Tre giorni a Trieste · 2017-07-10 · messo in f la e p ù giovani a v ersa i nei 100H F ot ......

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n. 49 Tre giorni a Trieste Tre giorni a Trieste

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n. 49

Tre giornia TriesteTre giornia Trieste

cigno prima di arrivare a Mexico Cityper l’ultima Olimpiade. Grandi nomi egrandi personaggi: da Frinolli a EddyOttoz, da Meconi a Paola Pigni cheper l’occasione indossava la maglia delCircolo Giuliano-Dalmata di Milano.Le gare si sono svolte al campo intito-lato a Giuseppe Grezar, ex medianodel grande Torino, scomparso nellatragedia di Superga nel 1948. Lo scrivo poiché nel minisondaggio effettuato tra i frequentatori degli assoluti (ex

Come promesso sull’ultimo numero della no-stra testata, che ha sempre più proseliti (let-tori), racconto dal mio punto di vista i tregiorni asburgici degli assoluti a Trieste. Nonprima di aver letto sul sito della Fidal ilpezzo storico di “vocione” Cimbricus (al se-

colo Giorgio Cimbrico) che ha ricordato quelli allestiticinquanta anni fa sempre nella patria delle “mule” (lesplendide ragazze triestine), con personaggi che hannofatto parte della storia atletica azzurra.In primis Livio Berruti. Il suo fu una sorta di canto del

Che follaal GrezarChe follaal Grezar

Il folto pubblicoche hapiacevolmenteaffollato la tribunadi Trieste.Sotto, da sinistra: Yus SantiustiCaballero, primanegli 800(2:02.80); IreneSiragusa, tricolorenei 100 con 11.35;Neves Bussottiche ha vinto i1.500 (3:46.12)Stefano Baldini eElio Locatelli, i c.t.nazionali.IN COPERTINA:

Eseosa Desalu sultraguardo dei 200,vinti in 20.32.Micol Cattaneo.Alla venerandaetà di 35 anni hamesso in fila le piùgiovani avversarienei 100H(FotoColombo/Fidal).

il responsabile dellerelazione esterneFidal, Andrew Good-john, Gianni De Cleva, il sottoscritto e due signore chehanno sopportato tutto il tempo i discorsi di stampoprettamente sportivo dei convenuti. Mancava il mio so-dale che ha disdetto il pranzo un’ora prima! Luogo in-cantevole sul mare, con pericolo di pioggia scongiurato.Nel pomeriggio giornata conclusiva. Frizzante come un

vino bianco del posto, c’è solo l’imbarazzo della scelta.Non ci sono i vari Tamberi, Trost, Benedetti che aquanto ci informa il generale o colonnello (non lo so..)Vincenzo Parrinello vengono lasciati liberi di gestire laloro situazione, pertanto se sono d’accordo gli uominidelle Fiamme Gialle, lo sono pure io. Tra l’altro c’era in-vece Libania Grenot ma non si è espressa, almeno inpiste italiche per ora. Se gli spettatori vogliono seguire leloro evoluzioni, si colleghino via etere nei meeting piùimportanti. Fatevene una ragione. L’atletica è sport indi-viduale e non di squadra, l’atletica non è il calcio, il ba-sket, il volley o il rugby. Capito? Belle le volate di Desalue della Hooper (che avrebbe saltato due controlli. Atten-zione, non saltato ma commesso errore nella compila-zione che valgono come due assenze), inficiate dal vento,c’è da seguire anche il milanese Vergani capace di scen-

dere sotto i 50” negli osta-coli bassi, scatenando unputiferio in zona Vip, com-plici gli uomini del CusPro Patria Milano (Ales-sandro Castelli e ValerioCaso) che hanno esultatocome ad un gol della lorosquadra del cuore, realiz-zato al 90’. Oppure la lottatra le due pin up dei saltiin estensione Darya Der-kach e Ottavia Cestonaroche sono un bel vedere.Non ci dimentichiamo deilanci di Lingua e di ZahraBani che qualche quoti-diano ha stigmatizzato inmaniera poco simpatica,ma è questo che passa ilconvento e, amici anchese il vento fosse cambiatoa novembre ad Ostia, inuovi non avrebbero po-tuto fare miracoli, per po-lemizzare c’è tempo.Come ho avuto occasionedi scrivere tempo fa, allanuova “vecchia” gestionesi deve lasciare tempo, pa-zienza e tempo. Se nonsiete convinti andate aleggere quanto scritto sul

