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Centro Volontari della Sofferenza Bari-Bitonto – Anno XI, marzo 2016 42 Il Bambù Il Bambù Il Bambù Il Bambù Il Bambù Il Bambù Il Bambù Il Bambù Il Bambù Cristo Vera Speranza Affidarsi a Gesù misericordioso Affidarsi a Gesù misericordioso Affidarsi a Gesù misericordioso Affidarsi a Gesù misericordioso Affidarsi a Gesù misericordioso Affidarsi a Gesù misericordioso Affidarsi a Gesù misericordioso Affidarsi a Gesù misericordioso Affidarsi a Gesù misericordioso come Maria: “Qualsiasi cosa come Maria: “Qualsiasi cosa come Maria: “Qualsiasi cosa come Maria: “Qualsiasi cosa come Maria: “Qualsiasi cosa come Maria: “Qualsiasi cosa come Maria: “Qualsiasi cosa come Maria: “Qualsiasi cosa come Maria: “Qualsiasi cosa vi dirà, fatela” vi dirà, fatela” vi dirà, fatela” vi dirà, fatela” vi dirà, fatela” vi dirà, fatela” vi dirà, fatela” vi dirà, fatela” vi dirà, fatela”

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Centro Volontari della Sofferenza Bari-Bitonto – Anno XI, marzo 201642

Il BambùIl BambùIl BambùIl BambùIl BambùIl BambùIl BambùIl BambùIl BambùCristo Vera Speranza

Affidarsi a Gesù misericordioso Affidarsi a Gesù misericordioso Affidarsi a Gesù misericordioso Affidarsi a Gesù misericordioso Affidarsi a Gesù misericordioso Affidarsi a Gesù misericordioso Affidarsi a Gesù misericordioso Affidarsi a Gesù misericordioso Affidarsi a Gesù misericordioso

come Maria: “Qualsiasi cosa come Maria: “Qualsiasi cosa come Maria: “Qualsiasi cosa come Maria: “Qualsiasi cosa come Maria: “Qualsiasi cosa come Maria: “Qualsiasi cosa come Maria: “Qualsiasi cosa come Maria: “Qualsiasi cosa come Maria: “Qualsiasi cosa

vi dirà, fatela”vi dirà, fatela”vi dirà, fatela”vi dirà, fatela”vi dirà, fatela”vi dirà, fatela”vi dirà, fatela”vi dirà, fatela”vi dirà, fatela”

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C'era un giardino molto

bello. Il suo Signore ne era

orgoglioso. Il più bello degli

alberi, e anche il più caro al Signore, era un prezioso bambù. E lo stesso

sapeva di essere l'albero prediletto del Signore. Il Signore un giorno con fac-

cia seria si avvicinò al bambù e disse: “Caro bambù, io ho bisogno di te”.

Per il bambù sembrava venuto il giorno più bello della sua vita e con

gioia rispose: “Eccomi, Signore! Prendimi e fa' di me quello che vuoi!”.

“Caro bambù – il Signore rispose – ti devo tagliare,”

“Tagliare? No! Signore. Vedi che sono il più bello dei tuoi alberi – e tu mi

vuoi tagliare?”.

“Caro bambù, se non ti posso tagliare non ho bisogno di te”.

Dopo un lungo silenzio l'albero disse: “Se non ti posso servire senza essere

tagliato, allora, tagliami”.

Ma il Signore gli rispose con la stessa faccia seria: “Devo tagliare anche i tuoi

rami e le tue foglie”.

“No, Signore! Sai bene che la mia unica bellezza sono i rami e le foglie.

Tagliami, ma non togliermi i rami e le foglie”.

“Caro bambù, se non ti posso tagliare i rami e le foglie, non ho bisogno di te”.

“Signore, – disse il bambù a bassa voce – prendi i miei rami e le mie foglie”.

“Caro bambù io ti devo ancora dividere in due parti e devo strappare il tuo cuore!".

Dopo un lungo silenzio il bambù si inclinò davanti al Signore e disse: “Tagliami e

dividimi”.

Così il Signore del giardino tagliò il bambù, tirò via i rami, strappò le sue foglie,

lo divise in due parti e gli strappò il cuore.

Poi lo prese e lo portò dove acqua fresca da una sorgente sgorgava verso

campi aridi. Là il Signore posò il suo bambù e collegò un capo del tronco

tagliato con la sorgente e incanalò l'altro capo verso il campo.

La sorgente cantò un benvenuto e le chiare scintillanti acque si

riversarono attraverso il corpo straziato del bambù verso il canale che

correva sui campi inariditi che ne avevano tanto bisogno.

Così quello che era un magnifico bambù diventò una grande

benedizione in tutta la sua fragilità e umiltà.

Quando era ancora grande e bello egli cresceva solo per se stesso e

gioiva per la propria bellezza, invece per mezzo della sua

distruzione diventò un canale che il Signore poteva

usare per rendere il suo

regno più fruttuoso.

(Da un racconto

popolare cinese)

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Una guida che

continuaRiportiamo qui alcuni pen-sieri che Emmanuele Fioreha scritto nel corso deglianni su “Cristo Vera Speran-za”, la prima storica testatadel nostro giornalino.

Luglio 1989, anno VII, n. 4

Sono stato anche quest’annopellegrino a Lourdes dal 13 al19 aprile. Alla partenza allastazione venne a salutarciMons. Cacucci: “Quante voltesiete stati a Lourdes in pelle-grinaggio?”. “Molte, ma sem-pre poche.” Dicevo la verità.Sono d’accordo con Santa Ber-nadette: la Grotta, il mio Pa-radiso! Cosa volete? Per me,stare davanti alla Grotta diMassaBielle è come stare da-vanti al luogo sacro in unachiesa. Lì è comparsa la Ma-donna e ha detto a Bernadet-

te: “Prega per i peccatori.”Quasi una implorazione. Iltempo non sempre è stato cle-mente: abbiamo avuto caldo,freddo, pioggia, vento, tutto.Sono potuto rimanere un po’più a lungo davanti alla grot-ta solo una volta. Il giornodella partenza siamo passatiin corteo davanti alla Madon-na, un continuo gridare aiutoa lei. E la Madonna fa grazie.Le fa. […] Chissà se il prossi-mo anno ci andrò di nuovo.Vorrei già starci.

E noi, condividiamo l’amore che Emmanuele ha sempre avutoper la Madonna e il desiderio di andare a Lourdes? Anchequest’anno, dal 22 al 28 luglio, si svolgerà il pellegrinaggio delCVS con la Lega Sacerdotale Mariana. Nelle ultime edizioni lapartecipazione è stata purtroppo scarsa: perché quest’anno nonci pensiamo seriamente? Per informazioni, rivolgersi all’assi-stente don Vittorio Borracci o al responsabile Floriano Scioscia.

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Emmanuele con la sua 'arma'preferita di apostolato

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CVS-TG

● 20 gennaio Dopo una dolorosa malattia,si è spenta ad Andria Rosa Pasqua

Moschetta (GdA Preziosissimo San-gue). A lei vanno il nostro affettuosopensiero e la preghiera, nella fede inCristo Risorto. A pagina 31 un ricordodella capogruppo Giuseppina Attolico,sua amica di una vita.

● 21 febbraio Abbiamo svolto presso l’Istituto Margherita ilRitiro di Quaresima per adulti e giovani. Una giornatadi intensa spiritualità, alla riscoperta della Misericordia diDio. Ci ha guidato splendidamente don Silvio Bruno: il le-game creato nel suo tirocinio pastorale quando era semi-narista è tuttora assai profondo. Nella S. Messa conclusivaabbiamo celebrato il trigesimo di Rosa Pasqua Moschetta,insieme ai suoi parenti giunti da Andria.

