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Teoria e Prassi rivista teorica e politica di Piattaforma Comunista "Per quello che mi riguarda, a me non appartiene né il merito di aver scoperto l'esistenza delle classi nella società moderna né quello di aver scoperto la lotta tra di esse. Già molto tempo prima di me degli storici borghesi avevano esposto la evoluzione storica di questa lotta delle classi, e degli economisti borghesi avevano esposto l'anatomia economica delle classi. Quel che io ho fatto di nuovo è stato di dimostrare: l. che l'esistenza delle classi è soltanto legata a determinate fasi di sviluppo storico della produzione; 2. che la lotta di classe necessariamente conduce alla dittatura del proletariato; 3. che questa dittatura stessa costituisce soltanto il passaggio alla soppressione di tutte le classi e a una società senza classi..." (K. Marx, Lettera a Weydemeyer del 5 marzo 1852)

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Teoria e Prassirivista teorica e politica di Piattaforma Comunista

"Per quello che mi riguarda, a menon appartiene né il merito di averscoperto l'esistenza delle classi nellasocietà moderna né quello di averscoperto la lotta tra di esse. Giàmolto tempo prima di me deglistorici borghesi avevano esposto laevoluzione storica di questa lottadelle classi, e degli economistiborghesi avevano espostol'anatomia economica delle classi. Quel che io ho fatto di nuovo èstato di dimostrare: l. che l'esistenzadelle classi è soltanto legata adeterminate fasi di sviluppo storicodella produzione; 2. che la lotta diclasse necessariamente conduce alladittatura del proletariato; 3. chequesta dittatura stessa costituiscesoltanto il passaggio allasoppressione di tutte le classi e auna società senza classi..."(K. Marx, Lettera a Weydemeyer del5 marzo 1852)

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n. 25 - luglio 2013rivista teorica e politica di

3 I comunisti e le controriforme istituzionali 9 Relazione al convegno “Con Stalin per il Socialismo” 21 Accelera il cambiamento climatico, acceleriamo la lotta etc. 28 Taskent, settembre 1955: inizia la lotta al revisionismo kruscioviano 29 Appunti su una carovana fuori strada40 Il “socialismo del XXI secolo “, nuova versione della vecchia socialdemocrazia 42 Cosa è il socialismo proletario? 48 Sulle differenze salariali di genere 50 Il difficile cammino verso la formazione di un Fronte popolare in Italia 54 Dichiarazione del XVIII Plenum della CIPOML 56 La CIPOML sul processo rivoluzionario in Venezuela57 Onore e gloria al compagno Chbari Abdelmoumem58 Riunione europea di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti61 Recensioni: “La Repubblica delle stragi impunite” e “Il risveglio dei maiali”

La redazione di Teoria e Prassi invita i lettori ad esprimere la propria opinione sul contenuto della rivista.Invita altresì a segnalare indirizzi email e postali, individuali o collettivi, di possibili interessati a ricevere lenostre pubblicazioni.La redazione ringrazia E. Massimino che, dando prova di grande sensibilità democratica, ha assunto ladirezione di questa rivista permettendoci di adempiere alle formalità richieste dalla legge sulla stampa. Ribadisce, comunque, che la responsabilità politica degli articoli pubblicati è solo ed esclusivamenteredazionale.Per contatti, domande, etc. scrivere a: [email protected] il sito web: www.piattaformacomunista.com

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Registrazione ROC: n. 21964 del 1.3.2012

Editrice: Scintilla Onlus.

Direttore responsabile: E. Massimino.

Redazione: via di Casal Bruciato 15, Roma.

La presente edizione, chiusa il 30.6.2013, è

stampata in proprio e pubblicata on-line.

Si autorizza la copia e la diffusione totale o

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I comunisti e le controriformeistituzionali

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Accelera il processo di trasformazionereazionaria dello Stato

La perdurante e profonda crisi economica delcapitalismo e la decomposizione del sistema politico,che si manifesta con le crescenti difficoltà dellaclasse dominante nel formare governi stabili e conampio consenso popolare, stanno producendoun’accelerazione nel campo delle controriformeistituzionali, finalizzate al passaggio da un regime ditipo parlamentare borghese a uno di tipo semi-presidenziale, autoritario e diretto da ristretti gruppioligarchici.Si tratta di un processo ultradecennale: iniziò neglianni ’80 con la “commissione Bozzi”, sotto la spintadi Craxi e della P2; poi fu la volta del “picconatore”Cossiga; quindi quella di Segni, in seguito dellaBicamerale di D’Alema; successivamente il progettodi Berlusconi sull'attribuzione di poteri pressochéassoluti al Capo del Governo, bocciato dalreferendum popolare… Questo processo reazionarionegli ultimi anni è stato proceduto nei fatti, primaancora che dalla riscrittura delle norme. Il leit-motiv di questo processo è stato l’alterazionedell’equilibrio fra i tradizionali poteri dello Statoborghese con la crescente prevalenza del potereesecutivo su quello legislativo e giudiziario e laautonomizzazione dalla volontà popolare,accompagnata dagli inserimenti sempre più autoritarie abnormi del Capo dello Stato nella vita politica. Fino al punto che, come ha osservato Antonio Politodalle colonne del “Corriere della Sera”, ovviamenteper giustificare le modifiche costituzionali, “in Italiada due anni e mezzo il governo non è più espressionedel voto dei cittadini: prima con il Berlusconi-Scilipoti, poi con il Monti-Passera e ora con il Letta-Alfano, si è dovuti ricorrere a soluzioni in variogrado extra-elettorali. Di conseguenza il capo delloStato, figura non eletta direttamente dai cittadini,svolge di fatto da tempo il ruolo di primo piano nellaformazione dei governi e del loro programma”.A ciò dobbiamo aggiungere tutta una serie difenomeni che dimostrano la profonda involuzioneautoritaria e reazionaria in campo politico, fra iquali:

l’accettazione dei diktat di UE-BCE-FMI; l’uso sfrenato della decretazione di “urgenza”, dei

“maxi-emedamenti”, delle “leggi delega” e del voto

di “fiducia”, con la progressiva esautorazione delleprerogative parlamentari;

la continua violazione dell’art. 11 dellaCostituzione e il rafforzamento delle operazionibelliche all’estero;

i continui attacchi all’indipendenza dellamagistratura, per delegittimarla e subordinarla alpotere esecutivo;

il varo di leggi per garantire l'immunità diBerlusconi in qualità di capo del governo e bloccarei processi in cui è imputato;

le modifiche peggiorative della legge elettorale, fracui il “porcellum”;

la legge sul federalismo fiscale a vantaggio deigruppi borghesi dominanti nel Nord del paese;

i patti antidemocratici e autoritari in camposindacale (vedi quello recente sullarappresentatività), la limitazione del diritto disciopero e dei diritti previsti dallo Statuto deilavoratori (art. 18), che costituiscono veri e propri attipreliminari alle controriforme costituzionali.

Il piano del governo Letta-Alfano

Negli ultimi mesi, specie sotto la spinta degli eventi(risultati elettorali, instabilità politica e gravidifficoltà sia nel formare un governo, sianell’elezione del “nuovo” capo dello Stato), questoprocesso ha compiuto decisi passi avanti.Indubbiamente un forte “sovversivismo dall’alto” èstato impresso dal protagonismo e dai concreticomportamenti assunti negli ultimi anni dalPresidente della Repubblica Napolitano (lo stop alleelezioni anticipate dopo la caduta di Berlusconi, lanomina di Monti, il mancato rinvio del suo governoalle Camere per verificare la fiducia, l’incaricodimezzato a Bersani, la nomina dei “saggi”…). Lasua stessa rielezione, fatto inedito e in contrasto conlo spirito della Costituzione, nonché la formazionesotto precisa condizione del governo di “largheintese” sono delle ulteriori riprove del ruolo giocatodal Colle. La trasformazione della funzione costituzionale dellaPresidenza della Repubblica è avvenuta in modograduale nel corso degli anni, ma un ruolo particolareebbero - come precursori - il "picconatore" Cossiga e,prima di lui Giovanni Gronchi con il conferimentodell'incarico di governo a Tambroni.

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Non va dimenticato che il governo Tambroni fu, difatto, il primo "governo del Presidente" sostenuto dauna maggioranza parlamentare anomala,comprendente i monarchici e i fascisti di Almirante. Ora, i partiti della destra e della sinistra borgheseparlano apertamente di passaggio dalla Repubblicaparlamentare alla “III Repubblica” semi-presidenziale, ovvero l’ulteriore indebolimento delruolo del Parlamento e la concentrazione del poterenelle mani di un solo esponente politico, non piùformalmente “super partes” e “notaio” delle decisioniscaturite dal rapporto fra partiti borghesi. Il governo Letta-Alfano – che rappresenta unasoluzione trovata dalla borghesia italiana (su“suggerimento” USA) per eludere e contraddire ilrisultato elettorale e proseguire senza tregue nellapolitica di austerità UE e quella di guerra della NATO- ha recentemente costituito un eterogeneo gruppo di35 “saggi” che istruiranno le modifiche autoritarieall’impianto costituzionale. Tali “saggi” lavorerannonel tempo necessario al Parlamento per approvare ildisegno di legge costituzionale, approvato dallostesso governo, che definirà l'iter delle riforme entro18 mesi. Sarà insediata anche la Commissione dei 40parlamentari (20 deputati e 20 senatori) che avrà ilcompito di elaborare il testo delle riforme, che saràpoi sottoposto all'esame e all'approvazione delParlamento.Alla fine del percorso si dovrebbe svolgere unreferendum confermativo. Intanto, Enrico Letta,uomo del gruppo Bilderberg e della TrilateralCommission, si è sbilanciato al punto di affermare«Non potremmo più eleggere il presidente dellaRepubblica con quella modalità», ponendosi comecapo del governo con entrambe le scarpe su unterreno apertamente anticostituzionale.

Le esigenze del capitale monopolisticofinanziario

Questo sempre più evidente processo ditrasformazione e riordinamento autoritario dello

Stato e delle istituzioni borghesi corrisponde aprecise esigenze del capitale finanziario: a) controllare direttamente e completamentel’apparato statale per avanzare nelle controriforme escaricare sui lavoratori tutte le conseguenze dellacrisi, intensificando lo sfruttamento e calpestando leloro libertà e diritti, salvaguardando i profitti, lericchezze e i privilegi di una minoranza di parassiti (il10% della popolazione che possiede il 50% dellaricchezza nazionale); b) aumentare la capacità di concorrenza delladeclinante “Azienda Italia” con gli altri paesiimperialisti e capitalisti rivali (specie quelliemergenti); c) aumentare il livello di integrazione con il bloccoimperialista dell’UE e partecipare alle guerreimperialiste di saccheggio e ripartizione del mondo(attualmente sotto l’egida della superpotenza USA).

L'involuzione reazionaria, il tentativo di concentraree rafforzare il potere esecutivo, sono dunque legatialle crescenti difficoltà in cui versa il fragilecapitalismo italiano e alla necessità di intensificare ilpredominio dei monopoli sull'economia e sullasocietà. Come? Controllando in modo più stringentela macchina statale e ponendola al servizio dei propriesclusivi interessi; utilizzando i suoi apparati perdrenare reddito dagli sfruttati e trasferirlo alle banchee alle grandi imprese; approvando misure volte a“recuperare competitività” e garantire “impunità” perun’oligarchia finanziaria sempre più trincerataall’interno e all’esterno; armandolo per difendere imercati di sbocco, le zone di influenza e rapinarerisorse naturali dai paesi dipendenti; Alla radice delle controriforme istituzionali ecostituzionali ci sono dunque i profondi sconquassiavvenuti nella struttura economica capitalistica suscala internazionale, la concentrazione monopolista,l’accresciuto peso e ruolo dei monopoli nella vitapolitica e sulla società in generale, la simbiosi piùstretta dei gruppi capitalistici dominanti con gliorgani del potere statale.

“La più bella del mondo”

Qual è la risposta dei riformisti (spaccati al lorointerno) e degli esponenti democratico-borghesi?La recente manifestazione bolognese con Bindi,Vendola, Rodotà e Zagrebelski ha offerto unospaccato significativo delle loro posizioni,riassumibili in una presa di posizione: “No alpresidenzialismo perché stravolge anche la primaparte della Costituzione, che è il nostro orizzonte e vadifesa”.

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Questo è il classico punto di vista liberal-riformista,imperniato sul sacro rispetto dell’attuale ordinamentocostituzionale democratico borghese, a cui bisognacontrapporre il punto di vista di classe proletario ecomunista. Per farlo è necessario, in primo luogo, sgombrare ilcampo dalle «illusioni costituzionali» che, alimentatedal revisionismo e dalle mistificazioni ideologichesulla cosiddetta «democrazia progressiva», hannoavuto per decenni ampia diffusione fra le massepopolari circa la natura e il contenuto dellaCostituzione del 1948, declamata da Benigni come“la più bella del mondo” e da altre anime belle comela “più avanzata” (ma l’avranno mai letta quellasovietica?).La riconquista e l’ampliamento di alcunefondamentali libertà democratiche che il regimefascista aveva distrutto e l'instaurazione dellaRepubblica furono le due principali realizzazionidella Resistenza e della guerra di Liberazione. Maquesti due importanti risultati non hanno mainascosto agli occhi dei comunisti il reale carattere diclasse della Costituzione democratico-borghesevigente da oltre sessanta anni in Italia.Una Costituzione che, garantendo la piena continuitàdello Stato borghese quale sovrastruttura del sistemacapitalistico, continua tutt'oggi a garantire laproprietà privata dei mezzi di produzione, il mercatocapitalistico, la compravendita della forza-lavoro, losfruttamento del lavoro salariato e il profittocapitalistico. Questa è la sua sostanza di classe, al dilà delle libertà e dei diritti formali che vengonoipocritamente sanciti sulla carta e quotidianamentenegati dalla classe al potere.Quanto alla sua impalcatura istituzionale, è unaleggenda che si tratti di una Costituzione «a esecutivodebole». Essa prevede, in realtà un esecutivo in gradodi controllare interamente la macchina statale, dilegiferare col sistema dei voti di fiducia, dei decreti-legge, dei decreti legislativi e delle ordinanze diemergenza, con uno svuotamento progressivo dellefunzioni del parlamento, ridotto a puro e semplicestrumento di registrazione della volontà del governo. La convinzione che la Costituzione repubblicanapotesse aprire la strada, attraverso le c.d. “riforme distruttura”, da attuarsi per via parlamentare, alsocialismo (la famosa applicazione dell’art. 3) è statasenza dubbio, una delle più disastrose illusioni sparsedal PCI di Togliatti, Longo e Berlinguer.La realtà è stata ben altra. Sotto un certo punto divista, l’intera vicenda italiana dal 1° gennaio 1948 adoggi è stata una continua violazione, una permanentelimitazione e un perdurante ostacolo all’eserciziodelle libertà, dei diritti e degli indirizzi

programmatici contenuti nella Costituzione attuatadietro la parola d’ordine della difesa della “legalitàcostituzionale”. Questo mentre il proletariato èrimasto per lungo tempo inchiodato sulle posizionidifensiviste e parlamentariste propagandate dairevisionisti e dei riformisti.

Difesa dell’ordinamento esistente?

Da questo punto di vista, dunque, possiamo edobbiamo ritenere del tutto arretrata, illusoria eperdente la parola d’ordine della “sacra difesa” dellaCostituzione, tipica delle forze opportuniste esubalterne alla borghesia. Queste forze, incapaci dareuna risposta che non sia l’arroccamentosull’ordinamento esistente, concepiscono la leggefondamentale dello Stato alla stregua di un feticcio,avulso dalle vicende dello sviluppo della lotta diclasse e dei rapporti di forza fra le classi (da cui pureè sorta con le sue peculiari caratteristiche). Vi è chi ha osservato che proprio da questoatteggiamento difensivista e arretrato si è prodotto unparadossale capovolgimento di ruoli: i reazionarihanno potuto assumere la maschera degli innovatori,mentre i c.d. progressisti vestono i panni dellaconservazione.Di fatto, l’accettazione del rettangolo di gioco e delleregole imposte dalla classe dominante, il limitarsialla difensiva sulle questioni politiche edistituzionali, l’abbandono di qualsiasi prospettiva dirottura rivoluzionaria dell’apparato di oppressioneborghese, hanno condizionato in manieraprofondamente negativa i tentativi di risposta, debolie parziali, scollegati da qualsiasi istanza di cambiosociale, che settori della sinistra borghese e piccoloborghese (in altre occasioni li abbiamo definiti il

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P.A.A.C. - «Partito Aggrappati Alla Costituzione» -uno spettro politico vastissimo di cui fanno parteanche Rifondazione Comunista e PdCI), hannomesso in campo contro i piani reazionari. Queste forze eredi di decenni di democraticismo e ditogliattismo, abituate a schierarsi con Napolitanocontro «il nemico» Berlusconi, si sono dimostrate deltutto subalterne all'ideologia politica, giuridica ecostituzionale borghese, e sempre più schiacciate eimmobili di fronte alla crescente offensiva deirappresentanti politici dell’oligarchia finanziaria.Nostro compito è condurre una lotta di principiocontro queste forze e posizioni imbevute dipregiudizi borghesi, costituzionali, legalitari eparlamentari, per favorire una separazione completae definitiva col riformismo, il revisionismo e lecorrispondenti politiche.

I comunisti e la democrazia borghese

Indipendentemente dall’esito del percorsocontroriformatore, per nulla scontato a causa dellacomplessità delle scelte che la borghesia dovràcompiere, dei problemi derivanti dalla tenuta delquadro politico e degli stessi partiti di maggioranza,quale deve essere l’atteggiamento dei comunisti?Vogliamo qui offrire delle indicazioni di principio. In quanto marxisti-leninisti siamo i sostenitori piùdecisi e conseguenti della dittatura proletaria, che è laforma più alta di democrazia, il cui presupposto è lavittoria della rivoluzione sociale del proletariato. Nelregime capitalistico nel quale viviamo, siamocompletamente d’accordo con Lenin quandoindicava: “voi dovete utilizzare la democraziaborghese come un immenso progresso storico

rispetto al feudalesimo, ma non dovete nemmeno perun istante dimenticare il carattere borghese di questa"democrazia", la sua natura storicamentecondizionata e limitata, non dovere condividere la"fede superstiziosa" nello "Stato", non doverescordare che lo Stato, persino nella repubblica piùdemocratica, e non soltanto in regime monarchico, èsoltanto una macchina di oppressione di una classesu di un'altra classe.” (Democrazia e dittatura, 1918).L’atteggiamento che i comunisti tengono neiconfronti della democrazia borghese non ècaratterizzato dall’estraneità o dallo schematismo, enon è sempre lo stesso nelle differenti condizionistoriche e politiche. Come affermò Dimitrov dalla tribuna del VIICongresso dell’Internazionale Comunista: “noi nonsiamo degli anarchici e per noi non è affattoindifferente il regime politico esistente in un datopaese; dittatura borghese nella forma dellademocrazia borghese, sia pure con i diritti e le libertàdemocratiche più ridotte, o dittatura borghese nellaforma aperta, nella forma fascista. Pur essendopartigiani della democrazia sovietica, noidifenderemo palmo a palmo le conquistedemocratiche che la classe operaia ha strappato inanni di lotta accanita, e lotteremo decisamenteperché siano estese”.La stessa indicazione generale fu offerta da Stalin alXIX Congresso del PCUS: “La bandiera delle libertà democratiche-borghesi èstata gettata a mare. Penso che siete voi, irappresentanti dei partiti comunisti e democratici,che dovrete alzare questa bandiera e portarla avanti,se volete radunare attorno a voi la maggioranza delpopolo. Nessun altro può farlo.”Noi pensiamo che questo orientamento siaestremamente valido anche oggi, in periodo dicontroriforme reazionarie borghesi, purchècorrettamente compreso e applicato nelle condizioniconcrete. Dunque, difesa a spada tratta delle libertà e dei dirittidemocratici elementari, conquistati a duro prezzo dalproletariato contro l’offensiva reazionaria dellaborghesia, denuncia dei piani autoritari econtroriformatori del governo, lotta aperta allareazione sul piano politico e ideologico. Si tratta diuna battaglia importante, in cui sperimentare l’unitàdei comunisti e far progredire il processo dicostruzione del Partito. Tutto ciò chiaramente non ha nulla a che vedere conla difesa della Repubblica borghese, conl’idealizzazione della Costituzione borghese e della“democrazia pura“ o in astratto, con ilparlamentarismo, che significherebbero solo

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passaggio nelle file della democrazia borghese epiccolo-borghese, negazione del diritto allarivoluzione proletaria, tradimento del socialismo. Al contrario, davanti alla classe operaiadenunceremo sempre la dittatura borghesemascherata da democrazia borghese, e contro di essaconcentreremo la nostra critica implacabile. Chi nonafferra questa dialettica, chi non è in grado di legarela lotta per i diritti e le libertà dei lavoratori alla lottaper il socialismo, ancora non si trova sul terreno delmarxismo-leninismo, ma è su quellodell’opportunismo e della socialdemocrazia.

Indispensabilità del Fronte unico di lotta delproletariato

La possibilità di lottare con successo control’involuzione autoritaria dipende dalla mobilitazionedella classe operaia attraverso il fronte unico di lottacontro la reazione politica, l’offensiva del capitale ela guerra imperialista. Il disegno reazionario della borghesia italiana puòessere sconfitto solo grazie all’azione unitaria ecombattiva del proletariato e delle grandi masselavoratrici, solo con l’intervento delle grandi massedegli operai, dei disoccupati, dei lavoratori oppressidal capitalismo, della gioventù e delle donne delpopolo.Il primo anello al quale dobbiamo aggrapparci, perassolvere questo compito, è la lotta per gli interessieconomici e politici quotidiani delle grandi masse,contro i licenziamenti, contro la riduzione dei salarie la miseria crescente, contro la restrizione e lasoppressione dei nostri diritti, contro la violenzaborghese, per far pagare la crisi a chi l’ha causata: laclasse proprietaria dei mezzi di produzione e discambio. In questa lotta occorre lavorare instancabilmente perfare intervenire le masse lavoratrici in difesa dellalibertà di associazione, di organizzazione, disciopero, di manifestazione, per la libertà delleriunioni operaie, per la difesa dei sindacati e delleassociazioni che resistono agli attacchi padronali, perle agibilità politiche e sindacali, per l’autodifesaproletaria contro i fascisti.Occorre difendere l’unità della lotta di classe delproletariato e dei suoi alleati, delle organizzazioni incui gli sfruttati si organizzano e lottano, opponendocia tutte le manovre che puntano a immobilizzare edividere i lavoratori, a disgregare le loroorganizzazioni, a smantellare i loro diritti, a metterliin concorrenza fra loro. Attorno al Fronte unico diclasse è necessario realizzare un ampio Frontepopolare (vedi articolo specifico).

Mentre difendiamo, come abbiamo sempre difeso,quei diritti e quegli spazi di libertà conquistatidurante la Resistenza col sangue dei partigiani,diciamo che sul terreno della lotta politica la classeoperaia non deve indietreggiare dinanzi alla sfidadella borghesia e nemmeno rinchiudersinell’orizzonte del capitalismo - sia esso“speculatore” o “regolato”, “a partecipazionepubblica” o “privato” - e del suo organo dioppressione di classe, lo Stato. Al contrario, ribadiamo che la lotta contro la reazionee il fascismo è inseparabile dalla lotta per ilsuperamento del capitalismo e la conquista dellasocietà pianificata dei produttori, il socialismo.

Approfittare degli scontri istituzionali epolitici

Il tentativo reazionario in atto comporta una rotturadegli equilibri su cui si è finora fondato il dominiodella classe dominante. E’ in corso e si accentueràquindi un conflitto acuto fra i diversi organi dellarepubblica borghese italiana (Parlamento, governo,presidente della Repubblica, magistratura, Cortecostituzionale, ecc.) e fra i diversi partiti, nonché frale correnti e le fazioni presenti al loro interno. I continui scontri fra organi dello Stato e esponentiistituzionali (fra governo e magistratura, fra settori dimagistratura e Napolitano, etc.) rivelano l'esistenzadi scricchiolii e di crepe nella compagineistituzionale dello Stato, e i comunisti debbono -come rivoluzionari - considerarle con attenzione. Questi conflitti sui metodi e sulle soluzioni daadottare per trasformare lo Stato borghese edadeguarlo alle esigenze del capitale monopolistico,sono un riflesso dell’acutizzarsi della lotta inter-borghese per la suddivisione dei profitti el’accaparramento delle risorse economiche, perl'accentramento nelle mani di un ristretto gruppo dipotere di tutte le ricchezze del paese. Sono anchecollegati all’aumento del divario economico tra ilNord ed il Sud del paese, così come alle contese frapotenze e blocchi imperialisti.

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Siamo ancora ben lontani da una situazionerivoluzionaria, nella quale la sovrastruttura politicaentra in una crisi profonda fino a produrre, da ultimo,la disgregazione o la paralisi dell'apparato repressivostatale, creando così le condizioni per l'attaccodecisivo delle forze rivoluzionarie organizzate. Oggi non siamo certamente a questo punto, madobbiamo cercare di capire come l'avanzare dellacrisi economica e finanziaria e la grave recessioneprovochino non in modo immediato, mamediatamente, conflitti acuti nella sfera politica efacciano saltare i nervi ai suoi protagonistiistituzionali, quale che sia la carica che essiricoprono. Politicamente, ciò che importa a noi comunisti èvedere in questi conflitti fra le istituzioni e le forzepolitiche borghesi un fatto altamente positivo nellaprospettiva di una rottura rivoluzionaria, e unsintomo importante della crescente debolezza dellaclasse dominante che è compito dei rivoluzionarimettere in piena evidenza per aiutare il proletariato ele masse popolari a prenderne coscienza in modosempre più chiaro. La rivoluzione proletaria non si improvvisa, ma deveessere preparata a lungo sul piano politico eideologico. E' fondamentale combattere il«cretinismo costituzionale» e il togliattismo deiriformisti e degli pseudo-comunisti odierni.

Agitare una prospettiva e un programmarivoluzionario

I comunisti (marxisti-leninisti) indicano unasoluzione rivoluzionaria ai problemi esistenti,anziché limitarsi alla difesa passiva e piagnona dellaCostituzione del 1948, come fanno i revisionisti e gliopportunisti.Di fronte all’intenzione della borghesia imperialistadi aprire una fase costituente, noi non la temiamo edichiariamo apertamente che la nostra classe si devebattere per una Repubblica popolare basata suiConsigli di fabbrica, di quartiere, di villaggio, ecc.,sugli organismi che la classe operaia ed il popololavoratore si daranno nel corso del processorivoluzionario e per esercitare il potere. La Repubblica popolare per cui lottiamo avrà unaCostituzione realmente democratica ed una chiaralegislazione in cui i diritti del popolo lavoratore,contrariamente a quanto avviene ora, non potrannoessere aggirati, elusi o smentiti dai paragrafi seguentio dai codicilli. Essi verranno invece effettivamentegarantiti dalla dittatura rivoluzionaria del proletariatoe fruiti dai lavoratori, assieme ai beni dellaproduzione e della cultura.

Allo stesso tempo le masse lavoratrici verrannospinte a partecipare all’amministrazione dello Stato,ad assumerne la direzione. Il socialismo farà sì cheogni operaio, ogni lavoratore, ogni cittadino diventiun amministratore capace e responsabile della respublica.Un’Assemblea nazionale unica, democraticamenteeletta in rappresentanza della classe operaia e deglialtri lavoratori, sarà l’organo legislativo e politicoche definirà gli indirizzi generali di politica internaed estera e nominerà il governo centrale. Il metodo proporzionale puro verrà adottato in ognitipo di elezioni, che si svolgeranno a scrutiniouniversale, segreto, uguale e diretto. Lacircoscrizione elettorale di base sarà l’unitàeconomica di appartenenza (fabbrica, ospedale,scuola, ufficio, ecc.). Il voto sarà reso decisionale evincolante su tutti gli accordi sindacali.Nella futura Repubblica popolare d’Italia vigerà larevocabilità in ogni momento e senza eccezioni deideputati che perdono la fiducia politica dei lavoratoriche li hanno eletti o agiscono in contrasto colmandato popolare. I dirigenti e funzionari pubblici –i quali saranno retribuiti in misura non superiore aglioperai e posti al servizio diretto del popolo –dovranno partecipare a turno al lavoro produttivo esaranno responsabili davanti al popolo e revocabilianch’essi. Queste sono solo alcune delle caratteristiche delfuturo Stato socialista, che abbiamo il dovere diprospettare fin da oggi (legandole alle paroled’ordine tattiche), chiarendo che solo da unarivoluzione proletaria che infranga la macchinastatale borghese e la sostituisca con una democraziapiù completa, più piena e più conseguente, puònascere la liberazione dalle catene dello sfruttamentoe dell'oppressione capitalista, la sconfitta definitivadella reazione e dell’oscurantismo a cui la classedominante ci vorrebbe condannare. Per avanzare su questa strada serve uno strumentoparticolare: il Partito comunista quale reparto diavanguardia, organizzato e cosciente, della classeoperaia, il più importante strumento nelle mani dellaclasse operaia per costruire la nuova società,consolidare le sue vittorie ed assicurare lo svilupposociale.La formazione nel nostro paese di un forte Partito diquesto tipo è il compito principale in cui devonoimpegnarsi i migliori elementi del proletariato,rompendo definitivamente, apertamente e fino infondo con l’opportunismo e il modernorevisionismo, realizzando un'unità politica,ideologica e organizzativa sempre più stretta con imarxisti-leninisti.

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Relazione di Piattaforma Comunista

I

Sono passati 60 anni da quel 5 marzo 1953 in cui ilcuore del compagno Stalin cessò di battere.

Ebbene, succede con Stalin come con le grandimontagne. Più ci si allontana, più la limpidezza dellasua figura, l'importanza del suo pensiero e della suaopera rivoluzionaria risaltano in tutta la lorograndezza.E' difficile esporre questo o quell'elemento del suolavoro, questa o quella battaglia di classe che diresseper far avanzare la rivoluzione proletaria e ilsocialismo in Unione Sovietica e nel mondo intero,senza scadere nella parzialità.Ma possiamo almeno accennare ad alcuni aspetti edeventi a cui rimane legato il nome di Stalin, per avereun’idea dell'importanza che il suo lavoro ha avuto perlo sviluppo del movimento del moderno proletariato.In primo luogo, il nome di Stalin è legato alla lungalotta per la creazione di un partito veramenterivoluzionario della classe operaia; di un partito chesapesse organizzare l'avanguardia cosciente deglioperai e sapesse portare nel movimento operaio lacoscienza socialista e guidare le masse oppresse esfruttate alla rivoluzione. Il compagno “Koba” fuprima di tutto un indomabile militante rivoluzionariodel Partito bolscevico; un infaticabile organizzatorecompletamente dedito alla causa della liberazionedell’umanità dallo sfruttamento, dalla miseria,dall’ignoranza; un combattente e un dirigente dallestraordinarie doti teoriche, pratiche e morali che harappresentato le qualità migliori del proletariatorivoluzionario.In secondo luogo, Stalin fu uno degli ispiratori e deidirigenti della Rivoluzione Socialista d'Ottobre.

Dopo la presentazione - da parte di Lenin - delle «tesidi Aprile», egli fu il principale artefice nel compitodecisivo di trasformare la linea leninista inorganizzazione e attività politica concreta, ed a fiancodi Lenin svolse un ruolo di primo piano prima e dopol’Ottobre Rosso. Nel periodo dal 1918 al 1920 fu ilmembro del Comitato Centrale lanciato da un frontedi guerra all'altro, lottando nei punti più pericolosi edecisivi per le sorti della Rivoluzione socialista. In terzo luogo, Stalin quale continuatore dell'operainiziata da Lenin, fu l’architetto dell’UnioneSovietica, il primo Stato socialista della storia. Il“meraviglioso georgiano”, come Lenin ebbe achiamarlo, compì una gigantesca opera nellafondazione delle repubbliche nazionali sovietiche, enella loro unione volontaria nel nuovo Statofederativo plurinazionale. Alla figura e all'opera diStalin sono legati la costituzione, lo sviluppo e ladifesa dell’URSS, che egli diresse durante trent'annimobilitando gli operai e i contadini sovietici nellacostruzione del socialismo e contro la spietatareazione della borghesia interna e internazionale.In quarto luogo, il compagno Stalin fu un eminenteinternazionalista, che dedicò la sua vitaall’elevamento e al rafforzamento della classeoperaia internazionale. Egli seguì costantementel'attività e la politica dell'Internazionale Comunistapartecipando in modo diretto alla trattazione di moltiproblemi concernenti l'attività delle sue principalisezioni. Fu il timoniere del Movimento comunista edoperaio internazionale, l'amico fedele dei popolioppressi in lotta per la libertà, l'indipendenza, lademocrazia e il socialismo, l’ispiratore e ilsostenitore della costruzione del socialismo e delcomunismo su scala mondiale. Grazie alla suadirezione, il Movimento comunista divenne unapotenza mondiale, presente in ogni angolo della

Convegno nazionale “Con Stalin per il Socialismo”Firenze, 17 marzo 2013

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Pubblichiamo l’ampia relazione da noi presentata al convegno “Con Stalin per il Socialismo”, svoltosi aFirenze il 17 marzo 2013 per ricordare, valorizzare e attualizzare il pensiero e l’opera del compagno Stalinnel 60° della sua scomparsa. La relazione affronta tutti e tre questi aspetti.Il convegno venne proposto alla fine di dicembre 2012 dal Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista eda Piattaforma Comunista con un appello pubblico che raccolse nelle settimane successive adesioni di altripartiti, organizzazioni e singoli compagni.Successivamente fu formato un comitato organizzatore che, oltre ai promotori dell’appello, ha visto lapartecipazione di Associazione Stalin, Città del Sole, CSP-Partito Comunista e la redazione di GuardareAvanti!Invitiamo i nostri lettori a chiederci gli “Atti del Convegno” contenenti tutte le relazioni, gli interventi, imessaggi di saluto e tanto altro materiale (discorsi e opere di Stalin, immagini, poster sovietici, inni e coridell’Armata rossa, etc.), che abbiamo raccolto in un CD disponibile a 5 euro (più spese di spedizione).

