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TU SEI IL CRISTO, IL FIGLIO DEL DIO VIVENTE VANGELI NEL TEMPO ORDINARIO 2018

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TU SEI IL CRISTO, IL FIGLIO DEL DIO

VIVENTE

VANGELI NEL TEMPO ORDINARIO 2018

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DIOCESI

DI LIVORNO

TU SEI IL CRISTO, IL FIGLIO DEL DIO VIVENTE

VANGELI

PHARUS Editore Librario

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DOMENICA 20 MAGGIO Gv 15,26-27; 16,12-15

Dal Vangelo secondo GiovanniIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che pro-cede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

MEDITAZIONE Lo Spirito santo, già consegnato da Gesù sulla croce (cf. Gv 19,30) come preludio dell’effusione sui discepoli ad opera del Risorto, è colui che rende presente Cristo nella chiesa, rende i cristiani capaci di testimonianza e accompagna l’evangelizzazione. Secondo il quarto Vangelo, lo Spirito è stato alitato da Gesù Risorto sui discepoli nella sua apparizione avvenuta otto giorni dopo la Pasqua (cf. Gv 20,22-23); secondo Luca è sceso più volte sulla nuova comunità cristiana: a Gerusalemme (cf. At 2,1-11), a Ce-sarea (cf. At 10,44), a Efeso (cf. At 19,6). Modi diversi per narrare la presenza costante dello Spirito nella vita dei cristiani e della chiesa…Nel brano evangelico odierno ascoltiamo la promessa dello Spirito santo fatta da Gesù ai discepoli durante i discorsi di addio (cf. Gv 13,31-16,33); in tali discorsi è il Si-gnore glorioso che parla ancora oggi a noi. Egli afferma innanzitutto che lo Spirito, il Consolatore-Avvocato che il Padre invierà, avrà il compito di rendere testimonianza a Gesù stesso. Nel processo che si è aperto nella storia, in cui Gesù e i suoi seguaci sono oggetto di accusa e di ostilità, lo Spirito ha il ruolo di avvocato difensore: è lui che rende testimonianza a Gesù; è lui che accompagna i discepoli quando sono chiamati essi pure a rendere testimonianza (cf. Mc 13,11 e par.). Il discepolo è un testimone che ha ascoltato le parole di Gesù, è stato coinvolto con lui fin dall’inizio del suo ministero pubblico (cf. At 1,21-22); ebbene, dopo la morte e resurrezione di Gesù, lo Spirito san-to abilita il discepolo a rendere questa testimonianza fino alla morte, fino a confessare il suo Signore dando la propria vita nel martirio.Lo Spirito santo ha però un’altra importante funzione: quella di guidare i discepoli a comprendere, ad assumere in profondità quelle realtà che, mentre Gesù era con loro, non erano in grado di capire e accogliere: “Il Consolatore, lo Spirito santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14,26).

(ENZO BIANCHI)

La Lectio Divina

La Lectio Divina è una modalità di approccio, di “avvicinamento” alla Scrittura. Essa consiste nel pregare con la Parola e nell’ascoltare la Parola nella preghiera, da soli o in gruppo.

La Lectio Divina, nell’unificare la lettura e lo studio della Parola con la preghiera, l’ado-razione e la contemplazione, tende essenzialmente ad UNIFICARE la pagina biblica e la vita, il senso del vivere e dell’esistere nella storia. Il suo scopo è perciò rendere “uno” fede e vita! Essa è costituita da una lettura gratuita che cerca Dio proprio attraverso la pagina della Scrittura; costa fatica… ma fa fiorire la vita del credente!

LECTIO Davanti alla pagina della Scrittura chiedo al Signore un “lev sho-mea” (un “cuore che ascolta”): davanti alla Scrittura mi è neces-sario l’ascolto obbediente. Sono tutto teso a comprendere cosa quella pagina vuole comunicare, quale racconto, quale pensiero. Davanti alla pagina della Scrittura mi risuona l’antico e sempre nuovo precetto: “Sh’mà”… Ascolta!

MEDITATIO È il momento in cui approfondisco ciò che ho letto/ascoltato. Uso anche degli “strumenti” che mi possano aiutare. Mi lascio riman-dare ad altre pagine della Scrittura che usano quella stessa parola, quello stesso pensiero, che presentano una situazione simile. Uno studio, sì, ma teso a cercare il volto di Cristo, il volto dell’Amato!

ORATIO Tutto aperto alla Parola ascoltata e meditata inizio il dialogo con il Signore. Mi lascio guidare da quella Parola, mi lascio consolare da quella Parola… metto la mia vita davanti a quella Parola: tutta la mia esistenza personale, familiare, comunitaria è davanti a quella Parola. Ne sgorga la lode, la supplica, l’invocazione, l’interces-sione.

CONTEMPLATIO L’assiduità con la Scrittura, il cammino percorso nella Lectio mi “abilitano” a leggere la storia con gli occhi di Dio, a sentire con Lui… a pensare con Lui… Tocco la terra, ne ascolto i palpiti ma con il cuore rivolto a Dio. Riconosco che Lui è presente nella sto-ria… tutto è TEMPLUM della sua presenza. Mi lascio afferrare dal-la sua presenza.

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LUNEDÌ 21 MAGGIOMc 9, 14-29

Dal Vangelo secondo MarcoIn quel tempo, [Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte] e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!». Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando, e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi.Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo ri-usciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».

MEDITAZIONETutto è possibile per chi crede. Con queste parole, Gesù ci indica la strada. La salvezza della nostra vita è credere. Solo a chi crede sono aperte le porte del Regno, solo a chi crede sono svelati i misteri di Dio, solo a chi crede Dio si rivela. Credere! Avere fede! Cosa significa? Abbandonarsi nelle braccia del Crocifisso Risorto, mettersi nelle Sue mani, toccare le sue piaghe, sfiorare il suo cuore. La fede è un dono, la fede è una grazia ma la fede è anche il desiderio di avvicinarsi a Dio: la fede è l’unico modo di vivere da uomini, in maniera veramente umana. Solo la fede scaccia il male, solo la fede vince il demonio, solo la fede salva e sana la nostra anima. Vuoi essere uomo? Vuoi essere donna? Credi! Dio ci chiede la forza e la gioia di una fede vissuta oggi, Dio ci chiede di vincere la morte con lo stupendo annuncio della Risurrezione. Dio ci chiede di essere figli nel Figlio. Dio crede in te, non smette di affidare il mondo a te, non smette di venirti incontro e di cercarti. E tu credi in Dio?

(MATTEO GIAVAZZI)

MARTEDÌ 22 MAGGIOMc 9, 30-37

Dal Vangelo secondo MarcoIn quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi ac-coglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

MEDITAZIONEIl bambino al centro. Al tempo di Gesù, i bambini non contavano nulla: venivano messi da parte, erano privi di importanza e di considerazione, erano l’ultima ruota del carro. Gesù spiazza tutti. C’è una discussione: chi è il più grande? Gli apostoli si affannano per avere il loro ruolo, il loro posto sicuro nella società. Sono preoccupati del posto: sono affannati perché cercano la gloria, il prestigio, l’essere al centro. Sono preoccupati di avere una stabilità. Dio ribalta questa logica: la fede non è mettere la vita a posto e al sicuro dalle difficoltà e dalle paure. La fede è accogliere. La fede cristiana, più precisa-mente, è accogliere una storia. Accogliere la storia di Gesù, che vuole camminare con me e con la mia vita. E questa storia si presenta nella vita di un bimbo: nella fragilità, nell’essere piccoli e poveri, nell’apertura del cuore, nell’affidarsi con coraggio. Come un bambino. Se la mia vita diventa come quella di un bambino e se la mia vita sa acco-gliere con fiducia la storia di Gesù essa sarà vita piena, che mi sazia. Nonostante tutto.

