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4 LETTERE DAL MONDOdi Don Egidio Viganò

6 BREVISSIME

10 COMUNICAZIONE SOCIALEOccupiamoci del futurodi Pierdante Giordano

12 PROGETTO AFRICALà i bisogni sono incomparabilmente più grandi

dei nostridi José A . Rico

16 VITA SALESIANAÈ salesiana la più grande chiesa di Varsavia

di Silvano Stracca

IL BOLLETTINO SALESIANORivista fondata da san Giovanni Bosconel 1877Quindicinale di informazione e culturareligiosa edito dalla CongregazioneSalesiana di San Giovanni Bosco .

INDIRIZZOVia della Pisana 1111 - Casella post . 9092- 00163 Roma-Aurelio - Tel . 06169 .31 .341 .

Conto corr . post . n . 46 .20 .02 intestato aDirezione Generale Opere Don Bosco,Roma.

DIRETTORE RESPONSABILEGIUSEPPE COSTARedazione : Giuliana Accornero - MarcoBongioanni - Eugenio Fizzotti - Gaetano Na-netti - Angelo Paoluzi - Cosimo Semeraro .

Archivio : Guido CantoniDiffusione : Arnaldo MontecchioFotocomposizione, impaginazione é stam-pa : Stabilimento Grafico SEI - TorinoRegistrazione: Tribunale di Torino n . 403del 16 .2 .1949

In copertina :Mali

(Foto Archivio SEI - Ricatto)(Servizio a pagg . 12-15)

1 FEBBRAIO 1987ANNO 111NUMERO 3

IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA* Il primo di ogni mese (undici numeri,eccetto agosto) per tutti .* Il 15 del mese per i Cooperatori Sale-siani .Collaborazione: La Direzione invita a man-dare notizie e foto riguardanti la FamigliaSalesiana, e s'impegna a pubblicarle secon-do il loro interesse generale e la disponibili-tà di spazio .Edizione di metà mese . A cura dell'UfficioNazionale Cooperatori (Alfano, Rinaldini) -Via Marsala 42 - 00185 Roma - Tel . (06)49 .50 .185 .

20 VITA SALESIANANasce il film su Don Bosco "contadino di Dio"

di Gaetano Nanetti

24 VITA SALESIANAUna festa fuori dall'estate

Servizio redazionale

27 PROTAGONISTIUn padre e un maestro sulle orme di Don Bosco

34 STORIA SALESIANASotto l'acquazzone a discutere di franchi e fio-

rini con il cocchiereServizio redazionale

RUBRICHELettere dal mondo, 4-5 - Pigy di Del Vaglio, 6 -Cerchiamo di capire, 7 - Libri & altro, 32-33 - I no-stri santi, 37 - I nostri morti, 38 - Solidarietà, 39 .

IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDOII BS esce nel mondo in 39 edizioni naziona-li e 18 lingue diverse (tiratura annua oltre 10milioni di copie) in : Antille (a Santo Domin-go) - Argentina - Australia - Austria - Bel-gio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-nada - Centro America (in Guatemala) - Ci-le - Cina (a Hong Kong) - Colombia - Ecua-dor - Filippine - Francia - Germania - Giap-pone - India (in inglese, malayalam, tamil etelugú) - Irlanda e Gran Bretagna - Italia -Jugoslavia (in croato e in sloveno) - Koreadel Sud - Lituania (edito a Roma) - Malta- Messico - Olanda - Paraguay - Perù - Po-lonia - Portogallo - Spagna - Stati Uniti -Thailandia - Uruguay - Venezuela - Zaire

DIFFUSIONEIl BS è dono-omaggio di Don Bosco a chilo richiede .Copie arretrate o di propaganda : a richie-sta, nei limiti del possibile .Cambio di indirizzo : comunicare anche l'in-dirizzo vecchio .

Atti di riparazioneHo letto sul Bollettino Salesiano n . 13,pervenutomi in questi giorni, nella ru-brica «scriveteci», le lettere di FloraMarini di Roma e di Massimo Savio diTorino, dalle quali ho appreso la scon-volgente notizia delle «perverse ag-gressioni» ai tre grandi santi S . Teresadi Lisieux, Santa Maria Goretti (di es-sa conoscevo il libro denigratorio :«Povera Santa povero assassino») edora al nostro Don Bosco .Sono un exallievo del Collegio di DonBosco di Pordenone e specialmentequest'ultima notizia mi ha particolar-mente addolorato!Già vi era stato il film di Goddard, bla-sfemo e dissacratore, ed è giunta noti-zia che in America, nell'Illinois, si stagirando un film su Gesù di uno scan-dalismo obbrobrioso e che mai, anchedai peggiori nemici, si era osato rag-giungere tanto che in molte città in Ita-lia e in Europa si sono raccolte firmeper una protesta inviata al Procuratoredi quello Stato .Siamo veramente di fronte a una cam-pagna di dissacrazione dei valori piùalti, dei simboli e delle Persone più ve-nerati della nostra Fede, a livello inter-nazionale .Chiedo, perciò, che si facciano atti diriparazione specialmente in occasio-ne delle celebrazioni del centenariodella morte di San Giovanni Bosco daparte della Congregazione, degli exal-lievi e Cooperatori .

Avv. Alfonso Marchi, V le Cossetti, 1833170 Pordenone

A proposito del calendarioScrivo per ringraziarvi del calendarioinserito nel numero di novembre . E viringrazio doppiamente : innanzituttoper la ventata di ottimismo e di spe-ranza che esprimono tutti quei voltigiovanili e poi perché mi avete fattoconoscere l'organizzazione dei sale-siani in Italia.

Alberto Negrini, Via Cavour, 18 - Milano

Sentitamente ringrazio per il bellissi-mo calendario ricevuto e porgo auguridi ogni bene .

Ines Pastorino, C.so Ugo Bassi, 52 - Genova

Sono un exallievo del Testaccio di Ro-ma e quest'anno per la prima voltadebbo protestare perché nel calenda-rio non c'è spazio per scrivere . Vede,caro direttore, il calendario, noi del ce-

to medio (sic!) lo mettiamo in cucina escriviamo sopra giorno per giorno lescadenze o comunque le cose da ri-cordare . Quest'anno mi avete toltoquesto piacere .

Lettera firmata - Roma

Quest'anno il calendario non mi è pia-ciuto. Perché non mettere belle imma-gini sacre anche non salesiane?

GianCarlo N. - Torino

Ma perché togliere pagine al Bolletti-no con l'inserimento del Calendario?È un vero peccato che il ritmo mensiledegli articoli debba essere interrotto .

Giulio Albini, Lugano (Canton Ticino)

Veramente bella l'idea di dedicare ilcalendario di quest'anno alle ispetto-rie italiane . Sa che tante cose non leconoscevo?

Lettera firmata - Roma

Accontentare tutti i lettori non è sem-plice . È certo tuttavia il loro interessealla nostra rivista e non soltanto perun fatto grafico o cromatico. Ovvia-mente ogni scelta può essere ampia-mente discussa ma possiamo assicu-rare tutti che nel redigere il calendarioogni anno ci sono diversi ingredienti:innanzitutto il lavoro del salesiano li-turgista don Trimeloni Ludovico cheprepara il «calendario» propriamentedetto, poi la scelta del messaggio chesi vuol trasmettere e quindi la sceltadei mezzi: grafica, fotografia e testo .Naturalmente il tutto è condizionatodai destinatari - quelli del Bollettinosono veramente tanti - e . . . dai soldiper i costi di stampa. Comunque pos-siamo assicurare tutti i lettori che il ca-lendario del 1988, centenario dellamorte di Don Bosco, sarà veramenteda conservare. Contenti?

Se qualcuno vorrà dialogare conme troverà un gran peccatore . ..Caro Bollettino Salesiano, sono un de-tenuto nella casa penale di Alessan-dria ma anche un exallievo di Don Bo-sco .Nell'Istituto di Novara sotto la direzio-ne di don Ricceri prima e don Bosiodopo ho conosciuto questo grandeSanto che m'è rimasto sempre nelcuore. Per 46 anni sono vissuto senzanemmeno immaginare si potessero fa-re peccati di una certa gravità ma il 2maggio del 1983 la mia mente è statastravolta da un qualcosa di più grandedi me ed ho commesso un omicidio .

La preghiera, il dolore continuo e le la-crime mi hanno aiutato in questi annidi carcere . La direzione mi vuole beneed i detenuti anche . Mia moglie e miafiglia, grazie a Dio, mi stanno seguen-do con grande Amore e comprensio-ne. In questo grande e meravigliosodisegno divino c'è stata ancora unamano che è scesa fino a me per sal-varmi .Attualmente lavoro nella sartoria delcarcere e questo mi ricorda il buon Se-ravalle Ferdinando mio insegnantesarto di Novara .Ogni mese ricevo il Bollettino Salesia-no e in questo ultimo numero ho lettodella nascita del VIS . Sono contento diquesto nuovo organismo ma nel con-tempo dispiaciuto perché non parlatemai di detenuti o forse io non ne sonoal corrente . È un luogo di angosciantesofferenza per chi sente il timore diDio ed è quindi un luogo dove le manitese sono sempre poche . lo almeno,questa necessità la sento e anche for-te. Sarei contento di tenere una corri-spondenza con qualcuno del VIS o al-tro organismo salesiano per poi avereun incontro nel carcere .Se qualcuno vorrà dialogare con metroverà un grande peccatore ma an-che desideroso di incontrare la stradadi Gesù e non abbandonarla mai più aqualunque costo . Chiedo scusa umil-mente per questa mia intromissione eringrazio chi vorrà lasciarmi un piccolospazio e darmi una mano per reinse-rirmi nella società esterna alla qualequalcosa di buono ho dato e vorrei an-cora dare . Vorrei abbracciarvi tutti convera e cristiana fratellanza umana .Ugo Caldera, P.zza Goito, 11 - 15100 Alessandria

Caro signor Ugo, pubblichiamo la Sualettera certi che non soltanto qualcheVolontario entrerà in dialogo con leima anche altri.Purtroppo lo spazio nella nostra rivistaè tale che molti temi dalla rilevante va-lenza sociale e umana fanno fatica adentrarvi .È avvenuto così anche per i problemidelle carceri. Nel corso dei prossimimesi vedrà che qualcosa faremo . Perintanto La ringraziamo per averci sol-lecitati in tal senso .

Si invitano i Lettori a non scrivere lettere lun-ghe e questo per favorire la pubblicazione dipiù lettere e perciò una maggiore partecipazio-ne degli stessi lettori .

Don Viganòci parla

OSSERVANDO ILPANORAMADELLE RELIGIONILa domenica è festa . Però, girando il mondo, si ri-

mane colpiti dal fatto che non è così per tutti i popoli .Nelle regioni islamiche la festa settimanale è il ve-

nerdì, e si vedono le moschee, le strade, le piazze pie-ne di uomini che pregano .

Tra gli ebrei la festa è il sabato ; a Gerusalemme, difronte al muro del pianto e nelle sinagoghe dei varipaesi, si riuniscono i credenti in preghiera .

I numerosi popoli buddisti, shintoisti e seguaci diConfucio non hanno propriamente un giorno settima-nale di festa .

È vero che la domenica va conquistando terreno unpo' ovunque, ma non come giorno di significato reli-gioso, bensì piuttosto come una pausa di riposo e didivertimento. Il «giorno del Signore» (questo è il si-gnificato etimologico di «domenica») appare, di fat-to, come una semplice sosta profana simpatica a tutti,anche agli atei .

Partendo da questa facile osservazione, si può scor-gere un panorama religioso tra i popoli che offre, alviaggiatore attento, un ricco e complesso tema di ri-flessione .

In Occidente colpisce il moltiplicarsi di sette religio-se e la crescita dell'ateismo : questo fenomeno sembrail segno della dissoluzione che accompagna una deca-denza culturale . Chissà di che tipo risulterà la culturaemergente?

In Oriente si rimane fortemente impressionati al ve-dere come le grandi religioni non cristiane (il «Buddi-smo» nelle sue varie espressioni, l'« Induismo » e lesue suddivisioni, il «Confucianesimo», il «Taoismo»,e l'«Islamismo» con le sue differenziazioni) hannopermeato dal di dentro le culture di quei popoli . Reli-gione e cultura assai intimamente legate tra loro ; e ciòspesso si presta anche a strumentalizzazioni nazionali-stiche e politiche .

`Se, poi, ci si detiene sconcertati a visitare le situa-

zioni di gravi sperequazioni sociali e l'emarginazionespaventosa di molti cittadini, a considerare la condi-zione umiliante della donna, le prepotenze di stato,l'intolleranza verso le religioni distinte dalla propria,i facili ricorsi «sacri» alla violenza, viene spontaneopensare alla necessità di una urgente e radicale tra-sformazione delle strutture sociali . Ma per questo bi-sogna affrontare i problemi della cultura .

Si può dire che la condizione ingiusta di tanti uomi-ni fa emergere, in forma eclatante, la relatività delleculture che la provocano .

La cultura non è un assoluto, è una creazione del-l'uomo che intreccia tra loro, con differenti dosaggi,valori e carenze ; essa porta spesso con sé, di fatto, ta-bù e riduzionismi che gli attuali segni dei tempi do-vrebbero far esplodere. Risulta indispensabile oggi,per tutti i popoli, rivisitare e rielaborare la propriacultura alla luce della statura ormai raggiunta dall'uo-mo e della dignità della sua persona .

Ma per iniziare questa rielaborazione culturale oc-corre esaminare criticamente le Religioni . La Religio-ne influisce, si voglia o no, sul nucleo centrale dellaCultura; certe credenze religiose fortemente incultura-te stanno oggi dimostrando, per le loro conseguenze

sociali, di essere davvero una specie di oppio del po-polo .

È appunto meditando su questo panorama religiosodi popoli tanto numerosi che, mentre viaggiavo in ae-reo dall'India e dalla Thailandia verso il Giappone,mi venne di apprezzare in qualche modo la secolariz-zazione . Non già il decadente secolarismo occidenta-le, bensì i provvidenziali valori contenuti in questoimportante segno dei tempi, che bisognerebbe saperportare a un ordinato processo di crescita .

I valori della secolarizzazione, infatti, acuiscono lospirito critico dell'intelligenza umana, esigono ogget-tività, sottolineano l'importanza della dimensionestorica, fanno desiderare il confronto dei valori uma-ni con le varie proposte religiose, aiutano a demitizza-re ciò che è fantasia o superstruttura o superstizione omoda caduca, e, particolarmente, a ripensare la mu-tua implicanza tra le famose categorie •di «sacro» e«profano» .Ora : la fede cristiana accetta questo confronto e ne

esce rafforzata nella sua oggettività di «storia dellasalvezza» . Le altre religiosità popolari, invece, rifug-gono da tale confronto critico ; ma presto o tardi do-vranno pure sentirsi interpellati . Il cammino da per-correre non è necessariamente quello dell'Occidente,degenerato spesso in secolarismo . Ad ogni modo sipuò pensare che il processo di secolarizzazione risulte-rà benefico nello stesso Occidente; non tarderà, pen-so, ad arrivare il tempo in cui, nelle attuali società se-colariste ed atee, i valori della secolarizzazione muo-veranno, paradossalmente anche se lentamente, lospirito critico dell'uomo a riflettere seriamente sul

non senso della negazione di Dio o della proclamataprescindenza da Lui, tacciando di fatua e incocluden-te certa superficiale moda di millantarsi come «noncredente» .

L'attuale panorama religioso dei popoli fa percepi-re l'urgenza di una evangelizzazione che sia veramente«nuova». I portatori della Buona Novella hanno pre-so in conto anche il progresso scientifico per divenirecapaci di far crescere, nel dialogo, un giusto senso cri-tico, e devono avere consapevolezza di essere media-tori di una forza evangelica transculturale servendol'uomo nella dedizione della carità e illuminandolo suigrandi eventi salvifici della storia, vissuti e fatti pre-senti nei secoli da Gesù il Cristo .

Non a torto alcuni pensatori, osservando l'espan-dersi del processo di secolarizzazione, credono che leReligioni carenti di oggettività umana e senza spessorestorico troveranno nel futuro gravi difficoltà . La fedecristiana, invece, è capace di confrontarsi, anzi di cre-scere, di fronte agli impatti della critica scientifica .Essa infatti non è una semplice elaborazione del sensoreligioso umano (pur tanto positivo e indispensabile),ma si presenta come la concreta iniziativa di Dio fat-tosi personalmente presente nel divenire dell'uomo,elevando la sua naturale dimensione religiosa a litur-gia storica .Dunque: i viaggi per il mondo possono anche dive-

nire un invito ad apprezzare la razionalità, le scienze,lo spirito critico, per crescere, confrontandosi con es-si, nella fede di Cristo!

don Egidio Viganò

Le aree colorate della cartina indicano le religioni professate dalla maggio-ranza degli abitanti del luogo .I numeri indicano alcuni Paesi dove l'una o l'altra religione costituisce unaminoranza rilevante.

1 FEBBRAIO 1987 - 5

DSalesiano muoreattraversando un fiume

on Remo Prandini,salesiano, 44 anni,originario di

Lodrino in Valtrompia èmorto nella regione di LaPaz in Bolivia proprio nelgiorno di Natale. DonPrandini - in Bolivia daben undici anni - stavaportando doni il 25 dicembre1986 - ai bambini di unvillaggio quando,nell'attraversare un fiume, lapassarella ha ceduto ed ilreligioso è precipitato inacqua annegando .

VENEZUELA s

Leonor Gimènez de Mendozapresidente delleDamas Salesianas

L a signora LeonorGimènez de Mendozaè stata riconfermata

presidente dell'AssociaciónDamas Salesianas delVenezuela .Nata oltre venticinque annifa questa associazione volutadal salesiano don Miguel

Nella foto :la signora Leonor .

