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FESTE E
TRADIZIONI POPOLARI
NEL MOLISE
Libro Fotografico a cura degli iscritti alla pagina facebook “UIF-MOLISE”
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Segretario Regionale U.I.F. Molise - B.F.A. * * * (Benemerito della Fotografia Artistica). E-mail : [email protected]
www.carminebrasiliano.it
Segretario U.I.F. della provincia di Trento - Consigliere Nazionale U.I.F. – B.F.A. * (Benemerito della Fotografia Artistica). E-mail : [email protected]
www.renzocaliari.it
AMMINISTRATORI DELLA PAGINA FACEBOOK
“ U.I.F. – MOLISE ”
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IntroduzIone all’opera
Questo è il primo foto libro che porta la collaborazione di
tutti i partecipanti al Gruppo Facebook UIF-MOLISE e che
mi appresto a divulgare anche alla moltitudine dei nostri
amici/conoscenti.
Le fotografie riguardano il Molise in tutti i suoi aspetti
folkloristici e della tradizione: feste, riti pagani e ricorrenze
a cui siamo sia spettatori che partecipanti.
La mia speranza è che questo progetto lasci un segno
nell’animo di chi si appresta a leggere il libro, suscitando la
curiosità, la voglia di rivisitare gli argomenti e gli
avvenimenti trattati, con la speranza che tutto questo
promuova altresì l’afflusso turistico in zone ricche di
tradizione, ma poco conosciute ai più.
Invito infine voi, cari lettori, a visitare i posti fotografati
che mi appresto a raccontarvi, per rendervi conto di quanto
è bella la nostra Regione… Nonostante tutta la mia buona
volontà, infatti, le sole parole e foto non riusciranno a
descrivere il nostro territorio nel modo più appropriato.
Un sentito ringraziamento per il sostegno profuso e
l’incoraggiamento.
A tutti voi una buona visione. Carmine Brasiliano
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PRESENTAZIONE
Tema dell’opera:
Da un’idea di Carmine Brasiliano - segretario regionale UIF-Molise - è stato possibile sviluppare il presente libro di fotografie On-Line. Il primo volume di questa opera è rivolto a tutti coloro che amano l’arte fotografica (molisani e non); il progetto è stato sviluppato gradualmente per merito dell’ampia partecipazione mostrata dai rispettivi autori interessati. E’ appunto grazie alla passione per lo “scatto nel tempo libero” che l’hobby fotografico si è man mano evoluto fino ad assumere i connotati di un’opera artistica finalizzata alla condivisione del lavoro svolto dai suoi partecipanti. L’iniziativa ha coinvolto un numero crescente di artisti (ad oggi …..) risiedenti sul territorio regionale e nelle zone limitrofe. Il loro bagaglio di esperienza, la loro dedizione e le sapienti tecniche di scatto hanno fatto si che venisse rappresentata nel miglior modo possibile ed attraverso le immagini, la profonda essenza di questa nostra Regione. Si tratta di un viaggio nel folklore e nel culto molisano: immagini che testimoniano frammenti di realtà, ma soprattutto un assaggio di quegli antichi valori che ancora ad oggi contribuiscono alla crescita ed al mantenimento dell’identità popolare. Attraverso questo editoriale sarà quindi possibile riscoprire la terra molisana e tutte le sfaccettature caratterizzanti gli stili di vita dei suoi abitanti. Un vero e proprio “schiaffo” morale a tutti quelli che pensano che questo Molise non esiste. Una dedica speciale va infine a voi, cari amici fotoamatori del gruppo UIF Molise, che grazie al vostro impegno avete ad oggi permesso e continuerete a garantire la valorizzazione del folklore e dell’eredità culturale del territorio, che ci è stata tramandata. La raccolta di foto di cui si compone questo progetto percorrerà un viaggio socio-culturale colmo di emozionalità e sensibilità, sapientemente raccontato da Carmine Brasiliano. Quest’ultimo offrirà spunti di arricchimento culturale nell’interpretazione delle feste e delle tradizioni molisane. La scelta del canale interattivo di divulgazione dell’opera garantirà altresì un coinvolgimento a livello globale della nostra realtà e, perché no, un’interazione sociale tra tutti coloro pronti a coglierne le conclusioni più significative. E’ in questa ottica che si colloca il lavoro del segretario regionale UIF-Molise, ai fini dell’ottenimento di risultati tangibili ai suoi progetti, non da ultimo quello della promozione dell’arte fotografica in regione e della sua contestuale diffusione. Auguro a tutti una buona visione del libro, lasciandovi con queste ultime parole del celebre artista molisano Vincenzo Cuoco: “È forse indispensabile che un libro, perché sia utile, sia una storia? ”.
