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PANORAMA della SANITÀ • n° 20 • maggio 2012 II sistema delle imprese di biotecnologie in Italia Trend in crescita per un settore promettente Presenta a Roma l'edizione 2012 del Rapporto sulle Biotecnologie in Italia realizzato da Assobiotec ed Ernst & Young in collaborazione con Farmindustria e l'Istituto nazionale per il Commercio Estero (Ice) Premessa Dalla ricerca sono state rilevate, a fine 2011 in Italia, 394 imprese che investono in Ricerca & Sviluppo (R&S) nel campo delle biotecnolo- gie (Tabella 3.1). I risultati dell'ana- lisi confermano, anche quest'anno, il trend positivo del settore per tutti i principali indicatori. Infatti, nono- stante il numero di imprese del campione possa essere considerato sostanzialmente stabile rispetto al Rapporto 2011, sia il fatturato, sia II Biotech in sintesi II biotech italiano conta un numero sempre maggiore di imprese e continua a essere competitivo a livello europeo Anche quest'anno il settore delle bio- tecnologie in Italia si caratterizza per essere un comparto dinamico e pro- mettente, nonostante l'acuirsi della difficile congiuntura economico-fì- nanziaria con la quale le nostre imprese si devono quotidianamente confron- tare. Afine2011 sono state rilevate, in Italia, 394 imprese di biotecnologie impegnate in attività di ricerca e svi- luppo. Di queste, ben 248 rientrano nella definizione di pure biotech, adot- tata dal Centro studi internazionale sulle biotecnologie di Ernst & Young. L'Italia è quindi terza in Europa, dopo la Germania (397) e il Regno Unito (282), per numero di imprese pure biotech. Si tratta di un primo dato gli investimenti che il numero di addetti in R&S, registrano una crescita. Tali risultati sono ancora più rilevanti se analizzati in relazione al perdurare della difficile congiuntura economico-finanziaria e dimostra- no, ancora una volta, la forza di un settore, quello delle biotecnologie, che costituisce ormai una promet- tente realtà anche nel nostro Paese. Analisi per settore Nonostante le variazioni interve- importante poiché, oltre a confermare il trend di crescita dello scorso anno (+2,5%), esso è in chiara controten- denza rispetto al trend registrato nei paesi leader europei, che vedono inve- ce un calo del numero di imprese pure biotech. Le biotecnologie della salute si confer- mano il settore trainante dell'intero comparto Delle 394 imprese individuate, 238 sono attive nel settore delle biotecno- logie della salute e, di queste, 206 hanno come proprio core business il red biotech. Non diversamente da quanto emerge dai dati intemazionali, anche in Italia quello delle biotecnolo- gie della salute è il settore trainante l'intero comparto biotech. Per quanto riguarda gli altri settori di applicazio- nute nel campione, i valori per- centuali rivelano poche differen- ze rispetto allo scorso anno in termini di tipologia aziendale, set- tore di applicazione, dimensione, origine e localizzazione delle im- prese. Il 62% delle aziende del campione è costituito da pure biotech, il restante 38% da imprese apparte- nenti ad altre tipologie, vale a dire farmaceutiche italiane, multinazio- nali con sede in Italia e altre biote- ne,6l imprese operano nel segmento delleGPTA(Genomica,Proteomicae Tecnologie Abilitanti), 43 si dedicano in modo esclusivo allegreen biotech, 34 sono unicamente attive nel white biotech, mentre 50 imprese operano in più settori di applicazione (multi core). Rispetto allo scorso anno, si re- gistra una diminuzione percentuale nel numero delle multi core, a possibi- le dimostrazione del fatto che le nostre imprese, anche quelle che nel 2010 avevano intrapreso la strada della di- versificazione delle attività, stanno cercando di consolidare la propria posizione nei settori di appartenenza. Il ruolo determinante delle Piccole Imprese Innovative e dei Parchi Scien- tifici Tecnologici A conferma dei dati del Rapporto

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PANORAMA della SANITÀ • n° 20 • magg io 2012

II sistema delle imprese di biotecnologie in Italia

Trend in crescita perun settore promettentePresenta a Roma l'edizione 2012 del Rapporto sulle Biotecnologie in Italia realizzatoda Assobiotec ed Ernst & Young in collaborazione con Farmindustria e l'Istitutonazionale per il Commercio Estero (Ice)

PremessaDalla ricerca sono state rilevate, afine 2011 in Italia, 394 imprese cheinvestono in Ricerca & Sviluppo(R&S) nel campo delle biotecnolo-gie (Tabella 3.1). I risultati dell'ana-lisi confermano, anche quest'anno,il trend positivo del settore per tuttii principali indicatori. Infatti, nono-stante il numero di imprese delcampione possa essere consideratosostanzialmente stabile rispetto alRapporto 2011, sia il fatturato, sia

II Biotech in sintesiII biotech italiano conta un numerosempre maggiore di imprese e continuaa essere competitivo a livello europeoAnche quest'anno il settore delle bio-tecnologie in Italia si caratterizza peressere un comparto dinamico e pro-mettente, nonostante l'acuirsi delladifficile congiuntura economico-fì-nanziaria con la quale le nostre impresesi devono quotidianamente confron-tare. A fine 2011 sono state rilevate, inItalia, 394 imprese di biotecnologieimpegnate in attività di ricerca e svi-luppo. Di queste, ben 248 rientranonella definizione di pure biotech, adot-tata dal Centro studi internazionalesulle biotecnologie di Ernst & Young.L'Italia è quindi terza in Europa, dopola Germania (397) e il Regno Unito(282), per numero di imprese purebiotech. Si tratta di un primo dato

gli investimenti che il numero diaddetti in R&S, registrano unacrescita. Tali risultati sono ancora piùrilevanti se analizzati in relazione alperdurare della difficile congiunturaeconomico-finanziaria e dimostra-no, ancora una volta, la forza di unsettore, quello delle biotecnologie,che costituisce ormai una promet-tente realtà anche nel nostro Paese.

Analisi per settoreNonostante le variazioni interve-

importante poiché, oltre a confermareil trend di crescita dello scorso anno(+2,5%), esso è in chiara controten-denza rispetto al trend registrato neipaesi leader europei, che vedono inve-ce un calo del numero di imprese purebiotech.

Le biotecnologie della salute si confer-mano il settore trainante dell'interocompartoDelle 394 imprese individuate, 238sono attive nel settore delle biotecno-logie della salute e, di queste, 206hanno come proprio core business ilred biotech. Non diversamente daquanto emerge dai dati intemazionali,anche in Italia quello delle biotecnolo-gie della salute è il settore trainantel'intero comparto biotech. Per quantoriguarda gli altri settori di applicazio-

nute nel campione, i valori per-centuali rivelano poche differen-ze rispetto allo scorso anno intermini di tipologia aziendale, set-tore di applicazione, dimensione,origine e localizzazione delle im-prese.Il 62% delle aziende del campioneè costituito da pure biotech, ilrestante 38% da imprese apparte-nenti ad altre tipologie, vale a direfarmaceutiche italiane, multinazio-nali con sede in Italia e altre biote-

ne,6l imprese operano nel segmentodelleGPTA(Genomica,ProteomicaeTecnologie Abilitanti), 43 si dedicanoin modo esclusivo allegreen biotech,34 sono unicamente attive nel whitebiotech, mentre 50 imprese operanoin più settori di applicazione (multicore). Rispetto allo scorso anno, si re-gistra una diminuzione percentualenel numero delle multi core, a possibi-le dimostrazione del fatto che le nostreimprese, anche quelle che nel 2010avevano intrapreso la strada della di-versificazione delle attività, stannocercando di consolidare la propriaposizione nei settori di appartenenza.

Il ruolo determinante delle PiccoleImprese Innovative e dei Parchi Scien-tifici TecnologiciA conferma dei dati del Rapporto

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eh italiane (tra le quali, Cro e altreimprese non riconducibili alla no-stra classificazione). Le pure bio-tech sono aumentate di 6 unità,poiché la maggior parte delle im-prese nuove nate ha scelto di en-trare nel settore incentrando ilcore business su una o più meto-diche di biotecnologia, mentre lefarmaceutiche italiane e le altrebiotech italiane sono diminuite ri-spettivamente di 2 e di 4 unità.L'analisi per settore di applicazio-ne, secondo la classificazione giàadottata nei precedenti rapporti,dimostra che la distribuzione delleimprese che costituiscono il cam-pione non è molto variata rispettoallo scorso anno (Figura 3.1).Più della metà delle imprese è atti-va esclusivamente nel red biotech(52%), a conferma del preponde-rante interesse per il settore dellebiotecnologie della salute, il cuimercato di sbocco costituisce unaforte attrattiva per le imprese. Il16% è invece attivo nell'ambitoGpta (Genomica, Proteomica e

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Tecnologie Abilitanti), lo 11% nelgreen biotech e lo 8% nel whitebiotech. Il 13% delle aziende èattivo in più settori di applicazione,ed è quindi classificato come multicore (Figura 3.2). Fecalizzando l'at-tenzione sulle sole imprese purebiotech, la maggior parte di questeè attiva nel settore red biotech

(47%), mentre il 17% è multi core,il 16% Gpta, lo 11% green bioteche il 9% white biotech (Figura 3.3).La situazione è del tutto invariatarispetto allo scorso anno. Prima diproseguire con la nostra analisi,riteniamo utile introdurre una clas-sificazione alternativa che permet-te di descrivere i modelli di busi-ness più comunemente adottati dallenostre imprese. Abbiamo identifi-cato e definito tre principali model-li di business:• Modello Product centrici l'im-presa si fecalizza su molecole oprodotti il cui sviluppo comportaimportanti investimenti in terminidi tempo e di risorse finanziarie,ma che hanno le caratteristicheper costituire una fonte di fattura-to rilevante, o per incrementare inmodo significativo il fatturato de-rivante da altri prodotti e servizigià in commercio;• Modello Technology centric: l'im-presa si fecalizza sullo sviluppo diun'ampia gamma di prodotti eservizi basati su una tecnologia

2011, il 77% delle imprese del settoredelle biotecnologie si caratterizza peressere di micro o piccola dimensione(rispettivamente, meno di 10 e menodi 50 addetti). Applicando l'analisidimensionale alle sole pure biotech, lapercentuale delle imprese micro o pic-cole aumenta ulteriormente sino a rag-giungere lo 8 8 %, a conferma del fattoche la maggioranza delle imprese cherientrano in questo comparto è costi-tuita da Piccole Imprese Innovative,dedicate soprattutto ad attività diR&S. Un numero rilevante delle no-stre pure biotech è localizzata all'inter-no di Parchi Scientifici Tecnologici(Pst). Favorendo lo sviluppo di auten-tici poli di aggregazione tra operatoridella ricerca, imprese e investitori, i Pstitaliani garantiscono alle aziende incu-bate un network di eccellenza, servizi

di consulenza in ambiti diversi, attivi-tà di promozione e supporto per fina-lità di fundraising, agendo in tal mododa intermediari tra la domanda di com-petenze e l'offerta di innovazione erisorse finanziarie.

Aumentano il fatturato egli investimenti in R&SAnche i dati economico-finanziariconfermano la continua crescita delsettore biotech. Il fatturato ammontaa più di € 7 miliardi con un aumento— a campioni omogenei - del 4%rispetto al dato registrato lo scorsoanno. Il 79% del fatturato biotech èriconducibile alle farmaceutiche ita-liane e alle multinazionali con sede inItalia, il 19% alle pure biotech e il 2%alle altre biotech italiane. L'incrementomaggiore (+8%) si registra per le im-

prese pure biotech, il cui fatturatoammonta a €1,3 miliardi. Quantoagli investimenti in R&S, nell'anno2010, essi sono calcolati in € 1,8 mi-liardi con un aumento - a campioniomogenei - dello 8% rispetto al dato2009. Anche se le imprese del farmacocontinuano a contribuire in misuradeterminante (72%) a tali investimen-ti, è indicativo il fatto che gli incremen-ti maggiori si osservino per le purebiotech italiane (+13%). Le nostrepure biotech evidenziano, inoltre, unulteriore aumento dell'incidenza degliinvestimenti in R&S sul fatturato(43% vs. 41%). Tale impegno trovaespressione anche nel rapporto per-centuale tra il numero degli addetti inR&S e il numero degli addetti totale,che è del 30% per le pure biotechrispetto al 10% per le altre biotech.

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Tabella 3.1 - Dati di sintesi settore biotech, dettaglio imprese OCSE e pure biotechRapporto 2011* Rapporto 2012

Totale biotech Pure biotech Totale biotech Pure biotechNumero imprese

Totale fatturato

Totale investimenti in R&S

Totale addetti in R&S

396

€ 6.814 milioni

€ 1.692 milioni

6.647

242

€ 1.195 milioni

€ 491 milioni

2.410

394

€ 7.075 milioni

€ 1.830 milioni

6.872

248

€ 1.278 milioni

€ 557 milioni

2.499

* I dati sono stati modificati per rendere i campioni confrontabili.Fonte: elaborazioni Ernst & Young

consolidata, applicata per velociz-zare le fasi di discovery e preclini-che, e le fasi iniziali di sviluppoclinico;• Modello Know-how centric: l'im-presa si fecalizza sullo sfruttamen-to di competenze proprie in mate-ria di R&S, regolatorio, produzionee commercializzazione, nella logicadi metterle a disposizione di terzi,sotto forma di servizi.Dall'analisi dei questionar] è emer-so che esiste una correlazione tramodello di business e settore di

applicazione scelto Nello specifico,dall'analisi emerge quanto segue:• le imprese red e green biotechadottano in più del 50% dei casimodelli Product centric, localiz-zandosi sullo sviluppo e sulla com-mercializzazione di molecole oprodotti che originano dalle attivi-tà di R&S interne alla loro organiz-zazione;• le imprese white biotech nonadottano di norma modelli Pro-duct centric, ma si suddividonotra Technology e Know-how cen-

tric, fecalizzandosi sullo sviluppodi nuove tecnologie che permetto-no di creare processi alternativi epiù efficienti a livello di filieraproduttiva;• la caratteristica comune ai diver-si settori di applicazione è la pre-senza trasversale del modelloKnow-how centric, tramite il qua-le l'impresa valorizza le propriecompetenze per offrire servizi aterzi. Questa tendenza è moltospiccata tra le imprese white, allequali i gruppi industriali tradizio-

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La pipeline delle red biotech italianeevidenzia un trend decisamente posi-tivo per numero di prodotti e stadio disviluppo da questi raggiuntoAbbiamo già detto come quello dellasalute sia il segmento di punta dellebiotecnologie italiane, e come in essooperi e investa un rilevante numero diimprese impegnate nello sviluppo difarmaci altamente innovativi.Guardando alla pipeline biotecnolo-gica italiana nel suo complesso si con-tano ben 319 prodotti per uso tera-peutico, dei quali 80 in fase preclinica,43 in Fase 1,98 in Fase II e 98 in FaseIII. Se il numero dei prodotti in svilup-po cresce del 35%, cresce anche ilnumero delle molecole che hanno rag-giunto, rispettivamente, la Fase I(+43%), la Fase II (+23%) e la Fase III(+68%) di sviluppo clinico; così comeaumenta il numero dei prodotti cheorigina da imprese a capitale italiano( 177), rispetto al numero di quelli che

originano da imprese a capi tale estero(142).Fecalizzando la nostra attenzione sullapipeline che origina dalle sole purebiotech italiane, si contano 138 pro-dotti in sviluppo, di cui 63 in fasepreclinica (31%), 22 in Fase 1(11%),38 in Fase II (19%) e 15 in Fase III(8%). A questi vanno aggiunti 63progetti di ricerca in early-stage, vale adire ancora in fase di discovery.Analizzando nel dettaglio i prodotti inrelazione alla loro fase di sviluppo, ilruolo delle imprese pure biotech èancora più evidente: dallaloro ricercaorigina quasi lo 80% dei prodotti infase di sviluppo preclinico (ben 63 suun totale di 80), tanto da poterle con-siderare una autentica promessa perl'intero settore.Nessuno dei prodotti sviluppati dalleimprese pure biotech italiane ha anco-ra raggiunto la fase di immissione incommercio, anche se non dobbiamo

sottovalutare il fatto che la maggiorparte di esse è ancora relativamentegiovane, considerati i tempi necessari acompletare lo sviluppo di una nuovamolecola (mediamente 10-15 anni).Sono tuttavia numerosi i farmaci chehanno recentemente raggiunto la FaseIII, e diversi altri la potrebbero prestoraggiungere visto il considerevole nu-mero di progetti già in stadio avanzatodi sviluppo clinico. Solo nel 2011,sono infatti 2 i nuovi farmaci entrati inFase III, e ben 12 quelli entrati in FaseII. Nonostante la crisi di liquidità alivello globale, e la scarsa disponibilitàdi cassa che caratterizza le nostre purebiotech, è comunque possibile evi-denziare un trend decisamente positi-vo per quanto riguarda il numero diprodotti, lo stadio di sviluppo da que-sti raggiunto, e il numero di sperimen-tazioni in corso in Italia. Ciò rappre-sentaunaconferma,ancheperil2011,della loro capacità di ottimizzare gli

