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Tuteliamo gli oceani: il polmone blu del nostro pianeta Rivista a cura della direzione generale Ambiente Ambiente L’Ambiente per gli Europei NOVEMBRE 2017 | N. 64

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Tuteliamo gli oceani:

il polmone blu del nostro pianeta

Rivista a cura della direzione generale Ambiente

Ambiente

L’Ambienteper gli Europei

NOVEMBRE 2017 | N. 64

Editoriale

Milioni di persone in tutto il mondo dipendono direttamente dagli oceani per la loro sussistenza, ma è l’umanità intera ad aver bisogno di oceani sani, ad esempio, per contrastare i cambiamenti climatici, per purificare l’aria che respiriamo, per regolare gli eventi atmosferici e per avere accesso a una fonte essenziale di cibo e acqua. L’azione mirata a proteggere i nostri oceani può dunque avere successo soltanto tramite una cooperazione di portata globale e, a questo fine, l’Unione europea (UE) si è messa in prima linea.

In questo numero de L’Ambiente per gli Europei, puntiamo i riflettori sulla 4a edizione della conferenza «Il nostro oceano», organizzata per la prima volta dall’UE e svoltasi a Malta, il paese natio del commissario europeo per l’Ambiente Karmenu Vella. Nel corso dell’evento, i partecipanti hanno assunto 437 impegni tangibili in materia di tutela dei mari e pesca sostenibile, stanziando fondi per 7,2 miliardi di euro, ovvero quasi raddoppiandoli.

Ridurre la quantità di sacchetti di plastica dispersi nell’ambiente è utile a tutelare mari e oceani, nonché la flora e la fauna che li popolano. A un anno dalla loro entrata in vigore, facciamo pertanto il punto sulle nuove normative europee relative alla riduzione dell’uso di borse di plastica in materiale leggero. Inoltre, parliamo della necessità di migliorare la qualità dell’aria, riducendo le emissioni derivanti dal settore dell’agricoltura, e degli sforzi profusi per dare un taglio all’inquinamento acustico, la seconda maggiore minaccia ambientale per la salute in Europa.

Un nuovo sondaggio Eurobarometro ha confermato che i cambiamenti climatici preoccupano molto i cittadini europei: i risultati indicano infatti che il 74 % ritiene i cambiamenti climatici un problema molto grave e il 79 % sostiene che la lotta ai cambiamenti climatici e il miglioramento dell’efficienza energetica possano dare un impulso all’economia e creare posti di lavoro. L’UE prosegue il cammino lungo la sua «ambiziosa agenda politica in materia di clima ed energia» per sensibilizzare i suoi cittadini e avvicinarsi all’obiettivo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno l’80 % entro il 2050.

Altra battaglia cruciale per il benessere dell’ambiente naturale è quella contro il traffico illegale di avorio e dei prodotti correlati alla flora e alla fauna selvatiche. Quest’estate, l’UE si è dotata di norme più rigorose in materia, arrestando efficacemente le esportazioni di avorio grezzo. Una consultazione online, aperta al pubblico fino all’8 dicembre, raccoglierà le opinioni dei cittadini europei sulle strade percorribili dall’UE per contrastare il traffico illegale di avorio.

Chiudiamo con il consueto appuntamento con le ultime notizie, gli eventi e le pubblicazioni in campo ambientale. Siamo certi che le tematiche trattate in questo numero solleticheranno il vostro interesse!

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L’Ambiente per gli Europei

ec.europa.eu/environment/news/efe/index_it.htm

INFORMAZIONI EDITORIALIL’Ambiente per gli Europei Europei è una rivista con frequenza trimestrale pubblicata dalla Direzione Generale Ambiente della Commissione europea. È disponibile in bulgaro, spagnolo, ceco, tedesco, estone, greco, inglese, francese, italiano, lituano, polacco, portoghese e rumeno.Abbonamento gratuito. È possibile abbonarsi online all’indirizzo: http://ec.europa.eu/environment/efe/subscribe_itCaporedattore: Gilles LarocheCoordinatore: Barbara SteffnerPer ulteriori informazioni rivolgersi all’unità Comunicazione:http://ec.europa.eu/environment/contact/form_en.htmInformazioni e documenti: http://ec.europa.eu/environment/contact/form_en.htmSito web de L’Ambiente per gli Europei:https://ec.europa.eu/environment/efe/homepage_it

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Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea, 2017

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Stampato su carta riciclata che ha ricevuto il marchio comunitario di qualita ecologica Ecolabel per la carta grafica. (http://ec.europa.eu/environment/ecolabel)

Printed in Luxembourg by Imprimerie Centrale

Indice

Abbandonare borse di plastica e cattive abitudini 3

Un oceano di nuovi impegni 4

L’innovazione è fonte di nuove idee per la gestione dell’acqua dell’UE 6

Pugno duro dell’UE nei confronti del traffico illegale di avorio 7

L’agricoltura deve ridurre le emissioni e partecipare alla lotta contro l’inquinamento atmosferico 8

Il rumore, una minaccia occulta per la salute 9

Un nuovo impulso per la transizione verso l’economia circolare 10

Uniamo le forze per «rinverdire» il regime fiscale 11

Per i cittadini europei, l’azione per il clima è necessaria e salutare per l’economia 12

Fondo per l’innovazione europeo a basse emissioni di carbonio: le opinioni degli esperti 14

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» RIFIUTI

Abbandonare borse di plastica e cattive abitudini

Ogni anno, nell’UE, utilizziamo attualmente 100 miliardi di borse: uno spreco enorme, dato che spesso vengono usate una sola volta. Molte finiscono nei nostri oceani e nei nostri mari. Una recente misura intrapresa per affrontare questo spreco di risorse e produzione di rifiuti è la nuova direttiva dell’UE sulle borse di plastica, che obbliga gli Stati membri a ridurre drasticamente l’utilizzo delle borse in materiale leggero. Come procedono le operazioni in quest’ambito?

Il numero di borse di plastica utilizzate a persona varia sensibil-mente tra gli Stati membri, alcuni dei quali hanno già raggiunto dei risultati impressionanti in quanto a contenimento del loro utilizzo. In Danimarca e in Finlandia, grazie alle misure adot-tate negli ultimi due anni, il consumo medio annuale di borse di plastica in materiale leggero si è ridotto a solamente quat-tro a persona. In Irlanda, dall’introduzione di un’imposta nel 2002, il consumo di borse di plastica monouso è diminuito da 328 a persona ogni anno a solo 18: una riduzione vicina al 95 %.

Dall’altro lato della scala, sono presenti paesi in cui l’utilizzo delle borse nel 2010 era nettamente superiore alla media: ad esempio, la Grecia con 269 borse e la Bulgaria con 421 ogni anno, a persona.

“Quasi l’80 % dei rifiuti presenti nel mare proviene dalla terra e la

maggior parte di essi sono materie plastiche. Al giorno d’oggi, capita di

trovare borse di plastica nello stomaco di uccelli marini e di balene spiaggiate, perciò è evidentemente il momento di

agire.

Karmenu Vella, commissario europeo per l’Ambiente

Frenare il consumoI governi nazionali, ai sensi della nuova direttiva sulle borse di plastica, devono garantire che il consumo annuale di borse in materiale leggero a persona non sia superiore a 90 entro la fine del 2019 e che si riduca a 40 entro la fine del 2025. Per rag-giungere tali obiettivi, i paesi hanno la possibilità di attuare diverse misure. Tra queste figurano imposizioni, imposte o obiettivi nazionali di riduzione, che possono essere ottenuti mediante misure obbligatorie o accordi con i settori economici. È anche possibile imporre un divieto di utilizzo delle borse, pur-ché si allinei con il diritto dell’UE. Gli Stati membri dovevano informare la Commissione riguardo alla propria modalità di applicazione delle nuove norme entro novembre 2016.