● 6 marzo Al Seminario Teologico Regio-nale di Molfetta sono stati conferiti i mi-nisteri ai seminaristi. In particolare, il“nostro” Antonio Cristella ha ricevutoil ministero del Lettorato. Lo accompa-gniamo con la preghiera e l’offerta dellenostre giornate, affinché sia sempre piùinnamorato della Parola di Dio per po-terla porgere agli altri con sapienza e dolcezza.

● 13 maggio: si svolgerà presso il Santuario di Santa Fara ilGiubileo diocesano dei Malati. Verrà data a tutti lapossibilità di accostarsi al sacramento della Confessione epoi si celebrerà la S. Messa con il nostro Arcivescovo Mons.Cacucci. Come civuessini siamo tutti chiamati a non per-dere questa opportunità che il Signore ci offre.

La redazione

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Per portare più frutto

Il logo del Giubileo della

Misericordia

Il logo e il motto offrono in-sieme una sintesi felicedell'Anno giubilare. Nel mottoMisericordiosi come il Padre(tratto dal Vangelo di Luca,6,36) si propone di vivere lamisericordia sull'esempio delPadre che chiede di non giudi-care e di non condannare, madi perdonare e di donare amo-re e perdono senza misura(cfr. Lc 6,37-38).

Il logo – opera del gesuitaPadre Marko I. Rupnik – sipresenta come una piccolasumma teologica del temadella misericordia. Mostra, in-fatti, il Figlio che si caricasulle spalle l'uomo smarrito,recuperando un'immaginemolto cara alla Chiesa antica,perché indica l'amore di Cri-sto che porta a compimento ilmistero della sua incarnazio-ne con la redenzione. Il dise-gno è realizzato in modo taleda far emergere che il BuonPastore tocca in profondità lacarne dell'uomo, e lo fa conamore tale da cambiargli lavita. Un particolare, inoltre,non può sfuggire: il Buon Pa-

store con estrema misericor-dia carica su di sé l'umanità,ma i suoi occhi si confondonocon quelli dell'uomo. Cristovede con l'occhio di Adamo equesti con l'occhio d Cristo.Ogni uomo scopre così in Cri-sto, nuovo Adamo, la propriaumanità e il futuro che lo at-tende, contemplando nel Suo

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sguardo l'amore del Padre.La scena si colloca all'inter-

no della mandorla, anch'essafigura cara all'iconografia an-tica e medioevale che richia-ma la compresenza delle duenature, divina e umana, inCristo. I tre ovali concentrici,di colore progressivamentepiù chiaro verso l'esterno,suggeriscono il movimento di

Cristo che porta l'uomo fuoridalla notte del peccato e dellamorte. D'altra parte, la pro-fondità del colore più scurosuggerisce anche l'imperscru-tabilità dell'amore del Padreche tutto perdona.

Si ringrazia Teresa Carmosino (Capogruppo GdA

S. Maria M. Carmelo/3)

Misericordia, una parola com-posta dal latino misereor – hopietà – e cor, cordis – cuore –indica un sentimento di com-passione per l’infelicità altrui,che spinge a soccorrere chisoffre e a perdonare chi sba-glia. Quindi non è soltantoprovare sentimenti di tenerez-za o emozioni che colpiscono ilcuore, ma un qualcosa chemette in movimento mani(aiutare nel cammino versoGesù Cristo) e piedi (andareincontro a chi soffre). NellaBibbia, collegato al terminemisericordia vengono aggiuntii termini rahamim e hesed. Ilprimo, “viscere”, indica untermine materno, un legameparticolare di appartenenza: èassaporare insieme gioie e do-

lori. Il secondo termine èstrettamente legato alla con-vivenza nel sostenersi gli unigli altri. La misericordia in definitivanon è altro che un sentimentoche coinvolge tutto il corpo adoperare verso gli altri, verso ibisognosi. In particolar modol’icona che più rappresenta lamisericordia è la parabola delbuon samaritano: a Gerico unuomo fu assalito e lasciato perterra, solo un samaritano loraccolse e lo curò, mentre per-sino un levita lo evitò.

Michele Scardicchio

(Capogruppo GdA

Trasfigurazione, Bitritto, e

Referente Fratelli/Sorelle)

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Fare Natale nel CVS

Natale associativo, 27 dicembre 2015

Il 27 dicembre c'è stato,dalle suore di Via Lopez,l'incontro di Natale organizza-to dal CVS. Dopo tanto tempoche mancavo dal CVS sonoandata a questo incontro chesi fa tutti gli anni.

L'incontro è iniziato conl'accoglienza delle suore e poiabbiamo iniziato a prepararela celebrazione che don Vitto-rio e don Mimmo hanno pre-sieduto.

Dopo la Messa i ragazzi delGruppo Attivo hanno fatto

una bella scenetta di Natale.E’ stato molto bello e diver-tente, io mi sono divertita afare le fotografie che poi hofatto vedere a Laura e agli al-tri, e abbiamo pensato dimandarle al Bambù per met-terle sul giornalino.

Infine abbiamo festeggiatotutti insieme in bella compa-gnia.

Luciana De Giosa

(GdA S. Maria

del Monte Carmelo)

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La scenetta natalizia

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Vivere l’Anno Santo

della Misericordia

Incontro regionale Capigruppo

e Fratelli/Sorelle, 10/01/2016

Come ormai consuetudine,i CVS della Puglia si raduna-no nel mese di gennaio per unincontro di formazione che sitiene in una delle parrocchiedella diocesi di Bari-Bitonto.

È questo un momento atte-so da Capigruppo e Fratelli eSorelle perché, oltre a costi-tuire una buona occasione perricaricarsi e approfondire ilcarisma del Beato Luigi Nova-rese, permette di ritrovarsi, diconoscere nuovi amici delCVS, di scambiarsi esperienzee fare il punto sul camminofatto e da fare insieme a chi,come noi, condivide la spiri-tualità della nostra Associa-zione.

Questi raduni prevedonoun momento di accoglienza, lapresentazione dei relatori, larelazione, una pausa pranzo,il lavoro in gruppi e la santaMessa.

Ogni anno questi incontrisono guidati da un Volontarioe da un Fratello/Sorella pro-prio per far sì che ciò che vie-ne esposto sia frutto di

esperienze concrete di soffe-renza vissuta sulla propriapelle e/o condivisa come com-pagno di viaggio di chi soffre.

Quest’anno ci siamo riunitidomenica 10 gennaio, pressola Parrocchia del Salvatore inLoseto (un quartiere della pe-riferia di Bari). A guidarel’incontro sul tema “Viverel’Anno Santo della Misericor-dia” sono state due Terese:Teresa Carmosino, una docen-te di Bari in pensione, non ve-dente, e Teresa Guagnano,mamma, moglie e lavoratrice,di Mottola, diocesi di Castella-neta. Moderatore il nostrocaro assistente regionale donVittorio Borracci.

Teresa Carmosino, neo Ca-pogruppo, ha basato la sua re-lazione su due pilastri: l’iconadell’Anno Santo della Miseri-cordia (vedi illustrazione apag. 5) e il libro “La formazio-ne dei Capigruppo” (una rac-colta delle principali circolaridel nostro Fondatore, assem-blate da sorella Elvira My-riam, ed. CVS 1989). Con

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delle argomentazioni precise echiare, la Carmosino ci ha fat-to capire come i Volontari, masoprattutto i Capigruppo, de-vono guardare con gli occhistessi di Gesù che è Misericor-dia. Solo uniti a LUI, crocifis-so, possono raggiungere icuori di tutti i fratelli, amma-lati e non, del proprio gruppoe delle parrocchie in cui ope-rano. L’immagine che più è ri-masta impressa nell’assem-blea è quella del Capogruppocome capocordata che oltrea portare i fratelli – che sianosani o sofferenti – alla vettanonostante pericoli e percorsiaccidentati, deve camminarein cordata con essi. Teresa ciha fatto notare come questaespressione (e per la veritàanche altre) del Beato Nova-rese possa essere messa in pa-rallelo con quella di PapaFrancesco che nell’aprile del2013 ha parlato di Gesù comeCapocordata e dellanecessità per noi diagganciarci a LUI.