Nicola Brasiliano
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Feste e Tradizioni Popolari nel Molise
AUTORI MANIFESTAZIONI PROPOSTE
Carmine BRASILIANO - -
RIPALIMOSANI –Il palio delle Quercigliole S.CROCE di MAGLIANO – Madonna dell’Incoronata
Nicola BRASILIANO - -
LARINO – Il carnevale larinese FOSSALTO – La Pagliara Maje Maje
Francesca DALLA TORRE - CAMPOBASSO- Corpus Domini –Sfilata dei Misteri
- CAMPOBASSO – Corsa non competitiva “Su e Giù”
Rossella DE ROSA - TUFARA – I Diavoli
- TERMOLI – Regata e Processione di San Basso
Addolorata DI CRISTOFARO - CARPINONE – Festival Internazionale del Folklore
Simone DI NIRO - CAMPOBASSO- Festa di S. A. Abate
- RICCIA - Carri dell’Uva
Massimo PALMIERI - CAROVILLI – La Tresca
- PESCOLANCIANO - Festa di Sant’Anna Pasquale SANTOMAURO - ORATINO – La Faglia
- JELSI – Sant’Anna - Festa del grano Angelo TULLIO - CAMPOBASSO – L’Infiorata
- CAMPODIPIETRA – Jazz in campo Saverio ZARRELLI - BARANELLO – I rituali del matrimonio
- LARINO – Festa di San Pardo
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RIPALIMOSANI “Il palio delle Quercigliole”
- 12 agosto -
La manifestazione trae origine da un’antica leggenda che attribuisce alla Madonna,
detta poi della Neve, una miracolosa nevicata avvenuta in piena estate, il 5 agosto.
La gara si svolge sul tratturo ed ha come meta la chiesetta della Madonna della Neve,
Il raduno dei fantini avviene in località Cannavina, in prossimità di un boschetto; la
partenza è fissata in località Colle Matteo, a circa un chilometro e mezzo dalla Chiesa.
Si tratta di una vera e propria corsa ad eliminazione tra i fantini, che montano “a pelo”;
vengono disputate due batterie ed una finale.
Il cavaliere vincitore nella gara equestre avrà il privilegio di entrare in chiesa, meta
della competizione, insieme al cavallo e di adorare la Madonna.
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Santa Croce di Magliano
festa della Madonna dell'Incoronata
A Santa Croce di Magliano, nel giorno dell' ultimo sabato del mese di Aprile, si
festeggia la Madonna dell'Incoronata.
Questa non è una celebrazione solamente religiosa, ma si può considerare anche una
festa della natura, del ritorno della primavera e del contatto dell'uomo con gli animali.
Infatti, la caratteristica della festività è proprio la benedizione degli animali.
Già in prima mattinata il paese si sveglia con un'atmosfera di allegria, quando la banda
musicale anima le vie del paese con suoni di festa. I preparativi sono lunghi e faticosi; già
nei giorni precedenti i proprietari delle varie fattorie si sono prodigati per lavare mucche,
cavalli, pecore... ed ora effettuano gli ultimi ritocchi abbellendo ed adornando le bestie con
nastri e fiocchi. E via verso il paese, dove, intanto, i bambini si ritrovano lungo il corso
principale, con al guinzaglio gli animali "di casa" come cani e gatti.
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La tradizione vuole che si compiano tre giri intorno alla Chiesa di San Giacomo e alla
fine del terzo giro il prete benedice le bestie dal piazzale della Chiesa stessa.
Quando arrivano gli animali dalle masserie, la piazza è già colma di gente che non manca
di assistere a quest'appuntamento molto sentito da tutta la popolazione di Santa Croce di
Magliano.
Arrivano numerosi greggi di pecore e mucche, preceduti e seguiti dai cavalli
dall'andatura maestosa ed elegante. I cavalieri sono vestiti a festa ed alcuni portano a
tracolla una lunga treccia di cacio che alla fine della cerimonia sarà distribuita a piccoli
pezzi tra parenti ed amici.
In tutta la piazza si sente lo schioccare delle fruste ("i sagliocche") mentre non mancano mai
brevi momenti di tensione per qualche bizzarria di qualche animale avvicinatosi troppo
agli spettatori.
Tutti gli animali, a turno, compiuto il terzo giro, riceveranno la benedizione del sacerdote.
Quindi compare la figura dello "Scarciacappe", un personaggio vestito di stracci che guida
due buoi aggiogati.
Il suono incessante delle campane annuncia l'inizio della processione della statua della
Madonna dell'Incoronata preceduta da un gruppo di cavalli. Nel pomeriggio spesse volte
vengono organizzati i giochi popolari che vedono la partecipazione sia di bambini sia di
adulti e suscitano spesso ilarità e divertimento ai sempre numerosi spettatori.
La giornata si chiude con uno spettacolo musicale in piazza e i fuochi d'artificio.
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CARNEVALE LARINESE
Da 41 anni ormai si
dedicano a questa grande
festa di carnevale due
giornate incredibili,
durante la quale grandi e
colorati carri allegorici, fatti
di cartapesta, sfilano lungo
le strade del paese, in
un’atmosfera di baldoria ed
allegria che coinvolge gli
abitanti del posto e i
numerosi curiosi che
arrivano ogni anno.
Si tratta di un evento
molto atteso e di sicuro una
delle tradizioni
carnevalesche molisane
più importanti e
suggestive.
La preparazione dei
carri continua di anno in
anno soprattutto grazie
all’interesse e all’impegno
dei giovani del posto, che
fanno di tutto per
mantenere viva questa
divertente tradizione e di
Larinella, l’Associazione
del Carnevale Larinese.
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I preparativi iniziano
mesi prima ed ogni carro
viene accompagnato da
incredibili coreografie,
balletti e costumi colorati
e stravaganti, creati
appositamente per questo
fantastico giorno.
