Tu scendi dalle stelle, - anteprima.qumran2.net · Astro del ciel, Pargol divin, mite Agnello...

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Tu scendi dalle stelle, o Re del Cielo, e vieni in una grotta, al freddo al gelo.

O bambino, mio divino io ti vedo qui a tremar, o Dio beato Ahi, quanto ti costo l'avermi amato!

A te, che sei del mondo il Creatore, mancano panni e fuoco, o mio Signore!

Caro eletto pargoletto, quanto questa poverta piu m'innamora! Giacche ti fece amor, povero ancora!

Là, là sulla montagna Sulle colline vai a ad annunciar Che il Signor è nato, è nato, nato per noi. Pastori che restate, su monti a vigilar la luce voi vedete, la stella di Gesu in una mangiatoia un bimbo aspettera che l’uomo ancor ritrovi la strada dell’amor. se il nostro canto e immenso Pastore non tremar Noi angeli cantiamo È nato il Salvator.

Venite Fedeli, l'angelo ci invita, veni-te, venite a Betlemme. Nasce per noi Cristo Salvatore. Venite adoriamo, venite adoria-mo, venite adoriamo il Signore Gesu'. La luce del mondo brilla in una grot-ta; la fede di guida a Betlemme. La notte resplende, tutto il mondo attende: seguiamo i pastori a Bet-lemme. Astro del ciel, Pargol divin, mite Agnello Redentor! Tu che i Vati da lungi sognar, tu che angeliche voci nunziar, luce dona alle genti, pace infondi nei cuor! luce dona alle genti, pace infondi nei cuor! Astro del ciel, Pargol divin, mite Agnello Redentor! Tu di stirpe regale decor, Tu virgi-neo, mistico fior, luce dona alle genti, pace infondi nei cuor! Luce dona alle genti, pace infondi nei cuor! Astro del ciel, Pargol divin, mite Agnello Redentor! Tu disceso a scontare l'error, Tu sol nato a parlare d'amor, luce dona alle genti, pace infondi nei cuor! Luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!

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Dare da mangiare a coloro che hanno fame “La fame d’amore è molto più difficile da rimuovere che la fa-me di pane” (Madre Teresa)

G. Cristo Signore, che viene fra gli uomini sia con tutti voi. T. E con il tuo spirito

G. Benedetto il nostro Dio T. Vieni Signore non tardare

G. Benedetto l’atteso dei popoli T. Vieni Signore in mezzo a noi

G. Benedetto il Salvatore del mondo T. Vieni presto, o Signore!

Canto della Meraviglia

G. Tu luce ai nostri passi T. VIENI

G. Tu fiamma che rischiari i nostri dubbi T. VIENI

G. Tu calore che riscalda i cuori T. VIENI

G. Accendiamo una luce per tutti quelli che hanno fame

Vincenzo dè Paoli Vincenzo de' Paoli nasce da una famiglia di contadini, nel sud della Francia,

presso i Pirenei. Divenuto sacerdote, ebbe varie avventure che lo convinsero

sempre più a dedicarsi ai poveri. Fu parroco in un paesino di campagna, fu

cappellano dei galeotti, fu imprigionato e fatto schiavo nel Nord Africa. Con

varie peripezie tornò in Francia per poter realizzare il sogno tanto desidera-

to: aiutare i poveri! Radunate attorno a sé alcune donne, istituì le «Figlie del-

la Carità», una forma nuova e originale di vita a servizio del prossimo. Al

tempo di S. Vincenzo, siamo nel 1600, esistevano soltanto le suore di clausu-

ra, nei monasteri; S. Vincenzo ha questa grande intuizione: inventare un mo-

do nuovo di essere suora. Dove? Tra la gente bisognosa!! Istituisce pure le

«Dame della Carità», donne generose che potessero dedicare parte del pro-

prio tempo alle necessità dei poveri. Vincenzo de' Paoli divenne il difensore

dei deboli, l'amico degli ammalati, il padre degli orfani e dei senza tetto: do-

ve c'era un povero, là c'era Vincenzo de' Paoli. Stimato e apprezzato anche

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presso la Corte di Francia, usò ogni mezzo per soccorrere i bisognosi, sem-

pre col sorriso sulle labbra e con grande affetto e dolcezza d'a-nimo. Pensò

pure di radunare attorno a sé dei missionari che si occupassero della prepa-

razione dei sacerdoti e alla predicazione nelle parrocchie. Nacquero così i

suoi missionari, chiamati «Congregazione della Missione» e poi «Vincenziani».

Vincenzo de' Paoli muore, stremato dalle fatiche ma contento di aver servito

i poveri nel 1 660.