Un’immagine bel-lissima e molto elo-quente che abbiamopoi scoperto esserestata in qualche ma-niera ripresa dall’indi-menticabile don PinoOsella (vedasi calen-dario 2016 allegato a“L’Ancora”).

Entusiasmante e coinvol-gente è stata la relazione diTeresa Guagnano. L’esperien-za che Teresa ci ha raccontatoha toccato nel profondo noiFratelli e Sorelle proprio per-ché, come lei, anche molti dinoi si sono avvicinati al CVSdopo l’incontro con la sofferen-za di un amico, un genitore,un fratello. Teresa ha cono-sciuto gli amici del CVS in unmomento triste della sua vita,quando mille sono le domandeche attanagliano la nostra esi-stenza. Sono questi momentidi dolore che, grazie all’aiutodei fratelli, ci aiutano a trova-re un senso alla sofferenza.Ecco che il Fratello/Sorella, dabuon Cireneo che aiuta a por-tare la Croce, diviene lui stes-so bisognoso di aiuto e questoaiuto lo riceve dal Volontario,cioè dalla persona la cui soffe-renza è visibile. Chi di noi in-fatti non è sofferente? È

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Cristo capocordata

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proprio questo il paradossodel carisma del nostro Fonda-tore: non è il sano ad aiutarel’ammalato ma quest’ultimoad alleviare le sofferenze delfratello “sano”. Nel CVS nonsi dà soltanto, si riceve, sicammina accanto al Volonta-rio, condividendone la stessaspiritualità che arricchisce chila vive.

È questo il motivo per cui,nonostante il lavoro, la fami-glia, gli impegni quotidiani,Teresa continua ancora ad es-sere una Sorella degli Amma-lati. Come Teresa anche noi,

come è emerso dai lavori digruppo, nonostante impegni,problemi, cadute, continuia-mo, con l’aiuto del Signore edel Beato Novarese, a cammi-nare insieme, in cordata,dietro a Gesù, certi che Luici porterà alla Vetta più alta.

Ringraziamo le due Tereseche si sono rivelate eccellentistrumenti nelle mani del Si-gnore ed hanno fatto vibrarele corde del nostro cuore.

Una Sorella degli Ammalatidel CVS di Bari-Bitonto

Come ogni anno hannoavuto luogo l’incontro per Fra-telli e Sorelle e quello per Ca-pigruppo del CVS di Puglia,questa volta ospitati nellaparrocchia del Salvatore a Lo-seto. Un importante incontrodi formazione, confronto e cre-scita che ha permesso di allar-gare lo sguardo, meditare suipunti cardine del nostro apo-stolato ed arricchirci delle re-ciproche testimonianze.

Le relazioni iniziali, sultema della giornata “Viverel’Anno Santo della Misericor-dia”, sono state virtuosamentecondotte da Teresa Carmosino(capogruppo del GdA di S.Maria del Monte Carmelo/3,

Bari) e da Teresa Guagnano(del CVS di Castellaneta).Esse, partendo dal carismache ci identifica, si sono inne-state nell’invito di papa Fran-cesco a vivere la Misericordiain questo straordinario annogiubilare e nel tema civuessi-no di quest’anno associativo.

La nostra Teresa ha saputorichiamare le esortazioni edindicazioni del Beato Novare-se riguardo ai Gruppi diAvanguardia ed ai Capigrup-po, che devono porsi comespecchio della dolcezza e Mi-sericordia del Padre, miglio-randosi ed evangelizzandosiper migliorare ed evangelizza-re, per essere canali che uni-

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scono la misericordia finitadell’uomo con la Misericordiainfinita di Dio.

Anche la testimonianza diTeresa Guagnano ha saputoriportarci all’essenza del no-stro apostolato di feriti/conso-latori, trasformati, trasfigu-rati solo dopo aver fatto espe-rienza della Misericordia delPadre, per essere volto tra gliuomini della Misericordia di-vina, per accompagnare, par-tecipando, il cammino deifratelli ammalati.

Significativa anche l’imma-gine del “capocordata” che ciha regalato questa giornata.Un’immagine che ci riporta,prima di tutto, a Gesù, capo-cordata per eccellenza, chesceglie di trainare l’umanitàverso la Vetta, che è il Padre,assumendo il peso, la respon-sabilità, l’onere, la stanchez-za, l’impegno, il rischio dellascalata e che non si arrende

nemmeno davanti alla tempe-sta dell’Amore non corrispo-sto, puntando gli occhi solosulla Meta finale.

Accanto a questa, la gior-nata ha incastonato nel cuorel’immagine di un Dio che, perAmore, per il troppo Amore,confonde il Suo sguardo nelnostro, rendendoci comparte-cipi del Suo essere Misericor-dioso, facendo dipendere tuttodal nostro “Sì”, dal nostro vo-lerci specchiare nel Suo Voltoper riflettere al mondo unaMisericordia che parla di te-nerezza e di “follia”… la “fol-lia” di un Dio che scommettetutto su una creatura e si ri-mette al suo “Sì”!

Quanta grazia accolta, rice-vuta in questa giornata, che èpenetrata nel cuore, intessen-do ricami che mostrano un Di-segno che parla di Lui e chepian piano continua, attraver-so i nostri “Sì”, la sua storia!□

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Misericordiosi come il Padre

Spunti della relazione incontro regionale

Capigruppo

Gesù ha dischiuso dinanzia ciascuno di noi la nuovavita, che ci invita a vivere in-corporandoci con il Battesimoa Lui, fino a formare di cia-scuno di noi, in Lui e con Lui,una creatura nuova, cheEgli ha ricostruito attraver-

so la Sua Passione, Morte eRisurrezione.

Questa affermazione trovariscontro nel pensiero espres-so dal Beato Luigi Novarese,che definisce la guida delGruppo di Avanguardia "il ca-pocordata" dei membri a luiaffidati: "Il capogruppo deve

comprendere lo scopo

dell'Incarnazione del Figlio di

Dio, lo scopo della Sua Pas-

sione e Risurrezione. Allora

egli comprenderà che la pas-

sione di Gesù Cristo, quan-

tunque in sé completa, è stata

da Lui lasciata aperta alla

possibilità di completamento

durante tutti i tempi e in tutti

i luoghi. E questa è una

VERA e GRANDE DIVINA

MISERICORDIA nei nostri

riguardi; Gesù Cristo lascia

al nostro amore la compren-

sione e la volontà di parteci-

pare al disegno di

Misericordia per riparare e

intercedere di fronte alla mol-

titudine dei peccati" (Circolareagosto – settembre 1976).

Unità in Cristo come iltralcio che, unito alla vite,vive e prospera in virtù dellalinfa che la vite gli trasmette.

"Gesù ci ha aperto il pas-

saggio a Dio; è come un Capo-

cordata quando si scala una

montagna, che è giunto alla

cima e ci attira a sé conducen-

doci a Dio. Se affidiamo a Lui

la nostra vita, se ci lasciamo

guidare da Lui siamo certi di

essere in mani sicure" (paroledi Papa Francesco nell'udien-za generale del 17 aprile2013).

Teresa Carmosino

(Capogruppo GdA S. Maria

Monte Carmelo/3)

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Grazie

all’A.M.A.S.I.Con piacere il 5 febbraio

abbiamo accolto l’ invito fatto-ci dall’associazione A.M.A.S.I.ad un evento che si è svoltopresso la parrocchia S. Gio-vanni Bosco al quartiere S.Paolo. La presenza civuessinaera abbastanza rappresenta-ta, con i componenti del GdAdi Modugno, dei carmelitani,di S. Marco, Trasfigurazionedi Bitritto e Annalisa Caputo.