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Figura 3.1 - Analisi per settore diapplicazione, confronto anni 2010e 2011

450400350300250200150100500

Rapporto 2011 Rapporto 2012

.: Multi cores s Red biolech

• Green biotech• Whitebiotecti

Figura 3.2 - Analisi per settoredi applicazione, imprese biotech

-Multi corea Red biotech

• Green biotech• White biotech

Figura 3.3 - Analisi per settore diapplicazione, imprese purebiotech

Multi coreH Red biotech

• Green biotech• White biotech

Fonte: elaborazioni Ernst & Young

nali si rivolgono sempre più spes-so per migliorare i propri processiproduttivi. Il settore delle biotec-nologie registra nel 2010 un fattu-rato totale pari a € 7.075 milioni,con una crescita di circa • 261milioni rispetto al campione riferi-to al 2009. L'analisi del fatturato

per tipologia (Figura 3.5) mostracome, ancora una volta, il 73% delfatturato totale sia riconducibilealle multinazionali con sede in Ita-lia, imprese quasi tutte attive nelcomparto red biotech, che svolgo-no attività di ricerca nel nostroPaese e che hanno un elevato

numero di prodotti sul mercato.Le imprese a capitale italiano con-tano invece per il 27% del fattura-to, che si divide tra pure biotech(19%), farmaceutiche italiane (6%)e altre biotech italiane (2%). Nelcomplesso, le imprese del farma-co, che costituiscono il 19% del

investimenti in termini di creazione divalore. I livelli di eccellenza raggiuntidalle red biotech italiane trovano ulte-riore riprova nel loro impegno nei set-tori degli Orphan Druge delle TerapieAvanzate (TA). Sono infatti 22 leimprese biotech italiane che hannoottenuto almeno una Orphan DrugDesignation; si tratta di 12 pure bio-tech e di 10 imprese del farmaco chegestiscono complessivamente un por-tafoglio di 32 prodotti, dei quali 1designato dalla Fda, 12 dall'EMA, e19 da entrambi gli enti regolatori. Perquanto attiene alle TA, su un totale di30 progetti, 21 dei quali originano daimprese pure biotech, sono già 11 iprodotti che si trovano in fase di svi-luppo clinico. Anche in Italia, quindi,le TA si confermano come un filonedella ricerca biotecnologica estrema-mente dinamico: nel solo 2011 sonostati, infatti, avviati, ben 4 progetti diterapia cellulare e 6 di terapia genica.

Le biotecnologie alla base di un nuovomodello di sviluppoDa alcuni anni si parla delle biotecno-logie come di Key Enabling Techno-logies (Ket).Per la loro diffusione e il significativoaumento di produttività che esse sonoin grado di generare, le biotecnologietrovano infatti applicazione in nume-rosi comparti: la filiera tessile e quellacartaria, l'industria agroalimentare equella chimica, il settore energetico edell'ambiente, quello informatico edelle costruzioni. Per questo si guardaormai al biotech come a un meta-settore. Sono sempre più numerose leaziende che, pur operando in settori"tradizionali" integrano prodotti e tec-nologie biotech nei propri processiproduttivi, al fine di migliorarne laqualità e la resa, o di diminuirne l'im-patto ambientale. Nessun processoproduttivo risulta, infatti, meno inva-sivo sull'ambiente di quello dei pro-

cessi naturali dai quali, non a caso, lebiotecnologie originano (la produzio-ne di antibiotici per via fermentativaha ridotto del 50% il consumo dienergia e del 65% le emissioni inqui-nanti). Si sta quindi affermando unnuovo modello di sviluppo, nel qualegli idrocarburi saranno sempre piùlargamente sostituiti dai carboidrati—gli zuccheri - con i quali si possonofabbricare moltissime molecole, esat-tamente come fanno in natura gli or-ganismi viventi. Già oggi siamo ingrado di produrre biomasse utilizzan-do gli scarti agricoli e industriali, e diconvenirle in energia o in un'ampiagamma di prodotti industriali. E que-sta la bioeconomia: un settore che fat-tura in Europapiù di € 2.000miliardil'anno, dando lavoro a oltre 22 milionidi persone. Nel nostro Rapporto ab-biamo iniziato ad analizzare e quanti-ficare il reale impatto delle biotecnolo-gie sul PIL italiano, stimando la quota

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PWJORAMA deto SANITÀ • rr 20 • moggio 2012

Figura 3.5 - Analisi fatturato per tipologia, dettaglio imprese acapitale italiano

73% 27% 19%

Multinazionale con sede in ItaliaI Imprese a capitale italiano

Pure biotech italianaFarmaceutica italiana

Altra biotech italiana

Fonte: elaborazioni Ernst & Young

totale del campione, hanno un'in-cidenza sul fatturato pari a circa lo80%.Dall'analisi dimensionale si con-ferma come, anche nel 2010, lamaggioranza delle imprese cheoperano nel settore delle biotec-nologie (77%) sia di dimensionemicro o piccola (47% micro e

30% piccola), avendo cioè unnumero di addetti inferiore alle 50unità. Anche le nuove impreseaggiunte al campione sono tutte didimensione micro o piccola.Le imprese che contano tra i 50 ei 250 addetti (classificate comemedie) sono il 12% del totale,mentre lo 11% è di grande dimen-

sione (più di 250 addetti). Le gran-di imprese, che sono soprattuttoimprese del farmaco, costituisco-no un decimo del totale, e a esse ècomunque riconducibile lo 82%del fatturato complessivo. Le azien-de medie fatturano il 10% deltotale, mentre complessivamentele micro e le piccole imprese sololo 8%. Tale dato mostra come lePiccole Imprese Innovative (PII),pur costituendo una realtà impor-tante del biotech italiano, sia intermini numerici, sia per la lorocapacità di generale innovazione,non possano ancora contare sulivelli di fatturato adeguati a soste-nere le loro attività di R&S, acausa del limitato numero di pro-dotti che hanno raggiunto la fasedi commercializzazione. E quindifondamentale che lo sviluppo del-le PII possa trovare adeguato so-stegno in sede istituzionale, trami-te l'introduzione di misure ad hoc.Applicando l'analisi dimensionale allesole pure biotech, la percentuale

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parte di fatturato che deriva dall'intro-duzione di queste tecnologie in alcunisettori. Quello che ne è emerso, svi-luppando la nostra analisi sui solisettori chimico, cartario e farmaceuti-co, è che le biotecnologie impattanoattualmente per circa lo 0,7% del PILitaliano.

La necessità di linee di interventocoerenti e duratureLo sviluppo delle biotecnologie, el'impatto che queste avranno nell'af-fermazione del modello di svilupposopra delineato, è strettamente legatoalla nostra capacità dì sostenere la ricer-ca e l'innovazione. Gli incentivi al-l'innovazione e le politiche fiscali infavore della ricerca sono, pertanto,strumenti chiave per lo sviluppo diprogetti e iniziative innovative. Talistrumenti, soprattutto quando decli-

nati in favore della piccola-mediaimpresa che produce innovazionesono infatti in grado di innestare uncircolo virtuoso all'interno del quale ilsistema politico economico nazionaleagisce non solo promuovendo l'inno-vazione scientifica, ma anche inco-raggiando il costituirsi di nuove ini-ziative imprenditoriali, che costitui-scono, nel medio-lungo periodo, unafonte di valore per il paese. Per questoè importante che anche l'Italia rico-nosca alle nostre imprese di micro epiccola dimensione, lo status di Pic-cola Impresa Innovativa (PII) : un isti-tuto la cui adozione consentirebbe diapplicare a un ambito numericamen-te contenuto di aziende, da selezio-narsi in base a parametri sostanziali erigorosi, le misure necessarie alla lorocompetitivita, nel pieno rispetto de-gli strettissimi vincoli di bilancio che

il nostro Paese si trova a dovere rispet-tare. Basterebbe mutuare quanto giàfatto dalla Francia per quelle impreseche impiegano almeno il 30% degliaddetti totali in attività di R&S, e cheinvestono almeno il 30% del fattura-to - o dei costi operativi - in ricerca esviluppo, per ottenere risultati im-portanti. Il tutto a fronte di investi-menti contenuti, purché mirati. Ealtrettanto urgente, al solo fine diaumentarne l'efficacia, intervenire sualcuni meccanismi applicativi dell'at-tuale ordinamento del credito d'im-posta, assicurandone la continuità neltempo e la stabilità delle regole, cosìda consentire anche alle imprese ita-liane di pianificare le proprie attivitàdi R&S e gli ingenti investimenti chea queste si accompagnano, in quelcontesto di certezza e fiducia in cui,certamente, esse meritano di operare.

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Imprese biotech, l'Italia terza inEuropaSidoli (Assobiotec): «La crescita del biotech italiano va rafforzata e consolidata,altrimenti in questo contesto storico si rischia il tracollo del settore». Scaccabarozzi(Farmindustria): «È necessario sostenere gli investimenti in R&S con un adeguatosistema di tutela brevettale, valorizzare le eccellenze, anche produttive, e il meritosul territorio con incentivi in aree strategiche».

I onostante la diffi-cile congiuntura economica, leimprese biotech italiane conti-nuano a dimostrare una notevo-le capacità di crescere, e di au-mentare e ottimizzare gli investi-menti in R&S, con un trend incontrotendenza rispetto a moltipaesi europei. L'Italia è terza inEuropa, dopo la Germania e ilRegno Unito, per numero diimprese pure biotech (248)». Èquanto ha dichiarato AlessandroSidoli, Presidente di Assobiotec10 scorso 9 maggio in occasionedella presentazione a Roma delRapporto "Biotecnologie in Ita-lia 2012", realizzato da Assobio-tec ed Ernst & Young in collabo-razione con Farmindustria el'Istituto nazionale per il Com-mercio Estero (Ice), che analiz-za i dati del settore e il suoandamento, ed il Rapporto Er-nst & Young - Farmindustria"Biotecnologie del settore far-maceutico in Italia 2012", realiz-zato in collaborazione con Asso-biotec, che approfondisce i temidel biotech nella farmaceutica.«Tuttavia» ha proseguito Sidoli«ben 23 imprese hanno cessatola propria attività, e ancora oggi11 77% delle imprese biotech ita-liane è di dimensione micro opiccola, e molte di esse sono

sottocapitalizzate e costrette aoperare ai limiti della sopravvi-venza. La crescita del biotechitaliano va rafforzata e consoli-data, altrimenti in questo conte-sto storico si rischia il tracollodel settore. Per questo occorrelavorare alla semplificazione delleregole, alla migliore allocazione

delle limitate risorse disponibili ealla creazione delle condizioniper favorire nuovi investimen-ti». «Il potenziale delle biotecno-logie è sorprendente: a livellomondiale il biotech, come meta-settore industriale, vale tra lo0,4% e lo 1,1% del PIL, ed èanche alla base di un nuovomodello di sviluppo sostenibile —legato all'uso di agenti biologicinelle produzioni industriali e al-l'utilizzo di biomasse per la loroconversione in energia e in unaampia gamma di prodotti — chevale, già oggi, in Europa più di 2mila miliardi di Euro l'anno, dan-do lavoro a oltre 22 milioni dipersone. La partecipazione dellenostre Pmi all'affermarsi dellabioeconomia» ha sottolineatoSidoli «può creare nuova occu-pazione e stimolare la competiti-vita del sistema-Paese, aumen-tando la sostenibilità economicae ambientale delle nostre produ-zioni agricole e industriali. Senon vogliamo perdere questaopportunità, e rilanciare la com-petizione del sistema Paese, dob-biamo definire una strategia mi-rata con incentivi e politiche fi-scali adeguate e coerenti, taratesulle specificità del settore».Per Massimo Scaccabarozzi, pre-sidente Farmindustria «II Rap-

porto parla chiaro. I risultati fi-nora raggiunti sono molto positi-vi. Le aziende attive nel red bio-tech, che operano in Italia, rap-presentano il 60% del totale eincidono per il 96% sul fatturatocomplessivo dell'intero compar-to biotech. In particolare nel set-tore del farmaco biotech la Ri-cerca è un fattore determinante:non a caso, in Italia, secondo idati dell'Osservatorio Aifa, lesperimentazioni cllniche riguar-danti prodotti biotecnologici sonoben 665 nel periodo 2008-2010.Numeri importanti che occorrealimentare per non perdere ter-reno nella competizione interna-zionale. È necessario sosteneregli investimenti in R&S con unadeguato sistema di tutela bre-vettuale, valorizzare le eccellen-ze, anche produttive, e il meritosul territorio con incentivi in areestrategiche. E, soprattutto in unmomento così difficile per lanostra economia, puntare su in-novazione e produzione biotechper offrire cure migliori ai pa-zienti e contribuire alla crescita.Altro tema fondamentale» haconcluso Scaccabarozzi « è eli-minare le disparità di accessoall'innovazione a livello regiona-le e minimizzare i tempi di intro-duzione dei medicinali. Questecondizioni e un quadro stabile ecerto di regole sono fondamen-tali per confermare i molti inve-stimenti del settore in Italia e perattrarne di nuovi».«Oggi l'Italia» ha dichiaratoDonato Iacovone, Mediterra-nean Managing Partner e Ammi-nistratore Delegato di Ernst &Young in Italia «è più che maiattenta alle dinamiche del setto-re biotech ed Ernst & Young,che da anni fecalizza le proprierisorse sul mercato italiano an-che attraverso il Global Biotech-nology Center, con convinzione

supporta le imprese nell'affron-tare le complessità di questomomento. Ci impegniamo affin-chè le imprese del biotech italia-no possano, nonostante l'attualecongiuntura economico-finanzia-ria, continuare ad essere dinami-che e promettenti soprattutto peril ruolo determinante che svol-gono per la creazione di salute,benessere, sostenibilità e occu-pazione nel nostro paese. I se-gnali del mercato sono positivi eincoraggianti e nel 2011 la cre-scita è stata costante su tutti iprincipali indicatori rispetto alloscorso anno inclusi numero diimprese (+2.5%) e fatturato(+4%). Non solo: il biotech ita-liano, una realtà vivace e caratte-rizzata da imprese di piccola di-mensione con una forte voca-zione all'innovazione, non smet-te di pensare al futuro e coninvestimenti in R&S, che nel 2011incidono sul 43% del fatturato,le imprese del settore testimo-niano la forte volontà di cresce-re ancora e di difendere la posi-zione nella Ricerca che l'Italiaoggi occupa in Europa graziealla produttività dei ricercatoriitaliani».«In Italia il red biotech» ha com-mentato Antonio Irione, Advi-sory Life Science Leader di Er-nst & Young «è un settore solido,capace di aumentare costante-mente le proprie performance etrainante dell'intero compartodelle biotecnologie. In questoambito, con 188 imprese (79%del totale), oltre 6 miliardi dieuro di fatturato (90% del tota-le), più di 5.000 addetti impiegatiin R&S (90% del totale) e quasiun miliardo e mezzo di euro diinvestimenti in R&S (86% deltotale) le imprese del farmacobiotech sono il segmento più ri-levante. Si tratta di un settoredinamico, con un forte potenzia-

le di crescita — ad oggi la pipelineè di 319 prodotti farmaceutici, il61% dei quali in fase di sviluppoavanzata — e attivo soprattuttonegli ambiti di applicazione on-cologia, neurologia e delle malat-tie infettive. «Come evidenzia ilnostro studio» ha concluso Irio-ne, «le imprese che si occupanoin Italia del farmaco biotech sonoper la maggior parte pipelinecentric, cioè orientate al prodot-to, cooperano soprattutto attra-verso accordi di partnership emanifestano una tendenza allaspecializzazione in una fase dellapipeline in base all'eccellenzadelle competenze e alla disponi-bilità di risorse. Anche in consi-derazione dell'importante con-tributo in termini di innovazioneterapeutica e del forte impattosociale di questo settore esso vasostenuto con politiche mirate atutela dell'innovazione in ognifase ci sviluppo del prodotto».