Lettere dalla MISERICORDIA Ciao a tutti ragazzi che bello sapervi tutti insieme

uniti nella preghiera in attesa del Natale di Gesù. Io

mi chiamo Vincenzo de Paoli, o come tutti amano chia-

marmi Monsieur Vincent, e vi scrivo per aiutarvi a

comprendere la prima delle opere della MISERICOR-

DIA che è: DARE DA MANGIARE A CHI HA FAME…

Oggi molti uomini e donne e anche tantissimi bambini

come voi, non hanno il cibo ha sufficienza o addirittu-

ra muoiono di fame. E’ allora nostro primo dovere aiu-

tarli, con piccoli gesti di carità. Come amavo dire ai miei discepoli “la carità è superiore a tutte le regole e tutte devono riferirsi ad essa. E’ una gran si-gnora, bisogna fare quello che comanda”… Ma soprattutto alla vostra età vi-

sto che non potete far grandi cose e non avete molti mezzi, un gesto concre-

to di attenzione e rispetto per chi soffre la fame è non sciupare il cibo che

ci è preparato e soprattutto esserne grati come per un dono davvero prezio-

so. Ma mi preme dirvi un’ultima cosa cari ragazzi, oggi nel nostro mondo si

soffre anche un’altra fame ed è la fame di Dio, che si nutre di preghiera… E

allora permettetemi una domandina impertinente: ma oltre alla pancia piena

ci ricordiamo che anche l’anima deve essere piena… piena di Dio. Oggi hai da-

to da mangiare al tuo cuore? Ti sei ricordato di pregare?

Ciao vostro amico Vincent De Paul

Mi impegno a non sprecare, perché so che al mondo ci sono

tante persone che hanno fame e non hanno nulla da mangiare.

Mi impegno ad apprezzare quello che è stato cucinato e a non

sprecarlo

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PREGHIERA FINALE

Signore, quando ho fame,

dammi qualcuno che ha bisogno di cibo;

quando ho un dispiacere,

offrimi qualcuno da consolare;

quando la mia croce diventa pesante,

fammi condividere la croce di un altro;

quando non ho tempo,

dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento;

quando sono umiliato, fa che io abbia qualcuno da lodare;

quando sono scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare;

quando ho bisogno della comprensione degli altri,

dammi qualcuno che ha bisogno della mia;

quando ho bisogno che ci si occupi di me,

mandami qualcuno di cui occuparmi;

quando penso solo a me stesso,

attira la mia attenzione su un’altra persona.

Rendici degni, Signore,

di servire i nostri fratelli

che in tutto il mondo vivono

e muoiono poveri ed affamati.

Dona loro oggi, usando le nostre mani,

il loro pane quotidiano.

Dona loro per mezzo del nostro amore,

pace e gioia.

Amen

Madre Teresa di Calcutta

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Dare da bere agli assetati “Il primo bisogno dell’uomo è la sete di infinito”

(Frédéric Ozanam)

G. Cristo Signore, che viene fra gli uomini sia con tutti voi. T. E con il tuo spirito

G. Benedetto il nostro Dio T. Vieni Signore non tardare

G. Benedetto l’atteso dei popoli T. Vieni Signore in mezzo a noi

G. Benedetto il Salvatore del mondo T. Vieni presto, o Signore!

Canto della Meraviglia

G. Tu luce ai nostri passi T. VIENI

G. Tu fiamma che rischiari i nostri dubbi T. VIENI

G. Tu calore che riscalda i cuori T. VIENI

G. Accendiamo una luce per tutti quelli che hanno sete

S. Clemente Romando Clemente, soprannominato Romano, è uno dei primi successori di S. Pietro

Apostolo. Secondo alcuni, ma potrebbe essere una leggenda, sarebbe stato

addirittura amico e collaboratore di S. Paolo. Clemente accolse con gioia e

disponibilità la fede cristiana e mise la sua abitazione a disposizione dei pri-

mi cristiani di Roma: la sua casa divenne una delle prime chiese di Roma. Di-

venuto papa, il terzo dopo S. Pietro, col nome di Clemente viene ricordato

perché fu il primo papa a scrivere un documento ufficiale, una lettera ai cri-

stiani della Chiesa di Corinto, in Grecia. Attraverso questa lettera, Clemen-

te, con grande saggezza, riesce a risolvere una contesa sorta nella chiesa

greca: invita tutti i cristiani ad essere uniti nell'amore! Una bellissima leg-

genda racconta che Clemente sarebbe stato imprigionato e condannato ai

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lavori forzati. Per aiutare i propri compagni prigionieri, fece scaturire una

fonte dalla roccia, nel luogo in cui tutti erano costretti a lavorare duramen-

te. Un bel mosaico ci ricorda questo miracolo, nato da un grande gesto di

carità e Clemente è rappresentato mentre stringe tra le mani una grande

ancora. Dice infatti la leggenda che dopo il miracolo della fonte, Clemente fu

gettato in mare con l'ancora legata al corpo. Così Clemente dona la vita per

Gesù.

