Trimestrale delle Suore Ospedaliere della Misericordia · a cura di Vito Cutro 28 SAPORI DIVINI di...

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Gennaio/Marzo 2013 Sommario

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3 EDITORIALELa Fede e la Ragionedi Paola Iacovone

4 REDAZIONALEUna gradita ricorrenzadi Vito Cutro

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6 SPECIALE TERESA ORSINILa Principessa TeresaOrsini Doria Pamphili (II) di Anna Rita Capodiferro

8 GUARDIAMO GESÙIl canto del Gallodi Andrea Gemma

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11 RESIDENZA MARIA MARCELLAFesta di ringraziamentodi Gabriella Ferroni

12 SALUTE E SANITÀGaleno, la leggenda delmondo antico (II)di Gerardo Corea

14 ECCOMI ...La mia vita in Cristodi Evelina Paguntalan

15 ... MANDA MEUn’esperienza incredibilmentestraordinariadi Marta Del Signore

27 RIFLESSIONIIl fascino del male (VII)di Paolo Benanti TOR

24 MAGISTEROUno storico annuncio

25 RIFLESSIONIGrazie Benedettodi Natalino Zagotto

16 SEGNI DEL TEMPOI perchè dell’uomo trovano rispostanella Parola di Diodi Nita Cabilan Jubahib

17 LA COMETA NEWSa cura di Federica Martufi

21 L’ANGOLO DELLEFAMIGLIEEmbrione, “Uno di noi”di Concita De Simone

29 L’ANGOLO DEI GIOVANILa scuola cattolica: una scelta vincentedi Matteo Fusaro

22 MAGISTEROCristo ha bisogno anche di noia cura di Vito Cutro

28 SAPORI DIVINIdi Concita De Simone

13 SALUTE E SANITÀCome un familiare vive l’esperienza della malattia di un proprio caro di Manuele Santacatterina

30 STORIEDon Roberto Dichiera: dallo sballo all’altaredi Concita De Simone

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NOTIZIE

36 RELAXa cura di Concita De Simone

UNO SGUARDO AI PADRIPregare “nel cuore” (II)a cura di Vito Cutro

CLINICA MATER MISERICORDIAEL’Osteoporosidi Fabiola Bevilacqua

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BIBLIOTECA“L’infanzia di Gesù”

“Santità al femminile -Donne determinate e forti”a cura della Redazione

ACCOGLIENZACHE CRESCERivista trimestrale delle Suore Ospedaliere della Misericordiacon approvazione ecclesiasticaReg. Trib. di Roma n° 425, 3 ottobre 2003DirettriceMadre Paola Iacovone

ResponsabileVito CutroRedazioneBertilla CipolloniConcita De SimoneEmily FavorLissy Kanjirakattu

Segretaria di RedazioneFederica Martufi

Hanno collaborato:Cristina AllodiPaolo Benanti T.O.R.Fabiola BevilacquaNita Cabilan JubahibAnna Rita CapodiferroGerardo CoreaMarta Del SignoreCamilla Di LorenzoGabriella FerroniMatteo FusaroAndrea GemmaAndrea GiannantonioAlessandro GoriAdalgisa MullanoEvelina PaguntalenManuele SantacatterinaNatalino Zagotto

Anno X - n. 1Gennaio - Marzo 2013

Abbonamento annuo € 10,00Sostenitore € 50,00

Versamento su c.c.p. n. 47490008intestato a: Suore Ospedaliere della Misericordia

Finito di stampare nel mese di Marzo 2013dalla Tip. L. LucianiVia Galazia, 3 - 00183 RomaTel. 06 77209065

Spedizione abbonamentopostale - D.L. 353/2003 (conv. in L 27/2/04 n. 46) art.1 comma 2 - DCB - Roma.

Abbonamenti, indirizzie diffusioneRedazione Accoglienza che cresceVia Latina, 30 - 00179 RomaTel. 0670496688Fax 06 70452142

[email protected]

Le foto, qualora non specificato,sono atribuibili a panbe

Pellegrinaggio a Medjugorje

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Editorialedi Madre Paola Iacovone - Superiora Generale

La fede e la ragioneN ei quattro numeri della

nostra Rivista del 2012,nell’ambito della rubrica

“Magistero”, sono stati pubblicati, adintroduzione dell’Anno della Fede che,come è a tutti noto, ha avuto inizio l’11ottobre 2012 e si concluderà il 24novembre 2013, ampi brani dell’Enci-clica “Fides et Ratio”, donata dal beatoGiovanni Paolo II alla Chiesa universa-le il 14 settembre 1998. Benedetto XVI,al punto 12 della “Porta Fidei”, docu-mento di indizione appunto dell’Annodella Fede, ha voluto sottolineare che:“La fede, infatti, si trova ad essere sot-toposta più che nel passato a una seriedi interrogativi che provengono da unamutata mentalità che, particolarmenteoggi, riduce l’ambito delle certezzerazionali a quello delle conquiste scien-tifiche e tecnologiche. La Chiesa tutta-via non ha mai avuto timore dimostrare come tra fede e autenticascienza non vi possa essere alcunconflitto perché ambedue, anche

adeguato se stesso, il mondo e Dio”. Inrealtà, con la sua ragione l’uomo, leg-gendo il meraviglioso “libro della natu-ra”, può, con gli strumenti propri dellaragione umana, giungere alla conoscen-za di Dio Creatore; ma quanto essa rag-giunge “acquista pieno significato sola-mente se il suo contenuto viene posto inun orizzonte più ampio, quello dellafede”». È ormai prossima la Pasqua emigliore occasione non potrebbe esser-vi per riflettere sulla dimensione dellanostra fede nel contemplare Gesù che,nato come Uomo, muore come Uomo enel risorgere, continua la Sua vitaaccanto a noi, avendo egli stesso speri-mentato il cammino umano verso la sal-vezza. A noi, nello scambiarci vicende-volmente l’augurio più sincero per unavera conversione, non rimane altro chepregare il Signore perché accresca lanostra fede.

se per vie diverse, tendono alla veri-tà”(…). Lo spirito che deve animarcinel percorrere questo nuovo anno devedarci la certezza che la nostra fede nonè un semplice ‘ideale’ da perseguire, mafrutto anche di quella ragione che, qua-lora vissuta nella sua integrità, nella suaonestà e nella sua semplicità, non puòche portarci alla ricerca di un sempremaggior desiderio di voler vivere ilnostro credo e, quindi, alla ricerca diuna sempre maggiore fede verso Dio.Già don Pinuccio Mazzucchelli, su“Civiltà Cattolica” del 24 ottobre 2004ha scritto: «Se c’è distinzione tra laconoscenza di fede e la conoscenza diragione, c’è tuttavia tra queste dueconoscenze un legame profondo. Pertale motivo “la ragione e la fede nonpossono essere separate senza che

venga meno per l’uomo la pos-sibilità di conoscere in modo

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4 - Accoglienza che cresce

Redazionaledi Vito Cutro

C on questonumero iniziail 20° anno di

esistenza di ‘Accoglienzache cresce’ il cui primonumero uscì nel marzo del1994 – quella riportatanella foto ne è la coperti-na. Sorta da una feliceintuizione di Madre El-vira Iacovone, l’idea ven-ne subito sposata dall’al-lora Superiora GeneraleElisabetta Longhi e, nelproseguo, sostenuta dalleSOM in ogni circostanza.Le ‘pioniere’ sono tornatealla casa del Padre, ma larivista continua il suocammino, confortata an-che dal sostegno dei letto-ri e dagli amici dellaCongregazione che non cifanno mancare segni distima ed apprezzamento.Il periodico venne regi-strato al Tribunale diRoma come “trimestrale acarattere religioso, forma-tivo e divulgativo” e, rite-niamo di avere, durantetutti questi anni, mantenu-to fede all’impegno origi-nario, nello spirito di ser-vizio, alla luce dell’inse-gnamento evangelico e del carisma dellaFondatrice della Congregazione: cercan-do di dare il meglio di noi, documentan-do le attività della Congregazione espingendo il comune interesse versodocumenti, testimonianze, realtà che,nel quotidiano, ci richiamino alla nostrafede comune. Ho provato piacere ed unpizzico di orgoglio nell’andare a rileg-gere il primo Editoriale, quello appuntodel n. 1/1994, e desidero rileggere con

voi alcuni brani di ciò che in esso affer-mava Madre Elisabetta Longhi: «Sì,‘Accoglienza che cresce’vuol essere unaprovocazione, un modo per verificare erilanciare gli ideali della nostraCongregazione. So bene che ogni provo-cazione può, a volte, essere come unboomerang, ma ritengo che questo nonsia il caso: è importante avere un nostroorgano di stampa, che non sia quellosolito per le comunicazioni interne alla

nostra famiglia religiosa,ma un qualcosa che rag-giunga, interessandoli ecoinvolgendoli, i nostriamici, i sostenitori e, per-ché no, tante giovani che,forse, stanno attendendoun messaggio per dare unsenso alla loro vita (…)questa iniziativa editorialecomporterà degli sforzi edei costi, non ritengo chesiano spesi invano, ancheperché confido, come sem-pre, nei nostri sostenitori(…). So che fra gli amicidella nostra Congre-gazione ve ne sono tantigenerosi. A loro, in parti-colare, rivolgo il mio pen-siero, certa che approve-ranno questa idea e non lefaranno mancare il giustosostegno (…) Ecco, quin-di, l’origine della denomi-nazione del periodico:accoglienza che si svilup-pa e si migliora nei con-fronti degli ammalati, deipoveri, di coloro che tro-viamo in terra di missionee, ovviamente, di tantegiovani che vorrannoseguirci, con una spiritua-lità Cristocentrico-maria-

na ed all’insegna del nostro quarto voto,per l’appunto l’accoglienza(…).» Nonsta a noi dire come nell’arco degli anniabbiamo mantenuto fede a questi impe-gni.

Dal canto nostro rimane viva la dis-ponibilità ad accettare consigli, critichecostruttive, suggerimenti. È con questipensieri che rivolgiamo a tutti voi i piùvivi auguri per una santa Pasqua, in que-sto particolare Anno della fede.

UNA GRADITA RICORRENZA

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Accoglienza che cresce - 5

IndiceUno sguardo ai padria cura di Vito Cutro

Questa integrità umana può essere considerata sottoun duplice aspetto: uno statico, l’altro dinamico.Ciò, evidentemente, ha bisogno di essere spiegato.

Ricordiamoci la nostra esperienza comune. Un giovane, adesempio, ama la sua ragazza con tutto il cuore, non prova nes-sun sentimento contrario, decide di sposarla in piena libertà.Tale è la sua disposizione oggi. Sarà così anche domani? Nonne siamo sicuri: chiamiamo “statico” questo atteggiamento dioggi, la disposizione del momento presente. In seguito il gio-vane sposa la sua ragazza e, come marito, le è fedele e la amaper tutta la vita. Possiamo chiamare “dinamica” questa dispo-sizione stabile, duratura lungo tutte le peripezie della vita.

L’integrità umana considerata in modo “statico”.Cerchiamo di spiegarlo ulteriormente con un esempio concre-to. Sono molto occupato, perché devo finire un lavoro urgen-te. Sfortunatamente, mi viene a trovare un visitatore importu-no. Cosa devo fare? Mandarlo via sgarbatamente? So che nesarebbe rattristato. Perciò decido di fare un sacrificio e lo rice-vo con una gentilezza liberamente scelta, ma forzata. Quandosi fa questo spinti dalla carità, si compie un atto certamentemeritorio. La vita ci costringe a tali sacrifici. Ma sentiamo chenon sono atti pienamente normali poiché, dentro di noi, c’èuna divisione. Facciamo il bene, ma non “con tutto il cuore”.L’ideale è saper superare queste divisioni ed agire in modospontaneo, “con tutta l’anima”.

La preghiera del cuore sotto l’aspetto “statico”.Quante volte siamo internamente divisi durante la preghiera!Con buona volontà prendiamo il salterio per recitare i Salmi.Ma l’intelletto vola e ci vengono tanti pensieri disparati. Ecosa dire dei sentimenti? Preghiamo per la salvezza del nostroprossimo, ma nello stesso tempo sentiamo antipatia verso dilui. Come sarebbe bello pregare con tutto il cuore! È possibi-le? Gli autori spirituali sono convinti che tale ideale di pre-ghiera si può raggiungere. I diversi “metodi di meditazione”non sono altro che un esercizio in questo campo. Ricordiamoil metodo di meditazione ignaziana. Vi si raccomandano moltielementi: mettersi alla presenza di Dio, scegliere la posizionedel corpo adatta alla preghiera, immaginarsi il luogo (ad esem-pio, quando meditiamo sul mistero natalizio, la grotta doveGesù è nato), riflettere sul senso delle parole del Vangelo o deltesto della preghiera, decidere quali conclusioni ne seguirannoper la nostra vita, farlo con tutto l’affetto e chiedere la graziaa Dio con l’intercessione dei santi.

(continua)

Pregare “nel Cuore” (II)(TOMÁS SPIDLÍK: (1919-2010) Nell’anno accade-mico 1994-1995 Spidlík è designato quale primo tito-lare della cattedra di Teologia Orientale fondata alPontificio Istituto Orientale da Sir Daniel & CountessBernardine Donohue. La lezione inaugurale, “Il ritor-no della persona nella spiritualità orientale”, vennetenuta il 14 novembre 1994. Nel marzo 1995 p. Spidlíkpredica gli esercizi spirituali al papa Giovanni Paolo IIe alla sua Curia.

(continua)

Il brano che rileggiamo è tratto, come i precedenti, dalvolume “L’arte di purificare il cuore”, per le Edizionidella Lipa di Roma.

La professione di fede cristiana

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Speciale Teresa Orsini

6 - Accoglienza che cresce

H anno fine così i principatiecclesiastici di Colonia,Treviri e Magonza, e tutto

l’assetto politico della Germania subisceun profondo cambiamento, di cui è segnoevidente la rinunzia da parte di FrancescoI d’Austria al titolo di imperatore delsacro romano impero della nazione germa-nica il 6 agosto del 1806: finisce così inmodo definitivo l’istituzione che nelMedioevo ha costituito una dei capisaldidella società europea, ma che all’inizio delXIV secolo ha perso larga parte del suoprestigio, e che con la pace di Vestfalia siè ridotta ad un’ombra. La scomparsa di untitolo ormai anacronistico è un semplicericonoscimento di una situazione da tempoesistente, e la fine dei principati ecclesia-stici risponde alle tendenze generali delmondo moderno. Le conseguenze per laChiesa sono notevoli: i vescovi e in gene-re tutto il clero tedesco da una posizionericca e potente passano ad un tratto ad unacondizione più modesta economicamentee socialmente, con difficoltà immediateper l’apostolato e la formazione del clero,ma con la possibilità di un notevole appro-fondimento spirituale. Quanto avviene inmodo più evidente in Germania si ripete informa minore in tutta Europa.

La Rivoluzione Francese conduce,per la prima volta nella storia,dall’Europa cristiana alla laicizzazionecompleta della vita pubblica. Dalla rivo-luzione in poi l’umanità si abitua a viverela sua vita sociale e politica senza permet-tere alla Chiesa di intervenire, senza farericorso ai suoi poteri trascendenti e ai suoiministri forniti di questi poteri. È il regime

liberale, che separa nettamente la Chiesadallo Stato e che porta la società a viverein condizioni diametralmente opposte aquelle dell’ancien regime.