Gonzàles a sostegnodell'opera salesiana sulla sciadelle benemerite DamePatronesse, grazieall'impulso e al dinamismodi questa donna -è riuscita adarsi una organizzazioneveramente notevole. Puressendo radicate nello spiritosalesiano le DamasSalesianas rappresentanooggi una associazionegiuridicamente autonoma daisalesiani e punta adiffondersi in tutto il

PIGry d; DEL VACTlaO

mondo . I suoi principistatutari poggiano suprofonde motivazionireligiose . Le Socie poi hannouna particolare devozione aMaria Ausiliatrice e a sanGiovanni Bosco e mettono illoro prestigio sociale aservizio dell'apostolato edella promozione umana .L'Associazione si è distintaparticolarmente nel campodell'assistenza medico-sanitaria ed a sostegno diopere periferiche .La signora Gimènez deMendoza - Tita per leamiche - anima e dirigequesta associazione ormai dadiciotto anni . Educata neimigliori College d'Europadove il padre ebbe diversiincarichi diplomatici, lasignora Leonor è sposatacon Lorenzo Mendoza,proprietario dell'industriaPolar che produce la piùdiffusa birra venezuelana .Madre di sei figli e donnaprofondamente religiosa èconvinta che bisogna metterea servizio del prossimo ipropri talenti .Lei lo fa dicono consimpatia, femminilità, caritàe salesianità tutti attributiquesti essenziali per chidirige una associazione didonne. A chi accusal'associazione di voler«zittire la coscienza» condecisione e sorridente Titarisponde : «Per zittire etacitare la propria coscienzanon è necessario occuparsi dimigliaia di ammalati népreparare migliaia di giovaniad una vita futuraproduttiva né formare nuove"damas" in ogni parte delmondo» .Per l'anno centenario dellamorte di Don Bosco leDamas hanno preso alcuniimpegni che certamenteriusciranno a concretizzare :dedicare una stazione dellametropolitana a Don Bosco,far emettere un francobollocommemorativo, fardedicare a Don Bosco la

copertina dell'elencotelefonico venezuelano,stampare - sponsor laFundacion Pilar - unaedizione per ragazzi dellavita di Don Bosco ediffonderla ampiamenteanche grazie all'aiuto di spottelevisivi. Grazie sempre aquesta sponsorizzazioneverranno prodotti eproiettati alla televisionenazionale alcuni documentaridedicati alla vita dellafamiglia salesiana .

ITALIA

Cinecircoli in Assemblea

giovani e lo

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spettacolo in unasocietà

condizionata dalle nuovetecnologie dellacomunicazione» è il temache ha ispirato l'AssembleaGenerale dell'AssociazioneCGS (Cinecircoli GiovaniliSocioculturali), svoltasi aRoma il 4-5 gennaio 1987,traendo motivo di dibattito edi progettazione per il nuovoanno dal recente Convegnodell'UPS . Erano presentiquasi cento rappresentantidegli oltre 200 cinecircolioperanti in Italia .L'Assemblea si è presentataparticolarmente vivace perl'attenta lettura chel'Associazione ha fatto di sestessa e della propria attivitàche, soprattutto nell'annoappena concluso, haincontrato positiva e

Nella foto:Copertina Mensile CGS .

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riconosciuta presenzasoprattutto nell'ambito delconfronto con le altreassociazioni culturali, pressol'AGIS (associazione dellospettacolo) e il Ministero delTurismo e dello spettacoloTS. Tra le iniziative chehanno fatto apprezzare lapresenza dei CGS : l'affollataTavola Rotonda sull'art . 28(che favorisce la presenza deinuovi autori, soprattuttogiovani, nella produzionecinematografica), lapresentazione dell'indagine edella riflessione sul rapportocinema e ragazzi richiesta dalConsiglio d'Europa(illustrata a Firenze inoccasione delle iniziative per«Firenze capitale dellacultura»), la produzione ediffusione di 3 antologiefilmiche sul tema della Pace(impegnativa iniziativa araggio nazionale che haportato a confezionare 3raccolte dei migliori filmsd'animazione presenti nelmondo con tanto di catalogoillustrativo e interessantesussidio didattico perfavorire la ricerca, ladiscussione el'approfondimentoall'interno dell'attivitàscolastica) . Un grossoimpegno editoriale haaccompagnato anche ilcammino dell'associazioneattraverso un «NotiziarioCGS» che favoriscecollegamento,mentalizzazione eorientamento nella attivitàculturale dei vari CGS .L'Assemblea ha evidenziatoanche i problemi cheinsorgono per la fragilitàorganizzativa di fronte alpeso e al cumulo di impegniche ormai l'Associazione staassumendo come animazioneculturale all'interno delleopere salesiane e nel dialogocon le istituzioni pubbliche ele altre associazioni attivenell'ambito della cultura edello spettacolo . . .L'Assemblea si è conclusacon un richiamo al futuro eun rinnovato impegno adintervenire nella realtàgiovanile con un chiaroprogetto culturale ispirato alsistema educativo di donBosco .

Verso un nuovo statuto dellaConfederazione Mondialedegli exallievi di don Bosco

C on lettera dell'8dicembre 1986 ilpresidente mondiale

degli Exallievi ha annunziatoche lo Statuto degli Exallieviverrà rivisto alla luce deinuovi orizzonti aperti ai laicidal Concilio Vaticano Il edagli ultimi Capitoli generalidella CongregazioneSalesiana .Con la stessa letteraGiuseppe Castelli haannunziato la commissioneche assistita dagli espertidell'Università Salesiana(proff. Juan Picca, TarcisioBertone, Donato Valentini)dovrà elaborare il nuovotesto .Essa è presieduta dall'Avv .Nino Magnano di S . Lio -recentemente nominato vicepresidente dellaConfederazione Mondiale edè composta dal delegato donCharles Cini, dal segretariogenerale dott . TommasoNatale, dall'ex presidenteconfederale on .le dott . JosèGonzales Torres, dal giudiceGiovanni Viarengo, dal dott .Francesco Ielmini e dal dott .Paolo Monguzzi .Il cammino per il nuovoStatuto - ha scritto fral'altro Giuseppe Castelli -richiede la collaborazione ela responsabilità di tutti gliexallievi specialmente dicoloro che hanno tantaesperienza a livellodell'associazione . Già datempo del resto - affermaancora Castelli - si sentivail bisogno di intraprenderequesto lavoro difficile edelicato che deve essere fattocon tanto amore verso DonBosco, tornando alle fonti ealle origini della storiasalesiana ma anche tenendoconto dei segni dei tempi,della nuova dinamica diassociazionismo e degliorizzonti aperti dalVaticano Il e dai documentisalesiani . Da tutti si auspicache il nuovo Statutodell'Associazione possaessere promulgato aconclusione dell'annocentenario della morte diDon Bosco .

I giovani manifestano, protestano, propongono, preten-dono. A questo ci hanno abituato nelle città, nelle universi-tà, nelle piazze di paesi e nazioni distanti fra loro geografi-camente e in situazioni politiche e sociologiche molto diver-se . Lo hanno fatto in Algeria, in Italia, in Spagna, in Fran-cia, in Belgio, in Cina, in Germania Ovest, in Cile ; con esitidifferenti e non sempre con successo, ma nell'intenzione difar sapere che sono vivi . Quel risveglio delle masse giovaniliè stato, a nostro parere, uno dei pochi elementi positivi chehanno attraversato il 1986, anche perché è stato accompa-gnato da una domanda di valori e non soltanto dall'esigenza- tanto diffusa, per esempio, nel mitizzato '68 - di di-struggere l'esistente, addirittura nell'illusione che, con laviolenza, si potesse costruire un mondo migliore .

Se riusciamo quindi a capire quella domanda di valoripossiamo forse guardare al futuro con minori preoccupazio-ni . Le nuove generazioni del 1986 non hanno infatti chiestoin linea generale di abbattere i vecchi edifici istituzionali, lestrutture societarie - queste e quelli non sempre da buttarvia -, ma di adattarli alle attese comuni . Una concezionedella scuola meno selettiva e più formatrice, hanno detto glistudenti francesi, spagnoli, italiani, belgi ; una riconsidera-zione più severa del patrimonio religioso dell'Islam, i lorocoetanei algerini ; un più accentuato rispetto della natura,magari con qualche disordine, era l'esigenza dei ragazzi te-desco occidentali e, con minore eco sulla stampa, in alcunipaesi dell'Est europeo ; una apertura di dialogo hannoespresso a gran voce gli universitari cinesi, come avvio versoun processo di democratizzazione ; e i giovani cileni sonoscesi sulle strade per invocare precise richieste di libertà e diritorno alle istituzioni rappresentative eliminate dalla ditta-tura militare .

Accanto a questo, registriamo altri elementi . II rafforza-mento nelle coscienze e nelle comunità più mature (anche sequi dobbiamo limitarci alle società definite come sviluppatee per le quali sono disponibili riscontri oggettivi in indaginie inchieste) di un recupero dei valori affettivi : fedeltà matri-moniale, senso della famiglia, rispetto della vita, sacralitàdella persona e della dignità umana, accettazione della di-mensione religiosa. Il fenomeno, naturalmente, è ancora daconsiderare ristretto, perché le controprove - dalla diffu-sione della droga e della delinquenza all'abuso del sesso e al-la violenza fine a se stessa - sono numericamente prepon-deranti . Per un certo tempo, tuttavia, queste ultime sonopassate come idee dominanti, mentre ora le minoranze atti-ve e motivate costituiscono l'esempio e l'inizio di forze trai-nanti che sta a noi, a tutti noi, giovani e adulti, di tradurrein costumi e abitudini morali per radicare insieme, nella so-lidarietà e nella pace, le basi di un terzo millennio che, giu-stamente, appartiene di più a quelle generazioni che oggimanifestano, protestano, propongono, pretendono .

Angelo Paoluzi

ndrea Balestri eLorella Cini il 30novembre 1986, nel

giorno onomastico dellosposo hanno pronunciato illoro «sì» nella Chiesa di SanGiovanni Bosco al quartiereCep di Pisa . Potrebbe essereuna quasi banale notizia ditutti i giorni ma non lo è dalmomento che AndreaBalestri è il Pinocchio delfilm televisivo di Comencini .Chi non lo ricorda? IlPinocchio televisivo, avrebbevoluto che la cerimonia sifosse svolta in tuttariservatezza, non ha potutoinvece nascondersi . E labella chiesa, operadell'architetto fiorentinoItalo Gamberini, era allimite della sua capacitàricettiva. Non c'erano lepersonalità del cinema checon lui dettero vita alburattino di Collodi, mac'era tutto il popolo delvillaggio Cep dove gli sposihanno vissuto fin dalla loroinfanzia e che all'uscita li hasommersi in unbeneaugurante uragano diriso ; c'erano le televisioni,c'erano i fotografi dei piùimportanti quotidiani, rivistee agenzie .Al Cep si sono conosciuti,hanno giocato, hannofrequentato l'oratoriosalesiano, hanno lavoratoinsieme al supermercatodove è esploso il loro amore

Nella foto:

I I coniugi Balestri almomento del loro «si»dinnanzi al salesianodon Baldan .

e al Cep hanno volutosposarsi, officiante il loroparroco don Gastone Baldanche li ha sempre seguiti eindirizzati verso la stradamaestra della vita . «Miavevano detto di andare asposare in una chiesa piùimportante - ha confessatoAndrea - ma non mi hannoconvinto . Ho voluto sposarenella mia chiesa che è la piùbella di tutte» .È arrivato per tempo inchiesa ma la sposa si è fattaaspettare; un caloroso edaffettuoso applauso l'haaccolta quando si èpresentata accompagnata dalnonno materno, LiberoSereni, essendo orfana dipadre. È apparsa come unafatina da fiaba : capelli neri,occhi neri che sprizzavanofelicità, senza bacchettamagica e senza abitoazzurro : un bell'abito biancodi taffettas di raso con fioriricamati in paillettes, manicastretta a guanto, corpetto ditulle, acconciatura inpaillettes sulla parte sinistra .Andrea : giacca scura,pantaloni grigio scuri conuna leggera banda, cravattaa farfalla a fantasia . Il corodei giovani del « 20 + 1 » delquale faceva parte ancheAndrea hanno cantatomotivi sacri . Don Baldan alVangelo ha avuto per glisposi parole di augurio e disperanza invitandoli alla

fiducia nel Signore che hapermesso ad Andrea direalizzare la più bella favoladel mondo e che puòrimanere un insegnamentoanche per tutti .Ora gli sposi andranno adabitare a Marina di Pisa .Dopo il viaggio di nozze, laLorella al suo lavoro alsupermarket, Andrea allavoro di muratore con unparente per terminare diimparare il mestiere avendointenzione di dare vita aduna impresa edile propria . Ilcinema don Bosco al Cep, inonore degli sposi, haproiettato il film«Pinocchio» : c'era unavolta . . . comincia quellafavola . Potrebbe chiudersiora: c'era una volta unburattino che è diventato unvero uomo ed ha cominciatocon la sua sposa un'altravita molto più bella .

Mario Barsali,(Il Tempo, 1/12/1986)

N

Locorotondo ricorda donFrancesco Convertini

ei giorni 6 e 7dicembre 1986 lacomunità civica ed

ecclesiale di Locorotondo(Bari) ha vissuto momenti diparticolare intensità emotivae spirituale commemorandoun suo figlio: don FrancescoConvertini, missionariosalesiano, nel decimoanniversario della suascomparsa, avvenuta aKrishnagar (W . Bengal -India) l' 11 febbraio 1976 .Nell'auditorium comunalegremito all'inverosimilesabato 6 dicembre ilprofessor Giuseppe Guarellaha presentato il volume«Anche il fragno fiorisce»,frutto della appassionataricerca storica di don NicolaPalmisano sulla straordinariafigura di Father Francis,come era chiamato

familiarmente donConvertini .Erano presenti, tra gli altri,il senatore Mezzapesa, ilvicario ispettoriale salesianodon Varrà, il sindaco, ilparroco e presiedeval'arcivescovo di Brindisimonsignor Todisco .Il 7 dicembre, popolo eautorità partecipavanoall'inaugurazione di unanuova piazza intitolata a donFrancesco Convertini .

NICOLA PALMISANO

DON FRANCESCO CONVERTINImissionario salesiano

Nella foto :. La copertina del libro .

Nella stessa, una lapide,scoperta dal sindaco ebenedetta dall'arcivescovo,lo ricorda così : « . . . visse 50anni in India, testimoniandoCristo, nel dono di sé,amato da un popolo di indù,musulmani e cristiani,esaltando le virtù contadinedella nostra gente» .Anche Cisternino, Fasano,Bari, Brindisi, Foggia siaccingono a celebrare lamemoria di questomissionario dalle mani nudee laboriose, sprovvisto,amicale, mite, capace diallegria come un contadinodelle sue contrade, convintodi ricevere più di quantodava come un bambino .Contemplativo del suo Dio esollecito amico degli uomini,Francesco è stato capace diseminare speranza nellacomunione liberante dellacarità, in cui ha fattopresente la verità cristiananegli umili camminidell'esodo umano nellasterminata pianurabengalese .

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A Sesto i giovani incontranola natura

C on il patrocinio delcomune di Sesto S .Giovanni e la

sponsorizzazione di alcuneaziende locali, i ragazzi dellascuola media salesiana con laguida di don TarcisioMeroni dal 30 ottobre al 16novembre 1986 hannorealizzato una singolaremostra divenuta - a dettadello stesso sindaco dellacittà Fiorenza Bassoli - «unpunto di riferimento pertutte le scuole cittadine» .E del resto non succede tuttii giorni che una mostracoinvolga oltre tremila allievidi 145 classi cittadine .La mostra presentata haavuto come tema : i giovaniincontrano la natura, fiori,api, farfalle. Un tema svoltocon estrema facilità dairagazzi della scuola mediasalesiana di Sesto dalmomento che questa scuolada oltre un trentennio sidistingue per una particolareattenzione a tale argomentoincoraggiando ricerche chehanno meritato a molti suoialunni ambiti preminazionali e internazionalicome quelli ottenuti aiconcorsi «Philips» su«L'universo-APE» .In occasione della mostra èstato anche pubblicato unlibretto-sintesi che raccoglietutte le iniziative che lascuola ha svolto in questiultimi trent'anni .La scuola di viale Matteottia Sesto è sicuramente la piùpremiata d'Italia per lescoperte e le ricerche incampo scientifico e

sull'ambiente e lapartecipazione a diversiconcorsi nazionali edinternazionali, presentandodi volta in volta ricerche suvari temi : droga, il cascoobbligatorio, il problemadell'autodromo di Monza, igiovani e l'Europa.I ragazzi della scuola mediasestese hanno semprelavorato sotto la guida didon Tarcisio Meroni : «Hosempre avuto la fortuna diavere con me giovanivolenterosi che hannorisposto ad ognisollecitazione - ha dettodon Meroni -. Sono tantigli argomenti affrontati intrent'anni di attività e sonotanti anche i successi, alcuniaddirittura storici» .Tra le molte scoperte dasegnalare spicca quella delmiele inquinato : era il 1975quando per partecipare alconcorso Philips i giovanistudenti effettuarono unaricerca sulle api e sul mielescoprendo presso unagricoltore sestese cheoperava vicino aglistabilimenti della Falck ilcosiddetto miele nero ; sitrattò anche di una scopertache ebbe un grande risalto,anche perché venne appuratoche le stesse api erano ingrado di far notare se ilmiele era puro oppure no .Un altro episodio riguardal'invenzione del cambiosincronizzato per le bicicletteda corsa dell'84 : MarcoBiddao, allora tredicenne,

I Nella foto :Una scolaresca invisita allo stand dellefarfalle .

Nella foto :Uno dei «presepi»esposti .

preparò il cambiopresentandolo alla dittaCampagnolo ma non vennemai brevettato; un annodopo lo stesso cambio fuvisto applicato ad unabicicletta giapponese . Inoccasione del Marco Polotelevisivo nell'83, la Raipreparò un concorso daltitolo «Al di là della GrandeMuraglia» : su trentamilapartecipanti vinse RobertoAstesani, studente di terzamedia della scuola sestese .E ancora nell'85 al concorsointernazionale « I giovaniincontro all'Europa» sumigliaia di partecipantivennero premiati cinqueragazzi dei salesiani .

«Bentornato Presepio» alBorgo Ragazzi Don Bosco diRoma

C on una mostra dicinquanta presepi econ cinquanta poesie

scelte fra le moltissime fattepervenire, i salesiani delBorgo Ragazzi D . Bosco diRoma sono riusciti apolarizzare l'attenzione delloro quartiere sull'operasalesiana in occasione delnatale 1986 .L'invito rivolto alle scuoleelementari e medie delquartiere ha avuto unarisposta corale e sono statepresentate suggestivecreazioni artistiche eseguitecon materiale tra il più varioe originale .

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Accanto ai ragazzi hannolavorato in umileatteggiamento dicollaboratori genitori edinsegnanti : i risultati sonostati davvero eccellenti .Anche perché i piccoli artistisono riusciti ad essereprovocatori ponendol'accento su quei valori,quali la pace, la solidarietà,la fraternità, il rispettoreciproco, che a noi adultisembra siano stati messi daparte .Molto risalto è stato datoall'incontro del Papa adAssisi con le varie religioni .