Alcuni paesi hanno optato per le imposizioni obbligatorie; altri invece, come la Germania e l’Austria, per accordi con il settore del commercio al dettaglio. La Francia e l’Italia, in alternativa, hanno vietato qualsiasi borsa non biodegradabile o composta-bile. Il Regno Unito e i Paesi Bassi, a loro volta, hanno optato per l’imposizione di un costo sulle borse. Neppure in Estonia, infine, sarà più possibile disporre gratuitamente di borse.

La Commissione sta dando priorità all’attuazione della diret-tiva dell’UE sulle borse di plastica e, di conseguenza, ha già inviato delle lettere di avvertimento agli Stati membri che non si sono espressi entro la scadenza.

Frenare l’utilizzo delle borse di plastica è però solo uno degli aspetti che contribuiscono alla transizione verso un consumo più sostenibile e alla riduzione della dispersione della plastica nell’ambiente.

La Commissione sta elaborando, come parte del piano d’azione per l’economia circolare, una nuova strategia sulla plastica.

Karmenu Vella, commissario europeo per l’Ambiente, gli affari marittimi e la pesca, ha affermato: «Dobbiamo sviluppare una diversa visione dell’economia della plastica e vogliamo che le materie plastiche diventino circolari nell’Unione europea. Per questa ragione, entro la fine di quest’anno, pubblicheremo una nuova strategia europea sulla plastica nell’economia circolare».

Per saperne di più

» http://ec.europa.eu/environment/waste/plastic_waste.htm

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» RISORSE IDRICHE, AMBIENTE MARINO E ZONE COSTIERE

Un oceano di nuovi impegniL’edizione 2017 de «Il nostro oceano», organizzata dall’Unione europea (UE) a Malta, ha alzato l’asti-cella delle ambizioni: ma, esattamente, quali impe-gni sono stati assunti nel corso della conferenza?

Da «Il nostro oceano» sono sempre scaturiti numerosi impegni. Questa, in fondo, è proprio la sua raison d’être, ma la quarta edizione della conferenza, recentemente svoltasi a Malta, non si è fermata qui, perché sono state aggiunte nuove aree di azione e lo stanziamento di fondi da parte dei partecipanti è quasi raddoppiato.

In breve, sono stati assunti 437 impegni tangibili e misurabili, stanziati 7,2 miliardi di euro e aggiunti 2,5 milioni di chilometri quadrati di zone marine protette (ovvero più della metà della superficie dell’intera UE).

Questa edizione è stata la prima in grado di mobilitare la comunità imprenditoriale su vasta scala, con oltre 100 impegni assunti da attori globali di peso, quali Airbus, Unilever, PepsiCo, AXA e Sky.

Le 36 azioni concrete definite dall’UE prevedono l’erogazione di oltre 550 milioni di euro, ma, congiuntamente agli Stati membri e alla Banca europea degli investimenti (BEI), i finanziamenti complessivi superano i 2,8 miliardi di euro. Altri paesi, ONG, fon-dazioni, istituti di ricerca e organizzazioni internazionali hanno concordato circa 300 azioni, in una prova di determinazione senza pari a livello globale.

Facendo leva sulle attività già avviate per aggregare gli Stati membri, tutelare l’ambiente marino e conseguire l’obiettivo di «buono stato ambientale» definito nella legislazione dell’UE per l’ambiente marino, l’UE si è inoltre fatta carico di una pletora di nuovi impegni durante la conferenza «Il nostro oceano».

Le 36 azioni interessano tutte e quattro le tematiche trattate dalla conferenza (inquinamento marino, cambiamenti clima-

tici, tutela dell’ambiente marino e pesca sostenibile), ma anche due nuovi aspetti evidenziati nello specifico durante l’evento: l’economia blu sostenibile e la sicurezza marittima. Di seguito, presentiamo i punti salienti della conferenza (l’elenco completo degli impegni è disponibile all’indirizzo https://ourocean2017.org/our-ocean-commitments).

L’ambiente marino è sotto pressione e l’inquinamento marino rappresenta un problema gravissimo (10 milioni di tonnellate di rifiuti finiscono infatti in mare ogni anno): per far fronte a que-sti problemi, l’UE ha ad esempio avviato WISE per il mare, un portale d’accesso alle informazioni sulle questioni in materia di acque finalizzato a promuovere una migliore governance degli oceani e una migliore gestione basata sugli ecosistemi. Inol-tre, sono previsti 2 milioni di euro a sostegno dell’attuazione della direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino, 2,85 milioni a favore di progetti in materia di prevenzione e anticipazione dell’inquinamento marino e altri 2,5 milioni per operazioni in materia di inquinamento marino.

È poi stato annunciato un progetto di misure volte a ridurre la dispersione di plastica nell’ambiente entro la fine del 2017, nell’ambito dell’imminente strategia in materia di plastica dell’UE, ma ne sono anche state presentate altre, volte a ridurre gli scarichi in mare dei rifiuti generati dalle navi.

RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 64 5

I cambiamenti climatici hanno un impatto diretto sugli oceani: tra gli effetti più allarmanti troviamo l’innalzamento del livello dei mari e la crescente acidificazione. Le nuove azioni propo-ste dall’UE comprendono un progetto del valore di 10 milioni di euro, in collaborazione con l’Organizzazione marittima interna-zionale (IMO), sui cambiamenti climatici nel settore della navi-gazione, tramite una nuova rete di cinque centri di cooperazione nell’ambito della tecnologia marittima, per contribuire allo svi-luppo di trasporti marittimi efficienti dal profilo energetico. Circa 1,5 milioni di euro saranno erogati per ridurre le emissioni di particolato carbonioso nell’Artico e altri 600 000 euro sono stati stanziati per progetti integrati nella stessa regione.

Meno del 5 % delle zone marine e costiere di tutto il mondo è attualmente protetto dalla legge, nonostante l’obiettivo di tutela del 10 % entro il 2020 fissato dalle Nazioni Unite: essendo, questa, un’area di azione che l’UE ha particolarmente a cuore, la conferenza «Il nostro oceano» si è rivelata il pal-coscenico ideale per annunciare il nuovo finanziamento di 20 milioni di euro a sostegno delle zone marine protette nei paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico tramite il programma sulla biodiversità e sulla gestione delle zone protette. Insieme alla Germania, l’UE concederà un sostegno maggiore a una nuova piattaforma intersettoriale, transfrontaliera e multilaterale da avviare entro il 2020.

Gli impegni presi relativamente alla pesca sostenibile com-prendono lo stanziamento di 15 milioni di euro nell’ambito del programma Pescao a favore del miglioramento della gover-nance della pesca nell’Africa occidentale e di 5,7 milioni per aiutare l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) e la Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo a migliorare la sostenibilità delle risorse itti-che in seguito alla dichiarazione Medfish4Ever, firmata nel marzo del 2017, che sancisce l’impegno a salvare, nell’arco di 10 anni, gli stock ittici del Mediterraneo e proteggere il patri-monio ecologico della regione.

L’economia blu, una nuova area di azione de «Il nostro oceano», vale già 1 300 miliardi di euro, cifra destinata a raddoppiare entro il 2030. L’UE ha inserito questa tematica nella conferenza per promuovere sinergie fra le soluzioni sostenibili per gli oceani e la crescita economica nelle comunità costiere di tutto il mondo.

