U NIVERSIT À DEGLI S TUDI DI P AVIA F ACOLT À DI L ETTERE E F ILOSOFIA, S CIENZE POLITICHE, G...
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PAVIAFACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA, SCIENZE POLITICHE, GIURISPRUDENZA, INGEGNERIA,
ECONOMIACORSO DI LAUREA INTERFACOLTÀ IN
COMUNICAZIONE INNOVAZIONE E MULTIMEDIALITÀ
Lo sviluppo della cultura e della musica nere
dagli anni della schiavitù all’era moderna
Tesi di laurea di Manfredo Alloisio
Questo lavoro vuole analizzare:
L’origine del blues è considerata come l’atto di nascita dei neri americani,
nonostante la convinzione dei primi schiavi di non restare per sempre in America, un paese con un tipo di cultura e società
completamente in antitesi con la loro concezione di vita. E questo era vissuto come la peggiore forma di schiavitù
possibile.
il percorso intrapreso dagli schiavi in America per arrivare alla cittadinanza
porre l’accento sul ruolo della musica in questo faticoso e incerto processo di integrazione.
I neri, deportati dall’Africa, sono impiegati come schiavi in America e si sentono stranieri in una terra straniera
CULTURA BIANCACULTURA BIANCA
Il processo di fusione tra
CULTURA NERACULTURA NERA
avviene gradualmente, attraverso la scrematura degli aspetti più rozzi e primitivi delle credenze africane e una graduale intimità,
anche fisica, tra padroni bianchi e schiave nere
Nasce il nuovo tipo di afroamericano, totalmente assorbito dai costumi dei padroni bianchi.Ogni aspetto della cultura africana diviene marginale o si estingue del tutto.
L’integrazione però è soltanto apparente; i neri continuano ad essere considerati e a sentirsi inferiori, ai margini della società.
I frutto di unioni tra
padroni bianchi e schiave nere, abbandonano le loro speranze di integrazione e si riavvicinano ai fratellastri neri, fondendo la loro educazione musicale alla francese con la tradizione della musica nera da strada, più rozza ma più espressiva.
CREOLI
Il frutto del riavvicinamento tra i creoli e i loro “fratelli di strada” è
un blues ormai lontano dai canti di lavoro degli schiavi neri, influenzato dagli strumenti musicali, i cui suoni sono più espressivi e vicini alla voce umana.
Il jazz costruisce le sue basi sul blues, assorbe il suo spirito e il suo timbro, ma riadatta l’uso degli strumenti musicali europei al fine di ottenere un suono ruvido e crudo, un suono americano prodotto da una cultura indigena, afro-americana.
La schiavitù, dunque, detta sicuramente vari aspetti della forma e del contenuto del blues,
il cui percorso, però, è anche segnato dalla cosiddetta emancipazione e dai problemi che ne seguono.
L’integrazione nera nella società americana, infatti, non avviene veramente neppure dopo la guerra civile,
che crea una società nera “separata ma uguale” in cui non esiste l’uguaglianza con i bianchi.
I neri stessi conservano una “mentalità da schiavo” che accetta la superiorità dei bianchi e la necessità di annullarsi nella cultura e
nell’ordine sociale dell’ex padrone.
Anche il blues, ricordo della schiavitù, sembra doversi immolare sull’altare dell’assimilazione e del progresso,
ma in realtà perde soltanto le forme superficiali prese a prestito dall’uomo bianco cominciando a prendere la forma che oggi conosciamo.
Come i padroni bianchi, anche le generazioni di americani
degli anni quaranta e delle guerre mondiali annullano gli sforzi dei neri di riscattarsi dalla schiavitù.
I neri, considerati dai bianchi “specie subumana” si ribellano e il loro risentimento sfocia in
violenza razziale.
Il Bronx negli anni sessanta conosce oppressione e guerriglie
per la conquista del territorio.
Malcolm X, però, propone una diversa soluzione al “problema nero”.
Egli non crede nell’integrazione dei neri
e rigetta l’ipotesi di una cittadinanza bianca.
In questo teatro di violenza si distingue la voce di
Martin Luther King che, attraverso il suo movimento per i diritti civili, lotta con la disubbidienza civile e la non violenza
contro la sottomissione materiale e psicologica dei neri.
Il suo obiettivo è l’integrazione dei neri a pieno titolo nella società americana, prevalendo sulla parte reazionaria e razzista dei bianchi
che vogliono impedirlo.
Figlio delle teorie di Martin Luther King è, negli anni sessanta, il partito delle PANTERE NERE
con l’obiettivo di cambiare le regole della protesta nera.
Le pantere nere non credono nell’integrazione razziale, nel “sogno americano” tanto caro a Martin Luther King.
Con la loro rabbia e la loro violenza fanno prevalere il nazionalismo sull’integrazionismo.
E vengono eliminate dall’FBI con ogni genere di vessazioni.
I neri si riuniscono in
che danno loro un senso di appartenenza,
anche se generatrici di una violenza
che genera moltissime vittime.
Negli anni settanta i capi delle gang si riuniscono per raggiungere una tregua. L’energia dei giovani si convoglia verso altre forme espressive.
GANG
Nasce la cultura hip hop
La Cultura hip hop si appropria degli spazi cittadini, attraverso gli effetti sonori, la danza, lo stile.
Gli originali musicisti rapper diffondono la cultura nera del Bronx e conquistano New York, fino ad arrivare alla scena internazionale. La cultura hip hop, oppositiva e trasgressiva, non viene sempre compresa e genera ennesimi scontri e repressioni della polizia.
La cultura hip hop, negli anni novanta,
domina in tutto il mondo e si esprime attraverso:MUSICA
RAPDANZA
GRAFFITI
MCINGDJING
BREAKDANCE
WRITINGAEROSOL ART
La composizione delle modalità di espressione,
attraverso cui si è affermato l’hip hop ha evidenziato una grande attenzione
verso le più importanti forme di comunicazione:
dalla parola al corpo, attraverso l’immagine e il suono,
al fine di dare espressione al disagio giovanile e
alle storie di quotidianità marginale.
La rabbia dei giovani, legata al degrado sociale ed esistenziale, dei ghetti prima, e, delle periferie
oggi, ha permesso di amplificare
il bisogno di comunicazione e di affermazione della loro
identità attraverso la musica, la ritualità
e le tags sui muri.
Conclusioni Questa tesi è nata dalla mia passione per la musica rap
e per la subcultura che vi gravita intorno.
Il lavoro fatto ripercorre l’iter storico attraverso il quale i neri, deportati come schiavi dal loro continente di origine,
pervennero alla dolorosa e faticosa costruzione della loro identità, in una terra d’America ostile alla loro integrazione.
La cultura africana, assorbita da quella dei padroni bianchi, riconosciuta come superiore dagli stessi neri,
sembrò divenire marginale ed estinguersi del tutto.
Tuttavia, “l’orgoglio nero” è sempre stato più forte delle sopraffazioni dei bianchi, si è espresso nelle proteste, nelle violenze,
ma anche nella fede in un’ integrazione finalmente non soltanto apparente; ha fatto della musica la sua cassa di risonanza,
dell’hip hop l’espressione moderna di una cultura nera, che nella danza, nei graffiti e nel rap
contiene ancora gli echi dei canti di lavoro degli schiavi d’America.