Torino mediterranea crea impresa sociale

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Paralleli Istituto Euromediterraneo del Nord Ovest TORINO MEDITERRANEA CREA IMPRESA SOCIALE

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un progetto sulla valorizzazione del patrimonio interculturale mediterraneo a torino

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Paralleli Istituto Euromediterraneo del Nord Ovest

TORINO MEDITERRANEA CREA IMPRESA SOCIALE

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Torino Mediteranea crea impresa sociale

Vanchiglia sostenibile, inclusiva e creativa

Il presente documento, a cura di Raffaella Giordana e Roberta Valetti, è il risultato finale del progetto “Torino mediterranea crea impresa sociale” svolto dall’Istituto Paralleli con il sostegno

della Fondazione Crt.

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Indice

Introduzione pag 3

1.Torino mediterranea e impresa sociale pag 5

2.Presenze e associazioni migranti pag 18

3. Vanchiglia sostenibile, inclusiva, creativa pag 32

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Introduzione

Torino mediterranea crea impresa sociale è un progetto territoriale che ha come finalità principale quella di promuovere lo sviluppo locale a partire dalla valorizzazione del patrimonio multiculturale e mediterraneo di Torino. La modalità di realizzazione scelta da Paralleli ha previsto un lavoro specifico sugli itinerari turistici/culturali: l’integrazione, nei percorsi classici, di luoghi di interesse multiculturale capaci di ospitare nuove imprese sociali ad alto contenuto creativo e culturale.

La creatività e la cultura diventano i concetti chiave, gli elementi e le risorse su cui far crescere iniziative economiche rilevanti in quanto capaci di generare ricavi ed occupazione con il vantaggio di essere fortemente radicate sul territorio.

Il progetto è stato suddiviso in tre fasi principali.

Soggetti e territorio. La prima fase del progetto si è articolata in una serie di incontri e focus tematici con soggetti pubblici e privati già attivi nel progetto “Torino Mediterranea. Itinerari turistici interculturali”. Lo scopo principale è stato quello di far conoscere le finalità del nuovo progetto in continuità con quello precedente, di allargare la rete di contatti e di iniziare a delimitare l’area urbana su cui concentrarsi. Fondamentale è stata la partecipazione attiva al Forum Politiche di integrazione e nuovi cittadini istituito in maniera permanente dalla Circoscrizione 7 di Torino1. L’iscrizione al Forum e le successive riunioni collegiali a cadenza mensile hanno permesso di mettere a punto un primo momento di confronto con la cittadinanza durante l’Open Day “Da soli siamo colori, uniti l’arcobaleno” del 31 maggio 2014, una giornata di dibattito e incontro tra cittadini, istituzioni pubbliche, e realtà associative del territorio, raccontando i nuovi cittadini del territorio. In questa occasione l’Istituto Paralleli ha coordinato un momento di democrazia partecipativa durante l’Open Space Technology “Come vivere bene e insieme nella Circoscrizione 7” organizzato dalla Ong LVIA2 nella sessione di pranzo. La domanda chiave su cui si è lavorato attraverso brevi storie di vita a confronto è stata: “Una cartolina di Torino: cosa mostreresti della tua città?” Nella stessa giornata è stato possibile impostare un primo lavoro di ricerca e conoscenza con le associazioni di immigrati attive sul territorio.

Imprese sociali in ambito turistico culturale e comunità straniere sul territorio. In questa fase sono state realizzate due ricerche ricognitive sul territorio. La prima, presentata nel capitolo “Torino Mediterranea e l’impresa sociale”, concerne la definizione e la rielaborazione del concetto di impresa sociale in ambito turistico/culturale in contesti urbani multiculturali con un focus specifico sulla realtà torinese. La seconda ricerca “Presenze e associazioni migranti”, di cui al capitolo due, ha come finalità base quella di presentare le principali comunità straniere mediterranee a Torino e di mappare sul territorio cittadino con un focus specifico a livello di circoscrizione e quartiere, le associazioni con una forte presenza di stranieri mediterranei.

1 Forum Politiche di integrazione e nuovi cittadini

http://www.comune.torino.it/circ7/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1413 2 LVIA http://www.lvia.it/

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Itinerario turistico multiculturale e ipotesi di impresa sociale. L’ultima fase progettuale è quella più strettamente legata all’ esperienza sul campo. Dopo una prima analisi del territorio della circoscrizione individuata come luogo di sperimentazione un gruppo di lavoro interno all’Istituto si è concentrato sulla ricerca e analisi del patrimonio culturale mediterraneo del quartiere in relazione al patrimonio culturale classico e conosciuto collettivamente. Le 20 interviste in profondità ad testimoni previlegiati che vivono il territorio, hanno portato alla creazione di un’ipotesi di itinerario interculturale caratterizzato dalla possibilità di sviluppare nuove imprese sociali ad esse collegato. Il capitolo “Vanchiglia sostenibile, inclusiva e creativa” racconta l’immagine e il carattere del quartiere emersi durante la realizzazione dell’intero progetto, e presenta la mappa georeferenziata del progetto, creata sulla piattaforma pinterest. L’itinerario proposto a fine capitolo è il risultato di suggerimenti osservazioni e idee dei diversi soggetti coinvolti ed è stato messo a punto grazie alla preziosa collaborazione di una guida turistica professionista specializzata in comunicazione multiculturale.

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1.Torino mediterranea e l’impresa sociale

Nell’ambito del progetto Torino mediterranea crea impresa sociale ci muoviamo nell’ampia sfera del terzo settore, parliamo di economia civile, di impresa sociale e di patrimonio multiculturale.

L’impresa sociale vive oggi in tutta Europa e in Italia un momento di particolare attenzione e di rilancio.

“Le imprese sociali possono rappresentare un fattore di cambiamento molto forte. Per produrre risultati migliori per il bene comune. Per dimostrare che è possibile fare le cose in modo più responsabile e più equo, pur continuando ad avere successo nel mercato. E per diventare un vero motore della crescita nell’UE. L’Europa non deve semplicemente partecipare a questi cambiamenti. L’Europa deve avervi un ruolo di primo piano.” Presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso

“Noi crediamo che il terzo settore, che poi è il primo, sia una grande e indispensabile risorsa. Vogliamo incoraggiare a creare posti di lavoro con l'impresa sociale.” Presidente Consiglio dei Ministri Italia, Matteo Renzi La ragione d’essere dell’impresa sociale, ovvero generare un significativo impatto sulla società, l’ambiente e le comunità locali in un’ottica di crescita intelligente e sostenibile, è completamente in linea con gli obiettivi della strategia Europa 2020 e con l’impostazione delle nuove politiche economiche e sociali Italiane. L’iniziativa per l’imprenditoria sociale3, lanciata dalla Commissione Europea nel 2011 sta, oggi, raccogliendo i suoi frutti sia in termini di accesso ai finanziamenti, sia di maggiore visibilità che, infine, di ottimizzazione del quadro giuridico. Il 2014 è stato un anno di bilanci e valutazioni dei processi in atto, dei progressi raggiunti e dei nuovi interventi utili per il futuro, ne sono la prova due documenti pubblicati durante il 2014 dalla Commissione Europea. Il primo “L’iniziativa per l’imprenditoria sociale della Commissione Europea”4 sottolinea l’importanza dell’impresa sociale per l’Unione Europea, indica alcuni esempi di imprese sociali in Europa e i motivi per cui hanno tanto successo e analizza quali sono i risultati ottenuti fino ad ora dalle Istituzioni dell’Unione Europea. Il secondo documento “A map of social enterprises and their eco-systems in Europe5”, pubblicato a fine 2014, presenta una mappatura delle imprese sociali e i loro eco sistemi in Europa con un focus specifico relativo ai 28 paesi europei e la Svizzera, un documento di sintesi e rilancio sullo stato dell’arte dell’impresa sociale in Europa e nei singoli paesi nello specifico.

3 Commissione Europea (2011), Iniziativa per l’imprenditoria sociale. Costruire un ecosistema per promuovere le

imprese sociali al centro dell’economia e dell’innovazione sociale, SEC (2011) 1278 definitivo, Bruxelles. 4 Commssione Europea (2014), L’iniziativa per l’imprenditoria sociale della Commissione Europea

5 Commissione Europea (November 2014), A map of social enterprises and their eco-systems in Europe. Per

approfondimenti vedi news di riferimento cui trovare anche il report dei singoli paesi: Social enterprises: report presents first comparative overview

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In Italia stiamo vivendo lo step finale di un processo lungo una decina di anni che porterà alla modifica del decreto legislativo Disciplina dell'impresa sociale 6 del marzo 2006 che ha regolato fino ad ora l’ambito dell’impresa sociale.

Da un certo punto di vista è relativamente semplice reperire dati aggiornati e trovare approfondimenti e pareri riguardo questa tematica. D’altro canto proprio la lettura di tali dati e l’analisi delle fonti, lasciano una percezione di generale confusione e disomogeneità che non è solo concettuale e portano con se un’esigenza di semplificazione e uniformazione di definizioni, prassi e procedure. Torino Mediterranea crea impresa sociale è un progetto che si occupa di valorizzazione del patrimonio multiculturale mediterraneo della città di Torino ipotizzando che l’impresa sociale possa essere un strumento di sostenibilità economica, innovazione, dialogo e legame con il territorio di un’azione culturale. Nasce come naturale proseguimento di due successivi progetti di valorizzazione del patrimonio mediterraneo a Torino, sviluppati dall’Istituto Paralleli nel corso del 2012 e 2013. Il lavoro svolto su due quartieri di Torino caratterizzati da una forte presenza di stranieri, Porta Palazzo e San Salvario, prevedeva la valorizzazione di un patrimonio mediterraneo comune partendo dal presupposto che il turismo culturale, sociale, sostenibile, debba partire proprio dal contesto territoriale e dalla riappropriazione delle tradizioni da parte di chi il territorio lo abita quotidianamente. Gli itinerari interculturali sviluppati sono diventati uno strumento di dialogo e di conoscenza sia per i turisti che per i torinesi. Torino mediterranea crea impresa sociale si differenzia dai progetti precedenti, pur partendo dagli stessi presupposti, non solo perché lavora su un quartiere della città che non è esplicitamente connotato e conosciuto come multiculturale, ma anche perché si pone una questione specifica: E’ possibile, attraverso un’azione di valorizzazione del patrimonio multiculturale comune, creare nuove imprese sociali culturali attente al territorio dove sono inserite e ai loro destinatari a tal punto di coinvolgerli in prima persona nelle loro singole azioni e obiettivi? Questa è stata la questione principale che ha accompagnato il percorso di un anno di lavoro. I primi mesi sono serviti per consolidare e approfondire le conoscenze nei contesti di riferimento, ma anche per capire se e come l’idea progettuale potesse avere un riscontro nel contesto reale. Siamo partiti con una sperimentazione sul campo, interviste, analisi di dati, esplorazioni turistiche, confronto con enti istituzionali, per arrivare a scegliere l’ambito territoriale di azione e a ridefinire una nuova impostazione della ricerca in base alla prima fase di indagine. Il quartiere individuato come focus del progetto è quello di Vanchiglia inserito nel contesto più allargato della circoscrizione 7. I dati statistici relativi alle imprese sociali in Italia usciti a fine 2014 e inizio 2015, la ridefinizione dell’impresa sociale proposta nella riforma di legge avviata dal governo Renzi e l’analisi di un territorio cittadino profondamente caratterizzato da piccola imprenditorialità artigianale e multiculturale, ci hanno confermato che la nostra ipotesi iniziale aveva un senso molto concreto anche se la strada per la definizione di risultati concreti poteva solo essere abbozzata.

Qui di seguito presentiamo una serie di concetti chiave su cui abbiamo lavorato nelle diverse fasi progettuali.

6Decreto Legislativo 24 marzo 2006, n. 155, Disciplina dell'impresa sociale, a norma della legge 13 giugno 2005, n.