I nuovi impegni assunti dall’UE includono 250 milioni di euro stanziati per promuovere la ricerca marina e marittima nel 2017, 12 milioni a sostegno di nuovi progetti mirati a contrastare i rifiuti marini e 50 milioni a favore dell’iniziativa BlueMED per la coope-razione in materia di scienza e ricerca nell’area del Mediterraneo.

A livello internazionale, saranno stanziati oltre 60 milioni di euro per rafforzare l’Alleanza transatlantica per la ricerca oceano-grafica e la cooperazione con Brasile e Sud Africa in materia di scienza, ricerca e innovazione marine. I gruppi di ricerca dell’UE che operano in consorzi internazionali sulle sfide che attendono l’oceano Atlantico saranno oltre 500 entro il 2019.

Un’iniziativa del valore di 14,5 milioni di euro promuoverà lo sviluppo di un’economia blu nell’UE e nuovi fondi sono destinati a progetti dall’elevato potenziale nei settori emergenti di que-sta economia. Il programma di partenariato marittimo Pacifi-co-Unione europea, per un importo di 45 milioni di euro, è volto a sostenere la gestione e lo sviluppo sostenibili della pesca per

la sicurezza alimentare e la crescita economica, affrontando al contempo le problematiche della resilienza ai cambiamenti cli-matici e della conservazione della biodiversità marina.

Quasi 6 milioni di euro sono stati stanziati per sostenere la cooperazione transfrontaliera all’interno dell’UE in materia di pianificazione dello spazio marittimo. Infine, verrà incrementato il sostegno ai test dei primi gruppi di dispositivi per l’impiego dell’energia del moto ondoso e delle maree in Europa.

La seconda nuova area di azione della conferenza è la sicu-rezza marittima: fondamentale per gli scambi commerciali a livello globale, è attualmente minacciata su più fronti, tra cui le catastrofi naturali, la pirateria, il contrabbando e i conflitti armati. Per rendere gli oceani più sicuri, l’UE ha annunciato lo stanziamento di 37,5 milioni di euro per contrastare la pirateria lungo le coste dell’Africa sud-orientale e nell’Oceano Indiano, un investimento di 4 milioni di euro nel programma di osservazione satellitare Copernicus per il monitoraggio dell’inquinamento da idrocarburi e delle attività di pesca commerciali su larga scala, il rinnovo del sostegno alla sicurezza marittima nel Golfo di Gui-nea e lo stanziamento di 1 milione di euro per il potenziamento dei sistemi TIC delle autorità marittime unionali. Inoltre, ha pre-sentato un prototipo di uno strumento di sorveglianza che rileva la portata delle attività umane in mare.

“Questa conferenza non si limita alla mera definizione degli

impegni, ma si occupa anche della loro attuazione. Ora dobbiamo

monitorare i progressi e metterci al lavoro di buona lena.

Avanti tutta!

”Karmenu Vella, commissario europeo per l’Ambiente

Nonostante i suoi molti successi, nessuno ritiene la conferenza un punto di arrivo. «Questa conferenza non si limita alla mera definizione degli impegni», ha dichiarato il commissario europeo per l’Ambiente Karmenu Vella in chiusura dell’evento, «ma si occupa anche della loro attuazione. Ora dobbiamo monitorare i progressi e metterci al lavoro di buona lena. Avanti tutta!»

«Il nostro oceano» riprenderà nel 2018 in Indonesia.

Per saperne di più

» https://ourocean2017.org/

MALTA, 5-6 OCTOBER 2017

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» RISORSE IDRICHE, AMBIENTE MARINO E ZONE COSTIERE

L’innovazione è fonte di nuove idee per la gestione dell’acqua dell’UE

Il crescente riconoscimento dell’acqua quale risorsa limitata ha scatenato un fiume di nuove idee e innovazioni volte ad affrontare le sfide relative alla gestione dell’acqua, molte delle quali sono promosse dal partenariato europeo per l’innovazione sull’acqua (PEI Acqua).

Per la fornitura e il mantenimento di un flusso di acqua pulita è necessario un cambiamento, sia in Europa sia in tutto il mondo. PEI Acqua mira a fare da guida nello sviluppo di buone pratiche, nella creazione di opportunità imprenditoriali e nel superamento degli ostacoli legati ai regolamenti, ai finanzia-menti o all’attuazione pratica. Tale partenariato riunisce gli attori pubblici e privati dei settori dell’offerta e della domanda a livello europeo, nazionale e regionale, sotto gli auspici dell’U-nione dell’innovazione nell’ambito della strategia Europa 2020.

La città portoghese di Porto ospiterà, alla fine di settembre, la 4ª conferenza di PEI Acqua, che attrarrà fino a mille inno-vatori in materia di acqua provenienti da tutta Europa, tra cui ingegneri che si occupano di servizi pubblici, rappresentanti delle imprese e del mondo agricolo, start-up, piccole e medie imprese e investitori. La conferenza è uno dei tre eventi princi-pali che costituiscono la Settimana dell’innovazione sull’acqua di Porto (PWIW), sostenuta dalla Commissione europea.

La conferenza «Sindaci & Acqua» avvierà l’agenda urbana sull’acqua 2030. Questa nuova piattaforma per la collabo-razione, legata all’agenda urbana dell’UE, aiuterà le città a gestire l’acqua in modo più integrato e sostenibile. Studenti e giovani professionisti prenderanno parte al Laboratorio di innovazione sull’acqua, volto a formare i futuri leader del set-tore idrico. Durante l’intera settimana, il programma «Acqua & Persone» renderà la gestione delle acque più tangibile per i cittadini locali e li coinvolgerà nella tematica «Acqua e Inno-vazione» mediante spettacoli di strada e AquaPorto, il festival dell’acqua che si svolgerà nel parco della città.

“La creazione di sistemi idrici innovativi rappresenta un potenziale significativo per la promozione della

competitività e della crescita del

settore idrico europeo.

”Karmenu Vella, commissario europeo per l’Ambiente

Salvaguardare le risorse idriche Ogniqualvolta l’acqua viene utilizzata, può essere riciclata oppure rilasciata da un utente per essere riutilizzata da un altro. Il potenziale di riciclaggio è enorme, soprattutto per quanto riguarda settori con un forte consumo idrico come quelli della produzione alimentare, di sostanze chimiche e della carta.

«Siamo determinati ad effettuare una transizione verso un’economia più circolare e a gestire le nostre risorse, tra cui quelle idriche, in modo più sostenibile ed efficiente», ha dichiarato il commissario europeo per l’Ambiente Karmenu Vella. «La creazione di sistemi idrici innovativi rappresenta un potenziale significativo per la promozione della competitività e della crescita del settore idrico europeo, che al momento occupa già all’incirca un milione di persone in Europa».

Uno dei 29 gruppi di azione nell’ambito del PIE è il gruppo di azione sull’acqua «City Blueprints», che riunisce più di 40 città e regioni europee al fine di condividere soluzioni innovative per affrontare le sfide urbane nel settore idrico. Figura inol-tre nell’Atlante urbano sull’acqua per l’Europa, recentemente pubblicato, che offre una panoramica completa sulla gestione dell’acqua nelle città europee ed è corredato da un «Blue City Index» che ne misura le prestazioni.

Ma l’UE non lavora solamente per salvaguardare le risorse idriche in Europa; a livello internazionale, infatti, ha avviato dei partenariati nel settore idrico con la Cina e l’India, raf-forzando la cooperazione per l’innovazione e sostenendo gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU in materia di acqua, accesso alle misure sanitarie e città e comunità sostenibili.

