Tregua di Natale 1914 - Comune di Boretto · [ sic ] con le donne dei paesi neutrali e sollecitare...

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Tregua di Natale 1914 La piccola pace nella Grande Guerra Introduzione Il 3 agosto 1914, con la dichiarazione di guerra alla Francia, la Germania diede inizio alle operazioni sul fronte occidentale. Seguendo le direttive del piano Schlieffen, le forze teutoniche invasero il Belgio (stato neutrale), con lo scopo di aggirare le forze francesi e, successivamente, puntare su Parigi. Dopo una serie di successi militari, conseguiti in territorio belga (anche se con molti ritardi e rallentamenti rispetto alla tabella di marcia prevista dal piano Schlieffen), le forze tedesche vennero fermate, con un'estrema resistenza anglo-francese, lungo il fiume Marna (5/12 settembre 1914 – Prima Battaglia della Marna). Analoga sorte toccò alla controffensiva anglo-francese con la Prima Battaglia dell'Aisne, che si concluse con il ripiegamento delle forze francesi ed inglesi sulle posizioni di partenza. Nel mese successivo (13 settembre – 19 ottobre) entrambi gli schieramenti cercarono di aggirare il fianco del nemico che, a causa della rapida avanzata tedesca, non si era ancora ben organizzato, dando inizio ad una serie di scontri e movimenti di truppe che prenderanno il nome di “Corsa al Mare”, che si concluse, per entrambe le forze in gioco, con l'arrivo sulle coste del Mare del Nord nella regione delle Fiandre. In questi mesi, data la necessità di protezione dal fuoco nemico, comparvero i primi e rudimentali sistemi di trinceramenti posti soprattutto nelle zone dove non erano in atto azioni militari e dove serviva soltanto presidiare il fronte. Dopo la conclusione della Prima Battaglia di Ypres (novembre 1914), la 1

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Tregua di Natale 1914

La piccola pace nella Grande Guerra

IntroduzioneIl 3 agosto 1914, con la dichiarazione di guerra alla Francia, la Germania diede inizio alle

operazioni sul fronte occidentale. Seguendo le direttive del piano Schlieffen, le forze

teutoniche invasero il Belgio (stato neutrale), con lo scopo di aggirare le forze francesi e,

successivamente, puntare su Parigi. Dopo una serie di successi militari, conseguiti in

territorio belga (anche se con molti ritardi e rallentamenti rispetto alla tabella di marcia

prevista dal piano Schlieffen), le forze tedesche vennero fermate, con un'estrema resistenza

anglo-francese, lungo il fiume Marna (5/12 settembre 1914 – Prima Battaglia della Marna).

Analoga sorte toccò alla controffensiva anglo-francese con la Prima Battaglia dell'Aisne,

che si concluse con il ripiegamento delle forze francesi ed inglesi sulle posizioni di partenza.

Nel mese successivo (13 settembre – 19 ottobre) entrambi gli schieramenti cercarono di

aggirare il fianco del nemico che, a causa della rapida avanzata tedesca, non si era ancora

ben organizzato, dando inizio ad una serie di scontri e movimenti di truppe che prenderanno

il nome di “Corsa al Mare”, che si concluse, per entrambe le forze in gioco, con l'arrivo

sulle coste del Mare del Nord nella regione delle Fiandre. In questi mesi, data la necessità di

protezione dal fuoco nemico, comparvero i primi e rudimentali sistemi di trinceramenti posti

soprattutto nelle zone dove non erano in atto azioni militari e dove serviva soltanto

presidiare il fronte. Dopo la conclusione della Prima Battaglia di Ypres (novembre 1914), la

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situazione giunse ad un punto di stallo. La guerra di movimento si era arrestata, divenendo

guerra di posizione ed il fronte si stabilizzò lungo una linea continua di trincee, postazioni di

artiglieria, forti e fortificazioni interrate, estesa dal Mare del Nord alla frontiera con la

Svizzera.

Con la nascita della guerra di posizione la situazione per i combattenti cambiò totalmente.

Dalle marce e dalle corse durante le battaglie si passò ad una guerra dove contava più la pala

che il fucile, più i sacchi di sabbia ed il filo spinato che il cannone. I fanti si ritrovarono a

doversi nascondere dentro le trincee, nel fango, in attesa di dare l'assalto alla trincea nemica.

Con la nuova guerra, che si presentò come la prima guerra industriale della storia, fu

devastante anche il numero dei caduti. Se fino al 1800, nelle battaglie più sanguinose, si

potevano contare 8.000/10.000 morti, ora la situazione era ben diversa. Le mitragliatrici,

con la loro capacità media di fuoco equivalente a circa 80-100 fucili, fermarono gli attacchi

di fanteria e cavalleria, tanto arditi, quanto disperati e senza alcuna possibilità di successo

lasciando sul terreno in poche ore un numero spaventosamente alto di caduti.

Un esempio su tutti gli Inglesi, durante il primo giorno dell'offensiva sulla Somme nel 1916,

persero circa 60.000 uomini falciati dalle scariche di mitragliatrice tedesche.