numero 41 della nostra testata. Poi si vedrà. Intantovisto sugli spalti del Grezar una tribuna stampa più co-spicua, come numero, tanti tecnici, vecchi e nuovi, tantepromesse come ad esempio Marta Zenoni. Chissà.Ci si rivede prima del mondiale.

Walter Brambilla

atleti e manager) era completamente sconosciuto! Unimpianto a fianco dello stadio del calcio intitolato a NereoRocco (ex allenatore di calcio di Triestina, Padova, Milane Torino), così informiamo anche i pochi che non sannochi sia stato il “paron”. Il Grezar rinnovato, nelle giornatedi sabato e domenica, ha ospitato un gran bel pubblico,festante e incitante. Così deve essere! Per questi assolutiè tornato a farmi compagnia anche il mio sodale con si-gnora. I coniugi Perboni hanno fatto i turisti e vita appar-tata, come due “piccioncini” in viaggio di nozze. Si parteil venerdì, il viaggio non è agevolissimo, molto traffico,l’arrivo nel primo pomeriggio nel centro storico dellacittà irredenta è farraginoso. L’hotel che mi ospita (pa-gante a scanso equivoci) è a due passi da Piazza Unitàd’Italia, il cuore di Trieste. Consiglio un caffè nel bar degliSpecchi, dove si gode un panorama davvero affascinante.Convinto che la gara dimarcia si potesse svolgeresu strada in pieno centrostorico, decido di rima-nere in zona, accertatomidel mio errore, vado allostadio a ritirare il pass.Vedo Eleonora Giorgi vin-cere i 10 km. Un sorrisoper lei dopo tre scoppoledi “cartellini rossi” può es-sere un segnale incorag-giante. Un temporale, cheassomigliava a un mon-sone, ferma le gare del ve-nerdì sera. Il sabatomattina la scarpinataverso S. Giusto, è dove-rosa, così come la foto ac-canto alla statua di JamesJoyce (Saba e Svevo laprossima volta.). Nel po-meriggio allo stadio legare non sono eccezionali:il vento ballerino la fa dapadrone e danneggia il10”24 di Federico “Chuck”Cattaneo nei 100 (+2,4),mentre, invece, è quasiperfetto (+1,8) con MicolCattaneo (non sono pa-renti) nei 100hs. La mam-mina lombarda, 35 primavere, fa segnare13”20, nientemale! Così come la Siragusa 11”35 (100/+0,7), Bianchettinel peso arriva a 19,74. In luce anche la giovanissimaCoiro, 16 anni, quarta in 2’04”63 negli 800 metri.La domenica mattina è assolata (niente gare), così miconcedo una capatina al Castello di Miramare (dallebianche torri attediate…. di carducciana memoria). Il

pranzo all’una è unasorta di grande rimpa-

triata, organizza tutto Gianni De Cleva (giornalista Raiin pensione dal 2010, una delle voci radiofoniche più ac-cattivanti e preparate, basket e atletica le sue disciplinepreferite e preponderanti). Ai blocchi di partenza, par-don al desco di partenza: il “taciturno” Franco Braga-gna, il suo braccio destro per l’occasione GuidoAlessandrini, “cuore matto” Franco Fava, Charly Santi,

Da sinistra in senso orario.Elisa Molinarolo, 23 anni e buoni trascorsi nella ginnastica, si è imposta, asorpresa, nell’asta con 4.25.Yadisleidy Pedroso. La trentenne portacolori dell’Aeronautica è prima nei400 con barriere in 55.09.Lorenzo Vergani, 23 anni, migliorandosi di 82 centesimi (49.36) veste lamaglia tricolore davanti al favorito Bencosme (49.45).(Foto Colombo/Fidal).