Per saperne di più

» http://ec.europa.eu/environment/water/innovationpartnership/

RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 64 7

» AFFARI INTERNAZIONALI

Pugno duro dell’UE nei confronti del traffico illegale di avorioA luglio, dotandosi di nuove e più rigorose norme sulle esportazioni di avorio grezzo dall’Europa, la Commissione europea ha compiuto un ulteriore passo in avanti nella sua lotta contro il traffico illegale di avorio e il bracconaggio di elefanti. Ora, la Commissione invita cittadini e organizzazioni a condividere le proprie opinioni sulle strade percorribili dall’Unione europea (UE) per contrastare più efficacemente il traffico illecito di avorio.

Ogni anno fino a 30 000 elefanti africani vengono massacrati a causa delle loro zanne, in massima parte per soddisfare le crescenti richieste del mercato asiatico dei prodotti a base di avorio. Ne consegue che le popolazioni di elefanti si stanno assottigliando drasticamente, vanificando così l’aumento otte-nuto alla fine del secolo scorso.

Il commercio di avorio è vietato a livello internazionale, fatta eccezione per gli articoli in avorio risalenti a prima degli anni settanta del secolo scorso, decennio in cui gli elefanti furono messi sotto la tutela di CITES, la convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minac-ciate di estinzione. Pertanto, era possibile esportare tali articoli dall’UE del tutto legalmente. Le esportazioni di vecchie zanne di avorio dall’UE all’Asia hanno però fatto registrare una con-tinua crescita a partire dal 2012, una situazione che indica chiaramente come tale esenzione potrebbe aver alimentato la domanda globale di avorio o, in alternativa, essere servita come copertura per il commercio illegale di questo materiale.

Ora, la Commissione è intervenuta per colmare questo poten-ziale vuoto legislativo, adottando nuovi orientamenti volti ad arrestare efficacemente le esportazioni di avorio grezzo. Que-sta azione attua di fatto un impegno assunto dall’UE nel 2016 nell’ambito del suo piano d’azione contro il traffico illegale di specie selvatiche.

“La lotta contro il traffico internazionale di avorio è una battaglia

che non possiamo permetterci di

perdere.

”Karmenu Vella, commissario europeo per l’Ambiente

Passi in avantiLa situazione di emergenza in cui versano gli elefanti africani è ampiamente di dominio pubblico. A questo fine, il Parlamento europeo ha chiesto di vietare completamente il commercio di avorio nell’UE, mentre Stati Uniti, Cina e altri paesi hanno di recente adottato nuove misure tese a limitare il commercio di avorio a livello nazionale. La Commissione, dal canto suo, ora ha deciso di rivolgersi ai cittadini europei, per chiedere loro quale strada potrebbe percorrere l’UE per contrastare più efficace-mente il commercio illegale di avorio. La consultazione online è aperta fino all’8 dicembre. La Commissione pubblicherà una relazione online sui risultati e terrà in considerazione le opinioni espresse dagli europei nelle sue future politiche.

L’UE ha inoltre avviato numerose iniziative contro il traffico ille-gale di avorio a livello internazionale. Innanzitutto, essendo il principale donatore a sostegno dei paesi africani e delle autorità internazionali preposte all’applicazione della legge, consente loro di intensificare gli sforzi contro queste attività criminali. Inoltre, la Commissione ha destinato 2,25 milioni di euro per aiutare i paesi in via di sviluppo a mettere in atto i dettami della CITES. Tramite questa convenzione, l’UE ha spinto per l’adozione di rac-comandazioni mirate, ivi incluse sanzioni commerciali, nei con-fronti delle nazioni coinvolte in quanto luogo di origine, paese di transito o destinazione finale del traffico illegale di avorio.

«La lotta contro il traffico internazionale di avorio è una batta-glia che non possiamo permetterci di perdere», ha dichiarato Karmenu Vella, commissario europeo per l’Ambiente. «Il nostro sostegno finanziario ai paesi in via di sviluppo ne rafforzerà la capacità di attuare la convenzione CITES, un passo essenziale per fare progressi nella lotta contro il bracconaggio».

Per saperne di più

» Consultazione pubblica: https://ec.europa.eu/info/consultations/public-consultation-ivory-trade-eu_it

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» ARIA

L’agricoltura deve ridurre le emissioni e partecipare alla lotta contro l’inquinamento atmosferico

La qualità dell’aria in Europa è migliorata, ma sono necessari ulteriori sforzi per ridurre le emissioni di ammoniaca, causate per il 95 % dall’agricoltura. Per conseguire gli obiettivi stabiliti dalla nuova direttiva NEC sui limiti di emissione nazionali, il settore dell’agricoltura dovrebbe impiegare metodi funzionali ed efficaci in termini di costi al fine di ridurre le emissioni di ammoniaca, soprattutto da parte delle grandi aziende agricole.

La lotta contro l’inquinamento atmosferico è uno dei cardini delle politiche ambientali dell’Unione europea (UE) fin dalla fine degli anni settanta del secolo scorso. Negli ultimi trent’anni, tali politi-che hanno consentito di ridurre le emissioni degli inquinanti e di migliorare la qualità dell’aria in tutta Europa. Tuttavia, il settore agricolo, responsabile del 95 % di tutte le emissioni di ammo-niaca dell’UE, non ha fatto registrare convincenti passi in avanti.

Nonostante il grande pubblico sia pressoché ignaro dei loro effetti, esistono prove che le emissioni di ammoniaca costitui-scano una grave minaccia per la salute. L’ammoniaca contribu-isce infatti alla formazione del particolato secondario, in grado di provocare o aggravare malattie cardiovascolari, malattie polmonari, infarti, aritmie e tumori. Il particolato può inoltre colpire il sistema nervoso centrale e il sistema riproduttivo.

Nella primavera del 2014, quando i livelli di inquinamento atmosferico a Parigi raggiunsero picchi elevatissimi, il centro nazionale di ricerca scientifica francese affermò che il 62 % delle particelle fini presenti nell’aria derivava proprio dall’am-moniaca. Le emissioni di questa sostanza sono inoltre il motivo principale alla base dell’eutrofizzazione di laghi, fiumi e oceani.

“Nella primavera del 2014, quando i livelli di inquinamento

atmosferico a Parigi raggiunsero picchi elevatissimi, il 62 % delle particelle

fini presenti nell’aria derivava proprio

dall’ammoniaca.

”Una politica decisa Il settore dell’agricoltura sarà chiamato a profondere uno sforzo enorme per conseguire gli obiettivi di riduzione delle emissioni di ammoniaca stabiliti dalla nuova direttiva concernente la ridu-zione delle emissioni nazionali di determinati inquinanti atmo-sferici (direttiva NEC), entrata in vigore alla fine del 2016. Le misure stabilite a questo fine, tra cui gli investimenti a bassa tecnologia e le modifiche alle pratiche agricole, sono rivolte in massima parte alle grandi aziende agricole, responsabili dell’80 % delle emissioni di ammoniaca.

Gli Stati membri hanno tempo fino al 30 giugno 2018 per rece-pire la direttiva nel proprio ordinamento giuridico, mentre entro il 2019 dovranno stilare un programma di controllo dell’inqui-namento atmosferico nazionale che, al fine di conseguire gli obiettivi fissati per il 2020 e il 2030, definisca misure volte a ridurre le emissioni dei cinque inquinanti atmosferici principali, ovvero il particolato fine (PM2,5), il biossido di zolfo, gli ossidi di azoto, i composti organici volatili non metanici e l’ammoniaca.

