”, che

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ricerca di condizioni atte a consolidaree a migliorare un’ipotesi iniziale diprogetto. Coerentemente con l’impostazione chesi vorrebbe adottare per fa sì che lariforma del governo del territorioriesca a conseguire sinergicamentetanto l’obiettivo di una più marcataefficacia delle politiche pubbliche,quanto quello di una maggioreefficienza della gestione urbanistica, ènecessario che l’evoluzione del quadronormativo possa contare sullacreazione di alcune condizionifavorevoli di sistema. Si pensi adesempio alla possibilità di superare ledifficoltà insite nella predisposizionedei quadri conoscitivi – che soprattuttonei comuni di minori dimensionirischiano di assorbire una parte assaiconsistente delle risorse disponibili –affidandosi a dispositivi di“intelligenza collettiva” con cui metterea punto un bagaglio di analisisettoriali e di conoscenze di scenariotali da ridurre la duplicazione delleinformazioni e favorire lacomparazione tra contesti insediatividenotati in molti casi da rilevantiaffinità. Oltre all’esercizio di un ruolodi surroga da parte di Regioni eProvince nella predisposizione di questiapparati cognitivi, è possibile pensarealla creazione di “agenzie urbanistiche”consortili a cui attribuire il compito dielaborare analisi territoriali ospecialistiche, o più opportunamentealla promozione di accordi tra comunicontermini e di piccola dimensione invista della formazione di PianiStrutturali di area vasta. Ma siconsideri anche la possibilità dicontrarre i tempi, solitamente troppolunghi, che sono attualmente necessaritanto per l’avvio e lo svolgimento delleconferenze di pianificazione nelle qualisi procede alla verifica di compatibilitàdelle scelte urbanistiche, quanto perl’attivazione delle procedure per lavalutazione integrata, con effettisicuramente positivi anche perl’affermazione di un principio diresponsabilità maggiormente condivisoche eviti inutili conflittiinteristituzionali. Operando in questomodo sembra percorribile la strada diuna sostanziale revisione delle regoleche presiedono attualmente alla

meno rilevanti chiamano dunque incausa l’intero sistema delle imprese el’insieme delle competenze tecnichepresenti nel nostro Paese (tra cuifigurano, oltre agli urbanisti, anche gliingegneri, gli architetti, i geometri,ecc.). In positivo ne consegue che unassetto più armonico ed efficiente deipoteri di indirizzo, decisione econtrollo può dare vita a processidecisionali tanto trasparenti econcertati, quanto tempestivi e nonsoggetti a continui e onerosiripensamenti. In questo brevecontributo non è certo possibilesviluppare una argomentazione che èancora fondata su poche e nonverificate intuizioni, ma non si puòfare a meno di considerare con favorealcune linee di approfondimento, chepuntano almeno in tre direzioni:– da un lato esse tendono adincorporare i processi valutativiall’interno delle procedure checoncorrono alla redazione deglistrumenti urbanistici, accentuandone ilcontributo alla elaborazioneprogettuale e facendo in modo che latrasparenza degli atti amministrativiriguardi l’intero percorso dellaformazione delle decisioni;– dall’altro è sempre più importantefare in modo che la riduzione deitempi necessari ai diversi soggetti peresprimersi sulle scelte messe a puntodalle amministrazioni locali riesca atrovare un fondamentale supportonell’istituto della co-pianificazione, enon nella ulteriore applicazione dellaformula, al tempo stesso de-responsabilizzante e de-legittimante,del silenzio-assenso;– in ultimo facendo in modo che laprevisione di tempi ragionevoli e certiper la manifestazione di una volontàesplicita e verificabile di contribuire aprocessi di partecipazione enegoziazione pubblico-privatoconsenta non solo di respingere larichiesta di automatismi indiscriminatinella implementazione delle politichepubbliche (quali ad esempio gliincrementi volumetrici applicabili atutto il patrimonio edilizio esistente, ol’indice unico territoriale estesoall’intera area urbanizzata, se nonaddirittura all’intero territoriocomunale), ma anche di favorire la

Fino ad ora il frutto di unaelaborazione di almeno unquindicennio è stato condensato in unarticolato estremamente snello, nelquale è possibile cogliere gli obiettivifondamentali della proposta dell’INU -tra cui anche alcuni traguardiambiziosi, ma concreti quali ilcontenimento del consumo di suolo e ilrecupero di quote significative delleplusvalenze innescate dalletrasformazioni urbanistiche – ma credosia possibile percorrere un ulterioretratto di strada.Almeno a prima vista la scelta diriprendere l’attività di proposta e dielaborazione già all’indomani dellapresentazione di un nuovo disegno dilegge può apparire poco equilibrata, senon altro perchè sembrerebbe piùnaturale la decisione di acquisire unpiù ampio consenso sulle riflessioniappena presentate alla opinionepubblica. Eppure le valutazioni – tantoingenerose quanto condivise - che dapiù parti sono state avanzateall’indomani della pubblicazione delcosiddetto “piano casa” nonconsentono di rimanere confinati adun dibattito specialistico nel qualeesiste già un significativo consenso sulsistema di pianificazione messo apunto dall’INU. Se si adotta questaprospettiva non è dunque sufficientedimostrare che la separazione tra lapianificazione strutturale e lapianificazione operativa è ormaiampiamente condivisa, o che lapredisposizione di strumenti quali laperequazione urbanistica e la fiscalitàurbana possono rivelarsi decisive perl’innovazione del governo delterritorio, ma si deve riuscire aconvincere un pubblico sempre piùampio che il piano riformato è altempo stesso in grado di ridurre inmodo significativo i tempi e i costidelle scelte urbanistiche compiute dallapubblica amministrazione.Nel tentare questo “ri-posizionamento”delle pratiche urbanistiche è necessariosviluppare contemporaneamente unacomunicazione più efficace, che sia ingrado di dimostrare ad esempio che lemolte e indiscutibili criticità della cittàcontemporanea sono ascrivibili solo inultima analisi alla disciplinaurbanistica – e che responsabilità non

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richiamando l’importanza ormaiassunta dai processi di apprendimentocollettivo in una riforma del governodel territorio che affida il propriosuccesso tanto alla innovazionelegislativa, quanto alla rimozione dellebarriere cognitive che hanno finoraimpedito l’affermazione di un “discorsocollettivo” sugli obiettivi di equità, diefficienza e di bellezza che possonoessere assegnati alla cittàcontemporanea.

* Giunta Esecutiva Inu

una pratica consolidata di riservatezza- nella quale l’inutile complicazionedelle procedure burocratiche venivagiustificata molto spesso con lanecessità di evitare interventispeculativi di operatori informatianticipatamente sulle scelte dellapubblica amministrazione - il pianoriformato può (o meglio deve) esserepredisposto all’interno di una “casa divetro”, con effetti benefici non solo peri cittadini, ma per la sessa qualità degliatti amministrativi, dal momento che ifunzionari pubblici e i progettisti delpiano, intervenendo come protagonistinei processi partecipativi, hanno lapossibilità di accedere ad unaconoscenza diffusa che si rivelasovente preziosa nel correggere glierrori compiuti durante lapredisposizione degli elaborati. Se è vero che senza trasparenza nonesiste responsabilità, e che senza uncoinvolgimento attivo e consapevoledelle comunità insediate si rischia dirinunciare fin dall’inizio a risorsefondamentali di conoscenza dellarealtà in cui si opera, allora leesperienze compiute in numerosicontesti insediativi in materia dipianificazione strategica possonorivelarsi preziose anche nellaformazione di atti di governo piùsaldamente incardinati nel nostroquadro normativo, come ad esempio ilpiano strutturale o il piano operativo.Le popolazioni che hanno partecipatoattivamente a Forum tematici, a Focusgroup o a Laboratori di quartierehanno appreso che la conoscenzadiffusa può essere un’arma formidabilecon cui perseguire l’interesse pubblico,ma a condizione naturalmente che leinformazioni vengano fornitetempestivamente, e che i dati relativialle prestazioni che è possibileattendersi dalla realizzazione di unintervento di piano siano disponibiliben prima della decisione definitiva, ocomunque in anticipo rispetto aquando l’avanzamento degli studipreliminari e delle procedure attuativerischierebbero di rendere politicamenteinaccettabile una decisione checomportasse l’annullamento di unintervento programmato.Sembrerebbe a questo punto di poterconcludere queste brevi riflessioni

espressione dei poteri nell’ambito delprocedimento amministrativo, e chepotrebbero condurre sempre più spessoal superamento dei poteri di vetofinora esercitati, e dunque ad unasostanziale riscrittura delle regole didecisione e di quelle di dissenso. NellaConferenza di Pianificazione talepercorso si propone l’obiettivo direalizzare la concertazione istituzionaleattraverso l’integrazione di diversecompetenze, con il fine di costruire unQuadro Conoscitivo condiviso delterritorio e dei conseguenti limiti econdizioni per il suo svilupposostenibile, nonché di esprimerevalutazioni preliminari in merito agliobiettivi e alle scelte di pianificazioneprospettate nei documenti preliminari onelle delibere programmatiche.E se tale istituto si configura come unasorta di conferenza di servizi di naturaistruttoria, volta cioè ad ampliare glielementi informativi, le analisi e levalutazioni a disposizionedell’amministrazione procedente, èallora necessario che ad essapartecipino tutti gli enti territorialiinteressati e competenti al rilascio deipareri, delle intese e degli atti diassenso (Provincia, Comunità Montana,Comuni contermini, Asl, Arpa, ecc),nonché quei soggetti che traggono laloro legittimazione dalla capacità ditutelare gli interessi diffusi delterritorio e delle comunità insediate.Nel concludere questa breve rassegnadei fattori che possono favorire unproficuo coordinamento tral’innovazione legislativa e le politicheattive di governo del territorio non sipuò fare a meno di sottolinearel’importanza che una maggioretrasparenza dei processi che presiedonoalla formazione delle decisioni e allaloro implementazione può avere perl’efficacia della funzione pubblica. Sitratta di un tema che attraversa l’interodecennio che ci siamo appena lasciatialle spalle, nel corso del quale la messaa punto di nuovi strumenti dipianificazione è sovente avvenuta inparallelo con la sperimentazione dinuove tecnologie di comunicazione,che hanno teso nella maggioranza deicasi a ridurre i costi di raccolta, dianalisi e di presentazione delleinformazioni. Superando risolutamente

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Forum PA 2009Premio Sfide - Premio Patrimoni Immobiliari - Espositori

PREMIO SFIDE ENTE PROPONENTE

DEMETRA - Impianto di cogenerazione eteleriscaldamento a biomassa nel comune di Asiago Provincia di VicenzaRavenna Kyoto Land : piano di azione per l’energia e lo sviluppo sostenibile della Provincia di Ravenna Provincia di RavennaRifiuti zero Ecologia e Ambiente S.p.A.Piacenza Terra del Sole Amministrazione Provinciale di PiacenzaBio-Vallo Comunità Montana Vallo di DianoIl Piano di Azione per l’Efficienza Energetica Provincia di MilanoPiano Energetico Provinciale: guida Provincia di VercelliVOICE - Vegetable Oil Initiative for a Cleaner Environment Provincia di FirenzeCervia cresce nella qualità Comune di CerviaLa trasformazione dei liquami zootecnici in energia, progetto pilota di sistema per la Pianura Padana Provincia di MantovaMini impianto idroelettrico “Para 1” Amga Energia srl. Comune di VergheretoAmbiente, cultura e tempo libero: nell’anfiteatro della Cava di Coperchia Comune di PellezzanoINNOW@TT CNIPAPiano energetico “TrentoxKyoto” Comune di TrentoPiano Energetico Comunale Comune di MirandolaEcobus 2009 - acqua e energia mettiamoci in luce Provincia di OristanoRealizzazione di Nuova Scuola Primaria di Ponzano Veneto Comune di Ponzano VenetoRegolamento contributi risparmio energetico 2009 Comune di MirandolaAPEA-teleriscaldamento-geotermia Comune di MirandolaImpianto biogas discarica AIMAG SpaPensiline per parcheggi con fotovoltaico Comune di PesaroPURE - Promozione del fotovoltaico integrato in ambienti urbani attraverso centri di scambio dimostrativi e di training Provincia di Savona“IO AMO SBT, IO RICICLO” Attivazione Nuovo sistema di raccolta differenziata e campagna informativa Comune di San Benedetto del TrontoPiano Energetico Ambientale Comunale Comune di PesaroAsset Management –Public Light Management System Comune di Gubbio