Concerti di solidarietà aVerona

I l1 terremoto di ElSalvador non halasciato indifferente la

Famiglia Salesiana .Fra le tante iniziative sonoda ricordare «i concerti»promossi dalle «botteghe»del centro di Verona con ilpatrocinio del Comune diVerona, il quotidianoL'Arena e La Cassa diRisparmio di Verona,Vicenza e Belluno .La manifestazione - si èsvolta dal 17 al 22 dicembre1986 - oltre ad averprodotto un discreto aiuto inmilioni alle opere salesianedi El Salvador, ha datoanche la possibilitàall'ispettore salesiano donGiovanni Fedrigotti,appositamente invitato, diparlare delle opere salesianenel mondo .

COMUNICAZIONE SOCIALE

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Il convegno dell'UPS

OCCUPIAMOCIDELFUTURO

® «Se la trasformazionesociale non è prodotto di illumina-zioni storiche ma dell'impegno ditutti nella vita quotidiana ; se la stra-da da seguire non è segnata una tan-tum come frutto di ideologie o pote-ri costituiti ma è da ricercare dipa-nando continuamente le ambiguitàdel reale ; allora è evidente che losviluppo ed il futuro della societàitaliana non sono legati a modelli darecepire e da applicare, ma all'in-tensità ed al senso delle trasforma-zioni che noi tutti insieme riuscire-mo a portare avanti» . Così Giusep-pe De Rita, direttore del CENSIS,introduceva dieci anni fa il Conve-gno «Evangelizzazione e promozio-ne umana». Restano considerazioniche potrebbero costituire la letturadi fondo dell'annuale Convegnopromosso dall'Università Salesianadi Roma.

Quest'anno è toccato alla Facoltàdi Scienze dell'Educazione fornire iltema e allestirne i momenti di svi-luppo . La scelta è caduta su «Do-manda di educazione e nuove tecno-logie della comunicazione» . Un ar-gomento di grande attualità e dipressante problematicità, soprattut-to per chi avverte vocazione educa-tiva, responsabilità pastorale, con-sapevolezza di presenza attiva eumanizzante nel contesto di una so-cietà fortemente condizionata e ca-nalizzata dalla prepotente presenzadei mezzi di comunicazione socialeche oggi hanno assunto il volto fa-scinoso e accattivante di sofisticatetecnologie ad alto tasso di capacitàdi convinzione e di formazione del-l'individuo e dell'intera società .«Un prodigioso sistema capillare -scriveva vent'anni fa E . Morin - si

Il tradizionale convegno d'iniziod'anno organizzato a Romadall'Università Salesiana hariproposto all'attenzione dellaFamiglia Salesiana leprovocazioni delle nuovetecnologie.

è costituito nel gran corpo planeta-rio : parole e immagini sciamanodalle telescriventi, dalle rotative,dalle pellicole, dai nastri magnetici,dalle antenne radio e televisive ; nonc'è molecola d'aria che non vibri dimessaggi che una macchina, un ge-sto, rendono immediatamente udi-bili e visibili . La seconda industria-lizzazione, che è ormai l'industria-lizzazione dello spirito, la seconda

colonizzazione che concerne l'ani-ma, progrediscono nel corso del XXsecolo . Attraverso di esse, si effet-tua quel progresso ininterrotto dellatecnica, non più soltanto diretta allaorganizzazione esterna, ma volta apenetrare l'interno dell'umano e aversarvi merci culturali» . L'allarmedello studioso francese è diventatoproblema di coscienza e inquietudi-ne di fronte allo sviluppo che la tec-

nologia della comunicazione ha re-gistrato in questi ultimissimi anni .«È successo quello che pochi osava-no prevedere - scriveva "Panora-ma" due anni fa introducendoun'analisi della cultura italiana at-tuale . Nel momento in cui la societàdell'informazione sta trasformandoil mondo in un'immensa ragnatelacomunicativa e la cultura si accingead assumere la cittadinanza plane-taria, l'intellettuale degli anni '80appare disorientato dalla prospetti-va del grande salto . E nel suo futu-ro, vaghi appelli al "secondo Rina-scimento" si intrecciano a foscheprofezie». È la tensione che ci èsembrato di cogliere nel corso delConvegno presso l'Università Sale-siana. L'ingresso massiccio dellenuove tecnologie, che ha radical-mente trasformato lo scenario entroil quale si svolge la comunicazioneumana con i conseguenti risvolti dirapporti sociali, di identificazionepersonale, di realizzazione della vo-cazione umana, ha già provocatoprofonde ristrutturazioni sociali eculturali e ha posto drammatichesfide a chi fa professione di volontàeducativa o pastorale . L'intento eraquindi di far superare il rischio del«disorientamento», offrendo i pa-rametri essenziali per una letturarealistica e coraggiosà del nuovo fe-nomeno sociale in cui siamo immer-si e linee di orientamento per impo-stare un'azione educativa e pastora-le che aiuti a superare la tentazionecostante di schierarsi tra gli « apoca-littici» o tra gli «integrati» .

Quanto mai opportuna e tempe-stiva l'iniziativa dell'Università Sa-lesiana, cui ha aderito, per l'aspettoorganizzativo e per l'accentuazionedi alcune tematiche anche l'Asso-ciazione nazionale CGS, attenta aifenomeni culturali collegati alla co-municazione sociale . Iniziativa cheha trovato interessata risposta fraquanti operano nell'area educativa .

«Occupiamoci del futuro : là do-vremo passare il resto della nostravita», ammiccava dagli autobus diRoma un manifesto di un partitoproprio un anno fa. È il caso di ri-petere l'invito . Con la coscienza cheil futuro è già presente . Ciò che eratema di previsione, di immaginazio-ne, di probabilità, in questo vorti-coso succedersi degli anni '80, è di-

ventato quasi improvvisamenterealtà. Quasi non ce ne rendiamoconto. «In dieci anni l'informaticadegli scienziati è diventata quella diun bambino» ha esclamato il pre-mier francese Fabius, inaugurandola mostra del SICOB alla finedell'84. E aveva ragione . L'altrametà degli anni '80 irrompe, con ilseguito di innovazioni tecnologiche,che porteranno profondi cambia-menti sulla «qualità» della vita : sulmodo di lavorare, di conoscere, diapprendere, di divertirsi, di comu-nicare, di pensare, di organizzare iltempo libero, di determinare i valo-ri . . . E una sfida «culturale», primache economica . Lo attesta la preoc-,upazione dei grandi centri di pote-re tesi in una spasmodica corsa adoccupare posizioni di primato, percontrollare e gestire le agenzie edu-cative e di opinione . Ormai l'hard-ware (la struttura, la macchina) vie-ne a coincidere sempre più stretta-mente con il software (i contenuti, i«programmi» che la macchina am-ministra). L'orientamento è quellodescritto da McLuhan: «il mediumè il messaggio» e la nuova civiltàtecnologica, sapientemente edottasui propri poteri, ne trae i più ampivantaggi. L'irruzione prepotentedelle nuove tecnologie della comu-nicazione chiede, quindi, sensibilitàed attenzione per analizzare nuovedomande di educazione poste inparticolare alla famiglia, alla scuo-la, alle associazioni, alla Chiesa .Non si tratta di «falsi problemi» odi questioni di scarso interesse . Suo-na opportuno l'invito espresso dalRettor Maggiore dei Salesiani, donEgidio Viganò, diffuso attraversouna sua lettera del 1981 : «Se noi og-gi vogliamo davvero educare edevangelizzare non possiamo proce-dere come un tempo, prescindendodagli impatti della comunicazionesociale, come se non ci fossero ; alcontrario siamo invitati ad inserircinelle nuove situazioni, ad accettareil nuovo tipo di ragazzo e di società,ad immergerci in essa con coraggioe piena disponibilità e con la creati-vità di don Bosco» (Atti C . S . n . 302pag . 16). «Don Bosco - proseguedon Viganò - ci aveva lanciati pro-feticamente all'avanguardia» . IlConvegno dell'UPS ha avuto il me-rito di orientare criticamente l'at-

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tenzione su un problema che si inne-sta in una delle preoccupazionieducativo-pastorali più caratteristi-che della tradizione salesiana e diDon Bosco stesso («Fu questa -scrisse don Bosco il 19/3/1885 rife-rendosi alla stampa - una fra leprecipue imprese che mi affidò laDivina Provvidenza, e voi sapetecome io dovetti occuparmene coninstancabile lena, nonostante le mil-le altre mie occupazioni» e conclu-deva: «Vi prego e vi scongiuroadunque di non trascurare questaparte importantissima della nostramissione»). C'è da sperare che l'ini-ziativa non rimanga un fatto isolatoo circoscritto a pochi interessati, co-munemente indicati come «espertiin materia» o «addetti ai lavori» .Le acute analisi di Innis, Postam ealtri studiosi trascrivono la verità diquanto sta già accadendo : le tecno-logie della comunicazione hannoprodotto mutamenti nella strutturadegli interessi («ciò a cui si pensa»),hanno trasformato il carattere deisimboli (il linguaggio e i codici at-traverso cui si pensa e ci si esprime)e, come ulteriore conseguenza, han-no modificato la natura della stessacomunità umana (l'area di popola-zione entro cui si sviluppano e simettono in circolazione i pensieri, leidee). Non serve rinchiudersi in unabotte e lamentare la scomparsa del-l'uomo è più colpevole ancora nonavvertire i cambiamenti. È indi-spensabile recuperare nuove energieper assumere una nuova disposizio-ne culturale. Esprimere sciocca irri-tazione contro l'inarrestabile espan-sione delle nuove tecnologie di co-municazione o sedersi impotenti aimargini della storia suona grave re-sponsabilità . Giustamente i vescoviitaliani trattando dei problemi rela-tivi all'impegno dei cristiani nelmondo della comunicazione, avver-tono : «L'assenteismo, il rifugio nelprivato, la delega in bianco non so-no leciti a nessuno, ma per i cristia-ni sono peccato di omissione»(CEI, La Chiesa e le prospettive delpaese, n . 33). Occupiamoci, quindi,del futuro, consapevoli che - se ciè consentito parafrasare il titolo diun recente film - per noi si trattaormai di un doveroso «ritorno» .

Pierdante Giordano

PROGETTO AFRICA

12 - 1 FEBBRAIO 1987

I salesiani in Mal ì

Il consiglieregenerale per laRegione ibericaripercorre per ilettori del BS iterritori missionariaffidati ai Salesianidella Spagna.

«LÀ 1 BISOGNISONOINCOMPARABILMENTEPIÙ GRANDI DEI NOSTRI»

La Repubblica del Malìsi trova in Africa Occidentale . È unpaese esteso un po' meno del Niger,il paese più grande di tutta questazona africana . Ha una superficie di1 .240 mila chilometri quadrati euna popolazione di oltre 17 milioni .

La capitale è Bamako con mezzomilione di abitanti .

Gran parte del territorio è deserti-co; il resto appartiene al « sahel »,

con piogge abbondanti da luglio fi-no a settembre . È allora che gli abi-tanti ne approfittano per la coltiva-zione del miglio, del riso, del coto-ne, del cacao .

Chi visita il Paese durante i mesidi siccità non vede altro che un de-serto ma quando giungono le piog-ge esso si trasforma in un giardino .

Queste condizioni climatiche ac-compagnate ad altri fattori come la

carenza di sbocchi a mare, lo scarsolivello di alfabetizzazione e un at-taccamento eccessivo alle tradizionifanno del Malì uno dei dieci paesipiù poveri del mondo con un reddi-to procapite annuo di appena 190dollari. Quando poi si pensa che ilfiume Niger con il suo immenso al-veo, attraversa il Paese per più dimille chilometri senza che le sue ac-que siano utilizzate a fini irrigui, sicapisce allora l'importanza di farprogredire la cultura di questo po-polo .

La popolazione è costituita da di-verse etnie : Bambara, Tuareg, Se-nufi, Malinki ecc ., tutte parlantilingue diverse . Tra tutte prevale lalingua dei Bambara parlata dal 60%della popolazione .

La religione predominante è quel-la musulmana con più di cinque mi-lioni di fedeli (il 65% della popola-zione) seguono altre religioni tradi-zionali con due milioni e mezzo diseguaci (33%); i cristiani sono pocomeno di centomila .

Dal 1960 il Malì gode di indipen-denza politica dopo che per più di60 anni aveva fatto parte della Fe-derazione francese dell'Africa Occi-dentale. Attualmente il Paese è go-vernato da un regime militare cheha anche creato un partito unico na-zionale denominato «Unione De-

M La chiesa affidata ai Salesiani

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mocratica del Popolo del Malì» .Capo dello Stato dal 1968 è MoussaTraorè .

Il lancio del Progetto Africa daparte del rettor maggiore don Egi-dio Viganò ha trovato sin dall'iniziouna risposta generosa e positiva daparte di tutte e sette le ispettoriespagnole che hanno dichiarato, rea-lizzandole, la loro disponibilità adassumere opere in Africa occidenta-le equatoriale e quindi nel Benin, inCosta d'Avorio, in Senegal, e nelMalì appunto che è stato affidato aisalesiani dell'Ispettoria di Valencia .

Dopo i primi contatti e le primeconoscenze della situazione, il ve-scovo di Sikasso, monsignor Cissè,andò a Valencia in occasione dellaconsegna del Crocifisso ai missiona-ri della prima spedizione .

Fu una giornata indimenticabileche segnò profondamente l'animodei presenti soprattutto quando donJosè Gabriel Larreta, parlando anome dei componenti la spedizione,manifestò i motivi che l'avevano

1 4 • 1 FEBBRAIO 1987

M Quando il missionario fa il barbiere . . .

spinto a far domanda per le mis-sioni .

«È vero - disse - che qui siamoun po' tutti necessari, ma là in Afri-ca i bisogni sono incomparabilmen-te più grandi. Noi vogliamo dare ilnostro piccolo contributo salesianoper la crescita del Malì» .

Era l'anno 1981 e sei salesiani,cinque preti e un coadiutore, parti-rono per quel paese con destinazio-ne Sikasso e Touba .

A noi risulta facile raccontarloma la realtà è carica di difficoltà cheloro, i missionari, hanno cercato disuperare come meglio hanno potu-to : l'assuefazione ad un clima permolti mesi d'assoluta siccità, l'ap-prendimento di una lingua per co-municare con la gente del posto, l'a-

La consegna di un pollo è un gesto diospitalità

dattamento ad un cibo tanto diver-so dal nostro, la lotta contro le zan-zare apportatrici di malaria, le stra-de piene di polvere o di acqua a se-condo della stagione, l'impossibilitàdi un dialogo con i musulmani .

Si notò subito tra la gente che coni Salesiani anche in Malì era giuntoqualcosa di nuovo : i ragazzi soprat-tutto, in massima parte musulmani,si sentirono amati dai missionari,crebbe l'amicizia e la fiducia e simoltiplicarono i gruppi dei cate-chizzandi nelle visite periodiche fat-te a decine e decine di villaggi dovesono cresciuti anche i battesimi e levocazioni specialmente quelle fem-minili .

Qualche tempo dopo giungono leFiglie di Maria Ausiliatrice e con lo-ro le forze si moltiplicano soprattut-to per l'attenzione e la promozionesanitaria ed igienica della gente .Un episodio del 1983 dimostra

quanto è capace di fare l'amore sa-lesiano .

In Malì ci sono molti ciechi : all'o-rigine di questa cecità c'è un velenoinoculato da un terribile insetto chefinisce con il distruggere il nervo ot-tico . Un ragazzetto di tredici annicominciava ad avvertire i segni dellaprossima cecità . Era musulmano efrequentava l'oratorio .

I L'aiuto delle nuove tecnologie :pannelli solari a servizio dellamissione

U La comunità salesiana alcompleto

I salesiani per il semplice fattod'essere un ragazzo lo notarono epensarono, con il permesso dei suoigenitori di mandarlo in Spagna e dimetterlo in mano ad alcuni speciali-sti. E così alcuni benefattori paga-rono il viaggio in Spagna mentremedici, personale paramedico e cli-nica offrirono tutto gratuitamente .

Immaginate la gioia dei genitorimusulmani nel vedersi restituito ilfiglio guarito e tutto perché un gior-no san Giovanni Bosco insegnò aisuoi seguaci di amare i ragazzi .

Nel 1985 i Salesiani accettaronola direzione di una scuola professio-nale a Bamako, la capitale delPaese .

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E del resto Don Bosco creò pro-prio le scuole professionali per unapromozione integrale dei giovanioperai .

Si poteva fare un miglior regalosalesiano all'Africa?

C'erano già 160 allievi . Dopo unanno il numero si è raddoppiato e lascuola ha corsi di meccanica d'auto,di meccanica agricola, di elettricità,di lavori in ferro .

Si è costruito un ambiente per fardormire quasi un centinaio di ragaz-zi provenienti dalle località più di-stanti . Appena dopo un anno di la-voro sono stati conquistati l'affettodei ragazzi e la stima della popola-zione che ormai qualifica i salesianicome «quelli che stanno sempre coni ragazzi», «quelli che trattano conamore e creano attorno fiducia edamicizia», «quelli che organizzanobene la scuola» .

Anche qui nascono «fioretti» .Un giovane al termine dei tre anni

di scuola chiede : «Può un musul-mano farsi salesiano? » .

No» - è la risposta «perché unsalesiano è un cristiano che crede inGesù Cristo e che offre la sua vita alsuo servizio» .«Ma perché questa domanda»,

chiede il salesiano .« Perché quello che ho visto in

voi», risponde il ragazzo, non loavrei mai immaginato : voi sietesempre a nostra disposizione e se ungiorno non trovo niente da mangia-re sono sicuro che me ne dareste :voi siete i primi che ci danno il buongiorno e gli ultimi a darci la buonanotte . Perfino quando noi studentiandiamo all'aeroporto per accoglie-re il Presidente o qualche autoritàvenite a piedi con noi più che pren-dere una macchina come potrestefare» .

«Fioretti» veri come questo rac-contato producono nei missionariuna grande gioia : i loro sacrifici in-fatti anche per quanti resterannoper sempre nell'islamismo, sono uneloquente testimonianza .

È anche questo un modo di mo-strare a coloro che non lo conosco-no il volto vero della Chiesa di Cri-sto .

Josè A . Rico, sdbConsigliere Regionaleper la Spagna e ilPortogallo

VITA SALESIANA

16 • 1 FEBBRAIO 1987

Polonia

Interno della chiesadel Sacro Cuore aVarsavia . . .