Dopo la sfilata, che
invade le strade di musica
e gioia, di fronte agli
occhi divertiti di grandi e
piccoli, si procede in
seconda serata con la
premiazione del carro più
bello, della coreografia
migliore e delle maschere
più originali.
A tutto questo si
aggiunge “la cittadella del
carnevale”, ovvero
l’allestimento di
interessanti stand in
Piazza del Popolo, presso
i quali potrete compare
mascherine di cartapesta,
per calarvi al meglio in
questa atmosfera di festa,
l’almanacco del
Carnevale e tante altre
cose ispirate a questi due
giorni di puro
divertimento.
Immancabili poi le
deliziose chiacchiere di
carnevale ed originali
mostre fotografiche.
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FOSSALTO (CB) - La “pagliara maje maje”
- 1° maggio -
Alla mattina del primo giorno di maggio, ogni anno, a Fossalto, paese sito a pochi
chilometri da Campobasso, esce la pagliara maje maje, ossia la “pagliara maggio maggio”;
un uomo si riveste di un cono di rami, di erbe e di fiori, sormontato da una croce anch'essa
di fiori, che lo copre quasi per intero, e percorre le vie del paese accompagnato da un
suonatore di zampogna e da un cantore.
l gruppetto va di casa in casa: lo zampognaro attacca un motivo caratteristico e
singolare, ed il cantore intona le strofette del canto del “Maggio”. Davanti alle case, sulle
soglie o dalle finestre, donne e uomini e bambini attendono il passaggio della pagliara con
tine, secchi e bacili pieni d'acqua.
Quando la pagliara è a tiro, le rovesciano addosso i recipienti, e cercano di colpire col
getto il viso del portatore attraverso il finestrino che è praticato nella parte posteriore del
cono per permettergli la visibilità.
Tine e tine d'acqua per tutto il paese addosso al verde cono ondeggiante di foglie e di
fiori. Ad ogni getto il grido : “Grascia, maie!”, abbondanza maggio! E lo zampognaro non
interrompe il suo motivo, mentre il cantore annuncia la venuta del maggio:
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Poi, quando il giro per il paese è terminato, e la pagliara con i suoi accompagnatori è
tornata sulla piazza principale, dinanzi alla abitazione del parroco, il portatore se ne
sveste: la croce viene staccata e viene portata in omaggio al sindaco, mentre il cono di erbe
viene deposto nell'orto del prete.
E' terminata così la prima parte del giro, ma inizia subito la seconda: il cantore ed il
suonatore, assieme al portatore che ora è libero dal peso del cono di rami, cominciano,
cantando la questua. Le strofette sono le medesime, ma vi si aggiungono con maggiore
frequenza quelle di esplicita richiesta:
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Il giro di questua non si limita al paese, ma si estende a tutto l'agro; anzi, oggi che gli
esecutori della “pagliara” sono ridotti soltanto a tre, un giro di questua preliminare in
talune contrade del tenimento del comune è stato già compiuto il 29 di aprile (il 30 si
provvede alla costruzione della pagliara ); un tempo, quando la “compagnia” era molto
più numerosa, il territorio veniva diviso in zone, e la compagnia si divideva in piccoli
gruppi. Ma neppure allora, ai tempi d'oro della pagliara , il cono di erbe usciva mai fuori
dal centro abitato.
I doni raccolti, che sono denaro e cibarie, vengono divisi tra i tre componenti in parti
uguali.
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CAMPOBASSO - CORPUS DOMINI
Sfilata dei Misteri
Nati dalla sapiente unione della geniale creatività artistica di Paolo Saverio Di Zinno e
della maestria dei valenti fabbri ferrai campobassani, i Misteri riassumono in sé non solo
indubbie qualità artistiche e artigianali ma anche folclore, religiosità e devozione popolare
creando una suggestiva processione che ha pochi paragoni in Italia e nel Mondo.
Si tratta di “macchine “o “ingegni” costituite da una base di legno nella quale è inserita
una struttura in ferro fucinato che sviluppandosi in verticale si ramifica e porta ad ogni
estremità delle imbracature in ognuna delle quali viene posto un bambino. I bambini
rappresentano angeli, diavoli, santi e madonne e sembrano sospesi nel vuoto perché i loro
costumi mascherano struttura e imbracature.
Sulla base del Mistero sono presenti altri personaggi interpretati, a seconda del ruolo,
da bambini o da adulti. I Misteri vengono portati a spalla in processione per le vie della
città e il passo cadenzato dei portatori, facendo oscillare la struttura in ferro, crea l’illusoria
sensazione di vedere angeli e diavoli volare a diversi metri da terra.
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Di Zinno, intorno al 1740, ideò ben ventiquattro Misteri ma sei non ressero al collaudo e
altri sei, che rappresentavano il Corpo di Cristo (chiamato dal popolo “il Calicione” a
causa della presenza di un grosso calice), la S.S. Trinità, S. Maria della Croce, la Madonna
del Rosario (in cui il ferro principale della struttura poteva ruotare su se stesso quando il
Mistero era fermo), S. Stefano e S. Lorenzo, furono distrutti durante il terremoto del 26
luglio 1805 dal crollo degli edifici in cui erano conservati. Da allora hanno sfilato i
rimanenti dodici Misteri raffiguranti S. Isidoro, S. Crispino, S. Gennaro, Abramo, Maria
Maddalena, S. Antonio Abate, l’Immacolata Concezione, S. Leonardo, S. Rocco,
l’Assunta, S. Michele e S. Nicola fino al 1959 quando i cugini Tucci realizzarono un
tredicesimo Mistero, il S.S. Cuore di Gesù, sulla base di un disegno attribuito al Di Zinno.