PREMIO PATRIMONI IMMOBILIARI ENTE PROPONENTE

L’esperienza dell’APSS di Trento nella prevenzione della Legionellosi Apss di TrentoSistema di telecontrollo della sostenibilità energetica del Patrimonio immobiliare APSS di TrentoRiconversione Ex Istituto Psichiatrico Femminile di Codogno ASL Provincia di LodiLa Componente “Energia” nella gestione integrata del patrimonio di un’AUSL provinciale AUSL di ModenaAvviso di asta pubblica per la vendita di un immobile di proprietà dell’AUSL Frosinone Azienda Unità Sanitaria Locale FrosinoneRealizzazione ed avviamento del Centro espositivo e di Servizi della Camera di Commercio di Chieti CCIAA ChietiTeleriscaldamento-energia pulita per il territorio Comune di ModenaFacility Management del Patrimonio Edilizio Comune di RiminiServizio Gestione Calore Comune di RoveretoServzio Integrato Energia Consip SpAProgetto Nuovo Galliera Ente Ospedaliero - Ospedali GallieraMonitoraggio e controllo degli edifici appartenenti al patrimonio immobiliare dello Iacp – Progetto INTESA Iacp NapoliFondo Senior – Fondo Comune di Investimento Immobiliare di tipo chiuso InpdapLa gestione di immobili di edilizia residenziale pubblica ed il risparmio energetico. Itea Spa - Istituto Trentino Edilizia AbitativaAffidamento del Global Service per la gestione integrata e la manutenzione della rete stradale provinciale di competenza Provincia di Reggio CalabriaAffidamento del Global Service per la gestione integrata e la manutenzione della rete stradale provinciale di competenza Provincia di Reggio CalabriaOttimizzare le risorse e tutelare l’ambiente la razionalizzazione delle sedi degli Uffici provinciali Provincia di TorinoRecupero del complesso dell’ex ospedale neuro psichiatrico di Treviso Provincia di TrevisoGestione in chiave energetica del patrimonio immobiliare dell’Università di Catania Università degli Studi di CataniaServizio per la conduzione, controllo e manutenzione degli impianti Università degli Studi di Salerno

ESPOSITORI

CCIAA di Chieti, CCIAA di Milano, CCIAA di Roma, Comune di Milano Comune di Napoli, Comune di Roma - Confservizi Lazio, Comune di Venezia, Comune di LaSpezia (Golfo dei Poeti), Provincia di Milano, Provincia di Reggio Calabria, Provincia di Roma, Provincia di Belluno, Provincia di Vicenza, Università degli Studi diRoma “La Sapienza”, Aitec, ENEL Sole, AGESI, Saga SpA

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Forum PA 2009Sfide

daia a metano e la famiglia quindi non dovrà più sostenerecosti di manutenzione e vivrà più sicura. All’interno dell’im-pianto di teleriscaldamento è prevista l’installazione di due“caldaie”, alimentate a biomassa, rispettivamente una ad acquacalda con potenza termica pari a 2,5 MW e una ad olio diater-mico con potenza termica pari a 7 MW. Pertanto la potenza ter-mica complessiva nominale installata per la parte generatori abiomassa legnosa è pari a circa 9,5 MW. Verrà inoltre installa-ta una caldaia a metano di riserva o di soccorso della potenzadi circa 9.000 kW. In un locale attiguo al locale caldaia verràinstallato un cogeneratore (turbogeneratore ORC – OrganicRankine Cycle) per la produzione combinata di energia elettri-ca e calore. L’energia elettrica prodotta dal turbogeneratoreORC sarà immessa nella rete di distribuzione a media tensionedi proprietà ENEL. La potenza elettrica prodotta netta sarà paria 1100 kWe. Il fabbisogno di combustibile dell’impianto proget-tato viene stimato in ca. 44.000 m.st. di biomassa all’anno, paria ca. 11.000 ton. L’estensione della rete sarà di circa. 13,8 km,compresi gli allacciamenti delle singole utenze. Si prevede allostato finale di allacciare ca. 130 utenze. L’impianto progettatoapporterà dei benefici alla qualità dell’aria e quindi una ridu-zione delle emissioni di anidride carbonica (effetto serra). Labiomassa in generale e il legno in particolare rappresentanouna fonte di energia primaria rinnovabile, in quanto il ciclovegetativo naturale ne garantisce la crescita continua. La tec-nologia attuale fornisce la possibilità di realizzare impianti chetrasformano in energia la biomassa, contenendo le emissioninocive in atmosfera a valori bassi. Il risultato complessivo èquello di sostituire circa 130 caldaie a metano o gasolio moltedelle quali obsolete, con un unico focolare controllato e rego-lato con strumentazione moderna.

La Provincia di Vicenza ha progettato e realizzato un impian-to di cogenerazione e teleriscaldamento a biomassa legnosa inprossimità di Asiago unico nel suo genere non solo in Italia maanche in Europa. La centrale è stata costruita a fianco di unasegheria, collegata alla centrale tramite un nastro trasportatoreche servirà a trasportare gli scarti della lavorazione direttamen-te all’impianto, gli scarti serviranno ad alimentare le caldaiedeterminando così un risparmio economico ed ambientalerispetto all’uso di altri combustibili. L’energia termica prove-niente dalla combustione delle biomasse produce acqua calda,che immessa in un sistema di tubazioni sotterranee (rete di tele-riscaldamento), verrà distribuita all’utenza pubblica e privata.Ogni utenza allacciata preleva l’acqua calda dalla rete tramiteuna sottocentrale composta da uno scambiatore di calore. Nellecase quindi non sarà più necessario avere la tradizionale cal-

Provincia di Vicenza

PROGETTO DEMETRA

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mantenerlo nel miglior stato possibile per tutta la duratadella concessione (25 anni)

Il 22/09/2008 è stato assegnato il bando su 4 concorrenti.Ben più sostenute sono state le richieste di sopralluogo daogni parte d’Italia. La differenza tra ditte interessate/dittepartecipanti è da risiedere nell’entità dell’investimento acarico della ditta e nella peculiarità della realizzazionerichiesta: il progetto non poteva contenere modifiche allastruttura degli stalli già segnati e alla relativa viabilità delparcheggio e nel computo di introiti per il recupero dell’in-vestimento non potevano essere considerati introiti diversidall’energia prodotta (es. trasformare i parcheggi in stalli apagamento).

Il 17/02/09 è stato presentato il progetto definitivo dell’ope-ra che consiste nella realizzazione di una struttura in gradodi produrre annualmente circa 2.500 MWh/annue di energiaproveniente dal sole che viene interamente immessa nellarete elettrica nazionale per una riduzione di CO2 in atmo-sfera di circa 1.783 Ton/anno.

Comune di Pesaro

PENSILINE FOTOVOLTAICHE PER COPERTURA PARCHEGGIO PUBBLICO

Forum PA 2009Sfide

Il Comune di Pesaro, Area Pianificazione Ambiente – UfficioEnergia, ha deciso di coprire il più grande parcheggio pub-blico gratuito della città (22.872 mq) con pensiline dotate dipannelli fotovoltaici.

L’intervento è stato finalizzato a:- dotare di ombreggiamento gli autoveicoli parcheggiati

(1827 stalli)- produrre energia da fonti rinnovabili- diminuire la percezione di “non luogo” intrinseca in un

parcheggio scambiatore di ampie dimensioni che dista 2km dallo svincolo autostradale e 4 km dal centro cittadi-no

- ridurre il consumo di combustibili fossili con conseguenteemissione di CO2

- realizzare un’azione dimostrativa di “buona pratica”dell’Amministrazione Comunale di forte impatto visivo

A causa dell’elevato investimento finanziario necessario arealizzare l’opera, il Comune di Pesaro aveva serie difficoltàa compiere l’investimento direttamente rispettando il “Pattodi Stabilità” imposto agli enti locali.Pertanto, la soluzione adottata è stata emanare (il1/07/2008) un bando da parte del Comune dando l’area inconcessione d’uso oneroso per la realizzazione di pensilinedotate di fotovoltaico.L’investimento pertanto è stato fatto ricadere interamentesulla ditta vincitrice del bando (Blu Energy di Milano) che sipuò avvalere degli introiti provenienti dal Conto Energia e/odalla vendita dell’energia prodotta.La modalità adottata ha comportato i seguenti vantaggi:- tutto il rischio e l’onere dell’investimento è a carico della

ditta vincitrice- il Comune, mettendo a disposizione l’area, percepisce un

canone annuale di locazione (il cui importo è stato messoa bando come criterio di selezione e la ditta vincitrice haproposto l’importo annuo di 50.000 euro)

- la progettazione ed esecuzione dei lavori è interamente acarico di una ditta specializzata nel settore che ha un inte-resse diretto a realizzare il miglior impianto possibile e a

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BioVallo è un progetto della Comunità Montana Vallo di Diano.Nei 15 Comuni del Vallo di Diano sono state censite circa 70cave dismesse che insistono in un territorio provinciale ovesono presenti oltre 500 ferite al paesaggio. La RegioneCampania, nel recente Piano regionale per le attività estrattiveha previsto la possibilità di coltivare le cave abbandonate, inmodo parziale e per un periodo di tempo limitato, previa appro-vazione di un adeguato progetto di riqualificazione e rinatura-lizzazione. In pratica, si può utilizzare questa opportunità permettere in sicurezza i pericolosi fronti di cava, mitigare l’impat-to visivo e rimodellare i piazzali, recuperando preziosi spazi peril tempo libero, gli eventi sportivi e culturali, le attività turisti-che ed imprenditoriali in armonia con la natura.BioVallo si compone di un Masterplan e tredici progetti integra-ti dove le cave sono intese come il primo elemento di riscatto ecostituiscono a tutti gli effetti una rete diffusa di laboratori perpromuovere contestualmente le peculiarità del territorio e leopportunità imprenditoriali innovative del Vallo di Diano.Gran Parte di questo innovativo Piano Strategico per il Vallo diDiano si potrà finanziare grazie al mercato dell’AnidrideCarbonica per il suo efficace contributo alla riduzione di CO2. Ilprogetto sarà presentato all‘UNFCCC (United NationsFramework Convention on Climate Change) che quantificheràl’esatto numero di CERs (Certified Emissions Reducion) chepotranno essere utilizzati per rispettare il protocollo di Kyoto.BioVallo crea una nuova “Economia Verde” a supporto dellaregione, della provincia e del Paese, limita la dispersione edilizia,tutela la biodiversità, l’agricoltura e la rete idrografica, incentivala riconversione delle coltivazioni non redditizie, sviluppa laricerca e la produzione di biomateriali, biocombustibili ed ener-gia da fonti rinnovabili, rilancia le tradizioni storiche, ripensa ilsistema della mobilità e recupera alcune opere incompiute.

Direzione: ing. Michele RienzoCoordinamento: dott.ssa Tiziana MediciMasterplan, architettura e coordinamento gruppo di lavoro:Arch. Luigi Centola (Centola & Associati - Roma/Salerno) incollaborazione con: Ing. Aurelio Perez Martin (Savener -Siviglia SPA); Arch. Joao Ferreira Nunes (Proap - Lisbona POR)www.biovallo.it; www.montvaldiano.it

Comunità Montana Vallo di Diano - Padula (SA)

BIOVALLO

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l’ottimizzazione della gestione Asset, la riduzione dei costi dimanutenzione, la pianificazione degli interventi manutentivi,il supporto ai processi decisionali. Il Core Business diAM.PLMS è fornire un servizio di gestione globale ed integra-to, finalizzato alla massima efficienza energetica che signifi-ca anche risparmio economico, ma soprattutto la riduzionedell’impatto ambientale. Forti della nostra esperienza sulcampo, come dimostrato nella collaborazione con l’EnteComune di Gubbio, portiamo sempre un risparmio al clientevariabile in funzione del margine di miglioramento del siste-ma stesso. Mirare con costanza e determinazione all’otteni-mento del massimo risparmio energetico possibile, in lineacon le leggi vigenti in materia, fa coincidere i nostri obiettivicon le esigenze dei nostri clienti, quali: una significativa ridu-zione della spesa elettrica, individuazione degli Asset oggettodi manutenzione e pianificazione degli interventi di sostitu-zione da realizzare sulla rete elettrica, analisi preventiva dellostato della pubblica illuminazione, possibilità per l’ente dimappare la rete elettrica direttamente sul campo, disporre diuna cartografia vettoriale standard del proprio impianto elet-trico di pubblica illuminazione navigabile graficamente(WEB), fornire al cittadino una mappa via WEB per segnala-re gli Asset in avaria. Ciò determina la percezione da partedell’Ente e del cittadino di miglior efficienza nell’individua-zione dei problemi e nella relativa risoluzione. Riteniamo chequesta sia la migliore garanzia circa l’effettiva validità dellanostra proposta.