E SALESIANALA PIÙ GRANDECHIESADI VARSAVIAL'impegno missionariodei salesiani polacchi .Una storia di sofferenzae fedeltà. La capacità diguardare avanti.

Varsavia, novembre 1986 .Penultima domenica di novembre,in una grande parrocchia salesiana,all'estrema periferia di Varsavia . Ilcalendario liturgico segna la festivi-tà di Cristo Re . Per la vita della va-sta famiglia di don Bosco in Polo-nia, riunita nella «Bazylika SercaJezusowego», la chiesa del SacroCuore di Gesù, è un momento im-portante .

Sull'altare maggiore, nella piùgrande chiesa della capitale polac-ca, costruita sul disegno di san Pao-lo fuori le mura a Roma, don Ago-stino Dziedziel consegna il crocifis-so a quattro salesiani, in partenzaper le missioni dell'Africa . L'unodopo l'altro, il volto che tradisce

l'emozione del momento, i quattrosi inginocchiano davanti al delegatodel Rettor Maggiore per la Polonia,che, ogni volta, pronuncia la for-mula rituale .

È una cerimonia solenne e sugge-stiva che si rinnova per la quintavolta nella chiesa dell'esteso sob-borgo popolare di «Praga» . Sonopassati, infatti, già quattro anni daquando hanno ricevuto il crocefissoi primi salesiani diretti nello Zambiaper rispondere all'appello rivolto dadon Viganò, con il «progetto Afri-ca», a tutta la comunità salesianasparsa nei quattro angoli del mondo .

La risposta della famiglia salesia-na polacca è stata particolarmentegenerosa. Le cifre lo documentano .Dalla prima spedizione del 1982 adoggi, sono partiti alla volta delloZambia ben 29 salesiani di tutte equattro le ispettorie in cui è suddivi-so il paese: Varsavia, Cracovia,Wroclaw, Pita . In quel lontano pae-se africano lavorano, inoltre, setteFiglie di Maria Ausiliatrice polac-che ed un cooperatore salesiano .

Ma l'impegno missionario di tut-ta la comunità salesiana nel paese èproiettato oltre i traguardi, pur rag-guardevoli, già raggiunti . E proiet-tata verso il 1988, il centenario dellamorte di Don Bosco . Dal prossimo

. . . e l'esterno

anno, i missionari salesiani polacchisi metteranno infatti al servizio an-che della Chiesa che è in Uganda .Un compito non facile li attende inquesta nazione del «Continente Ne-ro», travagliata, negli ultimi anni,da non poche e non semplici vicissi-tudini sociali e politiche .

Vicino all'altare della chiesa delSacro Cuore, - da dove don Ago-stino, quella domenica di novem-bre, spiega alla gente, con parolesemplici, il significato del gesto,sempre commovente, della conse-gna del crocifisso ai missionari inpartenza per terre lontane - spiccauna grande cattedra di marmo bian-co, sormontata da una stola rossa .

All'osservatore straniero delle co-se di casa polacca, quella cattedraricorda significativamente un'altracattedra - vicino ad una grandecroce di legno con una stola rossa- che era stata preparata, il 2 giu-gno 1979, nel cuore di Varsavia, inpiazza della Vittoria, per la Messaconcelebrata da Giovanni Paolo Ilcon dodici vescovi polacchi in para-menti rossi come il fuoco della Pen-tecoste e il sangue dei primi martiricristiani .

«Non è possibile comprendere lastoria della nazione polacca senzaCristo», disse quel giorno il primo

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papa polacco della storia dellaChiesa. Non si può comprendere«senza Cristo» - affermò ancora- la stessa Varsavia, che, «pur ab-bandonata dalle potenze alleate, in-sorse in una battaglia ineguale con-tro l'aggressore», né si può com-prendere il «sacrificio» di un Massi-miliano Kolbe ad Auschwitz . «Og-gi, nella capitale della Polonia»,soggiunse fra un subisso di applau-si, «chiedo che Cristo non cessid'esser per noi libro aperto della vi-ta per il futuro . Per il nostro doma-ni polacco» .

Nella storia della basilica del Sa-cro Cuore, all'estrema periferia diVarsavia, si può leggere un pezzodella storia di ieri, di oggi e di do-mani, non solo della famiglia diDon Bosco in Polonia, ma dell'inte-ra nazione polacca e di tutta laChiesa polacca.Quattro ponti congiungono il

centro della capitale con il popolarequartiere di «Praga» sulla riva de-stra della Vistola . Qui, al principiodel secolo, in un tempo in cui il no-me della Polonia era praticamentecancellato dalle carte geografiched'Europa, la principessa MariaRadzwill fece iniziare i lavori per lacostruzione del tempio del SacroCuore. E sin dall'inizio la principes-

18 • 1 FEBBRAIO 1987

sa, discendente di una delle famigliepiù illustri del paese pensò alla pre-senza dei salesiani fra la gioventùabbandonata di Michalow, poveris-sima frazione di uno dei più miserisobborghi della Varsavia d'allora .

La consacrazione della chiesa ri-sale al 1923, ossia a cinque anni do-po la fine della prima guerra mon-diale. Quella grande tragedia, cheera costata la vita a milioni di uomi-ni sui vari fronti, aveva suonato perla Polonia l'ora della liberazionedopo 125 anni di smembramentodel territorio nazionale fra l'Au-stria, la Prussia e la Russia . Duran-te quell'oscuro periodo, trenta mi-lioni di polacchi avevano rafforzatola loro coscienza nazionale guar-dando alla Chiesa come alla solasperanza di ritrovare una patria . Diqui l'identificazione «cattolico =polacco», che vale pure ai nostrigiorni .

Nel 1931 avviene l'ingresso deisalesiani nella parrocchia del SacroCuore, affidata come parroco a donAntonio Hlond . Coadiuvato da tresacerdoti e due coadiutori, donHlond ha appena il tempo di rim-boccarsi le maniche e di avviare letradizionali opere salesiane, allor-ché una nuova tragedia si profila al-l'orizzonte del paese . Il 1 ° settem-bre 1939 la Polonia veniva invasadalla Germania, e, il 17 dello stessomese, dalla Russia . Pochi mesi do-po, don Hiond, al pari di altri con-fratelli, per evitare l'arresto, dovet-te nascondersi nelle vicinanze dellacittà .

Per i salesiani, per la chiesa e perla nazione furono cinque anni didura prova, di tribolazioni, di per-secuzioni, di sterminio e distruzio-ne. Durante i terribili anni dell'oc-cupazione nazista, la Polonia subìun martirio collettivo e una devasta-zione quasi totale di città, villaggi,chiese, scuole ed ospedali . Milionidi polacchi morirono nelle cameredi esecuzione di Dachau, Buchen-wald, Mathausen, e nel peggioredi tutti i campi di sterminio :Auschwitz-Birkenau .

Contemporaneamente, nella par-te orientale della Polonia, i russi or-ganizzarono deportazioni di massaai lavori forzati in Siberia . Questabarbara punizione, che nel secolodiciannovesimo e nei primi anni del

ventesimo era stata riservata ai cri-minali e ai delinquenti politici, veni-va ora applicata ad un milione emezzo di persone, comprese le don-ne e i bambini, colpevoli solo dellaloro nazionalità.

L'odio e la persecuzione più sotti-li furono riservati alla Chiesa . Du-rante quei cinque anni di agoniadella Polonia, migliaia di sacerdoti,di religiosi, di seminaristi, di suore,furono uccisi . L'intensità della per-secuzione variava da regione a re-gione .

La Chiesa fu portata sull'orlodella distruzione totale. Almeno ot-to vescovi furono gettati in prigionee nei lager di sterminio ; quattro tro-varono la morte tra torture disu-mane .Venti anni dopo la fine della

guerra, nel maggio del 1965, nellapiù grande chiesa della Polonia,quella di Santa Maria a Danzica, lacittà dove quindici anni più tardinascerà il movimento di « Solidar-nosc», una cappella commemorati-va fu dedicata alla memoria dei2 .214 sacerdoti che avevano persola vita a causa della persecuzione hi-tleriana .Il martirologio della comunità sa-

lesiana non fu inferiore a quello delclero diocesano o di qualsiasi altrafamiglia religiosa. Ottantotto sale-siani persero la vita durante quegliinterminabili cinque anni . Ben ses-santasette di essi perirono nei campidi sterminio fra sofferenze indicibi-li . Molti altri, nell'impossibilità d'e-sercitare qualsiasi attività pastorale,cercarono rifugio all'estero, in Ita-lia .

Soprattutto i più giovani, che po-terono così completare gli studi aRoma e a Torino .

Dopo la liberazione del paese daparte delle truppe sovietiche, laChiesa si rimette al lavoro fra unapopolazione severamente provata .E la gente sente la Chiesa ancor piùvicina che in passato, perché assie-me a tutta la Polonia ha sperimen-tato la lunga notte dell'occupazionetedesca .

Anche nella basilica del SacroCuore riprende gradualmente il la-voro dei salesiani sulle ceneri diquello che resta della città di Varsa-via, dopo i sessantatre giorni delladisperata insurrezione del 1944,

quando si combatté strada per stra-da, casa per casa .

Chi visita oggi il centro storico diVarsavia, e ne ammira la perfetta ri-costruzione, non può - almeno perun momento - non ripensare allastoria dolorosa di questa città-martire . Ridotta ad un pugno dimacerie, nel dopoguerra è risortacom'era. Pietra su pietra, rubandole immagini alle tele del Canaletto,il pittore veneziano che l'aveva af-frescata nel suo splendore di unavolta. Quasi un simbolo dello statoe della riconquistata indipendenzanazionale, che unisce credenti e noncredenti nella Polonia postbellica .

Negli anni immediatamente suc-cessivi alla fine del secondo conflit-to mondiale, la comunità salesianacondivide di nuovo con tutta laChiesa e con tutta la nazione un'al-tra pagina - tragica e grandiosa al-lo stesso tempo - della storia dellapatria polacca .

La Congregazione perde tutte leopere che si trovano nelle regioniorientali assegnate all'Unione So-vietica in seguito agli accordi di Yal-ta tra le potenze vincitrici dellaguerra. Le stesse intese disumane,decise a freddo attorno a un tavolo,prevedono un gigantesco trasferi-mento delle popolazioni di quelleterre ad occidente . Un esodo biblicoverso le regioni ex tedesche bagnatedai fiumi Odra e Nyssa e passate al-la Polonia . Nei nuovi territori occi-dentali e settentrionali, i salesiani,partendo da zero, cominciano unfaticoso lavoro di organizzazione diseminari, oratori, scuole, ecc . Unafatica vana . Già prima degli annicinquanta, nell'epoca più dura dellarepressione stalinista, tutto l'impe-gno della Congregazione per rico-struire il tessuto di una capillarepresenza nell'intero paese, sarebbestato cancellato con un colpo dispugna dalle decisioni delle nuoveautorità di nazionalizzare tutte leopere cattoliche .Da quella misura si salvarono -

non si sa come e perché - solo unascuola professionale salesiana aOswiecim, dai tedeschi chiamataAuschwitz; un liceo classico dei pa-dri Piaristi a Cracovia ; e altri sei li-cei classici affidati alle Orsoline e adalcune congregazioni religiose fem-minili polacche .

Il pesante passato bellico e queidifficili inizi del dopoguerra vannoricordati non solo per un dovere dimemoria storica, ma soprattuttoperché rendono ancor più stupefa-centi i risultati conseguiti dallaChiesa e dai salesiani in quarant'an-ni - spesso di scontro frontale piùche di coesistenza o di dialogo -con il regime comunista .

Gli oltre milletrecento salesiani dioggi sono più del doppio di quantierano prima della guerra . Assiemeai centodue novizi entrati nei tre no-viziati l'anno scorso, alle quasi 450

Figlie di Maria Ausiliatrice organiz-zate in due ispettorie, ai millecin-quecento e passa cooperatori sale-siani, essi sono il segno di una vitali-tà che non può non stupire chiun-que abbia presente il clima asfis-siante creato e la costante pressionemessa in atto da un potente sistema

1 FEBBRAIO 1987 - 19

che si ispira, a un'ideologia atea ematerialista .

Secondo l'ideologia marxista,tutti in Polonia dovrebbero essereatei . Lo stato socialista non è una«società d'elezione», ma una cosid-detta «società di destino» . Le per-sone non hanno alternative, nonhanno possibilità di scelta, non han-no pluralismo . Sono determinate infunzione del destino della nazione,non solo sotto il profilo economico,sociale e politico, ma anche sotto ilprofilo economico, sociale e politi-co, ma anche sotto quello ideologi-co, e quindi là dove l'uomo, a moti-vo della sua dignità, supera tutte leistituzioni terrene .

Varsavia, come capitale, è natu-ralmente il simbolo di questo sforzoquarantennale per escludere «Cri-sto» dalla storia della Polonia dioggi. Ma varcare la Vistola, su unodei quattro ponti che congiungonoil centro della città sulla riva sinistradel fiume con il sobborgo di Praga,significa toccare con mano come ilcattolicesimo sia tuttora parte es-senziale della vita e della cultura na-zionale .

La basilica del Sacro Cuore è là,sull'altra sponda della Vistola, conla sua scalinata imponente, a domi-nare un vasto quartiere popolare,abitato - come cinquantacinqueanni orsono, quando vi arrivarono iprimi salesiani - da gente certa-mente non ricca .

La chiesa è affollata a tutte leMesse. Gli ampi sotterranei del tem-pio sono destinati all'oratorio per lagioventù, ad organizzazioni come laCaritas ed i cooperatori, all'attivitàteatrale, alla proiezione di films dicultura religiosa come il «Gesù» diZeffirelli . Mentre tutto il primo pia-no della grande casa inaugurata so-lo lo scorso maggio è riservata alleaule per la catechesi dei fanciulli,dei giovani, degli adulti .

Ecco : la catechesi è la chiave divolta di tutta l'opera della Chiesapolacca - e della famiglia salesianapienamente inserita nel lavoro pa-storale della Chiesa in Polonia -che, negli ultimi quarant'anni, ha,da un lato, neutralizzato gli effettinegativi della laicizzazione e, dal-l'altro, unificato e integrato la fededella nazione .

Silvano Straccacontinua

PROTAGONISTI

20 - 1 FEBBRAIO 1987

Roma - Ennio DeConcini mi riceve nello studio dallepareti tapezzate di libri, nella suaabitazione romana a pochi passidalla trafficatissima piazza Unghe-ria. È proprio da questa piccolastanza che sono uscite, frutto dinotti di lavoro al tavolo su cui hoappoggiato il taccuino, le ormai in-numerevoli sceneggiature di filmsfamosi, realizzati da registi altret-tanto famosi . Qualche titolo? Qual-che nome? Eccoli, presi a caso daun elenco che ne conta ormai più diduecento: «Il ferroviere», di PietroGermi, «Il grido», di Antonioni,«La lunga notte del 43» di Floresta-no Vancini, «Italiani brava gente»di Giuseppe De Santis, «Guerra epace» di King Vidor . E poi, i più re-centi sceneggiati trasmessi dalla TV,altrettanti successi : «Storia d'amo-re e d'amicizia» di Franco Rossi,«Piovra I e Il», rispettivamente diDamiani e Vancini, «Quo Vadis»,ancora di Franco Rossi .

Da questo stesso studio è appenauscito l'ultimo lavoro di De Conci-ni . Si intitola «Il contadino diDio», un modo abbastanza incon-

sueto per riferirsi a don Bosco . DeConcini firma infatti la sceneggiatu-ra di un film interamente dedicataal Santo . Prodotto da RAIUNO, ilfilm entrerà presto in lavorazione esarà immesso nei circuiti cinemato-grafici in occasione dell'anno cente-nario della morte di don Bosco .D . Parliamo allora di questo

film . Bene, De Concini, quale donBosco esce dalla sua sceneggiatura?

R. Esce, come dice il titolo, ilcontadino di Dio, un uomo sempli-ce, genuino, schietto, che sente ilritmo delle stagioni, lo scandire deltempo, un uomo fermamente con-vinto che tutti i terreni possono ren-dere il cento per cento solo che li sisappia coltivare, un uomo che nutreuna fiducia totale nella Provvidenzae che si affida interamente alla Ma-donna . Sono queste qualità che lospingono a dedicarsi, anima e cor-po, ai giovani, il terreno che lui col-tiva sicuro di ricavarne, appunto, ilcento per cento . Vede nei giovani,anche in quelli che sembrano appa-rentemente i più aridi, il germe chepuò dare frutti . Difatti è lui stesso a

dire, di questi giovani, che sono co-me l'ulivo : può dare tante olive se siha cura della pianta, la si protegge,la si cura con amore . È qui che sicoglie l'attualità di Giovanni Bosco,perché i tempi possono cambiare,ma la sua scoperta rimane valida» .D . Lei si dichiara laico convinto,

fino infondo. Suona un po' stranoche si sia impegnato in un lavoroche inevitabilmente finisce per toc-care aspetti profondamente inseritinella sfera religiosa . Lei stesso hapoco fa citato la Provvidenza, laMadonna . . .

R. È vero, sono un laico in sensostretto, provvisto però di un sensodi religiosità, che tuttavia non trovacollocazione . Credo che abbianopensato a me per questo lavoro inragione della mia professionalità .Debbo però ammettere che il primoapproccio è stato un mezzo disa-stro . . .

NASCE IL FILMSU DON BOSCO«CONTADINO DI DIO»Intervista con Ennio DeConcini, autore dellasceneggiatura. «La figura el'opera del Santo mi hannoaffascinato». Unaproduzione RAI

Ennio De Concini, autore dellasceneggiatura del film su donBosco «Il contadino di Dio»,prodotto da Raiuno

i

1 FEBBRAIO 1987 - 21

D. Perché?

R. Ma perché non mi riusciva divedere come da tutta una serie difatterelli, di aneddoti che segnanola vita di don Bosco avrei potuto ti-rare fuori un film, realizzare unacostruzione fatta di materiale dram-matico . Sono stato sul punto di ri-nunciare, anche se la cosa mi bru-ciava. Poi ho capito che avevo difronte un materiale lirico, e che po-tevo arrivare alla struttura dramma-tica proprio attraverso il lirismo .D . E come ci è arrivato?

R. Io non conoscevo don Boscose non superficialmente . Mi sonomesso a studiarlo tuffandomi nellalettura di decine di libri, leggendo erileggendo soprattutto le memoriescritte da lui stesso, l'epistolario, le«Letture cattoliche» . Ho allora col-to di quest'uomo molti aspetti chehanno finito per affascinarmi .

