Torino Milano Settembre Musica...Arnold Schoenberg (1874-1951) Kammersymphonie op. 9 (1906) 22 min....

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1 1 ° Orchestra I Pomeriggi Musicali Antonello Manacorda direttore Schoenberg Adams Stravinskij Milano Piccolo Teatro Studio Expo Lunedì 10.IX.12 ore 17 Torino Milano Festival Internazionale della Musica 05 _ 23 settembre 2012 Sesta edizione Settembre Musica

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Orchestra I Pomeriggi MusicaliAntonello Manacordadirettore

SchoenbergAdamsStravinskij

MilanoPiccolo Teatro Studio Expo

Lunedì 10.IX.12ore 17

Torino MilanoFestival Internazionaledella Musica

05_23 settembre 2012Sesta edizione

SettembreMusica

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Arnold Schoenberg (1874-1951)Kammersymphonie op. 9 (1906) 22 min. ca 1. Langsam 2. Sehr rasch 3. Viel langsamer, aber doch fliessend 4. Viel langsamer 5. Etwas bewegter

John Adams (Worchester, 1947)Chamber Symphony (1992) 25 min. ca Mongrel Airs Aria with walking bass Roadrunner

Igor Stravinskij (1882-1971)Suite dal balletto Pulcinella (1922) 23 min. ca 1. Sinfonia (Ouverture) 2. Serenata 3. Scherzino 4. tarantella 5. Toccata 6. Gavotta (con due variazioni) Variazione I Variazione II 7. Vivo (duetto) 8. Minuetto

Orchestra I Pomeriggi MusicaliAntonello Manacorda, direttore

In collaborazione conFondazione I Pomeriggi MusicaliPiccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa

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Tre sentieri per il ‘Moderno’I tre brani in programma invitano ad affrontare – sul terreno dell’orchestra da camera, una formazione che il Novecento ha il merito di valorizzare come mai prima –, la dicotomia di adorniana memoria Schoenberg/Stravinskij e tutta la mole di considerazioni e valutazioni che ne conseguono. Al ‘moder-nismo’ del primo e al ‘neoclassicismo’ del secondo si aggiunge la terza via di John Adams, uno dei capostipiti di quella categoria ‘liquida’ e contradditoria che si è soliti definire ‘postmoderno’. Pur nella loro differenza stilistica e concettuale le tre composizioni sono allacciate tra loro poiché rappresentano un punto di rottura della parabola artistica dei singoli compositori, determi-nandone in modo più o meno profondo la produzione futura.La Kammersymphonie op. 9, composta nel 1906 a Vienna e considerata la prima opera di svolta nella produzione schoenberghiana, esemplifica, nella prospettiva teorica del compositore, il punto morto cui è giunta la civiltà musicale occidentale e il suo superamento. Un’opera critica per antonomasia nella misura in cui, all’interno della sua densità strutturale compressa in uno spazio temporale relativamente breve, entra in contatto con la memoria mu-sicale recente (ovviamente tedesca, Wagner e Mahler soprattutto) per proiet-tarla in un futuro sino ad allora inaudito. Il tentativo dialettico di rimanere aggrappati alla tradizione per spingersi verso l’inesplorato è esteso a tutti gli elementi compositivi, dall’elaborazione tematica, alla ricerca armonica, agli aspetti formali e all’assetto strumentale. Innanzitutto l’organico, formato da quindici strumenti solisti (flauto, oboe, corno inglese, tre clarinetti di cui uno piccolo e uno basso, due fagotti di cui uno anche controfagotto, due corni, due violini, viola, violoncello e con-trabbasso), è evidentemente agli antipodi rispetto al gigantismo orchestrale tardo-romantico di quegli anni (che sarà invece ancora presente nei Gurre-lieder schoenberghiani). Ne scaturisce un lavoro estremamente concentrato da cui tuttavia sarebbero sorti nuovi problemi: «Se questa composizione è un vero punto di svolta della mia evoluzione, essa lo è ancor più per il fatto che presenta un primo tentativo di creare un’orchestra da camera». Ma la tota-le equiparazione degli strumenti solisti avrebbe potuto generare problemi di equilibrio sonoro, e Schoenberg stesso ne era del tutto consapevole. Nel 1916 scriveva: «Credo che in fondo questo uso solistico degli archi in rapporto a tanti fiati sia un errore. Viene infatti meno la possibilità che un solo strumen-to ad arco, un violino solo per esempio, possa dominare al di sopra di tutti gli altri quando questi suonano insieme». La presenza di una trama molto fitta, spesso contrappuntistica ed elaborata in cui ogni voce ha spesso una valen-za strutturale, senza limitarsi alla funzione di semplice accompagnamento o riempitivo armonico, spinse Schoenberg nel 1935 a stendere una versione per grande orchestra che ovviasse ai problemi rimasti insoluti vent’anni pri-ma. La fittissima densità della scrittura polifonica trova un esatto corrispet-tivo nella concentrazione formale del brano, costretto in un solo movimento ininterrotto, all’interno del quale, tuttavia, ritroviamo i caratteri dei quattro tempi tradizionali di una sinfonia: l’esposizione dell’Allegro di sonata con ad-dirittura i due temi principali, uno Scherzo con relativo sviluppo, un Adagio che ricorda molto l’ultimo Mahler e una Ripresa, che funge anche da Finale. Un altro aspetto, inusuale per quegli anni ma sistematicamente adottato dai compositori successivi, riguarda la disposizione spaziale degli strumenti pre-scritto a inizio partitura: davanti al direttore devono disporsi tre file, la prima occupata dagli archi, la seconda dai legni e l’ultima dai due corni. Il materiale musicale si basa e deriva da due idee presentate all’inizio: la prima, affidata al corno, è costituita da una serie di quarte ascendenti (prodromo della futura ‘necessità’ dodecafonica di esaurire il totale cromatico), dopo la quale gli stru-menti scuri presentano una linea esatonale, che costituisce quindi la seconda idea da cui germina il materiale dell’intero brano. Dalla relazione tra le due idee, costituite rispettivamente dal motivo per quarte e da quello per toni in-