All’interno della serata eraprevista una testimonianzadella Sig.ra Claudia Koll sullasua conversione avvenuta du-rante il Giubileo nel 2000. At-traversando la Porta Santa inS. Pietro, ha avvertito in séun cambiamento che camminfacendo ha cambiato radical-mente il suo modo di fare e divivere, tanto da occuparsi to-talmente di quelli che il no-stro Papa Francesco chiama“gli ultimi delle periferie” an-che fuori dall’Italia, sostenen-do una missione in Africa.

A mio modesto avviso ilcarro trainante della serata èstato il musical sulla vita diMadre Teresa di Calcutta, fat-

to di momenti belli ed emozio-nanti per l’interpretazione deivari personaggi sul palco: purnon essendo attori professio-nisti, sono stati eccezionali,mettendoci tutto il possibileper la riuscita della serata,meritando applausi e compli-menti a scena aperta da tuttii presenti convenuti.

Per questo approfitto diqueste poche righe per ringra-ziare a nome del C.V.S. laSig.ra Rosaria Accardi e conlei la figlia Augusta dell’impe-gno profuso per la buona riu-scita della serata.

Michele Scardicchio

(Capogruppo GdA

Trasfigurazione, Bitritto, e

Referente Fratelli/Sorelle)

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Giornata Mondiale del

Malato 2016

Affidarsi a Gesù

come Maria:

“Fate quello che

egli vi dirà” Relazione di Suor Riccarda Laz-

zari, docente del “Camillianum” diRoma in occasione dell'incontrodiocesano dei Ministri Straordina-ri della Comunione in preparazio-ne alla celebrazione della XXIVGiornata mondiale del malato. Sa-bato 30 gennaio, Aula Magna “Attilio Alto” del Politecnico di Bari.

Il tema ha un obiettivo: Af-fidarsi a Gesù sull’esempio diMaria che a Cana ha pronun-ciato le famose parole: fatequello che Egli vi dirà. Le pa-role chiavi del nostro temasono appunto queste che lamadre del Signore ha rivoltoai servi. Sono le ultime paroledella Vergine: il suo testa-mento spirituale, il program-ma di vita che ci ha lasciato!

Per comprendere appienoqueste parole è necessario co-noscere anzitutto il contestoin cui Maria le ha pronuncia-te. Pertanto presento breve-mente la scena evangelicadelle nozze di Cana, i perso-

naggi, i significati.1. Le Nozze di Cana

L’evento delle nozze diCana lo scrive soltanto l’evan-gelista Giovanni. Egli scrive ilsuo Vangelo intorno al 90-100dopo Cristo, ed è l’autore piùtardivo del Nuovo Testamen-to, perciò trasmette alla chie-sa una delle riflessioni piùmature sulla persona di Gesùe della Madre di Lui.

Nel vangelo di Giovanninon compare mai il nome“Maria” riferito alla Vergine,mentre in quello di Luca com-pare 12 volte; l’evangelista delquarto vangelo usa invece itermini: “Madre di Gesù”, e

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“Donna”.1.1 Il contesto e la pro-spettiva

L’episodio è situato aCana in un villaggio dellaGalilea nominato tre volte nelVangelo di Giovanni (2,1;4,46; 21,2). Cana è localizzataa 8 Km da Nazareth, sulla viache porta a Tiberiade. Ungiorno, in quel paesino, si fe-steggiava uno sposalizio(Gv2,1) e a quella festa fu in-vitata Maria la Madre diGesù (v.1b); l’invito fu poi ri-volto anche a Gesù e ai suoidiscepoli. Secondo l’esposizio-ne letterale del testo, è Marial’invitata, e probabilmente acausa di lei, sono stati invitatianche Gesù e i suoi discepoli.“S. Tommaso pensa, persinoche fu chiesto a Maria se biso-gnava invitare Gesù”.

A un certo punto del pran-zo viene a mancare il vino e difronte a questo disagio, laVergine, attenta e premurosa,si rivolge direttamente a Gesùdicendo “non hanno più vino”.La risposta del Figlio alla Ma-dre è alquanto enigmatica,Egli sembra rifiutare la pro-posta sottesa alla dichiarazio-ne di Maria, adducendo, però,un motivo: “non è ancoragiunta la mia ora” (v. 4); “mala Madre, come se Gesù avesse

acconsentito”, dice ai ser-vi: “fate quello che Egli vidirà”. E Gesù, dietrol’istanza della Madre, an-ticipa “la sua ora” e dà ini-

zio ai “segni” della Salvezza.1.2 La sollecitudine com-passionevole

Alle di Nozze di Cana, Ma-ria non appare soltanto comeinvitata, ma emerge come fi-gura che ha delle responsabi-lità. Vari studiosi concordanonell’attribuire a Maria unruolo qualificato nel serviziodella tavola. Infatti quandoLei si rivolge ai servi: usa unverbo imperativo “fate quelloche egli vi dirà”; questa diret-tiva manifesta che la Madredel Signore possedeva, in quelcontesto, una certa autorevo-lezza.

Mentre i convitati pranza-no tranquillamente, Maria,attenta e premurosa, si accor-ge che viene a mancare ilvino. Il disagio è grande perquel momento conviviale. Maciò che preoccupa Maria, nonè il fatto che la festa venga ro-vinata, ma che gli sposi veda-no guastato quello chedovrebbe essere il più bel gior-no della loro vita. Infatti,quando Ella fa presente aGesù il problema, non dice:“non c’è più vino”, ma “non

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hanno più vino”.La sollecitudine di Ma-

ria, la sua preoccupazionee compassione maternasono rivolte ai due giovanisposi; ella si adopera per risol-vere tale difficoltà e non c’èaltro mezzo che quello di in-tercedere presso il Figlio, ilquale può intervenire oltre leumane possibilità. In questaottica, Maria chiede a Gesù diintervenire per una realtà inse umilissima, che riguardaun aspetto non essenziale del-le vicende umane della vita,tuttavia lei è preoccupata e sifa mediatrice presso il Figlio.“Nel vangelo più sublime,quello di Giovanni, Mariachiede un miracolo umile, eche si poteva anche evitare”.Ma il significato immediatodella richiesta di Maria non èl’unico, ve ne sono altri chesuperano la sfera materiale esi collocano nel mistero dellasalvezza. Il vino che mancanon è soltanto un elementodella buona tavola, ma rivesteanche altri significati.1.2.1 “Non hanno più vino”

Queste parole rivolte aGesù da Maria, non esprimo-no soltanto la compassioneumana rivolta a risolvere unproblema immediato dei duesposi, ma comunicano anche

un altro bisogno, o meglio,un’altra speranza che ilvino stesso rappresenta:la speranza messianica.Maria chiede al Figlio un

segno del suo essere Messia,un segno che mentre risolveun problema umano, anticipal’ora della Rivelazione del Fi-glio, e svela che è giunta l’oradella Salvezza.

“Nel suo atto di fede e nellasua preghiera, Maria apparecome rappresentante l’umani-tà in difficoltà, ed il giudai-smo nella sua speranzamessianica: essa è figuradell’umanità e di Israele cheattendono una liberazione”.

Alla richiesta della Madre,Gesù risponde con paroleenigmatiche che sembranoesprimere un disaccordo: “chevi è tra me e te, o donna?”(v.4),il disaccordo è spiegato daGesù con le parole: “la miaora non è ancora venuta”(v.4).L’ora di Gesù è quella dellasua Passione-Morte e Resur-rezione, è l’ora della piena Ri-velazione, l’ora in cui laSalvezza sarà pienamente at-tuata. “Maria avrà compresole parole enigmatiche del fi-glio? - si domanda un notomariologo - Probabilmente no.Ma una cosa conta somma-mente. Pur non avendo com-

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preso quali siano esatta-mente le intenzioni del Fi-glio, Maria si affidatotalmente alla volontà diLui e trasmette ai serviquesta sua fede apertasull’incognito, prima che in-tervenga l’evidenza del segno:’fate quello che egli vi dirà’ ”.1.3 Fate quello che egli vidirà: è affidarsi totalmenteal Signore

Con le parole «Fate quelloche egli vi dirà...», Maria si af-fida totalmente a Gesù! Sonoparole che contengono un pro-gramma di vita. Quel pro-gramma che Ella realizzòcome prima discepola del Si-gnore, e che oggi consegna atutti noi.