(MATTEO GIAVAZZI)

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MERCOLEDÌ 23 MAGGIOMc 9,38-40

Dal Vangelo secondo MarcoIn quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi».

MEDITAZIONEPensando a queste parole di Gesù, viene subito in mente una frase tanto popolare e un’espressione spesso utilizzata da chi fatica a partecipare alla Messa. Si sente dire spesso: “Meglio fare del bene che andare tanto in Chiesa e basta!”. Questa separazio-ne tra vita contemplativa e vita attiva sembra essere, infatti, la caratteristica di questa nostra epoca. E questo errore lo fanno anche i discepoli in questo brano di Vangelo: vedono qualcuno che fa del bene e vogliono impedirlo perché non è nel nome di Gesù. Due errori gravissimi e opposti ma congiunti. Da una parte, pensare che chi prega non faccia nulla di buono per gli altri, quando, invece, la carità più grande è la lode di Dio prima e innanzitutto del servizio all’uomo. Dall’altra, vivere un cristianesimo piatto e sterile, incapace di toccare la vita delle persone e del popolo. La fede cristiana non separa mai, sempre unisce: et…et…sia…sia. Unire sempre la preghiera alla carità, l’operosità al culto a Dio. Solo così saremo forti e potremo scacciare i demoni che troviamo in noi prima di tutto e nel prossimo: solo con la preghiera e con la nostra vita vissuta a servizio degli altri saremo guaritori. Tutto per Dio e tutti per Dio: chi non è contro di noi è per noi.

(MATTEO GIAVAZZI)

GIOVEDÌ 24 MAGGIOMc 9,41-50

Dal Vangelo secondo MarcoIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa in-sipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».

MEDITAZIONEEssere sale. Questo ci chiede il Signore oggi. Il sale, nel passato, aveva un valore enor-me: conservava il cibo, aiutava nel campo della medicina, disinfettava e, ovviamente, serviva anche per insaporire i cibi. Il sale era un bene di prima necessità, un bene irrinunciabile e prezioso. Non solo, ma il sale, anche oggi, è un alimento che ha una caratteristica: va saputo dosare. Se è troppo, il cibo è immangiabile. Se è poco, le pie-tanze perdono il loro gusto e la loro bontà. Questa bella immagine del sale serve anche a noi, oggi. Innanzitutto, cosa ha valore nella mia vita? Metto Dio al primo posto o altre cose riempiono il mio cuore e il mio tempo? So stare con Dio? Poi, quali parti della mia vita vanno sanate e disinfettate? Cosa devo maturare, quali comportamenti devo migliorare? Infine, so dosare quel sale che sono io, per rendere il mondo più saporito? Se siamo cristiani, non possiamo non portare frutto. Sii sale! Ama! Prega! Spera!

(MATTEO GIAVAZZI)

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VENERDÌ 25 MAGGIOMc 10, 1-12

Dal Vangelo secondo MarcoIn quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è le-cito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordi-nato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

MEDITAZIONEL’insegnamento di Gesù riguardante il matrimonio è quello di sempre. Il Figlio di Dio, mostrando la sua origine eterna, dice le parole “dall’inizio della creazione…”. Non si tratta, infatti, di parlare di qualcosa che è avvenuto dopo, di una scelta culturale o sociale. Il Vangelo, invece, ci ricorda che “Dio li fece maschio e femmina”. All’origine del mondo c’è una scelta di amore di Dio, che ha creato l’uomo e la donna e li ha uniti. Continua il brano: “per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”. Questo precetto morale fondamentale non va mai dimenticato: dall’amore tra l’uomo e la donna nasce la fa-miglia, prima cellula della Chiesa e della società. Dobbiamo, allora, chiederci: stiamo costruendo famiglie cristiane? Stiamo fecondando e portando la gioia del Vangelo al mondo?

(MATTEO GIAVAZZI)

SABATO 26 MAGGIOMc 10, 13-16

Dal Vangelo secondo MarcoIn quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, ponendo le mani su di loro.

MEDITAZIONEAccogliere. Questo verbo è usato da Gesù per parlare del Regno. Quest’immagine, quella del Regno, viene spesso usata dal Signore per indicare se stesso. Lui è il regno, Lui è la porta, Lui è il futuro che sta davanti ai nostri occhi. Compito della fede resta, dunque, quello di accogliere questo Regno che si chiama Gesù. La mia storia di cristia-no non è una storia che si ferma e si chiude nell’orizzonte terreno ma è una storia che abbraccia l’eternità in Cristo. Ma, questa storia, va accolta oggi. Nella periferia, nella povertà, nell’incertezza del mio cuore io, cristiano, devo accogliere quel nuovo che è il Regno. Non resta che capire come. Come un bambino. Accogliere, come fa un bam-bino. Ripuliamo le nostre coscienze, convertiamoci. Oggi. E saremo come le vergini, sempre con le lampade accese. E lo Sposo arriverà.

(MATTEO GIAVAZZI)

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DOMENICA 27 MAGGIO FESTA DELLA SS. TRINITÀMt 28, 16-20

Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

MEDITAZIONEÈ possibile andare d’accordo? È possibile davvero che due sposi siano una cosa sola? È possibile che l’amore ci fonda in un’unica realtà? È possibile avere una famiglia unita? Si può essere davvero amici? È possibile avere dei legami fra noi talmente saldi e forti da saperci far superare ogni tempesta? Esisterà mai un tempo in cui fra popoli diversi non ci uccideremo e la guerra sarà bandita e saremo una sola umanità unita e solidale? A questi e tanti altri interrogativi simili la Parola di Dio di questa domenica da una risposta proponendoci di riflettere sul mistero di un Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, sul mistero di un Dio unico, di un Dio solo che è comunione di persone, che è unità nella differenza, che è armonia nella distinzione. Il Signore vuole che come Egli è uno nell’amore così l’uomo, l’umanità siano uno nell’amore. L’umanità è stata creata a im-magine e somiglianza di Dio e pertanto come Dio è chiamata ad essere una nell’amore e pertanto come Dio può essere una.Due amici possono essere unitissimi, due sposi possono essere una cosa sola per sem-pre, una famiglia può essere salda come la roccia. Ciò è possibile in misura in cui il mistero di Dio si manifesta in noi. La nostra fede nella Santissima Trinità non ci chiede giammai di appiattirci, di non essere se stessi, al contrario di manifestarci in tutte le nostre originalità e grandezze ma sempre amando come i santi, uno diverso dall’altro ma tutti simili e uniti fra loro perché soltanto amore come Dio.