Biotech in volo con un’ala sola

Totale settore biotechImprese: 394Fatturato: euro 7.075 milioniInvestimenti R&S: euro 1.830 milioniAddetti R&S: 6.872

Red biotechImprese: 238Fatturato: euro 6.811 milioniInvestimenti R&S: euro 1.691 milioniAddetti R&S: 5.671

Settore del farmaco biotechImprese: 188Fatturato: euro 6.129 milioniInvestimenti R&S: euro 1.454 milioniAddetti R&S: 5.104

Ú ÚImprese

del farmacoAltre biotechdel farmaco

Imprese: 60 Imprese: 128Fatturato: euro5.635 milioni

Fatturato: euro 494milioni

Investimenti R&S:euro 1.153 milioni

Investimenti R&S:euro 301 milioni

Addetti R&S: 3.705 Addetti R&S: 1.399Fonte grafici e tabelle: elaborazioni Ernst&Young

RegioneRegione N.N.

Lombardia 74

Lazio 25

Piemonte 21

Emilia-R. 16

Toscana 13

Friuli V.G. 10

Veneto 9Sardegna 6Liguria 4Sicilia 3Marche 3Altre Sud 2Altre Centro 2

Impresedel

farmaco

Altrebiotech

delfarmaco

Totale

Preclinica 11 69 80

Fase I 20 23 43

Fase II 59 39 98

Fase III 82 16 98

Totale 172 147 319

Analisi per campo di applicazione, imprese farmaci biotech

Le imprese farma biotech

Rapporto Ernst&Young, Assobiotec, Farmindustria sul comparto orfano di agevolazioni

Il comparto La localizzazione delle imprese biotech

I prodotti biotech in sviluppo

P iccole o piccolissime: un esercito. Vita-lissime nonostante la crisi: coi conti inordine e in crescita. Ma senza neanche

l’ossigeno di una buona gestione degli incenti-vi; senza l’agevolazione permanente del credi-to d’imposta sulla ricerca; senza politiche pre-mianti per l’innovazione e senza il supportonecessario a invogliare almeno gli investimentiprivati.

Il biotech italiano ha spiccato da tempo ilvolo, ma il Paese non se ne è accorto: 23piccole aziende quest’anno sono state costrettea chiudere i battenti e tante sono sottocapitaliz-zate e hanno ossigeno in cassa solo per qual-che mese.

Non è così che ci si mette in sintonia con lanuova sfida additata dall’Europa: la bioecono-mia come prospettiva strategica per generaresviluppo e occupazione.

Il messaggio arriva forte e chiaro dal Rap-porto annuale Ernst&Young-Assobiotec «Bio-tecnologie in Italia 2012», realizzato in collabo-razione con Farmindustria e Ice (Istituto per ilcommercio estero), quest’anno presentato perla prima volta assieme a un rapporto dedicatoesclusivamente alle biotecnologie nel settorefarmaceutico, visto che il pharma è il cuorepulsante del comparto. E proprio il Pharmarappresenta un modello della capacità di farenetwork, dando vita a un sistema integrato diaziende che si specializzano in un segmentodella catena del valore e collaborano in varipassaggi della filiera.

I numeri del comparto. Il Rapporto censi-sce 394 imprese e posiziona l’Italia come ilterzo Paese Ue in termini di numero di impresepure biotech (248), ovvero di imprese che han-no nelle biotech il proprio core business, dopoGermania (397) e Regno Unito (282). Spicca-no nel comparto le aziende dedicate in modoesclusivo alla cura della salute: ben 206 su 394individuate. Il fatturato dell’intero comparto hatoccato quota 7 miliardi di euro (+4% rispettoal 2011): l’incremento maggiore (+8%) si regi-stra per le imprese pure biotech, il cui fatturatoammonta a 1,3 miliardi.

Invidiabilmente in crescita anche il dato rela-tivo alla R&S, con un + 8% di investimenti perun totale di 1,8 miliardi di euro, e un + 3% diaddetti (circa 6.900 su un totale di oltre 52mi-la). Caratteristico del settore il profilo di-mensionale: nel 77% dei casi si tratta di microo piccole imprese (rispettivamente, meno di 10e meno di 50 addetti), ovvero piccole impreseinnovative, dedicate soprattutto ad attività diR&S, la cui identità stenta a trovare cittadinan-za nelle politiche fiscali e di sviluppo del Pae-se.

La forza motrice delle red. Il red biotech èil settore trainante: 238 imprese (60% del tota-le), fatturano 6.811 milioni (96% del totale),sostengono investimenti in R&S pari a euro1.830 milioni (92% del valore totale delle im-prese biotech) e ne destinano alla ricerca 6.872(83% del comparto). Rispetto ai valori totalidel comparto red, il settore dei farmaci assorbe

il 79% delle imprese (188), il 90% del fatturato(6.129 milioni), il 90% degli addetti in R&S(5.104) e genera l’86% degli investimenti(1.454 milioni).

Le imprese farmaceutiche rappresentano lamaggioranza per quanto riguarda fatturato(92%), investimenti R&S (79%) e addetti(73%) del totale del settore del farmaco biote-ch.

Farmaci biologici, small molecules e terapieavanzate rappresentano i prodotti d’elezionedelle imprese che oggi vantano ben 319 prodot-ti in sperimentazione: il 61% in Fase II o III eil 25% in fase preclinica, tutto con una fortepolarizzazione sull’oncologia cui afferisce il45% dei progetti.

Le sfide. «Il potenziale delle biotecnologieè sorprendente: a livello mondiale il biotech,come meta-settore industriale, vale tra lo 0,4 el’1,1% del Pil, ed è anche alla base di unnuovo modello di sviluppo sostenibile - legatoall’uso di agenti biologici nelle produzioni in-dustriali e all’utilizzo di biomasse per la loroconversione in energia e in una ampia gammadi prodotti - che vale, già oggi, in Europa piùdi 2mila miliardi di euro l’anno, dando lavoroa oltre 22 milioni di persone», ha commentatoAlessandro Sidoli, presidente di Assobiotec-Fe-derchimica. «La crescita del biotech italiano vaperò rafforzata e consolidata, lavorando allasemplificazione delle regole, alla migliore allo-cazione delle limitate risorse disponibili e allacreazione delle condizioni per favorire nuoviinvestimenti».

«In particolare nel settore del farmaco biote-ch la ricerca è un fattore determinante: non acaso, in Italia, secondo i dati dell’OsservatorioAifa, le sperimentazioni cliniche riguardantiprodotti biotecnologici sono ben 665 nel perio-do 2008-2010», ha ricordato invece MassimoScaccabarozzi, presidente Farmindustria. «So-no numeri importanti che occorre alimentareper non perdere terreno nella competizioneinternazionale. È necessario sostenere gli inve-stimenti in R&S con un adeguato sistema ditutela brevettuale, valorizzare le eccellenze, an-che produttive, e il merito sul territorio conincentivi in aree strategiche.

E, soprattutto in un momento così difficileper la nostra economia, puntare su innovazionee produzione biotech per offrire cure miglioriai pazienti e contribuire alla crescita». Ma èsoprattutto necessario eliminare le disparità diaccesso all’innovazione a livello regionale eminimizzare i tempi di introduzione dei medici-nali: «Servono in media 305 giorni per inserireun farmaco nei prontuari nazionali una voltasuperato il vaglio nazionale, ma in qualcheRegione si aspetta fino a 439 giorni: troppo perqualsiasi impresa e gli effetti si vedono sulmercato: in Italia le vendite in farmacia dimedicinali lanciati negli ultimi 3-5 anni e piùbassa che in tutti gli altri Paesi europei».

Sara Todaro© RIPRODUZIONE RISERVATA

Campi diapplicazione

Campi diapplicazione DescrizioneDescrizione

Prodottifarmaceutici

Farmaci o altri approcci terapeutici, come le terapie basatesu geni o cellule, inclusi:● biologici (biologicals): proteine ricombinanti, anticorpi mo-

noclonali, prodotti basati sulle tecnologie degli acidi nuclei-ci;

● composti a basso peso molecolare (small molecules):farmaci sviluppati, testati o individuati mediante metodi-che di screening biotech;

● terapie avanzate: farmaci biologici sviluppati attraverso laterapia cellulare somatica, la terapia genica;

● l’ingegneria tissutale, utilizzati soprattutto per il trattamen-to di malattie genetiche e degenerative

Vaccini

Vengono utilizzati per la prevenzione e la terapia.Sono vaccini prodotti con biotecnologie (“vaccini ricombi-nanti”) che permettono di isolare il gene che codifica laproteina del microrganismo in grado di stimolare la rispostaimmunitaria

Drugdelivery

Tecnologie per veicolare i farmaci a un sito specifico median-te ottimizzazione del loro assorbimento e della loro distribu-zione (materiali avanzati, liposomi, anticorpi, terapia cellula-re ecc.). Questo campo di applicazione vede lo sviluppo diprodotti che consistono in sistemi di rilascio che sommini-strano in modo mirato il farmaco solo in un’area di riferi-mento del corpo (per esempio nei tessuti cancerosi) e perun periodo di tempo controllato

Drugdiscovery

Sintesi, ottimizzazione e caratterizzazione di drug candidate,sviluppo di saggi, attività di screening e validazione sui farma-ci. Si tratta di un campo di applicazione che prevede soprat-tutto la vendita di servizi:● tecniche di verifica della funzionalità terapeutica di nuove

molecole;● test su piattaforme cellulari ingegnerizzate ad hoc per

segnalare eventuali reazioni a prodotti chimici o biologici;● supporto come Contract research organization (Cro)

Campi di applicazione - Settore del farmaco biotech

Più fatturato e investimenti - Ma il settore rischia di restare senza ossigeno

4 15-21 maggio 2012PRIMO PIANO

Farmaceutica Il presidente del gruppo che ha chiuso la trimestrale con utili al +7,5%, quotato dall’84

I principali indicatori del conto economico di Recordati negli ultimi cinque anni

I gruppi familiari

Ricerca

Recordati «La Borsa? Non aiutaSe potessi, ora lascerei il listino»DI ALESSANDRA PUATO

E il biotechlancia l’allarme:«Gli ospedalici paghino»

Bilancio positivo

L o schivo ingegne-re Giovanni Recor-dati ha una passio-ne per le auto da

corsa, ma non ama tutti irally. In Borsa, per esem-pio, benché la sua azien-da cresca nei conti da an-ni (+37% l’utile netto e+21% i ricavi dal 2007 al2011), non ci andrebbepiù. «Essere quotati in Ita-lia non aiuta — dice —. Sedovessi decidere adesso,probabilmente in Borsanon entrerei. Ci siamoquotati nell’84, quasi 30anni fa. Ci ha portato visi-bilità e trasparenza, ma aparte questo pochi vantag-gi. Non delistiamo perchéservirebbero almeno 600milioni (il flottante, la quo-ta di capitale sul mercato,è alto, 37,8%, e per la granparte in mano a investito-ri istituzionali, ndr. ). Secostasse meno, lascerem-mo il listino».

Un giudizio duro suPiazza Affari, che patiscedi anemia da debuttanti(dall’inizio dell’anno si èquotata solo Cucinelli, il27 aprile al massimo delprezzo suggerito, 7,75 eu-ro: dopo il boom dei pri-mi tre giorni a 12 euro, toc-cava i 10,5 euro il 10 mag-gio). E l’argomento saràprobabilmente affrontatooggi anche da GiuseppeVegas, presidente dellaConsob, che tiene a Mila-no la sua Relazione perl’anno 2011.

M a c o n R e c o r d a t i ,azienda familiare fra le po-che italiane rimaste nellafarmaceutica, la Borsanon è stata tenera. Nell’ul-timo anno il titolo ha per-so il 29,7%. In linea conl’indice, anzi, meglio, si di-rà, visto che il Ftse Mibnello stesso periodo è crol-lato del 36,4%. Ma la con-solazione è magra perchéi conti vanno bene e, co-me spesso accade ultima-mente, l’imprenditore la-menta una «Borsa chenon rispecchia il valoredell’azienda». Lontano ilrecord del 2000, quandoRecordati vinse l’argentocon il +420% come miglio-re quotata del decennio,dietro a Saipem.

I numeriIn una nota diffusa la

scorsa settimana, il grup-po milanese forte nella ri-cerca cardiovascolare eurologica ha ribadito le sti-me per il 2012: cioè ricavitra 810 e 830 milioni (762nel 2011), un utile operati-vo tra 160 e 170 milioni(163,5) e profitti netti tra115 e 120 milioni (116,4).E ha rilanciato i dati, posi-tivi e già annunciati, sulprimo trimestre dell’an-no: utile netto in crescitadel 7,5% a 33,8 milioni, ri-cavi su dell’11% a 219,6 mi-lioni, posizione finanzia-ria netta (i debiti) sì negati-va per 54,1 milioni, ma suun patrimonio ampio,630,2 milioni. «Dati miglio-ri delle nostre previsioni

— commenta Recordati— raggiunti grazie al-l’espansione in Russia eTurchia, all’export in Su-damerica e Australia, econ i farmaci orfani, per lemalattie rarissime, che co-prono ormai il 10% del no-

stro fatturato. Ma attenzio-ne, non possiamo proietta-re il primo trimestre su tut-to l’anno». Il timore è chele incertezze sui mercati«spingano i Paesi europeialla riduzione della spesasanitaria». E che «cresca il

mercato dei generici, giàal 10%». Non è un caso sel’ultima acquisizione, l’an-no scorso, è stata in Tur-chia, la Dr. F. Ilaç, pagata100 milioni di dollari. «Incontanti», sottolinea Re-cordati che dice di odiare

acquisti a debito e leve fi-nanziarie, perché «non sideve fare il passo più lun-go della gamba».

Assunzioni in TurchiaIl 70,3% del giro d’affari

del gruppo viene ormaidall’estero ed è dichiarata-mente nei Paesi meno re-golati, come Russia, Tur-chia, Polonia che l’azien-da cerca la crescita. È aIstanbul che Recordati haassunto 700 persone negliultimi tre anni: «Privilegia-

mo gli investimenti al-l’estero perché l’Italia noncresce. Il governo ha pro-messo misure per la cresci-ta: non le abbiamo viste».

Come accadeva una vol-ta Giovanni Recordati, fi-glio di Arrigo, è presiden-te, amministratore delega-to e direttore generale del-l’azienda, che controllacon i tre fratelli Cristina,Andrea e Alberto alla cano-nica maggioranza del51,27%. Ma resisterà, conil vecchio stile? O dovrà

aprire a nuovi azionistiper crescere all’estero (laprossima acquisizione pre-vista è in centro Europa,entro l’estate), come sem-bra obbligato a fare visteanche le scadenze sui bre-vetti, che cominciano apiovere? «Non abbiamo bi-sogno di soci. Bisognamantenere la maggioran-za, finché si può», diceGiovanni Recordati. E que-sto spiega perché, nell’84,suo padre scelse la Borsa.

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I conti vanno bene, ma il titolo perde. «L’Italia non cresce, meglio investire all’estero»

Imprese Aziende & Capitali

L’ anno scorsohanno chiuso23 aziende bio-

tecnologiche, il 10% cir-ca delle biotech pure. Lorivela l’ultimo rapportoAssob io tec -E rns t &Young, «Biotecnologie inItalia 2012», presentatola scorsa settimana. «È ilprimo anno che chiudia-mo in negativo, sonomorte più imprese diquelle nate», dice Ales-sandro Sidoli, presidentedell’associazione aderen-te a Federchimica-Confin-dustria. E lancia l’allarme:la pubblica amministra-zione, a partire da ospe-dali e regioni, saldi i debi-ti, o «il percorso sarà mol-to duro per tutti».