La tregua di nataleCon l'approssimarsi del Natale 1914, furono intraprese diverse iniziative a favore della pace.

Le condizioni dei soldati, le prime foto che arrivarono all'opinione pubblica raffiguranti il

bagno di sangue che le prime battaglie avevano portato, spinsero gli Alti Comandi a cercare

di trovare almeno le condizioni per una tregua invernale.

La prima azione fu una “Open Christmas Letter” (Lettera aperta di Natale) che fu

sottoscritta da un gruppo di 101 suffragette inglesi. La lettera indirizzata alle “donne di

Germania e Austria-Ungheria” recitava:

"Alcune di noi vogliono inviare una parola a questo triste Natale, anche se possiamo solo

parlare attraverso la stampa. Il messaggio di Natale sembra una derisione a un mondo in

guerra, ma quelle di noi che hanno desiderato e desiderano ancora la pace possono

sicuramente offrire un saluto solenne. […] Il peso della guerra moderna cade su non

combattenti e la coscienza del mondo non può sopportare questa vista. […] Non è la nostra

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missione di preservare la vita? L'umanità e il buon senso ci impongono di unirsi alle mani

[ sic ] con le donne dei paesi neutrali e sollecitare i nostri governanti a rimandare ulteriori

spargimenti di sangue?[...]”.

La lettera era un messaggio di pace fra le opposte nazioni e lasciava intravedere la speranza

di una tregue dal conflitto durante il periodo di Natale. Molte donne speravano che in questa

ipotetica tregua gli uomini al fronte sarebbero potuti tornare a casa in licenza, come era

capitato in alcune guerre passate; questo desiderio poteva solo che dimostrare che il popolo

non aveva ancora ben compreso quale tipo di guerra fosse in atto.

Per far recapitare la lettera in Germania e in Austria, le donne inglesi firmatarie decisero di

inviarla negli Stati Uniti, stato neutrale, per aggirare il blocco delle comunicazioni dirette fra

Gran Bretagna e Germania-Austria. La lettera cadde nel vuoto anche perché i rapporti fra

Stati Uniti e Germania erano tutt'altro che amichevoli e, comunque, la lettera fu vista dal

mondo politico come una infantile richiesta dal contentuo inattuabile a livello pratico.

Il 7 dicembre 1914, Papa Benedetto XV avanzò la proposta di sottoscrivere una tregua

natalizia tra i governi belligeranti, chiedendo che "i cannoni possano tacere almeno nella

notte in cui gli angeli cantano"; anche questa richiesta, che si univa ad altre avanzate da

varie associazioni, cadde nel vuoto.

Nonostante la guerra i Comandi Militari non ignorarono del tutto che si stava avvicinando il

Natale e vennero impartite alcune particolari disposizioni. Entrambi gli schieramenti

decisero di non intraprendere azioni di attacco, anche per evitare il brutto tempo previsto

(banchi di nebbia, neve, nevischio, gelo) che avrebbe potuto condizionare negativamente

eventuali azioni. Il periodo natalizio fu visto, da entrambe le parti in conflitto, come il

momento ideale per far riposare i soldati e permettere una disposizione più efficace delle

unità, che avrebbero potuto essere ricomposte e rinforzate con tranquillità. Come

disposizioni speciali il Comando Inglese fece distribuire maggiori rifornimenti di viveri,

mentre il Comando Tedesco ebbe la “bella” idea di spedire al fronte alberi di natale, da

posizionare uno ogni 10/15 metri, tra la perplessità degli ufficiali locali che si trovarono le

trincee occupate di alberelli decorati.

Nei giorni precedenti al 24 dicembre, le nevicate, più o meno consistenti, le gelate ed i

banchi di nebbia, bloccarono le operazioni, abbassando il livello di combattività dei soldati.

Il 24 dicembre 1914 fu una giornata come tante fra le trincee fino a dopo il tramonto quando

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qualcosa cambiò. I primi episodi di tregua spontanei ebbero luogo durante la notte della

vigilia, quando soldati tedeschi iniziarono a porre le decorazioni natalizie e gli alberi di

natale pervenuti dal comando sopra le trincee nella zona di Ypres, attirando l'interesse dei

soldati inglesi e francesi presenti in zona. Bruce Bairnsfather, famoso disegnatore di

vignette britannico, arruolato come capitano di una unità di mitraglieri del Royal

Warwickshire Regiment, descrisse l'episodio:

“i tedeschi presero a mettere candele sul bordo delle loro trincee e su alcuni alberi nelle

vicinanze, iniziando poi a cantare alcune tipiche canzoni natalizie; dall'altro lato del fronte,

i britannici risposero iniziando anche loro a cantare, e dopo poco tempo soldati dell'uno e

dell'altro schieramento presero ad attraversare la terra di nessuno per scambiare con la

controparte piccoli doni come cibo, tabacco, alcolici e souvenir quali bottoni delle divise e

berretti”.