La Chiesa esce impoverita dalla rivo-luzione e spogliata della potenza politicadi un tempo.

Da adesso in poi, il principio fonda-mentale, che ispira la struttura politicadella società liberale nei rapporti con lareligione, è diametralmente opposto aquello dell’ancien regime e si può riassu-mere in una parola: il separatismo.

Con Il separatismo, l’ordine politico- civile - temporale e quello spirituale -religioso - soprannaturale vengonodistinti e lo Stato e la Chiesa procedonoper due vie parallele senza incontrarsimai. La società civile ha un natura collet-tiva, mentre la religione è un rapporto deltutto individuale con Dio; la società si pro-pone come fine unicamente la prosperitàtemporale, limitata a questa vita, la reli-gione riguarda la vita ultraterrena; lasocietà non può violare il sacrario dellecoscienze, tentare di imporsi ad esse, men-tre la religione si svolge tutta nell’intimodella coscienza: dunque, non esiste alcunelemento comune fra la vita della societàcivile, dello Stato, e quella della religionee della Chiesa, e le due istituzioni possonoe devono ignorarsi a vicenda. Si sottoli-nea, perciò, in modo insistente, il caratterestrutturalmente diverso della Chiesa e loStato, il fatto che le due sfere politiche ereligiose hanno delle leggi proprie e diver-se, per cui ciò che è proibito dalla Chiesapuò invece essere permesso dallo Stato eviceversa.

Ha termine il concetto di religionedi stato e si afferma la piena libertà dicoscienza. La società non può e nondeve far differenza tra verità ed errore,e deve dunque riconoscere uguali dirittia tutte le confessioni religiose.

In pratica però, almeno nei paesi latini,non ci si limita all’affermazione astratta oconcreta di questi principi, ma la pretesalibertà ed uguaglianza di tutte le religionisignifica in molti casi una aperta ostilitàalla Chiesa, e il rifiuto di ogni considera-zione trascendente nell’organizzazionedella società.

Le leggi civili non tengono conto del-l’ordinamento canonico. Lo Stato dunque,non riconosce le leggi canoniche e non daloro alcuna sanzione e in molti casi segueliberamente criteri diversi. Viene abolitatutta quella legislazione, che mira a indurrei sudditi alla pratica religiosa, all’osservan-za del riposo festivo ed all’assistenza allecerimonie sacre. Lo Stato non riconoscealcun valore giuridico particolare all’eccle-siastico, religioso o sacerdote che sia; è uncittadino come gli altri, con gli stessi dirittie doveri.

1. 3.1. DivorzioViene introdotto il matrimonio civi-

le, considerato una delle più grandi con-quiste del mondo moderno, in quantoriafferma l’uguaglianza dei cittadinisenza discriminazioni di culto e negarantisce libertà di coscienza, liberan-doli dall’obbligo di sottoporsi a riti con-trari alle loro convinzioni personali. Èquesta una delle conseguenze dei principidi libertà affermati con la rivoluzione fran-

di Anna Rita Capodiferro

La Principessa Teresa Orsini Doria Pamphili (III)

Proseguiamo nella pubblicazione del pregevole lavoro svolto dalla sig.ra Anna Rita Capodiferro, nata a Gravina in Puglia,patria natale anche della principessa Teresa Orsini Doria, quale sua tesi di laurea in Magistero delle scienze religiose, concui si è laureata con il massimo dei voti. Afferma l’autrice: «Di Teresa Orsini, prima della tesi, conoscevo soltanto il suoantenato più famoso, il papa Benedetto XIII. È stata una piacevole sorpresa scoprire che dal mio paese sia nata una donnacon simili virtù e per questo mi sono dedicata con entusiasmo alla stesura della tesi.».Ringraziamo l’autrice e auspichiamo che anche questa sua ricerca possa contribuire alla nobile causa di vedere laPrincipessa, fondatrice delle SOM, posta agli onori degli altari.

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Speciale Teresa Orsini

Accoglienza che cresce - 7

cese, sicuramente positivi, ma che portanoanche ad altri effetti, tra cui il moltiplicar-si dei casi di divorzio, il quale viene intro-dotto in Francia, nel 1792, e viene permes-so per mutuo consenso delle due parti, conuna semplice dichiarazione all’ufficiale distato civile, e in caso di rifiuto di una delledue parti, per un complesso piuttosto vastodi cause, che includeva l’incompatibilitàdi umore e di carattere. Le conseguenzesono che a Parigi nel primo trimestre del1793, si hanno 562 divorzi su 1875 matri-moni, uno su tre all’incirca . Inseguito il codice napoleonico tornaad ammettere, a differenza dellalegge del 1792, l’indissolubilitàcome principio, mantenendo ildivorzio in quattro casi: adulterio,condanna di una delle due parti apene afflittive o infamanti, sevizie,eccessi o ingiurie gravi, impossibili-tà di protrarre ulteriormente la vitacomune, provata non solo dai coniu-gi, ma dal parere dei congiunti.Viene poi abolito nel 1816 con ilritorno dei borboni e nel 1884 vieneristabilito, questa volta in manieradefinitiva.

Dopo la Francia, nella secondametà dell’Ottocento, tutti gli statiun tempo ufficialmente cattoliciseguono lo stesso esempio, ed inparticolare nelle nazioni prote-stanti il divorzio diviene una pras-si piuttosto diffusa.

1. 3.2. Libertà di stampaUna delle conquiste più

importanti della rivoluzione, è lalibertà di stampa, che ha comesuo apice, l’abolizione della censuraecclesiastica. A questo traguardo, si arrivaper gradi, verso la metà dell’ottocento: igoverni in un primo tempo si limitano adabrogare quasi del tutto la sanzione civilealla censura ecclesiastica, e permettono ditrattare nei giornali delle questioni di sto-ria e di pubblica amministrazione, mante-nendo però la censura statale: questo prov-vedimento, però preso troppo tardi, vienerapidamente superato e con l’avvento delregime costituzionale è riconosciuta inmaniera esplicita la libertà di stampa ecade ogni censura preventiva.

La Chiesa ferma ancora alle misure tri-dentine, che prevedono la censura eccle-

siastica preventiva per ogni libro e di qual-siasi argomento, è costretta ad arrendersiall’evidenza quando nel 1848 le nuovedisposizioni limitano la censura ecclesia-stica soltanto a determinate materie.

1.3.3. Istruzione e altre attivitàAlcune attività, che in passato sono

state esercitate in maniera esclusiva dallaChiesa, da adesso in poi vengono rivendi-cate dallo Stato. Si possono ricordare lacura dei registri dello stato civile, prima

inesistenti e sostituiti in gran parte dairegistri parrocchiali affidati ai parroci,l’amministrazione dei cimiteri, la direzio-ne di innumerevoli opere di carità. In taliattività alla carità esercitata in nome diCristo, verso il proprio fratello, si sostitui-sce l’assistenza pubblica svolta dallo statonei confronti dei cittadini.

Molta importanza ha l’estensioneprogressiva dell’istruzione a fette sem-pre maggiori di popolazione, la qualeistruzione spesso, però, è combattutadagli stessi liberali, che preferirebberolasciare nell’ignoranza le masse, perpoterle meglio guidare e dominare.L’istruzione pubblica è privata, in tutto o

in parte, del suo carattere religioso: l’edu-cazione laica prende il posto dell’educa-zione cristiana, che resta confinata nellefamiglie e nelle parrocchie.

1.3.4. Fine delle immunità tipiche dell’ancien regime

Lo stato liberale continua e porta vitto-riosamente a termine la lotta, già iniziatadallo Stato assoluto, contro le immunità.

Gli ecclesiastici, pur godendo di pienalibertà nell’esercizio della loro missione

religiosa, per quanto esula dallo svol-gimento di questa non hanno dirittoad alcun privilegio, in quanto, essen-do cittadini come tutti gli altri, godo-no degli stessi diritti ma devonoanche sottostare alle stesse leggi.

La lotta contro le immunità si hanon tanto in Francia, dove la rivolu-zione ha spazzato via da subito tuttele vecchie strutture, ma in particola-re nei paesi dell’Europa edell’America Latina, i quali, purmantenendosi fedeli alla religionecattolica, si ispirano nella loro legis-lazione a criteri liberali. Importantea questo proposito è la discussionesull’abolizione del foro ecclesiasti-co, che si svolge nel regno diSardegna tra il febbraio e l’aprile del1850. I fautori della legge si appog-giano soprattutto alla sovranità dellostato, all’uguaglianza dei cittadinidavanti alla legge, all’anacronismocui ormai le immunità si riducono, alcarattere unilaterale che a loro avvi-so hanno i concordati con cui lostato in passato ha riconosciuto l’e-sistenza di eccezioni alle leggi e infi-

ne alla natura puramente spirituale dellaChiesa, che, secondo questa tesi, sarebbepriva del tutto di poteri giuridici. La lottaper il progresso, dunque, diviene lotta con-tro il privilegio, che nel nuovo clima sortocon la rivoluzione non è più comprensibile.Pio IX, in proposito, si mostra disposto acedere sulla questione particolare del foroprivilegiato, ma rivendica, nel contempo,l’esistenza di immunità come un dirittointrinseco della Santa sede e, pur conside-rando lecita l’abrogazione del foro comedelle altre immunità, ritiene che essa debbaessere sancita tramite un concordato e noncon un patto unilaterale dello stato .

(continua)

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8 - Accoglienza che cresce

Guardiamo Gesù

C hi mi legge avrà notato, inalcune rozze raffigurazionidegli strumenti della passio-

ne di Cristo, oltre alla croce, la corona dispine, la lancia della trafittura del costa-to, la canna con in cima la spugna perabbeverare d’aceto il condannato, lascala e il lenzuolo per deporlo dallacroce anche un gallo stilizzato. È l’ allu-sione a quanto stiamo per considerare.Nel cenacolo, durante l’ultima cena,Gesù aveva detto a Pietro.”Dove io vadoper ora tu non puoi seguirmi; mi segui-rai più tardi”. Pietro disse:”Signore,perchè non posso seguirti ora? Darò lamia vita per te!”. Rispose Gesù:”Daraila tua vita per me? In verità, in verità tidico: non canterà il gallo, prima che tunon m’abbia rinnegato trevolte”.(Gv.13,36-40). Ed ecco come l’e-vangelista Marco racconta ciò chesarebbe accaduto poco dopo. Infattimentre Gesù veniva trascinato da un tri-bunale all’altro come vedemmo, l’apo-stolo Pietro, forse pentito di aver abban-donato il suo amato maestro, si premuròdi recarsi immediatamente dove pensavasi trovasse Gesù. E qui disgraziatamen-te, avvenne lo scivolone per cui egli èrimasto famoso. Tutti e quattro gli evan-gelisti si preoccupano infatti di narrarcil’accaduto. Ciò, tra l’altro dice il rilievoche nella primitiva comunità cristianaogni gesto di Pietro avesse particolarerilevanza. Nessuno, che sia per un pocoedotto sul…maneggiamento della SacraScrittura, si meraviglierà che i quattroracconti non coincidono nei particolari.Prendiamo dal vangelo di Marco:”Mentre Pietro era giù nel cortile,

venne una serva del sommo sacerdote e,vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lofissò e gli disse:”anche tu eri con ilNazareno, con Gesù”. Ma egli negò:”non so e non capisco quello che vuoidire: ”Uscì quindi fuori del cortile e ilgallo cantò. E la serva,vedendolo,rico-minciò a dire ai presenti: ”costui è diquelli”. Ma egli negò di nuovo. Dopo unpoco i presenti dissero di nuovo aPietro:”Tu sei certo di quelli, perchè seiGalileo”. Ma egli cominciò a imprecaree a giurare:”non conosco quell’uomoche voi dite”. Per la seconda volta ungallo cantò. Allora Pietro si ricordò diquella parola che Gesù gli avevadetto.”Prima che il gallo canti duevolte, mi rinnegherai per tre volte”. Escoppiò in pianto.(Mc14,66-75). A pro-posito di questo pianto, non possiamoomettere un accenno che troviamo nelracconto di Luca, riferito anche daMatteo, sul rinnegamento di Pietro. Poiaggiunge: ”Il Signore guardò Pietro, epoi Pietro si ricordò delle parole che ilSignore gli aveva detto (...) e uscito,pianse amaramente. (Lc22,60-64).

Siamo molto grati all’evangelistaLuca per averci informati su questosguardo di Gesù, che muove il piantodirotto dell’apostolo.

* * *

Non è possibile trascurare questoparticolare che il solo evangelista Lucaci ha regalato: il collegamento tra losguardo di Gesù e il pianto di Pietro.Che cosa dovette essere quello sguardodel Maestro già condannato ed avviato

al patibolo per dimostrare a Pietro nonsolo la sua sofferenza ma anche -comenon pensarlo? - la sua volontà di perdo-no amplissimo e l’assicurazione di quel-la comprensione divino-umana per laquale Gesù non ritirerà da Pietro nonsolo il suo affetto prediligente ma anchel’adempimento delle grandi promesse alui fatte. Potremmo dire che Gesù sape-va che noi tutti eredi della miseria diAdamo, proni quindi al peccato, avrem-mo avuto bisogno di quello sguardo.Pietro fu il primo a beneficiarne e noitutti ne avvertiamo l’impellente necessi-tà. Peccatori come siamo e ci sentiamoabbiamo assoluto bisogno di sapere - equello sguardo ce lo assicura –che Gesùè il Salvatore, quindi il Perdonatore,colui che comprende la nostra debolezzae per questo ha portato il nostro peccatosul legno della croce per lavarlo col suosangue e distruggerlo in anticipo. Oh,come abbiamo bisogno di sentirciaddosso e nell’intimo del cuore questosguardo benevolo, affettuoso, garanziadi una misericordia senza limiti!Varrebbe la pena benedire ciò che èaccaduto a Pietro, anche perché veniamoa sapere con certezza una verità conso-lantissima: Dio non ritira mai la fiduciache ha riposto in noi, non ritira mai isuoi doni e, come dice la Santa Scrittura”non ricorderà il nostro peccato”. Saperche anche il primo degli apostoli, desi-gnato quale vicario di Cristo e quindisua presenza visibile nella Chiesa chesarebbe nata dal costato ferito di Cristo,è iscritto inesorabilmente tra i peccatori,rende la nostra riconosciuta miseriameno opprimente e non ci impedirà di