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teri, scaturisce un substrato armonico notevolmente ampliato, e in continua interazione con una più tradizionale costruzione accordale per terze, sicché le tensioni dei rapporti verticali e le possibilità di risoluzione e movimento ne risultano arricchite e ampliate (tutto ciò è particolarmente evidente nel Sehr langsam n. 78; Schoenberg, oltretutto, teorizzerà l’uso degli accordi per quar-te nel suo Manuale d’armonia del 1911 utilizzando come esempio proprio alcuni punti della Kammersymphonie). Appare quindi evidente che, nono-stante il pezzo sia scritto in mi maggiore e all’apparenza si presenti come una composizione sviluppata nella sua tonalità di impianto (all’occorrenza con tanto di doppi diesis), l’armonia tradizionale funzionale è portata ai suoi limiti estremi per poi essere superata, quasi fosse un ricordo svanito. Nella primavera del 1919 Sergej Diaghilev propone a Stravinskij l’idea di un balletto imperniato su musiche di compositori italiani del XVIII secolo, of-frendo così lo spunto per Pulcinella che, a posteriori, rappresenta la svolta verso il cosiddetto stile neoclassico dominante fino The Rake’s Progress del 1951. A differenza dei suoi balletti precedenti, concepiti per grande orche-stra e in uno spirito fauve, Pulcinella si presenta come una composizione ap-parentemente semplice e lineare, per 33 strumentisti e 3 solisti. Nel 1922 fu completata una suite per orchestra da camera selezionando 11 movimenti dai 18 originali e sostituendo le parti vocali con passaggi strumentali (successiva-mente furono preparate anche tre trascrizioni cameristiche, due per violino e pianoforte e una per violoncello e pianoforte). Diaghilev si preoccupò di recu-perare personalmente il materiale di partenza, ritenuto all’inizio tutto di Gio-van Battista Pergolesi, e più tardi attribuito a più autori. Il credo estetico, che rinveniamo in varia misura nella sua Poetica della musica, trova un aderente riscontro in Pulcinella, soprattutto nell’approccio al modello originale: un Pergolesi rivisitato senza pathos ma con la curiosità di chi osserva un oggetto esotico, poi metabolizzato da una natura musicale onnivora e restituito in una forma a un tempo riconoscibile e trasfigurata. Si tratta insomma, com’è talvolta stato detto in modo anche polemico, di ‘musica al quadrato’; tuttavia, per Stravinskij tematizzare il rapporto con la memoria musicale collettiva ed elaborare una musica sulla musica non ha valore difettivo, ma è indice di autentica creazione artistica.In Pulcinella i pilastri strutturali dell’originale vengono mantenuti intatti: la forma dei singoli pezzi (e relativi titoli), gli equilibri sonori, l’alternanza solo/tutti, la quadratura metrica e ritmica, le progressioni. La mano di Stravinskij si scorge nei dettagli e sono questi che fanno la differenza: qualche canone dissonante, accordi perfetti ‘sporcati’ da note accessorie, di tanto in tanto la rottura della regolarità fraseologica, sovrapposizioni politonali, situazioni timbriche impensabili per il XVIII secolo (gli assoli di trombone e contrab-basso nel Vivo), un numero esagerato di articolazioni e orrnamentazioni di-verse, i glissandi del fagotto nella Gavotta, il raddoppio dei contrabbassi da parte dei flauti a tre ottave di distanza nel Vivo, il contorto basso albertino del fagotto nella Variazione II.The Chamber Symphony fu scritta nel 1992, per 15 strumenti (orchestra simi-le a quella di Schoenberg, con l’aggiunta di tromba, trombone, percussione e sintetizzatore). Nella produzione di Adams segna un punto di svolta rispetto al diatonismo di Phrygian Gates o di Grand Pianola Music, verso una concezione più contrappuntistica e cromatica, stile da lui stesso definito «post-Klinghof-fer». Questo brano rappresenta al meglio la via americana al post-moderno, soprattutto nel modo in cui convivono al proprio interno mondi musicali distanti, materiali musicali triviali e colti: secondo l’autore la partitura nasce dall’incontro della Kammersymphonie di Schoenberg con il repertorio della musica per cartoons. Prende vita così una composizione estremamente vir-tuosistica e a tratti stupefacente: il primo brano Mongrel Airs rimanda espli-citamente già nel titolo alla sua natura meticcia, e all’ascolto siamo colpiti da un suono ‘impuro’ in un contesto perennemente eterofonico. Si ha realmente la sensazione di essere in presenza di una band bluegrass o folk, sgraziata

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nei suoi colpi d’arco fiddle, nei pizzicati dozzinali e nell’uso dei campanacci all’interno di un complesso cameristico colto. La lezione di Charles Ives è massicciamente presente.Il secondo brano Aria with Walking Bass è un dichiarato riferimento alla tra-dizione afro-americana e allo standard jazz con il tipico accompagnamento passeggiato scandito per quarti sopra il quale si libra il canto del corno; men-tre Roadrunner chiama in causa l’uccello reso famoso dalla serie di cartoni animati della Warner Bros, in Italia conosciuti come Willie e il Coyote. Va’ da sé che in questo movimento Adams dia fondo a tutte le sue risorse vir-tuosistiche e incantatorie: brulicante e sfavillante, divertente da ascoltare, difficilissimo da concertare.

Giovanni Schiavotti*

*Si è avvicinato alla musica ventenne, passando dalla musicologia e approdando alla composizione. Convinto che le due discipline si autoalimentino, attende ansioso il giorno in cui sarà definitivamente scelto da una delle due.