Li riconosciamo a distanza. E mentre l’in-tervallo che ci separa si accorcia, sorri-diamo perché, ancora una volta, liabbiamo identificati senza errore. Nonsappiamo chi sono, mai visti prima. Ep-pure… Eppure sappiamo dove andranno,cosa faranno nelle prossime ore, di cheparleranno, di cosa si nutriranno spiri-tualmente. Segni particolari? Nessuno.Anzi no. Pantaloni corti, maglietta griffata

(non dei soliti stilisti, per carità), scarpe da tennis,come si diceva una volta, quando eravamo giovani efrequentavamo anche noi quelle strutture in terrarossa ad anello. Quelle sì, le scarpe, contrassegnatecon simboli ultra conosciuti. Bianchi di capelli e dibarba, corti, lunghi, spalle e braccia tatuate, polpaccie fondoschiena da urlo. Qualche cappellino, occhialida sole, l’immancabile borsa a tracolla o zainetto inspalla. Saranno loro i protagonisti di questi tre giornitriestini: atleti/e, tecnici, madri, padri, dirigenti, ap-

passionati, medici, fisioterapisti. Di tutto e di più. Ilmondo atletico dello Stivale si è dato appuntamento inquesto stadiolo rimesso a nuovo per l’occasione. Varchiamo la fatidica soglia ed ecco che qualche viso cisembra familiare. Quello con l’accento bresciano che ve-diamo da una vita sui campi e sui prati di mezza italia, enon sappiamo proprio come si chiama. Ci scostiamo dilato per lasciar passare un’auto e dentro scorgiamo unafaccia, anzi due, conosciute. Guardiamo meglio ed eccoche la mano di Carlo Santi (ex inviato del Messaggero,

ora in pensione) saluta. Alvolante un altro pensionato:Franco Fava, in gioventù(anni ’70 e ’80) campionedelle lunghe distanze, poigiornalista al Corriere delloSport. Si prosegue ed eccola figura slanciata di GianniGola, ora Generale dellaGuardia di Finanza. Vigo-rosa stretta di mano, parolesincere di saluti. Lo ricor-diamo presidente dellaFidal dalla primavera del1989 al novembre 2004. Equi, permetteteci un balzonel tempo. Novembre 1982.Venezia. In programma l’as-semblea di mezzo. Gola, al-

Facce da stadioGiulia Aprile vince i1.500 in 4:20.56.Sopra le ragazzedopo la finale dei200. Siriconoscono GloriaHooper (inginocchio), AnnaBongiorni, a destra,e Jessica Paoletta(FotoColombo/Fidal)

fanno. Sa cavarsela egregiamente. Nemmeno iltempo di guardarsi attorno, accendere il cervelloelettronico ed ecco che intravediamo i suoi radicapelli bianchi. Bene, il duo si è ricomposto. Comesempre. Quasi. Al nostro fianco Riccardo Ingallina,capoarea del settore tecnico. Non sappiamo benecosa significhi e cosa fa un capoarea del settoretecnico. Ma va ben li stess (va bene ugualmente)si dice dalle mie parti. Meglio non approfondire elasciare spazio alla fantasia. Un posto più a sini-stra ed ecco il testone bianco cenere di AlfioGiomi. Non mollerà la sedia per tutta la durata deitricolori. Preludio forse a quanto accadrà fra treanni? Resistete, resistiamo e lo sapremo. Un postovuoto segnala l’assenza di Diego Sanpaolo (scriveper il sito di Correre). Dicono che arriverà l’ultimogiorno, via Parigi. Gran giramondo anche il taci-turno Pippo Santonastaso, come lo abbiamo sim-paticamente soprannominato. E in effetti ilpomeriggio della domenica eccolo al suo posto.Pimpante (un bradipo è più veloce) e solitariocome sempre. Per come è strutturato l’orario di questi Campio-nati possiamo permetterci di fare i turisti. Maistati da queste parti e scopriamo così una cittàpiacevole, ricca di storia e interessantissima. Purnon essendo una grande città (duecentomila abi-tanti) offre tutto quanto puoi aspettarti da unametropoli. Tranne il traffico. Scorrevole e pernulla nevrotico. Complice, forse, il fine settimana? Due pomeriggi in tribuna stampa, sulle scale del Gre-zar e nell’antistadio hanno offerto propizie occasionidi ritrovare e incontrare tanta gente. Facce da stadioci piace chiamarle. Ecco Cesare Manzotti, psichiatra