La stessa scena si ripeté in molti punti del fronte con altre tregue spontanee.

Nei primi momenti i soldati furono abbastanza sospettosi e prudenti. I tedeschi furono più

amichevoli, superando per primi i timori e spingendosi verso il centro della terra di nessuno.

I primi scambi di cortesie furono caratterizzati da una sorta di competizione canora fra le

truppe, con i soldati che cantavano ognuno le proprie tradizionali canzoni natalizie. La

competizione canora venne favorita dalla presenza massiccia fra i soldati di armoniche da

bocca e da cornamuse, che nelle ore precedenti la tregua spontanea, in particolare all'ora di

cena, divennero padrone delle trincee.

Successivamente alla competizione canora a distanza i soldati di entrambi gli schieramenti

lasciarono la trincea e si ritrovarono al centro della terra di nessuno. Dopo alcuni momenti

di silenzio incominciarono a stringersi le mani, in segno di saluto ed a scambiarsi sigarette e

alcolici di vario tipo. Rapidamente caddero tutti i dubbi e i soldati si trovarono seduti a bere

e fumare insieme. Le barriere linguistiche non furono un grande problema e rapidamente il

silenzio venne rotto da una serie di chiacchierate fra soldati, che si incentrarono sul numero

di colpi che si potevano sparate in una giornata, sulle prestazioni delle varie armi in

dotazioni, sulle particolarità della vita in trincea e sulla vita prima della guerra.

Alle conversazioni seguì, probabilmente, il momento più commovente della serata: i soldati

si mostrarono l'un l'altro le foto dei propri cari lontani. La Grande Guerra fu il primo

conflitto in cui la maggior parte della massa dei soldati aveva con se foto di parenti e dei

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compagni originari della propria unità. Rapidamente le conversazioni si spostarono sulle

foto che ritraevano mogli, figli, genitori, fratelli, sorelle e compagni. Dalle lettere dei fanti

scopriamo che fu molta la commozione durante le chiacchiere sulle foto, anche perché le

storie erano simili fra i soldati dei due schieramenti, partiti lasciando a casa genitori e

moglie, figli piccoli, fratelli, sorelle parenti ed amici. Le foto furono anche il motivo ideale

per prendersi un po' in giro. I soldati più anziani, ovviamente, si scambiarono battutine sul

matrimonio e sui problemi di convivenza con le “lagnose mogli”, per poi prendere un po' in

giro i soldati più giovani. I ragazzi con le foto delle fidanzate e dei genitori erano un

bersaglio fin troppo ovvio. Le battute servirono a superare la nostalgia e la tristezza per

essere lontano da casa la Notte di Natale.

La serata si chiuse in molti postazioni con messe improvvisate nelle terra di nessuno o sulle

barricate delle trincee. Finite le funzioni, che in molti casi furono più veglie di preghiere che

vere e proprie messe, i soldati si fumarono l'ultima sigaretta in compagnia e si diedero la

buona notte ritirandosi nelle proprie postazioni. In alcuni casi vennero lanciati alcuni razzi

illuminanti per dare colore alla serata.

Gli episodi di fraternizzazione, in qualche situazione, proseguirono anche la mattina di

Natale, grazie anche ad una forte gelata che indurì il terreno e disperse l'odore di

putrefazione dei cadaveri insepolti. La tregua fornì poi l'occasione per recuperare i caduti

rimasti abbandonati nella terra di nessuno e dare loro sepoltura. Durante questa fase, furono

organizzate anche funzioni religiose comuni per onorare tutti i caduti. Approfittando della

luce del giorno diversi gruppi di soldati si incontrarono per scattare foto ricordo, di quella

breve interruzione delle ostilità che prenderà il nome di “Piccola Pace nella Grande Guerra”.

Nei settori del fronte interessati dalla tregua l'artiglieria rimase muta e, tranne piccoli

incidenti, non si verificarono combattimenti significativi per tutto il periodo natalizio.

Nella maggior parte dei settori interessati la tregua durò solo per il giorno di Natale, ma in

alcuni casi si prolungò fino alla notte di Capodanno. Bruce Bairnsfather in merito scrisse:

“Non dimenticherò quello strano e unico giorno di Natale per niente al mondo... Notai un

ufficiale tedesco, una specie di tenente credo, ed essendo io un po' collezionista gli dissi che

avevo perso la testa per alcuni dei suoi bottoni [della divisa]... Presi la mia tronchesina e,

con pochi abili colpi, tagliai un paio dei suoi bottoni e me li misi in tasca. Poi gli diedi due

dei miei bottoni in cambio. Da ultimo vidi uno dei miei mitraglieri, che nella vita civile era

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una sorta di barbiere amatoriale, intento a tagliare i capelli innaturalmente lunghi di un

docile "Boche", che rimase pazientemente inginocchiato a terra mentre la macchinetta si

insinuava dietro il suo collo”.