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Terra, temprato ideologicamente, monolitico nellasua volontà, ispirato dai più alti ideali. In quinto luogo, Stalin fu il comandante politico emilitare, lo stratega dell’Armata Rossa, delmovimento partigiano, della classe operaia e deipopoli sovietici in lotta contro il nazifascismo. Al suonome rimarrà per sempre legata la formidabile ederoica resistenza, la vittoriosa controffensiva chesegnò le sorti della seconda guerra mondiale, lavittoria di Stalingrado, la più grande battagliadell’umanità contro la barbarie nazifascista, checambiò il corso della storia. In sesto luogo, Stalin favorì la creazione di un potentee unito campo socialista e di un nuovo rapporto diforze su scala mondiale, più favorevole alla classeoperaia; portò all’instaurazione della democraziapopolare in diversi paesi dell’Europa orientale, diedeun potente impulso alle lotte di liberazione nazionale,antimperialiste e anticolonialiste. Anche nellecondizioni della «guerra fredda», volutadall'imperialismo statunitense, Stalin difese confermezza gli interessi dei popoli dell'URSS e delmondo, smascherando e condannando le posizionirevisioniste e le correnti controrivoluzionarie. Laclasse operaia e le masse popolari di tutti i paesi, ipopoli che avevano imboccato la strada delsocialismo, e quelli in lotta contro il colonialismo,avevano nell'URSS di Stalin un sicuro alleato, unapotente base d'appoggio, pronta al sostegno e all'aiutointernazionalisti.Il compagno Stalin è stato un uomo che ha dedicatotutta la sua vita al compito di costruire, difendere erafforzare il Partito del proletariato, lo Stato delproletariato, l’internazionalismo del proletariato,assicurando al proletariato una vittoria che è la

vittoria dell’umanità. Questa è la veritàrivoluzionaria, la verità della Storia. Questi sono imotivi per cui il nome del grande georgiano èricordato ed ammirato da ogni proletario cosciente e,allo stesso tempo, è odiato dalla borghesia capitalistae della reazione mondiale, dai controrivoluzionari edagli opportunisti. Attaccare e denigrare Stalinsignifica infatti attaccare e denigrare il socialismo, larivoluzione proletaria, la libertà e l’emancipazionedei lavoratori e dei popoli. Spetta perciò a noi comunisti ricordare, difendere,valorizzare e attualizzare il suo pensiero e la suaopera rivoluzionaria, come suoi compagni e suoiseguaci.

II

Il compagno Stalin fu un grande rivoluzionario, nonsolo nella pratica, ma anche nella teoria.Affermiamo questo perché c’è una tendenza a vedereStalin solo come un dirigente di tipo pratico,sottovalutando o negando i suoi meriti in campoteorico. Le accuse di mediocrità intellettuale e glistereotipi che gli sono stati rivolti sono anch’essiconseguenza del lungo predominio revisionista edelle calunnie trotzkiste, espressioni di quell’ampiofronte antistalinista che va dai calunniatori aperti finoai detrattori, passando per gli assertori dei cosiddetti“errori teorici” di Stalin. Vogliamo perciò evidenziaree valorizzare alcuni fondamentali contributi delcompagno Stalin in campo teorico. Prima di tutto abbiamo la nota definizione delleninismo, che Stalin ha caratterizzato come unfenomeno di carattere internazionale, come sviluppoulteriore del marxismo. A differenza di Bukharin,Kamenev e Zinoviev, che consideravano il leninismocome l'applicazione del marxismo alle condizioniparticolari della Russia, non applicabile agli altripaesi in quanto non avrebbe avuto un caratteregenerale, Stalin confutò i tentativi di distorcere erestringere il leninismo alla situazione particolaredella Russia, a trasformarlo in un fenomenopuramente russo. Allo stesso tempo Stalin ha indicato che la baseteorica del leninismo è il marxismo, che senzacomprendere e senza partire dal marxismo non c’èmodo di comprendere il leninismo.La fondamentale definizione del leninismo come «ilmarxismo dell'epoca dell'imperialismo e dellarivoluzione proletaria», come «la teoria e la tatticadella rivoluzione proletaria in generale, la teoria e latattica della dittatura del proletariato in particolare»,non esisteva nei primissimi anni venti, fuassolutamente inedita, e la dobbiamo a Stalin. Perciò

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quando parliamo di marxismo-leninismo, quando cidefiniamo marxisti-leninisti, non dobbiamo maidimenticare che egli ha posto scientificamente ifondamenti di questa formulazione. Il contributo di Stalin sulla questione nazionale ecoloniale è fondamentale. Stalin è il creatore dellateoria e del programma bolscevico della questionenazionale. Ha chiarito le caratteristiche delle nazioni,spiegato la loro origine e lo sviluppo dei movimentinazionali; ha formulato il metodo bolscevico per lasoluzione della questione nazionale, sulla base dellegame indissolubile con la questione generale dellarivoluzione. Lenin riconobbe che si trattava di ungrande sviluppo del marxismo, e su questa base fuimpostata la politica del potere sovietico sullaquestione nazionale. La lotta teorica e politica di Stalin contro ilnazionalismo borghese fu una costante della sua vita.Fin dagli anni della sua militanza giovanile nelPOSDR egli si trovò alle prese con i menscevichi delCaucaso che subordinavano il socialismo alnazionalismo, spezzando l'unità degli operai dellevarie nazioni caucasiche e la loro unità con gli operairussi. La stessa lotta condusse poi contro isocialdemocratici austriaci, polemizzando con l'ideapuramente “culturale” di nazione quale “comunità didestino” propugnata da Otto Bauer e contrapponendoad essa la concezione storico-materialistica dellanazione.Stalin difese in modo intransigente la concezioneleninista dell'egemonia del proletariato nellerivoluzioni democratiche del XX secolo nei paesicoloniali e dipendenti, e quindi la tesi dei movimentinazionali antimperialisti di quei paesi come riservedella rivoluzione proletaria mondiale. E fino alla sua morte Stalin combatté, sul pianointerno e internazionale, contro tutte le deviazioni dalmarxismo e dal leninismo che subordinavano ilsocialismo al nazionalismo. Esemplare fu, sottoquesto profilo, la sua lotta contro la deviazionetitoista in Jugoslavia. Il contributo di Stalin alla questione nazionale non siesaurisce qui, poiché ha sviluppato la teoria marxista-leninista della questione nazionale con riferimentoalla società socialista. In precedenza il socialismo eraconcepito in modo assai generico, come un sistemache conduce all’abolizione delle nazioni. Stalin hamostrato che il socialismo non porta all’abolizionedelle nazioni in generale, ma soltanto all’abolizionedelle nazioni borghesi. Ha mostrato che sulle rovinedelle vecchie nazioni borghesi sorgono nuove nazionisocialiste che sono più solide e stabili di qualsiasinazione borghese, poiché libere dalle contraddizionifra classi antagoniste. Ha lottato contro le forme più

pericolose e raffinate del nazionalismo e dellosciovinismo che non tenevano conto delle differenzenazionali, di lingua, di cultura, di modo di vivere, chevolevano scalzare il principio di uguaglianza dellenazioni e liquidare le repubbliche sovietiche.Ha inoltre elaborato una tesi molto importante sullosviluppo della cultura dei popoli dei paesi socialisti,che è nazionale nella forma e socialista nelcontenuto. Il contributo di Stalin sulla questione nazionalecostituisce dunque un ulteriore sviluppo degliinsegnamenti marxisti-leninisti sulla questionenazionale, che è cruciale per la rivoluzione proletaria. L’economia politica moderna è una scienza che hapoco significato senza Stalin. I suoi contributiall’economia politica sono ampi e fondamentali. Inprimo luogo, ha fornito una definizione classicadell’oggetto dell’economia politica che è applicabilea tutti i modi di produzione. L’oggetto dellaeconomia politica era stato definito in modo astrattoda Engels nell’Anti-Duhring e da Lenin quando parladi Bogdanov. C’erano due definizioni dell’oggettodell’economia politica, non applicabili a tutti i modidi produzione. Stalin fu il primo classico delmarxismo-leninismo a formulare un’esaurientedefinizione dell’oggetto dell’economia politica, che,com’è noto, è contenuta nell’opera ProblemiEconomici del Socialismo nell URSS.Stalin ha formulato la principale legge economicafondamentale del moderno capitalismo, quella della

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tendenza del capitale al conseguimento del massimoprofitto. Lenin nell’Imperialismo, fase suprema delcapitalismo aveva mostrato gli alti profitti deimonopoli e i super-profitti, ma non aveva fornito unaformulazione della legge del capitalismomonopolistico. Per una adeguata comprensione dellosviluppo del capitalismo, noi abbiamo bisogno di unadefinizione della legge fondamentale del capitalismoattuale, e questa è stata formulata per la prima voltada Stalin.Stalin ha anche ricavato dalle classiche formulazionidi Marx e di Engels la nota legge economica dellanecessaria corrispondenza dei rapporti di produzioneal carattere delle forze produttive, comune a tutti imodi di produzione. Ciò significa che i rapporti diproduzione possono ritardare, ma non per sempre;perché ad un dato punto una rivoluzione sociale deveapparire e creare nuovi rapporti di produzione.Questa è la legge economica dello sviluppo dellasocietà.Uno dei più grandi contributi teorici di Stalin sta nelfatto che egli creò l’economia politica del socialismo.Essa non esisteva negli anni ’20. C’erano alcuneaffermazioni di carattere generale e alcuneproposizioni astratte su che cosa si doveva basarel’economia politica del socialismo. C’era ladefinizione dell’ economia politica di Bukharin,secondo la quale essa studia solo i modi diproduzione pre-socialisti, le economie basatefondamentalmente sul mercato. Così quando leeconomie di mercato sono essenzialmente superate ecessano di esistere, l’economia politica nonesisterebbe più.Stalin ha risolto brillantemente questo problema.Inoltre, ha scoperto le leggi della società socialista edenunciato la legge economica fondamentale del

socialismo, il punto più alto a cui giunge l’economiapolitica del socialismo, fornendone una definizionescientifica inedita. Proseguiamo, affrontando un tema di grandeimportanza. Il compagno Stalin ha indicato lecaratteristiche e i compiti del sistema della dittaturadel proletariato nella sua complessa articolazione(sindacati operai, Soviet, cooperative di produzione edi consumo, organizzazione della gioventù, Partitocomunista). Ha concretizzato e sviluppato cosa è ladittatura del proletariato, ed ha scientificamentedimostrato come anche in assenza di classiantagoniste e di uno sfruttamento dell’uomosull’uomo il proletariato debba mantenere la suadittatura fino al comunismo.Nella dura lotta intrapresa per la costruzione integraledel socialismo nelle condizioni di accerchiamentocapitalistico, era necessario sviluppare la teoria e lefunzioni basilari della dittatura del proletariato,allargare la sua base sociale, conservare la funzionedirigente del partito, sviluppare la lotta dall’alto e dalbasso. E questo fu compiuto da Stalin. Egli indicò che nelle condizioni del socialismo edella costruzione del comunismo, con la liquidazionedelle classi antagoniste, scompaiono alcune funzionidella dittatura del proletariato ma altre rimangono invigore fino alla costruzione integrale del comunismo,perché in un paese accerchiato dal capitalismo non sipuò considerare definitiva la vittoria del socialismo. A questo proposito, Stalin ha formulato una nota tesi,quella dell’acutizzazione della lotta di classe dopo lacostruzione della base economica del socialismo e laliquidazione delle classi sfruttatrici, fino alcomunismo. Questa tesi è stata criticata da più parti,in nome di una teoria opportunista: quelladell’affievolimento della lotta di classe e

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dell’arrendevolezza del nemico di classe. Una teoriadi tipo bukhariniano, che in seguito portò alle tesirevisioniste del superamento della dittatura delproletariato, dello "Stato di tutto il popolo". della“coesistenza pacifica”, della “competizionepacifica”. Nelle sue opere Stalin ha sviluppato la teoria leninistadella rivoluzione socialista, sottolineando che si puòvincere la borghesia e costruire compiutamente lasocietà socialista con le forze interne dellarivoluzione vittoriosa, ma che tale vittoria non puòessere considerata definitiva finché esistel'accerchiamento capitalistico, e, di conseguenza, ilpericolo di aggressione e di restaurazione delcapitalismo. Il capo del partito comunista dell’URSS è semprestato consapevole della possibilità dellacontrorivoluzione e sulla scorta di questo rischioobiettivo ha condotto una battaglia coerente,costellata da difficoltà enormi, considerato anche chela costruzione del socialismo si presentava come uncompito nuovo. Questa posizione staliniana è statapienamente confermata dall’esperienza storica che hadimostrato che il socialismo, una volta instaurato,non è un fenomeno irreversibile fino a quando lavittoria della rivoluzione proletaria negli altri paesicapitalistici non fornisca la completa garanzia controla restaurazione del vecchio regime. La conseguenza delle tesi di Stalin sulla vittoriadefinitiva è che la lotta per la costruzione e la vittoriadel socialismo non può essere concepita in manieraristretta, dal punto di vista del solo sviluppo interno,ma va intesa come lotta su scala internazionale fra laborghesia ed il proletariato, per liquidarel’accerchiamento capitalistico ed eliminare ilpericolo di aggressioni armate.E’ fondamentale comprendere correttamente laquestione dell’accerchiamento. Esso non è unasemplice condizione esterna, secondaria, ma unaspetto della contraddizione antagonista frasocialismo e capitalismo, della lotta fra due sistemi,fra il vecchio e il nuovo, da risolvere con la politicaproletaria rivoluzionaria. Da ciò dipende la vittoriadefinitiva, da realizzare sulla base dell’unione deglisforzi dei proletari di tutti i paesi e la vittoria dellarivoluzione socialista in diversi paesi. Questa contraddizione si riflette nella societàsocialista, all’interno della quale la lotta di classe sisviluppa con flussi e riflussi, in modo tortuoso,intrecciandosi sul fronte esterno e su quello internoed esprimendosi nella sua forma più alta, con la lottapolitica e ideologica, nelle file stesse del Partito. Questo significa che il fenomeno revisionista nonpuò essere compreso al di fuori del suo rapporto con

l’imperialismo. In effetti, il revisionismo è il fruttodell’enorme pressione economica, politica, militare,diplomatica, ideologica, esercitata dall’imperialismosu determinati strati privilegiati, contagiati dalburocratismo e dalla mentalità borghese, oltre che suelementi degenerati che lavoravano per così diresott’acqua. Strati ed elementi, che purtroppo furonofavoriti da diversi fattori. Fra di essi ricordiamol’arretratezza e l’inesperienza storica, la perdita deimigliori quadri nella seconda guerra mondiale, maanche da quegli atteggiamenti, da quei limiti, daquelle influenze e da quelle insufficienze nel lavoro,dall’affievolimento della vigilanza rivoluzionaria,dalla mancata applicazione della linea politica e delledirettive, che Stalin ha sempre denunciato ecombattuto. E’ dunque dal rapporto reciproco tra il fattore esterno,l’imperialismo, e il fattore interno, i residui delleclassi sfruttatrici, gli strati privilegiati eburocratizzati e i loro rappresentanti, come ilrinnegato Krusciov, che si sviluppò la politica diconciliazione con l’imperialismo e lacontrorivoluzione. Stalin ha anche indicato che l’economia socialistacrea le sue forme (ad es. i colcos), ma che questepossono essere svuotate del loro contenuto di classe eassumere un contenuto non socialista, ad esempioestendendo la sfera della circolazione mercantile e ilcampo d’azione della legge del valore, invece direstringerli. Tutto dipende dal contenuto che si dà aqueste forme, da chi le dirige e verso quali obiettivisono volte.Questo insegnamento è conforme alla tesi marxistasecondo cui la proprietà è una categoria giuridica cherivela, tuttavia, la sua essenza effettiva nel dominioreale dei rapporti di produzione e di distribuzione;per cui ci si deve sempre chiedere: qual è il realecontenuto di classe della proprietà, al di là delle sueforme legali? quale classe trae profitto dalla

Stalin ha sviluppato la teorialeninista della rivoluzionesocialista, sottolineando che sipuò vincere la borghesia ecostruire compiutamente lasocietà socialista con le forzeinterne della rivoluzione vittoriosa,ma che tale vittoria non puòessere considerata definitivafinché esiste l'accerchiamentocapitalistico, e, di conseguenza, ilpericolo di aggressione e direstaurazione del capitalismo.

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proprietà? E nel caso della proprietà statale e delleimprese statali, che di per sé non sono socialiste: qualè il carattere di classe dello Stato? Quale classe ha ilpotere politico?E’ proprio attorno al principio della lotta di classe nelsocialismo, del mantenimento e del rafforzamentodella dittatura del proletariato, che si scatena la lottateorica e l'opposizione antistalinista. L'esame deldibattito teorico e politico, soprattutto del periodosuccessivo al secondo conflitto mondiale, evidenzial'esistenza di due linee. Da un lato, quella di Stalinche pone la lotta di classe al centro dell'edificazionedel comunismo. Dall’altra quella che in modoraffinato di fatto la sottovalutava o la negava,ponendo l'accento sul fatto che il socialismo aveva“conseguito la vittoria definitiva sul capitalismo”,sull’”unità politica, ideologica e morale della societàsovietica", ecc., aprendo così la via a un “socialismo”profondamente differente di quello dell’epoca diLenin e di Stalin.Il compagno Stalin era perfettamente consapevole delfatto che i rapporti di produzione esercitano unapotente azione sullo sviluppo delle forze produttive,accelerandolo o rallentandolo, e fino all'ultimogiorno della sua vita mise in guardia il Partito dalpericolo derivante dal ritardo dello sviluppo deirapporti di produzione rispetto allo sviluppo delleforze produttive.Contrariamente alle indicazioni di Stalin irevisionisti, i nemici del socialismo, sostenevano chenon vi era più la necessità di rivoluzionare i rapporti

sociali, di far progredire la rivoluzione, impedendocosì la costruzione del comunismo in UnioneSovietica e facendo degenerare il socialismo. Come Stalin aveva ben intuito, i bukhariniani e ikrucioviani mentre da un lato formalmente negavanole leggi obiettive dell'economia socialista, dall'altro,davano libero sfogo a quelle leggi e categorieborghesi che il socialismo eredita dal capitalismo eche nel nuovo regime, cambiando il loro carattere,devono gradualmente esaurire la loro funzione e darevia libera alle nuove leggi economiche del socialismoche consentono il passaggio al comunismo. E' da queste concezioni che traggono origine le tesipolitiche ed economiche del moderno revisionismo,consacrate dal XX Congresso del PCUS, secondo cuiil valore, la legge del valore, la circolazionemercantile, il credito, la moneta, ecc., cambiavanofondamentalmente la loro natura nel socialismo, percui si sarebbero potute utilizzare liberamente e senzadanno per la base economica. Ricordiamo che la restaurazione del capitalismocominciò subito dopo la morte (molto probabilmentel’assassinio) di Stalin e il rovesciamento delladittatura del proletariato con il ribaltamento dellalinea imperniata sullo sviluppo prioritario dellaproduzione di mezzi di produzione e sulla gradualeabolizione della circolazione mercantile. Si lasciòsempre più spazio all'acquisto e alla vendita libera deimezzi di produzione e delle merci, si incoraggiòl’interesse individuale e una maggiore indipendenzadelle imprese nella pianificazione. Man mano laproduzione di beni socialista fu identificata, nellateoria e nella pratica, con la produzione di mercicapitalista; la sfera di azione della legge del valore fuampliata, le leggi e le categorie del capitalismoriemersero. Le precedenti leggi e pratiche dal contenuto socialistafurono sostituite con altre che conferirono allaburocrazia statale e di partito, ai direttori delleimprese, alla nuova borghesia, la piena libertà diesprimere e realizzare i loro interessi e aspirazioniborghesi. Le imprese statali nel periodokruscioviano-brezneviano divennero produttrici dimerci completamente autonome, sulla base delprincipio dell' “autosufficienza”. L’accelerazione decisiva giunse nel ’65, con le“riforme economiche” di Kosygin, grazie alle quali siaffermò il diritto di comprare e vendere tanto i mezzidi produzione quanto la forza-lavoro (come ogni altramerce), si ristabilì il profitto come molla dellaproduzione e si distrusse la pianificazione socialista.In sostanza i revisionisti - dopo aver usurpato ilpotere politico e messo sotto il loro controllo i ganglivitali dello Stato, sia pur conservando esteriormente

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le forme socialiste e alcune garanzie sociali perevitare lo scontro frontale col proletariato -sostituirono i rapporti di proprietà e di scambiosocialisti con i rapporti di proprietà e di scambiocapitalisti, trasformarono l’economia socialista ineconomia capitalista e favorirono la sua integrazionenel sistema mondiale del capitalismo. La degenerazione revisionista non è stata dunque unasemplice “deformazione” del socialismo, o solo uncambiamento nella sovrastruttura politica sancito conla formula dello “Stato di tutto il popolo”. E’ stataanche, a partire dalla morte di Stalin, la restaurazionedel capitalismo, delle sue leggi, dei suoi meccanismi.Un processo graduale che nell’essenziale si completòverso la fine degli anni ’60, che comportò profonde enegative conseguenze sull’arena internazionale(conciliazione di classe, sottomissioneall’imperialismo, sabotaggio della rivoluzione e dellalotta di liberazione dei popoli) e che vide, comeultimo atto, il crollo dell’URSS. Un processo che ipartiti marxisti-leninisti hanno denunciato,smascherato e combattuto apertamente per decenniportando sulle loro spalle “il grave peso di dirigere lalotta della classe operaia e dei popoli contro laborghesia, l’imperialismo e il revisionismo” (E.Hoxha).La cosa essenziale da comprendere in questograduale processo di sovvertimento del socialismo,avvenuto nel periodo di Krusciov, Breznev fino aGrobaciov attraverso le controriforme economiche,fu la trasformazione dei rapporti di produzione,l'introduzione di un sistema di organizzazione egestione dell'economia che mirava ad assicurare ilprofitto a tutti i costi.Il rovesciamento della dittatura del proletariato nonha solo disarmato ideologicamente e politicamente laclasse operaia sovietica e profondamente alterato ilcarattere di classe del partito e dello Stato, ma l'haanche privata della proprietà e del controllo dei mezzidi produzione, smantellando una pietra dopo l’altra,una tappa dopo l’altra, la grande opera di Lenin e diStalin. Da ciò traiamo una chiara conseguenza: la sconfittadella prima esperienza socialista è il risultatodell'abbandono della via indicata da Stalin, cheesprimeva l’egemonia della classe operaia nel partitoe nello Stato. La controrivoluzione e la restaurazionedel barbaro sistema capitalista furono il frutto dellanegazione della linea staliniana del rafforzamentodella lotta di classe nel socialismo, fino all’abolizionedelle classi. Una lotta che determina lo sviluppostorico, fino a quando non sarà risoltadefinitivamente la questione “chi vincerà?”. Unalotta oggettivamente aspra, che va sviluppata sul

fronte politico, economico e ideologico contro inemici interni ed esterni, senza mai separare edisolare la prima fase di sviluppo della societàcomunista dalla seconda, bensì portandola avanti intutti i campi per approdare alla fase superiore. Pertanto, se il proletariato ha subito una sconfittatemporanea – benché dolorosa ed assai profonda - lodeve non al fallimento dell’ideologia proletaria e delsocialismo, ma al fallimento dei traditori revisionisti,di quelle correnti “comuniste e socialiste” a parole,ma borghesi e controrivoluzionarie nei fatti, chehanno reso un grande servizio all’imperialismo. Compagni, quelli che abbiamo passato brevemente inrassegna e commentato sono solo alcuni dei grandicontributi teorici di Stalin al marxismo-leninismo,che fanno di lui un classico. Senza cadere ininterpretazioni di carattere apologetico, nonpossiamo non riconoscere che il compagno Stalin hasviluppato creativamente la scienza della rivoluzionenella nuova epoca aperta dalla Rivoluzione Socialistad’Ottobre, ha indicato le leggi di questa epoca, hafornito una risposta alle questioni più complesseposte dalla lotta di classe. Il compagno Stalin, nemico dichiarato delburocratismo, della ripetizione meccanica di formulesuperate dalle condizioni di sviluppo della società,del divorzio fra la teoria e la pratica, ha arricchito ilmarxismo-leninismo con nuove affermazioni, nuoveconclusioni e nuove formule corrispondenti allenuove esperienze e alle nuove conoscenze, ai compitistorici della lotta di classe nell’Unione Sovietica e nelmondo intero. Il marxismo-leninismo di oggi è più sviluppato diquello che avevamo dopo la morte di Lenin. E’ unateoria che non solo fornisce risposte ai compiti edalle esigenze attuali, ma dimostra anchescientificamente la fattibilità e l’inevitabilità dellatransizione al comunismo. E questo lo dobbiamoanzitutto a Stalin.Anche se ora siamo in uno stadio storico inferiore,nel quale il socialismo non esiste e l’imperialismo

La degenerazione revisionista nonè stata dunque una semplice“deformazione” del socialismo, osolo un cambiamento nellasovrastruttura politica sancito conla formula dello “Stato di tutto ilpopolo”. E’ stata anche, a partiredalla morte di Stalin, larestaurazione del capitalismo,delle sue leggi, dei suoimeccanismi.

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domina il mondo, nondimeno in tale situazionedobbiamo comprendere che il marxismo-leninismonon è solo una teoria dell’oggi; è una teoria delfuturo, dal momento che dimostra scientificamenteche possiamo costruire il socialismo e il comunismo. Senza riconoscere il contributo teorico, scientifico erivoluzionario offerto dal compagno Stalin – chespazia dalla filosofia alla politica, dall’economia allascienza militare, dalla linguistica alla diplomazia -non è possibile essere realmente comunisti, dato cheil fine ultimo dei comunisti non è il rovesciamentodel capitalismo, ma la costruzione del comunismo. Diconseguenza, senza basarsi sulla sua straordinariaopera teorico-pratica non c’è possibilità di formareun vero partito comunista, in grado di dirigere la lottaper la nuova e superiore società.

III

Un aspetto fondamentale del nostro convegno è laquestione dell’attualità del pensiero e dell’operarivoluzionaria del compagno Stalin. Per capire incosa consista dobbiamo anzitutto riferirci agliavvenimenti, ai dati essenziali e reali del momentostorico che stiamo vivendo. Come vediamo, il mondo capitalista dal 2007 èscosso da una gigantesca crisi di sovraccumulazionedi capitale, che implica sovrapproduzione di mezzi diproduzione e di merci, generata dalle leggifondamentali del capitalismo. La crisi non è il frutto delle “aberrazioni delneoliberismo” o degli “squilibri globali”; èl’espressione dell'insanabile contraddizione tra laproprietà privata capitalistica dei mezzi diproduzione e il carattere sociale delle forzeproduttive. Come scriveva Stalin “questo stessodisaccordo è la base economica della rivoluzionesociale, destinata a distruggere i rapporti attuali diproduzione e a crearne di nuovi, conformi alcarattere delle forze produttive”. Le conseguenze della crisi sono sotto i nostri occhi:distruzione di capitale, fallimenti a catena,licenziamenti, disoccupazione di massa, riduzionedei salari, liquidazione dei diritti conquistati dallaclasse operaia, impoverimento di vasti strati dellapopolazione. Le inguaribili malattie del capitalismopeggiorano. Il salvataggio delle banche e dei monopoli conenormi fondi statali (cioè con enormi quantità divalore prodotto dal lavoro di cui si appropria laborghesia) ha evitato per ora il collasso. Ma non harisolto la crisi, l’ha solo prolungata, determinandol’aumento dei cosiddetti debiti sovrani el’imposizione di brutali misure di austerità, che

colpiscono le masse lavoratrici e restringono ilmercato intero. A sei anni dallo scoppio della crisi siamo nel mezzodi una nuova recessione e non vi è alcun dato cheindichi una nuova ascesa della produzione. Invece dirisolversi, la crisi si estende colpendo anche lecosiddette potenze capitalistiche “emergenti”, mentreaumentano le differenze e gli squilibri fra i vari paesi.Sono possibili nuovi crack finanziari e fiscali, unnuovo collasso dell’economia globale. Se fino a ieri si discuteva di una prospettiva dimiglioramento della situazione, oggi si discute persapere se il capitalismo – un sistema dominato da unagigantesca macchina parassitaria - può uscire dallasua crisi o se non esiste una via di uscita nel suoambito. Come si spiega la straordinaria durata di questa crisi,il suo corso lungo e tortuoso? L’analisi compiuta dalcompagno Stalin sulla crisi del ’29 ci offreun’importante chiave di lettura. Questo caratterederiva non solo dal fatto che la crisi ciclica ha colpitotutte le sfere dell’economia (industria, agricoltura,finanza, credito, commercio, debiti, etc.) deiprincipali paesi imperialisti e capitalisti, ma anchedal fatto che essa si sviluppa sul terrenodell'aggravamento della crisi generale del sistemacapitalistico mondiale, che colpisce tutti gli aspettidell’attuale modo di produzione: economia, politica,ideologia, cultura, morale, ambiente, ecc.). In altreparole: crisi ciclica e crisi generale si intrecciano,reagiscono l’una sull’altra, si fondono assieme,dando come risultato un profondo sconvolgimentodel mondo capitalista. Il periodo di instabilità economica e politica puòdurare a lungo. Non vi è più una locomotivaeconomica e un’effettiva leadership del sistemacapitalista. La strategia neoliberista, che ha garantitoper decenni una certa ripresa dei profitti sulle spalledella classe operaia, ha raggiunto i suoi limiti storici.La stimolazione keynesiana della domanda non puòrisolvere la crisi, data la sua natura. L’imperialismo USA è in declino irreversibile: il suosaggio di profitto non è più tornato ai livelli deldopoguerra, il deficit federale è cresciuto a livelliastronomici, ed è inevitabile lo scoppio della bolladel dollaro. L’egemonia nordamericana è minata allaradice. La Cina, la Russia, la Germania e altri paesiimperialisti e capitalisti sopportano sempre meno ildominio statunitense, vogliono sottrarsi alla schiavitùa stelle e strisce, infrangere il dominio del dollaro,affermare i loro interessi e assicurarsi il massimoprofitto. La lotta dei briganti imperialisti per i mercati disbocco e le materie prime, le vie di trasporto delle