(MONS. SIMONE GIUSTI)

LUNEDÌ 28 MAGGIO Mc 10, 17-27

Dal Vangelo secondo MarcoIn quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinez-za». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcer-tati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

MEDITAZIONEQuanti, giovani e meno giovani, si trovano davanti a questo bivio. Il bivio della medio-crità, della paura, della comodità. Il bivio tra una vita formalmente corretta, una vita ordinata e giusta e una vita donata, una vita spesa. Il bivio tra il coraggio di amare e la paura di perdere qualcosa. Il dubbio tra valori consolidati e coraggio di capire cosa il Signore chiede oggi. E Dio, tenace, entra. Entra in quel dubbio e non ti abbandona. Anzi, di più, Dio ti dice due cose. Uno: ti amo. Non aver paura, non pensare che una vita spesa sia una vita in perdita. Dona, abbi coraggio, sii audace. Due: sii concreto, non cedere agli spiritualismi. Trasforma questo tuo amore in gesti concreti, donati, sen-za paura, interamente. Quel ragazzo se n’è andato triste, purtroppo. Ma molti e molti, al contrario, hanno dato tutto, arrivando addirittura a morire per amore di Cristo e del Suo Santo Vangelo. E tu, da che parte stai?

(MATTEO GIAVAZZI)

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MARTEDÌ 29 MAGGIO Mc 10, 28-31

Dal Vangelo secondo MarcoIn quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbia-mo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».

MEDITAZIONEMolte volte pensiamo che, siccome siamo discepoli di Gesù, stiamo perdendo qualco-sa. Crediamo che la fede, lo stare con Gesù non sia il tutto della nostra vita, il nostro tesoro. Ma qual è, allora questo tesoro? Ci dice papa Francesco: “Gesù ci ha detto: Dov’è il vostro tesoro, là sarà il vostro cuore - e io domando: dov’è il tuo tesoro? Qual è per te la realtà più importante, più preziosa, la realtà che attrae il mio cuore come una calamita? Cosa attrae il tuo cuore? Posso dire che è l’amore di Dio? C’è la voglia di fare il bene agli altri, di vivere per il Signore e per i nostri fratelli? Posso dire questo?”. Solo se viviamo con la certezza di avere un tesoro prezioso la nostra vita sarà ricca perché non avrà paura di perdere. Ecco, allora, quanto riceveremo: genitori, fratelli, case, cam-pi…Insomma vita. E vita piena.

(MATTEO GIAVAZZI)

MERCOLEDÌ 30 MAGGIO Mc 10, 32-45

Dal Vangelo secondo MarcoIn quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti ai discepoli ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti. Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà».Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vo-gliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possia-mo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole esse-re il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

MEDITAZIONENei giorni della risurrezione, durante il periodo della gioia del tempo ordinario, nella serenità della vita donata e glorificata di Gesù, oggi un pugno, quasi una fitta, colpisce il nostro stomaco. La passione. Ancora, la passione. Il Vangelo non smette di mettere al centro la Passione di Cristo, il suo dolore e la sua morte infamante. Non c’è risurre-zione, senza passare dalla morte. Questa verità eterna e salvifica è anche una realtà esistenziale, della nostra vita di ogni giorno. Dio ci conosce, conosce il nostro dolore e non ci abbandona nelle braccia del male. Il Signore ci ricorda che non esiste salvezza dove non c’è vita. E, infatti, per passare alla vita eterna, bisogna morire. Perché? Per abbandonarci completamente a Dio, senza maniglioni di emergenza. E, allora, anche vicino al cero pasquale, torniamo a fissare lo sguardo sulla croce. Nostra gloria è la croce di Cristo!

(MATTEO GIAVAZZI)

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GIOVEDÌ 31 MAGGIO Lc 1, 39-56

Dal Vangelo secondo LucaIn quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signoree il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,perché ha guardato l’umiltà della sua serva.D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotentee Santo è il suo nome;di generazione in generazione la sua misericordiaper quelli che lo temono.Ha spiegato la potenza del suo braccio,ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;ha rovesciato i potenti dai troni,ha innalzato gli umili;ha ricolmato di beni gli affamati,ha rimandato i ricchi a mani vuote.Ha soccorso Israele, suo servo,ricordandosi della sua misericordia,come aveva detto ai nostri padri,per Abramo e la sua discendenza, per sempre».Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

MEDITAZIONEIl Magnificat è un tesoro prezioso che, come uno scrigno, contiene e racchiude le più bel-le parole che un essere umano possa dire a Dio. Magnificat: l’anima mia testimonia che Dio è grande. In altre parole: sono qui a lodarti, qui per adorarti, qui per dirti che Tu sei il mio Dio. La gloria di Dio è l’uomo che vive e dà lode al suo nome. Siamo cristiani perché la nostra vita non è altro se non un prolungamento della vita di Cristo. Santo è il suo nome: nessuna parola umana può esprimere la profondità e la santità di Dio, tutto ciò che egli è e fa. Infine, il cantico ricorda azioni concrete (disperde i superbi, innalza gli umili, ricolma gli affamati, soccorre Israele…). Queste azioni ci testimoniano che Dio è santo proprio perché Egli agisce. La storia, questa mia storia, è abitata da Dio. Non sono solo.

(MATTEO GIAVAZZI)

VENERDÌ 1 GIUGNOMc 11,11-25

Dal Vangelo secondo Marco[Dopo essere stato acclamato dalla folla, Gesù] entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània.La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono.Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto:“La mia casa sarà chiamatacasa di preghiera per tutte le nazioni”?Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. Quando ven-ne la sera, uscirono fuori dalla città.La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quan-to dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».

MEDITAZIONELa centralità della fede. Questo brano, nella durezza dell’immagine di quel fico sec-cato, ci vuole consegnare l’essenziale. Viviamo in un mondo dove il superfluo sembra avere la meglio, farla da padrone. Quanti frutti possiamo cogliere oggi: esperienze, atti-vità, religioni, filosofie, culture…e così, inesorabilmente, finiamo per assaggiare tutto e non gustare niente. Finiamo come quel fico: sazi, ripieni di tante cose, ma vuoti. Gesù ci avverte: solo con Lui noi possiamo costruire, solo se stiamo con lui avremo frutto. La centralità della fede, appunto. Perché se noi siamo innestati in Dio, avremo la vita e l’avremo in abbondanza. Quando preghiamo, poi, la fede ci spinge al perdono e alla liberazione dal male. Solo se avremo questi frutti avremo fede. La fede ci spinge a cam-biare e a migliorare la nostra vita. Io credo? Veramente, totalmente, esistenzialmente. In cosa credo? In chi credo? Cambio la mia vita per Dio, oggi?

(MATTEO GIAVAZZI)

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SABATO 2 GIUGNOMc 11,27-33

Dal Vangelo secondo MarcoIn quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?».Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Ri-spondetemi».Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo».E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

MEDITAZIONEGesù risponde a una domanda con una domanda. Si trova a Gerusalemme, nel tempio: si trova al centro, nel cuore della fede ebraica. Ed è proprio dal cuore che Gesù riparte. Viene circondato dai grandi esperti, i dottori, i sacerdoti che gli chiedono con quale autorità compie i suoi gesti. Insomma, gli chiedono chi è. Gli chiedono dove fonda le sue pretese. Gli chiedono, in poche parole, di giustificare il perché si è presentato come Figlio di Dio. Gesù, anziché ascoltare la loro domanda, risponde con un’altra domanda. La fede è una risposta per chi la sa cercare e si lascia educare da essa. La fede, al contrario, risulta una domanda quasi angosciante e schiacciante per chi pensa di sapere tutto. Il discepolo, (io, noi) deve fare quello che ha detto Gesù: vieni dietro a me. Lasciamo guidare Dio, stiamogli dietro e camminiamo, anche se in salita.