regalato all’atletica e che in questi anni ha deciso diprovare una nuova ebbrezza: «Da psichiatra voglio ca-pire cosa pensa un operaio. Così per cinque anni ve-stirò quei panni. Però ho commesso un errore di

valutazione. Lavorare in fabbrica a 62anni è dura. Ogni sera torno a casastravolto dalla fatica…».Dal nulla si materializza un vegliardo sem-pre sulla breccia, che da queste partitiene radici (ad Aurisina per la preci-sione): Luciano Gigliotti. Due battutesull’atleta che sta seguendo sono d’ob-bligo «È una brava ragazza, tosta, ci metteimpegno, non si arrende mai. Purtropponel mondo corrono in un minuto in meno.E dire che è seguita da un grande allena-tore». Sorride e se ne va. Il soggetto in

questione è FrancescaBertoni (La FratellanzaModena) tricolore nellesiepi con 9:56.96. Ungran casino, voci che sirincorrono, inconfondi-bile l’accento milanese.È Giancarlo Sisti. Come

lora ancora Capitano o qualcosa di meno (ci perdone-ranno i lettori) era alla guida del comitato laziale. PrimoNebiolo imperava. Il suo intervento (di Gola) fu l’unico“contro”. Gelo totale. Grazie, o per colpa, di quelle paroleil futuro Presidente del Consiglio mondiale dello sportmilitare si giocò buona parte delle chance di entrare nelConsiglio Federale. Difatti dovette attendere oltre seianni e la caduta del piemontese…Ma ritorniamo alla facce incontrate a Trieste. All’ombra

di uno striminzito albero ecco il duo televi-sivo Franco Bragagna-Guido Alessandrini.La fiumana di gente continua ci regala altrifugaci incontri. Allenatori in auge neglianni ruggenti dell’atletica, atleti ora con-vertitisi in tecnici con alterna fortuna.Atleti in attesa dell’ora propizia per ini-ziare il riscaldamento. Tutta l’umanitàche abbiamo imparato a conoscere inanni di frequentazioni. Entriamo nella“pancia” dello stadio. Primo incontrofemminile: Anna Chiara Spigarolo, ufficio stampaFidal e figlia di Gabriella Dorio. Saluti, scambio di infor-mazioni e via sulle scale. Evitiamo l’ascensore. Troppoaffollato e poi meglio qualche rampa a piedi. Consigliodel cardiologo. «Mi raccomando, movimento, almeno 30minuti al giorno di cammino e, soprattutto, basta con lesigarette. Poi può continuare a fumare, faccia comecazzo le pare, io l’ho avvertita».Zona riservata alla stampa. Solito casino. Trovi di tutto.

Una sedia eun posto dove appoggiare il fidoMac lo troviamo comunque agevol-mente. Salamelecchi d’ordinanza adAlessio Giovannini (Fidal), preziosis-simo e amichevole come sempre. Nes-suna traccia del “ragazzo di bottega”, ilgiovane apprendista Walter. Nessun af-

Campioni italiani. Da sinistrain senso orario:Sebastiano Bianchetti(19.74/peso)), GiorgioPiantella (5.40/asta), ZahraBani (59,01/giavellotto),Dariya Derkach (13.77/triplo),Sara Fantin (66.81/martello).Foto Colombo/Fidal