«Il problema numerouno delle biotech è la fi-nanza — dice Sidoli — .I crediti di queste azien-de, che fannomolta ricer-ca, con la pubblica ammi-nistrazione stanno diven-tando insostenibili. C’èchi vanta crediti per lametà dei propri costi ope-rativi. Ora il ministero del-la Ricerca e quello delloSviluppo stannomostran-do la volontà di risolvereil problema. Chiediamoloro di continuare».

L’altro problema per ilsettore — che raduna inItalia 394 aziende e inve-ste in ricerca il 43% delfatturato— è l’assenza diinvestitori. Si nota un ri-sveglio del venture capi-tal su diagnostica e bio-medicale (si è mosso ilfondo Atlante di Intesa),ma l’attenzione è concen-trata sul potente Fondoitaliano d’investimentidella Cassa depositi e pre-stiti, che sta valutando seallocare denaro in fondidi fondi che investano inbiotech: «Sarebbe un vo-lano per attrarre investi-tori esteri», dice Sidoli.

A. PU.© RIPRODUZIONE RISERVATA

10 CORRIER E C O N O M I A LUNEDÌ 14 MAGGIO 2012

Il Sole 24 Ore

Giovedì 10 Maggio 2012 - N. 128 Impresa & territori 45

Luca OrlandoMILANO

«Un bilancio? Abbiamofatto uscire la siderurgia dalvecchio stereotipo del settorecheinquinaesporca,ma sui te-mi dell’energia non siamo riu-sciti a risolvere il problema».Giuseppe Pasini, presidenteuscentediFederacciai,sintetiz-za così la sua lunga "reggenza"alla guida del settore, dieci an-ni che termineranno tra pochigiorni, quando al vertice della

categoria arriverà AntonioGozzi. L’energia, dunque. No-doirrisoltocheancheoraangu-stia le imprese. «Quandosentoun ministro come Clini – sbot-ta Pasini – dire che la siderur-gia nazionale non va protettanelle tariffe elettriche io miscandalizzo. Vada a vederequanto si paga in Europa, sel’aziendanonvaprotettaalme-no che non sia osteggiata».

Bilancioinchiaroscuroquel-lodelsettorenel2012,conlapro-duzione italiana ancora in cre-scita del 5,7% nel primo trime-stre,molto meglio dei maggioripaesi concorrenti ma con chia-ri segnalidi rallentamento.

L’ipotesi di chiudere l’annoconvolumisuperioririspettoai28,7 milioni di tonnellate del2011èconsiderataorapiùlonta-na,mentrerestasemprepiùevi-denteladiversavelocitàdelset-tore a seconda dei mercati disbocco.«Per i prodottipiani le-gati all’edilizia – spiega Pasini –ci sono difficoltà evidenti lega-te allo stop delle infrastrutturee molte aziende concentratesul mercato interno sono oggi

penalizzate. Sui prodotti "pia-ni" connessi invece alla mecca-nicaeall’autolasituazioneède-cisamente diversa, con volumiin crescita anche grazie allosprintdell’auto tedesca».

Dicotomia nei trend dell’ac-ciaio che si ricompone subitoquandosiparladienergia,dovegliimprenditorisonounitiede-terminatinelchiederealGover-no una svolta. «L’Italia – osser-vail vicepresidentediFederac-ciai Nicola Riva – è l’unico Pae-se inEuropaadaver aumentatoi prezzi del gas nel 2012, pur inpresenzadiunadomandacalan-te: il mercato non è libero, sia-moinregimedi monopolio».

La Federazione, che insiemeadaltreassociazionimanifattu-riere di Confindustria ha effet-tuatounasegnalazioneall’Anti-trustsull’utilizzodeigasdottidiimportazione,chiedeinterven-tirapidiperliberalizzareilmer-cato, ridurre il gap del 30% ri-spettoailistiniprevalentiinEu-ropa, rivedere gli incentivi allefonti rinnovabili (si veda altroarticoloapag. 44).

«Non siamo contrari al foto-voltaico – chiarisce Pasini – manon si può pensare di scaricarel’onere sulle imprese. Per noil’energiarappresenta il40%deicosti di trasformazione, pagar-la più cara rispetto ai tedeschisignifica non essere competiti-vi. Questo è un modo per pena-lizzare un settore che investe,innova e che anche nei periodipiù difficili della crisi ha saputoresistere».

Altrarischioincombenteperilcompartoèlatentazioneeuro-pea diadottare misure ambien-talipiù restrittive.

L’attuale riduzione del 20%delleemissionidiC02ègiàcon-siderata un obiettivo ambizio-so.«Siamoinrecessione– spie-ga Pasini – e servono target ra-gionevoli, a maggior ragione sepensiamo che altri produttoricome la Cina non aderiscono alprotocollodiKyotoenondevo-

nosostenere i nostri costi, dun-que operano in regime di dum-ping ambientale». Nonostantetutti questi problemi, l’acciaioitaliano continua per fortuna atrovare spazio in ambito inter-nazionale e anche i primi mesidel 2012 confermano il trend:nel primo bimestre l’export hasfioratoquotatremilioniditon-nellate, in crescita del 10% ri-spetto allo stesso periodo del2011 con uno sprint quasi dop-pio per i paesi extra-Ue. «Per ilfuturo–aggiungeildirettorege-neralediFederacciaiFlavioBre-gant – servirebbe maggiore at-tenzione alla reciprocità dellecondizioni: la Russia entra nelWto ma lascia invariati moltidazi e questo non facilita certoilnostroexport».

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IL SETTORE

NOI E GLI ALTRI

Le società biotecnologiche in Europa

Ilaria VesentiniBOLOGNA

È un’ulteriore iniezionedi fiducia quella arrivata ierida Bologna all’inaugurazio-ne di Lamiera, la Mostra in-ternazionale delle tecnolo-gieadeformazione,organiz-zatadaUcimu.

A distanza di neppure unmese dalla presentazionedei dati trimestrali in ripre-sa (ma solo grazieall’export) per le macchineutensili, è sul mercato inter-no che torna l’ottimismo,leggendoilportafoglioordi-ni del segmento dei costrut-toriditecnologieperlavora-re la lamiera, per la saldatu-raeiltaglio:nelprimotrime-stre2012gliordinisulmerca-to interno sono saliti tra il 15eil20%rispettoall’annopri-ma e si sommano a un rialzodidomandadel25%daimer-cati esteri. Un segnale ine-quivocabilecheilmanifattu-riero italiano – utilizzatorediquestetecnologie–preve-de di tornare a lavorare dibuona lena.

Un recupero dell’indu-stria italiana della deforma-zione (che vale circa il 44%del business complessivodelle macchine utensili rap-presentato da Ucimu) avevainiziato a delinearsi già nel2010esièconsolidato l’annoscorso, chiuso con una pro-duzione in crescitadell’11,6% a oltre 2 miliardi.Ma la dinamica ascendentefinora non aveva però inte-ressato il mercato nazionale(-9,3% nel 2011) ma solol’export (+26,6%). «Numeri,questi–hasottolineatoGian-carlo Losma, presidente diUcimu, l’associazione deiproduttoridimacchineuten-sili, robot e automazione –che dimostrano la vitalitàdelle imprese del comparto,che macinano ordini conun’intensità ancora maggio-re rispetto a quella dei co-struttoridimacchineutensi-li nel complesso. L’auspicio

èchel’eventoLamierapossaulteriormente stimolare lapropensione a investire dapartedegli utilizzatori».

El’ottimismosirespiraan-che nel quartiere fieristicobolognese, dove per la quat-tro giorni di manifestazioneB2B,arrivataalla16esimaedi-zione,espongono 451 impre-se, di cui 190 straniere (l’Ita-liaèilterzoproduttoremon-diale nel segmento, dietro aCina e Germania) su oltre40mila metri quadrati di su-perficieespositivaconun’at-tesadioltre25milavisitatori.Tracuiunafittadelegazionedalla Turchia, Paese ospited’onore di questa edizione

in virtù del boom economi-co del mercatoe dell’impen-natadidomandaperletecno-logie made in Italy: l’exportdimacchineutensililavoran-ti per deformazione in Tur-chia è salito del 66% nel 2011e oggi la penisola anatolica èl’ottavo partner industriale(66 milioni di euro di exportsu 1,4 miliardi complessivi,con Germania e Cina a farelapartedelleonenonsoloco-meconcorrentimaancheco-mebacinidiconsumo).

«Lanuovapressaperidro-formatura che presentiano aLamieraègiàstatavendutaaun cliente italiano, ma se ladomanda interna sta ripar-tendo è solo grazie alle im-presemedio-grandichelavo-ranoall’esterononinItalia»,conferma Massimo Carbo-niero, dg della vicentinaOmera,30milionidifattura-todicuioltre20milionilega-tiall’export.

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Comparti. In ripresa il mercato interno

Macchine per lamiereordini a più 20%

Il dossier. Nel 2011 il settore ha segnato un aumento del fatturato del 4% oltre i 7 miliardi

Biotech trainato dal farmacoSidoli (Assobiotec): crescita da rafforzare facendo sistema

(*) Aziende attive esclusivamente nel settore delle biotecnologie Fonte: Assobiotec

Leadership tedescaIlpiùaltonumerodiimprese

delsettoresicontainGermania,seguonoilRegnoUnitoel’Italia

AssestamentoIlnumerodiimpreseinItalia

subisceuncalo,imputabilenontantoallacrisiquantoadunassestamentocomplessivo

I segmentiÈilsegmentofarmaceuticoa

rappresentarelaforzatrainantedelcompartoeingeneralele«redBiotech»,cioéquellededicateallasalute

Roberto TurnoROMA

Continuanoacrescere,adi-spettodelgrandefreddocheat-tanaglia l’economia. E conqui-stanonuoviprimati,tantodaes-sere ormai il terzo polo d’Euro-pa per numero d’imprese chedel biotech hanno fatto il pro-prio core business. Trascinatasoprattutto dal pharma, l’indu-striabiotechmadeinItalytienebottaallacrisi. Anzi, avanzaan-cora anche se non a due cifre:nel 2011 ha segnato una crescitadel 4% del fatturato che ha cosìsuperatoi7miliardi,unaumen-to di addetti del 3% con 6.872unità totali, un balzo in avantidegli investimenti dell’8% con1,8 miliardi messi in campo dal-leimprese.Impresechesonoin-tanto scese da 398 a 394, segnodi un assestamento complessi-vo di un vitale reticolo fatto ingran parte di Pmi, il primo e piùautentico motore dell’innova-zione,chescontanosemprepiùl’assenza di una politica indu-

strialenazionaleediunastrate-giadisviluppodelsistema-Pae-sedegna di questonome.

Giovani,dinamiche,innovati-ve, futuribili: è questo il ritrattodallafotodigruppodelleimpre-se del settore che esce dal re-port 2012 sulle biotecnologie inItalia, scattatadaAssobiotecedErnst&Young in collaborazio-neconFarmindustriaeIce(isti-tutoperilcommercioconl’este-ro), presentato ieri a Roma.Unafoto cheuna volta tantodi-segna scenari di sviluppo e dioccupazione possibili e già aportata di mano. Ma che devepagare l’insipienza di politichea sostegno della crescita chenon solo i nostri partner euro-

pei manovrano invece da tem-po e a piene mani: dai finanzia-menti per la ricerca industrialealcreditod’impostaper laR&S,dai sistemi premianti per la ri-cerca e l’innovazione al ricono-scimento della Pmi innovativa.E se l’Italia resta fanalino di co-danellepoliticheindustriali, fa-talmenteanchel’eccellenzasva-nisce,togliendoaltrechanceal-la ripresa e allo sviluppodell’economianazionale.

Nonèuncaso ilgrido d’allar-me lanciato ieri da AlessandroSidoli, presidente Assobiotec:«La crescita del biotech italia-no va rafforzata e consolidata,altrimenti in questo contestostorico si rischia il tracollo delsettore». Nel 2011 ben 23 impre-se hanno cessato l’attività, inuna rete fatta per il 77% da Pmi:«Moltediessesonosottocapita-lizzate e costrette a operare ailimiti della sopravvivenza», af-ferma Sidoli. Di qui la ricetta:semplificazione delle regole,miglioreallocazionedellerisor-

se disponibili, condizioni di fa-voreperattrarregliinvestimen-ti. Ma non solo, aggiunge il pre-sidente di Farmindustria, Mas-simo Scaccabarozzi: «Per nonperdere terreno nella competi-zione internazionale e attrarreinvestimenti servono regolecerte e la tutela brevettuale.Vanno valorizzate le eccellen-zeancheproduttiveedelimina-teledisparitàregionalidiacces-soall’innovazione,minimizzan-do i tempi di introduzione deifarmaci».

Sonole«redbiotech», quellespecificamentededicateallasa-lute, la forza delle biotecnolo-giemade in Italy. E il farmaceu-tico rappresenta a sua volta ilmotore trainante. Su 7 miliardidi fatturato totale, 6,8 miliardiarrivano infatti dal red biotechcon 238 imprese, 1,7 miliardi diinvestimenti e 5.671 addetti allaR&S. Ma col farmaco biotechche,appunto, fa lapartedel leo-nenell’interapartita: 188impre-se, 6,12 miliardi di fatturato, 1,45

miliardi di investimenti, 5.104addetti alla ricerca. Con una lo-calizzazione di imprese che ve-de ilgrossoconcentratoalnorde al centro: in testa la Lombar-dia(74),poiLazio(25),Piemon-te(21),EmiliaRomagna(16),To-scana (13) e Friuli Venezia Giu-lia 11). Appena 11 le imprese alSud, con le sole perle della Sar-degna(6) edellaSicilia (3).

Il tessuto industriale com-plessivo rivela intanto che il77% delle imprese del settoredelle biotecnologie sono di mi-cro o piccola dimensione. Il73%delfatturatoèinvecericon-ducibileinteramenteallemulti-nazionalichehannosedeinIta-lia, quasi tutte operanti nel redbiotech e principalmente nelpharma. Le imprese a capitaleitaliano contano invece il 27%restante del fatturato totale, inquesto caso principalmentequelle che nel biotech hanno lapropria attività principale (pu-rebiotech).

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Deiulemar

Visitadella GdF:Iuliano coltoda infarto

ILSEGMENTOI datipositivi si sommanoadun rialzo delladomandaestera del 25%Ieria Bologna al viala fiera «Lamiera»

STOP IN VISTAPrimotrimestre positivo maora pesa la frenata globaleRiva: «Italia unicoPaesenel 2012 ad aver aumentatoi prezzidel gas»

Numero imprese pure biotech* nei principali Paesi europei. Anno 2011

Da 101 a 200

Fino a 100

Oltre 200

IL CONFRONTO

Germania

SvizzeraFrancia

Spagna

Italia

Olanda

Danimarca

402284

242

181

139

106

98

91

91

Regno Unito

Svezia2011 2012

IL SISTEMA DELLE IMPRESE DI BIOTECNOLOGIE IN ITALIA

Numero imprese396394

-1%

Numero addetti

in R&S

6.6476.872

+3%

Investimenti

in R&S

1.6921.830

+8%

Fatturato6.8147.075

+4%

Industria. Pasini: «Liberalizzare per aiutare le imprese»

Sull’acciaio la zavorradei listini dell’energia

Il suo cuore non ha rettoai dispiaceri patiti per la finedella sua creatura, di quellasocietà armatoriale finita inun tunnel apparentementesenzavia diuscita.

L’ex amministratore uni-co della Deiulemar compa-gnia di navigazione, Miche-le Iuliano, 88 anni, nel gior-no della prima perquisizio-ne domiciliare voluta dal-l’autorità giudiziaria che in-daga per capire che fine ab-bianofattoi720milionidieu-roinvestitidaquasi13milafa-miglie, è stato colto da infar-to.Pochigiorni fa, il tribuna-le aveva ufficialmente di-chiarato il fallimento dellacompagnia.

Un malore che non gli halasciatoscampo.Quandoisa-nitari del vicino ospedaleMaresca sono giunti conun’ambulanzaacasadel«ca-pitano», non c’era più nullada fare. Il referto parla chia-ro: arresto cardiocircolato-rio. Il decesso è giunto alle8.08, mezz’ora dopo l’arrivodei finanzieri in borghesenella villa di via Tironi. Gliuomini della Guardia di Fi-nanza, agli ordini del capita-no Gaetano Capuozzo, era-no giunti all’uscio della por-ta di Iuliano alle 7.30. Ad ac-coglierli – come raccontanoi familiari dell’ex ad dellaDeiulamar – lo stesso Iulia-no. «Ma qui non c’è nienteche vi possa interessare» sisarebbelimitatoadirel’88en-ne fondatore della compa-gnia di navigazione insiemeaGiovanniDellaGattaeGiu-seppeLembo.«Nonsipreoc-cupi, faremo presto» hannoassicurato i finanzieri.