«Fate quello che egli vidirà...», significa: ascoltateGesù mio Figlio, seguite lasua parola e abbiate fiducia inlui. Imparate a dire «sì» al Si-gnore in ogni circostanza del-la vostra vita. E' un messag-gio molto confortante, di cuitutti sentiamo il bisogno.

«Fate quello che egli vidirà...». E’ la frase che rac-chiude tutta la vita di Maria.La sua vita è stata, infatti, ungrande «sì» al Signore. Un «sì»pieno di gioia e di fiducia. Un«sì», che lei ha vissuto tutta la

vita in totale fiducia aDio, in perfetta comunionecol Figlio, anche nei mo-menti più difficili, fino alCalvario, ai piedi della

croce. Lei non ritira mai il suo«sì», perché ha posto tutta lavita nelle mani di Dio: «Ecco-mi, sono la serva del Signore,avvenga di me quello che haidetto» (Lc 1,38).

Nell'enciclica RedemptorisMater è scritto, a questo pro-posito: «Nell'annunciazione,Maria si è abbandonata a Diocompletamente, manifestando"l'obbedienza della fede" a Co-lui che le parlava mediante ilsuo messaggero, e prestando"il pieno ossequio dell'intellet-to e della volontà". Maria hadunque risposto con tutta sestessa, e in tale risposta difede, erano contenute: unapiena cooperazione "alla gra-zia di Dio che previene e soc-corre" ed una perfettadisponibilità.

«Fate quello che egli vidirà...», è, dunque, un pro-getto di vita basato sul soli-do e sicuro fondamento che èCristo Gesù.1.3.1. Fate quello che eglivi dirà: è rimettersi allavolontà di Dio

Pregare non significa dare

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a Dio l’indicazione di cosadeve fare, ma affidargli unproblema perché lo risolvasecondo la sua volontà. Celo insegna Maria, semprenell’episodio delle nozze diCana.

Quando la Vergine si rivol-ge a Gesù dicendogli: "Nonhanno più vino" (Gv 2,3), nondice al Figlio che cosa devefare, e neppure gli chiede dicompiere un miracolo median-te il quale produrre del vino;Lei, semplicemente, affida lacosa a Gesù e a Lui lascia ladecisione: fate quello che eglivi dirà.

Vediamo così nelle paroledella Madre di Gesù due real-tà: da una parte, la sua solle-citudine affettuosa per gliuomini, l'attenzione maternacon cui avverte l'altrui biso-gno, la sua bontà e la sua di-sponibilità ad aiutare;dall’altra, Maria si rimette to-talmente al giudizio e alla vo-lontà del Signore.

A Nazareth Maria ha con-segnato a Dio la sua volontà:‘Eccomi, sono la serva del Si-gnore, avvenga di me quelloche hai detto’ (Lc 1, 38). Que-sto è il suo permanente atteg-giamento di fondo: affidarsi alFiglio e lasciare a Lui ogni de-cisione.

1.3.2 Perché Gesù chia-ma sua madre: “Donna”

Alle parole di Maria“Non hanno più vino”Gesù risponde: «Che ho

da fare con te, donna? Nonè ancora giunta la miaora»

Benedetto XVI ci ha offertouna chiara riflessione su que-sta difficile risposta di Gesù asua madre e in particolare sultermine “donna” con il qualeEgli la chiama.

«Noi non comprendiamobene e non ci piace molto que-sto titolo ‘donna’ usato daGesù nel chiamare sua ma-dre. In realtà quel titolo espri-me la posizione di Maria nellastoria della salvezza. Quel ti-tolo, donna, rimanda al futu-ro, all'ora della crocifissione,in cui Gesù le dirà: "Donna,ecco il tuo figlio – figlio, eccola tua madre!" (cfr Gv 19,26.27). Quel titolo indicaquindi in anticipo l'ora in cuiGesù renderà la Donna, suamadre, madre di tutti i suoidiscepoli. D’altra parte, il tito-lo evoca il racconto della crea-zione di Eva, e Mariarappresenta la nuova e defini-tiva donna, la compagna delRedentore, la Madre nostra.

L'appellativo, apparente-

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mente poco affettuoso,esprime invece la gran-dezza della missione diMaria. Ma ancora meno –ha proseguito BenedettoXVI – ci piace tutto il restodella risposta che Gesù aCana dà a Maria: ‘Che ho dafare con te, o donna? Non èancora giunta la mia ora’ (Gv2, 4). Noi vorremmo obiettare:‘Molto hai da fare con lei! Èstata lei a darti carne e san-gue, il tuo corpo. E non sol-tanto il tuo corpo: con il “sì”proveniente dal profondo delsuo cuore ti ha portato ingrembo, e con amore maternoti ha introdotto nella vita eambientato nella comunitàdel popolo d’Israele’. Se cosìparliamo con Gesù, siamo giàsulla buona strada per com-prendere la sua risposta.

Nella Sacra Scrittura, in-fatti esiste un “parallelismo”tra il “sì” di Maria all’Arcan-gelo Gabriele e il “sì” del Fi-glio alla volontà del Padre.

“In questo duplice ‘sì’ – pro-segue Benedetto XVI - l’obbe-dienza del Figlio si fa corpo,Maria gli dona il corpo. ‘Cheho da fare con te, o donna?’Quello che nel più profon-do hanno da fare l’uno conl’altra, è questo duplice‘sì’, nella cui coincidenza è

avvenuta l’Incarnazio-ne. È a questo punto dellaloro profondissima unitàche il Signore mira con lasua parola. Lì, in questo

comune ‘sì’ alla volontà delPadre, si trova la soluzione.[…] ».1.4 I frutti di Cana: il “se-gno” e la “nascita della co-munità messianica”

Gesù non dimentica le ulti-me parole di sua Madre, lequali, mentre dispongonol’animo dei servi ad accogliereil volere del Figlio, induconoLui stesso ad anticipare lasua ora, e “diede inizio ai suoisegni”.

Il segno, di cui parla l’evan-gelista, è l’inizio della rivela-zione progressiva che èiniziata a Cana e si prolun-gherà nel corso di tutto ilVangelo. Il primo segno delSignore rivelò la gloria delVerbo che ha posto la sua ten-da fra noi (Gv1,14), e quel se-gno ha suscitato la fede neidiscepoli “e i suoi discepolicredettero in Lui”(v.11).

Ora i discepoli si presenta-no uniti tra loro e con la Ma-dre di Gesù. Nel concluderel’evento di Cana, Giovanniscrive: “discese a Cafarnao,Lui, sua Madre, i suoi fratelli

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e i suoi discepoli”(v.12).“L’inizio del racconto pre-sentava la Vergine da unaparte, Gesù e i suoi disce-poli dall’altra, come duegruppi, che sembravano so-praggiungere alla festa per viediverse. Al termine dell’episo-dio, la Vergine, i fratelli e i di-scepoli di Gesù appaionoinvece come un solo gruppo,stretto attorno a lui”.

E’ la fede in Gesù che uni-sce quella comunità: la fede diMaria che ha interceduto peril segno, la fede dei discepoliche è scaturita dal segno stes-so. “A Cana, grazie all’inter-cessione di Maria eall’ubbidienza dei servitori,Gesù dà inizio alla ‘sua ora’.