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Antonello Manacorda, direttore d’orchestra

Con il sostegno di Claudio Abbado, Antonello Manacorda ha fondato la Mahler Chamber Orchestra, della quale è stato concert master e vice pre-sidente per cinque anni finché non ha deciso di dedicarsi esclusivamente alla carriera di direttore d’orchestra. Grazie a una borsa di studio messa a disposizione dalla De Sono di Torino, ha studiato per due anni con Jorma Panula a Helsinki.Dopo aver ricoperto la carica di Direttore musicale dell’Orchestra de I Pomeriggi Musicali di Milano dal 2006 al 2010, nel settembre 2010 Antonello Manacorda è stato nominato Direttore principale e Direttore artistico della Kammerakademie di Postdam. Nel maggio 2011 è stata anche nominato Direttore musicale e principale dell’Het Gelders Orkest in Olanda.In ambito lirico, Antonello Manacorda ha diretto La Clemenza di Tito di Mozart e il Falstaff di Verdi nel Circuito Lirico Lombardo, Il Barbiere di Siviglia di Paisiello al Teatro degli Arcimboldi di Milano; Così fan tutte al Teatro Comunale di Treviso, Il Barbiere di Siviglia di Rossini al Teatro San Carlo di Napoli, Il Don Giovanni, Così fan tutte e Le Nozze di Figaro al Teatro La Fenice di VeneziaIn ambito sinfonico, ha diretto l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestra della Fenice di Venezia, l’Orchestra della Svizzera Italiana, la Zürich Chamber Orchestra, la Scottish Chamber Orchestra, l’Ensemble Orchestral de Paris, I Virtuosi di Kuhmo a Helsinki, l’Orchestra Sinfonica della RAI di Torino, la Frankfurt Hessische Rundfunk, la Gelders Orkest, la BBC Orchestra e la Mahler Chamber Orchestra.Ha debuttato con successo al prestigioso Festival di Aldeburgh alla testa della Britten-Pears Orchestra, salutato dalla critica come uno dei concerti più belli degli ultimi anni, così acclamato da tornare l’anno successivo. Nella prossima stagione, tornerà a Francoforte con l’Orchestra della Radio di Francoforte e con l’Orchestra Sinfonica di Sydney, sarà in Inghilterra con la BBC Orchestra.Con l’orchestra di Potsdam sta realizzando per la Sony la registrazione dell’integrale delle Sinfonie di Schubert: è appena uscito il primo cd con la Terza e la Settima Sinfonia.

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Orchestra I Pomeriggi Musicali