La soluzione AM (Asset Management) è una suite di prodottifinalizzata al censimento ed alla gestione degli Asset distri-buiti sul territorio relativi a reti tecnologiche e non, quali:pubblica illuminazione, sistema idrico, pubblicità cartelloni-stica, raccolta rifiuti urbani, segnaletica stradale. Nello speci-fico il modulo AM.PLMS (Public Lighting ManagementSystem) si occupa del censimento geo-referenziato degli Assetrelativi all’impianto di pubblica illuminazione. Il prodottoAM.PLMS nasce come soluzione integrata composta da piùmoduli, quali: Censimento Asset, Gestione Asset, GestioneManutenzione, Gestione Lavori, Gestione Economica,Segnalazioni Guasti, Guida Lavori, Indici di Efficienza.Aspetti di particolare interesse sono quelli che riguardano l’u-tilizzo di nuove tecnologie nella raccolta di dati sul campo,compatibili con le tecnologie più avanzate ad oggi disponibi-li quali TOMTOM, Google Earth. Grazie alla tecnologia ESRIARCPad è stata implementata l’applicazione AM.Mobile, checonsente all’operatore sul campo di raccogliere le coordinategeografiche dell’Asset (in modalità GPS o touch screen) masoprattutto di definire le relazioni logiche e fisiche che inter-corrono tra Asset nella stessa rete tecnologica (cabine elettri-che, linee, cavi, punti luce, nodi di derivazione) e anche lapossibilità di raccogliere tutte le informazioni dell’Asset (attri-buti, foto etc..) utili ad una più efficace gestione. L’operatoresul campo ha la possibilità di censire più reti tecnologichecontestualmente alla stessa applicazione AM.Mobile. La gestione integrata ed efficace della pubblica illuminazionecostituisce una delle priorità per gli enti locali e le aziende(utilities). I consumi e la manutenzione dell’illuminazionepubblica rappresentano una delle voci di spesa più rilevantiper gli enti, che si trovano a gestire il servizio senza il sup-porto di strumenti informatici adeguati. Ne consegue unascarsa diffusione delle informazioni e una stima non correttadella gestione e dei costi del servizio. Il prodotto AM.PLMSoffre una soluzione a tale problema, introducendo tecnologieinnovative che consentono di far fronte, nel migliore deimodi, alle esigenze tecniche ed economiche della gestione delservizio di pubblica illuminazione. Le funzionalità offertesono: la mappatura degli oggetti della pubblica illuminazioneo Asset (cabine elettriche, punti luce e nodi di derivazione),

Comune di Gubbio

ASSET MANAGEMENT

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il risparmio energetico. Infatti, lo slogan dell’ECOBUS 2009 è“acqua e energia - mettiamoci in luce”.La scelta di inserire tra i temi quello dell’acqua non è casualese si considera che il progetto ha inizio pochi giorni dopo lacelebrazione della XVI giornata mondiale dell’acqua, procla-mata ogni anno dall’Assemblea delle Nazioni Unite, perché lacarenza di acqua è un’emergenza mondiale ed in alcune areedel pianeta rappresenta un problema di primaria importanza. L’iniziativa Ecobus 2009 prevede una parte dedicata al rispar-mio energetico e all’utilizzo delle fonti energetiche alternati-ve elaborata in collaborazione con la SEA, “ l’Agenzia perl’Energia Sostenibile” della Provincia di Oristano. L’Ecobus 2008, è stato tra l’altro inserito fra le “buone prati-che” nel piano regionale dell’educazione ambientale.L’obiettivo principale del progetto è quello di inculcare neiragazzi alcuni concetti fondamentali:1) la consapevolezza che le scelte e le azioni individuali e col-

lettive comportano conseguenze non solo sul presente maanche sul futuro

2) che l’assunzione di comportamenti corretti, cioè individua-re e sperimentare strategie per un vivere sostenibile, portaa costruire in modo dinamico una propria relazione conl’ambiente.

La Provincia di Oristano, avendo già aderito ad Agenda 21,indirizza la propria politica verso uno sviluppo sostenibiledell’ambiente ed in particolare promuove azioni tese all’edu-cazione ambientale nelle scuole, partendo dalla considerazio-ne che i bambini e i ragazzi, quali “futuri cittadini” devonoacquisire, fin da piccoli, la mentalità di proteggere e custodi-re i beni ambientali che la natura ci da regalato. Già dal 2008,l’obiettivo è stato quello di promuovere l’uso razionale dellerisorse ambientali, attraverso campagne di sensibilizzazioneaventi come tema la differenziazione, il riciclaggio e la ridu-zione dei rifiuti, l’uso razionale dell’acqua e il risparmio ener-getico. L’obiettivo venne pienamente centrato con successonel 2008 quando la Provincia allestì l’ECOBUS 2008 sulletematiche della raccolta differenziata e del riciclaggio deirifiuti e lo mandò nelle Scuole Elementari e Medie per sensi-bilizzare i ragazzi. Quasi 6 mila studenti della Provincia su20.800, visitarono l’ECOBUS e, con inaspettato senso di disci-plina, osservarono i pannelli tematici, ascoltarono una brevelezione e parteciparono attivamente alle discussioni sull’argo-mentoSulla scia del successo dell’ECOBUS 2008 la Provincia ha pro-seguito progettando l’ECOBUS 2009 incentrato sulle temati-che di grande interesse ambientale quali: il risparmio idrico e

Provincia di Oristano

ECOBUS 2009 “ACQUA E ENERGIA”

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saltazione del livello di benessere e di qualità di vita dellapersona. La valorizzazione delle risorse naturali, realizzazio-ne di percorsi di rappresentazione ed eventi, anche attraversoitinerari e programmi di cultura e di moda, di stile e di socia-lità, in modo da presentarsi sempre più appetibile per le esi-genze socio – culturale della città capoluogo di Salerno. Unprogetto teso a rendere un’area territoriale completamenteimmersa nel verde, ma allo stesso tempo decisamente inseri-ta nel contesto abitato e logisticamente ben collegata allacittà di Salerno dalla intensissima urbanizzazione, andando acostituire uno dei più naturali e vicini palcoscenici naturale eculturali della Provincia di Salerno e della intera Valledell’Irno, in moda da rifugiarsi in tempi brevi in un contestorigenerativo, al fine di rinfrancarsi dalle fatiche e dai stres-santi ritmi che impone la vita moderna.La realizzazione di un sistema di eventi culturali e spettacolilegati alla cultura ed al folclore locale, con la trasformazionee commercializzazione delle produzioni agricole ed artigiana-li, con l’opportunità di costruire una forte immagine di vera“indennità territoriale”, contribuendo al potenziale per inter-nazionalizzazione della Regione Campania, insieme alle altreregioni d’Italia. Una indennità ed un immagine reale, vera edalla trasparente concretezza, che a sua volta potrà rappre-sentare uno stile o meglio una qualificazione dei produttorilocali, ristoratori ed operatori di accoglienza, sia attraverso lamessa a sistema dell’ospitalità diffusa attraverso locandeurbane e reti di masserie e sia con l’organizzazione di attivi-tà didattiche e di attrazione, al fine di poter così giungere allafinale realizzazione di un sistema di qualificazione territoria-le e di accoglienza culturale, paesaggistica e sociale.

Ambiente, cultura e tempo libero: programma primavera –estate nell’anfiteatro naturale ricavato dal risanamentodella cava di Coperchia

Il progetto prevede l’ideazione e l’organizzazione di attività dimanifestazioni, spettacoli, rappresentazioni teatrali e di prosa,nonché eventi, dibattiti ed incontri, attrezzando la oramai dalungo tempo dismessa Cava di Coperchia, al fine di favorirel’attrazione di flussi di visitatori e turisti, sia dalla vicina cittàcapoluogo del Comune di Salerno e sia dei comuni della Valledell’Irno. Attraverso manifestazioni culturali, storiche e tradi-zionali, nonché musicali e di presentazione sceniche e di rea-lity, poter così funzionalizzare un ampio spazio all’aperto perl’aggregazione, la socializzazione e la comunicazione. Un grande incubatore all’aperto, da doversi attrezzare, inmodo elastico e modulare, riuscendo a trasformare, attraver-so le diverse adattabilità delle attrezzature e strumentazioni,anche in infrastruttura immateriale con diversi e numerosiambienti, da destinarsi anche ad ulteriori attività temporaneee socialmente utili all’azione di erogazione di servizi messipubblici messi a disposizione del cittadino utente. Un inter-vento che possa così finalmente rendere esponenziale le diret-te potenzialità di tale spazio aperto e fino ad oggi abbando-nato, ma geologicamente strutturato come un anfiteatronaturale. Tale sito, un tempo posto lontano dal centro urba-no, ma attualmente divenuto quale area completamenteinglobata all’interno del perimetro di centro abitato della fra-zione Coperchia del Comune di Pellezzano.Pertanto detto progetto oltre a funzionalizzare spazi edambienti naturali e particolarmente pertinenti, adeguandolialle esigenze degli abitanti, in quanto risultano attualmente èdel tutto isolati ed emarginati delle fruibilità cittadine. Il pro-getto che quindi, con la propria caratteristica di immateriali-tà, grazie all’obiettivo di organizzare manifestazione ed even-ti, si presenterà fortemente strategico per rivitalizzare unluogo abbandonato ma che presenta tutte le condizioni pienae completa utilizzabilità funzionale ed operativa, a favoredelle esigenze sia della vita quotidiana che nei momenti diaggregazione, in perfetta sincronia con la natura, l’ambientee la stagionalità, i cui effetti non possono che giovare all’e-

Comune di Pellezano (SA)

PROGRAMMA PRIMAVERA

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Forum PA 2009spese d’investimento necessarie e recuperando tali spese(comprensive degli oneri finanziari) mediante un canoneannuo (non superiore alla spesa storica per la bolletta energe-tica media annua sommata ai costi per la manutenzione ordi-naria e straordinaria), alla cui corresponsione deve far fron-te l’ente committente;

Il partner privatoAssociazione Temporanea di Imprese:Cofathec Servizi S.p.A: qualificata come ESCO, ha esperien-za nel campo:- delle forniture dei vettori energetici; - nella costruzione di centrali di produzione elettrica, termica

e frigorifera (anche con l’impiego di fonti rinnovabili); - nella gestione di multiservizi tecnologici in impianti di

media grande complessità. - conta circa 1.000 contratti di gestione energetica, per un

totale di circa 10.000 impianti, distribuiti sul territorio ita-liano.

Giuseppe Maltauro S.p.A: specializzata nell’ambito dellecostruzioni edili, vanta significativa esperienza nel campodelle realizzazioni di impianti fotovoltaici. Esco Sicilia s.r.l.: specializzata nell’ambito energetico forni-sce servizi di consulenza, Energy management, ingegneria eprogettazione per impianti utilizzanti fonti rinnovabili.

L’Università degli Studi di Catania intende realizzare unsistema integrato di servizi energetici al fine di ottimizzarela gestione del patrimonio energetico attualmente in eserciziopresso il patrimonio immobiliare dell’Ateneo, costituito da 78edifici di proprietà o in locazione.