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Definizione di impresa sociale

L’imprenditoria sociale sta ricoprendo una fetta sempre più rilevante dell’economia mondiale. In Europa, ormai, un’impresa su quattro è un’impresa sociale, mentre in molti paesi, le organizzazioni non-governative si stanno reinventando come imprese sociali.

Sebbene non esista un’unica definizione di impresa sociale, ci sono alcune caratteristiche fondamentali, condivise a livello internazionale, che contribuiscono a dare il quadro nel quale oggi operano gli imprenditori sociali. dimensione sociale e ambito economico imprenditoriale Le imprese sociali uniscono la missione sociale delle proprie attività con lo spirito imprenditoriale del settore privato. Le imprese sociali reinvestono i profitti per raggiungere gli obiettivi sociali che si propongono a beneficio dei propri membri o per la società più in generale. (European Commission).

L’impresa sociale è un soggetto giuridico privato e autonomo dalla pubblica amministrazione, che svolge attività produttive secondo criteri imprenditoriali (continuità, sostenibilità, qualità), ma che persegue, a differenza delle imprese convenzionali, una esplicita finalità sociale che si traduce nella produzione di benefici diretti a favore di una intera comunità o di soggetti svantaggiati. (“L’impresa sociale” Carlo Borzaga)

creatività, innovazione e creazione di valore sociale aggiunto L’imprenditoria sociale è un processo che si propone di applicare soluzioni innovative a problemi sociali. Più nello specifico, gli imprenditori sociali adottano una missione per creare e sostenere valore sociale aggiunto. (Gregory Dees at Kauffman Center for Entrepreneurial Leadership, Schwab Foundation for Social Entrepreneurship) dialogo e coinvolgimento della comunità dei portatori di interessi Un’impresa quindi che può coinvolgere nella proprietà e nella gestione più tipologie di stakeholder (dai volontari ai finanziatori), che mantiene forti legami con la comunità territoriale in cui opera e che trae le risorse di cui ha bisogno da una pluralità di fonti: dalla pubblica amministrazione quando i servizi hanno una natura meritoria riconosciuta, dalle donazioni di denaro e di lavoro, ma anche dal mercato e dalla domanda privata. (“L’impresa sociale” Carlo Borzaga) impatto sociale su ampia scala, forte motivazione personale volta a un cambiamento radicale della società in termini positivi Gli imprenditori sociali sono individui che offrono soluzioni innovative per affrontare i problemi più pressanti della società. Sono ambiziosi e ostinati, affrontano le principali questioni sociali ed offrono idee completamente innovative e strategie ambiziose per un cambiamento su vasta scala. Invece che lasciare i bisogni sociali in mano al governo o ai settori dell'imprenditoria, gli imprenditori sociali identificano ciò che non funziona e risolvono il problema modificando il sistema, diffondendo la soluzione e convincendo intere società a prendere iniziative nuove.

Gli imprenditori sociali spesso sembrano posseduti dalle loro idee, dedicano la loro vita a modificare la direzione del settore in cui operano. Sono sia dei visionari, sia dei realisti convinti, impegnati nell'attuazione pratica della loro visione di vita prima di qualsiasi altra cosa. Mentre un imprenditore commerciale può creare industrie completamente nuove, un imprenditore sociale sviluppa nuove soluzioni ai problemi sociali e poi le mette in pratica su larga scala. (Ashoka Italy)

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L’impresa sociale in Italia

“Il concetto di impresa sociale è normato dalla legge 2005 e definisce impresa sociale un’impresa ben definita. E’ un cappello che si mette sopra un’impresa collettiva. Sono imprese sociali quelle imprese collettive che hanno lo scopo di perseguire degli interessi collettivi della società. Il beneficio della collettività deve essere molto dichiarato. C’è impresa sociale quando c’è una vita collettiva, lo scopo sociale e non c’è fine di lucro, nessun profitto. Altre caratteristiche sono i processi democratici al suo interno e coinvolgimento degli stakeholder dell’impresa, la non ridistribuzione degli utili. Un’impresa quando si costituisce in impresa sociale deve far richiesta al registro delle imprese sociali se vuole essere riconosciuta come tale. Esiste una sezione specifica del registro delle imprese cui registrarti. C’è il vincolo della non ridistribuzione degli utili.” (Laura Sacco, Osservatorio sull’Economa Civile Torino)

La disciplina dell’impresa sociale7 è stata introdotta nel nostro sistema legislativo con il Decreto legge 24 marzo 2006, n. 155, che attua la delega contenuta nella Legge 13 giugno 2005. Si tratta di una normativa che consente agli operatori delle organizzazioni dell’economia civile di svolgere attività d’impresa, senza dover rinunciare ai loro specifici connotati di ente che non persegue finalità lucrative. La legge non riconosce una nuova figura giuridica, ma introduce, in base a elementi definitori generali, alcune qualifiche applicabili a qualsiasi forma giuridica privata (non solo di origine no-profit, ma anche di carattere commerciale). Solo le organizzazioni collettive private, comprese le società lucrative, possono conseguire la qualifica di impresa sociale nel caso lo ritengano opportuno e soddisfino i requisiti richiesti.

Alla nozione di impresa tradizionalmente intesa si aggiunge, senza ad essa sovrapporsi, la figura dell'impresa sociale, che si distingue principalmente per l’ambito di attività circoscritto necessariamente al settore del “socialmente utile”. La legge istitutiva pone all’impresa sociale il tassativo e generale divieto di procedere alla distribuzione degli utili derivanti dalla propria attività, in qualsiasi forma tale distribuzione essa si realizzi, anche indiretta: gli avanzi di gestione devono essere destinati all'incremento del patrimonio e allo svolgimento dell’attività.

L’impresa sociale può assumere la veste organizzativa più varia, dal momento che le è consentito di adottare indifferentemente lo schema proprio sia degli enti associativi (associazione riconosciuta e non, fondazione, comitato), sia delle società (di persone, di capitali e mutualistiche), senza incontrare apparenti limitazioni. Le sue attività devono rientrare in quelle indicate dalla legge come socialmente utili:

o assistenza sociale, sanitaria, socio-sanitaria o educazione, istruzione e formazione, formazione extra-scolastica o tutela dell’ambiente e dell’ecosistema o valorizzazione del patrimonio culturale e turismo sociale o formazione universitaria e post-universitaria o ricerca ed erogazione di servizi culturali o servizi strumentali alle imprese sociali, resi da enti composti in misura superiore al 70% da

organizzazioni che esercitano un’impresa sociale.

7 “L’economia Civile. Normativa civilistica, tributaria e locale”, 2008. Collana scenari dell’Osservatorio sull’economia

civile.

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In ogni caso possono assumere lo status di impresa sociale le organizzazioni la cui attività è finalizzata all’inserimento dei soggetti che siano lavoratori svantaggiati o disabili, entrambi in misura non inferiore al trenta per cento dei lavoratori complessivamente impiegati a qualunque titolo dall’impresa. Per quanto riguarda le modalità di rendicontazione dell’attività imprenditoriale, l’impresa sociale ha l’obbligo di redigere non solo il bilancio economico ma anche quello sociale.

Attualmente le imprese sociali non hanno l’obbligo di registrarsi alle sezione imprese sociale presso il registro dell’imprese ma, se lo fanno acquisiscono la veste ufficiale di impresa sociale. Molte imprese sono imprese sociali per le loro specifiche caratteristiche ma non sono registrate presso l’apposita sezione e quindi non ne hanno la veste giuridica. Spesso le imprese sociali vengono confuse con le cooperative sociali perché in effetti tutte le cooperative sociali sono teoricamente imprese sociali (non tutte le imprese sociali sono cooperative sociali); effettivamente lo sono solo quelle cooperative sociali iscritte al registro. Di qui nasce la grande confusione sia a livello teorico che pratico quando si parla di dati e li si mette a confronto.

La “prossima” riforma della legge sull’impresa sociale

Dopo quasi dieci anni dall’approvazione della legge delega (n. 118/05) che ha istituito la qualifica di “impresa sociale” e dopo quasi un quarto di secolo dall’approvazione della normativa che ha riconosciuto la cooperazione sociale (n. 391/91), cioè il primo “prototipo” di impresa sociale, la fine del 2014 e l’inizio del 2015 segnano in Italia un ritorno dell’attività di policy making da parte del legislatore nazionale in questo ambito.

Nella proposta dell’attuale Governo Renzi per la riforma del Terzo Settore all’art.4 si trovano le linee guida per la revisione della legge sull’impresa sociale. Il tentativo è quello di ampliare l’insieme dell’imprese sociale generando una contaminazione tra profit e non profit, privilegiando soluzioni che si appellano ai principi di semplicità e omogeneità. Operativamente, il testo sottoposto alla discussione delle Camere, propone le seguenti modifiche8.

Rende non facoltativa, ma obbligatoria l’assunzione dello status di impresa sociale per tutte le organizzazioni che abbiano le caratteristiche individuate dalla normativa. Allarga i settori in cui le imprese sociali possono svolgere la loro attività principale. Introduce per tutte le imprese sociali costituite in forma di società, la possibilità di remunerare il capitale, seppur in misura limitata e non speculativa. Riconosce le cooperative sociali come imprese sociali di diritto senza inutili modifiche statutarie o modifiche nella denominazione. Riconosce la natura di Onlus di diritto, ed il conseguente regime fiscale, a tutte le organizzazioni che assumono la qualifica di impresa sociale, qualsiasi sia la forma giuridica adottata. Semplifica le modalità di formazione e presentazione del bilancio sociale, pur mantenendone l’obbligatorietà. Estende alle imprese sociali vantaggi riconosciuti alle “start up innovative” e la possibilità che una quota del patrimonio trasferito dallo Stato agli enti locali sia destinato allo sviluppo delle imprese sociali.

8 http://www.irisnetwork.it/wp-content/uploads/2014/09/WIS14-ALBO.pdf

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Qualche dato numerico

Tab.1 Le imprese sociali in Italia

Tipologia di impresa quantità Fonte

Imprese sociali Costituite ai sensi della legge n. 118/05 e iscritte alla sezione L

774 Unioncamere – Infocamere 2013

Altre imprese con la dicitura “impresa sociale” nella ragione sociale

574 Iris Network su dati Unioncamere –Infocamere 2013

Cooperative sociali costituite ai sensi della legge n. 381/91

12.570 Euricse su dati Inps 2011

Potenziale di imprenditoria sociale Organizzazioni non profit “market” (escluse le cooperative sociali)

80.868 Istat 2011

Imprese for profit operative nei settori di attività previsti dalla legge n. 118/05

61.776 Aiccon su dati Istat 2011

Fonte: Elaborazioni Iris Network su fonti indicate

Secondo i dati Iris Network sono solo 774 le organizzazioni private che hanno assunto la dicitura di impresa sociale come previsto dalla normativa (d.lgs n. 155/06), ma allargando lo sguardo si evidenzia un potenziale molto interessante. Il vero nucleo dell’economia sociale è costituito dalle cooperative sociali, modello storico di impresa sociale: sono oltre 12mila, impiegano 400mila occupati, fatturano 7 miliardi di euro. A queste si possono aggiungere altre 80 mila organizzazioni nonprofit (associazioni, fondazioni, organizzazioni di volontariato) market oriented e 61 mila imprese che pur essendo for profit operano comunque in un settore a valore aggiunto sociale: sanità, assistenza, cultura, ambiente, ecc.

Sono questi i dati cui fa riferimento la riforma della normativa sull’impresa sociale e sul terzo settore presentata dal governo alle Camere. La nuova legge, adeguando la normativa agli indirizzi UE in tema di social economy e social entrepreneurship, dovrebbe infatti far emerge un più ampio ecosistema di impresa sociale capace di intercettare le notevoli risorse finanziarie che si stanno accumulando sia grazie ai nuovi fondi della Comunità Europea sia grazie alle risorse private dedicate all’impact investing, la finanza ad impatto sociale di cui si è occupata anche la task force del G7.