Il tenente tedesco Johannes Niemann descrisse così quelle ore:

“afferrato il binocolo e scrutato con cautela oltre il parapetto, ebbi la vista incredibile dei

nostri soldati che scambiavano sigarette, grappa e cioccolato con il nemico”.

Un altro testimone britannico, il capitano Sir Edward Hulse Bart, riferì che “

se l'avessi vista in una pellicola cinematografica avrei giurato che fosse una messa in

scena!”

da tanto inverosimile era la scena che avevano dinnanzi .

La tregua non fu un fatto organizzato, né uniformemente diffuso: in diverse zone del fronte i

combattimenti proseguirono per tutto il giorno di Natale, mentre in altri i due schieramenti

negoziarono solo tregue momentanee per seppellire i caduti.

Le reazioni alla treguaLa reazione degli Alti Ufficiali non fu positiva. Le prime notizie sulle varie tregue che si

crearono lungo il fronte arrivarono ai Comandi tramite la posta. Le lettere dei soldati

venivano sottoposte a controllo da parte della censura, principalmente per evitare che

tramite le lettere dal fronte partissero informazioni sensibili o riservate e durante i controlli

gli addetti trovarono le considerazioni scritte dei fanti su questi incontri nella terra di

nessuno.

Nonostante i Comandi, in particolare quello Francese e quello Tedesco, ritenessero la

Tregua di Natale un episodio estremamente pericoloso non vennero adottate misure penali

eccessive: non furono ordinate fucilazioni o attivate corti penali, anche se il governo

francese spingeva per la decimazione. Come azione repressiva molti soldati vennero

trasferiti ad altri reparti e furono presi provvedimenti punitivi contro alcuni Comandanti, che

vennero degradati o trasferiti a mansioni d'ufficio. I Comandi Tedeschi furono i più attivi

nell'azione di trasferimento con interi reparti inviati dall'altra parte dell'Europa, sul fronte

russo. Entrambi gli schieramenti decisero di predisporre una serie di rotazioni con lo scopo

di limitare la fraternizzazione con il nemico.

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Gli eventi della tregua del 1914 non furono riportati dai media per giorni, in una sorta di

autocensura non ufficiale rotta, infine, il 31 dicembre 1914 dal “The New York Times”, che,

riportando alcune voci raccolte dai suoi inviati in Europa, anticipò di circa 24 ore i giornali

europei. In Europa il primo a portare alla ribalta i fatti accaduti fu la lettera di un anonimo

ufficiale della London Rifle Brigade, che venne pubblicata dal Times il 1° gennaio 1915

nella quale si parlava di una partita di calcio giocata tra “noi e loro” nella terra di nessuno. I

giornali britannici rimasero sorpresi dalle lettere inviate alle famiglie, nonché dagli editoriali

che commentavano l'episodio "una delle più grandi sorprese di una guerra sorprendente".

Il tono generale degli articoli fu fortemente a favore dell'evento, con il Times che approvò

la "mancanza di cattiveria" diffusa tra entrambe le parti e il Mirror che deplorò "l'assurdità

e la tragedia" che sarebbe ripresa dopo la tregua. Dall'8 gennaio 1915 iniziarono ad essere

pubblicate le prime fotografie degli eventi, in particolare dai quotidiani Daily Mirror e Daily

Sketch.

La copertura dell'evento in Germania fu più smorzata, con molti giornali che espressero

critiche nei confronti dei soldati partecipanti alla tregua e nessuna immagine dell'evento fu

pubblicata. In Francia, la forte censura assicurò che l'unico resoconto degli eventi venisse

soltanto dai racconti dei soldati al fronte o da quelli feriti negli ospedali. Alle tante voci che

si diffusero i giornali francesi risposero ristampando un precedente avviso del governo

secondo cui fraternizzare con il nemico costituiva tradimento. Da metà gennaio 1915 furono

pubblicate le prime dichiarazioni ufficiali sulla Tregua di Natale, che dovevano servire a

minimizzare la portata e la diffusione degli eventi.

Quando il pallone fermò la morteGermania-Scozia: 3-2 – Germania-Inghilterra: 3-2 – Quando il Belgio batté tutti

Nell'antichità le guerre venivano fermate durante lo svolgimento degli antichi giochi

olimpici, ma, negli anni delle olimpiadi moderne, la tregua olimpica non è mai stata

rispettata completamente, anzi i giochi diventarono motivo di scontro, con boicottaggi

incrociati o, in alcuni casi, vennero macchiati di sangue, in nome dell'odio razziale e della

guerra politica.

Nel corso della Prima Guerra Mondiale, con i soldati immersi nel fango, nel sangue e nella

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paura, è veramente difficile pensare a momenti di svago legati allo sport ed è quasi

impossibile immaginare qualcosa che somigli ad una tregua olimpica, sul tipo di quella

dell'antichità. Ma durante quelle brevi sospensioni del conflitto fra le truppe, accadde

l'inimmaginabile : una palla divenne più potente di cannoni e fucili.