Il sistema integrato di servizi che l’Ateneo intende esterna-lizzare prevedea) lo svolgimento di tutte le attività inerenti l’esercizio e la

conduzione tecnica insieme alla gestione amministrativadel “loop elettrico” attualmente in esercizio pressol’Ateneo. Con il termine “loop elettrico” si identificano tuttigli impianti elettrici di potenza di MT e BT e pertanto tuttele apparecchiature elettriche (compreso quello di controllo,di comando e la sensoristica) costituenti parte integrantedell’impianto necessario all’esercizio di tutte le utenze elet-triche d’Ateneo.

b) La manutenzione ordinaria e straordinariac) La corresponsione degli oneri per le forniture di energia ed

i servizi connessi alla società elettrica distributrice, previavoltura ovvero

d) Il miglioramento dell’efficienza energetica e del regime difunzionamento di tutti gli impianti, apparecchiature equanto altro contenuto nel “loop elettrico” in proprietà edin conduzione dell’Ateneo e ciò anche tramite modifichee/o sostituzioni di circuiti, apparecchiature, macchine, uti-lizzatori e quanto altro contenuto nel “loop elettrico”medesimo

Elementi di base dell’appalto del sistema integrato di servi-zi misto a forniture e lavoriIl contraente realizzerà la totalità degli interventi facendosicarico di tutte le spese d’investimento, compresi gli deglioneri per gli investimenti necessari alla realizzazione di tuttigli interventi finalizzati alla gestione energetica per tutto l’ar-co temporale dell’appalto. Al termine dell’appalto i beni rea-lizzati resteranno acquisiti al patrimonio dell’ente conceden-te senza alcun onere di riscatto. Il contraente provvede allaprogettazione, fornitura ed esecuzione dei lavori finalizzati airisparmi di natura energetica e gestionale, sostenendo tutte le

Università degli Studi di Catania

GESTIONE IN CHIAVE ENERGETICA DEL PATRIMONIOIMMOBILIARE DELL’UNIVERSITÀ DI CATANIA

Patrimoni Immobiliari

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Forum PA 2009

circoscritte al territorio comunale di Chieti. Alla fine deglianni ’80 la dirigenza camerale puntò a risolvere l’annoso pro-blema del reperimento di locali idonei ad un soddisfacentesvolgimento delle funzioni dell’Ente e l’ipotesi di utilizzareallo scopo il complesso del foro boario, praticamente abban-donato per la cessazione di tutte le attività legate al mercatodel bestiame, prese definitivamente piede. Nel 1999 si avvia ilprogetto per la nuova destinazione dell’edificio del ForoBoario da sala di contrattazione a nuova sede della Camera diCommercio di Chieti; il 2 maggio 2002 la Camera diCommercio è ufficialmente entrata nei nuovi locali con gliuffici aperti al pubblico. (Tabella n. 1)Per la realizzazione di parte di questa importante infrastrut-tura la Camera ha ottenuto dalla Regione Abruzzo un finan-ziamento di 2 milioni di Euro tramite l’intervento del Comunedi Chieti che, quale soggetto legittimato a veicolare allaCamera il finanziamento regionale, ha presentato l’istanza alCIPE (delibera CIPE n. 20 del 20.09.2004), individuando laCamera quale soggetto attuatore di tale progetto. L’interventosi contraddistingue per tre caratteristiche:- Notevole risparmio di spesa. L’ente occupava dagli anni ’60dei locali in affitto per l’esercizio delle funzioni amministrati-ve proprie, il cui costo annuale, al 2002, era di 135 mila euroa cui si aggiungono 5 mila euro di manutenzione ordinariadell’area del foro boario. Con la ristrutturazione dell’edificioprincipale del Foro Boario, avviata nel 1999 e terminata nel2002 (del costo complessivo di 2,3 ml di euro) la Camera diCommercio, dal 2002 ad oggi ha praticamente ammortizzatole spese sostenute per la realizzazione di tale intervento.

Un’occasione di sviluppo per l’area metropolitana Chieti-Pescara.

La Camera di Commercio di Chieti ha realizzato nell’areametropolitana di Chieti-Pescara, in Abruzzo, un centro espo-sitivo e di servizi a supporto dello sviluppo economico edimprenditoriale di tutto il comprensorio. Il Centro espositivoe di Servizi, di completa proprietà della Camera diCommercio, è un’opera di grande rilievo in cui l’amministra-zione della Camera ha creduto sin dall’inizio contribuendocon forti risorse (un totale di 10 ml di euro) con l’obiettivo didotare il territorio di una struttura polivalente dedicata allemanifestazioni promozionali e alle attività congressuali.Cronologia del progetto. Nel 1960 la Camera di Commerciodi Chieti acquisì un’area nella zona di maggior sviluppo agri-colo e poi industriale della Val Pescara, lungo il confine tra leprovince di Chieti e di Pescara, per la realizzazione di un ForoBoario, affidando al Comune di Chieti la gestione del centro.Furono realizzati uno stabile adibito a sala di contrattazionee le pensiline per la sosta del bestiame, su una superficie com-plessiva di 6 ettari. Con gli anni ’70 l’attività del Foro Boario,per il declino del settore zootecnico e la forte industrializza-zione dell’area, fu limitata alle tradizionali fiere di bestiame

Camera di Commercio di Chieti

CENTRO ESPOSITIVO E DI SERVIZI DELLA CAMERA DICOMMERCIO DI CHIETI

Tabella n. 1

TTiippoollooggiiaa iinntteerrvveennttoo CCoossttoo

n. 3 spazi espositivi al coperto per complessivi mq 8.100 € 3.285.000n. 1 stabile sede della Camera di Commercio, con sale ùattrezzate per convegni e formazione € 2.300.000n. 1 stabile per centro servizi, per mq. 485 € 600.000n. 1 teatro all’aperto per 400 posti a sedere ed opere annesse € 200.000n. 1 parcheggio per 350 posti € 915.000Opere di urbanizzazione, impianti, arredo verde, ecc. € 2.600.000

Patrimoni Immobiliari

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- Tempi brevi di realizzazione. La riqualificazione dell’areacon la ristrutturazione dell’edificio all’epoca adibito a sala dicontrattazione del Foro Boario si è realizzata in tre anni(1999-2002). Dal 2002 al 2008 il Centro Servizi è stato ultima-to con l’allestimento di sale formazione e convegni dotati diattrezzature ad alta tecnologia già messe a disposizione dellacollettività e del mondo delle imprese. Dal 2002 al 2008 gliinterventi sono stati incentrati sulla riqualificazione delle pen-siline già dedicate al bestiame e trasformate in n. 2 padiglioniper il centro espositivo e sulla realizzazione ex novo di unulteriore padiglione espositivo, la costruzione di un anfiteatro,di parcheggi, delle opere di urbanizzazione. Nel 2009 sono incorso di completamento gli ultimi interventi (parcheggi, arre-do verde, archivio interrato, stabile centro servizi). - È un’opera di valorizzazione urbana e territoriale. L’operaè a concreto servizio del polo produttivo di piccole e medieimprese della Valpescara, del polo universitario di Chieti-Pescara e del polo “Villaggio del Mediterraneo” costruito inoccasione dei Giochi del Mediterraneo del 2009. L’ente came-rale ha già intrapreso le procedure per l’affidamento dellagestione operativa del Centro espositivo con la preliminarerealizzazione di uno studio per l’avviamento del suddettoCentro. Dall’analisi delle variabili considerate nello studiosono state tratte alcune indicazioni significative per orienta-re la scelta delle possibili destinazioni d’uso: 1) le dimensionie le caratteristiche tecniche lo rendono capace di posizionar-si come una struttura di servizio a carattere sovra-provincia-le o regionale; 2) gli spazi disponibili si prestano ad unadiversificazione degli impieghi; 3) le attività e i progetti darealizzare all’interno del Centro potrebbero essere orientati alsostegno di settori produttivi non ancora adeguatamentevalorizzati (eccellenze produttive, artigianato e agroalimenta-re tipico).

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Forum PA 2009imbarcazioni grandi fino a 70 metri con la realizzazione dicirca 200 posti barca e l’altra nella zona del Mirabello, più aest, per unità diportisti che di piccole dimensioni.Il progetto prevede la realizzazione di un edificio polifunzio-nale in cui potranno essere ospitate funzioni residenziali,uffici, un centro medico oltre a palestre e una mediateca. Ilprogetto vincitore propone un complesso di strutture e attrez-zature per la cultura, lo spettacolo e attività ludico-ricreative.Le strutture residenziali previste dal progetto riguardano unasuperficie di 7.500 mq.L’area potrà essere urbanizzata e costruita a partire dalla finedel 2009.

Il waterfront spezzino, che riguarda un’area di circa 15 etta-ri, è un intervento di dimensioni rilevanti destinato a cambia-re il volto della città. E’ stato emanato nel 2006 un concorsointernazionale di idee a cui hanno partecipato 64 studi diarchitettura di fama internazionale e che è stato vinto dall’ar-chitetto spagnolo Josè Maria Tomas Llavador. L’interventocomplessivo interessa un’area di 330.000 mq dei quali 40.000saranno destinati ad aree verdi e dove si prevede di realizza-re una nuova marina, due hotel, un’area commerciale, uncentro congressi e un nuovo terminal crocieristico. È previstala realizzazione di un “isola artificiale” tra Calata Paita e ilMolo Garibaldi per un terminal delle navi da crociera che per-metterà lo sbarco di 4.000 passeggeri al giorno.Questo progetto potrà finalmente far decollare le ambizionidella città nel settore del turismo crocieristico, che già oggi,senza attracchi a terra, fa registrare buoni risultati con circa86.000 turisti all’anno. Si prevede di realizzare nell’area duenuove marine, una all’interno dell’area di Calata Paita , per le

Comune di La Spezia

NUOVO WATERFRONT URBANO

Espositori

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una finestra su:

ma anche con grandi spazi liberi dinascita recente e senza unadestinazione d’uso definita. Adifferenza di altre metropoli, Berlinonegli ultimi decenni ha visto unaumento delle superfici libere internealla città a causa della coincidenza didiversi fattori entrati in gioco inconcomitanza: innanzi tutto la cadutadel muro ha lasciato libera una fasciadi decine di metri che attraversa ilcentro cittadino, con conseguentesovvertimento di ciò che è “centro” eciò che è “periferia”; a seguito dellariunificazione della Germania si èverificato un rapido processo di de-industrializzazione che ha portato allosmantellamento dei più grandicomplessi industriali d’Europa; aseguito dei progressi tecnologici èstata dismessa anche una fitta reteferroviaria urbana ormai obsoleta. Atutti questi spazi lasciati liberi in unostesso breve lasso di tempo, siaggiunge la mole di territorio rimastavuota dopo le distruzioni della secondaguerra mondiale. Paradossalmentenell’ultimo decennio del Novecento laquantità di spazio disponibile èaumentata nel tempo, per cui la cittàad oggi possiede, nel suo centro, spaziin avanzo pronti per nuovedestinazioni, sia residenziali siacommerciali.Le principali risorse spaziali disponibiliall’interno della città provengono datre fonti:- aree industriali dismesse: più di 500ettari attualmente disponibili derivantisolamente dai vecchi siti industriali,distribuiti attorno alla città e attorno

a cura di Marco Cremaschi

Usi temporaneiGabriele Corbetta,

Benedetta Cremaschi

Berlino, al confronto con altremetropoli europee di simili dimensioni,ha avuto a disposizione negli ultimivent’anni molto spazio per l’evoluzionee il cambiamento. I confini della cittàcoincidono con quelli del Land (laregione): l’area urbana è, quindi, moltoestesa e l’abitato raggiunge i confini inmodo disomogeneo, alternandosi asacche di territorio ancora verde epoco urbanizzato. Per la sua storiaparticolare, la città si e’ inoltresviluppata per nuclei: Berlino è unacittà policentrica, e non rispecchia néil modello della città ad alta densità,né quello della metropoli diffusa eomogenea su larga scala. L’estensionedell’area urbana è di circa 890 km2,piu’ di un terzo dei quali noncostruita. La commistione tra costruitoe non costruito è una peculiarità diBerlino che, entro i suoi confini,comprende una varietà di paesagginon riconducibile alla mera definizionedi città: grandi aree boschive comequelle della Grunewald, nuclei urbanid’impianto ottocentesco, zonecommerciali costruite ex-novo negliultimi decenni, complessi industrialilungo le rive della Sprea, grandi edificiresidenziali dell’ex-Germania dell’ested estese aree agricole. La volontà di pianificare uno svilupposostenibile della città deve fare contonon solo con le grandi aree verdi chesi vorrebbero conservate nel tempo,

In tutte le città esistono luoghi cheper un certo lasso di temporimangono in stato d’abbandono finoal momento in cui il proprietario hai mezzi o la convinzione diconvertirli in qualcosa di nuovo. C’èstato chi ha pensato di approfittaredi questi spazi fintanto che fosserorimasti privi di utilizzo, tenendo amente però che in futuro sarebberostati reclamati dai legittimiproprietari. Con uso temporaneo siintende, quindi, un uso che nascedalla consapevolezza di una vitalimitata: uno stadio di passaggio trala destinazione d’uso dismessa equella futura. È uno stato provvisorio che simaterializza quando l’uso originariodi un sito è stato superato, il suoprogetto per il futuro è ancoraindefinito, e lo spazio può essereutilizzato a condizioni convenienti.Grazie allo spazio disponibile e allapolitica culturale, Berlino si èrivelata un terreno fertile per questeiniziative che contribuiscono ormaiall’immagine complessiva della città.

Berlino

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Urbanistica INFORMAZIONI

costruito, circa 1000 lotti per unasuperficie totale di 170 ettari collocatinel centro ottocentesco della città enel suo immediato contorno sonoattualmente in attesa di un nuovoutilizzo. Sono appezzamenti didimensioni tra i 600 e i 900 m2 chepossono essere riutilizzati nel breve nelmedio periodo e che per la maggiorparte appartengono a privati.