L’evoluzione del contesto sociale ed economico ha accelerato l’esigenza di guardare alle imprese sociali con più attenzione. Il loro campo di attività si è allargato e si stanno aprendo nuove strade che rappresentano un’importante opportunità di crescita economica.

Le imprese sociali si confermano un soggetto di assoluto rilievo nel tessuto produttivo del nostro Paese. Perché costituiscono un modello di impresa che crea maggiore occupazione e produce innovazione sociale. Un modello che dimostra di saper combinare la crescita economica con il benessere sociale, attraverso una sempre stretta integrazione tra imprese “non profit” e imprese “profit”. Ma questa ‘ibridazione’ ha bisogno anche di luoghi istituzionali che contribuiscano a favorirla e rafforzarla nelle realtà territoriali. In questo senso, la Camera di Commercio rappresenta

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il naturale punto di riferimento delle imprese sociali secondo una logica di sussidiarietà. (Claudio Gagliardi, segretario generale di Unioncamere)

Oltre 66 miliardi di euro di valore aggiunto nel 2012, pari al 4,7% del reddito complessivo prodotto in Italia; 77mila imprese attive iscritte a fine 2013 nei Registri delle Camere di commercio, oltre 1 milione e 200mila occupati censiti nel 2011; una domanda di lavoro programmata per il 2013 che raggiunge le 73.500 unità, puntando sulla qualificazione delle risorse umane ma anche sull’inclusione sociale, con una spiccata apertura ai giovani, alle donne, agli immigrati e a quanti hanno avuto poche opportunità di studiare. E’ il sistema cooperativo, di cui il Rapporto “Cooperazione, non profit e imprenditoria sociale: economia e lavoro” messo a punto da Unioncamere svela il consistente apporto all’economia nazionale e la capacità di resistenza alle avversità del ciclo economico, collocandolo in un ampio ragionamento che va dalla cooperazione all’imprenditoria sociale e ponendo attenzione, in generale, anche all’intero mondo del non profit.

Raddoppiati in dieci anni il numero ed i dipendenti delle imprese sociali italiane. Fra il 2003 ed il

2012 le imprese sono passate da 8.500 a circa 17.600 unità mentre gli addetti del settore hanno

superato le 400.000 unità. E anche se per il 2014 il saldo occupazionale è previsto in calo (-0.8%)

resta migliore rispetto alle aspettative del complesso dell’imprenditoria italiana (-1.5%). Le

imprese sociali non operano più solo nel tradizionale campo dei servizi socio-assistenziali, sanitari

o formativi, ma sempre più anche nel settore dei servizi per l’infanzia (asili nido) e in quelli

culturali, ricreativi e della ristorazione.

Sono in particolare le figure high skill e il personale con elevato livello di istruzione e di esperienza

i lavoratori sui quali le imprese sociali puntano maggiormente per sostenere la crescita. E’ quanto

emerge dall’indagine Excelsior sul settore presentata da Claudio Gagliardi, segretario generale di

Unioncamere nel corso delle Giornate di Bertinoro per l’economia civile, promosse dall’Aiccon -

l’Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Non Profit.

Torino e le imprese sociali

Il punto di partenza del progetto “Torino Mediterranea crea impresa sociale” è stato quello di chiarire cosa si intendeva a livello internazionale, europeo e nazionale per impresa sociale per poi capire se a Torino l’ambito della promozione del patrimonio multiculturale potesse essere un territorio fertile per l’imprenditoria sociale. Il lavoro di ricerca si è concentrato su interviste in profondità a enti istituzionali, partecipazione a seminari di progetti realizzati nel corso del 2014 a Torino, analisi delle ricerche e dati elaborati e resi disponibili da soggetti istituzionali del territorio. Di particolare interesse e valore aggiunto per il progetto “Torino Mediterranea crea impresa sociale” sono stati: l’intervista in profondità a Laura Sacco e Barbara Basacco dell’Osservatorio sull’economa civile della Camera di Commercio di Torino e i successivi contatti e dati messi a disposizione; due seminari conclusivi di progetto “Entrepreneurs for social change” e “Impact investing: voci dal mondo. L’impresa si racconta” organizzati il primo da Fondazione Crt e il secondo da Compagnia di San Paolo; una ricerca/mappatura delle organizzazioni noprofit in Piemonte condotta da Ires Piemonte e presentata a fine 2014.

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Sicuramente a Torino si concentrano una serie di soggetti pubblici e privati che credono nella realtà delle imprese sociali e la sostengono. “Vorremo rendere Torino un centro di incubazione per l’imprenditoria sociale, attirando qui il maggior numero di talenti” Massimo Lapucci, Segretario generale Fondazione Crt “Il progetto di ricerca ha evidenziato come la collaborazione interistituzionale tra la Regione Piemonte, l’IRES e l’ISFOL sia stata fruttuosa e abbia portato anche la candidatura della Regione Piemonte ad essere il laboratorio per una sperimentazione del registro unico del Terzo Settore”. Martino Grande, Ires Piemonte, Presentazione Mappatura delle organizzazioni no-profit in Piemonte. Non esiste ancora un vero e proprio sistema territoriale per l’impresa sociale, ma diversi soggetti stanno lavorando singolarmente perché possa essere realizzabile in un prossimo futuro. Osservatorio sull’economa Civile La Camera di Commercio di Torino ha creato nel 2006 l’Osservatorio sull'economia civile, un organismo con la finalità di sviluppare e diffondere la conoscenza del cosiddetto terzo settore, o settore nonprofit, nelle sue varie articolazioni e di contribuire a qualificarne l’azione. I membri dell’Osservatorio sono nominati dalla Giunta della Camera di commercio ogni 3 anni in rappresentanza del Consiglio camerale e quale espressione della cooperazione, del volontariato, delle fondazioni, della diocesi, del sindacato e del mondo universitario. Il 3 dicembre 2012, la Giunta camerale, nel rinnovare l'Osservatorio per il triennio 2013 - 2015, ha approvato il piano di lavoro che prevede, fra le altre attività, l'implementazione delle attività inerenti la diffusione e il sostegno delle imprese sociali. L’economia civile a cui l’Osservatorio fa riferimento è una visione dei processi economici che offre il terreno culturale adatto per attuare innovazioni rilevanti sia sul piano economico sia su quello sociale basate su una nuova stagione di dialogo tra i produttori di sviluppo profit e nonprofit, pubblici e privati. Si fonda su imprese impegnate a generare processi di responsabilità sociale e di reciprocità mediante il loro modo di funzionare e la qualità dei prodotti e servizi offerti. La linea strategica scelta dall’Osservatorio per attuare la propria mission è la promozione della concreta applicazione del principio di sussidiarietà per valorizzare l’apporto delle diverse espressioni dell’economia sociale allo sviluppo dei sistemi socio-economici locali

Secondo i dati resi disponibili dall’ Osservatorio le cooperative sociali attive nel 2013 in Piemonte sono 769 (il 45% delle quali Torino). Nel periodo 2011-2013 si registra un incremento del numero di cooperative sociali in Piemonte pari al 13,8%.

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A Torino le cooperative sociali sono 350, mentre le imprese sociali iscritte alla sezione imprese sociali9 del registro (al 31/05/2014) sono 45 (di cui 23 coop sociali) in regione Piemonte 84. Nell’ambito artistico culturale non c’è nessuna impresa sociale ma una start up. Barbara Osseratorio Economia Civile Camera di Commercio di Torino

9 L'accezione più stretta di impresa sociale, quella qui presa in considerazione, si riferisce alle sole imprese iscritte

all'apposita sezione (riconoscibili dal fatto che contengono " impresa sociale " nella denominazione dell'impresa).

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Da maggio 2013 fino a tutto il 2014, l’Osservatorio sull’economia civile ha gestito per conto della Camera di Commercio di Torino il progetto “Start up di imprenditoria sociale” volto a sostenere le imprese sociali e diffondere la cultura no profit.

Sono state selezionate 12 idee imprenditoriali, ma poi durante la fase progettuale il numero effettivo è salito a 16. L’Osservatorio ha proposto un percorso fi formazione-azione e consulenza sia individuale che di gruppo oltre a un affiancamento a imprese sociali già ben avviate per le idee imprenditoriali giunte alla definizione del business plan.

A luglio 2014, fine del progetto, 13 idee progettuali risultavano giunte a fine percorso, 2 imprese già costituite, 2 associazioni di volontariato costituite.

Tra queste Orti Alti ha vinto il concorso A new social wave II promosso da Iris Network e Fondazione Accenture.

Una delle imprese start up innovative a vocazione sociale nata a Torino è in ambito culturale, la HERITAGE S.R.L. Nata a luglio del 2013, è una start up innovativa al servizio della cultura e della ricerca attraverso le nuove tecnologie. Opera nell'ambito della valorizzazione, della promozione e della fruizione del patrimonio culturale. Fondazione Crt A Torino, a ottobre 2014, si è conclusa la seconda edizione di E4SC - Entrepreneurs for Social Change, il training su imprenditorialità sociale e interculturalità nato dalla collaborazione tra Fondazione CRT, l’Alleanza delle Civiltà delle Nazioni Unite (progetto dell’ONU per promuovere il dialogo e la collaborazione tra le culture) e il Ministero degli Affari Esteri Italiano. All’iniziativa hanno partecipato 20 giovani, selezionati con un bando internazionale e provenienti da 14 paesi del Mediterraneo. L’obiettivo è quello di aiutarli a sviluppare la propria idea imprenditoriale per promuoverla a livello internazionale. Il tutto in un contesto di dialogo interculturale e interreligioso.

Il progetto “Enterpreneurs for Social Change” è un esempio concreto dell’attenzione che da parte della Fondazione CRT è andata rafforzandosi, negli ultimi anni, nei confronti delle best practices

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internazionali, nella consapevolezza che si contribuisce a creare sviluppo sia esportando le eccellenze del territorio sia riuscendo ad attrarre dalla scena internazionale idee, esempi, risorse.

Il progetto della Fondazione CRT è stato citato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon nel suo rapporto alle Nazioni Unite del 30 agosto scorso.

Compagnia di San Paolo

A giugno 2014 la Compagnia di San Paolo ha presentato a Torino nel convegno “Impact investing: voci dal mondo. L’impresa sociale si racconta” la storia del primo anno di attività di Opes Impact Fund, il veicolo di investimento che sostiene imprese sociali in Africa e India.

La Fondazione Opes Onlus, operativa dall’aprile 2013, raccoglie capitale filantropico che utilizza per investire in imprese sociali. L’intervento di Opes si focalizza su imprese che offrono soluzioni efficaci e sostenibili per alleviare i problemi più urgenti che affliggono la popolazione a basso reddito in Africa orientale e in India. In particolare Opes lavora con imprese che si trovano negli stadi iniziali del proprio ciclo di vita: in tale fase lo scarto fra la domanda e l’offerta di capitali è estremamente ampio, nonostante la crescente popolarità del concetto di impact investing e la nascita di un gran numero di nuove iniziative in questo settore.

Opes propone una configurazione unica nel panorama italiano, contemplando frai propri promotori organizzazioni della cooperazione internazionale (Fondazione Acraccs, Fondazione Fem) del fair trade (Altromercato), della finanza sociale MicroVentures) e della filantropia (Fondazione Maria Enrica).

Le storie degli imprenditori sociali in cui la Fondazione ha creduto e investito sono motivo di riflessione e di stimolo per ogni realtà che voglia veramente “fare la differenza” con soluzioni durevoli e sostenibili. Gli imprenditori sociali in realtà sono dei pionieri illuminati, agenti di cambiamento che con il loro acume imprenditoriale e la loro capacità di assumere rischi e trovare soluzioni, rispondono alla sfida della povertà in modo sostenibile e duraturo.