Elio – Eliud per un pugno diamici – quando quegli stessiamici si spostavano in auto

qua e là per l’Italia e per l’Europaper saziarsi d’atletica ma soprattuttodi amati cross, guidava sempre lui, eguidava bene, anzi benissimo. Que-sto per lunghi anni. E per lunghianni Eliud non c’era verso, nel casodi incertezze nel trovare un certopaese o una certa strada, che si ac-costasse un attimo per chiedere in-formazioni. A quei tempi disatellitari non si parlava e anchequando si cominciò a parlarne luinon ne voleva sapere. Non ho maiben capito se il fatto di non chiedereinformazioni fosse dovuto a unacerta timidezza o a una fiducia in-condizionata – sicumera? – nel suofiuto stradale, ovvero a uno spiccatosenso di orientamento. Fatto stache, senza mai nulla chiedere, finivache anche nelle maggiori incertezzeazzeccava la strada giusta, e infretta si incanalava alla meta. E cosìavveniva ogni qualvolta si trattava dispostarci magari dagli hotel ai campidi gara. Che strada fare? Beh, quiEliud suscitava il sospetto di averstudiato il giorno prima diretta-mente sul posto la strada da percor-rere, cosa impossibile visto che inrealtà quei certi posti erano deltutto sconosciuti anche a lui. Poi, nell’imminenza delle gare, mu-

nito di stivaloni, giubbe, giubbetti ogiubboni (secondo la stagione), masempre, in ogni stagione, con la fe-dele macchina fotografica al collo,spariva serafico lungo il percorso –che si sarebbe detto conoscesse amenadito (cosa assolutamente nonvera) – per “sparare” cento e centofotografie agli atleti e alle atlete,una più bella dell’altra (intesecome atlete e come fotografie). Fi-nite le gare, chi di noi si ricordavadove avevamo lasciato la mac-china? Nessuno, tranne lui che aocchi (quasi) chiusi ci riportavadritti drittial debitoposteggio. Sono an-dato a tro-vare Eliud,l’amico ditante av-venture edi tanteore d’atle-tica vissuteassieme,tre giorniprima delsuo ultimoviaggio.Giaceva aletto, lamente of-fuscata, il

corpo minato. Non vidi néaddosso a lui né nei di-pressi la sua macchina fo-tografica. Forse, pensai, èriposta nell’armadio. Ahi!mi sono detto. E di certoper celia quale linimentoall’acuto dolore, mi sonoaggiunto: «E adesso chi ciporta di qua e di là?».Finché nel pomeriggio didomenica 18 giugno hosaputo. Elio, il nostro

caro, buon Elio, a mezzogiorno erapartito. Questa volta da solo, que-sta volta ci aveva lasciato a terra,che ci arrangiassimo un po’ da soli.Non so con esattezza dove si è di-retto – una volta era partito all’im-provviso in auto da solo e doveandava andava e così aveva finitocol fare su e giù per l’Islanda im-

piegando non so quantigiorni – ma so che di certonon si smarrirà e che comeal solito saprà trovare lastrada giusta, una stradache io immagino tutta colo-rata d’azzurro.Questa volta Elio è partitosenza stivaloni, in punta dipiedi, a piedi nudi, senza

giubbe, giubbetti o giubboni.Indossava un semplice pigiama afiori. Mi assicurano che avesse alcollo la sua inseparabile macchinafotografica.A questo punto non mi resta cheattendere le sue solite magnifichefoto da quegli sterminati campi delcross che stanno sopra le nostreteste. Campi che sicuramente cisono, anche se, per dirla col poetaMontale, “Noi, della razza di chi ri-mane a terra” non li vediamo.

Ennio Buongiovanni

sempre ci si prende per i fondelli a vicenda e ci si mandasimpaticamente a quel paese. Alle nostre spalle eccoEddy Ottoz, sagace come sempre, uno che da queste partiha anche corso. Cinquant'anni fa però. Anche il valdo-stano è uno scrigno di aneddoti e racconti. Nomi, volti che intravedi nella folla. Una stretta di mano,un saluto e via: Gianni Ghidini, gran tecnico e responsa-bile nazionale del mezzofondo veloce, maestro di un talAndrea Benvenuti campione europeo a Helsinki 1994,quinto ai Giochi Olimpici di Barcellona ’92, vincitore dellafinale del Grand Prix (sempre sugli 800) di Torino ’92. Gliimmancabili sandali francescani ai piedi. Proprio come