Spazio conquistato

La disponibilità di spazio unita alclima creativo e giovane della cittàhanno portato a una crescenterichiesta di spazi gratis o a prezziabbordabili da parte di personeintenzionate a organizzare nuoveattività sociali, spesso senza interessieconomici. Le tipologie d’uso temporaneo sono lepiù disparate: giardini comunitari,iniziative di carattere artistico comeesposizioni o performance, iniziative dicarattere sociale rivolte, per esempio,ai bambini, usi sportivi quali campi dabeach-volley o piste di skateboard eanche iniziative culturali con lo scopomanifesto di riportare l’attenzionesugli spazi dimenticati dalla città. Visono poi anche progetti commercialiche si rivolgono, però, ad una nicchiadi mercato, ad un pubblico diconsumatori di prodotti e serviziculturali sempre nuovi; chi promuovequeste attività anche puntando alprofitto mette in conto di rinnovarsi ocambiare luogo frequentemente. Nellamaggioranza dei casi sembra prevalerela volontà di realizzare un’idea, dimettere in piedi un progetto piuttostoche l’obiettivo di realizzare un’attivitàcommerciale con un profitto.Nascendo fondamentalmente da unproblema di reperibilità degli spazi,l’uso temporaneo inizialmentecoinvolge due attori: l’utilizzatore e ilproprietario del sito, entrambi hannoun interesse per lo stesso oggetto, maobiettivi diversi. Il proprietario cerca diaumentare il valore e di ridurre i costidi manutenzione di una proprietà cheal momento non rende, l’utilizzatorevuole sfruttare lo spazio e contribuirealla sua rivitalizzazione:- utilizzatore: chi individua uno spaziopronto ad ospitare una nuova attività,

al centro cittadino, occupano aree divasta estensione (decine di ettariognuna), sono di proprietàprincipalmente pubblica con qualcheeccezione. Date le grandi dimensioni ela difficoltà di venderli in blocco,questi siti rimangono facilmenteabbandonati in attesa di una crescitadi valore del terreno a seguito delletrasformazioni al contorno, possonoessere riqualificati complessivamentesolo nel lungo periodo.- aree infrastrutturali dismesse: anchequeste sono aree di grandi dimensioni,distribuite su tutto il territorio urbano,sono di proprietà pubblica o di grandisocietà immobiliari che hanno rilevatoin blocco gli spazi dimessi. Alcuniesempi sono l’aeroporto di Tempelhof(356 ha) oggi oggetto di grandiprogetti di recupero ma lasciato instato d’abbandono per molti anni e lafascia vuota lasciata dal muro lungo lerive della Sprea (180 ha).- lotti non costruiti: i massiccibombardamenti della seconda guerramondiale hanno lasciato ancora oggiuna grande quantità di buchi nel

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Lotti non costruiti.

Mappa dei lotti non costruiti.

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Urbanistica INFORMAZIONI

invece felice di trovare qualcuno che sifaccia carico delle spese dimanutenzione del sito. Sempre piùspesso i proprietari riconoscono ilbeneficio di un uso temporaneo benriuscito che tenga lontano il degrado e,se associato ad altri progetti, crei unanuova identità per il luogo, portandoloall’attenzione del pubblico. In questomodo si crea un nuovo interesse e illuogo da una situazione di marginalitàtorna a far parte della città vissuta.Anche le autorità locali sonocoinvolte: da un lato l’amministrazionepubblica è essa stessa proprietaria dispazi urbani e cerca modi per ridurre icosti di manutenzione, dall’altro il suoruolo è anche quello di mediare eorganizzare gli interessi pubblici e glispazi abbandonati rappresentanospesso una fonte di degrado e divandalismo che può estendersi moltooltre il perimetro del sito in sé. Aiutarei progetti temporanei può evitare ildegrado e anzi rigenerare un luogointegrandolo in un contesto urbanovivace. Inoltre a Berlino esistono unaserie di agenzie private che medianotra utilizzatori temporanei e spazi acarattere commerciale; il ruolo diqueste agenzie consiste nel negoziarecon i proprietari, stabilire nuovicontatti e reti o costruire struttureorganizzative. Il loro ruolo è quello diavviare il processo di sviluppo, più chesupervisionarlo sul lungo periodo.

Possibile strumento diriqualificazione urbana

Gli usi temporanei sono anchediventati oggetto d’attenzione e didiscussione nel campo dellapianificazione urbana, si vede in essiuno strumento per testare dei piani disviluppo urbano con poco dispendio:si realizza ad esempio un parco su unterreno inutilizzato e gli si dà uncontratto a scadenza di dieci anni,passato questo periodo si stende unbilancio e si valuta se l’intervento èstato positivo per la zona e se puòessere un modello da replicare altrove,in caso contrario si trovasemplicemente un’altra destinazioned’uso per il terreno. In questo caso, sel’uso temporaneo diventa unesperimento di pianificazione, è

si fa carico dell’adeguamento del sito edella realizzazione del progetto. Sitratta solitamente di un piccolo gruppodi persone con un particolare interesseper il luogo scelto, o perché vi abitanoaccanto, o perché esso rappresenta lospazio ideale per la realizzazione diun’idea comune. La possibilità diacquisire uno spazio da poterridisegnare a proprio modo è unalibertà che fa passare in secondo pianola mancanza di mezzi o difinanziamenti. Spesso chi organizza leattività temporanee ne è anche ilprimo consumatore, produttore econsumatore si fondono in una nuovafigura che è stata chiamata prosumer(producer + consumer), questosovrapporsi di figure fa si che ilcoinvolgimento personale degliorganizzatori sia molto alto. - proprietario: ha un ruolo chiave nelpermettere lo svolgimento dell’usotemporaneo, che non è attuabile senzaun accordo contrattuale o almeno unatolleranza da parte del proprietario delsito. Alcuni proprietari temono di nonriuscire più a liberarsi degli utilizzatoritemporanei ma la maggioranza è

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Aree infrastrutturali dimesse.

Mappa delle aree infrastrutturali dimesse.

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della città, prendendo attodell’importanza crescente delfenomeno, si è organizzata persostenere alcune attività anche perchéla grande gamma di attivitàtemporanee a Berlino è diventata unforte fattore d’immagine ed economico.Le micro-economie di questi progetticollocati in zone della cittàstrutturalmente deboli sono sottol’interesse dell’amministrazionecomunale e degli organi politici. Nellezone instabili della città, dove iprogrammi classici di riqualificazione esviluppo falliscono, si sono avutibuoni risultati sostenendo sistemid’impiego alternativi. Le condizioniideali per un panorama di attivitàalternative si trovano in zone centralidella città grazie a spazi disponibili,buoni collegamenti e una popolazionelocale che frequenta e genera attivitàtemporanee.

implicito il coinvolgimento dellapopolazione residente, fatto positivoma che corre il rischio di degenerarese la realizzazione dell’esperimento èlasciata totalmente agli abitanti el’amministrazione promotrice nonsvolge il proprio compito, sfruttandoin un certo senso la buona volontà deiresidenti. L’uso temporaneo ha in sé ilpotere di riqualificare una zona, nonstrettamente limitata al sito cheoccupa, e di riportare l’attenzione sudegli spazi abbandonati: è chiaramentepreferibile avere vicino a casa unospazio animato e vissuto da moltepersone, piuttosto che uno spaziovuoto, recintato e degradato. Gli usitemporanei hanno, perciò, il potere difar aumentare il valore di una zonaanche in termini economici, questo èspesso, paradossalmente, per ipromotori di usi temporanei unosvantaggio perché l’aumento di valoredella zona in cui si trovano risveglianuovi interessi economici che spessoimplicano la fine dell’uso temporaneoe l’inizio di un’attività proficua per ilproprietario del sito. L’amministrazione

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Aree industriali dimesse.

Mappa delle aree industriali dimesse.

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richiamo: Mellowpark. Nel 1990 l’industria che sorge sul sitodell’odierno Mellowpark vieneprivatizzata e dismessa. Mancanonuovi investitori per il riutilizzoindustriale dell’area, peraltro l’unicopermesso dal piano di sviluppo delquartiere di Köpenick, pertanto l’arearesta abbandonata e viene in seguitoriscattata dalla compagnia immobiliareTLG Immobilien che ha interessinell’investire nella zona.Non essendoci i fondi necessari, masoprattutto le richieste per una nuovaurbanizzazione del sito TLG decide diaspettare e nel 1997 mette adisposizione del distretto di Köpenick,tramite un accordo terminabile senzapreavviso, l’utilizzo dell’area. L’associazione giovanile locale All Einsriceve finanziamenti dal distretto diKöpenick per fondare un clubgiovanile (Jugendclub) che s’insediasul sito dell’industria dismessa.Nel 1999 Il comune di Berlino indice ilconcorso “100 idee per i giovani” incui associazioni e privati cittadini sonoinvitati a proporre idee generiche perinterventi rivolti alla popolazionegiovanile della città. All Eins partecipaproponendo la costruzione nell’areadello Jugendclub di una pista perskateboard e BMX. L’idea vienepremiata perché a Berlino manca unospazio del genere e parzialmentefinanziata: nel 2000 iniziano i lavoridi costruzione delle prime ramperealizzate in sito dai volontaridell’associazione All Eins.L’inaugurazione ufficiale si tiene nel2001 a seguito di un nuovo contattodiretto fra promotori e proprietari:l’utilizzo è tutelato da un accordod’utilizzo temporaneo. Il parco vieneaperto ufficialmente con il nome diMellowpark e al suo interno si possonotrovare una pista per BMX e unoskatepark costruito interamente daipromotori.Nel 2003 viene organizzato il primogrande evento internazionale:Mellowpark conquista sempre piùsostenitori e utilizzatori, le suestrutture home-made sono famose incampo internazionale, tanto che per imembri di All Eins costruire rampediventa una vera e propriaoccupazione. Nasce una collaborazione

Modelli d’evoluzioneGabriele Corbetta e

Benedetta Cremaschi

L’evoluzione di un uso temporaneopuò seguire percorsi molto diversi, puònascere in modo spontaneo o in modopianificato, può consolidarsi nel tempoo creare le basi per qualcosa di diversoche lo seguirà. Anche i tipi di usotemporaneo sono svariati, a Berlino sipossono trovare bar sulla spiaggia natidove è stato demolito un edificio, ortiurbani all’angolo tra due case, galleried’arte contemporanea all’aperto, skatepark nella fabbrica dismessa e villaggidi carrozzoni sul suolo di un ex-scaloferroviario.Quelli che vi presentiamo qui sono duecasi che hanno avuto pari successo maun’evoluzione e uno scopodiametralmente opposto.

Autocostruzione e sport alternativi:Mellowpark

Mellowpark è un parco sportivogiovanile con una superficie di 18000mÇ diventato da qualche anno il puntodi riferimento per giovani skaters diogni parte d’Europa.L’area su cui sorge è un sito ex-industriale abbandonato e bonificato,situato in Friedrichshagener Stra‚e neldistretto di Köpenick, ad est rispetto alcentro di Berlino. Köpenick è una zonaperiferica di carattere provinciale, pocodotata di strutture sociali eurbanistiche solide, ma nonostante lasua posizione a cavallo tra due realtàopposte come possono essere la città ela campagna, non ha mostrato i segnidi depressione che hanno invececaratterizzato altre aree simili.Conserva tutt’oggi l’impianto storico dicittadella fortificata ed è ben collegataal centro di Berlino, è carente invecedi attrezzature pubbliche quali servizial cittadino, verde pubblico, impiantisportivi, etc. Negli ultimi anni stasubendo un nuovo processo diedificazione, incentivato dallacrescente domanda d’alloggi d’altaqualità immersi nel verde.In questo contesto provinciale è natouno degli usi temporanei berlinesi dimaggior successo e di più forte

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Parco Mellowpark.