Il 27 novembre 1945 alle ore 17.30 al Teatro Nuovo di Milano debutta l’Orchestra I Pomeriggi Musicali. In programma Mozart e Beethoven acco-stati a Stravinskij e Prokof’ev. Nell’immediato dopoguerra, nel pieno fer-vore della ricostruzione, l’impresario teatrale Remigio Paone e il critico musicale Ferdinando Ballo lanciano la nuova formazione con un proget-to di straordinaria attualità: dare alla città un’orchestra da camera con un solido repertorio classico e una specifica vocazione alla contemporaneità. Il successo è immediato e l’Orchestra contribuisce notevolmente alla divul-gazione popolare in Italia della musica dei grandi del Novecento censurati durante la dittatura fascista: Stravinskij, Hindemith, Webern, Berg, Poulenc, Honegger, Copland, Ives, Françaix. I Pomeriggi Musicali avviano, inoltre, una tenace attività di commissioni musicali. Per I Pomeriggi compongono, infatti, Casella, Dallapiccola, Ghedini, Malipiero, Pizzetti, Respighi. Questa scelta programmatica si consolida nel rapporto con i compositori delle leve successive: Berio, Bussotti, Luciano Chailly, Clementi, Donatoni, Hazon, Maderna, Mannino, Manzoni, Margola, Pennisi, Testi, Tutino, Panni, Fedele, Francesconi, Vacchi. Oggi I Pomeriggi Musicali contano su un vastissimo repertorio che include i capolavori del Barocco, del Classicismo e del primo Romanticismo, assieme all’assai consistente parte di musica moderna e con-temporanea. Compositori come Honegger, Hindemith, Pizzetti, Dallapiccola, Petrassi e Penderecki hanno diretto la loro musica sul podio dei Pomeriggi Musicali, che per molti giovani artisti è divenuto un trampolino di lancio verso la celebrità. È il caso di Claudio Abbado, Leonard Bernstein, Rudolf Buchbinder, Pierre Boulez, Michele Campanella, Aldo Ceccato, Riccardo Chailly, Daniele Gatti, Gianandrea Gavazzeni, Carlo Maria Giulini, Vittorio Gui, Natalia Gutman, Angela Hewitt, Leonidas Kavakos, Alexander Lonquich, Alexander Igor Markevitch, Zubin Mehta, Riccardo Muti, Thomas Schippers, Christian Thielemann, Salvatore Accardo, Antonio Ballista, Arturo Benedetti Michelangeli, Bruno Canino, Franco Gulli, Massimo Quarta, Maurizio Pollini, Corrado Rovaris e Uto Ughi. Tra i direttori stabili dell’Orchestra ricordia-mo Nino Sanzogno – il primo –, Gianluigi Gelmetti, Giampiero Taverna e Othmar Maga, per arrivare ai milanesi Daniele Gatti, Aldo Ceccato e Antonello Manacorda. In alcuni casi la direzione musicale è stata affiancata da una direzione artistica: in questa veste Italo Gomez, Carlo Majer, Marcello Panni, Marco Tutino, Gianni Tangucci, Ivan Fedele, e dal giugno 2011 Massimo Collarini. L’Orchestra I Pomeriggi Musicali svolge la sua attività principal-mente a Milano e nelle città lombarde, mentre in autunno contribuisce alle stagioni liriche dei Teatri di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova, Pavia, e alla stagione di balletto del Teatro alla Scala. Invitata nelle principali stagioni sinfoniche italiane, l’orchestra è ospite anche delle maggiori sale da concerto europee.I Pomeriggi Musicali sono una fondazione costituita dalla Regione Lombardia, dal Comune di Milano, dalla Provincia di Milano e da enti privati, ricono-sciuta dallo Stato come istituzione concertistico-orchestrale e dalla Regione Lombardia come ente primario di produzione musicale. Sede dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali è lo storico Teatro Dal Verme, sito nel cuore di Milano.

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Violino primo

Fatlinda Thaci**Igor Riva*Alessandro Braga**Michele BucaEmilio TosiFederica Della JannaAdriana MarinoIoanna Zelenska

Violino secondo

Lino Pietrantoni*Mario RoncuzziMauro RovettaElsa RighettiAlberto BereraMichelangelo Cagnetta