L’organizzazione della Processione dei Misteri coinvolge i volontari dell’Associazione
Misteri e Tradizioni già a partire da alcuni mesi prima della festività del Corpus Domini.
Bisogna infatti revisionare le “macchine”, sistemare i costumi dei figuranti, le divise dei
portatori ma, soprattutto, reclutare i figuranti fra quanti, bambini e adulti, desiderano
partecipare alla più sentita ed importante tradizione campobassana
La scelta dei figuranti viene effettuata dal coordinatore dell’Associazione Misteri e
Tradizioni principalmente in base alle caratteristiche fisiche e fisionomiche: requisito
fondamentale per i bambini è la possibilità di stare comodi all’interno delle imbracature,
mentre per gli adulti è la capacità di interpretare al meglio il ruolo assegnato.
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La formazione delle squadre dei portatori e la loro gestione nel corso della Processione,
avviene, invece, a discrezione di ogni singolo caposquadra, ciascuno secondo i propri
criteri.
La mattina del giorno di Corpus Domini, alle 8:00 nel cortile del Museo che ospita i
Misteri in mostra permanente, l’Arcivescovo dell’Arcidiocesi di Campobasso-Boiano
celebra la Santa Messa alla presenza dei volontari dell’Associazione, dei figuranti con i
loro genitori, dei portatori, e dalle autorità istituzionali Comunali, Provinciali e Regionali.
Terminata la funzione, i figuranti vanno ad animare le strutture in acciaio dei Misteri
grazie alla preziosa opera dei vestitori (due per ogni Mistero) che si occupano di assicurare
i figuranti alle imbracature e di curare i costumi e gli aspetti scenografici.
Alle 10:00 i Misteri lasciano il Museo per iniziare la Processione che li porta ad
attraversare le principali vie della città fino a raggiungere piazza Vittorio Emanuele II
dove, intorno alle 13:00, dal balcone del Municipio, ricevono la benedizione
dell’Arcivescovo prima di ritornare al Museo.
Il tratto più suggestivo dell’intero percorso è sicuramente il passaggio per le vie del Borgo
Antico dove i Misteri riempiono le strette strade arrivando quasi a sfiorare le abitazioni
che fanno da appropriata cornice alla sfilata.
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CAMPOBASSO - manifestazione podistica
non agonistica denominata “ SU E GIU’ “
Il Gruppo Sportivo VIRTUS di Campobasso, indice e organizza (con la collaborazione
del Centro Sportivo Italiano ed il patrocinio della regione Molise, della Provincia e del
Comune di Campobasso) la “Su e Giù” manifestazione podistica nazionale non
competitiva aperta ad uomini e donne senza limiti di età.
Manifestazione giunta ormai alla 42^ edizione.
La gara non prevede classifica finale e tutti i partecipanti rientano in un’unica categoria.
Le iscrizioni a tale manifestazione si effettuano una settimana prima della gara e fino
a mezzora prima della partenza.
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La manifestazione ha luogo ogni anno nel mese di novembre, con ritrovo di giuria e
concorrenti alle ore 9,30 e partenza alle ore 10,30 da piazza Savoia, con arrivo nella piazza
del Municipio.
Il percorso si snoda per le strade cittadine e periferiche per una distanza complessiva di
km 7,800.
Sono previsti alcuni punti di ristoro lungo il percorso ed uno presso il traguardo di arrivo.
All’arrivo l’organizzazione consegna una medaglia speciale e pacco gara a tutti i
partecipanti che concludono regolarmente la gara; premio speciale ai disabili classificati
all’arrivo; trofeo al gruppo organizzato più numeroso.
Da segnalare, altresì, che la partenza della gara viene effettuata dal Sindaco di
Campobasso
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TERMOLI – Regata e processione di S. Basso (03-04 Agosto)
L'origine della celebrazione si fa risalire all'anno 1761, quando, nel corso del vescovado
di Mons. Giannelli, venne ritrovato il sarcofago contenente le sacre reliquie di San Basso,
che risultavano disperse da secoli, durante i lavori di restauro nella Cattedrale di Termoli.
Intorno al 1200 a.C., a causa delle continue incursioni dei saraceni, l'allora vescovo, per
impedire che i resti mortali del Protettore cadessero in mano agli stranieri, aveva
provveduto a celarli nella cripta (detta "Grotticella di San Basso") che si trovava ai piedi
dell'altare della attuale cattedrale. A quei tempi l'ipotesi di devastazioni, razzie, uccisioni e
profanazioni era tutt'altro che peregrina: gli stessi pirati, che occupavano le coste orientali
dell'Adriatico, calavano con estrema facilità su quelle occidentali.
Le reliquie di San Basso, murate dunque in una cappella sotterranea a cui si giungeva
attraverso cinque scalini, vennero casualmente rinvenute in seguito ad alcuni lavori di
consolidamento (1760).