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popolazione molto giovane, attrattadal clima sociale e dalle iniziativeartistiche associate ai numerosi puntidi ritrovo e locali. Subito dopo lacaduta del muro, Prenzlauerbergdisagiato quartiere dell’Est, ha subitouna vera e propria migrazione internadi popolazione grazie ai numerosispazi a disposizione a buon prezzo e aisempre più crescenti investimenti sulquartiere. Oggi a distanza di quasi duedecenni la maggior parte di questispazi è stata rioccupata, anche se sonoancora numerosi i lotti urbani lasciativuoti pressoché inalterati fin dalladistruzione avvenuta nella secondaguerra mondiale.Il quartiere, ottimamente integrato conil centro di Berlino, offre una vastagamma di servizi pubblici di base ed èteatro di numerose iniziative per lariappropriazione dello spazio pubblicoinutilizzato da parte dei cittadini.Queste iniziative, natespontaneamente, hanno saputo attiraresu di sé l’attenzionedell’amministrazione che oggi lefavorisce come strumento diriqualificazione urbana.Un esempio tra i più efficaci è EinPlatz fυr Marie, iniziativa nata grazieall’associazione di quartiere NetzwerkSpiel/Kultur Prenzlauerberg con ilsupporto della società diriqualificazione S.T.E.R.N. GmbH.Nel 1995 sul sito di proprietà dellostato di Berlino che oggi è usato daMarie, viene demolita una caserma deivigili del fuoco, costruzione dell’exrepubblica democratica tedesca, per farposto ad una nuova. Le previsioni dapiano non vengono rispettate perchémancano i fondi necessari alla nuovaedificazione, così il lotto rimane vuoto.Nel frattempo un gruppo di cittadinifonda un punto d’incontro giovanileOffene Jugendtreff che getta le basiper la costituzione di un’associazionedi quartiere le cui idee che siconcretizzano nel 1998 con unprogetto per un nuovo parco pubblico.L’iniziativa Ein Platz fυr Marie vedeultimare i lavori di costruzione sulsito, con l’apertura ufficiale nel 1999:grazie anche alla collaborazione di unostudio di progettazione del paesaggio, iresidenti si disegnano il proprio spaziodividendolo in un parco giochi

con diversi e anche famosi sponsor checoncorrono a far sì che il parco, daattività spontanea e poco organizzata,si trasformi in un vero e propriocentro per gli sport alternativi.Nel 2005 viene aperta un’area per ilcampeggio e successivamente alcunestanze dello Jugendclub vengonoadibite ad ostello per ospitare ivisitatori che giungono al Mellowparkda tutta Europa. Intanto cresce ilvolume e il numero di attrezzaturecollaterali: il campo da basket, uno dabeach volley, il parco giochi per ibambini, il campo da calcio e variestrutture spontanee.Il 2007 segna una svolta infelice perMellowpark: un cambiamento delpiano regolatore converte ladestinazione d’uso dell’area daindustriale a residenziale. Ilproprietario richiede lo spostamentodel parco per poter edificare il terreno.Un’attività molto proficua dal punto divista sociale si è rivelata uncatalizzatore di nuovi interessi anchedal punto di vista della pianificazionedella crescita della città.Mellowpark, grazie alla fama eall’esperienza acquisite negli annipassati, può contare oggi su un vastogruppo di sostenitori, utilizzatori enon, che ha già sollecitatol’amministrazione del distretto diKöpenick a trovare una nuova area pertrasferivi l’attività. Nel 2008 è previstoil trasferimento di Mellowpark su unnuovo sito, al momento non ancoraindividuato.

Il quartiere a misura di bambino:Ein Platz fυυr Marie

Ein Platz fυr Marie è un parcoattrezzato per bambini con unasuperficie di 4000 mq, ma non solo:oltre ad ospitare attrezzature libere peril gioco è sede di attività per losviluppo della creatività,dell’indipendenza, della cooperazionee, non ultimo, è un punto di ritrovo diquartiere.L’area su cui sorge è un lotto urbanoin Marienburger Stra‚e, nel quartiere diPrenzlauerberg, nel distretto di Pankov,centro esterno di Berlino a ridossodell’anello ferroviario. Prenzlauerberg èuna zona residenziale centrale con una

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Parco Ein Platz fυr Marie.

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avventura e un parco giochi per i piùpiccoli. Il successo immediato richiamal’attenzione dell’amministrazione che,oltre a far convergere sul progettonumerosi fondi pubblici, autorizzaufficialmente i promotori con uncontratto d’utilizzo temporaneo delladurata di 10 anni con possibilità dirinnovo. Nei primi due anni di vitavengono assegnati ad Ein Platz fυrMarie due premi prestigiosi per leiniziative di pubblica utilità: nel 1999il Gustav Meyer Preis e nel 2000 ilSoziale Stadt Preis.L’attività arriva al 2007 accumulandol’esperienza che permette la redazionedi un nuovo progetto per il parco eporta alla realizzazione di nuovestrutture di connessione con le attivitàvicine: Ein Platz fυr Marie oggi ha adisposizione una pista d’atletica e uncampo da basket in comune con unavicina scuola, ha inoltre acquisitonuove attrezzature pubbliche qualicampi da ping-pong e nuovi giochi peri bambini mentre il disegno del verdeè stato modificato e migliorato.È stato recentemente concordato ilprolungamento del contratto d’utilizzotemporaneo per altri 10 anni. Il metodo di riappropriazione eriqualificazione basato sulla sinergiatra amministrazione e cittadini che perEin Platz fυr Marie ha funzionato inmodo esemplare, viene oggiincoraggiato dalla pubblicaamministrazione del distretto diPankov. Nuovi giardini e puntid’incontro si stanno moltiplicandoall’interno del quartiere: qualsiasivuoto urbano che non sia statooccupato dalla pianificazione usualedella città è potenzialmente spaziopubblico utilizzabile per le idee deicittadini che, potendo contare suesempi funzionanti, colmano i vuoticreando nuova socialità e nuovirapporti di collaborazione per vivereattivamente la città.

Per un approfondimentoA.A.V.V., Urban pioneers, Jovis Verlag,Berlino 2007HAYDIN F., TEMEL R., Temporaryurban spaces, Birkhäuser, Basilea 2006A+T In common, n°3 /2006www.mellowpark.dewww.urbancatalyst.net

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Un patto per il climaAffinché le Alpi siano una regione modello per la protezione del clima

Per la loro posizione naturale, le Alpi sono particolarmente colpite dalle conseguenze del cambiamento cli-matico e anche se sono ancora ben lontane da una politica climatica sostenibile, un’inversione di tendenza èperò possibile. La chiave per la mitigazione del riscaldamento della terra risiede nella nostra gestione dell’e-nergia. Le Alpi possiedono tutte le potenzialità per riuscire ad affrontare le cause e le conseguenze del cam-biamento climatico con strategie di sviluppo sostenibile. Pertanto le Alpi hanno la grande opportunità didiventare una regione modello per la protezione del clima.

Noi, organizzazioni, istituzioni e reti sottoscrittrici, che abbiamo la nostra sede nelle Alpi o che nel nostrolavoro ci occupiamo intensamente delle Alpi, richiediamo alle parti contraenti della Convenzione delle Alpi,di rendere le Alpi una regione modello per la protezione del clima. Il piano d’azione per il clima, che dovràessere approvato dalla X Conferenza delle Alpi (Conferenza dei Ministri) nel 2009 in Francia, costituisceun’eccezionale opportunità in questo senso.

In particolare richiediamo strategie per la mitigazione del cambiamento climatico nei settori di energia, tra-sporti e turismo. Tra queste:- Adattare le norme edili per l’applicazione, in tutto il territorio, dello standard di casa passiva per lenuovecostruzioni, severe direttive energetiche nel risanamento delle costruzioni e incentivi economici per il risana-mento degli edifici;- Migliorare l’efficienza nella produzione di energia con la trasformazione o la modernizzazione di centraliidroelettriche già esistenti, con la contemporanea considerazione di misure ecologiche di accompagnamento;- Elaborare, in un processo partecipativo, una visione energetica alpina per raggiungere un consenso sullafutura gestione sostenibile dell’energia nello spazio alpino;- Reti di trasporti negli agglomerati e nelle regioni di pendolari dello spazio alpino;- Introdurre un sistema di gestione alpina dei trasporti, per esempio in forma di una „Borsa dei Transiti Alpini“,per il trasferimento del traffico merci in transito dalla strada alla rotaia;- Considerare in maniera adeguata le Alpi nell’emendamento della direttiva UE sui costi delle infrastrutture ditrasporto per TIR. Con l’aumento del pedaggio, a seguito del calcolo di tutti i costi causati dal traffico pesan-te, si dovrà eliminare l’attuale distorsione della competitività, ridurre la quantità di merci trasportate e impor-re lo spostamento delle merci su rotaia;- Introdurre, in tutto lo spazio alpino, un limite di velocità per le auto private di 100 km/h sulle autostrade edi 80 km/h su strade extraurbane;- Incentivare la costituzione di 100 pacchetti turistici vantaggiosi, che comprendano l’arrivo e la permanenzadei turisti senza mezzi di trasporto individuale;- Elaborare criteri comuni per attività turistiche che tutelino il clima ed esaminare le leggi esistenti per gliincentivi: nessun incentivo al turismo senza protezione del clima!

Richiediamo, inoltre, strategie di adattamento per affrontare il cambiamento climatico, in particolare:- Delimitare, in tutto il territorio, le zone esposte a rischi, riesaminando e adattando di conseguenza le zoneedificabili, per impedire, in futuro, attività edilizie in aree esposte a rischi;- Creare una rete ecologica nelle Alpi per consentire la migrazione di animali e piante che, senza possibilità dimigrare, si estinguerebbero a causa del cambiamento climatico.- Accogliere nei programmi forestali nazionali una scelta di specie forestali idonee al sito e promuovere la tra-sformazione delle monoculture di abete rosso in foreste consone alla natura;- Certificare tutte le foreste nello spazio alpino secondo le norme di un sistema di certificazione riconosciutoe determinare severi criteri comuni per una certificazione riconosciuta in tutto il territorio alpino;- Elaborare inventari di innevamento per regioni e comuni che diano informazioni sul consumo di acqua edenergia e che fungano da base per la sostenibilità di altri impianti di innevamento.Rinunciare, inoltre, a sovvenzionare i cannoni per la neve;- Rinunciare alla costruzione di nuove infrastrutture su ghiacciai e aree paesaggistiche intatte;- Elaborare una strategia alpina per una gestione sostenibile delle acque e dei loro spazi vitali per impedireche l’aumento scoordinato dell’uso di energia idraulica danneggi natura e paesaggio.

Richiediamo inoltre altre attività nei settori dell’informazione, della formazione e della ricerca, quali:- Una campagna alpina di informazione e sensibilizzazione da parte del Segretariato Permanente dellaConvenzione delle Alpi, in stretta collaborazione con le parti contraenti e le organizzazioni, osservatori uffi-ciali, sulle conoscenze esistenti circa gli effetti del cambiamento climatico, nonché sulle misure, possibili enecessarie, di attenuazione e adattamento;- Un ricco concorso per una gestione esemplare del clima;- Aumentare le attività del SOIA, il Sistema di osservazione e informazione delle Alpi della Convenzione delleAlpi, per armonizzare ed elaborare una visione generale sulla ricerca esistente nell’ambito del clima.

CIPRA Italia

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loro sperimentazione su un «mondoeconomico i cui esiti noncorrispondono sempre alle intenzioni».Nel lavoro premiato emergevano ildubbio sulla «efficienza dei mercati»,sulla «razionalità degli attorieconomici» e le reazioni psicologichealle «condizioni di incertezza». Nella depressione in cui l’economiareale ci sta trascinando si scopretardivamente che le economie basatesulla crescita illimitata e dissipativanon reggono più. Le leggi dellatermodinamica e la dimensione finitadella terra e delle risorse utilizzabilisono diventate limiti naturaliinvalicabili. Occorre una nuova e bendiversa impostazione per la definizionedel rapporto uomo-ambiente e per lagestione della crisi quasi irreversibiledi tale rapporto. Il contesto in cui lacrisi finanziaria ed economica va inscena è di emergenze ambientali nonpiù sostenibili.Nel 2009 si terrà a Copenhagen laConferenza Internazionale suicambiamenti climatici. Lepreoccupazioni per il cambiamentoclimatico, per il riscaldamento globale,per i ghiacciai che si sciolgono stannodiventando, finalmente, oggetto dipubblico dibattito. Avanzano, inoltre, la passione per laterra e il bisogno di riconciliarsi conessa. Nello scorso ottobre, a Torino, alla 3^edizione di Terra Madre e alla 7^edizione del Salone del Gusto si sonoincontrati oltre settemila persone,seimila delle quali contadini di 153diversi paesi del mondo. Si è