Ora la Madre di Gesù e idiscepoli formano la comunitàmessianica unita nella fede alFiglio di Dio che ha manife-stato la sua gloria.1.5 Alcuni stimoli ed appli-cazioni

a. I termini: Donna e Ma-dre

“Madre”: indica la relazionecon il figlio, al quale dà lavita; "donna” (=sposa) indicala relazione con lo sposo dalcui amore corrisposto viene lavita del figlio. Maria, perchémadre, rappresenta il popolo

di Dio, dalla cui carne vie-ne il Messia, perché, spo-sa, è la figlia di Sion cheama e attende lo sposo, ilSignore . Edith Stein ha

scritto: La maternità è la for-ma femminile della fede.

b. Cosa significa la man-canza di vino nell’espe-rienza di famiglia-dichiesa e di società?

La gioia della festa nuzialedi Cana, come del resto ognialtra gioia umana, è fragile,instabile e continuamenteesposta al rischio di spegner-si. Il vino “che dà gioia al cuo-re dell'uomo” (sal 104,15), puòvenire a mancare da un mo-mento all'altro. Quale garan-zia può dare un progetto difelicità basato esclusivamentesulle scorte umane? Quantesono le "feste” umane, anchenuziali, che in breve tempo fi-niscono male!

Il salmo 4, al versetto 8, af-ferma: “Mi hai dato più gioiadi quando abbondano vino efrumento”. Nella vita, da soli,possiamo procurarci tantecose, tranne la gioia e l’amore:non possiamo, infatti, far sor-gere il sole, ma essere svegliquando sorge!. Bisogna essereattenti ai tanti doni di naturae di grazia che ci vengono of-ferti ogni giorno.

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E’ la mancanza dellagioia del Vangelo cherende tristi gli sposi, le fa-miglie, la vita della chiesae della società. Il vino chemanca indica la mancanza diamore tra lo sposo e la sposa,quell’amore che si spegne senon è alimentato: dalla tene-rezza, dal rispetto reciproco,dalla capacità di accogliersireciprocamente, dalla disponi-bilità a sacrificarsi l’uno perl’altra, dall’amore di Dio fontee sorgente di ogni autenticoamore .c. La mancanza di vino èanche l’indebolimento del-la fede cristiana

Un buon esercizio spiritua-le per conoscere il livello dellapropria fede è il seguente:percorrere mentalmente, da-vanti al Signore e in atteggia-mento di profondariconoscenza, la storia dellapropria fede:1. Dove è nata la tua fede?

Come si nutre? Come siesprime?

2. Ami la Chiesa tua madre?Vivi l’appartenenza alla co-munità ecclesiale con entu-siasmo, con fedeltà?

3. Sei “Testimone” di Cristo

nella tua comunità? 4. Quando e in quali circo-

stanze hai incontrato lamanifestazione dellagloria di Gesù? Quale

ripercussione di gioia hasuscitato in te?

5. Che posto ha, nella storiadella tua fede, la figura el'azione della Vergine Ma-ria?

d. Le dimensioni dell'amo-re

Qualsiasi amore degno diquesto nome ha le seguentiqualità:1. La sovrabbondanza: non

si fanno calcoli. 2. L’umiltà: si ha fiducia in-

condizionata nell'amato, 3. La fantasia e la creativi-

tà: qualità che arricchisco-no l’amore e lo sostengononella prova.

4. Caratteristichedell’amore autentico: ègratuito, non è egoista, èfedele, si dona sempre: neltempo della gioia e in quel-lo della prova.

5. La punta di diamantedell’amore autentico: è ilperdono.

Suor Riccarda Lazzari

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Tanti auguri dal tuo

Amore… Gesù!

Primo incontro regionale

Giovanissimi, Giovani e Gruppo

Attivo – Carosino, 14 febbraio 2016

Quest’anno il giorno di SanValentino, dedicato dai più a“festeggiare” l’amore, ci ha re-galato una tra le più belle “di-chiarazioni d’Amore” chepossano esserci… quella di unDio fatto uomo salito su unaCroce per Amore, per ri-dareVita ai suoi amati!

Tutti i presenti all’IncontroRegionale Giovanissimi Gio-vani e Gruppo Attivo, che si ètenuto a Carosino in questogiorno, sono stati al contempo“destinatari” e “mittenti” diquesto “Messaggio d’Amore”che rimbalzava di cuore incuore! Il cuore “toccato”dall’Amore del Padre si faceva“scintilla” che ne infiammavaaltri… Misericordiosi davverocome il Padre, Misericordiache sgorga spontanea dai cuo-ri puliti e trasparenti che pro-fumano di Dio!

La giornata è stata vissutaintensamente in tutti i suoimomenti, la fraterna e festosaaccoglienza, la coinvolgente

catechesi didon Lucan-gelo, la Ce-lebrazione Eucaristica condi-visa con tutta la comunità e lo“scatenante” momento di fe-sta!

Ciascun momento ha “par-lato” ad ogni cuore, ha lascia-to quell’impronta indelebileche segna il “solco” in cui get-tare il “seme” per poi ripartirerifioriti ancor più!

Così, di ritorno da questastraordinaria giornata, tutti cisentiamo un po’ “postini”, perportare e condividere quel“Tesoro” trovato che parlad’Amore… un Amore che gua-risce, che plasma il cuore nelprofondo, lo trasforma per av-vicinarlo al Suo.

Come sintesi di questagiornata consegno a tutti una“busta” fatta del Suo Cuore,piena di tutti i piccoli grandigesti di Misericordia data e ri-cevuta, un “busta” indirizzata

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a tutti che porta un solo bi-glietto, con poche semplicigrandi parole e che dice adogni cuore… “Tanti auguri dal

tuo Amore… Gesù!”.

Antonella Tamborrino

(Capogruppo GdA

Sannicandro di Bari)

Domenica 14 febbraio alle7.45 ci siamo diretti a Carosi-no per un Meeting regionale.

La giornata è andata beneiniziando con la catechesi didon Lucangelo, trattandol’argomento “Misericordia iovoglio”. Dopo la catechesi, alle11.30 c’è stata la celebrazioneeucaristica, ha partecipatotutta la regione Puglia! Inquest’incontro, la cosa princi-pale che mi ha colpito è quan-do abbiamo fatto le catechesicon don Lucangelo, diverten-doci anche! Nessuno superadon! Don Lucangelo, nella se-conda parte della giornata, hafatto una catechesi particolare

con noi, parlando ovviamentedell’argomento che stiamotrattando quest’anno “Miseri-cordia io voglio!”

La cosa principale dellagiornata è stato il divertimen-to, perché poi con tutti gli al-tri amici di Taranto, Lecce,Foggia abbiamo fatto nuoveamicizie! Gli amici ci hannoaccolto di primo mattino conla colazione, mangiando dolcie con un goccio di caffè!

Oltre alle catechesi fatte, lacelebrazione eucaristica ecc.,prima di iniziare la catechesipomeridiana abbiamo ballatoe ci siamo divertiti molto, conballi di gruppo!

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Precisiamo che il CVS è lanostra seconda famiglia, e Ca-rosino è la nostra terza fami-glia! Grazie per l’esperienzavissuta, vorrei riviverla, per-ché esperienze come queste ce

ne sono davvero poche! Graziea chi l’ha organizzata, graziea chi ci ha portati!

Rocco Signorile

(Gruppo Attivo)

La mia giornata trascorsadomenica a Carosino, per laseconda volta, è stata una bel-la esperienza.

A me è piaciuto come postola chiesa. Mi ha colpito moltonel mio cuore il cartellonegrande molto bello con le pa-role scritte: “Tanti auguri daltuo amore Gesù!” Sono rima-sto molto contento di quelleparole.