Passione di Cristo – Passione dell’uomo

Il canto del gallodi @ Andrea Gemma

Vescovo Emerito

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Accoglienza che cresce - 9

mantenere la nostra immensafiducia in quel Dio che ci pre-viene col suo amore e non tieneconto spesso della miseria dacui ci solleva. Torniamo aPietro e al suo peccato. Qualene è la gravità? In sostanza unpovero uomo - non si dimenti-chi che siamo prima della resur-rezione di Gesù - sommamentespaventato da ciò che era acca-duto al Maestro, drammatica-mente impaurito si sente brac-cato dagli stessi amici di lui ecerca, come può, di sfuggirealla cattiveria con una bugia. Aparte lo spergiuro, se c’è stato,(come sembra asserire qualcu-no degli evangelisti…) per chiama veramente - e in ciò Pietro,col suo primitivo entusiasmo,era indubitabilmente ai primiposti - anche quell’affermazio-ne ribadita di estraneità nei con-fronti di Gesù, che la tradizioneha bollato col termine” rinnega-mento” acquista una gravitàeccezionale. L’apostolo la sentìe ne pianse per tutta la vita: latradizione dice che ne fu segna-ta da due rivoli scavati sulle sueguance… Notiamo bene, ed è lalezione che vogliamo apprende-re: la gravità del peccato simisura non solo dalla natura delmisfatto, ma anche dalle rela-zioni che si hanno con colui acui è diretta l’offesa e il vinco-lo di amore che con lui ci lega.Da questo punto di vista Pietroera nella condizione più alta che si possaimmaginare. Non ne diminuiremo quin-di la oggettiva e soggettiva colpevolezzama siamo pronti, pensando anche ai tantipeccati di ognuno di noi, ad esprimere alui, come fece Gesù col suo sguardo, lanostra comprensione. È la stessa chevorremmo fosse riservata sempre anchea noi poveri peccatori. Non posso chiu-dere questa nota senza riferire alcuneparole del nostro Giovanni Papini:Piangi, Simone, ora che Iddio ti dà lagrazia di piangere. Piangi per te e su di

lui, piangi per il tuo fratello traditore,piangi per i tuoi fratelli fuggiaschi,piangi per la morte di colui che muoreanche per la tua povera anima, piangiper tutti quelli che verranno dopo di te efaranno come te, e rinnegheranno il loroliberatore, non pagheranno il riscattocon prezzo di pentimento. Piangi pertutti gli apostati, per tutti i rinnegatori,per tutti quelli che diranno, come te, ”ionon sono dei suoi”. Chi è di noi che nonabbia fatto, almeno una volta, quel cheha fatto Simone? Quanti di noi, nati

dalla chiesa di Cristo, dopo aver prega-to con labbra bambine il suo nome, eaver piegato i ginocchi davanti al suoviso lordato di sangue, non abbiamodetto, per paura d’un sorriso: non l’homai conosciuto?Almeno tu, sciaguratoSimone, benché tu sia pietra, versi tuttele lacrime dei tuoi occhi, e nascondi nelpanno il tuo viso sfigurato e infradicia-to. E non passeranno molti giorni che ilRisuscitato ti bacerà un’altra volta, per-ché il pianto ha lavato per sempre la tuabocca spergiura.”(Vita di Cristo).

Guardiamo Gesù

Il pianto di Pietro

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di Fabiola Bevilacqua

Clinica Mater Misericordiae

L’ osteoporosi è una malattia sistemica dell’appa-rato scheletrico caratterizzata da una bassa den-sità minerale ossea e da un deterioramento della

microarchitettura del tessuto osseo. Le ossa diventano quindipiù fragili e sono esposte ad un maggior rischio di frattura pertraumi anche minimi. Le fratture costituiscono l’evento clinicopiù rilevante dell’osteoporosi, anche perché interessano conmaggior frequenza il polso, le vertebre, il bacino ed il femore.Nel caso di fratture di femore il ricovero in ospedale è indi-spensabile e nella maggior parte dei casi è necessario l’inter-vento chirurgico con inserimento di protesi. I dati epidemio-logici dimostrano che solo il 50 % dei pazienti rimane auto-sufficiente dopo una frattura di femore e che la qualità di vitasuccessiva viene comunque compromessa. Le conseguenzedelle fratture vertebrali sono meno drammatiche, specie se levertebre fratturate sono due o più, ne possono derivare dolorecontinuo alla schiena, riduzione della mobilità, cifosi (incurva-mento in avanti della colonna vertebrale), riduzione della sta-tura, difficoltà respiratorie. La rilevanza dell’osteoporosi deri-va anche dalla sua diffusione: l’incremento della vita mediache ha caratterizzato gli ultimi decenni ha fatto salire il nume-ro degli individui a rischio di osteoporosi e quindi di frattura,e la tendenza appare inesorabilmente in aumento. Secondo idati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel1990 si sono verificate circa 1.700.000 fratture di femore nelmondo; ne sono previste 6.300.000 per il 2050. Questi numeriimpongono una sempre maggiore attenzione da parte delleOrganizzazioni Sanitarie per identificare i soggetti a rischio ele terapie più appropriate, ma rendono anche necessaria unaattenta partecipazione individuale soprattutto per quantoriguarda le attività di prevenzione. L’osteoporosi è una veramalattia oppure una condizione inevitabile, legata all’invec-chiamento? Più che una “malattia” l’osteoporosi è una “sin-drome” cioè una patologia condizionata da numerosi fattori eda concause non completamente conosciute. Per comprenderemeglio i meccanismi attraverso i quali l’osso può diventareporotico, rarefatto e fragile sino a perdere le caratteristiche sueproprie di elasticità e resistenza, è importante conoscere imomenti fondamentali che ne regolano la crescita ed il meta-bolismo normale. L’osso è un tessuto molto attivo dal punto divista metabolico, che si rinnova costantemente e rapidamente

nel corso della vita. Lo scheletro dell’individuo adulto contie-ne quasi il 99% di tutto il calcio presente nell’organismo. Ladisposizione del tessuto così calcificato è caratteristica: nella

parte esterna dell’osso (corticale)è particolarmente densa, all’in-

terno (componente trabecolare)assume unaspetto adalveare checontribuiscea renderlopiù leggerosenza ridur-ne la capaci-tà di suppor-tare carichi.

L’osso corticale compattocostituisce quasi l’80% del

totale ed è maggiormente rap-presentato nelle ossa lunghe(arti inferiori e superiori), l’os-

so trabecolare è circa il 20% del totale ed è particolarmentepresente nella parte interna dei corpi vertebrali. L’osso haanche una componente cellulare, come qualsiasi altro tessu-to; le sue cellule sono altamente specializzate e dedicate allaformazione di nuovo osso (osteoblasti), e verosimilmentealla regolazione autonoma di queste due attività (osteociti).Il processo metabolico generale prende il nome di “rimodel-lamento”. In condizioni normali esso si svolge con unasequenza prestabilita della durata di 90 giorni. Se la quanti-tà di osso neoformato è pari a quella di osso assorbito si hauna condizione di equilibrio metabolico. L’osteoporosisopraggiunge come evento finale di una serie di cicli duran-te i quali viene assorbito più osso di quanto non se ne formi.Il rimodellamento è regolato da un’enorme serie di fattori(ormoni, farmaci, attività fisica, patologie locali, etc.) e lecause che possono condurre allo sbilanciamento dei proces-si di formazione e riassorbimento, e quindi all’osteoporosi,sono assai numerose.

(segue)

L’OSTEOPOROSIPREVENIRE È MEGLIO CHE CURARE!

Perchè è diventata ai nostri giorni una malattia importante?

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di Gabriella Ferroni

Residenza Maria Marcella

E ra il 29 settembre dello scorso anno quando cisiamo tutti riuniti nella bellissima cappellinadella nostra Residenza, che io mi permetto di

chiamare “il salotto del Signore”. I vetri policromi, illumi-nati dai raggi del sole e raffiguranti le opere di misericordia,irradiavano una grande luce piena di gioia per una festaspeciale. Il Signore, infatti, riceveva nel Suo salotto, tra lucie fiori, quattro angeli vestiti da suore, che Lo ringraziavanoper aver ricevuto in dono 25 anni di vita religiosa al serviziodei più deboli. Nel banco centrale erano sistemate quattroSuore: Suor Rani, Suor Sara, Suor Evelina, Suor Lea. Noi cisiamo raccolti tutti intorno a loro per partecipare alla ceri-monia di ringraziamento. Una piccola parte di noi aveva giàpresenziato alla importante cerimonia svoltasi in Via Latina,officiata dallo stesso Vescovo che aveva benedetto il loro

cammino 25 anni prima, Sua ecc.za Giuseppe Mani. È statoveramente bello che le nostre suore abbiano voluto ringra-ziare il Signore anche nella nostra comunità, dove hannosvolto con amore il loro lavoro lasciando un ricordo affet-tuoso e indelebile. Al termine della cerimonia le spose delSignore ci hanno donato in ricordo il ritratto della fondatri-ce dell’Ordine, la Principessa Teresa Orsini e i confetti delventicinquesimo. Nella stessa giornata abbiamo associatoun’altra importante ricorrenza: il compleanno di Suor Laura.Formuliamo tutti gli auguri più affettuosi e i ringraziamentialla nostra cara Direttrice che ci aiuta a vivere serenamentegli anni duri della terza età. Si è conclusa la grande festa conun delizioso rinfresco che ci ha permesso di ritrovarci tutticon le Suore nel salone in un abbraccio affettuoso, scam-biandoci tanti auguri per la vita futura.

Festa di ringraziamento

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12 - Accoglienza che cresce

Galeno, la leggenda del mondo antico (II)

Salute e sanità

E gli, infatti, quando puòcerca di dare una dimo-strazione sperimentale

delle sue ipotesi; molte volte, però, aiproblemi che si presentano durante lesue indagini, trova spiegazioni che discientifico non hanno nulla.

La differenza dottrinaria conIppocrate sta tutta nel fatto che“Ippocrate ci riferisce in modo conci-

so e semplice la storia clinica dellevarie malattie, allo scopo che altripossano a loro volta osservarle, acqui-sire precise cognizioni sulla natura delmorbo, studiare gli effetti sull’organi-smo umano e prevedere il probabiledecorso di ogni singolo caso”.

Galeno, al contrario, tende semprea dimostrare la sua superiore intelli-genza nei confronti dei colleghi o,nella migliore delle ipotesi, a suffraga-re qualche sua particolare teoria permezzo di un esempio pratico.

Fu proprio per questa animosità delsuo carattere che attorno a Galeno nonfiorì una scuola, né raccolse attorno asé gruppi di seguaci devoti. Eppure lasua fama di scienziato fu grandissima,tanto che la sua dottrina, soprattutto perla farmacologia, riprende ancora oggida lui il nome: i preparati galenici.

Infatti il metodo terapeutico cheGaleno utilizzava lo portava ad usare

migliaia di farmaci e vi erano ricettenella cui composizione entravano per-sino cento diversi ingredienti, fermorestando il concetto che qualunque tipodi farmaco usato possedesse le caratte-ristiche proprie che lo ricollegavano aiquattro umori: alcuni erano considera-ti rinfrescanti, altri riscaldanti, altriancora possedevano la proprietà diinumidire o, al contrario, di asciugare.

E Galeno, così come gli altri medi-ci, era costretto a prepararsi personal-mente le medicine, per non lasciare la

difficile arte dello speziale in mano apersone incapaci, poco fidate, talvoltaprive di scrupoli. I pochi spezialidell’Urbe - fossero uomini o donne -non brillavano né per eccezionale intel-ligenza, né per chiara moralità; soventeinfatti le prostitute, per arrotondare iproventi della loro professione, atten-devano anche a preparare medicine...Morì a Roma nell’anno 203.

IL MEDIO EVOQuell’arco di tempo denominato

Medio Evo o Età di Mezzo, compresotra la caduta dell’Impero Romano diOccidente (476) e la fine del XV secolo(1492, scoperta dell’America), è caratte-rizzato da avvenimenti e figure di parti-colare interesse per lo studio dell’ArteSanitaria, venendo sempre più riscoper-to dagli storici contemporanei e perden-do quella etimologia che lo volevaperiodo di decadenza e di abbandonosotto tutti i punti di vista. (continua)

di Gerardo Corea

Galeno mentre viviseziona un maiale

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Salute e sanità

Come un familiare vive l’esperienzadella malattia di un proprio caro

di Manuele Santacatterina

L a mia esperienza, comefiglia di una paziente delreparto di Oncologia

dell’Ospedale San Giovanni Addo-lorata, nasce nel 2006, quando a miamadre venne diagnosticato un cancro alseno. Da quel momento le nostre vitesono state travolte e scandite da nuovitempi e impegni. La paura ci ha inizial-mente sopraffatte, poi, con il passaredei mesi e degli anni ci siamo ritrovate avivere come in una routine, abbiamotrovato un equilibrio tra la vita di primae la vita di ora, fatta di terapie e analisi.Credo che se inizialmente la malattia, etutto quello che comportava, fosse unpunto gigantesco che condizionava lenostre vite e i nostri sentimenti, oggi,

avendo trovato un compromesso interio-re, quel punto che pesava su di noi nonsi può dire certo sparito, sicuramenteperò si è rimpicciolito permettendoci diricominciare a respirare dopo aver trat-tenuto il respiro molto a lungo.Certamente mia madre è stata fortunataa trovare un’equipe medica che la faces-se sentire protetta e alla quale affidare lapropria salute. In questi anni, nei qualil’ho accompagnata a fare terapie oesami, ho avuto modo di rendermi contodi come le dottoresse e le infermierelavorino con amore e dedizione anche inun contesto lavorativo così difficile espesso doloroso. Per i pazienti, spaven-tati e disorientati, trovare un ambienteche li faccia sentire al sicuro è un requi-sito psicologico fondamentale nel cam-mino verso la guarigione e senza dubbionel reparto di oncologia possono trovareanche quella componente umana e non

solo medica che li aiuta nella loro lottacontro la malattia. Spesso mi è capitatodi vedere come, nella sala d’aspetto, sisiano create, nel corso degli anni, comedelle seconde famiglie, delle amicizieche nascono dal confronto e dalla condi-visione di medesimi dolori o paure. Sedovessi trovare un aspetto negativo, noncerto imputabile al reparto ma ai “pianialti”, è la mancanza di nuove assunzionidi personale che potrebbero facilitare illavoro e velocizzare i tempi di attesa chenaturalmente, per persone che non godo-no di ottima salute, sono doppiamentefaticose. Spero che, leggendo questeparole, chi si trova nella mia stessa situa-zione possa trovare la forza di far diven-tare la malattia un pezzetto del puzzledella propria vita cercando di non farsicondizionare e bloccare dalla paura.Ovviamente non è facile, io stessa ci stoancora provando, ma è un obiettivoverso il quale dobbiamo tutti provare,giorno dopo giorno, ad avvicinarci.