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merci e le zone strategiche, il desiderio di scaricaresui propri concorrenti le conseguenze della crisi,fanno sì che i rapporti fra i predoni imperialisti siinaspriscano continuamente. “L'inevitabilità delle guerre fra i paesi capitalisticicontinua a sussistere” ci ricorda il compagno Stalin.Vi è infatti il pericolo di un conflitto per laripartizione del mondo in conformità ai nuovirapporti di forza. Le aggressioni militari e le minaccedi intervento diretto o indiretto in Africa (Libia, Mali,Congo), nel Medio Oriente (Palestina, Siria, Iran), inAsia (Afganistan, Pakistan, Corea del Nord) sonomanifestazioni di questa lotta, così come dellapreparazione alla guerra come elementofondamentale della politica estera. Non dobbiamo inoltre dimenticare che questiprocessi si svolgono in uno scenario ambientalecaratterizzato dall’avanzamento della crisi ecologicaglobale, che allacciandosi con quella economica, staportando il pianeta al collasso.La borghesia deve oggi fronteggiare una situazionepiù difficile con meno risorse economiche e minorelegittimazione politica. Le istituzioni borghesi e iloro organismi internazionali sono costretti a gettarela maschera democratica, agendo a colpi di diktat eaumentando la repressione contro la classe operaia ei movimenti popolari. I principali pilastri politici delsistema borghese, il liberismo e la socialdemocrazia,assieme ai loro corrotti rappresentanti politici e allaburocrazia sindacale, sono ampiamente screditati. E’ possibile in queste condizioni una riedizione del“New Deal”, un nuovo compromesso sociale? Noipensiamo che si sono esaurite le condizioni del pattofra borghesia e socialdemocrazia che hacaratterizzato la dinamica della lotta di classe neipaesi imperialisti negli ultimi 60 anni. Un patto -basato sullo sfruttamento della classe operaia, ilsupersfruttamento dei popoli oppressi edell’ambiente - che ha garantito alcune limitateriforme sociali in cambio della rinuncia alla lotta peril potere. La borghesia non può ripristinare le condizioni dicrescita e di profittabilità precedenti alla crisi; nonpuò sfruttare a basso costo le risorse naturali; non puòtentare di ampliare il mercato e di promuovere ilivelli occupazionali con politiche che hanno giàdimostrato la loro inefficacia; non può ridistribuireuna parte dei sovraprofitti che si assottigliano semprepiù. Non è in condizioni di fare concessioni tali dagarantire le conquiste e i diritti della classe operaiaoccidentale e orientale. Non ha le risorse finanziarieper mantenere un vasto ceto medio e cooptare altempo stesso le masse sterminate dei popoli oppressi.E non c’è più nemmeno uno “spazio ecologico” per

espandere ulteriormente l’economia capitalista. L’«età dell’oro» è definitivamente finita per la classedominante che deve smantellare il precedente pattosociale senza poterne ricostruire uno nuovo. Infatti ilsuo programma è un attacco frontale al proletariato eai popoli, che porta avanti con l’appoggio attivo deiriformisti, degli opportunisti e dei rinnegati delcomunismo. Quando si verificarono i tragici avvenimenti cheportarono al collasso degli ex paesi socialisti dell’Esteuropeo e dell'Unione Sovietica, i portavocedell'imperialismo e della reazione cantarono vittoria,e intonarono il "requiem" del comunismo,dichiararono che la rivoluzione era una cosa delpassato, che l'umanità era arrivata alla "fine dellastoria”, che il capitalismo era un ordine socialeeterno. Non abbiamo dovuto aspettare molto tempoaffinché la dinamica stessa del sistema borghese siincaricasse di seppellire questa menzogna. Negli ultimi decenni le crisi si sono succedute senzasoste e una dopo l’altra sono cadute molte illusionisulla possibilità di uno sviluppo illimitato e pacificonel quadro del sistema borghese, e sullecaratteristiche della democrazia borghese, ipocrita eristretta. Il barbaro sistema capitalista non è più vistocome un'opzione storica insostituibile da grandimasse di lavoratori che sono alla ricerca diun’alternativa. Anche il mito dell’Unione Europea è cadutomiseramente e questa istituzione imperialista vienesempre più vista e denunciata per quello che è: unostrumento del capitale monopolistico finanziario peraumentare i profitti e colpire i lavoratori e i popoli. Allo stesso tempo, i riformisti, i vecchi partiti delcretinismo parlamentare sono apertamente contestatie abbandonati dagli operai, dai giovani, che sirifiutano di pagare la crisi e i debiti del sistemacapitalistico.Rinasce nelle lotte lo spirito combattivo e sisollevano di nuovo le bandiere del comunismo inmolti paesi del mondo. Il prolungamento della crisi capitalistica mondiale, lepolitiche di austerità e di guerra impostedall’oligarchia finanziaria e le loro drammaticheconseguenze, costituiscono la base oggettivadell’inasprimento dello scontro fra proletariato eborghesia. Il malcontento e le proteste si levano in molte partidel mondo contro l’offensiva capitalistica, control’insostenibilità delle condizioni di vita, contro leenormi disparità economiche, la corruzionedilagante, la rapina delle risorse naturali. In moltipaesi si susseguono gli scioperi operai e le rivoltegiovanili e popolari, originate da condizioni di

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sfruttamento crescente, di spoliazione edoppressione. Nelle lotte cresce l’aspirazione a unatrasformazione radicale della società, matura l’ideadella rivoluzione.Viviamo in un periodo di generale risveglio dellaclasse operaia e dei popoli, di ripresa della lotta diclasse delle masse oppresse e sfruttate dall’Europa alSudamerica, dall’Africa all’Asia. Il mondocapitalista, nelle sue periferie come nelle suemetropoli, è e sarà sempre più il terreno di battagliafra borghesia e proletariato. Oggi siamo ancora in unafase difensiva, di crescente resistenza, ma è soloquestione di tempo perché si affermi una più forte ecombattiva organizzazione delle forze proletarie, pernuovi assalti al cielo. Noi siamo ottimisti sull’esito dello scontro di classe.Le condizioni per la lotta rivoluzionaria degli sfruttatie degli oppressi sono più favorevoli rispetto a ieri. Losviluppo globale del capitalismo ha preparato allaclasse operaia condizioni materiali e sociali miglioriper l'organizzazione della lotta rivoluzionaria per ilpotere.In primo luogo, il capitalismo ha creato in grannumero i suoi affossatori. Gran parte della forzalavoro mondiale è stata proletarizzata e semi-proletarizzata. Con lo sviluppo dell’industria in Asiae in altri continenti, sono mutati i rapporti fra le classie si avvicinano quelle condizioni storico-mondialiche porteranno alla vittoria del proletariatointernazionale e alla sconfitta della borghesia.Si tratta di un proletariato diverso da quello di ieri.Non solo numericamente più forte, ma anche più

istruito e politicamente attento, con grandi capacitàtecniche e potenzialità organizzative. E’ concentratonelle metropoli e la sua coalizione è favorita, comeMarx ed Engels avevano previsto 165 anni fa nelManifesto, dallo sviluppo dei moderni mezzi dicomunicazione che collegano fra di loro gli operai ditutti paesi. A fianco della classe più rivoluzionaria della societàè emersa la più numerosa giovane generazione dellastoria del genere umano. Metà della popolazionedella terra ha meno di 25 anni. Miliardi di giovaninutrono l’aspirazione ad un futuro migliore, che ilcapitalismo non può garantire, ed hanno enormipotenzialità, pronte ad esplodere. Il mondo si trova in una fase in cui la lotta fra le classisi intensifica e si inasprisce e notevoli settori dellaclasse operaia, dei popoli e della gioventù cercanodelle alternative di rottura con questo sistemamorente. Per dirla con le parole di Stalin “il capitalismo ègravido di una rivoluzione, chiamata a sostituirel'attuale proprietà capitalistica dei mezzi diproduzione con la proprietà socialista.”Gli importanti avvenimenti sociali e politici che sonosotto i nostri occhi dimostrano che l’emancipazionedella classe operaia e dei popoli si possonoraggiungere solo con la rivoluzione proletaria e ilsocialismo. E' attualissima l’indicazione staliniana secondo cui"Oggi si deve parlare dell'esistenza delle condizionioggettive per la rivoluzione in tutto il sistemadell'economia imperialista mondiale, consideratocome un unico assieme. ....in quanto sistemacomplessivo è già maturo per la rivoluzione". E ancora una volta siamo con Stalin quando ciricorda che per trattare la questione delle premessedella rivoluzione proletaria non bisogna partiredall’esame della situazione di questo o quel paesesingolo, ma “dall’esame della situazione economicadi tutti o della maggior parte dei paesi, dall’esamedello stato dell’economia mondiale”. In questo contesto a noi comunisti spetta dare unarisposta ideologica, politica ed organizzativaall’altezza della sfida, inserirci più a fondo nel vivodella lotta della classe per rafforzare e amplificarecon l’iniziativa e il coraggio comunista la resistenzae le mobilitazioni operaie e popolari, indicando ilcammino sicuro della rivoluzione socialista. Per procedere su questa via e svilupparecoscientemente la lotta di classe del proletariatodobbiamo imparare dall’esperienza teorico-praticadel movimento comunista. Di fronte al fallimento ditutte le ricette borghesi e riformiste, appare semprepiù evidente che solo il marxismo-leninismo è in

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grado di mostrare la via d'uscita dagli orrori delcapitalismo. Soltanto il marxismo-leninismo puòportare il proletariato e i popoli oppressi alladefinitiva emancipazione. La difesa integrale del pensiero e dell’opera di Stalin,che significa la difesa del marxismo-leninismo, delsocialismo scientifico in quanto espressione teorica escientifica degli interessi del proletariato, è dunqueun compito imprescindibile. Il pensiero e l’opera di Stalin a 60 anni dalla suascomparsa vanno ancora a beneficio degli sfruttati edegli oppressi. Ciò non solo per il fatto che leconquiste strappate negli scorsi decenni dalla classeoperaia dei paesi capitalisti furono anche il riflessodelle realizzazioni compiute dal proletariatosovietico e della sua potente influenza internazionale,di cui ancora oggi non si sono perduti tutti gli effettipositivi, ma soprattutto perché, basandoci sugliinsegnamenti che ci ha lasciato il compagno Stalin,potremo avanzare ancora meglio in futuro.Stalin è attuale perché assieme a Marx, Engels eLenin, impersona e rappresenta il mondo nuovo per ilquale hanno lottato e continueranno a lottare miliardidi donne e di uomini. Un mondo che si è appenaaffacciato sulla scena della storia ma cheineluttabilmente trionferà sul vecchio, perché ilsocialismo e il comunismo sono una necessità storicaineludibile per lo sviluppo della società umana.Stalin è nostro contemporaneo perché l’unica via diuscita dalla barbarie imperialista è la rivoluzioneproletaria, la dittatura del proletariato e l’edificazioneintegrale del socialismo. Stalin illumina il nostro cammino perché la civiltàcontenuta nella costruzione del socialismo, nellemisure e nelle leggi del paese dei Soviet dimostra cheil sistema socialista è avanti anni luce rispetto alle piùmoderne “democrazie” borghesi. Stalin è all’ordine del giorno, perché ha dimostratoche nelle situazioni più difficili, solo unatteggiamento intransigente nei confronti delnemico di classe, solo una politica basata suiprincipi, solo la lotta tenace, prolungata erisoluta contro tutte le deviazioni e tendenzeopportuniste e revisioniste, contro le correntiborghesi e piccolo-borghesi è la condizione perla vittoria del proletariato. Stalin è indispensabile per l’oggi, perché lostudio delle sue opere è fondamentale perdissipare la nebbia ideologica che la borghesiacapitalista e quella revisionista hanno fattopenetrare nelle menti, specie dei più giovani,allo scopo dì offuscare le idee rivoluzionarie eaffievolire lo slancio rivoluzionario. Stalin è di straordinaria vigenza, perché mentre

sono in corso nel mondo vasti movimenti popolari dilotta per l'indipendenza nazionale, mentre altre areesotto il dominio dell'imperialismo sono sconvolte daviolenti contrasti etnici, sanguinose guerre tribali,feroci odii nazionalistici, è di enorme importanza ilsuo contributo teorico e pratico sulla questionenazionale nel suo legame indissolubile con laprospettiva rivoluzionaria.Stalin è modernissimo perché di fronte alle tesi chemirano a trasformare il capitalismo nell'ambito delcapitalismo stesso o a immettere elementi di"socialismo piccolo borghese" dentro il sistemaattuale (senza rivoluzione, senza demolizione deirapporti di produzione capitalistici); di fronte alleposizioni che sostengono la pacifica integrazione frail capitalismo e il socialismo, che negano il principiodella transizione diretta alla dittatura del proletariatoper l'edificazione del socialismo nei paesiimperialisti, che appoggiano il "socialismo dimercato”, il suo pensiero e la sua opera costituisconoil punto di riferimento più sicuro per rigettare questedeviazioni revisioniste e socialdemocratiche, perdefinire un programma politico rivoluzionario, perconquistare un’alternativa sicura al capitalismo. Unasocietà in cui lo sfruttamento sia soppresso, i mezzidi produzione e di scambio siano socializzati, laproduzione e la distribuzione pianificate, il consumogestito socialmente, e il potere politico siasaldamente nelle mani della classe operaia, fino allasoppressione di tutte le classi e la società senza classi. Infine, Stalin è vivo e presente perché i suoiinsegnamenti sono imprescindibili per il compitofondamentale dell'oggi: il superamento delledivisioni e delle debolezze politiche ed ideologichedei comunisti, il rafforzamento dell’unità combattivadelle nostre file e la realizzazione della fusione delsocialismo scientifico col movimento operaio. Tale necessità non deriva da ubbie filosofiche ma –come scriveva il compagno Stalin - dall’aprirsi di un

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nuovo periodo che “pone di fronte al proletariatocompiti nuovi: la riorganizzazione di tutto il lavorodel partito su una nuova base, su una baserivoluzionaria, l’educazione degli operai nellospirito della lotta rivoluzionaria per il potere, lapreparazione e la mobilitazione delle riserve,l’alleanza coi proletari dei paesi vicini, la creazionedi saldi legami con il movimento di liberazione dellecolonie e dei paesi dipendenti, ecc. ecc..”Questa è l’indicazione di Stalin che oggi dobbiamoseguire, rompendo apertamente e definitivamentecon l’opportunismo e i vecchi partitisocialdemocratici, intensificando la lotta contro letendenze di destra e quelle conciliatrici, per unirci eorganizzarci sui principi del marxismo-leninismo edell’internazionalismo proletario. Per affrontare questi compiti nuovi riteniamo sia ogginecessario dar vita nel nostro paese a un movimentomarxista-leninista, completamente autonomo dalleforze opportuniste e revisioniste, con un suo centrodirettivo che discuta la situazione del movimentocomunista ed operaio, che definisca il cammino performare il Partito comunista e dare così una guidarivoluzionaria forte ed autorevole al proletariato delnostro paese. Un movimento che lanci il suomanifesto al proletariato enunciando con chiarezza ilsuo scopo, per sconfiggere la frammentazioneesistente e risvegliare il protagonismo di tanticompagni. All’interno di questo processo avrà

un’importanza di prim’ordine l’elaborazione di unprogetto di programma politico rivoluzionario. In questa battaglia politica ed ideologica, volta adinnescare un processo di organizzazione eunificazione dei comunisti e il loro radicamento esviluppo in seno alla classe operaia, la nostra cartinadi tornasole sarà l’atteggiamento che le varie forzeassumeranno nei confronti di Marx, Engels, Lenin eStalin, della ricca e preziosa esperienza dicostruzione del socialismo nel XX secolo, della lottasenza quartiere al revisionismo vecchio e nuovo,mettendo a confronto le parole con i fatti, verificandola teoria e l’analisi nella pratica vivente. Compagne e compagni, gli insegnamenti di Stalin,l’esperienza storica dell'Ottobre, dell'instaurazionedel potere sovietico, della costruzione del socialismo,costituiscono un patrimonio di esperienze del qualedobbiamo far tesoro, per organizzare e dirigere lalotta contro il capitalismo e l'imperialismo, per ilsocialismo e il comunismo. Perciò diciamo che Stalinnon è il passato, ma è il presente e il futuro. Viva la classe operaia!Viva il marxismo-leninismo!Viva l'internazionalismo proletario!Viva il compagno Stalin, grande combattente emaestro del proletariato, bandiera vittoriosa deicomunisti di tutto il mondo!

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Nel novembre del 2012 l’OrganizzazioneMeteorologica Mondiale (OMM) ha comunicato

che la concentrazione dei gas a effetto serranell’atmosfera ha raggiunto nel 2011 un livellorecord. Secondo i dati diffusi, fra il 1990 e il 2011 ildifferenziale di riscaldamento climatico causato daigas serra è aumentato del 30%. L’innalzamento dellatemperatura media terrestre e le conseguentimodificazioni climatiche possono essere devastanti.Uno dei principali gas serra è l’anidride carbonica(CO2). Si stima che dall’inizio dell’era industriale,metà del 1700, la quantità di CO2 rilasciatanell’atmosfera è di circa 375 miliardi di tonnellate. Anche le concentrazioni in atmosfera di metano –provenienti dallo scioglimento del permafrost inCanada, Alaska, Groenlandia, Siberia - hannoraggiunto livelli record nel 2011, con 1.813 parti permilione, il 159% in più dei livelli preindustriali.Secondo le statistiche meteorologiche gli anni 2001-2012 sono stati i più caldi mai registrati dal 1850.L’estensione del ghiaccio artico ha raggiunto unnuovo minimo. La banchisa si è sciolta a un ritmopreoccupante, che mette in luce i profondicambiamenti che avvengono negli oceani e nellabiosfera. Tra i fenomeni che hanno contrassegnato il 2012, visono state ondate di calore che hanno colpitol'emisfero Nord, in particolare quelle verificatesinegli USA e in Europa. La Russia ha inoltreregistrato l'estate più calda della storia dopo quelladel 2010. Il nord del Brasile è stato colpito dallapeggiore siccità degli ultimi cinquanta anni. Nel luglio del 2012 le immagini riprese dai satellitihanno dimostrato che in pochi giorni la calottaglaciale che ricopriva gran parte della Groenlandia siera quasi completamente fusa. Si è trattato di unfenomeno senza precedenti, da mettere in relazionecon un altro evento osservato nell’isola: il distacco digiganteschi iceberg dal ghiacciaio Petermann. Per gliscienziati entrambi i fenomeni sono da addebitare auna cappa di calore che ha investito la regione artica.

Assieme a questi fenomeni, il pianeta ha sofferto lasiccità, le alluvioni e le ondate di gelo estremo.

Verso il punto di non ritorno

Tutti questi fenomeni sono manifestazioni semprepiù ampie di un processo, il cambiamento climaticodel pianeta, che si sta svolgendo sotto i nostri occhi auna velocità superiore di quella prevista daglistudiosi dell’ambiente. Secondo la comunità scientifica l’aumento delletemperature medie sulla superficie della Terra,registrato negli ultimi decenni, è con ogni probabilitàdovuto all’incremento delle emissioni di gas serra,come il CO2, derivanti dall’utilizzo dei combustibilifossili (petrolio, carbone, gas naturali che attualmenteforniscono circa l’85% del fabbisogno energeticomondiale) e dalla deforestazione. Secondo il modello accettato dalla CommissioneIntergovernativa sui Cambiamenti Climaticidell’ONU (IPCC), il punto critico dei cambiamenticlimatici si verificherà con l’aumento dellatemperatura media globale superiore di 2°C (3.6°F)rispetto il livello pre-industriale. Stante il livello diemissioni attuali, il limite critico che segna

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Accelera il cambiamento climatico Acceleriamo la lotta per un’organizzazione cosciente

della produzione sociale"A ogni passo ci viene ricordato che noi non dominiamo la natura come un conquistatore domina un popolostraniero soggiogato, che non la dominiamo come chi è estraneo ad essa ma che noi le apparteniamo concarne e sangue e cervello e viviamo nel suo grembo: tutto il nostro dominio sulla natura consiste nellacapacità, che ci eleva al di sopra delle altre creature, di conoscere le sue leggi e di impiegarle in modoappropriato."Friedrich Engels, La dialettica della natura.

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l’irreversibile cambiamento climatico sarà raggiunto,se le cose non cambieranno, fra trenta anni. Più ci avvicineremo a questo limite, più il processo dicambiamento climatico sarà fuori dalla capacità dicontrollo umano e si innescheranno reazioni a catenadalle conseguenze catastrofiche (es. scioglimentoghiacci polari, rialzo del livello dei mari,desertificazione, etc.). Bisogna osservare che il cambiamento climatico èsolo un aspetto della più ampia crisi ecologica, checomprende altri aspetti quali l’acidificazione deglioceani, la distruzione dello strato di ozono, latrasgressione dei limiti dei cicli dell’azoto e delfosforo, la rottura del ciclo delle acque, la perditadella biodiversità, etc.Tutte queste manifestazioni della crisi ecologicaderivano dall’attività trasformatrice dell’essereumano, dal processo produttivo e dalle sueconseguenze. Questa attività volta a soddisfarebisogni umani, che “è una necessità eterna dellanatura che ha la funzione di mediare il ricambioorganico fra uomo e natura, cioè la vita degliuomini” (Marx, Il Capitale, I, cap. 1), non si sviluppain astratto, ma nella società, entro specifici rapportiche gli uomini stabiliscono fra loro e con la natura. L’ampiezza e la velocità delle trasformazioniambientali indicano che le cause del problemadevono essere ricercate nell’attuale strutturaeconomica.Le cause della crisi ecologica

Viviamo in un particolare modo di produzione dellavita materiale, definito dallo sviluppo storico: ilcapitalismo. Non c'è dubbio che il massimoresponsabile del crescente degrado della natura èquesto modo di produzione caratterizzato

dall’incessante accumulazione, volta alla spasmodicaricerca del profitto, sospinto da una logica predatorianei confronti dell’uomo e della natura. Nella nostra epoca i monopoli capitalistici, sorti sullabase della concentrazione della produzione e deicapitali, per assicurarsi il massimo profitto sfruttanoa sangue i lavoratori e saccheggiano i popoli,rapinano le risorse naturali e producono immense eindiscriminate quantità di merci, senza curarsi deglieffetti della loro attività sulla popolazione e sullanatura stessa, che riducono a un immondezzaio dirifiuti.La molla della produzione capitalista è il profittoimmediato, che si realizza seguendo le leggi che ilcapitale impone alla società per accrescersicontinuamente. Ciò significa produzione e vendita diuna massa sempre più grande di merci, che sul pianoecologico si traduce in aumento del degrado. Nel suo stadio monopolistico il capitalismo è unamacchina che tende costantemente alla saturazionedei mercati e alla sovrapproduzione; che producemerci dall’obsolescenza programmata per aumentarele vendite nonché immense quantità di merci inutili,dannose e di lusso per una minoranza di ricchi; che ècaratterizzata dagli sprechi economici, dallegigantesche spese militari e improduttive, dalparassitismo. L’irrazionalità e l’inefficienza di questosistema moribondo determinano l’uso di enormiquantità di energia e di risorse naturali, la produzionedi masse di rifiuti che non possono essere assorbitedall’ambiente. Com’è noto, i capitalisti si preoccupano solo deirisultati pratici più immediati della produzione, nondi quelli a lungo termine sulla società e la natura, chesono trascurati o messi in secondo piano. I costisociali e ambientali non sono costi produttivi diplusvalore per i capitalisti, pertanto nella loro logicanon c’è ragione per sopportarli. Invece di seguire le raccomandazioni degli scienziati,i monopoli sono pronti ad approfittare degli stessidanni ambientali che provocano pur di ottenere nuoviprofitti (ad es. si approfitta del disgelo del permafrostper estrarre metano, dello scioglimento dei ghiaccipolari per nuove rotte commerciali, etc.). Avanzando la produzione e l’accumulazionecapitalista, e con esse la massa del profitto, si riducesempre più lo “spazio ecologico” che permette la vitadel genere umano e di numerose altre specie. Lalegge generale dell’accumulazione capitalistica è allostesso tempo la legge generale della crescentedevastazione ambientale e umana.Gli Stati borghesi proteggono gli interessi deimonopoli e si rifiutano di porre seri argini alla

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devastazione ambientale. Ad esempio, gli USA, checon il 4,5% della popolazione mondiale sonoresponsabili del 16,3% delle emissioni di gas serra,non hanno mai ratificato il Protocollo di Kyoto.L’Accordo di Copenaghen è fallito. Attualmente nonc’è alcuna significativa azione globale per mantenerei combustibili fossili nella terra e ridurre le emissioni,nessun paese ha adottato politiche energetiche capacidi garantire sicurezza dal punto di vista climatico. Edè assai improbabile che le adotteranno nei prossimianni, anche a causa della crescente domanda dienergia delle potenze capitaliste emergenti comeCina, India, Brasile etc. La riduzione delle emissioni di più di un puntopercentuale l’anno è inattuabile per il capitalismo,poiché aggraverebbe la sua crisi. Tutto ciò dimostrache una politica volta a evitare pericolosicambiamenti climatici è incompatibile con le leggidell’economia capitalista.La borghesia - piuttosto di proporre e applicare unaradicale e immediata riduzione delle emissioni -accetta il cambiamento climatico come un fattoineluttabile derivante dal suo modo di produzione.Le conseguenze dei cambiamenti climatici provocatidal capitalismo sono rese ancor più disastrose daitagli alle spese per la protezione sociale,dall’esistenza di milioni di senza casa, dalmalgoverno e dall’inettitudine dei rappresentantigovernativi centrali e locali.

Crisi generale, crisi ecologica, crisieconomica

La crisi ecologica è un aspetto della più ampia crisigenerale del sistema capitalistico, che colpisce latotalità del sistema imperialista mondiale edabbraccia tutti gli aspetti del modo di produzionevigente (economia, politica, ideologia, cultura,morale, etc.). Questa crisi della struttura e dellasovrastruttura dell’ordine borghese si sta aggravandoin ogni suo lato. Ogni aspetto della crisi generale del capitalismo èinterdipendente e influisce sugli altri aspetti, che fraloro sono legati, si condizionano reciprocamente eagiscono l’uno sull’altro. In questo quadro, si aggrava sempre più il problemaambientale, il quale è generato dalle contraddizioniinsite nel modo di produzione ed a sua volta leaggrava, retroagendo su altri aspetti della crisi. Due esempi di questo circolo vizioso: a) nel corso dell’ultimo anno abbiamo visto la crisiagricola e alimentare dovuta alla siccità nel Midwest(USA), nell’Europa sud-occidentale e in Africa, ai

monsoni in Asia, al calo della fertilità degli animali.Ciò ha determinato l’aumento dei prezzi di mais,soia, riso, zuccheri, cereali. L’indice medio FAO ècresciuto del 6%. Le conseguenze sono statel’aumento della fame, specie nei paesi più poveri edipendenti dall’imperialismo (1,3 miliardi di personevivono con meno di un euro al giorno), graviproblemi per contadini e allevatori piccoli e medi, peri pescatori che sono in difficoltà a causadell’esaurimento delle risorse, etc. Questi problemi sisono ripercossi sulla crisi economica prolungandola eacuendola.b) Le difficoltà derivanti dalla crisi economica efinanziaria mettono in secondo piano l’adozione dipiani e programmi volti a prevenire i danniambientali, perché “troppo dispendiosi”. Per farripartire il motore della crescita i monopoli spingonoper una produzione maggiormente basatasull’utilizzo dei combustibili fossili, invece che sufonti di energia rinnovabili. Infatti, il consumo delcarbone è cresciuto rapidamente nella ripresacongiunturale del 2010-11 e con esso le emissioni. Lafallimentare economia basata sulla proprietà privatadei mezzi di produzione è distruttiva dell’ambienteanche nei periodi di crisi.

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Il massimo responsabile delcrescente degrado della natura èquesto modo di produzionecaratterizzato dall’incessanteaccumulazione, volta allaspasmodica ricerca del profitto,sospinto da una logica predatorianei confronti dell’uomo e dellanatura.

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Crisi generale, crisi ecologica e crisi economica siintrecciano, interagiscono e si alimentano l’una conl’altra. Esse hanno un’unica origine, il capitalismo, eper trovare la loro soluzione è indispensabilesuperare le contraddizioni e gli errori di fondodell’attuale società.

Le false risposte della borghesia

La borghesia è consapevole del grave problemaambientale e si sforza di offrire risposte che nonmettano in discussione il suo modo di produzione.Una prima proposta borghese è quella che punta adincludere nei prezzi delle merci i costi “ambientali”.Ad esempio: le industrie causano danni all’ambientecon le loro attività, ma non vogliono sostenere i costi“improduttivi” per prevenire, ridurre e riparare questidanni. Per i sostenitori di questa proposta,dovrebbero inserire tali costi nel prezzo delle merci,e utilizzare il ricavato a fini ecologici. Questa posizione –che scarica sui consumatori icrimini dei capitalisti - incontra forti critiche, poichènon è difficile trovare casi in cui non è possibileritornare alla situazione precedente. Inoltre, questaproposta non risolve questioni come l'esaurimentodelle risorse naturali. Ai capitalisti, invece piace molto questa proposta e lapromuovono, perché implica l’aumento del lorotraffici. È quello che succede con la cosiddetta“etichetta verde” o con i ”prodotti biologici” che sivendono a prezzi più cari, benché in molti casi ilcosto di produzione sia inferiore.Una variante di questa prima proposta è quella checonsiste nel far pagare agli industriali il costo deidanni ambientali causati dalla loro attività. In talmodo i capitalisti più ricchi e potenti possonocomprare il “diritto di inquinare” zone determinate. Una seconda proposta è lo "sviluppo sostenibile".Cioè offrire alla natura l’opportunità di tornare aprodurre l'elemento sottratto. Per esempio: se si tagliaun albero, piantarne due.

I teorici dello “sviluppo sostenibile” non mettono indiscussione la logica dei continui incrementi dellaproduzione di merci, del consumismo sfrenato. Nonsi pongono il problema dei limiti che le leggi dellanatura, e la stessa limitatezza delle risorse,impongono al processo di crescita economica.Pensano che il progresso tecnico in quanto tale,consentirà di risolvere ogni problema. Ma la tecnicanon può essere svincolata dai rapporti di produzione.Il capitalismo la sottomette alle sue esigenze, non aquelle dell’ambiente e del benessere sociale. Inoltre,seguendo l’ottica dello sviluppo sostenibile nelcapitalismo ci si trova di fronte al paradosso di unosviluppo costante e infinito in un mondo di risorsefinite. Una terza proposta borghese è la “decrescita”. I suoisostenitori chiamano la borghesia a declinaredolcemente, a ritirarsi lentamente, ad arricchirsi dimeno, a perdere qualche privilegio, mantenendo peròil potere politico, la società divisa in classi, etc.Pur sapendo che il grosso dell’inquinamento èprovocato dalle attività manifatturiere, costoro nonattaccano mai i monopoli capitalistici, la loroirrefrenabile ricerca del massimo profitto. Non sipongono mai la questione fondamentale dellaproprietà privata dei mezzi di produzione, ma parlanosolo della riduzione dei consumi.Per i sostenitori della decrescita, la responsabilitàdella situazione attuale non è della classe dominante,ma del “genere umano”, colpevolizzato in quantotale. Pensano che sia possibile persuadere i capitalistia limitare la loro crescita, sognano il ritorno a formedi produzione di tipo preindustriale, finendo così tragli utopisti di evasione.In realtà il capitalismo, che è basato sulla formula D-M-D’ – ossia comprare per vendere, sfruttando illavoro salariato, allo scopo di accrescere il capitale -non può consumare meno energia e risorse, non puòfare a meno dei combustibili fossili, non può venderemeno merci, non può utilizzare in modo pianificato lecapacità umane e le risorse naturali, pena la sua stessaesistenza. La stessa concorrenza sfrenata fracapitalisti impedisce di frenare la macchinadell’accumulazione.E’ proprio a causa del fallimento e del carattereutopico delle ricette ecologiche borghesi che ènecessario un approccio scientifico e di classe alproblema del cambiamento climatico.

Le basi per una soluzione

Nell’epoca attuale le forze produttive hannoraggiunto uno sviluppo e un carattere sociale tale da

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non poter più stare nello stretto limite dei rapporti diproduzione borghesi. Questi rapporti precipitano lasocietà nel disordine, ostacolano la soluzione deimolteplici problemi sociali, economici, ambientali,acutizzano tutte le contraddizioni esistenti.La borghesia è incapace di utilizzare razionalmente leforze produttive e pertanto non può trovare soluzioneal problema ambientale. Sono i suoi rapporti diproduzione, basati sullo sfruttamento dell’uomo edella natura, a impedirlo. L’accumulazione capitalista, che aumentacontinuamente la ricchezza operante come capitale ela sua concentrazione nelle mani di potenti monopoli,getta nella miseria la classe operaia e devasta lanatura, portando al collasso il sistema ecologicoterrestre. Il punto di partenza per una soluzione del problemaecologico sta dunque nella comprensione dellecontraddizioni fondamentali dell’attuale modo diproduzione, che sono alla base di quella“trasformazione rivoluzionaria di tutta la società”(Marx e Engels, Manifesto del Partito comunista),destinata a distruggere i rapporti attuali di produzionee a crearne di nuovi, conformi al carattere delle forzeproduttive. Queste contraddizioni chiaramente non si sviluppanoin astratto, ma all’interno di condizioni di produzionegenerali che consistono in condizioni “fisiche”,naturali, cioè in termini di limiti naturalidell’ecosistema, di condizioni geologiche,climatiche, di risorse naturali, di capacità diassorbimento ambientale dei rifiuti, di limiti impostidalle leggi fisiche. La crisi ecologica è la manifestazione dellecontraddizioni intrinseche al capitalismo sul pianodel rapporto uomo-natura. Per risolvere questecontraddizioni reali è indispensabile e urgenteabbattere l’attuale modo di produzione con larivoluzione sociale del proletariato e socializzare imezzi di produzione (terre, foreste, acque, sottosuolo,materie prime, strumenti di lavoro, edifici destinatialla produzione, mezzi di trasporto e dicomunicazione, ecc.). Senza la proprietà e il controllo sociale delle fonti dienergia e dei combustibili, dei sistemi energetici(produzione, trasmissione, distribuzione e consumodell’energia), senza la nazionalizzazione socialistadelle industrie, non può esservi soluzione delproblema energetico e ambientale. Il capitalismo è un sistema storicamente superato edecologicamente insostenibile, incapace di uscire dallasua crisi generale, che minaccia la biosfera e lasopravvivenza del genere umano. Allo stesso tempo,

è un sistema maturo per essere sostituito da unregime sociale superiore: il socialismo proletario,prima tappa del comunismo.Solo il socialismo potrà realizzare un’organizzazionecosciente della produzione sociale nella quale siprodurrà e si ripartirà secondo un piano, si regoleràrazionalmente lo scambio materiale fra gli esseriumani e la natura, si ristrutturerà l’economia sullabase dell’utilizzo di energia rinnovabile. L’evoluzione storica e le condizioni ambientalirendono ogni giorno più indispensabile, e piùrealizzabile, questa nuovo e più elevato ordinamentosociale. I mezzi per la creazione di un’economia e unmondo vivibile, in armonia con le leggi della natura,esistono. Ma possono essere applicati solo con unatrasformazione radicale e profonda della strutturaeconomica. La classe operaia e i popoli oppressi devono perciòagire per rovesciare il capitalismo con la lotta politicarivoluzionaria, il prima possibile.