Le emissioni derivanti dall’agricoltura costituiscono inoltre una delle tematiche principali del forum europeo «Aria pulita» (Parigi, 16-17 novembre). È dunque ora che il settore dell’agricoltura si unisca alla lotta contro l’inquinamento atmosferico in Europa.

Per saperne di più

» Relazione dell’Agenzia europea dell’ambiente sulla qualità dell’aria nell’UE nel 2017: https://www.eea.europa.eu/publications/air-quality-in-europe-2017

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» AREE URBANE, INQUINAMENTO ACUSTICO E SALUTE

Il rumore, una minaccia occulta per la saluteSecondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’inquinamento acustico è la seconda maggiore minaccia ambientale per la salute in Europa. Sebbene le attuali normative europee siano idonee allo scopo di contrastare la situazione, gli Stati membri non si interessano a sufficien-za della loro attuazione. Le misure atte alla riduzione del rumore sono efficaci in termini di costi, ma non vi è ancora una consapevolezza adeguata in merito a questo problema e l’attua-zione delle soluzioni è ancora carente.

Un europeo su quattro è esposto a livelli di inquinamento acustico potenzialmente nocivi. Perdita del sonno, difficoltà di concentrazione e stress elevato sono sintomi classici, ma il rumore può anche provocare diabete, ictus e infarti.

Tutti sappiamo da sempre che il rumore è nemico della buona salute: lo ha affermato quest’anno, in occasione di una conferenza dedicata al rumore in Europa, il commissario europeo per l’Ambiente Karmenu Vella, che ha poi illustrato come la direttiva sul rumore ambientale abbia tutte le carte in regola per identificare e ridurre il rumore nei luoghi resi-denziali, lavorativi e ricreativi. Purtroppo, però, non ha ancora potuto esprimere appieno il suo potenziale: a questo fine, gli Stati membri dovrebbero infatti applicarla con maggior convinzione, in linea con gli obiettivi del settimo programma d’azione per l’ambiente, e fare leva sul principio «chi inquina paga» per garantire la parità di condizioni.

Sebbene le misure atte alla riduzione del rumore siano effi-caci in termini di costi, non vi è ancora una consapevolezza adeguata in merito a questo problema e l’attuazione delle soluzioni è ancora carente. «Soltanto tramite un grado più elevato di comprensione e consapevolezza in merito al pro-blema e concentrandoci sui progetti giusti, sostenuti dalla legislazione, possiamo sperare di contrastare l’inquinamento acustico provocato dal settore dei trasporti», ha aggiunto il commissario europeo per i Trasporti Violeta Bulc. Secondo l’ Agenzia europea dell’ambiente (AEA), il traffico veicolare è la fonte principale di inquinamento acustico in Europa.

Un sostegno adeguatoIl riesame dell’attuazione delle politiche ambientali può aiu-tare gli Stati membri a identificare le lacune presenti nei loro processi di applicazione delle normative europee, nonché a trovare e condividere soluzioni innovative in grado di col-marle. Progetti tangibili, come NEREiDE ed ENOVAL, mirano

a stimolare idee innovative sulla riduzione del rumore nocivo. Le soluzioni vanno dai manti stradali fonoassorbenti in gomma ai motori aeronautici di grandi dimensioni, ma puliti e silenziosi, fino alla pianificazione urbana alternativa, che tenga conto dell’inquinamento acustico correlato ai trasporti.

Le autorità locali, in particolare nelle zone urbane, necessi-tano di ulteriore assistenza. In questo senso, iniziative quali il partenariato europeo per l’innovazione «Città e comunità intelligenti» e l’agenda urbana per l’UE stanno contribuendo a sensibilizzare il grande pubblico e a contrastare gli effetti più nocivi del rumore per i cittadini europei.

Per saperne di più

» Direttiva sul rumore ambientale: http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32002L0049&from=EN

» Rumore causato dal traffico veicolare (ultimi dati, AEA): https://www.eea.europa.eu/highlights/road-traffic-remains-biggest-source

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» ECONOMIA, STRATEGIA E INFORMAZIONE

Un nuovo impulso per la transizione verso l’economia circolare

A diciotto mesi dalla sua adozione, il pacchetto sull’economia circolare sta procedendo sui binari giusti. Luogo d’incontro di tutte le parti interessa-te, la nuova piattaforma dei portatori d’interesse sull’economia circolare fungerà da «rete di reti», sostenendo i progressi a livello intersettoriale.

L’adozione del pacchetto sull’economia circolare ha dato un impulso deciso alla transizione verso questo tipo di economia. Per non perdere slancio, è necessario condividere le informa-zioni e creare collegamenti fra i gruppi di parti interessate.

“Considero questa piattaforma un serbatoio di conoscenze in materia

di economia circolare e una piazza per il dialogo fra le parti interessate.

L’economia circolare si merita una piattaforma eccellente: non possiamo

accontentarci di meno!

”Daniel Calleja Crespo, direttore generale, DG Ambiente, Commissione europea

Simili piattaforme, come anche quella a supporto del finanzia-mento dell’economia circolare (gennaio 2017) o quella sulle perdite e sugli sprechi alimentari (novembre 2016), promuo-vono il dialogo e gli scambi sull’economia circolare e raffor-zano le sinergie fra i portatori d’interesse. Insieme, affrontano le sfide della transizione verso l’economia circolare e mirano a mettere l’UE sulla strada giusta verso il suo conseguimento.

La piattaforma dei portatori d’interesse sull’economia cir-colare prende le mosse da questo obiettivo e trascende le reti settoriali: pensata per comportarsi come «rete di reti», mette in luce le opportunità a livello intersettoriale e diverrà un centro di conoscenze sull’economia circolare e di dialogo fra le parti interessate.

Istituita congiuntamente dalla Commissione europea e dal Comitato economico e sociale europeo, la piattaforma

(#CEStakeholderEU) prenderà la forma di uno spazio aperto virtuale volto a rafforzare la cooperazione fra le reti di por-tatori d’interesse e facilitare la condivisione di competenze e buone pratiche in materia di economia circolare. Il sito web della piattaforma, disponibile da questo autunno, consentirà ai partecipanti di ricercare contenuti correlati all’economia circolare e accedere alle ultime notizie e alle informazioni sugli eventi in calendario.

Altri attori si sono già mossi in questa stessa direzione. Il 31 maggio 2017, BusinessEurope ha avviato la Circu-lar Economy Industry Platform (piattaforma per l’industria sull’economia circolare; www.circulary.eu) al fine di mettere in vetrina le azioni che piccole e medie imprese (PMI) e indu-stria hanno intrapreso in materia di economia circolare, nonché le sfide che si trovano ad affrontare.

Un altro esempio è costituito dalla Sustainable Procurement Platform, una piattaforma sugli appalti sostenibili gestita da ICLEI (il consiglio internazionale per iniziative ambien-tali locali) che fornisce notizie, studi di casi, informazioni su eventi, orientamenti e altro ancora in questo campo.

Per essere coinvolte nella piattaforma (#CEStakeholderEU), le parti interessate possono partecipare alla conferenza annuale e interagire sul sito web con altri attori, impegnan-dosi a condividere buone pratiche ed eventi. È un’occasione da non perdere!