Viola

Stefan Veltchev*Giorgio MoraschiniEnrico Carraro*Stefano MartinottiLuca Maggioni

Violoncello

Simone Scotto*Marco PaoliniGianluca MuzzolonGiovanni Gallo

Contrabbasso

Paolo Speziale*Giorgio GalvanVincenzo Sardella

Flauto e ottavino

Sonia Formenti*Paola Fre

Oboe e corno inglese

Francesco Quaranta*Domenico Lamacchia

Clarinetti

Anton Dressler*Giuseppe Cultraro

Fagotto e controfagotto

Luca Ceretta*Sabrina Pirola

Corno

Alessandro Mauri*Ambrogio Mortarino

Tromba

Sergio Casesi

Trombone

Alessandro Castelli

Percussioni

Gianmaria Romanenghi

Tastiera

Chiara Cipelli

Ispettore

Pierangelo Minella

* Primo violino di spalla**Prima parte

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Piccolo Teatro Studio

Il Piccolo Teatro Studio sorge nello spazio un tempo occupato dallo stori-co Teatro Fossati, fatto costruire dall’imprenditore Carlo Fossati nel 1859, su progetto dell’architetto Fermo Zuccari, originario di Casalmaggiore (CR), dove progettò in forme neoclassiche il Duomo dedicato a Santo Stefano a metà dell’Ottocento.Del Teatro Fossati il nuovo edificio ha conservato la storica facciata su via Garibaldi, ornata con terracotte di Andrea Boni, scultore di Campione d’Italia che a Milano decorò anche la facciata della Casa del Manzoni con fregi in cotto. In particolare la facciata ottocentesca conserva una statua in cotto di Garibaldi, entro una nicchia sormontata da un’altra figura femminile, iden-tificata come la moglie Anita o più probabilmente come la personificazione dell’Italia.Durante i lavori per il recupero dell’intero quartiere lungo via Garibaldi, condotti tra il 1976 e il 1978, l’ex Teatro Fossati venne ristrutturato e tra-sformato nell’attuale Teatro Studio dall’architetto e designer milanese Marco Zanuso (1987). Furono mantenuti la facciata e il palcoscenico del vecchio teatro, mentre l’interno venne profondamente trasformato. Nella sala di forma ellittica è richiamato un motivo tipico dell’architettura tradizionale milanese: i ballatoi a ringhiera; le balconate sono disposte a semicerchio su quattro piani e si affacciano sulla scena. I posti disponibili per il pubblico, complessivamente circa cinquecento, sono distribuiti lungo questi balconi e sulle gradinate intorno alla platea, richiamando il modello del teatro antico. La copertura della sala è stata rifatta con capriate di legno; i muri, privi di decorazione, presentano mattoni a vista.Il Teatro Studio è nato con la funzione principale di presentare spettacoli sperimentali e di ricerca e si conferma oggi come luogo di sperimentazione del Piccolo Teatro di Milano.Fa parte, infatti, insieme alle sale del Teatro Grassi e del Teatro Strehler, del Piccolo Teatro di Milano, il primo teatro stabile italiano fondato nel 1947 da Paolo Grassi e Giorgio Strehler. Il Piccolo, che inizialmente poteva disporre solo di un esiguo spazio in via Rovello – oggi Teatro Grassi – dal 1998 è dota-to di nuova sede nelle vicinanze del Piccolo Teatro Studio. La nuova strut-tura, intitolata a Strehler, è anch’essa opera dell’architetto Marco Zanuso. L’esterno è connotato da un rivestimento di mattoncini rossi, che richiama la tradizione architettonica lombarda.

Il FAI presenta i luoghidi MITO SettembreMusica

Si ringrazia

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MITO SettembreMusica è un Festival a Impatto Zero®

Il Festival MITO compensa le emissioni di CO2 contribuendo alla riforestazione e alla tutela di foreste in Boliviae partecipando alla riqualificazione del territorio urbano del Comune di Milano

L’impegno ecologico del Festival MITO SettembreMusica si rinnova ogni anno attraverso la compensazione delle emissioni di CO2 prodotte dall’evento. Per la sesta edizione del Festival l’impegno etico si sviluppa su un duplice fronte.

A Milano, MITO SettembreMusica partecipa attivamente alla riqualificazione dell’Alzaia del Naviglio Grande, aderendo al progetto promosso da LifeGate in collaborazione con il Consorzio Est Ticino Villoresi e adottando 18 piante, una per ogni giorno di Festival. Il progetto, nato lo scorso anno con il sostegno del Festival MITO, si propone di realizzare un percorso verde che colleghi la città di Milano ai Parchi Regionali della Valle del Ticino e dell’Adda. L’intervento riguarda un tratto di circa un chilometro. L’area è stata riqualificata con la rimozione di rifiuti e di specie infestanti e con la piantumazione di essenze arbustive autoctone per ridefinire il fronte urbano.