Solo il socialismo può proteggerel’ecosistema e proteggere il genere umano

Indubbiamente l’abbandono del modelloconsumistico, dell’invasione di merci che nonsoddisfano i bisogni dell’essere umano visto nel suorapporto con la natura, l’eliminazione dellamonopolizzazione dello sviluppo sociale, lariduzione della giornata lavorativa, possono avveniresolo in un più elevato ordinamento sociale edeconomico.Senza la dittatura del proletariato su scala mondiale –che può realizzarsi soltanto come risultato dellavittoria della rivoluzione proletaria in singoli paesi ogruppi di paesi e dell’unione delle repubblicheproletarie - senza il passaggio diretto al socialismoper i paesi a capitalismo avanzato e a medio sviluppo(altro che “socialismo di mercato” che portainevitabilmente al capitalismo!), senza una profondatrasformazione della struttura della società, non èpossibile fermare e invertire il corso distruttivo di unsistema governato dalla legge del massimo profitto ela conseguente devastazione ambientale. Il socialismo è il solo sistema ugualitario esostenibile, che può creare una struttura sociale nellaquale l’umanità possa unire e utilizzare le suecapacità per prevenire la catastrofe ambientale,assicurare la sua sopravvivenza e il suo sviluppo.Il socialismo con il suo progetto di abolizione dellosfruttamento dell'uomo e della natura, con l’utilizzopianificato e razionale dello sviluppo tecnologico econ la cooperazione globale, è il solo sistema che può

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garantire l’equlibrio naturale, tutelando esviluppando le più importanti conoscenze e conquistedella civiltà umana. Il rapporto uomo-natura è trasformato radicalmentenel socialismo, perché la produzione non ha piùl'obiettivo di raggiungere il massimo profittofomentando il consumismo, bensì quella disoddisfare le necessità materiali e culturali, nonsuperflue o indotte artificialmente, dell'essere umano. L’economia socialista rimette al centro l’uomo, i suoibisogni reali, il suo rapporto equilibrato conl’ecosistema che soffre per l’eredità del capitalismo eche perciò dovrà essere riequilibrato per generazioni.

Lo sviluppo nel socialismo

Il concetto di sviluppo nella società socialista assumeun significato completamente diverso da quellocapitalista. Anche i bisogni nel nuovo sistema socialesono diversi da quelli indotti e manipolatidall’esigenza di valorizzazione del capitale. Non soloi livelli di produzione, ma anche quelli di consumosono pianificati. Nel socialismo le conoscenze vengono usate permigliorare i sistemi produttivi, non per accumulareprofitti e ricchezza a beneficio dei monopoli chedetengono i brevetti. Sotto questo punto di vista il problema dello sviluppodelle forze produttive consisterà in: a) rinnovamentodella base produttiva sulla base delle energierinnovabili; b) sviluppo di nuove tecnologie e dimacchine a minor consumo e miglior efficienzaenergetica, più durature e affidabili; c) eliminazione oriconversione degli impianti obsoleti e inquinanti; d)minore dispendio di energia e di lavoro umano,risparmio di materie prime, riduzione dei materiali di

consumo e degli sprechi; e) uso di materialibiodegradabili o riciclabili; f) priorità alle energierinnovabili (solare, eolico, maree, idrica, geotermica,biomasse, biogas) in tutti i settori, dalla produzione alcommercio, dai trasporti alle abitazioni; g) drasticadiminuzione dei costi intermedi e artificiali(imballaggi, pubblicità, etc.); h) sviluppo dellabioedilizia e dei sistemi di isolamento termico e diilluminazione efficiente; i) riciclaggio e recupero; j)sviluppo dell’idrogeno come vettore energetico.

Il concetto di benessere nella nuova società

Il benessere nel nuovo ordinamento sociale non èparagonabile al falso comfort consumista e aglieccessi, allo spreco e al lusso che caratterizzano lostile di vita borghese. L’indicatore della ricchezza non sarà più la crescitadel volume delle merci e dei consumi, bensì lariduzione del tempo dedicato al lavoro materiale, laqualità sociale e ambientale dei beni prodotti, il lorovalore d’uso in termini di soddisfacimento deibisogni effettivi e basilari delle masse lavoratrici, leloro caratteristiche strutturali eco-compatibili, la lorodurevolezza e riparabilità, le loro caratteristiche diriciclaggio…Il benessere sociale sarà misurato in termini diriduzione degli orari di lavoro e occupazionegarantita, servizi sociali, sanitari gratuiti e di qualità;in educazione politecnica e umanistica; in più giornidi ferie e di riposo, in pensionamento anticipato,sicurezza produttiva e sociale; in menoinquinamento, meno traffico, meno stress; in case,biblioteche, cinema, teatri, scienza e arte, sport ericreazione di massa; in eliminazione dei privilegi diclasse, amministrazioni efficienti, ampie riservesociali, protezione dell’ambiente naturale e dei beniculturali, etc. Sicuramente le nuove società socialiste chesorgeranno dovranno risolvere problemi che le primeesperienze di socialismo hanno affrontato in manieradiversa, stante le diverse condizioni storiche.Sarà necessaria una più completa e razionaleorganizzazione e dislocazione della produzionesociale: avvicinamento alle fonti di materia prima ealle zone di consumo, soluzioni al problema deirifiuti industriali, riduzione dell’uso dell’acqua,sviluppo della ricerca e dell’innovazione, adozione diuna normativa rigorosa, etc. Parimenti sarà indispensabile la completacollettivizzazione e razionalizzazionedell’agricoltura: cooperazione, gestione tecnicaavanzata, rotazione suoli, uso delle varietà che

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richiedono minori aggiunta di risorse naturali,utilizzo di colture tradizionali ecologicamenteefficienti supportate dalla moderna agronomia,abbattimento di pesticidi e veleni, ecc. In tal senso la nuova società dovrà re-industrializzare, ri-meccanizzare e innovare industriae agricoltura. Qui dovrà affluire il grosso degliinvestimenti.Anche l’intero sistema dei trasporti dovrà esserecollettivizzato e ammodernato: concentrazione ditutte le forme di trasporto nelle mani dello Statosocialista, sistema unico pianificato, drasticariduzione trasporto su gomma, soluzione razionaledei problemi della mobilità di massa con ilpotenziamento del trasporto pubblico,decongestionamento delle metropoli e riequilibriocittà-campagna, etc. La questione ambientale nella società dei produttoriassociati è strettamente legata alla questione dellademocrazia reale, della partecipazione cosciente,della crescita culturale delle masse lavoratrici. Solo ilregime socialista – che si fonda sulle organizzazionidi massa del proletariato e degli altri lavoratori e suun programma realmente collettivo - potrà assicurarequesto legame. Emergerà il ruolo fondamentale dellavoratore non alienato, dirigente della nuova società.

Conclusione

La società non può più vivere sotto il dominio delcapitale e l’esistenza della borghesia come classe sirivela incompatibile con l’esistenza della societàumana e della natura. Per uscire dalla crisi ecologica globale e avviare unavera riforma sociale ed ecologica è dunque necessariala rivoluzione proletaria mondiale e l’instaurazionedel socialismo, primo stadio del comunismo, nelquale “l’uomo socializzato, cioè i produttoriassociati, regolano razionalmente questo lororicambio organico con la natura, lo portano sotto illoro comune controllo, invece di essere da essodominati come da una forza cieca; che essi eseguonoil loro compito con il minore possibile impiego di

energia e nelle condizioni più adeguate alla loronatura umana e più degne di essa.”(Karl Marx, Il Capitale, III, cap. 48).

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(Articolo di Piattaforma Comunista pubblicato su“Unità e Lotta” n. 26, organo della ConferenzaInternazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti)

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Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che allametà degli anni '50 del secolo scorso, una

piccola e sconosciuta città fosse destinata a passarealla storia del movimento comunista mondiale comela patria della resistenza contro il revisionismokruscioviano e l'inizio della lotta internazionalecontro questa perfida tendenza contro-rivoluzionaria;questa piccola città è Tashkent, la capitale dellaRepubblica Socialista Sovietica dell'Uzbekistan,"persa" nella profondità dell'Asia, aliena alproletariato greco e mondiale. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che unpugno di rivoluzionari, membri di un PartitoComunista di un piccolo paese, sarebbero stati i primiad alzarsi contro il revisionismo di Krusciov. Il partitodi questo piccolo paese è il KKE rivoluzionario e ilpugno di rivoluzionari furono gli eroici e agguerritipartigiani dell'Esercito Democratico di Grecia (ED),membri dell’Organizzazione di Partito di Tashkent(KOT) che vivevano in una lontana città asiatica qualiospiti dell’Unione Sovietica di Stalin. La loro lottacontro il revisionismo krushcheviano rimaneimpressa nella storia del movimento comunista grecoe mondiale come gli "eventi di Tashkent" (settembre1955).Precedentemente, poco dopo la prevalenza e ilrafforzamento della fazione traditrice nel PCUS,poiché il rinnegato agente dell'imperialismo NikitaKrusciov stava approcciando i segretari dei Partiticomunisti, scoprì che il segretario del KKE, NikosZachariadis, non era disposto ad abbandonare la linearivoluzionaria stalinista. Krusciov gli chiese dirivedere il suo atteggiamento su tre questionifondamentali del movimento comunista mondiale: 1)di considerare la Jugoslavia capitalista un paese"socialista"; 2) di rivoltarsi contro Stalin, scrivendoarticoli per la Pravda sul "culto della personalità",l’infame mito kruscioviano di origine idealista, e 3) didare assenso alla liquidazione del Cominform. La

risposta data dal grande e fermo leader comunista sututte queste richieste fu negativa.Quando più tardi la cricca revisionista krusciovianadivenne consapevole che questo tipo di pressione nonavrebbe sortito alcun effetto, procedette con laformazione di una frazione nell’Organizzazione diPartito di Tashkent, ma senza avere appoggio, se nonda parte di pochi opportunisti. La direzione del Partitosmascherò la frazione e rimosse i frazionisti. Nikos Zachariadis durante un discorso ad un incontrodi quadri di Partito al teatro Mu Ki Mi a Tashkent,affermò tra l’altro: “Compagni, diversi oratori hanno lanciato un attaccoa Demetriou e lo considerano pressappoco alla testadei revisionisti. Demetriou, compagni, è solo la codadi un elefante assai goffamente camuffato.L’importante e storico dovere che tutti noicondividiamo è quello di tirare questa coda in mododa che tutto il mondo vedrà chi è questo elefante, cioèKrusciov”. (K. Karanikola, Mia lefki selida tou KKE,p. 59).Quando anche la formazione di una consistentefazione fallì, il gruppo revisionista kruscioviano,giovandosi di alcuni opportunisti greci, organizzò il 9settembre 1955 "la provocazione aperta contro ladelegazione del CC del KKE: l'assalto violento ecriminale agli uffici in cui la delegazione si basava eil ferimento di tre dei suoi membri" (V Plenum,dicembre 1955). Il 9 settembre, circa 200opportunisti, sotto la guida diretta dei revisionistisovietici, capeggiati da Ipsilantis, Demetriou,Barbalias e altri, effettuò un assalto agli ufficidell’Organizzazione di Partito di Tashkent, senza peròriuscire a catturarne i membri. Questo atto sollevò ungran clamore tra le migliaia di membri del partitoaccorsi immediatamente per difendere gli uffici delKOT. Quello che seguì furono violenti scontri con ifazionisti, la polizia e l'esercito. Centinaia dicomunisti greci furono arrestati e gettati in prigione.

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Tashkent, settembre 1955: l'inizio della lotta di tutti i comunistidel mondo contro il revisionismo kruscioviano

Storia del Movimento comunista

Presentiamo, nella nostra traduzione, un articolo dei compagni del Movimento per la Riorganizzazione delKKE (1918-1955), su un’importante pagina di storia del movimento comunista internazionale, che per moltotempo è stata sottaciuta o presentata sotto una falsa luce dai revisionisti kruscioviani e dai loro epigoni. Ricordiamo ai nostri lettori che a seguito delle vicende della guerra civile in Grecia (1945-1949), erano statimandati a stabilirsi a Taskent, in Unione Sovietica, circa diecimila combattenti dell’esercito democratico, imaggiori capi guerriglieri e molti dirigenti comunisti, fra cui il segretario del partito, Nikos Zachariadis.Il contributo offerto dai comunisti marxisti-leninisti greci, volto a ricostruire le vicende storiche e a ristabilirela verità, non è privo di conseguenze nella realtà attuale.

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Alla fine di dicembre del `55 (26-28/12/1955) fuconvocato lo storico V Plenum del CC del KKE. Fustorico, perché: 1) condannò l'anti-comunistaintervento revisionista kruscioviano nel KKE e 2) ful'ultimo organismo convocato del nostro eroicopartito prima della sua liquidazione finale.L’anno successivo, a metà del febbraio 1956, duranteil XX° Congresso del PCUS, cominciarono aTashkent i processi contro i comunisti greci. In questaparodia della giustizia, agguerriti veterani dell’ED,come Giorgos Kalianesis (generale), DemetresVyssios (luogotenente) e altri, furono processati peratti di teppismo e vagabondaggio. Dopo le lorocondanne furono esiliati in Siberia, di fatto in campidi concentramento "che erano intenzionalmenteadiacenti ai campi di concentramento dei criminali diguerra tedeschi condannati a 25 anni di reclusione, ilperiodo massimo secondo la legge penale sovietica. Itedeschi non lavoravano a causa del loro status diprigionieri di guerra, e, oltre ad avere i pasti di unsoldato sovietico, ricevevano pacchi di medicine egeneri alimentari dalla Croce Rossa della Germaniaoccidentale ogni dieci giorni. I rifugiati condannatifurono nutriti con patate marce e grano schiacciato eammuffito. Questa "dieta" è stata seguita incondizioni di lavoro pesante e faticoso" (D. Vyssios,Lettera aperta a M.N. Panomariof, ex capo delDipartimento Relazioni Internazionali del CC delPCUS, gennaio 1991).L'opposizione dei comunisti greci al revisionismokruscioviano si espresse in massa. La schiacciantemaggioranza (95%) dei membri dell’Organizzazionedi Partito di Tashkent si levò contro l'interventokruscioviano nel KKE e difese la linea rivoluzionariadel partito e il CC guidato da Nikos Zachariadis,mostrando una straordinaria determinazione e uncoraggio impareggiabile. L'opposizione dei comunistiprigionieri nelle carceri e nei campi diconcentramento fu simile.

E' stata proprio questa schiacciante opposizione daparte dei comunisti greci (che andò dall’85% al 95%a Tashkent e nelle repubbliche popolari) che impedì latrasformazione del KKE in un partito borghese di tiposocial-democratico.Quando, pochi mesi dopo, il rinnegato Krusciovistituì l’infame "Comitato Internazionale", NikosZachariadis, affrontando il suo "presidente" GeorgiuDez, disse quanto segue riguardo alla sua interferenzanegli affari interni del KKE: "chi ti ha concesso ildiritto di esaminare i problemi dell’eroica KKE, a teche dormivi nell’agosto del 1944 sotto il fascismo e tisei svegliato il giorno dopo in una RepubblicaPopolare, portata dai carri armati rossi daStalingrado, quando schiacciarono la DivisioneRumena fascista e te l’hanno offerta come dono? Cheesperienza hai per giudicare la lotta dei comunistigreci che, a loro credito, attraverso la loro lotta, nonhanno permesso nemmeno a un singolo cittadinogreco di combattere nel fronte orientale control'Unione Sovietica?" (K.Karanikola, p. 70-71 ).Il KKE rivoluzionario è stato l'unico partitocomunista di un paese capitalista che non è mai statotrasformato in un partito contro-rivoluzionario,borghese, social democratico. Questo fatto costrinse irevisionisti kruscioviani a creare un partitocompletamente nuovo che sostituì quello vecchio eliquidato. Convocarono un organo illegale di partito,il cosiddetto "VI Plenum", che decretò la rimozionearbitraria della direzione legalmente eletta del Partito,l'arresto di Nikos Zachariadis ed espulsioni massiccedi membri dissidenti. A livello ideologico-politico, ilVI Plenum adottò la linea controrivoluzionaria social-democratica del XX Congresso (transizione"pacifica" al socialismo, ecc.). Il nuovo partito preseil falso nome di "K" KE (usurpando spudoratamenteil nome del KKE rivoluzionario) ed è stato, findall'inizio, un partito borghese social-democraticosenza alcuna relazione di sorta con il KKErivoluzionario poiché quest’ultimo era guidato dalmarxismo rivoluzionario, vale a dire il leninismo-stalinismo, mentre il primo era guidato dalla lineacontro-rivoluzionaria del revisionismo kruscioviano,una variante dell’ideologia borghese.La schiacciante e militante opposizione dei comunistigreci rifugiati politici, capeggiati da Zachariadiscontro la cricca kruscioviana nel settembre del 1955 aTashkent, è stata cronologicamente la prima nellastoria della lotta del movimento comunistainternazionale contro il revisionismo kruscioviano, edanche il culmine del KKE rivoluzionario (1918-1955). Se si tiene conto dell’inaudito disastro cheinevitabilmente seguì l’applicazione del revisionismo

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Il compagnoNikos Zachariadis

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kruscioviano nei partiti comunisti (la distruzione delsocialismo e la restaurazione del capitalismonell’Unione Sovietica, lo scioglimento dell'UnioneSovietica capitalista, la liquidazione dei partiticomunisti), si può dire che non essa fu non solo ilculmine della lunga lotta del KKE zachariadista-stalinista, ma al tempo stesso un momento grande eunico nella lotta del movimento comunistainternazionale (Komintern-Kominform) contro ilnuovo corso contro-rivoluzionario e traditore delrevisionismo kruscioviano, che emerse con la sualinea a metà degli anni ’50; fu precisamente questomomento che ha segnato l'inizio della più aspra lottaideologico-politica contro il revisionismokruscioviano a livello internazionale, una lotta che vaavanti da oltre mezzo secolo, che è ancora in corso eche continuerà in futuro fino alla sua vittoria finale.Da quanto sopra, diventa evidente che gli “eventi diTashkent” del 1955 assumono una tripla importanzastorica.In primo luogo, hanno costituito il primo interventoaperto e brutale dei revisionisti kruscioviani negliaffari interni del KKE, volto alla sua liquidazione.In secondo luogo, hanno segnato l'inizio dellaresistenza e della lotta dei comunisti greci contro ilrevisionismo kruscioviano prima del suo emergerecome una completa corrente ideologica-politica nelXX Congresso del PCUS (febbraio 1956).In terzo luogo, quegli eventi hanno alzato la bandieradi lotta dei comunisti di tutti i paesi contro taletendenza contro-rivoluzionaria. L'ascesa e la battagliadei comunisti greci a Tashkent, nel settembre del1955, inaugura il periodo della lotta contro ilrevisionismo kruscioviano a livello internazionale.Ma qual’è la ragione della decisa opposizione deicomunisti greci rifugiati politici (95% a Tashkent e85-90% nelle altre Repubbliche popolari) contro ilrevisionismo kruscioviano, uomini che erano statieducati in uno spirito di profonda fiducia e devozioneper l'Unione Sovietica Socialista?Prima di tutto, il ruolo decisivo e di direzione svolto,in questa lotta estremamente difficile, dal coraggiosorivoluzionario Nikos Zachariadis, senza cedimenti ocompromessi, per non far abbandonare al KKE la sualinea rivoluzionaria. Oltre alla sua opposizione algruppo kruscioviano, agli inizi del 1956 egli cosìrispose ad alcuni revisionisti greci, membri del CCdel KKE, quando gli chiesero di dimettersi: "Io non viconcederò questo favore ora, non vi permetterò diconvertire il KKE in un partito borghese" (D. Votsika,“Portreta koryfeon stelexon tou KKE", Atene 1999,p.21)Oltre a ciò, è il fatto che i membri del KKE erano

agguerriti partigiani che avevano dato tutto per lalotta armata rivoluzionaria contro le forzemonarchico-fasciste, le forze reazionarie el'imperialismo, avendo quasi un decennio (1940-1950) di lotta armata a loro credito. Questa lungaesperienza rivoluzionaria li ha aiutati a mostrare lanecessaria maturità politico-ideologica, fermezza,coerenza e determinazione in quel momento critico.Il compagno Nikos Zachariadis aveva previsto ildisastro che sarebbe venuto nel caso in cui ilrevisionismo kruscioviano avesse vinto, ed è questa laprevisione che lo qualifica come un grande leaderrivoluzionario comunista: "attenzione compagni,questi sono provocatori internazionali, causerannoun grande danno al movimento comunista del mondoe i loro collaboratori greci causeranno gravi danni alnostro paese" (Tashkent, settembre 1955).Egli non solo aveva previsto il disastro, ma è stato ilprimo nel movimento comunista mondiale che si alzòin piedi e lottò contro la linea contro-rivoluzionariadel revisionismo kruscioviano, una lotta che hapagato con 17 anni di esilio e, infine, con la propriavita: fu ucciso dalla perfida cricca social-democraticadi Brezhnev-Florakis nel mese di agosto del 1973 aSorgut, Siberia, il luogo del suo esilio.Così, senza dubbio, Nikos Zachariadis, attraverso lasua lotta rivoluzionaria, assurge all’eminenza comeun gigante rivoluzionario, bolscevico e grandedirigente comunista, "una delle figure più importantidel movimento comunista del mondo" (Niyazof,Tashkent 1955) che rimase, fino alla fine della suavita, un devoto discepolo di Stalin il quale, durante ilavori del XIX Congresso del PCUS (1952), avevadetto di lui: "Lo vedete? E’ un grande dirigente. Egliinizierà la rivoluzione non solo in Grecia ma anche inEuropa" (P. Demetriou,"Ek vatheon ", Atene, 1997, p.202-203).Il gruppo revisionista di Krusciov-Brezhnevovviamente lo vedeva come un avversarioideologico-politico serio, capace, potente e assaipericoloso, che pertanto dovevano a tutti i costirimuovere con la forza dalla direzione del KKE,distruggere politicamente e fisicamente; eraconsiderato così pericoloso che uno dei ferventisostenitori di Krusciov, il poeta francese LouisAragon, ha ritenuto opportuno menzionarlo nei suoidue volumi di "Storia dell'Unione Sovietica":"L’accusa di culto della personalità comparve nellarimozione di Nikos Zachariadis dalla sua carica diSegretario Generale del KKE" (L. Aragon," Storiadell'Unione Sovietica ", v. 2, p. 268, Atene 1963).

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Sulle pagine di questa rivista, abbiamo condotto apiù riprese una ferma battaglia nei confronti delle

posizioni ideologiche e della pratica politica del (n)PCI e della sua “carovana”. Nel corso del tempo le divergenze che abbiamoregistrato fin dal sorgere di questa formazione non sisono per nulla conciliate. Al contrario, si sonoulteriormente approfondite. Riassumiamo di seguito quali sono, dal nostro puntodi vista, i principali punti di contrasto:*) L’adozione del maoismo come teoria guida, “terzae superiore tappa” diversa e separata dal leninismo,presunta concezione del mondo “più avanzata” che inrealtà conduce all’abbandono dei fondamenti e deiprincipi del marxismo-leninismo.*) La concezione errata della crisi generale delcapitalismo (prima e seconda crisi, differenza fra crisiambientale e crisi generale, etc.). *) La concezione metafisica della crisi per“sovrapproduzione assoluta” di capitale, antimarxistae di tipo catastrofico (“fase terminale della secondacrisi generale del capitalismo”), di fatto sovrappostaal concetto di “crisi generale”.*) L'adozione della strategia “universale” della guerrapopolare rivoluzionaria di lunga durata, nelladefinizione maoista “guerra popolareprolungata”(GPP).*) Il concetto antileninista di “situazionerivoluzionaria in via di sviluppo”, derivatodall’analisi della crisi, in cui taluni maoisti reputanodi trovarsi per avvalorare la loro strategia.*) La tesi di tipo socialdemocratico della creazionedel “Nuovo potere” (ovvero del “contropotere”), incui le masse popolari “organizzano autonomamente laloro vita sociale e produttiva” all’interno delcapitalismo. *) Il concetto di “base rossa” riferito alla basesocialdemocratica.*) L’individuazione dei limiti del movimentocomunista e della sconfitta subita negli anni 50-60dello scorso secolo nel fatto che i comunisti “nonsapevano come avanzare”, invece chenell'imperialismo, nella “sinistra” invece che nelladestra opportunista e revisionista.

*) Il concetto di rivoluzioni di “nuova democrazia”che non si trasformano mai in rivoluzioni proletarie.*) Il concetto di “guerra di sterminio della borghesia”applicata a tutte le manifestazioni della violenza edella politica borghese, a tutti i mali della societàcapitalistica, confondendo le categorie di politica e diguerra.*) Il carattere clandestino “a prescindere” del partito,legato chiaramente alla GPP.*) La “lotta fra le due linee” posta come principioorganizzativo del partito.*) Il giudizio positivo sul militarismo degli anni ’70,che noi invece giudichiamo negativamente in quantoestraneo al marxismo-leninismo, privo di fiducianella classe operaia e incapace di collegarsi ad essa. *) L’elettoralismo a tutti i costi (giustificato con lacreazione del “Nuovo potere”), che porta aindicazioni di voto per le liste socialdemocratiche,liberal-democratiche e addirittura populiste eliberiste, al partecipazionismo ai referendumreazionari (come quello Segni-Guzzetta), allefarsesche “irruzioni nel teatrino della politicaborghese”, ecc.

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Appunti su una carovana fuori stradaNel marzo 2013 è circolato un comunicato del (n) PCI che esordiva con una lapidaria affermazione: “Larivoluzione socialista in Italia ha la forma della Guerra Popolare Rivoluzionaria Prolungata contro laRepubblica Pontificia”. Il solo pregio di questa affermazione sta nell’esprimere in un rigo la distanzasiderale dalle posizioni dei marxisti-leninisti.

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*) La parola d’ordine dell’autogestione delle aziendein crisi e del controllo operaio in assenza di un’ondatarivoluzionaria, sempre legata al concetto del “Nuovopotere”.*) La caratterizzazione dell’Italia come “nuovo statopontificio” o “Repubblica Pontificia” e l’analisi delVaticano come istituzione che tiene le “redini delnostro paese”, che dimostrano l'estraneità dall'analisimarxista-leninista della situazione reale e concreta.*) La questione del “socialismo” in alcuni paesi (es.Cuba, in cui vigerebbe “un più alto ordinamentosociale” o il Vietnam).*) La definizione errata e strumentale del partito diGramsci come “primo PCI ”, usata per avvalorare il“secondo PCI”, cui invitano ad “arruolarsi” (sic!).*) Infine, ma è di grande importanza, l’obiettivo del“governo “d’emergenza” o di “Blocco Popolare”, epersino del “governo ombra”. Si tratta di governi chenon hanno nulla a che vedere con il governo operaio,con i governi di fronte unico o di fronte popolare. Lesoluzioni politiche proposte dal (n)PCI non sorgonocome risultato di un movimento rivoluzionario dimassa, non sono caratterizzati dall’egemonia dellaclasse operaia. Tali governi, concepiti come una“tappa indispensabile per preparare le masselavoratrici a prendere il potere politico e faredell’Italia un paese socialista”, sarebbero in realtàcomposti da personaggi borghesi e piccolo borghesi(ad es. il (n) PCI ha indicato in successione i verticidella CGIL, della FIOM, dei sindacati di base,Vendola, Mascia, Di Pietro, De Magistris e infineGrillo e il M5S), i quali sosterrebbero un programmadi trasformazione socialista della società senzarivoluzione, senza potere proletario, quando èrisaputo che nessun governo borghese applicherà mai,in maniera decisa e conseguente, le misurerivoluzionarie di cui necessitano la classe operaia e lemasse popolari. Si tratta di una illusione, di una tipicadeviazione di destra, opportunista e revisionista, chepone il proletariato a rimorchio della borghesia epresuppone l'impossibilità nei paesi a capitalismoavanzato di passare direttamente al socialismo,prefigurando una soluzione del problema del potere edello Stato diversa da quella della dittatura delproletariato.

Rottura col socialismo scientifico

Come qualsiasi lettore potrà capire non si tratta didifferenze superficiali o secondarie. Si tratta didivergenze profonde e di principio, che riguardanofondamentali questioni ideologiche e politiche,strategiche e tattiche.

Nel loro insieme le pozioni del (n) PCI definisconouna piattaforma completamente diversa e opposta aquella marxista–leninista. Ciò ha profondeconseguenze anche sulle finalità, sul tipo disocialismo che vogliamo costruire. Non possiamo considerare l’impalcatura ideologica epolitica della “carovana del (n) PCI” come unaposizione sostanzialmente corretta con qualcheaspetto da rettificare, o qualche sfumatura daapprofondire. Non possiamo nemmeno concepirlacome il risultato di una serie di “sviste” da parte ditaluni “compagni di strada”. Essa è invece unatendenza ben determinata, che ha le sue origini nelledeviazioni di tipo maoista, in particolare nellinpiaoismo. In essa si riflette la pressione ideologica esercitata sulproletariato rivoluzionario da parte della piccolaborghesia radicalizzata che, seppure aspira ad uncambiamento sociale e vuole insorgere contro ilregime capitalistico che la opprime, non è capace nédi una strategia, né di una tattica conseguenti escientificamente rigorose, tanto meno è in grado dicondurre una lotta organizzata con la disciplina diferro della classe operaia.La “terza e superiore tappa” con tutto il suo corollariodi strafalcioni teorici, allucinazioni strategiche epratiche contraddittorie, rappresenta una gravedeviazione dall'ideologia del proletariato. Essadegrada e deforma le categorie marxiste-leniniste,rompe con le basi scientifiche del socialismoproletario, civetta con l’idealismo e trae in inganno glioperai e i giovani che vogliono andare verso ilcomunismo. Le formazioni politiche che adottano questa posizioneoperano una lettura deformata della situazioneconcreta. Vedono la società capitalistica avanzata congli occhiali della Cina semifeudale, non hanno unavisione obiettiva delle contraddizioni di classe, dellecaratteristiche della società in cui vivono, degli eventiche si succedono. Nei fatti questa corrente, come abbiamo più voltedimostrato, pur mostrando di attenersi in mododottrinale ai principi maoisti, si distingue perun’estrema instabilità politica e ideologica (riflessodell’instabilità della piccola borghesia) e non di radocopre con frasi scarlatte ad effetto una politica didestra, di appoggio ai trozkisti, alla socialdemocrazia,ai riformisti e perfino ai populisti (come abbiamoavuto più volte modo di constatare, specie sul terrenoelettorale). Oppure precipita nell’avventura,sostituendo all’analisi concreta della situazioneconcreta e al calcolo oggettivo delle forze in campouna frastornante “mimica politica” che oscilla

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dall’ostentazione super-rivoluzionaria al piùprofondopessimismo sulle capacità organiche dellaclasse operaia.Se in generale va osservato che l’opportunismo di“sinistra” è utile a quello di destra, in determinatecircostanze questa corrente può disorganizzare inmodo pericoloso le file proletarie o fornire utilipretesti alla borghesia per attaccare il movimentocomunista, costituendo dunque un ostacolo almovimento rivoluzionario del proletariato.