La prima notizia riportata di una partita di calcio fra le linee del fronte ci viene, come

abbiamo detto, dall'articolo del 1° gennaio 1915 del Times che recava la testimonianza di un

anonimo medico ufficiale della London Rifle Brigade, che raccontava di una partita di

calcio fra “Noi e Loro”.

Di questo episodio abbiamo una narrazione più precisa da parte tedesca, attraverso le parole

del tenente Johannes Niemann del 133° Reggimento Reale Sassone che riferisee i dettagli

dell'episodio. Tutto nacque quasi per caso. Durante le ore di pausa, il 25 dicembre, ad un

certo punto, uno scozzese comparve dalla trincea inglese con un pallone sotto braccio, con

“l'aria di una persona che stava facendo la cosa più normale e più sensata al mondo” in

quel momento e in quella circostanza. Tutti si guardarono e quasi senza dire nulla, in modo

assolutamente normale e spontaneo, si formarono due squadre: da una parte gli scozzesi

dello Scottish Seaforth Highlanders, dall'altra i tedeschi del Reggimento Reale Sassone. Con

una tranquillità totale alcuni soldati segnarono il terreno, vennero posti quattro elmetti per

delimitare le porte e sui sacchetti delle trincee si accomodarono i soldati che diedero subito

inizio ad un tifo da stadio e la partita ebbe inizio.

“Era difficile giocare sul terreno ghiacciato, ma continuammo rispettando quanto più

possibile le regole del gioco, tranne per il fatto di giocare solo un'ora (due tempi da 30

minuti [con un piccolo intervallo per bere tè caldo] e senza che nessuno arbitrasse”.

Le testimonianze ci ricordano una partita intensamente combattuta, ma con altrettanto

spirito sportivo, che si chiuse con la vittoria tedesca per 3-2.

Un'altra partita si tenne nella terra di nessuno: i Tedeschi si confrontarono con una squadra

di Inglesi. Questa partita venne giocata non con un pallone ma con un barattolo di conserva

vuoto, al posto del pallone e, questa volta, con l'ausilio di un arbitro. La partita si chiuse 3 a

2 per i tedeschi, anche se alcune fonti non concordano sulla fine: per alcuni la terze rete

tedesca venne annullata per un “evidente” fuorigioco dell'attaccante tedesco, mentre per

altre fonti la partita fu interrotta, sul 3 a 2 per i tedeschi, per problemi a giocare fra le buche

della bombe e il filo spinato, ma con gli inglesi che “sicuramente” avrebbero pareggiato.

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La testimonianza del fuciliere Erni Williams racconta: “Costruimmo delle specie di porte,

due ragazzi vi ci misero, e cominciarono tutti a correre dietro il pallone” e “Uno di noi

aveva una macchina fotografica. Allora i calciatori delle due squadre si ordinarono

rapidamente in gruppo, sempre a file allegramente multicolori, con il pallone al centro”.

Lungo il fronte si tennero tante altre partite improvvisate fra i militari di Francia, Germania,

Gran Bretagna e Belgio.

Nella zona a nord di Ypres, al momento della tregua, erano di servizio da una parte i soldati

tedeschi e dall'altra una unione di soldati francesi, belgi e inglesi. Anche qui comparve un

pallone e tutti seppero subito cosa farne. Poche sono le notizie su questo primo avvenimento

calcistico internazionale ma, dalle informazioni che abbiamo, possiamo ricostruire

all'incirca i fatti. I fanti formarono quattro squadre: Belgio, Francia, Germania e Gran

Bretagna (con soldati di Scozia e Inghilterra). Le squadre si sarebbero incontrate come in un

girone, per poi affrontarsi nelle semifinali (probabilmente 1° contro 4° e 2° contro 3° - ma

non è chiaro) e le vincenti in una finale. Le partite furono probabilmente partitelle di

minutaggio (45 minuti – un'ora) limitato e il torneo si sarebbe effettuato fra la mattina del 25

dicembre alla mattina/pomeriggio del 26 dicembre. Del giorno sappiamo quasi nulla ma le

semifinali furono Francia-Belgio e Germania-Inghilterra; la finale fu Belgio-Germania con i

belgi che vinsero 2-0 sui tedeschi e, da alcune lettere tedesche, si parla di un secondo gol di

grande bellezza, in una sorta di mezza rovesciata. Può creare non poche perplessità il fatto

di trovare palloni nelle trincee e più ancora che i soldati, nella terra di nessuno, pensassero

di giocare a calcio, ma prima di tutto, va ricordato che il calcio in Inghilterra e in Scozia era

già uno sport ampiamente giocato e seguito, sia a livello di primi campionati, che a livello di

campetto di periferia fra amici. In Italia e in Francia era uno sport in ascesa e in Germania

era uno sport che stava conoscendo i primi successi di pubblico. Non è così strano che,

come gli americani arrivarono con le mazze da baseball, i soldati europei partissero con i

palloni nello zaino.