D. Quali sono?

R. In primo luogo l'ostinazionenel perseguire ciò in cui credeva, lasua fede cocciuta, contadina, terra-gna, direi, di andare avanti, nono-stante gli ostacoli disseminati sullasua strada . E poi la fiducia, la fede .Ha creduto in quei giovani, donan-dosi a loro in modo totale . Dopo lamalattia che lo portò quasi allamorte, appena ristabilito disse aisuoi ragazzi che c'era sicuramentestato un contatto fra la loro volontàche don Bosco guarisse, le loro pre-ghiere, i loro voti e Colui che dove-va decidere la sorte del sacerdote . Edon Bosco fece voto di dedicare in-teramente la sua vita ai ragazzi . Unimpegno che, come tutti sanno, èstato largamente mantenuto . Mi hacolpito anche il modo di procederedi don Bosco, semplice, perfino ele-mentare, cristallino . Andava alla ri-cerca dei ragazzi più poveri, quelliche in fondo erano come lui, perstrapparli a chi ne voleva fare deiservitori o li voleva utilizzare perscopi poco nobili, o intendevaemarginarli come esseri dannosi allasocietà . Lui li curava come uomini,gli insegnava a fare il bene . Insom-ma, andava dritto all'uomo, incu-rante delle categorie ideologiche .Voleva che quei ragazzi crescesserotimorati di Dio e buoni cittadini .

22 • 1 FEBBRAIO 1987

D. Nel perseguire questi obietti-vi, don Bosco non ebbe vita facile .Il film metterà in evidenza le diffi-coltà, i rancori, le gelosie, le incom-prensioni che incontrò?

R. Certamente . Debbo anzi direche sono rimasto impressionato dalcalvario di un uomo che perseguivail solo scopo di salvare dei ragazzi .Ha dovuto lottare tutta la vita con-tro un'avversità dopo l'altra, unostacolo dopo l'altro, come del re-sto capita a coloro che sono destina-ti a una grande gloria. Ha avutocontro politici, nobili, ricchi, poten-ti. Non lo capì neppure la Curia,che si spinse fino a togliergli la con-fessione, cioè il mezzo più direttoche lui aveva per penetrare nell'ani-ma dei suoi ragazzi, conoscerli più afondo per meglio aiutarli . Trovaro-no la scusa che era una ribelle . Ma ègiusto che un santo sia un ribelle .Hanno tentato perfino di ucciderlo .Insomma nella vita di don Boscoerano più le spine che le rose . Ma luiandava avanti . È stato tuttavia pro-prio questo martirio l'aspetto chemi ha colpito di più, offrendomi ilrespiro drammatico che andavo cer-cando .

D. De Concini, parliamo un po'più direttamente del film . Che cosadobbiamo aspettarci?

R. Il mio racconto è come unaspecie di monologo interiore di donBosco, cioè di un uomo che realizzòdal nulla un'opera che si è poi dila-tata in tutto il mondo . Un uomosorretto da una fede incrollabile . Intutta la sua vita ha avuto un solomomento di dubbio, peraltro fuga-cissimo . È stato poco prima di mo-rire, quando è stato assalito dal ti-more che, scomparso lui, tutta lasua opera sarebbe crollata . Ma è undubbio che superò invocando laMadonna e affidandosi a lei . Ritro-vò la pace lasciando questa bellissi-ma esortazione: «fatevi amare» . Indefinitiva, ho impostato il film im-maginando che don Bosco stesse ri-cordando i momenti e le tematichepiù tipicamente significative dellasua vita. Non è perciò una biogra-fia .

D. Come ha colto il rapporto didon Bosco con i suoi ragazzi?

Foto tratta dal volume «D . Bosco tra storia e avventura» di Marco Bongioanni

E i ragazzisalvaronoDon BoscoDal «trattamento» - cioè il testo che fa da guida alla stesura dellasceneggiatura vera e propria - del film «Il contadino di Dio», abbia-mo stralciato una pagina di particolare intensità emotiva .

Tosse, infiammazione violenta, perdite continue di sangue . Pleuri-te, febbre alta, emottisi .

Don Bosco è gravemente ammalato .Un sacerdote gli dà il Viatico e l'Unzione degli infermi .Don Bosco agonizza .Fuori della sua stanzetta, arrivano gruppi di ragazzi spauriti, gli

abiti imbrattati dal lavoro, la faccia bianca di calce .Arrivano tutte le sere, vegliano .La notizia si è sparsa, e loro corrono qui, saltano la cena, con gli oc-

chi lucidi di lagrime .«Me lo lascia vedere . . .»«Non lo farò parlare . . .»«Voglio dirgli una parola, una sola . . . »«Se don Bosco sapesse che sono qui, mi farebbe entrare, mi vuole

bene . . . »Don Bosco non migliora nel suo letto di dolore . Ha gli occhi chiusi .

È squassato da una tosse profonda, cattiva, aspra .I ragazzi scuotono la testa .«Non deve morire . Don Bosco non deve morire!»Alcuni non bevono un sorso d'acqua da giorni per strappare a Dio

il miracolo .Uno promette di recitare il rosario tutta la vita . Un altro di digiuna-

re a pane e acqua per un anno . Un altro di restare in ginocchio per unasettimana .

Promesse infantili, disperate, sincere . . .

È una domenica .I ragazzi sono radunati in attesa . C'è uno strano silenzio tra di loro :

un silenzio spesso e totale . Potrebbe essere un silenzio di morte . . .

R. Questo rapporto esce dallanarrazione di una serie di episodi,ma i ragazzi non sono individuaticome singoli, bensì come una gran-de collettività. Quei quattrocentoragazzi hanno così una sola fisiono-mia. E spero proprio che in fase direalizzazione si riesca a dare spesso-re al lavoro svolto da don Bosco inmezzo a questa massa di scatenati,non certo facili da trattare, da pla-smare. Lui capiva la vita, non vole-va fare dei ragazzi delle personeavulse dal mondo in cui vivevano .Per meglio cogliere questo lato dellapersonalità di don Bosco ho intro-dotto un momento molto tenero,che vede don Bosco aiutare il nasce-

A

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re di un rapporto d'amore fra un ra-gazzo e una ragazza, e indirizzarloalla formazione di una famiglia . Infondo, il film è una cantata su donBosco, come avrebbe potuto nar-rarla un cantastorie antico . Speroche il film sia fatto con amore, per-ché si possa arrivare a capire benedon Bosco e ciò in cui credeva .

D. Un'ultima domanda al DeContini laico . Qual è il suo rappor-to con don Bosco, dopo il lavoro disceneggiatura?R. Siamo diventati amici, pro-

fondamente amici . . .

Gaetano Nanetti

Ma incontro ai suoi giovani, incontro a questo silenzio, ecco donBosco .Cammina piano, appoggiandosi ad un bastone : è salvo . È vivo .I ragazzi gli volano incontro, lo fanno sedere a forza su una grossa

sedia, lo sollevano sulle spalle, lo portano in trionfo in un delirio digioia .

Cantano e piangono i ragazzi . E anche don Bosco piange di com-mozione :

Quando riesce a parlare dice soltanto :«La mia vita la devo a voi . Bè, state sicuri! D'ora innanzi la spende-

rò tutta per voi! »C'è stato un contatto tra quelle preghiere, quelle promesse, quella

voglia che non morisse e Chi ha deciso che don Bosco continui a vi-vere .

I ragazzi e don Bosco hanno ancora troppo bisogno gli uni dell'al-tro .

Anche un Oscarnella carrieradi De Concini

Ennio De Concini, 63 anni, laureato in filosofia, commediografo egiornalista, ha esordito nel cinema come aiuto regista di De Sicanel film «Sciuscià» . Ha scritto più di duecento sceneggiature, perquasi tutti i registi italiani e per molti stranieri . Ha partecipato comecollaboratore, revisore, consulente a opera di Antonioni, Fellini,Rossellini, De Sica . Ha ottenuto il massimo riconoscimento in cam-po cinematografico vincendo l'Oscar per la migliore sceneggiaturacon il film «Divorzio all'italiana» . Gli sono stati assegnati numerosi«Nastri d'argento», l'Oscar della critica cinematografica italiana . AVenezia ha vinto il premio «Opera prima» con il film «La lunga nottedel '43» . A Cannes ha ottenuto la «Palma d'oro» con il film «L'inver-no ti farà tornare», di Henry Colpi . Si è anche cimentato nella regiacon due film «Daniele e Maria» e «Gli ultimi dieci giorni di Hitler»con Alec Guiness .

1 FEBBRAIO 1987- 23

a

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Il. BOLLETTINOSALESIANO?Dal lontano 1877

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VITA SALESIANA

24 • i FEBBRAIO 1987

Sardegna

UNA FESTAFUORI DALL'ESTATE

L'estate, si sa, è unastagione vacanziera: viaggi, sagre,festivals di vario genere mentre imassmedia fanno giungere segnalida celebri località più o meno turi-stiche . E così un po' tutti, almeno inItalia, abbiamo incominciato a co-noscere anche la Sardegna della Co-sta Smeralda assieme a quella, piùaustera e forte, conosciuta leggendoGrazia Deledda o più recentementeGavino Ledda .

Eppure la stagione estiva tesa alconsumo di se stessa non sempre fa-cilita impressioni autentiche o pro-fonde su una regione . Ed allora?Metti che il tuo lavoro di cronista dicose salesiane ti porta in Sardegnanell'immediata vigilia di Natale neigiorni 20-21 dicembre 1986 e hai lapossibilità di altre sensazioni .

L'occasione è stata data dall'an-nuale festa al Rettor Maggiore deiSalesiani . Due giornate spazzate dal

Le foto di questo SeCa9V liarsono di

Manca Domenico -

vento e sferzate dalla pioggia macertamente dominate da quel saporedi famiglia che il Natale, si dice, ac-centua e che la Famiglia Salesianasarda ha saputo creare attorno aquesta festa 1986 che ha visto nell'i-sola di Eleonora d'Arborea, per laprima volta, con don Viganò anchel'intero Consiglio generalizio e qua-si tutti gli ispettori salesiani d'Italia .

Don Viganò è giunto a Cagliari lamattina del 20 dicembre .

Accolto dal superiore per la Sar-degna don Francesco Varese, dalsindaco di Cagliari dott . De Magi-stris - « Don Viganò » - ha dettoquesti al Rettor Maggiore - «Mionoro di darLe il benvenuto e diavere avuto un padre che ha cono-sciuto don Bosco» - da amici edexallievi dell'opera salesiana isolananonché da un gruppo di giovani del-la Scuola Professionale di Selargiuse del Liceo Don Bosco di Cagliari .Proprio uno di questi ha salutatodon Viganò con il «Beni veniu cumDeus e cum Maria» tipico dell'ospi-talità sarda .

La mattinata vede don Viganò al-le prese con la stampa locale deside-rosa più che di «curiosare», di«ascoltare» .

«Cosa possono fare i salesianiper la Sardegna?» domandano fral'altro i giornalisti .

«Niente e molto», è la risposta didon Viganò, uno, come dice, dei17 mila salesiani, che subito prose-gue parlando di quella «creativitàpastorale» che può scaturire dalcuore oratoriano dei salesiani d'og-gi così come avvenne con il cuore didon Bosco .

In serata don Viganò si sposta aPiazza Giovanni XXIII : qui, nellaparrocchia S . Paolo che inauguranuovi locali per la catechesi e le atti-vità sociali la festa si fa preghiera eriflessione. Vengono ricordati i cin-quant'anni di professione religiosasalesiana del Rettor Maggiore . Masoprattutto si prega per le vocazio-ni. A tutti viene detto che il carismasalesiano per il suo futuro ha biso-gno di uomini e di donne .

La domenica 21 dicembre la festasi sposta nelle immediate vicinanzedel capoluogo, a Selargius . Qui laFamiglia salesiana sarda si presentaal Rettor Maggiore comunicandocifre, consegnando doni e raccon-tando esperienze, problemi e spe-ranze. A Selargius, nella mattinataviene inaugurata la nuova chiesaparrocchiale con una concelebrazio-ne eucaristica accompagnata fra

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1 FEBBRAIO 1987- 25

26 • 1 FEBBRAIO 1987

Dall'altO in basso'1 cooperatoriSardegna donano ocaleartistico tappUn momento dellaconcelebrazione aSelargius

denteIl saluto del Presidella Regione Sarda a donVigano

A

l'altro da suggestivi canti in dialettosardo come «Perdonu, Deus meu»e «Deus ti salvet Maria chi ses degrathia piena» .

Nel pomeriggio il grande teatrodel Centro professionale si ritrovatroppo angusto per lo stragrandenumero dei presenti : c'è tutta la Fa-miglia salesiana dell'isola : salesiani,Figlie di Maria Ausiliatrice, SuoreOblate del S. Cuore, Volontarie diD. Bosco, cooperatori, exallievi, etanti ragazzi . Arriva anche il presi-dente della Regione Sardegna dott .Mario Melis, mentre sul palco s'al-ternano canti - molto applauditiquelli del gruppo folkloristico sale-siano di Selargius - musiche, di-scorsi e scenette varie. Poi parladon Viganò . «Avanti - egli dice -come un grande movimento a servi-zio della gioventù» . Fuori, a festafinita, qualcuno mi consegna unafotocopia dei «Festeggiamenti perla inaugurazione del Collegio-Convitto Salesiano in Lanusei,14-15 giugno 1902 . Così veniamo asapere che in quella circostanza fupresente l'immediato successore didon Bosco, il beato don MicheleRua e che gli alunni recitarono «IlFigliol prodigo» dramma in cinqueatti di D. Eugenio ed Enrico Reffomentre le Cooperatrici servirono unpranzo ai poveri della città . Vera-mente la Sardegna salesiana ha or-mai un cuore antico ; può pensare alfuturo .

PROTAGONISTI

Il venerabiledon Filippo Rinaldi

UN PADRE E UNMAESTROSULLE ORMEDI DON BOSCOIl 3 gennaio 1987 Papa GiovanniPaolo II ha promulgato il decretodell'eroicità delle virtù di don FilippoRinaldi. Presentiamo un breve profilodel nuovo venerabile .

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Nato a Lu Monferratoil 28 maggio 1856, Filippo Rinaldinon è giunto all'eroicità delle virtùquasi logica conseguenza d'una vitacresciuta in un ambiente caratteriz-zato da una forte religiosità .

La sua crescita religiosa passa at-traverso una adolescenza soffertaanche se sostenuta da una famigliasana e solidamente ancorata ai tra-dizionali valori cristiani . Il suo pri-mo incontro con san Giovanni Bò-sco risale all'autunno del 1861 inuna di quelle passeggiate che il San-to, banda in testa, era solito farenelle campagne piemontesi per lagioia dei suoi ragazzi .

Il piccolo Filippo ne rimase affa-scinato .Quando qualche tempo dopo fu

aperto il vicino collegio salesiano diMirabello, i genitori del ragazzo,Cristoforo Rinaldi e Antonia Brez-zi, furono ben felici di mandarglie-lo. Filippo tuttavia non si trovò asuo agio anche se gli incontri avuti aMirabello con don Bosco lo segne-ranno per tutta la vita.

La prima esperienza a Mirabellosi concluse nell'estate del 1867 .

Si rifugiò tra i suoi e la fatica deicampi gli fu maestra e compagnaper alcuni anni . Soltanto dieci annidopo, nel 1877 - dichiarò lo stessodon Rinaldi - dopo vari inviti didon Bosco, entrò nel collegio diSampierdarena con la precisa inten-zione di farsi salesiano . Aveva 21anni . Nella casa di Genova-Sampierdarena la creatività aposto-lica di don Bosco aveva incomincia-to a raccogliere i cosiddetti «Figli diMaria», cioè giovani-adulti chesvolgendo dei corsi di studio accele-rati si preparavano al sacerdozio . Ilgiovane di Lu Monferrato dimostròuna buona intelligenza e molta di-sponibilità e così nel giro di due an-ni poté iniziare sotto la guida di donGiulio Barberis l'anno di noviziato

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concludendolo con l'emissione dellaprofessione perpetua .

Sono anni di intenso lavoro spiri-tuale durante i quali il futuro suc-cessore di don Bosco alterna entu-siasmi e depressioni che gli deriva-vano soprattutto dalla scarsa opi-nione in cui teneva se stesso . Pro-prio nell'estate del 1882 scrive a donBarberis: «Tutto per me è oscuro esoffocante . . . Non ho pace e non laspero. Scrivo perché il bisogno delcuore mi spinge» . E del resto, piùavanti negli anni dirà : «Io non ave-vo nessuna intenzione di farmi pre-te. Religioso sì ; ma sacerdote no» .

Probabilmente se sulla sua stradanon avesse incontrato don Boscoche non lo mollò un solo istante, Fi-lippo Rinaldi non sarebbe diventatoné prete né religioso .

Divenuto prete il 23 dicembre del1882, spera di poter andare nellemissioni d'America .

«Ci andrai - gli rispose don Bo-sco » quando non avranno più biso-gno di personale dall'Europa» . Ecosì ha inizio la vita di Filippo Ri-naldi prete e salesiano «per obbe-dienza» .

Poco più che ventisettenne vieneincaricato della direzione di unapiccola casa per vocazioni adulti aMathi Torinese .

« È Dio - gli scrive don Rua anome di don Bosco - a mandarti aMathi» .

Riuscirà a trasformare quell'am-biente in una piccola famiglia .Un anno dopo l'intero gruppo

guidato da don Rinaldi viene trasfe-rito nella casa di San GiovanniEvangelista a Torino .

«Don Rinaldi - annota il bio-grafo don Luigi Castano - venivacosì nel cuore delle fondazioni e del-le attività salesiane, come a saggiarele capacità pratiche e gli impulsiapostolici di cui era dotato . Senzadire che gli si offriva più vasto cam-po di azione e maggiori occasioni dimettere in evidenza, pur in cornicedi voluta modestia, la sua rigogliosapersonalità» .

Grazie alla paziente capacità dicomprensione di don Rinaldi molti«Figli di Maria» poterono raggiun-gere il sogno del sacerdozio .Un anno dopo la morte di don

Bosco dovendosi inviare in Spagnaa Sarrià, un salesiano stimato, il

beato don Michele Rua non esitò amandare Rinaldi. Sarrià era la se-conda casa della Spagna dopo quel-la di Utrera aperta nel 1881 . Fonda-ta nel 1884 e visitata dallo stessodon Bosco nel 1886 questa fonda-zione, voluta dalla venerabile don-na Dorotea Chopitea, diventerà benpresto un centro formidabile di sa-lesianità e di impegno apostolico .