Lettere dalla MISERICORDIA Ave, o come dite voi moderni CIAO! Sono Clemente,

sono uno dei primi papi successori di S. Pietro, che ho

avuto la fortuna di conoscere, come Paolo del resto

che era un caro amico! Io sono diventato cristiano

perché sono stato affascinato dal Vangelo di Gesù

che mi era stato annunciato, ho aperto il mio cuore e

la mia casa e ho trovato nella fede l’acqua viva per la

mia sete. Certo non è stato facile allora essere fede-

le a Gesù, anzi proprio per la fede sono finito ai lavo-

ri forzati e che fatica! Ma forse anche oggi la fedeltà a Gesù ci costa fatica

non è vero?

Anche la vostra fedeltà a questo momento della novena è un bel gesto! Ah

ma dimenticavo io dovrei spiegarvi la seconda opera di MISERICORDIA: dar

da bere a chi ha sete! Io una volta sono stato protagonista di un fatto stra-

no, ho visto i miei compagni di prigionia, eravamo condannati per la nostra

fede ai lavori forzati, erano assetati, ho sentito dentro di me come un ri-

chiamo… e colpendo una roccia ne è uscita acqua che ci ha dissetato. Quanti

anche oggi sono senza acqua, e soffrono la sete. Ma quanta acqua sprechiamo

senza accorgerci. Allora ogni volta che apri il rubinetto pensa a chi per poter

bere deve fare lunghi tragitti a piedi, a chi soffre la sete per l’aridità o la

carestia. Non sciupare un bene così prezioso!

Ciao vostro amico CLEMENTE!

Ringrazio Dio per il dono dell’acqua ogni volta che apro un rubi-

netto. Non ne spreco neanche una goccia

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PREGHIERA FINALE

Signore Gesù, samaritano gentile e premuroso,

aiutaci a scoprire la fame e la sete

che sta facendo morire il nostro cuore

e sta indebolendo i nostri desideri.

Di fame e di sete muore la persona che non ha più speranza,

muore la fraternità a causa dell’indifferenza,

muoiono i poveri mentre i ricchi ingrassano,

muoiono le società per individualismo,

muore il cuore intrappolato dalle delusioni,

muoiono le idee perché non ascoltate,

muoiono i sogni perché assetati di futuro.

Donaci forza e coraggio, Signore Gesù,

per sporcarci le mani, per non restare a guardare da lontano, per

farci scomodare dalle tante forme di fame e di sete

che stanno uccidendo tanti fratelli e noi stessi.

Rendici attenti e generosi, determinati e ricchi di speranza,

onesti e appassionati, delicati e forti, per non cedere

a difficoltà e scoraggiamenti.

Come te vogliamo amare,

come te vogliamo diventare

acqua di speranza per ogni

nostro amico e fratello,

amica e sorella. Amen

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Vestire coloro che non hanno di che vestirsi “Se uno spoglia chi è vestito si chiama ladro. E chi non veste chi è nudo avendo un mantello nell’armadio come si deve chia-mare?” San Basilio il Grande

G. Cristo Signore, che viene fra gli uomini sia con tutti voi. T. E con il tuo spirito

G. Benedetto il nostro Dio T. Vieni Signore non tardare

G. Benedetto l’atteso dei popoli T. Vieni Signore in mezzo a noi

G. Benedetto il Salvatore del mondo T. Vieni presto, o Signore!

Canto della Meraviglia

G. Tu luce ai nostri passi T. VIENI

G. Tu fiamma che rischiari i nostri dubbi T. VIENI

G. Tu calore che riscalda i cuori T. VIENI

G. Accendiamo una luce per tutti quelli che sono nudi S. Martino di Tours

Martino nasce in Ungheria, nella provincia che al tempo dell'Impero Romano

si chiamava Pannonia. Il padre era un ufficiale romano. Martino seguì le orme

del padre. Un giorno, in Francia, accadde un episodio straordinario al soldato

Martino: mentre era a cavallo, incontra un povero tremante dal freddo. Non

avendo nulla da donare a quel poveretto, afferra la spada e taglia in due pez-

zi il suo bel mantello di cavaliere; metà è per quell'uomo infreddolito! La not-

te successiva sogna Gesù avvolto in quel mantello!! Martino, come cavaliere

imperiale, aveva diritto ad avere uno schiavo ma si racconta che lo trattasse

come un fratello, pulendogli persino i calzari! Conclusa la carriera militare, si

ritira nei pressi di Poitiers, in Francia, nel monastero di Ligugé. È l'anno 370

e la città di Tours resta senza vescovo; Martino è acclamato vescovo di quel-

la città. Come un giorno aveva donato il proprio mantello ad un povero, così

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ora dona tutta la sua vita per il popolo che gli è affidato: lo ammaestra con

sollecitudine, si prodiga per i bisognosi, si impegna con ogni mezzo per porta-

re la pace laddove ci sono contese. Fu vescovo della città di Tours per ben

27 anni. Muore, in estrema povertà, nel 397 e diventa per tutta la Chiesa uno

dei santi più venerati.