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di Evelina Paguntalan

S ono nata a Barotak nuovoIloilo nelle Filippine nel 1960.Quando avevo due anni e

mezzo mia nonna mi portò con sé e creb-bi nella sua casa. Nel 1978 terminai lascuola e un giorno le mie vecchie ami-che, che nel frattempo erano diventatecatechiste mi vennero a trovare. Mi rac-contarono del loro desiderio di volerdiventare suore ed anche io iniziai ariflettere su tale scelta anche se i mieifamiliari non erano d’accordo. Continuaicosì la mia vita, ma sempre facendo deltutto per piacere a Gesù. I miei genitorimi fecero studiare per diventare sarta enel mentre mi dividevo tra il gruppo“Children of Mary” e quello “Legion ofMary”, i miei impegni erano sempremaggiori, ma cercavo sempre di speri-mentare l’amore di Dio senza mai lamen-tarmi. Un giorno mi chiamarono persostituire alcuni catechisti e il tempo chetrascorrevo in Chiesa era sempre di piùrispetto a quello che trascorrevo in casa onel lavoro di sarta. E da lì cominciai ilmio apostolato nella mia parrocchia eanche in tanti altri paesini vicini. Il mioprimo apostolato fu in una famiglia dovei figli non avevano ricevuto il battessi-mo. Il loro papà era un protestante e igenitori non erano sposati in Chiesa. Allafine riuscii a far battezzare questi fratel-li con l’aiuto del Signore e con perseve-ranza ed amore anche la coppia decise diricevere il sacramento del matrimonio.Tanti sono gli episodi che potrei raccon-tare in cui il Signore ha manifestato ilsuo amore e la sua tenerezza verso i suoifigli. Passarono altri anni ma la mia famiglia continuava adessere contraria alla mia scelta di farmi suora. Fino al 1982anno in cui incontrai a Iloilo Madre Elisabetta venutadall’Italia. Che felicità quel momento, lo ricordo come sefossi oggi, perché il Signore compì per me una grande mera-viglia. Dopo quell’incontro preparai tutti i documenti insegreto dalla mia famiglia e mi abbandonai nelle Sue mani,

affidando a Dio la mia vita. Fino a quel giorno non avevo maiavuto il coraggio di trasgredire la volontà dei miei genitori,ma la forza che veniva dal mio cuore era così forte perchéGesù mi stava chiamando a sé. Anche i miei compaesani cer-carono di scoraggiarmi nella mia scelta di farmi suora, ma ilgiorno dopo partii per Manila… O Signore, fa di me uno stru-mento del tuo amore per dare la felicità agli altri e portare lapace ovunque.

Eccomi...

LLaa mmiiaa vviittaa iinn CCrriissttoo

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di Marta Del Signore

22 luglio 2012: partenza per ilMadagascar. Ancora nonsapevamo a che tipo di

viaggio o esperienza saremmo andateincontro, e la paura era tanta. Ma aposteriori possiamo dire che per noi èstato più difficile il viaggio di ritorno.Si, perché l’esperienza vissuta è stataincredibilmente straordinaria. Siamostate accolte, tramite l’AssociazioneVolontari La Cometa, nella MissioneIfatsy, fondata dalla Congregazionedelle Suore Ospedaliere dellaMisericordia. La Missione ospita, nutre,educa e veste bambini malnutriti chevengono raccolti dai villaggi con il con-senso delle proprie famiglie che spessolasciano andar via i propri figli, più cheper premura nei loro confronti, per avereuna bocca in meno da sfamare. Lo scopodel progetto è quello di far uscire i bam-bini dalla malnutrizione, che tra i suoieffetti può causare ritardi mentali, gon-fiore in alcune parti del corpo, chiazzesul capo. Tramite l’adozione a distanzasi può assicurare loro un’istruzione sco-lastica e non solo. Le suore e i volontari

della MissioneIfatsy fannoqualcosa di vera-mente grande,perché è un pro-getto che non silimita ai solibambini, ma an-che alle lorofamiglie e allapopolazione deivillaggi limitro-fi. Infatti, essen-do un popolorealmente primi-tivo, nella mis-sione stanno dif-fondendo la cul-tura sanitaria, inse-gnando loro a lavarsi le mani e a tagliar-si le unghie, a fare ecografie e controlliche per noi sono di routine. Stanno cer-cando di trasmettere il concetto che ilmondo è fatto di emozioni e sentimenti,per cui i bambini, i figli, hanno bisognodi gesti e cure, e non solo di rimanereattaccati al seno della propria madre.

Durante la nostra permanenza abbiamosemplicemente fatto giocare i 60 bambi-ni che accoglie la Missione, facendolicolorare, correre, ballare. Abbiamo por-tato anche qualche aquilone, e nonimmaginate quanto sia stato straordina-rio vedere quei bambini, dai 4 ai 17 anni,correre, gridare, urlare e ridere perchésono riusciti a farlo volare in aria.

... manda me

UUnn’’eessppeerriieennzzaa iinnccrreeddiibbiillmmeennttee ssttrraaoorrddiinnaarriiaa

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di Nita Cabilan Jubahib

Segni del tempo

D al 19 al 23 luglio e dal 26 al30 luglio 2012 hanno avutoluogo gli incontri per la

Formazione Permanente delle suore gio-vani a Roma, Curia Generalizia delleSuore Ospedaliere della Misericordia conil tema del Vangelo di S. Marco 3, 14b:“… perché stessero con Lui”. Abbiamoavuto la fortuna di avere questa occasioneper poter rinnovare e rinvigorire la nostravita spirituale come fulcro della vocazio-ne che Dio ci ha chiamate. Un’esperienzamolto bella sulla Parola di Dio grazie aDon Andrea Palamides e il suo collabora-tore Prof. Francesco Sortini i quali cihanno offerto la parola di Dio come unnutrimento indispensabile per ogni cri-stiano, quanto più per noi religiose consa-crate a Dio. “Dio c’è. Dio fa. Dio fa perme. Dio mi chiama a fare con Lui”. Dio ciha chiamate per amore. In quale modopossiamo rimanere fedeli al Suo amorenella nostra esistenza quotidiana? Il miorapporto personale con Gesù, com’è?Sono veramente convinta che Gesù è ilvero Dio della mia vita? Umanamenteparlando siamo piene di mille domandesu come poter soddisfare i nostri bisognipersonali, i desideri e le ambizioni.L’uomo vuole sempre accumulare benimateriali e denaro, ma l’uomo non vive disolo pane, ma della Parola di Dio. Cimuoviamo continuamente attratti dallasoddisfazione, dal gusto, dal piacere, maqueste gusto e piacere si esauriscono pre-

sto e nella persona nasce poi il ‘rigetto’. Avolte ci agitiamo, ci sentiamo sole e smar-rite perché non troviamo le risposte. Qualè il segreto per mantenersi nei desideri diDio? È al di là di tutti gli schemi perché ildesiderio viene da Lui. Fai spazio alla vita

di preghiera con la Parola di Dio, secondola luce che lo Spirito ti dà e mettiti allaSua presenza gustando ciò che ciascunosa di essere alla Sua presenza: questo è ilsegreto. Soffermati sulle tue certezze, nonavere paura dei tuoi dubbi, non temerequello che tu neghi. Non cercare litigi ediscussioni, lascia perdere, piuttosto staiin silenzio davanti al Signore e gusta lecertezze che ti offre. Il signoreti visita, ti si fa vicino vici-no e nessuno potrà maientrare in quella intimitàprofonda, in quel miste-ro. Tu potrai raccontarlo,comunicarlo, ma quel

mistero è tuo e il Signore lo rinnovacostantemente. Sono piccoli slanci, pic-cole luci che però ti prendono il cuore. Ilgrande segreto è fissare per l’eternità quelmomento in cui senti la presenza del tuoSignore e grazie a Lui eviterai di peccareancora. Chiediamo sempre al Signore dinon diventare aridi, ma sentire la dolcez-za e pienezza della Sua presenza.Innamoratevi della parola di Dio, di Dioche parla, non della parola letta comequalsiasi poesia, ma della Parola che vitormenta. Cosa c’è di più bello che met-tersi dentro Dio e vedere le cose come levede Lui? Faremo questo solo se saremocapaci di pregare, perché non possiamovedere le cose come le vede Dio se non cilasciamo invadere e immergere da Lui.Concentriamoci sulla parola di Dio e sullaluce che essa lascia nelle nostre vite.

Abbandoniamoci all’intelligenzadell’Amore rivoluzionario, perché ci tra-sferisce totalmente in un altro ordine: nonpiù in quello logico, ma in quell’ordinedel giusto e del vero: è la rivoluzionedella comunione. “Non sei più tu che vivi,ma è Dio che vive attraverso te”. Questanostra generazione è chiamata a fare que-

sta sfida di fondare la nostra vitasulla parola di Dio. Care sorel-

le, impegniamoci nella pre-ghiera personale con laParola di Dio, gustando laSua presenza che ci tra-sforma e ci rinnova.

I perché dell’uomo trovano risposta nella Parola di Dio

Signore, fortifica la nostra fedee aiutaci a superare l’incredulità, ildubbio e la paura che ci impedisco-no di riconoscerti nella nostra vita.La tua pace sia nel nostro cuore perpoter annunciare la Sua parola ediventare nel Cristo Risorto anchenoi testimoni della tua Speranzaper chi soffre. Amen

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Cari Amici,

grazie a quanti hanno partecipato lo scorso 14 dicembre alla Cena diBeneficenza natalizia e grazie perché con il vostro contributo (euro4.561) siamo riusciti a portare aiuto alle 29 famiglie di lebbrosi diDondapudi, dove operano le Suore Ospedaliere della Misericordia.Anche nel 2013 sono tante le iniziative che stiamo portando avanti edelle quali vi daremo notizia tramite la consueta newsletter, il nostrosito internet: www.lacometaonlus.eu e la nostra pagina ufficiale suFacebook.

Continuate a seguirci e a sostenerci!

Il PresidenteSr. Adalgisa Mullano

Arrivederci Aldo Aldo, il Signore ti ha voluto con lui,ma tu non ci hai lasciato, continui a vivere tra di noi.Per me e per la mia famiglia sei stato un marito e padre esemplare.Hai avuto da Dio il dono di un’immensa bontà e generosità,hai aiutato i poveri,hai dedicato tutta la tua vita per la tua famiglia.Grazie Aldo, sono sicura che dal cielo continuerai a guardarci,a pregare per noi, per la tua famiglia ee per le missioni che tanto avevi a cuore.

La tua sposa Elisa

L’Associazione ricorda con affetto l’amico e benefattore Aldo Congiu venuto a mancare lo scorso novembre. (Capoterra 5.11.2012)

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Sostenere un bambino a distanzaMolti di noi hanno fatto l’esperienza dell’adozione a distanza,spesso quella denominata “scolastica”, cioè finalizzata al pro-seguimento degli studi di un bambino. È sempre una sceltafatta con il cuore: si tratta di un impegno economico da porta-re avanti per quanto possibile neltempo, una ulteriore “voce inuscita” annuale, per cui chi decidedi sostenere un bambino a distan-za si assume un impegno che, sep-pur su base volontaria e rescindi-bile, va rispettato. Gli attualitempi di crisi economica hannofatto stringere la cinghia a moltefamiglie e, proprio a causa di que-sto, qualcuno ha dovuto interrom-pere il sostegno a distanza: è unascelta comprensibilissima, gliadottanti non si devono sentiresotto pressione per il proseguimento dell’adozione, in quanto,lo ricordiamo, non si tratta di un impegno a tempo indetermi-nato. Ringraziamo comunque tutti coloro che, in questi anni, hannosostenuto le adozioni dell’Associazione volontari La Cometaonlus. Le motivazioni che spingono a questo tipo di solidarie-tà possono essere molteplici: dovremmo sempre ricordarci cheper ogni azione che facciamo ci tornerà qualcos’altro in cam-bio, in quanto siamo tutti interconnessi, perfino quando nonfacciamo nulla possiamo influenzare chi ci sta accanto con ilnostro stato d’animo. Se siamo in pace con noi stessi, questapace si irradierà attorno a noi. Abbiamo il potere di influenza-re il mondo, dovremmo sempre tenerlo presente. Ma cosa cidanno i bambini sostenuti a distanza? Ho visto il filmato conalcuni degli adottati in India da La Cometa. Ho sentito le lorovoci, anche quella della bimba da me sostenuta per continua-re i suoi studi. È un filmato di una ventina di minuti, ognunodi loro dice qualcosa; i ragazzi più grandi sono avanti neglistudi, e tutto questo grazie alle nostre adozioni. A me vederequelle brevi riprese ha suscitato diverse considerazioni. Negliocchi di quei ragazzi ho visto una contentezza che non si trova

molto spesso nei nostri sguardi. E non è certo perché era tuttopredisposto per le riprese! Avevano una pacatezza, una genui-nità, anche una riconoscenza per la possibilità avuta di porta-re avanti gli studi, che non avevano nulla di impostato. Eranosinceramente contenti di essere lì. Alcuni di loro hanno pre-sentato i loro genitori: mamme e papà indiani che ci hanno

mandato il loro grazie. A noi, chediamo quasi tutto per scontato eche molte volte siamo indottiall’amara considerazione chenemmeno più una laurea conmaster possa assicurare un futu-ro lavorativo a noi stessi o ainostri figli, proprio a noi quellefamiglie indiane hanno detto“grazie”. Grazie di dedicare aloro meno di un caffé al giorno.Grazie di permettere ai loro figlidi studiare. Grazie, perché lo stu-

dio è importante. Grazie, perchéal resto ci pensano loro. Lì hanno precarietà e preoccupazionidiverse dalle nostre, apparentemente vivono in condizionimolto più disagiate rispetto ai nostri standard europei, eppuresembrano più felici. Anzi, non lo sembrano, lo sono. Nei loroocchi può trovarsi, soprattutto nei piccolini, timidezza, a voltespaesamento davanti alla telecamera, ma si vede tanta paca-tezza e serenità d’animo. Una sincera riconoscenza verso chineanche conoscono e verso le suore che se ne prendono cura.Ecco le sensazioni suscitate in me nel vedere quel filmato.Sono stati solo venti minuti, ma è stata una lezione di vita. Èbellissimo sapere che c’è un filo impercettibile ma resistentis-simo che ci lega a qualcun altro, a migliaia e migliaia di chi-lometri di distanza: qualcuno cui noi abbiamo scelto di offrirela speranza di un futuro migliore, la stessa che noi a volte per-diamo; qualcuno cui noi possiamo infondere il coraggio dicredere in se stesso, proprio quello che a noi spesso viene amancare. Ed è bello sapere che, da così lontano, c’è qualcunoche ci pensa con affetto e prega per noi. Questa è, per me, l’a-dozione a distanza.

Cristina Allodi

La Solidarietà a Natale: una Cometa di emozioni!

È noto a tutti che Roma nasconda dei tesori ancora oggi sconosciuti aipiù: il 22 dicembre 2012 uno di essi ha dischiuso eccezionalmente lesue porte per un evento ideato in grande da Titania Eventi e dedicatoalla ottima musica e alla solidarietà. La Chiesa di Santa Caterina deiFunari, gioiello rinascimentale quasi sempre celato agli occhi di turistie romani, ha ospitato Voci in Coro per La Cometa, concerto benefico afavore del Centro per la cura della malnutrizione infantile di Ifatsy inMadagascar. La serata è stata impreziosita dalle cristalline Voces Ange-lorum, dirette da Camilla Di Lorenzo, dal trascinante coro Koob, diret-to da Francesca La Via, e dalle splendide voci del baritono Antonio DiLorenzo e del soprano Soon Jeong An. La causa promossa da La CometaOnlus, testimoniata in prima persona da Volontarie e Missionarie, ha ottenuto, grazie ad un pubblico generoso edentusiasta, donazioni per 700 Euro. Indimenticabile!

Andrea Giannantonio

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Per Beau Mathieu...