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La popolazione di Termoli, non appena si diffuse la voce del miracoloso
ritrovamento, iniziò una lunga veglia in attesa di notizie più precise. A causa della rigida
temperatura invernale, i fedeli illuminarono e riscaldarono la notte con numerosi ed
estemporanei fuochi, dei quali gli "spari pirotecnici" attuali non sarebbero che una sorta di
rievocazione.
La processione a mare di S. Basso ricorderebbe, invece, la leggenda secondo cui alcuni
pescatori trovarono in mare, raccolte in un sarcofago di marmo, le spoglie del Santo. Per
quel che concerne questa parte "marinara" della celebrazione, è senza dubbio presente il
desiderio di affidare simbolicamente al Santo la buona riuscita nella pesca, attività
essenziale nell'economia del borgo e di una richiesta di protezione contro i pericoli del
mare.
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Nel corso delle celebrazioni che si svolgono nei due giorni (03 - 04 Agosto) dedicati alla
festa di S.Basso, protettore della città di Termoli, il momento più suggestivo è quello della
processione a mare della statua del Santo protettore. Partendo dal Duomo, l'itinerario in
mare si svolge tra il porto, la spiaggia di Rio Vivo e quella di S. Antonio. Al ritorno nel
porto, la processione prosegue nelle stradine del borgo dei pescatori, dove la statua sosta
per tutta la notte. Verso mezzanotte, un magnifico spettacolo pirotecnico illumina la
spiaggia di Rio Vivo e S. Antonio.
Nel pomeriggio del giorno successivo la statua, con processione, viene riportata nella
cattedrale.
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TUFARA – “I Diavoli” - martedì grasso
In un luogo segreto viene preparato il corteo dei Diavoli, mentre un gruppo di
musicanti mascherati gira per il paese.
I Diavoli, due o tre, indossano ciascuno una casacca ottenuta con sette pelli di capra,
una maschera di cuoio variopinta con corna di capra ed hanno il tridente in mano. Sono
accompagnati da due personaggi che raffigurano la Morte, vestiti di bianco e muniti di
falce, e da due Scudieri vestiti da monaci che li tengono imprigionati con catene.
Il corteo percorre le vie del paese saccheggiando e prendendo ostaggi.
A sera, sulla rocca del castello, inizia il processo al carnevale, rappresentato da un
pupazzo di paglia e panno, alla presenza di un Presidente e di due Giudici.
Il rituale si conclude con la sentenza di morte, eseguita da un plotone di soldati che
sparano sul fantoccio, gettato dalla rupe del castello dal Presidente.
I Diavoli infilzano il corpo con il tridente e ne disperdono le spoglie nelle campagne
circostanti.
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CARPINONE – Festa Internazionale del Folklore XV Festival Internazionale del Folklore di Carpinone (IS).
Nello svolgimento del festival si ha 2l’incontro di più culture” con la possibilità di
conoscere i costumi di più popoli, nonché quelli della regione Molise.
Da segnalare che i costumi di Campobasso sono stati frutto di un’accurata ricerca
documentaristica, atta a fornire una ricostruzione sartoriale quanto più attendibile della
foggia di abbigliamento delle donne campobassane dal seicento al novecento.
Nell’occasione tale ricerca è stata effettuata e realizzata dall’associazione Studi Storici e
Sociali "V. Fusco - "La Mantigliana” - Cultori del Costume – di Campobasso.
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ASS. STUDI STORICI e SOCIALI “V.FUSCO” - “LA MANTIGLIANA”
Campobasso di oggi con la vestimenta dei primi del 1900.
- Particolare della foto:
Caratteristica è la baschina una camicia giacchino spesso di piquè, il fazzoletto di seta d un ele
elegante e vistoso andazino.
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CAMPOBASSO “Festa di Sant’Antonio Abate”
Il 17 gennaio comincia ufficialmente il Carnevale e a Campobasso, così come in
moltissimi luoghi d’Italia, si accendono dei falò. La festa ha il suo scenario obbligato nel
quartiere di Sant'Antonio Abate. Qui, sul sagrato della chiesa dedicata al Santo, ogni anno,
la mattina del 17 gennaio avviene la benedizione degli animali e si ammassano i ciocchi di
legna che vengono accesi e che continueranno ad ardere per tutta la serata.
Attorno al fuoco i campobassani consumano alcuni piatti tipici (cavatelli con carne di
maiale, salsiccia arrosto e fave cotte) e cantano canzoni tradizionali.
Il rito dell'accensione dei fuochi invernali si collega ad un rito pagano che si ripete da
secoli e che simboleggia insieme tante cose: la funzione purificatrice, gli effetti magici
dell'allontanamento delle streghe, degli spiriti invernali, dei morti, delle malattie.
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Naturalmente, con l’avvento del cristianesimo, questi riti pagani trovarono nelle vite,
nelle storie e nelle leggende legate ai santi una nuova valenza.
E così come i fuochi di novembre si legarono alla vita e alle leggende di San Martino e
quelli di marzo a San Giuseppe, così si è soliti accendere enormi fuochi per la festa di
Sant'Antonio Abate quale espressione dell’ardore delle passioni da lui sempre domate e
come rito propiziatore contro le tentazioni.