Di respiro internazionale è, invece, l’adesione al progetto di Impatto Zero® di LifeGate tramite il quale MITO SettembreMusica contribuisce alla riforestazione e alla tutela di foreste in Bolivia, nel dipartimento di Beni, in provincia di José Ballivián, nel comune di Rurrenabaque. Il progetto complessivo, premiato con riconoscimenti internazionali, si estende dai piedi delle Ande ai margini del bacino dell’Amazzonia. Comprende 6000 ettari di terreni di proprietà di piccoli coltivatori incentivati al mantenimento della biodiversità locale e alla riqualificazione del territorio.

In collaborazione con

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Un progetto diCittà di Milano

Giuliano PisapiaSindacoPresidente del Festival

Stefano BoeriAssessore alla Cultura,Moda e Design

Giulia AmatoDirettore Centrale Cultura

Antonio CalbiDirettore Settore Spettacolo,Moda e Design

Milano

Giulia AmatoDirettore Centrale Cultura

Antonio CalbiDirettore Settore Spettacolo,Moda e Design

Francesca ColomboSegretario generaleCoordinatore artistico

Comitato di coordinamento

Francesco MicheliPresidenteVicepresidente del Festival

Angelo ChianaleVicepresidente

Enzo RestagnoDirettore artistico

Città di Torino

Piero FassinoSindacoPresidente del Festival

Maurizio BraccialargheAssessore alla Cultura,Turismo e Promozione della città

Aldo GarbariniDirettore Centrale Cultura ed Educazione

Angela La RotellaDirigente Servizio Spettacolo,Manifestazioni e Formazione Culturale

Torino

Aldo GarbariniDirettore Centrale Cultura ed Educazione

Angela La RotellaDirigente Servizio Spettacolo,Manifestazioni e Formazione Culturale

Claudio MerloDirettore organizzativoCoordinatore artistico

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Realizzato daAssociazione per il Festival Internazionale della Musica di Milano

Fondatori:Alberto Arbasino / Gae Aulenti / Giovanni Bazoli / Roberto CalassoFrancesca Colombo / Gillo Dorfles / Umberto Eco / Bruno ErmolliInge Feltrinelli / Stéphane Lissner / Piergaetano Marchetti / Francesco MicheliErmanno Olmi / Sandro Parenzo / Renzo Piano / Arnaldo PomodoroLivia Pomodoro / Davide Rampello / Franca Sozzani / Massimo Vitta Zelman

Comitato di Patronage:Louis Andriessen / George Benjamin / Pierre Boulez / Luis Pereira LealFranz Xaver Ohnesorg / Ilaria Borletti / Gianfranco Ravasi / Daria Rocca Umberto Veronesi

Consiglio Direttivo:Francesco Micheli Presidente / Marco Bassetti / Pierluigi CerriFrancesca Colombo / Roberta Furcolo / Leo Nahon / Roberto Spada

Organizzazione:Francesca Colombo, Segretario generale e Coordinatore artisticoStefania Brucini, Responsabile promozione e biglietteriaCarlotta Colombo, Responsabile produzioneFederica Michelini, Assistente Segretario generale e Responsabile partner e sponsorLuisella Molina, Responsabile organizzazioneCarmen Ohlmes, Responsabile comunicazione

Lo Staff del Festival

Segreteria generale:Lara Baruca, Chiara Borgini con Eleonora Pezzoli e Monica Falotico

Comunicazione:Livio Aragona, Emma De Luca, Laura Di Maio, Uberto Russo con Valentina Trovato e Andrea Crespi,Simona di Martino, Martina Favini, Giulia Lorusso,Caterina Pianelli, Desirè Puletto, Clara Sturiale, Laura Zanotta

Organizzazione:Elisa Abba con Nicoletta Calderoni, Alice Lecchi e Mariangela Vita.