Domenica 16 dicembre i Cori ‘VocesAngelorum' e 'Cinquecinquanta+',diretti da Camilla Di Lorenzo eaccompagnati al pianoforte daTatiana Manzella, hanno dedicato illoro tradizionale concerto natalizioall’Assocazione volontari La Cometaonlus per aiutare il piccolo BeauMathieu, un bambino filippino di unanno affetto dalla sindrome diDandy-Walker. Questa rara malfor-mazione coinvolge il cervelletto ed ilquarto ventricolo. Il bimbo è già statooperato alla testa ed avrà bisogno dicure mediche specialistiche per tuttala vita. Ringraziamo di cuore il pub-blico, ancor più numeroso del solito:gli 830 euro raccolti sono stati pronta-mente inviati nelle Filippine e la famiglia del bambino ringrazia sentitamente per tanta generosità. Qualche giornodopo il concerto, Beau Mathieu è stato adottato a distanza dai genitori di due bambine che cantano nel Coro VocesAngelorum. Siamo felici di constatare come ogni anno il desiderio di sostenere e aiutare chi è più in difficoltà cre-sca e si rafforzi in tutti noi!

Camilla Di Lorenzo

... grazie da Beau Mathieu

San Jose, Antique - 22 gennaio 2013

Cari BenefattoriL’Amore e la Pace del Signore nostro Gesù Cristo sia con voi! Prima ditutto, vogliamo esprimere la nostra immensa e profonda GRATITUDINEper la vostra grande bontà e generosità che avete dimostrato per il bene eil futuro del nostro caro Beau Mathieu Dela Cruz. Il bambino sta megliodopo l’intervento, la cosiddetta “Life-saving Medical Procedure” cioèProcedure Mediche Salva-vita; però ha bisogno ancora di eseguire con-trolli medici ogni 6 mesi. Stiamo cercando di dargli tutta l’attenzione eassistenza necessaria, di curarlo bene e fare tutto il possibile, ma pur-troppo le nostre condizioni di vita ed economica non possono renderequanto possiamo sognare. Noi ringraziamo il Signore con tutto il cuoreperché ci ha mandato voi come nostro compagno per realizzare e compie-re questa missione nella nostra vita. La vostra GENEROSITÁ è la mani-festazione dell’amore immenso di Dio verso il piccolo Beau Mathieu.Permetteteci, cari benefattori, di darvi i nostri complimenti per il SI incon-dizionato alla missione cristiana di solidarietà e amore. Il buon Dio viricompenserà e benedirà con prosperità la vostra vita. Con i nostri verisentimenti di grande stima e gratitudine vi ringraziamo con tutto il cuore. Rimaniamo unitiCordiali saluti

JJ Dela Cruz, padre di Beau Mathieu

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L’angolo delle famigliedi Concita De Simone

Accoglienza che cresce - 21

EEmmbbrriioonnee,, ““UUnnoo ddii nnooii””CCaammppaaggnnaa pprroommoossssaa ddaaii MMoovviimmeennttii ppeerr llaa vviittaa nneeii vveennttiisseettttee PPaaeessii ddeellllaa UUee ppeerr aarrrriivvaarree aall rriiccoonnoosscciimmeennttoo ggiiuurriiddiiccoo ddeellll’’eemmbbrriioonnee

Obiettivo: un milione di firme. Tante ce ne vogliono per far intervenire il legislatore europeo in merito al riconoscimento giu-ridico dell’embrione. Per questo è on line (sul sito www.oneofus.eu) una petizione promossa dai Movimenti per la Vita dei ven-tisette Paesi della UE, che potrà essere sottoscritta fino al 1 novembre 2013. Nel testo, si chiede la «protezione giuridica delladignità, del diritto alla vita e dell’integrità di ogni essere umano fin dal suo concepimento». L’intento è sancire il «rispetto delladignità e dell’integrità» dell’embrione, sottolinea il quesito al centro del nuovo strumento di partecipazione diretta dei cittadi-ni europei previsto dal Trattato di Lisbona. La questione è innanzitutto antropologica: che l’embrione sia vita non può esseresolo una battaglia cattolica, ma una verità laica. E’ tempo di agire contro chi, spesso per puro interesse politico o economico,per meschine convenienze di parte, sostiene il più delle volte politiche di fatto abortiste o comunque contrarie a ogni forma dirispetto della vita umana. «Già nell’assoluta fragilità dell’embrione umano – afferma Francesco D’Agostino, presidentedell’Unione giuristi cattolici sulle pagine del quotidiano Avvenire – si manifesta la sua piena umanità se è vero, come è vero,che la “biografia” si manifesta nell’uomo sempre nel segno caratterizzante della debolezza, della precarietà, della mortalità. Noncon l’immagine potenziale dell’uomo di successo dobbiamo identificare la biografia dell’embrione, ma con quella di chi è ilpiù debole tra i deboli. E poiché ciascuno di noi ineluttabilmente giungerà (almeno nel momento della sua morte) di fronte aquesta soglia di fragilità estrema, non credo che sia inappropriato ritenere che l’embrione sia pienamente uno di noi».

In nome di chi non ha voce per ridare l’anima all’Europa

Iniziativa dei cittadini europei“Uno di noi”. Appello al popolo ita-liano.In nome di chi non ha voce, per dare soli-dità ai diritti dell’uomo, per dare pienaattuazione ai principi di dignità umana,uguaglianza e solidarietà, per risvegliarele radici dell’Europa, per ritrovare spe-ranza in un rinnovamento civile e mora-le, noi chiediamo di aderire all’iniziativadenominata “Uno di noi” sottoscrivendosu carta o telematicamente (oneofus.eu)l’apposito quesito già registrato dallaCommissione europea ed ora apertoall’adesione dei cittadini dei 27 Statidell’Unione.

Noi crediamo che «la questione socia-le è divenuta radicalmente questioneantropologica» (Benedetto XVI,Caritas in veritate, n. 75). Noi credia-mo che il riconoscimento della sempreuguale dignità dell’uomo dal concepi-mento alla morte naturale è il fonda-mento della libertà, della giustizia edella pace (Dichiarazione Universaledei diritti dell’uomo, 10 dicembre

1948). Noi constatiamo che le solennidichiarazioni dei diritti umani rischia-no di diventare strumento di oppres-sione contro l’uomo se viene accettatala più grave delle discriminazioni:quella che nega il diritto di vivereall’essere umano che si trova nellecondizioni più emblematiche dell’esi-stenza, quali sono il nascere e il mori-re (Giovanni Paolo II, Evangeliumvitae n. 18). Se il figlio concepito enon ancora nato è «il più povero tra ipoveri» (madre Teresa di Calcutta,premio Nobel per la pace), allora lanegazione della sua stessa esistenza, eanzi il tentativo di considerare undiritto la sua distruzione, è la «sconfit-ta dell’Europa» (Giovanni Paolo II, 28ottobre 1985).Il 2013 è stato proclamato “Annodella cittadinanza europea” per rende-

re i cittadini d’Europa più consapevo-li della loro appartenenza a unaUnione di valori. Il Trattato diLisbona, entrato in vigore alla fine del2009, ha introdotto la possibilità diiniziative di cittadini come strumentodi partecipazione democratica cheobbliga le istituzioni a prendere inconsiderazione e discutere quantoviene richiesto. Perciò i cittadini,esprimendo una larga adesione all’ini-ziativa “Uno di noi”, possono aiutarel’Europa a ritrovare la sua anima.Dichiarando che ogni essere umano,fin dal concepimento, è uno di noi,essi chiedono che la dignità umana siamessa al centro dell’integrazioneeuropea e che ogni risorsa economicae intellettuale dell’Unione sia destina-ta sempre a promuovere la vita umanae mai a distruggerla.

Come aderire all’appello “Uno di noi”

In qualunque lingua lo si voglia pronunciare, l’embrione è sempre «uno dinoi». Per aderire alla campagna internazionale si può cliccare direttamentesulla pagina dell’Unione europea che presenta l’iniziativa:https://ec.europa.eu/citizens-initiative/ECI-2012-000005/public/index.do?lang=it

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Magisteroa cura di Vito Cutro

«Penso che abbiate sperimentato piùvolte la difficoltà di coinvolgere i vostricoetanei nell’esperienza di fede. Spessoavrete constatato come in molti giovani,specialmente in certe fasi del camminodella vita, ci sia il desiderio di conosce-re Cristo e di vivere i valori del Vangelo,ma questo sia accompagnato dal sentirsiinadeguati e incapaci. Che cosa fare?Anzitutto la vostra vicinanza e la vostrasemplice testimonianza saranno uncanale attraverso il quale Dio potrà toc-care il loro cuore.

L’annuncio di Cristo non passa sola-mente attraverso le parole, ma devecoinvolgere tutta la vita e tradursi ingesti di amore. L’essere evangelizza-tori nasce dall’amore che Cristo hainfuso in noi; il nostro amore, quindi,

quello virtuale, di sostituire l’incontroe il dialogo diretto con le persone coni contatti in rete.Il secondo ambito è quello dellamobilità. Oggi sono sempre più nume-rosi i giovani che viaggiano, sia permotivi di studio o di lavoro, sia perdivertimento. Ma penso anche a tutti imovimenti migratori, con cui milioni dipersone, spesso giovani, si trasferisco-no e cambiano Regione o Paese permotivi economici o sociali. Anche que-sti fenomeni possono diventare occa-sioni provvidenziali per la diffusionedel Vangelo. Cari giovani, non abbia-te paura di testimoniare la vostrafede anche in questi contesti: è undono prezioso per chi incontratecomunicare la gioia dell’incontro conCristo. (…)

Cari amici, volgete gli occhi e guardateintorno a voi: tanti giovani hanno perdu-to il senso della loro esistenza. Andate!Cristo ha bisogno anche di voi.Lasciatevi coinvolgere dal suo amore,siate strumenti di questo amoreimmenso, perché giunga a tutti, spe-cialmente ai «lontani». Alcuni sonolontani geograficamente, altri invecesono lontani perché la loro cultura nonlascia spazio a Dio; alcuni non hannoancora accolto il Vangelo personalmen-te, altri invece, pur avendolo ricevuto,vivono come se Dio non esistesse. Atutti apriamo la porta del nostro cuore;cerchiamo di entrare in dialogo, nellasemplicità e nel rispetto: questo dialogo,se vissuto in una vera amicizia, porteràfrutto.

(…) Vorrei sottolineare due campi in cuiil vostro impegno missionario deve farsiancora più attento. Il primo è quellodelle comunicazioni sociali, in parti-colare il mondo di internet. Come hogià avuto modo di dirvi, cari giovani,«sentitevi impegnati ad introdurre nellacultura di questo nuovo ambiente comu-nicativo e informativo i valori su cuipoggia la vostra vita! [...] A voi, giova-ni, che quasi spontaneamente vi trovatein sintonia con questi nuovi mezzi dicomunicazione, spetta in particolare ilcompito della evangelizzazione di que-sto “continente digitale”» (Messaggioper la XLIII Giornata Mondiale delleComunicazioni Sociali, 24 maggio2009). Sappiate dunque usare consaggezza questo mezzo, considerandoanche le insidie che esso contiene, inparticolare il rischio della dipenden-za, di confondere il mondo reale con

Dal 23 al 28 luglio prossimo si svolgerà, a Rio de Janeiro, la XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù, cui, come nelleprecedenti edizioni, convergeranno giovani di tutto il mondo, sul tema: “Andate e fate discepoli tutti i popoli! “. BenedettoXVI, per tale circostanza, ha inviato, il 18 ottobre 2012, un accorato messaggio del quale riportiamo qualche stralcio.

Cristo ha bisogno anche di voi

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deve conformarsi sempre di più al suo.Come il buon Samaritano, dobbiamoessere sempre attenti a chi incontriamo,saper ascoltare, comprendere, aiutare,per condurre chi è alla ricerca dellaverità e del senso della vita alla casa diDio che è la Chiesa, dove c’è speranzae salvezza (cfr Lc 10,29-37). Cariamici, non dimenticate mai che ilprimo atto di amore che potete fareverso il prossimo è quello di condivi-dere la sorgente della nostra speranza:chi non dà Dio, dà troppo poco! Aisuoi apostoli Gesù comanda:«Fate discepoli tutti i popoli, bat-tezzandoli nel nome del Padre edel Figlio e dello Spirito Santo,insegnando loro a osservare tuttociò che vi ho comandato» (Mt28,19-20). I mezzi che abbiamoper «fare discepoli» sono princi-palmente il Battesimo e la cate-chesi.

(…) Per questo vi invito a radicar-vi nella preghiera e neiSacramenti. L’evangelizzazioneautentica nasce sempre dallapreghiera ed è sostenuta da essa: dob-biamo prima parlare con Dio perpoter parlare di Dio. E nella preghiera,affidiamo al Signore le persone a cuisiamo inviati, supplicandolo di toccareloro il cuore; domandiamo allo SpiritoSanto di renderci suoi strumenti per laloro salvezza; chiediamo a Cristo dimettere le parole sulle nostre labbra e difarci segni del suo amore. (…)

E, più in generale, preghiamo per lamissione di tutta la Chiesa, secondo larichiesta esplicita di Gesù: «Pregatedunque il signore della messe, perchémandi operai nella sua messe!» (Mt9,38). Sappiate trovare nell’Eucaristia lasorgente della vostra vita di fede e dellavostra testimonianza cristiana, parteci-pando con fedeltà alla Messa domenica-le e ogni volta che potete nella settima-na. Ricorrete frequentemente alSacramento della Riconciliazione: è unincontro prezioso con la misericordia diDio che ci accoglie, ci perdona e rinno-

va i nostri cuori nella carità. E non esi-tate a ricevere il Sacramento dellaConfermazione o Cresima se non l’ave-te ricevuto, preparandovi con cura eimpegno. Con l’Eucaristia, esso è ilSacramento della missione, perché cidona la forza e l’amore dello SpiritoSanto per professare senza paura lafede. Vi incoraggio inoltre a praticarel’adorazione eucaristica: sostare inascolto e dialogo con Gesù presente nelSacramento diventa punto di partenza dinuovo slancio missionario.(…)

Cari giovani, per restare saldi nella con-fessione della fede cristiana là dovesiete inviati, avete bisogno dellaChiesa. Nessuno può essere testimonedel Vangelo da solo. Gesù ha inviato isuoi discepoli in missione insieme:«fate discepoli» è rivolto al plurale. Èdunque sempre come membri dellacomunità cristiana che noi offriamo lanostra testimonianza, e la nostra missio-ne è resa feconda dalla comunione cheviviamo nella Chiesa: dall’unità e dal-l’amore che abbiamo gli uni per gli altrici riconosceranno come discepoli diCristo (cfr Gv 13,35). Sono grato alSignore per la preziosa opera di evange-lizzazione che svolgono le nostre comu-nità cristiane, le nostre parrocchie, inostri movimenti ecclesiali. I frutti diquesta evangelizzazione appartengono atutta la Chiesa: «uno semina e l’altromiete», diceva Gesù (Gv 4,37). (…)

Rendo grazie anche per tutti i fedelilaici che si adoperano per vivere il loro

quotidiano come missione là dovesono, in famiglia o sul lavoro, affin-ché Cristo sia amato e servito e crescail Regno di Dio. Penso in particolarea quanti operano nel campo dell’edu-cazione, della sanità, dell’impresa,della politica e dell’economia e intanti altri ambiti dell’apostolato deilaici. Cristo ha bisogno del vostroimpegno e della vostra testimonianza.Nulla - né le difficoltà, né le incom-prensioni - vi faccia rinunciare a porta-re il Vangelo di Cristo nei luoghi in cui

vi trovate: ognuno di voi è prezio-so nel grande mosaico dell’evan-gelizzazione! (…)

In conclusione, cari giovani, vorreiinvitarvi ad ascoltare nel profondodi voi stessi la chiamata di Gesù adannunciare il suo Vangelo. Comemostra la grande statua di CristoRedentore a Rio de Janeiro, il suocuore è aperto all’amore versotutti, senza distinzioni, e le suebraccia sono tese per raggiungereciascuno.Siate voi il cuore e le braccia di

Gesù! Andate a testimoniare il suoamore, siate i nuovi missionari animatidall’amore e dall’accoglienza! Seguitel’esempio dei grandi missionari dellaChiesa, come san Francesco Saverio etanti altri.