Don Rinaldi vi giunse sul finiredell'ottobre 1889. Pur conoscendopoco lo spagnolo, munito di «caritàe soave paternità» il prete di Lu riu-scirà a superare molte difficoltà .Egli seppe soprattutto sceglierebuoni collaboratori e coltivare leprime giovani vocazioni spagnoleche affluirono generosamente de-terminando un vero e proprioboom. Come faceva? È tipico il ca-so don Guglielmo Vinas : chierico a

1Il venerabile don Rinaldi, ilfuturo re d'Italia e la consorte invisita alla Casa Madre diValdocco

tredici anni, assistente e insegnantea quindici, professo perpetuo a se-dici .

Da ispettore di Andalusia, viag-giando con don Rinaldi divenutorettor maggiore, don Vifias gli do-mandò: «Come faceva, don Rinaldia fidarsi di noi? » Rispose il Venera-bile: «Caro don Vifias, è vero che aquei tempi facevamo cose che oggisi direbbero spropositi. Ma, comevedi, non tutto è andato male . Iofacevo spropositi, e don Bosco li ag-giustava» .

In pochi anni don Rinaldi si trovòa svolgere un vero e proprio lavoroda superiore regionale più che dasuperiore di una singola comunitàsicché quando nel 1892 si decise l'e-rezione dell'ispettoria spagnola nonci furono dubbi sulla scelta .

Nell'estate del 1892 don Filippo

Un momento della stessa visita

In alto : il re di Spagna Alfonso diBorbone, la consorte e donRinaldi

1 FEBBRAIO 1987 - 29

Rinaldi divenne ispettore . Fu que-sto - osserva ancora il biografo -il momento nel quale la paternitàspicciola e bonaria usata da don R :-naldi a livello locale si estese per tut-ta una regione . Egli stesso in quellacircostanza si propone : «Sarò pa-dre. Eviterò i modi aspri . Quando iconfratelli sono a colloquio non da-rò a vedere di essere stanco o di averfretta : provvederò ai loro bisogni .Avrò presente don Bosco» .

Don Rinaldi si mise al lavoro sen-za scomporsi: in nove anni di ispet-torato in Spagna vennero fondate21 opere. Proprio con riferimento aquegli anni, monsignor Olaecheascrisse :

«Ho l'impressione di non aver in-contrato nella mia non breve esi-stenza un sacerdote che mi abbiadato più alta idea della paternitàamorosa di Dio . Mi è difficile farnomi ma posso attestare di non aversentito salesiani che avendolo cono-sciuto non parlassero con entusia-smo della sua persona» .Nel 1901 don Rua chiamò don

Rinaldi a Torino perché l'affiancas-se come Prefetto generale nel gover-no della Congregazione .

A quei tempi il Prefetto generalesi occupava anche dell'amministra-zione dei beni della Congregazione(oltre che della disciplina religiosa) .Don Rinaldi caratterizzò i suoi in-terventi a mitezza e paternità .

Fu proprio in quegli anni che in-cominciò ad accompagnare il suolavoro quotidiano con l'impegnopastorale nell'oratorio femminiledelle Figlie di Maria Ausiliatrice .Per quasi un ventennio don Rinaldisarà un riferimento essenziale permolte anime desiderose di crescerespiritualmente mentre da lui parti-ranno le proposte e le iniziative piùsvariate. Voleva che ogni domenical'oratorio avesse una veste nuova .Fondò l'associazione delle Figlie diMaria spingendole all'azione e sug-gerendo la fondazione di una picco-la Società di mutuo soccorso . Costi-tuì un gruppo di «Patronesse» indifesa delle giovani operaie mentrefondò anche la prima associazionedelle exallieve delle Figlie di MariaAusiliatrice . Sorse anche un circolodi cultura ed incoraggiò la scuola diginnastica .Il suo zelo, insomma non aveva

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tregua. Sull'esempio di don Boscofu anche un apostolo della confes-sione: attraverso di essa non soltan-to riconciliò anime a Dio ma leorientò verso la vita religiosa attra-verso una direzione spirituale pru-dente e decisa .

Don Ceria, altro biografo di donRinaldi trova il segreto di don Ri-naldi confessore e direttore di spiri-to, nella sua arte di incoraggiare .

«Incoraggiava - scrive - chicorreva, chi andava a rilento, chicadeva. I frutti sono la prova piùconvincente della bontà del suo me-todo» .

Proprio dall'esigenza di dare alleanime più generose la possibilità diuna consacrazione totale a Dio nac-que in quegli anni in lui anche ilprogetto di un istituto di laiche con-sacrate nel mondo con lo spirito sa-lesiano . Servendosi di tre Figlie diMaria, don Rinaldi, il 20 maggiodel 1917 metteva le basi per una«Società delle Figlie di Maria Ausi-liatrice nel secolo». Le tre furono :Maria Verzotti, Francesca Riccardie Luigina Carpanera .

L'idea sarebbe cresciuta ulterior-mente e negli anni cinquanta matu-rerà pienamente nell'Istituto secola-re delle Volontarie di don Bosco,oggi pienamente approvato dallaChiesa e diffuso in tutto il mondo .«Abbiate - diceva don Rinaldi a

quelle donne - lo spirito buono .

La vostra missione non consiste so-lo nel farvi sante, ma nell'adattarvialle necessità della vita, ai tempi,per far del bene» .

Morto don Paolo Albera don Ri-naldi venne chiamato a succedergli .Siamo nel 1922 .Per avere un'idea di quel che è

avvenuto durante il rettorato di donRinaldi basta pensare che all'iniziodel suo mandato c'erano 4 .788 sale-siani sparsi in 404 case mentre diecianni dopo i Salesiani saranno 8 .836sparsi in 644 case . Fu un rettoratocaratterizzato dall'impegno missio-nario e dalla beatificazione di donBosco. Lo zelo missionario venneaccentuato da alcune iniziative ec-clesiali ma anche da una serie discelte indovinate dallo stesso donRinaldi come la creazione e il poten-ziamento dell'Istituto missionariodi Ivrea, la fondazione dell'Asso-ciazione Gioventù Missionaria edella relativa rivista . Nel 1925 si die-de un particolare rilievo al cinquan-tesimo anniversario delle missionisalesiane .

Il due giugno 1929 in san Pietro aRoma don Rinaldi ebbe la gioia diassistere alla beatificazione di donBosco per la quale tanto aveva sof-ferto, lavorato e sperato . Fu a ricor-do di quest'avvenimento che donRinaldi vorrà due opere : l'IstitutoPio XI a Roma e l'Istituto Rebau-dengo a Torino .

Dotato di salute non eccezionalene aveva avuto tuttavia a sufficien-za per dare alla Congregazione unservizio eccezionale . Dopo la beati-ficazione di don Bosco essa divennesempre più precaria fino a quando il5 dicembre 1931 don Filippo Rinal-di morì .Il cordoglio fu unanime come

unanime fu il giudizio : è morto unsanto .

Con Lui si chiudeva nel governosalesiano l'età delle origini e la ge-nerazione dei superiori direttamenteformati alla scuola di san GiovanniBosco .

Eppure nonostante il giudizio co-mune sulla sua santità, si introdusseil Processo soltanto dopo che av-venne un fatto straordinario che ri-portiamo in altra parte del giornale .Quali i tratti della sua «eroicità del-le virtù»? Eccone alcuni .

Nessuna elucubrazione ascetico-mistica . Nessun mistero della fedemesso al centro o alla base di co-struzioni interiori . Don Rinaldi, co-me don Bosco non pretese di essereun teorico della vita spirituale . Vis-se e insegnò il dono della grazia chesi sviluppa e cresce con l'eserciziodella preghiera, la frequenza dei sa-cramenti, la pratica delle virtù indi-viduali e sociali, specialmente la ca-rità, fatta bontà e premura versotutti .

Don Rinaldi altavolo di lavoro

Sempre a proposito della suabontà ecco quanto disse una voltaparlando ad alcune direttrici delleFiglie di Maria Ausiliatrice sul do-vere della correzione .

«Attente - consigliò - a nonfar correzioni in pubblico o nellaconferenza settimanale, perché intal caso l'incontro comunitario sitrasforma in tribunale . Non accen-nate a mancanze di poche, se parla-te a molte . Non fate correzioni lasera nel dare la buona notte, perchéle suore debbono andare a riposotranquille » .

« Le faremo allora - domandòuna direttrice - nel colloquio per-sonale? » .«Oh, no - rispose don Rinaldi

- il colloquio deve essere un cor-diale e affettuoso espandersi delcuore per intendersi, per meglio la-vorare insieme . Se attendeste il col-loquio per correggere le sorelle,queste ne avrebbero paura» . «Allo-ra - incalzò la direttrice - a quan-do la correzione? ». E il Venerabile :«Quando siete calma : quando an-che la sorella è calma ; quando l'oc-casione si presenta propizia ; magariquando fate con lei un bel giro percasa; così alla buona, con poche pa-role e cambiando subito discorso,per far vedere che tutto è passato enon ci pensate più» .Fare fu ancora l'esigenza della

sua vita apostolica, l'aspirazionecocente del suo infrenabile e multi-forme zelo . Ma volle sempre agirecome chi resta in disparte ; senzafarsi vedere o sentire ; senza procu-rare lodi o stima alla sua persona .Coniugando perfettamente missio-ne e consacrazione don Rinaldi af-fermò con fierezza salesiana :

«La nostra missione non è di es-sere trascinati, ma di trascinare ;non di ricevere impressioni di luo-ghi e persone dove andiamo, bensìdi portare il nostro spirito nella for-mazione cristiana della gioventù edell'ambiente che ci attornia . Lanostra missione non è tanto di im-pedire il male, quanto di educare albene, onde la gioventù abbia la for-za di evitare il male» .

Giuseppe Costa

(Condensato da Luigi Castano, Don Ri-naldi vivente immagine di don Bosco,ElleDiCi, Leumann 1980 pp . 253) .

U N FATTOSTRAORDINARIORiportiamo un avvenimento capitato sul finire della secondaguerra mondiale così come venne riferito al Processo informativodi Torino da chi fu testimone e così come lo pubblica LuigiCastano .

Il 20 aprile 1945 suor Maria Car-la De Noni, Missionaria dellaPassione di Gesù, viaggiandoin ferrovia da Villanova a Mon-dovì fu sorpresa da mitraglia-mento aereo delle ultime scon-volte giornate di guerra in Italiasettentrionale : era portatrice diviveri a partigiani nascosti .

«Mancava poco alla stazionedi Mondovì - racconta la testemadre Maria Lazzari, fondatricee superiora del nascente Istituto- allorché tre aeroplani, com-parsi improvvisamente nel cie-lo, scesero a bassa quota e mi-tragliarono la motrice e le vettu-re del convoglio elettrico .Suor Maria Carla fu grave-

mente colpita ; ebbe fracassatae in parte asportata la mandibo-la inferiore e riportò ferite al pol-mone e al braccio sinistri . Lecondizioni generali si rivelaronosubito allarmanti, tanto che le siamministrò l'Olio degli infermiper strada. Si riuscì a traspor-tarla in clinica, ma si temeva daun momento all'altro il decesso .Tosto si fece ricorso con la

preghiera all'intercessione didon Rinaldi - madre Lazzariera stata sua figlia spirituale ene stimava la santità - : e l'in-ferma poté esser trasferita allacasa centrale di Villanova-Mondovì. Ma il 27 aprile, a unasettimana dal sinistro era ago-nizzante : il medico dichiarava dinon esservi più speranza di ri-presa .

Ricordai allora - proseguemadre Lazzari - di avere unfazzoletto di don Rinaldi ; andaia prenderlo e lo diedi a suor Ce-lina, perché lo applicasse alla

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morente, mentre io radunavo lacomunità in cappella onde im-plorare il miracolo per interces-sione di don Rinaldi . Poi corsi alletto di suor Maria Carla conl'angoscia in cuore .

L'ammalata raccontò più tar-di che al contatto del fazzolettodi don Rinaldi con la parte infer-ma le era sembrato come se lamorte si allontanasse da lei .Sentì un gran sollievo e con stu-pore dei presenti chiese da be-re: ma con gesti, poiché dopo ilmitragliamento non aveva piùpotuto articolar parola . Le por-gemmo del latte e riuscì a sor-birlo .

Da quell'istante cominciò amigliorare: in poco tempo sichiusero le ferite, e la carne e lacute del viso si ricomposero inmaniera sorprendente . Manca-va però parte della mandibola,per cui la bocca non si chiude-va, la lingua restava penzoloni esuor Maria Carla non poteva néparlare né mangiare.

L'infermiera suor Celina chel'accudiva le disse più tardi :"Vedrà, suor Maria Carla, donRinaldi non lascerà le cose ametà: le farà crescere anchel'osso" .Qualche giorno dopo suor

Maria Carla si addormenta alpomeriggio e riposa a lungo .Svegliatasi ha una strana sen-sazione in bocca . Si sfascia, sitocca il mento e nota che eracresciuto l'osso della mandibo-la. Da quel momento si sentìcompletamente guarita ; potéchiudere la bocca, parlare, nu-trirsi e riprendere la vita diprima» .

GIUSEPPE LAZZATILa preghiera del cristiano, Edi-trice AVE, Roma 1986 pp . 176,L . 11 .000 .Molti conoscono la figura

«pubblica» di Giuseppe Lazzati .Il suo impegno nella comunitàecclesiale e nella società civile,come educatore, uomo politicoe di cultura . Pochi avevano po-tuto vincere la sua riservatezzae conoscere la sua dimensioneinteriore .

A pochi mesi dalla sua morteesce ora il libro che Lui avevavoluto (ne aveva rivisto le bozzedurante gli ultimi giorni) e chepermette di conoscere il mondointeriore di Lazzati, tutto illumi-nato dal dialogo con il Signore .Ecco «La preghiera del cristia-no». Un libro che servirà certo aconoscere l'Autore, ma soprat-tutto aiuterà ciascuno a cono-scere se stesso, tanto puntuali,chiare e illuminanti sono le intui-zioni e le riflessioni che vi sonoraccolte .

LA PREGHIERADEL CRISTIANO

L'esperienza, i problemi, ifrutti e la gioia del cristiano cheprega sono presentati con unasemplicità ed una concretezzache sorprenderà il lettore abi-tuato al Lazzati intellettuale edocente universitario . «Solo chiha pregato a lungo può parlaredella preghiera», scrive il cardi-nale Martini nella presentazionedel libro ; in questo senso il libroè veramente una testimonianza .

Una lettura particolarmenteadatta a chi cerca di migliorarela «qualità» della sua preghiera ;ma una lettura quasi necessariaper quanti si sentono spessotroppo presi dal ritmo delle atti-vità esteriori e cercano la stradadi una preghera che non siaevasione o semplice «devozio-ne», ma coinvolga tutta la perso-na e sia capace d'illuminare eguidare tutti i momenti dellavita .

DOMENICO BERTETTO(a cura di),I discorsi del Papa ai giovani,Edizioni Dehoniane, Napoli1986; pp . 333, L . 20 .000.A cura di don Domenico Ber-

tetto le edizioni Dehoniane diNapoli hanno pubblicato il primodi una serie di volumi dedicati aidiscorsi che il Papa rivolge aigiovani . Il primo volume - forni-to di indice cronologico, analiti-co e dottrinale - è dedicato alprimo anno di pontificato di Gio-vanni Paolo li .

Don Bertetto da anni ormai èun attento lettore e «seleziona-tore» degli interventi pontifici .Suoi sono numerosissimi volumisul magistero mariano dei pon-tefici . Ora egli mette a disposi-zione degli operatori pastoralianche una serie di volumi dedi-cati ai giovani .

Utile iniziativadel «Messaggerodi Sant'Antonio»Le Edizioni Messaggero di Padova hanno

pubblicato i primi due fascicoli che raccolgonouna serie di inserti apparsi sul Messaggero diSant'Antonio finalizzati a far «crescere nella fe-de» i suoi lettori .I primi due volumetti - ognuno costa

L. 3.000 - sono dedicati a «Conosci Gesù?» e«Scommessa sulla risurrezione» .

Gli articoli riportati sono di Luigi Sartori, Ro-meo Cavedo, Lucio Soravito, Valerio Ochetto,Giovanni Casoli, Piero Lazzarin, Giacomo Pan-teghini, Antonio M . Baggio. Vengono inoltre ri-portate interviste fra gli altri a Vittorio Messori,Rosario Romeo, Marco Pannella, Perez Esqui-vel .

.curadDanni' unicoBe,'» o

LIBRI RICEVUTIM ROMEO CAVEDO/RENATODE ZAN, LUCIANO MONARI,

GIOVANNI SALDARINIDalle scritture alla liturgia,editrice A .V.E. Roma 1986 pp.88L. 7.500.

MONS. SANTI PESCE-PROF. ENZO ARENA

«Il caso Lucia Mangano» allaluce della scienza medica edella scienza teologica, Istitu-to delle Orsoline, S . GiovanniLa Punta (CT), 1986 pp . 151L . 15.000 .

FRANCO ROBERTOLuci del palcoscenico, Editri-ce ElIeDiCi, Leumann (TO)1986 pp. 237 L . 9.000 .

FRANCO ROBERTOSpettacolo per tutti, ElleDiCi,Leumann (TO) 1986 pp . 259L.9.000 .

Completata dallaElle Di Ci la raccoltain Dia su Don Boscoe il suo ambiente .I

I

«Don Bosco e il suo ambiente» è una raccoltadi diapositive sui luoghi, le persone e le coseche segnarono la vita di san Giovanni Bosco .Dopo anni di lavoro appassionato e intelligenteil signor Teresio Chiesa, un salesiano coadiuto-re che fotografa con la passione dell'antico arti-giano, ha completato un lavoro che potrà esseremolto utile soprattutto durante le celebrazionicentenarie ormai imminenti .

Si tratta di 558 diapositive raccolte in tre volu-mi e debitamente accompagnate da una «gui-da». La loro utilizzazione può essere varia : dal-l'interesse dell'appassionato che in esse puòtrovare immagini eccezionali al catechista o ani-matore parrocchiale che vuoi fare conoscere lavita del Santo dei Becchi .