Oltre alle testimonianze relative alla sua vita, c’è una vecchia leggenda che ha come
protagonisti il vecchio santo, un furbo maialino e il diavolo tentatore.
"Si racconta che tanti secoli fa Sant'Antonio viveva eremita nel deserto della Tebaide
insieme con un maialino che lo seguiva dappertutto; là, ogni giorno vinceva con i più
svariati trucchi le tentazioni del diavolo. Ebbene, la leggenda dice che allora non esisteva il
fuoco sulla terra e gli uomini soffrivano un gran freddo.
Dopo aver discusso a lungo i governatori della terra inviarono una delegazione dove
viveva Sant'Antonio per pregarlo di procurare il fuoco. Il vecchio santo, impietosito, si
recò col suo fedele maialino all'inferno, dove le fiamme ardevano giorno e notte, bussando
all'immenso portone.
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Quando i diavoli videro che il visitatore era il santo, il loro peggior nemico che non
riuscivano a vincere, gli impedirono di entrare. Ma il maialino nel frattempo si era
intrufolato rapidamente, nella città diabolica.
La bestiolina cominciò a scorrazzare facendo danni dappertutto: dopo aver tentato
inutilmente di catturarla, i diavoli si recarono da sant'Antonio pregandolo di scendere
all'inferno per riprendersi il maialino. E l'eremita, che non aspettava altro, si recò nel regno
dei dannati con il suo inseparabile bastone a forma di Tau. Durante il viaggio di risalita in
compagnia del maialino fece prendere fuoco al bastone sicché, giunto sulla terra, poté
accendere una grande catasta di legna offrendo così il primo e sospirato fuoco
all'umanità". E’ per questo che il vecchio santo della lunga barba bianca viene raffigurato
di solito con il suo bastone a forma di Tau, un maialino ai piedi e in mano la fiammella del
fuoco.
Ed è per questo che d'allora, il giorno della Festa Sant'Antonio Abate gli uomini
accendono dappertutto dei grandi falò.
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RICCIA - “Sagra dell’uva” ( settembre)
La raccolta dell’uva e la vendemmia vengono celebrate a Riccia con l’imponente
manifestazione della “Sagra dell’uva”, la cui istituzione, con le caratteristiche attuali, risale
agli anni trenta di questo secolo.
Per le strade del paese sfilano decine di carri agricoli addobbati con tralci, pampini e
grappoli d’uva; su di essi trovano posto grandi canestri di uva ed enormi contenitori di
vino.
Uomini e donne, vestiti dei costumi tradizionali, mimano e ripropongono scene di vita
quotidiana che rimandano alle varie fasi dei lavori agricoli.
Lungo il percorso, tra canti e balli, sono distribuiti grappoli d’uva e vino.
La festa, che coinvolge tutto il paese ma anche le località limitate, si conclude con il
ballo in piazza.
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CAROVILLI - “La Tresca”
La tresca è il nome attribuito all'arte della trebbiatura, durante la quale avviene la separazione della paglia dalla pula.
Pertanto la manifestazione rievoca l’antico rito della trebbiatura cioè la trasformazione della spiga in grano, con i cavalli (3ª domenica di agosto di ogni anno) e la festa si tiene sull’aia che circonda la Chiesa di San Domenico di Carovilli.
Da ricordare che anni addietro, la trebbiatura impegnava tutta la famiglia ed almeno dieci uomini del vicinato. Il ciclo lavorativo durava dalle due alle tre settimane.
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PESCOLANCIANO - festa di S. Anna
- 25 luglio -
Un tempo al termine della stagione della mietitura si era soliti ringraziare le divinità (e,
successivamente, Madonne e Santi) per il raccolto.
Anche in Molise questi rituali erano piuttosto diffusi, con il tempo, in molti paesi, si
sono estinti, ma resistono nella tradizione popolare di due paesi: Jelsi e Pescolanciano.
La festa di S. Anna a Pescolanciano.
Secondo una diffusa tradizione orale, la festa di Pescolanciano in onore di S. Anna
sarebbe nata, come quella di Jelsi, in seguito al terremoto del 26 luglio del 1805 per
ringraziare la madonna della protezione offerta durante il sisma.
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Probabilmente l’origine di questa festa, ma anche delle altre che un tempo si
celebravano in Molise, sono assai più remote essendo legate al culto della dea Kerri
(Cerere) come evidenziato dalla tavola Osca di Agnone (attualmente custodita al British
Museum di Londra), nella quale delle 17 divinità menzionate ben 10 sono connesse alla
funzione cerealicola.
E, in effetti, a Pescolanciano sono i manocchi (rispetto a Jelsi non vi è l’uso delle traglie)
– spesso adornati di fiori – ad essere condotti in processione, quindi, è il grano il vero
oggetto del culto e non la Santa.
La sfilata dei covoni a Pescolanciano si svolge nel tardi pomeriggio del 25 luglio dopo
che i manuocchi sono stati radunati sull’aia. I fedeli attendono l’arrivo della statua della
Madonna per disporsi in processione.
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Aprono la processione i manucchiari (i portatori dei covoni) seguiti dalla statua di
Sant’Anna, a sua volta seguita dal corteo di fedeli che proprio alla Santa canta un inno.