Lettera dalla MISERICORDIA Salve a tutti cari amici di Gallarate, mi chiamo Marti-

no, tutti pensano che io sia francese ma in realtà la

mia regione, la Pannonia, corrisponde all’attuale Un-

gheria… Ma io ho viaggiato tanto nella mia vita e mi

credo un cittadino europeo. Ora sono un vescovo, di

una piccola città francese ma tutti si ricordano di me

per un episodio che mi capitò quando facevo il solda-

to.

era una fredda mattina di novembre, ero solo a caval-

lo, tutto avvolto nel mio mantello, la clamide, così lo si chiamava allora, quan-

do ad un certo punto vedo un pover’uomo, tutto intirizzito dal freddo. Io

all’inizio non ci ho badato ma poi ho pensato a quella parola di Gesù, ero nudo

e mi avete vestito, così ho fermato il mio cavallo, sono sceso ho tagliato in

due la mia clamide e ne ho dato un pezzo a quel poveretto. Non potete imma-

ginare come quel gesto mi abbia riempito di pace e di gioia, certo anche io ho

avuto un po’ freddo ma il mio cuore sentiva dentro un grande calore! E’ lì che

ho imparato lì’importanza della terza opera di MISERICORDIA: vestire chi

è nudo. Forse tra voi non capita mai di vedere persone che girano senza ve-

stiti, almeno che siano matti! Ma c’è a volte il rischio di fermarsi troppo

all’apparenza e giudicare dagli abiti le persone. La notte di quel famoso gior-

no ho fatto un sogno, ho visto Gesù in persona che mi veniva incontro per

restituirmi il mio pezzo di mantello e ringraziarmi del mio aiuto. In quel po-

vero c’era Gesù, mai fermarsi alle apparenze! Ah mi dimenticavo sapete che

quel grigio mattino di inverno come successe poi? Mentre me ne tornavo sulla

mia strada la nebbia si è diradata ed è uscito un caldissimo sole… Si perché

la carità è un bellissimo sole che sa scaldare la vita!

Ciao vostro amico MARTINO

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Mi ricordo di non prendere in giro e non giudicare nessuno per

i suoi abiti o per il suo aspetto…

PREGHIERA FINALE

Vieni presto Gesù

Ti stiamo aspettando Gesù.

Fa' scendere la tua Parola su di noi.

Abbiamo tanto bisogno di te.

Tocca il nostro cuore, cambia il nostro stile di vita,

rendici più generosi, più autentici, più umani.

Ti stiamo aspettando Gesù.

Ti aspetta questa tua parrocchia.

Ti aspettano le nostre famiglie e i bambini,

i nostri anziani e gli ammalati.

Vieni presto, Signore Gesù!

Non tardare! Aiutaci a condividere tra noi

il pane del rispetto e dell'amicizia.

Donaci di spezzare con chi è solo

il pane di una stretta di mano;

Donaci di donare il pane della fiducia

con chi è nella disperazione.

Gesù, ti stiamo aspettando.

Non tardare.

Amen.

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Alloggiare e prendersi cura di chi non ha casa “Non dimenticate l’ospitalità: alcuni, praticandola senza saper-

lo, hanno accolto degli angeli” (Eb 13,2)

G. Cristo Signore, che viene fra gli uomini sia con tutti voi. T. E con il tuo spirito

G. Benedetto il nostro Dio T. Vieni Signore non tardare

G. Benedetto l’atteso dei popoli T. Vieni Signore in mezzo a noi

G. Benedetto il Salvatore del mondo T. Vieni presto, o Signore!

Canto della Meraviglia

G. Tu luce ai nostri passi T. VIENI

G. Tu fiamma che rischiari i nostri dubbi T. VIENI

G. Tu calore che riscalda i cuori T. VIENI

G. Accendiamo una luce per tutti quelli che esuli e pellegrini, senza casa

S. Brigida di Svezia

Brigida nacque nel giugno 1303 nel castello di Finsta presso Uppsala in Sve-

zia da nobile famiglia; A 14 anni, secondo le consuetudini dell’epoca, il padre

la destinò in sposa del giovane Ulf; in verità Brigida avrebbe voluto consa-

crarsi a Dio, ma vide nella disposizione paterna la volontà di Dio e serena-

mente accettò. Le nozze furono celebrate nel settembre 1316 e la sua nuova

casa fu il castello di Ulfasa; il giovane sposo, nonostante il suo nome, che si-

gnificava ‘lupo’, si dimostrò invece uomo mite e desideroso di condurre una

vita conforme agli insegnamenti evangelici. Quando nel 1341 i due coniugi fe-

steggiarono le nozze d’argento, vollero recarsi in pellegrinaggio a Santiago di

Compostella; quest’evento segnò una svolta decisiva nella loro vita, che deci-

sero di consacrare a Dio la loro vita. Brigida fu così pellegrina prima a Roma

e poi in Terra Santa e in tutte l’Europa, richiamando tutti, anche il Papa a

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correggere i propri errori e a rendere la propria vita sempre più simile a

quella di Gesù. Roma divenne la sua seconda casa dove nella sua abitazione in

Campo dei Fiori, si dedicava alla preghiera e all’accoglienza dei pellegrini

stremati lei che tante strade aveva percorso per portare a tutti l’amore del

suo Salvatore.