Critica permanente e a tutto campo

Abbiamo sempre ritenuto che sottovalutare ominimizzare le correnti ostili al socialismo proletario,ovvero comportarsi nei loro confronti connoncuranza, costituisce un grave peccato diliberalismo e di superficialità, che arreca danni almovimento comunista e ritarda al processo diricostruzione del partito. Perciò siamo intervenuti, in diverse occasioni, sumolteplici aspetti dell’ideologia e della linea deimaoisti italiani che deformano e revisionano ilmarxismo-leninismo: vedi Teoria e Prassi n. 7 “Sullacosiddetta situazione rivoluzionaria in sviluppo”; n. 8“Sulla crisi generale del capitalismo”; n. 9 “La criticaacritica del compagno Nicola P., “Partito comunista elegalità borghese ” e “Sulla crisi disovrapproduzione”; n. 10 “Lezioni di ignoranza” e“Critica alla strategia universale della guerra popolareprolungata”; n. 12 “Il proletariato rivoluzionario e leelezioni borghesi”; n. 13 “Fughe in avanti e percorsipraticabili” e “Ancora su legalità, clandestinità esituazione rivoluzionaria“; n. 16 “Sulla lineastrategica: quale via per la rivoluzione nei paesiimperialisti?”; n. 17 “Ancora mistificazioni, ancorafalsificazioni”; n. 19 “Sulla parola d’ordine delgoverno operaio”, “Sullo scioglimento della IIIInternazionale” e una traduzione dei colloqui di Stalincon i rappresentanti del C.C. del Partito comunistadell’India che contiene importanti considerazionistrategiche. Sul numero 20 di Teoria & Prassi, inoltre, è apparsoun articolo dal titolo “Governo operaio o di bloccopopolare?” che illustra le differenze fra le dueposizioni, dimostrando che quella sostenuta dai“carovanieri” è una tipica linea opportunista.Come si può arguire, si tratta di un lavoro criticoampio e complesso, di chiarificazione e demolizionedi molti “luoghi comuni” maoisti-linpiaoisti, anche seva detto che molti compagni non si sono ancorapienamente resi conto della portata di questa battaglia,a testimonianza della debolezza teorica che

contraddistingue il movimento comunista nel nostropaese.

Ancora una volta sulla GPP

La questione su cui ora vogliamo tornare brevementeè ancora una volta quella della Guerra PopolareProlungata (GPP). Lo facciamo per un motivo preciso: anni fa i dirigentidel (n) PCI hanno affermato, a proposito di unaspaccatura avvenuta nella “carovana”, che “al fondodi tutte, o almeno della gran parte delle obiezioni deinostri attuali destri, assieme ad appigli giusti c’èl’opposizione o l’incomprensione della strategia dellaGuerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata e diquello che essa comporta”. Dunque è questo il nodo difondo, da cui si dipanano le scelte dei “carovanieri”,non certo le diatribe sul centralismo democratico osull’autoreferenzialità. E proprio su tale questionestrategica, su cui siamo intervenuti in passato(confronta gli articoli citati su TP), vogliamo oratornare aggiungendo qualche parola, dopo averripercorso brevemente il nocciolo delle divergenzesulla GPP.Ciò perché se c’è un punto su cui siamo d’accordo coni “carovanieri” è che “la natura del partito comunistadi cui abbiamo bisogno per condurre la rivoluzionesocialista è strettamente legata alla strategia che ilPartito deve attuare”. Ovvero: se la strategia è errata oinapplicabile anche il partito poggerà su basivacillanti, non avrà prospettiva, si snaturerà e nonpotrà in alcun modo contribuire alla ripresa ed allosviluppo del movimento operaio e comunistainternazionale e farà fiasco su tutta la linea.Meno che mai su tale questione cruciale occorre farpassare sotto silenzio i disaccordi, i contrasti, lediverse posizioni ideo-politiche. Dobbiamo invecericercare attentamente le cause e l’origine di classedelle divergenze, valutarne la portata e le inevitabiliconseguenze, dibattendole pubblicamente. Ritorniamo dunque sulla questione “GPP universale”per demistificarla una volta di più e mettere in luceche il problema di fondo non sta nell’errata attuazioneo nella non perfetta comprensione di questa strategia,

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bensì nella sua inattuabilità nella situazione dei paesiimperialisti (come l’Italia) e soprattutto nell’assurditàdegli argomenti volti a sostenerne la sua validità sulglobo terracqueo. Troppe volte, infatti, le spaccature nell’area maoistanon hanno saputo fare i conti fino in fondo con ilfondamentale impianto strategico e teorico condivisofino il giorno prima, così che molti compagni cheabbandonavano le organizzazioni sulla base dicritiche fondate finivano poi per continuare acamminare sullo stesso terreno ideologico estrategico, dando vita ad esperienze addirittura piùnegative da quelle da cui provenivano (nota 1).

Una lente deformata

Come abbiamo più volte affermato, secondo la teoriamarxista-leninista la rivoluzione proletaria e lerivoluzioni popolari e democratiche seguonoinevitabilmente diverse forme di sviluppo essendo ilrisultato di processi di diversa natura, che si compionoin paesi con differenti condizioni sociali, politiche,storiche, ecc. e per lo più in modo noncontemporaneo. Le rivoluzioni proletarie e popolari non si sviluppanoquindi in modo identico (pur avendo lo stessocontenuto fondamentale), ma per giungere al potere erisolvere i principali problemi sociali si compionoattraverso diverse e molteplici forme, a seconda dellecircostanze concrete. Partendo da queste premesse, abbiamo sostenuto(vedi TP n. 10) che la strategia della GPP non solonon è generalizzabile, ma nemmeno applicabile otrasferibile nell’Occidente capitalistico, mentre può

avere una sua validità in alcuni paesi arretrati,semicoloniali e semifeudali. Nei paesi a capitalismo avanzato la sola strategiavalida per rovesciare la borghesia e conquistare ilpotere politica da parte della classe operaia e dei suoialleati è quella leninista, il modello insurrezionaledell’Ottobre, con le sua varietà di forme. L’egemoniain questo processo rivoluzionario che sfocia nelladittatura del proletariato, spetta alla classe operaia,diretta dal partito comunista. Gli opportunisti di “sinistra” invece assolutizzano eduniversalizzano solo una particolare strategiarivoluzionaria praticata in alcuni paesi arretrati;abbracciano un solo lato (quello secondario) dellaquestione della rivoluzione, sostenendo che tale è laforma tipica che devono assumere le rivoluzioni intutti i paesi del mondo e che le cose non possonoandare altrimenti. Da ciò essi derivano che nei paesiimperialisti, così come in quelli dipendenti, larivoluzione può concepirsi unicamente nei termini diuna guerra popolare prolungata e pertanto si sforzanodi coniugare gli insegnamenti di “carattereuniversale” della GPP ai caratteri specifici dei paesiimperialisti.I sostenitori della GPP si pongono forme, limiti,singole fasi e tappe di sviluppo che le rivoluzionidovrebbero meccanicamente osservare e attraversare,senza sorpassarle, senza allontanarsi e esse,attenendosi ad un ordine prestabilito. Estraggonosuperficialmente lezioni da esperienze maturate inpaesi dalle caratteristiche profondamente diverse daquelli imperialisti per far la loro propria strategia inschemi astratti. Niente di più lontano dalla dialetticamarxista, dalla capacità dei comunisti di integrare laverità universale del marxismo-leninismo allasituazione concreta dei rispettivi paesi.Inoltre, pretendono di ricomprendere nella lorostrategia - che nell’elaborazione di Mao ha precisecaratteristiche - molte altre forme di lotta per laliberazione del proletariato e dei popoli. Si trattaevidentemente di interpretazioni tanto forzate earbitrarie quanto prive di fondamento, che servono afornire giustificazioni di comodo alle tesi di chi sischiera per l'universalità della dottrina della GPP,nella quale vengono infilate a forza tutte le guerre, leguerriglie e le rivoluzioni nelle quali partecipano lemasse popolari, fino a divenire una “strategia diqualsiasi processo rivoluzionario”. In altre parole isostenitori dell’universalità della GPP da un latoleggono tutti i processi rivoluzionari attraverso unalente distorta, quella del loro modello preordinato; edall’altro quando i processi reali non seguono il loromodello preordinato li giudicano erronei.

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L’antileninismo come costante

Dove sta l’errore capitale di questi compagninell’affrontare la questione della rivoluzione?Sta nel fatto che non concepiscono la distinzione tra larivoluzione nei paesi imperialisti, che opprimono altripopoli, e la rivoluzione nei paesi semicoloniali esemifeudali, che soffrono l’oppressione imperialistaed hanno specifiche caratteristiche.Una cosa è la rivoluzione nei paesi imperialisti, in cuila borghesia ha vasta esperienza di gestione del potereed è controrivoluzionaria in tutte le fasi dellarivoluzione, in cui il fattore nazionale come fattoredella lotta rivoluzionaria non esiste oppure non è ilfattore principale della rivoluzione.Altra cosa è la rivoluzione nei paesi semicoloniali esemifeudali, in cui l’oppressione imperialista è unodei fattori della rivoluzione, in cui la borghesianazionale in certe fasi e situazioni può sostenere ilmovimento rivoluzionario antimperialista, in cuil’elemento nazionale è un importante fattorerivoluzionario. Non comprendere questa distinzione – indicata daLenin e precisata dalla Terza internazionale comunista- non ammettere la differenza fra popoli oppressi epopoli oppressori, confondere e persino identificare larivoluzione nei paesi imperialisti con la rivoluzionenei paesi semicoloniali e semifeudali, significa noncomprendere le premesse fondamentali della strategiarivoluzionaria, significa abbandonare il leninismo ecadere nelle allucinazioni della “strategia universale”. Questo grave errore dimostra che i carovanieri nonpartono dalla realtà, ma trasferisconoautomaticamente la realtà di paesi semicoloniali esemifeudali, di altre epoche storiche, alla realtàitaliana e mondiale di oggi. Quali conseguenze comporta il prescindere dalprincipio leninista dell’analisi concreta dellasituazione concreta, che è la chiave per elaboraretattiche e strategie che assicurano la vittoria alla classeoperaia? Senza dubbio una lettura errata della società,l’incapacità di vedere i cambiamenti, di valutare imovimenti di classe nella situazione, le forze in giocoe i loro spostamenti. Di qui l’incapacità di derivarne un’iniziativa e unintervento politico che corrisponda alle concretecondizioni, di affermare una valida strategiarivoluzionaria e delle tattiche conseguenti. Di qui, l’eterna e infruttuosa ricerca delle “vieconcrete”, cioè del modo e dei margini diapplicazione della GPP nei paesi imperialisti.

Pure fantasie e frasi scarlatte

La “strategia universale” della GPP è un ottimoesempio del soggettivismo e del pedantismo piccolo-borghese, della fraseologia vuota, di ambizioniimpossibili da coltivare: una pura fantasia senzarapporto con la situazione concreta, una strategia (omeglio varie versioni di una stessa teoria) che non haricevuto la benchè minima verifica positiva nei paesia capitalismo avanzato, uno schema precostituito chenel modo mistificatorio in cui viene presentato non èconfutabile, né comprovabile, dato il suo carattere dicongettura indimostrabile, “di teoria del tutto”, cheoltrepassa, e di parecchio, ciò che è possibilesostenere in base ad argomenti razionali.Eppure ciò non impedisce ai suoi proponenti dicredere che sia l'unica via che possa portare allavittoria della rivoluzione. Perchè l’apparente successodi questa illusione rivoluzionaria?Perchè purtroppo questi compagni innamorati della“bellezza” della loro strategia e dei loro dogmi,rifiutano il metodo dialettico marxista, negano ilrapporto pratica-teoria-pratica. I suoi sostenitoriinfatti non comprendono la varietà delle forme, leinnovazioni parziali, il genio creatore delle masse, ledifferenti condizioni storiche, l’originalità dellesituazioni. Non riescono ad afferrare come la classeoperaia e i popoli oppressi si conquistano il futurodavanti a situazioni rivoluzionarie oggettive (nonquelle immaginarie in “via di sviluppo”). Noncomprendono un'acca delle insurrezioni proletarie edel modo in cui i partiti comunisti le preparano (nel

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comunicato del CC del 1.9.2010 sono arrivati adaffermare che il movimento comunista “aspettava chela rivoluzione scoppiasse...pensava che sarebbe statauna rivolta del tipo di quelle con cui in Europaoccidentale si era fatta la rivoluzione borghese controle monarchie feudali e la Chiesa Cattolica”). Nonvogliono sottoporre a nessun banco di prova le lorobislacche ipotesi ed aspettative. Tutt’al più offronospiegazioni e interpretazioni a posteriori (quasisempre sballate) di fenomeni già noti.

Strategemmi e boomerang

Per cercare di aggirare le insuperabili contraddizioniche sorgono nel trasferimento della teoria della GPP apaesi imperialisti, e per tentare di rispondere allecritiche mosse, i chiacchieroni maoisti si sono messiad armeggiare con il loro stesso apparato teorico,cercando di nascondere le difficoltà. Hanno quindi spezzato in due l’impianto teorico-strategico, distinguendo fra leggi generali e leggiparticolari della GPP, le quali devono essere cercate inogni paese: un’altra dimostrazione del loro sofismo edel tentativo di adeguare la realtà alle ipotesi. Ma che fine ha fatto questa strategia dopo l’artificiosascissione in due parti? I nostri visionari non possonofar altro che utilizzarla come rimbombante “fraserivoluzionaria”, riconoscerla come “orientamentocomune”, accettarne il significato e la “leggegenerale” (ecco un’altra sensazionale scopertadell’acqua calda: la GPP “consiste nella mobilitazionedelle masse popolari contro la borghesiaimperialista”!), afferrandone alcuni aspettimetodologici, ma non gli elementi materiali, leconcrete forme di lotta e di organizzazione con cui sisostanzia. Insomma, vorrebbero fare la rivoluzione

“come se” facessero una guerra, tramutando glielementi militari (es. le campagne) in altrettantemetafore. E' pur vero, che la GPP maoista “non è soltanto lottaarmata”, ma nemmeno è possibile ridurla alla meraconquista delle masse alla causa della rivoluzione, osinonimizzarla con la “lotta di classe di lunga durata”(dal comunicato del 1.9.2010) privando tale strategiadel suo aspetto fondamentale e decisivo, riducendoloa puro slogan. In tal modo gli “ultrasinistri” si pongono ben al disotto delle acquisizioni della scienza bellica marxista,scindono ancora una volta la teoria dalla pratica, glielementi tattici da quelli strategici, negano ladialettica fra questi elementi, ed escludono qualsiasipossibilità di operare una verifica della validità di unalinea. Con il risultato accessorio di ingannare un certonumero di compagni e di invalidare lo stesso pensierodel loro maestro cinese. Di questo andare finisconocioè per svuotare di senso concreto un indirizzorivoluzionario sorto in particolari condizioni storiche,che ha le sue peculiarità e può essere applicato consuccesso solo in alcune realtà (nota 2).

Un ginepraio senza via di uscita

Come se non bastasse certe menti geniali sonopersuase che “la prima ondata della rivoluzioneproletaria ha in definitiva subito una sconfitta. Ilmovimento comunista cosciente e organizzatomancava della strategia giusta, la Guerra popolareRivoluzionaria di Lunga Durata. Quindi non è riuscitoad instaurare il socialismo in nessun paeseimperialista”. Orbene signori, la Russia cos’era? Non pretendiamocerto che voi conosciate l’analisi di Lenin sullaformazione e lo sviluppo dei monopoli capitalistici inRussia (sebbene avviluppati in rapportiprecapitalistici) e sul suo ruolo di brigante nellaspartizione del mondo con le altre grandi potenzedell’epoca; però almeno dovreste aver letto il vostromaestro il quale riconosceva che “la Russiaimperialista si è trasformata nell’Unione Sovieticasocialista” (Mao, “Sulla contraddizione”). Ma se l’avete letto, evidentemente non ne aveteappreso la lezione, dimostrando di ignorarel’esperienza, l’importanza e il carattere mondiale (èveramente il caso di ribadirlo!) della RivoluzioneSocialista d’Ottobre. Non sapendo come uscire dal ginepraio in cui si sonocacciati, le stesse fervide menti sostengono che lerivoluzioni per avere senso e successo debbonodivenire necessariamente GPP. Sono cioè costretti ad

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affermare che la loro strategia universale era seguitagià nell’Ottobre sovietico, ovvero ben prima della suaformulazione (sia nella versione maoista originale, sianella loro versione di comodo). Da ciò se ne ricava che Lenin applicava la GPP senzasaperlo (che incosciente questo capo dei bolsevichi!)e che Mao non si era accorto che la Rivoluzioned’Ottobre era un ottimo esempio di GPP da citare neisuoi scritti. Roba da ridere! Ma c’è dell’altro, purtroppo. Nel comunicato dimarzo 2013, di cui abbiamo detto, si sostiene che ipresupposti teorici della loro strategia possono essererinvenuti nella Introduzione scritta da Engels nel 1891all'edizione tedesca della “Guerra civile in Francia” diMarx. Chiunque abbia letto Engels sa perfettamente che lasua riflessione critica è contro il blanquismo, lecospirazioni e l’attacco senza preparazione. Engelsmirava alla conquista delle masse, all’accumulo delleforze rivoluzionarie, all’utilizzo delle possibilitàlegali, fino alla scelta del momento favorevole perassestare il colpo decisivo. La strategia della GPP non c’entra un fico secco conquello scritto di Engels, così come non c’entra nulla la“guerra di posizione“ di Gramsci. Si tratta di puerilitentativi di mistificazione, di creazione di presuppostifittizi per giustificre aberrazioni ideologiche estrategiche. E di strumentalizzazioni, di sofismi e di vere e propriecorbellerie sono zeppi i comunicati del (n) PCI: dovesi è vinto è perché è stata seguita la GPP, dove si èperso è perché la GPP non è stata applicata;l'elettoralismo è valido se compreso nell'ambito dellaGPP, sbagliato se cade fuori di essa; i grillini perdonoperchè non vogliono fare le amministrazioni comunalidi emergenza, ma se le facessero si avanzerebbe versoil socialismo e via delirando. Nel loro verbalismo e astrattismo antimarxistagiungono al punto di affermare che “la GPRdiLD è incorso in ogni paese in cui esiste un partito comunistache applica la strategia della guerra popolarerivoluzionaria di lunga durata consapevolmente”.Siamo al massimo del soggettivismo, alladeformazione grottesca delle reali GPP, che farebberivoltare perfino Lin Piao nella tomba.Invece di apprendere dalla storia, dal movimento realeche abolisce lo stato di cose presente, di correlare everificare il rapporto fra teoria e prassi, la “carovana”del (n) PCI propaganda miti, sostiene una visionedella rivoluzione proletaria metafisica e meccanica,adotta un corpo teorico astratto ed antidialettico,tipico di un dogmatismo da intellettuali incapace dicollegarsi realmente e profondamente con la realtà.

Fra post-dizioni e ipostasi

Per i comunisti il successo della pratica dimostra lacorrispondenza delle nostre idee con la realtà. E’quindi nell’attività pratica rivoluzionaria, che vacomprovata l’applicabilità, la giustezza, la validità diuna teoria e di una strategia. Come mai la GPP, che secondo il (n) PCI è la strategiache ha le maggiori possibilità di successo, addiritturauniversale, cioè applicabile in qualunque paese delmondo, non è stata finora capace di portare alsuccesso rivoluzionario nei paesi a capitalismoavanzato o a medio sviluppo? Come mai nessuno ha mai osservato una GPPvittoriosa (e nemmeno giunta allo stadio di equilibrioo di offensiva strategica) al di fuori dei paesisemicoloniali e semifeudali? Come si può promuovere al rango di “strategiauniversale” una strategia che non ha fatto compierealcun passo in avanti nella vivente pratica delle massesfruttate dei paesi imperialisti, che è incapace dirisolvere il problema della rivoluzione nei paesi acapitalismo avanzato? Si può derivare la validità di una strategia non daipropri successi ma dai presunti fallimenti della altrestrategie rivoluzionarie? Si può elevare il particolare al rango del generale? Si possono sostenere teorie e strategie che prevedonorisultati mai osservati laddove dovrebbero inveceverificarsi?In realtà la GPP rimane un’aristotelica strategia “inpotenza”, una teoria “assoluta” senza basiscientifiche, una credenza non dimostrata e senzaalcuna verifica nell’esperienza pratica del proletariatooccidentale, una scenografia apparente perimbrogliare spettatori ingenui. Ma una strategia che si isola dalla pratica, che non

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“prevede” nulla, che non può progettare néorganizzare alcuna rivoluzione nella maggior partedei paesi del mondo, che è in disaccordo con iprocessi rivoluzionari reali, è soltanto una strategia“universale” scolastica, una “post-dizione” nellaquale alcuni idealisti costringono la storia universaledelle rivoluzioni nell’epoca dell’imperialismo. E'dunque la negazione della scienza della rivoluzione.La GPP è divenuta così il Sacro Graal delcomunismo, un’ipostasi, un'eclatante fraserivoluzionaria vuota di significato, uno schemaastratto adatto a stimolare il romanticismo deirivoluzionari piccolo-borghesi. Una formula magicache contiene in se ogni risposta e a coprire ognitattica, in primo luogo quella elettoralista che punta alsostegno dei riformisti, dei populisti e perfino lo“shadow cabinet” laburista. Dunque un concetto tantosostantificato come universale e assoluto, quanto nonvalutabile e privo di senso. Lo stesso si può dire a proposito di altri miti e luoghicomuni come “la situazione rivoluzionaria in via disviluppo”, la “crisi per sovrapproduzione assoluta dicapitale” ecc. A ben vedere, è tutto un modo dicostruire congetture inattendibili e incompatibili conla realtà, tutto un modo di erigere “magnifiche”impalcature senza fondamento, fortunatamenterespinte anche da molti partiti che si richiamano almaoismo (nota 3).

I nostri intenti

Nessun coerente marxista-leninista, in nessun angolodel mondo, ha mai sostenuto che vi deve essere unasola strategia per la presa del potere, che esiste unoschema storico obbligatorio per tutti. Soltanto deisoggettivisti sfrenati possono sostenere fandonie del

genere. I leninisti fondano la loro strategia e la lorotattica sulla corrispondenza con la realtà, sull’analisidella situazione concreta, sulla coscienza delledifferenze tra i processi rivoluzionari e degli specificirapporti economico-sociali esistenti, dell’ambientestorico, degli schieramenti di classe, ecc. senza maisepararli dalla realtà internazionale e nazionale.Questa esigenza è parte integrante ed indissolubiledello stesso leninismo.Riguardo alle schematizzazioni sulla validitàuniversale della GPP non possiamo che fareriferimento alle parole di Lenin: “Non c’è che dire, unmanuale scritto alla maniera di Kautsky era moltovalido ai suoi tempi. Ma è ormai venuto il momentodi abbandonare una buona volta l’idea che questomanuale abbia previsto tutte le forme dell’ulterioresviluppo della storia mondiale. Coloro che pensanoin questo modo dovrebbero essere tempestivamenteproclamati puri imbecilli” (V. I. Lenin, “Sulla nostrarivoluzione”, 17.1.1923). Il problema allora non è solo la GPP, in quantospecifica soluzione, ma tutto un metodo dicostruzione delle strategie rivoluzionarie forzato,inadeguato e scorretto, basato su mere speculazionisenza rapporto con il reale, incapace di dare risposteal quesito posto e da risolvere: quello dellarivoluzione proletaria. Il problema è la debolezza, la confusione e le vere eproprie infatuazioni ideologiche che persistono nelmovimento comunista, in particolare in quello delnostro paese, a causa della forte influenza dellaborghesia, della piccola borghesie e del permanere diabbondanti scorie revisioniste. Il nostro interesse verso tale questione non è volto adalimentare sterili polemiche, ma è legato a precisiintenti: osservare freddamente e nel dettaglio ciò cheaccade nel movimento che a vario titolo si richiama alcomunismo; criticare con fermezza alcune posizioni,cogliendo alla radice i loro errori; portare avanti unprocesso di chiarificazione e selezione fra leorganizzazioni comuniste e rivoluzionarie; favorirespostamenti e passaggi che consentono di porre lacausa dell’unificazione dei sinceri comunisti su basipiù avanzate, così da far progredire il processo diformazione di un autentico Partito comunista.Non pretendiamo di convincere gli incalliti maoistidell’erroneità e dell’irrilevanza delle loro infondateteorie politiche, né crediamo che costoro si possanocapacitare della giustezza della teoria scientifica delmarxismo-leninismo. Senza dubbio continueranno aripetere ad libitum i loro dogmi e i loro slogan senzasenso, mentre sul piano pratico si caratterizzanosempre per l’opportunismo. Cadendo così nella

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grottesca operazione di condurre una GPP …a suon dischede elettorali e magniloquenti proclami. Ce ne curiamo poco, e siamo sicuri che alla finesaranno costretti a una profonda autocritica oppurespariranno dalla scena. Ci interessa molto di più che una nuova generazionedi comunisti, di compagni generosi, onesti ecombattivi, familiarizzi con concetti e categoriescientifiche, li metta in pratica verificandoli,abbandonando luoghi comuni e curando quellamalattia del “pensiero di gruppo” generata da capipresuntuosi e incompetenti. Ciò rappresenterà nonuna rinuncia alla lotta rivoluzionaria, bensì il suorafforzamento e rilancio.Carlo B.

Note 1) Negli anni scorsi una riprova di ciò è stata fornitadall’esperienza dei “destri” usciti dal (n) PCI. Questirivoluzionari, che si riunirono nel Coordinamento deiCollettivi Comunisti (CCC), rivendicarono la “verainterpretazione” della teoria della GPP e presentaronoin un documento reso pubblico nel 2009 il loroprogramma politico, nel quale emergeva che il “puntodi partenza” consisteva nel restare ancorati allamedesima impostazione sostenuta fino al giornoprima, ai medesimi luoghi comuni, alle medesimeinfatuazioni (salvo qualche ritocco in salsa eclettica epragmatica). Dimostrarono dunque di non sapersidistaccare dalla traballante impalcatura teoricadell’opportunismo di “sinistra”, limitandosi solo acriticarne solo alcuni aspetti organizzativi e diconduzione del dibattito interno. Il CCC non mise in discussione la linea strategica epolitica del (n) PCI, i suoi orientamenti generali, masolo la loro applicazione; non criticò la linea delPartito dei Carc, ma il suo mancato sviluppo. Volevacioè fare di più e meglio rimanendo nello stessoquadro ideo-politico dal quale si era allontanato. L'appoggio di esponenti del CCC ad appelli

confusionari e revisionisti, quindi “l’ampiaconvergenza ideologica, politica e pratica” registratacon “Proletari Comunisti” (altro gruppo maoistasostenitore delle guerre popolari nei paesiimperialisti), rappresentarono ulteriori conferme delledebolezze e dei limiti intrinseci di compagni cheadottano il marxismo-leninismo-maoismo qualeconcezione del mondo e la guerra popolarerivoluzionaria quale strategia rivoluzionaria“universale”.

2) Vi sono dei maoisti che invece fanno di tutta unerba un fascio, concependo dentro un unico modelloGPP e strategia rivoluzionaria. E’ un modo come unaltro per mischiare le carte e nascondere dietro questapresunta “sintesi originale” l’incapacità di delineareuna concreta strategia rivoluzionaria. Senza dubbioqueste sintesi rappresentano il terreno su cui possonofiorire pericolose deviazioni e sbandate, perciò vannorigettate in blocco.

3) L’ICMLPO di tendenza maoista (quella cuipartecipano l’MLPD e il PC della Filippine, perintenderci, e che ha solo una funzione di dibattito)affermò nel 2008: “Noi apprezziamo l’importanzadella guerra popolare in molti paesi, ma affermiamoche la Guerra popolare non costituisce una leggeuniversale del Marxismo-Leninismo e del Pensiero diMao Tse-tung. Ciò che è universale è la violenzarivoluzionaria contro la violenza reazionaria e anchecontro la macchina dello stato borghese per laconquista del potere politico. Il tipo di violenzarivoluzionaria appropriato dipende dalle specifichecondizioni del paese e del partito” (Risoluzione 2della Nona Conferenza). Tale dichiarazione fuadottata in opposizione ad un emendamentopresentato dal Partito dei Carc sulla Risoluzione, ilquale invece sosteneva che la guerra popolare è unalegge che ha valore universale, secondo quantoprescritto dal (n) PCI. Dunque non solol’emendamento fu bocciato, ma l’ICMLPO maoistasentì l’esigenza di ribadire l’esatto contrario di quantosostiene la “carovana” italiana. Peraltro, ancheall’interno del MRI, altro raggruppamento maoistainternazionale ormai collassato, i sostenitoridell’universalità della GPP, cioè della sua validità neipaesi imperialisti, erano solo i gonzalisti del PCP e ilPCm Italia. I primi hanno subito pesanti sconfitte esarebbero disarticolati in fazioni che supportanodiversi progetti. I secondi, in fatto di progressi praticisu questo terreno sono all’anno zero, rappresentandodunque un partito costituito di nome, ma in realtàinesistente sul piano della strategia “maoista”.

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"Il vecchio fa uno sforzo per ristabilirsi e mantenersidentro le forme recentemente raggiunte" K. Marx a F. Bolte, 23 novembre 1871

La teoria del “socialismo nel XXI secolo” nasce inun periodo storico caratterizzato dalla ripresa

delle lotte operaie e popolari, successivo alla cadutadel blocco revisionista dell’est e alla affermazionedegli USA come unica superpotenza mondiale.Gli avanzamenti di carattere democratico-popolare inAmerica Latina e l'arrivo al potere di governiprogressisti e antimperialisti hanno incoraggiato losviluppo di nuove posizioni teoriche e politiche, tracui quella del "socialismo del XXI secolo",strettamente legata all’esperienza del governobolivariano in Venezuela. I fondamenti di questa teoria si trovano nelle opere dialcuni intellettuali, in maggioranza appartenenti acorrenti liberali borghesi, ma anche progressisti erivoluzionari, attivi nelle lotte antimperialiste eindipendendiste (es. G. Linera, J. C. Monedero, H. ElTroudi ). Sicuramente il tedesco Heinz Dieterich è uno deiprincipali teorici del “socialismo del XXI secolo”.Professore di Scienze sociali ed economicheall'Università di Brema, Dieterich si è formato nellascuola di Francoforte, dove fu discepolo di TheodorAdorno, Jurgen Habermas e Max Horkheimer. Nel2000 pubblicò un libro nel quale pone le basiteoriche del "Nuovo Progetto Storico". In questaopera (“Il socialismo del XXI secolo”) afferma che lasua teoria ha tra componenti: “la democraziapartecipativa, l’economia democraticamentepianificata di equivalenza, lo Stato non classista ecome conseguenza il cittadino razionale-etico-estetico”.Per la critica delle posizioni di Dieterich rimandiamo

all’interessante articolo dei compagni del PartitoComunista di Colombia (Marxista-Leninista), daltitolo “Il socialismo del XXI secolo, teoriaantimarxista piccolo-borghese” pubblicato su Teoriae Prassi, n. 19.Qui ci interessa invece soffermarci su alcuni aspetti etratti comuni ai vari esponenti di questo“socialismo”, nonostante le loro differenze.

1. Anzitutto, va osservato che i teorici del“socialismo del XXI secolo” presentano unacombinazione, un amalgama di criteri, concetti eposizioni che provengono da differenti correnti dipensiero: dal socialismo premarxista al revisionismo,da Dühring a Bernstein, passando per gliaustromarxisti, i titoisti, gli “eurocomunisti”, fino adarrivare al post-modernismo. Dunque un notevoleeclettismo di fondo è il primo tratto dei cyber-socialisti.

2. Quasi tutti i sostenitori del “socialismo del XXIsecolo” lo pongono come sinonimo della“democrazia partecipativa”, il che significa ridurre ilsocialismo a un modo di funzionamento del governoe delle istituzioni, senza concepirlo dunque comenuovo e superiore sistema economico e socialebasato su un cambiamento radicale nella strutturaeconomica della società, nepporti di produzione. La “democrazia partecipativa” può tranquillamenteconvivere col capitalismo e può essere fatta propriaanche dai liberali. I capitalisti possono accettare lapartecipazione dei cittadini e il rafforzamento dellasocietà civile, purché non mettano in discussione ifondamenti del sistema di sfruttamento. Il socialismoè chiaramente una società altamente democratica epartecipativa, poichè incarna la democrazia deilavoratori, della stragrande maggioranza; ma si tratta

Il documento di presentazione di Ross@, il “movimento anticapitalista e libertario” varato nell’assembleadi Bologna dell’11 aprile 2013, fa esplicito riferimento al “socialismo del XXI secolo” come suo orizzontepolitico.Non è la prima volta che questa teoria viene adottata da formazioni politiche in Italia. Ricordiamo che ladefunta Federazione della Sinistra adottò questo definizione del socialismo come “alternativa alcapitalismo”. Anche la Rete dei Comunisti fa ampiamente riferimento al “Socialismo del XXI secolo” nellesue elaborazioni politiche.Riteniamo perciò necessario tornare su tale teoria politica in voga presso movimenti “antagonisti” e partiti“alternativi e antiliberisti“.

Il “socialismo del XXI secolo”, nuovaversione della vecchia socialdemocrazia

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di una democrazia di classe, non di una democraziaal di sopra delle classi e del potere.

3. Per i sostenitori del “socialismo del XXI secolo” ilruolo principale nello sviluppo sociale è svolto dallascienza e della tecnica. Di conseguenza nonriconoscono il ruolo fondamentale della lotta diclasse come motore della storia, negano la funzionestorica del proletariato, disconoscono la dittatura delproletariato, non vanno oltre la “democrazia deicittadini” e non vogliono lottare per una societàsenza classi. La società che i teorici del “nuovo socialismo”propugnano non è il risultato della rotturarivoluzionaria (infatti negano la validità dellaviolenza rivoluzionaria delle masse e presuppongonoun’evoluzione graduale dal capitalismo alsocialismo) e non ha come presupposto la dittaturadel proletariato, lo stato operaio e la socializzazionedei mezzi di produzione. In ciò i pensatori del“socialismo del XXI secolo” sono diametralmenteopposti al marxismo e nelle loro fantasie egualitarieritornano ai tempi del socialismo utopista.