Un tempo i covoni venivano trasportati con gli animali, utilizzando dei carretti, ma
soprattutto dalle donne li portavano in testa grazie all’uso della spara (cercine); in seguito,
si è fatto uso dei contenitori (tini e ceste) anche perché non è facile rimanere in equilibrio
con un covone in testa.
Attualmente si ricorre anche al trasporto con i trattori.
La processione si conclude portando i manocchi in chiesa (passando dall’ingresso
principale) davanti all’altare dove il prete procederà alla benedizione.
Dopo la benedizione i manucciari escono dalla porta laterale e si celebra la Santa messa.
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ORATINO - “La Faglia” ( 24 dicembre)
La Faglia è una torcia gigantesca, che raggiunge l’altezza di 12 metri ed il diametro di
due, ottenuta con canne. Queste vengono raccolte, di notte, da squadre di giovani e
vengono via via ammassate in un luogo segreto; ripulite e “battute”, sono legate e tenute
insieme da cerchi di legno di olmo.
Trasportata per il paese, la Faglia viene innalzata sul sagrato della chiesa con l’aiuto di
un argano e quindi incendiata. Durante il trasporto un ruolo fondamentale è quello del
“capofagliaro”, cui, peraltro, spetta il compito di deridere tutti coloro che sono stati
derubati delle canne.
Il rito, esclusivamente maschile, rimanda ai riti del fuoco del solstizio d’inverno, che,
come quelli del solstizio d’estate, sono collegati alla fecondità ed al matrimonio, nonché
alla morte.
I giovani impegnati nel furto di canne devono dare prova di destrezza e abilità; è stato
osservato che tali furti “equivalgono ad una vera e propria iniziazione guerriera che darà
poi a tutta una classe di adolescenti il diritto di considerarsi maschi e di guardare le
donne”.
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JELSI “La Sagra del Grano” - 26 luglio
Introdotta nel 1805 a ricordo di un evento miracoloso, attribuito a S. Anna, che vide il
paese risparmiato dal terremoto di quell’anno, la sagra consiste in una imponente sfilata di
“traglie”(carri senza ruote trainati da buoi o da mezzi agricoli) sulle quali sono riprodotte
varie composizioni, ottenute da intrecci di spighe di grano, relative a momenti della vita
contadina, di attualità e di fantasia, nonché a momenti della vita religiosa.
La preparazione inizia un mese prima, con la raccolta dei “manuocchi” (covoni),
radunati nei crocicchi; si individuano quindi dei gruppi di lavoro tra i più esperti nell’arte
dell’intreccio; spettano a questi la preparazione dei mazzetti, messi in acqua perché la
paglia diventi flessibile, quindi la preparazione delle trecce utilizzate sia per le figurazioni
dei carri sia per l’addobbo di tutto il paese.
La processione dei carri parte dalla periferia del paese ed ha in coda il carro di S. Anna.
Alla fine il grano viene depositato sull’aia della Santa e, dopo la benedizione, viene
trebbiato.
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CAMPOBASSO – “L’Infiorata” 31 maggio -
Assieme alla sfilata dei Misteri, è uno degli eventi che meglio valorizza il centro storico si
Campobasso: il connubio tra fede e tradizione è una parte fondamentale dell’Infiorata che
conclude il mese mariano.
Il pomeriggio del 31 maggio, ha luogo a Campobasso una tradizionale e suggestiva
manifestazione, particolarmente sentita dalla popolazione, nel corso della quale la statua
raffigurante la Madonna dei Monti, che si venera nella chiesa di Santa Maria Maggiore,
viene portata in processione per le vie del Borgo Antico e del centro cittadino.
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La forte devozione popolare per la Madonna dei Monti ha fatto sì che nel tempo la
processione si sia arricchita di alcuni elementi caratteristici, primo fra tutti l’infiorata. Il
mattino del 31 maggio, gli abitanti e i commercianti che risiedono nelle strade del Borgo
Antico attraversate dalla processione, abbelliscono il manto stradale con petali di fiori e
zolle di erba, creando suggestive composizioni di vario genere caratterizzate, ad esempio,
da disegni geometrici, simboli religiosi, invocazioni a Maria.
L’origine di questa tradizione è strettamente legata alla presenza di una comunità di
frati cappuccini nella chiesa di Santa Maria Maggiore. Nel 1905 il vescovo di Boiano-
Campobasso cedette in “perpetuo godimento” la chiesa, da tempo abbandonata, ai frati e
questi si impegnarono da subito ad effettuare lavori di restauro per renderla più
accogliente e decorosa. La chiesa, rimessa a nuovo, fu inaugurata il 30 maggio 1911 e il
mattino seguente, tra una folla plaudente, la statua della Madonna fu portata in solenne
processione per le vie della città.
Iniziò così la pia tradizione della processione della Madonna del Monte a chiusura del
mese di Maggio, che ora si svolge non più al mattino ma al pomeriggio.
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CAMPODIPIETRA - Jazz in Campo
mese di luglio
Musica, concerti, master classes, libere esibizioni, mostre fotografiche, convegni a
Campodipetra, questo è Jazz in Campo, l'evento organizzato dall'Associazione Circuito
Creativo e dal Comune di Campodipietra, con il sostegno della Regione Molise, della
Provincia di Campobasso e di diversi Enti pubblici, il partenariato dell'Università degli
Studi del Molise ed il contributo di sponsor privati.