Il destino dei ParchiAnnibale Formica*

dello spreco, del disordine, dellamancanza di regole, dell’entropia. Einvece di ravvederci stiamo spingendo,pericolosamente, verso scorciatoie,derive, misure semplificative, risolutivee definitive a danno delle “buonepratiche”, delle virtù civili e di ognisenso di responsabilità, compresaquella verso la giustizia sociale e lademocrazia.In questi tormentati accadimentiodierni mi si riaffacciano i pensiericon i quali mi accompagnavo a ritornodalla 2^ Conferenza Nazionale delleAree Protette, svoltasi a Torinonell’ottobre del 2002: “unapreoccupazione e una incertezza in piùsul già incerto e preoccupante destinodelle aree naturali protette, mentre lacrisi italiana dell’automobile e gli oltre8.000 posti di lavoro a rischio neglistabilimenti disseminati lungo tutta lapenisola riempivano le prime paginedei quotidiani”. Malgrado soffrissetempeste e naufragi economici efinanziari, Torino, in previsione delleOlimpiadi invernali del 2006, nonperdeva la forza e la volontà di porrela sua sfida sulla “capacità diinnovazione dei processi economici,sociali, programmatici, politici,sull’impatto ancora massiccio neiconfronti del suo territorio, del suopaesaggio e della sua qualità dellavita”. In quei giorni l’Accademia diStoccolma assegnava il premio Nobelper l’economia a Smith e Kahnemanper le loro ricerche sui comportamentinelle fasi di instabilità; per i loro studisull’irrazionale e sull’incertezza; per la

Ho ripreso a sfogliare in questesettimane due libri di una decina dianni fa: Un’economia per il benecomune di H.E.Daly – J.B. Cobb Jr eEcosofia di Arne Naess. L’uno spiega“il nuovo paradigma economicoorientato verso la comunità, l’ambientee un futuro ecologicamentesostenibile”; l’altro richiama i valori di“ecologia, società e stili di vita”. Rileggendoli alla luce della attualecrisi finanziaria, economica, sociale edambientale, a detta di tutti grave crisidi sistema, mi sono chiesto cosa ci sia,oggi, di nuovo che già non si sapesse,non si capisse, non si immaginasse enon si aspettasse. Le Istituzioni, l’Onu, gli Usa, l’Ue,l’Italia, l’opinione pubblica mondiale,tutti a vario titolo e con diversesensibilità, sono convinti che larecessione economica e le emergenzeambientali, a partire da quelleclimatiche, debbano trovare soluzioniradicali e definitive nella ecologia,nelle energie rinnovabili, nella ricerca,nelle innovazioni tecnologiche, nellostimolo allo sviluppo durevole e allecompatibilità ambientali. Per Zygmunt Bauman è arrivata l’oradi costruire il “Pianeta sociale” e, persuperare la crisi di sistema in cui ilmondo è piombato, bisogna arrestareal più presto il declino ambientale e lacrescita del divario tra ricchi e poveri. L’Italia, secondo l’Ocse, è ai primi postidelle disuguaglianze sociali: i ricchisempre più ricchi, i poveri sempre piùpoveri e una classe media quasiannullata. Siamo rimasti vittime dei disvalori

Opinionie confronti

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valorizzazione del patrimonionaturalistico-ambientale e dellapromozione umana. Le popolazionilocali del Pollino sono rimasteostaggio di una burocrazia e di unapolitica che hanno minato alla radicela credibilità e l’ordinato e regolarefunzionamento dell’Ente finito, inappena quattordici anni di vita, perpatire nel 2001 e nel 2007 ben duecommissariamenti senza che nulla siacambiato. Mancano, ancora oggi, il Piano per ilParco e il Regolamento del Parco,malgrado i 4 miliardi di lire investiti14 anni fa per redigerli e i due citaticommissariamenti, intervenutiessenzialmente per “sanzionare” questamancanza.È urgente, quindi, convocare la 3“Conferenza Nazionale per le AreeProtette” e lavorare per considerare,finalmente, in modo unitario,integrato, globale i territori, lecomunità insediate, le risorse naturali,paesaggistiche, umane e culturali, ivalori, le opportunità e le modalitàd’uso.

* Ingegnere.

incontrata la “comunità mondiale delcibo” per promuovere le produzionialimentari locali, rispettose dei metoditradizionali ereditati dai padri. Èsembrata una terza “rivoluzioneindustriale” pronta a partire daicontadini con il ritorno alla madreterra. Intanto in Italia il decreto legge112/2008 taglia i fondi destinati ai 23parchi nazionali e il 1° luglio 2008,nell’audizione in CommissioneAmbiente della Camera dei Deputati, ilMinistro dell’Ambiente esorta apensare a una gestione menoburocratica, più efficace ed efficientedegli enti parco, veri “poltronifici”anziché laboratori della conservazioneattiva e dello sviluppo compatibile.Eppure i territori dei parchi, ribatteEnzo Valbonesi, sono i principaliserbatoi di acqua potabile chealimentano i nostri acquedotti: “benicollettivi senza prezzo”, fornisconoservizi essenziali in buona parte avantaggio dei territori esterni ai loroconfini. Il loro non funzionamentocompromette il mantenimentodell’eccellenza ambientale, naturalisticae paesaggistica del nostro Paese.In un incontro a Montefalco il 21luglio scorso, il Ministro dell’Ambienteannuncia una ‘’rivisitazione totale’’della gestione degli oltre 800 traParchi ed Aree protette in Italia epresenta la nomina del Segretariogenerale del Ministero dell’Ambiente,necessaria a “coordinare il lavoro deidirettori delle varie aree del ministero,definiti ‘marpioni della pubblicaamministrazione’, che sono presenti daoltre 30 anni”. L’attuale organizzazione degli entiparco nazionali, ferma restando la loromissione, deve essere riconsiderata perriqualificarla e rafforzarla, evitando adesempio effetti che incombono suiPiani per i parchi e sui Nullaosta(art.13 della legge-quadro 394/91) perl’entrata in vigore del nuovo Codicedei beni culturali. Le vicende del Parco Nazionale delPollino testimoniano le difficoltà in cuiversano le aree protette in Italia e lapiù generale crisi delle politichenazionali, regionali e locali, incapacidi esprimere un progetto strategico afavore della tutela e della

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Paesaggidella montagna umbraA cura di Sandra Camicia

Nell’ambito del Progetto europeo LOTO(Landscape opportunities for territorialorganization), la Regione Umbria cogliel’opportunità per approfondire ed indi-viduare indirizzi di metodo e strumentioperativi attraverso cui governare letrasformazioni paesaggistiche, al fine digarantire la conservazione e valorizza-zione dei caratteri identitari più rilevan-ti del territorio.Particolarmente curato l’apparato ico-nografico di questo volume nel qualeemerge il percorso tracciato dalle foto-grafie “monumento” di Guido Guidi.

Pagine 184, abstract in ingleseIllustrazioni a colori,formato cm. 23,5 x 29,5Prezzo di copertina €35

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Speciale doppia edizione

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE URBANISTIPIANIFICATORI TERRITORIALI E AMBIENTALI

Membro effettivo del Consiglio Europeo degli Urbanistiwww.urbanisti.it

architetti della plurima-iscrizione senza ricorrereall’esame di Stato echiedendo l’annullamentodegli atti citati. L’Assurb,sempre attenta a sostenere ipropri iscritti, è intervenutain giudizio con atto adopponendum con unasostanziale e sostanziosamemoria degli avv. IgorJanes e del prof. RobertoNania, a sua voltarichiedendo il rigettodell’istanza.Il TAR Lazio (Sentenza n.667/2006) si è espressodando completamenteragione agli urbanisti e diconseguenza ai paesaggisti eai conservatori. Laconclusione è stata che «ilricorso [presentato dagliarchitetti] è inammissibile» eche la norma, qualora fosselesiva per diritti soggettivi,dovrebbe essere soggetta algiudice di competenza.Contro la sentenza del TARl’Ordine di Roma ha ricorsoal Consiglio di Statoriproponendo le proprieinterpretazioni chiedendo inultima istanza la «censura diillegittimità del DPR328/01».A sua volta il Consiglio diStato ha posto fine allaquestione (Sentenza n.2676/2008) riaffermandoquanto espresso dal TarLazio e respingendo ilricorso.In conclusione per gliarchitetti, anche quellilaureati con il vecchioordinamento, è possibilel’iscrizione al Settore diversoda Architetto però solo edesclusivamente con ilsuperamento del relativoesame di Stato. La sentenzanon entra nel merito dellecompetenze professionali mavale la pena richiamarequanto affermato in

territoriale ed ambientale».In coerenza con questanuova suddivisione e con ilpercorso formativo di ognisingola laurea il DPRspecifica che «i Settoriistituiti nelle Sezioni degliAlbi professionalicorrispondono a circoscrittee individuate attivitàprofessionali» (art. 3, c. 1).Conseguentemente, adulteriore specificazione, siafferma che «gli iscritti inun Settore che (..)richiedano di essere iscrittiin un diverso Settore dellastessa Sezione, devonoconseguire la relativaabilitazione a seguito disuperamento di appositoesame di Stato» (art. 3, c. 4).Non convinti di taleprescrizione legislatival’Ordine provinciale di Romae il Consiglio Nazionaledegli Architetti hannochiesto una precisazioneautentica direttamente alMinistero di Giustizia. Nellacorrispondenza intercorsa ilMinistero ha rispostodefinitivamente che sia per ilaureati con il vecchioordinamento sia per quellidel nuovo ordinamento è«prevista l’iscrizionedell’architettoesclusivamente nel SettoreArchitettura alla Sezione Adel nuovo Albo, mentrel’iscrizione negli altri Settoriè subordinata alsuperamento del relativoesame di Stato» (Ministerodella Giustizia, 22.03.05,prot. 3/3836/05, firmatoDirettore Generale,Francesco Mele e successiva27.605 prot. 3/7148/05).Contro tale chiara edesaustiva espressionel’Ordine della provincia diRoma ha ricorso al TAR delLazio sostenendo lapossibilità da parte degli

superamento dello specificoesame.Il DPR 328/01 prevedeinfatti (art. 17 e art. 18) checon la laurea della Classe 4S– Architettura e IngegneriaEdile (ora di nuovoriformata e riclassificata) econ quella triennale Classe4, si possa essere ammessi asostenere gli esami di Statodi tutti e quattro i Settori(Architettura, Pianificazioneterritoriale, Paesaggistica,Conservazione dei beniarchitettonici ed ambientali).Gli esami di Stato sonodifferenziati e articolati conprove diverse per ognisettore. Per gli architetti vi ècome prima prova pratica«la progettazione diun’opera di edilizia civile».Per i pianificatori la primaprova scritta consiste nella«analisi tecnica deifenomeni della città e delterritorio o la valutazione dipiani e programmi ditrasformazione urbana,

Due nuove sentenze del TarLazio e del Consiglio diStato hanno dato ragione aipianificatori territoriali eurbanisti sul valore legaledel titolo di studio. Ilcontenzioso è nato da unainterpretazione non correttaattuata da alcuni Ordiniprovinciali degli architetti(dal 2001 anchePianificatori, Paesaggisti eConservatori). Alcuni loroiscritti, laureati inarchitettura, hanno richiestol’iscrizione, all’internodell’Albo, anche nei Settorispecifici dedicati agliurbanisti, ai paesaggisti e aiconservatori. Tale possibilitàè prevista dal DPR 328/01che ha modificato l’Albodegli architetti ed haintrodotto i nuovi esami diStato. I laureati inArchitettura, nuovo evecchio ordinamento,possono iscriversi agli altriSettori in cui è suddivisol’Albo ma previo