Il calcio presentava anche il vantaggio della facilità di gioco. Per giocare le partite della

Tregua bastarono un terreno piatto e libero da ostacoli, come la terra di nessuno, e di elmetti

e zaini, o pali di legno, per segnare le porte.

Da ricordare che la Grande Guerra fu combattuta da molti giocatori di calcio effettivi. In

Italia le squadre che diedero il maggiore contributo furono Inter e Juventus (che subirono

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anche gravissime perdite) ma anche Genova, ProVercelli e tante altre. In Inghilterra e

Scozia, nel settore calcio, quasi tutte le squadre contarono tanti morti e, in Germania, il

Bayern Monaco pagò un alto prezzo in termini di caduti fra i giocatori delle proprie fila.

Sportività, emotività e risultati a parte, da queste partite possiamo trarre una conclusione.

Quindici anni prima dell'istituzione della prima Coppa del Mondo, all'epoca chiamata

Coppa Rimet, e poco meno di cinquant'anni prima della nascita del primo campionato

europeo, bastò un pallone o, in caso, un barattolo, a fermare, almeno per un giorno la più

Grande Guerra mai combattuta. Sicuramente nella terra di nessuno si creò uno strano

fairplay: chi era abituato a spararsi addosso, improvvisamente cambiò e, quando qualcuno

cadeva a terra, cosa facile dato la difficoltà di giocare in “modo elegante” con divisa e

stivali militari, l'avversario, che in questo caso era anche il nemico, sportivamente l'aiutava a

rialzarsi e a riprendere il gioco. Altra forma di fairplay fu il fatto che le partite vennero

giocate quasi senza arbitri o con arbitri che chiaramente erano soldati di una delle parti in

guerra, ma, a parte il caso del gol in fuorigioco fra tedeschi e inglesi, non ci furono

contestazioni e tutte le partite si chiusero senza discussioni, cosa quasi impossibile nelle

“normali” odierne partite di calcio.

Tale atteggiamento, in un simile contesto, rivela un profondo senso di lealtà, di correttezza,

di rispetto per “l'uomo” sia esso avversario nel gioco o nemico in situazioni di guerra.

Le altre tregueNei mesi seguenti il Natale 1914 si segnalarono altri sporadici tentativi ci instaurare tregue

non ufficiali tra i soldati delle due parti. Durante la Pasqua 1915 soldati tedeschi lasciarono

le loro trincee sotto bandiera bianca per cercare di stipulare tregue con i britannici, che però

respinsero le proposte; anche nel novembre del 1915 tentativi fra tedeschi e britannici

fallirono. Memori degli eventi del 1914, nel dicembre del 1915 gli Alti Comandi di entrambi

gli schieramenti emisero espliciti ordini per impedire qualsiasi tentativo di instaurare una

tregua: alcune unità furono incoraggiate a compiere incursioni contro le linee nemiche ed a

molestarne continuamente le postazioni, mentre, per scoraggiare qualsiasi comunicazione

tra i soldati, furono organizzati sbarramenti di artiglieria lungo tutta la linea del fronte per

l'intera giornata di Natale. Queste misure si dimostrarono non del tutto efficaci e, anche

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durante il giorno di Natale del 1915, si verificarono piccole e brevi tregue tra i belligeranti,

sebbene in proporzioni minori rispetto al 1914.

Prove di una tregua natalizia nel 1916, da poco riscoperte dagli storici, vengono riportate da

soldati che raccontano alcune tregue fra canadesi e tedeschi nel settore di Vimy. In generale

tuttavia ogni sforzo fu fatto per impedire che episodi come quelli del 1914 potessero

ripetersi: bombardamenti d'artiglieria vennero organizzati per la notte della vigilia e le

truppe furono fatte ruotare periodicamente tra vari settori in modo che non potessero creare

legami con le loro controparti.

Il settore italianoNel settore italiano non si segnalarono mai tregue su vasca scala come quelle del Fronte

Occidentale. La tipologia del fronte, che non presentava grandi spazi piani, ma continue

salite e discese, con sassi e buche, rendeva impossibile incontri di massa a metà strada fra le

due linee di trincee; inoltre le trincee italiane e quelle austriache erano più irregolari a

diverse distanza fra loro, a differenza del Fronte Occidentale con impianto più regolare e

con le trincee relativamente più vicine. Sul Fronte Italiano comunque si segnalarono piccoli

episodi di tregue non organizzate, anche se non si arrivò mai ad un contatto diretto con il

nemico.

Solitamente le tregue italiane servirono per recuperare i morti lasciati nella terra di nessuno,

per dare loro una degna sepoltura e per svolgere funzioni religiose particolari in occasione

delle festività più significative.

Rispetto agli altri front, però, i si creò un altra forma di contatto col nemico. Lungo le

trincee italiane divenne prassi scambiarsi “al volo” pacchi, o meglio sacchi, con il nemico.