Per saperne di più

» Domande frequenti sulla piattaforma per portatori d’interesse sull’economia circolare: http://ec.europa.eu/environment/circular-economy/pdf/FAQ.pdf

» Piattaforma per l’industria sull’economia circolare di BusinessEurope: http://www.circulary.eu/

» Piattaforma sugli appalti sostenibili di ICLEI: http://www.sustainable-procurement.org/

European Circular Economy Stakeholder PlatformA joint initiative by the European Commission and the European Economic and Social Committee

#CEstakeholderEU

RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 64 11

» ECONOMIA, STRATEGIA E INFORMAZIONE

Uniamo le forze per «rinverdire» il regime fiscale Le imposte ambientali possono aiutarci a ottenere un pianeta più sano e a stare meglio, ma sono an-che in grado di stimolare i cittadini ad avere compor-tamenti più responsabili dal punto di vista ambien-tale. Inoltre, favoriscono la crescita e la creazione di posti di lavoro. Secondo un nuovo studio com-missionato dalla direzione generale dell’Ambiente, le organizzazioni della società civile devono fare la loro parte per garantire l’efficacia di tali imposte.

Lo studio prende in esame il ruolo che la società civile può svolgere nella realizzazione di un regime fiscale utile a ridurre l’inquinamento e gestire al meglio le risorse naturali. Gli autori si sono occupati di problematiche quali l’economia circolare e le risorse, la qualità dell’acqua e i rifiuti marini, la biodiversità e l’uso dei suoli, l’inquinamento atmosferico, lo stress idrico e i rifiuti.

Alle organizzazioni non governative (ONG), ai gruppi di rifles-sione e alle università spetta una parte importante nel processo di riforma della fiscalità ambientale, come illustrato dai vari case study: il loro coinvolgimento, infatti, inizia con l’identifica-zione iniziale del problema e il suo inserimento nell’agenda poli-tica e termina con l’attuazione, il monitoraggio e la valutazione delle misure adottate.

Un esempio è la proposta di tassa sull’inquinamento atmosfe-rico avanzata dall’ONG ungherese Clean Air Action Group, che alla fine è entrata in vigore. In Austria, invece, le pressioni delle ONG e dell’opinione pubblica hanno condotto all’introduzione di un’imposta sul collocamento in discarica, mentre le idee di accademici, scienziati e ONG hanno fornito lo spunto per i tra-sferimenti fiscali ecologici in Portogallo e per i programmi di compensazione della biodiversità in Germania.

Aumentare l’accettazioneAnche le parti interessate possono dare un contributo impor-tante nel processo di diffusione e accettazione delle nuove imposte. In Irlanda, ad esempio, la licenza per la pesca al salmone è il risultato di una serie di riunioni tra 46 agenzie, organizzazioni e singole parti in causa, che è servita a creare la percezione di una distribuzione equa degli oneri tra i pescatori professionisti e ricreativi. L’accettazione e l’efficacia delle impo-ste sull’inquinamento atmosferico in Svezia, dell’imposta sui sacchetti di plastica in Irlanda e della legge forestale in Slovenia sono invece frutto di una sequenza di consultazioni formali.

In merito al futuro, Emma Watkins e Patrick ten Brink, autori dello studio e componenti dell’Institute for European Environmental Policy (IEEP, Istituto per la politica ambientale europea, gruppo di riflessione sulla sostenibilità), hanno scritto: «I governi nazionali

dovrebbero collaborare più attivamente con le organizzazioni della società civile per promuovere i cambiamenti largamente sostenuti dai cittadini. I governi rispondono al pubblico interesse, mentre le organizzazioni della società civile hanno il polso della situazione e si fanno portavoce dell’opinione pubblica».

“Dovrebbe esistere una cooperazione naturale verso il

conseguimento dei nostri obiettivi comuni: un ambiente pulito e la tutela delle risorse per le generazioni attuali

e future.

”Semestre europeo Le imposte ambientali e la graduale eliminazione delle sov-venzioni dannose per l’ambiente costituiscono una modalità efficace ed efficiente di conseguire gli obiettivi della politica ambientale. Sebbene il compito di definire il proprio regime fiscale spetti ai singoli Stati membri, la Commissione sta esaminando il potenziale della fiscalità ambientale nel contesto del semestre europeo: con 40 case study, questo studio fornisce nuove informazioni utili a questo processo, poiché illustra le lezioni apprese finora dal successo dell’uso di strumenti basati sul mercato.

Per saperne di più

» https://ieep.eu/publications/new-suite-of-40-case-studies-on-environmental-fiscal-reform

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» AZIONE PER IL CLIMA

Per i cittadini europei, l’azione per il clima è necessaria e salutare per l’economiaSecondo un nuovo sondaggio, gli europei sono sempre più preoccupati per i cambiamen-ti climatici e sostengono l’azione politica al riguardo. La stragrande maggioranza ritiene che, affrontando questa sfida, l’economia dell’Unione europea (UE) ne guadagnerà e saranno generati crescita e posti di lavoro.

I risultati dell’ultimo sondaggio Eurobarometro rivelano che il 74 % dei cittadini dell’UE attualmente considera i cambiamenti climatici un problema molto grave, mentre quasi l’80 % ritiene che un’azione politica decisa nei set-tori del clima e dell’energia, unita a un maggior tasso di efficienza energetica, si tradurrebbe in un toccasana per l’economia europea.

Il sondaggio è stato condotto posteriormente alla storica conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP 21; Parigi, dicembre 2015), in cui 195 paesi hanno sottoscritto il primo piano d’azione universale sui cambiamenti climatici, volto a limitare l’aumento della temperatura globale «ben al di sotto di 2 °C».

Consenso sull’ambizione Il risultati del sondaggio, al quale hanno partecipato 27 901 cittadini europei, indica un aumento dei timori corre-lati ai cambiamenti climatici: rispetto all’ultimo sondaggio, svolto nel 2015, la quota degli intervistati che li ritengono un problema molto grave è infatti passata dal 69 % al 74 %. Anche le differenze fra gruppi socio-demografici si sono assottigliate, andando a incrementare il consenso a favore dell’azione contro i cambiamenti climatici.

Il commissario europeo per l’Azione per il clima e l’ener-gia Miguel Arias Cañete ha dichiarato: «Questo sondag-gio dimostra che la nostra ambiziosa agenda politica in materia di clima ed energia si è guadagnata il sostegno più importante: quello dei nostri cittadini. Dimostra inol-tre come una chiara maggioranza di europei si aspetti che i politici affrontino la difficile sfida del clima in modo da farne uno strumento essenziale a vantaggio di una cre-scita economica sostenibile e della creazione di posti di lavoro. Infine, è un incoraggiamento, per noi della Commis-sione europea, a continuare a batterci per un’azione per il clima ambiziosa in tutta Europa».

Fa bene alle impreseOltre all’accresciuta preoccupazione al riguardo, una por-zione considerevole degli intervistati in tutti gli Stati membri sostiene che affrontare i cambiamenti climatici e ottimizzare l’uso dell’energia serviranno a creare posti di lavoro e favo-rire la crescita economica in Europa. Oltre quattro intervistati su dieci (43 %) ritengono che la responsabilità di affrontare i cambiamenti climatici ricada sui governi nazionali, mentre quasi quattro su dieci affermano che questo sia un compito dell’UE (39 %) e di aziende e industria (38 %).

Più di tre quarti dei cittadini (77 %) concordano nel dire che le aziende europee trarrebbero beneficio dall’esportazione verso paesi terzi delle competenze dell’UE nelle nuove tec-nologie pulite.

Il ruolo delle politiche è giudicato positivamente: la stragrande maggioranza (79 %) degli intervistati si è dichiarata d’accordo sul fatto che occorrano più finanziamenti pubblici a favore della transizione verso energie pulite, anche se ciò significa ridurre le sovvenzioni ai combustibili fossili. Quasi nove per-sone su dieci ritengono inoltre che sia importante che i governi nazionali fissino obiettivi per accrescere l’uso delle energie rin-novabili entro il 2030 (89 %) e forniscano sostegno per miglio-rare l’efficienza energetica entro la stessa data (88 %).

RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 64 13

Considerando tutti gli Stati membri nel loro insieme, il 43 % degli intervistati ritiene i cambiamenti climatici il terzo pro-blema in assoluto a livello globale, dopo il trittico povertà- fame-scarsità di acqua potabile (al primo posto) e il terrorismo internazionale (al secondo).

Le opinioni dei cittadini variano da uno Stato membro all’al-tro: se Svezia (38 %) e Danimarca (29 %) li collocano al primo posto e se la quota di intervistati che li considerano il problema più grave è cresciuta rispetto al 2015 in sei Stati membri (in particolare nei Paesi Bassi, in Spagna e in Esto-nia), i cambiamenti climatici sono al contrario ritenuti una sfida non prioritaria in diversi paesi dell’Europa meridionale e orientale, in cui meno di un intervistato su dieci li ritiene la sfida più impegnativa a livello globale.

“Questo sondaggio dimostra che la nostra ambiziosa agenda

politica in materia di clima ed energia si è guadagnata il sostegno

più importante: quello dei nostri

cittadini.

EMiguel Arias Cañete, commissario europeo per l’Azione per il clima e l’energia

Un’azione necessaria La maggiore consapevolezza si traduce inoltre in un comporta-mento più responsabile da parte dei cittadini. Sebbene soltanto la metà o quasi (49 %) degli intervistati abbia dichiarato di impegnarsi attivamente contro i cambiamenti climatici, il 90 % ha recentemente compiuto almeno una delle azioni a livello personale elencate dall’intervistatore, in particolare riducendo e riciclando i rifiuti (71 % degli intervistati) e limitando l’uso di articoli «usa e getta», come sacchetti di plastica e imballaggi eccessivi (56 %).

Prendendo le mosse dai suoi obiettivi in materia di clima ed energia per il 2020, l’UE si è impegnata a conseguire obiet-tivi ambiziosi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030 (le normative volte a regolare l’attuazione di tali obiettivi sono attualmente in via di discussione al Parlamento europeo e al Consiglio). La Commissione europea ha inoltre definito una tabella di marcia perché l’UE possa ottenere ridu-zioni delle emissioni ancor più considerevoli entro il 2050.

Per saperne di più

» Ulteriori informazioni sugli atteggiamenti in merito ai cambiamenti climatici sono reperibili nei fogli informativi del sondaggio relativi ai singoli Stati membri: https://ec.europa.eu/clima/citizens/support_en

» Speciale Eurobarometro 459 sui cambiamenti climatici: https://ec.europa.eu/clima/sites/clima/files/support/docs/report_2017_en.pdf

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» AZIONE PER IL CLIMA

Fondo per l’innovazione europeo a basse emissioni di carbonio: le opinioni degli esperti

Per il periodo post-2020, le istituzioni europee hanno deciso di costituire un nuovo Fondo per l’innovazione finanziato tramite il sistema di scambio di quote di emissione dell’Unione europea (ETS UE). In vista di una consultazione pubblica, oltre 250 esperti del settore hanno detto la loro su come il Fondo potrebbe sostenere l’adozione di soluzioni innovative a basse emissioni di carbonio.

La proposta di revisione dell’ETS UE include la creazione di un nuovo Fondo per l’innovazione volto a sostenere progetti dimo-strativi negli ambiti dell’energia rinnovabile, della cattura e dello stoccaggio del carbonio e dell’innovazione a basse emissioni di carbonio nelle industrie a elevata intensità energetica. Una delle sfide principali consisterà nel garantire un uso efficace dei finanziamenti disponibili (secondo le stime, diversi miliardi di euro), ma anche nel soddisfare specifiche esigenze di mercato.

Durante la prima parte del 2017, la Commissione europea ha pertanto consultato numerosi esperti nel campo delle industrie a elevata intensità energetica e nei settori energetico e finan-ziario. L’obiettivo era raccogliere le loro opinioni in merito alla struttura del Fondo per l’innovazione, ivi incluse le tecnologie idonee e le modalità finanziarie. I risultati sono presentati in una relazione di sintesi, pubblicata in vista di una consultazione pubblica sul fondo.

Priorità di finanziamentoLa relazione mette in evidenza i messaggi chiave degli esperti: innanzitutto, vi è un’abbondanza di soluzioni o tecnologie alta-mente innovative e a basse emissioni di carbonio che potrebbero essere provate nel corso del prossimo decennio. Che si tratti di tecnologie all’avanguardia o di nuovi modelli economici, gli esperti suggeriscono comunque di rendere prioritari gli investimenti nelle soluzioni con il più elevato potenziale di decarbonizzazione.

In secondo luogo, in base alle precedenti esperienze è chiaro che i mercati, le tecnologie e gli investimenti cambiano ed evol-vono rapidamente: il Fondo per l’innovazione dovrebbe quindi

prestare particolare attenzione alla definizione di «tecnologie idonee» e garantire la concorrenza, ma anche la comparabilità e la solidità. Il consenso è inoltre unanime sulla necessità di una cooperazione intersettoriale, che potrebbe sfociare in nuovi benefici economici e catene di valore per le aziende interessate, soprattutto negli ambiti delle infrastrutture relative alla cattura e allo stoccaggio del carbonio, dell’idrogeno, dello stoccaggio dell’energia e dell’integrazione delle fonti di energia rinnovabile.

È inoltre fondamentale che il sostegno finanziario sia colle-gato a un profilo di rischio del progetto. Dato che il panorama degli investimenti è eterogeneo e dinamico, anche la flessibilità dovrebbe essere una caratteristica essenziale del Fondo per l’in-novazione.

Gli esperti concordano poi nel sostenere che l’erogazione del sostegno dovrebbe essere allineata alle esigenze finanziarie che si presentano nel corso dei progetti, basando gli esborsi sui risultati intermedi: in tal modo, infatti, sarebbe possibile ridiri-gere i finanziamenti dai progetti improduttivi a quelli più riusciti.

Infine, in molti hanno suggerito di dare al Fondo per l’innova-zione la forma di uno «sportello unico», in modo da garantire la complementarità con altri strumenti finanziari per le innovazioni a basse emissioni di carbonio a livello europeo e nazionale.

“Il sistema di scambio di quote di emissione dell’UE è il fondamento della

nostra politica in materia di cambiamenti climatici ed è uno strumento chiave per

ridurre le emissioni di gas a effetto serra in maniera economicamente vantaggio-sa. Creare un Fondo per l’innovazione ci aiuterà ad applicare le tecnologie inno-vative a basse emissioni di carbonio su

larga scala nel comparto energetico e in quello industriale, contribuendo pertanto a raggiungere i nostri obiettivi in materia

di clima ed energia.