Al termine della Giornata Mondialedella Gioventù a Madrid, ho benedettoalcuni giovani di diversi continenti chepartivano in missione. Essi rappresenta-vano i tantissimi giovani che, riecheg-giando il profeta Isaia, dicono alSignore: «Eccomi, manda me!» (Is 6,8). La Chiesa ha fiducia in voi e vi è pro-fondamente grata per la gioia e il dina-mismo che portate: usate i vostri talenticon generosità al servizio dell’annunciodel Vangelo! Sappiamo che lo SpiritoSanto si dona a coloro che, in umiltà dicuore, si rendono disponibili a taleannuncio. E non abbiate paura: Gesù,Salvatore del mondo, è con noi tutti igiorni, fino alla fine del mondo (cfr Mt28,20)! (…)»

Magistero

Il Santo Padre alla GMG di Madrid

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Magistero

Lunedì 11 febbraio durante lo svolgimento del Concistoroordinario tenuto per alcune Cause di Canonizzazione(Antonio Primaldo e Compagni, martiri; Laura di SantaCaterina da Siena Montoya y Upegui, vergine e MariaGuadalupe García Zavala, confondatrice ), il Santo Padre, asorpresa e nella lingua ufficiale della Chiesa, il latino, hacomunicato ai cardinali, alla Chiesa intera ed al mondo lasua volontà di rinunciare al soglio petrino. Riportiamo il testodella dichiarazione.

Carissimi Fratelli,vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre cano-nizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione digrande importanza per la vita della Chiesa. Dopo averripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio,sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’etàavanzata, non sono più adatte per esercitare in modo ade-guato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questoministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiutonon solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendoe pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidimutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per

la vita della fede, per governare la barca di san Pietro eannunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia delcorpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in meè diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia inca-pacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Perquesto, ben consapevole della gravità di questo atto, conpiena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero diVescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato permano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 feb-braio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di SanPietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cuicompete, il Conclave per l’elezione del nuovo SommoPontefice.Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amoree il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio mini-stero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamola Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, NostroSignore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria,affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nel-l’eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguar-da, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con unavita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio.

Uno storico annuncio

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Riflessioni

Accoglienza che cresce - 25

di Mons. Natalino Zagotto

D urante questi quasi 51 annidi sacerdozio a Roma possodire di avere incontrato il

mondo: quello ecclesiale, quello politicoe culturale, quello delle laicità, quello deiricchi e quello immenso dei poveri edelle povertà più varie.

Ho conosciuto santi e peccatori,uomini e donne potenti o finti tali, gentecon nomi altisonanti e gente senza nome.Ho conosciuto e incontrati papi e cardi-nali, cardinali che sono diventati papa:uno di questi è proprio il CardinaleRatzinger, dal 2005 Papa Benedetto XVI.

Il ricordo che ho di questo grandePontefice è legato al mio servizio quasiventicinquennale nella Diocesi di Roma

come Vicario episcopale per la vita con-sacrata; servizio vissuto con un entusia-smo e una passione che mi hanno dato ilprivilegio di entrare nelle comunità reli-giose maschili e femminili e nei mona-steri; servizio che mi ha dato la consape-volezza, vissuta giorno dopo giorno, ditrovarmi nel cuore di una delle realtàmeravigliose e profetiche della Chiesa: laVita Consacrata appunto.

In ogni settore territoriale e pastoraledella diocesi del Papa è presente unamiriade di consacrati e consacrate che por-tano all’interno di essa il respiro ed il calo-re autentico di ogni angolo del mondo. Ele religiose ed i religiosi che hanno vissu-to un tratto del loro cammino vocazionale

a Roma, riportano nei continenti il respirodella nostra Chiesa romana.

Il cardinale Ratzinger mi faceva chia-mare dalla sua segreteria quando ritenevadi comunicarmi le sue impressioni sualcune nuove forme di vita consacrata,provenienti dalla Germania, che iniziava-no la loro esperienza romana, per unincontro che spesso consisteva in quattrofasi pomeridiane, dalle 16 alle 17, per levie di Borgo, attorno a piazza Leonina.

Era impressionante la mitezza, la sere-nità, la profonda gioia interiore che ilCardinale sapeva suscitare: entrare discre-tamente nel confronto e nel dialogo.

Grazie Benedetto

segue a pag. 26

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Riflessioni

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Se penso a quel 19 aprile del 2005,ricordo la corsa verso piazza San Pietroalla notizia della fumata bianca. Arrivaicon un po’ di anticipo sull’annuncio dell’“Habemus Papam”. Tutto mi faceva pen-sare che il nuovo Papa sarebbe stato ilcardinale Ratzinger. Lo dissi ad alcunigiovani che, invece, si aspettavano qual-cuno che assomigliasse al grande, amatoe pianto, Giovanni Paolo II. Notai unacerta delusione quando dalla loggia cen-trale della Basilica vaticana il Cardinaleprotodiacono pronunciò il nome dell’e-letto, che prendeva il nome di Benedetto.La delusione scomparve quando sulgrande schermo si vide il volto del nuovoPapa: l’ “ umile operaio della vigna delSignore”.

* * *

Quella delusione ben presto si trasformòin amore. Quando Papa Benedetto incon-trò per la prima volta il clero romano, ilsuo clero, nella cattedrale di SanGiovanni in Laterano, dopo le parole cherivolse ai suoi sacerdoti, alcuni interven-nero e posero al loro nuovo Vescovoalcune domande. Non volevo parlare, mami feci coraggio e con poche paroledescrissi al Papa lo spessore della VitaConsacrata in Roma e l’immenso campodi apostolato che in ogni ambito ecclesia-le essa svolgeva. Senza la VitaConsacrata Roma cristiana non sarebbequella che è. Il Papa ascoltò attentamentee conclusi il mio dire chiedendo sommes-samente la gioia di un incontro nell’aulaPaolo VI con le religiose presenti inRoma.Egli disse che le avrebbe incontratevolentieri e con grande gioia. Credo chetutti ricordiamo quell’incontro memora-bile, carico di affetto e di devozione inun’aula completamente gremita. Tanti sono gli episodi che potrei ricorda-re, come quando dissi al Santo Padre,dopo una celebrazione del 2 febbraio,giorno dedicato alla Vita Consacrata:“Padre Santo, sarebbe bello se potessepassare lungo la navata della Basilica perun incontro “ravvicinato” con tante suoree tanti religiosi che sarebbero felici divederla e salutarla da vicino”. Non dissenulla, io mi ero quasi pentito di aver chie-

sto tanto. Ma, finito il “baciamano” pre-visto per una quindicina di persone, papaBenedetto affrettò il passo e da solo,inseguito da alcuni addetti, si incamminòverso il corridoio della navata centrale.Un applauso grandioso salutò il gesto delPapa. Quanta gratitudine per tutto ciò chein otto anni ci ha donato.L’11 febbraio scorso ero in macchina conil dr. Franco Pisanu, il segretariodell’Ufficio per la Vita Consacrata, diret-to al monastero della Visitazione diAcilia, per la celebrazione del 50° dellavita monastica della priora suor Teresa.Squillò il cellulare ed un amico mi disseincredulo e costernato che il Papa si eradimesso. Rimasi inebetito, ma volliinformarmi meglio e dalla radio ebbi laconferma. Arrivammo al monastero e,all’inizio dell’omelia, pensando che lemonache sapessero già la “notizia-bomba”, chiesi di pregare per il Papa cheil 28 febbraio alle ore 20 avrebbe rinun-ciato al suo Ministero Petrino comevescovo di Roma e Pastore della ChiesaUniversale. Lascio solo immaginarequello che è avvenuto nella piccola cap-pella del monastero.

* * *

Ricordo ora alcune parole pronunciate daPapa Benedetto il 27 febbraio scorso,nell’ultima udienza in una piazza SanPietro colma di una sterminata folla difedeli, debordante fino alla via dellaConciliazione. Cardinali, vescovi, preti,frati, suore, famiglie, associazioni attentie commossi. “(…) Quando il 19 aprile diquasi otto anni fa, ho accettato di assu-mere il ministero petrino (…) le paroleche sono risuonate nel mio cuore sonostate: Signore, perché mi chiedi questo eche cosa mi chiedi? (…) Se tu me lo chie-di, sulla tua parola getterò le reti, sicuroche tu mi guiderai (…) E otto anni dopoposso dire che il Signore mi ha guidato(…) Ho potuto percepire quotidianamen-te la sua presenza (…) ma ho sempresaputo che in quella barca c’è il Signoree ho sempre saputo che la barca dellaChiesa non è mia, non è nostra, ma è sua.E il Signore non la lascia affondare (…)Un pensiero speciale alla Chiesa diRoma, la mia Diocesi (…) Ho voluto

bene a tutti ed a ciascuno, senza distin-zioni, con quella carità pastorale che è ilcuore di ogni Pastore, soprattutto delVescovo di Roma, del successore dell’a-postolo Pietro. Vorrei che il mio saluto eil mio ringraziamento giungesse poi atutti: il cuore di un Papa si allarga almando intero (…) Vi chiedo di ricordar-mi davanti a Dio (…) Cari amici! Dioguida la sua Chiesa, la sorregge sempre(…). Nel nostro cuore, nel cuore di cia-scuno di voi, ci sia sempre la certezzagioiosa che il Signore ci è accanto, non ciabbandona, ci è vicino e ci avvolge con ilsuo amore. Grazie”.E nella mattina del 28 febbraio, aiCardinali così ha parlato il papaBenedetto: “Che il Signore ci mostri quel-lo che è voluto da Lui. E tra voi, tra ilCollegio cardinalizio, c’è anche il futuroPapa al quale già oggi prometto la miaincondizionata reverenza ed obbedienza”.E dalla loggia centrale del palazzo apo-stolico di Castel Gandolfo, l’ultima appa-rizione di papa Benedetto, nel tardopomeriggio: “Cari amici, sono felice diessere con voi. Grazie per la vostra ami-cizia e il vostro affetto (…) Sino alle 20sarò Papa. Dopo sarò semplicemente unpellegrino che fa l’ultima tappa del suopellegrinaggio in terra. Grazie a tutti”.Poi la benedizione e un paterno, affettuo-so, umanissimo “Buonanotte”.

Ma voglio, infine, sottolineare quello cheio chiamo il segreto di papa Benedetto, ilsuo colloquio con Gesù, da lui amato,conosciuto, annunciato con amore quoti-diano. Il suo Gesù che è il nostro Gesù, loha guidato, chiamato, gli si è certamenterivelato. Le sue parole semplici e direttea questo proposito ci parlano di un dialo-go misterioso e presente: Gesù gli parla egli dice quello che è necessario fare perrispondere al meglio alla chiamata delPadre. La fede obbediente di papaBenedetto che depone il suo mandato aipiedi del crocifisso, indica a tutti noi unirripetibile esempio di sequela finoall’abbandono totale alla volontà di unDio che si manifesta come il presentedella nostra vita.Ed ora siamo noi, Padre Santo, PapaBenedetto, che ti diciamo il più grande,affettuoso ed un po’ accorato GRAZIE.

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Accoglienza che cresce - 27

Riflessionidi Paolo Benanti tor

IIll ffaasscciinnoo ddeell mmaalleeOOvvvveerroo ii vviizzii ccaappiittaallii (VII)

L’accidia o il mal di vivere

A ccidia deriva dal termineakedìa che, nel greco classi-co, significa non prendersi

cura (a privativo e kedia): l’accidiasostanzialmente è una negazione dellaresponsabilità, del rispondere a quellachiamata alla vita che la tradizione cri-stiana chiama vocazione. L’accidia è unaforma di negligenza, d’indifferenza e dimancanza d’interesse per la vita stessacaratterizzata da abbattimento, scorag-giamento, prostrazione, stanchezza enoia di fronte alla vita. É lo smarrimentoestremo: l’accidioso vive in uno statod’animo che intacca e rischia di disorien-tare tutto ciò che raggiunge. L’accidiapuò sfociare in un’espressione patologi-ca: il male oscuro, cioè la depressione.L’accidia può essere vissuta con umoreeuforico, molto attivo e operoso unitotuttavia ad un’incredibile paralisi circa lavita spirituale: l’accidioso sembra bloc-cato perché concentrato su se stesso ed ipropri problemi, impossibilitato ad uscir-ne, a guardare fuori di sé. Tale paralisi èinsieme causa ed effetto della sua soffe-renza. Chi è colpito dall’accidia avverteun senso di disordine e d’illogicità in cuisi intrecciano reazioni contrastanti: sidetesta tutto ciò che si ha e si desideraciò che non si ha. Si percepisce che tuttala propria esistenza perde di tensione, ècome allentata in un senso di vuoto, nellanoia e nella svogliatezza, in una incapa-cità di concentrarsi su una determinataattività, nella spossatezza e nell’ansia. Acausa dell’angoscia e dell’ansietà, la vitaappare senza più punti sicuri, senza cer-tezze, come appoggiata su di una super-ficie fluttuante. In fondo l’accidioso è unateo, perché ha cancellato Dio dal pro-prio orizzonte lasciandovi solo se stessoe la delusione per la propria limitatezza

(lo stesso effettoproduce la super-bia). CancellandoDio nulla piùriesce a passare lebarriere che l’ac-cidioso pone fra sée la realtà: ci sicondanna a un iso-lamento che è l’i-nizio del soffoca-mento e dell’asfis-sia dell’accidia.Due conseguenzetipiche sono l’insta-bilità e il disprezzoper gli impegnidella propria vita. L’uomo non padroneg-gia più la vita, non sa più come cavarselain determinate vicende della propria esi-stenza; e il compito a lui affidato gli sierge davanti insuperabile, come la paretedi una montagna. L’accidia vela l’animadi una tristezza sottile. Il cuore sembrastanco di tutto. Le giornate diventano dicinquanta ore. Il tempo è noioso, nonpassa mai; serve soltanto a portarci via lagiovinezza e la vita. Nonostante questomalessere c’è nell’accidia una compo-nente particolarmente perversa: l’acci-dioso si attacca ad essa e pur soffrendopesantemente dell’animo triste, tuttaviaavverte una forte resistenza a rinunciar-vi, al punto di affezionarsi ad essa.L’accidia, pur somigliando alla pace ealla tranquillità, è l’esatto contrario diquesta: chi ne è affetto non riesce a tro-vare pace, tormentato da questo disgustodel vivere. Tra tutti i vizi, l’accidia sem-bra essere il più profondo e insidioso, einsieme alla superbia evidenzia unmancato riferimento ad una prospetti-va religiosa e spirituale, manifestando-si come un vuoto del senso della vita.Alla base della tristezza propria dell’ac-

cidia c’è una valutazione di sé e dellavita in termini negativi, il che spesso è inrelazione a un atteggiamento troppoidealista, proprio di chi tendeva a porsicome il centro di tutto. Ciò che accomu-na i comportamenti del depresso e del-l’accidioso è spesso il fatto di non accet-tare il limite come elemento basilare dellavita, che viene per lo più negato o subìto,ma mai integrato. È allora importantecoltivare un atteggiamento di vigilanza edi attenzione al bene, che è dato dalla pra-tica dell’esame di coscienza: abituarsi aleggere le pagine della storia personaleriprendendole nelle proprie mani, noncome le pagine di un agenda, ma alla lucedella benevolenza del Signore.L’Eucaristia come rendimento di grazie,l’azione per eccellenza del cristiano, è uninsegnamento di vita decisivo anche sottoquesto punto di vista. L’accidia, infatti, èl’esatto contrario dell’Eucaristia, dellospirito del ringraziamento: incapace dicogliere il rapporto e il senso delle cose,chi è preda dell’accidia vive nell’achari-stia, nell’incapacità a stupirsi della bel-lezza, dell’amore e, quindi, nell’incapaci-tà a rendere grazie.