Gli italiani riempivano sacchi con pane e scatolette di carne che venivano lanciati oltre la

terra di nessuno verso la trincea austriaca; dalla trincea austriaca restituivano il sacco con

tabacco, sigarette o vestiti pesanti. Durante i periodi natalizi non mancavano i piccoli doni

ed altri oggetti di prima necessità venivano recapitati insieme alle vettovaglie. Quando non

era possibile raggiungere la trincea nemica con un unico lancio ci si arrangiava con bastoni

o con funi per allungare il tiro. In casi eccezionali non mancarono gli scambi diretti al centro

della terra di nessuno, dopo che erano state stabilite delle tregue momentanee.

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Questi scambi non furono mai incoraggiati ma neppure si provò mai a fermarli. Vittorio

Emanuele III, informato della possibilità di scambi di vettovaglie col nemico, pur non

approvando in linea di principio non fece mai pressione per fermare i passaggi. Unica regola

era quella di non fare gli scambi in presenza di un ufficiale, usando il principio “occhio non

vede, cuore non duole”.

La Tregua di Natale nella parole di un testimone"Janet, sorella cara, sono le due del mattino e la maggior parte degli uomini dormono nelle

loro buche, ma io non posso addormentarmi se prima non ti scrivo dei meravigliosi

avvenimenti della vigilia di Natale. In verità, ciò che è avvenuto è quasi una fiaba, e se non

l'avessi visto coi miei occhi non ci crederei. Prova a immaginare: mentre tu e la famiglia

cantavate gli inni davanti al focolare a Londra, io ho fatto lo stesso con i soldati nemici qui

nei campi di battaglia di Francia! Le prime battaglie hanno fatto tanti morti, che entrambe

le parti si sono trincerate, in attesa dei rincalzi. Sicché per lo più siamo rimasti nelle

trincee ad aspettare. Ma che attesa tremenda! Ci aspettiamo ogni momento che un obice

d'artiglieria ci cada addosso, ammazzando e mutilando uomini. E di giorno non osiamo

alzare la testa fuori dalla terra, per paura del cecchino. E poi la pioggia: cade quasi ogni

giorno. Naturalmente si raccoglie proprio nelle trincee, da cui dobbiamo aggottarla con

pentole e padelle. E con la pioggia è venuto il fango, profondo un piede e più. S'appiccica e

sporca tutto, e ci risucchia gli scarponi. Una recluta ha avuto i piedi bloccati nel fango, e

poi anche le mani quando ha cercato di liberarsi. Con tutto questo, non potevamo fare a

meno di provare curiosità per i soldati tedeschi di fronte noi. Dopo tutto affrontano gli

stessi nostri pericoli, e anche loro sciaguattano [sic..] nello stesso fango. E la loro trincea è

solo cinquanta metri davanti a noi. Tra noi c'è la terra di nessuno, orlata da entrambe le

parti di filo spinato, ma sono così vicini che ne sentiamo le voci. Ovviamente li odiamo

quando uccidono i nostri compagni. Ma altre volte scherziamo su di loro e sentiamo di

avere qualcosa in comune. E ora risulta che loro hanno gli stessi sentimenti. Ieri mattina, la

vigilia, abbiamo avuto la nostra prima gelata. Benché infreddoliti l'abbiamo salutata con

gioia, perché almeno ha indurito il fango. Durante la giornata ci sono stati scambi di

fucileria. Ma quando la sera è scesa sulla vigilia, la sparatoria ha smesso interamente. Il

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nostro primo silenzio totale da mesi! Speravamo che promettesse una festa tranquilla, ma

non ci contavamo. <<Soldati che fraternizzano fuori dalle trincee>>. Di colpo un

camerata mi scuote e mi grida: <<Vieni a vedere! Vieni a vedere cosa fanno i tedeschi!>>

Ho preso il fucile, sono andato alla trincea e, con cautela, ho alzato la testa sopra i

sacchetti di sabbia. Non ho mai creduto di poter vedere una cosa più strana e più

commovente. Grappoli di piccole luci brillavano lungo tutta la linea tedesca, a destra e a

sinistra, a perdita d'occhio. Che cos'è?, ho chiesto al compagno, e John ha risposto:

<<alberi di Natale!>>. Era vero. I tedeschi avevano disposto degli alberi di Natale di

fronte alla loro trincea, illuminati con candele e lumini. E poi abbiamo sentito le loro voci

che si levavano in una canzone: 'Stille nacht, heilige nacht'. Il canto in Inghilterra non lo

conosciamo, ma John lo conosce e l'ha tradotto: 'notte silente, notte santa'. Non ho mai

sentito un canto più bello e più significativo in quella notte chiara e silenziosa. Quando il

canto è finito, gli uomini nella nostra trincea hanno applaudito. Sì, soldati inglesi che

applaudivano i tedeschi! Poi uno di noi ha cominciato a cantare, e ci siamo tutti uniti a lui:

'the first nowell the angel did say'. Per la verità non eravamo bravi a cantare come i

tedeschi, con le loro belle armonie. Ma hanno risposto con applausi entusiasti, e poi ne

hanno attaccato un'altra: 'o tannenbaum, o tannenbaum'. A cui noi abbiamo risposto: 'o

come all ye faithful'. E questa volta si sono uniti al nostro coro, cantando la stessa canzone,

ma in latino: 'adeste fideles'. Inglesi e tedeschi che s'intonano in coro attraverso la terra di

nessuno! Non potevo pensare niente di più stupefacente, ma quello che è avvenuto dopo lo è

stato di più. <<Inglesi, uscite fuori!>>, li abbiamo sentiti gridare, <<voi non spara, noi

non spara!>>. Nella trincea ci siamo guardati non sapendo che fare. Poi uno ha gridato

per scherzo: <<venite fuori voi!>>. Con nostro stupore, abbiamo visto due figure levarsi

dalla trincea di fronte, scavalcare il filo spinato e avanzare allo scoperto. Uno di loro ha

detto: <<Manda ufficiale per parlamentare>>. Ho visto uno dei nostri con il fucile

puntato, e senza dubbio anche altri l'hanno fatto - ma il capitano ha gridato <<non

sparate!>>. Poi s'è arrampicato fuori dalla trincea ed è andato incontro ai tedeschi a

mezza strada. Li abbiamo sentiti parlare e pochi minuti dopo il capitano è tornato, con un

sigaro tedesco in bocca. Nel frattempo gruppi di due o tre uomini uscivano dalle trincee e

venivano verso di noi. Alcuni di noi sono usciti anch'essi e in pochi minuti eravamo nella

terra di nessuno, stringendo le mani a uomini che avevamo cercato di ammazzate poche ore

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prima. Abbiamo acceso un gran falò, e noi tutti attorno, inglesi in kaki e tedeschi in grigio.

Devo dire che i tedeschi erano vestiti meglio, con le divise pulite per la festa. Solo un paio

di noi parlano il tedesco, ma molti tedeschi sapevano l'inglese. Ad uno di loro ho chiesto

come mai. Molti di noi hanno lavorato in Inghilterra, ha risposto. <<Prima di questo sono

stato cameriere all'Hotel Cecil>>. <<Forse ho servito alla tua tavola!>> <<Forse!>>, ho

risposto ridendo. Mi ha raccontato che aveva la ragazza a Londra e che la guerra ha

interrotto il loro progetto di matrimonio. E io gli ho detto: <<non ti preoccupare, prima di

Pasqua vi avremo battuti e tu puoi tornare a sposarla>>. Si è messo a ridere, poi mi ha

chiesto se potevo mandare una cartolina alla ragazza, ed io ho promesso. Un altro tedesco

è stato portabagagli alla Victoria Station. Mi ha fatto vedere le foto della sua famiglia che

sta a Monaco. Anche quelli che non riuscivano a parlare si scambiavano doni, i loro sigari

con le nostre sigarette, noi il tè e loro il caffè, noi la carne in scatola e loro le salsicce. Ci

siamo scambiati mostrine e bottoni, e uno dei nostri se n'è uscito con il tremendo elmetto

col chiodo! Anch'io ho cambiato un coltello pieghevole con un cinturame di cuoio, un bel

ricordo che ti mostrerò quando torno a casa. Ci hanno dato per certo che la Francia è alle

corde e la Russia quasi disfatta. Noi gli abbiamo ribattuto che non era vero, e loro. <<Va

bene, voi credete ai vostri giornali e noi ai nostri>>. E' chiaro che gli raccontano delle

balle, ma dopo averli incontrati anch'io mi chiedo fino a che punto i nostri giornali dicano

la verità. Questi non sono i barbari selvaggi di cui abbiamo tanto letto. Sono uomini con

case e famiglie, paure e speranze e, sì, amor di patria. Insomma sono uomini come noi.

Come hanno potuto indurci a credere altrimenti? Siccome si faceva tardi abbiamo cantato

insieme qualche altra canzone attorno al falò, e abbiamo finito per intonare insieme - non ti

dico una bugia - 'Auld Lang Syne'. Poi ci siamo separati con la promessa di rincontraci

l'indomani, e magari organizzare una partita di calcio.

E insomma, sorella mia, c'è mai stata una vigilia di Natale come questa nella storia? Per i

combattimenti qui, naturalmente, significa poco purtroppo. Questi soldati sono simpatici,

ma eseguono gli ordini e noi facciamo lo stesso. A parte che siamo qui per fermare il loro

esercito e rimandarlo a casa, e non verremo meno a questo compito. Eppure non si può fare

a meno di immaginare cosa accadrebbe se lo spirito che si è rivelato qui fosse colto dalle

nazioni del mondo. Ovviamente, conflitti devono sempre sorgere. Ma che succederebbe se i

nostri governanti si scambiassero auguri invece di ultimatum? Canzoni invece di insulti?

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Doni al posto di rappresaglie? Non finirebbero tutte le guerre?

Il tuo caro fratello Tom.”

Il Comitato Celebrazioni Grande Guerra

di Boretto

Augura a tutti Buone Feste

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