quando lo conoscemmo 25 anni addietro.Ecco il pensieroso Franco Angelotti, presi-dente della Bracco Atletica, società che nonabbisogna di ulteriori presentazioni. Un si-gnore sempre con lo sguardo sul cronometro.È Filippo Di Mulo, responsabile federale set-tore velocità. Seduto più in basso qualcunoche non riusciamo a inquadrare ma che dasempre bazzica le rassegne atletiche. Scen-diamo al bar. Un ormone grande e grosso. Salee pepe nei capelli: Paolo Dal Soglio. Ancorasua la seconda miglior misura di tutti i tempinel peso (21.23/1996, bruscolini). Sorpresa nei400 con barriere. Lorenzo Vergani (Cus ProPatria Milano) finisce davanti al favorito DeLeon Bencosme. Per caso assistiamo al-l’evento in compagnia di Aldo Maggi, respon-sabile tecnico della Bracco e allenatoreproprio del 23enne Lorenzo. Sorride sotto ibaffi grigi. Abbassa il tono di voce. Nei pressi èseduto il Presidente. «Certo che sono con-tento, ci mancherebbe. Per il tempo ottenuto(49.36) e soprattutto per aver battuto una ma-glia gialla… Così dimostriamo che anche senon sei un militare».Domenica, tardo pomeriggio. Dobbiamo an-dare. Casa è distante oltre 500 chilometri. Ri-nunciamo alle staffette. Sarà per un’altra volta.

Daniele Perboni

Facce da stadioincontrate nella tregiorni triestina.Sopra a sinistra:Franco Angelotti(Presidente BraccoAtletica).Sopra a destra icondirettori WalterBrambilla (con i baffi) eDaniele Perbonifesteggiano non si sacosa con FrancoBragagna. La foto è del2000, quindi quei tresono molto ma moltocambiati.Qui a fianco GianniGola, ex presidenteFidal dal 1989 al 2004.Sotto: Aldo Maggigiovanissimo con lamaglia Riccardi. Dagliostacoli è passatodall’altra parte dellabarricata. Con uncronometro in mano facorrere veloci i suoiassistiti...

Elio è partito

vedere il mitico Carl Lewis (ed altri cam-pioni); erano lì per il loro sponsor non certoper aiutarci a promuovere la nostra Atletica;di sicuro per il futuro faremo tesoro ancorpiù di queste situazioni (volute e decise daaltri) per poter cercare di trarne un vantag-gio per il nostro ambiente.

STAFFETTE AZZURRE, RADUNO A MILANOWalter non scandalizzarti, ma io, presidentedel Comitato Regionale Lombardo, ho saputodel raduno dei velocisti azzurri a Milano...dalle pagine della Gazzetta! Nessuno ciaveva informato e questo mi spiace perchécredo fermamente che la Fidal è (e deve es-sere) una sola, senza compartimenti stagni esenza personalismi o piccole rendite di bot-tega; mi adopererò molto in questo quadrien-nio perché ciò non avvenga. Siamo laRegione (e lo dico con orgoglio) che ha ilmaggior volume di attività, di talenti, di atletie tecnici, di società, di gare, di iniziative tec-niche e che, se interpellati, avremmo potutoco-organizzare al meglio il raduno e insiemead esso momenti utili e di valorizzazione peril nostro movimento (ad esempio un clinicsulle staffette con coach Di Mulo, incontrosulla velocità per giovani coach, tecnica dicorsa, partenze, lanciato e molto altro). Raccolgo l’invito che ci fai a guardar fuoridal nostro splendido giardino lombardo e atal scopo ci stiamo raccordando con i comi-tato regionali delle regioni vicine e con laFederazione per lavorare sempre di più in-sieme a livello tecnico, agonistico, sullaformazione, sui servizi e su quanto può aiu-tare la nostra Atletica a svilupparsi sempremeglio e a superare alcune criticità chesono evidenti.