Lo stesso Rettor Maggiore don Viganò pre-sentando il lavoro di Chiesa ha scritto :

«Frutto di ricerca attenta e paziente, realizza-ta con competenza e amore di figlio, la serie ciaiuta a comprendere meglio la personalità delSanto, le basi umane che lo hanno sorretto e ar-ricchito, l'ambiente delle virtù della sua genteche lo ha stimolato, il fuoco di Spirito Santo cheè disceso, il secolo scorso su quel ragazzo equel prete piemontese» .

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Milli Vai abita a Torino, dove insegna alle scuole medie presso l'istituto S . Giuseppedei Fratelli delle Scuole Cristiane .

Si è laureata in lettere e filosofia con il prof . Bolgiani, direttore dell'istituto di studistorico-religiosi «E . Peterson» e docente di storia del cristianesimo .

Impegnata da sempre in parrocchia, si dedica in particolare alla catechesi dei piùpiccoli e dei giovani .

In famiglia anche una suora salesiana, la prozia Suor Linda Stocco, per alcuni annimissionaria in Cina e ora a Nizza Monferrato .

Molti la conoscono per le sue pubblicazioni, quasi tutte edite dalla SEI : libri di dise-gni a soggetto prevalentemente biblico e religioso . Siamo andati a incontrarla nellasua casa di Torino .

D . Innanzi tutto quando e perché hai cominciato a disegnare?

R . Fin da piccola mia mamma mi ha avviata a dipingere e disegnare poi durantegli anni dell'università ho cominciato a disegnare «il vangelino» cioè il vangelo di Lucain tanti piccoli quadretti affiancati dal testo del vangelo che rivedevo personalmentedalla fonte, come ho continuato a fare anche per gli altri libri .

D . Quindi hai disegnato per te, non hai pensato ai tanti bambini cui era destinatoil libro?R . Colgo l'occasione per chiarire che sia per il primo che per gli altri libri ho sem-

pre preparato disegni e testi per me, come un modo per approfondire ed essenzializ-zare il rapporto con la Parola di Dio e la storia della salvezza e quasi per rendere visibi-le e comunicabile il messaggio di Gesù .Quando sono entrata in contatto con le case editrici, con il mercato editoriale si è

convenuto che i bambini sono i primi, anche se non gli unici destinatari dei miei libri .

D . Ciò che colpisce sfogliandoli e leggendoli è la semplicità del linguaggio e anchedel tratto grafico . Come raggiungi questo «effetto»?

R . Certamente la Parola di Dio, la Bibbia, è un invito alla semplicità, poi c'è l'impe-gno a trasmettere ciò che ho letto, cercato di assimilare, di fare mio sia con la parola,che con i disegni e i colori . Mi pare che un linguaggio semplice raggiunga il cuore ela mente di piccoli e grandi .

D . Se ci soffermiamo sui disegni emerge un'immagine serena, della realtà quasisenza conflitti, e della vita, senza paure, senza brutture . . . c'è una spiegazione?

R. L'incontro con l'amore del padre, con Cristo non possono farci evadere, maneppure - io credo - ci trasformano in eterni pessimisti : con i miei disegni, con i co-lori chiari e luminosi cerco di dire che bisogna amare le cose belle che il Signore hacreato e che ciascun uomo e ciascuna donna porta nel cuore, che bisogna impararea guardare la gente e il mondo da ciò che è bello e positivo rendendoci disponibili alSignore e agli altri nella realtà spesso complessa in cui viviamo .

D . Qualche parola sui titoli dei tuoi libri .

R . «Il vangelo secondo Luca», poi con la SEI «I libri di Mosé», una rilettura del Pen-tateuco, «II libro degli apostoli», dagli Atti degli apostoli, poi una storia degli zingari at-traverso il racconto della nonna al piccolo Aiz, e «I fioretti di San Francesco» .

D . E poi «Le donne della Bibbia» : perché questo taglio di lettura della Bibbia peril tuo ultimo libro?R . Il punto di partenza è stato quasi tecnico - come continuare a parlare della

Bibbia? - con la scelta di filoni tematici poi la ricerca si è rivelata molto interessante,direi sorprendente .

Come spiego nella premessa scoprendo le moltissime figure femminili - quasi tuttepositive - ho pensato di presentare nel modo più completo possibile il discorso bibli-co sulla donna . Ho tratteggiato tantissime figure, ho segnalato in alcuni elenchi i nomidi quasi tutte le altre, per l'antico e il nuovo testamento . Maria è assente perché meritaun lavoro a parte che sto già preparando . . . sempre per me!

a cura di Maria Grazia Tibaldi

STORIA SALESIANA34 • 1 FEBBRAIO 1987

Don Bosco arrivò aBergamo la sera del 6 maggio 1860,sotto un violento acquazzone. No-nostante la pioggia battente, si av-viò a piedi verso il Vescovado, dovesi recava a incontrare il Vescovodella città, mons . Speranza. Manon conosceva la strada e chiese aun ragazzo di indicargliela . Ne ebbeun netto rifiuto, sicuramente dovu-to al clima anticlericale che all'epo-ca dominava la città . Ormai bagna-to fradicio, don Bosco pensò alloradi usare una carrozza dì piazza, maad evitare sorprese, contrattò pre-ventivamente con il vetturino ilprezzo della corsa . «Quanto pren-dete da qui al Vescovado? » - glichiese e soggiunse: «Lasciate stare ifiorini, e ditemi quanto volete infranchi » .

La Lombardia era stata da pocotempo strappata all'Austria, e an-cora permaneva un po' di confusio-ne fra la vecchia moneta austriaca ela moneta piemontese. «Due fran-chi e mezzo» rispose il vetturino .Don Bosco gli porse uno scudo pie-montese, aspettando il resto . Ma ilcocchiere dichiarò di non avere mo-neta. Allora don Bosco pescò in ta-sca otto soldi, ma ad essi il vetturi-no attribuì il valore della monetaaustriaca. «Non andiamo d'accor-do - replicò don Bosco -. Con la

Curioso episodio durante unavisita di don Bosco a Bergamo. Isalesiani nella Bassa bergamasca .L'opera di Treviglio .

me raccoglie appunti e documenti digrande interesse .

mia moneta voi mi fate pagare unfranco in più» .

Insomma, il sacerdote non avevaalcuna intenzione di farsi imbro-gliare. D'altra parte la pioggia con-tinuava a cadere con insistenza, e A prirsi di tempi nuovidon Bosco, alla fine, tagliò corto :«Abbiate pazienza, aggiusteremo iconti quando arriveremo al Vesco-vado . Intanto mettetevi in marcia» .Il cocchiere obbedì mugugnando .Giunti al palazzo vescovile, don Bo-sco pregò mons . Speranza di inten-dersi con il cocchiere . La richiestasorprese il Vescovo, che tuttavianon si formalizzò e diede l'incaricoal domestico di consegnare al coc-chiere un fiorino, ritenuto il giustoprezzo della corsa, anche se il vettu-rino se ne andò brontolando .

L'episodio, curioso per la tenacetrattativa condotta da don Boscosotto la pioggia e pex la sua abilitànel conteggio del cambio di valuta,è narrato da Alpheo Pagin in unapagina del volume Don Bosco nellaBassa Bergamasca, che viene pre-sentato dall'Ispettoria lombardo-emiliana come una iniziativa dell'O-pera salesiana di Treviglio, antici-patrice delle molte che accompagne-ranno, nel 1988, il centenario dellamorte di don Bosco . E difatti è suTreviglio, sugli inizi in v questa cittàdella presenza salesiana, che il volu-

A Treviglio, don Bosco si fermòtutte e tre le volte che andò a Berga-mo . Era del resto una tappa obbli-gata: venendo da Torino via Mila-no, a Treviglio si cambiava treno . Eall'epoca, le «coincidenze» eranopiuttosto elastiche, tanto è vero chebisognava attendere alcune ore .Una volta, don Bosco approfittòdella lunga sosta per visitare la bor-gata, che a quel tempo contava11 .000 abitanti .

La prima sosta don Bosco la feceappunto in quella piovosa giornatadel 6 maggio. Che cosa andava a fa-re dal Vescovo di Bergamo? Era unpo' di tempo che si recava da unacittà all'altra per incoraggiare altiprelati, sacerdoti, fedeli, molto pro-vati da un clima carico di anticleri-calismo, che faceva di ogni cattoli-co, agli occhi dei liberali, un antipa-triota, per via della confermata fe-deltà al Papa . Don Bosco aveva lu-cidamente intuito che i tempi eranocambiati, che la realtà andava ri-guardata con occhi diversi rispettoal passato, e, soprattutto, che quel-

SOTTO L'ACQUAZZONEA DISCUTEREDI FRANCHI EDI FIORINICON IL COCCHIERE

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la stessa realtà occorreva penetrarlae non respingerla con anacronisticiarroccamenti su posizioni ormaistoricamente superate . Naturalmen-te, per don Bosco questo realisticoatteggiamento era il modo miglioreper affermare vigorosamente la fe-deltà alla Chiesa e salvaguardarne ilegittimi diritti .

Il Vescovo di Bergamo, spintoanche dall'atteggiamento di intolle-ranza assunto dai liberali della città,si era irrigidito nel rifiuto della di-sposizione imposta per legge cheobbligava i sacerdoti a sostenere l'e-same di Stato. Don Bosco si era re-cato a Bergamo proprio per convin-cerlo a recedere dalla sua posizione .Di quella visita, Pagin ci ricorda unaltro piccolo aneddoto, che mette inevidenza la ben nota frugalità didon Bosco. Fu lo stesso Vescovo a

condurre l'ospite, dopo la cena, nel-la stanza che gli era stata riservata .Al vederla, don Bosco rimase colpi-to dallo sfarzo dell'arredamento .«Monsignore - chiese intimiditodai troppi arazzi e tendaggi - nonha un altro letto da darmi? » . Emons. Speranza ribatté, con ironia :«No, signor don Bosco . Se ne avessiuno . . . migliore glielo avrei già mo-strato. Si adatti . . . » . E aggiunse :«Facezie a parte, ricordi : lei è sottola mia giurisdizione . Si corichi, glie-lo ordino . . . » .

Don Viganò in visita alla CasaSalesiana di Treviglio

1 FEBBRAIO 1987 - 35

A pensare di chiamare i salesiania Treviglio fu don Francesco Raino-ni, canonico rettore del Santuariodella Madonna delle Lacrime e coo-peratore salesiano, sacerdote di ri-gorosa formazione, affatto inten-zionato a fare concessioni ai tempinuovi, considerato dai liberali unofra i più irriducibili avversari . Spe-cialmente dopo il 20 settembre1870, con la presa di Roma e la na-scita della questione romana, i rap-porti tra cattolici e liberali andaro-no via via peggiorando, a tutto dan-no dei primi, fatti oggetto di cam-pagne denigratorie dirette a ostaco-larne ogni attività . Per di più i cat-tolici erano all'epoca assenti sul pia-

36 - i FEBBRAIO 1987

La Casa Salesiana di Trevigliovista dall'alto

no politico, e ancora non si era svi-luppato l'impegno nel sociale. Alloscopo di contrastare il predominioliberale in ogni campo, don Rainoniritenne necessario uscire dall'ambi-to della parrocchia per allargarsi almondo esterno e raggiungere i «lon-tani».

Egli vide nella scuola il settorepiù adatto alle prime iniziative . Echi, meglio dei salesiani, congrega-zione giovane e dinamica che ha perscopo proprio la formazione deigiovani, avrebbe potuto rispondereall'esigenza propugnata dal sacer-dote trevigliese? Don Rainoni presecontatti con Torino, e scrisse diret-tamente a don Bosco : «Uno deimiei voti più ardenti per il bene diquesta parrocchia è l'apertura diuna casa di salesiani a vantaggiodella gioventù, e già con una letteradello scorso febbraio io aprivo a vo-stra signoria il mio cuore in propo-sito . Ella, con la sua graditissima indata 28 di detto mese, mi assicuravadel desiderio di aprire una Casa inLombardia, e che Treviglio, anche a

vostra signoria sembrava il luogopiù opportuno . Nell'impossibilitàdel momento le arrideva però lasperanza di riuscire in avvenire . . . » .

Un sacerdote e duechierici

Don Bosco era assediato da ri-chieste del genere, ma per poterleaccogliere tutte avrebbe dovutooperare il miracolo di moltiplicareper mille i suoi salesiani. Ciò chepiù faceva difetto era difatti il per-sonale. Se don Bosco fu impossibili-tato, prima di morire, ad accoglierela richiesta di don Rainoni, il suodesiderio non si spense con lui . Futrasmesso infatti al suo successore,don Rua, che ottenne di

'realizzarlo .

Il 17 ottobre 1892 arrivarono a Tre-viglio i primi salesiani, il sacerdoteFrancesco Cottrino e i chierici Fran-cesco Martini e Felice Razzoli . Sipuò ben dire che l'origine dell'Ope-ra salesiana di Treviglio si ricolleghidirettamente a don Bosco . DonCottrino, ancora ragazzo, aveva in-contrato personalmente don Bosconel 1874, e rimase entusiasta di quelsacerdote dal «sorriso largo e dalfare così benevolo che mi riempì dimeraviglia» .

Divenuto sacerdote salesiano,don Cottrino fu scelto per la dire-

zione della nuova Casa di Treviglio .Ma non se la sentiva di affrontarequell'incarico e ne mise a parte donRua, indicandogli tre impedimenti :«Non mi intendo di amministrazio-ne, non sono mai stato all'oratoriofestivo, ho male al cuore» . E donRua di rimando : «Per quanto ri-guarda la contabilità è cosa facile :prendi un quaderno, da una parte ciscrivi le entrate, dall'altra le uscite epoi fai le somme . . . Per l'oratoriofestivo, fai così : vai all'oratorio diValdocco, vedi come fa don Pavia eimparerai presto . Quanto al mal dicuore, è solo un po' di paura, ti pas-serà. Dunque, quando parti? » .Non c'era scelta, e difatti don

Cottrino si mise in viaggio . Aveva isoldi contati e siccome a Milanonon trovò la coincidenza, non po-tendosi permettere l'albergo, passòla notte su una panchina . Quanto aichierici erano eccellenti giocatori dipallone e questo li aiutò moltissimoa diventare amici dei giovani trevi-gliesi. Ma erano tempi duri, ancheper i salesiani . « Si mangiava poco emale - raccontava don Cottrino - .Il chierico alto ogni tanto mi sveni-va. La gente si impressionava, maio capivo la cosa, correvo in fretta aprendere due uova, gliele davo e luiriprendeva vigore» .

Dalla passione di don Rainoni,dall'impegno di don Bosco e di donRua, dai sacrifici di don Cottrino,dall'entusiasmo dei salesiani che loseguirono è nata a Treviglio l'impo-nente Opera che oggi tutti ammira-no, «progredita sopra le speranze- come ha scritto il Rettor Maggio-re don Viganò al Direttore dell'Isti-tuto salesiano di Treviglio don Feli-ce Rizzini - e che ha preso poiquella fisionomia che, oltre a darlustro e vanto all'industre cittadina,ne fa ora un centro di cultura cri-stiana in cui ci si impegna ad attua-re, a favore di tanti giovani, il pro-getto educativo salesiano» .

Le origini, lo sviluppo, il consoli-damento dell'Opera, l'arrivo delleFiglie di Maria Ausiliatrice, il for-marsi del gruppo degli ex allievi,tutto ciò e altro ancora, è messo inevidenza dai contributi - impossi-bile citarli tutti - che hanno con-sentito di realizzare il volume, unbrano tutt'altro che insignificantedella lunga storia salesiana .

VUN GRAZIE DI CUORE

orrei ringraziare S . Dome-nico Savio e di cuore per

la continua protezione che svol-ge sulla mia famiglia . Ringrazioil piccolo santo della culla per ilgrande dono che ci ha fatto perla nascita di Giuseppe che oraha sei mesi di buona salute .

Pietro Valenti - Leonforte (Enna)

HO PREGATOCON TANTA FIDUCIA

D esidero esprimere la miariconoscenza a mons .

Versiglia e a don Caravario cheho pregato con tanta fiducia af-finché esaudissero, interceden-do presso il Signore, una miasofferta richiesta . Per grazia diDio la preghiera è stata accolta .Continuo a chiedere ai due mar-tiri salesiani di assistermi in ognimomento .Margherita B . - Fossano (CN)

SONO MADRE

VDI UN BEL BAMBINO

orrei ringraziare S . Dome-nico Savio per l'aiuto che

mi ha dato per la gravidanza : in-fatti sono diventata madre di unbel bambino, a cui abbiamo im-posto come secondo nome Do-menico, affinché il piccolo santosalesiano continui a proteggerlonel cammino della vita .

Angela - Andria (BA)

UNA FIGLIA RIBELLE

S crivo la presente per testi-moniare una grazia con-

cessami per intercessione dimons. Versiglia. Ribelle e su-perba tempo fa era mia figliache rincasava tardi, non obbedi-va, facendomi disperare ognigiorno : tutte le notti le passavain discoteca . Ho rivolto allora le

mie preghiere a mons . Versigliaperché questa mia figlia potes-se cambiare . Ebbene dopoqualche tempo, conosciuta unafamiglia cristiana negli Stati Uni-ti ne sposa un figlio, decidendodi abbandonare ogni dissolu-tezza .

Gilma Guerra de LopezPanamà Ciudad

INTERVENTOAL PANCREAS

N el gennaio 1986 la miacara zia appena cinquan-

tatreenne, già dializzata, ha su-bito un intervento delicato alpancreas e ha passato momenticosì terribili che pensavo non cel'avrebbe fatta . Proprio allora misono rivolta a Maria Ausiliatriceche in breve tempo l'ha guarita .Ora la ringrazio pubblicamente .

Elisabetta - Genova

N

TREMO ANCORADALLO SPAVENTO

on potete immaginarequale sia la mia gratitudi-

ne dopo che ho sentito e uditocoi miei orecchi quanto il condu-cente del carro attrezzi ha detto,vedendo la macchina: «Se quel-lo che la guidava, è saltato fuorivivo . . . costui è un miracolato .Ed il sottoscritto (io) era propriolì, presente . Tremo ancora dallospavento.

Era sera, stavo salendo sullastrada n . 26 che da Aosta portaal traforo del Monte Bianco,quando all'uscita di Saint Pier-re, sulla strada resa viscida acausa della pioggia il veicolo misfugge di mano . Non riesco piùa dominarlo. Sulla strada c'è unTIR. Ha visto tutto e a mala pe-na può aiutarmi . La macchinaormai incontrollabile si va a

schiantare, inclinandosi, controun grosso muro ed il suo para-carri del curvone sfasciandosi . Ilrumore e il danno furono grandi,ma io uscii indenne fra la mera-viglia di tutti .