Lettere dalla MISERICORDIA Carissimi amici vi saluto con gioia e sono contenta di

potervi scrivere per aiutare il vostro cammino verso

il Natale del Salvatore. Mi chiamo Brigida e sono nata

in Svezia ma la mia seconda patria è Roma dove sono

vissuta e morta. Voi vi chiederete come ci sono arri-

vata nella città del Papa. Beh la risposta è semplice, a

piedi, si proprio così, camminando. Ma prima di anda-

re a Roma sono stata pellegrina a Santiago e poi in

terra santa. Il pellegrinaggio è stato un elemento fondamentale della mia

vita. Ho capito che la vita se non cammini, se ti fermi, rischia di impoverirsi e

perdere. Certo che è importante che con i piedi cammini anche il tuo cuore.

Siamo tutti dei pellegrini con una meta che è il cielo dove ci aspetta Gesù.

Per questo è venuto e nato a Natale, per questo è sceso dal cielo o dalle stel-

le come cantate voi, per portare noi in cielo, per guidarci ad essere simili a

lui. Ecco a cosa servono le opere della misericordia ad avvicinarci di più al

nostro amato Gesù. Io nella mia vita proprio perché tante volte sono stata

ospitata e accolta nei miei pellegrinaggi ho vissuto la quarta opera di miseri-

cordia: ospitare i pellegrini. Ho sempre aperto la porta della mia casa e del

mio cuore a chi arrivava a Roma e non sapeva dove andare. Oggi tanti sono

esuli, lontani da casa, senza casa a volte per la povertà a volte per la guerra,

a volte per la persecuzione religiosa come i poveri cristiani in Iraq. Ospitare

i pellegrini vuol dire non costruire mai dei muri ma saper aprire il cuore per

accogliere chi ha bisogno. Partendo dall’aprirsi a chi ci è più vicino per arri-

vare crescendo a chi è lontano. Provate! E’ bello ve lo assicuro!

Vostra amica Brigida

Mi impegno ad invitare a casa un amico, con cui magari da un

po’ non parlo o che ancora non conosco molto bene

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PREGHIERA FINALE

O Maria, stella del mare,

ancora una volta ricorriamo a te, per trovare rifugio e sere-

nità,

per implorare protezione e soccorso.

Madre di Dio e Madre nostra, volgi il tuo sguardo dolcissimo

su tutti coloro che ogni giorno affrontano i pericoli del mare

per garantire alle proprie famiglie il sostentamento necessa-

rio alla vita,

per tutelare il rispetto del creato, per servire la pace tra i

popoli.

Protettrice dei migranti e degli itineranti, assisti con cura

materna gli uomini, le donne e i bambini

costretti a fuggire dalle loro terre in cerca di avvenire e di

speranza. L’incontro con noi e con i nostri popoli

non si trasformi in sorgente di nuove e più pesanti schiavitù

e umiliazioni. Madre di misericordia, implora perdono

per noi che,

resi ciechi dall’egoismo, ripiegati sui nostri interessi e pri-

gionieri delle nostre paure,

siamo distratti nei confronti delle necessità e delle soffe-

renze dei fratelli.

Rifugio dei peccatori, ottieni la conversione del cuore

di quanti generano guerra, odio e povertà, sfruttano i fratel-

li e le loro fragilità,

fanno indegno commercio della vita umana.

Modello di carità, benedici gli uomini e le donne di buona vo-

lontà,

che accolgono e servono coloro che approdano su questa ter-

ra: l’amore ricevuto e donato sia seme di nuovi legami fraterni

e aurora di un mondo di pace.

Amen.

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Visitare i carcerati e preoccuparsi di cosa hanno bisogno

“Essere buoni non consiste nel non commettere mancanze: è aver voglia di emendarsi”

(don Bosco)

G. Cristo Signore, che viene fra gli uomini sia con tutti voi. T. E con il tuo spirito

G. Benedetto il nostro Dio T. Vieni Signore non tardare

G. Benedetto l’atteso dei popoli T. Vieni Signore in mezzo a noi

G. Benedetto il Salvatore del mondo T. Vieni presto, o Signore!

Canto della Meraviglia

G. Tu luce ai nostri passi T. VIENI

G. Tu fiamma che rischiari i nostri dubbi T. VIENI

G. Tu calore che riscalda i cuori T. VIENI

G. Accendiamo una luce per tutti quelli che sono in carcere

San Giuseppe Cafasso Giuseppe Cafasso nasce a Castelnuovo d'Asti nel 1811, nello stesso paese di