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28 - Accoglienza che cresce

Sapori Divini

Sapori DiviniLa pastiera napoletana

Profumo di cedro e di fiori d’arancio: eccola primavera e con la pastiera napoletana èservita anche in cuicna. Questo non è soloun dolce classico della tradizione culinariapartenopea, ma rappresenta un vero e pro-prio simbolo della rinascita della vita e delritorno della bella stagione. La tradizione vuole che si consumi solonel periodo pasquale, anzi, per essere dav-vero ligi, occorre prepararla entro e nonoltre il Giovedì Santo, in modo che possariposare un paio di giorni per essere ancorpiù gustosa.

Ingredienti (per 12 persone)

Per la pastafrolla della pastiera 300 g di farina di grano tenero “00”150 g di burro150 g di zucchero semolato2 uovaScorza grattugiata di mezzo limoneUn pizzico di saleIngredienti per la farcitura della pastieraPer il ripieno400 g di grano cotto 600 g di ricotta di pecora

150 g di zucchero semolato100 ml di latte intero100 g di scorze d’arancia candita50 g di cedro candito1 arancia non trattata (scorza grattugiata)3 uova1 bustina di vanillina3-4 cucchiai di acqua di fiori d’arancioUn pizzico di saleUn pizzico di cannella (facoltativo)Farina e burro q.b. (per infarinare lo stampo)

ProcedimentoPreparare la pasta frolla secondo la ricettaclassica: disporre la farina a fontana suuna spianatoia, aggiungere i tuorli d’uovo,lo zucchero, la scorza di limone e il burrofreddo di frigo tagliato a striscioline.Lavorare bene con una forchetta e poivelocemente con le mani, per il minor

tempo possibile. Avvolgere nella pellicolatrasparente e lasciar riposare in frigoriferoper almeno mezz’ora. Riscaldare il latte inun padellino, senza tuttavia farlo bollire;quando è ben caldo, spegnere il fuoco eunirvi 400 g di grano cotto rimestando conuna forchetta per ammorbidirlo e separarei chicchi. Se necessario si può aggiungereun altro po’ di latte. Aggiungere 150 g dizucchero, mescolare bene e lasciar raffred-dare il tutto. Mettere 600 g di ricotta dipecora in una grossa ciotola e unire unoper volta il grano cotto, le 3 uova, i pez-zetti di arancia candita, la scorza di aran-cia, il cedro candito, la vanillina e l’acquadi fiori d’arancio. Se si gradisce il sapore,è possibile aggiungere anche un pizzico dicannella. Mescolare bene sino ad ottenereun composto omogeneo. Imburrare e infa-rinare una tortiera (diametro 26-28 centi-metri) o, in alternativa, foderarla con dellacarta da forno. Suddividere il panetto dipastafrolla in 2/3 per la base e 1/3 per lestrisce decorative. Stendere la pastafrollanella tortiera con uno spessore di circamezzo centimetro, bucherellando il fondocon una forchetta. Con un coltello elimi-nare la pasta in eccesso. Versare la farcitu-ra nella tortiera e pareggiare con un cuc-chiaio di legno. Stendere la pasta rimanen-te con un mattarello e ritagliare striscioli-ne di circa 2 centimetri di larghezza utiliz-zando una rotella dentata. Disporre le stri-scioline sul ripieno in modo da formaredei fitti rombi (un po’ come nella classicacrostata). Infornare nel forno preriscaldatoa 180°C e calcolare un tempo di cottura dicirca un’ora, o comunque sino a quando lafarcitura non sarà diventata ben soda.Sfornare e lasciare raffreddare, lasciandola pastiera all’interno dello stampo di cot-tura.

Origini e storia della pastiera napoletanaCon tutta probabilità le origini dellapastiera napoletana sono da ricercarsinelle preparazioni culinarie rituali, antece-denti il Cristianesimo, che venivano con-sumate in occasione del ritorno della pri-

mavera. È piuttosto difficile tracciare lastoria di questi “antenati” della pastiera,così come l’inventore della sua attualeversione. Con tutta probabilità sarebbemeglio dire “inventrice”, dal momento chepare siano state la monache dell’anticoconvento napoletano di San GregorioArmeno a ideare la pastiera. Il dolce-sim-bolo della Risurrezione del Cristo era pre-parato con grano e uova, ingredienti dalforte significato religioso, e con l’acqua difiori d’arancio, simbolo del ritorno dellaprimavera dopo l’inverno. A tutto ciò siaggiungeva l’aroma del cedro candito,proveniente da zone vicine alla Terrasanta.Le monache erano considerate delle veremaestre nella preparazione della pastiera,al punto che con l’arrivo del periodopasquale esse erano incaricate di produrnein grandi quantità allo scopo di “rifornire”le tavole della nobiltà e dell’aristocrazialocale. Una curiosa storia, o forse solo unaleggenda, racconta come la pastiera riuscìpersino a strappare un sorriso… ad unaRegina. Si tratta di Maria Teresad’Austria, moglie di Ferdinando II diBorbone che dal 1830 al 1859 fu sovranodel Regno delle Due Sicilie. La reale con-sorte era nota per il suo caratteraccio, alpunto da meritarsi il poco ambito appella-tivo di “regina che non sorride mai”.Eppure, assaggiando una fetta di pastiera,a Maria Teresa d’Austria scappò più di unsorriso e il Re manifestò la sua soddisfa-zione per questo avvenimento del tuttoinusuale. Il suo commento fu che era unpeccato dover attendere la successivaPasqua… per poter vedere sorridere nuo-vamente la sua Regina!

di Concita de Simone

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L’angolo dei giovani

Accoglienza che cresce - 29

I n questi ultimi anni, la scuolapubblica italiana è stata colpitada una serie di tagli al budget

che hanno inevitabilmente comportatouna limitazione dell’offerta formativa adanno degli studenti. Ora, senza entrarein una polemica fine a se stessa, pren-diamo in considerazione questo esem-pio: un ipotetico studente di terza media- che chiameremo Luca - di buonafamiglia ha scelto il Liceo classico, maè indeciso a quale scuola iscriversi l’an-no prossimo; si prospettano dunque duepossibilità: il Liceo A (scuola pubblica)ed il Liceo B (scuola paritaria cattolica).Quali sono i vantaggi o gli svantaggiderivanti da questa scelta? Luca scartasubito l’ipotesi del Liceo A in quanto è

opinione diffusa che la scuola pubblicasia indebolita dalla numerosa quantitàdi scioperi (che influisce negativamentesulla regolarità delle lezioni) e dallapoliticizzazione dei professori – che amio avviso è l’aspetto più grave, perchénon ci dovrebbe essere la politica ascuola. Se dunque Luca ha a cuore ilsuo futuro scolastico e vuole porre soli-de basi per il proprio cammino di for-mazione, sceglierà l’ipotesi B: il Liceo

paritario cattolico. I van-taggi di questa sceltasono diversi: la scuolaparitaria cattolica hacome obbiettivo non solol’istruzione dello studen-te (che è sicuramente diprimaria importanza), maanche la sua formazioneumana e religiosa maturain modo tale che una volta uscito dalliceo, non sappia solo chi fu e cosa feceCicerone o Seneca, ma che sia anche uncittadino responsabile, indipendente nelpensare e prendere posizione, capace dicogliere le sfumature di grigio – nontutto è bianco o nero – e umile nell’au-tocritica. Inoltre, la scuola paritaria cat-

tolica, distingue il concetto di“cultura cristiana” e “religionecristiana”: di solito si tende acredere che in una scuola cattoli-ca ci vadano solo i figli di fami-glie credenti, praticanti, osser-vanti e chi più ne ha più nemetta; ciò è falso in quanto lascuola cattolica è frequentataanche da una buona percentualedi figli di famiglie magari pococredenti o non praticanti e osser-vanti. Questo apparente parados-so invece è il punto di forza della

scuola cattolica in quanto si lascia daparte l’aspetto più dogmatico - special-mente per i giovani - in favore della piùelastica “cultura cristiana”. Parlando oradi me, sono uno studente del liceo cat-tolico di Padova “Istituto Barbarigo”,che negli anni è risultato essere tra lemigliori 10 scuola d’Italia secondoPanorama, e frequento l’ultimo anno.Ora, mi guardo indietro, e ripercorrocon la mente il mio cammino che mi ha

fatto diventare chi sono; sono entrato daragazzo ed ora esco da “uomo”, almenoè quanto spero! Guardo indietro e capi-sco che tutto ha avuto e continua adavere un senso. Senza generalizzare epolemizzare se è meglio una scuolaparitaria o una scuola statale, se io fossiandato alla pubblica, avrei avuto le stes-se opportunità di crescita, le stessaattenzione nei confronti della mia perso-na? Ragionando ora con cognizione dicausa, non ne sarei certo: purtroppo allescuole pubbliche spesso le attività extra-curricolari destinate alla formazionevengono trascurate, e non sempre ven-gono messe in risalto le peculiarità eattitudini dei singoli. Nel mio caso misento fortunato a poter frequentare ilCollegio vescovile Barbarigo, dovetutto ciò non avviene. La scuola cattoli-ca è una scelta vincente e una garanziadi buona formazione sotto molteplicipunti di vista. L’unico punto a sfavore èil fatto che, visti i tempi che corrono, lefamiglie italiane non riescono a far fron-te ad una retta nella maggior parte deicasi che si aggira sui 500 euro mensili,ma va anche detto che i soldi spesi,anche se personalmente preferirei direinvestiti, per l’istruzione di qualità, sonoi soldi meglio spesi in quanto sono l’in-vestimento a lungo termine che darà piùfrutti.

di Matteo Fusaro

La scuola cattolica:una scelta vincente

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Storiedi Concita De Simone

delle droghe e delle discoteche ma, fortu-natamente, grazie a Dio, lei è stata lostrumento che mi ha riportato alla pre-ghiera, e a confessarmi dopo tanti anniche non lo facevo. Ricominciando a farela Comunione, il corpo di Cristo ha tra-sformato lentamente la mia vita. Hoiniziato a far parte di un gruppo di pre-ghiera, dei carismatici, il Rinnovamentonello Spirito vicino casa mia, vicino Pisa.Ed è stata davvero una crescita attraversola lettura del Vangelo, attraversol’Eucaristia tutte le domeniche, attraversola preghiera del Rosario, ho sentito moltoforte la chiamata a diventare sacerdote.Tantissima paura, io non volevo, non

volevo perché avrei dovuto lasciare tuttoquello che era la mia vita precedente einvece ho scoperto che accogliendo que-sta chiamata la mia vita è davvero cam-biata in meglio perché non lasci niente.Quando diventi sacerdote non lasciniente, anzi, amplifichi ancora di piùquesto amore che Dio ha per te. E così èstato, ho sentito questa chiamata e questavocazione a diventare sacerdote. Congrande fatica l’ho accolta, ma il marchio,il timbro forte è stata Medjugorje.

DDoonn RRoobbeerrttoo DDiicchhiieerraa:: ddaalllloo ssbbaalllloo aallll’’aallttaarreeLa testimonianza del giovane sacerdote

della Comunità Nuovi Orizzonti, ex tossicodipendente

“V i prenderò dalle genti,vi radunerò da ogniterra e vi condurrò sul

vostro suolo. Vi aspergerò con acquapura e sarete purificati; io vi purificheròda tutte le vostre sozzure e da tutti ivostri idoli; vi darò un cuore nuovo,metterò dentro di voi uno spirito nuovo,toglierò da voi il cuore di pietra e vidarò un cuore di carne”.

Questa Parola, Ezechiele, capitolo 36versetto 24, ha cambiato la mia vita, per-ché io non credevo nemmeno in Dio e miero molto allontanato dalla Chiesa, dallafede.

Frequentando ragazze e ragazzimolto più grandi di me, avevo iniziato adandare nelle discoteche, a bere superal-colici perché così almeno andava via lavergogna e iniziavo a conoscere leragazze sempre più grandi di me. E checosa succede? Succede che inizio afumare gli spinelli, le canne. Con lecanne poi ho iniziato anche a usare l’ec-stasy, trip, cocaina. Tante discoteche nelnord Italia: Verona, Torino, Genova,Riccione, Bologna, ballavo sui cubi inmolte discoteche. Usavo queste droghee le vendevo. Ero diventato uno spac-ciatore di droga all’interno di questediscoteche e anche fuori in alcune piaz-ze del nord Italia e del centro Italia. Lamia nonna, la mia mamma, la mia ziahanno pregato per diversi anni perchétornassi in me. Avevano visto che eromolto trasgressivo, menefreghista dellavita. Non mi interessava niente, non miinteressava di morire nelle stragi delsabato sera appunto. Per me la vita nonaveva senso. E ho reiniziato a pregarequando in soffitta ho trovato un libro:Pregate! Pregate! Pregate!, quello diMedjugorje, e ho cominciato a leggere ilPadre Nostro, l’Ave Maria, il Credo.Incontro una ragazza che è stata unpochino la chiave di Volta, Manuela.

Con lei lentamente ho reiniziato a pre-gare. All’inizio cercavo io di portarla nelmio mondo, quello della trasgressione,

Nel ’96 sono andato a Medjugorje, elì è stata la conferma anche da parte dellaMadonna… È una cosa che senti nelcuore, non la puoi descrivere con leparole, è una cosa che senti in preghiera,questa chiamata e la conferma di Maria aMedjugorje. Quindi ho lasciato tutto, laragazza, con grande dispiacere e grandedolore da parte mia e da parte sua, e misono messo a studiare. Avevo la terzamedia, ho ripreso a studiare a ventidueanni, prendendo un diploma per dirigen-ti di comunità, poi teologia, sei anni diuniversità e lentamente, molto lenta-mente, attraverso la preghiera, attra-verso il discernimento, attraverso un

padre spirituale che mi seguiva, è statoquesto quello che sentivo nel cuore,diventare sacerdote sì ma di strada, unsacerdote che porta il Vangelo dove c’èpiù bisogno, a chi è veramente nelbuio, portare questa luce di Gesùrisorto, e davvero vediamo i miracoli.