”Miguel Arias Cañete, commissario europeo per l’Azione per il clima e l’energia

Per saperne di più

» La relazione di sintesi è disponibile all’indirizzo: https://ec.europa.eu/clima/events/articles/0115_it

Agenda

Cop 23 6-17 novembre

La 23a sessione della conferenza delle parti (COP 23) alla convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) si svolgerà presso la sede del segretariato dell’UNFCCC a Bonn (Germania). Il padiglione dell’Unione europea (UE) ospiterà diversi eventi a margine per stimolare il dibattito su aree tematiche chiave fra i delegati nazionali e le parti interessate. » http://www.cop-23.org/

Forum «Aria pulita» 16-17 novembre

Quest’anno il forum si svolgerà a Parigi (Francia) e sarà incentrato su tre temi: qualità dell’aria nelle città; agricoltura e qualità dell’aria; opportunità commerciali per l’aria pulita. Esperti, parti interessate e decisori politici parteciperanno a dialoghi strutturati e si scambieranno conoscenze e buone pratiche su politiche, progetti e programmi mirati ad affrontare i problemi dell’inquinamento atmosferico e della qualità dell’aria. » https://www.euconf.eu/clean-air/

Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente 4-6 dicembre

I membri dell’organismo decisionale delle Nazioni Unite in materia di ambiente si riuniranno a Nairobi (Kenya) per discutere del tema generale dell’inquinamento, con l’obiettivo di raggiungere impegni tangibili per arrestare l’inquinamento dell’aria, dei suoli, dei corsi d’acqua e degli oceani e gestire in modo sicuro le sostanze chimiche e i rifiuti. » http://www.unep.org/environmentassembly/

un-environment-assembly

Salvo ove diversamente indicato, tutte le pubblicazioni sono disponibili gratuitamente collegandosi al sito EU Bookshop https://bookshop.europa.eu

Pubblicazioni

Un piano d’azione per la natura, i cittadini e l’economiaIl controllo di adeguatezza svolto dalla Commissione europea sulle direttive «Uccelli» e «Habitat», che hanno svolto un ruolo fonda-mentale ai fini della salvaguardia della natura europea negli ultimi 25 anni, ha rivelato che è possibile migliorarne l’attuazione. Pertanto, nell’aprile 2017, la Commissione ha adottato un piano d’azione glo-bale che stabilisce un ambizioso programma di lavoro volto ad avvi-cinare l’UE agli obiettivi fissati dalla sua strategia sulla biodiversità fino al 2020.

Disponibile in tutte le lingue dell’UE

» https://publications.europa.eu/it/publication-detail/-/publication/58d58aa7-5c78-11e7-954d-01aa75ed71a1

Essen: Capitale verde europea 2017 Nel corso degli anni, Essen ha subito una trasformazione completa: da polo industriale per il carbone e l’acciaio a terza città più verde di tutta la Germania. La sua visione per il futuro (ovvero una città sostenibile e resistente agli effetti dei cambiamenti climatici, in grado di fornire un ambiente sano, un’economia verde innovativa, un’istruzione integrativa e una mobilità orientata al futuro) svela soltanto alcuni dei motivi per cui Essen è stata insignita del premio Capitale verde europea 2017.

Disponibile in inglese e tedesco

» http://ec.europa.eu/environment/europeangreencapital/wp-content/uploads/2013/02/Essen_EGCA2017_BrochureRD.pdf

Paesaggi in transizione Una serie di dati raccolti nell’arco di oltre 25 anni (fino al 2012) for-nisce un resoconto dettagliato dei cambiamenti nella copertura del suolo in Europa. I paesaggi rappresentano uno dei beni europei più preziosi e fanno parte del nostro patrimonio culturale. La relazione esamina le tendenze principali nei cambiamenti della copertura del suolo, ivi incluse la conversione dei terreni agricoli in zone urbane/infrastrutture e l’intensificazione della silvicoltura, per comprendere in che modo abbiano plasmato il nostro ambiente, in termini sia positivi sia negativi.

Disponibile in inglese

» https://www.eea.europa.eu/publications/landscapes-in-transition

European Green Capital 2017ESSEN

An initiative of

EEA Report No 10/2017

Landscapes in transition An account of 25 years of land cover change in Europe

ISSN 1977‑8449

Environment

The EU Habitats and Birds Directives

An Action Plan for nature, people and the economy

RIVISTA A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE AMBIENTE | N. 64 15

Notizie in breve

Una strategia migliore per le materie plastiche

Una recente conferenza per le parti interessate ospitata dalla Commissione europea a Bruxelles (Bel-gio) si è proposta di affrontare le sfide e di cogliere le opportunità derivanti dalle materie plastiche e dal loro ruolo nell’economia circolare. Con oltre 1,4 milioni di dipendenti, l’industria europea della plastica vale più di 350 miliardi di euro l’anno, ma la sua crescita è ostacolata da bassi tassi di riciclo e da un’elevata dipendenza dalle materie prime. La conferenza ha inoltre esaminato la problematica dei rifiuti marini, occupandosi anche di microplastiche e della tutela della salute dei cittadini europei. I risultati delle discussioni tra le parti interessate in merito, fra l’altro, a durabilità, riciclaggio, elimina-zione delle sostanze pericolose, differenziazione, tracciabilità e biodegradabilità convergeranno nella nuova strategia sulle materie plastiche che la Commissione presenterà nel corso dell’anno.

» A questo indirizzo, è possibile leggerne un sunto: http://bit.ly/2xBbgsW

UE e Cina insieme per tutelare le risorse idriche globali

Nell’ambito della cooperazione strategica dell’UE con la Cina, è stata avviata la piattaforma Cina-UE sull’acqua per promuovere il dialogo politico, la ricerca congiunta e lo sviluppo commerciale nel set-tore idrico. Le sue attività sono incentrate su quattro aree principali: acqua e alimenti (le sfide delle zone rurali); acqua e urbanizzazione; acqua ed energia; gestione dei bacini idrici e delle alluvioni. In occasione del dialogo annuale di alto livello svoltosi in settembre a Turku (Finlandia), UE e Cina hanno sottoscritto un protocollo d’intesa. In tal modo, sarà avviato un dialogo politico sulle acque che interesserà le normative utili a tutelare le risorse idriche, la gestione integrata dell’acqua, le catastrofi provocate dalle acque, l’adattamento ai cambiamenti climatici e il miglioramento della cooperazione sulle tematiche globali relative all’acqua.

Il commissario europeo per l’Ambiente Karmenu Vella ha dichiarato: «Stiamo dimostrando il nostro impegno congiunto nei confronti delle sfide comuni in materia di acqua. L’acqua è fonte di vita. Il cambiamento climatico, l’inquinamento, una domanda sempre maggiore e gli sprechi hanno portato la pressione a livelli mai visti. Stiamo facendo capire che un problema globale richiede un’azione globale». Nell’ottobre dello scorso anno, durante una visita in India, Vella ha inoltre sot-toscritto un protocollo d’intesa con il paese ospitante in merito allo scambio di esperienze su nor-mative e governance in materia di risorse idriche.

I fatti in breve

Durante il periodo di finanziamento 2014-2020, il programma LIFE erogherà complessivamente circa 3,4 miliardi di euro per aiutare l’Europa nella sua transizione verso un futuro più sostenibile e a basse emissioni di carbonio. Quest’anno, l’UE investirà 222 milioni di euro in 20 Stati membri per sostenere 139 nuovi progetti selezionati tramite l’invito a presentare proposte 2016:

▶ 181,9 milioni di euro sono riservati a progetti relativi ad ambiente ed efficienza delle risorse, natura e biodiversità e governance e informazione ambientale:• 59 progetti LIFE su ambiente ed efficienza delle risorse,• 39 progetti LIFE su natura e biodiversità,• 14 progetti LIFE su governance e informazione ambientale;

▶ 40,2 milioni di euro saranno destinati a progetti relativi ai cambiamenti climatici (adattamento, mitigazione e governance/informazione):• 12 progetti LIFE sull’adattamento ai cambiamenti climatici,• 9 progetti LIFE sulla mitigazione dei cambiamenti climatici,• 6 progetti LIFE su governance e informazione in materia di clima.

KH-AD

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