Ires Piemonte

In Piemonte ci sono 35.354 organizzazioni non profit, iscritte a diversi registri, elenchi o albi, molti nazionali, altri regionali e provinciali. (Ires Piemonte)

A fine 2014 l’Ires Piemonte ha presentato i dati della mappatura delle ONP organizzazioni no profit in Piemonte, un progetto di ricerca che si è sviluppato nel quadro di un protocollo di collaborazione interistituzionale sulle indagini riguardanti l’economia sociale e il terzo settore sottoscritto a settembre 2013 da Regione Piemonte, ISFOL e IRES Piemonte, avviando un rapporto di reciproca cooperazione secondo le rispettive competenze tecniche e istituzionali.

La mappatura è finalizzata alla conoscenza sistematica e aggiornata del Terzo settore in Piemonte. Uno dei processi preliminari è stato proprio il lavoro di individuazione, sistematizzazione e valorizzazione di tutte le risorse attive presenti sul territorio. Ad oggi esistono 19 registri, elenchi o albi molti nazionali, altri regionali e provinciali a cui le ONP del Piemonte possono iscriversi per ottenere riconoscimento giuridico, benefici fiscali, possibilità di lavoro dalla PA, etc. Questi registri sono tenuti da diverse istituzioni: Ministeri, Agenzia delle Entrate, Enti nazionali, Regioni, Province, Prefetture e CCIAA. I dati contenuti in queste fonti sono diversi perché diversa è la funzionalità di ogni strumento amministrativo. Alcune Istituzioni detentrici di informazioni faticano a dialogare e condividere le informazioni: con 4 Prefetture del Piemonte su 8 non è stato possibile attivare una

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collaborazione per aver la disponibilità dei dati utili al progetto di ricerca, così come con l’Agenzia delle Entrate e Unioncamere. Dove si è riusciti ad instaurare un dialogo, il lavoro ha portato benefici utili alla gestione amministrativa del registro ed è stata l’occasione per facilitare la nascita di una rete tra attori istituzionali. Emerge un quadro di criticità diffusa nel complesso sistema dei registri, che potrà essere superato dal percorso intrapreso dal Governo con la creazione di un registro unico del Terzo Settore prevista dal DDL delega sulla riforma del Terzo Settore.

In questa complessità è espresso il potenziale dell’impresa sociale soprattutto se non la si considera nella sua accezione più ristretta.

Nel Disegno di Legge di riforma del terzo settore10 e in particolare l’articolo 4 l’impresa sociale viene definita come “impresa privata a finalità di interesse generale avente come proprio obiettivo primario il raggiungimento di impatti sociali positivi e misurabili”. Questa definizione è in linea con la definizione di Impresa sociale contenuta nel Regolamento del programma europeo Employment and social innovation program EaSI11 che considera “impresa sociale” un'impresa, qualunque sia la sua forma giuridica, che ha come obiettivo primario la realizzazione di un impatto sociale positivo e misurabile e non finalità lucrative per i proprietari, soci e azionisti.

A questo punto il discrimine per individuare l’impresa sociale diventa il limite alla distribuzione degli utili, ovvero il mantenimento della non finalità lucrativa dell’organizzazione, con un conseguente aumento del potenziale bacino di imprese sociali e dei soggetti nel mercato dell’economia sociale.

Torino mediterranea crea impresa sociale

Quello che preme sottolineare, in relazione al progetto Torino mediterranea crea impresa sociale, è che concetti come quelli di impresa sociale, ma anche di start up innovative, quando applicati ai settori culturali e ancora di più interculturali (per la verità in numeri e dimensioni ancora molto embrionali) rappresentano oggi l’indicatore di necessità ancora inespresse, di pratiche dai contorni ancora non definiti, ma fondamentali per provare a scardinare alcuni “blocchi” di natura politica, amministrativa, ma anche e soprattutto culturale.

L’economia sociale si sostiene - nel contributo che diversi tipi di imprese sociali danno a vari gruppi di cittadini (poveri, immigrati, etc.) - rispondendo ad esigenze di cui questi ultimi sono portatori diretti e coinvolgendo direttamente i gruppi di persone nello svolgimento delle attività d’impresa. L’obiettivo principale delle imprese sociali è generare un significativo impatto sulla società, l’ambiente e le comunità locali. Le imprese sociali contribuiscono a una forma di crescita intelligente rispondendo con l’innovazione sociale a bisogni non ancora soddisfatti. Inoltre, contribuiscono a una crescita sostenibile tenendo conto del proprio impatto ambientale e avvalendosi di una visione a lungo termine. Ponendo l’accento sull’aspetto umano e sulla coesione sociale, le imprese sociali sono al centro di una crescita inclusiva.

Sicuramente Torino è una citta pronta ad accogliere le nove sfide connesse con il rilancio del Terzo settore e dell’impresa sociale a livello nazionale e europeo. L’ambito della valorizzazione del patrimonio culturale e in particolare interculturale, come ci dicono i dati presentati, è ancora poco

10

Disegno di Legge n. 2617 Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale 11

REGOLAMENTO (UE) N. 1296/2013 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO dell’11 dicembre 2013 relativo a un programma dell'Unione europea per l'occupazione e l'innovazione sociale ("EaSI")

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praticato dalle imprese sociali in generale e da quelle piemontesi in particolare. Potrebbe essere un settore strategico su cui investire in una città che vuole sempre di più connotarsi culturalmente e che investe ormai da diversi anni nella promozione turistica a livello locale, nazionale e internazionale. Torino mediterranea crea impresa sociale vuole focalizzare l’attenzione sulla valorizzazione del patrimonio multiculturale urbano come terreno fertile per i futuri imprenditori sociali italiani e stranieri che vogliano investire in un cambiamento radicale della società in un’ottica di dialogo interculturale e conoscenza. I presupposti ci sono, i soggetti da coinvolgere anche e l’attivazione di cambiamenti significativi per l’intera comunità è una sfida che può valer la pena intraprendere.

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2. Presenze e associazioni migranti

Un’occhiata alle presenze di cittadini stranieri in Italia

In Italia al 1 gennaio 2014 la popolazione residente ha raggiunto quota 60.782.668 persone di cui 29.484.564 maschi e 31.298.104 femmine; la componente di popolazione straniera residente è di 4.922.000 persone, l’8,1% della popolazione complessiva.

Il 52,7% dei cittadini stranieri residenti è costituito da donne, sono oltre un milione i minori (gli iscritti a scuola sono 803 mila di cui oltre la metà nati in Italia) e si contano 2.350.000 famiglie con almeno un componente straniero.

La stima complessiva della presenza regolare fornita dal Centro Studi e Ricerche IDOS nell’ultimo rapporto12 è di 5.360.000 persone, l’8,8% della popolazione totale.

Le acquisizioni di cittadinanza sono state 100.712.

La presenza in Piemonte e in Provincia di Torino

Il Piemonte non compare tra le principali regioni di residenza. Al primo posto per numero di residenti stranieri troviamo la Lombardia che con 1.129.185 di presenze distanzia di parecchie centinaia di persone il Lazio (616.406), l’Emilia Romagna (534.308) e il Veneto (514.592). In Piemonte, al primo gennaio 2014 risultano 425.523 cittadini stranieri residenti, il 9,59% della popolazione complessiva, valore leggermente superiore alla media nazionale (8,1%). Il 53,4% sono donne e un nuovo nato su cinque in Piemonte è straniero (7.030 nel 2013, il 19,7% del totale). Le acquisizioni di cittadinanza del 2013 hanno interessato 9.879 persone.

Tra le principali province di residenza troviamo invece al terzo posto13 la Provincia di Torino con 222.419 residenti stranieri, il 52,2% del totale regionale14. Di questi il 53,4% sono donne e i nuovi nati nel 2013 sono stati 3.576.

Le acquisizioni di cittadinanza nel corso dell’anno sono state 4.370 e i cittadini di origine marocchina si confermano al primo posto per numero di soggetti stranieri che richiedono la cittadinanza.

Quali sono le principali provenienze a livello nazionale, regionale e provinciale?

I cittadini rumeni predominano a tutti i livelli, nazionale, regionale e provinciale, con una presenza che rappresenta il 34,29% del totale regionale e il 45,61% del totale provinciale. La prima nazionalità non comunitaria è quella marocchina che rappresenta il 15% di presenze sul totale regionale e il 12% su quello provinciale. A livello regionale la nazionalità albanese supera ancora la soglia del 10% con l’11% di presenze sul totale regionale mentre a livello provinciale raggiunge solo il 4%. Cina e Perù, pur costituendo la quarta e quindi nazionalità per numero di presenze in

12

Dossier Statistico Immigrazione, Idos/Unar 2014. Il Dossier propone da diversi anni una stima della presenza regolare in Italia superiore rispetto al dato risultante dall’archivio dei residenti, includendo anche la quota di popolazione straniera che pur regolarmente presente non risulta ancora iscritta in anagrafe. 13

Primo e secondo posto sono occupati dalle Province di Roma (508.241) e Milano (416.137). Fonte: Osservatorio Interistituzionale sugli Stranieri in Provincia di Torino, Rapporto 2013. 14 Le zone di residenza di maggiore incidenza per il Piemonte sono tuttavia le Province di Alessandria, Asti, Cuneo e Novara. Fonte: Dossier Statistico Immigrazione, Idos/Unar 2014.

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Regione e Provincia si attestato su percentuali molto inferiori. La classifica nazionale si discosta da quelle del Piemonte e della Provincia di Torino per la presenza di cittadini Ucraini al quinto posto.

Tab. 1 Principali nazionalità a livello nazionale, regionale e provinciale

Italia Piemonte Provincia di Torino

1 Romania oltre 1 milione Romania 132.000 Romania 89.312

2 Marocco 524.775 Marocco 58.835 Marocco 25.379

3 Albania 502.546 Albania 44.180 Albania 10.571

4 Cina 320.794 Cina 16.027 Perù 10.164

5 Ucraina 233.726 Perù 13.081 Cina 8.513

Fonte: Osservatorio Interistituzionale sugli Stranieri in Provincia di Torino, Rapporto 2013.

Cittadini stranieri a Torino e nelle circoscrizioni 15

Nel 2013 si è registrato per la prima volta nell’ultimo decennio un calo del numero degli stranieri residenti a Torino. Da 142.191 unità del 2012 si è scesi a 140.138 nel 2013 decremento del 1,44%. E’ stato il flusso migratorio della componente rumena in uscita (-1.015) ad incidere maggiormente, anche se i rumeni rimangono la comunità estera più numerosa (55.333) in città, per ogni fascia d’età e circoscrizione.

In diminuzione anche il Marocco (-605). Tra le nazionalità in aumento troviamo Cina (+342) Nigeria (+303) Filippine (+149) Egitto (+73) e Albania (+15).

Il rallentamento della natalità e il fenomeno migratorio in uscita hanno impedito alla popolazione straniera di mantenere i ritmi di crescita come negli anni passati.

Complessivamente la città di Torino ha assistito ad una diminuzione di 448 cittadini extraUE e 1.605 stranieri UE. La percentuale degli stranieri sui residenti in città è stabile (15,5%), di questi il 58% sono extracomunitari, per la maggior parte provenienti dall’Africa, in primis dal Marocco.

A livello cittadino il paese con il maggior numero di immigrati è la Romania (che rappresenta il 92,97% delle presenze UE), seguita da Marocco, Perù, Cina e Albania.

Le circoscrizioni con il maggior numero di cittadini stranieri sono la 6, 5, 7 e la 3.

La fascia d’età più rappresentata tra gli stranieri a Torino è quella tra i 30 e 39 anni (26% del totale). Alta la percentuale di bambini nella fascia 0-4 (8,1% del totale) ulteriormente salita rispetto al 2012 mentre risulta lievemente scesa quella dai 5-9 anni (6,5%).

Per le nazionalità che registrano il maggior numero di presenze si confermano alcune classi d’età come riportato nella tabella 2.