(MATTEO GIAVAZZI)

DOMENICA 3 GIUGNOMc 14, 12-16. 22-26

Dal Vangelo secondo MarcoIl primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

MEDITAZIONERabbrividisco di fronte alla poca fede mia e delle nostre comunità. Il problema è sem-plice: la nostra fede è poca, ridotta al lumicino. E allora la Messa è peso, fatica, incom-prensione. Ma se crediamo che il Maestro è presente, al di là della povertà del luogo e delle persone, tutto cambia. L’Eucarestia diventa il centro della settimana, la Parola celebrata ritornerà in mente durante il lavoro e lo studio. E l’incontro con Cristo Euca-restia, con questo corpo dato, cambia inesorabilmente il modo di vivere, di pensare, di amare. È vero: c’è gente che fa il bene senza bisogno di andare a Messa. Ma per me, cristiano, il Bene deriva dall’incontro con Cristo. È vero: la preghiera può essere personale. Ma l’incontro della comunità ci fa sentire ed essere Chiesa. È vero: non tutte le omelie brillano per attualità e concretezza. Ma è la Parola al centro, non la sua spie-gazione. È vero: la domenica è il giorno del riposo. Ma il riposo è affare di cuore, non di sonno. Come ad Abitene, durante i primi secoli cristiani. Alcuni discepoli, vennero scoperti a celebrare l’Eucarestia e il governatore romano, indulgente, promise loro di avere salva la vita, a patto di non ritrovarsi più. Risposero: “Non possiamo fare a meno di celebrare il giorno del Signore”, e si fecero uccidere. Animo, resistenti nella fede, il Signore ci chiede di metterci in gioco.

(PAOLO CURTAZ)

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LUNEDÌ 4 GIUGNOMc 12,1-12

Dal Vangelo secondo MarcoIn quel tempo, Gesù si mise a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti, agli scribi e agli anziani]:«Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano.Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastona-rono, altri li uccisero.Ne aveva ancora uno, un figlio amato: lo inviò loro per ultimo, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma quei contadini dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, ucci-diamolo e l’eredità sarà nostra!”. Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. Non avete letto questa Scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scar-tato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”?».E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono.

MEDITAZIONELa pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo. Lo scarto, cifra e punto ca-pitale per descrivere la vita di Gesù, ciò che Dio fa per noi. Dio, che è tutto, infatti, ha lasciato tutto e si è umiliato facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di Croce. Lo scarto. Noi abbiamo preso questa morte e ce ne siamo scordati, l’abbiamo scartata. L’uomo, scegliendo il peccato, ha scartato Dio. Lo scarto. E Dio, ancora una volta, entra in quello scarto. Si fa scarto, si umilia, si china sulle nostre ferite e ci viene a cercare. Siamo noi ad essercene dimenticati, ad averlo scartato. E Dio, santo, innocente, puro, si fa peccato in nostro favore. O colpa felice! Il mio peccato, la mia logica malata, la mia miseria mi ha fatto vedere quanto è grande ed immenso l’amore di Dio per me. Folle. Grande. Miracoloso. In the name of Love (M. Garrix): Dio ha fatto tutto in nome dell’amore. Dio mi è venuto incontro per amore. Dio mi ama. Liberi perché liberati. Sublime poesia della fede cattolica.

(MATTEO GIAVAZZI)

MARTEDÌ 5 GIUGNOMc 12,13-17

Dal Vangelo secondo MarcoIn quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso.Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perchè non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono.Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».E rimasero ammirati di lui.

MEDITAZIONEGuardo la moneta e vedo l’effige di Cesare, guardo me stesso e vedo l’immagine Tua. Rendo ciò che è Tuo a Te. Non perché è un debito, ma perché solo in Te riposa l’anima mia. Nel mio cuore d’uomo c’è una voragine che niente di creato può colmare, è la voragine fatta secondo l’icona dell’Infinito Amore. In questa vita attenuo la nostalgia amando, nella prossima divenendo nell’Amore uno con Te.

(BRUNO GIORDANO)

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MERCOLEDÌ 6 GIUGNOMc 12,18-27

Dal Vangelo secondo MarcoIn quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei - i quali dicono che non c’è risurre-zione - e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».

MEDITAZIONEPensiamo che le realtà di Dio siano dei “superzoom” di esperienze umane, per cui immaginiamo che la vita eterna sia un tempo infinito, la felicità eterna sia un’allegria esagerata... Paolo, rapito nel mistero di Dio, ci assicura che «occhio non vide né orec-chio udì, né mai entrarono in cuore di uomo le cose che Dio ha preparato per coloro che lo amano». La fede fa uso di concetti e immagini, ma il suo Traguardo trascende tutto. D’altronde, le cose più importanti della nostra vita non sono quelle che compren-diamo, ma sono quelle che ci prendono e ci comprendono custodendoci: dal grembo materno all’abbraccio d’amore; tutte anticipazioni del mistero di Dio che ci avvolge e ci avvolgerà, generandoci in eterno.

(BRUNO GIORDANO)

GIOVEDÌ 7 GIUGNOMc 12,28b-34

Dal Vangelo secondo MarcoIn quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio».E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

MEDITAZIONEQuante interpretazioni inadeguate di quel famoso: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”! Tanti lo capiscono così: “prima bisogna amare se stessi e poi amare gli altri”, aggiungendo: “lo dice il Signore”. Un gesuita francese, Irenée Hausherr, riassume quel-la tradizione così: «L’uomo virtuoso è più autenticamente amico di sé per il suo disin-teresse stesso; l’altro [l’egoista] lo sembra di più, mentre in realtà lo è semplicemente in un modo più grezzo». Amare noi stessi ci viene naturale. Iniziamo ad amare noi stessi male quando ci ripieghiamo su noi stessi per amarci “abbastanza”. In quella posizione ricurva ci manca il respiro. Gesù presuppone l’amore che abbiamo verso noi stessi e ci invita ad amare gli altri con quella misura. Ma tutto ciò sulla base dell’Amore che ci precede e che deve essere la pietra fondamentale della nostra coscienza e della nostra risposta d’amore.

(BRUNO GIORDANO)

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VENERDÌ 8 GIUGNOGv 19,31-37

Dal Vangelo secondo GiovanniEra il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce du-rante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via.Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

MEDITAZIONEIl paradosso è un luogo privilegiato per incontrare Dio. Perché è questo? Proprio per la natura stessa del paradosso che si manifesta in due termini apparentemente opposti senza ridursi ad alcuno di loro. Così Gesù è figlio di Davide e suo Signore. Così anche Maria è figlia di suo Figlio. Non è né un lusso intellettuale né un gioco di parole: il paradosso è uno spazio di respiro nella vita spirituale. Qualche esempio? È nella no-stra povertà che si manifesta la potenza di Dio; nel nostro vivere l’oggi che entriamo nell’eternità; nel dare che riceviamo; nel dimenticarci di noi stessi che ci realizziamo.