Don Bosco e ne fu maestro, confessore e padre spirituale, soprattutto nei

suoi primi anni di sacerdozio. Una delle sue più belle doti è stata quella di

essere un vero e proprio campione nel guidare e consigliare i giovani sacerdo-

ti. Era stato consacrato sacerdote a Torino nel 1832 e come regola del suo

ministero sacerdotale pensò di dedicarsi totalmente al bene delle anime. Sin

da giovane divenne il maestro dei giovani sacerdoti che risiedevano al Convit-

to presso la chiesa di S. Francesco a Torino. In quella chiesa c'è tuttora il

confessionale dove S.Giuseppe Cafasso confessava per ore e ore e proprio lì

Don Bosco si recava per trovare consiglio e aiuto per l'opera intrapresa. Ma

S. Giuseppe Cafasso è famoso nella storia per es-sere diventato il cappellano

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delle Carceri torinesi. Sin da giovane, una malattia lo colpì alla spina dorsale;

con il suo camminar lento e ripiegato portò conforto anche ai peggiori delin-

quenti. Mai nessuno avrebbe osato toccare il pretino curvo che a tutti dona-

va conforto e sollievo! Don Cafasso divenne pure il «Prete della forca», colui

che accompagnava al patibolo i condannati a morte. Con la sua dolcezza li

consolava, gli mostrava il crocifisso, per strappare un ultimo bacio di fede.

Don Cafasso muore giovane, a soli 49 anni, ma la sua fama di santo si diffon-

de in tutto il mondo, invocato come patrono delle carceri e protettore dei

condannati.

Lettere dalla MISERICORDIA

Eccomi a voi miei cari ragazzi il mio nome è Giuseppe,

don Giuseppe Cafasso, certo voi non mi conoscete e

forse il mio nome non vi dice nulla ma sicuramente

conoscete un mio carissimo amico, di cui io sono stato

per anni compagno e guida spirituale: don Giovanni

Bosco. Eh insomma non per vantarmi perché non è nel

mio carattere ma senza di me voi non avreste né don

Bosco né gli oratori! Ma io oggi non vi scrivo certo

per questo, un altro è il motivo per cui ho accettato la richiesta del vostro

don; spiegare un’opera di misericordia a me molto cara: visitare i carcerati.

Sapete come mi chiamavano a Torino? Don FORCA! Si perché io ho dedicato

tutta la vita a stare accanto ai carcerati. erano i mie figli prediletti. Vedete

io ho capito una cosa importante su Dio: “la sua misericordia è disposta a ce-dere, e vuol far pace: aspetta il peccatore, non viene, lo chiama non si lascia vedere, lo va a cercare, ed il peccatore fugge, Dio lo raggiunge, e lo ferma, e questi ostinato non vuol sentirlo, Dio gli promette premi e favori”… Ho fatto

di tutto perché i detenuti, comprendendo i loro errori e soprattutto penten-

dosene, potessero incontrare la misericordia e cambiare vita e cuore. Quanti

miracolosi cambiamenti hanno visto i miei occhi… cosa sa fare la misericordia

di Dio! Quest’opera di misericordia non è certo alla vostra portata ma prega-

re, quello si, potete farlo e allora pregate per chi è il prigione perché possa

davvero cambiare. Ma pregate fratelli cari soprattutto perché i nostri fra-

telli che sbagliano possano uscire da quella terribile prigione che è il peccato

che è una cella più buia di qualsiasi cella! E soprattutto custodite sempre nel

cuore la certezza che grande e potente è la misericordia di Dio!

Ciao a tutti vostro amico, don Giuseppe

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Oggi farò un servizio o un favore nascosto a qualcuno, un’azio-

ne che mi costa e che sia generosa, donata nel nome di Dio.

PREGHIERA FINALE

Il perdono

Nel perdono, Signore Gesù,

ci chiedi una delle sfide più difficili.

Siamo sempre riluttanti

di fronte al perdono,

quello vero,

che dimentica.

Siamo spesso convinti

che sia impossibile perdonare tutto.

Eppure tu ci perdoni sempre e sempre,

con noi, ricominci da capo. Aiutaci ad essere umili e sem-

plici,

a dimenticare le discordie

e i torti subiti

lasciando da parte l’orgoglio.

Dacci quella che è una forza unica:

la forza di perdonare.

Amen.

Visitare gli ammalati e anziani infermi

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“Noi che siamo ammalati abbiamo bisogno del Salvatore” (s. Clemente)

G. Cristo Signore, che viene fra gli uomini sia con tutti voi. T. E con il tuo spirito

G. Benedetto il nostro Dio T. Vieni Signore non tardare

G. Benedetto l’atteso dei popoli T. Vieni Signore in mezzo a noi

G. Benedetto il Salvatore del mondo T. Vieni presto, o Signore!

Canto della Meraviglia

G. Tu luce ai nostri passi T. VIENI

G. Tu fiamma che rischiari i nostri dubbi T. VIENI

G. Tu calore che riscalda i cuori T. VIENI

G. Accendiamo una luce per tutti quelli che malati o anziani Caterina da Siena Caterina nasce a Siena nel rione di Fontebranda il 25 marzo 1347: è la venti-

quattresima figlia delle venticinque creature che Jacopo Benincasa, tintore.

sin da bambina Caterina manifesta il suo amore per Gesù ed il suo desiderio

di consacrarsi a lui, così nel 1363 vestì l’abito delle «mantellate».