15

Fonte: Osservatorio Interistituzionale sugli Stranieri in Provincia di Torino, Rapporto 2013

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20

Tab. 2 Principali nazionalità a Torino e fasce d’età più rappresentate al 1/01/2014

Nazionalità Presenze % sul totale degli stranieri

Fascia d’età più numerosa

Romania 55.333 39,4% (30-34 anni)

Marocco 19.892 14,1% (35-39 anni)

Perù 9.390 6,7% (35-39 anni)

Cina 7.128 5% (40-44 anni)

Albania 6.093 4,3% (30-34 anni)

Fonte: Osservatorio Interistituzionale sugli Stranieri in Provincia di Torino, Rapporto 2013.

La presenza di cittadini stranieri in relazione al totale dei residenti è in tutte le circoscrizioni tranne che nella 2, superiore al 10%. Nella circoscrizione 7 è 6 è superiore al 20%. (nella 6 il 23,1% e nella 7 il 22,2%).

Tab. 3. Popolazione straniera per genere e circoscrizione – al 1/01/2014

Circoscrizione F M Totale

1 4.367 3.652 8.019

2 5.448 4.095 9.543

3 9.399 7.839 17.238

4 8.620 7.648 16.268

5 10.366 9.799 20.165

6 12.276 12.707 24.983

7 9.759 10.152 19.911

8 4.402 3.762 8.164

9 5.887 5.190 11.077

10 2.488 2.282 4.770

Totale stranieri 73.012 67.126 140.138

Fonte: Osservatorio Interistituzionale sugli Stranieri in Provincia di Torino, Rapporto 2013.

Le donne straniere a livello cittadino continuano ad essere in numero superiore (52,1%) rispetto agli uomini. Ovviamente le presenze variano a seconda della nazionalità di riferimento e circoscrizione di residenza. Solo nelle circoscrizioni 6 e 7 assistiamo a una maggiore presenza di uomini rispetto alle donne.

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I minori stranieri sono 30.642 e costituiscono il 21,8% degli stranieri residenti e il 23,01% del totale dei minori (italiani e stranieri) che vivono a Torino. Nel 2013 risultano di poco aumentati (+0,2%), l’incremento è da attribuirsi principalmente alla fascia d’età 0-4 anni. La crescita è avvenuta in sei circoscrizioni su dieci. A scendere sono state le circoscrizioni 1, 4, 7, 8 con una variazione più grande per la circoscrizione 7 (-1,2%). Tuttavia, malgrado il calo, la circoscrizione 7, insieme alla 6, presenta percentuali alte di minori stranieri in rapporto ai minori complessivi residenti sul territorio.

Tab. 4 Minori residenti (it e no) e % di minori stranieri su tot minori per circoscrizione - 2013

Circoscrizione Minori residenti % Minori stranieri su tot. minori residenti

1 10.974 11,75

2 13.761 13,72

3 18.397 19,55

4 14.599 24,20

5 19.504 24,41

6 17.845 35,09

7 13.622 33,01

8 8.302 16,50

9 10.585 22,14

10 5.591 19,73

Totale 133.180 23,01

Fonte: Osservatorio Interistituzionale sugli Stranieri in Provincia di Torino, Rapporto 2013.

I minori stranieri più numerosi sono: rumeni (11,465) (incremento percentuale rispetto al 2012 - 1,0), marocchini (4.931 incremento -3,9) cinesi (1.949 incremento -5,7) egiziana (1.822 - incremento 4,3) e peruviani (1.757 incremento -0,2).

E’ da segnalare un incremento notevole dei nigeriani (+9,1%) e un brusco calo dei tunisini (-11,8%).

Aumentano gli stranieri di seconda generazione i quali condividono con i loro coetanei italiani percorsi di studio, formazione e intrattenimento. Tale fenomeno è evidente soprattutto per gli africani che hanno molti più residenti nati a Torino o comunque in Italia rispetto a quelli nati all’estero (69,6% contro il 30,4%). Prendendo in considerazione il totale dei minori stranieri residenti a Torino emerge che il 70,4% è nato in Itala e il 64,9% a Torino.

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Tab. 5 Minori stranieri residenti a Torino nati in Italia, per cittadinanza e area di nascita –2013

Area di nascita

Continente Torino Italia Totale

Africa 7.052 464 7.516

America 1.646 87 1.733

Asia 2.054 476 2.530

Europa UE 7.332 471 7.803

Europa altri 1.805 202 2.007

Ignota 7 1 8

Totale 19.896 1.701 21.597

Fonte: Osservatorio Interistituzionale sugli Stranieri in Provincia di Torino, Rapporto 2013.

Distribuzione della presenza mediterranea a Torino

Se si analizza la distribuzione delle presenze di cittadini provenienti dai paesi del Mediterraneo per circoscrizione emerge una concentrazione rilevante delle nazionalità appartenenti al continente africano e in particolare al Marocco e all’Egitto nelle circoscrizioni 6,7 e 5

Diversamente dalla comunità rumena, quella marocchina è meno distribuita uniformemente sul territorio e si concentra in alcune circoscrizioni. La circoscrizione 7 è la seconda per presenza percentuale.

Il gruppo dei paesi mediterranei europei risulta più omogeneamente distribuito in città con una concentrazione degli albanesi nella circoscrizione 6. Numericamente inferiori le presenze di cittadini mediterranei provenienti dai paesi del Medio Oriente che scelgono come circoscrizione di prevalenza la zona del centro città, circoscrizione 1.

In totale (comunitari e non-comunitari) i cittadini mediterranei residenti a Torino sono 35.757 e le tre circoscrizioni più mediterranee sono la circoscrizione 6 con 8.712 presenze (il 24% dei mediterranei totali), la circoscrizione 7 con 6.048 presenze (16%) e la 5 con 5.159 presenze (14%).

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Tab. 6 Cittadini Mediterranei - Africa per circoscrizione e cittadinanza

Elaborazione dati da Osservatorio Interistituzionale sugli Stranieri in Provincia di Torino, Rapporto 2013.

Tab. 7 Cittadini Mediterranei - Asia per circoscrizione e cittadinanza

Area Cittadinanza Circoscrizione

ASI

A

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Tot

Libano 11 12 19 7 8 17 12 6 21 5 118

Israele 25 3 3 3 7 11 54

Palestina 4 11 6 11 6 6 45

Siria 6 3 9 3 6 3 36

Totale 46 12 36 19 14 29 33 23 27 5 253

Elaborazione dati da Osservatorio Interistituzionale sugli Stranieri in Provincia di Torino, Rapporto 2013.

Area Cittadinanza Circoscrizione

AFR

ICA

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 tot

Marocco 782 713 1.455 1.922 3.111 5.718 3.803 755 1.134 499 19.892

Egitto 163 198 334 441 632 994 945 272 514 286 4.779

Tunisia 87 100 128 165 273 341 257 75 95 45 1.566

Algeria 18 16 35 31 44 54 20 29 6 6 259

Libia 5 10 19

totale 1.05

0 1.027 1.952 2.563 4.070 7.123 5.025 1.131 1.749 836

26.515

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Tab. 8 Cittadini Mediterranei - Europa per circoscrizione e cittadinanza

Area Cittadinanza Circoscrizione

EUR

OP

A

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Tot

Francia 206 66 81 55 24 36 138 234 42 12 894

Spagna 137 67 82 69 50 30 88 101 43 17 684

Grecia 39 14 36 11 5 13 45 13 178

Croazia 18 18 6 8 15 65 16 6 5 159

Slovenia 7 3 14

Malta 5

Cipro 2

Albania 267 463 805 789 871 1.051 649 257 670 271 6.093

Turchia 38 40 69 65 76 77 56 16 55 15 507

Bosnia 8 21 11 9 34 301 27 7 12 21 451

Montenegro 2

totale 720 689 1090 1006 1075 1560 990 666 840 336 8989

Elaborazione dati da Osservatorio Interistituzionale sugli Stranieri in Provincia di Torino, Rapporto 2013.

Tab. 9 Cittadini Mediterranei - totale cittadinanze per circoscrizione

Area Circoscrizioni

TUTT

E

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 TOTALE

1.816 1.728 3.078 3.588 5.159 8.712 6.048 1.820 2.616 1.177 35.757

Elaborazione dati da Osservatorio Interistituzionale sugli Stranieri in Provincia di Torino, Rapporto 2013.

N.B. alcune caselle risultano vuote a causa di "dati omessi a termini di legge".

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Uno zoom sulle zone Vanchiglia e Vanchiglietta e Gasometro – 30/9/201416

Dal momento che il presente progetto si concentra sul quartiere di Vanchiglia, abbiamo approfondito l’analisi dei dati statistici a livello di zona statistica di censimento, includendo le zone limitrofe di Vanchiglietta e Gasometro perché strettamente collegate a Vanchiglia sia dal punto di vista di tessuto sociale che dei servizi condivisi. Come verrà approfondito in seguito è da sottolineare il flusso di cittadini stranieri che da quartieri centrali (e Vanchiglia è da considerarsi tale) si spostano verso zone più periferiche, e tra queste Vanchiglietta risulta un quartiere di approdo.

Le tre zone contano in totale 31.359 residenti17 (italiani e stranieri) al 31/12/2013 mentre i cittadini stranieri risultano 3.548 (al 30/09/2014). Si tratta di una percentuale contenuta rispetto al totale dei residenti (11,3%).

I paesi di provenienza sono quelli maggiormente rappresentati a livello cittadino con l’eccezione dell’Egitto che in questa zona costituisce la quinta nazionalità presente. I cittadini comunitari sono la maggioranza (1.610) seguiti dai cittadini provenienti dal continente africano (861) dall’Asia (378), dall’Europa non comunitaria (357) e dall’America (341).

Tab. 10 Presenze nelle zone statistiche 11,21,22 per cittadinanza – 30/9/2014

Nazionalità Zona 11 Vanchiglia

Zona 21 Gasometro

Zona 22 Vanchiglietta

totale

Romania 383 157 859 1399

Marocco 186 71 213 470

Perù 64 17 127 208

Albania 43 32 100 175

Egitto 36 12 62 110

Fonte: Ufficio di Statistica Comune di Torino

Analizzando le principali provenienze mediterranee risulta una presenza preponderante di cittadini marocchini, seguiti da albanesi ed egiziani.

16

Dati forniti dall’Ufficio di Statistiche del Comune di Torino 17

Ufficio di Statistica Comune di Torino

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Tab. 11 Principali nazionalità mediterranee per sesso residenti nelle zone statistiche 11, 21 e 22

Cittadinanza Zona 11 Vanchglia

Zona 21 Gasometro

Zona 22 Vanchiglietta

F M Tot.11 F M Tot

21 F M Tot.

22 totale

Marocco 80 106 186 26 45 71 106 107 213 470

Egitto 16 20 36 5 7 12 24 38 62 110

Tunisia 5 12 17 5 4 9 7 15 22 48

Territori Dell'autonomia Palestinese 12 14 1 15

Albania 26 17 43 17 15 32 48 52 100 175

Turchia 6 7 7

Bosnia-Erzegovina 4 4

Francia 18 12 30 3 13 9 22 55

Spagna 11 6 17 2 16 9 25 44

Grecia 3 4 7 3 10

Croazia 3 3 6 2 8

Ufficio di Statistica Comune di Torino

Movimenti intramigratori nelle 10 circoscrizioni

Interessanti risultano i movimenti intramigratori dei residenti stranieri nella città di Torino analizzati dall’Ufficio di Statistica del Comune di Torino, nell’ambito dell’Osservatorio interistituzionale 2014. In generale si assiste ad un fenomeno di spostamento dei cittadini stranieri dal centro città verso le periferie.

La circoscrizione 5 è quella che ha avuto il saldo migratorio in valori assoluti più alto (+331 unità) mentre la 7 si caratterizza per un saldo intramigratorio negativo (-271).