Poi il dramma: mentre leforze dell’ordine controlla-vanoil contenuto di unacas-saforte, Iuliano ha avvertitounmalore,accasciandosisul-lasedia privodi sensi.

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+11,6%Produzione 2011Loscorsoannol’outputècresciutoadoppiacifraa28,7milioniditonnellateconperformancesuperioririspettoallamediaglobale.MegliodinoiloscorsoannosoloTurchiaeCoreadelSud.Ancheneiprimitremesidell’annol’Italiadell’acciaiocresce,conproduzioneinaumentodel5,7%a7,4milioniditonnellate

-4,9%Male i «lunghi»L’acciaioprocedeaduevelocità,coniprodottilunghidestinatiall’ediliziaincalodel4,9%mentreperformancedecisamentesuperiorisonorealizzatedaiprodotti"piani"destinatiallameccanicaeall’automotive.Beneneiprimiduemesil’exportglobale,increscitadel10%rispettoallostessoperiododel2011.

LA FOTOGRAFIAIeria Roma presentatoil rapporto della associazionedicategoria ed Ernst&Young, in collaborazionecon Farmindustria e Ice

MILANO

Il blitz è scattato verso le11,pocodopolafinedell’assem-blea organizzata da Fim, FiomeUilmdavanti aicancelli dellostabilimento,dovelaproduzio-ne è ferma dallo scorso dicem-bre. Alcune centinaia di operaidell’exstabilimentoFiatdiTer-mini Imerese hanno occupatolasede locale dell’Agenzia del-le Entrate, per protestare con-tro lo stallo legato al passaggiodella fabbrica alla Dr MotordiMassimo Di Risio. L’aziendaaveva annunciato l’intenzionediavviarelaproduzionegiàen-tro l’anno, ma l’operazionenon è stata ancora perfeziona-ta per le difficoltà dell’impren-ditore ad ottenere dalle ban-che i fondi necessari. Sotto ac-cusa per i ritardi anche Invita-lia, l’agenzia nazionale per l’at-trazione degli investimenti.Glioperaipreoccupatiperilfu-turo sono 2.200: tra questi 600esodati.«Nonceneandremofi-no a quando non sarà stata tro-vata una soluzione» ha spiega-toilsegretariodellaFiomdiPa-lermo, Roberto Mastrosimo-ne. Maurizio Bernava e Mim-mo Milazzo, segretari generalirispettivamentedellaCislSici-lia e della Cisl Palermo, hannosottolineatocome«latensionesocialecresceacausadeisilen-zi delle istituzioni e dei ritardisul piano di reindustrializza-zione.IldestinodeglioperaiexFiat – hanno detto – è una que-stione nazionale: facciamo ap-pello a tutte le forze politicheaffinchè intervengano pressoil ministro al Lavoro Elsa For-nero». Anche Claudio Barone,segretario della Uil Sicilia, hachiesto «certezza sui progettidi reindustrializzazione. È ne-cessario verificare le soluzionie alternative. Chiediamo al piùpresto un tavolo di confronto,primacheletensionisocialidi-ventinoincontrollabili».

R. E.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Termini Imerese

Operai Fiatin statodi agitazionead oltranza

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Raffaella.Santarsier
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Raffaella.Santarsier
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«A l momento il sistema di go-vernance duale deve conti-

nuare, ma in prospettivabisogna tro-vare il modo di far risparmiare ledue città». Era il 12 aprile e GiulianoPisapia chiudeva così, con un «ve-dremo», il capitolo sullo scioglimen-to dei doppi consigli, perorato inve-ce dal suo assessore al Bilancio,Bruno Tabacci. A un mese di distan-za però, ecco che Pisapia, contraddi-cendosi, dà una sgasata: «Serveuscire da un sistema duale che nonha funzionato». E il tutto deve avve-nire grazie a «un esperto che accom-pagni questa uscita», indicato da Pi-sapia in Marina Brogi, vicepresidedella Facoltà di Economia dell’Uni-versità La Sapienza ed entrata nelCds della multiutility su indicazioneproprio del Comune di Milano. Matant’è, si sa che i tecnici ormai spa-droneggiano. Appare strano peròche improvvisamente Pisapia si ac-corga che «A2a è una società che haperso oltre il 75% del suo valore mache è importante per Milano e perl’Italia e va dunque rilanciata». Co-me? «Attraverso le energie rinnova-bili e il teleriscaldamento, dando se-gnali di novità ed eliminando lo spre-co e la spartizione partitocratica chec’era all’interno». Altre azioni perrinnovare A2a, sono per Pisapia«l’abbassamento degli emolumentie l’eliminazione delle consulenzeinutili». Cosa avrà scatenato questaimprovvisa crociata? Sarà mica chePisapia mette le mani avanti in vistadell’assemblea del 29 maggio dopola tagliente mozione in cui Bresciaha messo sul tavolo proprio questi

temi? Che ci sia una convergenzatra Milano e Brescia non è cosa.Piuttosto, il pressing di Brescia e lavittoria dei grillini potrebbero avertoccato il cuore di Pisapia. Guardacaso i temi che decanta ricordanoproprio le crociate dell’ex comico.

Indesit«Siamo disponibili, come sempre,

a trovare una soluzione sostenibileper tutti i lavoratori coinvolti», so-no state le ultime dichiarazioni, cin-que giorni fa, di Andrea Merloni,presidente di Indesit in riferimento

allo stabilimento di None (Piemon-te) durante l’assemblea degli azio-nisti riunitasi per l’approvazionedel bilancio. Ieri è arrivata la deci-sione dei vertici di Indesit di chiude-re lo stabilimento di None sulla ba-se di confronti tra il costo del pro-dotto che esce dallo stabilimentoitaliano e quello che esce dallo sta-bilimento polacco. Una decisioneche ha indotto i sindacati a inter-rompere qualsiasi trattativa con ilgruppo e annunciare uno scioperocon una manifestazione nazionaledi gruppo a Fabriano, dove Indesit

ha il cuore, entro i primi dieci gior-ni di giugno. L’unica apertura di In-desit sui lavoratori, quali a rischiosono oltre 400, è stata la disponibi-lità a discutere solo le modalità concui attutire le ricadute sociali dellachiusura. Nel frattempo il popolodella rete si mobilita in loro favore.Ieri in un forum online un utente di-chiarava: «Io nel mio piccolo noncompro più prodotti di aziende cheesternalizzano. A oggi, se sposta-no la produzione in Polonia, noncomprerò piu prodotti Indesit».

Nonostante il perdurare della difficile con-giuntura economica, l’industria biotecno-logica italiana continua a registrare un an-damento positivo, a testimonianza di co-me gli imprenditori nel nostro Paese ri-pongano ampio credito in questo busi-ness, pur considerato rischioso. Ciò risul-ta tanto più encomiabile se si pensa che ilbiotech e, per l’esattezza il red biotech,cioè il comparto dedicato alla cura dellasalute dell’uomo, è caratterizzato da unpercorso non privo di rischi: lo sviluppodelle molecole necessita infatti di tempimolto lunghi (dai 10 ai 15 anni prima diarrivare sul mercato) ed i prodotti hannoun elevato rischio di fallimento anche infase avanzatadi sviluppo.

Il successodel prodotto èquasi sempre ilsuccesso del-l’azienda e, pur-troppo, vicever-sa. Questo valeancora di piùper le societàche non hannoancora prodottisul mercato esi trovano nellafase di sviluppo di nuove molecole; in talefase vengono infatti sostenuti costi ingen-ti, dovuti per lo più alle attività di svilup-po e sperimentazione clinica, mentre il ri-torno economico è rinviato ad esercizi fu-turi, quando i nuovi farmaci verranno lan-ciati sul mercato. Tuttavia, il focus delleimprese che operano nel red biotech nonè tanto sul ritorno economico immediatoquanto sullo sviluppo di terapie innovati-ve per la cura dei pazienti. Conciliare busi-ness ed etica non è, a mio avviso, un temada confinare nei manuali universitari, so-prattutto in un settore che fa della curadell’uomo, della sua salute e delle suasperanze di vita la propria «bussola per

gli affari». Il biotech in Italia è un settorepiuttosto recente: è infatti nato negli anni90, in ritardo rispetto al resto d’Europa edel mondo, Stati Uniti in testa. Nel corsodegli ultimi anni, però, il nostro Paese èriuscito a colmare questo ritardo, recupe-rando terreno sul piano della competitivi-tà e diventando un player piuttosto impor-tante a livello internazionale, con proget-ti di ricerca di elevata qualità. L’edizione2012 del BioInItaly Report - il rapportoannuale sulle biotecnologie in Italia redat-to da Ernst & Young per Assobiotec e Far-mindustria - appena presentata a Roma,mostra che I'Italia, con 394 imprese biote-ch censite a fine 2011, rimane il terzo Pae-

se europeo dopo Germania e Regno Unitoper numero di imprese dedicate, ma èquello in cui numero di imprese continuaad avere il tasso di crescita maggiore(+2.5 per cento nel 2011).

Il rapporto conferma il red biotech qua-le settore trainante dell’intero comparto,con un fatturato di 6,8 miliardi di euro,cresciuto del 4% rispetto al 2010, che rap-presenta più del 96% del fatturato com-plessivo del biotech in Italia (pari a pocopiù di 7 miliardi di euro), e gli investimen-ti in R&S in crescita dell’8% rispetto al2010, prova di un settore dinamico ed in-novativo; a ulteriore testimonianza dellacontinua evoluzione del settore vi sono

poi diversi accordi stipulati tra impresered biotech italiane e multinazionali far-maceutiche. Sulla base delle stime deglianalisti, le prospettive per lo sviluppo nelprossimo decennio sono dunque abbastan-za buone sia per quanto riguarda i ricavisia per quanto riguarda gli investimenti,naturalmente con tutta la prudenza possi-bile. Infatti, se l'accesso ai finanziamentirappresenta una delle criticità maggioriper il nostro settore - in particolare nelnostro Paese - è pur vero che il mercatobiotech è ancora abbastanza vergine e co-me tale rappresenta un terreno appetibileper compiere nuovi investimenti.

Per un pieno successo dello sviluppo in-

dustriale del biotech occorre però che leistituzioni e i diversi attori del mondo eco-nomico e finanziario si adoperino per dareaccesso alle risorse finanziarie necessa-rie. Purtroppo, in Italia i Venture Capitalspecializzati nel red biotech sono di fattoinesistenti ed il resto del mondo finanzia-rio non è ancora abbastanza «educato» al-la peculiarità dell’investimento nel biote-ch, faticando spesso a comprenderne logi-che e meccanismi. Guardando alle case hi-stories di successo degli altri Paesi, emer-gono in sintesi alcuni fattori di migliora-mento che possono far sì che un'invenzio-ne diventi innovazione. Innanzitutto, ilmercato ha bisogno di imprenditori moti-

vati e dalle am-pie vedute chesappiano farederisking; in se-condo luogo,occorrono isti-tuzioni che, daun lato, suppor-tino la R&S fa-cilitando cosìl’avvio di nuo-ve piccole im-prese e l’acces-so ai fondi e,dall’altro, favo-

riscano gli investimenti e allo stesso tem-po tutelino l’invenzione in ambito accade-mico, facilitandone il trasferimento all’im-presa e l’applicazione industriale. Lastbut not least, il mercato ha un forte biso-gno di investitori che credano nell’innova-zione e nella creazione di valore, con unapproccio non avverso al rischio; senzaovviamente mai dimenticare che il tra-guardo deve necessariamente essere lamessa a punto di terapie e soluzioni inno-vative per la cura dei pazienti, vero nu-cleo fondativo ed obiettivo finale di tuttoil percorso.

*Direttore Generale BusinessDevelopment ed Amministrazione MolMed

I l successo degli Avengers, nuovorecord assoluto del weekend ai

botteghini Usa, sarà nella prossimatrimestrale,maDisney, nonostante ilflop di John Carter ha presentato co-munque risultati oltre le attese delmercato. E la reazione s’è vista aWall Street, con il titolo che arrivavaaguadagnareoltre il 3%nella sedutapiazzandosi in cima a un Dow in fles-sione dietro alla big pharma Pfizer. Il

primo trimestre 2012, comunque,non cancella il fatto che Disney, cheva bene nella tv e nei parchi tematici,continua a non saper fare (o promuo-vere) film, ed è costretta a contaresulle acquisizioni. Dopo la Pixar ne-gli anni scorsi, infatti, ora sono i filmtargatiMarvel (da Iron ManaCapitanAmerica fino, appunto, ad Avengers) ariempire i cinema di mezzo mondo.

Italia in pole nel biotech, ma il venture capital latitaMarina Del Bue*

3,75

4,00

4,25

4,50

4,75

5,00

FEB MAR APR

39,0039,7540,50

41,2542,00

42,7543,5044,25

45,00

FEB MAR APR

PRODUZIONE ITALIANA DI ACCIAIO, DATI TRIMESTRALIIn migliaia di tonnellate - Fonte: Federacciai

PRODUZIONE ITALIANA DI ACCIAIO, DATI ANNUALIIn migliaia di tonnellate - Fonte: Federacciai

3 MESI 2008 3 MESI 2009 3 MESI 2010 3 MESI 2011 3 MESI 20120

9.0008.0007.0006.0005.0004.0003.0002.0001.000

La siderurgia italiana è inossidabile. Nonostante la crisi congiuntu-rale - ha fatto sapere ieri Federacciai - nel primo trimestre 2012 laproduzione è cresciuta del 5,7% rispetto allo stesso periodo 2011,per un totale di 7,4 milioni di tonnellate: meglio della media mon-diale, che ha segnato un incremento limitato all’1,1%, e soprattut-to meglio di quella europea e tedesca, che hanno accusato cali ri-spettivi del 3,9% e del 4,8%. «Solo Turchia e Corea del Sud hannosegnato rialzi maggiori dell’Italia», ha affermato il presidente diFederacciai, Giuseppe Pasini, che a inizio giugno passerà il testimo-ne ad Antonio Gozzi alla guida dell’associazione. «Tuttavia - ha os-servato Pasini - in Italia gli elevati costi energetici indebolisconofortemente la competitività delle nostre aziende nel mercato globa-le, specie considerando il preoccupante ristagno dei prodotti perl’edilizia, causato dalla debolezza del settore costruzioni». A propo-sito dei costi energetici, che pesano addirittura per il 40% sui fatto-ri di produzione, il presidente di Federacciai ha definito «sconcer-tanti le parole del ministro dell’Ambiente», secondo il quale «l’indu-stria siderurgica non va protetta» rispetto alle tariffe elettriche.«Clini vada a vedere cosa pagano di energia i nostri concorrenti ecosa paghiamo noi. Gli incentivi al fotovoltaico si abbattono nonsolo sulle famiglie, ma anche sui settori energivori come l’acciaio».

Altri problemi arrivano dal caro-gas: il vicepresidente della fede-razione di Confindustria, Nicola Riva, ha ricordato che solo in Ita-lia, nell’intera Europa, i prezzi della commodity sono aumentati dainizio anno, e ora sono in media più cari del 30% rispetto ai Paesicompetitor. «Il costo dell’energia - ha ammonito Pasini - determine-rà quali industrie potranno sopravvivere in Italia». G.R.