(BRUNO GIORDANO)

SABATO 9 GIUGNOMc 12,38-44

Dal Vangelo secondo MarcoIn quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

MEDITAZIONE Due donne vedove: quella di Sarèpta, che aiuta il profeta Elia, rinunciando al suo cibo, e quella del Vangelo, che offre i suoi due spiccioli, “tutto quanto aveva per vivere”. La loro generosità è ancora più manifesta, se confrontata con l’atteggiamento dei ricchi spavaldi e degli scribi che “divorano le case delle vedove”. La divisione ricchi e poveri è una contrapposizione usuale della Sacra Scrittura, ma non basta essere poveri per camminare sulla retta via, né essere ricchi per camminare sulla via dell’ingiustizia. Il Signore non guarda lo stato patrimoniale, ma lo stato del cuore. E così pure, non pen-sare che tutti i farisei – sinonimo di ipocrita – siano sempre tali. D’altronde il pericolo dell’ipocrisia è insito in ogni persona. Una volta ancora Gesù ci riporta all’interiorità, alla valutazione che non si ferma alla superficie e alla quantità. Gesù sa cogliere la verità della persona al di là delle apparenze, osservando la condotta di ciascuno nel quotidiano. Il cammino secondo il Vangelo, è il passaggio dal potere al servizio, dalla esibizione al nascondimento, dalla ricchezza alla povertà.

(BRUNO GIORDANO)

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DOMENICA 10 GIUGNOMc 3,20-35

Dal Vangelo secondo MarcoIn quel tempo Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a pren-derlo; dicevano infatti: “È fuori di sé”.Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: “Costui è posseduto da Beel-zebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni”. Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: “Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna”. Poiché dicevano: “È posseduto da uno spirito impuro”.Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: “Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stan-no fuori e ti cercano”. Ma egli rispose loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”.

MEDITAZIONENel linguaggio attuale di chi annunzia il Vangelo non ritorna frequente, anzi è elusivo, l’accenno a satana, al demonio. Sembra che dall’educazione cristiana, insieme all’i-dea dell’inferno, si intenda eliminare anche quella del Principe delle tenebre. Questa tacitazione fa parte di un processo di laicizzazione del pensiero cristiano in atto da secoli nella cultura moderna. Si è iniziato a umanizzare la presenza del diavolo, a metterla in ridicolo, a farne una apparizione comica. Ironia, scherno ogni volta che si faccia qualche accenno a Satana, e incredulità nei riguardi del mondo angelico ribelle, prevalgono in una mentalità che non riesce a prendere sul serio presenze preternaturali e tenta di spiegarle come superstizione e magia, relegandole in un ambito mitologjco. Ma Gesù ne ha parlato esplicitamente, è intervenuto contro il demonio, liberando quanti erano oggetto delle possessioni e ossessioni. La liturgia della Parola afferma chiaramente una potenza esteriore malefica, un tentatore sin dal principio dell’uma-nità, il cui nome è satana (l’avversario) o diavolo (il calunniatore). Apre nella storia umana una lotta drammatica tra bene e male, dalla Genesi all’ Apocalisse, nella quale l’uomo deve lottare partecipando al regno della luce contro il regno delle tenebre. Tutta la vita del Signore è lotta contro il demonio, sin dall’inizio della sua attività pubblica (episodio delle tentazioni nel deserto). La vittoria di Gesù offre una esemplarità circa il modo col quale anche noi possiamo vincere le suggestioni e le seduzioni del demonio.

(MONS. SIMONE GIUSTI)

LUNEDÌ 11 GIUGNOMt 10,7-13

Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né basto-ne, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti.Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».

MEDITAZIONEL’intento umano si inquina con grande facilità. Partiamo con un proposito, con un intento chiaro, poi iniziano a subentrare motivi e moventi marginali che, in qualche modo, ci incatenano. Questo capita anche nell’annuncio del Vangelo. Magari iniziano con il desiderio di annunciare la grande libertà dei figli di Dio che abbiamo ricevuto in Cristo, poi pian piano iniziamo a badare anche alla ricezione e alla reazione degli altri, fino a giungere a badare solo alle apparenze. Così, l’annuncio di liberazione vie-ne fatto dalle catene delle nostre dipendenze. Quanta liberazione apporta alle nostre intenzioni questa parola di Gesù: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”? Perché annunciare il Vangelo? Perché l’amore di Dio mi ha graziato, ha spezzato le mie catene e continua a farlo, oggi, adesso. Annuncio il Vangelo perché sono amato gratis, anzi, malgrado i miei “debiti”!

(BRUNO GIORDANO)

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MARTEDÌ 12 GIUGNOMt 5,13-16

Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

MEDITAZIONELe due metafore del sale e della luce richiamano due aspetti dell’essere discepoli di Gesù. Il sale non è fatto per essere in sé, ma per condire, per dare sapore. Esprime così l’aspetto missionario, apostolico della nostra esistenza. Anche la luce è finalizzata a darsi, ma c’è un aspetto aggiuntivo che si collega alla realtà della lanterna. Una lan-terna in sé non è luce, ma è attraversata dalla luce che dimora al suo interno. Così è la nostra vita: siamo luce nella misura in cui lasciamo che Cristo, vera luce del mondo, dimori in noi. Facciamo spazio a Lui!

(BRUNO GIORDANO)

MERCOLEDÌ 13 GIUGNO Mt 5,17-19

Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

MEDITAZIONE«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento». Dobbiamo ascoltare seriamente queste parole di Gesù in un’epoca in cui sempre più, in nome dell’amore insegnato da Gesù, si pensa che l’amore basti. L’amore sganciato da ogni norma diventa un’odiosa anarchia. L’amo-re inflazionato rasenta l’insensatezza. Cristo non ha insegnato un amore orfano. Cristo ha insegnato che l’amore ha un’origine e un fine che è Dio e una via che è il vivere secondo l’immagine e la legge di Dio.

(BRUNO GIORDANO)

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GIOVEDÌ 14 GIUGNO Mt 6, 7-15

Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.Voi dunque pregate così:Padre nostro che sei nei cieli,sia santificato il tuo nome,venga il tuo regno,sia fatta la tua volontà,come in cielo così in terra.Dacci oggi il nostro pane quotidiano,e rimetti a noi i nostri debiticome anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,e non abbandonarci alla tentazione,ma liberaci dal male.Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

MEDITAZIONEPerché esprimere i nostri bisogni a parole se Dio già conosce quello di cui abbiamo bisogno? Gesù stesso ci dice che è da pagani pensare che stufando Dio con le richieste veniamo esauditi. Due cose vanno tenute in conto. La prima: la preghiera di doman-da acquisisce senso e valenza quando viene colta come espressione d’amore. Apro il cuore e di conseguenza la bocca perché so di potermi fidare. La seconda: esprimendo il mio desiderio a Dio, mi rendo conto della vera natura del mio Desiderio. In qualche modo purifico e divinizzo i miei desideri. Così la preghiera di domanda diventa pale-stra di maturazione del figlio di Dio che sono. Ogni supplica della preghiera insegnata da Gesù è un allargamento del cuore… tutto per rendermi realmente figlio e figlia del «Padre nostro».

(BRUNO GIORDANO)

VENERDÌ 15 GIUGNO Mt 5,27-32

Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:«Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guar-da una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio».

MEDITAZIONE«Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore». È forse quello di Gesù un manifesto contro il desiderio? No, il desiderio acquisisce una valenza negativa o positiva a seconda del rapporto che si instaura tra soggetto e “oggetto” del desiderio. Se l’oggetto personale del desiderio viene spersona-lizzato, usato – meglio dire “ab-usato” – per fini egoistici, allora il desiderio è negativo. Mentre, quando il desiderio esprime un orientamento sincero e deciso a mettere in valore l’altro, esso non solo non peccaminoso, ma è addirittura santo. Gesù stesso “de-sidera ardentemente” condividere la pasqua con i suoi discepoli per dare loro se stesso nel pane e nel vino. È per un desiderio così che siamo nati ed è un “peccato” non vivere all’altezza del nostro grande desiderio.