Dalla circoscrizione 7, che ha il maggior flusso intraurbano verso l’esterno, gli stranieri nel 2013 si sono spostati per lo più verso la circoscrizione attigua, la 6 e in seconda battuta verso la 5.

Scomponendo il fenomeno in unità spaziali più piccole, le zone statistiche, vediamo che all’interno della circoscrizione 7 dalle zone centrali come Aurora e Vanchiglia la tendenza è quella di spostarsi verso aree più periferiche. Lo spostamento tuttavia in alcuni casi è minimo, all’interno della stessa circoscrizione, infatti, l’area di Vanchiglietta, a cavallo tra la zona centrale e le aree periferiche registra un saldo intramigratorio positivo.

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L’analisi ha poi voluto osservare i diversi comportamenti di single e gruppi familiari ed è emerso che in ciascuna delle 10 circoscrizioni meno di un terzo degli spostamenti è ricollegabile a single. Le circoscrizioni 6 e 7 sono quelle in cui sono avvenute con maggior frequenza sia gli spostamenti di single che di nuclei familiari.

Scomponendo nuovamente il fenomeno in zone statistiche emerge tuttavia che se prendiamo in considerazione esclusivamente i nuclei familiari con più di un componente solo Vanchiglietta risulta avere un saldo migratorio intraurbano positivo, mentre analizzando esclusivamente il comportamento degli stranieri residenti che vivono da soli emerge un comportamento differente e anche Vanchiglia registra un saldo positivo. In generale gli stranieri single si allontanano meno dal centro città, anzi talvolta esso costituisce un punto di attrazione.

Il ruolo e le problematiche dell’associazionismo straniero

L’associazionismo degli immigrati svolge da sempre in Italia una funzione fondamentale di integrazione culturale, sociale e politica tra vecchi e nuovi arrivati e società di accoglienza e rappresenta, a nostro avviso, un soggetto fondamentale con cui confrontarsi nell’ambito del presente progetto che ha come obiettivo la promozione dello sviluppo locale a partire dalla valorizzazione del patrimonio multiculturale di Torino. Le associazioni di cittadini stranieri attive sul territorio, così come i singoli artigiani e artisti stranieri, sono gli sguardi che ci restituiscono una visione del patrimonio culturale dei quartieri ricca di “culture” e di cultura. Associazioni, ditte individuali, artisti e artigiani stranieri fanno parte, a tutti gli effetti, di quel tessuto urbano ricco di creatività che vogliamo svelare. Eppure l’attenzione su questa presenza associativa e sul suo ruolo risulta affievolita negli anni e la legislazione nazionale non sembra aprire spazi per la partecipazione degli immigrati alla vita pubblica, ma al contrario produce nei loro confronti nuove condizioni di vulnerabilità. Da un lato svilisce la loro partecipazione politica, per la mancanza di spazi disponibili e di conseguenza di un’effettiva incisività e dall’altro determina un aggravio del loro impegno sul fronte solidaristico e di produzione culturale. Come emerge da alcune ricerche18 i problemi, per queste realtà tanto preziose quanto fragili, non mancano. Primo tra tutti l’aspetto economico; molte si basano su un budget quasi nullo che gli impedisce di poter sostenere le spese per l’affitto di locali per svolgere le attività. Spesso la sede dell’associazione è presso un’abitazione il che risulta penalizzante dal punto di vista della visibilità e di un riconoscimento formale della stessa da parte della società e delle istituzioni. Un notevole peggioramento si è determinato negli anni dell’attuale crisi, nei quali la forte riduzione dei fondi per le associazioni ha reso più difficile sia mantenere in vita le associazioni già costituite sia crearne di nuove. Solo quelle più strutturate possono contare sull’accesso a finanziamenti pubblici. Queste sono una minima parte del totale, e in generale una quota residuale delle associazioni che svolgono attività a favore degli stranieri, tra cui preponderanti sono quelle fondate e condotte da italiani. Sono 18 Centro Studi e Ricerche IDOS (a cura di) Report della mappatura delle associazioni di migranti attive in Italia, Roma

2014

http://www.integrazionemigranti.gov.it/associazioni-migranti/Documents/Report_mappatura_associazioni_DEF.pdf

Ires Lucia Morosini, G. Merlino, L. Sabatino (a cura di) Associazionismo migratorio ed efficacia dei processi

d'integrazione sociale in Piemonte,. 2013 Torino http://www.iresluciamorosini.it/images/associazionismo30giu

Parsec, G Candia e F. Carchedi Risorse di cittadinanza. Le associazioni di immigrati tra vincoli e opportunità, Sviluppo

Locale Edizioni, Roma 2012 http://www.parsec-consortium.it/images/Risorse_di_Cittadinanza_web.pdf

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queste ultime, più delle associazioni di immigrati, ad essere destinatarie delle pur scarse risorse per le politiche di integrazione. Spesso, infatti, i criteri per iscriversi ai registri nazionali, come quello presso il Ministero del Lavoro e quello dell’Unar, sono proibitivi per le organizzazioni di stranieri, richiedendo la certificazione di esperienze svolte per lo più in forma di volontariato, non documentabile. Lo stato di salute e la possibilità di sviluppo e rafforzamento dell’associazionismo migrante sono fortemente influenzati dalle politiche regionali e locali di integrazione, dalla creazione di organismi di raccordo tra le organizzazioni dal basso e le istituzioni, dalla disponibilità di spazi e risorse per valorizzare il contributo degli stranieri alla vita civile, culturale e politica delle città.19

Una fotografia aggiornata sulle associazioni di stranieri in Italia

Mentre gli archivi ufficiali hanno continuamente aggiornato il numero degli stranieri regolari presenti in Italia, per molto tempo, in parte per la difficoltà nel censire questo tipo di associazioni, in parte a causa di una scarsa attenzione verso la loro funzione di integrazione e di scambio, non è stato possibile conoscere il numero e le caratteristiche delle associazioni di stranieri a livello nazionale (sono state condotte indagini apprezzabili, ma parziali). Tra febbraio e giugno 2014, nell’ambito di un progetto cofinanziato dal Fondo Europeo per l’Integrazione dei cittadini di paesi terzi e promosso dalla Direzione Generale per l’Integrazione e le Politiche di Immigrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il Centro Studi e Ricerche IDOS, ha condotto una mappatura delle associazioni di migranti attive sul territorio nazionale, distinte per collettività estera di riferimento e per territorio di ubicazione, rilevando una serie di informazioni sulla natura, le finalità, gli ambiti di intervento prevalenti e altre caratteristiche in grado di fornire un quadro descrittivo di questa importante espressione di rappresentanza dei migranti in Italia. Il metodo di raccolta dati ha unito la ricerca sui registri ufficiali a quella su internet, alla rilevazione sistematica mediante questionari e a un sistema di reperimento “a cascata” attraverso le reti associative già esistenti. La mappatura ha registrato 2.114 associazioni di stranieri20 attive in Italia nel 2014. Si tratta per lo più di associazioni che hanno meno di 15 anni e che si occupano principalmente di integrazione. Il Nord Italia accoglie la maggior parte di queste, solo nel Nord Ovest del paese, infatti, ci sono oltre 770 associazioni. E’ la Lombardia, la regione a guidare la classifica: da sola ne conta ben 496 (il 23,5 per cento del totale nazionale). Seguono il Lazio, l’Emilia Romagna e il Piemonte, uniche regioni italiane che conteggiano al proprio interno più di 200 associazioni. Provinciale o comunale è il raggio di azione della maggior parte delle associazioni: meno di una su tre riesce ad avere un respiro nazionale, una su cinque anche sovranazionale. Anche il numero degli associati, molto spesso, non è così esteso. Quasi 6 associazioni su dieci (59,7) hanno un numero di iscritti superiore a 10, ma che non supera le cento unità. Il 12 per cento circa ha tra i 100 e 200 iscritti. Sono solo il 6 per cento, infine, quelle che superano quota 500 iscritti. Secondo lo studio, infine, gli scopi delle associazioni più diffusi sono due: ben 8 associazioni su dieci hanno come finalità quella di favorire l’integrazione dei migranti e circa tre quarti (73,9 per cento) di promuovere le culture d’origine. Ad una certa distanza 19

Parsec, G Candia e F. Carchedi Risorse di cittadinanza. Le associazioni di immigrati tra vincoli e opportunità, Sviluppo Locale Edizioni, Roma 2012 20

Sono state mappate le associazioni fondate da migranti, quelle in cui i cittadini stranieri sono la maggioranza dei soci o quelle che abbiamo un consiglio direttivo formato in maggioranza da migranti o seconde generazioni. Le informazioni rilevate non saranno mai esaustive poiché le associazioni straniere sono, eccetto le più strutturate, soggette a continui cambiamenti (nascono e si sciolgono con relativa facilità, i referenti cambiano velocemente, le sedi sono spesso nelle abitazioni dei referenti oppure presso strutture “in prestito”) perciò accade sovente che durante il loro percorso di vita non siano rilevate da nessuno strumento di indagine

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(riguarda il 44,6 per cento di associazioni) emerge l’ambito della mediazione interculturale. Seguono la formazione (34,5 per cento), l’assistenza legale (il 30 per cento circa) e il contrasto alle discriminazioni (il 29 per cento).

“Si tratta di una rete fitta – spiega il rapporto -, sebbene estremamente variabile che, come le radici nascoste nella terra impediscono a quest’ultima di franare, contribuiscono dal basso a tenere unita e coesa la società multiculturale in cui viviamo, fungendo da ammortizzatori sociali in molti ambiti in cui ancora sussistono frizioni e dinamiche penalizzanti, essendo così di grande utilità al paese di accoglimento dei propri membri, senza trascurare (ma anzi valorizzando) il legame con quello di origine. (Centro Studi e Ricerche Idos 2014)

In generale, occorre rilevare che oltre un quarto (26,0%, pari a 549 unità) delle associazioni mappate non ha, in realtà, una singola collettività nazionale di riferimento, ma più di una. Di queste, 7 su 10 (384) raccolgono collettività nazionali che non fanno riferimento neanche alla stessa area continentale o sub-continentale, per cui il criterio unificante dei vari riferimenti nazionali che vi convergono consiste in un fattore trans-nazionale che, per la maggior parte dei casi, coincide con l’appartenenza religiosa, ma che può consistere anche in un comune mondo geo-culturale (arabo, rom, tamil ecc.).

Le restanti associazioni plurinazionali fanno invece riferimento, spesso anche espressamente nella denominazione, a un’area geografica comune e, per comodità di analisi, sono state dunque raggruppate per attribuzione continentale o sub-continentale, anche se a volte la zona territoriale cui si riferiscono può essere anche più ristretta. Le più numerose, tra queste, sono le africane (82, pari al 14,9% del totale mappato), cui seguono nell’ordine le latino-americane (46 e 8,4%), le europee (28 e 5,1) e le asiatiche (10 e 1,8%).

Tab.12 Italia. Associazioni di migranti mappate, per principali collettività migranti di riferimento

N° ord. v.a. % su tot associazioni mappate

1 Senegal 126 6,0

2 Marocco 125 5,9

3 Perù 105 5,0

4 Albania 98 4,6

5 Ecuador 75 3,5

6 Moldavia 72 3,4

7 Ucraina 65 3,1

8 Filippine 64 3,0

9 Cina 50 2,4

10 Bangladesh 42 2,0

10 Tunisia 42 2,0

Fonte: Centro Studi e Ricerche IDOS/Immigrazione Dossier Statistico giugno 2014

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Le prime 26 collettività nazionali di riferimento esclusivo coprono ben il 56,3% di tutte le associazioni di migranti mappate. La non corrispondenza tra la graduatoria di queste principali collettività di riferimento e quella delle nazionalità più rappresentate tra i non comunitari presenti in Italia rivela come la propensione all’associazionismo vari sensibilmente da un gruppo nazionale a un altro. È interessante rilevare, ad esempio, che la collettività nazionale di riferimento unico più diffusa tra le unità mappate è quella senegalese, con 126 realtà associative (il 6,0% di tutte quelle censite) quasi alla pari si situa la collettività marocchina (125 associazioni, pari al 5,9% del totale). Seguono il Perù e l’Albania, con rispettivamente poco più (105) e poco meno (98) di un centinaio di associazioni ciascuna (per incidenze intorno al 5%), quindi – a distanza – Ecuador e Moldavia (75 e 72 associazioni nell’ordine, pari a una quota del 3,5% per la prima e del 3,4% per la seconda).