Vorrei ora rendere pubblichegrazie alla dolce Mamma Ausi-liatrice e a tutti i Santi Salesianiche mi sono sempre vicini e ge-nerosi con la loro protezione .Giovanni Maria Patrizi - Aosta

S

ERO RIDOTTAAGLI ESTREMI

offerente da tanto tempo, idottori non sapevano dia-

gnosticare il male, per cui ero ri-dotta quasi agli estremi . Comeex allieva delle FMA ho pregatocon fede Maria Ausiliatrice . Fi-nalmente la causa del male ven-ne scoperta: ora dopo una diffi-cile operazione sto bene, manon per questo ho smesso dipregare la Madonna di don Bo-sco .

Maria Giovanna VialeBorghetto S. Nicolò (Imperia)

FUI INVESTITODA UN'AUTO

D esidero pubblicare unagrazia ricevuta per inter-

cessione di Maria Ausiliatrice,San G. Bosco, don F . Rinaldi,San D. Savio, Beato M . Rua aiquali ho rivolto fiduciose e insi-stenti preghiere insieme a con-fratelli, parenti e amici .

La sera del 28 ottobre 1984,rincasando a piedi, a circa unchilometro da casa, fui investitoda un'auto mentre ero fermo sulciglio della strada . Tutto avreb-be potuto andare ben peggio :dall'urto con l'auto (che non si èfermata) e dalla impossibilità dirimuovermi da solo dall'asfaltosu cui ero caduto . Invece, pochi

minuti dopo, una caritatevolepersona mi ha scorto, caricatosulla sua auto e portato all'ospe-dale .

Avevo riportato la frattura del-la tibia e del perone di unagamba .

Dopo tre mesi di ingessaturee altri tre di ginnastica riabilitati-va, ripresi poco alla volta a cam-minare e in parte anche le mieoccupazioni .Anche alcune complicazioni

sopravvenute hanno potuto es-sere risolte favorevolmente .

Quindi, ringrazio di cuore ilBuon Dio che ha voluto ascolta-re intercessioni e preghiere eanche tutte le persone che inqualsiasi maniera mi hanno aiu-tato .

Esorto tutti a ricorrere con fi-ducia alla intercessione di MariaSS. Ausiliatrice e dei nostrisanti.

Giovanni Brignone, sdbBivio di Cumiana (TO)

VCONCORSO VINTO

orrei con riconoscenzaenorme ringraziare Maria

Ausiliatrice e tutti i Santi Sale-siani per le tante grazie ricevutedurante la mia vita e in modoparticolare per aver, ultimamen-te, fatto vincere un concorso amio figlio .

Ora desidererei chiedere unaparticolare preghiera affinchéquesto mio figlio possa tornarealla fede .

Lettera firmata

TORNA LA SERENITÀ

A causa di una lunga litetra parenti condomini, la

pace e la serenità della nostrafamiglia era molto compro-messa .

Ora grazie all'intercessionedei santi salesiani la situazionesi è risolta in modo soddisfa-cente.

Riconoscenti continuiamo adinvocare protezione su tutta lanostra famiglia.

L. O. Bussino - TO

38 - 1 FEBBRAIO 1987

MARUCCI sac. MATTEO, salesianot Taranto il 12/5/1986

Dopo due giorni dal tragico inci-dente, Don Matteo, calmo e serenodella mansuetudine dei santi, muoreinsegnandoci a vivere . Vani furonotutti i tentativi profusi dai nostri amicichirurghi . L'attesa angosciante deiconfratelli, degli allievi, degli ex allie-vi e di tanti amici tramontava in quelsereno e luminoso pomeriggio del 12maggio quando la commossa vocedel cappellano dell'ospedale annun-ciava che don Matteo era spirato .

Fu un salesiano dotto, ma soprat-tutto ripieno di Dio col quale era incontinuo dialogo : pregava con tra-sporto, compiva il suo dovere congioioso impegno, viveva con gusto lasua giornata terrena infondendo intutti quel profondo senso di religiosi-tà della vita che solo l'uomo di Diopossiede e sa trasmettere . Perciò loinvochiamo assieme ai confratelli de-funti di questa casa come protettore .

PUGLIESE sig . NICOLA, SalesianoCoadiutore, t Ceglie Messapico(BR) a 79 anni

Di animo profondamente buono,sapeva cogliere tutte le occasioni pervenire incontro ai confratelli e ai gio-vani ; per essi metteva a frutto la suaabilità di infermiere e dispensiere .

Legato con affetto alla Congrega-zione godeva delle sue gioie e condi-videva in pieno i suoi dolori . È mortosereno, sicuro di andare, con D . Bo-sco, a ricevere il premio dei giusti .

GANDINI sig .ra TERESA ved .ASTUTI, cooperatrice, t Alessan-dria-S . Michele a 84 anni

Conosciuta in giovinezza la figuradel padre dei giovani aveva imparatoad amarlo e a farlo amare . Nella cap-pella costruita accanto alla sua casacolonica, con riconoscente devozio-ne e affetto faceva celebrare due no-vene : a M . Ausiliatrice e a Don Bo-sco.

Con stile salesiano amava in parti-colare i giovani. Ci rimane di lei la te-stimonianza di una fede viva e di unavita gioiosamente dedicata agli altri .

I NOSTRI

MORTI

GIRAUDO sig.ra BRIGIDA, coope-ratrice t Andonno di Valdieri (CN) a81 anni

Donna semplice e laboriosa, spo-sa e madre esemplare di sette figli dicui due Sacerdoti Salesiani, sempresorridente e pronta a prodigarsi pergli altri, si faceva amare da tutti per lasua bontà sostenuta dalla preghieraquotidiana .

Il vuoto che lascia tra quanti la co-nobbero e la amarono è colmato dal-la certezza cristiana che Ella dal cie-lo vegli su tutti ed è ancora vicina aloro .

MOTTA sac. GIOVANNI, Salesianot Varazze a 68 anni

Fu missionario per più di cinquan-t'anni in Terra Santa, lavorando sale-sianamente in Palestina, in Siria, inEgitto.

Una grave malattia che si portavadietro fin da giovane, non gli impedìdi spendere il meglio delle sue ener-gie in occupazioni impegnative e digrande responsabilità . Sapeva na-scondere la sua sofferenza fisica die-tro un sorriso, una conversazione se-rena ed un servizio fraterno . Predicòsempre una filiale confidenza in Ma-ria SS .

D'ANDRETTA geom . VINCENZO,ex allievo t Venosa (PZ) a 45 anni

Stroncato da un male improvviso,è volato al cielo proprio mentre eranel pieno della sua attività ed esube-ranza di vita . Attaccatissimo alla fa-miglia, attento e scrupoloso nellosvolgimento del suo lavoro professio-nale, straordinariamente buono e ge-neroso con tutti, delicato e discretoriempiva le sue giornate in un conti-nuo servizio agli altri .

Partecipava sempre con entusia-smo a tutti i richiami di D . Bosco e fudavvero «il buon cristiano e l'onestocittadino» del pensiero educativo sa-lesiano .

Sposo e padre amatissimo, lasciaalla consorte ed all'unica figlia la soli-da eredità della sua fede e delle sueprofonde virtù umane e cristiane .

CONTARATO don FORTUNATO,Salesiano Diacono permanente tMonteortone (PD) a 88 anni

Fu giovane militante di ACI, prestòservizio militare durante la 1 a guerramondiale e subito dopo partì missio-nario per il Cile dove rimase per ben50 anni . Suscitò molte vocazioni sa-cerdotali e religiose : ne enumeravapiù di trenta .

Gli ultimi dieci anni li trascorse quia Monteortone come diacono, addet-to alla accoglienza dei sacerdoti incura termale.

FARCA sig.ra ANGELA ved . GIRO-DO, cooperatrice t Caselette a 91anni

Donna semplice, operosa, sposa emadre di cinque figli . La sua lunga vi-ta fu un offrire silenzioso delle suesofferenze .

Lascia la testimonianza di una pre-ghiera continua incarnata nel viverequotidiano, di una grande fiducia inCristo .

Il suo fu un tranquillo addormen-tarsi nel Signore . Ricordiamola e pre-ghiamo fraternamente per lei .

CASTELGRANDE sig .ra LUCIA,cooperatrice t Venosa (PZ) a 65anni

Donna semplice e laboriosa, spo-sa e madre esemplare . La sua vita èstata tutta e solo per la famiglia . Sifaceva amare da tutti per la sua gran-de bontà . Le sue preghiere erano inparticòlar modo per le vocazioni sa-cerdotali . Devota di M . Ausiliatriceamava molto D . Bosco e le sue ope-re . Lascia la testimonianza di gene-rosa donazione e dedizione agli altri .

LA ROCCA geom . ROCCO, coope-ratore t Milano a 69 anni

Uomo di fede robusta, fu sposo epadre esemplare, attento alla buonaeducazione dei figli ai quali ha lascia-to in eredità una testimonianza dionestà, vita cristana e fedeltà al do-vere che lo ha visto impegnato perben 25 anni come geometra-capo alComune di Potenza . Attratto dallospirito di don Bosco, seppe essereun vero cooperatore salesiano, pro-fondamente convinto che ciò che piùconta nella vita è saper fare semprela santa volontà di Dio .

QUARATINO sig . TOMMASO, coo-peratore t Potenza a 62 anni

Fu uno dei primi cooperatori delCentro Salesiano di Potenza, fu sem-pre entusiasta di appartenere alla fa-miglia salesiana e partecipò con as-siduità a tutte le riunioni mensili .

Ricordava sempre con nostalgia iprimi tempi dell'arrivo dei salesiani eil difficile inizio in un vecchio garagedi Verderuolo.

Consapevole che il tramonto dellasua vita era ormai vicino, si preparòoffrendo al Signore gli atroci doloridella sua malattia e affidandosi a donBosco, M . Ausiliatrice, dei quali erasempre stato molto devoto .

PROSPERINI Monsignor FERDI-NANDO L., cooperatore, t Roma a96 anni

Sacerdote esemplare per oltre set-tanta anni, onorò il clero italiano perzelo e santità di vita . Spese la sualunga esistenza nel ministero dellaparola, della buona stampa . Fu cap-pellano degli Alpini nella prima guer-ra mondiale e assistente centraledell'Azione Cattolica . Trascorse gliultimi anni come canonico vaticano .

Ex allievo salesiano prima e poicooperatore, si sentiva membro apieno titolo della famiglia di Don Bo-sco nel cui spirito sempre operò . I so-lenni funerali svoltisi nella basilicavaticana mostrarono ai presenti lagrande eredità di affetti lasciata dal-l'illustre scomparso e la viva testimo-nianza di vita data al clero italiano .

A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, rico-nosciuta giuridicamente con D .P . del 2-9-1971 n . 959, e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-cevere Legati ed Eredità .

Formule valide sono :- se si tratta d'un legato : « . . . lascio alla Direzione Generale Ope-

re Don Bosco con sede in Roma (oppure all'istituto Salesiano perle missioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire . . .,(oppure) l'immobile sito in . . . per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-

colarmente per l'esercizio del culto, per la formazione del Clero edei Religiosi, per scopi missionari e per l'educazione cristiana .- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno

o l'altro dei due Enti su indicati :« . . .annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomi-

no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco consede in Roma (oppure l'istituto Salesiano per le Missioni con sedein Torino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo,per gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente per l'esercizio delculto, per la formazione del Clero e dei Religiosi, per scopi missiona-ri e per l'educazione cristiana .(luogo e data)

(firma per disteso)

SOLIDARIETÀborse di studio

per giovani Missionaripervenute

alla DirezioneOpere Don Bosco

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, per grazia ricevuta e inmemoria del salesiano Don GiovanniRiva, a cura di N .N ., L . 1 .000 .000

Borsa : S . Cuore di Gesù, Maria Au-siliatrice, Don Bosco, implorandoprotezione per la mia salute e per imiei cari, figlio e nipotina, a cura diA .P ., L . 1 .000 .000

Borsa : Laura Vicuna, in riconoscen- Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo-za per l'aiuto avuto, a cura di C.D ., sco, a cura di Goretti Rina, BallabioL .200 .000

Co Borsa : Maria Ausiliatrice, ringra-ziando e invocando protezione, a cu-ra di N .N ., DoglianiBorsa : Don Bosco, in ringraziamen- Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-

to, a cura di Dallaserra Gina, Trento, vanni Bosco, ringraziando e invo- Borsa : S . Domenico Savio, invo-L .200 .000

cando protezione sulla famiglia, a cu- cando protezione per il mio piccolora di G . Ferraro, Torino

Alessio, a cura di Agrati Gianna, Ar-Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-

core MIvanni Bosco, in memoria di Alessan- Borsa : S . Giovanni Bosco, per ladro Bonivento e Bocci Carina, a cura nascita di Stefano, a cura dei nonni Borsa : S . Cuore di Gesù, Maria Au-di Notarigiovanni Enrico, Roma, Gina e Dante

siliatrice, Santi Salesiani, invocan-L .200 .000

do protezione per nipote Carmelo eBorsa : Maria Ausiliatrice, S . Gio- conversione di persone care, a cura

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo- vanni Bosco, per grazia ricevuta, a di N .N .sco, Domenico Savio, per grazia ri- cura di Alifredi Edoardo, Torinocevuta, a cura di Cinti Nella, Amelia,

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . Gio-TR, L . 150 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice, per la vanni Bosco, invocando protezioneguarigione di una persona cara, a cu- per la mia famiglia, a cura di Barza-ra di R .D .B ., Torino

ghi Carlo, Vaprio d'Adda, MIBorsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, ringraziando per il loro aiuto, a Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo- Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Do-cura di Del Vento Maria Lambo, Ve- Borse Missionarie sco, Domenico Savio, ringraziando menico Savio, in ringraziamento, anezuela, L . 400 .000

da L . 100.000

e implorando protezione per salute, cura di M.P .G .lavoro e studi, a cura di N .N ., PV

Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi

Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura diSalesiani, ringraziando per la prote- Borsa : Beato M . Rua e Papa Gio- Borsa : In memoria e suffragio di Pie- Camoni Emilia, Montjovet, AOzione avuta, a cura di Scortegagna vanni, in suffragio di Lodovico Fon- ra e Giuseppe Amisano, a cura dei fi-M . Luisa, L . 300 .000

tana, a cura della moglie e dei figli

gli

Borsa: Don Bosco, a cura di ZonniLuisa, Torino

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, a cura di Basso Gennaro, Frat-tamaggiore, NA, L . 1 .000 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, per gra-zia ricevuta, a cura di Cavalieri Fran-cesca, Torino, L . 500 .000

Borsa : In memoria dell'lng . CarloNocelli, salesiano, per aiuto ricevutodall'exallievo Tomaso Marsano,L.500 .000

Borsa : In suffragio di Natale ed Eu-genia Bechis e implorando una gra-zia, a cura della famiglia Bechis

Borsa : S . Domenico Savio e Santi Borsa : Maria Ausiliatrice, per gra-Salesiani, invocando protezione, a zia ricevuta e implorando protezionecura di B .A ., L . 300 .000

per la famiglia, a cura di Maffei Mar-gherita, Casargo CO

Borsa : S .a Lucia, in suffragio deimiei defunti, a cura di N .N ., Borsa : Maria Ausiliatrice, S . Gio-L.200 .000

vanni Bosco, per invocare protezio-ne sulla nostra famiglia, a cura di Gili

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio- Giovanna, Torinovanni Bosco, in ringraziamento, acura di T .P ., L . 200 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice, S . Gio-vanni Bosco, per grazia ricevuta, a

Borsa : In suffragio di Raveri Gino, a cura di Molino Elsa, Costigliole d'Asticura dei Colleghi della S .E .I ., Torino,L.200 .000

Borsa: Spirito Santo, vieni nella fa-miglia di mio figlio, a cura di N .N .,

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo- Vercellisco, Don Rua, per la protezione del-la nostra famiglia, a cura di Maria e Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo-Paolo, L . 200 .000

sco, Domenico Savio, per il battesi-mo di Anna, a cura di N .N ., Vercelli

Borsa : B . Michele Rua, per grazia ri-

Borsa : Maria Ausiliatrice, in ringra-cevuta e invocando protezione sul ni- Borsa : Maria Ausiliatrice, Santi Sa- ziamento e invocando protezione, a Borsa : Mons. Olivares e Don Rinal-potino Simone Michele, a cura dei lesiani, grazie!, a cura di N .N . Ver- cura di Mussi Maria G ., Roncone TN di, con tanta riconoscenza, a cura dinonni Rua Fiorina e Giorgio, celli

Ruotolo Maddalena, CBL.200 .000

Borsa : S . Cuore di Gesù, Maria Au-Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio- siliatrice, Don Bosco, implorando Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio- vanni Bosco, in ringraziamento e in- protezione e particolare grazia, a cu- vanni Bosco, in memoria e suffragiovanni Bosco, implorando grazie, a vocando protezione, a cura di Pori- ra della famiglia Canali, CO del fratello, a cura di Golinelli Anto-cura di P .T ., Pinerolo, L . 200 .000

nelli Ada, Torino

nietta, Lugo RABorsa : Maria Ausiliatrice, a cura di

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo- Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo- Mapelli Rosa, Villasanta MI

Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-sco, proteggete i miei cari, a cura di sco, in ringraziamento e invocando

sco, Domenico Savio, per continuaCorà Cherubin Marcella, Gallio VI, protezione sui nipoti, a cura di Collo Borsa : S . Domenico Savio, a cura protezione, a cura di Martini Renata,L . 200 .000

Maddalena

di Cancino Elena, Biella VC

Imperia

Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura diN . N .

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, invocando protezionein vita e in morte per me e la famiglia,a cura di M .C ., Dogliani CN

Borsa : Spirito Santo e Maria Ausi-liatrice : aiutatemi, a cura di Ravaldi-ni Cristina - PS

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, in memoria del marito EneaMangini, nel IV anniversario, a curadi P .L .

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, ringraziando e chiedendo prote-zione sui miei figli Donato e Vincen-zo, a cura di Ursi Nunzia, BA

Borsa : In suffragio del salesianoDon Delfino Carta, a cura di AlfredaQuero

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, invocando aiuto e protezione, acura di Antonella e genitori

Borsa : Maria Ausiliatrice, in suffra-gio di Mario e Dante, e invocandoprotezione, a cura di Rebora Pia, Ge-nova

Borsa : A suffragio dei genitori e delfratello Alceste, a cura di Avantag-giato Nicola, LE

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, a cura di Ruotolo Maddalena,CB

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