Pianificatore territoriale e urbanista: il valore legale

del titolo di studioDaniele Rallo

a cura di Giuseppe De Luca

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RAFFAELE SIRICA

Ci ha lasciato Raffaele Sirica, Professore universitario, Presidente del consiglio nazio-nale degli Architetti, e fino a qualche mese fa presidente del Consiglio Unitario delleProfessioni. Dalla fine degli anni 90, aveva trasformato un sonnacchioso ConsiglioNazionale degli Architetti, in un soggetto politico e culturale completamente nuovo.Raffaele ha condotto, in difesa degli architetti e del rilancio dell’architettura, nel nostropaese, una politica intelligente e a tutto campo, bipartisan, tessendo proposte, correg-gendo leggi, favorendo la ripresa della storia dell’architettura moderna, ferma, in Italia,agli anni ’50. Il suo impegno nazionale con gli architetti è iniziato con un ricorso, damolti considerato temerario e risibile, alla commissione europea, contro un decreto delgoverno, che equiparava il progetto d’architettura alla mera fornitura di servizi e l’atti-vità di progettazione ad una semplice attività commerciale. La storia finì con una delletante procedure d’infrazione inflitte all’Italia. Quando, anche per queste battaglie cheavevano per avversari grandi gruppi del mondo delle costruzioni, interessati a “regala-re” progetti in cambio d’appalti, era difficile fare uscire le posizioni degli architetti suigiornali, si fece promotore della “Festa dell’Architettura”; per una settimana, utilizzan-do la diffusione e la forza della rete degli Ordini Provinciali, in cento città si sono svol-ti eventi (dai convegni, alle targhe sui monumenti d’architettura moderna, presentati, avolte con un megafono, dagli architetti ai cittadini). Da allora l’architettura è ricompar-sa sui quotidiani, sui settimanali, sulle riviste femminili e di moda. Quando ci diceva-no che in Europa non c’erano gli Ordini, che il progetto d’architettura era un serviziocome le pulizie o le fotocopie, l’intuizione di Sirica ci ha portato a creare un organismoinformale: il Forum delle politiche architettoniche. Lì s’incontrano periodicamente rap-presentanti dei ministeri della cultura dei vari paesi europei, degli Ordini professionali,delle istituzioni culturali più importanti d’Europa e anche di rappresentanti d’associa-zioni imprenditoriali del settore delle costruzioni. Da questo Forum informale è scatu-rita la Direttiva europea per “la qualità architettonica”, riferimento per le leggi sull’ar-chitettura e sui concorsi d’architettura dei Paesi europei. Poi ci sono state le battaglieper la difesa degli Ordini, quelle sulle Tariffe. In qualche caso si è vinto, altre volte si èmediato. Ma Raffaele era sostanzialmente un uomo che faceva politica, nel senso piùnobile del termine, cioè il perseguimento d’obiettivi d’interesse collettivo, praticando unriformismo che trovava la base nella sua formazione socialista. Aveva compreso il pesopolitico elettorale degli Ordini, certo, e quest’intuizione l’aveva portato a riorganizzarein una rete più forte le professioni; ma questo progetto, nella sua pratica, non era mera-mente corporativo. Sirica aveva intuito il ruolo nella società contemporanea dei “lavo-ratori della conoscenza” e la necessità di riscoprire e promuovere una componente“etica” della professione, al di là delle semplici leggi del mercato. Era anche un uomogeneroso, maniacalmente attento al fatto, che non si potesse sospettare il minimo inte-resse personale, nelle sue azioni. I suoi avversari, e n’aveva, ne avrebbero subito appro-fittato. Personalmente ho collaborato e con lui e il CNA, in molte battaglie de iniziative. Connoi Urbanisti aveva buoni rapporti, anche se non mancavano distinguo su questionispecifiche. Ora ci attendeva una battaglia sulla nuova legge urbanistica da condurreinsieme. Ci mancherà la sua intelligenza, la sua intuizione politica, la sua capacità ditessere alleanze. A noi, suoi amici, mancheranno la sua simpatia e i suoi sogni realiz-zabili.

Fabrizio Mangoni

precedenza sempre dalConsiglio di Stato laddovescrive: «una volta esclusal’esistenza di una privativaprofessionale per lapianificazione urbanistica, sipuó ritenere del tuttoconforme a canoni di buonaamministrazione rivolgersi aquei soggetti come gliurbanisti i quali, ancorchénon titolati in via esclusiva,posseggono la più idoneacompetenza tecnica e lamaggiore esperienza inmateria. Va peraltroincidentalmente rilevato checon la creazione del corso dilaurea in urbanistica si sonocreate professionalitàtecniche le quali dimostranoil possesso di cognizioniidonee a svolgere attività dipianificazione urbanistica,trattandosi di un corso dilaurea particolarmentespecialistico edapprofondito, che fornisceun bagaglio culturaleprecipuamente specialistico»(Sentenza 8 ottobre 1996 n.1087).

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a cura di Ruben Baiocco

Librie altroottonovecentesca delle cittàdella Calabria. Non è poco,in una fase in cui losviluppo, pur necessario eutilissimo, di tecnicheinformatiche e la messa afuoco di quadri conoscitivianalitici, tende a volte a fardimenticare quelle che sonoe rimangono le piùautentiche chiaviinterpretative necessarie asostenere efficaci processi dipiano.Tutto questo appareparticolarmente significativoin una fase in cui, inCalabria come altrove, vaprendendo corpo un nuovociclo di pianificazioneurbana orientato dallariforma urbanisticaregionale.Con D’Errico stiamo peravviare in Calabriaun’esperienza comune dipianificazione; non dubitoche il suo contributo, apartire da questipresupposti, potrà risultareutilissimo.

Giovanni Crocioni

Esempi di architettura,n. 5/2008Maurizio MorandiI materiali per il progettourbano

Il repertorio delle nuoveforme di intervento sullacittà e sul territorio si ènotevolmente ampliato negliultimi decenni. Fra questenuove praticheun’attenzione particolarel’ha ricevuta il progettourbano (PU), forma diintervento che più di altreha tentato di ricomporrequell’improduttivo conflittofra architettura e urbanisticache ha segnato soprattutto ilsecondo novecento. Larivista, curata da MaurizioMorandi insieme a ElisaPalazzo e Bruno Pilucca,

rispecchia correttamente lacomplessità del tema,trattandolo attraverso unavarietà di contributi, percultura di chi scrive e perdiversità di punti di vista.Ci si domanda perchériassumere nel termine“progetto urbano” questamolteplicità di formeprogettuali. In alternativa,ad esempio, ad altredenominazioni (il progettod’area, il programmaintegrato, complesso,operativo, il progetto diterritorio, la più genericaprogettazione urbanistica).Fino ad arrivare al progettoextraurbano, che SusannaMagnelli propone comeparente stretto. Il lessicostesso testimonia quanto siadifficile trattare lacomplessità dei territori conmodelli semplificati, sia perrappresentarla sia peroperare su di essa. E’ giustoche sia così. Tante nuoveforme del progetto per tantinuovi territori e nuovedomande di trasformazione. Certo il rischio che si correè quello di proporre unaidea di PU come grandecontenitore, campoindeterminato dove farconfluire qualsiasi praticache, a ragione o a torto,appaia innovativa. E inducea pensare che qualsiasibuona progettazione nellacittà diventiautomaticamente PU,perdendo un poco, in questomodo, di efficacia maieutica.Forse semplicemente lacrescente domanda diqualità urbana ha trovatorisposte convincenti inalcuni esempiparticolarmente riusciti diPU. Qui sta la ragione delsuo successo e della suadiffusione, che lo porta arappresentare idealmentequalsiasi buonaprogettazione urbanistica.

Beniamimo D’ErricoCittà e sviluppo in Calabrianell’era della globalizzazioneCitta Calabria editore 2008

Dopo alcuni studi sulla cittàdi Catanzaro, esce questovolume, più ampio edimpegnativo, sulle cittàdella Calabria, e sulle lorocondizioni, in una fasecollocata tra globalizzazionee crisi, straordinariamentecomplessa e difficile dainterpretare circa i processiurbani che ne possonoderivare.Tra le frequenti caduteretoriche ed i ricorrentiluoghi comuni della“pianificazione ufficiale”,che attraversano l’interoscenario del Mezzogiorno,nella crisi ricorrente dellaPubblica Amministrazione,questo studio si segnala perla consapevolezza deiproblemi e per il fatto dimettere al centro delleriflessioni condotte iprocessi urbani effettivi, ilruolo che possono avere lecittà, le occasioni perdute ele opportunità del sistemaurbano calabrese.Quest’ultimo presenta con lesue città una fortetradizione, un notevoleradicamento, e vicendesorprendenti anche solonelle aspirazioni e nelle

tensioni alla modernità dellefasi postunitarie enovecentesche, insieme acriticità vistose, indotteanche da fenomeni che sitendono forse asottovalutare, a cominciaredagli eventi sismici, ma nonsolo.Reggio Calabria e l’areaurbana dello stretto;Catanzaro arroccata nel suoisolamento ma insiemeaperta alle tensionimetropolitane versoLamezia; Cosenza e laconurbazione del Crati, neicomplessi rapporti conRende, ne escono raccontatein modo fresco, aggiornatoe convincente.Anche le politiche per lacittà e il territorio, a partireda una riflessione sui fatti esui problemi, vengono letteefficacemente e con pienalibertà intellettuale.Viene avviata anche, difatto, una riflessioneimpegnativa sul ruolo e suitravagli dei gruppi dirigentiche via via hanno tentato diguidare i processi urbani.Beniamino D’Errico, conquesto suo volume “Città esviluppo in Calabria nell’eradella globalizzazione”,propone dunque unapproccio di tipo critico ecomprensivo, a partire dallastoria urbana

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Urbanistica INFORMAZIONI

Il PU contemporaneo ha lesue radici negli annisessanta in Europa e il suocampo di azione nelterritorio già urbanizzato,nelle parti più dense dellacittà esistente. Si èdimostrato come lostrumento più efficace pergenerare quei plusvaloriimmobiliari che hannocontribuito allaricapitalizzazione delsistema economico, piùredditizio dei classiciinterventi di espansioneurbana. Le sue radiciaffondano quindi anchenella finanziarizzazione delmercato immobiliare(Caudo). Ma èindubbiamente notevolel’efficienza operativa che hadimostrato nei casi dellegrandi operazioni diriconversione urbana. La sfida che Morandi cipropone ora è quellatrasferire questa praticanella città continua, diffusa,dove “la città non c’è, omeglio non c’è comespazialità, pur essendocicome pratiche degli abitanti.Da queste pratiche ilprogetto deve partire perconoscere le potenzialità deiframmenti che compongonola città continua e costruireun sistema di relazionicapace di riconnetterli eintegrarli”. Portare il PUfuori della città, fra le città(Portas), ripensare la cittàcontinua nei sui vuoti,trattando gli spazi aperti.Compreso quel paesaggioextraurbano sul quale lacittà esercita la suaegemonia. I materiali anche minimicon cui è costruita la cittàdiffusa, i parcheggi, isottopassaggi, lo spaziopedonale, i manufatti per laproduzione, sono materialidel PU come progettotranscalare per eccellenza.

Fra questi materiali unaimportanza decisiva laassolvono le infrastrutture(vedi le città del tram o ilTrasmilenio di Bogotà) e diconseguenza lo spaziopubblico, che torna adessere elemento ordinatore,dopo che il razionalismo loha trasformato in residuodei volumi dell’architettura.Perché è solo la struttura ela cura dello spazio pubblicoche evita di fare della cittàun banale catalogo di beglioggetti, e può rappresentarela base della nuova urbanitàdi cui andiamo alla ricercanella città diffusa. Anche lecentralità possono diventare,nella città dispersa, sistemidi centralità parzialiconnesse da strade. Anche qui va osservato peròcome il rapporto fra spazi eusi, la progettazione“integrata” dei singolimateriali della città, non siacampo di riflessioneesclusivo del progettourbano contemporaneo, madella buona progettazioneurbanistica in generale.Questa eterogeneità diapprocci non impedisce peròdi indicare in questonumero della rivista alcunecaratteristiche generali cheaccomunano le diverseesperienze che si rifanno alPU e che le distinguononella grande famiglia dellaprogettazione urbana. Necito due.La prima riguardal’approccio. Laidentificazione del problema(o della risorsa disponibile,o della opportunità)determina lo spazio e lanatura del PU. Non abbiamopiù spazi da progettare, nonè più l’astrattapianificazione razionalistache elenca i luoghi daprogettare, ma abbiamoproblemi che occupanospazi.

La seconda riguarda il ruolodell’aménageur (Masboungi).Il PU è un percorso spessolungo, la regia ha un ruolofondamentale per garantirnegli esiti e le necessarierimodulazioni. L’attenzionesi sposta sulla dimensionedinamica, sui flussitemporali. Il PU del restonasce per rispondere alfattore tempo in modoinnovativo, per nonrimanere fermi fra i due poliinconciliabili del pianoeterno e immodificabile edel grande progetto comearchitettura unica. Introduceil fattore tempo mantenendola visione generale del pianoe la concretezza del progetto(Portas dice “Le cose non sifanno tutte allo stessotempo, ma soprattutto nonsi pensano allo stessotempo”). Il PU dunque è un gioco frastrategia urbana e strategiasocio economica(Masbuongi), così come frapiano e disegno (plan-project), fra le esigenze delprogetto e la sua fattibilità,anche sociale (Porrino), èuno strumento per indagaree dare forma a nuoverelazioni. Traccia i contenutistrutturali e le morfologieurbane e territoriali, ma poila sua specificità rispettoalla buona progettazioneurbanistica sta forse proprionell’essere capace diimmaginare e governare neltempo un processo, unasequenza di trasformazioni(Farinella).

Roberto Pallottini

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Urbanistica DOSSIER

109Modelli di sviluppo di areeurbane di piccole dimensioni

SCUOLA ESTIVA 2008

a cura di Mauro Francini

Nel prossimo numero:

Rigenerazione urbana inToscana

Una Finestra su: Anversa

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