Prima di iniziare la Messail sacerdote don Lucangelo hafatto ascoltare il canto a tuttinoi del gruppo del CVS pre-senti e noi abbiamo cantatoinsieme. È stata molto bella la

Messa che ha celebrato inchiesa. E’ stato molto bravo ilsacerdote don Lucangelo. Miha colpito molto nel mio cuoree ci ha dato molta gioia, sorri-so e affetto a tutti noi gruppidel CVS e tutta la comunitàpresente.

Giovanni Castoro(Gruppo Attivo)

È stata una bella esperien-za con don Lucangelo a Caro-sino. Mi sono divertito quandoabbiamo fatto i balletti contutti gli amici del CVS. Unacosa devo dire, che ho capito

che nel CVS si fanno tantecose belle e che anche se c’è lasofferenza si va avanti lo stes-so con la gioia e l’amore.

Michele Carulli

(Gruppo Attivo)

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“Periferie in

cattedra”

Il nuovo umanesimo

raccontato da giovani

diversamente abili

Presso la parrocchia di S.Sabino, in un pomeriggio difebbraio, alla presenza del no-stro Vescovo, si è tenuta lapresentazione del secondo li-bro del Gruppo Attivo amore-volmente guidato da AnnalisaCaputo.

Con grande piacere ed emo-zione ho seguito tutto quelloche i giovani diversamenteabili ci hanno trasmesso. Pen-so d’interpretare l’entusiasmodi tutto il pubblico, visto i ca-lorosi applausi finali e il bre-ve, incisivo discorso di Mons.Cacucci, che ha lodato l’inten-so lavoro di Annalisa e il suoGruppo: Sua Eccellenza hasottolineato la semplicità e

gratuità con la quale sono sta-ti espressi concetti filosofici eteologici complessi.

Tutti avevamo in mano illibro intitolato “Periferie incattedra”. Questo titolo èestremamente significativo,

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mi ha fatto molto riflettere.La parola “cattedra” è associa-bile alla scuola (luogo doveapprendere) e la parola “peri-ferie” a qualcosa di seconda-rio, spesso trascurato da noiuomini ma non dai progetti diDio prediletto Gesù Cristo,che soffrendo e morendo sullaCroce ha riscattato l’uomo dalpeccato.

Così tutti gli uomini, spe-cialmente noi sofferenti,quando lo riconosciamo comePadre Misericordioso, possia-mo salire in “cattedra” cioèaspirare alla conoscenza e te-stimonianza di Gesù fattosiuomo per amore dell’uomo.

Numerose sono state le do-mande di Annalisa ai ragazzisu cosa sia il Nuovo Umanesi-mo partendo dal concettodell’uomo fragile e ferito.

I giovani diversamente abi-li hanno risposto con disegni,con semplici osservazioni, mu-siche e danze: tutte espressio-ni di serenità, di gioia e letiziacristiana.

Infine c’è stata la foto con ilVescovo e alcuni bambini, chehanno condiviso con questigiovani una bellissima espe-rienza, sono saliti sul palco.

Ci sarebbero tante altrecose da raccontare e personal-mente mi propongo di leggereil libro, curiosando un po’ trafilosofia e disegni. Così potròrivivere le forti emozioni e lagioia provata durante questopomeriggio particolare tra-scorso con la grande famigliadel CVS.

Rosanna Clericò(GdA Preziosissimo Sangue)

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Misericordia è speranza

Flash dal weekend di spiritualità per Giovanissimi

e Giovani – Valleluogo, 26-28/2/2016

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"La più difficile da compiere... è

quella di cui abbiamo + bisogno"

I partecipanti con il predicatore del weekend don Roberto

Tarantino (a destra) e don Cristian Catacchio (in alto al centro)

Giovanna Bettiol e Annalisa

Caputo SOdC, organizzatrici

del weekend, con il

seminarista Alessandro

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La mia

esperienza nel

CVS

Da quando ho conosciuto ilCentro Volontari della Soffe-renza sei anni fa, la primacosa che mi colpì era conosce-re l’associazione e fare amici-zia con gli altri. La conobbitramite un amico che ora nonc’è più!

La cosa che mi colpiscesono gli esercizi spirituali, legite, le uscite organizzate conl’associazione, i meeting etante altre cose! Però le trecose principali del CVS che micolpiscono sono i meeting, leuscite e le gite!

Far parte di quest’associa-zione in questi sei anni mi hafatto capire molto, perché pri-ma di far parte di quest’asso-ciazione ero sempre solo,desolato in un angolo e nonriuscivo a trovare amici peraggregarmi ed uscire, poi gra-zie a questo amico che mi hafatto conoscere il CVS mi tro-

vo bene! Perché a differenzadi stare solo, a stare in com-pagnia c’è molta differenza!

Quest’anno, per mia fortu-na, hanno organizzato unaGMG in Polonia! Il CVS perme è molto importante, è lamia seconda famiglia!

Oltre alle mie impressioni,vorrei che anche chi non cono-sce l’associazione condividessele nostre impressioni di noivolontari a far parte! Noi alCVS ci troviamo bene, fortu-natamente, perché ci sono gliamici per scherzare, ridere, avolte anche litigare, e tantealtre cose! Come ogni persona,ognuno è libero di entrare ono, senza comandare a nessu-

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no, perché ognuno èlibero di scegliere!

Il mio impegno nelCVS è aiutare gli al-tri, chi non si puòmuovere, special-mente chi è in car-rozzella, perché inogni parte del mondoc’è una parte del po-polo con disabilitàanche gravi, non pos-siamo mai sapere iproblemi degli altri,ma dobbiamo fare quello checi sentiamo in profondità delcuore, perché nel nostro cuorec’è Gesù che ci parla!

Facciamo preghiere perogni intenzione, anche quellifuori dell’associazione peresempio, perché noi volontariabbiamo il compito di aiutareil prossimo e amarlo, comedice il secondo comandamen-to!

Vorrei innanzitutto che siapprofondisse il significato delCVS (Centro Volontari dellaSofferenza)! Il Centro Volon-tari della Sofferenza, fondatodal beato Luigi Novarese nel1947, sta in ogni parte delmondo! Luigi, all’età di 9anni, ebbe una malattia, la co-

xite, e si ammalò e stette mol-to in ospedale. Nel frattempoche lui era in ospedale, pernon far annoiare gli altri cercòdi creare un’orchestrina perfarli divertire! Poi da quandomorì la madre fece una sceltadefinitiva: diventare sacerdo-te! Perché lui voleva diventa-re medico per guarire gliammalati, poi – come megliopensò – studiò per diventaresacerdote, per guarirenell’anima e nel cuore tuttiquelli che soffrivano! Un invi-to particolare lo voglio fare achi non fa parte dell’associa-zione a vivere l’esperienza delCVS!

Rocco Signorile

(Gruppo Attivo)

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La mia amicizia

con Rosa

Conobbi molti anni fa Rosain parrocchia, quella di SantaCecilia, che ho frequentato.Alla Santa Messa, ma anchealla catechesi chiamata deigiovani di Santa Cecilia condon Rodolfo, eravamo in tantie dichiaravamo le nostre espe-rienze di fede. D'estate face-vamo dei ritiri diocesani fuoridella parrocchia, andando lon-tano da Bari. Fra i tanti, quel-lo avvenuto in Alto Adige,precisamente a Pera di Fassa,dove mi ricordo che un PadreDiscepolo spiegava ogni cosa,e per il resto vacanza. Inquell'anno feci amicizia subitocon Rosa. Era una ragazzamolto semplice, genuina, sipoteva parlare con lei tutte levolte che volevo. Frequenta-vamo la stessa comitiva dipersone. Poi Rosa trovò uncompagno e mi allontanai unpo', ma sempre pensando alei, chissà se era felice. Poiseppi che si sposava e andaial matrimonio: Eugenio eRosa erano finalmente felici.All'improvviso verso l'anno2008 seppi della morte delmarito. Volli starle ancora più

vicino, era rimasta sola, senzanessuno e con il padre amma-lato. Furono anni difficili perRosa, sola ad affrontare tanteavversità; io la sostenevo inogni senso, con l'amore e ilbene che le volevo. Lei per col-mare la solitudine frequenta-va e si adoperava in tanticontesti. Le dissi di frequenta-re il CVS, per trovare degliamici. Abbiamo condiviso icompleanni e le esperienzedelle sue altre amiche.