Caterina si avvicinò alle letture sacre pur essendo analfabeta: ricevette dal

Signore il dono di saper leggere e imparò anche a scrivere, ma usò comunque

e spesso il metodo della dettatura. Al termine del Carnevale del 1367 si

compiono le mistiche nozze: da Gesù riceve un anello adorno di rubini. Fra

Cristo, il bene amato sopra ogni altro bene, e Caterina viene a stabilirsi un

rapporto di intimità e di intensa comunione. Cristo, ormai e in tutti i sensi,

vive in lei. Ha inizio l’intensa attività caritatevole a vantaggio dei poveri, de-

gli ammalati, che va a visitare tutti i giorni nell’ospedale che si trova nella

grande piazza del Duomo di Siena. E intanto soffre indicibilmente per il

mondo, pieno di conflitti, guerre e confusione. La prima malata da curare è la

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Chiesa e Caterina non risparmia forze e preghiere per convincere ogni uomo

a tornare a Dio. L’energica cura delle fede di Caterina riuscì ad ottenere che

il Papa che viveva ad Avignone tornasse a Roma a guidare con forza la sua

chiesa.

Lettere dalla MISERICORDIA Il mio nome è Caterina, toscana, di Siena… Bella gen-

te i toscani e voi in Italia ne sapete qualche cosa ve-

ro? Nella mia città c’era un ospedale o come lo chia-

mavamo noi lo SPEDALE DI S. MARIA DELLA SCALA… uno dei primi in Europa, non che fosse un

posto bellissimo, anzi!

Ecco che lì mi piaceva andare ogni giorno perché dopo

aver incontrato il mio amato Gesù nella preghiera, mi

sembrava di continuare a stare in sua compagnia visi-

tandolo nei malati.

Ecco perché oggi vi spiego io la sesta opera di misericordia: visitare i malati.

Voi non sapete come fa bene quando si è malati e qualcuno viene ad incon-

trarvi. E’ come un balsamo delicato che scende sul cuore. E oggi i malati sono

tanti, molti in ospedale, tantissimi in casa, perché anziani e un po’ malfermi.

Ma soprattutto gli anziani soffrano di una malattia che è molto più pesante,

dell’artrosi, dei reumatismi o della sciatica e si chiama solitudine! Quest’ope-

ra di misericordia non è difficile da fare, anzi ci vuole poco, per cui per Na-

tale non dimenticate di fare anche questo regalo, una visita a chi è solo e

malato… sarà il dono più bello.

Vostra Caterina da Siena

Preparo un biglietto di auguri di Natale da portare alla casa di

riposo o ad un vicino o un parente malato o anziano.

PREGHIERA FINALE

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Ali ai piedi

Macerie, lacrime, dolore, disperazione

Quanto dolore, Signore, c’è attorno a noi.

Abbiamo bisogno di ali ai piedi

per correre lungo le strade dei tempi che viviamo

e portare amore.

Abbiamo bisogno di ali per il cuore

perché le difficoltà, la paura, le delusioni,

non blocchino il nostro andare.

Abbiamo bisogno del tuo amore e della tua forza

per insegnare ai nostri desideri a volare alto,

a non cercare briciole d’amore

sugli scogli sicuri dell’esistenza,

ma a spiccare il volo, correndo il rischio di un amore tota-

le.

Donaci queste ali, Signore Gesù.

Ali grandi e forti, pronte ad affrontare

i venti avversi.

Ali aperte che solcano i cieli

e si spingono sempre oltre il dovuto.

Ali che, con te, sanno di poter

raggiungere l’infinito.

Amen.

Ricordare i nostri defunti e

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avere cura delle loro tombe e del cimitero “Anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Ge-

sù” (1 Tess 4,14)