(BRUNO GIORDANO)

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SABATO 16 GIUGNO Mt 5,33-37

Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:«Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno».

MEDITAZIONEIl giuramento è un fenomeno curioso. Giuriamo per cose sulle quali in realtà non ab-biamo potere. Sottilmente, il giuramento di questo tipo nasconde una credenza super-stiziosa. Gesù va oltre la superstizione, ma va oltre anche la svalutazione della parola. La peculiarità originaria dell’uomo è la parola e, conseguentemente, l’essere di parola. Tener fede alla propria parola è somigliare a Dio la cui Parola non è un flatus vocis, ma il Figlio amato prima del tempo ed in eterno. Cristo ci chiama a dare sostanza alla nostra parola.

(BRUNO GIORDANO)

DOMENICA 17 GIUGNO Mc 4,26-34

Dal Vangelo secondo MarcoIn quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possia-mo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

MEDITAZIONEUna parabola semplice, un racconto intuitivo quello del seme, per insegnarci a com-prendere le iniziative di Dio in un ambito di semplicità e di paziente attenzione: «Il seme germoglia e cresce; come, egli stesso (il seminatore) non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura». Gesù ci insegna che la Chiesa è opera sua e non degli uomini. Viene da Dio e tutto ciò che è in lei si sviluppa e cresce organicamente e le permette fecondità. Saper capire la pedagogia divina nei nostri riguardi, quale appare dai Vangeli, dalle parabole del Signore, è essenziale per un comportamento cristiano. Dio agisce sempre nei modi più semplici, con una umiltà che spesso sfugge ai nostri occhi. Sceglie Maria, sceglie Giuseppe, sceglie gli Apostoli in contrasto ai metodi dell’astuzia e della diplomatica del mondo. Sono sempre gli umili, i semplici, oggetto delle predilezioni divine.

(MONS. SIMONE GIUSTI)

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LUNEDÌ 18 GIUGNOMt 5,38-42

Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pòrgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due.Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».

MEDITAZIONELa norma biblica dell’occhio per occhio e dente per dente era già un grosso passo avanti rispetto alla reazione selvaggia e brutale di chi annegava nel sangue un torto su-bito. Ma non era certo sufficiente nella logica del Signore che osa proporre una visuale innovativa, destabilizzante, folle… un passo oltre. Gesù propone un atteggiamento di disarmante paradosso: offrire la guancia a chi ti schiaffeggia. Cosa che va capita bene, visto che spesso è utilizzata proprio per ridicolizzare i cristiani e per perseguitarli. Gesù stesso non porgerà l’altra guancia alla guardia che lo schiaffeggia davanti al sommo sacerdote! Porgere la guancia significa avere un atteggiamento leale, convincente, che desidera portare alla comprensione chi ti sta mortificando. C’è un percorso da fare insieme a chi pretende da noi, a chi tende ad umiliarci, a chi ci bastona. Il percorso è quello di una comprensione reciproca, una comprensione che ha la sua base nella leal-tà, nella vicendevole stima e nel riconoscere ciascuno la dignità dell’altro. Andare oltre l’umano è possibile, andare oltre il ragionevole è un passo verso la santità. Superare il concetto di equilibrio e di giustizia umana apre lo scenario alla misericordia e pone la base per la nuova città dell’umanità. Ma c’è bisogno di molti meno “io” e più spazio a Dio e questo è semplicemente eroico coraggio.

(ALESSANDRO MERLINO)

MARTEDÌ 19 GIUGNOMt 5,43-48

Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

MEDITAZIONENulla da fare, quando Gesù parla è la Parola che ci viene incontro e non servono grandi prediche o discorsi. Qui in appena pochi versetti c’è veramente la rivoluzione. Due cose credo che voglia da noi Gesù: essere straordinari; essere perfetti. Di gente ordinaria c’è pieno il mondo, di gente che fa il fenomeno ma è ordinario siamo vera-mente nauseati. Devo essere, dobbiamo essere veramente straordinari, ma straordinari nel bello, nel buono, il resto è solo esibizione di una finta straordinarietà che segna qualche ora, qualche giorno, forse poco più, poi si dimentica, nulla di immortale. Dobbiamo essere e devo essere perfetto. Sì nel senso profondo di questa parola, cioè qualcosa di concluso a cui non manca nulla e nulla c’è da aggiungere. Basta eterni insoddisfatti, basta persone alla ricerca di qualcosa che non trovano. Abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno e siamo sempre alla ricerca. Giustificando errori e distrazioni con l’insoddisfazione di chi non si accontenta e prova e riprova ma non riesce.

(ALESSANDRO MERLINO)

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MERCOLEDÌ 20 GIUGNO Mt 7, 15-20

Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:«Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete.Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».

MEDITAZIONEUna lezione di umiltà, di essenzialità e di mira. Perché mira? Semplice, non dobbiamo sbagliare mira quando facciamo le nostre rituali azioni da buoni cristiani. Spesso anche quando qualcuno crede di essere il più devoto e pio sbaglia mira. Pregare bene, anzi benissimo può diventare essa stessa una divinità anziché essere la chiave di quella porta che mi conduce a Dio. Essere legati a fattori esterni a bei merletti o profumi può essere segno di una mira rivolta altrove, forse a noi stessi e al nostro apparire più che a Dio. Essere impegnato nella propria parrocchia o nel proprio gruppo ecclesiale, essere educatore o animatore di un gruppo a che servirebbe se non è fatto con la mira giusta? Vivere gli impegni per sentire le persone che ci lodano o sentirci importanti a che ser-ve? Non è questo il bersaglio. E mancare il bersaglio è un peccato. È un rischio al quale a quanto pare nessuno è del tutto immune, altrimenti Gesù avrebbe anche soprasseduto su questa lezione. Allora è chiaro, mai trascurare la propria mira, mai deviarla dal sog-getto essenziale: Dio!

(ALESSANDRO MERLINO)

GIOVEDÌ 21 GIUGNOMt 6,7-15

Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.Voi dunque pregate così:Padre nostro che sei nei cieli,sia santificato il tuo nome,venga il tuo regno,sia fatta la tua volontà,come in cielo così in terra.Dacci oggi il nostro pane quotidiano,e rimetti a noi i nostri debiticome anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,e non abbandonarci alla tentazione,ma liberaci dal male.Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

MEDITAZIONERimango a bocca aperta. Voi no? Cioè qui abbiamo letto l’unica preghiera, tra le tante che sappiamo, che ha insegnato Gesù e voi non state a bocca aperta ad ascoltarlo? For-se l’abbiamo detta tante volte, e la sappiamo anche bene a memoria e probabilmente ci hanno anche fatto qualche meditazione, ma spesso neppure ci pensiamo quando recitiamo questa preghiera, ormai è un ritornello senza attenzione il più delle volte. A commentarla però ci vorrebbero pagine e pagine. Ed ora più che un commento vorrei farvi una confidenza: provate a soffermarvi sulle parole, provate a portarle alla vostra esperienza, di fede, di vita, di tutti i giorni. Sapete cosa è successo a me facendo in questo modo alcune volte? Che non sono riuscito a pronunciare alcune parti e che lo ho saltate, taciute. Come si fa a dire sul serio “sia fatta la tua volontà” quando questa sembra farci soffrire, quando stiamo male perché vorremmo fare diversamente o quan-do non capiamo quale sia questa volontà? Con che coraggio riesco a dire “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori” ed io non solo non riesco a perdonare chi mi ha fatto del male, ma neanche prego perché il Signore mi dia questa grazia, anzi dico “per me è morto” e quindi lo ho ucciso nel mio cuore? Vi auguro non incappare in questi miei affanni, ma accogliete il consiglio di fare questa ginnastica del Padre nostro.