L’acciaio tricolorenon teme la crisima iwatt

WALT DISNEY COQuotazioni in dollari

INDESITQuotazioni in euro 3,69 -4,90%

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

05.000

10.00015.000

20.00025.000

30.00035.000

FINIS TERRAE

Il nostro Paeseè terzo in

Europa dopoGermania e

Uk, soprattuttonel comparto

della salutedell’uomo

Occorre chele istituzionie i diversi attorieconomici siadoperino perdare accessoalle risorsenecessarie

A2a

USA

Disney

GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2012

[email protected]

PUNTO DI VISTA

DA EST A OVEST

Raffaella.Santarsier
Highlight

Breaking News 15:41 Wall Street: apre in calo, pesa crisi Europa 15:24 B

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Biotecnologie: Assobiotec, settore in crescita con 7 mld fatturato 13:52 09 MAG 2012

(AGI) - Roma, 9 mag. - Un settore dinamico e in crescita, con un fatturato pari a 7 miliardi di euro (+4% nel 2011), un aumento del numero di aziende (+2,5% lo scorso anno) e del numero di addetti (+3%). E' quello delle biotecnologie nel nostro paese, fotografato nel rapporto "Biotecnologie in Italia 2012", realizzato da Ernst & Young e Assobiotec. L'analisi ha censito 394 imprese, posiziona il nostro paese al terzo posto in Europa, dietro Germania (397) e Regno Unito (282), per numero di imprese ed evidenzia un trend in controtendenza, rispetto ai suddetti paesi, per il pure biotech che ha registrato nel 2011 una crescita del 2,5%. Dal rapporto si evidenzia che 206 delle 394 imprese censite si occupano della cura della salute, 61 operano nel segmento della genomica, proteomica e tecnologie abilitanti, 43 trattano biotecnologie versi, 34 biotecnologie industriali mentre 50 operano in piu' settori (multi core).Il 73% del fatturato biotech e' riconducibile alle multinazionali con sede in Italia, quasi tutte attive nel settore red biotech, cioe' operanti nel settore della salute. Le imprese a capitale italiano rappresentano il 27% del fatturato, a loro volta suddivise in 19% pure biotech, 6% farmaceutiche italiane e 2% altre biotech italiane. L'incremento maggiore, nel 2011, si e' registrato per le imprese pure biotech il cui fatturato ammonta a 1,3 miliardi. Il 77% delle imprese del settore e' di piccole o piccolissime dimensioni, una percentuale che sale all'88% nel caso delle pure biotech. Il numero maggiore di aziende e' concentrato nel Centro Nord: 129 in Lombardia, 43 nel Piemonte, 42 nel Lazio, 36 in Emilia Romagna, 25 in Veneto, 24 in Toscana e 23 in Sardegna. Molto importante e' il settore ricerca e sviluppo (R&S), nel quale gli investimenti ammontano a 1,8 miliardi di euro con un incremento dell'8% nel 2011. Il 36% di questi investimenti e' generato dalle imprese farmaceutiche italiane, una percentuale equivalente dalle multinazionali con sede in Italia, il 26% dalle pure biotech, il 2% dalle altre imprese biotech. 6900 e' il numero di addetti nel settore R&S el comparto biotech, su un totale di 52mila addetti. Un comparto, quello biotech, che vede crescere in modo importante la propria capacita' di innovare, con 319 prodotti a scopo terapeutico in sviluppo (dei quali 80 in fase preclinica, 43 in fase I, 98 in fase II, 98 in fase III). "Nonostante la difficile congiuntura economica, le imprese biotech italiane continuano a dimostrare una notevole capacita' di crescere e di aumentare e ottimizzare gli investimenti in R&S, con un trend in controtendenza rispetto a molti paesi europei - ha osservato il presidente di Assobiotec, Alessandro Sidoli - Tuttavia ben 23 imprese hanno cessato la propria attivita' e ancora oggi il 77% delle imprese e' di dimensione micro o piccola. La crescita di questo settore dunque - ha proseguito - va rafforzata e consolidata, altrimenti in questo contesto si rischia il tracollo del settore. Per questo - ha sottolineato Sidoli - occorre lavorare alla semplificazione delle regole, alla migliore allocazione delle limitate risorse disponibili e alla creazione delle condizioni per favorire nuovi investimenti". Il presidente di Assobiotec ha tenuto anche a ricordare che "la partecipazione delle nostre PMI all'affermarsi della bioeconomia puo' creare nuova occupazione e stimolare la competitivita' del sistema Paese. Se non vogliamo perdere questa opportunita' e rilanciare la competizione dell'Italia dobbiamo definire una strategia mirata con incentivi e politiche fiscali adeguate e coerenti, tarate - ha concluso - sulle specificita' del settore". (AGI) .

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Page 1 of 1AGI.it - Biotecnologie: Assobiotec, settore in crescita con 7 mld fatturato

09/05/2012http://www.agi.it/research-e-sviluppo/notizie/201205091352-eco-rt10129-biotecnolog...

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Roma, 9 mag. (Adnkronos Salute) - Il settore biotech in Italia registra risultati positivi e conferma la sua competitivita' a livello internazionale. Nel 2011 la crescita e' stata costante su tutti i principali indicatori rispetto all'anno precedente, inclusi numero di imprese (+2,5%) e fatturato (+4%). Non solo: il biotech italiano pensa al futuro con investimenti in R&S che nel 2011 incidono sul 43% del fatturato, anche se 23 aziende hanno chiuso i battenti. Lo rivela il rapporto 'Biotecnologie in Italia 2012', realizzato da Assobiotec ed Ernst & Young in collaborazione con Farmindustria e l'Istituto nazionale per il Commercio estero, presentato oggi a Roma.

"I segnali del mercato sono positivi e incoraggianti - ha detto Donato Iacovone, Mediterranean Managing Partner e Amministratore Delegato di Ernst & Young in Italia - e le imprese del settore testimoniano la forte volonta' di crescere ancora e di difendere la posizione nella Ricerca che l'Italia oggi occupa in Europa grazie alla produttivita' dei ricercatori italiani". "Nonostante la difficile congiuntura economica - ha commentato Alessandro Sidoli, presidente di Assobiotec, l'Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie, che fa parte di Federchimica - le imprese biotech italiane continuano a dimostrare una notevole capacita' di crescere e di aumentare e ottimizzare gli investimenti in R&S, in controtendenza rispetto a molti Paesi europei"."L'Italia e' terza in Europa - prosegue Sidoli - dopo la Germania e il Regno

Unito, per numero di imprese pure biotech (248). Tuttavia, ben 23 imprese hanno cessato la propria attivita', e ancora oggi il 77% delle biotech italiane e' di dimensione micro o piccola, e molte sono sottocapitalizzate e costrette a operare ai limiti della sopravvivenza. La crescita del biotech italiano va rafforzata e consolidata, altrimenti in questo contesto storico si rischia il tracollo del settore. Per questo occorre lavorare alla semplificazione delle regole, alla migliore allocazione delle limitate risorse disponibili e alla creazione delle condizioni per favorire nuovi investimenti". (segue)Il rapporto vede spiccare le aziende dedicate alla cura della salute, ben 206 su 394 censite. Il fatturato dell'intero comparto, pari a 7 miliardi di euro, e' in crescita del 4% rispetto al 2011. Il 73% del fatturato biotech e' riconducibile alle multinazionali con sede in Italia, imprese quasi tutte attive nel comparto red biotech, che svolgono attivita' di ricerca nel nostro Paese e che hanno un elevato numero di prodotti sul mercato. Gli investimenti in R&S sono pari a 1,8 miliardi di euro, con un incremento dell'8% rispetto all'anno precedente. Dall'analisi degli investimenti in R&S per tipologia emerge come tali investimenti siano generati dalle farmaceutiche italiane (36%), e dalle multinazionali con sede in Italia (36%), dalle pure biotech (26%) e dalle altre biotech italiane (2%). Crescono gli addetti dedicati alle attivita' di R&S, circa 6.900 su un totale di oltre 52.000 addetti. Il numero degli addetti dedicati alla R&S raggiunge una percentuale piuttosto alta nel caso delle aziende pure biotech, dove sfiora il 30%. Le imprese sono localizzate prevalentemente al Centro Nord: spicca per numero di imprese la Lombardia (129), seguita da Piemonte (43), Lazio (42), Emilia Romagna (36), Veneto (25) e Toscana (24), Sardegna (23).

Speciali > Piccola e Media Impresa > Biotech: il rapporto, +2,5% numero aziende nel 2011 ma 23 hanno chiusoRisultati positivi per il settore, proseguono investimenti in R&S

Biotech: il rapporto, +2,5% numero aziende nel 2011 ma 23 hanno chiuso

ultimo aggiornamento: 09 maggio, ore 19:40

L'Italia e' terza in Europa, dopo la Germania e il Regno Unito, per numero di imprese pure biotech, ma ben 23 hanno cessato nel 2011 la propria attivita', e ancora oggi il 77% e' di dimensione micro o piccola, e molte sono sottocapitalizzate e costrette a operare ai limiti della sopravvivenza

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Biotecnologie: Farmindustria, farmaceutico produce 90% fatturato 15:35 09 MAG 2012

(AGI) - Roma, 9 mag. - La maggioranza delle imprese che si occupano di farmaci biotech, si legge nel documento, e' attiva nel campo di applicazione definito dai prodotti farmaceutici, quali farmaci biologici, small molecules e terapie avanzate (123 imprese). A questi prodotti e' inoltre riconducibile il 90% del fatturato, l'82% degli investimenti in R&S e l'81% degli addetti impiegati dell'intero settore del farmaco biotech. Cresce il numero dei farmaci biotech in sviluppo: sono 319 i prodotto attualmente in sperimentazione, il 61% dei quali in fase I e II. Promettente anche il numero di prodotti in fase preclinica (25%). E' l'oncologia l'area terapeutica in cui si concentra il maggior numero di progetti di R&S (45% del totale), la maggior parte dei quali in fase di sviluppo avanzata. Anche nel settore farmaceutico, sono le micro e piccole imprese quelle maggiormente presenti con il 68% sul numero totale delle aziende attive, il 5% del fatturato, il 21% degli investimenti in R&S e il 14% degli addetti in R&S. Sono invece 33 le grandi imprese attive nell'ambito dei farmaci biotech, principalmente farmaceutiche italiane e multinazionali con sede nel nostro Paese, impegnate nello sviluppo clinico dei medicinali, che tendono quindi all'integrazione verticale integrata, dalla discovery fino all'immissione in commercio del farmaco biotech, con fasi di collaborazione in diverse fasi della filiera. (AGI) -

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Farmaci: Scaccabarozzi, in Italia 665 studi biotech fra 2008 e 2010 09 Maggio 2012 - 18:38 (ASCA) - Roma, 9 mag - ''Nel settore del farmaco biotech la Ricerca e' un fattore determinante: non a caso, in Italia, secondo i dati dell'Osservatorio Aifa, le sperimentazioni cliniche riguardanti prodotti biotecnologici sono ben 665 nel periodo 2008-2010''. Lo ha detto Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, intervenendo oggi a Roma alla presentazione del Rapporto ''Biotecnologie in Italia 2012'', Assobiotec-Farmindustria ed Ernst & Young. ''I risultati finora raggiunti sono molto positivi'', ha sottolineato, citando i dati secondo i quali le aziende attive nel red biotech, che operano in Italia, rappresentano il 60% del totale e incidono per il 96% sul fatturato complessivo dell'intero comparto biotech ''Numeri importanti - ha evidenziato il numero uno di Farmindustria - che occorre alimentare per non perdere terreno nella competizione internazionale. E' necessario sostenere gli investimenti in R&S con un adeguato sistema di tutela brevettuale, valorizzare le eccellenze, anche produttive, e il merito sul territorio con incentivi in aree strategiche. E, soprattutto in un momento cosi' difficile per la nostra economia - ha avvertito - puntare su innovazione e produzione biotech per offrire cure migliori ai pazienti e contribuire alla crescita. Altro tema fondamentale e' eliminare le disparita' di accesso all'innovazione a livello regionale e minimizzare i tempi di introduzione dei medicinali. Queste condizioni e un quadro stabile e certo di regole sono fondamentali per confermare i molti investimenti del settore in Italia e per attrarne di nuovi''. red/mpd

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9 maggio 2012 - ore 13,23

Assobiotec, settore è in crescita: aumentano aziende e fatturato Un settore dinamico e in crescita, con un fatturato pari a 7 miliardi di euro (+4% nel 2011), un aumento del numero di aziende (+2,5% lo scorso anno) e del numero di addetti (+3%). È quello delle biotecnologie nel nostro paese, fotografato nel rapporto «Biotecnologie in Italia 2012», realizzato da Ernst & Young e Assobiotec. L'analisi ha censito 394 imprese, posiziona il nostro paese al terzo posto in Europa, dietro Germania (397) e Regno Unito (282), per numero di imprese ed evidenzia un trend in controtendenza, rispetto ai suddetti paesi, per il pure biotech che ha registrato nel 2011 una crescita del 2,5%. Sono 206 delle 394 imprese censite quelle si occupano della cura della salute, 61 operano nel segmento della genomica, proteomica e tecnologie abilitanti, 43 trattano biotecnologie versi, 34 biotecnologie industriali mentre 50 operano in più settori (multi core).Il 73% del fatturato biotech è riconducibile alle multinazionali con sede in Italia, quasi tutte attive nel settore red biotech, cioè operanti nel settore della salute. Le imprese a capitale italiano rappresentano il 27% del fatturato, a loro volta suddivise in 19% pure biotech, 6% farmaceutiche italiane e 2% altre biotech italiane. L'incremento maggiore, nel 2011, si è registrato per le imprese pure biotech il cui fatturato ammonta a 1,3 miliardi. Il 77% delle imprese del settore è di piccole o piccolissime dimensioni, una percentuale che sale all'88% nel caso delle pure biotech. Il numero maggiore di aziende è concentrato nel Centro Nord: 129 in Lombardia, 43 nel Piemonte, 42 nel Lazio, 36 in Emilia Romagna, 25 in Veneto, 24 in Toscana e 23 in Sardegna. importante è il settore ricerca e sviluppo (R&S), nel quale gli investimenti ammontano a 1,8 miliardi di euro con un incremento dell'8% nel 2011. Il 36% di questi investimenti è generato dalle imprese farmaceutiche italiane, una percentuale equivalente dalle multinazionali con sede in Italia, il 26% dalle pure biotech, il 2% dalle altre imprese biotech. 6900 è il numero di addetti nel settore R&S el comparto biotech, su un totale di 52mila addetti. Un comparto, quello biotech, che vede crescere in modo importante la propria capacità di innovare, con 319 prodotti a scopo terapeutico in sviluppo (dei quali 80 in fase preclinica, 43 in fase I, 98 in fase II, 98 in fase III). «Nonostante la difficile congiuntura economica, le imprese biotech italiane continuano a dimostrare una notevole capacità di crescere e di aumentare e ottimizzare gli investimenti in R&S, con un trend in controtendenza rispetto a molti paesi europei - ha osservato il presidente di Assobiotec, Alessandro Sidoli - Tuttavia ben 23 imprese hanno cessato la propria attività e ancora oggi il 77% delle imprese è di dimensione micro o piccola. La crescita di questo settore dunque - ha proseguito - va rafforzata e consolidata, altrimenti in questo contesto si rischia il tracollo del settore. Per questo - ha sottolineato Sidoli - occorre lavorare alla semplificazione delle regole, alla migliore allocazione delle limitate risorse disponibili e alla creazione delle condizioni per favorire nuovi investimenti». Il presidente di Assobiotec ha tenuto anche a ricordare che «la partecipazione delle nostre PMI all'affermarsi della bioeconomia può creare nuova occupazione e stimolare la competitività del sistema Paese. Se non vogliamo perdere questa opportunità e rilanciare la competizione dell'Italia dobbiamo definire una strategia mirata con incentivi e politiche fiscali adeguate e coerenti, tarate - ha concluso - sulle specificità del settore».

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In Italia è la salute a trainare le biotecnologie, rappresentando il 96% del fatturato dell’intero comparto biotech e contribuendo per il 92% degli investimenti totali. Nel loro complesso le biotech italiane alimentano una pipeline di 319 prodotti. Questi i dati del Rapporto Ernst & Young 2012.