4. Come è noto è la proprietà privata dei mezzi diproduzione che rende possibile lo sfruttamentodell’uomo sull’uomo, di una classe sull’altra. Se nonci si pone l’obiettivo della abolizione dellosfruttamento e della socializzazione dei mezzi diproduzione e di scambio, della trasformazioneradicale dei rapporti sociali di produzione e diproprietà, il socialismo non esisterà o sarà solo uncambiamento parziale. Ebbene, questo ragionamentoè pressochè assente, oppure è negato dai sostenitoridel “socialismo del XXI secolo”.Dieterich, uno dei massimi teorici di tale corrente,giunge ad affermare che "la forma di proprietà suimezzi di produzione… non risolve il problema dellosforzo lavorativo del produttore immediato, perché ladefinizione dell'intensità del lavoro continua adessere monopolio degli amministratori del potereeconomico, ora nelle mani dello Stato”. In altreparole, secondo questo intellettuale borgheseoccorre conservare la proprietà privata, adottandouna visione della costruzione del socialismo limitataal piano sovrastrutturale e non dei mezzi applicatialla base economica della società.Ma se non si abbattono i rapporti di proprietàesistenti il capitalismo resterà tale, lo sfruttamentocontinuerà e la borghesia rimarrà al potere,indipendentemente dalle riforme e dalle concessioniche è disposta ad accettare. Di conseguenza, le conquiste dei lavoratori saranno

temporanee, reversibili, oppure tollerabili per laclasse dominante. E’ precisamente questo tratto che rende il“socialismo del XXI secolo” una variante dellasocialdemocrazia di sinistra (così come il tentativo ditrasformare il mondo senza porsi il problema delpotere politico), fortemente impregnata diindividualismo piccolo-borghese (il ritorno a stadidel passato in cui “gli individui possano sviluppareliberamente le loro potenzialità” è un refrain diquesti teorici).

5. Una delle preoccupazioni costanti dei fautori del“socialismo del XXI secolo” è la condanna, in unmodo o nell’altro, dell’esperienza storica compiutadal proletariato giunto al potere. Spesso denigrano larivoluzione e il socialismo proletario, gettano dubbie fango sulle prime esperienze di costruzione dellanuova società, sostengono che il socialismo siacaduto per “sue colpe”, ignorando inezie comel’imperialismo e il revisionismo. Una loro tipica affermazione è quella secondo cuinon si può costruire il “nuovo socialismo” senzaprendere criticamente le distanze dal socialismorealizzato nel XX secolo. Cadono così in una gravecontraddizione: parlano del socialismo attaccandol’esperienza storica accumulata dal proletariatovittorioso e la prospettiva proletaria, il socialismoscientifico, finendo così in compagnia dei trozkisti edei tanti reazionari che si sono cimentati in questoignobile compito.

6. Infine, il tratto che accomuna tutti gli esponentiintellettuali e politici del “socialismo del XXIsecolo” è il rifiuto della validità universale delmarxismo-leninismo tanto nella teoria quanto nellapratica, è la negazione del metodo di analisiscientifico della società e della scienza dellarivoluzione, la negazione della funzione storica delproletariato e della necessità della sua avanguardiaorganizzata in Partito comunista. Tutti costorocompiono dunque uno sforzo per differenziarsi econtrapporsi a Marx, Engels, Lenin e Stalin.

Da quanto precede risulta evidente che sul pianoteorico il “socialismo del XXI secolo” è una sintesidell’utopismo, della socialdemocrazia e delrevisionismo del secoli precedenti, rimessi a nuovo epresentati in una nuova versione.Sul piano di classe il “socialismo del XXI secolo” èun socialismo che corrisponde alle concezioni, alleaspirazioni e agli interessi della piccola borghesia(piccoli proprietari individuali) e di settori di

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borghesia nazionale (aziende statali e nazionalizzate)che si contrappongono al dominio del capitalemonopolistico finanziario internazionale,dell’imperialismo, e si presentano come forzedirigenti dei processi rivoluzionari, progressisti,popolari, che avvengono specie in Sudamerica. A ben vedere il “socialismo del XXI secolo” è ilprogetto di settori borghesi e piccolo borghesi, chesvolgono una funzione antimperialista, ma nonsocialista. Questo progetto politico punta a costruire un bloccosocialdemocratico, a modernizzare sotto la suadirezione il capitalismo, per competere sul mercatoed ottenere, in tal modo, margini di indipendenzaeconomici e politici maggiori. Sotto questo aspetto, il “socialismo del XXI secolo”non è altro che la copertura ideologica di taleprogetto, per ottenere l'appoggio delle masse.Tale teoria politica va dunque smascherata ecombattuta in quanto, dietro la classicaargomentazione della necessità di adeguare l’analisie l’azione politica alle mutate condizioni sociali edalle nuove scoperte tecnologico-scientifiche,propone un nuovo e raffinato attacco alla teoria edalla pratica del socialismo scientifico o proletario.

Oggi il proletariato internazionale ed i popoli delmondo si trovano in una situazione in cui tutte leprincipali contraddizioni della nostra epoca siacutizzano e si intrecciano. La crisi economica siapprofondisce e si prolunga sulla basedell’aggravamento di quella generale delcapitalismo. Ora anche i paesi capitalisti “emergenti”risenono fortemente della crisi.Si avvicina un nuovo periodo di guerre e rivoluzioni.In questo scenario convulso la borghesia cercadisperatamente di sbaragliare a livello ideologico epolitico le forze rivoluzionarie. Mentre le masse sfruttate e oppresse in tutto il mondosi pongono di nuovo di fronte al problema dellarivoluzione, lottano e si organizzano, il compito degliintellettuali organici alle classi dominanti è quello di

evitare che queste lotte siano dirette dal proletariatoe guidate dalla sua ideologia rivoluzionaria, è quellodi affermare ad ogni costo la permanenza dellaborghesia al potere politico ed economico all’internodegli inevitabili processi rivoluzionari. Di conseguenza, l'imperialismo e la reazione, oltrealla repressione violenta, alla guerra psicologica etc.contro le forze rivoluzionarie, si appoggiano ancorasul revisionismo e sulla socialdemocrazia, come loroavamposti nelle file del proletariato e dei popoli, perdeviare verso prospettive accettabili le lotte operaie epopolari, per spargere illusioni sulla possibilità dicambiare senza rivoluzione, per scongiurare chefiniscano sotto la direzione del proletariato, in unaparola, per puntellare il traballante sistemacapitalistico. Hanno periò bisogno di un “socialismo” che nonescluda la borghesia dal potere e la proprietà privatadei mezzi di produzione, che si basi sulla “economiamista”, che veda la compresenza di elementicapitalisti ed elementi capitalisti. Ovvero, di un“socialismo” che si possa sviluppare nell’ambito delcapitalismo, senza presa del potere politico nellecondizioni di una situazione rivoluzionaria, senzadittatura del proletariato. La borghesia è consapevole del fatto che non puòsemplicemente disfarsi del marxismo e dell’idea delsocialismo. Perciò ha necessità di forgiare un"marxismo" borghese e un socialismo borghese epiccolo-borghese, ha bisogno di “rivoluzionarimoderati”. Di conseguenza tollera, favorisce e intaluni casi promuove quelle correnti revisioniste,socialdemocratiche ed opportuniste adatte a svolgereun ruolo di deviazione e freno.Proprio per questo motivo, spetta ai comunisti lottareimplacabilmente per denunciare, smascherare esconfiggere il revisionismo e l'opportunismosocialdemocratico, sotto qualsiasi forma si presenti. Oggi, la difesa del marxismo-leninismo, dellascienza della rivoluzione e dell’edificazione dellanuova società, dell’analisi e del metodo scientificoproletario, che vanno applicati alle condizioniconcrete di ogni paese, è un compito fondamentale,da cui dipende l’avanzata delle movimentocomunista ed operaio internazionale.Lenin ci ricorda che “Senza teoria rivoluzionaria nonc’è movimento rivoluzionario”. E’ dunqueindispensabile esprimere la teoria rivoluzionaria delproletariato, stabilendo una precisa linea didemarcazione nei confronti di tutte le altre forzepresenti nel movimento operaio e popolare cheremano contro la rivoluzione socialista.

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Tra le conseguenze del predominiodell’opportunismo e del revisionismo nel

movimento comunista e operaio c’è la “perdita delfine”. Chi cade in questa deviazione, come annotavaLenin, determina la propria linea di condotta caso percaso; si adatta ai fatti del giorno e alle svolte deipiccoli fatti politici; dimentica gli interessifondamentali del proletariato e i tratti essenziali ditutto il regime capitalistico, di tutta l'evoluzione delcapitalismo; sacrifica gli interessi fondamentali aireali o presunti vantaggi del momento. Una delle caratteristiche della “perdita del fine”, chepuò assumere molteplici forme, è quella di scinderesistematicamente la lotta “contro” dalla lotta “per”.In tal modo l’aspirazione al riscatto,all’emancipazione sociale, alla liberazione dellaschiavitù salariata, viene seppellita nelmovimentismo, nell’economicismo onell’anticapitalismo fine a se stesso. I comunisti non separano gli scopi strategici da quelliimmediati, ma li uniscono dialetticamente. Chiarirecosa è il socialismo, come sorge, come si edifica,come si passa effettivamente al comunismo, èdunque per noi una questione fondamentale.Nel corso dei decenni la borghesia e i revisionistihanno creato un’enorme confusione sulla questionedel socialismo, diffondendo concezioni e modelliantimarxisti, come il "socialismo autogestito", il"socialismo democratico e pluralista”, il "socialismo

di mercato", il “socialismo del XXI secolo” e cosìvia.Il primo compito che abbiamo di fronte è perciòquello di offrire una definizione corretta della nuovasocietà, quel socialismo proletario che Marx e Engelscontrapponevano alle altre forme di socialismoteorizzate dalla borghesia e dalla piccolo-borghesia.

Il periodo di transizione

Il socialismo, prima fase della società comunista, èun rapporto sociale di produzione superiore alcapitalismo, un più elevato livello di produzionesociale che ha diversi aspetti. Vediamo quelliprincipali.Caratteristica del nuovo ordinamento economico esociale è che non può svilupparsi gradualmenteall’interno della società borghese, basata sullaproprietà privata e regolata dal mercato. La sostituzione del capitalismo con il socialismo sicompie con la rivoluzione sociale del proletariato,che diviene classe dominante e dirigente nelladistruzione della vecchia società e nella costruzionedella nuova società. La conquista e il mantenimento del potere,l’edificazione del socialismo è possibile solo sotto laguida di un partito marxista-leninista, forte dellaconoscenza delle leggi di funzionamento e disviluppo della società, che poggi la sua attività sullaclasse operaia e le masse lavoratrici.Il compito della rivoluzione proletaria vittoriosa,consiste - dopo aver distrutto l’apparato stataleborghese - nell’eliminare la proprietà privatacapitalista e stabilire la proprietà sociale deiprincipali mezzi di produzione, nazionalizzando legrandi imprese, le banche, i trasporti, la terra, etc.L’abolizione della proprietà borghese elimina lacontraddizione antagonista fra forze produttive erapporti di produzione ed è la leva per riorganizzaresu nuove basi la società (e non per “coesistere” colcapitalismo).Scriveva Marx: "Tra la società capitalistica e lasocietà comunista, vi è il periodo dellatrasformazione rivoluzionaria dell'una nell'altra. Adesso corrisponde anche un periodo politico ditransizione, il cui Stato non può essere altro che ladittatura rivoluzionaria del proletariato" (Critica delprogramma di Gotha).Cosa è la dittatura del proletariato? Stalin ha offertouna definizione esemplare: “La dittatura del

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Cosa è il socialismo proletario?

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proletariato è lo strumento della rivoluzioneproletaria, il suo organo, il suo punto di appoggiopiù importante, creato allo scopo, in primo luogo, dischiacciare la resistenza degli sfruttatori abbattuti edi consolidare le conquiste della rivoluzione e, insecondo luogo, di condurre a termine la rivoluzioneproletaria, di condurre la rivoluzione fino allavittoria completa del socialismo”. Dunque, la dittatura del proletariato è lacontinuazione della lotta di classe nelle nuovecondizioni, sorte con la conquista del potere politicoda parte del proletariato. E’ una lotta tenace, cruenta e incruenta, violenta epacifica, economica e militare, pedagogica eamministrativa, contro le forze e le tradizioni dellavecchia società, contro i nemici interni ed esterni,contro i germi della nuova borghesia che nascono sulterreno dei rapporti mercantili non ancora eliminati. Uno dei suoi scopi essenziali è quello di creare econsolidare un sistema di alleanze di classe chepermetta al proletariato di condurre la rivoluzionefino alla vittoria completa del socialismo, cioèaffermare la direzione politica dell’intera società daparte della classe operaia, la sua egemonia. Tre sono i compiti principali della dittatura delproletariato vittorioso, che abbraccia tutto un periodostorico transitorio: a) assicurare la distruzione della base capitalista, delvecchio apparato statale e della vecchia società,spezzando l’accanita resistenza delle vecchie classisfruttatrici; b) concorrere attivamente allaedificazione della società socialista, organizzando eunificando attorno al proletariato le masse lavoratrici;c) difendere il socialismo, lottare control’imperialismo e sviluppare i legami con i proletaridegli altri paesi per avvicinare la rivoluzioneproletaria mondiale.

Il socialismo, prima fase della societàcomunista

Partiamo da una celebre affermazione di Marx:"Quella con cui abbiamo da far qui" (analizzando ilprogramma del partito operaio) "è una societàcomunista, non come si è sviluppata sulla suapropria base, ma, viceversa, come emerge dallasocietà capitalistica; che porta quindi ancora sottoogni rapporto, economico, morale, spirituale, le"macchie" della vecchia società dal cui seno essa èuscita" (Critica del programma di Gotha).Nella sua prima fase il comunismo non può esserecompletamente maturo, completamente libero dalletradizioni e dalle vestigia del capitalismo.

Di qui il mantenimento di quell'"angusto orizzontegiuridico borghese" (Marx, ibid.) nella prima fase delnuovo ordinamento sociale. La sostituzione del sistema capitalista con quellosocialista richiede in ogni paese un particolareperiodo di radicali trasformazioni, durante il quale siha l’edificazione dell’economia socialista e lariorganizzazione di tutti i rapporti sociali, aventecome scopo finale la soppressione delle classi sociali.Questo periodo di transizione dal capitalismo alsocialismo inizia con la conquista del potere politicoda parte del proletariato e si conclude conl’edificazione completa del socialismo. All’interno diquesto periodo l’economia è pluriforme, cioè sonopresenti momentaneamente in esso diversi tipi dirapporti di produzione (in URSS ve ne erano cinque,fino al 1930).Nel periodo di transizione è necessario applicare tuttii mezzi per liquidare la borghesia e la piccola-borghesia, strappandogli il capitale e centralizzando imezzi di produzione nelle mani del nuovo Statooperaio. Certamente la durata di questo processodipende dalle condizioni particolari di ogni paese evede un’accanita lotta di classe fra il proletariatovittorioso e la borghesia sconfitta, ma non ancorasparita dalla scena.Qual è il compito più importante del proletariato inquesto periodo? Quello di abbattere i capitalisti e iproprietari fondiari, di espropriare i mezzi diproduzione nell'industria, le banche, la terra, itrasporti, etc., di riunire gradualmente i piccoli emedi produttori individuali in cooperative diproduzione.La rivoluzione non è solo nel campo economico, maanche nel campo della cultura, dell’istruzione,dell’arte, dell’ideologia. Tutta la società èrivoluzionata, nella sua struttura economica e nellasovrastruttura ideologica, politica, giuridica, etc. Quanto alla base politica del socialismo proletariodobbiamo ricordare la funzione determinante svolta

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dai consigli degli operai e degli altri lavoratori(soviet) che possono sorgere prima della rivoluzione,ma si affermano come organi di potere solo in seguitoall’abbattimento del capitalismo. Tutto il potereappartiene de jure e de facto ai lavoratori della città edella campagna rappresentati dai consigli dei deputatidei lavoratori. Il nuovo regime sociale si basa dunquesu una nuova e superiore democrazia degli operai,non sul dominio di una minoranza di sfruttatori. Sotto questo punto di vista, il socialismo non è lanegazione della democrazia, ma la sua espressionepiù avanzata: la democrazia per i lavoratori e controgli sfruttatori, la democrazia della maggioranza abeneficio della maggioranza, la democrazia portataalle sue ultime conseguenze, grazie con lapartecipazione attiva e responsabile delle grandimasse dei lavoratori alla costruzione,amministrazione e direzione della nuova società.

Tratti distintivi e leggi del socialismo

La base economica del socialismo è costituita dalsistema socialista dell'economia e della proprietàsocialista degli strumenti e dei mezzi di produzione,risultato della liquidazione del sistema economicocapitalistico, dell'abolizione della proprietà privatadegli strumenti e mezzi di produzione edell'eliminazione dello sfruttamento dell'uomo daparte dell'uomo.Prima di tutto, il socialismo è l’abolizione dellosfruttamento dell’uomo sull’uomo, e l’instaurazionedi relazioni di cooperazione, collaborazione e aiutoreciproco fra i produttori associati.Questo può avvenire grazie alla proprietà sociale deimezzi di produzione e di scambio, alla gestionesociale della distribuzione e del consumo, trattiessenziali che differenziano il socialismo dal

capitalismo. Senza queste condizioni, nelle quali iproduttori entrano in rapporto reciproco, non si puòparlare di socialismo proletario e di comunismo. La proprietà socialista assume o la forma di proprietàdi Stato (terra, sottosuolo, acque, foreste, officine,fabbriche, miniere, trasporti, banche, mezzi dicomunicazione, grandi aziende rurali, aziendemunicipali, il complesso fondamentale delleabitazioni delle città e dei centri industriali), oppurela forma di proprietà cooperativa e collettiva (aziendesociali dei colcos e delle organizzazioni cooperativecon le loro scorte vive e morte, la produzione deicolcos e delle aziende cooperative, e gli edificisociali di queste). La terra è assegnata alle aziendeagricole socialiste in uso gratuito e perpetuo.Accanto al sistema socialista dell'economia, che è laforma dominante dell'economia socialista, èammessa la piccola proprietà privata dei contadinisingoli e degli artigiani, basata sul lavoro personale esenza sfruttamento di lavoro altrui.Il diritto di proprietà personale nel socialismocomprende: il reddito del proprio lavoro e i risparmi,la casa di abitazione, l’impresa domestica ausiliaria,gli oggetti di uso e comodità personale, dell’uso edell’economia domestica, il diritto di successioneereditaria relativo alla proprietà personale deicittadini.Il socialismo si distingue per un’organizzazionerazionale e pianificata della società (piano stataledell’economia), allo scopo di accrescere la ricchezzasociale, elevare il livello materiale e culturale deilavoratori, consolidare l’indipendenza e la difesadello stato socialista. I rapporti sociali nella società socialista -caratterizzati dall’assoluto dominio della proprietàsociale dei mezzi di produzione, dall’abolizione dallosfruttamento e dalla ripartizione dei prodottinell’interesse degli stessi lavoratori – permettono lacrescita delle forze produttive e la soluzione in pochianni d’immensi problemi - la piena occupazione, lacasa, la sanità, l’istruzione, i trasporti, i servizipubblici - che il capitalismo non può risolvere.Nel periodo di transizione si continuano a utilizzareper un certo tempo la produzione mercantile (specieper i rapporti economici città-campagna e commerciocon l’estero), le categorie economiche delcommercio, del denaro, del credito. Ma la lorofinalità cambia radicalmente. Con il potere stataleproletario questi fattori agiscono nell’interesse dellacostruzione della nuova società e a detrimento delcapitalismo. La legge del valore nel socialismo continua adesistere, ma in maniera ristretta, residuale; influisce

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senza avere un'importanza regolatrice nellaproduzione socialista. Non può farlo soprattuttoperché con la socializzazione dei mezzi diproduzione la forza-lavoro non è più una merce epertanto la produzione non è più capitalista. Dunque, il mercato nella prima fase del comunismo èpresente in modo residuale per un breve periodostorico, nei primi momenti della sua costruzione,costretto entro limiti rigorosi dallo Stato socialista,grazie alla proprietà collettiva sui mezzi diproduzione, alla liquidazione del sistema del lavorosalariato e dello sfruttamento capitalistico.Come viene utilizzata e ripartita la produzionesociale nel socialismo? In modo profondamentediverso rispetto al capitalismo: il reddito nazionalecomplessivo si utilizza per il consumo sociale el’accumulazione socialista, dunque non per gliinteressi e l’arricchimento delle classi sfruttatrici maa beneficio del miglioramento continuo delle masselavoratrici, e per l’ampliamento e la qualità dellaproduzione socialista.Bisogna porre attenzione ad una questione: lavoro,benessere, educazione, sicurezza sociale per tutti,sono importanti attributi del socialismo, quando sonomessi in pratica correttamente. Ma non sono i soliattributi del socialismo. Il socialismo è qualcosa dipiù. Il più importante attributo del socialismo è ilpotere della classe operaia e la lotta per una societàsenza classi.Noi comunisti non diciamo che il socialismo inquanto tale è la soluzione immediata e miracolisticadi tutti i problemi sociali, diciamo che il socialismo èil sistema all’interno del quale la soluzione deiproblemi che affliggono i lavoratori è possibile enecessaria, perché sono abolite le condizioni che ligenerano, perché vengono create nuove condizioni erapporti sociali che permettono un grado di sviluppostorico superiore al capitalismo. Non soloeconomicamente, ma anche politicamente,moralmente, culturalmente.

Il passaggio al comunismo

Nessuna società umana è finora giunta a questostadio. Di certo il cammino verso la società senzaclassi non è una passeggiata, ma la conclusione di unprocesso di lotta di classe e di sviluppo socialecomplesso e multiforme, che si compie sulla base dicondizioni e presupposti materiali. Abbiamo delle preziose indicazioni per comprenderela nostra traiettoria storica. Marx: “In una fase più elevata della societàcomunista, dopo che è scomparsa la subordinazione

servile degli individui alla divisione del lavoro, equindi anche il contrasto di lavoro intellettuale ecorporale; dopo che il lavoro non è divenuto soltantomezzo di vita, ma anche il primo bisogno della vita;dopo che con lo sviluppo generale degli individuisono cresciute anche le forze produttive e tutte lesorgenti delle ricchezze sociali scorrono in tutta laloro pienezza, - solo allora l'angusto orizzontegiuridico borghese può essere superato, e la societàpuò scrivere sulle sue bandiere: - Ognuno secondo lesue capacità; a ognuno secondo i suoi bisogni!”(Critica del programma di Gotha)Lenin: “La condizione economica della completaestinzione dello Stato è che il comunismo giunga a ungrado così elevato di sviluppo che ogni contrasto dilavoro intellettuale e fisico scompaia, e che scompaiaquindi una delle principali fonti della disuguaglianzasociale contemporanea, fonte che la solasocializzazione dei mezzi di produzione, la solaespropriazione dei capitalisti non può inaridire dicolpo.Questa espropriazione renderà possibile unosviluppo gigantesco delle forze produttive. E vedendocome, già ora, il capitalismo intralci in modoassurdo questo sviluppo, e quali progressi potrebberoessere realizzati grazie alla tecnica moderna giàacquisita, abbiamo il diritto di affermare conassoluta certezza che l'espropriazione dei capitalistidarà necessariamente un gigantesco impulso alleforze produttive della società umana. Ma nonsappiamo e non possiamo sapere quale sarà larapidità di questo sviluppo, quando esso giungerà auna rottura con la divisione del lavoro, allasoppressione del contrasto fra il lavoro intellettuale efisico, alla trasformazione del lavoro nel "primobisogno della vita" (Stato e Rivoluzione)Stalin: “Per preparare il passaggio effettivo al

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comunismo, e non soltanto proclamarlo, bisognarealizzare almeno tre condizioni preliminarifondamentali.1.- è necessario, in primo luogo, assicuraresaldamente non una mitica "organizzazionerazionale" delle forze produttive, ma uno sviluppoininterrotto di tutta la produzione sociale e unosviluppo prevalente della produzione dei mezzi diproduzione. Lo sviluppo prevalente della produzionedei mezzi di produzione è necessario non solo perchédeve assicurare l'attrezzatura sia delle proprieaziende che delle aziende di tutte le altre branchedell'economia nazionale, ma anche perché senza diesso non è possibile in genere realizzare lariproduzione allargata.2.- è necessario, in secondo luogo, mediantepassaggi graduali, attuati a vantaggio dei colcos equindi di tutta la società, elevare la proprietàcolcosiana fino al livello di proprietà di tutto ilpopolo e sostituire alla circolazione mercantile,anche qui mediante passaggi graduali, un sistema discambio dei prodotti in modo tale che il poterecentrale o qualsiasi altro centro economico-socialepossa abbracciare tutto il prodotto della produzionesociale nell'interesse della società.(….) 3.- è necessario, in terzo luogo, raggiungere un talesviluppo culturale della società che assicuri a tutti imembri della società uno sviluppo completo delleloro capacità fisiche e intellettuali, affinché i membridella società possano ricevere un'istruzionesufficiente per diventare attivi fattori dello svilupposociale, abbiano la possibilità di scegliereliberamente una professione, non siano inchiodatiper tutta la vita, in seguito alla sussistente divisionedel lavoro, a una professione qualsiasi.Che cosa occorre per questo?

Non sarebbe giusto pensare che si possa conseguireun tale importante sviluppo culturale dei membridella società senza seri cambiamenti nell'attualesituazione del lavoro. Per questo occorre prima ditutto diminuire la giornata lavorativa per lo menosino a sei e poi a cinque ore. Ciò è necessarioaffinché i membri della società abbiano abbastanzatempo libero per ricevere un'istruzione completa. Perquesto occorre, poi, rendere obbligatoria l'istruzionepolitecnica necessaria perché i membri della societàabbiano la possibilità di scegliere liberamente unaprofessione e di non essere inchiodati per tutta la vitaa una professione qualsiasi. Per questo occorre,inoltre, migliorare in modo radicale le abitazioni edaumentare il salario reale degli operai e degliimpiegati di almeno due volte, se non più, siamediante l'aumento diretto del salario, sia, in modoparticolare, mediante l'ulteriore sistematicadiminuzione dei prezzi degli articoli di largoconsumo.Tali sono le condizioni fondamentali dellapreparazione del passaggio al comunismo.”(Problemi economici del socialismo, 1952)

Concludiamo questo breve articolo destinato allaformazione dei compagni più giovani ricordando cheil fine ultimo dei comunisti è la sostituzione delsistema capitalista col sistema mondiale delcomunismo, condizione che permette lo sviluppomultilaterale degli individui degli esseri umani, lafine dei rapporti alienati e di qualsiasi oppressione, ilriequilibrio nei loro rapporti con la natura, la lorofelicità.

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Nonostante l’eguaglianza fra lavoratrici elavoratori sia proclamata sulla carta, cioè

formalmente, nella società borghese non vieneattuata un’effettiva e reale parità nel lavoro e nellavita. Esiste invece ineguaglianza, discriminazione,segregazione e oppressione di genere, in particolarmodo per le donne proletarie. Se guardiamo ad esempio i salari, in Italia esiste unampio differenziale retributivo di genere, a dannodelle donne lavoratrici, particolarmente cospicuo nelsettore privato: 16,7%, a fronte del 7,5% del settorepubblico. In un’inchiesta condotta nel settore metalmeccanicosi legge “le donne sono sempre – più degli uomini –concentrate nei livelli più bassi di inquadramento,anche a parità di titolo di studio o di anzianità dilavoro….guadagnano mediamente 200 euro in menodei loro colleghi uomini… di fatto le donneguadagnano meno degli uomini, a parità di qualsiasialtra condizione, anche quando hanno gli stessi oraridi lavoro, la stessa anzianità, lo stesso titolo di studioe – persino – lo stesso tipo di contratto” (da “La vocedi 100.000 lavoratrici e lavoratori”, Fiom, 2008). Tale questione è dunque irrisolta nella societàborghese, malgrado i proclami sulla “parità”.Noi pensiamo che sia giusto sostenere l’aumento deisalari delle donne, a partire da quelle precarie e deisettori in cui le donne sono maggiormente impiegate. Allo stesso tempo è necessario fare chiarezza sullecause della discriminazione salariale e dellasegregazione delle proletarie in alcuni settoriproduttivi e dei servizi . La questione, a nostro avviso, non può essereaffrontata dal punto di vista del mancatoriconoscimento economico delle competenzetipicamente femminili, in quanto competenze“naturali”; e neanche dallo scarso accesso alposizioni superiori; o ancora dal minore o particolareaccesso al mercato della forza lavoro. Questi sono punti di vista che non colgono l’essenzadel problema, riconducendo la questione delladifferenza salariale a fattori secondari (maggiore ominore riconoscimento di specifiche caratteristichedell’attività lavorativa femminile, maggiore o minoreattitudine o adattamento, formazione, responsabilità,etc. etc.).La causa dei bassi salari femminili e dellaoccupazione femminile concentrata nei settori a piùbasso salario non è nemmeno una produttivitàinferiore, poiché la meccanizzazione e l’automazione

del lavoro assicurano in molte branche gli stessirisultati produttivi. Altrettanto errato è ipotizzare due mercati dellaforza-lavoro, uno maschile e uno femminile, in cui ledonne si troverebbero segregate in quello secondarioa causa di loro scelte o per via di minoririvendicazioni salariali. Quanto sono frutto di libera scelta le preferenze delledonne relativamente al mercato del lavoro e quantodipendono dal funzionamento e dalle caratteristichedel mercato stesso, dai suoi meccanismidiscriminatori? In che misura queste scelte sonoeredità dello storico rapporto di subordinazione delledonne, che dal contesto sociale si estende al processoproduttivo?Per affrontare il problema della diffeenza salariale digenere bisogna adottare un punto di vista di classe ericonoscere che esso è dovuto ai rapporti diproduzione esistenti, basati sullo sfruttamentocapitalistico, ed alla peculiare condizione socialedella donna, sottoposta ad una duplice oppressione. Storicamente è stata la meccanizzazione che hapermesso ai capitalisti di sostituire nella produzioneforza-lavoro maschile con quella femminile einfantile. Poiché il valore della forza-lavoro è determinato dalvalore dei mezzi di sussistenza necessari a manteneree riprodurre la forza-lavoro dell’operaio e della suafamiglia, è evidente che quando la moglie e i figlidell’operaio entrano nella produzione capitalistica, ilsalario diminuisce, sia svalorizzando al massimo illavoro delle donne e dei fanciulli, sia abbassandoquello dell’operaio maschio, spezzando cioè la suaresistenza. Di conseguenza, anche se aumenta la sommacomplessiva di salario che i capitalisti pagano,aumenta molto di più la massa del pluslvaloreestorto. Scrive Marx: “L’acquisto della famiglia frazionataper esempio in quattro forze-lavoro costa forse più diquanto costasse prima l’acquisto della forza-lavorodel capofamiglia, ma in cambio si hanno ora quattrogiornate lavorative invece di una, e il loro prezzodiminuisce in proporzione dell’eccedenza delpluslavoro dei quattro sul pluslavoro dell’uno.” (K.Marx, Il Capitale, Vol. I, cap XIII)La donna proletaria, nelle relazioni di produzioneattuali, dunque non solo aiuta alla riproduzione dellaforza-lavoro quando è a casa, ma sul posto di lavoroproduce altrettanto plusvalore dell’uomo, però il

Sulle differenze salariali di genere

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prezzo della sua forza-lavoro (salario) è più a buonmercato perché il capitalista associa alle donneoperaie un costo di riproduzione inferiore, in quantoparzialmente sussidiate dal proletario maschio. Nella logica capitalista le operaie possono sopportaresalari inferiori al livello di sussistenza potendoaffidarsi al reddito del “capofamiglia” maschio. Nel capitalismo i costi necessari per conservarel’operaia come operaia e per formarla come operaiasono perciò sempre al disotto della parità giuridica.Questa è la realtà che si mantiene ancor oggi neipaesi più “civili”. Da ciò traiamo due conclusioni principali.1. In primo luogo, i bassi salari delle donne (cosìcome quelli degli operai minorenni) servono a ridurreil monte salario complessivo, dunque ad aggravare ilgrado di sfruttamento della classe operaia nel suocomplesso, per aumentare la massa di plusvalore chefinisce nelle tasche del capitalista. Si utilizza la forza-lavoro femminile e si riduce ilsalario delle operaie perché in tal modo si riduce ilvalore dei mezzi di sussistenza dell’interoproletariato. Nella determinazione del salario medio nazionalebisogna dunque considerare anche la funzione dellavoro delle donne e dei minori.Quello che figura di volta in volta come come“contributo al mantenimento della famiglia”,“differenziale salariale di genere o di età”,“competenze non riconosciute” etc., è in realtà è unmaggiore sfruttamento, derivante dalla logicacapitalista volta a minimizzare i costi di produzionedella forza-lavoro e a massimizzare i profitti.Perciò è di assoluta vigenza appoggiare le lotte e lerivendicazioni delle proletarie.2. In secondo luogo, nel capitalismo la quantità e lastruttura delle retribuzioni e l’organizzazione delprocesso produttivo sono tali da alimentare le

divisioni tra i lavoratori, fino al punto di trattarelavoratori identici sotto il profilo produttivo inmaniera differente. E’ nell’interesse della classe dei capitalistidiscriminare e dividere i lavoratori. Questo interesseporta all’insorgere di pratiche discriminatorie in basea caratteristiche estranee al contributo dei lavoratorial processo produttivo, per indurre la concorrenza ela competizione fra loro, per ridurre e impedirel’unità dei lavoratori, aumentando con ciò lapossibilità del capitalista di estrarre plusvalore.In altre parole: la discriminazione salariale e lasegregazione femminile sono un elemento essenzialeper la comprensione delle caratteristiche di fondo delsistema sociale ed economico attuale.La posizione subordinata e la situazione sociale disoggezione e defraudazione dei diritti del generefemminile, le differenze di salario, di pensione, etc.,lo specifico ruolo svolto nella divisione del lavoroindustriale, riflettono l’oppressione di genereesistente nella società capitalistica e sono determinateda precisi fattori sociali ed economici, perpetuati dalsistema basato sulla proprietà privata dei mezzi diproduzione e nella sua necessità di riproduzione abasso costo della forza-lavoro.Il capitalismo non può offrire soluzioni ai problemidelle donne, può solo approfondirli, vedendo ladonna come merce da sfruttare al massimo grado,articolo di commercio o di traffico sessuale.La storia passata e recente, l’analisi della situazioneattuale, dimostrano che la proprietà privata è la causaultima e più profonda della condizione dioppressione, di subalternità delle donne. Solo abolendo il sistema basato sulla proprietàprivata dei mezzi di produzione e di scambio, solotrasformando la base economica, cambiando leconcezioni e le pratiche culturali, si potrà abolire laduplice oppressione delle donne, le discriminazioniesistenti, si potrà incidere radicalmente nellaposizione della donna nella società, rendendolasocialmente ed economicamente libera eindipendente, non più soggetta a forme disfruttamento e di oppressione (ad esempio,trasferendo alla collettività nel suo insieme leresponsabilità che oggi gravano sulla famigliaindividuale, particolarmente sulle donne).Solo con il socialismo potrà essere raggiunta la pienaequiparazione sociale con l’uomo. Di conseguenzanel nuovo modo di produzione fondato sullaproprietà comune dei mezzi di produzione e discambio, le relazioni fra i generi potranno svilupparsisulla base della solidarietà e della cooperazione, inmodo non antagonista.