PAOLO GALIMBERTIGentili direttori, in merito al caso "Breking2" per il qualesiamo stati chiamati in causa nello scorsonumero del vostro foglio, ci preme eviden-ziare come il Comitato FIDAL Milano siaestraneo a quanto accaduto.I fatti e gli allenamenti "segreti" sulla pistadi Brugherio riguardano quel campo e il suogestore. Questi è sì il nostro Fiduciario tec-nico, ma Alessandro Staglianò non è un di-pendente della Federazione. Il suo lavoroconsiste in primis nel curare al meglio gliinteressi dell'impianto comunale.Il vivere di sport, senza essere calciatori,comporta talora degli odiosi compromessi.Ci sentiamo però di affermare che la Fede-razione tutta e il nostro sport ha perso unagrande occasione di promozione, incapacedi investire per un ritorno di immagine, lapresenza a Milano e in Brianza di campionidel calibro di Carl Lewis o Allison Felix.Ma l’esperienza serve. In futuro, a fronte disimili richieste provenienti da grandi brand,cercheremo di ritagliare un piccolo spazioanche per il nostro mondo, soprattuttoquello giovanile, che in questi ultimi anniha un grosso bisogno di riferimenti e dicampioni.Con stima, Paolo Galimberti (presidente FIDAL Milano).

Sul numero 47 della nostra pubblica-zione, nell’articolo dal titolo “Oh Lom-bardia!” abbiamo chiesto ai presidentidi Fidal Lombardia e Fidal Milano diesprimere la loro opinione su Brea-king2 e sul raduno dei velocisti alCampo XXV Aprile. Queste le rispostedi Gianni Mauri (Presidente del Comi-tato Regionale Fidal) e di Paolo Galim-berti (Presidente Comitato ProvincialeFidal Milano)

GIANNI MAURIWalter,Rispondo con piacere (ma anche con tri-stezza) alla tua richiesta in merito all’arti-colo “Oh Lombardia!”; con piacere perché èun dovere di chi ha un ruolo adoperarsi perfare chiarezza, con tristezza perché da pocoabbiamo perso un amico e un fotografo ap-passionato di atletica come Elio Panciera,persona squisita e che, attraverso te, ho po-tuto apprezzare per tanti anni.

ILLUMINAZIONE DEL CAMPO XXV APRILEParliamo di una situazione che non fa onorealla città di Milano, un cantiere eterno (aoggi non definito), un impianto di illumina-zione che Milano Sport (in palese malafede)vuole consegnare alla gestione senza averloultimato, senza aver fatto gli allacci e (fattoancora più grave) senza averlo collaudato!Ho avuto più riunioni con questi signori e misono dovuto scontrare con la loro arroganza esaccenza. Un dato certo e verificabile, adoggi non sappiamo (nonostante i nostri conti-nui incontri e solleciti, anche attraverso

l’Amministrazione Comunale) quando l’im-pianto indoor del XXV Aprile (in ritardo dianni) sarà ultimato, collaudato e consegnato.

BREAKING 2Al Comitato Regionale (e quindi a me, aiconsiglieri e agli uffici) è arrivata, un meseprima dell’evento, la richiesta di autorizza-zione degli organizzatori di “Breaking 2”.La nostra decisione è stata immediata e tra-sparente; l’evento presentava delle partico-larità che non permettevano di considerarlauna normale maratona, ne era in linea con idettami regolamentari (e non entro nel me-rito dei materiali, calzature, modalità di ri-fornimento, lepri, etc). Fidal Lombardia hainviato tutto subito a Fidal Roma la quale hamesso il tutto all’ordine del Consiglio Fede-rale e, dopo valutazione (e sentita la IAAF),ha deciso di autorizzare l’evento. Questi ifatti. La mia opinione personale è che Kip-choge ha fatto un’ impresa strepitosa maanche che, intorno a questo evento, si sonocostruite forzature che potevano essere evi-tate. Personalmente ritengo che il ruolo diFidal Lombardia sia e debba essere il tute-lare e il valorizzare il lavoro delle nostre so-cietà, dei nostri tecnici e dei nostri dirigentisociali e l’attività (al meglio) dei nostriatleti/e di ogni fascia di età. Walter sonod’accordo con te che un così grande eventomediatico non va snobbato…sarebbe bellopoter contare su un così forte traino media-tico per poter difendere la bella Atletica dibase che si fa in molte parti d’Italia..in que-sto caso non era possibile.Personalmente nessuno mi ha mai parlatodella presenza della Felix….per curiositàalla vigilia sono andato in piazza Duomo per