09 MAG - L’Italia vanta in Europa il terzo posto per numero di imprese biotech. Alla fine del 2010, nel nostro Paese, erano impegnate 375 imprese biotecnologiche, oggi sono ben 394. La maggior parte di queste aziende – 248 – appartengono all’area del “pure biotech”, definizione adottata dal Centro studi internazionale sulle biotecnologie di Ernst & Young, autore di questo recente

o, nella quale rientrano aziende il cui “core business” è costituito da attività legate esclusivamente alle ologie.

ore e sofisticata differenziazione all’interno di questa area più vasta è quella che individua il settore Biotech, cioè delle imprese che sviluppano biotecnologie applicate alla salute dell’uomo: 238 in tutta

42 delle quali “pure biotech), per un fatturato pari a 6,8 miliardi (su 7 mld dell’intero comparto), enti in R&S pari a quasi 1,7 miliardi (su 1,8 dell’intero comparto) e un numero di addetti in R&S pari a

nità (contro i 6.872 dell’interno comparto).

dati di riferimento per la salute contenuti nel Rapporto Ernst & Young sulle biotecnologie in Italia per il

uest’anno il settore delle biotecnologie in Italia si caratterizza, dunque, per essere un comparto o e promettente, nonostante l’acuirsi della difficile congiuntura economico-finanziaria con la quale le mprese si devono quotidianamente confrontare.

rma dei dati del Rapporto 2011, il 77% delle imprese del settore delle biotecnologie si caratterizza per di micro o piccola dimensione (rispettivamente, meno di 10 e meno di 50 addetti), percentuale che 88% se si considerano solo le imprese pure biotech.

to, come accennato, ammonta a più di 7 miliardi di euro (7,075) con un aumento – a campioni ei - del 4% rispetto al lo scorso anno. Il 79% del fatturato biotech è riconducibile alle farmaceutiche e alle multinazionali con sede in Italia, il 19% alle pure biotech e il 2% alle altre biotech italiane.

mento maggiore (+8%) si registra per le imprese pure biotech, il cui fatturato ammonta a 1,3 miliardi di euro. Quanto agli investimenti in R&S, nell’anno 2010, essi sono calcolati in 1,8 miliardi con un o di circa l’8% rispetto al dato 2009. Anche se le imprese del farmaco continuano a contribuire in determinante (72%) a tali investimenti, è indicativo il fatto che gli incrementi maggiori si osservino per biotech italiane (+13%). Le nostre pure biotech evidenziano, inoltre, un ulteriore aumento denza degli investimenti in R&S sul fatturato (43% vs. 41%). Tale impegno trova espressione anche orto percentuale tra il numero degli addetti in R&S e il numero degli addetti totale, che è del 30% per

biotech rispetto al 10% per le altre biotech.

o già detto come quello della salute sia il segmento di punta delle biotecnologie italiane, e come in eri e investa un rilevante numero di imprese impegnate nello sviluppo di farmaci altamente innovativi. ndo alla pipeline biotecnologica italiana nel suo complesso si contano ben 319 prodotti per uso ico dei quali 80 in fase preclinica 43 in Fase I 98 in Fase II e 98 in Fase III Se il numero dei prodotti

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ico, dei quali 80 in fase preclinica, 43 in Fase I, 98 in Fase II e 98 in Fase III. Se il numero dei prodotti po cresce del 35%, cresce anche il numero delle molecole che hanno raggiunto, rispettivamente, la +43%), la Fase II (+23%) e la Fase III (+68%) di sviluppo clinico; così come aumenta il numero dei che origina da imprese a capitale italiano (177), rispetto al numero di quelli che originano da imprese e estero (142).

ando l’attenzione sulla pipeline che origina dalle sole pure biotech italiane, si contano 138 prodotti in , di cui 63 in fase preclinica (31%), 22 in Fase I (11%), 38 in Fase II (19%) e 15 in Fase III (8%). A anno aggiunti 63 progetti di ricerca in early-stage, vale a dire ancora in fase di discovery.

ando nel dettaglio i prodotti in relazione alla loro fase di sviluppo, il ruolo delle imprese pure biotech è più evidente: dalla loro ricerca origina quasi lo 80% dei prodotti in fase di sviluppo preclinico (ben 63 tale di 80), poterle considerare una autentica promessa per l’intero settore. Nessuno dei prodotti sviluppati dalle pure biotech italiane ha ancora raggiunto la fase di immissione in commercio, ma, si legge sul

o, “non dobbiamo sottovalutare il fatto che la maggior parte di esse è ancora relativamente giovane, rati i tempi necessari a completare lo sviluppo di una nuova molecola (mediamente 10-15 anni)”. vece numerosi i farmaci che hanno recentemente raggiunto la Fase III, e diversi altri la potrebbero aggiungere visto il considerevole numero di progetti già in stadio avanzato di sviluppo clinico. Solo nel ono infatti 2 i nuovi farmaci entrati in Fase III, e ben 12 quelli entrati in Fase II.

i eccellenza raggiunti dalle red biotech italiane trovano ulteriore riprova nel loro impegno nei settori phan Drug e delle Terapie Avanzate (TA). Sono infatti 22 le imprese biotech italiane che hanno almeno una Orphan Drug Designation; si tratta di 12 pure biotech e di 10 imprese del farmaco che no complessivamente un portafoglio di 32 prodotti, dei quali 1 designato dalla FDA, 12 dall’EMA, e 19 mbi gli enti regolatori. nto attiene alle TA, su un totale di 30 progetti, 21 dei quali originano da imprese pure biotech, sono prodotti che si trovano in fase di sviluppo clinico. Anche in Italia, quindi, le TA si confermano come un

ella ricerca biotecnologica estremamente dinamico: nel solo 2011 sono stati, infatti, avviati, ben 4 di terapia cellulare e 6 di terapia genica.

io 2012 uzione riservata

ondimenti:

vone (Ernst & Young): “Il biotech italiano è una realtà vivace” li (Assobiotec): “Necessario semplificare regole e creare condizioni per rafforzare e dare il settore” e (Ernst & Young): “Servono politiche mirate all'innovazione”

ccabarozzi (Farmindustria): “Risultati da alimentare per restare competitivi"

i:

porto Ernst & Young sulle biotecnologie in Italia per il 2012

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10/05/2012http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=8784

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ovone (Ernst & Young): “Il biotech italiano è realtà vivace”

09 MAG - “Oggi l'Italia è più che mai attenta alle dinamiche del settore biotech ed Ernst & Young, che da anni focalizza le proprie risorse sul mercato italiano anche attraverso il Global Biotechnology Center, con convinzione supporta le imprese nell’affrontare le complessità di questo momento”. Ad affermarlo è stato oggi, a Roma, Donato Iacovone, Mediterranean Managing Partner e Amministratore Delegato di Ernst & Young in Italia, in occasione della presentazione del Rapporto 2012 sulle biotecnologie in Italia. “Ci impegniamo – ha aggiunto Iacovone - affinché le imprese del biotech italiano possano, nonostante l’attuale congiuntura economico-finanziaria, continuare ad essere dinamiche e promettenti soprattutto per il ruolo determinante che svolgono per la creazione di salute, benessere, sostenibilità e occupazione nel nostro paese. I segnali del mercato sono positivi e incoraggianti e nel

crescita è stata costante su tutti i principali indicatori rispetto allo scorso anno inclusi numero di (+2.5%) e fatturato (+4%). Non solo: il biotech italiano, una realtà vivace e caratterizzata da imprese a dimensione con una forte vocazione all’innovazione, non smette di pensare al futuro e con enti in R&S, che nel 2011 incidono sul 43% del fatturato, le imprese del settore testimoniano la forte di crescere ancora e di difendere la posizione nella Ricerca che l’Italia oggi occupa in Europa grazie duttività dei ricercatori italiani”.

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09 MAG - “In Italia il red biotech è un settore solido, capace di aumentare costantemente le proprie performance e trainante dell’intero comparto delle biotecnologie. In questo ambito, con 188 imprese (79% del totale), oltre 6 miliardi di euro di fatturato (90% del totale), più di 5.000 addetti impiegati in R&S (90% del totale) e quasi un miliardo e mezzo di euro di investimenti in R&S (86% del totale) le imprese del farmaco biotech sono il segmento più rilevante”. Così Antonio Irione, Advisory Life Science Leader di Ernst & Young, ha commentato il Rapporto 2012 sulle biotecnologie in Italia. “Si tratta di un settore dinamico, con un forte potenziale di crescita – ad oggi la pipeline è di 319 prodotti farmaceutici, il 61% dei quali in fase di sviluppo avanzata – e attivo soprattutto negli ambiti di applicazione oncologia, neurologia e delle malattie infettive. Come

a il nostro studio, le imprese che si occupano in Italia del farmaco biotech sono per la maggior parte centric, cioè orientate al prodotto, cooperano soprattutto attraverso accordi di partnership e tano una tendenza alla specializzazione in una fase della pipeline in base all’eccellenza delle enze e alla disponibilità di risorse. Anche in considerazione dell’importante contributo in termini di one terapeutica e del forte impatto sociale di questo settore – ha concluso Irione - esso va sostenuto tiche mirate a tutela dell’innovazione in ogni fase di sviluppo del prodotto”.

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8 Convegno Fofi-Federfarma. La crisi è anche un’opportunità da cogliere uniti

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Le biotecnologie sono in crescita in Italia, ma non hanno vita.facile (fonte: Assobiotec,

Ernst& Young)

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Le aziende biotecnologiche italiane resistono alla crisi: nel2011 il loro numero è aumentato del

2.5%. salendo a 394, e il fatturato è cresciuto del 4%, raggiungendo 6,8 milioni. La loro ricetta

vincente è la ricerca. che le rende un vero e proprio motore dell'innovazione nel Paese. Eppure non

hanno vita facile perché il loro valore innovativo non viene riconosciuto né da adeguate politiche

fiscali né da incentivi. E' il quadro che emerge dal rapporto "Biotecnologie in Italia 2012". redatto

dall'associazione delle aziende biotecnologiche italiane (Assobiotec) ed Ernst& Young.

In generale le aziende biotech sono concentrate soprattutto nel Centro-Nord e per la maggior parte

(77%) hanno dimensioni molto piccole: il47% ha meno di IO addetti e il30% meno di 50 addetti.

Solo una minoranza (Il%) ha più di 250 dipendenti.

Innovazione, ricerca e voglia di crescere, da sole non bastano: "chiediamo di non dover fare la

corsa con la palla al piede", ha detto il presidente deii'Assobiotec, Alessandro Sidoli. Quello che le

aziende chiedono, ha aggiunto. sono procedure burocratiche più snelle e la possibilità di accedere a

finanziamenti che consentano una programmazione a medio tennine. Un primo passo importante in

questa direzione, ha proseguito, è che l'Italia riconosca la Piccola Impresa Innovativa (Pii).

applicando misure finalizzate a sostenere la competitività delle imprese che investono in ricerca

più del 30% del fatturato e con un numero di ricercatori superiore al 30% dei dipendenti.

Valorizzare e premiare ricerca e meriti è la strada per puntare alla crescita anche per il presidente

della Fannindustria. Massimo Scaccabarozzi. "Parleremo solo di recessione se continuiamo a

guardare allo spending", ha detto. Di fatto il settore biomedico è da sempre quello trainante nel

biotech. con il 52% del totale delle imprese di questo tipo attive in Italia (pari a 206 su 394). Per

mettere a fuoco, quindi, quest'area (chiamata delle biotecnologie "Red") per la prima volta

quest'anno un capitolo speciale del Rappo1io viene riservato alle biotecnologie per la biomedicina:

Pharmastar - Stampa l'articolo Pagina l di 2

PHARMAST AR* il Giornale on-IJne su1 Farmaci

Presentati a Roma due rapporti sulle biotecnologie in Italia

09 maggio 2012

Sono stati presentati oggi a Roma, presso la Sala delle Conferenze (Piazza Montecitorio 123/A), il Rapporto "Biotecnologie in Italia 2012", realizzato da Assobiotec ed Ernst & Young in collaborazione con Farmindustria e l'Istituto nazionale per il Commercio Estero (ICE), che analizza i dati del settore e il suo andamento, ed il Rapporto Ernst & Young- Farmindustria "Biotecnologie del settore farmaceutico in Italia 2012", realizzato in collaborazione con Assobiotec, che approfondisce i temi del biotech nella farmaceutica.

Donato lacovone, Mediterranean Managing Partner e Amministratore Delegato di Ernst & Young in Italia "Oggi l'Italia è più che mai attenta alle dinamiche del settore biotech ed Ernst & Young, che da anni focalizza le proprie risorse sul mercato italiano anche attraverso il Global Biotechnology Center, con convinzione supporta le imprese nell'affrontare le complessità di questo momento. Ci impegniamo affinché le imprese del biotech italiano possano, nonostante l'attuale congiuntura economico-finanziaria, continuare ad essere dinamiche e promettenti soprattutto per il ruolo determinante che svolgono per la creazione di salute, benessere, sostenibilità e occupazione nel nostro paese. l segnali del mercato sono positivi e incoraggianti e nel2011 la crescita è stata costante su tutti i principali indicatori rispetto allo scorso anno inclusi numero di imprese (+2.5%) e fatturato (+4%). Non solo: il biotech italiano, una realtà vivace e caratterizzata da imprese di piccola dimensione con una forte vocazione all'innovazione, non smette di pensare al futuro e con investimenti in R&S, che nel 2011 incidono sul 43% del fatturato, le imprese del settore testimoniano la forte volontà di crescere ancora e di difendere la posizione nella Ricerca che l'Italia oggi occupa in Europa grazie alla produttività dei ricercatori italiani".

Alessandro Sidoli, Presidente di Assobiotec "Nonostante la difficile congiuntura economica, le imprese biotech italiane continuano a dimostrare una notevole capacità di crescere, e di aumentare e ottimizzare gli investimenti in R&S, con un trend in controtendenza rispetto a molti paesi europei. L'Italia è terza in Europa, dopo la Germania e il Regno Unito, per numero di imprese pure biotech (248). Tuttavia ben 23 imprese hanno cessato la propria attività, e ancora oggi il 77% delle imprese biotech italiane è di dimensione micro o piccola, e molte di esse sono sottocapitalizzate e costrette a operare ai limiti della soprawivenza. La crescita del biotech italiano va rafforzata e consolidata, altrimenti in questo contesto storico si rischia il tracollo del settore. Per questo occorre lavorare alla semplificazione delle regole, alla migliore allocazione delle limitate risorse disponibili e alla creazione delle condizioni per favorire nuovi investimenti" ha commentato Alessandro Sidoli, Presidente di

Pharmastar- Stampa l'articolo Pagina 2 di 2

Assobiotec, l'Associazione Nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie, che fa parte di Federchimica. "Il potenziale delle biotecnologie è sorprendente: a livello mondiale il biotech, come meta-settore industriale, vale tra lo 0,4% e lo 1,1% del PIL, ed è anche alla base di un nuovo modello di sviluppo sostenibile- legato all'uso di agenti biologici nelle produzioni industriali e all'utilizzo di biomasse per la loro conversione in energia e in una ampia gamma di prodotti- che vale, già oggi, in Europa più di 2 mila miliardi di Euro l'anno, dando lavoro a oltre 22 milioni di persone. La partecipazione delle nostre PMI all'affermarsi della bioeconomia- ha sottolineato Sidoli - può creare nuova occupazione e stimolare la competitività del sistema-Paese, aumentando la sostenibilità economica e ambientale delle nostre produzioni agricole e industriali. Se non vogliamo perdere questa opportunità, e rilanciare la competizione del sistema Paese, dobbiamo definire una strategia mirata con incentivi e politiche fiscali adeguate e coerenti, tarate sulle specificità del settore".

Antonio lrione, Advisory Life Science Leader di Ernst & Young "In Italia il red biotech è un settore solido, capace di aumentare costantemente le proprie performance e trainante dell'intero comparto delle biotecnologie. In questo ambito, con 188 imprese (79% del totale), oltre 6 miliardi di euro di fatturato (90% del totale), più di 5.000 addetti impiegati in R&S (90% del totale) e quasi un miliardo e mezzo di euro di investimenti in R&S (86% del totale) le imprese del farmaco biotech sono il segmento più rilevante" commenta Antonio l rione, Advisory Life Science Leader di Ernst & Young. "Si tratta di un settore dinamico, con un forte potenziale di crescita- ad oggi la pipeline è di 319 prodotti farmaceutici, il 61% dei quali in fase di sviluppo avanzata- e attivo soprattutto negli ambiti di applicazione oncologia, neurologia e delle malattie infettive. Come evidenzia il nostro studio, le imprese che si occupano in Italia del farmaco biotech sono per la maggior parte pipeline centric, cioè orientate al prodotto, cooperano soprattutto attraverso accordi di partnership e manifestano una tendenza alla specializzazione in una fase della pipeline in base all'eccellenza delle competenze e alla disponibilità di risorse. Anche in considerazione dell'importante contributo in termini di innovazione terapeutica e del forte impatto sociale di questo settore" continua lrione "esso va sostenuto con politiche mirate a tutela dell'innovazione in ogni fase di sviluppo del prodotto".