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Necessità del Fronte popolare

Gli sviluppi dell’attuale, profonda crisi economicacapitalistica, le misure predatorie adottate dallaborghesia, pongono all’ordine del giorno la necessitàdella costruzione del Fronte unico di lotta delproletariato e, sulla sua base, del Fronte popolare,come strumenti di lotta politica ineludibili percombattere l’offensiva capitalista, la reazionepolitica, le minacce di guerra imperialista e aprire ilcammino alla prospettiva rivoluzionaria socialista. In particolare, la realizzazione di un ampio frontepopolare, ossia un’alleanza stabile di forze eorganismi politici, sindacali, sociali, del movimentooperaio e popolare, comincia ad essere avvertitacome essenziale da molte forze rivoluzionarie e disinistra, da vasti settori popolari che subiscono ilmassacro sociale ed esprimono una resistenza controle politiche antipopolari e reazionarie imposte dallatroika UE-BCE-FMI.Il fronte popolare, oltre ad essere un’arma potentecontro queste politiche, si caratterizza come uno deimezzi più idonei per combattere la politica didivisione e di freno delle lotte portata avanti dai capidella socialdemocrazia, dagli opportunisti (di destra edi sinistra), dai riformisti, dai populisti e dai verticisindacali collaborazionisti.Le politiche e le pratiche di costruzione del frontepopolare (nelle differenti forme di blocchi diopposizione, di piattaforme unitarie, di coalizioni,movimenti, appelli, etc.), costituiscono esperienzeimportanti per il movimento comunista ed operaio.Esse perciò vanno sostenute e sviluppate. Questaprassi politica, già in atto in diversi paesi conimportanti risultati, negli ultimi due anni si è impostanel dibattito politico ed ha visto dei primi tentativi direalizzazione anche in Italia.

La tela di Penelope: dal “Comitato No Monti”a “Ross@”

Un embrione di fronte popolare può essere ravvisatonell’esperienza del Comitato No Monti, sortonell’autunno del 2012. Questo Comitato realizzò nell’ottobre 2012 unamanifestazione nazionale, promossa da 24organizzazioni politiche, sindacali (sindacati di basee opposizione CGIL) e di movimento, più un

rilevante numero di attivisti, delegati sindacali, etc.La manifestazione “No Monti Day” è stataun’importante manifestazione di opposizione politicae con un contenuto di classe contro il governooligarchico di Monti e i suoi sostenitori, i suoiprovvedimenti antipopolari e contro la politica diausterità UE.Questa manifestazione si dichiarò pienamentealternativa ai partiti borghesi, compreso il PartitoDemocratico che si è dimostrato il sostegno più lealedel governo “tecnico” imposto dall’oligarchiafinanziaria e in seguito del governo Letta-Alfano chene prosegue l’opera.Un ulteriore sviluppo del percorso intrapreso ful’assemblea nazionale del 15 dicembre 2012 aventecome ordine del giorno il confronto sul comeproseguire l’opposizione politica e sociale ai governidell’oligarchia finanziaria, e la definizione di una“Agenda contro l’austerità”.I risultati dell’assemblea confermarono che ledinamiche della crisi e del furioso attacco alla classeoperaia e ai lavoratori sfruttati rafforzano la volontàpolitica di ricerca dell’unità, della mobilitazioneunitaria, giungendo ad approvare una piattaforma chepotesse servire da base per sviluppare più avanzatilivelli di iniziativa comune.Importante notare che, nonostante la vicinanza delleelezioni politiche, e le manovre ad esse collegate,l’assemblea si espresse per il rifiuto del voto a partitie liste che sostenevano direttamente o indirettamenteil governo Monti, fra cui le forze della sinistraborghese. Questa assemblea fece compiere passi in avanti nellavoro di costruzione di piattaforme alternative e dirottura con la politica di austerità e di guerra,irrobustì la volontà di continuare con il lavoroavviato nei mesi precedenti.Il percorso, che si stava sviluppando su direttriciinteressanti, subì però in seguito arretramenti esbandamenti. Un primo passo negativo fu la scelta ditalune forze partecipanti al Comitato No Monti disalire, in occasione delle scorse elezioni politiche, sulcarrozzone interclassista di “Rivoluzione Civile”,clamorosamente sconfitto nelle urne. Successivamente, nel mese di marzo si tenne unincontro pubblico nazionale per la ripresa dellamobilitazione unitaria nel nuovo quadro politicovenutosi a creare.

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Il difficile cammino verso la formazionedi un Fronte popolare in Italia

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In quella occasione fu decisa la costruzione di una“Coalizione contro l’austerità europea”,esplicitamente rivolta contro il Fiscal compact e tuttii patti che vincolano le decisioni dei governi.Ma, a meno di due mesi di distanza, una nuovacapriola. L’11 maggio alcune delle forze che avevanolanciato la coalizione, hanno tenuto un’assemblea perl’avvio del percorso di costruzione di un “movimentopolitico e sociale anticapitalista e libertario”denominato Ross@, sulla base di adesioniindividuali. Questa nuova proposta straccia di fatto la propostadella “Coalizione” fra le varie forze e movimentid’opposizione a cui, pur con i suoi limiti edinsufficienze, avevamo aderito, per andare a varareun soggetto politico apertamente socialdemocratico.Siamo dunque di fronte a forze e processi politico-organizzativi che si distinguono per il fallimentaregioco della “tela di Penelope”: si disfa di notte ciòche si tesse di giorno, si cambiano continuamente lecarte in tavola per ripartire da zero e bruciare quelpoco di buono si era costruito in precedenza. Di chi la responsabilità? Non vi possono esseredubbi: degli opportunisti e dei socialdemocratici,malati cronici di elettoralismo e alla ricerca di nuoveformule per ingannare i proletari. Ross@ è il frutto di una lotta per l’egemonia dentrol’area socialdemocratica, dopo le batoste elettorali.Vi sono sempre altri socialdemocratici che sipropongono di prendere il posto di quelli ormaiscreditati. Per giunta il progetto si caratterizza per un abbozzodi programma vago, insufficiente e infarcito diillusioni sul controllo del capitalismo. I suoi fondamentali aspetti negativi sono: a) ipromotori di Ross@ dichiarano come propria baseideologico-programmatica di riferimento la teoriapiccolo borghese del “socialismo del XXI secolo”; b)la mancanza di un riferimento di classe e diconseguenza la pochezza delle rivendicazioniimmediate a favore della classe operaia; c) parole

d’ordine equivoche e deboli sulla questione delrifiuto del debito e dell’uscita dalla UE, dall’euro edagli eurotrattati; d) Ross@ non si pone di fronte allaquestione della costruzione del fronte popolare,casomai di una lista elettorale. Questo progetto, se conoscerà un vero sviluppo, acausa delle caratteristiche politiche e di classe dellesue componenti principali non avrà mai la volontà dirompere seriamente e definitivamente con il sistemadi sfruttamento borghese e tanto meno con l’UEimperialista. Nei confronti di Ross@ intendiamo comunquesviluppare il confronto e l’unità di azione nella lottacontro le politiche neo-liberiste e social-liberiste,soprattutto con i settori popolari cui ad essa potrannofar riferimento, portando avanti in ogni occasione lalotta ideologica (in particolare sulla questione delsocialismo piccolo borghese “del XXI secolo”) econtinuando la battaglia politica per la costruzione diun Fronte popolare rivoluzionario in Italia. Ciò naturalmente basandoci su giuste posizioni diprincipio e rappresentando sempre il punto di vista egli interessi del proletariato, sia quelli immediati, siaquelli più a lungo termine.

Caratteristiche di classe e posizioni incampo

L’insieme delle forze politiche, sindacali, sociali e disingoli militanti che si raggruppa nel variegato“movimento anti-austerità” e d’opposizione aigoverno borghesi, è composto in maggioranza darappresentanti della piccola-borghesia urbanaradicalizzata, antiliberista, e dalla socialdemocraziadi sinistra. Al suo interno si sta sviluppando un dibattito sullesue prospettive politiche, anche se spesso è confusoed arretrato, a causa dell’origine di classe, dei limitipolitici e delle errate posizioni ideologiche delleforze che lo dirigono, le quali producono propostedeboli, errate e pericolose.Evidenziamo quattro limiti fondamentali, che vannocriticati e combattuti a fondo.1. L’assenza di un chiaro e fermo riconoscimentodella classe operaia come forza dirigente delloscontro sociale, in quanto classe più rivoluzionariadella società.2. Una concezione della crisi capitalistica nonmarxista, e di conseguenza ipotesi di soluzioneattraverso politiche anticicliche di tipo keynesiano esocialdemocratico (“redistribuzione dellaricchezza”).3. Un concetto di “alternativa” che rimane tutto

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interno all’ordine borghese, senza nessuna rotturarivoluzionaria col sistema economico e politicovigente, senza mettere in discussione i rapporti diproduzione borghesi.4. Il rifiuto della politica di austerità e del pagamento(totale o parziale) del debito non si accompagna inmodo chiaro alla rivendicazione dell’uscita dall’UEimperialista e dell’abbandono dell’euro, ma adipotesi di “rinegoziazione” e “modifica” delleistituzioni imperialiste; oppure si diffondono teoriesulla formazione di nuove aree sull’esempio diALBA, in concorrenza col blocco diretto dallaborghesia tedesca e francese. In sostanza si propone un nuovo “modello disviluppo”, per tentare l’impossibile riformadell’imperialismo, senza rivoluzione, senzademolizione dei rapporti di produzione capitalistici,senza dittatura del proletariato. E’ il continuorisorgere del “socialismo utopistico” contro il“socialismo scientifico”. Queste tendenze e posizioni mirano a mantenere laclasse operaia sotto la direzione della piccola-borghesia radicalizzata, a contenere le rivendicazionie le lotte delle masse all’interno dell’ordine socialecapitalista-imperialista, impedendo che essefuoriescano dal quadro della politica borghese e sivolgano alla politica rivoluzionaria del proletariato,alla lotta per il socialismo.

Limiti e responsabilità

Le esperienze sviluppate a partire dal Comitato NoMonti hanno risvegliato energie sopite, mossosperanze, rimesso in movimento concretamente ilfronte di opposizione. Purtroppo i dirigenti socialdemocratici di sinistra (tracui parecchi trozkisti), che svolgono un ruoloegemone all’interno di questi ambiti e movimenti,hanno depotenziato e frenato pesantemente ilprocesso di mobilitazione, le sue potenzialità eprospettive. La pessima abitudine di ripartire dalla casella dipartenza (spesso affermando di voler muovere i“primi passi”), produce effetti negativi: si generanoperplessità, sfilacciamento, sfiducia e scetticismo frai lavoratori avanzati e nei movimenti di lotta; sidetermina una restrizione della base di classe; siindebolisce il tessuto organizzativo, i rapporti unitari.Questa parabola negativa testimonia il ruolo nefastoportato avanti dalle varie fazioni opportuniste esocialdemocratiche, e certifica come anche la piùforte aspirazione all’unità e alla mobilitazione siadestinata a rifluire od incagliarsi se essa non rompe

completamente con queste e se non si dota di unaforte e sicura direzione politica di classe. Il ruolo e le manovre dei revisionisti e deisocialdemocratici hanno però il fiato corto. La profondità della crisi, le controriforme, i tagli e lemisure antipopolari “bipartisan”, le politichecollaborazioniste, producono acutizzazione dellecontraddizioni, spostamento su nuove posizioni ericerca, da parte di masse sempre più ampie, di unaalternativa rivoluzionaria alle politiche imperialiste.Su questa base molti operai combattivi e militanti diclasse sentono come indispensabile l’unità d’azione,la necessità di costruire un vasto fronte diopposizione alle politiche di austerità e di guerra,accentuano la tendenza alla lotta non solo contro illiberismo, ma contro il capitalismo nel suocomplesso. Si compiono dunque passi in avanti e si pone su unterreno più avanzato la lotta contro le tendenzeretrograde e opportuniste.La lotta per non far dissipare energie, potenzialità edesperienze preziose (come ad es. quelle che si sonomanifestate nel “No Monti Day”), per sviluppare unorientamento rivoluzionario di classe e rafforzarel’opposizione di massa organizzata contro lecriminali politiche borghesi è dunque un aspetto dellavoro da compiere.

Il nostro intervento

Come comunisti (marxisti-leninisti) partecipiamoalle mobilitazioni e siamo interni al dibattito e alpercorso unitario. Siamo stati fra i promotori del “NoMonti Day” e dell’assemblea nazionale del 15dicembre. Sotto la pressione dell’offensiva borghese edell’intensificazione della lotta di classe, si sonoprodotte condizioni che obbligano le forzesocialdemocratiche a “digerire” la nostra presenza.

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La nostra tattica ha dato alcuni frutti, ci permette dirompere l’isolamento cui i revisionisti e isocialdemocratici tentano in ogni modo di occultarci,e offre possibilità di sviluppo nell’acitizzazione dellacrisi capitalistica.Il nostro intervento ha come obiettivo fondamentalela lotta per la crescita della nostra influenza,credibilità e autorevolezza politica, del nostrorafforzamento dentro il movimento operaio e imovimenti di lotta, in modo da sviluppare la lotta perla formazione del Partito comunista nel nostro paese. Come marxisti-leninisti lavoriamo all’interno deiprocessi di resistenza reali, cercando di avanzare ilprogramma di lotta in senso classista e spingendodecisamente verso la costruzione del Fronte unicoproletario e sulla sua base di un Fronte popolareradicato fra i settori sociali vittime della crisicapitalistica.L'esperienza delle grandi giornate di sciopero emobilitazione, così come delle centinaia di vertenze adifesa degli interessi e dei diritti degli operai, deilavoratori, dei giovani e delle donne del popolo,dimostra che esistono profondi problemi cheimpediscono lo sviluppo della lotta: tra questi ladebolezza della risposta politica, la mancanza diunità, fattore fondamentale per la vittoria della classeoperaia e delle masse popolari nella lotta contro laborghesia.Ci vuole qualcosa di profondamente diverso dal“movimento” su adesione individuale e da nuovisoggetti politici socialdemocratici per sconfiggerel’offensiva capitalista e le politiche reazionarie diUE-BCE-FMI che colpiscono la classe operaia e lemasse popolari.Le lezioni che vengono dalla Francia, dalla Grecia,dalla Tunisia, dalla Spagna, etc. ci mostreano la forzadell'unità e dell’organizzazione politica, ma parlano

anche della necessità di affrontare obiettivi più ampi,di carattere politico, per incidere nella situazioneconcreta.Per difendere gli interessi del lavoro contro il capitalesempre più aggressivo, per unire e mobilitare lemasse sfruttate e oppresse, per imporre l'interessedella maggioranza su quello di una minoranza diparassiti e di corrotti, la cosa migliore da fare èlavorare per costruire un ampio Fronte popolareattorno alla classe operaia, che rafforzi lamobilitazione di tutti i settori sociali che resistonoall’offensiva capitalista (nelle varianti neo-liberista esocial-liberista).Un Fronte popolare che parta dal blocco delle forzepolitiche, sindacali, sociali, territoriali che resistono esi oppongono al capitale finanziario, alle suepolitiche, ai suoi governi, ai suoi partiti e alle lorointese, per costruire un’alternativa popolare erivoluzionaria nel nostro paese: contro la politicaantisociale dell’austerità, contro l'UE e l’euro, controla politica di guerra della NATO, per rovesciare lacrisi e di debiti sulla testa di chi li ha causati!Un Fronte popolare che si appoggi su organismi qualii Consigli di fabbrica e di quartiere, i Comitati neiposti di lavoro e nel territorio, sui settori sindacali diclasse, e agisca per radicarsi fra la classe operaia e lemasse popolari.Un Fronte popolare che faccia crescere nelle masse laconsapevolezza che è necessario affrontare laquestione strategica del potere politico e, incondizioni di acuta crisi politica, lotti per scalzarel'oligarchia finanziaria dal potere e formare unproprio governo che prenda misure energiche controi capitalisti e i loro agenti, aprendo la strada alsocialismo proletario.Ma questo è possibile solo con l’egemonia dellaclasse operaia e la direzione del suo Partitocomunista, perchè la piccola e media borghesia, i cetimedi, i loro partiti, non sono in grado di adottare lemisure necessarie per porre fine al poteredell’oligarchia finanziaria e alle manovre delle forzereazionarie, vacillerebbero, farebbero concessioni,mancherebbero di decisione, etc., e ciò sarebbedisastroso nei momenti cruciali della lotta.I tempi sono maturi per avanzare un’alternativa dirottura rivoluzionaria, ed è con questo proposito cheintendiamo continuare a lavorare e a sviluppare ilconfronto e l’unità di azione con tutte le forzeinteressate, consapevoli che il fattore fondamentaleche consentirà di affermare la prospettiva del Fronteunico proletario, così come del Fronte popolare, è ilPartito comunista, il ruolo storico che disimpegna, ilsuo legame con il proletariato e le masse popolari.

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Grazie all’ospitalità africana, i Partiti e leOrganizzazioni marxisti-leninisti membri della

CIPOML hanno affrontato il dibattito sulla situazioneinternazionale, le politiche dell'imperialismo, delleforze reazionarie e dei padroni, così come sullosviluppo della lotta dei lavoratori e dei popoli, suiproblemi e le prospettive di lotta dei nostri partiti. Osserviamo l'esistenza di una crisi profonda delsistema capitalista-imperialista che si sviluppa inmodo ineguale nei differenti paesi, colpendospecialmente, in forma negativa, la classe operaia, lagioventù ed i popoli. Nonostante le misure neoliberiste per "uscire" dallacrisi, a cui danno impulso i monopoli e le classidominanti, che pretendono di farci credere che perquesta via la crisi verrà superata definitivamente, ifatti sono ostinati e gli effetti della crisi persistono. L'imperialismo statunitense intensifica le guerre diaggressione, mantiene le sue truppe in Afghanistan ein Iraq. Continua il feroce assalto contro il popololibico, minaccia l’Iran ed altri popoli, con l'obiettivodi appropriarsi delle loro ricchezze ed occupareposizioni strategiche. Appoggia apertamentel'occupazione militare sionista in Palestina. Gli imperialisti dell'Unione Europea, malgrado i lorointeressi specifici, nelle questioni fondamentaliagiscono come alleati degli statunitensi nel loroconfronto con Russia e Cina. Le pretese dell'imperialismo statunitense edell'Unione Europea di controllare la Siriaminacciano di sfociare in un'aggressione militarediretta dalla NATO. Il prodursi di tale situazione puòravvivare le fiamme di una guerra regionale chepotrebbe degenerare perfino in una nuovaconflagrazione generalizzata. I marxisti-leninisti respingono decisamentel'intervento imperialista, difendono il principio diautodeterminazione dei popoli. I problemi della Siriadevono essere risolti dai lavoratori e dal popolo diquel paese. Con l’acutizzarsi di tutte le contraddizioni,inevitabilmente andranno a cozzare gli interessi dellepotenze imperialiste, alcune delle quali voglionoconservare le loro zone di influenza, mentre altre

cercano spazi all’interno di una nuova ripartizione delmondo. Le potenze imperialiste occidentalipretendono di mantenere intatto il loro dominio e leloro aree di controllo, mentre, d'altra parte, le potenzeimperialiste emergenti pretendono di svolgere unruolo di maggiore leadership e di controllo territorialenel mondo. Questo conflitto che coinvolge tra di loroi paesi imperialisti conduce progressivamente ascontri, a volte diplomatici, a volte violenti, tuttaviasempre nella forma di aggressioni e di spoliazione deipaesi dipendenti e di maggiore sfruttamento dellaclasse operaia. La Cina si sta trasformando nel principale esportatoredi capitali verso i paesi dipendenti dell'Asia,dell’Africa e dell’America Latina, alla ricerca dimaterie prime e dell'ampliamento dei propri mercati;ma anche in un concorrente aggressivo nel mercato enegli investimenti negli stessi USA e nei paesiimperialisti d'Europa. La Russia sta rafforzando la sua economia, le suecapacità e risorse energetiche, così come il suo poteremilitare, assumendo un ruolo aggressivo nella nuovaripartizione del mondo. Le posizioni di Russia e Cina, che si sono opposte nelConsiglio di Sicurezza Onu all'intervento militare inSiria non hanno nulla a che vedere con la sovranitànazionale ed i diritti del popolo siriano, macorrispondono ai loro interessi di contenderel'egemonia ai paesi imperialisti occidentali. La classe operaia ed i popoli si esprimono conmobilitazioni, scioperi generali, soprattutto in Grecia,Spagna, Portogallo, Italia, tra gli altri, a difesa dei lorodiritti ed in opposizione alle misure del capitale, chescarica il peso della crisi sulle loro spalle. In Nord Africa e nel Medio Oriente continuano lerivolte dei popoli contro la tirannia, in difesa dellalibertà e della democrazia. Proseguono i processirivoluzionari aperti dai lavoratori e dai popoli inEgitto e specialmente in Tunisia, ponendo laprospettiva di un cambiamento del regime dioppressione e della liberazione definitiva. In America Latina la lotta dei popoli e dei lavoratoricontro il saccheggio dei monopoli minerariinternazionali, in difesa della sovranità nazionale e

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Dichiarazione della ConferenzaInternazionale di Partiti e Organizzazioni

Marxisti-Leninisti(CIPOML - XVIII Plenum)

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dell'ambiente naturale, mobilita centinaia di migliaiadi persone. Le lotte dei lavoratori, della gioventù e dei popoli peropporsi alle conseguenze della crisi, per condannarela dominazione imperialista capitalista, si esprimono adiversi livelli in ogni paese e regione. In questebattaglie cresce la fiducia della classe operaia nelcammino della sua lotta, si chiarisce la natura delcapitale e della reazione, si strappa la maschera alleposizioni della socialdemocrazia e dell’opportunismo;allo stesso tempo si manifestano i limiti e le debolezzeesistenti per fermare l'offensiva dell'imperialismo edella reazione, dei padroni e dei governi al loroservizio. Ai rivoluzionari proletari spetta dare una rispostaideologica, politica ed organizzativa. Ci assumiamoperciò la responsabilità di inserirci più a fondonell'organizzazione e nel vivo della lotta della classeoperaia, della gioventù e dei popoli; di dare impulsocon l'iniziativa ed il coraggio comunista per condurrein modo conseguente le mobilitazioni e soprattutto,per indicare il cammino sicuro della rivoluzione e delsocialismo. Il rafforzamento dei nostri partiti, l’accrescimento delloro legame con le masse, il compito di porre il nostroprogramma nelle piazze, a portata delle massecombattive, di metterci alla testa delle lotte, dipromuovere e irrobustire il fronte popolare, sono gliorientamenti generali che emergono da questaConferenza. L’apporto di ogni partito ha arricchito ildibattito e dimostra che il marxismo-leninismo si varafforzando nel mondo. Ciò pone nelle nostre maniuna straordinaria responsabilità, che accettiamo condecisione. L'acutizzazione della crisi generale del capitalismo,l'aggressione imperialista ed il pericolo di una nuova

guerra generale, lo sviluppo accelerato delle forzeproduttive generato dalla rivoluzione tecnica-scientifica, la crescita delle lotte dei lavoratori, dellagioventù e dei popoli, pongono nuove sfide per inostri partiti e organizzazioni; dovremo cercare nelcorso stesso degli scontri di classe nuove forme diorganizzazione e di lotta. La liberazione dei lavoratori e dei popoli è opera diqueste stesse forze e responsabilità irrinunciabile deinostri partiti ed organizzazioni. SÌ, È POSSIBILE CAMBIARE QUESTO MONDO! IL MARXISMO LENINISMO È LA NOSTRAGUIDA!

Tunisi, novembre 2012

Organizzazione per la costruzione del PartitoComunista degli operai di Germania Partito Comunista del Benin Partito Comunista Rivoluzionario, Brasile Partito Comunista Rivoluzionario Voltaico,Burkina Faso Partito Comunista Rivoluzionario della CostaD’Avorio Partito Comunista degli Operai di Danimarca Partito Comunista Marxista Leninista dell'Ecuador Partito Comunista degli Operai di Francia Piattaforma Comunista, Italia Via Democratica, MaroccoPartito Comunista del Messico (marxista-leninista)Organizzazione Marxista-Leninista Revolusjon diNorvegia Partito Comunista del Lavoro della RepubblicaDominicana Partito Comunista di Spagna (marxista-leninista) Partito dei Lavoratori di Tunisia Partito Comunista Rivoluzionario di Turchia Partito Comunista Marxista Leninista delVenezuela

Conferenza Internazionale di Partiti eOrganizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML)

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La CIPOML sul processo rivoluzionario in Venezuela

IL COMITATO DI COORDINAMENTO DELLACONFERENZA INTERNAZIONALE DI

PARTITI E ORGANIZZAZIONI MARXISTI -LENINISTI (CIPOML) esprime cordoglio per lascomparsa del Comandante Hugo Chavez Frias,Presidente della Repubblica Bolivariana delVenezuela. Manifesta la sua solidarietà con la classeoperaia e il popolo, col governo della RepubblicaBolivariana, coi rivoluzionari ed i comunisti checombattono valorosamente per la liberazione socialee nazionale in Venezuela.Il processo rivoluzionario che si compie in Venezuelacoinvolge milioni di esseri umani, i lavoratori e lagioventù, svolgendo il compito di democratizzare lasocietà; garantisce l’accesso ai settori più poveri aldiritto alla salute, all’educazione e alla previdenzasociale; si scontra con l'opposizione della reazione edell'oligarchia ed ha sollevato le masse lavoratrici ela gioventù per difendere questo sviluppo.Il governo del Venezuela, con Hugo Chavez allatesta, ha svolto un'importante politica di integrazionea livello dell'America Latina, includendo diversipaesi della Regione, in maniera particolare quelli chesi sono associati nell'ALBA. Questo processo cerca uno sviluppo indipendente edaffronta l'opposizione aperta dell'imperialismonordamericano che non vuole perdere il suotradizionale dominio.Per queste ragioni, il Comandante Chavez haconquistato un posto tra i combattenti sociali ed irivoluzionari, tra i lavoratori ed i popoli dell'AmericaLatina e di altri continenti; spicca come un lottatore,come un patriota determinato, un antimperialistaconseguente. La sua morte comporta una graveperdita per la lotta contro la tirannia e l'inevitabile,ma duro e difficile, processo di liberazione deipopoli. Questo doloroso colpo non frenerà la lotta; alcontrario, siamo convinti che la classe operaia, ilpopolo e la gioventù venezuelani continueranno nellalotta, sapranno distinguere i loro veri amici dainemici aperti e nascosti, ed avanzerannorisolutamente nella lotta di liberazione, per ilcammino della rivoluzione e verso il socialismo. Coirivoluzionari proletari alla testa, seppelliranno il

capitalismo e l'imperialismo, così come lo faranno glialtri popoli dell'America Latina e del mondo.I Partiti e le Organizzazioni Marxisti-Leninistifacenti parte della CIPOML rinnovano illoroimpegno alla rivoluzione internazionale delproletariato e all’internazionalismo proletario;riaffermano la convinzione che i membri del PartitoComunista Marxista Leninista del Venezuela e levere forze rivoluzionarie del paese, continueranno lalotta per condurla attraverso la rivoluzione ed ilsocialismo fino alla vittoria.COMITATO DI COORDINAMENTO DELLACIPOML

7 marzo 2013.....................................

COMUNICATO A SOSTEGNO DELLA LOTTADEL POPOLO DEL VENEZUELA, CONTROLE MINACCE DI UNA NUOVA INGERENZAIMPERIALISTA

In un processo elettorale assai combattuto ilavoratori ed il popolo del Venezuela hanno scelto

democraticamente Nicolas Maduro come Presidente

Pubblichiamo di seguiito due comunicati del Comitato di Coordinamento della Conferenza Internazionaledi Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti sugli sviluppi in Venezuala dopo la morte di Chavez.

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della Repubblica. L'imperialismo nordamericano ed isuoi alleati europei hanno appoggiato un candidatorappresentante dell'oligarchia e dei suoi interessi ehanno subito una sconfitta nelle urne. Ora,strumentalizzando il piccolo margine di vantaggio,pretendono di ignorare violentemente la volontàpopolare creando tumulti e perpetuando atti diprovocazione che minacciano di sfociare nellaviolenza reazionaria. E’ chiaro che il popolo delVenezuela sta difendendo le sue conquiste sociali, lasovranità ed il diritto di scegliere la sua strada.I partiti facenti parte della CIPOML si pronunciano asostegno della classe operaia, dei contadini, degliintellettuali conseguenti, dei rivoluzionari, delpopolo del Venezuela e del nostro partito fratello, ilPartito Comunista Marxista Leninista del Venezuela(PCMLV) che lottano per la costruzione di unasocietà più giusta, sotto le bandiere del socialismoscientifico, e che in questi momenti di grandetensione respingono valorosamente la minaccia diuna nuova aggressione imperialista.Già nel 2002 l'azione cospirativa degli Stati Uniti,della Spagna e di altre espressioni mondiali eregionali dell'imperialismo ordirono un piano perabbattere il governo di Chavez, cogliendo unvantaggio momentaneo, che fu sventato grazieall’energica azione del popolo rivoluzionariomobilitato nelle strade e alla posizione di settori

patriotici delle forze armate che riuscirono aneutralizzare l'aggressione borghese.Siamo fermi sostenitori della libera determinazionedei popoli, del loro diritto a darsi il governo chedesiderano, senza l'intervento dei paesi imperialisti.Abbiamo ben chiaro che nell'attuale fase di sviluppodel capitalismo i paesi imperialisti lottano per unanuova ripartizione del mondo e assalgono i paesidipendenti, specialmente quelli che possiedonoricchezze naturali. Sappiamo che questo può esserefermato solo con l'organizzazione popolare, conl'unità dei rivoluzionari e dei patrioti, con la lottaconseguente che miri alla conquista del potere daparte della classe operaia.La CIPOML chiama i rivoluzionari, i patrioti, gliinternazionalisti a sostenere l’approfondimento delprocesso rivoluzionario venezuelano, dando impulsoa una campagna internazionale di solidarietà colpopolo del Venezuela e di rifiuto delle minacce diintervento che l'imperialismo sta preparando.No all'ingerenza imperialista! Con l'appoggio deirivoluzionari di tutto il mondo il Venezuela non saràun'altra Libia, né un'altra Siria!COMITATO DI COORDINAMENTO DELLACONFERENZA INTERNAZIONALE DIPARTITI ED ORGANIZZAZIONI MARXISTI-LENINISTI Aprile 2013

Onore e gloria al compagnoChbari Abdelmoumem

Il Comitato di Coordinamento della Conferenza Internazionale di Partitie Organizzazioni Marxisti-Leninisti trasmette a Annahj Addimocrati

(Via Democratica) del Marocco sentite condoglianze per la scomparsadel compagno Chbari Abdelmoumem.