Produzione:Francesco Bollani, Marco Caverni, Stefano Coppelli,Nicola Giuliani, Matteo Milani, Andrea Simet con Nicola Acquaviva e Giulia Accornero, Elisa Bottio, Alessandra Chiesa, Lavinia Siardi

Promozione e biglietteria:Alice Boerci, Alberto Corrielli, Fulvio Gibillini, Arjuna-Das Irmici, Alberto Raimondo con Claudia Falabella, Diana Marangoni, Luisa Morra, Federica Simone e Serena Accorti, Biagio De Vuono, Cecilia Galiano

via Dogana, 2 – 20123 Milanotelefono +39.02.88464725 / fax [email protected] / www.mitosettembremusica.itfacebook.com/mitosettembremusica.officialtwitter.com/mitomusicayoutube.com/mitosettembremusica

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Martedì 11.IXore 11 incontriSede Amici del Loggionedel Teatro alla ScalaPresentazione degli Atti del convegno Luciano Berio. Nuove prospettivea cura di Angela Ida De BenedictisCoordina Enzo RestagnoIngresso gratuito fino a esaurimento posti

ore 14 e 17.30 incontriUniversità degli Studi di MilanoAula MagnaMusica e cervello – convegno di studiMozart e la sindrome di TouretteIngresso gratuito

ore 17 e ore 21 classicaUniversità degli Studi di MilanoAula MagnaMusiche di MozartGhislieri ChoirGiulio Prandi, direttoreAlessandro Marangoni, pianoforte

Musiche di MozartOrchestra CantelliMattia Rondelli, direttoreI solisti di Ghislieri ChoirKarin Selva, sopranoAlessio Tosi, tenoreMarco Bussi, bassoIngresso gratuito

ore 18 classicaTeatro LittaDebussy: 150 di questi anniMusiche di Debussy, Ravel Juliana Steinbach, pianofortePosto unico numerato e 5

ore 21 world musicTeatro della LunaUna notte balineseOmaggio a Antonin ArtaudOrchestra gamelan, danzatori, attoriCompagnia di SebatuPosto unico numerato e 17

Mercoledì 12.IXore 16 contemporaneaChiesa di San Francesco di PaolaMusiche di Kurtág, Wolf, CrumbAlda Caiello, sopranoMaria Grazia Bellocchio, pianoforteIngresso gratuito fino a esaurimento posti

ore 17 musica popolareCircolo Filologico MilaneseSala Liberty‘Così lontano l’azzurro…’Omaggio a Giorgio Caproninel centenario della nascitaEnerbiaGiovanna Zucconi, Michele Serra, voci recitantiIngresso gratuito fino a esaurimento posti

ore 18 classicaTeatro LittaDebussy: 150 di questi anniMusiche di DebussyAlessandro Tardino, pianofortePosto unico numerato e 5

ore 21 anticaPiccolo Teatro GrassiCarlo MagnoMusiche per una leggendaMusiche vocali e strumentali del Medioevo europeoMimmo Cuticchio, cuntolaReverdiePosto unico numerato e 15

ore 22 performanceParco Marinai d’ItaliaPalazzina LibertyLa musica di SocrateIl racconto delle emozionidi una vita in un gioco musicaleAndrea Pezzi, story tellerLuigi Di Fronzo, live musicMusiche del Novecento tra classica,jazz e avanguardiaLuigi Palombi, pianoforteGiovanni Agosti, pianoforteLorenzo D’Erasmo, percussioniDiscovery EnsembleIngressi e 5

I concerti di domani e dopodomani

www.mitosettembremusica.itResponsabile editoriale Livio AragonaProgetto grafico Studio Cerri & Associati con Francesca Ceccoli, Ciro Toscano Stampato su carta ecologica Magno Satin da gr. 150

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Milano Torinounite per il 2015

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