Massimo Scaccabarozzi, Presidente di Farmindustria "Il Rapporto parla chiaro- afferma Massimo Scaccabarozzi, presidente Farmindustria -. l risultati finora raggiunti sono molto positivi. Le aziende attive nel red biotech, che operano in Italia, rappresentano il 60% del totale e incidono per il 96% sul fatturato complessivo dell'intero comparto biotech. In particolare nel settore del farmaco biotech la Ricerca è un fattore determinante: non a caso, in Italia, secondo i dati dell'Osservatorio Aifa, le sperimentazioni cliniche riguardanti prodotti biotecnologici sono ben 665 nel periodo 2008-201 O. Numeri importanti che occorre alimentare per non perdere terreno nella competizione internazionale. È necessario sostenere gli investimenti in R&S con un adeguato sistema di tutela brevettuale, valorizzare le eccellenze, anche produttive, e il merito sul territorio con incentivi in aree strategiche. E, soprattutto in un momento così difficile per la nostra economia, puntare su innovazione e produzione biotech per offrire cure migliori ai pazienti e contribuire alla crescita. Altro tema fondamentale è eliminare le disparità di accesso all'innovazione a livello regionale e minimizzare i tempi di introduzione dei medicinali. Queste condizioni e un quadro stabile e certo di regole sono fondamentali per confermare i molti investimenti del settore in Italia e per attrarne di nuovi".

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Gorriere ldriatiCO Dir. Resp.: Paolo Traini

""Bisogna evitare anche la fuga dei produtton"

Il biotech resiste alla crisi L'Italia investe sulla ricerca

Roma

Le aziende biotecnologiche italiane re­sistono alla crisi: nel2011 il loro numero è aumentato del2,5%, salendo a 394, e il fatturato è cresciuto del 4%, raggiun­gendo 6,8 milioni. La loro ricetta vin­cente è la ricerca, che le rende un vero e proprio motore dell'innovazione nel Paese.

Eppurenonhannovitafacileperchèil loro valore innovativo non viene ricono­sciuto n è da adeguate politiche fiscali nè da incentivi. E' il quadro che emerge dal rapporto "Biotecnologie in Italia 2012", redatto dall'associazione delle aziende biotecnologiche italiane (Assobjotec) ed Ernst& Young.

In generale le aziende biotech sono concentrate soprattutto nel Cen­tro-Nord e per la maggior parte (77%) hanno dimensioni molto piccole: il47% ha meno di 10 addetti e il30% meno di 50 addetti. Solo una minoranza (11%) ha più di 250 dipendenti. Innovazione, ri­cerca e voglia di crescere, da sole non bastano: "chiediamo di non dover fare la corsa con la palla al piede", ha detto il presidente dell'Assobiotec, Alessandro Sidoli. Quello che le aziende chiedono, ha aggiunto, sono procedure burocra­tiche più snelle e la possibilità di acce­dere a finanziamenti che consentano

una programmazione a medio termine. Un primo passo importante in questa direzione, ha proseguito, è che l'Italia riconosca la Piccola Impresa Innovativa (Pii), applicando misure finalizzate a so­stenere la competitività delle imprese che investono in ricerca più del 30% del fatturato e con un numero di ricercatori superiore al 30% dei dipendenti. Valo­rizzare e premiare ricerca e meriti è la strada per puntare alla crescita anche per il presidente della Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi. "Parleremo solo di recessione se continuiamo a guardare allo spending", ha detto. Di fat­to il settore biomedico è da sempre quel­lo trainante nel biotech, con il 52% del totale delle imprese di questo tipo attive in Italia (pari a 206 su 394).

Per mettere a fuoco, quindi, que­st'area (chiamata delle biotecnologie "Red") per la prima volta quest'anno un capitolo speciale del Rapporto viene ri­servato alle biotecnologie per la biome­dicina: da quelle alla base dei cosiddetti farmaci biologici, allo sviluppo di tera­pie mirate contro alcune malattie rare, alle nanotecnologie.

Seguono quindi le aziende attive nella genomica e nella proteomica (Gpta), con il 16%, da quelle per l'agricoltura (Green, con l'Il%) e per l'industria e la chimica (White, 8%). Il restante 13% è costituito dalle aziende attive in più di un settore.

10-MAG-2012

da pag. 11

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P ha QUOTIDIANO D'INFORMAZIONE FARMACEUTICA

a ronos

f'{,apporto Bi .... 2,5% imprese ma

hanno chiuso Il settore biotech in Italia regi­stra risultati positivi e conferma la sua competitività a livello internazionale. Nel 2011 la cre­scita è stata costante su tutti i principali indicatori rispetto all'anno precedente, inclusi numero di imprese (+2,5%) e fatturato (+4%). Non solo: il biotech italiano pensa al futuro con investimenti in R&S che nel 2011 incidono sul43% del fattu­rato, anche se 23 aziende hanno chiuso i battenti. Lo rivela il rapporto 'Biotecnologie in Italia 2012', realizzato da Assobiotec ed Ernst & Young in collabora­zione con Farmindustria e l'Isti­tuto nazionale per il Commer­cio estero. "I segnali del mercato sono positivi e incoraggianti -ha detto Donato Iacovone, Me­diterranean Managing Partner e ad di Ernst & Young in Italia- e le imprese del settore testimo­niano la forte volontà di cresce­re ancora e di difendere la posi­zione nella Ricerca che l'Italia oggi occupa in Europa grazie alla produttività dei ricercatori italiani". "Nonostante la difficile congiuntura economica - ha commentato Alessandro Sidoli, presidente di Assobiotec - le imprese biotech italiane conti­Imano a dimostrare una notevo­le capacità di crescere e di au­mentare e ottimizzare gli inve­stimenti in R&S, in controten­denza rispetto a molti Paesi europei".

Segue a pag. 3

Tassa di 1000 euro l'anno per ogni Aie Pubblicate in Gazzetta modifiche Aifa fissate da manovra 2011

Pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto 53 del29 marzo 2012, che modifica il regolamento e il fun­zionamento dell'Aifa, in attuazione della manovra della scorsa estate. Il testo prevede l'introduzione, "per ciascuna autorizzazione all'immissione in commercio (Aie) in corso di validità", di "un dirit­to annuale di euro mille a carico di ciascun titola­re. Tempi e modalità per la corresponsione del diritto annuale sono fissati con delibera del consi­glio di amministrazione. Per le piccole e medie imprese gli importi dei corrispettivi dei servizi e del diritto annuale sono ridotti del 25%. Analoga riduzione degli importi dei corrispettivi dei servi­zi si applica in favore degli enti pubblici". La norma entra inoltre nel merito della natura giuri-

>' ALL'INTERNO

dica dell'Agenzia e prevede ulteriori attdbuzioni del Consiglio di amminish·azione, la razionalizza­zione degli organi collegiali (Cpr e Cts), i servizi e le utilità resi a terzi e il diritto ammale: relativa­mente a quest'ultimo punto, il Cda aggiorna l'e­lenco dei servizi ( ... ) e stabilisce altresì la misura degli importi dei corrispettivi per l'erogazione dei singoli servizi". Tali importi "sono calcolati sulla base dei costi sostenuti per gli investimenti fina­lizza ti alla realizzazione dei servizi e sulla base dell'impegno professionale orario delle risorse dell'Agenzia. Tali corrispettivi sono determinati in modo da risultare competitivi rispetto a quelli praticati dall'Ema o da altre agenzie regolatorie degli Stati membri dell'Unione europea".

Barbara Di Chiara

Attualmente 319 in sperimentazione fra fasi l, II e III

Scaccabarozzi, nel 2008-2010 in Italia 665 studi biotech

Identikit modello da rapporto 'Biotecnologie del settore fannaceutico in Italia 2012'

Piccole imprese 'chiave' per studi biotech precoci

Crax~ spesa diventa un risparmio nel medio-lungo tennine

Antonelli, sì a partnership pubblico-privato

L'Unione italiana federativa delle organizzazioni per la thalassemia

Associazioni pazienti talassemia, nasce United

: PHM-1~JllldV1Af·UO?.T Sito per trovare subito contraccettivi d'emergenza A rutare a trovare in breve tempo la fannacia più vicina in grado di dispensare la pillola del giorno dopo, o quella dei 5 giorni dopo, per la contraccezione di emergenza prescritta dal medico. E' l' obiettiz,o della rete farmaciace.it (dove la 'ce' sta proprio per contraccezione d'emergenza), per ovviare alle difficoltà delle pazienti che spesso si ri tmuano a fare lunghe ricerche prima di ottenere il farntaco. La rete consente di conoscere in tempo reale, con l'aiuto del sito web e della mappa interattiPa, gli esercizi dm'e è possibile trovare con certezza il prodotto, con in più gli orari, anche festivi e notturni. Già 600 farmacie italiane hanno aderito all'iniziati"oa e la lista è in continuo aggiornamento.

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Biotech, 'identikit' iter sperimentazioni farmaci, Pma chiave studi precoci

Da rapporto 'Biotecnologit~ dt'l setton~ farmaceutico in Italia 2012'

Un identikit del modello di collaborazione fra imprese nelle diverse fasi della sperimentazione di farmaci biotecnologici in Italia. A offrirla il rapporto Ernst & Young - Farmindustria 'Bio­tecnologie del settore farmaceutico in Italia 2012', realizzato in collaborazione con Assobio­tec e presentato oggi a Roma. Il Rapporto 2012 ha infatti voluto arricchire l'analisi con il punto di vista di chi opera nel settore. Sono state quindi effettuate delle interviste con alcune imprese, diverse tra loro per dimensioni. Le micro e piccole imprese, numericamente signi­ficative (il68% del totale imprese attive nel set­tore dei farmaci biotech), che contribuiscono con il5% del fatturato delle imprese dei farmaci biotech, il 21% degli investimenti in R&S e il 14% degli addetti in R&S. Nascono come start up o spin-off accademici e operano principal­mente in prossimità di parchi scientifici tecno­logici. Si tratta di imprese specializzate nelle prime fasi di R&S, ovvero sulla fase di disco­very e sullo sviluppo preclinico, che poi trasfe­riscono la proprietà intellettuale a un'altra a­zienda in grado di terminare la ricerca, produr-

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Le associazioni di pazienti talassemici fanno fronte comune. Nasce United Onlus, l'Unione italiana federativa delle organizzazioni per la thalassemia, le emoglobinopatie e la drepa­nocitosi, annunciata proprio in occasione della giomata mondiale dedicata alla malat­tia e celebrata ieri. Alla nuova formazione hanno già aderito molte delle circa 50 asso­ciazioni dei pazienti presenti in tutta Italia, con l'obiettivo di dare una rappresentanza unitaria ai pazienti affetti da queste patologie del sangue. "United - afferma il presidente della neonata formazione Marco Bianchi, dell'Associazione lotta alla talassemia di Fer­rara - nasce per coordinare il lavoro delle associazioni dei pazienti in modo da pro­muovere a livello nazionale i nostri obiettivi specie per quanto riguarda l'inserimento sociale e il mantenimento dei centri di cura a livello assistenziale di eccellenza. Attraverso questa iniziativa, vorremmo che i pazienti parlassero con un'unica voce di fronte alle istituzioni e che le esperienze positive di al­cune realtà potessero essere condivise su tutto il territorio nazionale".

re e commercializzare il farmaco biotech. Alle medie imprese (il 15% del totale), è invece riconducibile il5% del fatturato delle imprese del settore del farmaco biotech, il 15% degli investimenti in R&S e il 18% degli addetti impiegati in R&S. Sono imprese che tendono all'integrazione orizzontale con altre imprese, focalizzate sullo sviluppo di una pipeline in fase di ricerca avanzata (il67% dei prodotti in sviluppo), come dimostrato dall'analisi. Le 33 grandi imprese attive nell'ambito dei farmaci biotech, principalmente farmaceutiche italia­ne e multinazionali con sede in Italia, contri­buiscono al 90% del fatturato del settore, al 64% degli investimenti in R&S e al68% degli addetti impiegati in R&S. Si tratta di aziende fondamentali per Io sviluppo clinico dei me­dicinali, che tendono quindi all'integrazione verticale ù1tegrata, dalla discovery fino al­l'immissione in commercio del farmaco bio­tech, con casi di collaborazione in diverse fasi della filiera.

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"La storia della lotta all'Hiv insegna che una partnership virtuosa tra pubblico e privato è l'unica strada per raggiungere risultati signi­ficativi. L'attuale contesto sociale ed econo­mico parrebbe suggerire il contrario, ma la collaborazione tra il settore pubblico e quello privato non solo è possibile, ma anche auspi­cabile". E' il pensiero di Pierluigi Antonelli, vicepresidente Farmindush·ia e presidente e ad di MSD Italia, intervenuto al convegno 'Hiv & Hcv: due storie parallele. Le sfide future' "Chi oggi fa ricerca - ha aggiunto -sperimenta tempi e costi sempre più lunghi. Lo sviluppo di un farmaco richiede h·a i 10 e i 13 armi con investimenti che sfiorano i due miliardi di dollari, il doppio rispetto a quanto fosse necessario solo 10 am1i fa. Non solo, una volta immesso in commercio solo il 20% dei farmaci è in grado di recuperare gli inve­stimenti sostenuti, senza contare che il siste­ma farmaceutico, particolarmente quello ita­liano, non è certo premiante nei confronti dell' im1ovazione. Lo Stato non può chiedere investimenti in Ricerca alle aziende e poi penalizzarle".

focus Attualmente 319 in sperimentazione fra fasi l, Il e 111

Scaccabarozzi, nel 2008-201 O in Italia 665 studi su prodotti biotech

"Nel settore del farmaco biotech la ricerca è un fattore determinante: non a caso, in Italia, secondo i dati dell'Osservatorio Ai­fa, le sperimentazioni cliniche riguardanti prodotti biotecnologici sono ben 665 nel periodo 2008-2010 e cresce il numero di farmaci biotech attualmente in sviluppo: a oggi se ne contano 319, la maggior parte dei quali in fase II e III (61% ). Promettente anche il numero elevato di prodotti in fase di preclinica (25%)". Sono i numeri resi noti da Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, alla presentazione del Rapporto Ernst & Young - Farmindustria 'Biotecnologie del settore farmaceutico in Italia 2012', realizzato in collaborazione con Assobiotec. Secondo il rapporto, il red biotech è il settore trainante dell'intero comparto delle biotecnologie: 238 imprese (il 60% delle imprese biotech), fatturato pari a 6.811 milioni di euro (il96% del tota-

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le biotech), investimenti in R&S pari a 1.830 milioni (92% del valore totale delle imprese biotech), 6.872 addetti impiegati in R&S (83% dell'intero settore biotech). Il focus dello studio è sulle imprese che si occupano dei farmaci biotech, a loro volta il segmento più rilevante del red biotech: il settore dei farmaci conta 188 imprese (79% del totale), registra un fatturato pari a 6.129 milioni di euro (90% del totale), il numero di addetti impiegati in R&S è di 5.104 (90% del totale) e gli investimenti in R&S am­montano a 1.454 milioni di euro (86% del totale). Le imprese farmaceutiche rappre­sentano la maggioranza per quanto ri­guarda fatturato (92%), investimenti R&S (79%) e addetti (73%) del totale del settore del farmaco biotech. "Numeri importanti -ha aggiunto Scaccabarozzi - che occorre alimentare per non perdere terreno nella competizione internazionale. E' necessario

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sostenere gli investimenti in R&S con un adeguato sistema di tutela brevettuale, valorizzare le eccellenze, anche produt­tive, e il merito sul territorio con incenti­vi in aree strategiche. E, soprattutto in un momento così difficile per la nostra economia, puntare su innovazione e produzione biotech per offrire cure mi­gliori ai pazienti e contribuire alla cresci­ta. Altro tema fondamentale è eliminare le disparità di accesso all'innovazione a livello regionale e minimizzare i tempi di introduzione dei medicinali. Queste condizioni e un quadro stabile e certo di regole sono fondamentali per conferma­re i molti investimenti del settore in Ita­lia e per attrarne di nuovi".

Barbara Di Chiara