Per quanto riguarda le presenze mediterranee, nelle prime 26 troviamo Marocco (125), Albania (98), Tunisia (42) ed Egitto (21) per un totale di 286 associazioni pari al 13,5% delle associazioni mappate.

La presenza in Piemonte e a Torino

Il Piemonte conta 208 associazioni, posizionandosi tra le regioni con una presenza consistente di associazioni di cittadini stranieri.

La prima provincia per numero di associazioni è la provincia di Torino (133 associazioni) la maggior parte delle quali con sede nel capoluogo.

La collettività nazionale con il maggior numero di associazioni in Piemonte è quella marocchina con 15 associazioni, anche in questo caso la maggior parte ha sede in provincia di Torino (11) e in particolare nel capoluogo (7) . Seguono, a livello regionale, la Costa d’Avorio (8) e il Senegal (7).

In generale la presenza africana predomina con 73 associazioni attive sul territorio regionale di cui 39 in provincia di Torino.

Notevole la presenza di associazioni plurinazionali che rappresentano il 19,2% delle associazioni censite in Piemonte.

L’associazionismo straniero nella circoscrizione 7

Come si è visto precedentemente la Circoscrizione 7 è una delle aree della città con un’alta densità di residenti stranieri. Si tratta di un contesto socio economico e culturale in continuo mutamento all’interno del quale negli anni sono nate e si sono sviluppate numerose associazioni composte totalmente o in parte da cittadini stranieri residenti sul territorio che, a diverso titolo e con modalità differenti, si occupano dell’inserimento degli stranieri e dell’interazione tra nuovi e vecchi cittadini.

La Circoscrizione 7, negli ultimi anni ha sviluppato una collaborazione con diverse di queste realtà associative, mettendo a disposizione locali e spazi per attività informative, culturali, sociali e sportive, permettendo e incentivando lo sviluppo e il rafforzamento dell’associazionismo migrante. Con la creazione nel 2011 di un Forum21 denominato “Politiche di integrazione e nuovi cittadini” la Circoscrizione ha inoltre voluto dotarsi di uno spazio civico di confronto, informazione e di definizione di proposte operative che gli permettesse di avere una conoscenza puntuale e aggiornata della presenza straniera sul suo territorio e dei bisogni che emergono per promuovere efficaci politiche locali. La creazione di un organismo di raccordo tra le associazioni, i cittadini e le

21

Con delibera del 14 luglio 2011

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istituzioni permette un confronto continuo e un coordinamento tra realtà associative, enti pubblici e cittadini nell’ambito di una programmazione continuativa capace di produrre interventi efficaci, risultato di una progettazione partecipata. Il Forum mira ad individuare e proporre misure capaci di promuovere la partecipazione dei cittadini stranieri, l’interazione tra nuovi e vecchi residenti e la coesione sociale di tutti i cittadini. Negli anni la partecipazione delle associazioni, è via via aumentata arrivando a 97 associazioni iscritte. Di queste 57 sono miste, 13 fanno riferimento a comunità nazionali dell’area del Maghreb, 11 dell’Africa Subsahariana, 10 dell’America Latina. Risultano inoltre due associazioni composte da cittadini romeni, 1 da albanesi, 3 da cinesi e 1 da cittadini provenienti dal Bangladesh.

Nell’area di Vanchiglia risultano avere la sede tre associazioni, rispettivamente connesse alle comunità nazionali dell’Albania, Congo e Algeria.

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3. Vanchiglia creativa, inclusiva, sostenibile

Vanchiglia creativa, inclusiva, sostenibile

Vanchiglia è il quartiere delle meraviglie. Una tana profonda come quella del Bianconiglio, in cui scalpita una forza vitale e immaginativa difficile da raccontare. Una piccola città dentro la città, che nel corso degli anni ha attirato artisti, creativi, artigiani e professionisti di ogni genere con la stessa voglia di fare, e di condividere il proprio talento e la propria idea di cultura, di arte, di vita.

«Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta.» «Come lo sai che sono matta?» disse Alice «Per forza» disse il Gatto: «altrimenti non saresti venuta qui.» Da Vanchiglia openlab

Con le sue molteplici botteghe nascoste nei cortili, Vanchiglia è da sempre la zona a maggior concentrazione artigianale della città. Famosi sono stati e sono tuttora i suoi laccatori, gli ottonai, i tappezzieri e i restauratori. Alle botteghe artigiane, ancor presenti anche se man mano in numero ridotto, si sono affiancate realtà artistico-culturali di diverso ambito, come l'architettura, il design, la scultura, la pittura, il teatro, la musica, il cinema.

La grande ricchezza creativa che si respira quotidianamente a Vanchiglia viene resa visibile, quasi come nelle fiabe, una “unica” volta all’anno dal 2009, grazie al Comitato Vanchiglia Open Lab. Vanchiglia, casa comune di un intero borgo, apre per una notte le porte dei suoi studi, laboratori e negozi perché tutti possano esplorarla e scoprire i volti, i lavori, i luoghi di questo quartiere. L’anima artigianale, del saper fare, della creatività, della solidarietà professionale e dell’attenzione alle persone e al territorio connota il borgo ed è lo spirito che caratterizza il quartiere come luogo inclusivo, creativo e sostenibile, nella sua normale quotidianità.

Vanchiglia è anche storico quartiere di immigrazione; prima regionale, poi nazionale e oggi internazionale, dove il processo migratorio se da una parte non ha le caratteristiche di emergenzialità, ma è il risultato dell’insediamento di famiglie con progetti permanenti di insediamento, dall’altra viene percepito come una normale evoluzione di differenti momenti storici.

“Moltissimi dal sud venivano qui e aprivano le botteghe. Molte delle botteghe artigiane che sono rimaste sono di artigiani meridionali. Quando poi hanno iniziato ad arrivare gli extracomunitari per noi era un ripetersi della cosa” (artigiano tappezziere figlio di artigiani: padre napoletano e madre piemontese).

Il quartiere ha, infatti, attirato artigiani di varie origini, mediterranee, asiatiche, africane facendo emergere la loro identità professionale piuttosto che quella nazionale. Non è facile girando per il quartiere distinguere le botteghe di chi è nato qui rispetto a chi è arrivato da altri paesi, ma se si chiede direttamente agli artigiani si scopre una rete ampia e diffusa di collaborazioni reali tra professionisti di appartenenze culturali diverse. Il quartiere non è caratterizzato da attività artigiani o commerciali connotate etnicamente, come San Salvario o Porta Palazzo, ma l’approccio interculturale rientra nel più ampio carattere “inclusivo” di Vanchiglia.

“E’ nella natura dell’artigiano, tu hai un’altra visione della persona, l’artigiano è volto al lavoro fisico e pratico, se tu hai una persona che lavora, che dimostra di essere una persona valida perché

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sta lavorando, non c’è più il problema del razzismo. L’integrazione è istantanea”. (artigiano tappezziere marocchino)

L’inclusività di Vanchiglia è caratterizzata dalla convivenza e collaborazione tra artigiani storici e nuovi designer/artisti, dalla presenza sullo stesso territorio di famiglie di nuova e vecchia immigrazione, italiana e internazionale, di residenti di lunga data e universitari fuori sede (spesso del sud Italia), di nottambuli, vegani e cicloamatori. La condivisione degli stessi percorsi scolastici, ricreativi e di vita nel quartiere accomuna bambini e ragazzi con genitori nati in diversi paesi. Seconde e terze generazioni delle migrazioni nazionali e internazionali nate nel quartiere sono i futuri cittadini di questo spazio urbano.

Vanchiglia, barriera operaia, sviluppatasi alla fine del 1900, isolata dal centro della città, priva di collegamenti, infrastrutture e servizi essenziali è ormai da considerare come quartiere “interfaccia” tra il centro e le periferie, borgo autonomo, con una connotazione ancora popolare e allo stesso tempo nuovo riferimento della vita notturna e culturale, luogo di incontro dei giovani studenti universitari e non solo. Risulta ora difficile immaginare che solo 50 anni fa l’aspetto del borgo fosse un mix tra prima industrializzazione e campagna. Io mi ricordo la chiesa di Santa Giulia con i campi di grano turco di fianco. I pescatori al Po. “Pescavano con le reti e friggevano come a Genova. Anche piazzetta Rossini, c’era la spiaggetta e pescavano nella Dora.” (Artigiana Tappezziera) “Vanchiglia (…) è uno spazio cittadino intermedio sospeso tra il centro e la periferia (…) nato per rispondere alle esigenze della prima industrializzazione e della prima immigrazione torinese. Potremmo definirla emiferia, territorio a pochi passi dal centro (…) territorio inframmezzato, frastagliato, interrotto, stratificato, dove in certe piazze si può respirare un po’ di aria di casa.”22

Fino a qualche anno fa Vanchiglia si presentava come un normale e tranquillo quartiere popolare non particolarmente attivo dal punto di vista culturale. Nell’ultimo periodo invece, forse per la sua vicinanza al nuovo polo universitario, forse per l’iniziativa dei designer e creativi che si erano trasferiti nella zona, e un po’ per la sua collocazione ottimale a livello cittadino, si sono moltiplicate le iniziative, le associazioni culturali e i laboratori artistici, senza contare i locali in cui ascoltare musica dal vivo o mangiare qualcosa di buono a poco prezzo. Vanchiglia si è adattata elasticamente ai suoi nuovi abitanti e ora è un cantiere di idee e di voglia di fare.

Proprio per queste sue caratteristiche la Circoscrizione 7 lo ha individuato come luogo di sperimentazione di buone pratiche di cittadinanza per il miglioramento di alcuni aspetti attualmente critici legati alla viabilità, alla mobilità e all'inquinamento ambientale lanciando un progetto intitolato "Vanchiglia si fa Sostenibile" .

22

Generazioni a confronto. Le seconde generazioni a confronto in due quartieri di Torino: barriera di Milano e vanchiglia e Vanchiglietta. C.Capello e F.Vietti (a cura di), 2008, Città di Torino, Centro interculturale, Ministero solidarietà sociale.

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L'iniziativa è nata nel 2014 con l'intento di coinvolgere la popolazione residente, gli esercenti e le associazioni del territorio, attraverso momenti di confronto utili alla miglior comprensione delle criticità nonché alla definizione di percorsi innovativi e di proposte concrete da realizzare nell'immediato futuro.

La Circoscrizione 7 è da anni impegnata, in collaborazione con associazioni e realtà del territorio, in attività di informazione e sensibilizzazione dei cittadini sul tema della riduzione dei rifiuti e di educazione ambientale in generale. Ha collaborato con Amiat alla campagna di comunicazione sui quartieri di Vanchiglia e Vanchiglietta dedicata alle regole per una corretta raccolta differenziata per raggiungere obiettivi di miglioramento in merito a quantità e qualità della stessa. Con il progetto “Sentinelle dei rifiuti in Vanchiglia”, gruppi di volontari e operatori competenti in materia di differenziazione dei rifiuti, monitorano i cassonetti stradali della raccolta indifferenziata, rilevano e segnalano casi di mancata differenziazione dei rifiuti (con pubblicazione tramite social network e testata giornalistica online dei risultati di tali attività). Sempre sul territorio della Circoscrione 7 la Città di Torino ha avviato, in collaborazione con il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino, il “bilancio deliberativo”23, un percorso di informazione e partecipazione per rendere chiaro e trasparente il bilancio della Città e discutere insieme ai residenti priorità di spesa e progetti da finanziare. Il progetto si è sviluppato tra maggio e dicembre 2014 e si è concluso con l’inserimento nel bilancio della Città dei progetti che i cittadini hanno giudicato come i più interessanti. La votazione che ha visto 1800 partecipanti ha selezionato come vincitore il progetto "Verde di casa nostra”. Il progetto prevede la riqualificazione di piccoli spazi esistenti nel quartiere, ora poco utilizzabili a causa del degrado e della carenza di attrezzature. Le aree sono state individuate sulla base di alcuni criteri: aree già esistenti e utilizzate, in prossimità di piste ciclabili, nella vicinanza di un chiosco/bar come presidio del territorio. Riprogettate e attrezzate per favorire le relazioni e la sicurezza urbana saranno adeguatamente comunicate e pubblicizzate con una segnaletica studiata appositamente.