Jazz in Campo non è solo uno degli eventi musicali di eccellenza che si registrano
qui in Molise, è anche un modello da imitare e spalmare sul territorio all'insegna del
piccolo ma bello.
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Quando si incontrano, da una parte, idee intraprendenti ed innovative e, dall'altra,
disponibilità a scommetterci, nascono progetti vincenti. E così le proposte di alcuni
giovani musicisti ed appassionati di Campodipietra, unite all'interesse
dell'Amministrazione, hanno fatto sì che una sperimentazione musicale, nata pochi anni
addietro, generasse una reazione a catena di positività musicale e culturale. Prima l'idea
di Blend project, una mistura fra musiche nostrane e jazz che è stato il filo conduttore della
seconda edizione del 2006; per poi arrivare al vero e proprio festival nelle edizioni
successive.
Oggi Jazz in Campo è cresciuto e la sua continua evoluzione lo ha arricchito a tal punto
da farlo diventare una kermesse socio-culturale plurima sulle molteplici contaminazioni
che caratterizzano il mondo del jazz, dai richiami alla identità classica afro-americana, agli
incontri con le altre musiche, con particolare riferimento allo spanish tinge e alla
tradizione cubana.
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BARANELLO – “I rituali del matrimonio”
Da 24 anni Le Bangale di Baranello organizzano la rassegna con scrupolosa coerenza e
rigore. Un appuntamento atteso dai cultori delle tradizioni popolari e da tutti gli
appassionati che vogliono rivivere l’emozione forte di ripercorrere antichi rituali
beneauguranti e celebrativi della figura della donna che si prepara a diventare moglie e
mamma.
Si inizia con il rito dell’apprezzamento del corredo, il controllo scrupoloso della
suocera che darà il via al trasferimento della sposa alla futura casa solo se il patto
prematrimoniale ‘Il doddario’ è stato scrupolosamente rispettato.
All’assenso della suocera seguirà il corteo del trasporto del corredo fatto da tutti coloro,
in costume e non, che preparato il cesto con il corredo delle nonne vorranno sfilare per
rivivere la storia. Il corteo si ferma nella splendida atmosfera dell’ex lavatoio di Baranello
per assistere e partecipare al rito de ‘Lu Prime liette’: l’allestimento del letto matrimoniale.
Successivamente vi svolge la trasposizione storica con ‘il matrimonio ottocentesco
Baranellese’. E dalla chiesa di San Michele Arcangelo ci sarà il caratteristico corteo nuziale
accolto da ‘I ponti’ beneauguranti di Baranello. A seguire si svolgono spettacoli dei gruppi
folk ‘ della regione, partecipanti alla manifestazione, che accompagneranno Le Bangale
nell’animazione della serata conclusiva.
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LARINO - S. Pardo (25/27 maggio)
Sono oltre cento i carri che nei tre giorni di festa dedicati a S. Pardo sfilano per le strade
del paese addobbati con migliaia di fiori di carta, e, solo la giornata del 26, da un ramo di
ulivo cui sono appesi prodotti caseari.
I carri, tirati da buoi ornati con bende bianche, sono di due tipi: chiusi, chiamati “a
campana”, che sono più antichi, e aperti, chiamati “trionfali”.
Numerati secondo un rigoroso regolamento, vengono portati, dalle famiglie che li
“vestono”, davanti alla cattedrale la sera del 25; quindi si spostano nella chiesa di S.
Primiano, presso il cimitero, dove prelevano la statua del Santo e la portano nella
cattedrale con una solenne processione accompagnata da un’imponente fiaccolata.
Il giorno successivo c’è la processione di S. Pardo e di tutti gli altri Santi, durante la
quale si intona la Carrese.
Il terzo giorno il carro di S.Pardo, preceduto da tutti gli altri, riaccompagna S. Primiano
nella sua Chiesa e, dopo la messa e la scampagnata, fa ritorno definitivo in paese.
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INDICE MANIFESTAZIONI
RIPALIMOSANI – Il palio delle Quercigliole - Pagina 06 S.CROCE di MAGLIANO – Madonna dell’Incoronata - Pagina 09 LARINO – Il carnevale larinese - Pagina 13 FOSSALTO – La Pagliara Maje Maje - Pagina 16 CAMPOBASSO - Corpus Domini –Sfilata dei Misteri - Pagina 20 CAMPOBASSO – Corsa non competitiva “Su e Giù” - Pagina 23 TUFARA – I Diavoli - Pagina 26 TERMOLI – Regata e Processione di San Basso - Pagina 30 CARPINONE – Festival Internazionale del Folklore - Pagina 33 CAMPOBASSO - Festa di S. A. Abate - Pagina 37 RICCIA - Festa di S. A. Abate - Pagina 40 CAROVILLI – La Tresca - Pagina 43 PESCOLANCIANO - Festa di Sant’Anna - Pagina 45 ORATINO – La Faglia - Pagina 50 JELSI – Sant’Anna - Festa del grano - Pagina 52 CAMPOBASSO – L’Infiorata - Pagina 55 CAMPODIPIETRA – Jazz in campo - Pagina 59 BARANELLO – I rituali del matrimonio - Pagina 62 LARINO – Festa di San Pardo Pagina 65