Il compagno Chbari è stato un militante comunista esemplare fina dallasua gioventù, sempre in prima fila nella lotta per la democrazia e lagiustizia sociale in Marocco.

In quanto responsabile delle relazioni internazionali di AnnahjAddimocrati, ha lavorato sempre per l'internazionalismo e l'amicizia tra i popoli e le organizzazionirivoluzionarie dell'Africa e del mondo. Conserveremo sempre un ricordo fraterno e di lotta con lui.

Onore e gloria al compagno Chbari!

Avanti nell’internazionalismo proletario e nella solidarietà tra i popoli e le loro organizzazionirivoluzionarie!

Comitato di Coordinamento della CIPOML

24 maggio 2013

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COMUNICATO DELLA RIUNIONE DI PARTITIE ORGANIZZAZIONI MARXISTI-LENINISTID’EUROPA

La crisi del sistema capitalista si è ulteriormenteaggravata a livello mondiale e in Europa prende semprepiù la forma di recessione. Allo stesso tempo, il rifiutodella politica di austerità non è mai stato così forte emassiccio: decine di milioni di lavoratori, uomini edonne, si lanciano nelle strade di tutte le capitali europee. La politica di austerità imposta dappertutto, invece di"risolvere la crisi", come pretendono di far credere igoverni neoliberisti e social-liberisti, l'approfondisce.Questa politica acuisce la recessione nei paesi più colpitidalla crisi e comincia ad avere conseguenze nei paesi chesi sono approfittati della crisi degli altri, come è il casodell'imperialismo tedesco. Questa politica fa crescere ildebito pubblico ed accresce le disuguaglianzeeconomiche, rafforza lo sviluppo disuguale e laconcorrenza tra i paesi dell'Unione Europea (UE). Si tratta di un circolo vizioso che i lavoratori ed i popolidevono spezzare se non vogliono essere trascinati in unaspirale che li riporterà in situazioni che ricordano quelledel 19° secolo. Il fiscal compact firmato da Merkel e Sarkozy, è statoaccettato tale e quale praticamente dalla totalità deigoverni dell'UE. È un patto che combina la politica diausterità e l’intensificazione della "competitività", chechiaramente significa maggiore flessibilità, maggiorefacilità di licenziare e una riduzione brutale e pesante deisalari, che sono presentati come "costi". Noi diciamo chenon è il lavoro ad essere un "costo", ma è il capitale adessere sempre più insopportabile per i lavoratori ed ipopoli. I dirigenti delle principali potenze imperialista europee,a cominciare da Merkel e Hollande, pretendono diimporre un "governo europeo", vero e proprio Statomaggiore dell'oligarchia finanziaria. Con ciò mirano arafforzare il potere economico e politico dell'oligarchia ea trasformare le istituzioni elettive degli Stati –specialmente i parlamenti, ma anche le istituzioniregionali e locali - in semplici cinghie di trasmissionedella loro politica. Approfittando della crisi che ha colpito Cipro, i dirigenti

europei hanno cominciato una nuova tappa, pretendendodi tassare e far pagare i piccoli risparmiatori. Si tratta diun messaggio, di una minaccia ai popoli: domani i vostririsparmi saranno confiscati dal capitale. Tutto ciò mette in luce il vero obiettivo: sfruttare almassimo la classe operaia, liquidare i meccanismi diprotezione sociale, indebolire la capacità di lotta deilavoratori, trasferire una parte sempre maggiore dellaricchezza creata all'oligarchia, ai proprietari del capitale,a quella minoranza che vive sulle spalle dei lavoratori edei popoli. Mentre la povertà assume proporzioni maiviste, mentre la fame è una piaga che colpisce milioni didonne, di uomini, di bambini, l'oligarchia ostenta la suaricchezza e vive in un lusso sfacciato.

Austerità fa rima con autoritarismo

Questa violenta offensiva del capitale è portata avanticon inaudita brutalità e calpesta i diritti democratici.L'austerità va di pari passo con l'autoritarismo. I governisono installati dalla Troika (UE, BCE, FMI), alcuni Stati,come la Grecia, sono messi sotto tutela, obbligati apresentare regolarmente i loro conti davanti a“commissioni di esperti” diretti dalla stessa Troika. Il movimento operaio e sindacale è il bersaglio principaledegli attacchi del capitale. In diversi paesi vienecriminalizzata la protesta sociale e vengono impostilimiti alla pratica dei diritti sindacali. I settori combattividei lavoratori ed i militanti che si oppongono allacollaborazione di classe sono espulsi dai sindacati dadirigenti che attuano questa collaborazione. Allo stesso tempo i governi e il padronato portano avantiun'intensa campagna per delegittimare il sindacato.Costoro approfittano della crisi, dell'elevato numero deidisoccupati, etc., per fare pressione sui lavoratoriaffinché non si iscrivano ai sindacati, sebbene ciò sia undiritto fondamentale contenuto nelle costituzioni di tuttigli Stati dell'UE. Le lavoratrici e i lavoratori migrantisoffrono particolarmente questa politica repressiva. Igruppi razzisti e fascisti li accusano e li attaccano.Fuggiti dai loro paesi a causa della miseria e della guerra,di cui sono responsabili le potenze imperialiste,specialmente in Africa, i migranti subiscono il super-sfruttamento ed il razzismo.

Riunione di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti europei

Nel mese di giugno si è svolta in Germania una riunione di Partiti e Organizzazioni europei membri dellaCIPOML. All’ordine del giorno gli sviluppi della crisi capitalista nei diversi paesi e le dinamiche della lottadi classe; la politica reazionaria e gierrafondaia dell’UE imperialista; la questione dell’uscita dall’UE,dall’euro e dalla NATO; i passi compiuti nella politica di fronte, nei doversi paesi. Al termine di un dibattito ricco e profondo, che ha visto interessanti apporti da parte di tutte le realtà presenti,sono stati approvati all’unanimità i documenti che riproduciamo di seguito.

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In numerosi paesi il movimento progressista, ilmovimento politico e quello sindacale, si mobilitano elottano affinché le donne e gli uomini migranti abbianogli stessi diritti dei loro fratelli di classe.In diversi paesi dell'UE i gruppi e i partiti razzisti efascisti diffondono le loro idee che sono amplificate daigrandi mezzi di informazione, i quali puntanoapertamente a influenzare vasti settori delle massepopolari. Alla tradizionale demagogia dell'estrema destraxenofoba e razzista, si aggiunge oggi una pericolosademagogia populista che mescola propositi "sociali" a unforsennato nazionalismo. Tutti costoro fanno leva sulmalcontento delle masse e sul profondo rifiuto dei partiti,sia quelli di destra, sia quelli che si dicono di sinistra, cheapplicano la politica di austerità.

La crisi acutizza le contraddizioni tra le potenzeimperialista ed i blocchi imperialisti

Il problema del controllo delle fonti energetiche, dellematerie prime, delle zone strategiche e dei mercati, è lacausa profonda delle guerre di aggressione e degliinterventi militari delle potenze imperialiste. Dopo laLibia, il suo petrolio e le sue ricchezze, è il Mali cheadesso subisce la politica di guerra. L'imperialismofrancese e quello britannico sono state le forze piùcoinvolte nella guerra alla Libia, mentre è l'imperialismofrancese quello che ha lanciato la guerra in Mali. Inentrambi i casi hanno fatto appello ai loro alleati europeie dell'UE chiedendo supporto in tali azioni reazionarie.Allo stesso tempo, si mantengono truppe in Afghanistane altri paesi sono nel mirino delle potenze imperialiste,particolarmente la Siria. L'imperialismo statunitense ed il suo braccio armato, laNATO, fanno pressione sugli alleati europei affinché sifacciano carico, sempre di più, della componente"europea" della NATO, e si impegnino ancor più a livellofinanziario e militare. La lotta in ogni paese per usciredalla NATO e per la sua dissoluzione è di stringenteattualità. I popoli d'Europa non hanno nulla da guadagnare daquesta politica bellicista al servizio esclusivo degliinteressi dell'oligarchia finanziaria. A essi interessa invece sviluppare concretamente ilegami di solidarietà coi popoli che soffrono ilsaccheggio e la dominazione delle potenze imperialistaeuropee, specialmente i popoli dell'Africa, per lottareuniti contro il sistema di oppressione e sfruttamento.

Il nostro campo è quello dei lavoratori e dei popoli

L'aspirazione a lottare uniti contro la politica di austerità,contro i diktat della Troika, cresce. La questione di farconvergere queste lotte e sviluppare la solidarietà al di làle frontiere, è più che mai all’ordine del giorno. In molti paesi il rifiuto della politica di austerità, si

combina con quello della Troika, dell'euro e dell'UE. Isostenitori dell’Europa della reazione e del capitale sipreoccupano di fronte a tale protesta e cercano di evitarlaattraverso le posizioni reazionarie sostenute dai partiti edalle organizzazioni fasciste e nazionaliste, che nonmettono in discussione il sistema capitalista, madividono i popoli e li aizzano gli uni contro gli altri. Le forze riformiste rispondono alle proteste con unpatetico ed illusorio appello per una "Europa sociale" chenon corrisponde per nulla alla realtà. Noi proclamiamo che i popoli hanno il diritto a usciredall'euro così come dall'UE. D’altronde, è risaputo chenon tutti i paesi europei appartengono all’eurozona. Assieme alle forze progressiste che difendono quellaposizione, affermiamo che questo è un problema legatoalla questione della difesa della sovranità popolare einscriviamo questa battaglia nella lotta contro la politicadi austerità imposta dall'UE. Affermiamo che se un popolo decide ed impone di usciredall'euro, noi saremo solidali con la lotta che dovràportare avanti contro l'offensiva dell'oligarchia, che faràtutto il possibile per fargli pagare tale decisione. In ogni caso, difendiamo la parola d’ordine del rifiuto dipagare il debito, che sia espresso in euro o in qualunquealtra moneta.L'ampiezza della resistenza operaia e popolare, che èchiamata a svilupparsi ancora, pone il problema dellosbocco politico da offrire alla ascesa della lotta di classe.La classe operaia è all'avanguardia in questa battaglia edampi settori delle masse lavoratrici, delle città e dellacampagna, si ritrovano assieme nelle piazze, nellemanifestazioni. La questione dell'unità della classe operaia e dell'unità ditutti gli strati popolari, è fondamentale per sviluppare unapolitica di fronte che già vede espressioni concrete indiversi paesi.I nostri Partiti ed Organizzazioni chiamano a svilupparedovunque questa politica, e la inseriscono nellaprospettiva della trasformazione rivoluzionaria dellasocietà e dello sviluppo della solidarietàinternazionalista.

SOLIDARIETA’ CON LE PROTESTE DEIPOPOLI DELLA TURCHIA!

Pieni di indignazione vediamo come il governo turcocerca di reprimere con brutale violenza la protesta deipopoli della Turchia.Pieni di ammirazione vediamo come i popoli dellaTurchia non si fanno intimidire e di fronteall'oppressione, all'arbitrio, al soggiogamentoreazionario della vita quotidiana della società da partedel governo e del terrore poliziesco, intensificano la lorolotta per i diritti e le libertà democratiche. Noi salutiamoquesta resistenza e ci dichiariamo solidali con le suerivendicazioni.

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A Istanbul il governo turco vuol distruggere,nell'interesse del capitale, il Parco Gezi per aprire unospazio in cui insediare un megaprogetto edilizio. E' statoquesto il motivo che ha sviluppato in Turchia, prima ditutto e fondamentalmente da parte della gioventù, unampio movimento di resistenza. Ma il movimento vamolto al di là dell'occasione e si rivolge contro il governoreazionario dell'AKP e di Erdogan! Da lungo tempo essoscatena la rabbia di larghe masse contro questo governo.Con la sua brutale violenza poliziesca il governo delpresidente Erdogan rivela di essere una dittaturaantipopolare nell'interesse dei monopoli. E' dunquegiustificato che i dimostranti chiedano la sua caduta, lalibertà e la democrazia.Da molti anni il governo turco, che era prima esaltatocome un modello di liberaldemocrazia per i paesiislamici della regione, riceve l'appoggio dell'UE e degliStati imperialistici europei per la sua politica reazionaria.Adesso, in considerazione dell'ampia rivolta popolare, ipaesi imperialistici europei prendono ipocritamente ledistanze con le loro dichiarazioni sulla violenzapoliziesca. Erdogan respinge pubblicamente questaipocrita critica al suo governo affermando che le protestesarebbero ordite da Stati stranieri. Noi dichiariamo chequesta affermazione del governo Erdogan non è soltantobassamente demagogica, ma è anche un segno che essonon crede che il suo popolo sia capace di lottare per idiritti e le libertà democratiche.Neppure è accettabile la tesi governativa secondo cuianaloghe violenze poliziesche sono poste in atto anchedai paesi occidentali. Questa verità non può costituire inalcun modo una giustificazione per le rappresaglie. Ciò,se rivela, da un lato, che il governo Erdogan prende amodello le pratiche antidemocratiche degli Statioccidentali, dimostra, dall'altro, che i diritti e le libertàdemocratiche non possono essere ottenuti conun'adesione all'UE, ma soltanto con la lotta popolare.In tutta Europa vi sono progetti simili: in Italia, la TAV,che ha suscitato un'ampia resistenza in Val di Susa; inGermania a Stoccarda, dove da più di tre anni lapopolazione sta conducendo un'ampia opposizionecontro la costruzione di una Stazione ferroviariasotterranea del costo di oltre 6,8 miliardi di euro, che hauna capacità pari alla metà di quella della vecchiastazione ferroviaria; a Berlino, dove alcuni miliardi dieuro sono stati investiti in un grande aeroporto che nonfunziona; in Francia, dove la popolazione contrastaattivamente l'aeroporto di Notre Dame des Landes, ecc.Essi sono tutti, in un periodo di tagli e di politicherestrittive, enormemente costosi, non hanno alcunautilità per la classe operaia e per il popolo, ma da essidevono essere pagati. Inoltre, distruggono la natura el'ambiente. Servono soltanto alle banche, ai grandigruppi delle costruzioni edilizie e agli speculatoriimmobiliari. Tutti questi progetti vengono imposti con laviolenza e la demagogia contro la resistenza popolare.

Noi diamo il nostro appoggio a tutte queste lotte esolidarizziamo con esse. Appoggiamo in questimovimenti tutte le tendenze, affinché la lotta possaandare A’anche al di là dei confini nazionali e siacondotta non in modo ristretto, ma in una prospettivapolitica per la liberà e la democrazia, contro il capitale eper un'altra società.Nell'attuale situazione, chiamiamo a solidarizzare con lalotta dei popoli della Turchia e ad appoggiarne le forzenella loro battaglia per la libertà e i diritti democratici.

MESSAGGIO DI SOLIDARETA’

I Partiti e le Organizzazioni Marxisti-Leninisti d'Europaesprimono solidarietà a Mery Zamora, vicedirettricenazionale del Movimento Popolare Democratico (MPD)dell'Ecuador ed ex presidentessa dell'Unione Nazionaledegli Insegnati (UNE), condannata ad otto anni dicarcere per "sabotaggio e terrorismo".Il giudizio celebrato su richiesta del governo del signorCorrea, è stato un vero e proprio giudizio farsa, senzagaranzie costituzionali, né rispetto dei diritti umani.Nessuna prova giustifica questa brutale condanna. Ilgoverno del signor Correa ha bisogno di colpire imilitanti di sinistra che rivendicano misure sociali afavore dei popoli, e non hanno paura di denunciare gliarbitri del governo ecuadoriano; ha bisogno di zittire levoci critiche.Manifestiamo la nostra solidarietà con Mery Zamora etutti i militanti popolari, indigeni, rivoluzionari ecomunisti prigionieri politici in Ecuador. Non sonoterroristi, ma combattenti per la libertà e la dignità deipopoli.Come ha dichiarato Mery Zamora: "Correa pretende dipiegarmi, di spaventarmi, ma non sa che le donne disinistra, oneste e con una ferma convinzione, non sivendono e non s'arrendono".Solidali con Mery Zamora, esigiamo la sua libertàimmediata!

Germania, giugno 2013

Organizzazione per la costruzione del Partitocomunista degli operai di Germania (ArbeitZukunft)Partito Comunista degli Operai di Danimarca(APK)Partito Comunista di Spagna (m-l)Partito Comunista degli Operai di Francia (PCOF)Piattaforma Comunista, ItaliaMovimento per la riorganizzazione del KKE (1918-1955), GreciaPartito Comunista Rivoluzionario di Turchia(TDKP)

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“La Repubblica delle stragi impunite”

Lo scorso gennaio è stato pubblicato “LaRepubblica delle stragi impunite”, di F.

Imposimato (Ed. Newton Compton). Un libro utileperchè - sia pure in termini “altamente probabilistici”- riesce ad offrire importanti elementi di analisi sulleresponsabilità delle stragi e del terrorismo che hannoinsanguinato per decenni il nostro Paese. Il magistrato autore del libro riconosce con onestàintellettuale alcuni suoi errori del passato e individuain maniera abbastanza chiara la struttura stragista eterrorista in Italia e in Europa, collegandosi a unfilone che ha prodotto testi interessanti. Senza trarneperò alcuna conclusione politica. Secondo Imposimato il blocco della strategia dellatensione e del terrore è composto da una serie diforze: CIA e altri servizi segreti militari statunitensi,fascisti, repubblichini, destra democristiana,gerarchie ecclesiastiche, massoneria, servizi segretiitaliani alle dipendenze USA, componenti delle forzearmate, apparati delle forze “dell’ordine”,organizzazioni criminali e mafiose. Il ruolo centrale è svolto da Gladio (Stay Behinditaliana, composta da militari e civili) e dai Nuclei diDifesa dello Stato (o Legioni) come suaarticolazione. Dai processi è emerso cheparallelamente a questi apparati ne esistevano altrisotto il controllo di potenti personaggi per crearedestabilizzazione e gestire operazioni terroristiche(“Io avevo la P2, Cossiga la Gladio e Andreottil’Anello”, affermò Licio Gelli)”. Le dimensioni effettive di Gladio risultano molto piùampie di quelle svelate. Risultano evidenti i travasi el’osmosi fra i vari gruppi, non solo difensivi, maoffensivi e strutturati a più livelli, interni e esterni aiservizi. Il ruolo di coordinamento interno, di collantesecondo Imposimato è svolto dalla Loggia P2, unasorta di “governo invisibile” direttamente collegatoagli USA. Dal testo emerge inoltre un’ampiacopertura delle attività criminali da parte di settoridella magistratura e giornalisti.Nell’analisi di Imposimato i terroristi fascisti nonsono una componente esterna o semplici manovali,bensì elementi organici, spesso agenti di Gladio e deiservizi. Questa vasta alleanza fu stabilita durante la secondaguerra mondiale sotto la direzione dell’imperialismo

USA, in funzione anticomunista. Il controllo dellaOss-CIA sulle formazioni di destra nasceva da unarete di spionaggio anticomunista operante nellaRepubblica Sociale Italiana, in particolar modo nelVeneto e in Emilia Romagna, che i nordamericaniriuscirono a convertire quasi completamente. Anchela X Mas fornì numerosi elementi.Per comprendere questa infame strategia è utilerisalire al discorso di Truman sulla guerra fredda(1947). Una volta resa impossibile dall’atomicasovietica la guerra nucleare, gli USA cambiaronolinea. Il conflitto si spostò sulla guerra “nonortodossa” e “a bassa intensità”. Un ruolo importantenella controrivoluzione l’ebbe la direttivaWestmoreland del 1963 per “fermare il comunismoad ogni costo”. Dunque fu messo in piedi un network organizzato,coordinato a livello internazionale dall’imperialismoUSA nelle sue varie articolazioni: Pentagono,Dipartimento di Stato e ambasciate, CIA, NATO,Gruppo Bilderberg, etc. Da questa catena di comandoe controllo ha preso ordini ed è stata gestita la reteStay Behind, attiva in almeno 20 paesi. Si tratta della“piramide superiore” di cui parlava la commissioneAnselmi, senza peraltro identificarla conl’atlantismo, le sue strutture e le sue esigenze. Gladio in particolare agiva sotto la direzione e ilcoordinamento del "Comitato pianificazioneclandestina" e della sua emanazione il "Comitatoalleato clandestino" (ACC) situati nel quartiergenerale della NATO (“SHAPE”) in Belgio, comesuoi organismi. Le basi NATO-USA sono state ilcentro di organizzazione, direzione e coperturadell’attività stragista.

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Del tutto fuorviante politicamente e profondamenteimmorale, dunque, parlare di “apparati deviati”. Inrealtà le strutture implicate nelle stragi e nellastrategia della tensione costituiscono il nocciolo durodello stato borghese, i suoi apparati speciali. Le loroattività criminali non sono “degenerazioni”, bensì ilcompito specifico di determinate strutture inseritenelle istituzioni statali e organicamente connesse acentrali estere. Da queste caratteristiche è dipesa lasostanziale impunità di tutte le stragi commesse inItalia.Alla domanda “si trattava di una rete armataclandestina contro una potenziale avanzata delleforze comuniste, oppure erano delle celluleterroristiche?” la risposta giusta è: tutt'e due! Il terrorismo e stragi sono stati il proseguimento dellapolitica imperialista con altri mezzi, parte di undisegno più vasto contro il comunismo, tutt’altro checoncluso, come riconosce il giudice Imposimato. Dalla ricostruzione dell’autore emerge in tutta la suagravità il problema della sovranità limitata a cui èsottoposto il nostro paese. Ricordiamo le parole diWinston Churchill al delegato del papa Pio XII nelnovembre del 1945: "L'unica cosa che mancheràall'Italia è una totale libertà politica". Alla luce del libro-inchiesta di Imposimato non èdifficile rispondere ad un altro quesito: “come mai siè concentrata in Italia una maggiore attività stragistarispetto altri paesi europei?”. Perché l’Italia è stata il paese di frontiera con ilblocco dell’est; perché vedeva la presenza di unmovimento operaio organizzato e combattivo; perchéera la pedina fondamentale per consolidare il bloccoanticomunista; perché è tuttora un paesefondamentale per il rapporto Usa-Europa ed ha una“posizione geografica cardine”.

La strategia in cui si sono inserite le stragi e ilterrorismo è sempre stata (ed è) la stessa: impedire atutti i costi la rivoluzione proletaria, bloccare sviluppipolitici e sociali a favore della classe operaia,contrastare lo spostamento a sinistra dell’assepolitico e ostacolare progetti politici divergenti dallestrategie atlantiche; mantenere l’egemonia USA inEuropa, controllando le strutture decisive delloStato.Il terrorismo ha avuto (ed ha) in questo sensofunzioni specifiche: creare insicurezza e allarmesociale, promuovere svolte a destra e spinteconservatrici e reazionarie, impedire l’esercizio dellelibertà politiche, menomare e limitare la sovranitàpopolare, creare presupposti per colpi di stato,mantenere al potere determinati gruppi dominanti. Insintesi: destabilizzare per stabilizzare.Oggi gli obiettivi delle strutture terroriste e stragiste,ancora in grado di operare (non a caso Imposimato sipone interrogativi rispetto la strage di Brindisi),potrebbero essere altri: rafforzare lo stato autoritarioe repressivo, favorire la nascita di una Repubblicapresidenziale, portando a compimento l’involuzionereazionaria avviata col “Piano di RinascitaDemocratica”. Il libro potrebbe anche essere letto come un monitoche certi ambienti vogliono dare sul rischio che siprofili una nuova strategia della tensione, chericalcherebbe il modus operandi del passato. In definitiva Imposimato stimola i lettori a porsisempre alcuni semplici interrogativi: a chi giovano ilterrorismo e le stragi? quale politica favoriscono?quali obiettivi e finalità perseguono o contrastano?chi copre la matrice politica degli attentati? qualidepistaggi vengono messi in atto? quali falsicolpevoli vengono dati in pasto all’opinionepubblica? Molte domande sono ancora senza risposta sullestragi. I nomi dei responsabili, ad esempio. L’exmagistrato antimafia Grasso appena eletto presidentedel Senato ha auspicato che venga istituita una nuovacommissione d’inchiesta sulle stragi irrisolte delnostro paese. La precedente rimase attiva 13 anni enon riuscì nemmeno a produrre un documentoconclusivo. Per cominciare ad indagare a fondo deveessere rimosso il segreto di Stato, si devono apriretutti gli archivi e rendere pubblici i protocolli e gliaccordi segreti NATO. La completa verità èindispensabile!Nemecsek

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Mi accingo a commentare brevemente, connotevole ritardo, il pamphlet dei tre esponenti

del centro studi Cestes-Proteo. E’ comunque utilefarlo perché le proposte in esso contenute, riprese innumerose interviste e prese di posizione pubbliche,sono divenute il manifesto politico di talune forze,come la “Rete dei Comunisti”, che si sforzano ditrovare una via di uscita dalla camicia di forza dellaUE dei monopoli e del debito. Gli autori muovono da un’analisi della crisi attualedel capitalismo. Secondo loro essa ha origine nel1971, anno in cui gli USA rompono gli accordi diBretton Woods che regolavano la convertibilità oro-dollaro. Dunque una crisi che si protrae da circa 40anni e che l’offensiva liberista e la globalizzazionefinanziaria – utilizzate per supplire al deficit divalorizzazione del capitale - non hanno risolto. Di conseguenza il carattere della crisi viene descrittocome “sistemico e strutturale”, definizione lontanadalla teoria marxista della crisi. Per di più gli autorifanno un gran confusione fra crisi ciclica e crisigenerale del capitalismo.Fosse solo questo! La parte più dannosadell’opuscolo sta nelle conclusioni e nelle propostepolitiche che avanzano i tre autori riguardo icosiddetti PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia eSpagna). Nel loro progetto le lotte rivendicative e sindacali perla “redistribuzione sociale della ricchezza” e peradottare “un più largo welfare per i diritti universali eper i nuovi diritti di cittadinanza”, vanno rilanciateavendo come orizzonte l’abbandono dell’euro e dellaUnione economica e monetaria, per costruire unanuova area (battezzata Alias, Alleanza libera perl’interscambio alternativo e solidale), con una suamoneta comune (denominata Libera, perchésvincolata dai meccanismi imposti dalla BCE). In pratica, un “modello solidale” simile a quellodell’ALBA in America Latina, da realizzarenell’Europa mediterranea. In questa entità gli Stati “maiali” (e dunque borghesi,perché tutto ciò avverrebbe senza nessunarivoluzione sociale, mantenendo al potere la classeproprietaria dei mezzi di produzione)riprenderebbero in mano la pianificazione economicaattraverso le nazionalizzazione delle banche e dialcune industrie strategiche e in crisi, il controllo sui

flussi dei capitali privati, l’azzeramento o lariduzione (mediante svalutazione) del debitopubblico, una rigida regolazione dei flussi finanziariin uscita. Dunque, in nome della critica al riformismo, ilprofessor Vasapollo e i suoi compagni propongonoun nuovo riformismo “forte”, funzionale a settori diborghesia di stato e capitalisti piccoli e medischiacciati dalla crisi e in conflitto con l’asse franco-tedesco dell'UE. Settori, questi, che guardano con interesse allapossibilità di staccarsi dall’euro e risolveredeterminati squilibri per proporsi a livellointernazionale come partner privilegiati dei paesidell’Africa settentrionale e di quelli dell’Est europeo(governati da regimi reazionari), attraverso unanuova classe dirigente ed imprese statali concaratteristiche nuove, dotate di maggiore dinamismoe autonomia. Che ciò venga presentato sotto il manto diun’“alleanza internazionalista e anticapitalista” e innome di una “gestione alternativa dell’economia edella politica” non deve sorprendere: sono solo frasitanto altisonanti quanto vuote per nascondere che sirimane pur sempre nel regime capitalista. Così come non deve meravigliare che i “nostri”professori nemmeno si pongono il problema dellapossibilità di un’alleanza stabile fra paesi capitalistisottoposti alla legge dello sviluppo ineguale.In realtà ciò deriva dal fatto che si tratta di un ipotesisocialdemocratica d’importazione, che scimmiottaall’interno dei paesi imperialisti processi progressistiche avvengono nei paesi dipendentidall’imperialismo, come in Sudamerica.La pretesa degli autori è quella di aprire la strada aduna transizione socialista, “per la costruzione diun’alternativa al potere globale del capitale”. Ma diquale socialismo si tratta?Lo spiega Marx: “Una seconda forma di socialismomeno sistematica e più pratica cercava di far passarealla classe operaia la voglia di qualsiasi movimentorivoluzionario, argomentando che le potrebbe essereutile non l'uno o l'altro cambiamento politico, masoltanto un cambiamento delle condizioni materialidella esistenza, cioè dei rapporti economici. Maquesto socialismo non intende affatto, con il terminedi cambiamento delle condizioni materiali

“Il risveglio dei maiali”

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dell'esistenza, l'abolizione dei rapporti borghesi diproduzione, possibile solo in via rivoluzionaria, mamiglioramenti amministrativi svolgentisi sul terrenodi quei rapporti di produzione, che dunque noncambiano nulla al rapporto fra capitale e lavorosalariato, ma che, nel migliore dei casi, diminuisconole spese che la borghesia deve sostenere per il suodominio e semplificano il suo bilancio statale” (IlManifesto del Partito comunista).In realtà, la proposta avanzata dai tre autori, seppuredietro la premessa dell’irriformabilità delcapitalismo, non rappresenta una vera alternativa,perchè elude il nodo fondamentale del potere politicoche resterebbe nelle mani della borghesia. Il problema, infatti, non è la moneta o la sovranitàmonetaria in sé, ma la classe sociale che ha in manole leve della produzione e dello scambio, i rapportisociali che sono dietro l’euro o “Libera”. Le tesi politiche presentate ne “Il risveglio deimaiali” sono controrivoluzionarie perchè negano larottura della catena imperialista nei suoi punti piùdeboli da parte del proletariato di un singolo paese odi un gruppo di paesi ed ipotizzando un’uscitaconcertata dall’UE da parte delle classi dominanti dialcuni paesi periferici. Il risultato, è che fra il sistema socio-economico dellaborghesia franco-tedesca e quello dei “maialirisvegliati” si manterrebbe un legame ininterrotto,poichè il “postcapitalismo” dei tre autori non prevedela dittatura del proletariato e l’abolizione dellosfruttamento capitalistico, ma solo la “democraziapartecipativa” e un “diverso modello di sviluppo”,

collocandosi così nel novero delle tante “terze vie”.Gli autori del pamphlet si inseriscono a pieno titolo inquella corrente opportunista che ha semprepropagandato “ipotesi di transizione” e “stadiintermedi” fra la dittatura borghese e la dittatura delproletariato, tanto inesistenti quanto utili a inculcarenegli sfruttati l’illusione di un passaggio pacifico ediluito all’infinito da un sistema all’altro.Quello proposto da Vasapollo, Martufi e Arriola è unnuovo (e certo più moderno) "modello di sviluppo",per trasformare il capitalismo nell'ambito delcapitalismo, con qualche aggiunta di "revolucionciudadana" e di “socialismo del XXI secolo”. Maanche in questo caso la questione della rivoluzionesociale, del potere (non quello di acquisto, bensìquello politico), della demolizione dei rapporti diproduzione capitalistici, dei nuovi rapporti diproduzione e di scambio è semplicemente rimossadagli autori. Così come è cancellata la teoria marxistadello Stato.L’ipotesi contenuta ne “Il risveglio dei maiali”,consistente nella fantasiosa creazione di un sistemaeconomico e finanziario “normale” nell’ambito delsistema imperialista mondiale, nella gradualeimmissione di elementi di "socialismo" e di“solidarietà sociale” dentro il sistema attuale, è tantofittizia quanto rovinosa. Chiediamoci: se in seguito a una crisi gravissima igruppi monopolisti subissero una sconfitta sullaquestione dell’appartenenza all’eurozona, per qualemotivo la classe operaia e le masse popolaridovrebbero mettersi al carro di alcuni settori borghesiin competizione contro altri settori e limitarsiall’Alias e a Libera, invece di prendere per viarivoluzionaria il potere e costruire il socialismo,uscendo dalla UE, dall’euro e dalla NATO? Nulla di nuovo dunque sotto il sole, “Il risveglio deimaiali” è solo un esempio in più del continuoridestarsi del socialismo utopista e dellasocialdemocrazia contro il socialismo proletario. Alla alleanza “dei poveri sudisti” contro i “cattivinordisti” prospettata da Vasapollo e colleghidobbiamo contrapporre l’internazionalismoproletario, l’allenza fra gli sfruttati e gli oppressi perabbattere il capitalismo e costruire il socialismo,prima tappa della società comunista.Pietrangeli

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