(ALESSANDRO MERLINO)

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VENERDÌ 22 GIUGNOMt 6,19-23

Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dun-que la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».

MEDITAZIONECosa ci è prezioso? Cosa o chi rappresenta il nostro “tesoro”? In cosa stiamo investendo nella vita? Certo: tutti desideriamo legittimamente una vita serena, una casa, un buon lavoro, qualche soddisfazione. Ed è bene che sia così, soprattutto in questi tempi di fatica lavorativa. Ma sappiamo anche che ciò che ci occorre è molto di più: il nostro cuore è fatto per l’infinito e solo l’infinito di Dio può davvero saziare ogni nostro de-siderio e definitivamente. Se abbiamo intuito il valore del Vangelo, della vita nuova in Dio, della sua presenza, vale la pena investire tutte le nostre energie in lui. Così come non esitiamo a cercare qualche buon investimento che metta al sicuro i nostri risparmi, investiamo per la vita vera. E si vede da lontano in cosa noi o altri stiamo investendo: lo sguardo buio di cui parla Gesù è quanto mai attuale: quante persone incontriamo che hanno uno sguardo intorbidito dai loro pensieri e dai loro ragionamenti malvagi! Se, invece, poniamo la nostra fiducia in Dio e ci lasciamo abitare da lui, allora anche il nostro sguardo diventerà luminoso e trasparente...

(ALESSANDRO MERLINO)

SABATO 23 GIUGNOMt 8, 5-17

Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre ter-ribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Gia-cobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito.Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva.Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: “Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie”.

MEDITAZIONEQuanta ragione che ha il Signore! Provate a ripensare alla giornata di ieri: quante ener-gie abbiamo dedicato a gestire le nostre preoccupazioni? A gestire la nostra ansia? A cercare di trovare soluzioni ai mille contrattempi che invadono la nostra vita? Abbiamo fatto fatica su tante cose e forse raccolto anche poco o così potrebbe sembrarci tante volte. Certo: la vita è diventata complicata, piena zeppa di impegni e di cose da fare. Ma a volte la nostra mente e il nostro cuore sono totalmente occupati... da farci di-menticare di vivere! Viviamo per le cose da fare e non viviamo perché viviamo. Gesù, allora, ci invita a ragionare, a guardarci intorno, ad imitare gli uccelli del cielo e i fiori del campo. Chi di noi può avere la loro stessa libertà? La loro bellezza? Chi di noi può aggiungere un’ora sola alla propria vita? Va bene vivere con concretezza, pensare al fu-turo, soprattutto in questo momento di crisi, ma senza farci travolgere dalla preoccupa-zione e senza dimenticare il presente! Stiamo a cuore al Signore, sa chi siamo e di cosa abbiamo bisogno... forse crescere nell’ottimismo e nella fiducia allevierebbe le nostre mille preoccupazioni! La lezione che ci offre Gesù è semplicemente straordinaria: ad ogni giorno basta la sua preoccupazione. Facciamone tesoro!

(ALESSANDRO MERLINO)

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DOMENICA 24 GIUGNO Lc 1, 57-66. 80

Dal Vangelo secondo LucaPer Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si ralle-gravano con lei.Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

MEDITAZIONEI segni che il Signore manifesta in alcuni non sono mai destinati soltanto a colui che riceve. Pensiamo ai miracoli! Così, il Vangelo di oggi, ci dice che il parto di Elisabetta (sterile ed anziana) era motivo di festa ed allegria per vicini e parenti; attraverso questo evento il Signore manifesta la sua misericordia, la sua vicinanza. Zaccaria, marito di Elisabetta, era rimasto muto perché non aveva creduto all’annuncio dell’angelo. Ha chiuso l’orecchio del cuore e da allora ha perso la parola. Non ha ascoltato, e ora non ha più niente da dire. Quando noi smarriamo il riferimento alla Parola di Dio e alla vita, diventiamo afoni, insignificanti, non mandiamo più nessun messaggio a nessuno. Certe privazioni nella vita potrebbero sembrare come un castigo, ma in realtà sono un fertilizzante che alimenta la nostra fede. Così alcune esperienze di deserto, di desola-zione e di mancanza di fecondità diventano più feconde a lungo termine di momenti di consolazione e di chiarezza spirituale. L’esperienza di Zaccaria ci è di insegnamento. Quando il Signore ci priva di qualche bene, dobbiamo metterci in ascolto per ascoltare il suo cuore e riscoprire la nostra strada.

(BRUNO GIORDANO)

LUNEDÌ 25 GIUGNO Mt 7,1-5

Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, men-tre nell’occhio tuo c’è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

MEDITAZIONESiamo sempre molto abili nel giudicare chi ci sta accanto. Abbiamo una spiccata dote e capacità nell’essere critici verso tutto il mondo che ci circonda. Crediamo di sapere meglio e di più, di conoscere mentre gli altri no e di capire chi ci è vicino e perché “sbaglia”. E, troppo spesso, il giudizio che diamo è negativo, pesante, eccessivo. Ma il giudizio più terribile è quello dato in nome della fede, quando, santamente e devota-mente, sottolineiamo i difetti o i peccati altrui pensando, facendo così, di rendere ono-re a Dio. Gesù azzera tutte queste illusioni con un’affermazione che ci fa rabbrividire: prima di giudicare gli altri è meglio analizzare se stessi, togliere la trave che ci impedi-sce di vedere la pagliuzza nell’occhio del fratello. Non si tratta di evitare il giudizio, di non avere opinioni, ma di averle mettendosi nella dinamica prospettiva di Dio che non vede il peccato ma il peccatore e del peccatore vede la possibile redenzione. Siamo chiamati a giudicare noi stessi e gli altri con la compassione che ci proviene dal Mae-stro, sapendo che la vita è un percorso e che ogni errore può essere superato, redento, riparato. Ma è necessario partire da noi stessi.

(ALESSANDRO MERLINO)

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MARTEDÌ 26 GIUGNOMt 7,6.12-14

Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “ Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!”

MEDITAZIONENon confondere le cose che valgono con le cose volgari e impegnarsi con tenacia sulla via del discepolato: sono due detti di Gesù rimasti nella memoria della primitiva comunità. Dobbiamo essere onesti: ci sono persone che ostinatamente si rifiutano di aprirsi alla parte luminosa di loro stessi e della vita: diventa difficile, se non impossibi-le, intavolare con essi una serena discussione, cercare di capirsi e di confrontarsi con lealtà. In quei casi è meglio lasciar perdere, non gettare la perla preziosa del Vangelo e l’autostima che ne deriva fra le zampe dei “porci”, di chi non apprezza il messaggio cristiano né intende mettersi in discussione. Ci sono delle situazioni in cui non è oppor-tuno esporsi, in cui è meglio lasciar perdere e non per vergogna o senso di inferiorità, ma per l’incapacità di dialogo costruttivo da parte di chi dovrebbe essere il nostro interlocutore. Inoltre, dice Gesù, la via del discepolato è esigente, faticosa, una vera lotta interiore. Smettiamola di vivere e di proporre la fede cristiana come se fosse una comoda poltrona su cui adagiarsi per avere in premio, fosse anche un premio eterno: la vita eterna.