23

http://www.comune.torino.it/circ7/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/2987

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La vocazione alla sostenibilità del borgo è insita nella sua struttura odierna che caratterizza il quotidiano. Triangolo di territorio con una vita autonoma in cui servizi, attività commerciali e culturali offrono opportunità alle famiglie, agli studenti, ai pensionati ai single, vecchi e nuovi cittadini. Il mercato di piazza Santa Giulia, cuore di Vanchiglia, è presente tutti i giorni e insieme ai banchi dei contadini, con prodotti a km 0 troviamo quelli gestiti da cittadini marocchini e quelli che offrono i prodotti del sud Italia. Un giorno alla settimana il “mercatino clandestino”, ospitato nel cortile condiviso da un centro sociale ed un asilo nido comunale, offre prodotti agricoli, caseari e alimentari home-made. Si alternano ristoranti di cucina macrobiotica, vegerariana e vegana, ciclofficine, negozi di vestiti usati per adulti e bambini, punti vendita di prodotti degli agriturismi del territorio e di prodotti sfusi (Negozio leggero), vinerie che offrono vini alla spina, librerie di quartiere con libri nuovi e usati, spazi di coworking, agenzia Stesso Piano per la condivisione degli appartamenti, bar e spazi urbani ritrovo di anziani e giovani, bed and breakfast, stanze e appartamenti air bnb. E poi ancora il Teatro della Caduta, un teatro indipendente a dimensione umana, centro dell’arte del teatro di strada, il centro sociale Askatasuna che è anche sede del comitato di quartiere, un giornalino di informazioni, Le Officine corsare, spazio sociale, motore di iniziative, crocevia di esperienze e punto di riferimento per il quartiere e soprattutto per una generazione di giovani desiderosa di riprendere in mano il proprio futuro, i bagni pubblici, l’Orchestra popolare, La Vetreria, spazio d’incontro, musica e relax, free Co-Working, promotore di eventi artistici e culturali, sede di una web radio, caffetteria e ristorante popolare.

Una mappa georeferenziata e un social visual per Vanchiglia

Per completare e rendere visibile, nel lungo periodo, il lavoro svolto per Torino Mediterranea crea impresa sociale nel quartiere di Vanchiglia, si è deciso di creare un account e una bacheca su uno dei più interessanti social visual degli ultimi tempi: Pinterest.

La scelta è ricaduta su questo social network perché funziona tramite immagini e brevi descrizioni, permette di collegarsi direttamente al sito linkato all’immagine e soprattutto fornisce un’applicazione di geolocalizzazione su una mappa predefinita. Spostandosi sulla mappa compaiono direttamente le immagini cliccate, le descrizioni e i siti di riferimento. Pinterest ha anche un’ applicazione per telefonini e tablet molto funzionale, pratica e utilizzatissima. Non è un caso che molti operatori del settore turistico legati alla valorizzazione del patrimonio culturale stiano utilizzando proprio questo social visual per dare visibilità a viaggi e itinerari.

E’ stato creato un account riferito alla mail [email protected] e all’interno dell’utente vivavanchiglia si può trovare la bacheca che racchiude le prime informazioni attinenti al progetto compresa la mappa georeferenziata.

L’accesso è libero, ma chiunque volesse interagire con la bacheca deve registrarsi, come d’altronde per ogni altro social network. In realtà una volta creata la bacheca è risultato evidente che molti dei soggetti che hanno partecipato al progetto avevano già un proprio account. Chi invece ne era sprovvisto ha spesso deciso di registrarsi per poter essere in rete con altri utenti che condividono gli stessi interessi e passioni.

L’idea è un po’ quella di porre le basi per un’animazione della rete di soggetti e imprese già collegati o ipoteticamente interessati a “Vanchiglia sostenibile inclusiva e creativa”. Un luogo virtuale di confronto, conoscenza e promozione interculturale.

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Immagine della visualizzazione della bacheca vivavanchiglia su Pinterest

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Itinerario Turistico nel quartiere di Vanchiglia Dall’Antonelli alla creatività interculturale. Tour nel quartiere degli artisti, artigiani e creativi.

L’itinerario turistico “Dall’Antonelli alla creatività interculturale” è stato messo a punto negli ultimi

mesi del progetto grazie alla collaborazione di una guida turistica professionale24 laureata in

comunicazione interculturale che, insieme al gruppo di lavoro interno all’Istituto Paralleli, e ad

alcuni dei soggetti che sono stati coinvolti nelle varie fasi, ha sperimentato su strada i vari

suggerimenti, input ricevuti e sollecitazioni. La proposta elaborata è un tour sostenibile,

completamente realizzabile a piedi, adattabile alle esigenze e curiosità di target di utenti diversi

tra di loro. Può essere proposto a turisti, studenti, ragazzi, professionisti e abitanti del quartiere

alla scoperta del patrimonio multiculturale in cui vivono tutti i giorni.

L’Itinerario

Il tour di Vanchiglia nasce dall’esigenza di valorizzare e far conoscere oltre al patrimonio

architettonico e artistico del quartiere, anche quello sociale, culturale ed imprenditoriale che

spontaneamente si è radicato e sviluppato tra le vivaci vie del borgo. Si basa sulla convinzione che

gli itinerari urbani, siano un semplice strumento di dialogo interculturale e di conoscenza delle

società in cui viviamo.

Il percorso condurrà quindi a scoprire le meraviglie architettoniche che vanno dall’ottocentesca

Fetta di Polenta all’avveniristico Campus Luigi Einaudi, passando per il neogotico della chiesa di

Santa Giulia e il gusto francese della villa di Casa Mollino; i laboratori artistici e di artigianato che

punteggiano le vie e le piazze del quartiere; le attività associazionistiche e di interesse sociale che

animano di iniziative culturali la vita di tutti i giorni; il mercato e gli spazi comuni vissuti

spontaneamente in un clima interculturale. Nel nostro itinerario avremo inoltre la possibilità di

conoscere e chiacchierare con alcuni dei protagonisti di questa fervente attività creativa che crea

impresa e contribuisce alla crescita sociale e multiculturale del quartiere di Torino da sempre

conosciuto come quartiere degli artisti, dei creativi e degli artigiani.

Il tour consiste in una passeggiata tra le vie del quartiere; durata del tour 2h ½ circa.

24

Elisabetta Testore – Guida Turistica Laureata in Comunicazione Interculturale

Contacts: (+39) 338.452.4924 [email protected]

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Descrizione Tour

1.Mole Antonelliana (vista esterna, salita in ascensore se non c’è coda). Il monumento simbolo della città, concepita inizialmente come Sinagoga, è il punto di partenza del tour. Cenni di storia di Torino relativi alla nascita del quartiere Vanchiglia, introduzione all’architettura dell’Antonelli, convinto sostenitore dell’espansione della città in questa zona e fautore di alcuni degli edifici più significativi del quartiere.

2.Fetta di Polenta (vista esterna). L’architettura anticonformista dell’Antonelli e il suo estro che caratterizza il quartiere e che è stimolo per la creatività di chi vi abita.

3.Chiesa di Santa Giulia: (vista esterna e interna) uno dei primi edifici di Torino in stile neogotico, finanziata quasi interamente dalla Marchesa Giulia Falletti di Barolo, benefattrice e fondatrice con il marito, il Marchese Tancredi Falletti di Barolo dell’opera pia Barolo; entrambe figure di spicco dell’’800 Torinese. La via che conduce alla chiesa è intitolata proprio alla Marchesa.

4.Babydoc film e/o Studio Lulalabò (visita agli studi e chiacchierata). Esempio della creatività ed imprenditoria nel quartiere: una casa di produzione indipendente attiva nel cinema e nei documentari – uno studio di editoria, grafica, didattica dell’arte e tanto altro.

5.Casa Mollino (visita esterna). Villa di gusto francese costruita nel 1888, che fu casa-museo dell’architetto, designer, scenografo, fotografo, scrittore, Carlo Mollino, è oggi un edificio di raffinata bellezza, dedicato alla collezione degli oggetti di design ideati dall’artista – passeggiata lungo Po per ammirare la facciata della villa che affaccia sul fiume e breve percorso di grande interesse paesaggistico e naturalistico.

6.Tiziri – Associazione italo-Algerina Jawhara (visita al negozio e chiacchierata). Un tuffo nella cultura mediterranea con prodotti artistici e artigianali provenienti da Algeria e Paesi del

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Torino mediterranea crea impresa sociale 2015

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Maghreb; racconti di scambi culturali con la fondatrice dell’Associazione Italo-Algerina Jawhara.

7.Caffè della Caduta (visita interna e chiacchierata). Un caffè-teatro accogliente e colorato che offre gratuitamente spettacoli dal vivo. Attivo sul territorio dal 2003 per promuovere l’arte drammaturgica, di strada, musicale e comica – una chicca unica e presente solo a Vanchiglia.

8.Mercato rionale di Pza Santa Giulia (passeggiata e chiacchierata). Un’immersione nella quotidianità del quartiere, fatta di colori, voci, prodotti e volti che parlano tutte le lingue dell’integrazione.

9.Caffè Johar (visita interna e chiacchierata). Un caffè-negozio gestito da un’associazione che propone prodotti artigianali del circuito equosolidale e che si occupa di integrazione e disagio sociale.

10.Isola pedonale di via Balbo (passeggiata e sosta). Il cuore pulsante e luogo di riferimento rappresentativo del quartiere Vanchiglia: un’isola pedonale condivisa da un centro sociale, un asilo nido, una palestra comunale e una scuola elementare: un connubio di colori e iniziative interculturali; punto di incontro di giovani, sede di giochi dei bambini e zona di relax per anziani; scelto come palco per concerti estivi, iniziative sociali ed educative e per mercatini: frequentato e vissuto da tutto il quartiere.

11.Nuovo polo universitario, “Campus L.Einaudi” (visita). Ottenuto dal progetto di riqualificazione spazi industriali dismessi, questo edificio avveniristico è oggi uno delle opere più rappresentative della modernità architettonica torinese; posto all’estremo opposto del polo universitario delle facoltà umanistiche, pone indiscutibilmente il quartiere Vanchiglia al centro della frequentazione e dell’abitare studentesco.

12.Largo Montebello (passeggiata con brevi soste). La piazza perfettamente circolare, è punto privilegiato di osservazione della Mole Antonelliana e centro della vita rionale con un piccolo parco giochi e tante botteghe artigiane; qui visse la maestra che ispirò il personaggio della Maestrina dalla Penna Rossa allo scrittore Edmondo De Amicis

13.Kebab dell’Università(visita e chiacchierata). Mohammed, egiziano di origine, arriva a Torino 6 anni fa ed inizia questa attività, contraddistinta da cortesia e attenzione al cliente: grazie anche alla sua posizione strategica a pochi passi dalla sede universitaria delle facoltà umanistiche, oggi Mohammed prosegue l’attività con ben 3 dipendenti. La sua attività è ben radicata, e crea lavoro e ricchezza sociale