Ora don Roberto svolge la sua mis-sione di portare la luce di Gesù risorto almondo, a partire dalla strada, nellacomunità Nuovi Orizzonti fondata daChiara Amirante

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CRISTO È RISORTOALLELUJA

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Bibliotecaa cura della Redazione

C on la pubblicazione del volume “L’infanzia di Gesù”, si conclude il trittico sulla ori-ginale Storia di Gesù di Nazareth che, a nostro avviso, costituisce una summa sullafigura del nostro ideale di vita e Maestro da seguire. Lo stesso Benedetto XVI aveva

preannunciato questo terzo volume sulla “Vita di Gesù” quando, in precedenza, aveva affer-mato: “ In base all’obiettivo di fondo del libro, l’obiettivo cioè di comprendere la figura diGesù, la sua parola ed il suo agire, è ovvio che i racconti dell’infanzia non potevano rientra-

re direttamente nell’intenzione essenziale di quest’opera. Voglio però tentare di rimanere fedele allamia promessa e presentare su tale argomento ancora un piccolo fascicolo, se per questo mi sarà ancora data

la forza”. La forza gli è stata data, ed anche a sufficienza, a nostro avviso, al punto che l’ultimo uscito è il dolce e pre-gevole coronamento dei due precedenti. Di questo terzo volume afferma lo stesso Benedetto XVI: “Non si tratta di un terzovolume, ma di una specie di piccola ‘sala d’ingresso’ ai due precedenti volumi sulla figura e sul messaggio di Gesù diNazareth. Qui ho ora cercato di interpretare, in dialogo con esegeti del passato e del presente, ciò che Matteo e Luca rac-contano, all’inizio dei loro Vangeli, sull’infanzia di Gesù. Un’interpretazione giusta, secondo la mia convinzione, richiede duepassi. Da una parte bisogna domandarsi che cosa intendevano dire con il loro testo i rispettivi autori, nel loro momento sto-rico - è la componente storica dell’esegesi. Ma non basta lasciare il testo nel passato, archiviandolo così tra le cose accadu-te tempo fa. La seconda domanda del giusto esegeta deve essere: è vero ciò che è stato detto? Riguarda me? E se mi riguar-da, in che modo? Di fronte ad un testo biblico, il cui ultimo e più profondo autore, secondo la nostra fede, è Dio stesso, ladomanda circa il rapporto del passato con il presente fa immancabilmente parte della stessa interpretazione”. Dopo una sif-fatta premessa viene spontaneo - e come potrebbe essere altrimenti - scorrere le pagine del volume per approfondire, in modocorretto e specialistico, ulteriori elementi a supporto della nostra conoscenza e della nostra fede. Lettura, come per i prece-denti due volumi, estremamente interessante che necessità, però, di vari momenti di pausa e riflessione.

Benedetto XVI, “L’infanzia di Gesù”, Edizione Rizzoli - Libreria Editrice Vaticana, 2012, pagg. 174, euro 17,00

D alla A alla Z, i profili biografici di ventuno sante di tutti i tempi e luoghi. Testimoni, neimodi più svariati, del senso della “chiamata” e di una forza tutta al femminile. Questolibro raccoglie, in ordine alfabetico, brevi storie vere di ventuno sante, donne determi-

nate e forti, disposte a dare la vita per seguire Gesù e dedicarsi pienamente al prossimo. La roc-cia a cui tutte queste figure femminili sono ancorate è la parola di Dio che continua a incarnarsinei credenti, in ogni tempo e in ogni luogo. Si possono così conoscere le diversità dei carismi cheil Signore ha suscitato lungo la storia e aprirsi a vie impensate che possono orientare o cambiarela vita. Il libro mostra i tanti volti che la “chiamata” del Signore può assumere e insieme rendeomaggio alla forza, tutta femminile, di quel donarsi pienamente che ha caratterizzato queste donne.Per questo, al di là e al di sopra di ogni femminismo ideologico, “Santità al femminile” è una fortetestimonianza e un valido contributo per celebrare la date simbolica dell’8 marzo, in particolare diquesto 8 marzo che cade nell’Anno della Fede.

Maria Luisa Eguez, “Santità al femminile - Donne determinate e forti”, Collana I Radar n. 33, pagine 224, Euro 13,50

SSaannttiittàà aall ffeemmmmiinniillee -- DDoonnnnee ddeetteerrmmiinnaattee ee ffoorrttii

Joseph Ratzinger - Benedetto XVI: “L’infanzia di Gesù”

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««IIll SSiiggnnoorree mmii cchhiiaammaa aa ““ssaalliirree ssuull mmoonnttee””,, aa ddeeddiiccaarrmmii aannccoorraa ddii ppiiùù aallllaa pprreegghhiieerraa ee aallllaa mmeeddiittaazziioonnee.. MMaa qquueessttoo nnoonn ssiiggnniiffiiccaa aabbbbaannddoonnaarree llaa CChhiieessaa,, aannzzii,, ssee DDiioo mmii cchhiieeddee qquueessttoo èè pprroopprriioo ppeerrcchhéé iioo ppoossssaa ccoonnttiinnuuaarree aa sseerrvviirrllaa ccoonn llaa sstteessssaa ddeeddiizziioonnee ee lloo sstteessssoo aammoorree ccoonn ccuuii hhoo cceerrccaattoo ddii ffaarrlloo ffiinnoo aadd oorraa,, mmaa iinn uunn mmooddoo ppiiùù aaddaattttoo aallllaa mmiiaa eettàà ee aallllee mmiiee ffoorrzzee»»..

((BBeenneeddeettttoo XXVVII -- AAnnggeelluuss 2244 ffeebbbbrraaiioo 22001133))

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ITALIA

Un giorno di festa

L’11 febbraio non è un giorno come tanti. In questa data si celebra la giornata mondiale del malato. Per un giorno colo-ro che soffrono per le loro infermità diventano il centro del mondo, non più solo oggetti di cure, ma protagonisti di unpercorso che mira a raggiungere quel benessere psico – fisico che l’O. M. S. ha identificato nel concetto di salute. La scel-ta di questo giorno non è casuale: l’11 febbraio è la giornata dedicata alla Madonna di Lourdes, a Colei alla quale ricor-rono ogni anno migliaia di pellegrini nella speranza di un miracolo, che li sollevi dalla sofferenza della malattia. In quel-la piccola cittadina dei Pirenei vi è un Bureau Médical con lo specifico compito di verificare le guarigioni eccezionali,spesso inspiegabili, quelle che uncredente è portato a definire“miracoli”. Ma tutti coloro che sisono recati a Lourdes hannocapito che il vero miracolo acca-de tutti i giorni, nella riunione ditanti infermi di razze, lingue, eprovenienze diverse che, seppurenon rientrano sanati nel corpo,tornano con una forza nuova peraffrontare la malattia. Questo,secondo me, è il vero miracolo diLourdes. In questo giorno inmolti ospedali e case di cura si fafesta; anche solo per qualche oranon sono più luoghi di sofferen-za, ma luoghi ove il malato sta afianco di coloro che si occupanodella sua infermità. Anche pressola nostra Casa di Cura “MaterMisericordiae” abbiamo volutocelebrare la festa del malato. Unaconcelebrazione Eucaristica mol-to sentita dove i nostri ricoverati hanno ricevuto l’unzione degli infermi. È stato un momento di gioia, in cui si è improv-visato un piccolo spettacolo di “attori e cantanti non professionisti”, ovvero del personale della clinica che ha intrattenu-to i ricoverati, al fine di dar loro un momento di svago. Per la coincidenza con il periodo di Carnevale, si sono gustatidolci tipici e si è brindato in allegria. Senza nulla togliere alla efficacia delle terapie mediche o riabilitative, è tuttaviascientificamente dimostrato che il sorriso ha un effetto sui mediatori chimici che potenziano le difese immunitarie. In que-sta ottica possiamo affermare che anche questi pochi momenti di svago hanno avuto una valenza terapeutica. In questogiorno più che mai ci rendiamo conto che curare non significa solo contrastare la malattia, ma “prendersi cura” nel sensopiù ampio del termine. È in questa ottica che va visto il ruolo degli operatori sanitari: non solo dispensatori di terapie, macompagni in un cammino lungo e difficile, ma comunque da percorrere insieme nella cristiana accettazione della soffe-renza. Alla fine di queste mie considerazioni, mi sia perdonata una riflessione personale. L’11 febbraio è la data del miocompleanno. Se dobbiamo credere che nulla accade per caso, il fatto di essere nato il giorno della festa della Madonna diLourdes per me ha un significato particolare: la Madre di tutti noi, Colei che nella sua Misericordia ama tutti i suoi figli,ha voluto che io venissi al mondo in questo giorno speciale, perché io tenga a mente che coloro che soffrono devono sem-pre occupare un posto speciale nel mio cuore.

Alessandro Gori

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Festa Onomastica

Le Suore Ospedaliere della Misericordia hannocelebrato la festa della Madre Generale Sr. PaolaIacovone. In preparazione a questa festa tutta laCongregazione ha dedicato un giorno di preghieraper la sua intenzione. La concelebrazione eucaristi-ca è stata presieduta da Sua Ecc. za Mons. GinoReali (Vescovo di Porto - Santa Rufina) il 27 gen-naio scorso. La processione d’ingresso ha datomolta enfasi all’anno della fede; sono stati portati

all’altare alcuni simboli: il logo dell’anno della fede,il Catechismo della Chiesa Cattolica e le quattrocostituzioni Dogmatiche del Concilio vaticano II. Lafesta è proseguita con un’agape fraterna dove tuttihanno avuto l’occasione di porgere alla Madre gliauguri e si è conclusa con un momento ricreativo conil musical “La locanda di Emmaus”, interpretato daun gruppo di sorelle.

Accoglienza che cresce - 35

Convegno SOM

In quest’anno della fede le Suore Ospedaliere dellaMisericordia hanno organizzato un convegno di studiopiù tematico e più esteso perché porti un approfondi-mento della fede nella vita consacrata attraverso lariscoperta dei suoi contenuti “per una fede professata,celebrata, vissuta e pregata” (cf. n.9 Porta Fidei). Mons.Nicola Ciola ha sviluppato il tema: “Alla riscopertadegli insegnamenti del Vaticano II per una conoscenzasistematica dei contenuti della fede” e P. Carlos Graciacmf è intervenuto sul tema: “Fede, carisma e vita fra-terna”. Il convegno si è concluso con un pellegrinaggiosui passi dei miracoli Eucaristici.

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ORIZZONTALI1. Inutile, infruttuoso 5. Guidatore di elefanti 10. Anelasenza inizio 11. Fa vestiti su misura 12. La nota musica-le più lunga 13. Spuntati, venuti su 14. Millimetro inpiccolo 15. Articolo indeterminativo 16. Fu ucciso daEnea 17. Risponde al tap. 18. Irascibili, colleriche 19.Partecipano alla corrida 20. Misure terriere. 22. Un tipodi "natura" nell'arte pittorica 23. Il regno di Sua Maestà24. Nome di donna 25. Misura lineare antica 26.Spezzato, infranto. 27. Baia a Sydney 28. Prodotta, crea-ta 29. Sigla di Pescara 30. Due romano. 31. Di un belcolore sano 32. Un tribunale regionale 33. Carola senzafine 34. Fiore dal colore viola 35. Traditori menzogneri36. Si offrono per digerire

VERTICALI

1. Insormontabili, invincibili 2. Un gas che produce luce3.In mezzo alla palla. 4. Sigla di Napoli 5. Si contrap-pone al pesce 6. Campicello coltivato 7. Raggrup-pamento temporaneo d'imprese 8. Il contrario di sì. 9Autocommiserarsi 11. Sorsate 13. Lo sono le nostre SOM 14. Sempreverde con fiori bianchi 16. Il canovaccio di un libro17. Elemento radioattivo 18. Italia…all’estero 19. Dolce, manicaretto 21. Congegni per produrre tessuti. 22. Fuori di testa 24. Unalberghetto sulla strada 26. Strumenti di barbieri. 28. Una marca di autovetture 29. Una coppia americana al poker 31. Fa con-correnza a Mediaset 32. Vale fra 33. Pari in scafo 34. Sigla di Imperia.

Relax

36 - Accoglienza che cresce

a cura di Concita De Simone

Tra chi invierà la risposta esatta al rebus e la soluzionedel cruciverba entro il 31 maggio 2013 verranno sorteggiati graditi premi. Potete inviare le vostre risposte al seguente indirizzo:Concita De Simone, Via Latina, 30 - 00179 Romac/o Rivista Accoglienza che CresceFax: 06 70452142 e-mail: [email protected]

Soluzione rebus numero precedente: Tormente alpine

Vincitore numero 4/2012: Giuseppe Giacoppo - S. Marinella (RM)

REBUS (4,7)Ricava dalle sillabe e dai disegni la frase risolutiva!

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Soluzione cruciverba numero precedente

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C A V P O S T U M I

E R I T R E E N U C A

R E O E G O S S A

O K L A C E R A I R

P A R I T E T I C O

R I C A P I T O L A R E

K M E T I C O L O S O

S P O R T A K L S C

T A K I A M I S E R O

I N A K R I O I T E R

E T A S T R A T T E

K I N V I D I E A I A

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Vi offriamo accoglienza per: • Esercizi spirituali per singoli e gruppi organizzati,

sacerdoti, religiosi e religiose.• Attività pastorali• Gruppi giovanili e di preghiera• Movimenti ecclesiali• Convegni culturali e religiosi• Pellegrinaggi• Famiglie

Ed inoltre avete a disposizione• Cappella per celebrazioni liturgiche (100 posti)• Varie sale per riunioni• Sala Bar e sala da pranzo• Camere (28 singole - 21 doppie tutte con

telefono e bagno; possibilità anche di terzo e quarto letto aggiuntivo)

• Un ampio giardino e parcheggio per pullman e automobili• È adatta anche per persone disabili

Il Centro Accoglienza “San Giuseppe” è aperto tutto l’annoVia San Francesco d’Assisi, 44 - 60025 Loreto (An)

Per informazioni: Tel. 0717501132 Fax 0717504905e-mail:[email protected] - http://www.casaaccoglienzasangiuseppe.it

La Casa di Accoglienza “San Giuseppe”delle Suore Ospedaliere della Misericordia è una struttura extra-alberghiera ideata per ospitare pellegrini e turisti,

nonché l’ideale per Incontri Spirituali e Convegni d’ogni genere.È situata a pochi minuti dal Santuario della Santa Casa di Loreto

in un ambiente rilassante e sereno, vicino alla natura e a Dio.

CCCCeeeennnntttt rrrroooo AAAAccccccccoooogggg llll iiii eeeennnnzzzzaaaa ““““SSSSaaaannnn GGGGiiiiuuuusssseeeeppppppppeeee””””

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ISO 9001:20089122.CCMM

Residenza Maria MarcellaCasa di riposo per Anziani delle Suore Ospedaliere della MisericordiaVia della Vignaccia, 197 - 00163 Roma (Aurelio) Tel. 06.66419012-8 fax 06.66419019 • [email protected]

A servizio dell’Amore

In caso di mancato recapito inviare al CMP Romanina per la restituzione al mittente previo pagamento resi

Mittente: “Accoglienza che cresce” Congregazione Suore Ospedaliere della Misericordia

Via Latina 30 – 00179 Roma