(ALESSANDRO MERLINO)

MERCOLEDÌ 27 GIUGNOMt 7,15-20

Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere».

MEDITAZIONE Dai loro frutti li riconoscerete. Il detto di Gesù è talmente importante da essere ripreso, in poche righe, due volte da Matteo. Vedere i frutti allora diventa uno strumento molto importante per il discernimento delle persone di fede che incontriamo. Oggi il mondo è davvero diventato piccolo e possiamo conoscere molte proposte interessanti, molti accattivanti progetti, molti predicatori affascinanti. La capacità di movimento di per-sone e informazioni da una parte all’altra del mondo è impressionante. Negli ultimi decenni abbiamo visto crescere nuove forme di aggregazione ecclesiale: movimenti, rivelazioni private, carismi... Come giudicare tutte queste novità? Il criterio è sempre lo stesso: dai frutti. Nessun rovo produce succosa uva da tavola! Così possiamo vedere se la fede proposta porta a frutti di conversione, di pace interiore, di operosa carità, di perdono. Se questi frutti sono veri, buoni, “mangiabili” e non finti, di cera, di plastica sono frutti che vengono da Dio, altrimenti… Il Vangelo di oggi, insomma, ci spinge a superare gli stereotipi, a non fermarci alle apparenze, così diffuse fra noi cristiani, per andare all’essenziale, per restare concreti.

(ALESSANDRO MERLINO)

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GIOVEDÌ 28 GIUGNOMt 7,21-29

Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande». Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi.

MEDITAZIONE“Le folle restarono stupite” e penso che anche noi siamo stupiti dalle parole di Gesù. Restiamo senza parole ascoltando la sua Parola. Parola impegnativa, che penetra fino in fondo ai nostri cuori, che scuote, che inquieta e che però è verità. Gesù non si ap-pella ad un ruolo, non fa valere la sua autorità: vuole convincere, non costringere. E ciò che lui dice, pur essendo tagliente, è liberante. Non basta dirsi discepoli, non basta dedicare la vita al Vangelo, non basta avere continuamente il nome di Dio sulle labbra. Non basta. Non basta essere ricoperti di Dio ma senza permettergli di impossessarsi di tutto il nostro essere interiore. Misuriamo la nostra fede quando siamo messi alla prova, quando le vicende della vita ci scuotono dalle radici, quando sentiamo che il mare ingrossa e rischiamo di affondare. Succede a tutti, anche ai discepoli. Anche ai buoni discepoli. Periodi in cui la sorte sembra accanirsi contro di noi: salute, lavoro, scuola, affari, sport, famiglia, fidanzato o fidanzata, tutto in salita, tutto in negativo. È allora che verifichiamo se la nostra vita è costruita sulla sabbia. O sulla roccia della Parola. Non possiamo saperlo, finché le cose vanno discretamente bene. Conserviamo la speranza, allora, accogliamo quotidianamente la Parola con fede perché rinsaldi le nostre vite e se siamo veramente saggi la nostra casa sarà sulla roccia e non ci potrà essere delusio-ne, pericolo, tempesta o bufera che la tirino giù!

(ALESSANDRO MERLINO)

VENERDÌ 29 GIUGNOMt 16,13-19

Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Voi chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

MEDITAZIONEOggi celebriamo la solennità di due giganti della fede che sono gli apostoli Pietro e Paolo. Certo Pietro non fu subito capace di entrare nel mistero di Cristo, soprattutto nell’accettare un Messia umiliato e offeso con la condanna e la morte in croce, fino al punto di rinnegarlo. Da parte sua, Paolo che da persecutore dei cristiani diventa poi l’apostolo delle Genti. Questi due big ci dicono come è difficile essere fedeli fino in fondo alla parola di Dio e come è difficile vivere e sentirsi chiesa, non nella solitudine dei nostri pensieri ed attese, ma con la convinzione che noi siamo un solo grande po-polo di Dio in cammino verso la vera felicità, quella che Cristo è venuta a portarci con la sua morte e risurrezione e con la sua parola di verità. Nel passaggio fondamentale della confessione della fede di Pietro in Gesù Cristo, a Cesarea, comprendiamo tutta la portata grandiosa di un dono che Pietro ha accolto e fatto suo, il dono dello Spirito, che gli fa pronunciare parole di straordinario amore e docilità verso Gesù, suo Maestro e Signore: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Su questa capacità di amore mista a fragilità Gesù pone le fondamenta di una grande famiglia, la Chiesa. Ma non solo, pone la sua spinta all’annuncio per tutti i popoli, per tutte le anime a partire da una folgorazione, da una megacaduta: quella di Paolo. Paolo da persecutore a grande evan-gelizzatore. Due che hanno veramente incontrato Gesù e che hanno saputo gettarsi nel suo infinito amore con estremo coraggio.

(ALESSANDRO MERLINO)

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SABATO 30 GIUGNOMt 8,5-17

Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scon-giurava: «Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente». Gesù gli rispose: «Io verrò e lo curerò». Ma il centurione riprese: «Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch’io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Fà questo, ed egli lo fa». All’udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: «In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli». Mentre i figli del regno saranno cac-ciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Và, e sia fatto secondo la tua fede». In quell’istante il servo guarì. Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo. Ve-nuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie.

MEDITAZIONE“Verrò e lo guarirò”… “Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola...” La fede del centurione, che non è ebreo, sorprende Gesù tanto da fargli dire che nel suo popolo non trova una “fede così grande”. E infatti i lontani entreranno nel regno di Dio, i vicini ne saranno esclusi a motivo della loro incredulità, infedeltà. Potremmo essere anche noi gli esclusi se, ricevuto l’annuncio del Vangelo e invitati a stare con Gesù, l’abbiamo rifiutato poi nella vita concreta e non gli permet-tiamo di vivere in noi. La fede di questo pagano è sensazionale e le sue parole sono divenute immortali. Infatti ogni volta che partecipiamo alla messa, prima della comu-nione, ripetiamo quelle stesse parole: Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola ed io sarò salvato. La fede che era nel centurione deve essere in noi e questa fede non può farci che umili e consapevoli che mai saremo degni e meritevoli dell’Amore di Dio. Ma è la sua parola, anzi il Verbo, la Parola che è Gesù stesso ci ha reso degni, nonostante la nostra indegnità di poter ospitare Dio e ancora ci ripete “Verrò e lo guarirò” e parla del nostro cuore, parla del nostro essere che spesso è paralizzato e soffre terribilmente, proprio come il servo di questo centurione.

(ALESSANDRO MERLINO)

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IL DISCERNIMENTO SPIRITUALE nella quotidianità del cammino

Ogni mese un incontro di educazione all’ascolto e alla comprensione della Parola di Dio e ai segni di Dio nella propria vita personale, a partire dalla meditazione della liturgia della Parola del giorno corrente. Da un incontro

occasionale con la Parola a un ascolto quotidiano.

Prossimo appuntamento

14 MAGGIO 2018 ore 21.15

Parrocchia Santa Croce a Rosignano