G. Cristo Signore, che viene fra gli uomini sia con tutti voi. T. E con il tuo spirito

G. Benedetto il nostro Dio T. Vieni Signore non tardare

G. Benedetto l’atteso dei popoli T. Vieni Signore in mezzo a noi

G. Benedetto il Salvatore del mondo T. Vieni presto, o Signore!

Canto della Meraviglia

G. Tu luce ai nostri passi T. VIENI

G. Tu fiamma che rischiari i nostri dubbi T. VIENI

G. Tu calore che riscalda i cuori T. VIENI

G. Accendiamo una luce per tutti i nostri defunti, soprattutto i più di-menticati

S. Savina Di santa Savina non abbiamo tante notizie, anche perché visse nei primi se-

coli del cristianesimo. Sappiamo che Savina assistette alla morte dei martiri

Nabore e Felice, avvenuta a Lodi Vecchio; donna di grande fede, raccolse i

due corpi dei martiri e li trasportò a Milano, dandogli degna sepoltura. Così

si racconta: dopo aver rinchiuso i due corpi dei santi martiri in una botte per

proteggerli dai controlli dei soldati romani, diffuse la voce che nella botte

trasportava del miele. Ma le guardie, aprendo con stupore i barili, trovarono

davvero del miele e il luogo in cui avvenne il prodigio si chiama ancora oggi

«Melegnano». Si racconta pure che la santa che onorò e difese con astuzia i

corpi dei due martiri, fu seppellita essa stessa accanto a Nabore e Felice.

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Nei secoli successivi, al tempo di S. Carlo Borromeo, Savina fu onorata con la

dedicazione di una cappella nella grande Basilica di S. Ambrogio a Milano e

pure la sua città, Lodi, le attribuì grandi onori. In entrambe le città si ricor-

da S. Savina il giorno 30 gennaio.

Lettere dalla MISERICORDIA: Caspita che ingrato compito ho avuto oggi… spiegarvi

l’ultima opera di misericordia… In un giorno ormai

inondato di gioia io devo parlare di: seppellire i morti.

Eppure Gesù Bambino non nasce nel mondo per fare il

bambolotto riccioluto nei nostri presepi, non cerca

delle babysitter ma è venuto per fare discepoli e per

condurli con se nella vita che è eterna! E’ Natale ma è

già subito Pasqua! I nostri cari defunti, continuano a

vivere nella vita di Dio e continuano ad accompagnare,

in modo misterioso la vita di chi è ancora sulla terra.

Si chiama la COMUNIONE DEI SANTI! Solo che molti cari defunti per po-

ter entrare alla presenza di Dio hanno bisogno di essere aiutati e purificati

dal nostro ricordo nella preghiera. E’ bello allora sentire che chi ci ha voluto

bene continua a volercene e ad accompagnare il nostro cammino e noi, con il

nostro ricordo accompagniamo il loro! Siamo tutti la grande famiglia dei figli

di Dio! Ecco allora che la visita sulla tomba dei nostri cari e la preghiera per

loro è un gesto di fede e di carità ben grande! Ve lo assicuro!

vostra Savina!

Mi impegno con mamma e papà a portare un fiore su una tomba

che mi sembra abbandonata al cimitero.

PREGHIERA FINALE

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O Dio, che soffri per la morte dei tuoi amici,

non lasciarci sprofondare nella tristezza

per la morte dei nostri cari.

La morte di coloro che amiamo ti pesa.

Per il Cristo in agonia per ogni uomo,

Tu soffri con chi è nella prova.

Nel Cristo risorto,

tu vieni ad alleggerire il peso insopportabile

e apri i nostri occhi allo stupore dell’amore.

Per mezzo di lui Tu ci ripeti senza sosta:

“Seguimi!

Io sono dolce e umile di cuore,

In me troverai il riposo,

riposandoti in me conoscerai la vera pace”.

Fr. Roger di Taizè

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Èmmanuel, tu sei qui con me, vieni piccolissimo incontro a me. Èmmanuel, amico silenzioso, della tua presenza riempi i giorni miei. Sei la luce dentro me, sei la via davanti a me. Nella storia irrompi tu, io ti accolgo mio Signor. Èmmanuel, tu sei qui con me, la tua dolce voce parla dentro me. Il cuore mio sente che ci sei e nell'amore vuoi guidare i passi miei. Èmmanuel, tu sei qui con me, riempi di speranza tutti i sogni miei. Sei tu il mio re, il Dio della mia vita, fonte di salvezza per l'umanita . Luce che sorgi nella notte, cantiamo a te, o Signore! stella che splendi nel mattino di un nuovo giorno, cantiamo a te, Cristo Gesù cantiamo a te, o Signore! Mentre il silenzio avvolge la terra tu vieni in mezzo a noi, Parola del Padre: riveli ai nostri cuori l’amore di Dio. A te la lode, a te la gloria, nostro Salvatore! RIT. Mentre la notte si fa piu profonda

tu vieni in mezzo a noi, Splendo-re del Padre: e doni ai nostri cuori la luce di Dio. A te la lode, a te la gloria, nostro Salvatore! RIT. Mentre l’attesa si fa invocazione tu vieni in mezzo a noi, o Figlio del Padre: e porti ai nostri cuori la vita di Dio. A te la lode, a te la gloria, nostro Salvatore! RIT Gli angeli nelle campagne cantano l’inno gloria inciel e l’eco delle montagne ti ripete il canto dei fedel Gloria in excelsis Deo Gloria in excelsis Deo O pastori che cantate, dite il perche di tanto onor: qual Signore o quale vate merita questo gran splendor? Rit.