Oggi sono addolorata per laperdita di Rosa, è stata vera-mente un'amica sincera, chericorderò per sempre. Grazie,

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28/8/1989: Pina e Rosa

abbracciate

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Signore, d'avermela fatta co-noscere. Poiché scrivo poesie eracconti e dipingo, dedico alla

mia amica Rosa Pasqua que-sta poesia.

Il calor del sole

E' del sol il calore che brillae nuovi al mondo appaiono i monti

a sviluppar dall'oscuroi prati nella voluttà

della campagna agreste.Nell'adombrato bosco

dalle toccate fogliedell'autunno che brina.

A giunger il geloa rivestir i gelsominie rose nel chiaror poi

del giorno.

E' del sol il calor, che brillae nuovi al mondo appaiono i montida percorrere nei passi incuneati

dai sentieri ripidi, nell'accidentato borgo.Case, case a gran rilievoa rispecchiar le nuvole

a poco a poco.

E' del sol il calor che brillae nuovi al mondo appaiono i monti.Nella turbolente acqua, alla violenza

di una pietra viscida smossaricade fra l'erba e del tramonto

che infine al calar del solescompare, al buio di notte

l'infinite stelle.

Giuseppina Attolico(Capogruppo GdA Preziosissimo Sangue in San Rocco)

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La posta del Bambù

Ci è arrivato questo testo da una nostra associata e lettrice.L’attribuzione storica dell’aneddoto è certamente falsa, mapuò comunque fornire interessanti spunti di riflessione, percui lo pubblichiamo volentieri.

ESISTE IL MALE?

Un giorno un professore ateo sfidò i suoi alunni e chiese:

"Dio ha fatto tutto ciò che esiste?"

Uno studente rispose coraggiosamente: "Sì, l'ha fatto".

"Proprio tutto?" chiese il professore.

"Sì, proprio tutto" rispose lo studente.

"Allora, Dio ha fatto anche il male, giusto?" rispose il professore

"Perché il male esiste..."

Lo studente non seppe rispondere, e rimase in silenzio.

Il professore era visibilmente soddisfatto di aver provato ancora

una volta che la fede era solo un mito.

All'improvviso un altro studente alzò la mano e chiese:

"Posso farle una domanda, professore?"

"Certamente" gli rispose il professore.

"Il freddo esiste?".

"E' chiaro che esiste — rispose il professore — Non hai mai sentito

freddo?"

"In realtà, professore, il freddo non esiste. Secondo le leggi della

Fisica, ciò che noi consideriamo freddo, nella realtà è assenza di

calore. Un oggetto può essere studiato solo quando ha e trasmette

energia; ed è il calore che fa in modo che tale corpo abbia e tra-

smetta energia. Lo zero assoluto è l'assenza totale e assoluta del

calore, tutti i corpi rimangono inerti, incapaci di reagire. Ma il

freddo non esiste. Noi abbiamo creato questo termine per descrive-

re come ci sentiamo.

E l'oscurità?" continuò lo studente.

"Esiste", rispose il professore.

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"Di nuovo, professore, s'inganna. L'oscurità è l'assenza totale di

luce. Possiamo studiare la luce, ma non l'oscurità. Il prisma di

Newton scompone la luce bianca nei suoi vari colori, secondo la

lunghezza d'onda. L'oscurità è il termine che noi abbiamo creato

per descrivere la totale assenza di luce".

E infine lo studente chiese: "E il male, professore, esiste il male?

Dio non creò il male. Il male è l'assenza di Dio nel cuore delle per-

sone. L'assenza dell'amore, dell'umanità e della fede. L'amore e

la fede sono come il calore e la luce. Esistono. La loro assenza pro-

duce il male". Questa volta era il professore a rimanere in silen-

zio.

Il nome dello studente? Albert Einstein.

Caro Bambù, ti invio questa poesia che ho scritto al-cuni anni fa.

Perché soffrire

Solo nella tua tristezza

con occhi vaghi e stanchi

vai, come una meteora

che fermarsi non sa.

Penetrare vorresti nel buio

lasciando quell'ala di luce,

ma nel silenzio

immagini impalpabili

sfiorano la tua mente

e vi rimangono

come gocce di cristalli.

Infrangerli vorrei

e come pula disperderli nel vento.

La natura canta con voce sommessa

come il mormorare di un ruscello

che ti invita a perderti

nell'immensità di verdi foglie

e con il suo alito rinnova ogni cosa.

Come la notte che passerà

e attende l'albeggiare del sole

che domani sorgerà per te.

Rosa Casalino(Capogruppo GdA SS. Sacramento)

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SommarioUna guida che continua...........................................................3CVS-TG....................................................................................4Il logo del Giubileo della Misericordia....................................5Fare Natale nel CVS................................................................7Vivere l’Anno Santo della Misericordia..................................8Misericordiosi come il Padre.................................................12Grazie all’A.M.A.S.I...............................................................13Affidarsi a Gesù come Maria: “Fate quello che egli vi dirà” 15Tanti auguri dal tuo Amore… Gesù!.....................................23“Periferie in cattedra”............................................................26Misericordia è speranza.........................................................28La mia esperienza nel CVS...................................................29La mia amicizia con Rosa......................................................31La posta del Bambù...............................................................33

“Il Bambù” è la continuazione di “Cristo Vera Speranza”, il glorioso gior-nalino che ha raccontato il cammino del CVS di Bari-Bitonto per moltianni. La nuova testata si rifà ad una antichissima parabola cinese cheesprime (inconsapevolmente) in termini poetici il carisma della nostraassociazione: così infatti il bambù esclama con termini molto... cristiani:«Eccomi, Signore! Prendimi e fa' di me quello che vuoi» (cfr. Lc 1,38 e Mc14,36).

Hanno collaborato a questo numero: Giuseppina Attolico, Teresa Carmosino, Michele Carulli, GiovanniCastoro, Rosanna Clericò, Laura Cozzi, Luciana De Giosa, Michele Lorusso, Michele Scardicchio, Rocco Signorile.Redazione:

Don Vittorio Borracci, Angela e Damiana Moschetta (Andria), Floriano Scioscia, Antonella Tamborrino, Maria Ida Todisco (Bisceglie)

Indirizzo postale: “Il Bambù”, c/o Scioscia, Via Maranelli 2, 70125 BariIndirizzo e-mail: [email protected]

Sito Web della Confederazione CVS: www.luiginovarese.org Sito Web del CVS diocesano: cvsbari.altervista.org

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C'è un modo di contribuirealle attività della nostraassociazione che non ticosta nulla: devolvere il 5per mille della tuadichiarazione dei redditi.

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93071810720Come fare?

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● firma nel riquadro indicato come "Sostegno del volontariato...";

● indica nel riquadro il codice fiscale 93071810720

Anche se non sei tenuto a presentare la dichiarazione dei redditi puoi devolvere al CVS il tuo 5 per mille:

1. Compila la scheda fornita insieme al CUD dal tuo datore di lavoro o dall'ente erogatore della pensione, firmando nel riquadro indicato come "Sostegno del volontariato..." e indicando il codice fiscale 93071810720

2. inserisci la scheda in una busta chiusa;

3. scrivi sulla busta "DESTINAZIONE CINQUE PER MILLE IRPEF" e indica il tuo cognome, nome e codice fiscale;

4. consegnala a un ufficio postale, a uno sportello bancario - che le ricevono gratuitamente - o a un intermediario abilitato alla trasmissione telematica (CAF, commercialisti...).

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